XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 20 gennaio 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
è notizia di questi giorni che i carabinieri hanno trovato una situazione di illegalità nell'ambito del CONI;
in particolare vi sono stati rapporti di lavoro subordinati in regime di intermediazione tra la società economica del CONI e le federazioni;
è stata fatta dagli stessi militari una diffida, che imponeva l'immediata cessazione della somministrazione di manodopera in tali termini, ottemperata solo da due federazioni;
le fattispecie, quindi, sono divenute di penale rilevanza;
le sanzioni, pur essendo di pochi euro, vanno moltiplicate per il numero di lavoratori e per le giornate in cui è stato commesso l'abuso;
è in corso la campagna elettorale per il rinnovo dei vertici e gli interpellanti temono che questa potrebbe essere una manovra;
la responsabilità penale è personale quindi, in quell'ambito, le sanzioni devono essere consequenziali -:
se, in virtù dei poteri governativi di vigilanza sul Coni, risulti:
a) ad istanza di chi i carabinieri hanno iniziato i propri controlli;
b) quanti siano i lavoratori interessati;
c) per quanto tempo vi sia stato l'illecito;
d) chi affronterà i costi - in caso di un eventuale procedimento penale - tenendo conto della personalità della responsabilità penale;
e) in particolare, quali siano i costi subiti a causa di questo illecito da parte della Federazione del calcio;
come intenda il Governo risolvere questo problema.
(2-00274)
«Brigandì, Comaroli, Vanalli, Bragantini, Negro, Lanzarin, Fogliato, Grimoldi, Goisis, Fugatti, Montagnoli, Rondini, Buonanno, Dal Lago, Fava, Portas, Salvini, Bonino, Torazzi, Chiappori, Forcolin, Nicola Molteni, Volpi, Allasia, Gidoni, Fedriga, D'Amico, Consiglio, Renato Farina, Maccanti, Pini».

Interrogazioni a risposta scritta:

SPECIALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
oggi le principali città dell'Umbria si sentono isolate dal resto delle città italiane a cause di scelte politiche avveniristiche che tendono ad isolare e blindare il territorio;
ogni giorno oltre un terzo dei residenti della regione si spostano con il treno per raggiungere il luogo di lavoro, scuole e servizi sociali essenziali quali Ospedali e Distretti Sanitari;
la posizione assunta dai cittadini umbri nei confronti di Trenitalia e le rimostranze fatte in questi giorni nel comprensorio di Orvieto e di Spoleto non possono essere catalogate come semplici rivendicazioni di campanile e che le contestazioni vanno integrate alla carenza cronica infrastrutturale viaria;

l'offerta di servizi in Umbria per studenti, lavoratori, pensionati e pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale su ferro, finanziato dalla regione, e dall'interazione con i treni intercity che, sulle lunghe percorrenze di carattere interregionale, rappresentano l'unico mezzo disponibile presso molte stazioni capoluogo di provincia;
il servizio ferroviario esistente è già di per sé giudicato carente dagli utenti, a causa dei forti ritardi dei treni e di orari inadeguati e che le istituzioni locali, soprattutto la sinistra che governa l'Umbria dal dopo guerra, non hanno mai preso provvedimenti concreti per far uscire la regione da questo endemico isolamento con un «servizio sociale» di trasporto efficiente;
il Governo sia a conoscenza dell'importanza della permanenza del servizio ferroviario e la fermata dei treni nei centri urbani umbri situati ad ovest nella tratta Firenze-Roma e ad est nella tratta Ancona-Roma;
il Governo possa evitare che i treni intercity vengano fatti viaggiare sulle linee lente, con la conseguenza di incrementare ulteriormente il tempo di percorrenza dei pendolari e di assicurare per gli anni 2009, 2010 e 2011, l'attuale frequenza e gli stessi tempi di percorrenza (già aumentati di circa 20 minuti a seguito dello spostamento sulla linea lenta nella tratta fra Orte e Valdarno) del servizio intercity tra Firenze e Roma e garantendone il passaggio sulla tratta strategica direttissima Firenze-Roma, fino a quando non verrà effettuato l'ammodernamento ed il quadruplicamento della linea ferroviaria -:
se il Governo intenda incentivare accordi di programma tra le regioni (Umbria, Marche, Lazio e Toscana) per l'acquisto di tracce orarie competitive sulla linea alta velocità in fasce orarie di maggior interesse per gli utenti pendolari e soprattutto di far effettuare fermate obbligatorie nelle stazioni che attualmente non rientrano nel circuito dell'alta velocità;
se il Governo, in considerazione del finanziamento pubblico di 104 milioni di euro per i servizi Intercity, possa anche tramite un tavolo di concertazione con gli Enti Locali e Trenitalia e attraverso la sottoscrizione di un contratto di servizio evitare agli utenti pendolari di sottoscrivere un doppio abbonamento, uno regionale e l'altro per i treni intercity;
se il Governo possa far garantire due o tre fasce orarie per gli utenti dei centri minori lungo la direttissima Firenze-Roma per evitare ogni sei mesi, al cambio dell'orario estivo/invernale, tensioni e ripercussioni agli utenti per le continue modifiche applicate sulle condizioni di viaggio;
se il Governo possa sollecitare uno studio di fattibilità per le stazioni in linea, con specifico riferimento alla tratta Firenze-Roma, dove le stazioni di Arezzo, Chiusi e Orvieto rischiano di essere marginalizzate perché servite da rampe di collegamento inadeguate.
(4-02059)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, MECACCI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI e BERNARDINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
una incresciosa vicenda che vede per protagonista il signor Tonino Cansella, dipendente della Federazione degli Edili Fillea-CGIL;
il signor Cansella è stato indagato dalla procura della Repubblica di Tempio Pausania per procacciamento di notizie concernenti la sicurezza nazionale che debbono rimanere segrete;
il 19 dicembre 2008 i carabinieri hanno perquisito l'abitazione e l'ufficio del signor Consella, sequestrando computer, fotografie, documenti e il telefono cellulare; e successivamente sempre il signor Cansella è stato interrogato per alcune ore -:
se, dal momento che il signor Cansella risulta essere stato inviato dalla sua

organizzazione sindacale per vigilare sul rispetto dei diritti degli oltre mille operai impegnati nei cantieri per il G8 alla Maddalena in Sardegna, anche il raccogliere denunce di caporalato, di abusi contrattuali, violazioni delle norme di sicurezza, lavoro nero, discriminazioni, siano rubricabili tra le «notizie concernenti la sicurezza nazionale che debbono rimanere segrete»;
se sia vero quanto riferisce il segretario provinciale della Fillea-CGIL Lorenzo Manca, secondo il quale neanche agli ispettori del lavoro è mai stato consentito l'ingresso agli scavi, e che l'area in questione sarebbe diventata «una zona franca nel nome di un abusato segreto di Stato»;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine a quanto sopra enunciato.
(4-02061)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
La risoluzione 8-00019 approvata il 3 dicembre 2008 dalla III Commissione della Camera dei deputati impegna il Governo, in merito alla cancellazione dell'Organizzazione dei Mujaidin del Popolo dell'Iran (OMPI) a «partecipare attivamente alla revisione semestrale» della lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea, in cui l'OMPI risulta illegittimamente inserita;
successivamente all'approvazione del la risoluzione 8-00019, il Tribunale di Prima Istanza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, per la terza volta consecutiva, ha adottato, il 4 dicembre 2008, una sentenza con la quale dispone l'annullamento della decisione del Consiglio dei Ministri europeo di includere l'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI) nella lista dei gruppi;
inoltre si sono registrate importanti decisioni politiche a livello europeo, con i governi danese e finlandese che hanno annunciato la loro apertura a dar seguito alle sentenze delle Corti europee nonché con il Governo britannico che in sede di dibattito alla Camera dei Lord il 12 gennaio 2009, per voce del Ministro Malloch - Brown, ha annunciato che il Governo di Sua Maestà darà corso alle decisioni delle corti nazionali in materia - tutte notoriamente contrarie al mantenimento della OMPI nella lista delle organizzazioni terroristiche perché in violazione delle procedure previste;
se il Governo sia a conoscenza degli ultimi sviluppi giuridici in merito alla cancellazione dell'OMPI dalla lista nera dell'UE;
se, in previsione della riunione del 26 e 27 gennaio 2009 del Consiglio Affari Generali e Relazioni esterne dell'Unione europea (CAGRE), l'Italia non ritenga di creare un fronte favorevole al rispetto del principio della legalità e delle varie delibere delle Corti europee che si sono susseguite negli anni e di chiedere la cancellazione dell'OMPI dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell'unione europea.
(2-00279)
«Zamparutti, Ciccioli, Sbai, Scelli, Polidori, Contento, Consolo, Barani, Angela Napoli, Girlanda, Bocciardo, Bernini Bovicelli, Porcu, Ascierto, Carlucci, Mondello, Tommaso Foti, Scalia, Speciale, Bernardo, Stasi, Mazzoni, Patarino, Saltamartini, Di Virgilio, Laffranco, Di Biagio, Angeli, Berardi, Lamorte, Zacchera, Schirru, Guzzanti, Pes, Evangelisti, Duilio, Vannucci, Corsini, Mecacci, Bernardini, Farina Coscioni, Misiani, Nannicini, Oliverio».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
nell'agosto 2004 il giornalista free lance Enzo Baldoni, collaboratore del settimanale Diario, mentre si trovava in Iraq anche come volontario della Croce Rossa, venne sequestrato e ucciso da un gruppo armato;
la famiglia di Enzo Baldoni ha chiesto più volte che il Governo italiano si adoperasse perché le spoglie del giornalista fossero trovate e riportate in Italia;
nel 2005 campioni organici, pervenuti in Italia attraverso la Croce Rossa, furono sottoposti all'esame del Dna da parte del RIS dei Carabinieri, che le confermarono appartenere ai resti del giornalista -:
se il Ministro interpellato non ritenga di promuovere tutte le azioni necessarie per poter rimpatriare il corpo del giornalista Enzo Baldoni;
quali iniziative siano state promosse dal Governo in merito al ritrovamento del corpo di Enzo Baldoni e quali si intendano porre in essere affinché venga riconsegnato alla famiglia.
(2-00273)«Capodicasa».

Interrogazione a risposta immediata:

DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, BARBATO, CAMBURSANO, CIMADORO, COSTANTINI, DI GIUSEPPE, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, GIULIETTI, MESSINA, MISITI, MURA, MONAI, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PISICCHIO, PORCINO, PIFFARI, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI e ZAZZERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è di questi giorni la notizia che Renato Curcio, fondatore delle Brigate rosse, mai pentito né dissociato, si sia lamentato e abbia rivolto un appello teso ad ottenere dallo Stato italiano la pensione che gli è stata negata dall'Inps; tali affermazioni hanno giustamente scatenato l'indignazione dei parenti delle vittime del terrorismo, che hanno interpretato le sue parole come una richiesta dell'assegno mensile. Per fare un esempio, Lorenzo Conti, figlio di Lando, il sindaco fiorentino ucciso dai brigatisti, ha minacciato di chiedere asilo politico all'estero nel caso in cui lo Stato conceda a Curcio una pensione pagata dall'Inps;
la notizia si inserisce in un clima già teso: il 13 gennaio 2009, il Governo brasiliano ha, infatti, accordato lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, membro di una delle tante formazioni clandestine terroriste dell'epoca, denominata «Proletari armati per il comunismo», e condannato per gli omicidi di Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, avvenuto ad Udine il 6 giugno 1978, di Lino Sabbadin, avvenuto il 16 febbraio 1979 a Santa Maria di Sala (Venezia), di Pierluigi Torregiani e, infine, per l'uccisione di Andrea Campagna, agente della digos, realizzata il 19 aprile 1979 a Milano;
la decisione del Governo brasiliano, oltre ad impedire che Cesare Battisti possa essere estradato in Italia per scontare la condanna che lo attende da anni, rappresenta un'offesa allo Stato italiano, ai suoi cittadini e alle vittime del terrorismo, poiché presuppone l'esistenza di discriminazioni o persecuzioni di natura politica mai attuate nei confronti di Cesare Battisti, il quale, come stabilisce la sentenza, è un pluriomicida;
la mancata estradizione di Cesare Battisti è, però, solo l'ultimo schiaffo subito dal nostro Paese, che, nell'estate del 2008, ha visto la decisione del Presidente Sarkozy di non dare applicazione al decreto del Governo francese del 3 giugno 2008, che autorizzava l'estradizione verso l'Italia di Marina Petrella, condannata all'ergastolo al processo Moro-ter nel 1988, in quanto coinvolta nel rapimento di Aldo Moro e condannata dalla corte d'assise di Roma il 6 marzo 1992 all'ergastolo per

l'omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e per vari attentati; il Presidente francese ha deciso di non dare applicazione al decreto e di negare, dunque, l'estradizione, in virtù della «clausola umanitaria» prevista dalla convenzione sull'estradizione franco-italiana del 1957, a causa delle condizioni di salute della donna, nonostante il sistema di garanzie offerte dalla legge penale e penitenziaria italiana a favore dei condannati in gravi condizioni di salute risulti garantire la piena tutela di questi ultimi;
casi come quelli di Cesare Battisti e Marina Petrella e, quindi, decisioni irriguardose da parte di altri Stati nei confronti del diritto dello Stato italiano a vedere applicate le proprie leggi, oltre che fortemente lesive dei diritti delle vittime e dei superstiti del terrorismo, dimostrano, a parere degli interroganti, scarsa autorevolezza del Governo italiano, che si è mostrato inadeguato nelle relazioni diplomatiche fra Stati nel far rispettare gli accordi internazionali sulle estradizioni -:
quali siano gli strumenti giuridici e diplomatici che il Governo abbia inteso o intenda porre in essere, al fine di sollecitare il Governo del Brasile a revocare lo status di rifugiato politico concesso al terrorista Cesare Battisti, in modo da ottenere la sua estradizione, e come intenda porsi nei confronti del Governo francese circa le decisioni prese in merito alla situazione giudiziaria della brigatista Marina Petrella, riferendo tempestivamente al Parlamento sulle iniziative intraprese e sui risultati raggiunti.
(3-00320)

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2006 il Consolato Generale di Bengasi veniva assalito da manifestanti che protestavano contro la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto;
l'iniziativa dell'allora ministro italiano per le riforme, Roberto Calderoli, che aveva indossato una maglietta sulla quale era stampata una delle vignette satiriche su Maometto, aveva contribuito ad alimentare la protesta;
il Consolato Generale di Bengasi, secondo quanto riportato dal Console Generale Giovanni Pirrello, venne assalito da «un migliaio» di persone e le forze dell'ordine, una sessantina di agenti, vennero praticamente travolte e non riuscirono a contenere la protesta;
durante la manifestazione di protesta davanti al consolato italiano morirono 11 persone e 25 rimasero ferite;
all'interno del consolato rimase solo un addetto, l'italo-portoghese Antonio Simoes Goncalves, il quale, contattato telefonicamente da Sky-Tv, dichiarò di essere rimasto per cercare di evitare che i dimostranti entrassero e per poter sbarrare le porte da dentro;
Antonio Simoes Goncalves, che all'epoca prestava servizio presso il Consolato Generale di Bengasi quale impiegato a contratto, perse tutti i beni distrutti nell'attacco al Consolato Generale -:
quali iniziative urgenti si riterrà opportuno adottare per garantire procedure celeri di indennizzo per tutto il personale a contratto in situazioni simili a quelle descritte, garantendo in questo modo i diritti di tutto il personale impiegato da pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
quali urgenti disposizioni od iniziative si intendano adottare per garantire una adeguata informazione ai dipendenti di pubbliche amministrazioni dello Stato italiano relativamente alle pratiche di indennizzo istruite;
quali urgenti disposizioni od iniziative si intendano adottare per garantire a Antonio Simoes Goncalves il dovuto indennizzo per i danni subiti.
(4-02055)

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il call center rappresenta uno degli strumenti di informazione e comunicazione per gli utenti i servizi consolari;
concretamente concorre a smaltire un notevole traffico telefonico per quanto attiene alla informazione sia per quanto concerne le procedure che in rapporto alla documentazione richiesta nei rapporti con la pubblica amministrazione dello Stato italiano;
sopraggiungono innumerevoli segnalazioni, da consolati generali, consolati e cancellerie consolari, relativamente a problemi di organizzazione, efficienza e costi dei predetti call centers;
in particolare, pervengono segnalazioni di ritardi, inefficienze e costi esorbitanti dagli utenti il call center della nostra rete diplomatico consolare de Il Cairo in Egitto;
tali segnalazioni riguardano sia l'obbligo di utilizzare il call center per fissare appuntamenti con l'Ambasciata, ai fini della presentazione della domanda di concessione del visto di ingresso in Italia, sia il costo al minuto di tale servizio, che è di circa 30 cent di euro al minuto - quando lo stipendio medio di un egiziano è di 200 euro al mese - che la durata media delle telefonate, determinata in circa trenta minuti, quindi un costo medio di circa 9 euro;
spesso il ricorso obbligato al call center non è risolutivo ed è necessario ricorrere a tale servizio più di una volta per espletare una pratica di visto d'ingresso in Italia -:
se si intenda escludere dal servizio di call center le operazioni di semplice organizzazione di un appuntamento con funzionari consolari per l'espletamento di pratiche già avviate;
se si intenda verificare l'adeguatezza del servizio di call center presso tutta la nostra rete diplomatico consolare ed in particolare presso la rete diplomatico consolare in Egitto;
se si intenda verificare l'adeguatezza dei costi relativi al servizio di call center in rapporto al locale costo della vita per gli utenti i servizi consolari;
se intenda inoltre chiarire l'adeguatezza dei costi di organizzazione e gestione di tali servizi a carico dello Stato italiano.
(4-02056)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'elettrosmog (inquinamento da campi elettromagnetici), come dimostrato dalle più moderne ricerche scientifiche, è causa di notevoli pericoli per la salute;
l'esposizione a tale forma di inquinamento, tra l'altro, produce nell'uomo gravi patologie quali neoplasie, alterazioni del sistema immunitario, compromissione dell'attività neuromuscolare e neurale, riduzione nella produzione di liquido spermatico, affaticamento cronico, problemi al sistema visivo, disturbi del sonno, cefalea ed altro;
la stessa Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS) che ha tenuto a Benevento una conferenza internazionale dal titolo «Approccio precauzionale ai campi elettromagnetici: Razionale, Legislazione e Applicazione» dal 22 al 24 febbraio 2006, nel documento finale ha, tra l'altro, affermato che: «evidenze sperimentali epidemiologiche, in vivo e in vitro dimostrano che l'esposizione a specifici campi elettromagnetici a bassa frequenza (ELF) può aumentare il rischio

di cancro nei bambini ed indurre altri problemi di salute sia nei bambini che negli adulti»;
attualmente, le installazioni di antenne di telefonia mobile sono spesso accompagnate dalle proteste dei cittadini, e ciò soprattutto quando le antenne sono collocate in prossimità di zone densamente popolate, di scuole, di ospedali;
a Oleggio Castello, appunto, è prossima l'installazione di una nuova antenna per la telefonia cellulare di Telecom Italia Mobile e l'impianto verrà realizzato nel terreno adiacente alla centrale urbana di Telecom, zona ad elevata densità abitativa in cui sorgono scuole, uffici ed alberghi;
la predetta installazione ha sollevato viva inquietudine fra i cittadini e gli amministratori locali circa i rischi di inquinamento elettromagnetico che potrebbe provocare il nuovo impianto con evidenti danni per la salute pubblica;
la normativa attualmente vigente, come anche questa ultima esperienza dimostra, sembra necessitare di correttivi intesi a contemperare l'esigenza di usufruire di strumenti di telecomunicazione con il diritto alla salute -:
di quali elementi informativi disponga il Governo circa gli effetti dell'elettrosmog, in generale, e più specificamente nei pressi degli impianti come quello di Oleggio Castello;
quali iniziative e misure il Governo intenda promuovere qualora i dati a sua disposizione evidenziassero che l'impianto di Oleggio Castello, per la sua particolare collocazione o anche per altre caratteristiche, fosse da considerare pericoloso per l'incolumità pubblica;
quali iniziative normative il Governo intenda assumere per disciplinare l'installazione di antenne di telefonia mobile in zone densamente popolate.
(4-02060)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro degli affari esteri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il settore orafo-argentiero-gioielleero, che rappresenta da sempre uno dei comparti manifatturieri trainanti nella promozione del Made in Italy, si concentra in alcuni distretti di punta: Arezzo, Vicenza, Valenza Po, Napoli per l'oreficeria e la gioielleria in oro; Padova, Firenze e Palermo per l'argenteria (circa 10.600 unità produttive e 60.000 addetti in tutta Italia, filiera distributiva di 24.000 punti vendita in Italia, oltre all'indotto composto di sistemi fieristici, assicurazioni, sistemi di sicurezza, trasporto valori, eccetera);
il settore orafo è paradigmatico dell'organizzazione produttiva di questo comparto, in sole tre province: Arezzo, Vicenza ed Alessandria, sedi dei principali distretti, si concentra quasi il 75 per cento delle aziende esportatrici nazionali (tale settore rappresenta solo ad Arezzo il 14 per cento degli addetti ed oltre il 31 per cento del fatturato);
i principali mercati della domanda sono, nell'ordine, Emirati Arabi, USA, Turchia, Francia, Regno Unito, Spagna, Hong-Kong, Panama, Germania ed Australia;
il mercato degli oggetti preziosi vive oggi una prolungata fase di crisi, nei mercati internazionali si sono prodotti grandi cambiamenti ed li nostro Paese, che sembrava leader indiscusso del settore orafo, ha dovuto sperimentare il lato amaro della giobalizzazione. Nel 2001 in Italia sono state lavorate 437,7 tonnellate d'oro nel 2006 solo 217,9 tonnellate (-219,8 tonnellate); nel 2001 l'oro lavorato in Italia sul totale mondiale era il 15,8 per cento, nel 2006 solo il 9,6 per cento;

le principali contraddizioni sono esplose dal 2003 ed il loro teatro principale è stato il mercato americano; la débâcle subita nel corso dell'ultimo triennio ha origine nel fatto che mentre le importazioni americane crescevano, le vendite italiane subivano una pesantissima flessione pari al 37,2 per cento. In questo periodo l'Italia è stata superata e doppiata dalle Cina e dall'India ed affiancata dalla Thailandia e se si tiene conto che il mercato statunitense è ti principale sbocco della produzione nazionale (assorbe tuttora il 20 per cento dell'export), si ha una dimensione delle difficoltà in atto;
all'inizio degli anni '90 la posizione dell'industria italiana era molto solida nel panorama internazionale e l'Italia, che si aggiudicava con largo margine li primato della produzione, rappresentava l'unica realtà, tra i Paesi di una certa consistenza in termini di offerta, capace di piazzare sui mercati esteri il grosso della produzione;
erano tre i fattori di protezione dalla concorrenza dei Paesi emergenti: la limitata incidenza del costo del lavoro sul prezzo finale del prodotto a causa dell'elevato valore della materia prima; il primato indiscusso in fatto di stile e tecnologia; l'organizzazione finanziaria a supporto dell'approvvigionamento del metallo;
a partire dalla seconda metà dello scorso decennio la situazione è rapidamente mutata e sono intervenuti fattori nuovi sia sul fronte del mercato che su quello della produzione, la domanda dei Paesi sviluppati ha infatti seguito un andamento disomogeneo, che ha penalizzato fortemente molti Paesi europei, Germania ed Italia su tutti, insieme al Giappone ed ha concentrato i fenomeni di crescita in Gran Bretagna e nel mercato a più elevato tasso di competizione, gli USA;
sul lato dell'offerta c'è stata una forte diffusione di tecnologia ed un deciso salto organizzativo dei concorrenti che ha inciso notevolmente sia sull'efficienza che sulla qualità della produzione; il risultato per il nostro Paese è la perdita della leadership mondiale dei quantitativi prodotti a vantaggio dell'India e nel 2006 anche della Cina;
il deterioramento della competitività è stato indotto anche dagli andamenti valutari: il significativo apprezzamento dell'euro sul dollaro, rafforzando così l'effetto penalizzante dei dazi doganali, tra l'altro calcolati sul valore degli oggetti preziosi al lordo della materia prima, avvantaggiando in tal modo i concorrenti asiatici;
a seguito delle vicende dei mercati internazionali il settore dell'oreficeria è stato investito da un uragano, basti pensare al calo della produzione e dell'export, nonché al crollo dei mercati come ad esempio quello statunitense; nella sola provincia di Arezzo, nell'ultimo semestre le aziende sono passate da 1.464 a 1.406, con un calo della produzione dell'8,7 per cento, un calo dell'export del 9 per cento ed il crollo di alcuni mercati come quello statunitense, del 47 per cento. Va altresì sottolineato che nell'arco del 2008 la cassa integrazione per tale settore è aumentata nel territorio provinciale di Arezzo, del 370 per cento;
siamo di fronte ad un fenomeno strutturale ed occorrono interventi urgenti e coordinati per salvaguardare e non disperdere un patrimonio di conoscenze produttive, tecnologiche e commerciali faticosamente accumulate nel tempo, oltre che per salvaguardare i livelli occupazionali;
la manifestazione orafa vicentina, conclusasi domenica 18 gennaio 2009, ha dato ulteriore prova delle difficoltà del settore; è stata registrata infatti una decisa riduzione degli operatori presenti in fiera, nonché degli ordinativi. Infatti pur mantenendosi su cifre di tutto rispetto, con circa 15.500 visitatori, la Fiera ha fatto registrare una contrazione di circa il 30

per cento dei buyer nazionali ed esteri, con la riduzione più consistente rappresentata dagli Stati Uniti -:
se si intenda intervenire con urgenza per istituire un «tavolo interministeriale per il settore dei metalli preziosi» sulla falsariga dell'analogo organismo esistente per il comparto tessile, abbigliamento e calzature, attivo dal 1998, e della ceramica, tavolo che si rende necessario per affrontare complessivamente ed unitariamente il tema del settore orafo, rispetto a:
1) salvaguardia del Made in Italy;
2) rafforzamento dell'attività di controllo e lotta alle contraffazioni;
3) definizione di misure per affrontare l'emergenza relativa alla crisi occupazionale.
(2-00275)
«Mattesini, Mario Pepe (PD), Mastromauro, Bossa, Miglioli, Amici, Giorgio Merlo, Ceccuzzi, Cenni, Mazzarella, Cuperlo, Luongo, Bratti, Farinone, Brandolini, Scarpetti, Pes, Mosella, Gentiloni Silveri, Marchignoli, Argentin, Vannucci, Zucchi, Viola, Arturo Mario Luigi Parisi, De Torre, D'Incecco, Livia Turco, Velo, Verini, Rossa, Pollastrini, Cuomo, Dal Moro, De Pasquale, Giovanelli, Servodio, Zampa, Zunino».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
con l'articolo 6-ter del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 veniva costituita la Banca del Mezzogiorno con il compito di sostenere lo sviluppo economico e di favorire la crescita delle regioni meridionali;
il citato articolo 6-ter prevedeva che il Ministro dell'economia e delle finanze entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge 112 del 2008 emanasse un decreto attuativo;
a tutt'oggi il decreto previsto dall'articolo 6-ter non è stato emanato;
la «Banca del Mezzogiorno» Spa, può diventare un efficace strumento capace di attrarre investimenti privati e, dopo decenni di mancato sviluppo, di contribuire a superare il divario socio-economico che affligge le regioni meridionali;
con la Banca per il Mezzogiorno si realizzerebbe una banca radicata nel territorio meridionale, per lo sviluppo delle imprese locali e in grado di praticare una politica selettiva del credito, volta a incoraggiare le imprese meritevoli, che avrebbe un'incidenza tale da segnare profondamente e positivamente il tessuto sociale, al punto da togliere quell'humus che ha fatto prosperare fenomeni di criminalità organizzata, purtroppo in atto ancora molto presenti nelle regioni meridionali;
il ritardo nell'emanazione dei decreti attuativi non fa che aggravare la particolare e difficile situazione socio-economica del Sud, non consentendo, di fatto, alle imprese del meridione di accedere, con meccanismi immediati ed efficaci, al credito, oggi più che mai indispensabile per lo sviluppo delle imprese;
con la gestione separata la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) eroga prestiti utilizzando la raccolta proveniente dal risparmio postale o buoni postali che come è noto è una forma di risparmio utilizzata prevalentemente nel meridione;
la nuova Cdp, così come disegnata dalle modifiche statutarie e dall'articolo 22 dei cosiddetto decreto anticresi, in realtà potrebbe finanziare molte opere di interesse pubblico, cioè opere individuate su sostanziale indicazione del Governo, distogliendo risorse dai finanziamenti per gli Enti locali, peraltro concessi attraverso una garanzia generale e non politica;

il rischio evidente è che le risorse provenienti dal risparmio dei cittadini del Mezzogiorno, finanzino «ogni altra opera di interesse pubblico», così testualmente recita il comma 2 dell'articolo 22 del decreto-legge anticrisi. Per cui, prescindendo dai colori politici dei Governi, è facile prevedere come le risorse della Cdp, saranno indirizzate secondo i gruppi dominanti nel momento e, come spesso accaduto in passato, ci sarebbe una prevalenza di finanziamenti nelle aree più forti del Paese;
l'articolo 6-ter del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133 prevede che l'apporto al capitale della Banca del Mezzogiorno dello Stato in qualità di soggetto fondatore sia di 5 milioni di euro, una cifra assolutamente insufficiente a far della citata Banca un soggetto autorevole ed efficace per lo sviluppo del Mezzogiorno -:
se non ritenga doveroso e improrogabile emanare in tempi brevissimi il decreto attuativo di cui all'articolo 6-ter del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 per poter concretamente sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno e della sua economia, destinandole al contempo le risorse della Cassa depositi e prestiti, provenienti dal risparmio postale assistito dallo Stato, utilizzando la parte proveniente dalle regioni del Sud, per la capitalizzazione della Banca del Mezzogiorno e se intenda inoltre prevedere un aumento congruo della quota di partecipazione dello Stato nella citata banca.
(2-00276)«Lo Monte, Brugger»

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 32 dell'articolo 81 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha istituito a favore dei cittadini italiani che versano in condizione di maggior disagio economico una carta acquisti finalizzata primariamente all'acquisto di generi alimentari, la cosiddetta social card;
la social card dovrebbe funzionare come una normale carta di pagamento presso gli esercizi convenzionati, caricata, con oneri a carico dello Stato, con un importo mensile di 40 euro a partire dal mese di ottobre 2008;
i beneficiari della social card sono i cittadini meno abbienti, in particolare anziani sopra i 65 anni e bambini di età inferiore ai 3 anni (in questo caso il titolare della carta è il genitore), che siano in possesso di particolari requisiti; in totale il Governo ha stimato che saranno distribuite a 1 milione e 300 mila cittadini, con un onere a carico dello Stato pari a circa 450 milioni di euro;
numerosi organi di stampa, tra cui il quotidiano L'Arena di Verona, nei giorni scorsi hanno riportato la notizia di molti utenti, che, al momento di pagare, hanno riscontrato che la card era vuota: non risultavano, cioè, accreditate le somme stabilite;
gli stessi giornali hanno interpellato Poste italiane s.p.a., che ha fatto sapere di non essere responsabile del disguido, avendo svolto un mero servizio di informazione

e raccolta delle pratiche, di invio al ministero e di distribuzione delle card;
tale disguido rischia, se non risolto al più presto, di vanificare l'obiettivo per cui lo strumento era nato: quello, cioè, di aiutare concretamente i cittadini più bisognosi;
dai dati pubblicati sul quotidiano la Repubblica e ripresi da Libero, ad oggi sono state distribuite circa 580 mila tessere, di cui il 16,8 per cento nelle regioni del Nord e l'83,2 per cento nelle regioni del Centro-Sud; analizzando i dati delle singole regioni risulterebbe che in Sicilia è stata distribuita una carta ogni 52 abitanti, mentre in Lombardia una ogni 434, in Campania una ogni 57, mentre in Trentino Alto Adige una ogni 897; dai primi dati diffusi sulla distribuzione delle social card emerge, quindi, una forte penalizzazione delle regioni del Nord rispetto a quelle del Sud, conseguenza del fatto che non è stato preso in considerazione il diverso potere di acquisto nelle diverse aree del Paese; a fronte, infatti, del 37,3 per cento di famiglie in condizioni disagiate che risiedono al Nord, solo il 16,8 per cento delle carte prepagate sono state finora distribuite nelle medesime regioni;
la mancanza di dati ufficiali definitivi sulla distribuzione delle social card non consente di delineare un quadro chiaro sulla reale diffusione ed efficacia di questo strumento nelle diverse aree del Paese -:
quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere per assicurare una piena e rapida operatività delle carte prepagate, superando i segnalati disguidi, per i quali migliaia di cittadini italiani beneficiari della social card non hanno potuto utilizzare le somme a loro destinate, quando si concluderà la distribuzione delle carte e quali siano, ad oggi, i dati ufficiali sulle richieste nelle varie regioni italiane.
(3-00324)

LANZILLOTTA, MARTELLA, BARETTA, META, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BERSANI, BOCCIA, CALVISI, CAPODICASA, CESARIO, DUILIO, GENOVESE, MARCHI, CESARE MARINI, MISIANI, NANNICINI, ANDREA ORLANDO, RUBINATO, VANNUCCI, VENTURA, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, ENZO CARRA, FIANO, GENTILONI SILVERI, LARATTA, LOVELLI, PIERDOMENICO MARTINO, MELANDRI, GIORGIO MERLO, SARUBBI, TULLO e VELO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Presidente di Cai Roberto Colaninno ha dichiarato: che dopo quattro anni dalla costituzione della società Cai scadrà l'accordo di lock up tra i soci italiani di Cai e, di conseguenza, potranno essere cedute ad Air France le rispettive quote, con l'effetto di trasferire ad Air France il controllo della società; che Air France dopo poche settimane dall'acquisizione da parte di Cai dell'Alitalia ha pagato ai soci privati per il 25 per cento delle azioni un prezzo maggiorato del 14 per cento (pari ad un importo di 40 milioni di euro), rispetto a quello pagato da Cai al commissario di Alitalia;
la rilevanza della circostanza e le modalità di gestione di tutta la vicenda della cessione della compagnia di bandiera, che hanno visto la diretta partecipazione e l'indirizzo dei massimi esponenti del Governo, fanno presupporre, ad avviso degli interroganti:
a) che l'Esecutivo fosse a conoscenza ed abbia autorizzato gli accordi tra Cai ed Air France, accettando, quindi, che l'italianità della compagnia, in nome della quale tutta l'operazione è stata condotta, possa venire meno nell'arco di un quinquennio;
b) che il sovrapprezzo pagato da Air France, configurando evidentemente un premio al venditore a fronte di particolari diritti riconosciuti all'acquirente, implichi che sin d'ora Air France godrà di particolari poteri nella gestione della società, ovvero che esiste già un'opzione di Air France per l'acquisizione del controllo della società;
c) che il fatto che il sovrapprezzo (cui evidentemente non corrisponde alcuna

valorizzazione della società, non essendo essa ancora operativa al momento della cessione delle quote) non è stato pagato allo Stato italiano o alla gestione commissariale, bensì ai soci privati, possa configurare un indebito arricchimento da parte di questi ultimi e, al tempo stesso, un danno erariale per lo Stato italiano, che potrebbe essere accertato e sanzionato dalla Corte dei conti;
il Governo, onde evitare tale conseguenza, dovrebbe, a giudizio degli interroganti, intervenire direttamente o tramite il commissario Fantozzi nei confronti della Cai - che parrebbe aver violato il patto di non cessione di quote della società, originariamente annunciato sia dal Governo che dalla Cai - e pretendere che la cessione di parte delle azioni ad Air France sia negoziata direttamente dal Governo italiano e dal commissario dell'Alitalia, ciò sia al fine di verificare la corrispondenza dei piani di Air France con gli interessi nazionali coinvolti nella gestione della compagnia di bandiera, sia allo scopo di acquisire al bilancio pubblico il sovrapprezzo sulle azioni riconosciuto da Air France a Cai, sia, infine, per ottenere l'impegno a riversare allo Stato almeno una quota del capital gain che i soci italiani ricaveranno alla fine del quinquennio dalla cessione ad Air France delle azioni rimaste in loro possesso -:
quali azioni urgenti intenda assumere al fine di scongiurare le circostanze evidenziate in premessa, chiarendo, al contempo, la sua valutazione circa gli effetti finanziari per le casse dello Stato conseguiti con la procedura sin qui adottata.
(3-00325)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 13 gennaio 2009 è operativa la nuova Alitalia. Dopo mesi di proclami politici, vessilli nazionali sventolati e poi cautamente riposti, cordate nazionali invocate, sollecitate e poi aiutate, la «vicenda» Alitalia si è chiusa con un conto salatissimo per i cittadini italiani, sia come contribuenti che come utenti del servizio aereo;
con diverse dichiarazioni pubbliche il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell'economia e delle finanze hanno più volte espresso la volontà di tutelare gli oltre 40.000 piccoli azionisti che avevano investito in Alitalia;
è appena il caso di ricordare che l'11 maggio 2001 (ultimo giorno di negoziazioni prima delle elezioni politiche) il titolo quotava, a valori rettificati per tenere conto degli aumenti di capitale e dei raggruppamenti di azioni, a 9,0166 euro, mentre il 7 aprile 2006 (ultimo giorno di negoziazioni prima delle elezioni politiche) il prezzo del titolo, calcolato secondo i medesimi criteri, era di 1,14 euro. L'11 aprile 2008 (ultimo giorno di negoziazioni prima delle elezioni politiche) il valore diventa 0,45 euro, mentre il 21 aprile 2008 (giorno precedente al ritiro dell'offerta Air France) il valore passava a 0, 62 euro. Il 4 giugno 2008, infine, giorno in cui Borsa Italiana sospese le negoziazioni delle azioni Alitalia, il titolo quotava a 0,445;
il Ministro Tremonti ha più volte dichiarato che «il risparmio è un bene pubblico che va tutelato. E i piccoli risparmiatori saranno tutelati». In particolare veniva indicata la possibilità di accesso al fondo alimentato dai cosiddetti «fondi dormienti». L'articolo 3, comma 2 del decreto-legge n. 134 del 28 agosto 2008, successivamente convertito in legge, recitava: «al fine della tutela del risparmio i piccoli azionisti ovvero obbligazionisti di Alitalia-Linee aeree italiane S.p.A., che non abbiano esercitato eventuali diritti di opzione aventi oggetto la conversione dei titoli in azioni di nuove società, sono ammessi ai benefici di cui all'articolo 1, comma 343, della legge 23 dicembre 2005,

n. 266. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono stabilite le condizioni e le altre modalità di attuazione del presente comma»;
alla possibilità per i piccoli risparmiatori di ottenere warrant in cambio dei titoli posseduti non è stato dato seguito, anche perché - con riferimento agli obbligazionisti - il decreto-legge del 28 agosto 2008 ha previsto la possibilità di procedere alla cessione dei beni aziendali anche in assenza di una preventiva dichiarazione dello stato di insolvenza. Quest'ultima è invece il presupposto perché, ai sensi della legge Marzano, si possa pervenire a un concordato in cui, tra le altre alternative, può figurare la conversione delle obbligazioni in altri strumenti finanziari (articolo 4-bis, della legge 23 dicembre 2003, n. 347) -:
in che modo il Governo intenda rispettare gli impegni più volte dichiarati di tutelare gli oltre 40.000 piccoli azionisti.
(5-00865)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FEDRIGA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 4 della legge del 21 dicembre 1978, n. 852, «Al personale in servizio nell'amministrazione periferica delle dogane e delle imposte indirette assegnato presso uffici di confine od aeroportuali posti in località isolate oppure presso uffici compresi in piccoli centri abitati nei quali non vi sia la disponibilità di alloggi di tipo economico o popolare, spetta un trattamento pari a quello fissato per le trasferte orarie dalle norme generali in materia, in deroga ai limiti di distanza e di durata ivi previsti», ed inoltre «al personale dell'amministrazione periferica delle dogane ed imposte indirette che, per lo svolgimento dei propri compiti, abbia frequente necessità di recarsi in località comprese nell'ambito territoriale di competenza dell'Ufficio di appartenenza, l'uso di un proprio mezzo di trasporto previsto dalle vigenti disposizioni in materia di trattamento di missione dei dipendenti statali, con conseguente corresponsione dell'indennità chilometrica, può essere consentito anche se la località nella quale deve essere espletato il servizio si trova oltre i limiti del territorio della provincia dove ha sede l'Ufficio»;
il successivo articolo 6 della medesima legge dispone che: «Agli impiegati in servizio presso gli uffici doganali di confine ed aeroportuali posti in località disagiata compete una indennità di confine di Lire 1.500 per ciascun giorno effettivo di servizio. Gli Uffici che danno titolo alla corresponsione della suddetta indennità sono stabiliti con decreto del Ministero delle finanze sentite le organizzazioni sindacali a carattere nazionale maggiormente rappresentative»;
trattasi delle cosiddette «indennità di trasferta» e «indennità disagiata», tuttora riconosciute ai dipendenti delle Dogane quale trattamento accessorio oltre allo stipendio, esclusivamente al fine di restituire le somme anticipate dai dipendenti per recarsi, con il proprio veicolo, sul posto di lavoro in località disagiate oltre che per coprire altre specifiche realtà doganali svantaggiate;
nonostante la rivalutazione parziale di importi fissati per legge nel lontano 1978, si tratta di cifre irrisorie (oggi la cosiddetta «disagiata» è mediamente pari alle vecchie 6.000 Lire giornaliere lorde, pur con le dovute differenze legate alle variegate sedi svantaggiate trattate diversamente a seconda della distanza dall'ufficio di appartenenza, mentre l'indennità di trasferta è pari a Lire 1.650 lorde per ora per un totale di circa 10.000 delle vecchie lire al giorno) che non compensano effettivamente le spese ed i disagi realmente sostenuti: basti pensare al costo del carburante, che negli ultimi tempi ha subito una lievitazione incredibile assieme al costo di manutenzione dei veicoli ed alle connesse spese di esercizio, nonché al fatto che i posti doganali di frontiera sono

storicamente ubicati in zone «difficili» come, ad esempio, i valichi terrestri (ricordiamo i trafori del Monte Bianco, i «vecchi» e dismessi valichi di Tarvisio, del Brennero, eccetera);
ciononostante sia pure trattandosi di rimborsi inadeguati, se accumulati, rappresentano somme non trascurabili per i soggetti che sostengono le spese, specie in periodi di recessione economica quale quello che il Paese sta attraversando;
il ritardo e le modalità di corresponsione delle predette indennità è infatti diventata oramai questione annosa: con l'istituzione dell'Agenzia delle Dogane le medesime non sono più erogate quasi mensilmente ai lavoratori beneficiari, in una logica di straordinario pagato per garantire il servizio alle frontiere h24, bensì sono oggetto di contrattazione annuale posticipata tra l'Agenzia e le organizzazioni sindacali relativamente al riparto delle stesse, con l'unico effetto concreto che il calcolo avviene sistematicamente in ritardo e sempre per gli anni pregressi essendo fatto solo alla firma della contrattazione collettiva integrativa;
più precisamente, oggi, le citate indennità vengono accorpate nell'ambito degli accordi svolti in sede di contrattazione annuale tra i sindacati e l'agenzia alle altre voci del salario accessorio dei doganali, come ad esempio, il FPSRU (fondo per le politiche di sviluppo delle risorse umane), voce nella quale rientrano le somme erogate a titolo di premio produttività al personale per il raggiungimento degli obbiettivi fissati di volta in volta -:
quali motivazioni abbiano indotto a prevedere che le indennità di disagiata e trasferta, erogate precedentemente alla costituzione dell'Agenzia delle Dogane con una cadenza bimestrale e trimestrale, venissero accorpate alla contrattazione collettiva nazionale integrativa tra le organizzazioni sindacali e l'Agenzia, posticipata e con valenza per l'anno precedente;
se ritenga giusto che i lavoratori, i quali con spirito di responsabilità garantiscono i servizi doganali nei posti anche più disagiati e difficili del territorio nazionale, debbano anticipare le spese notevoli per i trasferimenti per periodi di tempo che raggiungono a volte anche i 18 mesi di ritardo ben sapendo che in tale arco temporale l'inflazione ed il costante aumento del costo della vita restituiscono somme decurtate e insufficienti a coprire quanto già speso;
se concordi sul considerare somme erogate come rimborso per spese già sostenute alla stregua di un salario accessorio come ad esempio le somme concesse a titolo di premio produttività legate al raggiungimento degli obbiettivi, ovvero se non reputi corretto che il computo e l'erogazione di tali indennità debba essere stralciata dalla contrattazione periodica vigente tra le organizzazioni sindacali e l'agenzia delle Dogane, per far sì che tali somme vengano corrisposte ai lavoratori senza colpevoli ritardi e con carattere di continuità in ragione della loro già citata natura e per il principio di correttezza ed equità sociale.
(5-00858)

CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo sull'intero territorio nazionale si susseguono segnalazioni circa dei gravi ritardi negli allacciamenti delle nuove utenze alla rete da parte dell'Eni e delle società ad essa collegate che operano nella distribuzione del gas metano;
a Sacile (Pordenone) si è recentemente assistito persino all'occupazione della locale sede della società da parte di alcuni clienti, stanchi di dover attendere delle settimane e (addirittura dei mesi) prima di vedersi erogato questo basilare servizio;
non pare ammissibile che tali situazioni coinvolgano una società partecipata in larga maggioranza da capitale pubblico -:
se siano a conoscenza delle continue segnalazioni di ritardi da parte dell'Eni e delle società ad essa collegate nell'allacciamento

delle nuove utenze alla rete centrale del gas metano e a cosa siano dovute simili dilazioni nel tempo;
se intendano intervenire, quanto meno a livello di formale sollecito, con i vertici dell'Eni per evitare il ripetersi di disagi a carico dell'utenza.
(5-00861)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 luglio 2008 il Parlamento convertiva in legge, con modificazioni il decreto-legge n. 97 del 2008 cosiddetto «mille proroghe»;
nella stessa data il Governo accoglieva l'ordine del giorno 9/1496/21 presentato dall'interrogante;
il comma 8 dell'articolo 4-bis eroga un contributo in conto capitale di 80 milioni di euro per i comuni delle aree individuate dall'obiettivo «Convergenza» del regolamento (CE) n. 1083/2006 con una popolazione superiore a 500.000 abitanti e rilevanti passività nei confronti delle società a partecipazione totalitaria affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale;
tale contributo è finalizzato a risanare un debito che il Comune di Palermo ha nei confronti della sua azienda partecipata di igiene ambientale (Amia);
l'Amia è passata, negli ultimi sei anni, da una gestione in attivo, capace di produrre utili, ad un deficit dichiarato di 186 milioni di euro nel 2006 e attualmente registra una perdita di 3,6 milioni di euro al mese;
l'Azienda, pur essendo una società in house, non si è mai assoggettata al controllo analogo previsto dalla normativa europea sulla concorrenza;
quanto descritto sopra ha avuto come conseguenza diretta una gestione amministrativa inefficace, poco trasparente e clientelare, che ha portato al disavanzo e che è costata ai cittadini di Palermo l'aumento del 75 per cento della Tarsu, con la quale impropriamente viene coperto il servizio di manutenzione stradale affidato alla stessa azienda;
in data 5 agosto 2008 il Sindaco di Palermo scriveva al Ministero dell'interno per chiedere che il Comune di Palermo potesse usufruire del contributo previsto in detto provvedimento e, viste le «rilevanti passività nei confronti dell'Amia superiori a 80 milioni di euro» richiedeva l'erogazione del contributo in conto capitale;
in data 25 novembre 2008, con nota 139720, il Ministero dell'economia e delle finanze riscontrava la richiesta del Comune ma riconosceva soltanto la perdita di esercizio di 30.832.928 e la situazione patrimoniale al 30 settembre 2008 con una perdita di 17.951.362 per un totale di 48.784.290. In particolare «non sono stati riconosciuti 43.282.926 per i futuri costi per la chiusura della discarica di Palermo... perché il debito... non è iscritto nel bilancio comunale e, in tal senso, non presenta i requisiti di ufficialità. Inoltre, dal riscontro dei documenti contabili prodotti dalla Società partecipata, non si evince l'esistenza di un'apposita posta a credito». In conseguenza di ciò si riconosceva un beneficio nei limiti di 48.784.290 euro e, «previa trasmissione della delibera dell'Assemblea ordinaria della società Amia di approvazione del bilancio 2007, potrà essere erogata, nel 2008, la prima tranche di euro 30.000.000, pari allo stanziamento disponibile in bilancio»;
in data 29 novembre 2008 si svolgeva l'Assemblea degli azionisti Amia per l'approvazione del bilancio consuntivo 2007 e, in quella sede il rappresentante del Sindaco comunicava che «era stato riconosciuto il beneficio ... nei limiti dell'importo di 48.784.290 euro»;
in quella stessa sede il rappresentante del socio Comune comunicava «le direttive» dello stesso così come esplicitate nella nota 11196 del 27 novembre 2008 del Sindaco che erano riassumibili nell'espungimento

del credito vantato da Amia nei confronti del Comune di Palermo entro e non oltre il 31 dicembre 2008;
il rappresentante del socio Comune affermava, che: «la Società ... non potrà iscrivere, tra i propri ricavi del 2008, quelle medesime partite contabili che hanno generato negli esercizi precedenti il censurato "disallineamento"» e che, «con riferimento al disallineamento relativo al cosiddetto onere post mortem, lo stesso, previa intesa con l'Autorità regionale competente, dovrà parimenti essere espunto dal patrimonio della Società e per esso sarà individuata una diversa soluzione nell'ambito della predisponenda modifica del contratto di servizio trattenuto con la Società. L'obiettivo che si intende conseguire con l'espressione del superiore voto è quello di superare definitivamente, già con il bilancio 2008, il disallineamento esistente e con esso le censure rivolte dalla Corte dei conti»;
nel verbale di approvazione del bilancio, stilato il 29 novembre 2008 si afferma che: Il Presidente (dell'Amia)... fa presente che «il percorso indicato dal rappresentante del Socio potrà trovare applicazione tramite accordo transattivo da raggiungere con il Comune di Palermo...» e poneva, quindi, ancora un vincolo per l'attuazione di detto espungimento dei crediti;
nella parte deliberativa è riportata un'ulteriore dichiarazione del rappresentante del socio con la quale «si invita la società ad aggiornare la situazione patrimoniale al 30 novembre 2008»... con «l'eliminazione dei crediti riportati nell'unito prospetto»;
dalla lettura del prospetto si evince che essi ammontano a euro 12.517.662, oltre a quelli per l'onere post-mortem di cui sopra;
in data 10 dicembre il Ministero dell'interno con una propria nota confermava quanto già comunicato dal Ministero delle finanze circa l'ammontare del contributo riconosciuto e lo comunicava al Comune di Palermo;
successivamente, il Ministero delle finanze (firma del Ragioniere generale dello Stato) con nota n. 148641 del 15 dicembre 2008 prende atto della «situazione patrimoniale della Società Amia spa al 30 settembre 2008 aggiornata, rispetto ad una precedente versione, e corredata dalla relazione sulla gestione redatta dal Consiglio di Amministrazione e dalla Relazione del Collegio sindacale» che rileva «una perdita infrannuale al 30 settembre 2008 pari ad euro 49.942.486 che risulta aggiornata, in aumento, rispetto a quella di euro 17.951.362 che traspare dalla situazione patrimoniale in precedenza trasmessa»;
si afferma nella stessa nota 148641 che la differenza è dovuta «allo stralcio di crediti, ... inesigibili ... nei confronti del Comune di Palermo» e «pertanto... le passività del Comune di Palermo nei confronti della Società con cessionaria che danno diritto alla erogazione di un contributo ammontano complessivamente a euro 80.775.414»;
come rilevato dal Ministero delle finanze con la nota non erano «stati riconosciuti 43.282.926 per i "futuri costi per la chiusura della discarica di Palermo... perché il debito... non è iscritto nel bilancio comunale e, in tal senso, non presenta i requisiti di ufficialità. Inoltre, dal riscontro dei documenti contabili prodotti dalla Società partecipata, non si evince l'esistenza di un'apposita posta a credito"». In conseguenza di ciò si riconosceva un beneficio nei limiti di 48.784.290 di euro e, «previa trasmissione della delibera dell'Assemblea ordinaria della società Amia di approvazione del bilancio 2007, potrà essere erogata, nel 2008, la prima tranche di euro 30.000.000, pari allo stanziamento disponibile in bilancio»;
il Comune di Palermo ha, invece obiettato che il 30 settembre 2008 c'era una «situazione patrimoniale della Società AMIA spa .... aggiornata, rispetto ad una precedente versione, e corredata dalla relazione sulla gestione redatta dal Consiglio di Amministrazione e dalla Relazione del Collegio sindacale» che rileva «una perdita

infrannuale al 30 settembre 2008 pari ad euro 49.942.486 che risulta aggiornata, in aumento, rispetto a quella di euro 17.951.362 che traspare dalla situazione patrimoniale in precedenza trasmessa»;
la pretesa «situazione patrimoniale aggiornata prospettata dal Comune al Ministero delle finanze e da questi recepita con nota n. 148641 del 15 dicembre 2008 è in evidente contraddizione con quanto verbalizzato in sede di approvazione del bilancio Amia visto che in esso non si fa alcun riferimento a una "nuova situazione patrimoniale al 30 settembre 2008"»;
in sede di approvazione del bilancio il rappresentante del socio Comune affermava che «in base alle direttive emanate dal signor Sindaco di cui all'allegata nota n. 11242 del 28 novembre 2008 dichiara quanto segue: Il Socio - Comune di Palermo invita la società ad aggiornare la situazione della società al 30 novembre 2008, nell'ambito della quale dovrà essere esposta l'eliminazione di tutti i crediti che concorrono al disallineamento con la contabilità del comune al netto degli oneri post mortem» e invita inoltre l'Amia a non iscrivere tra i propri ricavi del 2008 quelle medesime partite contabili che hanno generato il «disallineamento»;
non si riesce a comprendere quali potevano essere le ragioni che inducevano il Sindaco a ordinare, in data 28 novembre 2008, alla partecipata del Comune di cancellare dai propri crediti quelli in contestazione quando, sulla base di quanto dichiarato dal Comune ai Ministeri dell'interno e delle finanze, l'Amia aveva provveduto a fare questa operazione già in data 30 settembre 2008;
se effettivamente l'Amia aveva già provveduto in tal senso in data 30 settembre è quantomeno curioso che il Presidente della stessa si guardasse bene, in sede di approvazione di bilancio, di sottolineare che questa operazione era stata già fatta e si riservava, invece, di poter applicare la direttiva del socio Comune dopo un eventuale «accordo transattivo»;
nella nota integrativa al bilancio consolidato di Amia approvato contestualmente a quello di esercizio si affermava: «Si segnala, inoltre, che i crediti v/controllante comprendono diverse fatture da definire per un importo complessivo pari a 57.686.358 euro e fatture per le quali il Comune non ha ancora emesso la relativa Determina Dirigenziale di liquidazione per euro 22.945.967. Ad oggi si ritiene, alla luce delle acquisite informazioni presso i competenti uffici e delle iniziative in corso per la definizione della modalità di incasso, che tali crediti siano integralmente recuperabili»;
nella relazione sulla gestione allegata al bilancio 2007 ed in particolare alla voce «Fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell'esercizio» non si fa alcun cenno a tale nuova situazione patrimoniale dell'Azienda, nonostante un fatto così eclatante fosse destinato a incidere per alcune decine di milioni di euro sui conti dell'Azienda in una situazione già di dissesto;
nella lettera del Sindaco del 28 novembre 2008 si fa riferimento a crediti dell'Amia che ammontano complessivamente euro 12.517.662 e che la somma di detti crediti con quelli già riconosciuti con la citata nota 139720 del Ministero dell'economia e delle finanze (euro 17.951.362) è pari a euro 30.464.024 e non a euro 49.942.486 come affermato dal Comune di Palermo nella corrispondenza con i Ministeri nazionali -:
se non intenda opportuno verificare per quale motivo una norma concepita e approvata per far fronte ai debiti dei comuni nei confronti delle Aziende di raccolta e smaltimento dei rifiuti si è trasformata in un contributo a fondo perduto all'Amia;
se non ritenga che una siffatta applicazione distorta della legge stravolga i principi che ne erano alla base e violi le norme europee e nazionali sulla concorrenza essendosi registrato un intervento pubblico a favore di un'azienda che opera sul mercato.
(5-00867)

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria 2002 (articoli 5 e 7) ha introdotto la rivalutazione delle aree edificabili e dei terreni a destinazione agricola, prevedendo la possibilità di rideterminare il valore di acquisto dei terreni edificabili e agricoli, mediante la redazione di una perizia giurata di stima ed il versamento di un'imposta sostitutiva delle imposte sul reddito pari al 4 per cento dell'intero valore rivalutato;
la rideterminazione del valore delle aree produce quindi i relativi effetti fiscali consistenti in una minore tassazione delle plusvalenze realizzate con la vendita degli stessi immobili: a seguito della rivalutazione il nuovo valore del terreno, risultante dalla perizia giurata, assume la natura di prezzo di acquisto dello stesso, da portare in diminuzione del corrispettivo ottenuto al momento della vendita, ai fini della determinazione delle plusvalenze;
la legge finanziaria 2008 (articolo 1, comma 91) ha riaperto i termini per la rivalutazione dei terreni posseduti da privati non esercenti attività commerciali, con il pagamento di un'imposta sostitutiva pari al 4 per cento del nuovo valore risultante da apposita perizia da effettuarsi entro il 30 giugno 2008;
tale termine è stato successivamente modificato dall'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 giugno 2008, che ha differito dal 30 giugno 2008 al 20 luglio 2008 il termine per il versamento dell'imposta e per la redazione della perizia;
da ultimo l'articolo 4, comma 9-ter, del decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, inserito in sede di conversione nella legge n. 129 del 2008, recante disposizioni in materia fiscale, di proroga termini e di allocazione della spesa pubblica, in riferimento alla valutazione di terreni edificabili, ha ulteriormente prorogato dal 20 luglio 2008 al 31 ottobre 2008 il termine per effettuare la rivalutazione delle partecipazioni non quotate e dei terreni (agricoli o edificabili), posseduti al 1o agosto 2008;
è stato prorogato il termine per la redazione e il giuramento della perizia, nonché il termine per il versamento rateizzato dell'imposta sostitutiva, ora anch'esso fissato al 31 ottobre di ciascun anno del triennio 2008-2010;
la riapertura dei termini permette di calcolare le plusvalenze derivanti dalla cessione di terreni e aree fabbricabili non già sulla base del prezzo d'acquisto, ma sul valore rideterminato sulla base di una perizia giurata di stima, risparmiando, quindi, al momento del calcolo delle imposte sulla plusvalenza -:
se non ritenga opportuno il Ministro disporre un'ulteriore proroga al termine di scadenza relativamente alla rivalutazione dei terreni, operazione che, attraverso il calcolo delle plusvalenze derivanti dalla cessione di terreni e aree fabbricabili non sul prezzo d'acquisto ma sul valore rideterminato sulla base di una perizia giurata di stima, consente di abbattere la plusvalenza in caso di vendita.
(4-02058)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

COSTA, VITALI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Cesare Battisti, ex terrorista, membro del gruppo eversivo dei Proletari Armati per il Comunismo, venne arrestato a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007, a seguito di indagini congiunte di agenti francesi e carabinieri del Raggruppamento operativo speciale. In Italia è stato condannato in contumacia all'ergastolo perché giudicato responsabile di quattro omicidi e di varie rapine;

in data 7 gennaio 2009 il quotidiano La Stampa ha pubblicato la notizia secondo la quale il Ministero della giustizia del Brasile sarebbe fortemente orientato a negare l'estradizione in Italia dell'ex terrorista;
secondo il quotidiano torinese, la decisione sarebbe il risultato di fortissime pressioni interne, provenienti dal Partido dos trabajadores, partito fondato dal presidente brasiliano Lula e da condizionamenti esterni, sostanziati da lettere di ex terroristi di sinistra italiani, come Toni Negri, il quale, sempre secondo quanto riporta La Stampa, avrebbe inviato una lettera contraria al trasferimento di Battisti, indirizzata direttamente alla presidenza brasiliana;
molti artisti ed intellettuali brasiliani si sono mobilitati negli ultimi giorni scrivendo al Ministro della giustizia Tarso Genro, affinché «non concedesse l'estradizione e, piuttosto, mettesse in libertà Cesare Battisti». Tra le personalità che hanno espresso solidarietà all'ex terrorista ci sono lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez; il filosofo francese Bernard Henri Levy e la scrittrice transalpina Fred Vargas;
in data 6 gennaio 2009 alcuni media brasiliani hanno riportato una denuncia dello stesso Battista, secondo il quale il potere economico del governo di destra italiano starebbe complottando per ottenere l'estradizione -:
in considerazione del diniego opposto dal governo brasiliano, quali azioni concrete intenda porre in essere per assicurare alla giustizia italiana un pericoloso terrorista, riconosciuto colpevole di efferati delitti e di sanguinose rapine.
(5-00859)

FRONER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani locali della provincia di Trento, di questi ultimi giorni, riportano il fatto che, per motivi legati a carenza di personale tra i magistrati del tribunale di Trento, il presidente facente funzioni del tribunale di Trento avrebbe disposto la celebrazione dei processi penali radicati nelle sezioni distaccate di Borgo Valsugana, Cavalese e Cles, presso la sede di Trento;
a nulla sarebbero servite le prese di posizione dell'ordine degli avvocati, contrario a tale ipotesi. È di queste ore la notizia che i comuni interessati starebbero per prendere anch'essi una posizione di contrarietà ad una decisione che tende a privare le vallate del Trentino di un importante servizio, come quello della giustizia penale;
questa decisione ha messo in allarme i cittadini delle comunità interessate, le loro istituzioni e i professionisti che operano nel settore perché sembra preludere ad un ulteriore svuotamento di funzioni svolte presso le sezioni distaccate del tribunale di Trento, anche nel settore civile;
vale la pena ricordare come, già nel momento della riforma che ha soppresso le preture circondariali, si erano mobilitati tutti gli enti e le istituzioni locali, i parlamentari delle zone interessate, gli ordini professionali e gli operatori per difendere la sopravvivenza di un importante presidio dello Stato e per garantire, anche nelle valli del Trentino, l'efficienza e la funzionalità del servizio giustizia. A tale motivazione, si aggiungeva il fatto che, in queste zone vige il sistema tavolare e tutti gli atti di trasferimento immobiliare nonché di costituzione di diritti reali e quelli per cui è richiesta la pubblicità hanno bisogno di un provvedimento dell'autorità giudiziaria. Allora, Governo e Parlamento compresero la particolarità della situazione e istituirono le sezioni distaccate del tribunale di Trento che, allo stato, hanno dato prova di essere importanti punti di riferimento per i cittadini e le loro istituzioni;
tale provvedimento potrebbe rappresentare, secondo l'interrogante, un modo

per eludere, con un atto amministrativo, la legge che ha istituito le sezioni distaccate del Tribunale di Trento -:
se sia a conoscenza di tali circostanze;
quali iniziative il Ministro intenda adottare per fronteggiare la situazione.
(5-00866)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 15 agosto 2008 il signor Dante De Angelis, macchinista e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS), è stato raggiunto da un provvedimento di licenziamento da parte di Ferrovie dello Stato;
tale provvedimento è stato adottato a seguito delle dichiarazioni rese dallo stesso signor De Angelis in merito ai due incidenti verificatisi a Milano il 14 e il 22 luglio, quando due treni Eurostar si «spezzarono», solo accidentalmente senza provocare vittime. In quella occasione, il signor De Angelis, nell'esercizio del proprio mandato di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, aveva denunciato una grave e generale condizione di insicurezza dei treni ETR, determinata dall'usura, dalla cattiva manutenzione e dai mancati controlli sulla stessa;
il gruppo ferrovie dello Stato, pur comunicando ufficialmente - attraverso una nota diffusa a seguito del licenziamento del signor De Angelis - che si sarebbe trattato di un mero «errore di manovra da parte del personale», ha comunque fatto sapere di aver richiesto alle ditte costruttrici «di mettere in atto soluzioni tecniche per evitare questo tipo di inconvenienti», con ciò ammettendo la sussistenza di problemi tuttora non risolti;
d'altra parte, il 24 luglio 2008, appena dopo il secondo incidente, l'amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, ingegner Mauro Moretti, al termine della Giunta di Confindustria aveva dichiarato alla stampa di aver «chiamato l'impresa fornitrice Alstom, dicendo che il dialogo fra i due sistemi andava previsto fin dall'inizio», con ciò riconoscendo che se le apparecchiature collocate nelle due motrici di testa e di coda nell'ETR fossero state progettate ed apprestate in modo da comunicare tra loro invece di operare autonomamente, i treni non si sarebbero spezzati. Nella stessa occasione, l'amministratore delegato aveva infine ammesso: «è un fatto progettuale, un piccolo difetto di progettazione». Altri 2 incidenti sono avvenuti in data 7 gennaio 2008 (E.S. 9312) e 14 settembre 2008 (E.S. 9391);
già nel 2006 nei confronti del signor De Angelis era stato adottato un analogo provvedimento di licenziamento, poi ritirato, da parte di Ferrovie dello Stato, in seguito alla denuncia dei rischi derivanti dall'utilizzo del sistema di frenata basato sul cosiddetto «pedale dell'uomo morto» -:
se il Ministro interrogato abbia intanto accertato quali provvedimenti siano stati adottati dal gruppo Ferrovie dello Stato per eliminare i «difetti di progettazione» dei treni ETR segnalati dall'amministratore delegato ingegner Mauro Moretti e in generale quali soluzioni tecniche e organizzative il gruppo abbia individuato per scongiurare il ripetersi di analoghi episodi e per garantire adeguati standard di controllo e sicurezza del servizio ferroviario su tutta la rete nazionale;
se non si ritenga che rientri a pieno titolo tra le attribuzioni e le prerogative proprie del rappresentante dei lavoratori alla sicurezza il diritto-dovere di segnalare anticipatamente ogni possibile elemento di rischio futuro che possa pregiudicare la sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatori;
in tal senso, se non si valutino le dichiarazioni del signor De Angelis quali una legittima e dovuta segnalazione di

rischi attuali e potenziali che, prendendo spunto da un incidente che avrebbe potuto avere conseguenze anche molto gravi, deve ritenersi esclusivamente orientata a porre con forza all'attenzione dell'azienda la questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sui treni ETR.
(5-00860)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO e DE CORATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 dicembre 2008, alle ore 18.30, un gruppo di ragazzi incappucciati, presumibilmente del centro sociale «La Pergola» di Milano, hanno steso sull'asfalto del centro cittadino, in via De Castillia, uno striscione con la scritta: «Alexis vive, sbirri maledetti». Poco dopo al centro della rotatoria di Largo De Benedetti, in prossimità della suddetta via, gli stessi incappucciati hanno incendiato alcuni copertoni d'auto, sbarrando la strada e bloccando il traffico cittadino;
il 3 gennaio 2009 aderenti dei centri sociali di Milano, infiltrati in un corteo di islamici pro Hamas, hanno sequestrato per ore il centro cittadino; hanno sfondato i cordoni delle forze dell'ordine insieme ai musulmani, concludendo il corteo senza autorizzazione in piazza Duomo; hanno incitato all'odio contro lo Stato di Israele e hanno pilotato la preghiera verso la Mecca avvenuta in piazza Duomo;
il 12 gennaio 2009 alcuni aderenti ai centri sociali, tra cui «La Panetteria okkupata», «Il Cantiere» e «La Pergola», si sono scontrati con le forze dell'ordine per impedire una manifestazione pro Israele al Teatro Strehler di Milano -:
quali iniziative intenda assumere con riferimento ai numerosi centri sociali presenti a Milano, che alimentano violenza, provocano disordini ed occupano abusivamente aree pubbliche o private, anche da svariati decenni, e in quali modi il Ministro interrogato intenda procedere contro questa situazione inaccettabile per ristabilire la legalità, visto che, ad avviso degli interroganti, i frequentatori di alcuni centri sociali sono alla perenne ricerca di occasioni per sobillare le piazze, come è accaduto anche di recente.
(3-00321)

VIETTI, RAO, VOLONTÈ, MANNINO, TASSONE, CICCANTI, COMPAGNON e NARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 19 gennaio 2008 da Il Messaggero e La Stampa, si registra un notevole incremento dei reati violenti commessi da minorenni, organizzati in baby gang, che prendono a modello le organizzazioni criminali, pur non essendo in grado di dosare, in ragione della loro sostanziale immaturità, le conseguenze dei propri atti da cui scaturiscono tragici epiloghi;
non è un caso se il 94 per cento degli adulti chiede interventi urgenti contro il teppismo minorile, come risulta da un sondaggio promosso dalla Confesercenti: è il bullismo la nuova ansia delle famiglie italiane, che lo mette in cima alle manifestazioni più preoccupanti dell'aggressività dei giovani, prima ancora della droga e dell'alcool;
ogni anno, infatti, sono circa 40 mila le azioni fuorilegge compiute da ragazzini, di cui 10 mila riguardano lesioni personali, atti di vandalismo e danni;
l'aumento della violenza dei minori emerge da tutti i rapporti dell'ultimo anno: Eurispes, Censis, Istat fotografano la stessa realtà; anche secondo la Società italiana di pediatria, il 72 per cento degli adolescenti dichiara di aver assistito ad atti di bullismo;
in particolare, nonostante la legge preveda l'arresto dai tre ai diciotto mesi per chiunque venga trovato in possesso di una lama più lunga di quattro dita, senza un giustificato motivo, risulta impressionante il

numero di adolescenti che girano armati di coltello a scuola, nei bar e nelle discoteche;
è, infatti, facilissimo procurarsi queste armi in edicola, per strada, nei negozi di ferramenta, dove, qualora non raggiungano la lunghezza vietata, sono considerati dei semplici utensili;
il 14 luglio 2008, il Premier britannico Gordon Brown ha illustrato le nuove misure shock che intende adottare per sanare la piaga della criminalità giovanile in Inghilterra, dove nel 2008 circa 50 persone sono morte accoltellate a Londra per mano di minori: nelle aule saranno, infatti, mostrati dal prossimo anno filmati sulle ferite di armi da taglio;
anche in Italia occorre una presa di coscienza collettiva del pericoloso livello raggiunto dal fenomeno, divenuto oramai una vera e propria piaga sociale: il ripristino del rispetto dell'ordine e dell'autorità costituita da parte di tutti, in particolare dei giovani, deve essere al centro di una strategia governativa che sappia restituire loro prospettive ideali e pratiche positive -:
se non intenda, dopo aver effettuato un preciso monitoraggio sull'uso delle armi da taglio tra i giovani, promuovere, a titolo di prevenzione, una campagna di informazione sulla pericolosità delle stesse, intensificare i controlli dentro e fuori gli istituti scolastici, nonché adottare, di concerto con il Ministro della giustizia, in linea con gli altri Paesi europei, opportune ed urgenti iniziative al fine di sanzionare con pene adeguate alla pericolosità il porto abusivo delle suddette armi.
(3-00322)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è di questi giorni la sospensione per morosità da parte delle Ferrovie dello Stato della convenzione sanitaria con i Vigili del Fuoco;
sta avvenendo che circa 100 vigili al giorno sono impossibilitati a rinnovare le patenti di II, III e IV grado per la guida dei mezzi di soccorso in sirena e, pertanto, se non ci sarà un'urgente inversione di tendenza, non potranno più condurre i loro mezzi di soccorso;
la denuncia di questo ennesimo allarme è stata fatta dalla Federazione Nazionale Confsal Vigili del Fuoco;
se si portasse tale sospensione alle estreme conseguenze i Comandanti delle 100 Sedi centrali e dei 334 Distaccamenti permanenti dislocati sul territorio nazionale non avranno più autisti per far guidare i mezzi abilitati in sirena poiché non hanno il certificato di idoneità e conseguentemente, a breve, chiuderebbero sedi portuali, aeroportuali e Comandi provinciali;
va anche evidenziato che coloro che non rinnovano il libretto sanitario potrebbero trovarsi nella condizione di espletare l'attività pompieristica senza requisiti psico-fisico-attitudinali ed in caso di incidenti ci sarebbero gravissime responsabilità per l'Amministrazione e serie ripercussioni sulla sicurezza della cittadinanza;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal-Vigili del Fuoco le Ferrovie dello Stato potevano evitare di sospendere la convenzione per un meschino interesse economico ad un'amministrazione dello Stato che svolge un servizio essenziale e di pubblica utilità;
anche per questa ragione, la federazione nazionale Confsal vigili del fuoco, sindacato maggiormente rappresentativo sul piano nazionale, ha indetto uno sciopero per il 25 febbraio prossimo e contestualmente una manifestazione nazionale a Roma di tutti i vigili del fuoco d'Italia -:
quali iniziative intende adottare il ministro interrogato per rinnovare la Convenzione con le Ferrovie dello Stato e risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-02057)

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
una indagine dei Carabinieri del Ros e della Guardia di finanza, coordinata dalla Procura di Trieste, tesa a contrastare il finanziamento del terrorismo internazionale di matrice islamica, ha portato ad operazioni in varie regioni d'Italia ed in particolare in Emilia-Romagna, dove sono state eseguite numerose perquisizioni ed arresti soprattutto nelle province di Modena e Bologna, come risulta da notizie stampa del novembre 2008;
le indagini, inizialmente concentrate sul monitoraggio delle organizzazioni islamiche a vocazione eversiva operanti sul territorio, hanno messo in luce che numerosi centri culturali di aggregazione erano apparentati al movimento marocchino «Al Adl Wal Ishan - Giustizia e Carità», dichiarato fuori legge in Marocco;
tale movimento, così come altri già identificati in precedenza da altre indagini, a fronte di iniziative caritatevoli avrebbe in realtà intenzione di costituire un «Califfato Islamico» al posto dell'attuale monarchia parlamentare in Marocco;
dalle indagini sembra emergere che tale movimento, con seguaci anche in Emilia-Romagna, sia integralista e fondamentalista, invochi la Sharia come fondamento costituzionale e si consideri unico partito politico islamico;
anche in precedenza in Emilia Romagna, in particolare in provincia di Modena, si sono svolte indagini riguardanti la presenza di strutture e soggetti, Moschee e agenzie money transfer, che erano dediti al finanziamento di organizzazioni presumibilmente connesse al terrorismo islamico;
quanto sopra conferma che la diffusione sempre più capillare di tali organizzazioni e movimenti è fenomeno molto preoccupante e che bisogna continuamente monitorare il territorio nazionale con l'ausilio di tutte le forze dell'ordine, al fine di garantire ed assicurare ai cittadini maggiore sicurezza e legalità -:
se il Ministro sia a conoscenza di tali indagini portate avanti dai Ros dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza e, - fermo restando il segreto istruttorio - se disponga di ulteriori elementi informativi;
se non ritenga che l'aumento delle associazioni e dei movimenti che operano per finanziare il terrorismo islamico rappresenti una minaccia reale per il nostro Paese da contrastare con tutti i mezzi a disposizione;
come possa spiegare il fatto che ancora una volta siano province dell'Emilia-Romagna al centro di indagini relative alla presenza di organizzazioni islamiche fondamentaliste, che forniscono appoggio logistico e finanziario al terrorismo islamico integralista;
se disponga di elementi informativi che spieghino per quali motivi la provincia di Modena è coinvolta in tante indagini legate ad associazioni o gruppi islamici eversivi;
se sia a conoscenza di quanti siano i movimenti e le associazioni islamiche presenti sul territorio della regione Emilia-Romagna;
se non ritenga necessario attuare maggiori e più incisive forme di controllo nei confronti dei numerosi movimenti islamici che, a volte anche con finti scopi caritatevoli, vengono costituiti e si diffondono sul territorio nazionale.
(4-02063)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
le polemiche legate all'istruzione che da mesi animano in diverso modo il dibattito relativo alla questione «scuola», e

che investono direttamente il Ministro, sono oggi più forti che mai; tra le tante s'intende sottolinearne almeno due;
da un versante, è in atto una vera mobilitazione, soprattutto attraverso il web, di insegnanti di lingue degli Stati membri, in favore del multilinguismo, ritenuto da più parti una risorsa per l'Europa, oltre che un impegno comune ribadito in sede di Commissione europea;
presso il Parlamento europeo è stata inoltrata, da parte di insegnanti italiani, una petizione che chiede formalmente la modifica dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 226 del 2005 (Insegnamento dell'inglese, della seconda lingua comunitaria e della tecnologia), in nome del principio di pari dignità delle lingue comunitarie garantito dalla Commissione europea;
l'articolo 25 del decreto legislativo n. 226 del 2005 (Insegnamento dell'inglese, della seconda lingua comunitaria e della tecnologia) al comma 2 recita testualmente: «Al fine di offrire agli studenti l'opportunità di conseguire un livello di apprendimento della lingua inglese analogo a quello della lingua italiana è data facoltà, nella scuola secondaria di primo grado, alle famiglie che ne facciano richiesta, di utilizzare, per l'apprendimento della predetta lingua, anche il monte ore dedicato alla seconda lingua comunitaria. Tale scelta è effettuata al primo anno della scuola secondaria di primo grado e si intende confermata per l'intero corso della scuola secondaria di primo grado ed anche per i percorsi del secondo ciclo di istruzione e formazione...»;
l'insegnamento di un'unica lingua straniera allontanerebbe l'Italia dagli obiettivi stabiliti nel trattato di Lisbona; in quanto la conoscenza di più lingue rappresenta ormai condizione indispensabile per permettere ai cittadini dell'Unione europea, di beneficiare delle opportunità professionali e personali offerte dal grande mercato interno senza frontiere;
da un altro versante si sono sollevate forti polemiche relative ad alcune recenti dichiarazioni, in cui il Ministro si è detta favorevole all'installazione di telecamere nelle aule contro gli atti di bullismo;
la reazione del Garante della Privacy alle suddette dichiarazioni è rilevante: secondo il professor Francesco Pizzetti, installare telecamere negli istituti scolastici «significherebbe dichiarare la sconfitta della scuola come istituzione; il problema non riguarda solo la privacy, ma il ruolo della scuola in generale: la decisione di utilizzare un sistema di sorveglianza significherebbe dichiarare il fallimento dei docenti e dell'istruzione in generale, cambierebbe il ruolo della scuola»;
pare quindi difficile immaginare, come «deterrente» contro gli atti vandalici spesso protagonisti nella vita delle scuole italiane, l'installazione di telecamere che non solo priverebbero di valore la funzione della scuola, non solo violerebbero «il diritto dello studente alla riservatezza» (articolo 2, comma 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998) ma risulterebbero essere uno strumento assai dispendioso e nocivo per le già dissestate casse riservate al settore della pubblica istruzione -:
quali iniziative, nelle sedi opportune, intenda intraprendere al fine di superare l'evidente discrasia che si è venuta a creare tra le norme relative all'insegnamento dell'inglese e della seconda lingua e la posizione ufficiale espressa in sede comunitaria chiaramente proiettata verso una prospettiva multiculturale e plurilingue;
quali provvedimenti intenda adottare per controllare e fronteggiare il fenomeno del bullismo nell'ambito di un'azione di valorizzazione del fondamentale ruolo educativo della scuola, anche al fine di promuovere una cultura finalizzata ad accrescere il senso di responsabilità sia dei docenti che degli studenti.
(2-00277)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Mura, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pisicchio, Porcino, Piffari, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
al liceo scientifico Tito Livio di Milano, il preside professor Carlo Marzo, ha stabilito che in ogni classe fosse esposto il crocifisso;
questo provvedimento è stato eseguito;
a questo atto sono seguite le proteste di studenti e docenti con la rimozione, dopo «democratica votazione» del crocifisso; oppure con la collocazione accanto all'effigie cristiana di altri simboli religiosi;
il responsabile scolastico regionale, professoressa Annamaria Dominici, ha giudicato sbagliata la decisione del preside, confronta Corriere della Sera 14 gennaio 2009, ritenendo la scuola essenzialmente come il luogo della «dialogo e confronto» per cui il preside doveva prima «concertare» questa sua iniziativa -:
che cosa prescriva la legge a riguardo del crocifisso nelle scuole;
se esistano disposizioni ministeriali o se il Ministro intenda prenderne a proposito di questo segno religioso nelle scuole e nelle università;
se ritenga corretto il comportamento del preside oppure giudichi invece sconveniente la delegittimazione di fatto messa in atto nei suoi riguardi dall'autorità scolastica regionale;
se non intenda adottare provvedimenti disciplinari riguardo a questo episodio.
(2-00278)
«Renato Farina, Centemero, Garagnani, Traversa, Toccafondi, Consiglio, Pittelli, Grimoldi, Rivolta, Polledri, Goisis, Cimadoro, Maccanti, Zorzato, Romele, Antonione, Mussolini, Palmieri, Di Virgilio, Pirovano, Pisicchio, Di Centa, Marinello, Briguglio, Zacchera, Bernini Bovicelli, Soglia, Brigandì, Vincenzo Antonio Fontana, Ravetto, Biancofiore, Comaroli, Vignali, Versace, Marsilio, Vanalli, De Girolamo, Abelli, Gioacchino Alfano, Galati, La Loggia, Lupi, Lunardi, Paniz, Rosso».

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Liceo scientifico statale «A.M.E Agnoletti» di Sesto Fiorentino, dall'inizio dell'anno scolastico 2008/09, avendo istituito un corso aggiuntivo di liceo classico è stato denominato «istituto di istruzione superiore» e di conseguenza ha modificato il proprio codice meccanografico, tramite il quale ogni istituto riceve dal Miur l'erogazione dei contributi spettanti;
il suddetto istituto dal momento del cambiamento non ha più ricevuto le erogazioni finanziarie relative alla dotazione ordinaria del 2008;
di fatto l'Istituto di istruzione superiore «A.M.E. Agnoletti» ha ricevuto solo la prima, la seconda e la terza tranche, come risulta dalle comunicazioni ministeriali e l'ultimo accredito risale al 26 giugno 2008, contrariamente a quanto verificatosi nelle altre istituzioni scolastiche, che hanno continuato a ricevere accrediti, per diverse decine di migliaia di euro, nel periodo compreso tra luglio e dicembre;
tale problema, per quanto è dato di conoscere, non investe solo l'Istituto «Agnoletti», ma tutte le istituzioni scolastiche alle quali è stato attribuito, in sede di organico di diritto dell'anno scolastico

2008/09 un codice meccanografico nuovo o comunque diverso da quello dell'anno scolastico 2007/08;
la mancanza di erogazioni impedisce non solo di colmare il divario tra le previsioni di entrata e le spese reali, ma addirittura di coprire le spese già previste in sede di programmazione;
il perdurare di tale situazione ostacola il corretto funzionamento dell'andamento economico-finanziario con la grave conseguenza a breve termine di non consentire, all'Istituzione scolastica di cui trattasi, di possedere più una disponibilità di cassa che possa far fronte anche alle spese obbligatorie (es. per supplenze brevi e saltuarie), con conseguente reale rischio di avvio di numerosi contenziosi -:
se il Ministro interrogato non consideri opportuno intervenire con la massima urgenza affinchè il codice meccanografico che censisce il nuovo Istituto di Istruzione superiore «Agnoletti» di Sesto Fiorentino venga al più presto reso attivo e di conseguenza possa essere dato corso all'erogazione dei finanziamenti tanto di quelli arretrati, quanto via via di quelli che con regolarità andranno ad essere versati nel futuro;
se il Ministro non consideri, inoltre, ulteriormente necessario verificare se altre istituzioni scolastiche non si trovino nell'analoga, deprecabile, situazione.
(5-00862)

TESTO AGGIORNATO AL 4 OTTOBRE 2010

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il mobbing è, nell'accezione più comune, un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione, eccetera) perpetrati da parte di superiori e/o colleghi nei confronti di un lavoratore, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale, nonché della salute psicofisica dello stesso e nell'insieme producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute, la sua esistenza;
questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all'azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, eccetera) o illegali;
per potersi parlare di mobbing, l'attività persecutoria deve durare più di 6 mesi e deve essere funzionale alla espulsione del lavoratore, causandogli una serie di ripercussioni psico-fisiche che spesso sfociano in specifiche malattie (disturbo da disadattamento lavorativo, disturbo post traumatico da stress) ad andamento cronico;
dalle ultime indagini effettuate in 31 Stati europei (l'Europa dei 25 più Bulgaria e Romania, Croazia, Turchia, Svizzera e Norvegia) emerge che la media dei lavoratori vittime di mobbing è del 5 per cento, con picchi nei Paesi del nord Europa (17 per cento in Finlandia, 12 per cento nei Paesi Bassi, 9 per cento in Francia e Regno Unito);
l'Italia si colloca intorno al 2 per cento, ma questa differenza con gli altri Paesi è dovuta, secondo gli studi, al fatto che soltanto pochi casi vengono dichiarati e ad una minore sensibilità al tema e alle differenze nei sistemi giuridici;
l'interrogante è venuto a conoscenza del caso riguardante la signora Antonella Riva, che in data 4 dicembre 2008 ha ricevuto dal Tribunale di Bergamo, dopo tre anni di dibattimento, la sentenza n. 789 del 2006 che condanna INPDAP nella persona del Direttore di Sede Giuseppe Grasso al pagamento e risarcimento danni con interessi legali e rivalutazione monetaria per dequalificazione professionale e mobbing;
risulta all'interrogante che la signora Riva avesse più volte denunciato la situazione, anche tramite le rappresentanze sindacali, e che l'amministrazione fosse perfettamente al corrente di quanto avveniva nei confronti della medesima signora Riva e, ciononostante, abbia consentito che tale comportamento con caratteristiche mobbizzanti continuasse a protrarsi nel tempo, senza intervenire;
si tratta della terza sentenza di condanna nei confronti della direzione della sede provinciale Inpdap di Bergamo. Infatti già altre 2 pronunce hanno avuto esito positivo per il personale;

risulta altresì all'interrogante che analoghe situazioni conflittuali e di incompatibilità avessero riguardato lo stesso dirigente in sedi precedenti;
non sono solo le famiglie dei dipendenti oggetto di mobbing e persecuzioni gratuite che devono provvedere con grossi sacrifici economici al pagamento degli onorari per i propri avvocati, ma anche l'Amministrazione coinvolta è costretta a pagare consulenti giuridici esterni, professionisti e periti con ulteriore aggravio di spesa a carico dell'erario -:
quali provvedimenti intenda assumere al fine di tutelare i lavoratori implicati nei casi di mobbing, denunciati e quindi resi noti alle Amministrazioni di appartenenza;
se, a fronte di sentenze di condanna dei dirigenti pubblici, non sia opportuno adottare provvedimenti disciplinari in modo da allontanare, e non semplicemente trasferire in altre sedi, tali personaggi che, in tempi di contenimento della spesa pubblica e di crisi occupazionale, percepiscono, tra l'altro, un cospicuo stipendio annuo, restituendo in cambio, secondo l'interrogante, un danno economico e di immagine all'Amministrazione.
(4-02062)

BERTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è del dicembre 2008 la direttiva del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che ha dichiarato illegale la sospensione della nutrizione e della idratazione dei pazienti disabili ricoverati nelle strutture sanitarie italiane;
nei giorni scorsi, circa 250 persone hanno presentato un petizione-appello al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, con la quale chiedono che venga offerta la disponibilità delle strutture sanitarie della Regione per adempiere alla decisione della famiglia di Eluana Englaro di sospendere l'alimentazione e l'idratazione alla figlia, inducendone in questo modo la morte;
in risposta a questa petizione, il Presidente Errani ha dichiarato che né le autorità regionali, né quelle nazionali hanno un potere di intervento su quella che è da considerarsi una libera scelta del cittadino, soprattutto di fronte ad una sentenza della Corte di cassazione;
con tale risposta ha sì evitato di assumere formalmente una posizione di merito, ma pare aver dato di fatto il via libera ad un eventuale trasferimento di Eluana Englaro in una struttura sanitaria dell'Emilia-Romagna, per fare eseguire quella che l'interrogante giudica la sentenza di morte emessa dalla Magistratura italiana;
con tale comportamento il Presidente della Regione Emilia-Romagna sembra giudicare del tutto ininfluente la direttiva ministeriale del dicembre scorso;
a fronte della risposta del Presidente Errani, il Ministero ha correttamente ribadito che il «Servizio sanitario nazionale deve operare secondo principi e criteri omogenei in tutto il territorio nazionale ed

è quindi nel potere del Governo effettuare atti di ricognizione fondati sui principi generali dell'ordinamento e su leggi dello Stato» e che «la richiesta dell'impiego di strutture del Servizio sanitario nazionale ai fini di privazione di forme di erogazione dell'idratazione e dell'alimentazione di persone disabili mette in ogni caso coloro che hanno la responsabilità di funzioni istituzionali nella condizione di dover prendere posizione» -:
alla stregua dell'atto di indirizzo ministeriale, a quali conseguenze giuridiche ed amministrative esporrebbe la Regione ed i suoi rappresentanti istituzionali l'eventuale accettazione, da parte del Presidente Errani, dell'appello sopra ricordato e la conseguente esecuzione della sentenza a carico di Eluana Englaro in una struttura sanitaria dell'Emilia-Romagna;
in caso di inosservanza della direttiva ministeriale, quali ulteriori iniziative il Ministro intenda assumere, per evitare che Eluana Englaro possa trovare la morte, per fame e per sete, in una struttura sanitaria dell'Emilia-Romagna, o di altre regioni.
(4-02064)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

ALLASIA, REGUZZONI, FAVA, POLLEDRI, BONINO, FEDRIGA, CAPARINI e MUNERATO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesta oltre i 100 miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale;
il fenomeno della contraffazione indebolisce la posizione di mercato dei legittimi produttori, mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, inganna i consumatori e abbassa gli standard di qualità con un rischio notevole per la sicurezza in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
il fenomeno ha raggiunto le dimensioni allarmanti in quanto l'industria della contraffazione vale, in termini di produzione sommersa, il 25 per cento del Pil e sottrae quattro milioni di lavoratori al mercato regolare (Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2005). Nella classifica delle vendite di merci contraffatte spiccano gli articoli di abbigliamento (72 per cento), gli accessori (14 per cento), i dvd, i cd e le videocassette (4 per cento). L'area di Napoli, l'hinteriand milanese e la provincia di Prato sono i principali centri di produzione del falso italiano;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici, i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi: ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e sottrae alle imprese manifatturiere 6 miliardi di euro in evasione Iva. Sono stimati in 250 mila i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 120 mila circa nella sola Unione europea;

emblematico è la crisi che attraversa l'industria tessile italiana dovuta, in massima parte, alla concorrenza sleale dei paesi asiatici. Oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal sud-est asiatico: Cina, Corea, Thailandia e Taiwan. Il 30 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo dove il nostro paese detiene il triste primato seguito da Spagna, Turchia e Marocco;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o nel peggiore dei casi non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale poiché per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da società estere;
la contraffazione consiste nell'apposizione da parte delle imprese truffatrici di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano, che si tratta di un fenomeno in espansione, che, invece, è più incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese, tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti;
la Confartigianato sulla base di un sondaggio condotto su un campione di 1.500 realtà made in Italy ha stilato una classifica dei motivi della crisi che sta minacciando le piccole e medie aziende: dalla concorrenza dei prodotti a basso prezzo (indicato dal 51,5 per cento degli imprenditori), alla delocalizzazione in paesi a basso costo di manodopera (14,5 per cento), alla copiatura di brevetti e marchi, al mancato rispetto delle direttive internazionali (7 per cento). La risposta delle piccole e medie imprese è che il 34,4 per cento non ritiene di dover attuare alcun cambiamento nelle proprie politiche imprenditoriali, il 31,7 per cento intende puntare sulla diversificazione del prodotto, il 14,9 per cento sulla ricerca di nuovi mercati e il 7,9 per cento pensa di ridurre la produzione;
il Ministero del commercio cinese ha dichiarato che la Cina avrà nel 2007 il 31,4 per cento del mercato tessile europeo, quota che riguarderà le dieci categorie di prodotti contemplate nei recenti accordi con l'Unione europea. Nel 2004, la quota cinese sugli stessi prodotti era del 12,4 per cento. Secondo le ultime statistiche, le esportazioni del tessile cinese verso l'Ue sono aumentate nel primo semestre 2005 del 130 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per una cifra complessiva di 8,65 miliardi di dollari (Ansa, 22 agosto 2005);
il Governo con la finanziaria per il 2004 è intervenuto a difesa dei prodotti italiani ed europei, preoccupato del confronto di questi con la concorrenza sleale dei Paesi orientali ipotizzando l'introduzione di dazi a difesa dei prodotti made in Italy -:
se il Ministro intenda adottare idonee iniziative, anche di natura normativa, al fine di fronteggiare la concorrenza sleale extra UE subita dai prodotti italiani in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti.
(5-00863)

TESTO AGGIORNATO AL 21 GENNAIO 2009

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

IANNACCONE, LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Fiat vive una pesantissima crisi e l'azienda ha previsto in tutti i suoi stabilimenti un uso massiccio ed esteso della cassa integrazione e l'allontanamento dei lavoratori con contratto a termine;
è improrogabile un sostegno forte e concreto da parte del Governo al settore auto, come già deciso in alcuni Paesi a livello internazionale, ma questo non può avvenire in assenza di garanzia sui livelli occupazionali e di mantenimento delle produzioni in Italia;
nel comune di Pratola Serra è ubicato uno degli stabilimenti Fiat in Campania e da notizie apparse sulla stampa sembrerebbe che la Fiat sia in procinto di spostare la produzione di motori dal citato stabilimento ad un suo stabilimento in Austria;
la decisione della Fiat, se confermata, è grave in quanto avviene contestualmente alla richiesta di aiuti e al massiccio ricorso alla cassa integrazione e ai licenziamenti e può provocare un ulteriore aggravamento della crisi in una provincia ed una regione che già subiscono i pesantissimi effetti della crisi economica e produttiva -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di verificare la situazione produttiva degli stabilimenti Fiat ubicati nelle zone del Sud d'Italia e se non intenda subordinare la concessione di aiuti alla garanzia da parte dell'azienda del mantenimento dei posti di lavoro.
(3-00323)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:

ALLASIA, REGUZZONI, FAVA, POLLEDRI, BONINO, FEDRIGA, CAPARINI e MUNERATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della contraffazione si presenta come un insieme complesso di violazioni a leggi, norme e regolamenti, vincoli contrattuali che regolano i diritti di proprietà intellettuale e di sfruttamento commerciale dei prodotti di ogni genere;
contraffazione ed importazioni parallele costituiscono un giro d'affari enorme ed in continuo sviluppo che alimenta, spesso senza saperlo, un'industria criminale che sfrutta questo mercato per reinvestire nel traffico di droga e nello sfruttamento della prostituzione;
è stato stimato che il giro d'affari di questo fenomeno si attesta oltre i 100 miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo pari al 5-6 per cento dell'intero commercio mondiale;
il fenomeno della contraffazione indebolisce la posizione di mercato dei legittimi produttori, mette a rischio il settore della distribuzione autorizzata, inganna i consumatori e abbassa gli standard di qualità con un rischio notevole per la sicurezza in quanto vengono immessi sul mercato articoli potenzialmente pericolosi;
il preoccupante fenomeno colpisce indistintamente le aziende titolari di grandi marchi come le piccole aziende, che trovano nel prodotto contraffatto un temibile concorrente, per non parlare del fatto che dietro al commercio di questi prodotti si nascondono reati gravi, come lo sfruttamento minorile, le vendite senza licenza, l'evasione fiscale;
il fenomeno ha raggiunto le dimensioni allarmanti in quanto l'industria della contraffazione vale, in termini di produzione sommersa, il 25 per cento del Pil e sottrae quattro milioni di lavoratori al mercato regolare (Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2005). Nella classifica delle vendite di merci contraffatte spiccano gli articoli di abbigliamento (72 per cento), gli accessori (14 per cento), i dvd, i cd e le videocassette (4 per cento). L'area di Napoli, l'hinteriand milanese e la provincia di Prato sono i principali centri di produzione del falso italiano;
i danni prodotti dalla contraffazione sono molteplici, i nocumenti all'erario e alle aziende sono enormi: ogni anno 12 mila posti di lavoro scompaiono solo in Italia e sottrae alle imprese manifatturiere 6 miliardi di euro in evasione Iva. Sono stimati in 250 mila i posti di lavoro persi negli ultimi 10 anni a livello mondiale, a causa della contraffazione, di cui 120 mila circa nella sola Unione europea;
emblematico è la crisi che attraversa l'industria tessile italiana dovuta, in massima parte, alla concorrenza sleale dei paesi asiatici. Oltre il 70 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal sud-est asiatico: Cina, Corea, Thailandia e Taiwan. Il 30 per cento circa della produzione mondiale di contraffazioni proviene dal bacino mediterraneo dove il nostro paese detiene il triste primato seguito da Spagna, Turchia e Marocco;
spesso accade che le aziende italiane intraprendano azione di risarcimento del danno per la contraffazione subita, ma la stessa non ha esito alcuno o nel peggiore dei casi non è nemmeno possibile intraprendere un'azione legale poiché per l'ordinamento cinese la società che per prima deposita il marchio ne è titolare;
un altro paradosso è rappresentato dal fatto che spesso le imprese italiane che vorrebbero registrare il proprio marchio si trovano nell'impossibilità di farlo perché questo è già stato registrato in maniera abusiva ed illegale da società estere;
la contraffazione consiste nell'apposizione da parte delle imprese truffatrici di false indicazioni di provenienza, nell'imitazione del prodotto o del suo imballo;
l'industria della contraffazione in Cina ha un giro d'affari di oltre 16 miliardi di dollari l'anno, che costa alle aziende occidentali decine e decine di miliardi di dollari di mancate vendite;
molte aziende si preoccupano, altresì, del calo di immagine dovuto all'immissione sul mercato di imitazioni di pessima qualità dei loro prodotti;
diverse fonti confermano, che si tratta di un fenomeno in espansione, che, invece, è più incentrato sulla realizzazione e sulla vendita di beni di largo consumo;
l'enormità e la capillarità delle attività di contraffazione in Cina rendono vani anche gli sforzi più cospicui delle singole imprese, tutto ciò a causa dell'insufficiente legislazione cinese in tema di marchi e brevetti;
la Confartigianato sulla base di un sondaggio condotto su un campione di 1.500 realtà made in Italy ha stilato una classifica dei motivi della crisi che sta minacciando le piccole e medie aziende: dalla concorrenza dei prodotti a basso prezzo (indicato dal 51,5 per cento degli imprenditori), alla delocalizzazione in paesi a basso costo di manodopera (14,5 per cento), alla copiatura di brevetti e marchi, al mancato rispetto delle direttive internazionali (7 per cento). La risposta delle piccole e medie imprese è che il 34,4 per cento non ritiene di dover attuare alcun cambiamento nelle proprie politiche imprenditoriali, il 31,7 per cento intende puntare sulla diversificazione del prodotto, il 14,9 per cento sulla ricerca di nuovi mercati e il 7,9 per cento pensa di ridurre la produzione;
il Ministero del commercio cinese ha dichiarato che la Cina avrà nel 2007 il 31,4 per cento del mercato tessile europeo, quota che riguarderà le dieci categorie di prodotti contemplate nei recenti accordi con l'Unione europea. Nel 2004, la quota cinese sugli stessi prodotti era del 12,4 per cento. Secondo le ultime statistiche, le esportazioni del tessile cinese verso l'Ue sono aumentate nel primo semestre 2005 del 130 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per una cifra complessiva di 8,65 miliardi di dollari (Ansa, 22 agosto 2005);
il Governo con la finanziaria per il 2004 è intervenuto a difesa dei prodotti italiani ed europei, preoccupato del confronto di questi con la concorrenza sleale dei Paesi orientali ipotizzando l'introduzione di dazi a difesa dei prodotti made in Italy -:
se il Ministro intenda adottare idonee iniziative, anche di natura normativa, al fine di fronteggiare la concorrenza sleale extra UE subita dai prodotti italiani in spregio a qualsiasi normativa sui brevetti.
(5-00863)

X Commissione:

LULLI, PELUFFO e NANNICINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Eutelia è una società operante dal 1998 nei settori Telecomunicazioni e Informatica con circa 2.400 dipendenti in tutta Italia ed è quotata in Borsa;
il controllo di Eutelia è della famiglia Landi di Arezzo, anche attraverso le società Finanziaria Italiana e F. Finanziaria;
lo sviluppo della società è avvenuto con le acquisizioni di alcune aziende del settore TLC tra le quali EdisonTel, Noicom, NTS-Freedomland, C3 Europe, Alpha Telecom;
tra giugno e dicembre 2006 Eutelia ha acquisito anche le società italiane dei Gruppi Multinazionali di Informatica Getronics (ex Olivetti) e Bull con circa 2.200 dipendenti, caratteristica delle società acquisite era la difficile situazione finanziaria e occupazionale, che si è ripetuta con l'acquisto nel 2007 delle attività di Enterprise Digital Architects (EDA), poi revocato dal curatore fallimentare di EDA;
nel maggio 2008 Eutelia ha annunciato un pesantissimo processo di ristrutturazione con riduzione di costi generalizzati, chiusure di sedi, trasferimenti e l'apertura di una procedura di Cassa integrazione straordinaria per crisi per 772 unità;
il 23 giugno 2008 Eutelia Spa ha firmato con il Ministero del Lavoro e con le Organizzazioni Sindacali l'applicazione del contratto di solidarietà su 2202 lavoratori della Società per la durata di 12 mesi a partire dal 1o luglio 2008;
l'accordo definito prevedeva la possibilità per Eutelia di ridurre fino al 37,5 per cento le ore lavorative per 1889 risorse e fino al 4,65 per cento per ulteriori 313 risorse, le riduzioni di orario dovevano essere applicate su base mensile in maniera flessibile e in funzione dell'andamento dei business su cui opera la Società;

Eutelia con l'applicazione del Contratto, nei 12 mesi previsti, prevedeva risparmi sul costo del lavoro e sui costi operativi superiori a 40 milioni di euro;
ad agosto 2008 Eutelia, con un capitale sociale di circa 34 milioni di euro ha comunicato una perdita economica nel Primo Semestre pari a circa 89 milioni di euro, al 90 per cento di natura finanziaria e di imposte. La perdita è salita a circa 113 milioni di euro a fine settembre;
il 7 gennaio 2009 Eutelia ha comunicato la decisione di dismettere il settore IT Information Technology e di sviluppare un nuovo piano industriale per il settore TLC: Eutelia mette quindi a rischio tutti i 2.400 posti di lavoro e la sua stessa sopravvivenza;
il 12 gennaio si è svolto un incontro tra Organizzazioni Sindacali e il Ministero dello Sviluppo economico con la decisione di una pausa di 48 ore -:
quali iniziative intendano intraprendere affinché si rispetti il contratto di solidarietà di giugno 2008, salvaguardando in ogni modo il posto di lavoro a tutti i dipendenti di Eutelia in tutto il territorio Nazionale.
(5-00864)

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Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Mariani e Vannucci, n. 7-00052, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Braga, Bratti, Ghiglia, Tommaso Foti, Motta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini n. 5-00598, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Centemero.

L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-00642, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Antonino Russo.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-00741, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Cera n. 2-00255 del 17 dicembre 2008;
interrogazione a risposta orale De Corato n. 3-00314 del 15 gennaio 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Costa e altri n. 3-00313 del 15 gennaio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00859;
interpellanza Brigandì n. 2-00272 del 19 gennaio 2009 in interpellanza urgente n. 2-00274.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta orale Costa e altri n. 3-00313 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 115 del 15 gennaio 2009. Alla pagina n. 3738, seconda colonna, alla riga quarantatreesima, deve leggersi: «dos trabalhadores» e non «dos trabajadores», come stampato.