XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 27 gennaio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 MARZO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
le Forze armate della Repubblica sono lo strumento indispensabile per dare efficacia e credibilità alla politica estera italiana ed assolvono, nell'ambito ed a sostegno delle organizzazioni internazionali, funzioni fondamentali sia per la sicurezza e la difesa del Paese e delle alleanze di cui esso è parte, che per la salvaguardia dei diritti fondamentali degli uomini e dei popoli, nonché per lo sviluppo socio-economico dell'Italia e della comunità internazionale;
l'impegno qualitativo e quantitativo dello strumento militare nazionale negli attuali teatri operativi costituisce, oggi ed in prospettiva, nel quadro del processo di profonda trasformazione degli equilibri internazionali in corso, insostituibile presidio di sicurezza ed irrinunciabile condizione e premessa per una pacifica convivenza e per lo sviluppo di numerose ed importanti aree di crisi;
i tagli al bilancio della difesa, previsti per i prossimi anni, sono destinati ad incidere quasi esclusivamente sui settori del reclutamento e dell'addestramento e, pertanto, penalizzeranno sensibilmente soprattutto la componente operativa delle Forze armate, sia sul piano della disponibilità numerica e della preparazione del personale per l'impiego nei teatri di crisi e sullo stesso territorio nazionale, che su quello complementare del mantenimento in efficienza e della sicurezza dei materiali, degli equipaggiamenti e dei mezzi,

impegna il Governo:

ad adottare in tempi rapidi misure atte a salvaguardare la funzionalità e le capacità operative di intervento dello strumento militare garantendo le peculiari caratteristiche delle Forze armate, finalizzandole, oggi ed in previsione delle future esigenze, ai compiti che esse svolgono nelle aree di crisi presenti nel mondo, nonché per la sicurezza e lo sviluppo del nostro Paese;
a rivedere e ad ottimizzare, coinvolgendo pienamente il Parlamento, il quadro normativo per l'impiego e la gestione delle Forze armate e del comparto difesa nel suo complesso, garantendone la capacità di corrispondere alle esigenze di difesa nazionale ed agli impegni internazionali, operando le necessarie scelte nei settori tecnico-amministrativo, del personale, della logistica e della organizzazione delle Forze armate sul territorio nazionale;
a tenere presente l'esperienza ormai ultradecennale acquisita negli interventi fuori area caratterizzati dalla necessità di disporre di consolidate capacità di proiezione esterna e di mantenimento di consistenti forze di terra su teatri operativi impegnativi anche in situazioni di conflitto a bassa e media intensità e per periodi di tempo prolungati;
a rimodulare gli investimenti, secondo criteri e priorità strettamente fondati sia sui compiti effettivamente svolti oggi dallo strumento militare in questo periodo storico, sia su quelli, ad alta intensità, che un possibile deterioramento del quadro strategico potrà costringere ad affrontare, sulla base delle risorse realisticamente disponibili;
a destinare in via prioritaria le risorse disponibili e quelle eventualmente recuperate da altre aree ai settori del reclutamento e dell'addestramento, essenziali per il mantenimento delle capacità operative;
ad assicurare, nel tempo, stabilità e coerenza all'assegnazione delle risorse per il comparto difesa, quale presupposto di base per l'efficiente ed economica finalizzazione dei programmi di trasformazione e razionalizzazione delle Forze armate.
(1-00093) (Nuova formulazione). «Casini, Vietti, Bosi, Tassone, Compagnon, Rugghia, Garofani».

TESTO AGGIORNATO AL 10 FEBBRAIO 2009

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

CASSINELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo

economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio regionale della Puglia, in data 16 dicembre 2008, ha approvato, a maggioranza, la legge regionale n. 44 del 2008, pubblicata sul B.U.R.P. (Bollettino Ufficiale Regione Puglia) n. 200 del 23 dicembre 2008, recante «Norme a tutela dell'ambiente e del territorio: limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani» con la quale ha fissato valori limite di emissioni nell'atmosfera per la policlorodibenzodiossina ed i policlorodibenzofurani provenienti dai processi termici dell'industria del ferro e dell'acciaio riferendosi allo stabilimento ILVA di Taranto, come espressamente indicato nella relazione alla legge regionale medesima;
in particolare la detta legge regionale ha modificato il criterio fissato dal decreto legislativo n. 152 del 2006 per la determinazione dei limiti emissivi riferendosi a soli 17 cogeneri tossici espressi in TEQ (fattori di tossicità equivalente), anziché ai 210 cogeneri come previsto alla classe I, tabella A2, punto 1.2, parte II, allegato I alla parte V del decreto legislativo n. 152/06; la stessa legge regionale ha fissato in 2,5 ng TEQ/Nm3, a partire dal 1o aprile 2009, ed in 0,4 ng TEQ/Nm3, a partire dal 31 dicembre 2010, i limiti cogenti di emissione prospettando tali determinazioni come attuative di norme comunitarie e del protocollo di Aarhus ratificato dallo Stato italiano con legge 6 marzo 2006, n. 125;
in realtà né nel protocollo di Aarhus avente ad oggetto l'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza, né in altre fonti normative comunitarie, contrariamente a quanto affermato dalla Regione Puglia nella propria legge, sono contenuti valori limite di emissione comunitari in materia di policlorodibenzodiossina (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF) relativamente agli impianti esistenti di sinterizzazione dell'industria siderurgica;
infatti, il protocollo di Aarhus si pone l'obiettivo, anche per quanto riguarda i due inquinanti in questione, di «ridurre le emissioni totali annue rispetto al livello di emissioni rilevato in un anno di riferimento stabilito ... adottando misure efficaci ed adeguate alla situazione specifica di ciascuno Stato» meditante le migliori tecniche disponibili, prevedendo che dette tecniche debbano essere anche «economicamente realizzabili» e che le misure adottate «non devono costituire uno strumento di discriminazione arbitraria o ingiustificabile o una restrizione dissimulata della concorrenza o del commercio internazionale» (protocollo di Aarhus - premesse);
per quanto riguarda specificatamente gli impianti per la produzione del ferro e dell'acciaio la tabella 2 del Protocollo di Aarhus avente ad oggetto la «Riduzione delle emissioni di PCDD/PCDF nell'industria metallurgica» non fissa alcun limite di emissione, fermo restando l'impegno di favorire le riduzioni mediante l'adozione delle migliori tecniche, mentre le misurazioni effettuate presso impianti di sinterizzazione nell'industria siderurgica europee hanno evidenziato concentrazioni di PCDD/PCDF fino a 43 ng/TEm3 (punto 26 della tabella 2 del Protocollo di Aarhus);
in ogni caso l'allegato VI del protocollo di Aarhus fissa per le fonti fisse esistenti l'entrata in vigore delle disposizioni-obiettivo nel termine di otto anni dall'entrata in vigore dello stesso protocollo (per l'Italia, che lo ha ratificato con legge 6 marzo 2006, il 13 aprile 2014), salva la possibilità di prorogare detto temine sino al completamento del periodo di ammortamento degli impianti esistenti da parte dell'operatore economico interessato (allegato VI, lettera b);
il limite emissivo pari 0,01 mg/Nm3 (corrispondente a 10.000 ng/Nm3), fissato dall'allegato I del decreto legislativo n. 152/06, risulta essere stato determinato dal legislatore nazionale sulla base di idonei pareri dei competenti organi tecnici

nazionali e per tutti i 210 cogeneri, risultando uno tra i più rigorosi e tutelanti nell'ambito dell'Unione Europea;
l'iniziativa della Regione Puglia non è giustificata da alcuna situazione di effettivo allarme sanitario ed ambientale locale riconducibile alla responsabilità dell'unico operatore cui la legge è diretta - la società ILVA - anche in quanto le tre specifiche campagne di rilevamento condotte nel 2007/2008 dall'Arpa Puglia (1a campagna di monitoraggio: 11-16 giugno 2007, 2a campagna di monitoraggio: 26, 27 e 28 febbraio 2008 e 3a campagna di monitoraggio: 23, 24 e 26 giugno 2008) hanno evidenziato come lo stabilimento ILVA di Taranto rispetti i limiti emissivi di legge vigenti per la diossina ed i furani, come dimostra la stessa iniziativa legislativa regionale di elevare notevolmente detti limiti per mettere «fuori legge» lo stesso operatore economico;
le situazioni di inquinamento da diossina rilevate nei terreni (e non nell'aria) dell'area di Taranto appaiono riconducibili a contaminazioni pregresse di specifici siti limitrofi allo stabilimento siderurgico della società ILVA (come l'area del fallimento della società Matra che risulta fortemente inquinata proprio da diossina, la discarica abusiva di S. Teresa in cui sono stati inceneriti rifiuti a cielo aperto e l'impianto di incenerimento rifiuti del Comune di Taranto che, per anni, ha funzionato senza post-combustore producendo diossina) per i quali, da tempo, sono stati richiesti provvedimenti inibitori all'uso, anche agricolo, ed interventi di bonifica alla Regione Puglia solo parzialmente realizzati;
in ogni caso le disposizioni contenute nel protocollo di Aarhus e nei relativi allegati tecnici per le fonti fisse esistenti prevedono valori limite obiettivo (e non cogenti), condizionati alla disponibilità su base industriale delle migliori tecnologie ed alla loro praticabilità economica, nonché un regime transitorio che per lo Stato italiano viene a scadere nell'aprile 2014, ovvero nel maggior termine eventualmente previsto dal piano di ammortamenti dell'operatore economico;
la legge della Regione Puglia, per contro, si è posta in difformità rispetto al Protocollo di Aarhus, alla normativa comunitaria di settore ed alle stesse B.A.T. (Best Available Techniques) emanate con decreto ministeriale 31 gennaio 2005, statuendo un regime normativo più restrittivo in termini assoluti e temporali rispetto a quello previsto dalla normativa tecnica comunitaria (BREF), a quello previsto dalla maggior parte degli Stati dell'Unione ed anche a quello tecnicamente ed economicamente attualmente praticabile dagli operatori economici del settore;
infatti in Francia, Spagna, Svezia, Portogallo, Finlandia, Danimarca non sono previsti limiti cogenti per l'emissione di diossina e furani mentre in Germania e Gran Bretagna sono previsti valori obiettivi, condizionati alla disponibilità su base industriale delle migliori tecnologie di riduzione;
la legge della Regione Puglia n. 44/08, pertanto, introduce nei confronti della società ILVA, il più importante operatore siderurgico nazionale, misure discriminanti, ed arbitrarie, a cui non sono soggetti gli altri concorrenti europei, tali da determinare una dissimulata distorsione della concorrenza e del mercato in palese violazione del Trattato e della normativa comunitaria, senza che tali misure siano obiettivamente giustificate e motivate da comprovate ragioni riconducibili effettivamente allo stesso operatore -:
se il Governo abbia valutato gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato che la legge della Regione Puglia n. 44/08 introduce in danno del più importante operatore economico nazionale del settore ed a vantaggio dei concorrenti degli altri Stati dell'Unione Europea nell'attuale sfavorevole congiuntura economica e se ritenga che tale legge sia compatibile con le norme del Trattato, con la normativa comunitaria e con gli obblighi che ne derivano per lo Stato italiano, oltre che con la legge nazionale e dunque se il Governo

non intenda anche per tali motivazioni sollevare, ai sensi della legge n. 87/1953 ed entro il termine di scadenza del 21 febbraio 2009, questione di costituzionalità o in subordine, qualora sussistano i presupposti, conflitto di attribuzione avanti la Corte costituzionale, anche eccependo l'illegittimità della detta legge regionale rispetto alla normativa comunitaria;
se, considerando che le problematiche per l'emergenza ambientale in Puglia sono da tempo delegate in capo al Commissario Straordinario nella persona del Presidente della Regione Puglia, il Governo non ritenga di chiedere conto delle iniziative da questi assunte anche per contrastare sul territorio fenomeni di inquinamento abusivi e generalizzati che non possono essere posti a carico di operatori economici che, palesemente, non ne sono responsabili;
se il Governo, atteso il manifesto e non motivato pregiudizio nei confronti di un singolo operatore privato che traspare dalla legge regionale in questione, tanto da poter essere qualificata come «legge ad personam» e l'evidenziarsi di una situazione locale che non consente di valutare serenamente ed obiettivamente la situazione, non ritenga di affidare ad organi tecnici nazionali, meno condizionabili da pressioni locali, lo svolgimento di una campagna di analisi sulla effettiva situazione ambientale a Tarano.
(3-00339)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la forte perturbazione che a metà gennaio ha colpito pesantemente il sud-Italia ed in particolare la regione Calabria ha causato ingenti danni alle infrastrutture ed all'ambiente;
in molti comuni alcune famiglie sono state allontanate precauzionalmente dalle loro abitazioni danneggiate e/o allagate per il forte vento e la pioggia ed alcuni sindaci hanno disposto la chiusura delle scuole sia per l'impraticabilità delle stesse sia per problematiche concernenti la viabilità;
infatti, frane, smottamenti ed allagamenti dovuti all'esondazione di torrenti e fiumare, nonché l'invasione della sede stradale da parte di fango e detriti hanno determinato la necessità di procedere alla chiusura di numerose strade urbane ed extraurbane, causando grossi disagi per la viabilità generale e locale;
a causa delle forti mareggiate si sono verificati danni anche alla linea ferroviaria lungo la costiera ionica; danni che hanno fatto sì che Trenitalia sospendesse i collegamenti ed istituisse dei servizi sostitutivi di autotrasporto che, non potendo utilizzare la strada statale, già chiusa per danni, hanno incontrato grosse difficoltà nel seguire vie secondarie;
le ripercussioni negative su tutto il tessuto cittadino e sulle attività economiche degli agricoltori, negozianti, artigiani e piccoli e medi imprenditori si sono fatte sentire molto pesantemente;
anche il delicato assetto idrogeologico ed ambientale dell'intera regione è stato scosso profondamente, lasciando segni che potranno essere cancellati soltanto con l'adozione di interventi significativi nel medio e lungo termine -:
se intenda considerare la Calabria al pari delle altre regioni che hanno subito danni a causa del forte maltempo e quindi riconoscere su tutto il relativo territorio lo stato di calamità naturale;
se intenda far svolgere al Dipartimento della protezione civile un'articolata ricognizione sul territorio al fine di individuare in maniera completa e sistematica i danni subiti dall'ambiente, dalle strutture, dalle aziende e dalle attività agricole e artigianali in generale;
se non ritenga di dover adottare provvedimenti urgenti, stanziando le risorse economiche necessarie, al fine di riparare i danni subiti che richiedono un intervento immediato;

se intenda predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio/lungo termine, assicurando lo stanziamento dei fondi necessari, per rendere il sistema idrogeologico calabro idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità.
(4-02136)

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le perturbazioni che a metà del mese di gennaio hanno colpito pesantemente il sud-Italia ed in particolare la regione Calabria hanno causato ingenti danni alle infrastrutture civili, alle abitazioni private, nonché al sistema idrogeologico del territorio; territorio che, per la propria conformazione naturale e per i gravi danni subiti nel tempo, è fortemente a rischio di disastri naturali;
tale situazione, unitamente agli allarmi che da tempo sono stati lanciati dai geologi, avrebbero dovuto far sì che il Governo, anche attraverso il Dipartimento della protezione civile, desse avvio ai provvedimenti necessari per far sì che la situazione non si deteriorasse ulteriormente;
nella notte tra sabato 24 e domenica 25 gennaio 2009, con la ripresa del forte maltempo, caratterizzato da forti temporali ed intense precipitazioni, si è, però, verificata una nuova tragedia;
una grossa frana, sul tratto dell'autostrada «A3» Salerno-Reggio Calabria (all'altezza del chilometro 283) ha causato la perdita di due vite umane innocenti, il ferimento di altre persone e la chiusura del tratto autostradale interessato;
le domande che in queste circostanze vengono da porsi spontaneamente sono le seguenti: ma questa tragedia si poteva evitare? Sono stati messi preventivamente in atto tutti i provvedimenti necessari per far sì che la situazione di rischio fosse messa entro limiti di sicurezza? -:
se, in seguito al maltempo verificatosi nel mese di gennaio e dei conseguenti danni subiti dal sistema idrogeologico, fossero stati disposti interventi mirati all'osservazione ed al controllo sistematico e capillare del territorio calabrese e delle eventuali situazioni di rischio;
quali misure intenda adottare sia per il risanamento dei danni che richiedono un intervento immediato, sia per la predisposizione di un programma di prevenzione ambientale di medio-lungo termine, atto a rendere il sistema idrogeologico calabro idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità, che potrebbero causare ancora una volta la perdita di vite umane.
(4-02138)

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2009

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
era stato portato a conoscenza dei Ministri interrogati il caso di Gratian Gruia con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-01499 e successivamente modificato, n. 3-00283, che si richiamano;
successivamente ai fatti ivi riportati i genitori di Gratian Gruia (la madre Gruia Gratiela Maria e il padre Bogoevici Ionel Danile, entrambi decaduti dalla patria potestà ex procedimento numero 1839 del 2007 A.C. per maltrattamenti nei confronti di Gratian Gruia) hanno chiesto in Romania il riaffidamento del bambino;
il Tribunale di Caras Severin ha dato loro ragione, parrebbe anche per la pressione che la thmiglia Gruia risulta aver effettuato sul tribunale, nelle sentenze del 3 dicembre 2008 http://portal.just.ro/InstantaDosar.aspx?idInstitutie=115&d=MTE1MDAwMDAwMDAwMTAxNDE* e del 23 dicembre 2008

http://portal.just.ro/InstantaDosar.aspx?idInstitutie=115&d=MTE1MDAwMDAwMDAwMTA1Mdk*;
un ulteriore ricorso da parte dell'Autorità nazionale per la protezione dei minori verrà discusso in una udienza fissata per il 3 febbraio 2009 a Timisoara;
nel frattempo Gratian Gruia risulta essere stato ricoverato per almeno 2 settimane presso il reparto pediatrico dell'ospedale regionale di Recita dove è stato accudito dalla madre;
il ricovero sarebbe stato disposto su pressione della stessa madre che avrebbe asserito che il bambino è stato contagiato in Italia da virus HIV. In ospedale Gratian avrebbe già subito due volte le analisi del sangue il cui esito sarebbe stato negativo;
parrebbe inoltre che Gratian Gruia sia destinatario di una pensione per handicappati gravi elargita da amministrazioni della regione di Recita e decisa in un periodo in cui il bambino si trovava in Italia. Questa pensione sarebbe già incassata da famigliari dello stesso Gratian;
in un servizio della TV Stirile PRO TVV http://stirileprotv.ro/stiri/social/soarta-unui-baietel-de-4-ani-provoaca-scandal-intre-romania-si-italia.html è andato in onda un servizio in cui si ricostruisce la vicenda di Gratian in modo tale da far apparire l'Italia come un paese interessato a dare in adozione i bambini romeni a famiglie italiane attraverso sentenze di decadimento della patria potestà dei genitori dei bambini;
va considerato che nella risposta all'interrogazione n. 4-01499 da parte del Ministero degli esteri si è affermato che il Governo italiano ha chiesto che venga data la possibilità ad esperti italiani di rendere visita al minore, che venga presa in considerazione l'ipotesi di trasferire il piccolo Gratian in una struttura sociale italiana operante in Romania e che il caso di Gratian Gruia ha il carattere di «test case» dei meccanismi di collaborazione bilaterale istituiti con l'accordo dello scorso luglio tra Italia e Romania;
nessuna risposta alla summenzionata interrogazione è pervenuta dal Ministero della giustizia circa il fondamento della decisione del Tribunale dei minori di Roma nel disporre l'espatrio di Gratian Gruia;
il mancato rispetto dell'articolo 3 dell'accordo tra il Governo italiano ed il Governo della Romania, firmato a Roma il 9 giugno 2008, sulla cooperazione per la protezione dei minori romeni non accompagnati presenti sul territorio nazionale che prevede un'accurata procedura di scambio di informazioni da parte dell'Organismo centrale di raccordo per la tutela dei minori comunitari non accompagnati;
il mancato rispetto dell'articolo 3 della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo che prevede che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopravvenuti dopo la prima risposta all'interrogazione parlamentare 4-01499 e sopra riportati;
quali iniziative il Ministro degli esteri intenda intraprendere in vista dell'udienza del 3 febbraio prossimo sul caso Gratian Gruia affinché il bambino non sia riaffidato alla famiglia di origine;
se e quali provvedimenti ispettivi da parte del Ministro della giustizia siano stati disposti presso il tribunale dei minori di Roma anche per accertare se si siano verificati casi analoghi a quello del piccolo Gratian e cosa intenda fare per assicurare che l'espatrio di minori avvenga nel più rigoroso rispetto delle garanzie e delle procedure stabilite dalle convenzioni internazionali e dai patti bilaterali;
se non ritengano i tre Ministri interrogati che il test case di Gratian Gruia sia tale da indurre a rivedere i meccanismi di collaborazione bilaterale istituiti con l'accordo

dello scorso giugno tra Italia e Romania, bloccando dunque tutti i rimpatri ed in particolare la definizione dei protocolli attuativi.
(2-00283)
«Zamparutti, Agostini, Bersani, Boffa, Bonavitacola, Boniver, Castagnetti, Cazzola, Cirielli, Colucci, De Biasi, Della Vedova, Fogliardi, Franceschini, Froner, Gasbarra, Giammanco, Granata, Landolfi, Lorenzin, Marrocu, Martella, Nucara, Pecorella, Mario Pepe (PD), Perina, Pianetta, Piccolo, Soro, Sposetti, Maurizio Turco, Zaccaria, Berretta, Bertolini, Bossa, Carlucci, Cuperlo, Lehner, Marantelli, Mastromauro, Motta, Mussolini, Nannicini, Pes, Sbrollini, Scalera, Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Farina Coscioni».

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la situazione idrogeologica della Calabria è da sempre ampiamente nota; già Giustino Fortunato definiva la situazione «uno sfasciume pendulo sul mare» e Corrado Alvaro «una regione che naviga sull'acqua»;
l'8 gennaio 2009, con un altro atto di sindacato ispettivo rivolto al Ministro interrogato, l'interrogante aveva posto dei quesiti in merito all'utilizzo dei fondi destinati alla difesa del suolo e sperperati, ad avviso dell'interrogante, da inutili investimenti a «pioggia»;
il 13 gennaio 2009 la Calabria è stata oggetto di un evento atmosferico particolarmente grave, definito «uragano» dal Sottosegretario Bertolaso, senza che successivamente si siano avute notizie di investimenti in proposito;
nelle ultime settimane il precipitare degli eventi meteorologici ha reso ancora più difficile e precaria la situazione idrogeologica della regione Calabria, con intere zone della città di Reggio Calabria e del litorale jonico distrutte ed evacuate;
nei giorni scorsi abbiamo conosciuto un ulteriore disastro ambientale determinato dal crollo di un muro di contenimento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre, determinando la chiusura della sede autostradale;
la zona in cui è avvenuto il disastro è indicata dal piano di assetto idrogeologico regionale come «zona a rischio molto elevato»;
già il 23 gennaio 2009 l'interrogante si era premurato di sottolineare con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri la gravità della situazione idrogeologica calabrese -:
se gli investimenti previsti dal decreto ministeriale del 12 novembre 2008 siano afferenti a zone a rischio molto elevato, quali sarebbero i termini dell'accordo tra regioni e Governo circa la finalità degli interventi da porre in essere, di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine ad eventuali responsabilità e negligenze in capo a chi ha redatto i piani di difesa del suolo.
(3-00338)

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ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO, GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro per l'attuazione del programma di Governo. - Per sapere - premesso che:
sono sette le «missioni» inserite nel programma della formazione politica Popolo

della libertà, presentato in occasione delle scorse elezioni;
tra le sette missioni grande enfasi è stata data a quella riguardante la sicurezza e la tutela del cittadino, per la cui realizzazione il Governo avrebbe aumentato progressivamente le risorse (mentre le ha ridotte in maniera significativa), avrebbe assicurato maggiore presenza sul territorio delle forze dell'ordine ed incrementato la polizia di prossimità, dei poliziotti e dei carabinieri di quartiere (invece è dovuto ricorrere ai soldati nelle strade), avrebbe contrastato l'immigrazione clandestina, attraverso la collaborazione tra Governi europei e con i Paesi di origine e transito degli immigrati (mentre l'afflusso di clandestini non è mai stato così numeroso come negli ultimi mesi) e avrebbe contrastato l'insediamento abusivo di nomadi e allontanato tutti coloro che risultassero privi di mezzi di sostentamento legali e di regolare residenza (il numero dei campi abusivi è rimasto pressoché uguale);
una missione a parte è stata dedicata al Sud affinché si «superi, attraverso un impegno straordinario, il drammatico divario tra Nord e Sud, realizzando una politica che valorizzi la responsabilità dei territori e metta a frutto tutte le energie presenti nel Paese» (in quasi tutti provvedimenti adottati dal Governo sono state, invece, drenate risorse dal fondo per le aree sottoutilizzate per finalità estranee al Mezzogiorno);
era stata annunciata l'introduzione di un fisco più equo per le famiglie e l'avvento del quoziente familiare (le uniche misure sono state la social card e un bonus famiglie, che agevolerà i single e i nuclei senza figli);
era previsto, altresì, un rilancio delle grandi opere e delle infrastrutture (ma i cantieri sono fermi e molte opere segnano il passo) -:
se, alla luce delle considerazioni in premessa, non ritenga che il Governo debba riconsiderare il suo programma e ridefinire nuovi obiettivi di legislatura.
(3-00333)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e VOLPI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dal 1999 i comuni di Ome, Monticelli Brusati e Polaveno in provincia di Brescia hanno proposto al Ministero della difesa l'acquisto delle sue strutture una volta a deposito militare (3 caserme, 60 depositi e 3 magazzini);
le aree e le strutture una volta acquisite dagli enti locali saranno destinate alla realizzazione di un campus universitario di indirizzo agricolo (vino e olio), in tal senso è già stato sottoscritto un protocollo d'intese fra la Provincia di Brescia e i Comuni della Franciacorta interessati;
la Provincia di Brescia ha predisposto inoltre uno studio di fattibilità per le acquisizioni delle aree e dei fabbricati e eventuali iniziative da attuare, per concretizzare tutto ciò è fondamentale avere la disponibilità dell'area;
nel 2004 la Provincia di Brescia dopo un incontro col Ministro aveva proposto un'alternativa al sito in Franciacorta difficilmente percorribile dalle amministrazioni interessate;
il Ministero della difesa che in un primo tempo aveva inserito il sito negli elenchi del patrimonio da dismettere pare abbia recentemente palesato un rinnovato interesse rinunciando all'alienazione -:
se il Ministro intenda alienare il sito in questione.
(5-00884)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

BERNARDO e GIUDICE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 185 del 2008 ha previsto una serie di misure volte a sostenere i redditi familiari con particolare riguardo ai soggetti con reddito medio-basso;
l'articolo 2 del decreto-legge n. 185 del 2008 ha previsto che l'importo, a carico del mutuatario, delle rate dei mutui a tasso non fisso da corrispondere nel corso del 2009 è calcolato con riferimento al maggiore tra il 4 per cento senza spread, spese varie o altro tipo di maggiorazione e il tasso contrattuale alla data di sottoscrizione del contratto e che la differenza tra gli importi, a carico del mutuatario, delle rate così determinate è assunta a carico dello Stato;
l'orientamento degli istituti di credito sembra quello di prevedere, a parità di condizioni contrattuali, spread sensibilmente più elevati nei confronti dei percettori di reddito medio-bassi, penalizzando in tal modo proprio quelle famiglie che più necessitano di facilitazioni nell'accesso al credito;
con decreto del direttore dell'Agenzia delle entrate, ai sensi del suddetto articolo 2 del decreto-legge n. 185 del 2008, saranno stabilite le modalità tecniche per garantire alle banche il pagamento della parte di rata a carico dello Stato -:
se e con quali modalità il Governo intenda intervenire al fine di evitare che si verifichino disparità di trattamento ed in particolare come intenda ridurre le differenze tra gli importi delle rate di mutuo determinate da applicazioni alla clientela di misure dello spread superiori rispetto alla misura minima dello spread stesso che, a parità di condizioni contrattuali, sarebbe applicata per il medesimo tipo di mutuo.
(5-00888)

GRAZIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.), attualmente in fase di completamento, nasce con le finalità di consentire una efficace gestione dei beni del demanio marittimo attraverso la puntuale identificazione e conoscenza del loro reale stato d'uso, disponendo per il territorio nazionale di una cartografia catastale aggiornata e revisionata;
l'articolo 104, comma 1, lettera qq), del decreto legislativo n. 112 del 1998, come modificato dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 443 del 1999, mantiene in capo allo Stato le funzioni relative al S.I.D., la cui gestione è regolata mediante protocolli di intesa, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 281 del 1997, da approvarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni. Le norme tecniche e i criteri di sicurezza per l'accesso ai dati e alle informazioni sono stabiliti d'intesa con il C.N.I.P.A. e devono altresì prevedere le modalità con le quali le Regioni si avvalgono del Sistema, personalizzando i protocolli secondo le esigenze concordate con le singole Regioni;
le caratteristiche operative e funzionali del S.I.D. qualificano lo stesso come infrastruttura per l'interscambio di informazioni catastali e territoriali fra le istituzioni interessate, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'Agenzia del demanio e l'Agenzia del territorio, nonché come lo strumento di riferimento da parte dello Stato e delle amministrazioni regionali e locali per l'esercizio coordinato delle funzioni amministrative afferenti la gestione del demanio marittimo;
il S.I.D., nella sua versione definitiva, adotta un'architettura centralizzata, che opera mediante il Centro operativo nazionale (C.O.N.) e ciascun Centro operativo

locale (C.O.L.). Per la funzionalità del modello organizzativo, il sistema documentazione C.O.L. (Do.COL.), consente all'utente di acquisire i dati amministrativi e geometrici dell'istanza, e il sistema domanda richiedente (Do.Ri.), consente al richiedente di fornire al C.O.L. i dati informatizzati. L'ulteriore applicativo, GE.TRANS., consentendo l'importazione automatica dei dati di concessioni già assentite, è alla base di una fase di revisione e aggiornamento;
alla data del 28 aprile 2005, gli applicativi software consentono l'acquisizione delle licenze, degli atti formali (primo rilascio), delle ingiunzioni di sgombero e delle occupazioni da accertare; con il rilascio della prossima versione, dopo il collaudo dei relativi software, sarà possibile acquisire anche le concessioni suppletive e le licenze di rinnovo;
l'utilizzo del sistema da parte dei C.O.L. regionali o comunali è subordinato alla stipula dei protocolli d'intesa, ai sensi del citato articolo 6 del decreto legislativo n. 281 del 1997, per la cui sottoscrizione si è dato avvio all'esecuzione delle relative azioni, nonché all'installazione delle strumentazioni informatiche necessarie;
restano a carico delle Regioni i costi per le dotazioni strumentali hardware e software necessarie, nonché i costi per eventuali richieste di personalizzazione dei sistemi e per il caricamento del periodo pregresso;
sono stati sottoscritti da quasi tutte le Regioni gli accordi procedimentali, ai sensi dell'articolo 15 dellalegge n. 241 del 1990, con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
resta alla Conferenza Stato-Regioni approvare i menzionati protocolli di intesa;
con la circolare n. 2592 del 4 marzo 2008, l'Agenzia del territorio, l'Agenzia del demanio e il Ministero dei trasporti hanno indicato le modalità operative per la generazione dei dati di aggiornamento e/o allineamento dei sistemi informativi di detti enti. La successiva nota del Ministero dei trasporti, n. 2790 del 7 marzo 2008, comunica la possibilità di accedere gratuitamente in via sperimentale ai siti del S.I.D. per provarne la funzionalità, ma i programmi richiedono delle password che non sono state fornite;
la Corte dei conti sollecita Comuni e Regioni a fornire l'elenco dei dati concernenti la gestione delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative in essere, soggette a rinnovo o rilasciate ex novo, nonché il calcolo delle somme dovute dai concessionari, alla luce dei nuovi criteri di calcolo previsti dall'articolo 1, commi 250-257, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) -:
se il Ministro interrogato non ritenga, per il tramite delle Agenzie di riferimento, di attivarsi con la massima urgenza allo scopo di mettere Regioni e Comuni nella condizione di operare correttamente senza incorrere in ritardi, errori o responsabilità amministrativo-contabili.
(5-00889)

FUGATTI e PINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
fra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino dal 1991 vige una convenzione bilaterale in materia di rapporti finanziari e valutari;
azioni giudiziarie intraprese nel 2008 dalla Procura di Forlì nei confronti di istituti di credito sanmarinesi paiono aver messo in discussione tale convenzione stanti le novelle legislative in materia introdotte dal decreto legislativo n. 231 del 2007;
la Corte di cassazione, con sentenza del dicembre 2008 (emessa sulla base di un ricorso effettuato da un istituto di credito sanmarinese) ha dichiarato valida a tutti gli effetti la citata convenzione bilaterale del 1991;
nonostante ciò, Banca d'Italia pare aver intrapreso innumerevoli azioni mirate a sconfessare tanto il testo della

convezione del 1991 quanto la decisione della Corte di cassazione, emanando circolari che nella sostanza, bloccano ogni operatività fra istituti di credito della Repubblica di San Marino ed omologhi della Repubblica italiana;
tale situazione sta arrecando un enorme danno al territorio italiano circostante la Repubblica di San Marino, ed in particolare al tessuto economico e finanziario, che rischia di vedersi privato di ingenti risorse finanziarie provenienti dalle banche sanmarinesi e depositate presso le banche italiane della Romagna e delle Marche;
tali risorse risultano fondamentali per affrontare in primis la crisi creditizia degli stessi istituti italiani di credito -:
se il Governo sia a conoscenza di tale situazione, se ritenga valida - così come affermato dalla Corte di Cassazione - la Convenzione Bilaterale del 1991 ed, in caso affermativo, come intenda attivarsi al fine di ripristinare la piena operatività dell'accordo e degli scambi economici e finanziari.
(5-00890)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - permesso che:
è forte la protesta delle associazioni agricole per la mancata emanazione, nei più recenti provvedimenti legislativi, di una norma interpretativa volta ad escludere l'applicazione dell'Ici ai fabbricati in possesso dei requisiti di ruralità;
appare all'interrogante evidente l'illegittimità della predetta pretesa tributaria, sia per le note argomentazioni che trovano conferma nella prassi ministeriale dell'Agenzia delle entrate e della Agenzia del territorio sia in ragione della risposta fornita dal Governo nella seduta della Camera dell'8 ottobre 2008 all'apposita interrogazione parlamentare in cui veniva ribadita la duplicazione dell'imposizione che si verrebbe a creare nella tassazione autonoma dei fabbricati rurali;
tuttavia, sono numerosi gli avvisi di accertamento emessi dalle amministrazioni comunali, anche per le annualità pregresse, che comportano seri ed ingiustificati aggravi economici per le imprese agricole;
addirittura, in provincia di Piacenza, diversi Comuni già iniziano ad intraprendere azioni di recupero, anche per le annualità pregresse, con appositi avvisi di accertamento e ciò in palese lesione dei principi di buona fede e legittimo affidamento dei contribuenti;
nella particolare situazione di crisi economica, chiedere al settore agricolo di sopportare un prelievo iniquo - per sostanziale ammissione, come detto, dello stesso Governo - ed oneroso, fa assumere alla misura un carattere particolarmente penalizzante -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere al riguardo per far definitivamente cessare ogni illegittima pretesa da parte dei Comuni.
(5-00885)

Interrogazione a risposta scritta:

ARMOSINO e STRADELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
occorre fare chiarezza riguardo la situazione dei rapporti societari tra Wagons Lits e Trenitalia, e precisamente nella gara d'appalto, il nuovo capitolato in fase di valutazione da entrambe le parti interessate prevede:
a) una riduzione oraria di lavoro di circa 40 ore mensili con un conseguente esubero di personale;
b) una effettuazione della vigilanza a bordo treno per prevenire eventuali furti;

c) una coadiuvazione del lavoro del personale di Trenitalia in quanto la società stessa esige che durante la notte anziché riposare, i cuccettisti della Wagons Lits scendano nella stazione dove il treno effettua la fermata, per segnalare al capo treno, in testa al treno, il Via Libera (segnalazione visiva da effettuarsi con pila in dotazione);
d) che un agente scorti n. 2 vetture letto (quando queste siano adiacenti);
in merito alla questione del personale addetto, appare in sintesi, una riduzione dei costi del personale intorno al 30 per cento, riduzione del personale effettivo (contratto a tempo indeterminato). Nel corso di una recente riunione, si è parlato della gara di appalto suddetta, e le organizzazioni sindacali hanno comunicato al personale dipendente presente che, proprio in funzione della firma di tale contratto, è prevista da parte della W.L. tale riduzione del personale. Dal 2006 circa, la mancata assunzione definitiva del personale, assunto «temporaneamente» (stagionale), invece risulta essere in servizio con copertura turni pari a 340 gg/365 gg all'anno. Gli «stagionali», che sono stati chiamati di volta in volta in servizio per maggiore lavoro e/o sostituzione del personale effettivo per sfogo congedi, viene lasciato ora, a casa. Questo è un comportamento secondo gli interroganti discriminante, nonostante vi siano, tra queste, persone monoreddito con mutui per la casa e figli a carico;
in merito alla questione sicurezza dei lavoratori a bordo, si segnala nel nuovo contratto, in nome di una riduzione dei costi del personale, è stato previsto che, un solo agente scorti vetture con 36 persone/clienti a bordo. Anzi, è stato previsto anche che, la composizione delle vetture comfort, sia accanto a quelle vetture letto con un solo agente, quindi, si arriverebbe a «servire» ben 108 persone/clienti, ovviamente lasciamo immaginare il notevole disagio che questo comporterà;
si sottolinea inoltre che l'assunzione di personale di altre regioni d'Italia, crea un esubero nel resto del territorio: ad esempio consta all'interrogante che siano stati assunti con contratto a tempo indeterminato dei lavoratori stagionali residenti in Sicilia, ma alcuni di questi lavoratori sono stati utilizzati al nord anziché al sud e specificamente in Piemonte. Praticamente, vengono fatti lavorare in Piemonte alcuni stagionali non residenti in questa regione ed assunti con la residenza in Sicilia, lasciando a casa i lavoratori del Piemonte;
in merito alla questione delle vetture letto soppresse da Trenitalia, che stanno creando notevoli disagi per i clienti di tale servizio, da Torino si segnala la soppressione di carrozze comfort, nonostante vi sia richiesta della clientela persino sottobordo alla partenza dei treni (treno 1940 e treno 1941, tratta Torino-Palermo/Siracusa e ritorno; treno 761 e treno 768, tratta Torino-Reggio Calabria e ritorno), si segnala anche la soppressione, in fase di «valutazione» per motivi di riduzione dei costi del treno 906, tratta Torino-Lecce e ritorno e del treno 900 (periodico), tratta Torino/Bari e ritorno -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative intenda assumere il Governo, alla luce anche, di un rimpallo di responsabilità e di una cattiva gestione del servizio «notte», tra le società W.L. e Trenitalia, posto che sarebbe utile chiedere chiarezza d'intenti ad entrambe le società in questione (da parte della società W.L., vengono segnalate a Trenitalia le vetture da «chiudere» proprio per mancanza di personale), tutto questo, prima che avvenga il rinnovo del contratto di appalto (febbraio-marzo 2009).
(4-02134)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e

MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Mauro Rossetti Busa, nato a Lucca il 6 gennaio 1958, si trova attualmente ristretto a regime E.I.V. (elevato indice di vigilanza) presso il carcere di Poggioreale, in esecuzione di un cumulo comprendente una condanna per oltraggio a magistrato in udienza ed evasione dagli arresti domiciliari;
il signor Rossetti Busa è affetto da infezione da HIV (cat. A2) e da epatite cronica multifattoriale da HCV; in particolare, questa ultima patologia, che aveva subito un brusco e preoccupante riacutizzarsi già nel periodo immediatamente precedente all'arresto (avvenuto nel febbraio 2008), avendo assunto un aspetto ecografico di tipo cirrogeno, si è ulteriormente aggravata nei mesi scorsi;
nel corso della detenzione, il signor Rossetti Busa è stato più volte ricoverato presso le strutture ospedaliere napoletane dove la patologia epatica è stata trattata mediante interferone. Tale terapia, già di per sé particolarmente invasiva, a quanto è noto all'interrogante, interagisce negativamente con le cure somministrate per il controllo dell'infezione da HIV, esponendo a gravi rischi di vita il detenuto in questione, atteso che in caso di crisi le strutture carcerarie sono del tutto inidonee a garantire un intervento tempestivo ed adeguato;
inoltre, l'assoggettamento del detenuto a regime di E.I.V. impedisce l'allocazione dello stesso presso il centro clinico San Paolo di Poggioreale tanto che, allo stato, il Rossetti Busa si trova ristretto presso il Padiglione Venezia, uno dei più tristemente noti del carcere napoletano per le condizioni di particolare disagio nelle quali si trovano i soggetti ivi reclusi;
dal febbraio 2008 per ben due volte sono state sottoposte alla Magistratura di sorveglianza istanze di concessione di misure alternative: la prima volta si è trattato di richiesta di affidamento in prova semplice ex articolo 47 O.P. (legge sull'ordinamento penitenziario, n. 354 del 1975), con l'assistenza di difensore d'ufficio, rigettata dal Tribunale di sorveglianza in data 9 gennaio 2008 sulla base della valutazione della pericolosità sociale del Rossetti Busa, dedotta dai certificati penali e dalle relazioni di polizia di Stato della Digos di Firenze; la seconda volta, la richiesta ex articolo 47-quater O.P. di affidamento in prova al servizio sociale per soggetti affetti da AIDS o da altra grave forma di immunodeficienza veniva proposta dall'avvacato Alfonso Tatarano e, riguardo alla stessa, il Magistrato di sorveglianza, dottor Eboli, negava la concessione provvisoria del beneficio affermando testualmente: «negli atti acquisiti non sono emerse patologie gravi od invalidanti che non possano essere adeguatamente seguite ed affrontate in ambiente carcerario» (Ord. 30 ottobre 2008);
alle successive udienze innanzi al Tribunale di sorveglianza veniva prodotta documentazione, proveniente dall'infettivologo che precedentemente aveva avuto in cura il Rossetti Busa, il dottor Bosco del Reparto malattie infettive dell'Ospedale San Marco di Lucca, attraverso la quale si evidenziava la disponibilità espressa dai sanitari di quella struttura a riprendere il percorso terapeutico interrotto al momento dell'arresto del signor Rossetti Busa;
sempre in occasione delle udienze innanzi al Tribunale di sorveglianza, veniva inoltre acquisita la relazione clinica proveniente da Poggioreale, nella quale si dava atto dei numerosi ricoveri subiti dal Rossetti Busa nel corso della detenzione, ma nel contempo si affermava, con una formula anodina, come le patologie sofferte da quest'ultimo non fossero «incompatibili con la detenzione inframuraria, sia pur necessitando del ricorso alle strutture sanitarie territoriali»;
con ordinanza depositata in data 9 dicembre 2008 il Tribunale di sorveglianza di Napoli rigettava la misura alternativa

richiesta, motivando tale decisione sulla base della valutazione di non assoluta incompatibilità delle condizioni di salute del detenuto con il regime carcerario e di grave pericolosità sociale dello stesso, desunta dai suoi precedenti penali;
è appena il caso di sottolineare come la misura di cui all'articolo 47-quater O.P. non è fondata sul presupposto della incompatibilità dell'esecuzione inframuraria con lo stato di salute del condannato (tale ipotesi potrebbe tutt'al più riguardare la sospensione dell'esecuzione) e non prevede l'ostatività di alcun tipo di precedente; la legge, infatti, ritiene che ad un determinato tipo di patologia debba riconnettersi una modalità specifica e meno afflittiva di esecuzione, che privilegi le esigenze terapeutiche;
il Rossetti Busa è soggetto pluripregiudicato per reati di tipo comune, detenuto in esecuzione di un cumulo per reati bagatellari e tuttavia inserito nel regime E.I.V. come soggetto dedito a reati particolarmente allarmanti di natura politica;
secondo le informazioni fornite dalla D.I.G.O.S. di Firenze, trasmesse all'interrogante dall'avvocato Alfonso Tatarano, il signor Rossetti Busa sarebbe soggetto disturbato, che ha subito diversi ricoveri in strutture psichiatriche sia giudiziarie che ordinarie, fondatore della sigla N.P.R.A. (Nuclei Proletari Resistenza e Attacco), a nome della quale è solito rivendicare attentati appresi dai media; sempre secondo la D.I.G.O.S. di Firenze, il Rossetti Busa avrebbe, nel corso della detenzione, intrattenuto una corrispondenza epistolare con alcuni esponenti delle nuove Brigate Rosse, abbandonata poi per mancanza di interesse da parte di questi ultimi; in sostanza, sempre secondo la polizia di Stato, pur essendo il Rossetti Busa un soggetto che dichiara di gravitare nell'area anarco-insurrezionalista, non emergerebbero a suo carico seri collegamenti con i settori dell'eversione oggetto di attenzione investigativa, sicché nella stessa relazione sono gli stessi funzionari della D.I.G.O.S. ad affermare come non ci siano ragioni particolari che si pongano come ostative alla concessione di una misura alternativa alla detenzione;
sarebbe questo il «temibile» quadro di pericolosità sociale che secondo il Tribunale di sorveglianza escluderebbe la concedibilità di qualsiasi misura alternativa, anche di natura terapeutica e che legittimerebbe, secondo il D.A.P., l'inserimento nel circuito E.I.V. e il rigetto di tutte le richieste avanzate per il trasferimento ad altra struttura più vicina al comune di residenza;
pertanto, il Rossetti Busa, nonostante le gravissime condizioni di salute, si trova ad essere ristretto, piuttosto che in un centro clinico penitenziario (incompatibile con il regime E.I.V.), in una sezione fra le più dure del carcere napoletano e lontano da chiunque possa fornirgli un minimo supporto, in condizioni assolutamente inadeguate a fronteggiare la sua malattia -:
se le condizioni di salute del detenuto Rossetti Busa siano compatibili con il regime di E.I.V.;
quali iniziative urgenti il Ministro competente intenda adottare affinché al detenuto Rossetti Busa sia garantito il diritto alla salute.
(4-02143)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la sera del 25 gennaio 2009 una frana riversatasi su un tratto dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dello svincolo di Rogliano Grimaldi a poche decine di chilometri da Cosenza, ha causato la morte di due persone che procedevano

a bordo di un furgoncino travolto dallo smottamento, insieme ad altre quattro rimaste miracolosamente illese;
secondo il capo dipartimento dell'ANAS, ingegner Tonti, sarebbero franati oltre 10 mila metri cubi di fango che hanno travolto il muro di sostegno lungo 40 metri ed alto cinque metri;
secondo la dinamica ricostruita dagli esperti, la massa di terra, di detriti vari, di sassi e alberi avrebbe invaso le due carreggiate, divelto il guardrail e sarebbe sfociata nel dirupo a valle dopo aver travolto il furgoncino;
la procura di Cosenza ha aperto un'inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo, disponendo il sequestro di 700 metri di strada e nominato dei periti per verificare la natura e le cause dell'evento;
secondo un notizia pubblicata dal Corriere della sera del 26 gennaio 2009, successivamente smentita dall'ANAS, le ditte subappaltatrici, ad avviso della magistratura avrebbero sottoposto quel tratto autostradale a catramatura inferiore a 180 gradi provocando in tal modo gli avallamenti sulle corsie di marcia e le infiltrazioni dell'acqua;
la tragedia sarebbe imputabile alla concomitanza di due fattori: quello geologico e quello atmosferico;
rispetto al primo occorre dire che l'area del disastro è tra quelle additate ad alto rischio nel Piano di assetto idrogeologico della Calabria, già di per sé instabile e soggetto in questi anni ad una devastazione selvaggia;
secondo il presidente dell'Ordine dei geologi calabresi, Paolo Cappadona, la Calabria è geologicamente molto giovane e quindi più esposta a rischi idrogeologici e quindi tutto dovrebbe essere progettato molto accuratamente;
l'indice di franosità è talmente alto da non consentire neppure il censimento di tutte le frane presenti visto che, secondo il Piano di Assetto Idrogeologico, «la sola rilevazione delle frane che insistono sui centri abitati ne ha censite 8 mila circa»;
secondo il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), gli enti proprietari delle infrastrutture, fra cui l'ANAS, dovevano: 1) adottare entro 24 mesi (era il 2001) un programma per la messa in sicurezza delle rispettive reti nei punti di criticità individuati dal PAI, previa verifica delle esistenti infrastrutture a rete e delle vie di comunicazione che attraversano le zone con pericolo di inondazione e di frana; 2) trasmettere all'autorità di bacino, con cadenza annuale, un rapporto sullo stato delle reti sotto il profilo del rischio idrogeologico e sulle misure di salvaguardia adottate;
le abbondanti piogge che hanno battuto la Calabria in queste ultime settimane hanno contribuito ad aumentare i rischi già presenti nel territorio calabrese;
da segnalare, altresì, che durante i mesi estivi nella zona, adiacente all'autostrada A3, dove si è verificata la frana, si sono verificati numerosi incendi boschivi che hanno distrutto decine di ettari di vegetazione -:
quali iniziative urgenti intendano adottare al fine di scongiurare il verificarsi di analoghi tragici episodi in futuro, se non ritengano di adottare misure atte a realizzare una maggiore vigilanza sui lavori e sul territorio, tenuto conto dell'alto rischio idrogeologico, sia nella fase di progettazione che di realizzazione delle infrastrutture e di prendere gli opportuni provvedimenti per prevenire ed affrontare gli incendi boschivi estivi, per la maggior parte dolosi, che costituiscono una ulteriore causa del pericolo frane nella regione Calabria.
(2-00285) «Tassone, Occhiuto, Vietti».

Interrogazione a risposta immediata:

DONADI, EVANGELISTI e MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in Italia, dopo un periodo di lunga gestazione, sono attualmente in servizio

cinquantasette Etr capaci di superare i 300 chilometri orari;
i treni Etr 500 hanno ricevuto nel tempo vari tipi di «livree»: l'ultima è quella degli Etr 500 alta velocità, ribattezzati «Freccia rossa», entrati in funzione nel dicembre 2008;
il 24 gennaio 2008 proprio un treno Eurostar «Freccia rossa» 9456, partito da Napoli alle 18,54 e diretto a Bologna, ha subito un grave incidente nei pressi di Anagni, in provincia di Frosinone;
da alcune sommarie ricostruzioni sembra che il treno si sarebbe spezzato tra la sesta e la settima carrozza durante la marcia a velocità ridotta (forse con un'avaria in corso proprio al sistema pneumatico): per fortuna fra i viaggiatori non ci sono stati dispersi o feriti;
secondo quanto riferisce Ferrovie dello Stato, a causare l'incidente sarebbe stato il freno di emergenza volutamente azionato in coda al treno;
tale circostanza, se risultasse vera, metterebbe in grave discussione l'affidabilità e la sicurezza dell'intera flotta degli Etr 500, poiché, da quando esistono i treni, i freni di emergenza sono legittimamente a disposizione di tutti i viaggiatori per ogni evenienza;
il 14 e il 22 luglio 2008 si erano verificati altri due incidenti nei quali altri due Etr 500 si spezzarono analogamente a quanto successo nei giorni scorsi; all'epoca, secondo Ferrovie dello Stato, la colpa dell'accaduto era da attribuire ad errore umano;
in quell'occasione il macchinista Dante De Angelis, a seguito di un'intervista nella quale evidenziava dei dubbi sull'effettiva sicurezza dei nuovi Eurostar, fu immediatamente licenziato dall'azienda Ferrovie dello Stato, per la quale il macchinista aveva provocato un allarme ingiustificato;
al momento la mancanza di chiarezza sugli incidenti verificatisi ed i dubbi che emergono su possibili lacune tecniche, strutturali, progettuali o semplicemente manutentive dell'insieme delle apparecchiature dei treni in questione fanno venire meno il necessario senso di sicurezza dei passeggeri;
in una recente direttiva emanata dal Ministro interrogato si stabilisce che i treni dotati di determinate apparecchiature etcs/scmt/ssc, disponendo di un soddisfacente livello di tecnologia, possono viaggiare guidati da un solo «agente» (macchinista);
il sistema più diffuso sulle nostre linee ferroviarie è l'scmt (sistema di controllo marcia treno) e solo su poche linee risulta interfacciato con altri sistemi, in modo da garantire un buon livello di sicurezza;
dove l'scmt è l'unico sistema presente, la sua funzionalità non è tale da garantire con continuità il controllo delle condizioni di sicurezza;
è necessario considerare il livello di altissima tensione a cui, a seguito della citata direttiva del Ministro interrogato, sarebbe sottoposto l'«agente», che per dieci ore rimarrebbe da solo alla guida del convoglio in un ambiente angusto lanciato a 200-300 chilometri orari, in condizione di estremo stress psico-fisico;
il mantenimento di un adeguato livello di sicurezza obbliga alla necessaria presenza di un secondo macchinista, né l'adeguato livello di sicurezza può essere compromesso in ragione del taglio dei costi;
a più riprese negli ultimi mesi si sono ripetuti gli annunci ed i proclami riguardo alla sicurezza sul lavoro, mentre nel nostro Paese gli incidenti ed i morti sul lavoro continuano a restare su livelli elevatissimi ed inaccettabili;
contemporaneamente alla messa a regime dell'alta velocità nel nostro Paese si è verificato un aumento delle tariffe a carico dei convogli tradizionali: non è possibile che l'innovazione della rete venga

«scaricata» sia in termini economici che di sicurezza sulle spalle dei cittadini, degli utenti e dei lavoratori -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire con urgenza per garantire la massima sicurezza possibile sulle nostre linee ferroviarie a vantaggio dei lavoratori e dei passeggeri, ripristinando, quindi, l'obbligo del doppio macchinista e promuovendo contemporaneamente una specifica indagine volta ad appurare le effettive cause dei recenti incidenti verificatisi sui treni Etr.
(3-00337)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le circostanze dell'incidente avvenuto il 24 gennaio sul treno Frecciarossa Napoli-Bologna si presentano avvolte dal mistero. Secondo quanto diffuso dal comunicato delle Ferrovie dello Stato: «le prime verifiche condotte dagli stessi macchinisti del treno hanno consentito di individuare nell'ultima carrozza il freno di emergenza indebitamente azionato». Questo «è verosimilmente la causa di quanto accaduto perché in grado di bloccare immediatamente la parte di treno frenata»;
«i macchinisti - spiegano le Ferrovie - avevano resettato il sistema dopo le verifiche nel "posto movimento" di Anagni e valutato di poter ripartire. Mentre davano lo spunto di trazione (il momento in cui il treno riprende a muoversi), nell'avvio il treno si è spezzato tra la sesta e la settima carrozza». Una circostanza che al momento è tutta da chiarire, anche perché «la ricerca del responsabile di questo atto doloso - così lo definisce Ferrovie dello Stato - non ha ancora avuto alcun esito, ma in ogni caso la società procederà ad esporre denuncia presso le autorità competenti. L'incolumità dei passeggeri non è mai stata a rischio, né avrebbe potuto accadere»;
il treno, infatti, partito da Napoli, in viaggio sulla linea dell'alta velocità e diretto a Bologna, fermatosi nella stazione di Anagni per delle verifiche tecniche, come spiegato nel comunicato delle Ferrovie, nel momento di ripartire si sarebbe spezzato in due, all'altezza della sesta e settima carrozza. Fortunatamente l'incidente non ha danneggiato nessuno, ma gli interrogativi sulla sicurezza per i passeggeri permangono;
indagini sono attualmente in corso, ma l'ipotesi diffusa dalle Ferrovie non convince molti lavoratori dell'azienda, ed in particolare i macchinisti di una storica rivista del trasporto su rotaia «Ancora in marcia», che replicano alle dichiarazioni dei rappresentanti delle Ferrovie: «è un'ipotesi fuorviante, perché l'azionamento della maniglia è sempre possibile da parte di qualsiasi viaggiatore e gli effetti sono i medesimi anche nel caso di uso legittimo e giustificato»;
a sostegno di questa tesi anche Raniero Casini, responsabile nazionale dei ferrovieri e membro della segreteria nazionale del Sindacato dei Lavoratori che, manifestando un'aperta diffidenza verso un episodio che parrebbe avere dell'incredibile, ha espresso le sue perplessità a diversi quotidiani nazionali, sostenendo che dietro l'incidente «potrebbe esserci un problema di manutenzione: oggi i controlli sono più diradati e questo aumenta le probabilità che si verifichino danni di questo genere»;
episodi analoghi sono avvenuti quest'estate il 14 e il 22 luglio, quando si ruppero i ganci che tenevano unite le carrozze di due Eurostar vuoti in manovra tra la Stazione centrale di Milano e il deposito. Legato a questa vicenda vi fu il clamore del licenziamento del delegato alla sicurezza Dante De Angelis deciso dalle Ferrovie a Ferragosto, dopo che costui aveva definito l'incidente avvenuto un mese prima «il campanello d'allarme sulla questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr». Allora l'azienda attribuì la

causa alla «mancata osservanza delle procedure operative del personale» ed escluse che con il treno in marcia sarebbe potuto accadere -:
quali indagini si stiano portando avanti per accertare le responsabilità di un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime per i passeggeri, e soprattutto quali elementi di verifica si stanno seguendo, nella speranza che le ipotesi presentate dall'azienda di Moretti non siano le uniche tenute in considerazione nello svolgimento delle analisi del caso, e che anzi vengano valutate ipotesi a 360 gradi senza preclusione alcuna;
quali misure si intendano prevedere per vigilare sulle misure di sicurezza che ogni servizio di trasporto dovrebbe garantire, ogni giorno, per la tranquillità e la tutela dei cittadini che utilizzano il treno;
quali iniziative intenda assumere nei confronti di Trenitalia spa affinché vengano effettuati maggiori controlli sui treni e sulle linee, come caldeggiato anche dal responsabile nazionale dei ferrovieri e membro della segreteria nazionale del Sindacato dei Lavoratori, dai lavoratori stessi, e dai viaggiatori, nonché affinché siano stanziate maggiori risorse al fine di incrementare il livello qualitativo (inclusivo di una maggiore sicurezza) di tutto il sistema ferroviario italiano.
(4-02135)

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2009

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Velletri ha approvato in data 29 settembre 2008 la delibera n. 45, per un importo di euro 2.476.577,07: «riconoscimento debiti fuori bilancio articolo 194 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Esercizio finanziario 2008»;
con delibera n. 25 del 20 settembre 2007 del Commissario prefettizio, assunti i poteri del consiglio comunale, è stato approvato il bilancio consuntivo dell'Azienda speciale Velletri (ASV), relativo all'esercizio 2006 e in tale bilancio la spesa di funzionamento dell'ASV, per l'esercizio in questione, è risultata pari ad euro 2.449.961,00, oltre ad un rimborso di euro 300.000,00 per interessi sul finanziamento inerente l'anticipazione su crediti eseguita nel 2004;
con verbale del consiglio di amministrazione del 2008, l'Azienda speciale Velletri ha approvato il bilancio consuntivo per l'esercizio 2007, dichiarando una spesa di funzionamento (ricavi verso il comune di Velletri) pari ad euro 2.518.085;
con delibera n. 172 del 24 settembre 2008, l'amministrazione comunale di Velletri ha approvato la bozza del conto del bilancio, determinando un disavanzo per la gestione di competenza pari ad euro 2.120.383,29 e per la gestione finanziaria un disavanzo di euro 5.430,89. Detto disavanzo, risultato della gestione finanziaria, determinato con la bozza del conto del bilancio - esercizio 2007 (del. 172/08), è stato ripianato in sede di approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio (delibera di consiglio comunale n. 46 del 30 settembre 2008);
l'amministrazione del comune di Velletri, con proposta di deliberazione n. 57 del 15 settembre 2008, approvata dal consiglio comunale il 17 settembre 2008, avente ad oggetto «situazione finanziaria debitoria - presa d'atto e conseguenti indirizzi di natura finanziaria», ha riconosciuto che il comune di Velletri ha debiti certi, liquidi e esigibili per un importo di 27 milioni di euro ed usufruisce di una anticipazione di cassa per 11 milioni di euro;
il consiglio comunale di Velletri ha approvato in data 30 settembre 2008 la

delibera n. 46 del 2008, riferita alla «Salvaguardia degli equilibri di bilancio». Con tale deliberazione sono stati riconosciuti debiti fuori bilancio per un totale di euro 2.476.577,07. Il conseguente ed inerente finanziamento è stato acquisito attraverso l'assunzione di un mutuo Cassa depositi e prestiti per euro 661.669,75 e per la differenza a carico diretto del comune di Velletri, con un ammortamento previsto per gli esercizi 2008, 2009 e 2010, inserito nel «documento pluriennale della salvaguardia degli equilibri di bilancio» (delibera 46/08);
l'articolo 194, comma 2, del TUEL (testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo n. 267 del 2000) prevede che per il pagamento l'ente può provvedere anche mediante un piano di rateizzazione, della durata di tre anni finanziari compreso quello in corso, convenuto con i creditori;
la deliberazione n. 45 del 2008, nella sua elaborazione ed assemblaggio e nelle sue allegazioni conterrebbe una serie di «difformità» ovvero «omissioni» ovvero «errori», ed in particolare:
1. dal totale dei debiti riconosciuti di euro 2.476.577,07, risultano convenute con i creditori (C.T.), e comunque solo in data successiva alla delibera, dilazioni per un importo di euro 980.571,80, di cui euro 161.206,00 nel 2008, euro 409.682,50 nel 2009 ed euro 409.682,50 nel 2010, mentre mancherebbero gli accordi con i creditori, per le rateazioni spalmate sugli esercizi 2009 e 2010, per rispettivi euro 748.604,93;
2. non risultano le coperture finanziarie richieste con nota giustificativa e dettagliata, riferita a spese obbligatorie che l'ufficio legale del comune di Velletri, sulla base di sentenze, dovrà affrontare in corso di anno, per euro 88.000;
3. l'Azienda speciale Velletri ha approvato, ad oggi, i bilanci consuntivi per gli esercizi 2006 e 2007, dai quali risultano spese di funzionamento da ribaltare a carico dell'ente comunale pari ad euro 2.449.961,00 per l'esercizio 2006 (da riportare sul bilancio comunale 2007) e euro 2.518.085 per l'esercizio 2007 (da riportare sul bilancio comunale 2008). Siccome dal bilancio consuntivo del comune, per l'esercizio 2007, sono state stanziate somme per soli euro 1.768.529,82, risulta non finanziata la spesa di funzionamento dell'ASV per un importo di euro 681.631,18, mentre per l'esercizio 2008, nel relativo bilancio di previsione comunale (anche dopo l'adozione dei provvedimenti di salvaguardia degli equilibri), poiché risulta stanziata la somma di euro 1.982.802,13, emerge un'ulteriore differenza non coperta di euro 535.282,87;
4. la circostanza in ordine alla quale l'amministrazione comunale fosse a conoscenza che l'Azienda speciale Velletri, con l'approvazione del proprio bilancio consuntivo 2006 (approvato anche dal Commissario straordinario con delibera con poteri del consiglio comunale n. 25 del 20 settembre 2007) e del bilancio di esercizio 2007 (approvato dal Cda e depositato presso il comune di Velletri) potesse rappresentare un ulteriore debito fuori bilancio, per un importo totale di euro 1.216.914,05, è appurata anche attraverso la richiesta del consigliere Rolando Cugini, in data 22 settembre 2008, prot. 32168, nonché dalla risposta del direttore generale del comune di Velletri e nello stesso momento direttore generale dell'ASV, nella quale, solo in data 22 ottobre 2008, si dichiara sostanzialmente che i rapporti con l'ASV sono regolati da convenzioni e solo secondo queste ultime verranno adottati i provvedimenti economici compatibili con le disposizioni di cui agli articoli 42, 114 e 194 del TUEL;
5. non risultano finanziate le fatture, emesse per maggiori oneri, dalla municipalizzata Volsca Ambiente Spa: fatt. n. 104 del 20 giugno 2006 di euro 309.426,68 per maggiori oneri anno 2005; fatt. n. 61 del 19 giugno 2007 di euro 1.157.606,44 per maggiori oneri esercizio 2006; fatt. n. 85 del 31 luglio 2008 di euro 461.481,80 per maggiori oneri esercizio 2007. Secondo l'amministrazione comunale

il mancato riconoscimento dei maggiori oneri subiti dalla società Volsca Ambiente Spa è da attribuire alle generiche contestazioni del settore dirigenziale comunale. Ma così pare che non sia. Agli atti dell'amministrazione non risulta neppure alcuna contestazione legale (il comune è dotato del settore avvocatura) che entri nel merito del maggior credito richiesto dalla società Volsca ambiente Spa e porti chiarimenti sulla presunta controversia;
al riguardo si osserva che l'articolo 194 del TUEL elenca tassativamente i casi in cui è possibile procedere legittimamente al riconoscimento di debiti fuori bilancio in virtù del prescritto obbligo di copertura finanziaria nei procedimenti di spesa di cui agli articoli 191 e 193 del TUEL ed 84, quarto comma, della Costituzione e, quindi, del principio volto a garanzia degli equilibri di bilancio: come rilevato dalla Sezione autonomie della Corte dei conti, la norma prevede espressamente che debbano essere soddisfatte le due antitetiche esigenze, ossia la salvaguardia della funzionalità dell'ente per garantire i propri servizi oltreché l'obbligo di fronteggiare le proprie consistenze debitorie, ivi incluse quelle fuori bilancio ma riconosciute ex articolo 194 e seguenti prima dell'assunzione di nuove spese dovendo essere il bilancio attendibile;
appare evidente anche la violazione dell'articolo 194, comma 1, lettere a) e c), inerente la mancata deliberazione consiliare di cui all'articolo 193, comma 2, in riferimento alle sentenze esecutive ed alla copertura di disavanzi delle aziende attraverso ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme previste dal codice civile, di società di capitali costituite per l'esercizio di servizi pubblici locali: infatti la spa municipalizzata Volsca Ambiente a totale capitale municipalizzato avrebbe ottenuto nel corso degli anni 2007-2008 decreti ingiuntivi esecutivi, nei confronti del Comune di Velletri, per oltre 500.000 euro di cui non sembra esserci traccia;
per quanto riguarda la delibera n. 172 del 24 settembre 2008: «Approvazione della bozza del conto del bilancio - articolo 228 decreto legislativo 267 del 2000», dal conto di bilancio approvato risulta un disavanzo della gestione di competenza di euro 2.120.383,29 e un disavanzo della gestione finanziaria di euro 5.430,89. Con detto atto, l'amministrazione ha operato una riduzione dei residui passivi per euro 3.177.114,54 e di quelli attivi per euro 2.547.332,34. L'allegato D della delibera, risulta però completamente difforme, per descrizioni ed importi, rispetto alla comunicazione dirigenziale - settore OO.PP del 22 settembre 2008 prot. 1074;
a ulteriore conforto di quanto sostenuto, soccorre la richiesta del Segretario generale e dell'Assessore al bilancio inviata ai dirigenti comunali, in data 1° ottobre 2008, prot. 23. Con detta nota si chiede (a posteriori) ai dirigenti di verificare l'eventuale esistenza di impegni di spesa sulle eliminazioni impropriamente operate dal servizio finanziario;
a certificare tale stato di cose, incide l'esistenza della relazione a firma del Sub Commissario Vicario Prefettizio, dottoressa Maria Pia De Rosa, dell'agosto 2007, prot. 13168, avente ad oggetto la «deliberazione della Sezione regionale della Corte dei conti - adunanza del 19 giugno 2007» con la quale vengono fissati gli obiettivi di risanamento dell'ente comunale e, tra le varie soluzioni prospettate è rinvenibile la decisione di estinguere i mutui in essere, non ancora utilizzati dall'ente, al fine di ridurre sensibilmente la quota di ammortamento annuale (si vedano le deliberazioni del Commissario straordinario, assunti i poteri della Giunta comunale nn. 132, 133, 134, 135, 136, 137, 138 e 139 del 2007, tradotte in proposta di deliberazione con l'assunzione dei poteri del Consiglio comunale n. 18 del 26 maggio 2008, che risulta non più osservata dalla nuova amministrazione). Talché nessuna riduzione della spesa è avvenuta per estinzione dei mutui sopra citati;

per quanto riguarda la citata deliberazione n. 46 del 30 settembre 2008, si osserva quanto segue:
a) sul documento di salvaguardia degli equilibri di bilancio, per l'esercizio 2008, non risulta imputata la quota di ammortamento dei mutui di circa 1.500.000, regolarmente riportata invece nel pluriennale 2009 per euro 1.577.484,53 e sul 2010 per euro 1.659.365,46;
b) con riferimento all'entrata, mancano e/o sono carenti, rispetto alle previsioni di bilancio, le dichiarazioni dei dirigenti;
c) non sono state eseguite le dovute correzioni di bilancio per le minori entrate relative alla tarsu arretrati, per circa almeno 840.000 euro. Ciò provocherà inevitabilmente l'adozione di un impegno di spesa senza la necessaria copertura finanziaria;
d) nella delibera, il consiglio comunale «prende atto (come da dichiarazioni dei dirigenti) che i programmi risultano in regolare attuazione», mentre esiste una nota a firma del sindaco, dell'assessore e del dirigente al bilancio che impone agli uffici il blocco degli impegni di spesa e quindi dei programmi;
e) in materia di maggiori entrate del Titolo 1 esistono due comunicazioni dirigenziali, la prima in data 18 settembre 2008 prot. 31724 e la seconda in data 22 settembre 2008 prot. 32046 le quali comunicazioni discordano sugli accertamenti ai fini ici-arretrati: la prima comunicazione conferma un importo di euro 742.802 (sorte: 87.801,61+ 655.000,00), la seconda comunica il nuovo importo di euro 1.401.104 (sorte: 87.801,61+1.306.656,81) mentre ai fini tosap (temporanea+permanente), la prima comunica euro 100.000 (80.000+20.000) e la seconda euro 141.281 (121.281,00+20.000);
f) contrariamente alle comunicazioni dirigenziali del 18 settembre 2008 e del 22 settembre 2008, che confermano ai fini tarsu un importo di euro 500.000, su richiesta avanzata dal consigliere comunale Rolando Cugini, in data 8 ottobre 2008, vengono forniti gli elenchi per gli accertamenti notificati e da notificare, che alla data del 30 settembre 2008, prevedono maggiori entrate per tarsu arretrata per complessivi euro 125.491, anziché euro 500.000 come riportato nelle comunicazioni più volte citate. Va inoltre preso atto delle gravemente discordanti comunicazioni dei responsabili amministrativi del procedimento, occupati presso l'Azienda speciale di Velletri, sempre ai fini tarsu;
g) risultano mancanti comunicazioni circa il raggiungimento degli obiettivi per gli importi stanziati in bilancio;
h) l'assessore al bilancio si sarebbe sostituito fisicamente al dirigente del settore finanziario redigendo le comunicazioni amministrative di bilancio spettanti agli uffici (si veda il verbale del Consiglio comunale del 29 e 30 settembre);
i) con riferimento alle poste di bilancio riferite alla spesa, il comportamento è stato pressoché identico a quanto fatto per l'entrata. Più precisamente, non sono state inserite maggiori spese comunicate dai dirigenti, nonché e soprattutto sono state eliminate e/o ridotte le relative previsioni di bilancio rispetto alle comunicazioni in questione. Laddove non esistono comunicazioni dirigenziali riferite a riduzioni, eliminazioni e/o incrementi di spesa, si presume che ogni variazione apportata attraverso il documento degli equilibri si deve attribuire unicamente ad iniziativa dell'esecutivo. Per esempio, si segnala che sul documento degli equilibri, al pluriennale 2009, intervento 1010201 cap. 208020, è stata interamente eliminata la spesa di competenza del personale dipendente per euro 329.000 (vedi pagina 24 del PEG di variazione per gli equilibri), senza che esista una idonea documentazione dell'ufficio personale;
l) a conferma che le operazioni contabili sarebbero state eseguite al solo fine di creare un virtuale equilibrio di bilancio, soccorre la verifica dei dati riassuntivi della gestione finanziaria e di competenza, riferiti sia al rendiconto dell'anno 2007, sia ai dati di competenza riferiti ai

dati di competenza dell'esercizio 2008: dai suddetti documenti, risulta evidente che alla data del 9 settembre 2008 la gestione di competenza indicava un saldo passivo di euro 10.172.191, mentre la gestione finanziaria chiudeva con un saldo negativo di euro 9.515.152. Dagli stessi documenti, risalenti a data successiva, ma di pochi giorni, e più precisamente in data 25 settembre 2008, i saldi di chiusura diventano sulla gestione di competenza pari ad euro -415.306 e per la gestione finanziaria euro -287.639. Tale importante e gravosa operazione di revisione dei residui non risulta supportata da atti e/o documenti sottoscritti dai dirigenti dei vari settori;
l'articolo 193 del TUEL pone il generale principio del pareggio di bilancio, diventato un'esigenza prioritaria dopo la riforma del sistema finanziario degli enti locali, sul quale vigila il consiglio dell'ente locale, compiendo periodiche ricognizioni al fine di verificare lo stato di realizzazione dei programmi ma anche di appianare eventuali situazioni di disavanzo. Prevede, inoltre, che ove l'organo consiliare non provvedesse ad adottare tutti i provvedimenti necessari al riequilibrio del bilancio, si applicherebbero i provvedimenti previsti dal medesimo T.U. in caso di mancata adozione del bilancio di previsione (articolo 142, comma 2). Dunque il Prefetto dovrà provvedere alla conseguente emissione di decreto di nomina del commissario ad acta, che abbia i poteri di predisposizione di un provvedimento diretto al riequilibrio contabile dell'ente, da sottoporre, conseguentemente, al Consiglio per l'approvazione definitiva;
in merito ai crediti liquidi ed esigibili vantati da terzi, con i quali il comune non avrebbe ancora sottoscritto alcun accordo, se non in via assolutamente presuntiva tant'è che mancano, in allegato alla documentazione delle deliberazioni comunali citate, le certificazioni di detti accordi transattivi, si rammenta l'obbligo per il comune di dichiarazione di dissesto con conseguente attivazione di una peculiare procedura di risanamento di dissesto (TAR Campania Salerno sez. I, n. 461 dell'11 giugno 2002) -:
quali immediati provvedimenti si intendano prendere in relazione alle questioni evidenziate in premessa, in particolare verificando se sussistano i presupposti per il commissariamento e/o scioglimento degli organi dell'ente locale.
(2-00282)
«Ciocchetti, Vietti».

Interrogazioni a risposta immediata:

FRANCESCHINI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, MINNITI, AMICI, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI, MAURIZIO TURCO, VASSALLO, ZACCARIA e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2008 si è registrata la cifra più alta degli sbarchi sulle coste italiane. In particolare, l'isola di Lampedusa è stata raggiunta da 397 imbarcazioni che hanno trasportato, in condizioni drammatiche, 30.657 persone (18.908 in più del 2007), tra le quali 3.522 donne e 2.325 minori (1.170 in più del 2007);
la forte pressione migratoria ha messo alla prova le strutture che ospitano gli immigrati, a partire dal centro di Lampedusa, che dal febbraio 2006 è stato destinato al soccorso e alla prima accoglienza di coloro che giungono sull'isola. Questo centro, trasferito in una nuova struttura inaugurata il 1o agosto 2007, è in grado di ospitare 381 persone e, in condizioni di necessità, può contenerne, al massimo, 804. Eppure, nel corso del 2008, si sono raggiunte presenze superiori a 1.900, con un notevole disagio sia per gli immigrati che per gli operatori addetti;
il centro di Lampedusa, come gli altri centri di accoglienza, ai sensi della legge n. 563 del 1995 e del testo unico sull'immigrazione, è una struttura destinata a

garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L'accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la legittimità della permanenza sul territorio. In ogni caso, deve escludersi che nel centro di accoglienza possa realizzarsi il trattenimento dello straniero, che, ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, «può avvenire unicamente presso i centri di identificazione e di espulsione individuati ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del testo unico»;
in linea con le disposizioni citate, il centro di Lampedusa, pur quando ha registrato i picchi di presenza, ha ospitato gli immigrati per un tempo assai contenuto, in genere 24/48 ore, giusto il tempo di procedere ai primi accertamenti sanitari e di identità e di organizzare il trasferimento presso altri centri di accoglienza della penisola, dove acquisire la posizione giuridica degli stranieri ed avviare le conseguenti procedure (tra le quali, la richiesta di asilo o l'espulsione). Per questa via, il centro di Lampedusa ha cominciato a rappresentare un «modello» di accoglienza umanitaria, osservato in ambito europeo ed internazionale, perché in grado di sostenere situazioni di emergenza con efficacia e con il necessario rispetto dei diritti umani;
il repentino trasferimento degli immigrati presso gli altri centri di accoglienza ha sempre evitato che si producesse o che si protraesse nel tempo il sovraffollamento del centro di Lampedusa (ipotesi insostenibile su molteplici piani), nel rispetto dei più elementari diritti di persone già ridotte in condizioni pietose. Non ha, invece, sottratto gli stessi immigrati, una volta sulla terra ferma, dalle norme rigorose stabilite verso chi arriva sul territorio, violando le procedure di ingresso. Ha aiutato, inoltre, a gestire un rapporto costruttivo, anche nei momenti più aspri, con gli abitanti di Lampedusa, sollecitati ad avere verso i più sfortunati capacità di accoglienza e di comprensione umana;
nell'ultimo mese, soprattutto attraverso le proteste degli abitanti di Lampedusa, si è avuta sempre più contezza che la funzione del centro stava cambiando. A conferma di questo, intervenivano sia il decreto del Ministro interrogato del 14 gennaio 2009, per il trasferimento a Lampedusa della commissione territoriale per l'asilo di Trapani, sia la notizia, confusa ma reiterata, dell'apertura a Lampedusa di un centro di identificazione ed espulsione, fortemente avversata dagli isolani;
il 23 gennaio 2009, una delegazione di parlamentari del Partito Democratico, si è recata personalmente a Lampedusa per visitare il centro di accoglienza. In quell'occasione ha potuto verificare che da giorni, per volontà dichiarata del Ministro interrogato, erano stati sospesi i consueti trasferimenti degli immigrati verso gli altri centri italiani, producendo così un sovraffollamento disumano del centro, costretto ad ospitare o, meglio, a «trattenere» oltre 1800 immigrati, la maggior parte dei quali giunti lì da quasi un mese;
la delegazione del Partito Democratico e, insieme, i giornalisti e gli operatori televisivi hanno visto, con i propri occhi, immigrati ridotti in condizioni pietose, malati stipati nell'infermeria o sotto la tenda, richiedenti asilo abbandonati nel centro, tutti costretti a vivere nel degrado di una struttura ormai difficilmente gestibile dai pur bravi e impegnati operatori del ministero dell'interno o dalle organizzazioni preposte. Non solo. Solo il giorno prima dell'arrivo della delegazione del Partito Democratico erano stati trasferiti presso altri centri i bambini e le donne (70 di queste spostate nel cuore della notte nella degradata base Loran, dove il Ministro interrogato si apprestava a decretare l'apertura di un centro di identificazione ed espulsione) ed i richiedenti asilo (uno dei pulmann veniva intercettato e bloccato, a testimonianza dell'accaduto, dagli abitanti dell'isola);
l'annunciata apertura a Lampedusa di un centro di identificazione ed espulsione lede profondamente il significato

umanitario della struttura e grava sulla comunità degli abitanti, che, da giorni, protestano con forza contro una decisione che li emargina ed intacca l'immagine dell'isola. Va anche detto che si tratta, ad avviso degli interroganti, di un'ipotesi velleitaria, una mera boutade ideologica, che, alla prova dei fatti, si rivelerebbe assai costosa e difficilmente praticabile, sia per le garanzie che il diritto impone, che per i tempi di realizzazione delle procedure. In ogni caso, la realizzazione di un centro di identificazione ed espulsione a Lampedusa, oltre a costringere gli immigrati ad un «confino» disumano, in condizioni che si aggraverebbero in rapporto all'entità degli sbarchi, mette in forte dubbio il rispetto di alcuni principi fondamentali, in particolare - come ricordato in un recente appello di alcune organizzazioni - reca il rischio di detenzioni arbitrarie, di negare l'accesso alla giurisdizione, di rendere incerte le procedure di identificazione e accertamento dell'età, di praticare espulsioni collettive, di ledere il diritto di asilo -:
se il Ministro interrogato, in ragione della situazione descritta, intenda apprestare con sollecitudine il trasferimento degli immigrati attualmente presenti a Lampedusa presso gli altri centri della penisola, allo scopo di mettere fine al drammatico e disumano stato di invivibilità che lì si è realizzato, recuperando così il centro di Lampedusa alla funzione che ha finora svolto e, conseguentemente, offrendo garanzie sul rispetto delle norme e dei diritti umani.
(3-00335)

CICCHITTO, BOCCHINO, MARINELLO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, LA LOGGIA, PAGANO, MISURACA, GIUDICE, FALLICA, SCALIA, LO PRESTI, GRIMALDI e TORRISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
c'è un'inquietudine diffusa fra la popolazione di Lampedusa, in ordine alla realizzazione di un nuovo centro di identificazione ed espulsione per gli immigrati clandestini nell'ex base Loran;
al diffondersi di tale inquietudine hanno contribuito irresponsabilmente, ad avviso degli interroganti, esponenti dell'opposizione, che indulgono anche in questa delicata materia alla loro tradizionale politica del «tanto peggio, tanto meglio»;
è noto che si sta definendo un accordo con la Tunisia, per il rimpatrio immediato degli immigrati clandestini di nazionalità tunisina, sul modello di quanto già concordato con l'Egitto;
il disegno di legge di ratifica del trattato con la Libia, già approvato dalla Camera, dei deputati, sarà con ogni probabilità varato definitivamente entro questa settimana anche dall'altro ramo del Parlamento, per cui anche le provenienze dalla Libia di immigrati clandestini dovrebbero essere finalmente poste sotto controllo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per sostenere i cittadini di Lampedusa e per informarli in modo esaustivo, circa gli obiettivi di fondo della politica di contrasto all'immigrazione clandestina.
(3-00336)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, ZAMPARUTTI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del 14 gennaio 2009, il Ministro dell'interno Maroni ha disposto di procedere con immediatezza al trasferimento di operatività della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato di Trapani sull'isola di Lampedusa;
con il trasferimento della Commissione di Trapani sull'isola, il CPAeS (centro di prima accoglienza e soccorso) di Lampedusa si trasforma in un CARA (centro di accoglienza per richiedenti asilo) senza però averne gli stessi servizi e lo stesso regime;

la trasformazione del centro ha provocato il rapido collasso della struttura la quale, a fronte di una capienza regolamentare di 800 posti, ospita attualmente 2.000 persone: secondo quanto riportato nel reportage di Francesco Viviano apparso su La Repubblica del 22 gennaio 2009, a Lampedusa, ad oggi, decine e decine di immigrati sono costretti a vivere appollaiati uno sull'altro dentro tende improvvisate con teli leggeri; all'interno di camere di tre metri per tre si trovano ammassate fino a 15 persone; oltre 100 minori sono stipati per terra su finti materassi, senza coperte e senza teli, senza contare i rifiuti e gli escrementi sparsi ovunque a causa dei gabinetti e delle fognature completamente intasati;
attualmente, nel centro CPAeS di Lampedusa, secondo le previsioni normative, il trattenimento non dovrebbe superare le 48 ore (tempo stimato come sufficiente e necessario per il primo soccorso delle persone reduci dei viaggi in mare e per l'organizzazione del loro trasferimento negli altri centri - CARA o CIE - presenti sul territorio nazionale);
i trattenuti in un CARA hanno diritto ad uscire dal centro e ad accedere a un servizio di orientamento legale (spiegazione delle procedure e degli strumenti di difesa);
prevedere che una persona vittima di persecuzione e/o di violenza, dopo esser sopravissuta ad un viaggio spesso avvenuto in condizioni di fortuna, sia in grado di raccontare a estranei la propria storia e i motivi della fuga nello stesso luogo in cui è accolta e soccorsa significa nella realtà dei fatti non prevedere alcuna tutela;
il richiedente asilo ha diritto ad esser orientato e informato sulla legge italiana riguardo al diritto d'asilo;
il richiedente asilo ha diritto, in sede di audizione in Commissione, ad esser assistito da un avvocato e, verosimilmente, a Lampedusa è improbabile che ci siano avvocati/e privati o enti di tutela in grado di garantire l'attuale diritto a tutti i migranti che presentano domanda d'asilo sull'isola;
quanto al diritto al ricorso avverso il diniego della protezione internazionale, la normativa italiana vigente prevede (decreto legislativo n. 25 del 2008, articolo 35) che entro 15 giorni (o, in altri casi, entro 30 giorni) dalla notifica del provvedimento con il quale la Commissione territoriale rigetta l'istanza di asilo, l'interessato, a pena di decadenza dall'azione, debba presentare ricorso presso il Tribunale ordinario in composizione monocratica del capoluogo di distretto di corte d'appello in cui ha sede la commissione territoriale;
poiché nel caso di esame della domanda direttamente a Lampedusa permane la competenza del Tribunale di Palermo, dal momento che la Commissione territoriale di Trapani si trova ad operare a Lampedusa solo in via provvisoria, appare inverosimile e bizzarro ipotizzare che decine o centinaia di richiedenti asilo, totalmente privi di mezzi, ma liberi di circolare sull'isola di Lampedusa, possano, nel brevissimo lasso di tempo a loro disposizione, materialmente adire alla giurisdizione contattando legali disponibili, privatamente o per il tramite di enti di assistenza, a tutelare le singole posizioni individuali e depositare in tempo utile i ricorsi presso il Tribunale di Palermo, città situata a diverse centinaia di chilometri di distanza, raggiungibile solo dopo un lungo viaggio in nave ed un successivo viaggio via terra;
l'assunzione, nel centro di Lampedusa, di provvedimenti di respingimento ed espulsione da eseguirsi con immediatezza pone rilevanti interrogativi sulle procedure di identificazione dei migranti e sulla certezza delle attribuzioni delle rispettive identità e nazionalità, soprattutto in virtù del fatto che la maggior parte di loro, soprattutto nel caso di persone in fuga e in cerca di protezione internazionale, non hanno con sé documenti;
le incertezze delle procedure di identificazione sono particolarmente gravi

quando ricadono sui minori stranieri non accompagnati e sui minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo;
le misure di allontanamento forzato, se disposte direttamente a Lampedusa, non tutelano il diritto di impugnazione e il conseguente accesso ai diversi gradi della giurisdizione. Le persone entrate o soggiornanti irregolarmente, e tra queste anche i migranti giunti irregolarmente a Lampedusa, quale che sia la loro età, a partire dal momento del loro ingresso in Italia, devono avere possibilità adeguate di presentare un ricorso avverso il provvedimento di rimpatrio davanti ad un'autorità giudiziaria;
a fronte delle notizie stampa che paventano l'adozione da parte delle autorità di misure di rimpatrio collettivo, gli interroganti rammentano che l'articolo 4 del protocollo addizionale n. 4 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali vieta le espulsioni collettive di stranieri, che, in base alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, si verificano tutte le volte in cui non viene presa in considerazione la situazione individuale della persona sottoposta alla misura di allontanamento forzato, a maggior ragione in tutti i casi nei quali non si provveda ad una identificazione certa -:
se il Ministro interrogato non ritenga che le misure adottate sull'isola di Lampedusa, descritte in premessa, non determino conseguenze gravissime sulla tutela dei richiedenti protezione internazionale (richiedenti asilo) e sul rispetto dei diritti umani;
se nei confronti dei minori attualmente ospitati nel centro di Lampedusa vengano rispettate le norme internazionali e nazionali poste a tutela dei loro diritti;
se il Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa sia idoneo, dal punto di vista strutturale e funzionale, ad ospitare un numero così elevato di richiedenti asilo.
(4-02137)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha affermato che la predicazione nelle moschee in Italia deve avvenire in italiano, per evitare il rischio di istigazione all'odio e alla violenza, dichiarando inoltre: «È il principe ereditario Mohammed Bin Zayed ad essere fermamente convinto della necessità che in Italia, come negli altri Paesi, la predicazione del Corano sia fatta nella lingua del Paese che ospita i musulmani. Questo perché, come avviene qui negli Emirati, non ci sia alcun tipo di predicazione e istigazione all'odio, durante un momento che deve essere soltanto di tipo religioso» e che si tratta di una «faccenda seria, che va tenuta presente soprattutto in Italia, vista la superficialità con cui qualche volta da noi si affrontano questioni così complesse»;
Elzir Ezzedine, rappresentante della Unione delle Comunità Islamiche in Italia, ha affermato in risposta a tali dichiarazioni che la lingua non c'entra con l'istigazione all'odio ed alla violenza, denunciando di avere «chiesto al nostro governo di incontrarlo per discutere sulla realtà della comunità islamica, ma purtroppo abbiamo trovato le porte chiuse» e che per tale motivo «tra il governo e la comunità islamica non c'è dialogo»;
si è appena chiuso l'anno del dialogo interculturale ed interreligioso -:
se non ritenga che l'imposizione da parte dello Stato dell'utilizzo di una determinata lingua in occasione di riunioni quali le cerimonie religiose, per ragioni di presunta sicurezza pubblica e di lotta all'istigazione all'odio ed alla violenza, sia contraria alla rispetto della libertà religiosa, di riunione e di espressione e violi i principi di proporzionalità e necessità in una società democratica;
se non ritenga che se tale imposizione riguardasse solo un determinato gruppo religioso

o linguistico - ad esempio i musulmani che usano l'arabo - prevedendo invece eccezioni per altre religioni ed altre lingue - i cattolici che usano il latino - si tratterebbe di una discriminazione basata sulla religione, sulla lingua, sull'etnia e sulla razza, vietata dalla Convenzione europea sui diritti umani, dalla Carta dei diritti fondamentali e dall'articolo 6 TUE;
se e cosa intende fare per, a seconda dei punti di vista, instaurare, assicurare o migliorare il dialogo interculturale ed interreligioso.
(4-02140)

CRISTALDI, MOFFA, LAMORTE e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 21 gennaio 2009, all'università La Sapienza di Roma, si è verificata per l'ennesima volta, una contestazione nei confronti di rappresentanti istituzionali regolarmente invitati a tenere «lezione» nella stessa università e questa volta è stato il Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Gianfranco Fini, ad essere «contestato» solo per avere accettato l'invito del Rettore a tenere una lectio magistralis;
è ancora nella memoria della gente il «divieto di accesso» al Papa e ad uno dei suoi Vescovi nella stessa università e che ha leso l'immagine del nostro Paese nel mondo;
che stessa situazione hanno vissuto l'allora Ministro Fabio Mussi e l'allora Sindaco di Roma Walter Veltroni;
in un Paese democratico deve essere garantito il diritto al dissenso ma questo non può trasformarsi in un atto di violenza in netto contrasto con i principi fondamentali della democrazia;
l'ennesimo episodio di intolleranza ha riguardato una delle più alte cariche della Repubblica all'intero di una Istituzione statale -:
se il Governo sia in possesso di elementi sugli episodi citati in premessa e sulla «portata» dei fatti;
se il Governo sia nelle condizioni di affermare che i responsabili degli episodi citati siano sempre gli stessi e se questi siano stati identificati dalle Forze di Polizia e denunciati all'Autorità giudiziaria;
quali iniziative il Governo intenda adottare perché episodi analoghi non abbiano a ripetersi.
(4-02141)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 gennaio 2009, nel corso del question time che è svolto alla Camera dei deputati, il Ministro degli Interni Roberto Maroni - riferendosi alla preghiera di centinaia di musulmani in piazza Duomo a Milano durante una manifestazione su Gaza avvenuta alcuni giorni prima - ha concluso il suo intervento sostenendo che «Per meglio regolamentare queste manifestazioni, assicurando il diritto di manifestare, ma anche il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria città, ho predisposto una direttiva che sarà emanata nei prossimi giorni a tutti i prefetti perché fatti come quelli denunciati dall'interrogante, e in particolare le manifestazioni davanti al Duomo di Milano, non abbiano più a ripetersi».
secondo informazioni apparse sui media, la direttiva proibirà manifestazioni davanti a luoghi di culto, supermercati e centri commerciali, monumenti e siti di interesse pubblico, nonché gli organizzatori potrebbero dover pagare una cauzione come garanzia per eventuali danni, come annunciato al Senato nel corso di un'audizione in commissione Affari Costituzionali -:
se abbia valutato il fatto che, se emanata, tale circolare violerebbe la libertà

d'espressione e di manifestazione come garantita dalla Convenzione europea sui diritti umani, dalla relativa giurisprudenza, dalla Carta europea dei diritti fondamentali e dall'articolo 6 del trattato sull'unione europea, e metterebbe l'Italia a rischio di condanne da parte delle Corti di Strasburgo e Lussemburgo;
se abbia valutato il fatto che il divieto generalizzato di compiere manifestazioni davanti a determinati edifici, (religiosi, commerciali, simbolici) o istituzioni senza che vi sia un reale rischio o pericolo, sia un modo surrettizio di impedire l'espressione del dissenso, che non rispetta i principi di proporzionalità e di necessità in una società democratica.
(4-02142)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che agli insegnanti di diversi istituti scolastici piacentini non siano ancora state liquidate le spettanze relative ai progetti svolti nell'anno scolastico 2007/2008 conclusi dal mese di giugno 2008;
notizie di stampa riferiscono che in molti istituti della provincia di Piacenza mancherebbero i fondi (una media di 35.000,00 euro per istituto) da utilizzare per l'avvio dei corsi di recupero dei debiti formativi mentre, più in generale, si aggraverebbero sempre di più i problemi finanziari delle varie scuole;
secondo i dirigenti scolastici della provincia di Piacenza i crediti nei confronti del Ministero della pubblica istruzione, ammonterebbero a diverse centinaia di migliaia di euro;
in alcuni istituti scolastici si è addirittura pensato di sospendere le lezioni per una settimana (è il caso del Polo Mattei) sì da consentire agli alunni con debiti formativi di recuperare senza aggravi per le ore straordinarie da pagare agli insegnanti;
detta carenza di fondi mette a rischi anche la possibilità di retribuire i supplenti -:
se i fatti siano noti al Ministro e quali urgenti ed indifferibili iniziative intenda assumere al riguardo.
(5-00886)

PICIERNO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, introduce la valutazione del comportamento degli studenti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado;
ad attuazione della suddetta legge è stato emanato il decreto ministeriale del 16 gennaio 2009, n. 5, che detta i criteri e le modalità applicative della valutazione del comportamento degli studenti;
tali criteri e modalità applicative prevedono che: la valutazione del comportamento non possa mai essere utilizzata come strumento per condizionare o reprimere la libera espressione di opinioni (articolo 1); che la valutazione del comportamento si riferisce a tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica e viene espressa collegialmente dal Consiglio di Classe (articolo 2, comma 2); che la valutazione del comportamento deve essere riferita sempre all'insieme dei comportamenti posti in essere dallo studente nel corso dell'anno e non può mai riferirsi a singoli episodi; che la votazione insufficiente, comportando la non ammissione automatica dello studente al successivo anno di corso, può essere attribuita solo in presenza di comportamenti riconducibili alle fattispecie per le quali lo Statuto delle

studentesse e degli studenti (decreto del Presidente della Repubblica 249/1998 e successive modificazioni) prevede l'allontanamento temporaneo dello studente per periodi superiori ai quindici giorni, e comunque solo nei casi in cui nel corso dell'anno lo studente sia incorso in almeno una delle sanzioni suddette e non abbia dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti; che la valutazione stessa sia sempre adeguatamente motivata e verbalizzata, tenendo in particolare conto l'importanza di un'informazione tempestiva e un coinvolgimento attivo delle famiglie in merito alla condotta dei figli;
da alcune segnalazioni di studenti e famiglie nonché da notizie apparse sugli organi di stampa apprendiamo che alcuni istituti secondari superiori hanno posto in essere valutazioni del comportamento in contrasto con quanto successivamente affermato dal decreto ministeriale 16 gennaio 2009 n. 5;
in particolare presso il liceo Einstein di Piove di Sacco (Padova) cento studenti hanno ottenuto una valutazione pari a 5/10 e 6/10 sulla base di episodi specifici e comunque di gravità non accertata, e comunque prima dell'emanazione del decreto ministeriale 16 gennaio 2009;
ancora, presso il liceo Albertelli di Roma una risoluzione del Consiglio di istituto ha proibito la partecipazione ai viaggi di istruzione per gli studenti con una valutazione del comportamento inferiore ai 7/10, attuando una decisione in contrasto con l'articolo 4, comma 2, del decreto ministeriale 16 gennaio 2009 e, inoltre, presso il liceo Augusto di Roma sono avvenute valutazioni del comportamento attribuibili a comportamenti del gruppo, quali la partecipazione alle proteste degli studenti, in palese contrasto con l'articolo 1 e l'articolo 3, comma 1 del decreto ministeriale 16 gennaio 2009 -:
se e quale soluzione intenda adottare il Ministro interrogato al fine di verificare l'esattezza dei casi posti in premessa e per tutti quei soggetti, che, sottoposti a valutazione intermedia prima dell'emanazione del decreto ministeriale 16 gennaio 2009, potrebbero essere esposti a valutazioni del comportamento in contrasto con quanto previsto dalla normativa.
(5-00887)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo una recente denuncia della cassa edile della provincia di Milano, sono stati rilevati quasi 200 casi di manovali «clonati», ovvero operai clandestini con documenti fotocopia e, dunque, inseriti negli archivi di Inps, Inail e collocamento con lo stesso nome;
trattasi di piccole imprese edili con titolare straniero che operano in subappalto, ingaggiando personale in nero e ricorrendo alla contraffazione dei documenti al momento di presentare il documento unico di regolarità contributiva;
da quanto si apprende da notizie di stampa, tali episodi sono sempre più frequenti anche per la relativa facilità di procurarsi falsi documenti a prezzi contenuti;

addirittura la cassa edile di Milano ha scoperto il caso di un lavoratore straniero che aveva rapporti di lavoro aperti contemporaneamente con cinquanta dipendenti;
la registrazione informatica dei rapporti di lavoro evidentemente non è sufficiente a scoprire le attività multiple e, dunque, sospette -:
quale sia l'opinione del Ministro interrogato in merito all'opportunità di procedere celermente a controlli a campione e quali altre iniziative intenda intraprendere per porre fine al fenomeno.
(3-00334)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 502 del 1992 e successive modifiche fissa, nel settore delle ospedalità ed in quello ambulatoriale alcune precise regole, valide in modo paritario per tutte le strutture accreditate con il Servizio sanitario nazionale qualunque ne sia la gestione, pubblica o privata, a tutela dei cittadini, degli operatori e dell'ambiente;
le aziende sanitarie sono tenute a predisporre annualmente i «piani attuativi», sulla base dei quali vanno stipulati accordi e contratti con le strutture pubbliche e private, le quali hanno l'obbligo di erogare per l'intero anno le prestazioni di loro competenza previste contrattualmente;
nella Regione Calabria fino a tutto il 2001 non sono stati stipulati gli accordi ed i contratti per le prestazioni ambulatoriali previsti dalla citata legge n. 502 del 1992, e detti accordi e contratti non sono stati stipulati neppure nel 2007 e nel 2008, poiché gli organi regionali competenti hanno omesso di approvare o non approvare i «piani attuativi» presentati dalle ASL riguardanti le prestazioni sanitarie ambulatoriali;
sempre in Calabria non si ha notizia di accordi annuali con le strutture a gestione pubblica e, ad avviso dell'interrogante, esistono dubbi sul possesso dei requisiti, ai fini dell'accreditamento per le strutture private con «budget» a livelli incompatibili con le risorse indispensabili a consentire il possesso e/o il mantenimento dei requisiti minimi per l'accreditamento, così come, sempre ad avviso dell'interrogante, esistono dubbi, per lo meno per alcune strutture pubbliche, sul possesso dei predetti requisiti pur essendo erogatrici di prestazioni sanitarie in regime di accreditamento;
sempre nella Regione Calabria si configura l'assenza di qualsiasi raccordo tra i tetti di spesa assegnati alle singole strutture con il fabbisogno di prestazioni, considerata la non uniformità della distribuzione delle prestazioni stesse sul territorio in conseguenza della arbitrarietà dei criteri seguiti nella valutazione dei predetti fabbisogni;
in Calabria gli accordi contrattuali con gli accreditati a gestione privata vengono di regola stipulati stravolgendo nei fatti il significato giuridico del termine «contratto», che nulla ha a che vedere con l'«assegnazione» di un tetto di spesa, stipulato spesso a fine anno di riferimento, talora addirittura nell'anno successivo, con riguardo a prestazioni già rese talora per importi anche molto superiori a quelli tardivamente assegnati;
quanto sopra crea un inevitabile contenzioso che in aggiunta agli altri contenziosi contribuisce a rendere incontrollabile la spesa sanitaria in Calabria;
in particolare, per il 2007, il direttore generale dell'ASP di Cosenza, in assenza del piano attuativo riguardante le prestazioni sanitarie ambulatoriali, ha contrattato una transazione, sottoscritta il 1o agosto 2008 con due associazioni (ANISAP e FEDERLAB), i cui rappresentanti non avevano alcun mandato a stipularla;
ad avviso dell'interrogante la citata contrattazione, adottata arbitrariamente

per tutte le strutture dell'ASP di Cosenza, ha comportato l'assegnazione a saldo per il 2007 di somme, in modo non equo, ed in violazione della norma contenuta nella legge finanziaria 2007 riguardante lo sconto del 20 per cento sulla produzione, non applicata nel documento transattivo citato, con danno all'erario di 1.157.813,59 euro;
nel mese di ottobre 2008 i rappresentanti delle strutture ambulatoriali accreditate a gestione privata dalla ex ASL di Paola, adesso integrata nell'ASP di Cosenza, sono stati invitati dal direttore generale di quest'ultima Azienda, a sottoscrivere un «precontratto», finalizzato alla corresponsione, alle sole strutture firmatarie, di acconti a fronte delle prestazioni rese nel 2008;
il «precontratto» di cui sopra, poiché non previsto nella legge n. 502 del 1992 né in altra normativa, divenuto, peraltro, strumento finalizzato alla corresponsione di acconti solo ai suoi firmatari da parte dell'ASP di Cosenza, appare all'interrogante un insensato atto di discriminazione;
l'assenza di un qualsiasi rapporto tra i citati «precontratti», destinati peraltro ad essere riproposti come contratti, e il fabbisogno di prestazioni da acquisire dalle singole strutture, comporta certamente rischi per la continuità della regolare erogazione delle prestazioni sul territorio;
tutto quanto sopra, oltre a non garantire l'utenza sanitaria, continua a contribuire alla negatività della gestione dell'intero Dipartimento regionale del settore, gravato, peraltro, da un deficit che nel 2007 ha raggiunto 300 milioni di euro e fino a settembre 2008 ne aveva già registrati ben 290 milioni;
a quanto sopra andrebbe aggiunta la necessità di una verifica sul possesso o meno dei requisiti dall'attuale direttore generale dell'ASP di Cosenza per avere tale incarico, così come sul possesso dei requisiti da parte di altri dirigenti della sanità in Calabria;
già il 4 novembre 2008 l'interrogante, con atto n. 2-00201, proprio alla luce dell'allarmante quadro dell'emergenza socio-economica-sanitaria in Calabria ha chiesto il commissariamento dell'intero settore della sanità in Calabria -:
se non ritenga di dover monitorare la situazione creatasi nell'ASP di Cosenza ed adottare eventuali sanzioni nei confronti dei responsabili di atti interni alla stessa rilevatisi illegittimi;
se, anche alla luce della definizione del mancato piano di rientro relativo all'ingente deficit sanitario regionale non ritenga improrogabile la nomina di un commissario ad acta per la realizzazione del risanamento finanziario dal disavanzo nel settore sanitario calabrese, designando una persona diversa dall'attuale Presidente della Giunta regionale, non solo perché questi è in carica da oltre tre anni durante i quali il trend di spesa del settore ha avuto un notevolissimo incremento, ma anche perché alcuni direttori generali e/o dirigenti delle ASP in Calabria, non sempre caratterizzati dai requisiti necessari per mantenere tali incarichi, sono di diretta nomina dell'attuale Giunta regionale e non hanno mostrato piena ed oculata gestione delle risorse finanziarie attribuite.
(4-02139)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MONTAGNOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge n.112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha introdotto nel nostro ordinamento il cosiddetto istituto dell'«esonero», ovvero la possibilità, nel triennio 2009-2011, per il pubblico dipendente di essere esonerato dal servizio

nel quinquennio antecedente la maturazione dell'anzianità contributiva massima di 40 anni, a fronte di un trattamento economico pari al 50 per cento di quello complessivamente goduto (elevato al 70 per cento se nel medesimo periodo il soggetto svolga in modo continuativo ed esclusivo attività di volontariato, opportunamente documentata e certificata);
il citato articolo 72 recita testualmente che: «Per gli anni 2009, 2010 e 2011 il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Enti pubblici non economici, le Università, le Istituzioni ed Enti di ricerca nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, può chiedere di essere esonerato dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione della anzianità massima contributiva di 40 anni»;
ai sensi dell'articolo 1, comma 2, del testo unico sul pubblico impiego (decreto legislativo n.165 del 2001) «Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300»;
in merito è intervenuta la circolare n. 10 del 20 ottobre 2008 della Presidenza del Consiglio - Dipartimento per la funzione pubblica, la quale, pur essendo indirizzata alle Amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, individua quali soggetti legittimati ad utilizzare la predetta facoltà dell'esonero «il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie fiscali, la presidenza del Consiglio dei ministri, gli enti pubblici non economici (Inps, Inail e così via), le università, le istituzioni ed enti di ricerca, nonché gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001»;
un'interpretazione letterale della norma induce a supporre che le amministrazioni interessate siano soltanto quelle indicate espressamente dalla legge relativamente al personale in servizio e che, dunque, sebbene non sia oggetto di esclusione espressa come il personale del comparto Scuola, il personale del comparto Enti locali non possa fruire di tale istituto in quanto tali amministrazioni pubbliche (gli Enti Locali) non sono tra le Amministrazioni espressamente previste dal citato articolo 72 del decreto n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni della legge n. 133 del 2008 -:
se l'interpretazione di cui in premessa è corretta e, in caso di risposta affermativa, per quali motivi il personale degli enti locali sia escluso dalla facoltà di cui all'articolo 72 del decreto n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, tenuto conto che la finalità della norma è quella di consentire alle amministrazioni pubbliche - e dunque anche agli enti locali - una progressiva riduzione del numero dei dipendenti pubblici.
(5-00891)

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2009

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro

del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la grave crisi economica e finanziaria si sta manifestando in tutta la sua inedita gravità e le prospettive per il nostro paese sono state precisate dalla Commissione europea, prevedendo una decrescita dell'ordine del 2 per cento nel prossimo anno, recessione che interesserà tanto la grande industria quanto il sistema delle piccole e medie imprese;
i Governi dei principali Paesi industrializzati hanno adottato impegnativi programmi di sostegno dell'economia e, in particolare, del sistema industriale;
nell'ambito dei suddetti piani, Paesi europei come la Germania, Francia, la Spagna, la Svezia e in ambito extra UE, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, il Canada, hanno già adottato o hanno allo studio misure specifiche per il sostegno del comparto automobilistico, per il finanziamento dei quali vengono stanziate ingenti risorse finanziarie;
in un mercato sempre più integrato a livello mondiale, il giusto richiamo all'esigenza di non incorrere in misure distorsive, scaturanti da iniziative isolate e non coordinate, almeno a livello europeo, sollecita l'adozione anche nel nostro Paese di interventi finalizzati a facilitare e favorire un profondo processo di innovazione in senso ambientale del comparto automobilistico;
la rilevanza del comparto automobilistico, sia in termini di occupazione diretta e indiretta, sia per fatturato e per la funzione di traino per la ricerca e l'innovazione in molti settori produttivi, merita attenzione e impegno politico, tanto nelle politiche nazionali quanto in sede europea;
i dati del mese di dicembre evidenziano che, a fine anno, 45 mila lavoratori sono in cassa integrazione in Piemonte. L'industria automobilistica, come nel resto del mondo, sta pagando un prezzo particolarmente alto: ai 5400 operai di Mirafiori in cassa integrazione tra dicembre e gennaio si aggiungono 2000 impiegati che la inizieranno a febbraio. L'intero gruppo Fiat ha previsto in queste settimane, considerando tutte le sedi italiane, la messa in cassa integrazione di circa 50 mila lavoratori. Il calo drastico delle vendite (meno 23 per cento secondo i dati di novembre) e della produzione (meno 46 per cento rispetto allo stesso mese del 2008) è in linea con quanto sta avvenendo negli altri paesi, evidenziando, all'interno della più generale crisi, un problema specifico che riguarda il settore automobilistico a livello mondiale. L'industria dell'auto è la vittima principale della crisi economica, per il peso che ha nella formazione del PIL (in Italia il settore automotive contribuisce al PIL per circa il 14 per cento) e nella composizione dell'occupazione di molti Paesi (in Italia i dipendenti del settore sono circa un milione di addetti);
la mancata adozione di misure governative risulta particolarmente grave per Torino e per il Piemonte, cuore dell'industria automobilistica italiana, non soltanto per la presenza di FIAT, ma per il peso rivestito da un indotto di piccola e media impresa del settore, che è il suo fulcro produttivo. Il ridimensionamento del comparto dell'automobile avrebbe dunque effetti drammatici, con conseguenze immediate di disoccupazione e crisi sociale, impoverimento del tessuto di piccole e medie imprese, cui si aggiungerebbero rischi di prospettiva per l'intero sistema industriale italiano;
l'apertura di un tavolo di confronto con le rappresentanze delle imprese del settore automobilistico e motociclistico, rappresenta una necessaria, seppur tardiva, presa d'atto della difficoltà che registra il comparto, ma dovrà essere una sede in cui coinvolgere tutti gli attori, a cominciare dalle organizzazioni sindacali;
la complessità della crisi richiede una strategia complessiva che metta in campo un ventaglio di misure che favorisca una profonda innovazione del settore, dei comportamenti dei consumatori e dell'azione

delle pubbliche amministrazioni, nazionali e locali;
in particolare, sembra necessario assicurare interventi che prevedano: la proroga e il potenziamento dei bonus ecologici per la rottamazione di vecchie auto con acquisto di vetture almeno euro 4; l'individuazione di forme di garanzia per la concessione di crediti al consumo automobilistico; l'introduzione di un organico sistema di incentivi alla ricerca ed allo sviluppo tecnologico del settore, che favorisca l'innovazione dei prodotti in chiave di compatibilità ecologica ed ambientale; la destinazione di risorse adeguate per assicurare il rinnovo completo del parco-auto degli enti pubblici entro due anni e degli autobus per il trasporto pubblico locale, sostituendo i mezzi con vetture ecologiche;
allo stesso tempo, è necessario mettere in campo specifiche misure congiunturali di sostegno dell'occupazione per gli addetti del settore, tra cui le più urgenti appaiono: a) la possibilità di aumentare le settimane di CIGO; b) la tempestività dell'assegnazione di risorse, alle Regioni ed in particolar modo al Piemonte, per la gestione della CIGS in deroga. Al 31 dicembre 2008 le risorse sono state esaurite e, se non se ne assegnano di nuove, c'è il rischio che, nell'incertezza del diritto, le aziende procedano al licenziamento; c) il superamento o una nuova definizione dei tetti della CIG per impedire che operai e impiegati, costretti a lunghi periodi di cassa, si avvicinino o superino la soglia di povertà; d) mobilità e disoccupazione in deroga per supportare chi ha già perso il lavoro o non si vedrà rinnovato il contratto. I dati riportano un aumento dei lavoratori licenziati e iscritti in liste di mobilità senza indennizzo (+18 per cento) e un numero consistente di precari che non hanno i requisiti per la disoccupazione; e) procedure semplificate per l'adozione di contratti di solidarietà al fine di assicurare il mantenimento delle competenze della forza lavoro;
la trattativa in atto tra Governo, Regioni ed Unione Europea volta all'impiego delle risorse del Fondo sociale europeo a copertura dei costi della cassa integrazione in deroga, ben lungi dall'avere un effetto positivo, causerà in Piemonte la crisi occupazione di un settore come quello della formazione professionale, che occupa 3000 dipendenti e 9000 collaboratori e che è strategico per gestire l'attuale fase di crisi e favorire l'inserimento o il reinserimento dei giovani e degli adulti disoccupati nel mercato del lavoro -:
come valuti la situazione che si è venuta a determinare per il comparto industriale automobilistico e più in generale della mobilità, anche alla luce della mancata proroga delle misure di sostegno, già adottate negli scorsi anni, che sta mettendo a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro;
quali iniziative intenda assumere al fine di arrivare a definire una strategia per garantire la tenuta del settore automobilistico nazionale ed europeo, favorendone altresì la difesa dei livelli occupazionali nonché l'evoluzione in senso compatibile con l'ambiente, quale occasione di sviluppo e investimento.
(2-00284)
«Rossomando, Damiano, Soro, Sereni, Barbi, Bobba, Boccuzzi, Calgaro, Esposito, Fassino, Fiorio, Lovelli, Lucà, Giorgio Merlo, Portas, Rampi, Vernetti, Tullo».

Interrogazione a risposta orale:

MONAI, MARAN e STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 23 gennaio 2007 la Regione Friuli Venezia Giulia convocò TERNA S.p.A. e tutti i sindaci dei comuni territorialmente interessati al tracciato proposto di un elettrodotto a 380 kV in doppia terna Redipuglia-Udine ovest, denominato «corridoio ambientale preferenziale», non previamente concertato né tanto meno condiviso con le realtà locali;

in quella sede ai comuni fu richiesta «l'attivazione di un tavolo tecnico previa sottoscrizione di un accordo di programma in cui si faccia riferimento all'impegno di Terna S.p.A. a riconoscere una razionalizzazione delle linee elettriche...»;
la soluzione progettuale elaborata da TERNA S.p.A. non ha considerato possibili soluzioni alternative sotto il profilo tipologico e planimetrico, quale si conviene in opere di così rilevante impegno economico, valore strategico, impatto territoriale e sociale;
tale studio, titolato «Riclassamento della Direttrice Redipuglia-Udine ovest» e redatto da TERNA S.p.A. è stato licenziato in data 18 settembre 2006 e reso disponibile su supporto magnetico e in parte cartaceo;
detto studio non può prescindere dalle decisioni della Giunta Regionale FVG, in primis della DGR 3793 dd. 28 novembre 2003, della quale deliberazione era considerata «parte integrante e sostanziale» una relazione predisposta dall'Ufficio di Piano, quale «parere sul programma triennale» 2003-2005;
proprio a commento del Programma triennale di sviluppo, la suddetta relazione ha preso atto della volontà del gestore di rendere funzionale la nuova linea in epigrafe ad un «nuovo impianto produttivo a ciclo combinato da 400 MW della Udine Energia» da realizzarsi a Pozzuolo del Friuli, ma ha anche annunciato che, essendo la costruzione della medesima centrale solo ipotetica, il giudizio sulla realizzazione della linea da 380 kV Redipuglia-Udine Ovest e della relativa sottostazione di Pozzuolo doveva ritenersi sospeso («rif.A1: ...si ritiene pertanto che sugli interventi condizionati dalla eventuale realizzazione delle suddette opere il parere regionale debba restare sospeso...»);
più in generale la citata relazione non ha mancato di richiamare la necessità di minimizzare ogni impatto ambientale ricorrendo al caso a linee interrate e tracciati esistenti. Ha sottolineato come le nuove interconnessioni debbano provvedere «al soddisfacimento dei fabbisogni energetici delle realtà industriali regionali piuttosto che ad un utilizzo rivolto ad utenze extraregionali, tenuto conto anche degli effettivi minori impatti dovuti a realizzazioni che prevedono soluzioni di collegamento generalmente interrate o che seguono tracciati infrastrutturali esistenti»;
lo studio preliminare redatto dalla TERNA S.p.A., «Riclassamento della Direttrice Redipuglia-Udine Ovest», oltre a non ottemperare alle prescrizioni relative al citato programma triennale, appare incompleto in quanto non aggiornato in termini di bilancio energetico (fermo al 2005), di produzione netta (centrale di Torviscosa), di nuove reti, interconnessioni e impianti previsti e prevedibili, consumi futuri ragionevolmente ipotizzabili;
l'iter per la realizzazione di questa infrastruttura è già iniziato con l'avvio di procedimento ottenuto dal Ministero dello sviluppo economico a favore di Terna e comunicato recentemente agli enti interessati, fra i cui i Comuni che l'elettrodotto potrebbe attraversare;
l'opera progettata manca di considerare ipotesi effettivamente alternative, come la possibilità di considerare l'interramento della linea elettrica e l'affiancamento al tracciato autostradale (auspicato dai Sindaci interessati e dai Presidenti delle Province di Udine e di Gorizia), il potenziamento delle linee attuali, o la ricostruzione lungo le direttrici esistenti, le quali godendo di minore percorrenza, minore sfrido energetico e di servitù territoriali consolidate, comporterebbero costi e disagi sicuramente inferiori;
le considerazioni e le valutazioni di carattere paesaggistico appaiono per nulla considerate, nonostante la presenza di siti, insediamenti monumenti di rilevantissima importanza, della vocazione turistica dell'area e nonostante l'impressionante altezza e l'ingombro dei tralicci («l'altezza dei sostegni sarà generalmente contenuta

entro i 60 m...») tali da sovrastare di gran lunga ogni manufatto, rilievo morfologico o coltre arborea e quindi essere visibili a perdita d'occhio, da chilometri e chilometri di distanza;
sebbene la tensione nominale assegnata alla nuova linea elettrica sia stata considerata pari a 380 kV la tensione massima di esercizio non sarà inferiore a 420 kV (vedi pag. 86 del citato studio) con intuibili, quanto non sufficientemente valutati, effetti per la salubrità dei residenti e per nulla considerate conseguenze per le sottostanti e circostanti piantagioni e attività zootecniche;
si paventa la mancanza dei suddetti approfondimenti e si rileva non meno inspiegabile mancata considerazione di soluzioni alternative, sia nel tracciato della linea che nella sua progettata struttura aerea -:
se non ritenga opportuno disporre l'immediata sospensione del procedimento avviato dal Ministero dello sviluppo economico al fine di valutare le soluzioni progettuali alternative, meno impattanti sull'ambiente, che possano essere concordate d'intesa con le amministrazioni locali interessate.
(3-00332)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Zampa e altri n. 1-00091, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sbrollini.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Laratta e altri n. 2-00269, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta orale Bindi n. 3-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Burtone, Vico e Cuomo.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Ciocchetti n. 4-02042 del 15 gennaio 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-02103 del 22 gennaio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00339.