XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 4 febbraio 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 4 febbraio 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Boffa, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lazzari, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mazzuca, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Palumbo, Pescante, Pisicchio, Prestigiacomo, Ravetto, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Boffa, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lazzari, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Milanato, Molgora, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 3 febbraio 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CAPITANIO SANTOLINI e POLI: «Modifica della tabella F allegata alla legge 8 agosto 1995, n. 335, relativa ai cumuli tra trattamenti pensionistici ai superstiti e redditi del beneficiario, e disposizioni per l'incremento della pensione sociale e dell'assegno sociale» (2140);
PICIERNO: «Istituzione del premio annuale "Angeli del Fango-Premio nazionale ai giovani volontari"» (2141);
SALTAMARTINI ed altri: «Modifica all'articolo 275 del codice di procedura penale, concernente la disciplina dei criteri di scelta delle misure cautelari da applicare nei procedimenti per reati di violenza sessuale» (2142);
TOMMASO FOTI: «Distacco del comune di Montecopiolo dalla regione Marche e sua aggregazione alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione» (2143);
TOMMASO FOTI: «Distacco del comune di Sassofeltrio dalla regione Marche e sua aggregazione alla regione Emilia-Romagna,ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione» (2144);
GIORGIO MERLO: «Istituzione di un servizio medico permanente di pronto intervento per i treni a lunga percorrenza o a lunga durata di percorrenza» (2145);
MINARDO ed altri: «Disposizioni concernenti l'esercizio della libera professione da parte del personale sanitario di cui alla legge 1o febbraio 2006, n. 43, dipendente da amministrazioni pubbliche» (2146);
ARACU: «Introduzione dell'articolo 15-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, concernente l'esenzione dal pagamento del compenso agli autori per esecuzioni musicali svolte nel corso di manifestazioni sportive dilettantistiche» (2147);
ARACU: «Modifiche agli articoli 3 e 190 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernenti la circolazione di pattini a rotelle e di tavole a spinta sulle piste ciclabili» (2148);
DIONISI ed altri: «Modifica all'articolo 7 della legge 10 dicembre 1993, n. 515, in materia di esenzione dall'obbligo di presentazione della dichiarazione concernente le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale da parte dei candidati non eletti» (2149);
BECCALOSSI: «Modifica dell'articolo 4 della legge 24 febbraio 2005, n. 34, in materia di unificazione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti e della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali» (2150);
PINI ed altri: «Modifiche agli articoli 51 e 164 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di agevolazioni fiscali per l'acquisto e la locazione di automezzi a bassa emissione di anidride carbonica» (2151);
BERRETTA: «Disposizioni concernenti la pubblicazione delle sentenze penali di condanna per determinati reati» (2152);
BARBI e LEVI: «Soppressione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e disposizioni concernenti l'indirizzo e la vigilanza del servizio pubblico radiotelevisivo nonché gli organi di amministrazione della società RAI - Radiotelevisione italiana Spa» (2153).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato ad una proposta di legge.

La proposta di legge SBAI: «Modifiche all'articolo 12 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di revoca della cittadinanza» (2035) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Patarino.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 2004, d'iniziativa dei deputati PALAGIANO ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Disposizioni concernenti la responsabilità professionale del personale sanitario nelle strutture ospedaliere e per il controllo della qualità del servizio sanitario».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CALDERISI ed altri: «Introduzione dell'articolo 107-bis della Costituzione,concernente l'istituzione del procuratore di giustizia» (2053) Parere della II Commissione.
II Commissione (Giustizia):
TENAGLIA ed altri: «Modifiche al codice di procedura civile per la semplificazione del ricorso per cassazione» (1748) Parere della I Commissione.
XII Commissione (Affari sociali):
VANNUCCI ed altri: «Istituzione della professione sanitaria di tecnico iperbarico» (2000) Parere delle Commissioni I, II, V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di una domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Con lettera pervenuta il 4 febbraio 2009, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Velletri ha trasmesso una domanda - avanzata dal giudice per le indagini preliminari del medesimo tribunale - di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Antonio Angelucci, nell'ambito del procedimento penale n. 30/07 RGNR. La domanda è stata assegnata alla competente Giunta per le autorizzazioni.

Copia della domanda sarà stampata e distribuita (doc. IV, n. 4).

Trasmissioni dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 30 gennaio 2009, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - che sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) nonché alle Commissioni sottoindicate - con cui sono autorizzati, in relazione ai seguenti interventi da realizzare tramite contributi assegnati in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale:

alla VII Commissione (Cultura):
la variazione dell'oggetto dell'intervento da realizzare con un contributo concesso nel 2002 al Ministero per i beni e le attività culturali per lavori di restauro del Collegio romano, a Roma;
la variazione dell'oggetto dell'intervento da realizzare con un contributo concesso nel 2002 alla Regione siciliana per lavori attinenti a Palazzo Trigona, a Piazza Armerina (Enna);

alla VIII Commissione (Ambiente):
l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dal comune di Provvidenti (Campobasso) a valere sul contributo concesso nel 2004 per opere di drenaggio e convogliamento delle acque superficiali.

Trasmissione dal Garante del contribuente della regione Sardegna.

Il Garante del contribuente della regione Sardegna, con lettera in data 29 gennaio 2009, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale riferita all'anno 2008, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, e successive modificazioni.

Questa documentazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO AGGIORNATO AL 5 FEBBRAIO 2009

MOZIONI LABOCCETTA ED ALTRI N. 1-00005 E DI PIETRO ED ALTRI N. 1-00101 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA RIMOZIONE DEL SINDACO E PER LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI NAPOLI

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli, terza città del Paese per numero di abitanti, capoluogo regionale e, anche per l'antica funzione di capitale, centro di attrazione culturale, economica, sociale per il Mezzogiorno d'Italia e per le nazioni che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, vive una situazione di drammatica crisi che ha avuto vastissima eco a livello mondiale;
le condizioni di vita della popolazione, come impietosamente evidenziate da recenti ricerche riportate da autorevoli quotidiani, la pongono all'86o posto tra i 103 capoluoghi di provincia, riconoscendole il non invidiabile primato (102o su 103) del peggiore tenore di vita degli abitanti, evidenziando drammaticamente la sua posizione in relazione a ricchezza prodotta, qualità dell'ambiente, servizi della pubblica amministrazione, densità demografica, numero di protesti e di insolvenze;
le vicende relative all'incarcerazione di numerosi esponenti dell'amministrazione comunale, indagati per gravi reati connessi all'esercizio delle funzioni dopo il suicidio di un assessore comunale sottoposto a limitazione della libertà per il coinvolgimento in gravi disordini di piazza, hanno portato alla luce un preoccupante intreccio tra pubblici amministratori, imprenditori ed ambienti malavitosi;
per la necessità di procedere alla sostituzione degli assessori comunali indagati, il comportamento dell'attuale sindaco ha evidenziato inquietanti elementi di degrado anche morale ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, essendo emersi comportamenti altamente riprovevoli, come la registrazione, all'insaputa e senza il consenso degli aventi diritto, di conversazioni che dovevano rimanere private e non essere oggetto di captazione ambientale;
l'emergenza rifiuti, solo di recente risoltasi, procurava uno sfregio all'immagine della città, una volta apprezzata per il proprio patrimonio artistico e culturale, facendo emergere evidenti vizi dell'attività amministrativa e infiltrazione del crimine organizzato nella vita pubblica in un quadro di preoccupante irresponsabilità politica;
i dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità riguardo alla Campania sono incredibili, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro, con quelle del pancreas, dei polmoni e dei dotti biliari superiori di oltre il 12 per cento alla media nazionale e di un numero di malformazioni fetali addirittura superiori dell'80 per cento;
è più che evidente che, se anche non fossero ascrivibili unicamente al sindacodi Napoli delle responsabilità di carattere logistico circa lo smaltimento di rifiuti, tale figura avrebbe mancato nell'esercizio del suo ufficio in quanto massima autorità sanitaria locale, ruolo assegnato al primo cittadino dalla legge n. 833 del 1978;
il pregiudizio alla salute della cittadinanza, la corresponsabilità nella cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, l'incapacità protratta nel tempo di porre in essere soluzioni efficaci, la pendenza di procedimenti penali a carico di così tanti amministratori, le notizie relative ad altre indagini su presunte irregolarità circa affidamenti di lavori e l'utilizzo improprio di beni e servizi pubblici, rendono urgente e necessario procedere alla rimozione del sindaco della città di Napoli e al conseguente scioglimento del suo consiglio comunale;
appare necessario procedere alla rimozione di chi ha oggettive responsabilità per tutto quanto sin qui verificatosi e si evidenzia l'urgenza di creare le condizioni per un immediato ritorno alla normalità amministrativa,

impegna il Governo:

a valutare se sussistano i presupposti, ai sensi dell'articolo 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per la rimozione del sindaco della città di Napoli per gravi motivi di ordine pubblico e per giungere, conseguentemente, ai sensi dell'articolo 53 dello stesso, allo scioglimento del consiglio comunale;
ove, pur condividendo le motivazioni di cui in premessa, non ritenesse di avviare immediatamente le procedure per la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, ad inviare a Napoli una commissione ministeriale con ampi poteri di accertamento e indagine e, comunque, a non rinnovare i poteri straordinari al sindaco di Napoli per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli e tutti gli altri poteri straordinari concessi al sindaco di Napoli, anche per le altre attività commissariali inerenti le attività del sottosuolo;
a riferire sulla questione alla Camera dei deputati con la massima urgenza.
(1-00005)
(Ulteriore nuova formulazione) «Laboccetta, Bocchino, Paglia, Taglialatela, Moffa, Lehner, De Girolamo, Vessa, Cristaldi, Iapicca, Malgieri, Castiello, Cirielli, Bianconi, Di Caterina, Stasi, Cosenza, Caldoro, Nicolucci, Bellotti, Paolo Russo, Landolfi, Ascierto, Giammanco, Dima, De Angelis, Cesaro, Papa, Raisi».
(22 maggio 2008)

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli, terza città del Paese per numero di abitanti, capoluogo regionale e, anche per l'antica funzione di capitale, centro di attrazione culturale, economica, sociale per il Mezzogiorno d'Italia e per le nazioni che si affacciano nel bacino del Mediterraneo, vive una situazione di drammatica crisi che ha avuto vastissima eco a livello mondiale;
le condizioni di vita della popolazione, come impietosamente evidenziate da recenti ricerche riportate da autorevoli quotidiani, la pongono all'86o posto tra i 103 capoluoghi di provincia, riconoscendole il non invidiabile primato (102o su 103) del peggiore tenore di vita degli abitanti, evidenziando drammaticamente la sua posizione in relazione a ricchezza prodotta, qualità dell'ambiente, servizi della pubblica amministrazione, densità demografica, numero di protesti e di insolvenze;
le vicende relative all'incarcerazione di numerosi esponenti dell'amministrazione comunale, indagati per gravi reati connessi all'esercizio delle funzionidopo il suicidio di un assessore comunale sottoposto a limitazione della libertà per il coinvolgimento in gravi disordini di piazza, hanno portato alla luce un preoccupante intreccio tra pubblici amministratori, imprenditori ed ambienti malavitosi;
per la necessità di procedere alla sostituzione degli assessori comunali indagati, il comportamento dell'attuale sindaco ha evidenziato inquietanti elementi di degrado anche morale ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, essendo emersi comportamenti altamente riprovevoli, come la registrazione, all'insaputa e senza il consenso degli aventi diritto, di conversazioni che dovevano rimanere private e non essere oggetto di captazione ambientale;
l'emergenza rifiuti, solo di recente risoltasi, procurava uno sfregio all'immagine della città, una volta apprezzata per il proprio patrimonio artistico e culturale, facendo emergere evidenti vizi dell'attività amministrativa e infiltrazione del crimine organizzato nella vita pubblica in un quadro di preoccupante irresponsabilità politica;
i dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità riguardo alla Campania sono incredibili, parlano di un aumento vertiginoso delle patologie di cancro, con quelle del pancreas, dei polmoni e dei dotti biliari superiori di oltre il 12 per cento alla media nazionale e di un numero di malformazioni fetali addirittura superiori dell'80 per cento;
è più che evidente che, se anche non fossero ascrivibili unicamente al sindaco di Napoli delle responsabilità di carattere logistico circa lo smaltimento di rifiuti, tale figura avrebbe mancato nell'esercizio del suo ufficio in quanto massima autorità sanitaria locale, ruolo assegnato al primo cittadino dalla legge n. 833 del 1978;
il pregiudizio alla salute della cittadinanza, la corresponsabilità nella cattiva gestione del ciclo dei rifiuti, l'incapacità protratta nel tempo di porre in essere soluzioni efficaci, la pendenza di procedimenti penali a carico di così tanti amministratori, le notizie relative ad altre indagini su presunte irregolarità circa affidamenti di lavori e l'utilizzo improprio di beni e servizi pubblici, rendono urgente e necessario procedere alla rimozione del sindaco della città di Napoli e al conseguente scioglimento del suo consiglio comunale;
appare necessario procedere alla rimozione di chi ha oggettive responsabilità per tutto quanto sin qui verificatosi e si evidenzia l'urgenza di creare le condizioni per un immediato ritorno alla normalità amministrativa,

impegna il Governo:

a valutare se sussistano i presupposti, ai sensi dell'articolo 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per la rimozione del sindaco della città di Napoli per gravi motivi di ordine pubblico e per giungere, conseguentemente, ai sensi dell'articolo 53 dello stesso, allo scioglimento del consiglio comunale;
ove, pur condividendo le motivazioni di cui in premessa, non ritenesse di avviare immediatamente le procedure per la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, ad inviare a Napoli una commissione ministeriale con ampi poteri di accertamento e indagine e, comunque, a non attribuire nuovamente i poteri straordinari al sindaco di Napoli per la gestione degli interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nel settore del traffico e della mobilità nel territorio della città di Napoli e tutti gli altri poteri straordinari concessi al sindaco di Napoli, anche per le altre attività commissariali inerenti le attività del sottosuolo;
a riferire sulla questione alla Camera dei deputati con la massima urgenza.
(1-00005)
(Ulteriore nuova formulazione nel testo modificato) «Laboccetta, Bocchino, Paglia, Taglialatela, Moffa, Lehner, De Girolamo, Vessa, Cristaldi, Iapicca,Malgieri, Castiello, Cirielli, Bianconi, Di Caterina, Stasi, Cosenza, Caldoro, Nicolucci, Bellotti, Paolo Russo, Landolfi, Ascierto, Giammanco, Dima, De Angelis, Cesaro, Papa, Raisi».
(22 maggio 2008)

La Camera,
premesso che:
la città di Napoli, così come l'intera regione Campania, vive oramai da diversi anni una situazione di crisi profonda: in particolare, nei mesi passati si è assistito e si continua ad assistere alle enormi difficoltà legate allo smaltimento dei rifiuti. L'intera città, così come la regione, si sono ritrovate assediate, sommerse in un'emergenza gravissima, che ha colpito in maniera inaccettabile i cittadini campani e napoletani. Al di là di proclami propagandistici, l'emergenza rifiuti non pare affatto risolta, non solo nei suoi effetti pratici (molti rifiuti, infatti, sono stati semplicemente spostati), ma neanche nelle ragioni profonde che l'hanno provocata;
Napoli, ad ogni modo, ha rappresentato e continua a rappresentare un importante riferimento storico, culturale ed economico per l'intero Paese da preservare e custodire; è un patrimonio dell'umanità che tutti hanno il dovere di difendere, ma è anche una risorsa economica fondamentale per la possibile risoluzione della questione meridionale. Napoli può essere e deve essere considerata come risorsa fondamentale per il rilancio economico e produttivo del Mezzogiorno;
la crisi che ha colpito la città e che si manifesta sotto gli occhi di tutti non è solo crisi economica, né tanto meno esclusivamente legata all'emergenza rifiuti: è una crisi profonda, di sistema, che nella sua drammaticità ha evidenziato la debolezza etica e morale dell'intero sistema politico ed istituzionale della città e della regione;
di fronte ad un sistema complessivo di relazioni politiche e sociali, nonché economiche e di gestione, che troppo spesso ha mostrato i segni di evidenti collusioni ed ha evidenziato quanto forti e ramificate siano le infiltrazioni di carattere criminale sull'amministrazione della cosa pubblica e, più in generale, nel tessuto sociale della città, apparirebbe strumentale ed irresponsabile addossare la responsabilità ad una sola parte politica, avviando un colpevole ed interessato atto di accusa di parte: di queste strumentalizzazioni pagano, come sempre, le conseguenze solo i cittadini;
essendo la crisi di Napoli - è bene ribadirlo - crisi di sistema, che coinvolge le logiche ed i rapporti del sistema politico ed istituzionale nel suo complesso, apparirebbe indecoroso che una parte della classe dirigente della città e della regione tentasse di scaricare le proprie responsabilità solo sulla controparte politica: esiste, infatti, ed è sotto gli occhi di tutti, una corresponsabilità generale nella pessima gestione della città, che coinvolge anche le forze dell'attuale opposizione;
è inaccettabile, e sinceramente paradossale, che esponenti politici napoletani che, a quanto consta ai firmatari del presente atto di indirizzo, attualmente risultano sotto inchiesta per aver avuto rapporti poco chiari con imprenditori locali e per aver costituito legami e sodalizi illeciti, pretendano le dimissioni dei soli amministratori locali;
il cosiddetto «sistema Romeo», va sottolineato, così come appare emergere dalle inchieste in corso, fermi restando i rilievi penali che verranno accertati nelle sedi competenti, appare come sistema complessivo capace di coinvolgere maggioranze ed opposizioni;
è necessario ricordare che alla base delle indagini nei confronti di alcuni esponenti politici che oggi chiedono lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli, vi sarebbe, secondo gli organi inquirenti, una «commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali,pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia». Quei politici che ieri rivendicavano con forza di essere «un sodalizio» proprio con imprenditori napoletani al centro di importanti inchieste giudiziarie, oggi chiedono che venga sciolto il consiglio comunale di Napoli. «La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia». Questo l'obiettivo denunciato nell'inchiesta che vede coinvolto chi, oggi, chiede le dimissioni del sindaco di Napoli;
«il saccheggio sistematico» della città è un obiettivo ed un risultato che purtroppo non è riferibile alla singola inchiesta, ma che, al contrario, può essere esteso per intero alla crisi profonda che vive la città di Napoli;
di fronte a tale situazione è necessaria una presa di coscienza e di responsabilità collettiva. La politica deve assumersi le proprie responsabilità: non è accettabile pensare di scaricare le proprie su altri, secondo schemi e logiche di mera strumentalizzazione partitica,

impegna il Governo

a valutare se, di fronte alla crisi complessiva politica, morale ed istituzionale, che colpisce la città di Napoli non sia necessaria, nel rispetto della legge e delle prerogative di riferimento, come segnale di responsabilità collettiva, ogni iniziativa possibile per restituire, dunque, alla cittadinanza la possibilità di esprimere la propria sovranità e procedere ad un veloce ed efficace rinnovamento della classe politica locale.
(1-00101)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(2 febbraio 2009)

ORDINE DEL GIORNO

La Camera,
viste le mozioni concernenti iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli
premesso che:
la città di Napoli costituisce in realtà solo un esempio del degrado istituzionale, politico, amministrativo, urbanistico, civile, sociale ed economico che connota molti comuni italiani, soprattutto nel sud del Paese, dove l'intreccio tra pubblici amministratori, imprenditori ed ambienti malavitosi ha raggiunto livelli di corruzione e illegalità gravissimi e, forse, non più rimediabili;
la questione dei rifiuti nella città di Napoli, ancora non del tutto risolta, è solo un capitolo, il più evidente ed emblematico, di tale degrado;
sussiste il rischio che, in tempi in cui anche le richieste più giuste di moralizzazione sono piegate al vento di un'ondata demagogica che si traduce in un pericoloso e generale distacco dalla vita delle istituzioni democratiche, determinate istanze siano raccolte dall'antipolitica - e solo dall'antipolitica - con l'effetto, come si suol dire, di «fare di tutta l'erba un fascio»;
al degrado, divenuto strutturale per i numerosi anni trascorsi e l'assenza di soluzioni da parte di tutte le amministrazioni che si sono succedute, occorre rispondere con un'iniziativa davvero strutturale che - recuperando in pieno il fondamento della democrazia liberale, il «conoscere per deliberare» - renda tutti i candidati, gli eletti e i nominati a carichepubbliche o di interesse pubblico, conoscibili e valutabili, loro stessi e non per il tramite dei loro partiti, assîcurando la massima trasparenza, controllo e possibilità di partecipazione agli elettori;
a tutti i livelli istituzionali occorre garantire ai cittadini la possibilità di conoscere con facilità non soltanto l'attività svolta dai vari enti, ma anche quei dati inerenti l'attività degli eletti, integrale e senza filtri, rendendo disponibili, di facile accesso e consultazione, atti e informazioni, anche con riferimento a quanto concerne le nomine, le società interamente pubbliche e quelle partecipate, e in definitiva all'intera pubblica amministrazione;
la trasparenza nel rapporto tra eletti ed elettori è l'obiettivo della proposta radicale di istituire un'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, uno strumento democratico che pone l'elettore in condizioni di conoscere realmente il candidato e l'eletto per seguirlo nella sua attività politica, monitorare le sue scelte e anche i suoi interessi, garantendo al cittadino un voto consapevole e consentendo che siano premiati i migliori, i più capaci e onesti;
al di là degli esiti del ricorso a strumenti di controllo ex post quali la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale, comunque collegati a precise fattispecie previste dalla legge, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo vanno promossi comunque strumenti di controllo democratico - quali appunto l'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati - di carattere sistematico, che potrebbero davvero evitare ferite alla democrazia ed illegalità diffusa a vari livelli istituzionali,

impegna il Governo

ad adottare iniziative perché sia data piena attuazione, con riferimento specifico alla città di Napoli, ma in generale anche agli altri comuni, anche attraverso lo strumento dell'anagrafe pubblica degli eletti e dei nominati, a quanto già il T.U.E.L., approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, stabilisce sia all'articolo 6 sulle forme della partecipazione popolare e dell'accesso dei cittadini alle informazioni e ai procedimenti amministrativi, sia all'articolo 10 sul «Diritto di accesso e di informazione» dei cittadini a tutti gli atti dell'amministrazione comunale e provinciale e, in generale, alle informazioni di cui è in possesso l'amministrazione;
a valutare lo stanziamento di più o meno fondi alla città di Napoli ed in generale agli enti locali anche in base ai criteri di trasparenza, pubblicità e possibilità di accesso e controllo dei cittadini dell'attività degli enti stessi oltre che dell'operato degli eletti in quegli enti e dei nominati da essi.
9/1-00005/1. Zamparutti.

MOZIONI MARCHIGNOLI ED ALTRI N. 1-00095, VIETTI ED ALTRI N. 1-00098, MISITI ED ALTRI N. 1-00102 E VALDUCCI ED ALTRI N. 1-00103 CONCERNENTI QUESTIONI CONNESSE CON L'AVVIO DELL'ESERCIZIO DELLA LINEA FERROVIARIA DI TRASPORTO ALTA VELOCITÀ MILANO-BOLOGNA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il 14 dicembre 2008 si è avviato l'esercizio della linea ferroviaria Tav sull'asse Milano-Bologna, con l'utilizzo di 64 convogli che quotidianamente viaggiano sui binari;
l'attivazione di questo importante servizio di trasporto veloce, che, nei nodi, interferirà inevitabilmente con i treni di interesse regionale e, in particolare, con quelli destinati al traffico dei pendolari, comporta conseguenze gravi che vanno attentamente considerate;
infatti il progetto di orario 2008-2009, presentato dal gruppo Ferrovie dello Stato, prevede, al fine di favorire al massimo la circolazione dei treni ad alta velocità, spostamenti di orari per gli altri treni, che sono anche costretti a rallentare per dare precedenza a quelli super veloci, imponendo allungamenti dei tempi di percorrenza a un'utenza che è costretta a subire quotidianamente disagi;
sia il prospetto informativo, per quanto riguarda l'assegnazione dei percorsi orari di ciascun treno, sia la prefazione generale dell'orario di servizio di Trenitalia prevedono che i treni che utilizzano le tracce orarie di punta del pendolarismo ferroviario di interesse regionale «abbiano la priorità sulla restante tipologia di traffico»;
questa situazione, già così difficile, sta producendo ulteriori peggioramenti soprattutto per i traffici che gravitano sui nodi di Bologna e Milano e, in particolare, sulla tratta Mantova-Carpi-Modena-Bologna, caratterizzata da quotidiani, pesanti disagi per gli utenti, nonché sulla tratta Firenze-Roma, col trasferimento sulla linea lenta di servizi intercity;
in particolare, da dicembre 2008 sul nodo di Bologna, con le infrastrutture dell'alta velocità/alta capacità ancora da completare, transitano senza fermarsi diciotto nuovi treni eurostar, che dovranno «convivere» con gli altri treni, prevalentemente regionali;
Trenitalia, per compensare gli spostamenti degli orari dei treni dei pendolari e rendere meno dannosi gli effetti del transito dei treni ad alta velocità, ha previsto l'introduzione di alcuni treni in più, i cui costi dovrebbero ricadere sulle regioni interessate e sui viaggiatori;
Trenitalia ha, inoltre, previsto il cambio di denominazione di molti treni intercity in eurostar city e solo questo fatto comporterà un aumento del costo del biglietto per i viaggiatori;
non è corretto chiedere ai cittadini e alle regioni di farsi carico di ulterioriaumenti, dovuti unicamente per compensare non effettivi miglioramenti del servizio ferroviario, ma peggioramenti delle condizioni di trasporto, derivanti dalla riorganizzazione della rete ferroviaria;
è inaccettabile che a pagare le gravi conseguenze di una mancata politica di programmazione trasportistica siano milioni di italiani che utilizzano il servizio ferroviario per recarsi quotidianamente sul posto di lavoro;
i finanziamenti destinati ai servizi ferroviari regionali non dovrebbero essere reperiti da altre risorse già destinate alle regioni per altre spese (fondi strutturali);

impegna il Governo:

ad intervenire sulle società del gruppo Ferrovie dello Stato al fine di garantire la piena compatibilità degli orari tra le due tipologie di servizio, ovvero quello pendolare e l'alta capacità, in continuità con gli assetti preesistenti, prestando l'attenzione dovuta al traffico pendolare, garantendo compatibilità di tecnologia e alimentazione sulla linea direttissima, nonché destinando uno spazio orario ai servizi intercity o regionali veloci, nelle tratte in cui la linea tradizionale e quella ad alta velocità non corrono parallele;
a prevedere che le risorse per i servizi ferroviari siano adeguatamente incrementate in misura tale da assicurare interamente gli oneri relativi ai contratti di servizio ferroviario regionali, così garantendo almeno il mantenimento, anche nel 2009, dello stesso livello dei servizi in essere nel corso del 2008, ponendo in capo al bilancio dello Stato i costi dei servizi aggiuntivi dovuti alla circolazione dei treni ad alta velocità;
ad intervenire sulle società del gruppo Ferrovie dello Stato affinché presentino un progetto di servizi di trasporto ferroviario regionale, coerente con gli accordi stipulati in sede di conferenza dei servizi sull'alta velocità Milano-Bologna, da realizzarsi quando saranno completati gli interventi sui nodi.
(1-00095)
«Marchignoli, Motta, Quartiani, Peluffo, Marchi, Giachetti».
(29 gennaio 2009)

La Camera,
premesso che:
l'entrata in esercizio della tratta ad alta velocità Milano-Bologna, nel mese di dicembre 2008, ha destato legittima soddisfazione da parte di Trenitalia e ha arricchito, oggettivamente, l'Italia di un'indispensabile opera infrastrutturale;
tecnologicamente all'avanguardia e con standard di sicurezza superiori, la nuova tratta rappresenta solo un passo avanti rispetto al progetto della grande «T» ad alta velocità, che dovrebbe collegare la direttrice Torino-Venezia e quella Milano-Napoli, in quanto non è ancora terminato il nodo Bologna-Firenze, sulla cui tratta viaggeranno ancora sia gli eurostar che gli intercity e i treni regionali;
la realizzazione della tratta non è esente da problematiche e criticità: il servizio offerto con la Frecciarossa è rivolto, infatti, ad una categoria di utenza di fascia medio-alta e per essere sfruttato pienamente deve avere davanti a sé la strada libera e priorità di ingresso nelle stazioni. Questo comporta, ovviamente, un danno nei confronti di tutta l'utenza pendolare, che viaggia sulle stesse linee ad alta velocità e che dovrà, quindi, dare sempre precedenza alla Frecciarossa;
sui disagi dei pendolari si sono espressi anche il presidente della regione Lombardia, Formigoni, ed il presidente della provincia di Milano, Penati, ricordando come il Governo abbia stanziato con la legge finanziaria 480 milioni di euro per i contratti di servizio, che comprendono anche quelli regionali;
le proteste dei pendolari riguardano anche la soppressione di diverse linee locali per far posto al nuovo orario incardinato sull'alta velocità;
la competitività di un Paese si misura in base al livello del sistema infrastrutturale delle sue vie di comunicazione e su questo il trasporto italiano ha necessità di modernizzare il proprio sistema di collegamenti per colmare il gap che ci separa dal resto dell'Europa;
in Italia ci sono 28 chilometri di strada ferrata ogni 100 mila abitanti, contro i 43,4 chilometri dei tedeschi e i 51 chilometri dei francesi;
la realizzazione del corridoio 5, in tale contesto, rappresenta un asse di sviluppo, tecnologico e produttivo, di importanza fondamentale perché «garantirà una maggiore competitività alle imprese, che potranno trasportare più velocemente i propri prodotti, ed una migliore mobilità delle persone, che beneficeranno di tempi di percorrenza estremamente ridotti per viaggiare in Italia e in Europa. Inoltre, la riduzione dell'inquinamento e del rumore provocato dal passaggio di migliaia di camion porterà in valle di Susa un miglioramento delle condizioni abitative e residenziali», come si legge sul sito ufficiale della regione Piemonte, e ogni rifiuto pregiudiziale o strumentale che potrebbe comprometterne la realizzazione va fermamente contrastata;
i veti incrociati di popolazione e partiti politici (che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, in questi anni hanno fondato le loro fortune elettorali su questa vicenda), arrivato a lanciare la cosiddetta «opzione zero», che prevedeva di non fare assolutamente nulla e lasciare che il collegamento tra Torino e Lione si svolgesse con la linea attualmente esistente e in via di ammodernamento, hanno di fatto rallentato il completamento dei lavori;
il livello di congestione e le relative conseguenze in termini di costi e inefficienza di tutto il sistema logistico richiede un forte impegno per la modernizzazione delle reti e il potenziamento delle porte che collegano il Piemonte alle altre regioni ed all'Europa: verso la Svizzera, verso la Lombardia e l'Est europeo, verso la pianura padana, verso la Liguria e verso la Francia;
fondamentali per l'efficienza delle reti sono: lo spostamento di traffico merci dalla gomma al ferro e l'adeguamento delle strutture intermodali per lo scambio tra gomma e rotaia, fra mezzi di lunga percorrenza e mezzi di distribuzione sub-regionale e locali;
la centralità del trasporto ferroviario richiede per il suo adeguamento nuove opere: il completamento della Torino-Milano e il collegamento verso la Francia, il nuovo valico ferroviario tra la Liguria e l'area alessandrina, l'adeguamento (raddoppio binari tra Cuneo e Fossano, elettrificazione su tutta la tratta) della ferrovia Torino-Cuneo-Nizza,
il 23 gennaio 2009 si è svolto a Roma l'atteso incontro tra la delegazione della conferenza dei sindaci della Valle di Susa ed il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, al termine del quale si è giunti ad un testo finale condiviso, che dovrebbe far ripartire i lavori dell'osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, all'indomani del nuovo incarico affidato dal Consiglio dei ministri all'architetto Virano: maggiori poteri come commissario straordinario per la definizione del progetto preliminare della linea, che dovrà essere redatto entro il 30 giugno 2009;
secondo il documento «il Governo ritiene necessario proseguire con la progettazione con i tempi indicati dal dossier europeo, mentre saranno valutate la localizzazione e le tempistiche delle indagini geognostiche in funzione delle risultanze successive degli studi preliminari». Una frase che sembrerebbe accontentare le richieste delle amministrazioni valsusine, perché non definisce come tassativa la data del gennaio 2009 per l'apertura del cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte;
un secondo punto del documento riconosce le istanze dei sindaci, dove«considera la proposta »fare« un contributo interessante e la ritiene inseribile negli scenari che saranno sviluppati dal progetto unitario». Un altro importante punto è che «il Governo recepisce la sollecitazione dei sindaci all'unitarietà di finanziamento dell'intera linea, compatibilmente con le regole comunitarie», il che introduce la possibilità che i fondi europei siano spesi anche per la tratta nazionale;
viene infine ribadita la funzione dell'osservatorio nella predisposizione di tutte le fasi progettuali, fino al termine della progettazione preliminare;
il 4 febbraio 2009 il Ministro Matteoli sarà a Torino per incontrare i sindaci ed i vertici di regione e provincia ed il presidente della comunità montana Antonio Ferrentino, per definire l'accordo raggiunto e far ripartire il cammino della Torino-Lione;
si stima che la ricaduta diretta della realizzazione dell'opera per la Val di Susa sia pari a 4,5 miliardi di euro da qui al 2023;
si paventa il tentativo di alcuni amministratori e di alcune formazioni politiche radicali di adottare misure di ritorsione politico-elettorali, qualora dovesse riprendere il cammino della Tav Torino-Lione,

impegna il Governo:

a sollecitare Trenitalia ad una maggiore attenzione affinché la realizzazione della linea alta velocità Milano-Bologna sia compatibile con le esigenze del trasporto locale e affinché l'assegnazione delle tracce orarie dell'alta velocità non aggravi i già evidenti disagi per i pendolari che hanno dovuto anche sopportare un aumento delle tariffe con l'avvento del nuovo orario imposto da Trenitalia;
relativamente alla realizzazione della Tav Torino-Lione, ad una definitiva interlocuzione con il territorio, al fine di consolidare il consenso degli enti locali, ferma restando la prioritaria necessità della realizzazione dell'opera nel rigoroso rispetto dei tempi previsti;
ad impegnarsi sul piano comunicativo per diffondere e far crescere tra le popolazioni interessate la consapevolezza dei vantaggi e le ricadute in termini occupazionali ed economici che la realizzazione dell'opera comporterà inevitabilmente;
a prevedere misure e provvedimenti che tutelino le aziende locali nel senso di favorirne maggiormente la partecipazione alla realizzazione dell'opera, garantendo l'affidamento dei lavori a chi opera sul territorio;
ad adottare iniziative al fine di evitare strumentalizzazioni della protesta dei cittadini.
(1-00098)
«Vietti, Delfino, Compagnon, Volonté, Libé, Ciccanti».
(2 febbraio 2009)

La Camera,
premesso che:
secondo i dati del Censis nel mese di marzo 2008, i pendolari in Italia sono più di 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento, pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo un indagine dell'Istat il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per viaggiare in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
la domanda di mobilità delle persone è aumentata in misura anche maggiore di quella delle merci, a causa della crescita sia del numero degli spostamenti sistematici per motivi di studio e di lavoro, sia degli spostamenti non sistematici dovuti allo sviluppo di nuovi bisogni culturali e sociali legati all'uso del tempo libero (turismo, sport, intrattenimenti ed altro);
inoltre, anche per il trasporto passeggeri, l'abbattimento dei costi della mobilità, generato dal progresso tecnologico, e l'aumento generalizzato del reddito pro-capite hanno contribuito ad accrescere il livello della mobilità fra le diverse aree geografiche. Tutte queste trasformazioni hanno prodotto non solo una maggiore domanda di trasporto, ma anche l'affermarsi di una nuova organizzazione logistica dei servizi di trasporto ed una maggiore attenzione alla qualità del servizio;
i disagi di chi ogni giorno si sposta per raggiungere il posto di lavoro sono diventati insopportabili: l'alta velocità e il nuovo orario invernale impongono un nuovo assetto del servizio ferroviario locale. Con l'alta velocità si sono avvantaggiati i collegamenti tra i grandi centri urbani, trascurando quelli di cui si servono i pendolari, costretti a viaggiare su treni sempre più lenti, vecchi, sporchi e spesso anche più cari;
l'offerta di servizi per i pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale su ferro, finanziato dalle regioni, e dall'interazione con i treni intercity, che sulle lunghe percorrenze di carattere interregionale rappresentano, peraltro, l'unico mezzo disponibile presso molte stazioni capoluogo di provincia o con un bacino di area vasta anch'esso interregionale;
è necessario creare una serie di interventi infrastrutturali finalizzati al mantenimento di un adeguato servizio di trasporto ferroviario almeno nelle stazioni di media grandezza, ubicate su tale asse (Milano-Napoli) e poste tra i vari capoluoghi di regione, dov'è già annunciata la fermata dei nuovi treni ad alta velocità;
l'articolo 25 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, approvato il 27 gennaio 2009 al Senato della Repubblica, prevede l'istituzione di un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, con una dotazione di 960 milioni di euro per l'anno 2009. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si provvederà alla ripartizione del fondo e si definiranno tempi e modalità di erogazione delle risorse, relativi sia ai contratti di servizio che al contratto di programma, rispettando le quote di investimento riservate al Nord e al Sud del Paese, anche per avviare finalmente la predisposizione dei progetti di alta velocità-alta capacità tra Napoli e Palermo. Inoltre, per assicurare i nuovi contratti di servizio sono stati stanziati ulteriori 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011,

impegna il Governo

ad intervenire al fine di ridurre i disagi dei lavoratori pendolari, scongiurando il rischio della marginalità dei territori attraverso un nuovo assetto che prefiguri nuove categorie di servizi di lunga percorrenza su tratti interregionali, e possibilmente consentire sulla linea ad alta velocità il transito dei treni pendolari, in alcune fasce mattutine e pomeridiano-serali.
(1-00102)
«Misiti, Di Pietro, Favia, Donadi, Borghesi, Evangelisti».
(2 febbraio 2009)

La Camera,
premesso che:
lo Stato, per la realizzazione della rete ferroviaria nazionale nel suo complesso e, in particolare, per la realizzazione della nuova rete alta velocità/alta capacità, ha investito ed investe risorse finanziarie di enorme entità, con l'obiettivo di migliorare significativamente i servizi di trasporto ferroviario per tutti i cittadini;
il 14 dicembre 2008 è stato attivato l'esercizio passeggeri sulla nuova rete ferroviaria alta velocità/alta capacità sull'asse Milano-Bologna, con l'utilizzo di 64 convogli, che quotidianamente viaggiano sui binari;
l'attivazione di questo servizio di trasporto veloce, peraltro di rilievo cruciale ai fini della modernizzazione del sistema di trasporto del Paese, interferirà inevitabilmente, nei nodi, con i treni di interesse regionale e, in particolare, con quelli destinati al traffico dei pendolari;
da tale interferenza possono derivare effetti indesiderati che vanno attentamente presi in considerazione, dal momento che l'orario ferroviario 2008-2009 prevede, al fine di favorire al massimo la circolazione dei treni ad alta velocità, variazioni di orari per gli altri treni, con conseguenti disagi e allungamenti dei tempi per l'utenza;
questa situazione sta producendo peggioramenti soprattutto per i traffici che gravitano sui nodi di Bologna e Milano, nonché sulla tratta Roma-Firenze;
in particolare, da dicembre 2008 sul nodo di Bologna, con le infrastrutture dell'alta velocità/alta capacità ancora da completare, transitano senza fermarsi diciotto nuovi treni eurostar, che dovranno «convivere» con gli altri treni, prevalentemente regionali;
Trenitalia, per compensare gli effetti indesiderati derivanti dalla riorganizzazione del sistema dei trasporti a seguito dell'avvio dell'esercizio dei treni ad alta velocità/alta capacità sulla tratta Milano-Bologna, ha previsto l'introduzione di alcuni treni aggiuntivi, i cui costi dovrebbero ricadere sulle regioni interessate e sui viaggiatori;
non appare, peraltro, corretto chiedere ai cittadini ed alle regioni di sopportare i costi derivanti dalla riorganizzazione dei servizi ferroviari posta in essere da Trenitalia;
più in generale, il gruppo Ferrovie dello Stato, nonostante il processo di riequilibrio in atto, si trova ancora in una situazione economica e finanziaria difficile; sotto questo profilo, una delle cause di maggiore problematicità è rappresentata dai ritardi e dalle incertezze relative all'erogazione dei corrispettivi previsti dai contratti di servizio;
in questo contesto, anche l'esigenza di una riduzione dei costi operativi, ha portato ad una programmazione per la fine del 2008 e per il 2009 dei servizi del trasporto ferroviario sulle tratte regionali e interregionali, basata su criteri che oggettivamente hanno creato difficoltà rilevanti in diverse aree del Paese, in particolare per l'utenza costituita dai pendolari negli orari di più intenso affollamento;
i servizi ferroviari regionali risultano, altresì, penalizzati dall'impiego di treni di vecchia data, con carrozze che non di rado sono in cattive condizioni; l'esiguità delle risorse disponibili rappresenta anche in questo caso l'ostacolo principale per un ricambio del materiale rotabile;
con un recente intervento nell'ambito del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, sono state finalmente destinate risorse finanziarie di notevole importo, per un periodo pluriennale, a sostegno del trasporto ferroviario; in particolare, è stata prevista l'istituzione di un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, con una dotazione di 960 milioni di euro per l'anno 2009, ed è stata autorizzata la spesa di 480 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 per la stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni con Trenitalia, relativi ai servizi ferroviari di trasporto pubblico;
nel frattempo la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati ha avviato, a partire dalla discussione di due risoluzioni presentate da deputati dei gruppi di opposizione (la risoluzione Meta n. 7-00061 e Lovelli 7-00070), un approfondito esame delle questioni connesse alla riorganizzazione del trasporto ferroviario e alla qualità del servizio sui collegamenti regionali;
la discussione delle citate risoluzioni si è accompagnata ad un'ampia attivitàconoscitiva, nell'ambito della quale è stata effettuata l'audizione del presidente e dell'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e dell'amministratore delegato di Trenitalia, ed è stata programmata per mercoledì 4 febbraio 2009 l'audizione di alcune delle regioni di maggiori dimensioni;
è stata, altresì, prospettata la volontà della Commissione, sulla base degli elementi raccolti attraverso l'attività conoscitiva richiamata, di impegnarsi nella definizione di un intervento normativo, che garantisca, da un lato, la possibilità per il gruppo Ferrovie dello Stato di definire una programmazione finanziaria pluriennale fondata su risorse certe ed adeguate e, dall'altro, assicuri il mantenimento di livelli di servizio adeguati per quanto concerne, in particolare, il trasporto ferroviario regionale;
le competenti Commissioni parlamentari rappresentano la sede appropriata nella quale possono essere definiti interventi, anche di carattere normativo, volti a garantire che la completa attivazione dei collegamenti nella rete alta velocità/alta capacità e la complessiva razionalizzazione dell'organizzazione del trasporto ferroviario non pregiudichino la qualità del servizio pubblico nelle tratte regionali e interregionali e il diritto alla mobilità per tutti i cittadini, in particolare per i pendolari,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative nei confronti delle società del gruppo Ferrovie dello Stato affinché siano rapidamente completati gli investimenti in corso di realizzazione, con particolare riguardo ai nodi urbani ed alle rimanenti tratte ferroviarie ad alta velocità/alta capacità e, insieme a tali investimenti, siano poste in essere le azioni organizzative necessarie per garantire lo svolgimento dei servizi ferroviari ad un livello qualitativamente adeguato;
ad adottare le opportune iniziative nei confronti delle società del gruppo Ferrovie dello Stato, anche con un attento monitoraggio, per assicurare l'attuazione degli interventi necessari a garantire la piena compatibilità degli orari tra le diverse tipologie di servizio, in particolare il servizio destinato ai pendolari e quello dell'alta velocità/alta capacità, ponendo a tal fine in essere azioni che garantiscano, in continuità con gli assetti preesistenti, il recupero, il mantenimento della dovuta attenzione per il traffico pendolare e la destinazione di specifiche fasce orarie ai servizi intercity o regionali veloci;
a verificare tutte le possibilità di reperimento di ulteriori risorse da destinare ai servizi ferroviari regionali, in modo da assicurare non soltanto il mantenimento, anche nel 2009, del livello dei servizi in essere nel corso del 2008, ma anche da individuare specifiche forme di finanziamento per il miglioramento ed il rinnovo del materiale rotabile destinato ai servizi regionali.
(1-00103)
«Valducci, Moffa, Baldelli, Montagnoli, Buonanno, Bergamini, Crosio, Salvini, Biasotti, Cesaro, Colucci, Antonino Foti, Garofalo, Iapicca, Landolfi, Nizzi, Piso, Proietti Cosimi, Simeoni, Taglialatela, Tommaso Foti».
(2 febbraio 2009)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Orientamenti del Governo in relazione all'eventuale partecipazione di Autobrennero nel capitale sociale della società Brennerbasistunnel Se - 3-00346

BRUGGER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha espresso opinioni contrarie alla possibilità di partecipazione di Autobrennero, la società di gestione della A22, nella Brennerbasistunnel, sostenendo che la società non possa entrare nel capitale sociale della Brennerbasistunnel Se, società che dovrà realizzare il tunnel di base e le rampe di accesso del Brennero, perché società con soci azionari non esclusivamente pubblici;
conseguenza del divieto di partecipazione della Autobrennero nel capitale azionario di Brennerbasistunnel Se sarebbe il non conferimento e la liquidazione del fondo esentasse di accantonamento, previsto dalla legge n. 449 del 1997, destinato al finanziamento della ferrovia del Brennero, che si stima in 550 milioni di euro nel 2014 ed attualmente è di 357 milioni disponibili, con la distribuzione degli utili accantonati agli azionisti di Autobrennero;
la liquidazione del fondo sarebbe in contrasto con la natura societaria di Autobrennero, che ha soci privati ma è sotto il controllo pubblico, e con le finalità, esplicite sotto il profilo giuridico e normativo, per le quali esso è stato costituito in base al comma 13 dell'articolo 55 della legge n. 449 del 1997;
appare del tutto incongrua l'ipotesi di costituire da parte dei soli soci pubblici di Autobrennero, regioni e province interessate, una new.co in alternativa all'attuale società, giacché Autobrennero è società a larghissima maggioranza pubblica e nella quale, sia sotto il profilo azionario che di controllo, rimane decisivo e non può essere posto in discussione il ruolo dell'azionista pubblico;
la partecipazione di Autobrennero in Brennerbasistunnel Se e il proprio apporto sotto il profilo finanziario alla realizzazione del tunnel di base non soltanto non presentano profili giuridici in contrasto con la giurisprudenza comunitaria, ma il finanziamento delle opere ferroviarie è obiettivo connesso anche alla proroga della concessione autostradale che determinerebbe, se confermata, anche un sensibile ampliamento del fondo di accantonamento;
è fondamentale e preminente il ruolo delle province autonome di Bolzano e Trento ai fini dell'opera ed è dunque importante la loro funzione di controllo dell'Autobrennero, al fine di evitare possibili iniziative speculative di soggetti privati -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per correggere gli orientamenti fin qui espressi e, in particolare, quali impegni intenda assumere con l'Unione europea per individuare soluzioni atte a garantire la partecipazione di Autobrennero in Brennerbasistunnel Se, in modo che conseguentemente possa essere conferito il fondo di accantonamento al fine difinanziare la galleria di base e gli accessi ferroviari.(3-00346)
(3 febbraio 2009)

Iniziative per lo sgombero degli stabili illegalmente occupati da esponenti dei centri sociali torinesi - 3-00347

CICCHITTO, BOCCHINO e GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
numerosi stabili comunali di Torino sono da tempo abusivamente occupati da esponenti di centri sociali di estrema sinistra;
i centri sociali torinesi, in particolare «Askatasuna», «Gabrio» e «Asilo occupato», sono diventati il luogo in cui l'estrema sinistra organizza manifestazioni che si distinguono per il loro carattere violento ed aggressivo nei confronti delle forze dell'ordine, delle istituzioni, del patrimonio pubblico e dei cittadini;
recentemente gli esponenti dei centri sociali torinesi hanno iniziato ad occupare ulteriori stabili, al fine di ospitarvi immigrati irregolari o persone provenienti dai campi rom, rendendo difficile l'identificazione dei medesimi;
in particolare, negli ultimi mesi, sono state occupate una palazzina sita in via Bologna, un'altra in via Pisa e un palazzo sito in corso Peschiera, nel quale troverebbero rifugio oltre 250 immigrati irregolari;
in data 27 gennaio 2009, gli occupanti dello stabile di corso Peschiera e gli esponenti dei centri sociali hanno organizzato una manifestazione davanti al comune, ottenendo di essere ricevuti da due assessori. Successivamente i manifestanti si sono diretti verso la prefettura dove hanno lanciato cubetti di porfido, bottiglie di vetro e altri oggetti contundenti contro gli agenti di polizia, al fine di sfondare il cordone delle forze dell'ordine;
i manifestanti, alcuni con volto coperto da passamontagna, impugnando spranghe e bastoni, hanno devastato l'arredo urbano della zona, sradicando panchine e lanciando bidoni di rifiuti contro le forze dell'ordine, ferendo sei agenti di polizia;
grazie all'analisi dei video delle telecamere fisse, sono stati identificati gli aggressori e conseguentemente denunciati 11 autonomi per danneggiamento, porto abusivo di armi e lesioni;
gli esponenti dei centri sociali coinvolti nella manifestazione di violenza del 27 gennaio 2009 sarebbero, per quanto risulta agli interroganti, gli stessi organizzatori di altre iniziative violente -:
se non si ritenga necessario e urgente provvedere allo sgombero degli stabili illegalmente occupati da esponenti dei centri sociali torinesi, al fine di ripristinare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini.(3-00347)
(3 febbraio 2009)

Misure per garantire ai cittadini un adeguato livello di sicurezza e per una campagna di sensibilizzazione contro la diffusione di un clima di intolleranza - 3-00348

DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, CAMBURSANO, CIMADORO, DI GIUSEPPE, FAVIA, ANIELLO FORMISANO, MESSINA, MISITI, MONAI, MURA, LEOLUCA ORLANDO, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PISICCHIO, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI e ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese esiste indubbiamente il problema della difesa di un adeguato livello di sicurezza sociale, attestato non solo dai continui sbarchi di clandestini sulle nostre coste, che non sono affatto diminuiti, ma anzi continuano ad aumentare, risultando raddoppiati negli ultimi otto mesi, ma anche dalla crescitadei reati violenti, che pone il nostro Paese ai primi posti in Europa nella triste classifica dei reati commessi ogni anno;
nonostante i proclami dell'attuale maggioranza, la questione sicurezza, in Italia, non solo non è stata risolta dalle scelte di questo Governo, ma anzi appare evidentemente peggiorata;
il problema di garantire ai cittadini un adeguato livello di sicurezza sociale deve essere affrontato con serietà e moderazione direttamente proporzionali alla determinazione: invece, si è assistito e si continua ad assistere a continui richiami propagandistici e ad allarmi strumentali, che rispondono più a logiche partitiche e di schieramento che alla reale consapevolezza del problema;
strumentalizzare la paura a fini elettoralistici non è accettabile; «giocare con la paura» da parte di chi governa può essere estremamente pericoloso ed aprire, come sta avvenendo, la strada alla violenza cieca ed irragionevole, ad un pericoloso vuoto morale della società. Se ne ha avuto un primo esempio qualche mese fa a Rimini e purtroppo se ne è dovuto registrare un altro pochi giorni fa a Nettuno: una violenza cieca e brutale a cui non si dovrebbe offrire alcun alibi, né tanto meno si possono offrire appigli ideologici o politici;
invece, in questi giorni, si sono ascoltate dichiarazioni che tendevano in qualche modo a giustificare la violenza di Nettuno, a renderla comprensibile, collegandola, in particolare, a determinate scelte dei magistrati: «Certo, però, che non mi meraviglia che l'aggressione di Nettuno venga subito dopo il provvedimento di scarcerazione dei due rumeni coinvolti nei fatti di Guidonia. C'è sempre una molla che fa scattare la brutalità. Certi colleghi non si rendono conto che i loro provvedimenti hanno immediate e indesiderate ricadute nella realtà. Una spirale pericolosa. Più si prendono provvedimenti del genere, più in certe fasce giovanili s'innestano fenomeni razzisti»;
al riguardo varrebbe la pena, invece, ricordare, a proposito del comportamento dei magistrati ed al loro operato, che gli aggressori di Guidonia sono stati assicurati alla giustizia grazie al ricorso a quelle intercettazioni, che oggi qualcuno propone di limitare e vincolare;
rispetto alle strumentalizzazioni ed ai richiami propagandistici del Governo in tema di sicurezza, importanti esponenti dell'attuale maggioranza si interrogano, in questi giorni, come ha riportato la stampa, sulle responsabilità e sul clima da osteria che si è voluto affermare: a tali condivisibili riflessioni il Ministro interrogato ha risposto con un indistinto richiamo alla «cattiveria» -:
se non ritenga necessario intervenire affinché le forze dell'ordine e la magistratura siano messi nelle effettive condizioni di esercitare il proprio dovere, garantendo così livelli adeguati di sicurezza sociale nel Paese, utilizzando, dunque, a pieno tutti gli strumenti necessari allo scopo, come le intercettazioni, e se non ritenga necessario contemporaneamente lanciare nel Paese una campagna di sensibilizzazione contro la diffusione di un clima di generalizzata intolleranza e contro il pericolo di strumentalizzare i legittimi timori dei cittadini.(3-00348)
(3 febbraio 2009)

Iniziative in relazione alle supplenze per assicurare la continuità didattica - 3-00349

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI,PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la privatizzazione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni ha determinato una crescita esponenziale della spesa per le supplenze;
l'individuazione dell'avente titolo alla supplenza e la successiva fase di accertamento della disponibilità del docente individuato e di stipulazione del contratto creano un percorso tortuoso, dal quale nascono frequenti contenziosi, con conseguenti rivendicazioni di risarcimento del danno per eventuali diritti non rispettati;
la spesa per la supplenza in moltissimi casi risulta più che raddoppiata, considerato il pagamento in favore di chi ha effettuato la prestazione lavorativa e di chi ha rivendicato il diritto al conferimento della supplenza, con conseguente richiesta di risarcimento del danno pari alla retribuzione non percepita;
spesso a tali somme debbono essere aggiunti gli importi liquidati al ricorrente per il ricorso dinanzi al giudice ordinario;
a questo quadro sommario si aggiunge la considerazione che l'aggravio di spese per le supplenze è determinato anche dalle assenze brevi e saltuarie, che per modalità e tempi di comunicazione pongono spesso in crisi l'organizzazione delle scuole;
il quotidiano Il Giornale ha reso di pubblico dominio lo scandalo «supplentopoli», fornendo alcuni dati significativi circa la spesa affrontata dallo Stato per la ricerca «telefonica» dei supplenti (50 milioni di euro all'anno);
«l'istituto delle supplenze» è purtroppo diventato la norma, con grave pregiudizio per la qualità dell'insegnamento, soprattutto nelle scuole di periferia o di montagna, in cui il numero dei docenti precari è elevato;
il problema in parola ha leso e continua a ledere il principio della «continuità didattica», sicché, come viene frequentemente lamentato dalle famiglie, gli studenti si trovano a cambiare nel corso dell'anno un numero elevato di insegnanti, a discapito dell'efficacia dei processi di apprendimento;
una soluzione ai denunciati problemi potrebbe essere, analogamente a quanto si verifica in alcuni Paesi europei, quella di mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche viciniori, associate in rete, un'équipe di insegnanti di riserva, che risiedono in loco, assunti a tempo determinato, per la durata di un anno scolastico, e in numero sufficiente a coprire tutte le esigenze relative alle attività educative e di sostegno, che si prevede possano verificarsi a causa di assenze prolungate di insegnanti di ruolo -:
quali misure intenda attuare per assicurare l'assegnazione di risorse umane che garantiscano stabilità e continuità didattica, condizioni assolutamente necessarie per le esigenze di progettazione e programmazione proprie della scuola, rassicurando le famiglie circa l'offerta formativa delle singole scuole.(3-00349)
(3 febbraio 2009)

Iniziative di carattere finanziario a sostegno delle istituzioni scolastiche - 3-00350

GHIZZONI, DE PASQUALE, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE TORRE, GINEFRA, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PES, PICIERNO, ROSSA, ANTONINO RUSSO, SIRAGUSA e MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole sono in una situazione di grandissima difficoltà finanziaria che staper determinare la paralisi dell'attività didattica. In particolare, la mancanza di liquidità impedisce il pagamento dei supplenti, che hanno prestato servizio o che sono attualmente impegnati, e pertanto ostacola la nomina dei sostituti dei docenti assenti; tale sofferenza, altresì, impedisce a molti istituti di saldare le spese per appalti di pulizia e per forniture di materiale didattico, così come di acquistare prodotti di igiene e pulizia dei locali;
tale sofferenza finanziaria origina prevalentemente dai tagli e sottofinanziamenti relativi alle leggi finanziarie varate dal Governo Berlusconi nel periodo 2002-06, le cui previsioni hanno decurtato il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato (cioè 106,4 milioni), il 46,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi (pari a 494,4 milioni) e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico (vale a dire 159,8 milioni). Conseguentemente, gli istituti sono stati costretti ad assumere impegni di spesa per garantire il funzionamento delle scuole in assenza di accertamenti corrispondenti. La situazione di squilibrio tra entrate previste e spese si è aggravata anche a fronte degli aumentati orari derivanti da modifiche contrattuali intervenute nell'anno 2003, riguardanti il pagamento delle supplenze temporanee in astensione obbligatoria per maternità, nonché per l'ampliarsi dei diritti per congedi parentali previsti dalla legge n. 53 del 2000. Le continue riduzioni dei fondi hanno costretto le scuole a coprire le spese fisse e incomprimibili, con tutto l'avanzo di amministrazione e ogni altra entrata utile, e a cumulare una massa molto consistente di crediti (residui attivi), che nel lungo periodo rischiano di diventare inesigibili. Un monitoraggio svolto nel 2007 ha conteggiato oltre un miliardo di euro di residui attivi accumulati nel periodo 2002-2006 dalle istituzioni scolastiche per far quindi fronte a spese indifferibili, quali supplenze, esami di Stato e utenze;
per invertire la tendenza di sofferenza delle scuole, nella XV legislatura il Governo Prodi ha assunto iniziative di carattere straordinario, quali il recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali, e provvedimenti strutturali, come l'esenzione del pagamento della tarsu, il pagamento a carico del ministero delle supplenze per maternità e il reperimento delle risorse per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato, anche per gli anni precedenti. Questi provvedimenti, insieme a risorse aggiuntive per 342 milioni di euro (stanziate nell'ambito del riparto dell'extra-gettito con la legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007), di cui 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliare, hanno riportato per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di sostanziale equilibrio. Complessivamente tali iniziative hanno permesso la copertura di circa il cinquanta per cento dei residui attivi vantati dalle scuole;
inoltre, in occasione della discussione della legge finanziaria per il 2008, il Governo Prodi accolse l'ordine del giorno 9/3256/81, con cui si assumeva l'impegno a definire un piano pluriennale di assegnazioni e trasferimenti agli istituti scolastici delle risorse necessarie per una soluzione definitiva e stabile del problema. L'anticipata fine della legislatura ha impedito che l'impegno venisse onorato;
di converso, l'attuale Governo sembra stia costituendo le premesse per ricreare la situazione determinatasi nel periodo 2002-2006: infatti, nel corso del 2008 le istituzioni scolastiche hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa, vale a dire dei trasferimenti di finanziamenti dallo Stato, che fanno temere il ricrearsi di condizione di squilibrio significativo tra previsioni di entrate e le spese effettive per supplenze, ore eccedenti, esami di Stato e funzionamento. Tale scostamento andrebbe a sommarsi ai residui attivi già accumulati dal 2002 al 2006 e non ancora saldati;
negli ultimi tempi, ad aggravare la situazione di sofferenza finanziaria incidono le spese che le scuole devono affrontare:
a) per le visite fiscali che il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza (in media una visita costa dai 36 ai 50 euro);
b) per la predisposizione dei corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni che le scuole di istruzione secondaria di secondo grado devono attivare ai sensi dei decreto ministeriale 3 ottobre 2008, n. 80, i cui finanziamenti sono stati drasticamente ridotti a soli 58 milioni di euro per l'anno 2009, a fronte dei 288 previsti per l'anno scolastico 2007/2008: su questo aspetto specifico, invece di agire efficacemente per recuperare le risorse necessarie, il Ministro interrogato, con circolare n. 12 del 2 febbraio 2009, addirittura prevede, per il recupero dei debiti formativi, che le scuole possano sospendere le normali lezioni per utilizzare i docenti in attività di potenziamento delle conoscenze degli alunni con difficoltà, con grave pregiudizio dell'attività didattica già programmata;
c) per le spese di funzionamento, i cui finanziamenti non sono ancora stati assegnati, in quanto non sono ancora state reperite le risorse necessarie, come si evince dalla nota ministeriale del 26 gennaio 2009, protocollo n. 539, rendendo sostanzialmente impossibile la predisposizione dei bilanci 2009 delle singole istituzioni scolastiche e della programmazione delle attività del piano dell'offerta formativa per il prossimo anno scolastico;

a fronte di un credito complessivo vantato attualmente dalle scuole di 560 milioni di euro, il Governo ha dato una risposta del tutto insufficiente, stanziando nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, 200 milioni di euro a cui si aggiunge la scelta gravissima, assunta con la legge finanziaria per il 2009, di ridurre di ben 50 milioni proprio il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche;
appare necessario, pertanto, affrontare, in tempi brevi, la problematica nel suo complesso al fine di evitare:
a) contenziosi tra gli istituti scolastici e i supplenti in servizio (non potendosi configurare l'ipotesi di personale assunto regolarmente che non viene retribuito);
b) interruzioni dell'attività didattica per mancate nomine di supplenti e, di conseguenza, l'impossibilità di esercitare il diritto allo studio;
c) mancato o parziale pagamento dei docenti che hanno fatto parte delle commissioni per gli esami di Stato;
d) situazioni debitorie pregresse delle scuole nei confronti dei comuni per mancato pagamento tarsu e nei confronti di chi ha svolto le attività surrogatorie professionalizzanti;
e) mancato pagamento delle utenze -:
come intenda il Governo procedere urgentemente per consentire agli istituti scolastici l'accertamento effettivo e formale dei pregressi residui attivi degli anni 2002-2008, la regolarizzazione dei bilanci, l'istituzione di corsi di recupero dei debiti formativi degli alunni, ai sensi del decreto ministeriale n. 80 del 2007, oltre che l'assegnazione relativa alle spese di funzionamento per l'anno 2009, in modo che venga risolta una situazione che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento alle istituzioni scolastiche, tanto da compromettere sia il regolare svolgimento delle attività didattiche, impedendo, di fatto, la realizzazione del dettato costituzionale, che garantisce l'esercizio del diritto allo studio, sia l'immagine della scuola di fronte alle famiglie ed all'opinione pubblica.(3-00350)
(3 febbraio 2009)

Orientamenti del Governo in merito alla riforma dell'università e della ricerca - 3-00351

VIETTI, DRAGO, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, CIOCCHETTI e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio della XVI legislatura il Parlamento ha affrontato i temi dell'università e della ricerca in maniera parziale e con tempi contingentati;
non è stato pertanto possibile affrontare in maniera adeguata ed organica i problemi del sistema universitario e della ricerca italiana;
l'impatto del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, con drastiche misure di contenimento della spesa, ha aggravato un quadro già critico, parzialmente corretto dal successivo decreto-legge n. 180 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1;
la presentazione delle linee guida del Governo per l'università ha aperto una concreta possibilità di dialogo, in quanto con il documento il Governo ha anticipato i contenuti di un prossimo disegno di legge;
sarebbe opportuno, tuttavia, intervenire tempestivamente con pochi interventi di qualità, al fine di conseguire obiettivi prioritari in tema di governance, attraverso la definizione di nuovi limiti legislativi e degli ambiti di autonomia delle università, di diritto allo studio, prevedendo misure e strumenti di incentivazione e sostegno agli studenti e alle famiglie, e di reclutamento, definendo un quadro di regole che ne assicurino la qualità e la programmazione delle risorse umane -:
se non ritenga opportuno prevedere tra gli interventi che saranno oggetto del disegno di legge, auspicabilmente di prossima presentazione, l'inserimento in via prioritaria dei punti segnalati in premessa.
(3-00351)
(3 febbraio 2009)

MOZIONI LIVIA TURCO ED ALTRI N. 1-00094, BARANI ED ALTRI N. 1-0097, LAURA MOLTENI ED ALTRI N. 1-00099, PALAGIANO ED ALTRI N. 1-00100 E CAPITANIO SANTOLINI ED ALTRI N. 1-00104 SULLA PREVENZIONE E CURA DELLE PATOLOGIE FEMMINILI

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la salute della donna è un vero e proprio paradigma del livello di civiltà, democrazia e sviluppo di un Paese. Essa è l'indicatore del benessere di una società nel suo complesso, tanto più se si considera che la disuguaglianza sessuale rispecchia ancora oggi tutte le altre disuguaglianze, discriminazioni e oppressioni. Nel mondo le donne sono ancora le più povere, le meno istruite, quelle con minor reddito e con minori diritti civili. Il riconoscimento del pieno diritto alla salute della donna non fa altro che rafforzare e promuovere la tutela di tutti gli altri diritti, sociali, civili, politici;
la promozione della salute della donna è un tema che non può essere circoscritto solo alle politiche sanitarie, ma che riguarda più in generale gli aspetti politici e culturali di un Paese. Le disuguaglianze nello stato di salute della popolazione condizionano tutte le atre disuguaglianze e discriminazioni, quelle sociali;
anche nel nostro Paese, nonostante la straordinaria crescita di soggettività e di protagonismo, la maggioranza delle donne resta discriminata dai luoghi decisionali delle istituzioni, della politica, del lavoro. E questo soprattutto nel nostro Mezzogiorno;
per promuovere efficacemente la salute delle donne occorre attivare politiche, risorse, servizi, professionalità, ma anche costruire socialità, favorire mutamenti nel tessuto sociale delle relazioni, nella prassi sociale della solidarietà, della reciprocità, della libertà e della responsabilità tra le donne e gli uomini. Riconoscere le differenze non solo biologiche tra uomo e donna, ma anche quelle sociali e culturali in genere, è essenziale per delineare programmi ed azioni, per organizzare l'offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per analizzare i dati statistici;
la promozione della salute delle donne per essere tale necessita innanzitutto dei dati sulla prevalenza di malattie, ma anche dei dati sulle condizioni di lavoro, di vita, sui ruoli sociali e familiari, sulla natura e sulla qualità delle relazioni, sui vissuti delle donne;
le condizioni di salute delle donne in Europa sono migliorate in modo significativo negli ultimi decenni, anche se persistono alcuni fattori che ostacolano la parità anche in relazione alla salute stessa. La persistente suddivisione dei ruoli e le disuguaglianze nelle relazioni sessuali interagiscono con altri fattori sociali edeconomici, dando luogo a modalità diverse e spesso poco eque di esposizione al rischio di malattie e di accesso e di utilizzo delle informazioni relative alla salute, alle terapie ed ai servizi;
le donne si ammalano di più, ma muoiono di meno. Secondo l'indagine Istat presentata il 2 marzo 2008 l'8,3 per cento delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3 per cento degli uomini. Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono: le allergie (+8 per cento), il diabete (+9 per cento), la cataratta (+80 per cento), l'ipertensione arteriosa (+30 per cento), alcune malattie cardiache (+5 per cento), tiroide (+500 per cento), artrosi e artrite (+49 per cento), osteoporosi (+736 per cento), calcolosi (+31 per cento), cefalea ed emicrania (+123 per cento), depressione e ansietà (+138 per cento), morbo di Alzheimer (+100 per cento). Cresce tra le ragazze, di più che per i ragazzi, il consumo di alcool e la diffusione del fumo tra le donne;
secondo le statistiche internazionali, la malattia cardiovascolare è il killer numero uno per la donna. Sebbene sia la prima causa di morte per le donne tra i 44 e i 59 anni, è sempre stata invece considerata una malattia maschile;
le patologie psichiche sono prevalenti ed in crescita tra le donne; la depressione è la principale causa di disabilità delle donne tra i 15 e i 44 anni, la schizofrenia è sottostimata, le donne sono al primo posto nel consumo dei farmaci, ma sono poco rappresentate nei trials clinici o farmacologici;
l'endometriosi ha un'incidenza nella popolazione femminile di circa il 10 per cento e interessa circa il 30 per cento delle donne infertili. È spesso sottovalutata ed invalidante, provoca un grave stato di sofferenza psico-fisica nella donna. Il suo costo sociale, per le sole giornate lavorative non effettuate, è stimato attorno ai 4 miliardi di euro;
la violenza sessuale, fisica, psicologica, economica contro le donne rappresenta ormai una grande emergenza e una grande questione di civiltà per il nostro Paese. In Italia, secondo i dati Istat e del ministero dell'interno, nel corso dell'ultimo anno, un milione di donne ha subito violenza fisica o sessuale e nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise 62, 141 sono state oggetto di tentato omicidio, 1.805 sono state abusate, 10.383 sono state vittime di sevizie o maltrattamenti. Dal 2004 al 2005 le violenze sessuali sono aumentate del 22 per cento e un caso su tre di decessi conseguenti a violenze carnali riguarda attualmente donne uccise dal marito, dal convivente o dal fidanzato. La violenza contro le donne ha una forte rilevanza sanitaria, per le conseguenze immediate delle lesioni fisiche e per gli effetti secondari: depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi dell'alimentazione, dipendenze, disturbi sessuali e ginecologici, malattie sessualmente trasmissibili, disturbi gastrointestinali e cardiovascolari;
la salute sessuale e riproduttiva comprende, nella definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, lo stato di benessere fisico, mentale e sociale correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni. Ciò implica che le donne e gli uomini devono essere in grado di condurre una vita sessuale responsabile, soddisfacente e sicura;
il tumore alla mammella rappresenta la neoplasia più frequente e la causa di morte per tumore più importante per le donne. Nonostante il piano nazionale di prevenzione e l'organizzazione dei programmi di screening abbiano fatto raggiungere importanti risultati, ancora vi sono forti disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud, dove nel Mezzogiorno oltre il 60 per cento delle donne risulta ancora privo di un'offerta di mammografia all'interno di programmi organizzati;
la salute delle donne immigrate rappresenta una grande sfida per il sistema sanitario nazionale, rispetto all'organizzazione dei servizi, alle loro modalità operative, alle competenze professionali coinvolte,

impegna il Governo:

a definire un approccio nuovo nella ricerca, nella sperimentazione e nei trattamenti farmacologici, tale che la medicina tenga adeguatamente conto della specificità maschile e femminile;
a considerare tra le sue priorità la tutela e la promozione della salute materno-infantile, a partire dalla riduzione della mortalità materna e di quella neonatale e infantile, coniugando in ultima istanza naturalità e sicurezza come obiettivi entrambi necessari per la qualità e l'efficacia degli interventi;
a valutare l'adozione di misure di sistema in linea con la necessità di costruire politiche di sostegno per i giovani e le famiglie, tanto italiane quanto migranti, che prendano in considerazione, in maniera organica ed integrata, sia forme di provvidenze economiche, sia lo sviluppo della rete dei servizi sul territorio, a partire dai consultori familiari e agli asili nidi, nonché a predisporre risorse finanziare adeguate alla legge 28 agosto 1997, n. 285, recante disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza;
a considerare la lotta ai tumori quale programma strategico del servizio sanitario nazionale, potenziando il sistema di screening oncologico, in particolare nel Sud del Paese, avviando anche campagne di sensibilizzazione sull'importanza degli screening per i tumori della cervice uterina, della mammella e del colon retto e a predisporre progetti di supporto multidisciplinari della donna dopo la diagnosi di tumore al seno;
a considerare l'endometriosi quale patologia sociale ed a predisporre un progetto nazionale per la promozione dell'informazione e della sensibilizzazione su questa patologia, coinvolgendo anche i medici di medicina generale, nonché i servizi territoriali, e a prevedere l'istituzione della Giornata nazionale per la lotta all'endometriosi, come già, del resto, adottata in altri Paesi europei;
a predisporre un registro nazionale per la raccolta dei dati, fino ad oggi non stimati o sottostimati e corsi specifici per il personale sanitario, nonché a prevedere la presa in carico della donna attraverso una rete assistenziale coordinata tra centri territoriali e centri di eccellenza, che siano anche centri di ricerca scientifica e clinica;
a considerare la violenza contro le donne una priorità della sanità pubblica ed a predisporre, all'interno dei pronto soccorso, luogo dove, oltre all'intervento sanitario sull'emergenza della violenza sessuale, si può far emergere la violenza domestica e si deve avviare un'organica risposta, anche sul piano psico-sociale, costruendo la rete con il territorio, sportelli di ascolto in cui siano presenti gruppi di operatrici che possano prendere in carico le donne vittime della violenza;
a porre in essere tutti gli strumenti più idonei alla sensibilizzazione e alla conoscenza dell'osteoporosi, attraverso la promozione di campagne informative sui corretti stili di vita, sulle cure oggi disponibili e sull'importanza di controlli specifici, presso le scuole e le strutture sanitarie, quali farmacie e ambulatori dei medici di famiglia;
ad introdurre tutte le misure più opportune al fine di offrire un servizio pubblico adeguato alla prevenzione e alla cura dell'osteoporosi, attraverso l'istituzione del registro delle fratture di fragilità, nonché a individuare e predisporre, d'intesa con le regioni, una specifica scheda di dimissione ospedaliera, che permetta di vedere riconosciuti i propri diritti ad una terapia;
a garantire, nell'ottica di un sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico, la salute a tutte le donne, italiane e straniere, che vivono nel nostro Paese;
a programmare, organizzare i servizi, la professionalità degli operatori anche in relazione alla presa in carico non solo delle donne italiane, ma anche secondo i bisogni di salute delle donne immigrate, insistendo su alcune criticità come la salutesessuale e riproduttiva, il percorso nascita, la prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza, la promozione della maternità, la promozione del sostegno sociale e sanitario alle maternità difficili, la salute mentale, il sostegno alle donne prostitute e vittime della tratta e alle donne vittime delle mutilazioni genitali femminili, nonché ad evidenziare il ruolo della figura del mediatore culturale all'interno delle strutture sanitarie, affinché sia facilitato l'accesso alle prestazioni alle donne immigrate;
ad incorporare specifici obiettivi relativi alla parità di genere nell'ambito del metodo aperto di cooperazione nel campo della salute, tra cui il rafforzamento dei programmi di prevenzione, che migliorano la salute delle donne, il finanziamento della parità di accesso ai servizi sanitari e una formazione del personale medico, che risponda alle necessità della tutela della salute ed alle patologie femminili;
a consolidare le iniziative che si rivolgono alle malattie sessualmente trasmesse, all'hiv-aids ed alle questioni inerenti i diritti riproduttivi e sessuali, affermando con chiarezza l'assoluto diritto di ogni donna di decidere sul numero ed i tempi delle gravidanze;
ad analizzare le conseguenze della disuguaglianza sulla salute delle donne, tra cui le conseguenze della suddivisione dei ruoli negli obblighi domestici e della divisione disuguale del lavoro domestico e di cura, predisponendo una rete territoriale di servizi adeguata al sostegno alla non autosufficienza, al fine di alleviare il peso gravoso che ricade essenzialmente sulla donna che accudisce il familiare disabile.
(1-00094)
(Nuova formulazione) «Livia Turco, Sereni, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Lenzi, Miotto, Murer, Sbrollini, Concia, Siragusa, Pes, Madia, Velo, Mariani, D'Antona, Lanzillotta, Sarubbi, Rossomando, Rossa, Coscia, Mogherini Rebesani, Merloni, Servodio, Samperi, Froner, De Biasi, Mastromauro, Gatti, Codurelli, Pollastrini, Amici, Zampa, Marchioni, Mattesini, Gnecchi, Lo Moro, Laganà Fortugno, Schirru, Motta, Picierno, Capano, Mosca, De Micheli, Melandri, Villecco Calipari, Ferranti, Ghizzoni».
(29 gennaio 2009)

La Camera,
premesso che:
la condizione della salute della donna nel nostro Paese, nell'ambito dello stato generale di salute dell'intera popolazione, presenta le particolari problematiche riferite a specifiche patologie femminili;
la differenza sessuale segna e investe tutti gli ambiti della vita, determinando una profonda diversità di problematiche, di atteggiamenti e di condizioni nell'esperienza personale di uomini e donne, in particolar modo per quanto riguarda sessualità e procreazione;
tutto questo si inquadra in una situazione complessivamente soddisfacente del nostro sistema sanitario nazionale, la cui efficienza è stata giudicata in modo positivo, anche recentemente, dall'Organizzazione mondiale della sanità e il cui indicatore incontrovertibile è l'aumento progressivo della durata della vita media che nel nostro Paese si attesta ormai attorno agli ottanta anni e che evidenzia un'asimmetria a favore delle donne, la cui aspettativa di vita è più alta;
in tale contesto è indubbio che le donne siano colpite da particolari patologie, in prevalenza rispetto agli uomini, quali l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi e soprattutto l'osteoporosi, cui si aggiungono le patologie tipiche dell'apparato riproduttivo femminile, con particolare riferimento all'endometriosi ed alle patologie oncologiche;
è evidente, quindi, che nell'ambito di un'azione complessiva per migliorare l'efficienza e l'efficacia del nostro servizio sanitario nazionale, è necessario dedicare una maggiore attenzione e maggiori risorse per la prevenzione e cura delle tipiche patologie femminili;
il doppio impegno che spesso caratterizza la condizione femminile nel lavoro e nella famiglia comporta una condizione di stress e affaticamento, che incide negativamente sulla condizione generale della salute delle donne e accresce alcune patologie che in precedenza erano prevalenti nell'uomo, quali quelle riguardanti l'apparato cardiovascolare, situazione che è peggiorata per la crescente diffusione del fumo tra le donne, in particolare fra quelle più giovani;
si rileva il progressivo aumento dell'infertilità e della sterilità, dovuto sia a cause ambientali, sia a diagnosi tardive, inadeguata valutazione di sintomi, scarsa conoscenza dei rischi;
altro problema da affrontare è quello della sicurezza del parto, per l'aumento dei tagli cesarei, e della prevenzione delle patologie neonatali, per l'incremento dei nati pretermine come strumento per ridurre la mortalità materna e quella neonatale ed infantile,

impegna il Governo:

a favorire ed incentivare la ricerca clinica e farmacologica per le patologie tipiche della donna come strumento fondamentale per migliorare prevenzione e cura in questo particolare ambito;
a considerare prioritari in ambito sanitario la tutela della salute materno-infantile, con l'obiettivo specifico di favorire l'analgesia in travaglio di parto, di ridurre i tagli cesarei e progressivamente la mortalità da parto e quella neonatale e infantile, con la diminuzione dei nati pretermine;
a potenziare il sistema di screening per poter prevenire e curare tempestivamente le tipiche patologie femminili, con particolare riferimento a quelle oncologiche del sistema riproduttivo e a quelle oncologiche della tiroide, in quanto una diagnosi precoce consente nella maggior parte dei casi di curare la malattia e di salvare la vita del paziente;
a promuovere una campagna d'informazione capillare sui problemi dell'osteoporosi e della endometriosi, delle abitudini di vita e delle patologie associate e dei farmaci che possono causarle, al fine di migliorare la prevenzione e la cura come strumento importante per migliorare le condizioni di salute e di vita delle donne;
a promuovere campagne di informazione capillare sui problemi dell'infertilità e della sterilità della coppia, per aumentare la consapevolezza dei meccanismi che regolano la fecondità umana, e delle conseguenze connesse a comportamenti a rischio;
a promuovere una cultura della salute tra i giovani, programmando un intervento di screening di patologie di interesse sociale nei ragazzi e nelle ragazze, con particolare riferimento al sovrappeso, all'obesità e alle patologie ad esse associate (diabete, ipertensione, cardiopatie ed altre), promuovendo anche interventi di educazione sanitaria, al fine di diffondere stili ed abitudini di vita più corretti, predisponendo adeguati meccanismi volontari di controllo, attraverso la creazione di un cosiddetto «buono prevenzione giovani»;
a migliorare l'informazione e la prevenzione sulle malattie sessualmente trasmesse e, in particolare, sull'hiv/aids e sull'epatite C, considerando anche le gravi patologie associate alla luce della non trascurabile prevalenza della epatite C in Italia, sulle quali è necessario non abbassare la guardia dopo l'introduzione di farmaci efficaci, ma tuttora non risolutivi;
a migliorare la rete territoriale di servizi a sostegno della non autosufficienza, in quanto il peso maggiore per accudire un familiare disabile o ammalato cronico ricade ancora prevalentemente sulle donne;
a migliorare la rete degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, in quanto le carenze rendono tuttora più difficile per le donne conciliare i loro impegni fra casa e lavoro, il che incide negativamente sul loro stato di salute.
(1-00097)
«Barani, Iannaccone, Palumbo, Baldelli, De Nichilo Rizzoli, Di Virgilio, Abelli, Bocciardo, Castellani, Ciccioli, De Luca, Fucci, Garofalo, Girlanda, Saltamartini, Mancuso, Mussolini, Patarino, Porcu».
(2 febbraio 2009)

La Camera,
premesso che:
nell'ambito della programmazione sociale e sanitaria, è possibile ritagliare uno specifico ambito di riflessione ed intervento a favore dell'universo femminile, che, sia sotto il profilo medico-scientifico, sia dal punto di vista socio-culturale, presenta una propria specificità che ne giustifica, a vario titolo, una presa in carico mirata;
le più recenti politiche di prevenzione e campagne di comunicazione pubblica testimoniano il crescente interesse per le tematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile;
il ministero della salute, in particolare, si è attivato negli ultimi anni sia a livello normativo che nell'ambito della comunicazione pubblica per informare le donne su alcune problematiche sanitarie emergenti, sensibilizzandole sull'importanza della promozione di stili di vita salubri;
è necessario sottolineare quanto sia importante la promozione di azioni di prevenzione secondaria dei tumori femminili, realizzatesi sino ad oggi attraverso l'attuazione di diversi sistemi di screening del cancro. Questi interventi sono destinati ad ottenere un doppio effetto benefico nell'ambito della popolazione femminile: in primo luogo, perché, aumentando i controlli, consentono di monitorare la diffusione di forme tumorali nella popolazione femminile, intervenendo tempestivamente nelle cure; in secondo luogo, perché favoriscono il consolidamento di una nuova cultura di assistenza sanitaria, incentrata sulla prevenzione e sui servizi territoriali, più che sulle tradizionali cure ospedaliere;
sotto il profilo della comunicazione pubblica, il riferimento è, in particolare: all'efficace azione intrapresa nella lotta contro il fumo e contro il tabagismo e allo specifico sguardo dedicato alle donne nell'ambito di questo intervento a carattere generale; alla comunicazione sull'importanza di una corretta alimentazione quale strumento di promozione di stili di vita salubri, che trova nelle donne come mogli e come madri i propri fondamentali riferimenti; alle più recenti iniziative del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sul tema della nati-mortalità e sulla procreazione medicalmente assistita;
la specificità dell'universo femminile nel più ampio contesto della programmazione socio-sanitaria viene in rilievo sotto due distinti profili: per la presenza di patologie e problematiche di ordine sanitario, che, per la loro natura o la loro incidenza statistica, sono legate alla donna, nelle sue diverse età e fasi evolutive; per lo specifico rilievo che la patologie e le problematiche socio-sanitarie comuni ai due generi assumono in rapporto all'universo femminile;
vi sono patologie che colpiscono statisticamente le donne in prevalenza rispetto agli uomini (come l'ipertensione arteriosa, la cataratta, le patologie della tiroide, l'artrosi); tra queste, in particolare, si segnala l'osteoporosi, che costituisce un rilevante problema di salute pubblica diffuso, in particolare, tra le donne, di regola associato a fratture da fragilità, che a loro volta si traducono in un elevato incremento della morbilità, in un vario grado di inabilità permanente e nei casi più gravi addirittura in un eccesso di mortalità;
il Senato della Repubblica ha approvato, in data 3 dicembre 2008, due mozioni che impegnano il Governo ad implementare gli studi epidemiologici relativi alla patologia osteoporotica, ad approfondire i costi diretti ed indiretti della patologia, a monitorare l'offerta assistenziale nel settore, a promuovere campagne di informazione e di prevenzione rivolte anche a diffondere la diagnosi tempestiva attraverso il ricorso alla densitometria ossea e all'indagine mineralometrica, che consentono di misurare con precisione la densità del tessuto osseo;
innegabile è, inoltre, la specificità dell'universo femminile sotto il profilo delle problematiche relative alla procreazione: oltre alle patologie che attengono all'apparato riproduttivo femminile, emerge il nodo della tutela della salute in ambito materno-infantile, che indubbiamente costituisce un impegno che assume una rilevanza strategica nel sistema socio-sanitario per il riflesso che tali interventi hanno sulla qualità del benessere psico-fisico dei cittadini;
il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino, nel quale l'Organizzazione mondiale della sanità individua un obiettivo primario a livello mondiale, impone di focalizzare l'attenzione sul percorso nascita, che costituisce l'aspetto più complesso e delicato per le implicazioni sulla salute della donna, del feto, del neonato e del bambino e, di conseguenza, sui tassi di natalità, di mortalità e morbilità infantile e di incidenza degli handicap;
la mortalità materna, la mortalità neonatale, perinatale e la nati-mortalità rappresentano indici importanti per valutare lo stato dell'assistenza socio-sanitaria nel settore materno-infantile e il grado di civiltà di una nazione. In Italia dagli anni '80 ad oggi si è registrata un'esponenziale riduzione del numero dei nati vivi, pari ad un decremento del 6,4 per cento, mentre la mortalità materna è passata dal 53 per cento per 100.000 nati vivi a circa il 5 per cento; allo stesso tempo, tuttavia, i mutamenti delle condotte riproduttive delle coppie e l'innalzamento dell'età media al parto per le prime nascite tendono a determinare una forte riduzione del numero di nascite;
fin dalla XIV legislatura si è avviato, nelle competenti commissioni parlamentari ed anche in ambito ministeriale, un dibattito sulla centralità che il momento della maternità e della nascita assumono per la donna e, quindi, sull'adeguatezza dei servizi di assistenza al parto rispetto alle esigenze emergenti di una società in continuo mutamento. Gli obiettivi prioritari riguardano: la riduzione del tasso di ospedalizzazione per gravidanza e parto attraverso la valorizzazione delle strutture socio-sanitarie alternative; la riduzione della frequenza dei parti per taglio cesareo; la promozione delle strutture competenti in materia di «parto indolore»; l'ottimizzazione dei punti nascita;
particolarmente rilevante ai fini della salute al femminile anche il tema della chirurgia plastica, soprattutto a carattere ricostruttivo, che costituisce un settore ad oggi ancora poco esplorato sotto il profilo della regolamentazione delle procedure, del controllo sui livelli di qualità delle prestazioni, dell'analisi delle implicazioni psicologiche sulla donna (soprattutto per la chirurgia conseguente a traumi o interventi di chirurgia oncologica);
nell'ambito della programmazione socio-sanitaria al femminile, appare prioritaria anche una riflessione sulla salute psicologica delle donne, che, secondo studi recenti, presentano un rischio circa triplo di sviluppare una depressione maggiore rispetto agli uomini; molte pazienti manifestano i primi sintomi depressivi tra i 20 ed i 30 anni; quando una donna lamenta una crisi depressiva, presenta il 50 per cento di possibilità di avere ricadute di malattia nel corso della vita; per quanto riguarda la depressione in gravidanza: i disturbi depressivi maggiori possono essere associati a parto prematuro, basso peso alla nascita del neonato, rischi suicidari;diffusa è anche la presenza di depressione associata a disturbi dell'alimentazione;
soprattutto nelle aree metropolitane, le donne appaiono particolarmente esposte a forme di disagio sociale derivanti dalla difficoltà di adattamento alle dinamiche e alle sollecitazioni di una società post industriale sempre più complessa ed in continua trasformazione; il risultato disadattivo delle donne, che non riescono a rispondere a tali sollecitazioni contestuali, si traduce in «costi collettivi» particolarmente elevati in termini di aumento dell'aggressività sociale manifesta o mascherata, di regola associata a stati depressivi che spesso rischiano di tradursi in disturbi della psiche;
l'esigenza di uno sguardo mirato alle patologie e alle problematiche socio-sanitarie legate all'universo femminile nell'ambito della programmazione nazionale deve trovare il proprio naturale e necessario compimento a livello regionale, in quanto anche le regioni, con il contributo degli enti locali per la parte di più specifico rilievo sociale, hanno una responsabilità diretta nei confronti della tutela e della garanzia dei bisogni sanitari emergenti della popolazione femminile,

impegna il Governo:

a promuovere, nella programmazione socio-sanitaria nazionale, il consolidamento di un approccio mirato al tema della salute della donna, al fine di offrire risposte effettive alle patologie, che, di natura o per la loro incidenza statistica, riguardano in particolare l'universo femminile, favorendo anche in ambito medico una nuova sensibilità nei confronti delle esigenze assistenziali della donna, nelle successive fasi evolutive ed in rapporto alla diversa intensità dei bisogni;
a sottolineare l'importanza delle problematiche relative alla procreazione come strumento chiave per la promozione del benessere della donna, proseguendo ed implementando gli interventi di prevenzione e cura delle patologie dell'apparato riproduttivo, anche nella prospettiva della riduzione del rischio di infertilità, legato, in particolare, all'innalzamento dell'età media al parto;
a promuovere un nuovo approccio al tema della nascita e del parto incentrato, in particolare, sulla riduzione dei fattori di rischio materno in gravidanza e di quelli del feto e del neonato in epoca perinatale, sulla diffusione dei corsi di preparazione al parto, sulla promozione del parto fisiologico, sulla corretta informazione in relazione alla demedicalizzazione del parto, sull'importanza di una corretta nutrizione e stile di vita, sulla promozione, sostegno e protezione dell'allattamento al seno;
a prevenire e contenere il ricorso delle donne allo strumento dell'interruzione volontaria di gravidanza, favorendo l'adozione di forme di supporto alla donna dal concepimento alla nascita e realizzando lo spirito originario della legge n. 194 del 1978, che fin dall'articolo 1 evidenzia che l'interruzione volontaria di gravidanza non costituisce uno strumento per il controllo delle nascite;
a proseguire l'efficace azione di prevenzione delle patologie oncologiche del genere femminile, potenziando il sistema di screening e promuovendo campagne informative volte a consolidare abitudini alimentari e di vita atte a contenere l'esposizione ai tumori;
a valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce di patologie, quali l'osteoporosi, le disfunzioni metaboliche, l'artrosi, che mostrano una spiccata prevalenza all'interno del genere femminile;
a proseguire e promuovere nuove campagne informative sull'importanza, per le donne, dell'adozione di una corretta e sana alimentazione quale strumento di prevenzione delle patologie, soprattutto a carattere cronico, e di promozione di più elevati livelli di benessere;
a proseguire e ulteriormente implementare campagne di sensibilizzazionesull'astensione dal fumo di sigaretta, informando le donne sui rischi di infertilità ad esso connessi e sulle possibili correlazioni con l'incremento della mortalità fetale e neo-natale (sids);
ad approfondire le problematiche relative alla chirurgia plastica ricostruttiva, soprattutto se conseguente a patologie oncologiche, individuando nuovi protocolli assistenziali atti a garantire alle donne, che si rivolgono a tali interventi, massima trasparenza circa le implicazioni anche di lungo periodo, elevati livelli di affidabilità e sicurezza nell'accesso alle cure;
a promuovere programmi integrati in ambito sociale e sanitario atti a fornire una risposta effettiva agli stati di disagio psico-sociale delle donne (donne vittime di violenze, stati di depressione conseguenti a divorzi, vedovanza o altri eventi familiari traumatici, donne affette da patologie oncologiche, soprattutto se soggette ad interventi chirurgici di asportazione del seno, donne vittime di mobbing, depressione post partum ed altre situazioni analoghe), anche attraverso il ricorso a forme di consulenza informatica che utilizzino la rete quale strumento di rilevazione delle situazioni a rischio e di sostegno psicologico a carattere continuativo, attraverso un accesso riservato e protetto a consulenze psicologiche on line;
a promuovere la piena attuazione anche a livello regionale delle politiche integrate di assistenza socio-sanitaria alla donna elaborate a livello nazionale, attraverso il ricorso ad intese ed accordi da stipularsi presso la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, quale strumento di definizione di comuni obiettivi e linee di indirizzo atte a garantire più elevati livelli di salute al femminile.
(1-00099)
(Nuova formulazione) «Laura Molteni, Lussana, Munerato, Comaroli, Goisis, Lanzarin, Maccanti, Negro, Pastore, Rivolta».
(2 febbraio 2009)

La Camera,
premesso che:
la comunicazione dell'8 marzo 2007 della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio ha sottolineato come la parità tra donne e uomini sia un valore essenziale di crescita e di riduzione della povertà, nonché una delle chiavi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio;
detta parità non è stata ancora raggiunta e, in particolare, vi sono una serie di fattori, quali la scarsità di potere economico delle donne, il loro ruolo sociale, la limitata partecipazione delle medesime agli studi clinici, che finiscono per influire negativamente sulla salute femminile;
la salute delle donne è la misura dell'equità, della qualità e dell'efficacia del servizio sanitario nazionale e deve essere considerata in tutte le politiche. Il miglioramento del servizio sanitario nazionale passa, quindi, anche per un innovativo approccio «di genere», che permetta di riconoscere le differenze non solo biologiche, ma anche relative alla dimensione sociale del genere stesso;
un numero crescente di studi conferma quanto le donne risultino svantaggiate rispetto agli uomini relativamente alla tutela della salute e quanto è importante promuovere e sviluppare una maggiore consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute e alle condizioni di vita femminili. Detti fattori di rischio non riguardano, infatti, solamente gli aspetti della salute in senso stretto, ma sono anche intrinsecamente legati al ruolo sociale della donna sempre più impegnata in ambito lavorativo e alla propensione femminile ad occuparsi dei bisogni altrui, spesso anteponendoli ai propri;
il lavoro svolto dall'osservatorio nazionale sulla salute della donna, attraverso, tra l'altro, il libro bianco «La salute della donna. Stato di salute e di assistenza nelle regioni italiane», presentato nel luglio 2007, e il libro verde presentato nel settembre del 2008, ha contribuito positivamente a fotografare la condizione disalute delle donne nel nostro Paese, «pesando» una serie di bisogni e di servizi per le donne, analizzando le diverse patologie che colpiscono l'universo femminile, proponendo strategie di prevenzione e una cultura della salute di genere;
dai suddetti lavori, viene evidenziato - tra le altre cose - come la salute della donna è in parte cambiata, perché è mutato il suo ruolo nella società. Sempre più presenti nel mondo del lavoro, ma impegnate contemporaneamente nel suo ruolo in casa, le donne si trovano oggi ad essere attive su più fronti contemporaneamente, con inevitabili situazioni di stress che finiscono per avere un riflesso negativo sulla loro salute;
nel nostro Paese le donne vivono più a lungo degli uomini (nel 2006 la loro speranza di vita alla nascita era di 84 anni, contro i 78,3 anni degli uomini), ma spesso vivono peggio. Secondo l'ultima indagine Istat su «condizione di salute e ricorso a servizi sanitari», un'indagine che viene svolta con cadenza quinquennale, già a partire dalle classi centrali di età le donne hanno rispetto agli uomini una percezione negativa del proprio stato di salute. In effetti, se si eccettuano le malattie respiratorie e l'infarto del miocardio, esse sono affette con maggiore frequenza degli uomini da quasi tutte le patologie croniche e, in particolar modo, da patologie osteo-articolari, malattie neurodegenerative, diabete, disturbi della funzione tiroidea, ipertensione arteriosa, vene varicose, osteoporosi e cefalea;
vivendo mediamente di più degli uomini, le donne si ammalano maggiormente, in particolare di patologie croniche e degenerative, e, paradossalmente, vengono curate con farmaci non testati specificamente su di loro. Le donne, a causa del loro complesso sistema ormonale, prolungano i tempi necessari per una sperimentazione, necessitano di regole ben più precise, devono usare un anticoncenzionale per evitare gravidanze durante lo studio e così creano troppi problemi alle lobby, per cui più semplicemente non vengono inserite nelle sperimentazioni farmacologiche. Ma gli ormoni femminili possono interferire con il metabolismo di molti farmaci, come gli antistaminici, gli antibiotici e gli antipsicotici: di conseguenza, gli effetti farmacologici ne potranno risultare amplificati o ridotti. In sostanza, vengono prescritti farmaci di cui si conosce perfettamente il meccanismo d'azione sull'uomo, ma non sulla donna;
si ricorda che un documento del dicembre 2008 del Comitato nazionale di bioetica rilevava come, sebbene le donne siano le maggiori consumatrici di farmaci, le sperimentazioni dei medicinali tendono a non tenere in sufficiente considerazione la loro specificità e il cambiamento delle condizioni di salute femminile, con un conseguente incremento di effetti collaterali;
tra le cause della maggiore morbilità femminile, oltre ai fattori biologici, devono essere ricordati alcuni rischi specifici:
a) il lavoro domestico, con i conseguenti rischi in termini sia di esposizione ad agenti nocivi, che in termini di incidenti domestici (il 70 per cento dei quali riguarda le donne);
b) la coesistenza di più ruoli lavorativi (domestico e professionale);
c) il fatto che le donne adulte, per il loro ruolo centrale nella famiglia, sono più soggette a subire gli effetti debilitanti, psicologici ed emotivi di una patologia e/o delle tensioni familiari;

si ricorda che un dato evidenziato nel 2007 dal dipartimento di salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano indicava come il 23 per cento delle donne soffre di insonnia, ansia e depressione, spesso per un eccesso di lavoro e per uno stile di vita «sregolato»;
per quanto riguarda la mortalità nella popolazione femminile, la prima causa resta legata alle malattie cardiovascolari, seguita dai tumori. Oltre al tumore al seno, sono in aumento nelle donne i tumori al polmone, legati all'aumento delle fumatrici, e sono ancora troppi i tumori del collodell'utero. Se complessivamente, infatti, la mortalità per tumori è in diminuzione, i nuovi casi, ed in particolare per il tumore al seno, all'utero, al colon e al polmone, sono in aumento: in sostanza, fortunatamente, si muore di meno, ma ci si ammala di più, e ciò è spiegabile grazie alla diffusione della cultura della prevenzione e alla diffusione dei programmi di screening;
l'informazione e la diagnosi precoce sono, quindi, senza dubbio, «l'arma vincente». Va ricordato che in Italia solo poco più della metà dei soggetti, nelle fasce di età a rischio, si sottopone agli screening per la diagnosi precoce dei tumori del seno e dell'utero;
purtroppo in questo ambito permangono forti ed inaccettabili differenze fra Nord e Sud del Paese. Se a livello nazionale, nel 2005, la percentuale di donne tra i 50 e i 69 anni inserite in un programma di screening è risultata mediamente pari al 76,4 per cento, al Nord e al Centro la copertura è stata di oltre il 90 per cento, mentre al Sud la copertura si è fermata al 39 per cento. Emergono, quindi, forti disparità regionali anche nei confronti dell'assistenza offerta che dovrebbero essere urgentemente colmate;
vanno, inoltre, considerate alcune ulteriori patologie che colpiscono prevalentemente le donne. Tra queste si ricorda:
a) l'endometriosi, una malattia cronica e complessa, originata dalla presenza anomala del tessuto della mucosa dell'utero in altre sedi, quali gli organi pelvici, le ovaie, l'intestino, ma anche il peritoneo. Poiché provoca un'infiammazione cronica della sede colpita, è responsabile di dolori pelvici, cisti ed aderenze. Nei casi più gravi l'endometriosi può essere invalidante, incidere sulla qualità della vita della donna ed essere associata ad una condizione di sterilità (30/35 per cento). Si calcola che, nella popolazione occidentale, 10-15 donne su 100 sono affette da endometriosi, almeno 3 milioni in Italia;
b) l'osteoporosi, una malattia coniugabile prevalentemente al femminile, che colpisce il 23 per cento delle donne sopra i 40 anni (circa 3,5 milioni di donne) e ha una incidenza quattro volte maggiore rispetto agli uomini;
c) l'artrite reumatoide, una patologia infiammatoria cronica che colpisce circa lo 0,4 per cento della popolazione e, in particolare, le donne con un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini. Anche in questo caso risulta particolarmente importante la diagnosi precoce per poter prevenire i danni articolari;
d) l'Alzheimer, una malattia degenerativa che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello. Siamo di fronte a una patologia principalmente femminile (si calcola che il 7,5 per cento delle donne ultra 65enni ne siano colpite contro il 5,2 per cento degli uomini);
e) depressione e ansietà cronica. Anche in questo caso sono molto di più le donne a soffrirne rispetto agli uomini in tutte le fasce di età;

attualmente è disponibile un ulteriore strumento per la prevenzione secondaria e lo screening, l'hpv test: l'esame che rileva la presenza di dna dei virus prima che insorga un tumore, consentendo pertanto di identificare con grande anticipo le donne a rischio di sviluppare la malattia. Si ricorda che oltre 1400 nuovi casi di tumore al collo dell'utero e 500 decessi possono essere evitati, ogni anno in Italia, per effetto della vaccinazione contro il virus hpv, principale responsabile di questa neoplasia;
in Italia il vaccino contro l'hpv, il primo in grado di prevenire un tumore, è offerto gratuitamente alle dodicenni dal 2008. Sono circa 280.000 le ragazzine interessate dalla campagna vaccinale e, secondo i primi dati, diffusi a Nizza nel mese di novembre 2008, in occasione del congresso dell'Organizzazione europea per la ricerca sulle infezioni e neoplasie genitali (Eurogin), nelle regioni che per prime hanno avviato il programma di vaccinazioni (Veneto, Basilicata) si è già raggiunta una copertura attorno all'80per cento. In 12 regioni è stato attivato un prezzo agevolato per donne fra i 13 e i 26 anni che vogliono vaccinarsi, 5 hanno già esteso la copertura gratuita ad altre fasce d'età;
rimane il fatto che il prezzo del vaccino contro il papilloma virus umano (hpv) è ancora elevato, soprattutto in questa fase iniziale di messa in commercio, dove la sua diffusione non è ancora elevata,

impegna il Governo:

a realizzare un'efficace politica di prevenzione e una cultura della salute di genere e di diffusione di campagne e programmi di screening, uniformemente su tutto il territorio nazionale, avendo come priorità la drastica riduzione delle attuali inaccettabili disparità regionali relative all'assistenza socio-sanitaria offerta;
ad impegnarsi al fine di attivare, di concerto e in coordinamento con le regioni, nuovi servizi sanitari strutturati in base all'età della popolazione e alla composizione per sesso, al fine di ridurre le differenze di genere e per un sistema socio-sanitario che non può più essere gestito in modo indistinto;
a conseguire obiettivi di salute, tali da garantire che tutti i cittadini possano accedere ai servizi di diagnosi precoce e di prevenzione;
a garantire una diffusione capillare a livello regionale, che consenta la riduzione del prezzo del vaccino hpv, nonché la sua effettiva diffusione, incentivando così lo sviluppo di politiche di prevenzione integrate, che affianchino la vaccinazione anti-hpv al pap-test;
ad ampliare le fasce di giovani a cui offrire gratuitamente il vaccino, che dovrebbe essere garantito nei livelli essenziali di assistenza, in via di approvazione dal Governo, solamente alle dodicenni;
a promuovere un'organizzazione sociale tesa a supportare la donna nei suoi molteplici ruoli (asili nido, orari flessibili, scuole con possibilità di orario prolungato);
ad adoperarsi affinché gli istituti di ricerca, ed in particolare le industrie farmaceutiche, conducano equamente i loro programmi di sperimentazioni farmacologiche anche sul genere femminile, alla luce dei pericoli di una farmacologia «neutrale» e indifferente rispetto alle differenze sessuali;
a promuovere una campagna di istruzione, informazione e prevenzione delle malattie della donna già in ambito scolastico;
a incentivare la ricerca scientifica sui metodi che favoriscono l'ottenimento di una gravidanza anche dopo chemioterapia;
a riconoscere l'endometriosi come malattia sociale, istituire un registro nazionale dell'endometriosi per valutare l'incidenza sulla popolazione femminile italiana e per l'inquadramento delle forme severe e promuovere una campagna di sensibilizzazione e d'informazione su questa malattia, anche attraverso una giornata nazionale per la lotta all'endometriosi;
ad attuare una campagna d'informazione e di prevenzione nei confronti dell'osteoporosi ed istituire un registro nazionale, al fine di inquadrare la malattia e la diffusione delle sue complicanze sul territorio nazionale;
a consentire a tutte le donne che vivono o soggiornano, anche temporaneamente, nel nostro Paese di avere un'assistenza sanitaria adeguata, nel rispetto della vita della donna e, spesso, anche di un'altra che sta per nascere.
(1-00100)
«Palagiano, Mura, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
(2 febbraio 2009)

La Camera,
premesso che:
a differenza di quanto denunciato dal rapporto Onu 2008, le condizioni disalute delle donne in Europa in generale ed in Italia in particolare sono migliorate nel corso degli ultimi decenni, anche se permangono alcune differenze sostanziali tra uomini e donne nei rischi di contrarre malattie invalidanti;
solo recentemente si stanno affrontando le implicazioni legate alla specificità della salute femminile, sia dal punto di vista medico-scientifico che da quello sociale e culturale;
i più importanti e recenti studi di medicina sono concordi nel ritenere che l'assunzione di un sempre maggiore e gravoso ruolo sociale della donna, impegnata sul fronte familiare e lavorativo, ha comportato inevitabili ripercussioni sulla sua salute;
rispetto alle fasi tipiche dell'uomo, il percorso di vita di una donna (pubertà, fase riproduttiva, periodo pre-menopausale, menopausa e fase post-menopausale) produce profondi cambiamenti e complicate problematiche dal punto di vista sanitario;
rispetto agli uomini importanti ricerche confermano una maggiore vulnerabilità delle donne ai danni provocati dal tabagismo e, in particolare, è stata scoperta una relazione pericolosa tra fumo e due tipi di patologie tumorali femminili, il tumore al collo dell'utero e quello al seno, e si stima che entro il 2025 il tabagismo potrebbe diventare la prima causa di morte per tumore fra le donne nel mondo;
la Written declaration on endometriosis, siglata con delibera n. 30 del 2004 del Parlamento europeo, evidenzia come l'endometriosi, patologia poco conosciuta dal punto di vista sociale e medico, colpisce una donna su dieci nell'Unione europea e che l'onere annuale dei congedi malattia dovuti a tale affezione, nell'Unione europea, viene stimato in 30 miliardi di euro annui;
in Italia il 33 per cento delle nascite avviene oggi per parto cesareo. Si tratta di una percentuale troppo elevata secondo le organizzazioni sanitarie, che denunciano il facile ed eccessivo ricorso a questa pratica, spesso non motivata da ragioni mediche legate alla condizione della mamma o del bambino e che comporta tutti i rischi correlati ad un intervento chirurgico;
la crescente tendenza dell'obesità nelle donne italiane comporta conseguenze non solo dal punto di vista estetico e di vita di relazione, ma è soprattutto un importante problema medico ed è correlato ad una maggiore incidenza di malattie, come diabete, ipertensione, arteriosclerosi, patologia cardiovascolare, tumori e malattie degenerative ossee;
l'osteoporosi è stata riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità «una vera e propria malattia sociale e una delle grandi sfide dei prossimi decenni». Secondo un recente rapporto a cura del Parlamento europeo, in Europa il 40 per cento delle donne che oggi hanno 50 anni avrà almeno una frattura da fragilità ossea e il 17,5 per cento delle donne una del femore, mentre in Italia l'osteoporosi ha assunto aspetti di una vera e propria malattia sociale con danni soggettivi gravi, quali fratture e forme di disabilità, con relativi elevati costi personali e sociali;
l'alcolismo ha un tasso d'incremento superiore a quello maschile e negli ultimi anni questo fenomeno è diventato di rilevanza sociale, sia perché la donna impiega un tempo più limitato dell'uomo per diventare un alcolista e sia per la maggior vulnerabilità dell'organismo femminile nei confronti dell'alcool; la mortalità correlata all'alcool, in una fascia d'età compresa fra i 30 e i 34 anni, è, infatti, oltre 3 volte superiore rispetto all'uomo,

impegna il Governo:

a reperire le risorse necessarie ad un maggior sostegno della ricerca di base sulle principali patologie che colpiscono le donne;
a potenziare il sistema di screening oncologico, soprattutto per la diagnosi dei tumori del seno e dell'utero;
ad adottare misure volte a monitorare e contenere l'eccessivo ricorso al taglio cesareo, a verificare i dati sulla morbilità e mortalità materne e neonatali e ad effettuare una rilevazione dei costi relativi a tale pratica e un censimento delle strutture abilitate;
a promuovere campagne di informazione in ambito scolastico e universitario sui problemi legati alla salute delle donne, dirette, soprattutto, a sensibilizzare le giovani generazioni sui rischi per la salute correlati al tabagismo, all'alcolismo e all'assunzione di sostanze stupefacenti;
ad adottare iniziative volte a stimolare una maggiore partecipazione delle donne all'elaborazione di strategie primarie e secondarie di prevenzione della salute;
a programmare campagne di informazione sull'endometriosi quale malattia debilitante e favorire la ricerca sulle cause, sulla prevenzione ed il trattamento di tale patologia;
ad includere l'osteoporosi tra le malattie croniche invalidanti, a favorirne l'inserimento tra le iniziative di prevenzione del servizio sanitario nazionale ed agevolare la ricerca biomedica e sanitaria su di essa, oltre a dar corso a campagne informative ed educative tra la popolazione e tra gli operatori sanitari.
(1-00104)
«Capitanio Santolini, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volonté, Delfino, Ciccanti, De Poli, Compagnon, Naro».
(3 febbraio 2009)