XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 3 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
a differenza di quanto denunciato dal rapporto Onu 2008, le condizioni di salute delle donne in Europa in generale ed in Italia in particolare sono migliorate nel corso degli ultimi decenni, anche se permangono alcune differenze sostanziali tra uomini e donne nei rischi di contrarre malattie invalidanti;
solo recentemente si stanno affrontando le implicazioni legate alla specificità della salute femminile, sia dal punto di vista medico-scientifico che da quello sociale e culturale;
i più importanti e recenti studi di medicina sono concordi nel ritenere che l'assunzione di un sempre maggiore e gravoso ruolo sociale della donna, impegnata sul fronte familiare e lavorativo, ha comportato inevitabili ripercussioni sulla sua salute;
rispetto alle fasi tipiche dell'uomo, il percorso di vita di una donna (pubertà, fase riproduttiva, periodo pre-menopausale, menopausa e fase post-menopausale) produce profondi cambiamenti e complicate problematiche dal punto di vista sanitario;
rispetto agli uomini importanti ricerche confermano una maggiore vulnerabilità delle donne ai danni provocati dal tabagismo e, in particolare, è stata scoperta una relazione pericolosa tra fumo e due tipi di patologie tumorali femminili, il tumore al collo dell'utero e quello al seno, e si stima che entro il 2025 il tabagismo potrebbe diventare la prima causa di morte per tumore fra le donne nel mondo;
la Written declaration on endometriosis, siglata con delibera n. 30 del 2004 del Parlamento europeo, evidenzia come l'endometriosi, patologia poco conosciuta dal punto di vista sociale e medico, colpisce una donna su dieci nell'Unione europea e che l'onere annuale dei congedi malattia dovuti a tale affezione, nell'Unione europea, viene stimato in 30 miliardi di euro annui;
in Italia il 33 per cento delle nascite avviene oggi per parto cesareo. Si tratta di una percentuale troppo elevata secondo le organizzazioni sanitarie, che denunciano il facile ed eccessivo ricorso a questa pratica, spesso non motivata da ragioni mediche legate alla condizione della mamma o del bambino e che comporta tutti i rischi correlati ad un intervento chirurgico;
la crescente tendenza dell'obesità nelle donne italiane comporta conseguenze non solo dal punto di vista estetico e di vita di relazione, ma è soprattutto un importante problema medico ed è correlato ad una maggiore incidenza di malattie, come diabete, ipertensione, arteriosclerosi, patologia cardiovascolare, tumori e malattie degenerative ossee;
l'osteoporosi è stata riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità «una vera e propria malattia sociale e una delle grandi sfide dei prossimi decenni». Secondo un recente rapporto a cura del Parlamento europeo, in Europa il 40 per cento delle donne che oggi hanno 50 anni avrà almeno una frattura da fragilità ossea e il 17,5 per cento delle donne una del femore, mentre in Italia l'osteoporosi ha assunto aspetti di una vera e propria malattia sociale con danni soggettivi gravi, quali fratture e forme di disabilità, con relativi elevati costi personali e sociali;
l'alcolismo ha un tasso d'incremento superiore a quello maschile e negli ultimi anni questo fenomeno è diventato di rilevanza sociale, sia perché la donna impiega un tempo più limitato dell'uomo per diventare un alcolista e sia per la maggior vulnerabilità dell'organismo femminile nei confronti dell'alcool; la mortalità correlata all'alcool, in una fascia d'età compresa fra i 30 e i 34 anni, è, infatti, oltre 3 volte superiore rispetto all'uomo,

impegna il Governo:

a reperire le risorse necessarie ad un maggior sostegno della ricerca di base sulle principali patologie che colpiscono le donne;
a potenziare il sistema di screening oncologico, soprattutto per la diagnosi dei tumori del seno e dell'utero;
ad adottare misure volte a monitorare e contenere l'eccessivo ricorso al taglio cesareo, a verificare i dati sulla morbilità e mortalità materne e neonatali e ad effettuare una rilevazione dei costi relativi a tale pratica e un censimento delle strutture abilitate;
a promuovere campagne di informazione in ambito scolastico e universitario sui problemi legati alla salute delle donne, dirette, soprattutto, a sensibilizzare le giovani generazioni sui rischi per la salute correlati al tabagismo, all'alcolismo e all'assunzione di sostanze stupefacenti;
ad adottare iniziative volte a stimolare una maggiore partecipazione delle donne all'elaborazione di strategie primarie e secondarie di prevenzione della salute;
a programmare campagne di informazione sull'endometriosi quale malattia debilitante e favorire la ricerca sulle cause, sulla prevenzione ed il trattamento di tale patologia;
ad includere l'osteoporosi tra le malattie croniche invalidanti, a favorirne l'inserimento tra le iniziative di prevenzione del servizio sanitario nazionale ed agevolare la ricerca biomedica e sanitaria su di essa, oltre a dar corso a campagne informative ed educative tra la popolazione e tra gli operatori sanitari.
(1-00104)
«Capitanio Santolini, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volontè, Delfino, Ciccanti, De Poli, Compagnon, Naro».

Risoluzioni in Commissione:

La XI e XII Commissione,
premesso che:
il Libro Verde, presentato dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi nello stesso momento in cui il Governo ha varato la manovra anticipata di giugno-luglio, nasce come strumento base di consultazione pubblica sulla riforma del Welfare in un momento in cui già si presagiva la grande crisi dei mercati finanziari;
la contemporaneità con la manovra economica, come evidenziato anche dal Ministro Sacconi in audizione in Commissioni riunite alla Camera dei deputati, non è stata casuale, ma è scaturita dalla necessità di dover far fronte alla situazione economica che si prospettava fortemente critica;
sia nel Libro Verde del Welfare che nel Libro Bianco sulla sanità della Commissione europea è stato richiamato come principio fondamentale il legame tra salute e prosperità economica, visto che se da un lato la promozione della salute aiuta a ridurre la povertà e il disagio sociale, dall'altro un miglioramento nella qualità del lavoro porta a maggior benessere e salute per i cittadini;
è evidenziata la necessità di affrontare una sfida che, prima che economica si delinea progettuale e culturale, che metterà al centro la persona considerata in sé e nelle sue proiezioni relazionali a partire dalla famiglia e tutto ciò sarà da applicare ai diversi contesti in cui si opera sia a livello sanitario che lavorativo;
a livello macro, vi è una contraddizione evidente nell'atteggiamento dello Stato che da un lato interviene sempre più frequentemente sul sistema sanitario con strumenti inappropriati (un esempio sono le varie leggi finanziarie) dall'altro non utilizza gli appositi strumenti programmatori che lui stesso si è dato;

la spesa sanitaria rappresenterà sempre più un problema soprattutto in una prospettiva futura. Una previsione dell'OCSE indica che senza interventi di riqualificazione e razionalizzazione dei costi nel 2050 la spesa sanitaria potrebbe raggiungere il 12,8 per cento del PIL (oggi è al 6,7 per cento, vale a dire una percentuale inferiore a quella dei più importanti Paesi europei che supera mediamente l'8 per cento del prodotto interno lordo);
le disfunzioni in sanità, tuttavia, non sono legate solamente ad una spesa impropria, inefficace e non razionale, ma anche alla presenza, diversamente articolata nelle varie regioni, di servizi e prestazioni sanitarie irrazionali allocati con nessun riferimento a parametri di efficienza e efficacia. Inefficienze a cui contribuisce, inoltre, la non chiara distribuzione di responsabilità tra i due livelli di governo (Stato e Regione) e l'inadeguatezza delle risorse anticipate dalla Stato a copertura dei fabbisogni finanziari;
è trascorso un trentennio dalla riforma e dalla costituzione del Servizio sanitario nazionale ed è oggi opportuno analizzare e riorientare le scelte di politica sanitaria, riportando al centro la persona, il cittadino con le sue esigenze individuali e familiari di educazione sanitaria, prevenzione, formazione, sicurezza sul lavoro;
il sistema socio sanitario italiano dovrà, altresì, soddisfare nei prossimi decenni i bisogni crescenti di una popolazione sempre più anziana, sempre più affetta da malattie croniche degenerative e quindi sempre più interessata dall'assistenza a lungo termine. Questo richiederà cambiamenti radicali nell'organizzazione del sistema di risposta, una nuova programmazione e il reclutamento di personale di assistenza, in particolare degli operatori socio sanitari;
il sistema di welfare dal punto di vista del lavoro sta vivendo uno dei momenti più critici ed impegnativi degli ultimi anni conseguenza:
1) della crisi economica in atto;
2) della perdita di diversi posti di lavoro causata dalla chiusura di aziende di rilievo nazionale;
3) del problema sicurezza legato agli incidenti mortali sul lavoro che si sono succeduti in maniera drammatica in questo ultimo anno;
4) delle nuove regole sulla flessibilità del mercato del lavoro che se da un lato hanno prodotto risultati positivi, dall'altro hanno pregiudicato la stabilità del lavoro creando una vasta area di precarietà;
i diversi contributi offerti dalle parti sociali, economiche e istituzionali hanno evidenziato le contraddizioni e le disfunzioni del sistema economico e socio-sanitario e rilevato la gravità delle problematiche legate al mercato del lavoro soprattutto nel contesto di crisi in atto,

impegna il Governo:

a) ad attuare urgenti politiche di sostegno del reddito in grado di far fronte ad un reale rilancio dell'economia, visto il momento di crisi economica in atto e che si prefigura di lungo periodo, attraverso:
1) misure urgenti di trasferimento delle risorse necessarie a sostegno della famiglia con figli e dei percettori di reddito minimo;
2) iniziative di rilancio di un nuovo welfare in grado di dare sostegno alle piccole e medie imprese attraverso misure agevolative di ricorso al credito;
3) provvedimenti urgenti che garantiscano il rilancio delle infrastrutture con misure atte a ridimensionare i divari caratterizzanti il Sud del Paese;
b) a promuovere ogni utile iniziativa volta a dare attuazione al robusto welfare negoziale preannunciato nel Libro Verde attraverso progetti in grado di:
1) incoraggiare interventi volti ad elevare il tasso di attività dei settori più critici (donne, giovani e persone di età

compresa tra i 55 e i 64 anni) attraverso una gestione diffusa dei servizi che danno valore alla persona;
2) rafforzare gli strumenti messi a disposizione per garantire sui posti di lavoro maggiore formazione e sicurezza;
3) potenziare ed estendere il sistema degli ammortizzatori sociali;
c) a realizzare misure che garantiscano e riconoscano la centralità anche fiscale della famiglia (visto il compito anche di assistenza che svolge al suo interno) attraverso l'attuazione del principio di equità fiscale concretizzabile attraverso una complessiva riforma del sistema, che si sviluppi a partire dall'immediata introduzione, a beneficio delle famiglie, di un sistema articolato di deduzioni e crediti d'imposta sulle spese correnti sostenute per i figli (vale a dire sul reddito reale disponibile delle famiglie) e comunque anche mediante lo strumento del quoziente familiare, già ribadito dal programma della maggioranza di Governo, ideato per porre al centro come soggetto imponibile, non più l'individuo, ma il nucleo familiare in quanto tale, strumento fiscale che potrebbe trovare proprio nei momenti di crisi come quello attuale un'utile applicazione;
d) a porre in essere tutte le iniziative necessarie a riorientare il sistema socio-sanitario, nell'ottica di una popolazione con tendenza all'invecchiamento e alla bassa natalità, rispetto alle strutture:
delle cure domiciliari;
delle cure ambulatoriali;
delle cure residenziali extra ospedaliere;
delle cure residenziali ospedaliere.
e) a quantificare e finanziare i livelli essenziali di assistenza (LEA), che rappresentano la condizione necessaria affinché sia annullata la distanza tra i livelli di assistenza teoricamente esigibili da parte del cittadino e quelli effettivamente erogabili da parte delle aziende sanitarie. I LEA possono infatti essere utilizzati come termine di riferimento (benchmark) per calcolare le risorse necessarie a garantire servizi e prestazioni efficienti in tutto il territorio nazionale.
(7-00116)
«Delfino, Poli, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Capitanio Santolini».

L'VIII Commissione,
premesso che:
l'integrazione degli obiettivi di protezione del suolo e di salvaguardia del territorio nelle politiche di sviluppo è ormai divenuta una priorità inderogabile;
la desertificazione, i dissesti idrogeologici, i deboli equilibri tra patrimonio naturale ed insediamenti urbani, rappresentano costanti criticità che, nei casi di eccezionalità degli eventi naturali, spesso diventano disastrose emergenze;
è indispensabile individuare una strategia politica rivolta maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, all'adozione di pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del suolo, che sia in grado di mantenere in uno stato di concreta sicurezza le aree più sensibili dal punto di vista delle calamità naturali;
anche strategie rivolte a favorire la residenza della popolazione nelle aree montane o meno agevoli, può concorrere al miglior mantenimento degli equilibri naturali di tali aree ed a mantenerle in sicurezza;
allo stato attuale, gran parte del territorio nazionale, è soggetto a cicli annuali di eventi eccezionali tali da richiedere l'intervento della Protezione Civile; trattasi di incendi, allagamenti ed inondazioni, frane e dissesti di varia natura;
l'intervento di emergenza non deve ad ogni modo diventare un fatto quotidiano e di regolare prassi. Meglio sarebbe ricorrere alla protezione attiva con decise azioni di prevenzione, mitigazione ed adattamento;

gran parte dei possibili disastri che sarebbero potuti accadere in conseguenza degli eventi eccezionali sopra ricordati, è stata evitata o ad ogni modo attutita, grazie all'azione efficace e repentina della nostra Protezione Civile;
è da far rilevare che nella vigente situazione di scarsità di risorse finanziarie ed in attuazione del patto di stabilità che impedisce agli enti locali di escludere dal patto stesso le risorse finalizzate alla prevenzione del rischio idrogeologico (fatto salvo solo il caso dell'avvenuta dichiarazione di calamità naturale), le disponibilità ordinarie destinate all'azione della prevenzione del rischio sono diventate esigue, mettendo in pericolo il corretto ed efficace svolgimento della salvaguardia del territorio;
è necessario pertanto provvedere ad individuare e rendere disponibili risorse aggiuntive a quelle scarse esistenti, per l'ordinario e lo straordinario funzionamento del sistema della Protezione Civile, ed a questa necessità globale è indispensabile fornire risposte urgenti, soprattutto attraverso il determinante intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, che dovrebbe reperire ed impegnare pertinenti risorse in tale direzione, nonché con il contributo dell'intera società civile e con la progressiva maturazione di diffuse sensibilità che portino al generarsi di nuovi equilibri tra azioni sul territorio, stili di vita, strategie efficaci di sviluppo sostenibile ed utilizzazione razionale delle risorse naturali;
volendo evidenziare in una efficace sintesi le debolezze e le eccellenze del nostro sistema di prevenzione delle calamità e del relativo settore di contrasto e di pronto intervento, possiamo ritenere che, a fronte di un quadro della prevenzione dei rischi idrogeologici e della difesa del suolo seriamente deficitario, possediamo anche un sistema di previsione della calamità naturale all'avanguardia, le cui eccellenze sono rappresentate da una banca dati e da sistemi informatici di primissimo livello, cui è associato un sistema di pronto intervento e di soccorso altrettanto efficiente;
da quanto ha riferito il Sottosegretario Bertolaso, una grave criticità finanziaria minaccia questo efficiente sistema di previsione e di risposta della Protezione Civile, soprattutto a causa dei tagli disposti dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, le risorse a disposizione della Protezione Civile si riducono del 30 per cento nel 2009, del 50 per cento nel 2010 e del 70 per cento nel 2011;
a ciò si aggiunge il mancato stanziamento per il 2009 del contributo statale al Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai sensi dell'articolo 138, comma 16 della legge n. 388 del 2000, cui le regioni e le province autonome devono assicurare un concorso complessivo annuo pari al triplo del concorso statale. Occorre pertanto il rifinanziamento urgente di tale Fondo diretto a fronteggiare esigenze urgenti per le calamità naturali di livello b), nonché per potenziare il sistema di protezione civile delle regioni e degli enti locali;
una simile riduzione dei finanziamenti rende impossibile lo svolgimento delle attività della Protezione Civile e, vista la situazione deficitaria in cui versa il Paese nel campo della prevenzione del rischio idrogeologico, crea seri pericoli per l'incolumità della vita dei cittadini;
le persistenti ed eccezionali situazioni di emergenza in campo ambientale e climatico che attraversa attualmente il Paese e il rischio dell'aggravarsi della situazione richiedono un continuo impegno da parte della Protezione Civile,

impegna il Governo:

a provvedere nell'immediato ad individuare ed assegnare nuove e più consistenti risorse in favore della Protezione Civile, prevedendo meccanismi di stabilità e certezza degli stanziamenti, al fine di garantire le attività di previsione e lotta

contro le calamità naturali, nonché le attività di ripristino delle condizioni di sicurezza;
a provvedere a rifinanziare il Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai sensi dell'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000;
ad individuare congrue risorse economiche per il finanziamento di un Piano pluriennale di lavori nel campo della difesa del suolo e dell'assetto idraulico, volto a rafforzare il sistema della tutela del territorio e a colmare le lacune emergenti del Paese nel campo della prevenzione del rischio idrogeologico.
(7-00115)
«Togni, Guido Dussin, Lanzarin, Alessandri».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2008 nella assemblea generale delle Nazioni Unite, per la diciassettesima volta consecutiva, la comunità internazionale si è espressa contro l'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba;
questo comportamento poteva apparire logico ed essere condivisibile all'epoca della guerra fredda quando la istallazione di basi missilistiche Urss avrebbe concretamente minacciato la pace nel mondo: va ricordato il sospiro di sollievo che il mondo tirò in quell'occasione;
ora è un altro mondo. Gli USA si pongono come guardiano della pace, ciò fa onore a tale paese, e per ciò ha tutta la solidarietà degli interpellanti, e non solo;
ma quest'opera ha alcune falle che esponenti del Partito democratico hanno evidenziato nella proposizione di ordini del giorno quando è stato votato l'invio di nostre truppe alle «missioni di pace»: quando è stato fatto notare da altri che se il fine delle missioni è far affermare la democrazia ed allontanare tentazioni di guerra, se il fine è anche e soprattutto l'aiuto ai popoli oppressi, la lotta contro la sofferenza e la morte di giovani, donne, perfino bambini, non si comprende perché non si faccia, nulla per altre realtà pure presenti ed abbisognose, se possibile, in modo più pressante di tali interventi;
ci si chiede perché la guerra iniziata unilateralmente dagli U.S.A. in Irak, per la supposizione che questo producesse armi chimiche, non è cessata quando si è avvertito che tale supposizioni era errata;
i detrattori degli Stati Uniti sostengono che vi siano differenti interessi soprattutto economici: in Irak c'è il petrolio, in Congo no;
l'embargo attuale, potrebbe essere la cartina al tornasole di tali teorie, e ciò è tanto sentito dall'Italia e dall'Europa che in sede di votazione all'O.N.U. vi è stato voto contrario;
l'embargo deve cessare perché:
a) è anacronistico;
b) la democrazia non si può esportare, si può esportare solo una dittatura travestita da democrazia e falsamente riconosciuta come tale;
c) il comunismo è fallito nell'Urss per motivi economici, Cuba è la prova vivente della possibilità dell'esistenza del socialismo reale proprio perché oppresso dall'embargo: occorre toglierlo perché solo così i cittadini cubani avranno una evoluzione economica che porterà al capitalismo

e solo allora si vedrà la reale possibilità dell'esistenza del socialismo in regime di libero mercato;
d) solo togliendo l'embargo si cancellerà l'idea che gli U.S.A. vogliano fare di Cuba una propria colonia: infatti gli stessi appunti mossi a Cuba possono essere mossi alla Cina, ma non pare che vi sia embargo per quest'ultima nazione. Certo c'è una critica (ciò appartiene ad una naturale dialettica) che ben potrebbe effettuarsi nei confronti di Cuba senza affamarla;
e) vi sono evidentissime ragioni umanitarie;
f) il popolo Cubano è pacifico e ben si guarda dal tenere una politica aggressiva nei confronti di alcuno; pretende solo una cosa che tutti pretendono: di essere padrone a casa propria;
g) infine l'apertura dei commerci renderebbe ancor più improbabili momenti aggressivi ed ogni iniziativa in tal senso sarebbe più facilmente verificabile -:
secondivida che l'embargo contro Cuba debba cessare;
in caso positivo, poiché è evidente che non è sufficiente il voto dell'O.N.U., se intenda intraprendere iniziative internazionali per far cessare il blocco economico-commerciale che colpisce in particolar modo i bambini e gli anziani dell'isola.
(2-00297)
«Brigandì, Comaroli, Fava, Caparini, Buonanno, Chiappori, Goisis, Fogliato, Callegari, Crosio, Rainieri, Vanalli, Togni, Simonetti, Guido Dussin, Barani, Peluffo, Maran, Rossomando, Martella, Andrea Orlando, Mogherini Rebesani, Recchia, Sarubbi, Mariani, Rossa, Lehner, Consolo, Cristaldi, Lamorte, Laboccetta».

Interrogazione a risposta scritta:

BOFFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con una delibera approvata il giorno 30 gennaio 2009, la Giunta regionale della Campania, su proposta dell'Assessorato all'Ambiente e Protezione civile, ha chiesto al Consiglio dei Ministri di dichiarare lo stato di calamità per i comuni colpiti dagli eventi atmosferici di particolare intensità registrati su gran parte del territorio regionale nel mese di gennaio;
secondo la prima ricognizione effettuata dal Settore Protezione civile i comuni campani interessati dal provvedimento sono 82, distribuiti nelle cinque province;
le fortissime precipitazioni, ampiamente superiori alle medie stagionali, hanno infatti messo in crisi diversi comuni e provocato l'esondazione di corsi d'acqua o l'erosione di canali, in particolare nel bacino idrografico del Sarno e in numerosi bacini del salernitano;
numerosi sono stati gli allagamenti nelle zone urbane e nei fondovalle. In particolare, sono stati segnalati alla sala operativa regionale consistenti smottamenti in varie località delle province di Salerno, Napoli, Avellino, Caserta e Benevento;
in particolare, nel Sannio, secondo i calcoli della Provincia di Benevento, ammontano a 91 milioni di euro i danni lasciati dalle piogge cadute incessanti per tre mesi sulla viabilità provinciale sannita;
nel solo comprensorio del Fortore i danni assommano ad oltre 34 milioni di euro; ad oltre 24 in quello vitulanese-caudino; a circa 20 in quello telesino e del Tammaro. Ma i calcoli sono soltanto sommari e provvisori;
questi i comuni maggiormente colpiti: Casalduni, Fragneto L'Abate, Ponte, Vitulano, Castelpoto, Foglianise, Guardia Sanframondi, Cerreto Sannita, Fragneto Manforte, Pesco Sannita, San Lorenzo Maggiore,

Castelvetere, San Bartolomeo, San Giorgio la Molara, Castelfranco in Miscano e Montefalcone V.F;
queste le statali maggiormente colpite: S.P. Casalduni «Ferrarisi», S.P. Casalduni «Zingara Morta», S.P. Fragneto - Ponte, S.P. Fragneto Torre Palazzo, FV Vitulanese «tratto svincolo Castelpoto - via sala di Foglianise», S.P. Castelpoto - FV Vitulanese, S.P. Guardia Sanframondi - Cerreto Sannita, S.P. Fragneto Manforte - Pesco Sannita, S.P. «Palazzese» San Lorenzo Maggiore, S.P. Vitulanese - bivio Taburno - Ostello del Taburno, S.P. 52 tratto Castelvetere-San Bartolomeo (a valle dell'abitato di Castelvetere), S.P. 60 tratto San Pietro-San Giorgio la Molara Km 12+100, S.P. 50 tratto Castelfranco in Miscano-Montefalcone V.F., S.P. 150 tratto SS7-Castelpoto;
i sopralluoghi effettuati in questi giorni dai tecnici della Provincia di Benevento hanno decretato la chiusura delle arterie più compromesse e in alcuni casi, dove possibile, lavori di ripristino;
le risorse finanziarie disponibili per la manutenzione ordinaria e per quella straordinaria e di somma urgenza (ripristino delle condizioni minime di sicurezza) sui 1.200 Km, di viabilità provinciale, sono già normalmente del tutto inadeguate a qualsivoglia necessità in tempi ordinari ed è quindi palese la loro insufficienza in situazioni eccezionali come quella di questi ultimi giorni;
tali circostanze ha indotto la Giunta provinciale di Benevento a chiedere alla Giunta regionale della Campania la dichiarazione dello stato di calamità naturale per la condizione di dissesto sulle strade provinciali -:
se non ritenga il Governo di rispondere positivamente ai voti espressi dalla Giunta regionale della Campania e dalle Province campane e di dichiarare tempestivamente lo stato di calamità per i comuni campani colpiti.
(4-02201)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'impresa italiana Irem si è aggiudicata un'asta come sub contractor dell'americana Jacobs, chiamata a sua volta dalla compagnia petrolifera francese Total per realizzare un impianto di desolforazione all'interno del cantiere della raffineria Lindsey Oil della Total di Grimsby, nel Lincolnshire in Gran Bretagna;
mercoledì 28 gennaio ha preso forma una protesta che ha coinvolto 500 dipendenti della Lindsey Oil amareggiati per l'arrivo di operai specializzati italiani e portoghesi, della società Irem, nel cantiere;
nei giorni successivi la protesta è andata intensificandosi ed espandendosi in altre aree come la Scozia, il Galles e l'Irlanda del Nord;
il sindacato britannico Tuc, che ha sollecitato e sostenuto la protesta dei lavoratori britannici, ha accusato la società Total di aver tagliato in modo scorretto i salari e di aver peggiorato le condizioni contrattuali e sindacali dei dipendenti, determinando l'ira di questi contro l'approdo nel cantiere di personale non britannico;
I lavoratori italiani della Irem, manodopera altamente specializzata, operante nel panorama internazionale nell'ambito della realizzazione di impianti chimici e petrolchimici per gasdotti e per la produzione di energia per conto di multinazionali, stanno subendo i riflessi di un'ondata di protesta dilagante che rischia di assumere dei toni xenofobi;

la protesta e la sua caratterizzazione discriminatoria mal si concilia con il clima di tolleranza e di liberalismo che ha sempre caratterizzato la Gran Bretagna, in quanto storicamente terra di approdo di emigranti;
l'azione dei sindacati, oltre ad essere inaccettabile sotto più profili, si manifesta come del tutto antistorica in quanto chiede al Governo britannico di violare regole fondamentali del sistema dell'UE;
la linea portata avanti dai sindacati britannici si pone in netta contraddizione rispetto al sistema della libertà di circolazione dei lavoratori nell'ambito dell'UE e all'impianto delle garanzie previste dall'ordinamento comunitario e alla libertà di impresa;
al contrario è indispensabile difendere il sistema di libera circolazione di imprese e di lavoratori che caratterizza l'Unione europea. In questo quadro vanno tutelate le imprese italiane attivamente impegnate all'estero con elevati livelli di produttività e con lavoratori caratterizzati da alti livelli di professionalità -:
quali ulteriori azioni intendano promuovere o sollecitare al fine di tutelare il diritto legittimo dei lavoratori e di imprese italiane ad operare senza ostacoli di alcuna natura nel rispetto degli impegni contrattuali e a non subire forme di antistorica discriminazione in un territorio dell'UE.
(2-00296)
«Di Biagio, Cicchitto, Bocchino, Baldelli, Picchi, Saglia, Tremaglia, Saltamartini, Angeli, Cazzola, Vincenzo Antonio Fontana, Cristaldi, Bianconi, Pugliese, Nola, Calabria, Sbai, Mannucci, Paglia, Marsilio, Lamorte, Barani, Biava, Girlanda, Scandroglio, Granata, Ciccioli, Frassinetti, Beccalossi, Vignali, Lo Presti, Ravetto».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
suscitano forti preoccupazioni le recenti notizie che ci arrivano dal network somalo Shabelle e dalle agenzie internazionali, sulla situazione in Somalia, secondo le quali il ritiro dei tremila soldati etiopi, intervenuti alla fine del 2006 per difendere il debole governo di transizione dai ribelli delle Corti Islamiche, sta già aprendo nuovi scenari nell'infinito conflitto somalo, con scontri tra le diverse fazioni armate islamiste;
da alcuni giorni sono ripresi violenti scontri e combattimenti tra le milizie integraliste di Al-Shabaab, che fino ad oggi controllano le città della Somalia centrale, e quelle islamiche moderate e filo-governative che sostengono l'accordo di Gibuti. Il rischio è che le componenti moderate del cartello islamico, disponibili ad interloquire con la comunità internazionale, vengano sopraffatte e che il controllo passi definitivamente nelle mani degli estremisti di Al-Shabaab i quali, applicando spietatamente la legge islamica, la sharìa, sono intenzionati ad assumere la leadership del Paese;
la Somalia resta un Paese instabile e dilaniato dallo scontro fra le forze laiche e gli uomini delle Corti islamiche. Il ritiro delle truppe etiopiche dalla Somalia e il conseguente cedimento del comando a una forza mista di truppe regolari somale e di miliziani islamici moderati, se da una parte preoccupa, in quanto prelude ad una partita difficile e complessa per l'intera area del Corno d'Africa, dall'altra, potrebbe porre fine ad una presenza percepita dalla popolazione locale come forza di occupazione, facilitare la formazione di un nuovo governo che includa anche le forze islamiche moderate e riavviare un processo di stabilizzazione del Paese;

da recenti agenzie di stampa, del 15 gennaio, si è appreso che il premier somalo Nur 'Adde' Assan Hussein ha annunciato la sua candidatura alla Presidenza del Paese, esprimendo la volontà di promuovere il dialogo e la riconciliazione nel Paese, mediante la formazione di un governo di unità nazionale, e sostenere gli sforzi della comunità internazionale che hanno condotto alla firma dell'accordo di pace di Gibuti con l'opposizione moderata (ratificato il 19 agosto scorso). L'inviato Onu per la Somalia ha sottolineato l'auspicio che l'elezione del nuovo presidente venga affidata a un parlamento allargato;
la situazione in Somalia ha da tempo assunto livelli di criticità che oltrepassano il contesto locale. Dallo scoppio dell'ultima fase del conflitto, nell'estate del 2006, si contano 16 mila civili e 4 mila combattenti uccisi e quasi due milioni di sfollati. All'incerto e instabile quadro politico si affiancano numerosi altri elementi di preoccupazione: una situazione umanitaria appesantita dalla recrudescenza degli scontri armati, l'espandersi dell'estremismo terroristico (funzionale a disegni anche esterni al Paese), l'allarmante fenomeno della pirateria somala che nel 2008 ha assaltato, nel Golfo di Aden, centinaia di navi, fino all'aggravarsi della siccità che provoca milioni di profughi e diseredati alla ricerca di una semplice sopravvivenza, una situazione alla quale gli aiuti umanitari internazionali possono sopperire solo in parte;
l'interesse a livello mondiale per la situazione somala sembra essersi fortemente ridimensionato; gli sforzi della comunità internazionale e delle Nazioni Unite degli ultimi anni, volti ad accompagnare il processo di stabilizzazione, sono apparsi deboli e spesso in ritardo rispetto alla realtà in mutamento; anche gli interventi finalizzati a contrastare le Corti islamiche, da ultimo la decisione del 2006, che prevedeva l'imposizione dell'esercito etiopico, non sembrano aver condotto a risultati apprezzabili, finendo per aggravare la situazione di instabilità;
in considerazione dei legami storici dell'Italia con la Somalia ed anche in vista del nuovo ruolo che il nostro Paese dovrà assumersi sulla scena internazionale, in qualità di Presidente del prossimo G8 - che dovrebbe assumere l'Africa e il Corno d'Africa come le aree su cui incentrare interventi e risorse - si pone con urgenza un'iniziativa tempestiva del governo italiano, in grado di imprimere un cambiamento nella crisi somala. Il nostro Paese potrebbe tornare ad essere l'attore determinante anche per la ripresa del dialogo fra gli attori regionali del Corno d'Africa, anche in considerazione del ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nella gestione del processo di pace durante la Conferenza di Nairobi, come Presidente dell'IPF, l'organizzazione dei Paesi Donatori (Intergovernamental Authority on Development, un'Autorità intergovernativa subregionale per lo sviluppo dell'Africa orientale);
la recente notizia, annunciata nei giorni scorsi, dello spostamento ad altro incarico, dell'inviato speciale del governo italiano per la Somalia, Mario Raffaelli, preoccupa soprattutto in relazione allo stallo di possibili iniziative negoziali nell'area, non risultando, all'interrogante, essere prevista una sua sostituzione; un avvicendamento di incarico cade in un momento delicato per la Somalia e potrebbe deprivare l'azione diplomatica italiana di importanti competenze, anche in considerazione del suo importante impegno e coerenza in favore della via negoziale, come dimostrato dall'intervento tempestivo per far applicare l'accordo di Gibuti -:
quali iniziative siano state ad oggi avviate dal Governo o siano in programma in relazione alla crisi somala e se non ritenga di dover riferire circa l'avvicendamento dell'inviato speciale del Governo italiano per la Somalia, Mario Raffaelli, che ha svolto compiti decisivi per la pacificazione nell'area, una decisione che rischia di tradursi in un disimpegno italiano in un'area sempre più strategica come quella del Corno d'Africa.
(5-00936)

EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
non accenna a placarsi in Gran Bretagna la protesta contro i lavoratori italiani della Irem costretti a dover rimanere per giorni su una chiatta galleggiante e a uscire scortati dalle forze dell'ordine solo perché stanno svolgendo in Inghilterra quel lavoro che non avrebbero qui in Italia;
la protesta, anzi, va allargandosi vista l'adesione dei lavoratori di due centrali nucleari inglesi unitisi agli scioperi selvaggi scoppiati in una raffineria del Lincolnshire; gli stessi minacciano boicottaggi di tutti i distributori della Total, proprietaria della raffineria di Lindsey, ma anche azioni di opposizione attraverso il noto sito Facebook che consente una più veloce e diffusa adesione agli scioperi;
la crisi rischia di avere ripercussioni nello stesso Governo inglese che in precedenti dichiarazioni di intenti aveva assicurato «posti di lavoro britannici ai cittadini britannici», sebbene il premier Gordon Brown abbia in seguito affermato che le leggi europee non si possono cambiare e che questi scioperi sono indifendibili; per contro, sia dall'opposizione conservatrice che dall'interno dallo stesso Labour arrivano forti critiche all'operato del primo ministro;
nel nostro Paese, invece, regna la più assoluta confusione a leggere le dichiarazioni di membri dello stesso esecutivo: da un lato, il ministro Sacconi a difesa della libera circolazione dei lavoratori; dall'altro il ministro Calderoli che invece ritiene che le politiche della libera circolazione, sancite dagli accordi di Schengen, vanno riviste; autorevoli esponenti della Lega Nord, ritengono addirittura che questi accordi, possano anche essere sospesi e si schiera a difesa dei lavoratori inglesi;
già nel passato, ai tempi del No alla Costituzione europea da parte dei francesi si era sviluppata una sorta di «sindrome dell'idraulico polacco» e che adesso rischia di trasformarsi in quella del «metalmeccanico italiano» -:
quali iniziative il Governo intenda assumere anche per le vie diplomatiche, per riaffermare la libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'Unione europea garantita dal Trattato di Schengen, vero principio fondativo delle istituzioni comunitarie, e per garantire i diritti di tutti i lavoratori europei.
(5-00937)

PINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino dal 1991 vige una Convenzione Bilaterale in materia di rapporti finanziari e valutari;
nonostante ciò, sono state intraprese da parte di organismi istituzionali italiani decisioni in contrasto con il testo della Convenzione del 1991 in materia di operatività fra istituti di credito della Repubblica di San Marino ed omologhi della Repubblica italiana;
la Corte di Cassazione, con sentenza del dicembre 2008 (emessa sulla base di un ricorso effettuato da un istituto di credito sanmarinese) ha dichiarato valida a tutti gli effetti la citata Convenzione Bilaterale del 1991;
tale situazione sta arrecando un enorme danno al territorio italiano circostante la Repubblica di San Marino ed in particolare al tessuto economico e finanziario che rischia di vedersi privato di ingenti risorse finanziarie provenienti dalle banche sanmarinesi e depositate presso le banche italiane della Romagna e delle Marche;
tali risorse risultano fondamentali per affrontare in primis la crisi creditizia degli stessi istituti italiani di credito;
da notizie di stampa si apprende che dal 16 febbraio 2009 verrà addirittura

sospesa ogni operatività anche su bancomat e carte di credito emesse da ICREA a favore di cittadini sanmarinesi;
risultainverosimile all'interrogante che possano configurarsi gli estremi del riciclaggio di denaro attraverso carte di credito e bancomat;
salvo interventi urgenti da parte del Governo italiano, le aziende sanmarinesi con conti correnti in istituti di credito italiani risulterebbero, alla data del 16 febbraio 2009, impossibilitate a pagare gli stipendi agli stessi lavoratori italiani impiegati nella Repubblica di San Marino se non con un notevole aggravio di costi a carico degli stessi lavoratori;
la Repubblica di San Marino in sede di WTO e di altri numerosi organismi internazionali ha sempre sostenuto le posizioni italiane, non ultima la candidatura di Milano a Expò 2015 -:
quali azioni il ministro degli esteri abbia intrapreso per quanto di sua competenza per ripristinare, nel pieno rispetto delle normative, l'operatività economica e finanziaria tra i due stati.
(5-00938)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano britannico Guardian del 16 gennaio 2009 riporta la notizia che il nuovo Segretario di Stato Americano Clinton ha sostenuto la necessità di «intervenire» nella crisi del Darfur, definita «una catastrofe umanitaria alimentare da un regime crudele e corrotto» -:
se tali analisi siano condivise dal Governo italiano e quali ulteriori iniziative, di concerto con la UE, si intendano assumere in merito.
(4-02202)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
le famiglie subiscono il peso maggiore della grave crisi economica in atto, devono, pertanto, essere sostenute sia dal punto di vista sociale che da quello politico;
il quoziente familiare ha un valore intrinseco determinante a maggior ragione se applicato in momenti, di crisi quale quello in atto, trattandosi di uno strumento fiscale ideato per porre al centro, come soggetto imponibile, non più l'individuo, ma il nucleo familiare, che permette di prendere adeguatamente in considerazione la diversa compagine numerica delle famiglie nell'ambito della tassazione del reddito;
nella prolusione al Consiglio permanente il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), ha evidenziato che: «Potrebbe essere questa l'occasione nella quale cominciare a sperimentare nel piccolo la logica del quoziente familiare»;
nell'arco di questa legislatura sono stati adottati alcuni provvedimenti, come la social card e il bonus familiare, con la finalità di arrecare sollievo ai meno abbienti, ma è necessario evidenziare che non si è tenuto adeguatamente conto delle famiglie con figli a carico che rischiano di essere le più penalizzate soprattutto in questo periodo di crisi;
il Governo ha accolto, e la Camera ha approvato, il 16 luglio 2008, la mozione presentata dall'Unione di Centro che recava l'impegno ad inserire tra gli obiettivi

prioritari del Governo una complessiva riforma del sistema fiscale e l'introduzione del quoziente familiare -:
quali provvedimenti intenda intraprendere al fine di garantire la reale applicazione degli impegni assunti per urta nuova fiscalità;
quali misure si intendano adottare per realizzate meccanismi meno farraginosi che consentano al cittadino di poter godere delle disposizioni già varate, le quali a causa delle complicazioni applicative e di modalità di accesso non rispettose del diritto alla privacy del cittadino, hanno limitato fortemente la loro fruizione.
(2-00295)
«Delfino, Poli, Vietti».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
subito dopo la stagione estiva Trenitalia ha inviato una lettera di recesso dal contratto di concessione a tutte le agenzie di viaggio italiane, fornite di biglietteria ferroviaria. La gestione di Trenitalia ricalca quella di quattro anni fa condotta dalla compagnia aerea di bandiera e che oggi ha portato la compagnia aerea alla situazione economica di oggi;
Trenitalia, partecipata al 100 per cento del Ministero dell'economia e finanze vuol portare le commissioni sulla biglietteria che ammontano al 4,40 per cento degli agenti di viaggio concessionarie, al 2 per cento ed aumentare le fidejussioni. La situazione viene contestata dagli agenti di viaggio che hanno deciso di dare battaglia a Trenitalia;
Trenitalia abbatte le commissioni, le agenzie saranno costrette ad applicare dei diritti di vendita. Conseguentemente i biglietti ferroviari verranno a costare di più, il tutto a discapito delle finanze delle famiglie italiane e in questo momento di recessione, contro quello che dovrebbe essere l'orientamento del Governo;
Trenitalia è ben rappresentata grazie anche alle agenzie di viaggio che, con il loro lavoro e la loro cortesia, con circa 3.288 uffici su tutto il territorio nazionale, permettono agli amministratori di Trenitalia di percepire il loro stipendio;
con questa misura, Trenitalia - monopolista in Italia a capitale dello Stato ad oggi (una delle 18 società di proprietà del MEF) - intende azzerare i corrispettivi che diverse migliaia di agenzie di viaggi (agenzie concessionarie Trenitalia) percepiscono in virtù di un lavoro estremamente professionale e capillarmente distribuito su tutto il territorio nazionale;
Trenitalia, che dovrebbe riparare ai propri guasti interni che ogni anno producono «voragini» finanziarie non solo a Trenitalia, ma anche alle correlate Blu Via, RFI, eccetera, rischia di creare gravissimi squilibri nel mondo imprenditoriale delle agenzie di viaggio italiane che, essendo per quasi il 90 per cento, piccole-medie imprese, rischiano di dover ridurre il loro personale altamente specializzato che ha contribuito al successo delle Ferrovie dello Stato e di dover chiudere l'impresa in quanto lavoratori autonomi;
il contratto Trenitalia è scaduto il 31 dicembre 2008, le agenzie di viaggio, in Italia sono più di tremila, con un'occupazione media di 3 persone per azienda; la riduzione della provvigione da parte di Trenitalia si stima che comporterà una perdita di qualche migliaio di lavoratori del settore, che non godono di cassa integrazione o di ammortizzatori sociali, essendo piccole o medie imprese -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, in un periodo in cui le famiglie non riescono ad arrivare alla terza settimana del mese e sempre più persone sono disoccupate, il Governo e i ministri competenti ritengano il provvedimento opportuno, visto che conseguentemente il costo dei biglietti ferroviari aumenterà;

se intenda intraprendere delle iniziative opportune al fine di scongiurare che centinaia di persone restino senza un lavoro.
(4-02203)

PELUFFO, MISIANI, FIANO e FARINONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2008 Expo 2015 è stato assegnato a Milano. A dieci mesi da questo grande successo per Milano e l'Italia la società di gestione dell'Expo non è ancora operativa, e crescono le preoccupazioni per i ritardi accumulati sotto il profilo della preparazione e della copertura dei costi dell'evento;
per la realizzazione delle opere e delle attività connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015, in adempimento degli obblighi internazionali assunti dal Governo italiano nei confronti del Bureau International des Expositions (BIE), l'articolo 14, comma 1 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha autorizzato la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2009, 45 milioni di euro per l'anno 2010, 59 milioni di euro per l'anno 2011, 223 milioni di euro per l'anno 2012, 564 milioni di euro per l'anno 2013, 445 milioni di euro per l'anno 2014 e 120 milioni di euro per l'anno 2015;
per la realizzazione delle cosiddette «opere connesse» a Expo 2015 sono attualmente ancora da reperire fondi pari a 2,3 miliardi di euro;
la Corte dei Conti nella «Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008» del 16 gennaio 2009 ha richiamato l'attenzione sugli oneri relativi alla realizzazione delle opere connesse all'Expo Milano 2015, autorizzati dall'articolo 14 del decreto-legge di cui sopra per gli anni dal 2012 al 2015 «in misura largamente eccedente quelli autorizzati per gli anni compresi nel bilancio triennale 2009-2011»;
secondo la Corte «il divario è particolarmente evidente per gli esercizi 2013 e 2014, per i quali è autorizzata la spesa rispettivamente di 564 e di 445 milioni di euro, mentre l'importo massimo autorizzato nell'ambito del triennio e compreso nella clausola di copertura è di 59 milioni di euro per l'anno 2011. Anche se presumibilmente gli ampi margini differenziali tra risorse reperite attraverso il complesso della manovra e misure espansive dovrebbero consentire la copertura di questi maggiori oneri, sarebbero state assolutamente necessarie specifiche indicazioni nella clausola di copertura sulle risorse destinate a far fronte ad oneri così largamente eccedenti quelli compresi nel bilancio triennale»;
i rilievi della Corte dei Conti si aggiungono a quanto evidenziato in occasione della discussione del decreto-legge n. 112 del 2008 dal Servizio Bilancio della Camera dei Deputati, che ha rilevato preliminarmente che «gli effetti scontati nell'apposito prospetto riepilogativo riguardano le sole spese autorizzate per il triennio 2009-2011. Peraltro l'onere annuo massimo derivante dall'autorizzazione di spesa veniva a realizzarsi oltre il triennio, nel 2013 (564 milioni); inoltre anche negli esercizi 2012 e 2014 l'onere annuo appariva in misura considerevole superiore alla media del triennio 2009-2011»;
il Servizio Bilancio ha evidenziato la rilevanza di tale circostanza «sotto il profilo dei vincoli posti ai futuri bilanci e della coerenza temporale, anche oltre il triennio, tra oneri e mezzi di copertura», osservando altresì che, in base alla relazione tecnica, la spesa autorizzata a carico del bilancio dello Stato costituisce una quota degli esborsi complessivi da effettuare in base agli impegni assunti, mentre la restante parte risulterà a carico, in parte, della regione e degli enti locali (851 milioni), in parte dei soggetti privati (891 milioni);
data la rilevante entità della spesa che, in base ad impegni che non appaiono derogabili, dovrà essere imputata agli enti

territoriali (851 milioni), appare necessaria una verifica circa l'effettiva compatibilità di tale onere con i vincoli imposti agli enti dal patto interno di stabilità, tenuto conto che, ove tale coerenza non dovesse essere assicurata, anche la spesa in questione dovrebbe essere debitamente coperta;
la verifica sopra richiamata è resa ancora più urgente alla luce dell'emanazione il 27 gennaio 2009 della circolare del Ministero dell'economia e delle finanze concernente il patto di stabilità interno per gli anni 2009-2011. La circolare chiarisce che il comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 va interpretato nel senso che l'esclusione dal saldo delle entrate derivanti da alienazioni mobiliari e immobiliari e da dividendi deve essere applicata anche agli anni di gestione del patto (2009-2011). Di conseguenza, ai fini del patto di stabilità interno per gli Enti locali risulterà ininfluente il finanziamento delle spese in conto capitale tramite alienazioni, con una ulteriore pesante restrizione dell'autonomia finanziaria dei comuni e delle province;
quanto alla partecipazione del capitale privato, il Servizio Bilancio della Camera evidenzia come «non sono espressamente indicati modalità e tempi di tale intervento né risulta chiarito come si intendano sopperire le relative risorse in caso di mancato coinvolgimento, nella misura indicata, dei capitali privati»;
secondo il Servizio Bilancio del Senato, alla luce della inderogabilità degli impegni assunti a livello internazionale per lo svolgimento di Expo 2015, un probabile profilo di onerosità per il bilancio dello Stato potrebbe emergere dal venir meno, in tutto o in parte, dei soggetti finanziatori dell'investimento in esame e che risultano coinvolti in misura finanziariamente rilevante (851 milioni di euro le Regioni e gli enti locali, 891 milioni di euro i soggetti privati) -:
come intenda intervenire nel caso in cui gli enti locali coinvolti nella preparazione di Expo 2015 non riescano a rispettare il patto di stabilità interno come conseguenza del rilevante contributo di investimenti loro richiesto nei prossimi anni;
quali siano i soggetti privati ad oggi disponibili ad intervenire nel finanziamento di Expo 2015;
come intenda intervenire nel caso in cui venga meno in tutto o in parte il contributo finanziario da parte degli enti pubblici e dei soggetti privati coinvolti in Expo 2015;
quali iniziative intenda intraprendere, vista la scansione temporale del finanziamento statale per Expo 2015 autorizzato dall'articolo 14 del decreto-legge n. 112 del 2008, affinché sia prevista una tempistica di spesa dei fondi che non causi uno slittamento della conclusione delle opere oltre il 31 dicembre 2014.
(4-02208)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha espresso opinioni contrarie alla possibilità di partecipazione di Autobrennero, la società di gestione della A22, nella Brennerbasistunnel, sostenendo che la società non possa entrare nel capitale sociale della Brennerbasistunnel Se, società che dovrà realizzare il tunnel di base e le rampe di accesso del Brennero, perché società con soci azionari non esclusivamente pubblici;
conseguenza del divieto di partecipazione della Autobrennero nel capitale azionario di Brennerbasistunnel Se sarebbe il non conferimento e la liquidazione del fondo esentasse di accantonamento, previsto dalla legge n. 449 del 1997, destinato al finanziamento della ferrovia del Brennero, che si stima in 550 milioni di euro nel 2014 ed attualmente è

di 357 milioni disponibili, con la distribuzione degli utili accantonati agli azionisti di Autobrennero;
la liquidazione del fondo sarebbe in contrasto con la natura societaria di Autobrennero, che ha soci privati ma è sotto il controllo pubblico, e con le finalità, esplicite sotto il profilo giuridico e normativo, per le quali esso è stato costituito in base al comma 13 dell'articolo 55 della legge n. 449 del 1997;
appare del tutto incongrua l'ipotesi di costituire da parte dei soli soci pubblici di Autobrennero, regioni e province interessate, una new.co in alternativa all'attuale società, giacché Autobrennero è società a larghissima maggioranza pubblica e nella quale, sia sotto il profilo azionario che di controllo, rimane decisivo e non può essere posto in discussione il ruolo dell'azionista pubblico;
la partecipazione di Autobrennero in Brennerbasistunnel Se e il proprio apporto sotto il profilo finanziario alla realizzazione del tunnel di base non soltanto non presentano profili giuridici in contrasto con la giurisprudenza comunitaria, ma il finanziamento delle opere ferroviarie è obiettivo connesso anche alla proroga della concessione autostradale che determinerebbe, se confermata, anche un sensibile ampliamento del fondo di accantonamento;
è fondamentale e preminente il ruolo delle province autonome di Bolzano e Trento ai fini dell'opera ed è dunque importante la loro funzione di controllo dell'Autobrennero, al fine di evitare possibili iniziative speculative di soggetti privati -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per correggere gli orientamenti fin qui espressi e, in particolare, quali impegni intenda assumere con l'Unione europea per individuare soluzioni atte a garantire la partecipazione di Autobrennero in Brennerbasistunnel Se, in modo che conseguentemente possa essere conferito il fondo di accantonamento al fine di finanziare la galleria di base e gli accessi ferroviari.
(3-00346)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la tratta ferroviaria Rimini-Roma è fra le più problematiche della rete nazionale per ritardi infrastrutturali e per carenza di servizio;
il collegamento della Regione Marche con il Tirreno, già proibitivo dal punto di vista viario, è aggravato da un collegamento ferroviario insufficiente ed inadeguato ai tempi;
il recente avvio dell'alta velocità su altre tratte ferroviarie ha ulteriormente aggravato tempi e frequenze di collegamento nelle tratte Rimini-Roma come acclarato da atti ufficiali;
dalle notizie fornite in risposta a svariati atti di sindacato ispettivo il programma di investimenti e di interventi sulla tratta non appare adeguato a recuperare i ritardi ed anzi è volto ad aggravare il deficit rispetto al servizio nazionale;
le scelte di Trenitalia dell'ultimo periodo sono state tese a ridimensionare il servizio complessivo per «investire» su altre tratte;
Fano, la terza città delle Marche non ha più un collegamento diretto con Roma, i lavori di ammodernamento della stazione languono da anni dopo il presente ridimensionamento di Pesaro e di altre importanti stazioni;
l'azione di soppressione di fermate più consistente si è registrata per la stazione di Fossato di Vico in Umbria e da notizie raccolte si starebbe pensando ad un ulteriore ridimensionamento da parte di Trenitalia;

la scelta riferita a Fossato di Vico appare oltremodo sbagliata e paradossale;
le risorse necessarie alla piccola stazione rispetto alla mole di traffico che produce sono infatti irrisorie e depongono per il mantenimento del servizio se si producesse una corretta analisi costi-benefici;
la decisione di soppressione di fermate Eurostar a Fossato di Vico è oltremodo inopportuna proprio perché la parte di territorio interessato comprende la zona dell'Umbria centrale, l'alta provincia di Ancona ed il territorio dell'alto Montefeltro (sino ad Urbino ed importanti località quali Cagli, Cantiano ed Acqualagna) che non ha valide alternative viarie e si serve del treno per gli importanti servizi presenti a partire dall'Università di Urbino e per l'offerta turistica -:
se il Governo, anche in veste di azionista, intenda intervenire verso Trenitalia con decisione, attraverso i poteri in suo possesso e con la messa a disposizione delle risorse necessarie, per evitare ulteriori soppressioni di fermate e ripristinare le esistenti nelle stazioni di Fossato di Vico e, più in generale, per rafforzare complessivamente il servizio e gli investimenti nella tratta ferroviaria Rimini-Roma al fine di mitigare il progressivo isolamento viario della regione Marche e dell'Umbria centrale.
(5-00939)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in data 26 gennaio 2009 all'indirizzo internet http:/italy.indymedia.org/coprolalia.no blogs.org/post/2009/01/26 sono stati pubblicati vari messaggi contenenti pesanti ingiurie e gravi minacce ai danni della persona del Vicesindaco di Milano, onorevole Riccardo De Corato...;
tali minacce sono collegate alla vicenda dello sgombero del centro sociale Cox 18 di via Conchetta effettuato nei giorni scorsi a Milano;
da articoli di giornali (Libero del 27 gennaio 2009) si apprende che attraverso questi siti cosiddetti «antagonisti» è iniziata una vera e propria azione di intimidazione attraverso minacce di morte, insulti e, cosa ancor più grave e allarmante, l'indicazione dei luoghi frequentati dal parlamentare abitualmente, con dovizia di particolari inerenti alla sua abitazione ed alle sue abitudini di lavoro e di tempo libero;
le oltraggiose dichiarazioni e le violente minacce apparse sul web, accompagnate dalle puntuali descrizioni degli spostamenti del deputato, rischiano di incitare ad una violenza inaudita ai danni dello stesso mettendo a serio rischio la sua incolumità e quella di chi gli sta vicino;
l'indirizzo internet in questione fa capo ad un fantomatico organo di informazione conosciuto come Indymedia Italia - network di media indipendenti che agisce per il tramite del sito internet http:/www.italy.indymedia.org filiale italiana di una più vasta rete internazionale;
è ormai da tempo che su tale sito sono spesso pubblicati articoli, secondo l'interrogante vergognosi, che incitano alla violenza contro l'avversario politico, contenenti minacce, foto, ingiurie ed altre offensive dichiarazioni, spesso, come in questo caso contro esponenti, iscritti e dirigenti di Alleanza Nazionale;
l'interrogante ha già presentato nella scorsa legislatura un'analoga interrogazione, relativa a fatti gravi ed analoghi accaduti a quel tempo (n. 3-00080) per chiedere al Governo di intervenire nei

modi più idonei, al fine di oscurare il predetto sito e interrompere le reiterate e gravi minacce -:
se non ritengano di dover svolgere un monitoraggio più costante su mezzi di informazione quali quelli indicati in premessa che istigano o esaltano l'uso della violenza nei confronti degli avversari politici;
se non ritengano di intervenire con la massima sollecitudine e decisione al fine di rimuovere le succitate frasi oltraggiose e violente ed individuare i responsabili;
se non ritengano di assumere iniziative per evitare che su questi siti si continui ad istigare alla violenza riesumando quell'antifascismo militante che negli '70 ha provocato devastazioni, violenze e omicidi.
(2-00292)
«Frassinetti, Raisi, Vignali, Grimoldi, Di Biagio, Minasso, Angeli, Goisis, Antonio Pepe, Barbieri, Garofalo, Cassinelli, De Angelis, Mazzuca, Ghiglia, Barani, De Nichilo Rizzoli, Berruti, Girlanda, Vella, Moffa, Stracquadanio, Lehner, Porcu, Landolfi, Sbai, Dima, Lorenzin, Nola, Bellotti, Beccalossi, Faenzi, Castiello, Di Caterina, Pelino, Gottardo, Saltamartini, Angela Napoli, Bernini Bovicelli, Mussolini, Polledri, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
a Bologna è stato arrestato il Presidente del Consiglio provinciale degli stranieri, per reati connessi all'immigrazione clandestina ed a particolari vessazioni nei confronti degli extracomunitari;
si rileva l'anomalia di organismi consultivi come quello succitato che, secondo l'interrogante, a Bologna di fatto sono stati concepiti e voluti dalla Presidenza della Provincia e dalla sua maggioranza per aggirare la legislazione italiana in materia di cittadinanza e di eleggibilità alle massime cariche istituzionali degli Enti locali -:
se il Governo non intenda assumere iniziative normative per disciplinare a livello nazionale l'istituzione e il funzionamento di consimili organismi e, in particolare, per estendere agli stessi le ipotesi di scioglimento degli organi già previste per gli enti locali dai quali gli stessi dipendono.
(2-00294)«Garagnani».

Interrogazioni a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO e GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
numerosi stabili comunali di Torino sono da tempo abusivamente occupati da esponenti di centri sociali di estrema sinistra;
i centri sociali torinesi, in particolare «Askatasuna», «Gabrio» e «Asilo occupato», sono diventati il luogo in cui l'estrema sinistra organizza manifestazioni che si distinguono per il loro carattere violento ed aggressivo nei confronti delle forze dell'ordine, delle istituzioni, del patrimonio pubblico e dei cittadini;
recentemente gli esponenti dei centri sociali torinesi hanno iniziato ad occupare ulteriori stabili, al fine di ospitarvi immigrati irregolari o persone provenienti dai campi rom, rendendo difficile l'identificazione dei medesimi;
in particolare, negli ultimi mesi, sono state occupate una palazzina sita in via Bologna, un'altra in via Pisa e un palazzo sito in corso Peschiera, nel quale troverebbero rifugio oltre 250 immigrati irregolari;
in data 27 gennaio 2009, gli occupanti dello stabile di corso Peschiera e gli esponenti

dei centri sociali hanno organizzato una manifestazione davanti al comune, ottenendo di essere ricevuti da due assessori. Successivamente i manifestanti si sono diretti verso la prefettura dove hanno lanciato cubetti di porfido, bottiglie di vetro e altri oggetti contundenti contro gli agenti di polizia, al fine di sfondare il cordone delle forze dell'ordine;
i manifestanti, alcuni con volto coperto da passamontagna, impugnando spranghe e bastoni, hanno devastato l'arredo urbano della zona, sradicando panchine e lanciando bidoni di rifiuti contro le forze dell'ordine, ferendo sei agenti di polizia;
grazie all'analisi dei video delle telecamere fisse, sono stati identificati gli aggressori e conseguentemente denunciati 11 autonomi per danneggiamento, porto abusivo di armi e lesioni;
gli esponenti dei centri sociali coinvolti nella manifestazione di violenza del 27 gennaio 2009 sarebbero, per quanto risulta agli interroganti, gli stessi organizzatori di altre iniziative violente -:
se non si ritenga necessario e urgente provvedere allo sgombero degli stabili illegalmente occupati da esponenti dei centri sociali torinesi, al fine di ripristinare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini.
(3-00347)

DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, CAMBURSANO, CIMADORO, DI GIUSEPPE, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI e ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese esiste indubbiamente il problema della difesa di un adeguato livello di sicurezza sociale, attestato non solo dai continui sbarchi di clandestini sulle nostre coste, che non sono affatto diminuiti, ma anzi continuano ad aumentare, risultando raddoppiati negli ultimi otto mesi, ma anche dalla crescita dei reati violenti, che pone il nostro Paese ai primi posti in Europa nella triste classifica dei reati commessi ogni anno;
nonostante i proclami dell'attuale maggioranza, la questione sicurezza, in Italia, non solo non è stata risolta dalle scelte di questo Governo, ma anzi appare evidentemente peggiorata;
il problema di garantire ai cittadini un adeguato livello di sicurezza sociale deve essere affrontato con serietà e moderazione direttamente proporzionali alla determinazione: invece, si è assistito e si continua ad assistere a continui richiami propagandistici e ad allarmi strumentali, che rispondono più a logiche partitiche e di schieramento che alla reale consapevolezza del problema;
strumentalizzare la paura a fini elettoralistici non è accettabile; «giocare con la paura» da parte di chi governa può essere estremamente pericoloso ed aprire, come sta avvenendo, la strada alla violenza cieca ed irragionevole, ad un pericoloso vuoto morale della società. Se ne ha avuto un primo esempio qualche mese fa a Rimini e purtroppo se ne è dovuto registrare un altro pochi giorni fa a Nettuno: una violenza cieca e brutale a cui non si dovrebbe offrire alcun alibi, né tanto meno si possono offrire appigli ideologici o politici;
invece, in questi giorni, si sono ascoltate dichiarazioni che tendevano in qualche modo a giustificare la violenza di Nettuno, a renderla comprensibile, collegandola, in particolare, a determinate scelte dei magistrati: «Certo, però, che non mi meraviglia che l'aggressione di Nettuno venga subito dopo il provvedimento di scarcerazione dei due rumeni coinvolti nei fatti di Guidonia. C'è sempre una molla che fa scattare la brutalità. Certi colleghi non si rendono conto che i loro provvedimenti hanno immediate e indesiderate ricadute nella realtà. Una spirale pericolosa. Più si prendono provvedimenti del genere, più in certe fasce giovanili s'innestano fenomeni razzisti»;

al riguardo varrebbe la pena, invece, ricordare, a proposito del comportamento dei magistrati ed al loro operato, che gli aggressori di Guidonia sono stati assicurati alla giustizia grazie al ricorso a quelle intercettazioni, che oggi qualcuno propone di limitare e vincolare;
rispetto alle strumentalizzazioni ed ai richiami propagandistici del Governo in tema di sicurezza, importanti esponenti dell'attuale maggioranza si interrogano, in questi giorni, come ha riportato la stampa, sulle responsabilità e sul clima da osteria che si è voluto affermare: a tali condivisibili riflessioni il Ministro interrogato ha risposto con un indistinto richiamo alla «cattiveria» -:
se non ritenga necessario intervenire affinché le forze dell'ordine e la magistratura siano messi nelle effettive condizioni di esercitare il proprio dovere, garantendo così livelli adeguati di sicurezza sociale nel Paese, utilizzando, dunque, a pieno tutti gli strumenti necessari allo scopo, come le intercettazioni, e se non ritenga necessario contemporaneamente lanciare nel Paese una campagna di sensibilizzazione contro la diffusione di un clima di generalizzata intolleranza e contro il pericolo di strumentalizzare i legittimi timori dei cittadini.
(3-00348)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi sono circa 500 mila stranieri che hanno presentato domanda di primo rilascio o di rinnovo del permesso di soggiorno e che sono in attesa da mesi di una risposta, dal momento che sono state raccolte 2 milioni e 340 mila domande e ne siano state evase circa 1 milione e 800 mila con uno scarto di 520 mila pratiche ancora pendenti;
secondo una ricerca della Cgil-dipartimento Immigrazione l'attesa arriva a superare i 15 mesi nelle grandi città laddove i tempi fissati dalla legge sono di gran lunga inferiori;
agli immigrati in attesa di rinnovo viene rilasciato un «cedolino» che dovrebbe garantire tutti i diritti ma che, nei fatti, li limita sia in rapporto ai datori di lavoro che a banche ed altri soggetti;
al già generale problema dei gravi ritardi sui rinnovi dei permessi di soggiorno elettronici e sui rilasci dei permessi per primo ingresso per decreto flussi o per ricongiungimento familiare si è aggiunto un ulteriore grave problema telematico con l'ente poste italiane, visto che la nuova procedura per il rinnovo del permesso di soggiorno non solo passa per le questure ma anche per tale ente e per l'Istituto Poligrafici Zecca di Stato;
allo sportello telematico della Poste denominato «Portale Immigrazione - automazione permessi - carte di soggiorno», inserendo il numero di una pratica, in moltissimi casi - documentati dalle associazioni di immigrati - la risposta è di «utenza non valida» innescando così la preoccupazione di uno smarrimento della domanda per migliaia di richiedenti;
qualora l'immigrato non abbia notizie della sua pratica cartacea attraverso lo sportello telematico delle poste, la questura non può far altro che invitare l'immigrato stesso a procedere alla richiesta di rintracciabilità presso il numero verde dell'ente poste o in ultima istanza a ripresentare la stessa domanda pagando un ulteriore spesa di 72 euro;
tale situazione non solo crea un grave disservizio ma anche un senso di smarrimento nelle comunità di stranieri già messe a dura prova dalla crisi economica in atto che determina di frequente la perdita del posto di lavoro e conseguentemente la perdita anche del requisito base per il permesso di soggiorno, con il rischio di uno scivolamento nell'area della clandestinità -:
a quanto ammonti il carico di arretrato delle domande di rilascio-rinnovo di

permessi di soggiorno agli stranieri in questo momento e quali siano i tempi medi di risposta alle richieste;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare affinché siano rispettati i termini di legge per il rilascio-rinnovo dei permessi di soggiorno agli stranieri sul nostro territorio e quali iniziative si intendano adottare per impedire ritardi e malfunzionamenti nella gestione del servizio di rilascio-rinnovo dei permessi di soggiorno;
se risulti vero che alcune questure, stante le lentezze nell'iter del rilascio del permesso di soggiorno elettronico, siano costrette, nei casi di necessità ed urgenza, a rilasciare permessi cartacei e se risulti che l'Istituto Poligrafici Zecca di Stato, autorizzata alla stampa dei permessi di soggiorno elettronici, abbia sbagliato la stampa degli stessi relativa a coloro che hanno fatto il fotosegnalamento nel mese di maggio 2008 e che quindi questi immigrati si trovino ancora privi del PSE;
quali siano le direttive impartite all'Istituto Poligrafici Zecca di Stato relative alla stampa dei permessi di lunga permanenza (ex carta di soggiorno).
(4-02204)

FEDERICO TESTA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni del mese di gennaio nel centro cittadino di Verona una giovane ragazza che si trovava in compagnia di alcuni amici è stata aggredita da un gruppo di circa una ventina di facinorosi, di età apparente compresa tra i venti ed i venticinque anni, verosimilmente appartenenti a gruppi dell'estrema destra;
il fatto in questione ha avuto un ampio risalto sulle pagine della cronaca nazionale e locale, e secondo quanto riportato dagli organi di stampa la Questura di Verona avrebbe, con la solita puntuale professionalità, individuato la quasi totalità dei responsabili;
nel rinnovare quindi la stima e l'apprezzamento per gli investigatori della Digos scaligera, si deve tuttavia porre in evidenza che, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni della parte offesa riprese dalle interviste dei quotidiani locali, proprio mentre era in corso il pestaggio sono occasionalmente transitati sul luogo dei fatti alcuni militari a bordo di alcune camionette;
sempre da quanto si apprenderebbe dalle esternazioni della ragazza gravemente ferita, questo contingente di circa una decina di soldati sarebbe rimasto sostanzialmente inerte, ed avrebbe consentito al gruppo di aggressori di allontanarsi tranquillamente;
da quanto pare di aver capito quel contingente di circa una decina di militari era parte del più ampio gruppo di soldati che dallo scorso mese di settembre sono stati inviati a Verona al dichiarato scopo di contribuire al controllo del territorio;
sempre facendo riferimento alle dichiarazioni dianzi segnalate, pare che pochi istanti dopo che il gruppo di aggressori si era dileguato nelle vie adiacenti, siano intervenuti sul posto equipaggi della Sezione volanti della Questura di Verona, e che tali agenti, dopo aver ricevuto una sommaria descrizione dei fuggitivi, si siano messi alla ricerca dei responsabili dell'aggressione, senza purtroppo essere riusciti ad individuarne alcuno -:
se corrisponda al vero che i militari sopraggiunti nel luogo dell'aggressione siano effettivamente parte del contingente di rinforzo inviato a seguito dell'adozione dello specifico decreto legge con il quale si intendeva contribuire al controllo del territorio;
se sia vero che quella sera, nonostante avessero assistito alla fase conclusiva dell'aggressione, quei militari sono rimasti inerti di fronte all'allontanamento degli autori della descritta gravissima aggressione;
nel caso in cui risulti che effettivamente si trattava dei militari ordinariamente

impiegati in ausilio alle forze di polizia della provincia di Verona, per quale ragione gli stessi, che si presume siano stati scelti in ragione del peculiare addestramento, non abbiano fatto nulla per impedire agli autori dell'aggressione di allontanarsi;
laddove si verificasse che effettivamente i militari non sono intervenuti e che quindi se non fosse stato per la professionalità degli investigatori della Polizia di Stato, gli aggressori mai sarebbero stati individuati, si chiede di sapere se sia stata condotta una inchiesta amministrativa che abbia accertato: se il mancato intervento sia stato imputabile alla mancanza di specifico addestramento dei militari; ovvero se i militari non siano intervenuti perché impossibilitati dalla carenza dei presupposti giuridici ordinamentali per poter operare arresti nella flagranza di reati, ancorché gravi;
se quindi, sussistendo le premesse sin qui svolte, laddove si verifichi, come si teme, che in effetti i militari non sarebbero intervenuti per carenza di preparazione e/o dei requisiti giuridici per poterlo fare, questo non dimostri la sostanziale inutilità del loro impiego in servizi di polizia e non consigli di evitare inutili sprechi di denaro pubblico destinando invece le risorse per ripianare le carenze di organico delle forze di polizia.
(4-02207)

MURA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso:
nella notte tra sabato 31 gennaio e domenica 1o febbraio 2009 nella stazione ferroviaria di Nettuno si è svolto un gravissimo atto di violenza, nel quale un cittadino extracomunitario originario dell'India, Navtej Sing Sidhu, è stato prima picchiato e poi dato alle fiamme da tre giovani;
l'aggressione verificatasi a Nettuno non è il primo caso in cui cittadini stranieri che vivono nel nostro paese sono fatti oggetto di aggressione, aggressioni nelle quali il fattore razzista e/o xenofobo è tra i fattori scatenanti dell'atto di violenza criminale;
solo per citare alcuni casi, con le stesse modalità fu aggredito l'8 luglio 2008 un cittadino ghanese, Edward Gardner, mentre era seduto su una panchina dei giardini pubblici di via Stendhal a Milano. Tre persone lo aggredirono e picchiarono utilizzando anche una mazza da baseball, urlandogli insulti di evidente contenuto razzista;
altro caso che ha suscitato scalpore è rappresentato dal pestaggio di un giovane studente ghanese di 22 anni effettuato a Parma ad opera di un gruppo di vigili urbani il 29 settembre 2008;
i presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, l'on. Gianfranco Fini e il Senatore Renato Schifani, hanno condannato duramente l'episodio di Nettuno, definendolo come un atto incivile che getta un ombra sui consolidati principi di tolleranza ed ospitalità del nostro paese, e come atto di violenza razzista e teppismo criminale;
in data 2 febbraio 2009 in un'intervista rilasciata a il quotidiano La Stampa la dottoressa Simonetta Matone, capo di Gabinetto del Ministero per le pari opportunità, ha commentato l'aggressione di Nettuno con le seguenti parole: Non mi meraviglia che l'aggressione di Nettuno avvenga subito dopo il provvedimento di scarcerazione per i due romeni coinvolti nei fatti di Guidonia. C'è sempre una molla che fa scattare la brutalità. Certi colleghi non si rendono conto che i loro provvedimenti hanno immediate e indesiderate ricadute nella realtà. Una spirale pericolosa. Più si prendono provvedimenti del genere, più in certe fasce giovanili s'innestano fenomeni razzisti»;
nelle dichiarazioni della dottoressa Matone sembra riscontrarsi un processo di causa ed effetto tra provvedimenti adottati dalla magistratura, quali la scarcerazione di due cittadini rumeni accusati di favoreggiamento in un caso di stupro, e fenomeni

di violenza a danni di stranieri come accaduto a Nettuno. Un'interpretazione che rischia di poter essere letta e utilizzata come parziale giustificazione di atti di violenza razzista;
il razzismo e la xenofobia sono fenomeni esecrabili che non possono mai trovare giustificazione, anche parziale, in uno stato democratico-:
se sulla base dei dati in possesso del Ministero dell'interno si possa sostenere che episodi di violenza di matrice razzista e xenofoba verificatisi in Italia negli ultimi mesi siano in qualche modo motivabili o abbiano qualche relazione con le decisioni adottate dalla magistratura italiana;
quali misure intenda adottare il ministro dell'interno per contrastare adeguatamente episodi di violenza di matrice razzista o xenofoba;
quale sia la posizione politica del Ministro per le pari opportunità circa le opinioni espresse dal capo di Gabinetto del suo ministero, e se tali opinioni impegnino il ministero stesso o debbano essere considerate espresse a titolo personale dalla dottoressa Matone.
(4-02209)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e MECACCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in un articolo del settimanale L'Espresso del 15 gennaio 2009, a firma Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, dal titolo «Mistero Borsellino» e sottotitolo «Una trattativa Stato-mafia di cui fu informato l'allora ministro Mancino. E che sarebbe legata all'omicidio del giudice [Borsellino]. Le rivelazioni del figlio di Ciancimino.», viene scritto quanto segue:
a) «Dopo il "botto" sull'autostrada di Capaci, nei 56 giorni che separarono l'attentato a Giovanni Falcone (23 maggio 1992) da quello a Paolo Borsellino (19 luglio 1992), l'allora Ministro dell'interno Nicola Mancino sarebbe venuto a sapere che pezzi dello Stato avevano intavolato una "trattativa" con Cosa nostra per far cessare il terrorismo mafioso, in cambio di alcune concessioni legislative: prima fra tutte la revisione del maxiprocesso.»;
b) «Sarebbe stato uno dei protagonisti di quel negoziato, Vito Ciancimino, a chiedere alcune "garanzie istituzionali", tra cui quella che Mancino fosse informato. E avrebbe ottenuto, attraverso canali tuttora al vaglio dei magistrati, che l'informazione giungesse al destinatario.»;
c) «Da qualche mese, il figlio (Massimo Ciancimino) dell'ex sindaco "collabora" con gli inquirenti e nelle ultime settimane ha ricostruito nei dettagli con i magistrati di Palermo le fasi cruciali del negoziato che gli uomini del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno, a cavallo tra le due stragi del '92, avviarono con don Vito per chiedere al boss Totò Riina di fermare l'attacco allo Stato.»;
d) «"Mio padre", ha detto Ciancimino, "era molto prudente, comprendeva tutti i rischi della situazione, e voleva essere sicuro che ci fosse una copertura istituzionale al negoziato. Voleva accertarsi che gli uomini del Ros avessero concretamente l'approvazione delle istituzioni".»;
e) «È questa una circostanza che Mori e De Donno hanno sempre negato, sostenendo di essere andati da Ciancimino in assoluta autonomia, spinti solo dalla necessità di stringere il cerchio attorno a Riina.»;
f) a un certo punto della trattativa, ribadisce l'articolo de L'Espresso, «l'ex sindaco di Palermo, secondo il figlio, avrebbe chiesto una "garanzia" istituzionale per procedere nel negoziato con lo Stato. Chiedendo di informare il ministro Mancino degli incontri avviati tra Roma e Palermo con gli uomini del Ros. Secondo Ciancimino jr, quella richiesta sarebbe

stata esaudita. Il padre avrebbe avuto la conferma che Mancino era stato informato.»;
g) «Dopo questa rivelazione, l'attenzione investigativa si è concentrata sull'incontro del 1 luglio 1992, il giorno in cui Paolo Borsellino venne convocato al Viminale durante la cerimonia di insediamento di Mancino, che subentrò a Vincenzo Scotti alla guida del Ministero degli interni.»;
h) «Perché questo incontro è importante per le indagini? Perché, ipotizzano i magistrati, se è vero che Mancino fu avvertito della trattativa in corso, anche Borsellino, erede di Falcone, in quel momento uomo-simbolo della lotta alla mafia in Italia, e candidato in pectore alla Superprocura, potrebbe esserne stato a sua volta informato quel giorno al Viminale. E se davvero Borsellino avesse saputo che lo Stato era sceso a patti con Cosa nostra, è la tesi investigativa, la sua posizione di netta contrapposizione o di presa di distanza potrebbe averne determinato la morte.» -:
se risultino agli atti, giudiziari o di altro tipo, che non siano coperti dal segreto istruttorio o di Stato, testimonianze, dichiarazioni o documenti di Vito Ciancimino relativi ai fatti descritti nell'articolo de L'Espresso e dai quali si possa evincere che gli uomini dei Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno abbiano incontrato l'ex sindaco di Palermo «a cavallo tra le due stragi del '92», essendo questo semplice fattore temporale non irrilevante al fine di, non tanto provare, quanto solo avanzare l'ipotesi che l'allora Ministro dell'interno Nicola Mancino possa aver saputo di una "trattativa" in corso con Cosa nostra che avrebbe visto coinvolti i due ufficiali dei Ros e Vito Ciancimino e di cui possa avere informato nell'incontro del 1o luglio 1992 lo stesso giudice Borsellino, che secondo l'articolo de L'Espresso potrebbe essere stato assassinato per la sua «posizione di netta contrapposizione o di presa di distanza» da qualsiasi patto con la mafia.
(4-02210)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i provvedimenti emessi dai Prefetti per togliere la patente di guida a soggetti sottoposti alla misure di prevenzione della sorveglianza speciale rappresentano un efficace arma contro la lotta alla criminalità;
in Calabria, in particolare nelle province di Vibo Valentia e Crotone, alcuni Giudici di Pace, per lo più sempre gli stessi, quale che sia il luogo di residenze dei richiedenti, sospendono i decreti prefettizi con i quali viene disposta la revoca dei documenti di guida di soggetti sottoposti a misure di prevenzione previste dalla legge 27 dicembre 1956 n. 1423;
tutti i provvedimenti di sospensione, emessi dai citati Giudici di Pace, risultano adottati senza che sia stato effettuato il minimo accertamento e, spesso, sulla scorta delle sole dichiarazioni degli interessati -:
se, sulla base delle statistiche giudiziarie e delle informazioni disponibili ai Prefetti, sia a conoscenza dell'estensione di tale fenomeno che vede giudici di pace, in Calabria, di fatto vanificare la bontà delle leggi utili a contrastare la `ndrangheta e, conseguentemente, quali iniziative normative intenda assumere, anche per sottrarre ai giudici di pace la giurisdizione su tale materia.
(4-02211)

TESTO AGGIORNATO AL 4 FEBBRAIO 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il Tar Lazio con sentenza n. 10728/2008 ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero

della pubblica istruzione, Direzione Generale per il Personale della Scuola, del 16 marzo 2007, nella parte in cui l'articolo 3, comma 2, dispone che non è possibile spostare i 24 punti aggiuntivi spettanti per il conseguimento dell'abilitazione SSIS da una graduatoria a un'altra;
il Tar Lazio con sentenze n. 10809/2008 ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero della pubblica istruzione, Direzione Generale per il Personale della Scuola, del 16 marzo 2007, nella parte in cui, in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della citata legge n. 296/06, ... dall'a.s. 2009/10 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra Provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce»;
il Direttore Genale per per Personale della Scuola con la nota Prot. n. AOODGPER 19451 del 28 novembre 2008 ha comunicato che è di prossima emanazione il provvedimento di integrazione e di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009/2011;
la corte costituzionale con sentenza n. 168/2004 si è già pronunciata sulla legittimità della legge 133/2001 che ha unificato la terza e la quarta fascia delle graduatorie permanenti;
l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 137 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, prevede l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti che hanno frequentato i corsi del IX ciclo presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (COBASLID), o il primo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale delle classi di concorso 31/A e 32/A e di strumento musicale nella scuola media della classe di concorso 77/A o si sono iscritti nell'anno accademico 2007/2008 al corso di laurea in scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica -:
se nel rispetto della giurisprudenza citata, che si è pronunciata contro la cristallizzazione delle posizioni dei docenti inseriti nelle graduatorie, intenda consentire ai ricorrenti gli spostamenti dei punteggi richiesti, e nel nuovo decreto di integrazione/aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011 intenda prevedere la possibilità di spostare i punteggi da una graduatoria all'altra, ancorché già dichiarati in precedenza, e di trasferirsi da una provincia all'altra senza alcuna penalizzazione;
quali provvedimenti di propria competenza il Ministro interrogato intenda disporre per garantire l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti che si abiliteranno nel corrente anno accademico nella sessione primaverile o estiva presso le SSIS, e di coloro che si sono abilitati a seguito della frequenza dei corsi previsti nel decreto-legge n. 97 del 2004 convertito con modificazioni dalla legge n. 143 del 2004 e di cui al decreto ministeriale n. 85 del 2005 e non si sono potuti inserire nel precedente aggiornamento delle graduatorie.
(2-00293)
«Antonino Russo, Sanga, Pes, Strizzolo, Sani, Siragusa, Bossa, Scarpetti, Ghizzoni, Rosato, Vico, Tempestini, Cardinale, Piccolo, Lolli, Tocci, Burtone, Touadi, Samperi, Capodicasa, Lucà, Naccarato, Nannicini, Coscia, Andrea Orlando, Melandri, Vannucci, Cuperlo, Fadda, Rugghia, Albonetti, Argentin, Concia, Sposetti, Villecco Calipari».

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO,

FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la privatizzazione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni ha determinato una crescita esponenziale della spesa per le supplenze;
l'individuazione dell'avente titolo alla supplenza e la successiva fase di accertamento della disponibilità del docente individuato e di stipulazione del contratto creano un percorso tortuoso, dal quale nascono frequenti contenziosi, con conseguenti rivendicazioni di risarcimento del danno per eventuali diritti non rispettati;
la spesa per la supplenza in moltissimi casi risulta più che raddoppiata, considerato il pagamento in favore di chi ha effettuato la prestazione lavorativa e di chi ha rivendicato il diritto al conferimento della supplenza, con conseguente richiesta di risarcimento del danno pari alla retribuzione non percepita;
spesso a tali somme debbono essere aggiunti gli importi liquidati al ricorrente per il ricorso dinanzi al giudice ordinario;
a questo quadro sommario si aggiunge la considerazione che l'aggravio di spese per le supplenze è determinato anche dalle assenze brevi e saltuarie, che per modalità e tempi di comunicazione pongono spesso in crisi l'organizzazione delle scuole;
il quotidiano Il Giornale ha reso di pubblico dominio lo scandalo «supplentopoli», fornendo alcuni dati significativi circa la spesa affrontata dallo Stato per la ricerca «telefonica» dei supplenti (50 milioni di euro all'anno);
«l'istituto delle supplenze» è purtroppo diventato la norma, con grave pregiudizio per la qualità dell'insegnamento, soprattutto nelle scuole di periferia o di montagna, in cui il numero dei docenti precari è elevato;
il problema in parola ha leso e continua a ledere il principio della «continuità didattica», sicché, come viene frequentemente lamentato dalle famiglie, gli studenti si trovano a cambiare nel corso dell'anno un numero elevato di insegnanti, a discapito dell'efficacia dei processi di apprendimento;
una soluzione ai denunciati problemi potrebbe essere, analogamente a quanto si verifica in alcuni Paesi europei, quella di mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche viciniori, associate in rete, un'équipe di insegnanti di riserva, che risiedono in loco, assunti a tempo determinato, per la durata di un anno scolastico, e in numero sufficiente a coprire tutte le esigenze relative alle attività educative e di sostegno, che si prevede possano verificarsi a causa di assenze prolungate di insegnanti di ruolo -:
quali misure intenda attuare per assicurare l'assegnazione di risorse umane che garantiscano stabilità e continuità didattica, condizioni assolutamente necessarie per le esigenze di progettazione e programmazione proprie della scuola, rassicurando le famiglie circa l'offerta formativa delle singole scuole.
(3-00349)

GHIZZONI, DE PASQUALE, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PES, PICIERNO, ROSSA, ANTONINO RUSSO, SIRAGUSA, MARCO CARRA, BRAGA, MARIANI e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole sono in una situazione di grandissima difficoltà finanziaria che sta per determinare la paralisi dell'attività

didattica. In particolare, la mancanza di liquidità impedisce il pagamento dei supplenti, che hanno prestato servizio o che sono attualmente impegnati, e pertanto ostacola la nomina dei sostituti dei docenti assenti; tale sofferenza, altresì, impedisce a molti istituti di saldare le spese per appalti di pulizia e per forniture di materiale didattico, così come di acquistare prodotti di igiene e pulizia dei locali;
tale sofferenza finanziaria origina prevalentemente dai tagli e sottofinanziamenti relativi alle leggi finanziarie varate dal Governo Berlusconi nel periodo 2002-06, le cui previsioni hanno decurtato il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato (cioè 106,4 milioni), il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi (pari a 494,4 milioni) e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico (vale a dire 159,8 milioni). Conseguentemente, gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti. La situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati orari derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003, riguardanti il pagamento delle supplenze temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000. Le continue riduzioni dei fondi hanno costretto le scuole a coprire le spese fisse e incomprimibili, con tutto l'avanzo di amministrazione e ogni altra entrata utile, e a cumulare una massa molto consistente di crediti (residui attivi), che nel lungo periodo rischiano di diventare inesigibili. Un monitoraggio svolto nel 2007 ha conteggiato oltre un miliardo di euro di residui attivi accumulati nel periodo 2002-2006 dalle istituzioni scolastiche per far quindi fronte a spese indifferibili, quali supplenze, esami di Stato e utenze;
per invertire la tendenza di sofferenza delle scuole, nella XV legislatura il Governo Prodi ha assunto iniziative di carattere straordinario, quali il recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali, e provvedimenti strutturali, come l'esenzione del pagamento della tarsu, il pagamento a carico del ministero delle supplenze per maternità e il reperimento delle risorse per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato, anche per gli anni precedenti. Questi provvedimenti, insieme a risorse aggiuntive per 342 milioni di euro (stanziate nell'ambito del riparto dell'extra-gettito con la legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007), di cui 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliare, hanno riportato per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di sostanziale equilibrio. Complessivamente tali iniziative hanno permesso la copertura di circa il cinquanta per cento dei residui attivi vantati dalle scuole;
inoltre, in occasione della discussione della legge finanziaria per il 2008, il Governo Prodi accolse l'ordine del giorno 9/3256/81, con cui si assumeva l'impegno a definire un piano pluriennale di assegnazioni e trasferimenti agli istituti scolastici delle risorse necessarie per una soluzione definitiva e stabile del problema. L'anticipata fine della legislatura ha impedito che l'impegno venisse onorato;
di converso, l'attuale Governo sembra stia costituendo le premesse per ricreare la situazione determinatasi nel periodo 2002-2006: infatti, nel corso del 2008 le istituzioni scolastiche hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa, vale a dire dei trasferimenti di finanziamenti dallo Stato, che fanno temere il ricrearsi di condizione di squilibrio significativo tra previsioni di entrate e le spese effettive per supplenze, ore eccedenti, esami di Stato e funzionamento. Tale scostamento andrebbe a sommarsi ai residui attivi già accumulati dal 2002 al 2006 e non ancora saldati;

negli ultimi tempi, ad aggravare la situazione di sofferenza finanziaria incidono le spese che le scuole devono affrontare:
a) per le visite fiscali che il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza (in media una visita costa dai 36 ai 50 euro);
b) per la predisposizione dei corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni che le scuole di istruzione secondaria di secondo grado devono attivare ai sensi dei decreto ministeriale 3 ottobre 2008, n. 80, i cui finanziamenti sono stati drasticamente ridotti a soli 58 milioni di euro per l'anno 2009, a fronte dei 288 previsti per l'anno scolastico 2007/2008: su questo aspetto specifico, invece di agire efficacemente per recuperare le risorse necessarie, il Ministro interrogato, con circolare n. 12 del 2 febbraio 2009, addirittura prevede, per il recupero dei debiti formativi, che le scuole possano sospendere le normali lezioni per utilizzare i docenti in attività di potenziamento delle conoscenze degli alunni con difficoltà, con grave pregiudizio dell'attività didattica già programmata;
c) per le spese di funzionamento, i cui finanziamenti non sono ancora stati assegnati, in quanto non sono ancora state reperite le risorse necessarie, come si evince dalla nota ministeriale del 26 gennaio 2009, protocollo n. 539, rendendo sostanzialmente impossibile la predisposizione dei bilanci 2009 delle singole istituzioni scolastiche e della programmazione delle attività del piano dell'offerta formativa per il prossimo anno scolastico;

a fronte di un credito complessivo vantato attualmente dalle scuole di 560 milioni di euro, il Governo ha dato una risposta del tutto insufficiente, stanziando nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, 200 milioni di euro a cui si aggiunge la scelta gravissima, assunta con la legge finanziaria per il 2009, di ridurre di ben 50 milioni proprio il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche;
appare necessario, pertanto, affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
a) contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
b) interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti e, di conseguenza, l'impossibilità di esercitare il diritto allo studio;
c) mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
d) situazioni debitorie pregresse delle scuole nei confronti dei comuni per mancato pagamento tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
e) mancato pagamento delle utenze -:
come intenda il Governo procedere urgentemente per consentire agli istituti scolastici l'accertamento effettivo e formale dei pregressi residui attivi degli anni 2002-2008, la regolarizzazione dei bilanci, l'istituzione di corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni, ai sensi del decreto ministeriale n. 80 del 2007, oltre che l'assegnazione relativa alle spese di funzionamento per l'anno 2009, in modo che venga risolta una situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle istituzioni scolastiche, tanto da compromettere sia il regolare svolgimento delle attività didattiche, impedendo, di fatto, la realizzazione del dettato costituzionale, che garantisce l'esercizio del diritto allo studio, sia l'immagine della scuola di fronte alle famiglie ed all'opinione pubblica.
(3-00350)

VIETTI, DRAGO, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, CIOCCHETTI e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio della XVI legislatura il Parlamento ha affrontato i temi dell'università e della ricerca in maniera parziale e con tempi contingentati;
non è stato pertanto possibile affrontare in maniera adeguata ed organica i problemi del sistema universitario e della ricerca italiana;
l'impatto del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, con drastiche misure di contenimento della spesa, ha aggravato un quadro già critico, parzialmente corretto dal successivo decreto-legge n. 180 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1;
la presentazione delle linee guida del Governo per l'università ha aperto una concreta possibilità di dialogo, in quanto con il documento il Governo ha anticipato i contenuti di un prossimo disegno di legge;
sarebbe opportuno, tuttavia, intervenire tempestivamente con pochi interventi di qualità, al fine di conseguire obiettivi prioritari in tema di governance, attraverso la definizione di nuovi limiti legislativi e degli ambiti di autonomia delle università, di diritto allo studio, prevedendo misure e strumenti di incentivazione e sostegno agli studenti e alle famiglie, e di reclutamento, definendo un quadro di regole che ne assicurino la qualità e la programmazione delle risorse umane -:
se non ritenga opportuno prevedere tra gli interventi che saranno oggetto del disegno di legge, auspicabilmente di prossima presentazione, l'inserimento in via prioritaria dei punti segnalati in premessa.
(3-00351)

Interrogazione a risposta scritta:

POLLEDRI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle abbondanti nevicate della notte del 6 e dell'intera giornata del 7 gennaio 2009 quasi tutti i Sindaci dei comuni della provincia di Piacenza hanno emesso ordinanze per la chiusura delle scuole per il giorno 8 gennaio 2009 (qualcuno anche per il giorno 9 gennaio 2009);
le motivazioni a supporto di tali ordinanze, descritte nelle premesse, fanno riferimento specifico alle difficoltà dei mezzi di trasporto comunale per gli studenti e alla salvaguardia della incolumità degli stessi;
l'atto amministrativo straordinario era indirizzato alla sospensione delle attività didattiche e non di servizi di altra natura, anche perché era ben evidenziata la frase «per le motivazioni espresse in premessa»;
i mezzi di trasporto pubblico hanno funzionato regolarmente, con qualche ovvio ritardo, raggiungendo tutti i capoluoghi comunali, anche quelli di montagna;
tutti gli uffici pubblici sono risultati aperti in ogni paese, anche di montagna;
in diverse scuole, a seguito delle ordinanze sindacali citate, è stata disposta anche la chiusura degli uffici amministrativi e dei servizi ausiliari;
secondo l'interrogante la chiusura degli uffici amministrativi scolastici, a seguito di un'interpretazione errata del testo dell'ordinanza comunale, avrebbe determinato l'interruzione di un pubblico servizio,con un danno per l'erario, dato che tutti gli altri uffici pubblici erano regolarmente funzionanti, come anche i servizi di trasporto pubblico -:
come si giustifichi la chiusura degli uffici amministrativi e la sospensione dei

servizi ausiliari scolastici nella provincia di Piacenza posto che tutti gli altri uffici statali, regionali, provinciali e comunali erano regolarmente funzionanti e il servizio di trasporto pubblico regolare;
quali azioni intenda intraprendere il Ministro nei confronti delle Istituzioni scolastiche che hanno agito in modo, secondo l'interrogante, illegittimo.
(4-02212)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica internazionale si manifesta in tutta la sua persistente gravità anche nel nostro paese, investendo tutti i comparti produttivi e le aree territoriali;
gli indicatori economici e le stime sull'andamento della produzione rispecchiano un quadro che suscita molte preoccupazioni per la tenuta occupazionale, con conseguenze sul tessuto sociale di intere città e regioni;
appare di tutta evidenza, la sottovalutazione del fenomeno da parte del Governo ed il ritardo nell'adozione di specifiche ed efficaci misure di sostegno del reddito dei tantissimi lavoratori che si trovano e, sempre più si troveranno, a fare i conti con la perdita del posto di lavoro o con la riduzione dell'orario di lavoro. Al riguardo basti pensare che nelle misure proposte con il così detto collegato-lavoro - a crisi ormai conclamata -, il Governo ha disposto uno stanziamento di risorse finanziarie inferiori rispetto a quanto stanziato con l'ultima finanziaria del Governo Prodi;
e solo in un secondo momento, dopo le denunce delle parti sociali e delle opposizioni parlamentari, si è provveduto ad incrementare gli stanziamenti per il sostegno degli ammortizzatori sociali, addirittura ipotizzando la necessità di mettere in campo una somma complessiva di otto miliardi di euro, la cui copertura finanziaria dovrebbe derivare dall'utilizzo delle risorse del Fondo Sociale Europeo di spettanza delle regioni;
l'intera gestione occupazionale appare agli interroganti improntata ad improvvisazione ed alla mancanza di un quadro di riferimento chiaro ed esauriente relativamente all'entità ed alle dinamiche del mercato del lavoro, alla luce della crisi economica che stiamo vivendo;
il Governo non fornisce, dati aggiornati ed articolati per comparto, territori, numero delle imprese coinvolte e diverse tipologie contrattuali, riguardanti l'andamento della cassa integrazione ordinaria e straordinaria o la mobilità o forse non ne dispone;
senza una base di dati certificati ed attendibili, nessuna efficace strategia di contrasto alla perdita di reddito dei lavoratori appare conseguibile in termini credibili e tempestivi -:
di quali dati disponga il Governo e se non intenda informare il Parlamento degli elementi di dettaglio richiamati in premessa -, circa l'entità e la dinamica del ricorso ai diversi strumenti di ammortizzatori sociali in essere, al fine di una più puntuale ed efficace messa in campo di misure condivise di sostegno del reddito e di reinserimento dei lavoratori colpiti dalla caduta della produzione registrata e prevista.
(5-00940)

POLI e DELFINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come già evidenziato nella interrogazione a risposta immediata n. 5/00252 presentata il 23 luglio 2008, l'articolo 1, comma 149, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, già prevedeva che il medico curante trasmettesse all'INPS il certificato di diagnosi sull'inizio e sulla durata presunta della malattia per via telematica on-line;
nel testo della risposta all'interrogazione citata si faceva riferimento al fatto che il provvedimento di attuazione concernente la certificazione medica per via telematica, nella forma di Decreto del Ministro del Lavoro, della Salute e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro dell'Economia e Finanze, sarebbe stato predisposto entro il mese di settembre 2008 grazie all'attivazione di un Tavolo tecnico a cui avrebbero partecipato i rappresentanti di tutte le Amministrazioni interessate;
nella risposta il Governo ha ribadito che le modalità attuative previste dall'articolo 8, comma 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 dovranno essere realizzate tenendo conto dei nuovi assetti istituzionali e che sono già in corso da parte della competente Direzione Generale del Sistema Informativo dell'«ex» Ministero della Salute i dovuti contatti con l'omologa Direzione Generale del Ministero del Lavoro, al fine di individuare, in tempi brevi, univoche ed omogenee procedure per l'adozione dei provvedimenti recanti la disciplina relativa alla trasmissione dei dati del certificato di malattia telematico, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze, sentito l'istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS);
ad oggi non sono chiari i tempi di attuazione dei decreti che contribuirebbero in maniera significativa a snellire le procedure di accertamento da parte degli enti preposti attraverso la trasmissione telematica dei certificati medici -:
quali siano i tempi previsti per l'attuazione di univoche e omogenee procedure per l'adozione dei provvedimenti recanti la disciplina relativa alla trasmissione dei dati del certificato di malattia telematico, così come prescritto dalla normativa già richiamata.
(5-00941)

CAPARINI, FEDRIGA e MUNERATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia - pubblicata sulla stampa locale della provincia di Varese (La Prealpina; La settimana di Saronno) - del signor Mario Raimondi, ex deportato di 86 anni, cislaghese che scrive al sindaco di Tradate chiedendo aiuto perché non riesce a sopravvivere con 443 euro al mese;
trattasi dell'annosa questione dell'equiparazione del vitalizio ad una pensione di guerra, e quindi ad un reddito, per cui l'Inps non eroga più la pensione sociale;
il signor Raimondi, infatti, è un reduce di guerra che non gode di prestazioni assistenziali o previdenziali, nonostante sia invalido a seguito di ictus cerebrale; è nullatenente, «alloggiato ed assistito per caritatevole beneficenza a casa di un'amica», percettore esclusivamente del vitalizio di 443 euro mensili, elargito a titolo di risarcimento dalla Germania in favore degli ex deportati nazisti;
il predetto vitalizio, sebbene posto a carico del bilancio dello Stato, non dovrebbe gravare sulla casse statali, in quanto è alimentato da capitale proveniente all'estero: nell'ottobre del 1963 il Governo della Repubblica Federale di Germania consegnò all'Italia sei miliardi di marchi tedeschi per i deportati dei campi di sterminio; il fondo rimase bloccato fino

al 1981, allorquando l'allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, firmò un decreto per il suo prelevamento;
il recente intervento legislativo - articolo 50, comma 3, del decreto-legge n. 248 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31 - ha disposto che, ai fini del riconoscimento dell'assegno sociale di cui all'articolo 3, comma 6, della legge n. 335 del 1995 e della pensione sociale di cui all'articolo 26 della legge n. 153 del 1969 non rilevino, per la determinazione dei relativi limiti di reddito, gli assegni vitalizi previsti per i perseguitati politici e razziali dall'articolo 1 della legge n. 791 del 1980 e dall'articolo 1 della legge n. 96 del 1955;
considerare - difatti - una somma erogata a titolo di risarcimento al pari di un reddito risulta moralmente inaccettabile;
ciononostante il caso del signor Raimondi non è isolato -:
se non condivida che il vitalizio percepito dagli ex perseguitati del nazismo non debba pregiudicare il diritto alla pensione sociale e se e quali iniziative intenda adottare per pervenire ad un'adeguata soluzione.
(5-00942)

CAZZOLA e ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 15 luglio 2008, rispondendo all'interrogazione 5-00222 del 15 luglio 2008 che chiedeva se il Governo non intendesse assumere un ruolo attivo nel confronto fra la Cassa dei Dottori Commercialisti e le Casse dei Ragionieri per giungere alla condivisione delle rispettive prospettive di lungo periodo e sgombrare così la strada per l'avvio del confronto finalizzato alla redazione di un progetto di unificazione, il Governo stesso assicurava la massima attenzione al problema sollevato dai firmatari e si dichiarava «sicuramente disponibile a prendere in considerazione, nel costante confronto con le parti istituzionalmente interessate, ogni possibile soluzione, che possa contribuire a risolvere positivamente le vicende descritte». Ciò, tenendo conto, ad avviso del Governo «dell'apporto importante che darà, già con riferimento ai prossimi bilanci tecnici» il decreto ministeriale 29 novembre 2007, recante «Determinazione dei criteri per la redazione dei bilanci tecnici degli enti gestori delle forme di previdenza obbligatoria» -:
quali iniziative in merito abbia assunto il Governo e quali intenda assumere, nel rispetto dell'autonomia delle Casse interessate, fermo restando che il loro regime giuridico non preclude il ruolo e i compiti che l'articolo 38 della Costituzione affida allo Stato in materia di previdenza obbligatoria.
(5-00943)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAZZOLA e ANTONINO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, stabilisce il divieto di adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino;
le lavoratrici cui si applica tale divieto, a norma all'articolo 22, comma 1, dello stesso decreto hanno diritto a un'indennità giornaliera pari all'80 per cento della retribuzione;
la disposizione è stata oggetto di un procedimento per infrazione (n. 1998/2357). In data 1o febbraio 2006 la Commissione ha deciso di chiudere tale procedimento per motivi tecnici;
la Commissione è rimasta tuttavia dell'opinione che la disposizione in questione sia in contrasto con il diritto comunitario. Quindi, nell'ambito del presente procedimento per infrazione ha indirizzato

alle autorità italiane una lettera di costituzione in mora il 4 luglio 2006 ed un parere motivato il 25 gennaio 2007, ribadendo che la disposizione in questione è da ritenersi in contrasto con il diritto comunitario;
le autorità italiane hanno risposto unicamente al parere motivato con lettera del 23 marzo 2007;
nella loro risposta del 23 marzo 2007 le autorità italiane hanno affermato che l'articolo 53 del decreto legislativo n. 151 del 2001 ha in primo luogo lo scopo di proteggere la salute e la sicurezza delle lavoratrici incinte o puerpere. Esse fanno riferimento al considerando 7 della direttiva 2003/88/CE concernente taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro, che recita: «alcuni studi hanno dimostrato che l'organismo umano è più sensibile nei periodi notturni ai fattori molesti dell'ambiente nonché a determinate forme di organizzazione del lavoro particolarmente gravose e che lunghi periodi di lavoro notturno sono nocivi per la salute dei lavoratori e possono pregiudicare la sicurezza dei medesimi sul luogo di lavoro»;
il secondo argomento addotto nella risposta è che, secondo la direttiva 92/85/CEE concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, le «lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento devono essere considerate sotto molti punti di vista come un gruppo esposto a rischi specifici» e che pertanto «devono essere adottati provvedimenti per quanto riguarda la protezione della loro sicurezza e salute»;
in terzo luogo, come previsto dall'articolo 2, paragrafo 7, secondo capoverso della direttiva 76/207/CEE, modificata dalla direttiva 2002/73/CE, la normativa italiana garantisce alle lavoratrici gestanti e puerpere:
a) il diritto di riprendere, al termine del periodo di sospensione, il medesimo posto di lavoro alle stesse condizioni precedentemente applicate;
b) il diritto di vedersi riconosciuto il periodo di sospensione ai fini dell'anzianità di servizio e ai fini pensionistici;
c) il diritto, in caso di rapporto di lavoro a termine, di vedersi sospesa la decorrenza del termine di conclusione del contratto durante tale periodo;
d) il diritto, qualora trattasi di prestazioni con turnazioni, di continuare a svolgere la propria attività lavorativa nelle ore non rientranti nella fascia che va dalle 24.00 alle 6.00 e di concordare con il proprio datore di lavoro lo spostamento dei turni rientranti in detta fascia in altri orari;
per finire, le autorità italiane hanno fatto osservare che, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 7, quarto capoverso della direttiva 76/207/CEE, modificata dalla direttiva 2002/73/CE, «la direttiva lascia altresì impregiudicate le disposizioni della direttiva 96/34/CE». Quest'ultima, con riferimento ai congedi parentali, sancisce la necessità fondamentale di conciliare la vita professionale con quella familiare affermando, tra l'altro, che: «la Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali stabilisce, al punto 16 relativo alla parità di trattamento tra uomini e donne, che è opportuno sviluppare misure che consentano agli uomini e alle donne di conciliare meglio i loro obblighi professionali e familiari»;
le suddette considerazioni del Governo italiano non sono state ritenute valide da parte della Commissione, la quale ha sostenuto che:
a) il divieto totale e automatico imposto dalle autorità italiane costituisce un ostacolo alla parità tra uomini e donne e quindi un trattamento meno favorevole nei confronti delle donne e va perciò considerato come una discriminazione ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 7, della direttiva 76/207/CEE;
b) la disposizione equivale a un divieto di lavorare per le donne in gravidanza,

siano esse disposte a lavorare o meno, per un periodo che eccede ampiamente il periodo di congedo di maternità previsto dalla normativa nazionale che recepisce l'articolo 8 della direttiva 92/85/CEE, compensato dal versamento di un'indennità pari all'80 per cento della retribuzione normale delle lavoratrici. In altre parole, il divieto totale e automatico ha come conseguenza per le donne interessate, una perdita del 20 per cento del reddito, dovuta unicamente al fatto che sono donne. Di conseguenza, dal punto di vista delle retribuzione, l'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo n. 151/2001, ha per effetto anche una situazione di discriminazione diretta contraria all'articolo 2, paragrafo 7, della direttiva 76/207/CEE;
con lettera del 29 gennaio 2009 del Commissario Vladimir Spidla al ministro Franco Frattini la Commissione ha invitato il Governo italiano, conformemente all'articolo 226 del trattato CE, a trasmettere le sue osservazioni su quanto precede entro due mesi dal ricevimento della presente lettera di costituzione in mora complementare, riservandosi la Commissione stessa, dopo aver preso conoscenza di dette osservazioni, oppure in caso di omesso inoltro delle osservazioni entro il termine fissato, il diritto di diritto di emettere, se del caso, il parere motivato previsto dal medesimo articolo -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare con urgenza misure finalizzate ad adeguare la normativa vigente in materia agli orientamenti comunitari oppure quali argomentazioni intenda assumere per evitare le eventuali sanzioni e superare la discriminazione nei confronti delle lavoratrici.
(5-00933)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

FIORIO e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 3 e 4 del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 12 marzo 2008 e le disposizioni del decreto-legge n. 112 del 2008, al fine dell'emersione del lavoro sommerso, di ridurre la burocrazia per le imprese agricole e di offrire una possibilità di integrazione del reddito di studenti e pensionati, ha introdotto la possibilità di estendere lo strumento dei cosiddetti voucher, ovvero di buoni prepagati, per le raccolte vendemmiali;
tale strumento consente alle aziende di accedere in tempi brevi e con modalità semplificate alla disponibilità di manodopera che in occasioni particolari, come quelle delle raccolte vendemmiali, è un'esigenza particolarmente sentita;
come previsto dal decreto, si trattava di una sperimentazione che prevedeva una puntuale ricognizione sull'utilizzazione del nuovo strumento che dai primi dati messi a disposizione dall'INPS avrebbe trovato buon riscontro con soddisfazione di imprese e lavoratori -:
quali siano i dati e le valutazioni del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali circa l'andamento delle vendemmie, anche in relazione all'impiego dei «buoni vendemmia»;
quali siano i dati sull'utilizzazione di tale strumento nelle diverse realtà regionali, le valutazioni e gli intendimenti del Ministro circa l'eventuale estensione dei buoni a raccolte analoghe, come quella delle olive.
(5-00934)

D'IPPOLITO VITALE e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
già nel mese di novembre del 2008 una grave ondata di maltempo ha colpito in Calabria numerosi comuni del litorale tirrenico e del comprensorio Lamentino in particolare cito ad esempio Gizzeria Falerna e Nocera;
ancora di recente si sono verificati drammatici eventi calamitosi, che hanno nuovamente compromesso l'economia di molti comuni calabresi con frane e allagamenti, provocando elevatissimi danni a persone e a settori produttivi importanti come l'agricoltura, nell'intera Calabria, con punte di particolare allarme nelle province di Catanzaro e Cosenza;
molte strutture produttive, agricole e aziendali, sono state compromesse, così la viabilità e numerosi fabbricati rurali, le reti di irrigazioni e varie colture con evidente compromissione dell'attività agraria, presumibilmente anche per i prossimi anni;
questi eventi hanno altresì compromesso irrimediabilmente la filiera olivicola e agrumicola, con gravissimi danni alle strutture e perdita del prodotto proprio nella fase di raccolta e di trasformazione -:
se e quali iniziative il Ministero delle politiche agricole e forestali abbia avviato o intenda avviare a sostegno dell'agricoltura calabrese, sicuramente da tempo in crisi strutturale e se il Ministro intenda attivare nei comuni calabresi colpiti le misure previste dalla legge n. 102 del 2004, sulle calamità naturali, nonché adottare ulteriori provvedimenti diretti a portare ristoro ai soggetti ed alle imprese danneggiate.
(5-00935)

Interrogazione a risposta scritta:

SPECIALE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la nostra agricoltura, oltre ad essere il vero ed unico presidio sul territorio, è anche la sola a garantire certezza sanitaria degli alimenti oltre a certificarne provenienza, genuinità e qualità;
l'agricoltura italiana, al pari di altri settori produttivi, sta subendo i colpi di una crisi che se non si attivano prontamente strumenti correttivi può rivelarsi, per il settore, fatale;
la nostra agricoltura, a differenza di ciò che avviene in altri paesi dell'Unione europea, soffre: di una endemica polverizzazione a livello di aziende, di una debole e frantumata organizzazione delle strutture di servizio, di una forte e continua oscillazione dei costi dei mezzi tecnici e delle materie prime produttive, di una scarsa contrattualità a livello di mercato dei prodotti, per cui si assiste ad atti di grave speculazione a danno sia dei prodotti che dei consumatori (per esempio: latte, carne, cereali, uva, ortofrutta, eccetera sono ritornati ai prezzi all'origine di quasi 20 anni fa, i costi di produzione sono aggiornati al centesimo ed i prezzi al consumo in questo ultimo anno sono aumentati a dismisura creando, altresì, gravi disagi a milioni di famiglie italiane) -:
quali siano le motivazioni per cui ad oggi non sono stati erogati gli aiuti spettanti ai produttori per l'annata agraria 2008 (nella vicina Francia al 31 dicembre 2008, risulta erogato il 90 per cento del dovuto);
per quale strano motivo migliaia di pratiche, esattamente regolari, improvvisamente diventano anomale con evidente ulteriore ritardo nella immissione al pagamento, tra l'altro, dopo costosi quanto inutili sopralluoghi di verifica in quanto l'anomalia era ed è inesistente;
come mai, in particolare, la regione dell'Umbria ad oggi debba erogare una consistente parte di aiuti nei settori di rimboschimento ed agro-ambientale che riguardano per oltre il 50 per cento l'annata 2007 ed il totale dell'annata 2008;

se risponda altresì a verità la notizia di fonte giornalistica che una consistente somma dei fondi dell'AGEA, sembra diversi miliardi di euro, anziché erogarli ai produttori, siano stati destinati ad altri settori, e se sì, in che tempi ed in quali modi si intenda rimediare a questo gravissimo atto.
(4-02206)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante come alcuni piccoli e medi albergatori della Campania lamentino il mancato accreditamento dell'intera quota degli incentivi di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 415 del 1992, convertito dalla legge n. 488 del 1992, regolarmente concessi loro dal Ministero delle attività produttive con decreto ministeriale 16 marzo 2005 (pubblicato dal Supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 13 maggio 2005, serie generale n. 110);
contrattempi e ritardi nel materiale accreditamento degli incentivi rischiano di vanificare, quando si verificano, il sistema di incentivi introdotto dalla legge n. 488 del 1992 che di per sé rappresenta da diciotto anni un importante strumento di sviluppo specialmente per il tessuto produttivo e turistico del Sud Italia -:
quali iniziative intenda assumere perché gli incentivi concessi e certificati dalla loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale vengano effettivamente accreditati ai soggetti che ne hanno pieno diritto.
(4-02205)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Livia Turco e altri n. 1-00094, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siracusa.

La mozione Valducci e altri n. 1-00103, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tommaso Foti.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Causi e altri n. 7-00112, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Froner, Losacco, Marchioni, Pierdomenico Martino, Bellanova, Scarpetti, Marco Carra, Rubinato.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Marco Carra ed altri n. 2-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barbi, Pedoto, Mogherini Rebesani, Ferranti, Leoluca Orlando, Marinello, Lovelli, Schirru, Antonino Foti, Favia, Fava, Lisi, Rugghia, Marchignoli, Farinone, Rota, Codurelli, Minardo, Mancuso, Colaninno, Soro, Cardinale, Viola, Villecco Calipari, Fogliardi.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Laboccetta n. 1-00005, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 8 del 22 maggio 2008.

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli, terza città del Paese per numero di abitanti, capoluogo regionale e, anche per l'antica funzione di

capitale, centro di attrazione culturale, economica, sociale per il Mezzogiorno d'Italia e per le nazioni che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, vive una situazione di drammatica crisi che ha avuto vastissima eco a livello mondiale;
le condizioni di vita della popolazione, come impietosamente evidenziate da recenti ricerche riportate da autorevoli quotidiani, la pongono all'86o posto tra i 103 capoluoghi di provincia, riconoscendole il non invidiabile primato (102o su 103) del peggiore tenore di vita degli abitanti, evidenziando drammaticamente la sua posizione in relazione a ricchezza prodotta, qualità dell'ambiente, servizi della pubblica amministrazione, densità demografica, numero di protesti e di insolvenze;
le vicende relative all'incarcerazione di numerosi esponenti dell'amministrazione comunale, indagati per gravi reati connessi all'esercizio delle funzioni dopo il suicidio di un assessore comunale sottoposto a limitazione della libertà per il coinvolgimento in gravi disordini di piazza, hanno portato alla luce un preoccupante intreccio tra pubblici amministratori, imprenditori ed ambienti malavitosi;
per la necessità di procedere alla sostituzione degli assessori comunali indagati, il comportamento dell'attuale sindaco ha evidenziato inquietanti elementi di degrado anche morale ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, essendo emersi comportamenti altamente riprovevoli, come la registrazione, all'insaputa e senza il consenso degli aventi diritto, di conversazioni che dovevano rimanere private e non essere oggetto di captazione ambientale;
l'emergenza rifiuti, solo di recente risoltasi, procurava uno sfregio all'immagine della città, una volta apprezzata per il proprio patrimonio artistico e culturale, facendo emergere evidenti vizi dell'attività amministrativa e infiltrazione del crimine organizzato nella vita pubblica in un quadro di preoccupante irresponsabilità politica;
i dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità riguardo alla Campania sono incredibili, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro, con quelle del pancreas, dei polmoni e dei dotti biliari superiori di oltre il 12 per cento alla media nazionale e di un numero di malformazioni fetali addirittura superiori dell'80 per cento;
è più che evidente che, se anche non fossero ascrivibili unicamente al sindaco di Napoli delle responsabilità di carattere logistico circa lo smaltimento di rifiuti, tale figura avrebbe mancato nell'esercizio del suo ufficio in quanto massima autorità sanitaria locale, ruolo assegnato al primo cittadino dalla legge n. 833 del 1978;
il pregiudizio alla salute della cittadinanza, la corresponsabilità nella cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, l'incapacità protratta nel tempo di porre in essere soluzioni efficaci, la pendenza di procedimenti penali a carico di così tanti amministratori, le notizie relative ad altre indagini su presunte irregolarità circa affidamenti di lavori e l'utilizzo improprio di beni e servizi pubblici, rendono urgente e necessario procedere alla rimozione del sindaco della città di Napoli e al conseguente scioglimento del suo consiglio comunale;
appare necessario procedere alla rimozione di chi ha oggettive responsabilità per tutto quanto sin qui verificatosi e si evidenzia l'urgenza di creare le condizioni per un immediato ritorno alla normalità amministrativa,

impegna il Governo:

a valutare se sussistano i presupposti, ai sensi dell'articolo 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per la rimozione del sindaco della città di Napoli per gravi motivi di ordine pubblico e per giungere, conseguentemente, ai sensi dell'articolo 53 dello stesso, allo scioglimento del consiglio comunale;

ove, pur condividendo le motivazioni di cui in premessa, non ritenesse di avviare immediatamente le procedure per la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, ad inviare a Napoli una commissione ministeriale con ampi poteri di accertamento e indagine e, comunque, a non rinnovare i poteri straordinari al sindaco di Napoli per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli e tutti gli altri poteri straordinari concessi al sindaco di Napoli, anche per le altre attività commissariali inerenti le attività del sottosuolo;
a riferire sulla questione alla Camera dei deputati con la massima urgenza.
(1-00005)
(Ulteriore nuova formulazione) «Laboccetta, Bocchino, Paglia, Taglialatela, Moffa, Lehner, De Girolamo, Vessa, Cristaldi, Iapicca, Malgieri, Castiello, Cirielli, Bianconi, Di Caterina, Stasi, Cosenza, Caldoro, Nicolucci, Bellotti, Paolo Russo, Landolfi, Ascierto, Giammanco, Dima, De Angelis, Cesaro, Papa, Raisi».

Si pubblica il testo riformulato della mozione Livia Turco n. 1-00094, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 123 del 29 gennaio 2009.

La Camera,
premesso che:
la salute della donna è un vero e proprio paradigma del livello di civiltà, democrazia e sviluppo di un Paese. Essa è l'indicatore del benessere di una società nel suo complesso, tanto più se si considera che la disuguaglianza sessuale rispecchia ancora oggi tutte le altre disuguaglianze, discriminazioni e oppressioni. Nel mondo le donne sono ancora le più povere, le meno istruite, quelle con minor reddito e con minori diritti civili. Il riconoscimento del pieno diritto alla salute della donna non fa altro che rafforzare e promuovere la tutela di tutti gli altri diritti, sociali, civili, politici;
la promozione della salute della donna è un tema che non può essere circoscritto solo alle politiche sanitarie, ma che riguarda più in generale gli aspetti politici e culturali di un Paese. Le disuguaglianze nello stato di salute della popolazione condizionano tutte le altre disuguaglianze e discriminazioni, quelle sociali;
anche nel nostro Paese, nonostante la straordinaria crescita di soggettività e di protagonismo, la maggioranza delle donne resta discriminata dai luoghi decisionali delle istituzioni, della politica, del lavoro. E questo soprattutto nel nostro Mezzogiorno;
per promuovere efficacemente la salute delle donne occorre attivare politiche, risorse, servizi, professionalità, ma anche costruire socialità, favorire mutamenti nel tessuto sociale delle relazioni, nella prassi sociale della solidarietà, della reciprocità, della libertà e della responsabilità tra le donne e gli uomini. Riconoscere le differenze non solo biologiche tra uomo e donna, ma anche quelle sociali e culturali in genere, è essenziale per delineare programmi ed azioni, per organizzare l'offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per analizzare i dati statistici;
la promozione della salute delle donne per essere tale necessita innanzitutto dei dati sulla prevalenza di malattie, ma anche dei dati sulle condizioni di lavoro, di vita, sui ruoli sociali e familiari, sulla natura e sulla qualità delle relazioni, sui vissuti delle donne;
le condizioni di salute delle donne in Europa sono migliorate in modo significativo negli ultimi decenni, anche se persistono alcuni fattori che ostacolano la parità anche in relazione alla salute stessa. La persistente suddivisione dei ruoli e le disuguaglianze nelle relazioni sessuali interagiscono

con altri fattori sociali ed economici, dando luogo a modalità diverse e spesso poco eque di esposizione al rischio di malattie e di accesso e di utilizzo delle informazioni relative alla salute, alle terapie ed ai servizi;
le donne si ammalano di più, ma muoiono di meno. Secondo l'indagine Istat presentata il 2 marzo 2008 l'8,3 per cento delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3 per cento degli uomini. Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono: le allergie (+8 per cento), il diabete (+9 per cento), la cataratta (+80 per cento), l'ipertensione arteriosa (+30 per cento), alcune malattie cardiache (+5 per cento), tiroide (+500 per cento), artrosi e artrite (+49 per cento), osteoporosi (+736 per cento), calcolosi (+31 per cento), cefalea ed emicrania (+123 per cento), depressione e ansietà (+138 per cento), morbo di Alzheimer (+100 per cento). Cresce tra le ragazze, di più che per i ragazzi, il consumo di alcool e la diffusione del fumo tra le donne;
secondo le statistiche internazionali, la malattia cardiovascolare è il killer numero uno per la donna. Sebbene sia la prima causa di morte per le donne tra i 44 e i 59 anni, è sempre stata invece considerata una malattia maschile;
le patologie psichiche sono prevalenti ed in crescita tra le donne; la depressione è la principale causa di disabilità delle donne tra i 15 e i 44 anni, la schizofrenia è sottostimata, le donne sono al primo posto nel consumo dei farmaci, ma sono poco rappresentate nei trials clinici o farmacologici;
l'endometriosi ha un'incidenza nella popolazione femminile di circa il 10 per cento e interessa circa il 30 per cento delle donne infertili. È spesso sottovalutata ed invalidante, provoca un grave stato di sofferenza psicofisica nella donna. Il suo costo sociale, per le sole giornate lavorative non effettuate, è stimato attorno ai 4 miliardi di euro;
la violenza sessuale, fisica, psicologica, economica contro le donne rappresenta ormai una grande emergenza e una grande questione di civiltà per il nostro Paese. In Italia, secondo i dati Istat e del ministero dell'interno, nel corso dell'ultimo anno, un milione di donne ha subito violenza fisica o sessuale e nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1.805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di sevizie o maltrattamenti. Dal 2004 al 2005 le violenze sessuali sono aumentate del 22 per cento e un caso su tre di decessi conseguenti a violenze carnali riguarda attualmente donne uccise dal marito, dal convivente o dal fidanzato. La violenza contro le donne ha una forte rilevanza sanitaria, per le conseguenze immediate delle lesioni fisiche e per gli effetti secondari: depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi dell'alimentazione, dipendenze, disturbi sessuali e ginecologici, malattie sessualmente trasmissibili, disturbi gastrointestinali e cardiovascolari;
la salute sessuale e riproduttiva comprende, nella definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, lo stato di benessere fisico, mentale e sociale correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni. Ciò implica che le donne e gli uomini devono essere in grado di condurre una vita sessuale responsabile, soddisfacente e sicura;
il tumore alla mammella rappresenta la neoplasia più frequente e la causa di morte per tumore più importante per le donne. Nonostante il piano nazionale di prevenzione e l'organizzazione dei programmi di screening abbiano fatto raggiungere importanti risultati, ancora vi sono forti disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud, dove nel Mezzogiorno oltre il 60 per cento delle donne risulta ancora privo di un'offerta di mammografia all'interno di programmi organizzati;
la salute delle donne immigrate rappresenta una grande sfida per il sistema sanitario nazionale, rispetto all'organizzazione dei servizi, alle loro modalità

operative, alle competenze professionali coinvolte,

impegna il Governo:

a definire un approccio nuovo nella ricerca, nella sperimentazione e nei trattamenti farmacologici, tale che la medicina tenga adeguatamente conto della specificità maschile e femminile;
a considerare tra le sue priorità la tutela e la promozione della salute materno-infantile, a partire dalla riduzione della mortalità materna e di quella neonatale e infantile, coniugando in ultima istanza naturalità e sicurezza come obiettivi entrambi necessari per la qualità e l'efficacia degli interventi;
a valutare l'adozione di misure di sistema in linea con la necessità di costruire politiche di sostegno per i giovani e le famiglie, tanto italiane quanto migranti, che prendano in considerazione, in maniera organica ed integrata, sia forme di provvidenze economiche, sia lo sviluppo della rete dei servizi sul territorio, a partire dai consultori familiari e agli asili nidi, nonché a predisporre risorse finanziare adeguate alla legge 28 agosto 1997, n. 285, recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza;
a considerare la lotta ai tumori quale programma strategico del servizio sanitario nazionale, potenziando il sistema di screening oncologico, in particolare nel Sud del Paese, avviando anche campagne di sensibilizzazione sull'importanza degli screening per i tumori della cervice uterina, della mammella e del colon retto e a predisporre progetti di supporto multidisciplinari della donna dopo la diagnosi di tumore al seno;
a considerare l'endometriosi quale patologia sociale ed a predisporre un progetto nazionale per la promozione dell'informazione e della sensibilizzazione su questa patologia, coinvolgendo anche i medici di medicina generale, nonché i servizi territoriali, e a prevedere l'istituzione della Giornata nazionale per la lotta all'endometriosi, come già, del resto, adottata in altri Paesi europei;
a predisporre un registro nazionale per la raccolta dei dati, fino ad oggi non stimati o sottostimati e corsi specifici per il personale sanitario, nonché a prevedere la presa in carico della donna attraverso una rete assistenziale coordinata tra centri territoriali e centri di eccellenza, che siano anche centri di ricerca scientifica e clinica;
a considerare la violenza contro le donne una priorità della sanità pubblica ed a predisporre, all'interno del pronto soccorso, luogo dove, oltre all'intervento sanitario sull'emergenza della violenza sessuale, si può far emergere la violenza domestica e si deve avviare un'organica risposta, anche sul piano psico-sociale, costruendo la rete con il territorio, sportelli di ascolto in cui siano presenti gruppi di operatrici che possano prendere in carico le donne vittime della violenza;
a porre in essere tutti gli strumenti più idonei alla sensibilizzazione e alla conoscenza dell'osteoporosi, attraverso la promozione di campagne informative sui corretti stili di vita, sulle cure oggi disponibili e sull'importanza di controlli specifici, presso le scuole e le strutture sanitarie, quali farmacie e ambulatori dei medici di famiglia;
ad introdurre tutte le misure più opportune al fine di offrire un servizio pubblico adeguato alla prevenzione e alla cura dell'osteoporosi, attraverso l'istituzione del registro delle fratture di fragilità, nonché a individuare e predisporre, d'intesa con le regioni, una specifica scheda di dimissione ospedaliera, che permetta di vedere riconosciuti i propri diritti ad una terapia;
a garantire, nell'ottica di un sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico, la salute a tutte le donne, italiane e straniere, che vivono nel nostro Paese;
a programmare, organizzare i servizi, la professionalità degli operatori anche in relazione alla presa in carico non solo

delle donne italiane, ma anche secondo i bisogni di salute delle donne immigrate, insistendo su alcune criticità come la salute sessuale e riproduttiva, il percorso nascita, la prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza, la promozione della maternità, la promozione del sostegno sociale e sanitario alle maternità difficili, la salute mentale, il sostegno alle donne prostitute e vittime della tratta e alle donne vittime delle mutilazioni genitali femminili, nonché ad evidenziare il ruolo della figura del mediatore culturale all'interno delle strutture sanitarie, affinché sia facilitato l'accesso alle prestazioni alle donne immigrate;
ad incorporare specifici obiettivi relativi alla parità di genere nell'ambito del metodo aperto di cooperazione nel campo della salute, tra cui il rafforzamento dei programmi di prevenzione, che migliorano la salute delle donne, il finanziamento della parità di accesso ai servizi sanitari e una formazione del personale medico, che risponda alle necessità della tutela della salute ed alle patologie femminili;
a consolidare le iniziative che si rivolgono alle malattie sessualmente trasmesse, all'hiv-aids ed alle questioni inerenti i diritti riproduttivi e sessuali, affermando con chiarezza l'assoluto diritto di ogni donna di decidere sul numero ed i tempi delle gravidanze;
ad analizzare le conseguenze della disuguaglianza sulla salute delle donne, tra cui le conseguenze della suddivisione dei ruoli negli obblighi domestici e della divisione disuguale del lavoro domestico e di cura, predisponendo una rete territoriale di servizi adeguata al sostegno alla non autosufficienza, al fine di alleviare il peso gravoso che ricade essenzialmente sulla donna che accudisce il familiare disabile.
(1-00094)
(Nuova formulazione) «Livia Turco, Sereni, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Lenzi, Miotto, Murer, Sbrollini, Concia, Siragusa, Pes, Madia, Velo, Mariani, D'Antona, Lanzillotta, Sarubbi, Rossomando, Rossa, Coscia, Mogherini Rebesani, Merloni, Servodio, Samperi, Froner, De Biasi, Mastromauro, Gatti, Codurelli, Pollastrini, Amici, Zampa, Marchioni, Mattesini, Gnecchi, Lo Moro, Laganà Fortugno, Schirru, Motta, Picierno, Capano, Mosca, De Micheli, Melandri, Villecco Calipari, Ferranti, Ghizzoni».

Si pubblica il testo riformulato della mozione Laura Molteni n. 1-00099, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 124 del 2 febbraio 2009.

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della programmazione sociale e sanitaria, è possibile ritagliare uno specifico ambito di riflessione ed intervento a favore dell'universo femminile, che, sia sotto il profilo medico-scientifico, sia dal punto di vista socio-culturale, presenta una propria specificità che ne giustifica, a vario titolo, una presa in carico mirata;
le più recenti politiche di prevenzione e campagne di comunicazione pubblica testimoniano il crescente interesse per le tematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile;
il ministero della salute, in particolare, si è attivato negli ultimi anni sia a livello normativo che nell'ambito della comunicazione pubblica per informare le donne su alcune problematiche sanitarie emergenti, sensibilizzandole sull'importanza della promozione di stili di vita salubri;
è necessario sottolineare quanto sia importante la promozione di azioni di prevenzione secondaria dei tumori femminili, realizzatesi sino ad oggi attraverso l'attuazione di diversi sistemi di screening del cancro. Questi interventi sono destinati

ad ottenere un doppio effetto benefico nell'ambito della popolazione femminile: in primo luogo, perché, aumentando i controlli, consentono di monitorare la diffusione di forme tumorali nella popolazione femminile, intervenendo tempestivamente nelle cure; in secondo luogo, perché favoriscono il consolidamento di una nuova cultura di assistenza sanitaria, incentrata sulla prevenzione e sui servizi territoriali, più che sulle tradizionali cure ospedaliere;
sotto il profilo della comunicazione pubblica, il riferimento è, in particolare: all'efficace azione intrapresa nella lotta contro il fumo e contro il tabagismo e allo specifico sguardo dedicato alle donne nell'ambito di questo intervento a carattere generale; alla comunicazione sull'importanza di una corretta alimentazione quale strumento di promozione di stili di vita salubri, che trova nelle donne come mogli e come madri i propri fondamentali riferimenti; alle più recenti iniziative del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sul tema della nati-mortalità e sulla procreazione medicalmente assistita;
la specificità dell'universo femminile nel più ampio contesto della programmazione socio-sanitaria viene in rilievo sotto due distinti profili: per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario, che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive; per lo specifico rilievo che la patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile;
vi sono patologie che colpiscono statisticamente le donne in prevalenza rispetto agli uomini (come l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi); tra queste, in particolare, si segnala l'osteoporosi, che costituisce un rilevante problema di salute pubblica diffuso, in particolare, tra le donne, di regola associato a fratture da fragilità, che a loro volta si traducono in un elevato incremento della morbilità, in un vario grado di inabilità permanente e nei casi più gravi addirittura in un eccesso di mortalità;
il Senato della Repubblica ha approvato, in data 3 dicembre 2008, due mozioni che impegnano il Governo ad implementare gli studi epidemiologici relativi alla patologia osteoporotica, ad approfondire i costi diretti ed indiretti della patologia, a monitorare l'offerta assistenziale nel settore, a promuovere campagne di informazione e di prevenzione rivolte anche a diffondere la diagnosi tempestiva attraverso il ricorso alla densitometria ossea e all'indagine mineralometrica, che consentono di misurare con precisione la densità del tessuto osseo;
innegabile è, inoltre, la specificità dell'universo femminile sotto il profilo delle problematiche relative alla procreazione: oltre alle patologie che attengono all'apparato riproduttivo femminile, emerge il nodo della tutela della salute in ambito materno-infantile, che indubbiamente costituisce un impegno che assume una rilevanza strategica nel sistema socio-sanitario per il riflesso che tali interventi hanno sulla qualità del benessere psicofisico dei cittadini;
il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino, nel quale l'Organizzazione mondiale della sanità individua un obiettivo primario a livello mondiale, impone di focalizzare l'attenzione sul percorso nascita, che costituisce l'aspetto più complesso e delicato per le implicazioni sulla salute della donna, del feto, del neonato e del bambino e, di conseguenza, sui tassi di natalità, di mortalità e morbilità infantile e di incidenza degli handicap;
la mortalità materna, la mortalità neonatale, perinatale e la nati-mortalità rappresentano indici importanti per valutare lo stato dell'assistenza socio-sanitaria nel settore materno-infantile e il grado di civiltà di una nazione. In Italia dagli anni '80 ad oggi si è registrata un'esponenziale riduzione del numero dei nati vivi, pari ad un decremento del 6,4 per cento, mentre

la mortalità materna è passata dal 53 per cento per 100.000 nati vivi a circa il 5 per cento; allo stesso tempo, tuttavia, i mutamenti delle condotte riproduttive delle coppie e l'innalzamento dell'età media al parto per le prime nascite tendono a determinare una forte riduzione del numero di nascite;
fin dalla XIV legislatura si è avviato, nelle competenti commissioni parlamentari ed anche in ambito ministeriale, un dibattito sulla centralità che il momento della maternità e della nascita assumono per la donna e, quindi, sull'adeguatezza dei servizi di assistenza al parto rispetto alle esigenze emergenti di una società in continuo mutamento. Gli obiettivi prioritari riguardano: la riduzione del tasso di ospedalizzazione per gravidanza e parto attraverso la valorizzazione delle strutture socio-sanitarie alternative; la riduzione della frequenza dei parti per taglio cesareo; la promozione delle strutture competenti in materia di «parto indolore»; l'ottimizzazione dei punti nascita;
particolarmente rilevante ai fini della salute al femminile anche il tema della chirurgia plastica, soprattutto a carattere ricostruttivo, che costituisce un settore ad oggi ancora poco esplorato sotto il profilo della regolamentazione delle procedure, del controllo sui livelli di qualità delle prestazioni, dell'analisi delle implicazioni psicologiche sulla donna (soprattutto per la chirurgia conseguente a traumi o interventi di chirurgia oncologica);
nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne, che, secondo studi recenti, presentano un rischio circa triplo di sviluppare una depressione maggiore rispetto agli uomini; molte pazienti manifestano i primi sintomi depressivi tra i 20 ed i 30 anni; quando una donna lamenta una crisi depressiva, presenta il 50 per cento di possibilità di avere ricadute di malattia nel corso della vita; per quanto riguarda la depressione in gravidanza: i disturbi depressivi maggiori possono essere associati a parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato, rischi suicidari; diffusa è anche la presenza di depressione associata a disturbi dell'alimentazione;
soprattutto nelle aree metropolitane, le donne appaiono particolarmente esposte a forme di disagio sociale derivanti dalla difficoltà di adattamento alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società post industriale sempre più complessa ed in continua trasformazione; il risultato disadattivo delle donne, che non riescono a rispondere a tali sollecitazioni contestuali, si traduce in costi collettivi particolarmente elevati in termini di aumento dell'aggressività sociale manifesta o mascherata, di regola associata a stati depressivi che spesso rischiano di tradursi in disturbi della psiche;
l'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto anche le regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile,

impegna il Governo:

a promuovere, nella programmazione socio-sanitaria nazionale, il consolidamento di un approccio mirato al tema della salute della donna, al fine di offrire risposte effettive alle patologie, che, di natura o per la loro incidenza statistica, riguardano in particolare l'universo femminile, favorendo anche in ambito medico una nuova sensibilità nei confronti delle esigenze assistenziali della donna, nelle successive fasi evolutive ed in rapporto alla diversa intensità dei bisogni;
a sottolineare l'importanza delle problematiche relative alla procreazione come strumento chiave per la promozione del

benessere della donna, proseguendo ed implementando gli interventi di prevenzione e cura delle patologie dell'apparato riproduttivo, anche nella prospettiva della riduzione del rischio di infertilità, legato, in particolare, all'innalzamento dell'età media al parto;
a promuovere un nuovo approccio al tema della nascita e del parto incentrato, in particolare, sulla riduzione dei fattori di rischio materno in gravidanza e di quelli del feto e del neonato in epoca perinatale, sulla diffusione dei corsi di preparazione al parto, sulla promozione del parto fisiologico, sulla corretta informazione in relazione alla demedicalizzazione del parto, sull'importanza di una corretta nutrizione e stile di vita, sulla promozione, sostegno e protezione dell'allattamento al seno;
a prevenire e contenere il ricorso delle donne allo strumento dell'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo l'adozione di forme di supporto alla donna dal concepimento alla nascita e realizzando lo spirito originario della legge n. 194 del 1978, che fin dall'articolo 1 evidenzia che l'interruzione volontaria di gravidanza non costituisce uno strumento per il controllo delle nascite;
a proseguire l'efficace azione di prevenzione delle patologie oncologiche del genere femminile, potenziando il sistema di screening e promuovendo campagne informative volte a consolidare abitudini alimentari e di vita atte a contenere l'esposizione ai tumori;
a valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce di patologie, quali l'osteoporosi, le disfunzioni metaboliche, l'artrosi, che mostrano una spiccata prevalenza all'interno del genere femminile;
a proseguire e promuovere nuove campagne informative sull'importanza, per le donne, dell'adozione di una corretta e sana alimentazione quale strumento di prevenzione delle patologie, soprattutto a carattere cronico, e di promozione di più elevati livelli di benessere;
a proseguire e ulteriormente implementare campagne di sensibilizzazione sull'astensione dal fumo di sigaretta, informando le donne sui rischi di infertilità ad esso connessi e sulle possibili correlazioni con l'incremento della mortalità fetale e neo-natale (sids);
ad approfondire le problematiche relative alla chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto se conseguente a patologie oncologiche, individuando nuovi protocolli assistenziali atti a garantire alle donne, che si rivolgono a tali interventi, massima trasparenza circa le implicazioni anche di lungo periodo, elevati livelli di affidabilità e sicurezza nell'accesso alle cure;
a promuovere programmi integrati in ambito sociale e sanitario atti a fornire una risposta effettiva agli stati di disagio psico-sociale delle donne (donne vittime di violenze, stati di depressione conseguenti a divorzi, vedovanza o altri eventi familiari traumatici, donne affette da patologie oncologiche, soprattutto se soggette ad interventi chirurgici di asportazione del seno, donne vittime di mobbing, depressione post partum ed altre situazioni analoghe), anche attraverso il ricorso a forme di consulenza informatica che utilizzino la rete quale strumento di rilevazione delle situazioni a rischio e di sostegno psicologico a carattere continuativo, attraverso un accesso riservato e protetto a consulenze psicologiche on line;
a promuovere la piena attuazione anche a livello regionale delle politiche integrate di assistenza sociosanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute al femminile.
(1-00099)
(Nuova formulazione) «Laura Molteni, Lussana, Munerato, Comaroli, Goisis, Lanzarin, Maccanti, Negro, Pastore, Rivolta».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in commissione D'Ippolito Vitale n. 5-00881 del 26 gennaio 2009.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Benamati e altri n. 5-00924 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 124 del 2 febbraio 2009. Alla pagina n. 4058, prima colonna, alla riga trentaseiesima, deve leggersi: «Il mercato interno Charlie Mc Creevy ed il» e non «la concorrenza Charlie Mc Creevy ed il», come stampato.