XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 5 febbraio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 FEBBRAIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria che si è abbattuta sul sistema globale richiede un'assunzione forte di responsabilità circa le politiche da mettere in atto per difendere e rilanciare l'economia dei Paesi e, soprattutto, per individuare possibili misure su cui costruire solidi modelli di riferimento di carattere sociale, economico e finanziario, strettamente connessi alla vita reale ed all'ambiente che ci circonda;
è forte, invece, la convinzione che, per la natura della crisi, il miglior investimento che si può fare per contrastare la recessione e rilanciare lo sviluppo sia puntare sulla modernizzazione ecologica dell'economia;
si ritiene che sia necessaria la rottura dell'attuale paradigma tecnologico attraverso politiche di sistema che coinvolgono tre aree tra loro fortemente interconnesse:
a) la creazione di conoscenze adeguate e di un sistema di ricerca avanzato nelle tecnologie energetiche e ambientali;
b) la nascita e lo sviluppo di un tessuto industriale in grado di sostenerne e accelerarne la diffusione;
c) un quadro di regole stabili ed incentivi alla domanda come presupposto per il finanziamento del sistema e ulteriore stimolo all'introduzione di nuovi prodotti e processi;
nel programma della Commissione europea, come confermato dal recente voto del Parlamento europeo sulla politica integrata dell'Unione europea sui cambiamenti climatici, sono segnalate, in particolare, le seguenti priorità:
a) l'elaborazione e la promozione di politiche volte a contrastare i mutamenti climatici e a raggiungere gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo nel marzo 2007, ove l'Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, soddisfare il 20 per cento del fabbisogno energetico, utilizzando energie rinnovabili, e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica;
b) l'elaborazione di una strategia per uno sviluppo sostenibile, che pone l'attenzione, in maniera particolare, su trasporti e logistica, turismo, agricoltura, foreste e pesca e che raccomanda azioni riguardo alla gestione delle risorse idriche, al trattamento dei rifiuti, alla tutela della salute, sottolineando il ruolo dell'innovazione anche per la crescita economica e l'occupazione;
si ritiene che per sviluppare una «via verde» sia necessario:
a) mettere in atto una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati - sostenuta da politiche industriali e fiscali che orientino le produzioni ed i consumi verso lo sviluppo ecologicamente sostenibile - al fine di creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro;
b) prevedere misure di semplificazione e chiarezza amministrativa delle cosiddette «procedure verdi», volte a superare iter burocratici complessi, sia nei confronti dei cittadini che scelgono una riconversione ecologica nei consumi domestici, sia nei confronti delle aziende pubbliche e private, costrette a superare numerose barriere procedurali in ordine alla produzione di energia rinnovabile;
c) promuovere - anche attraverso un piano di ripartizione degli obiettivi con le regioni e gli enti locali, secondo un modello già adottato in altri Paesi dell'Unione europea - interventi che favoriscano la sostenibilità energetico-ambientale dei programmi edilizi;

d) sostenere lo sviluppo dei distretti agroenergetici, al fine di valorizzare sia le risorse disponibili sul territorio (solare, idrica, eolica), sia quelle direttamente producibili o ricavabili dalle proprie attività (biogas, biocarburanti, biomasse), sia da attività di forestazione e manutenzione dei boschi, con conseguenze vantaggiose sia sul piano della tutela ambientale e del territorio che per il reddito degli agricoltori,

impegna il Governo:

ad assumere una funzione di impulso e di stimolo a livello comunitario ed internazionale per il perseguimento degli obiettivi di Kyoto e per l'impostazione delle politiche del post Kyoto, fin dal prossimo G8 che si terrà in Italia;
a garantire che vi sia coerenza tra le misure anticrisi a breve termine e le strategie di lungo periodo, rafforzando il progetto «Industria 2015», promuovendo nuove industrie che producano impianti, tecnologie per lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili;
ad attivare un confronto nella conferenza Stato-regioni per verificare la congruenza dei piani energetici regionali rispetto agli obiettivi comunitari ed a coordinare gli enti tecnici di ricerca regionali e nazionali, semplificando le procedure autorizzative;
ad istituire un gruppo interministeriale e un fondo per la realizzazione sia del programma di interventi del Consiglio europeo per la lotta ai cambiamenti climatici e per la produzione di energia rinnovabile, sia per l'avvio di forme di collaborazione a livello internazionale;
a prevedere specifici interventi finalizzati a:
a) per quanto riguarda la mobilità:
1) aumentare la diffusione di veicoli elettrici e ibridi, promuovere l'applicazione di sistemi di mobilità alternativa, compresa la costruzione di infrastrutture idonee (tramvie, piste ciclabili), attuare le politiche di mobility management; avviare un piano per l'ammodernamento dei treni per i pendolari;
2) vincolare, in maniera permanente, gli aiuti ed incentivi alla rottamazione delle auto all'acquisto di veicoli a minimo impatto ambientale, per orientare ricerca ed innovazione su nuovi modelli a basse emissioni e bassi consumi, nuovi modi di propulsione, auto ecologiche;
3) incentivare il trasporto fluviale, con particolare riguardo alle merci attraverso infrastrutture idonee e connessioni con gli altri sistemi di trasporto;
b) per quanto riguarda l'edilizia:
1) aumentare l'efficienza energetica degli edifici pubblici, sia attraverso interventi di carattere strutturale, come l'installazione di pannelli solari, sia attraverso le «buone pratiche» di risparmio energetico;
2) intervenire nel settore dell'edilizia privata e pubblica a partire dal recupero del patrimonio edilizio esistente, riproponendo strumenti normativi per rendere obbligatoria la costruzione di nuove case a basso consumo energetico e per agevolare, attraverso misure fiscali, interventi di manutenzione straordinaria degli immobili esistenti finalizzati ad aumentare il rendimento energetico degli edifici; promuovere gruppi di acquisto di impianti per l'energia rinnovabile solare e fotovoltaica attraverso forme di incentivazione;
3) ripristinare la certificazione energetica degli edifici nella compravendita degli immobili, già prescritta dalla direttiva 76/93/CE;
4) individuare risorse per la manutenzione di infrastrutture pubbliche, quali: edilizia scolastica e sociale, ospedali, strade e ferrovie, anche attraverso meccanismi di autorizzazione di investimenti da parte di enti locali e regioni, cui attribuire competenze per l'immediato avvio di cantieri di piccole e medie dimensioni;

5) applicare la detrazione del 55 per cento anche agli interventi «energetici» realizzati sugli immobili esistenti, concessi in locazione;
6) promuovere i sistemi di certificazione ambientale, con particolare riferimento al sistema comunitario di ecogestione e audit (Emas), nell'edilizia pubblica integrata con quella energetica;
c) per quanto riguarda l'efficienza energetica:
1) predisporre incentivi per almeno 5 anni per l'acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento di questi a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica;
2) ridurre i consumi della pubblica illuminazione, attraverso una più diffusa utilizzazione delle lampade al sodio ad alta pressione, l'installazione di regolatori di flusso luminoso, diffusione dei led, efficientamento degli impianti;
d) per quanto riguarda le fonti rinnovabili:
1) introdurre uno sconto sull'addizionale A3 della tariffa elettrica per i residenti nei comuni che permettono l'installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili;
2) rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzano fonti rinnovabili;
e) per quanto riguarda le politiche sostenibili:
1) promuovere il ricorso agli acquisti verdi da parte della pubblica amministrazione attraverso l'attuazione del piano d'azione nazionale previsto dalla legge finanziaria per il 2007;
2) tutelare e valorizzare le aree verdi urbane, prevedendo nuove piantumazioni di alberi, il rimboschimento e la salvaguardia delle aree agricole;
3) sostenere in agricoltura le produzioni di biogas prodotti dalla fermentazione anaerobica;
4) incentivare il riciclo dei rifiuti e l'industria ad esso collegata; a tal fine incrementare le percentuali di raccolta differenziata, superando, in particolare, le disomogeneità territoriali;
5) mettere a sistema il recupero ed il riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee), attraverso la pronta emanazione dei provvedimenti legislativi necessari;
6) promuovere l'ecodesign e l'industria ad esso collegata, al fine di diminuire la quantità di rifiuti di imballaggio;
7) attuare un piano straordinario per la salvaguardia della risorsa idrica, mediante anche il rifacimento delle condotte adduttrici e, soprattutto, delle reti idriche di distribuzione interna;
8) finanziare progetti finalizzati al riuso delle acque reflue urbane, opportunamente soggette a trattamento depurativo di tipo terziario in agricoltura;
9) investire adeguate risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico e per la tutela del territorio e del reticolo idrografico, con particolare riguardo alle regioni più vulnerabili;
10) sviluppare progetti di valenza nazionale in collaborazione con le regioni in aree strategiche per il Paese - quali, ad esempio, l'area delta pianura padana - che prevedano adeguati finanziamenti per sviluppare processi innovativi legati alla produzione e alla distribuzione energetica ad alta efficienza, al fine di migliorare la qualità ambientale, riducendo le emissioni inquinanti;
11) attuare interventi mirati a incrementare l'educazione ambientale nelle scuole attraverso progetti che prevedano anche la collaborazione con le categorie produttive;
12) realizzare campagne informative e comunicative sui temi ambientali, con particolare riferimento al risparmio e all'efficienza energetica;

13) investire risorse dedicate per costituire, in collaborazione con le regioni e le imprese, aree ecologiche attrezzate, partendo dalle zone più compromesse dal punto di vista ambientale;
14) favorire la certificazione ambientale delle imprese attraverso la fiscalità e la semplificazione dei processi autorizzativi.
(1-00110) «Realacci, Mariani, Margiotta, Bratti, Bocci, Braga, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Martella, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti, Gozi».

La Camera,
premesso che:
l'agricoltura in Italia può contare su un tessuto produttivo di oltre un milione di imprese (il 16 per cento del totale delle imprese italiane) mentre circa 70.000 sono quelle dell'industria alimentare;
se si considerano anche l'industria alimentare, la distribuzione e i servizi, il settore agroalimentare vale oltre 220 miliardi di euro;
il Made in Italy agroalimentare è il secondo comparto, dopo il manifatturiero, in termini di contributo all'economia nazionale con un incidenza circa pari al 15 per cento del prodotto interno lordo (PIL);
l'economia e le imprese agricole-alimentari sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto alle gravissime conseguenze della crisi mondiale economico-finanziaria, i cui segnali sono ben manifesti:
a) i costi produttivi e gli oneri sociali sono raddoppiati. Nell'ultimo anno, per l'acquisto dei fattori produttivi (concimi, sementi, gasolio, energia elettrica) che incidono nella gestione aziendale per oltre il 70 per cento, si sono avuti aumenti medi del 7 per cento;
b) i prezzi all'origine, dopo una fase di rialzo della prima metà dello scorso anno, sono scesi in media del 7 per cento con punte del 35-50 per cento per il mercato dei cereali;
c) i redditi degli agricoltori, dopo l'aumento fatto registrare nel 2008, sono ovunque in calo;
d) il clima di fiducia dell'industria alimentare misurato attraverso un indice predisposto dall'Ismea su un panel di circa 1.200 operatori, ha fatto segnare, nel quarto trimestre del 2008, un netto peggioramento, scendendo a -13,6, da meno 0,7 del trimestre precedente;
e) le imprese agricole, costrette sempre più spesso all'indebitamento, stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di strumenti di accesso al credito;
durante i numerosi cicli di audizioni che si sono svolti nelle Commissioni parlamentari tutte le organizzazioni professionali, produttive e sindacali, del settore hanno espresso il forte disagio che, in seguito alla crisi internazionale, sta colpendo fortemente il comparto agroalimentare e della pesca;
la crisi internazionale ha avuto ripercussioni sull'intero sistema agricolo europeo, tanto da indurre la Commissione europea a pubblicare una comunicazione «a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica» che consente agli Stati membri di attivare misure rilevanti ed urgenti nel contesto dell'allentamento pur parziale e inadeguato dei vincoli comunitari;
i principali Paesi europei hanno adottato manovre anticrisi includendo misure specifiche per il rilancio competitivo del comparto come accaduto in Francia, dove il Ministro dell'agricoltura Barnier ha varato un piano di 250 milioni di euro per sostenere i redditi degli agricoltori;
complessivamente, nei suoi primi nove mesi, il Governo si è contraddistinto

esclusivamente per i vistosi tagli operati a sfavore del comparto agroalimentare e per la mancanza di misure efficaci necessarie per invertire la sfavorevole congiuntura economico-finanziaria, infatti:
a) la cosiddetta manovra estiva, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e la legge finanziaria per il 2009 hanno totalizzato complessivamente una riduzione di 682 milioni di euro a sostegno dell'agricoltura;
b) con il decreto «milleproroghe» il Ministro dell'economia ha abrogato e soppresso disposizioni a sostegno dell'agricoltura e della pesca approvate solo qualche ora prima in Parlamento;
c) la manovra anticrisi, di cui al decreto-legge n. 185 del 2008, non ha previsto al suo interno disposizioni esplicitamente riconducibili alla risoluzione della crisi che sta interessando il settore agroalimentare e della pesca né, tanto meno, misure specifiche per il suo rilancio competitivo;
in un momento in cui gli elementi di debolezza del settore sono amplificati dalla volatilità dei prezzi, dalle difficoltà di accesso al credito e da un ruolo sempre meno incisivo del sostegno pubblico, sono urgenti misure straordinarie che da un lato scongiurino un possibile arretramento del settore agroalimentare e della pesca e, dall'altro, sappiano rilanciarne la competitività,

impegna il Governo:

ad adottare quattro interventi immediati necessari per la tenuta competitiva del settore agroalimentare e delle pesca all'interno della crisi internazionale economica e finanziaria:
1. attivazione ed utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali necessari per governare la crisi che sta interessando le imprese del settore e, nello specifico, quelle della pesca particolarmente esposte alla congiuntura sfavorevole;
2. conferma biennale degli sgravi contributivi al fine di contenere il costo del lavoro in agricoltura nelle zone svantaggiate e stabilità fiscale per gli agricoltori anche attraverso la definitiva soluzione del contenzioso in materia di Ici sui fabbricati rurali;
3. conferma del sistema assicurativo al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e di potenziare il ruolo delle polizze assicurative per far fronte alle crescenti emergenze climatiche;
4. incentivazione degli strumenti necessari per attuare una politica che favorisca l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e ittici sempre più alle prese con problemi di liquidità;
ad adottare con risolutezza quattro misure straordinarie per garantire al settore agroalimentare e della pesca il necessario rilancio produttivo perché la difficoltà diventi un'opportunità per attrarre e motivare l'ingresso di giovani figure imprenditoriali e quindi occasione per un ricambio generazionale attraverso:
1. l'incentivazione, anche mediante una rinegoziazione in sede comunitaria della normativa sugli aiuti di Stato in agricoltura:
1.a) della concentrazione dell'offerta agricola prevedendo un rafforzamento dell'assetto dimensionale o di forme di aggregazione di funzioni;
1.b) dell'innovazione organizzativa dell'impresa di filiera affinché i produttori possano governare e accompagnare più in profondità le fasi della catena alimentare, riducendo le intermediazioni dalla fase produttiva alla vendita ai consumatori;
2. aiuti straordinari e mirati al processo di internazionalizzazione della rete distributiva del comparto perché l'agroalimentare italiano, fortemente caratterizzato da tipicità e valori territoriali, possa accelerare la sua capacità d'inserimento nei mercati esteri attraverso nuove

partnership commerciali, nuove relazioni bilaterali, assetti societari volti al radicamento e al controllo del prodotto italiano nei Paesi esteri;
3. aiuti straordinari per l'innovazione mirati ad imprese impegnate in nuovi processi produttivi tesi:
a) all'autoriduzione dei costi di produzione attraverso il risparmio energetico, il risparmio idrico, le razionalizzazioni logistiche, le innovazioni gestionali;
b) a creare incrementi di valore del prodotto attraverso strategie di rafforzamento identitario e territoriale e al valore aggiunto dato da contenuti di servizio più rispondenti alla domanda di mercato, a nuovi stili di vita, a nuove esigenze di tutela della salute alimentare, anche avviando concretamente l'insediamento dell'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare al pari degli altri Paesi europei;
4. il finanziamento di piani speciali di riconversione basati su rigorosi piani industriali pluriennali per il rilancio di alcune filiere produttive che nella sovrapposizione degli effetti della crisi economica generale e i recenti cambiamenti delle regole della politica agricola comunitaria, risultano particolarmente in sofferenza e, pur avendo potenzialità e valore, non hanno sufficienti possibilità immediate per affrontare l'urgenza della concorrenza internazionale.
(1-00111) «Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Lusetti, Marrocu, Mario Pepe (Pd), Sani, Servodio, Trappolino».

La Camera,
premesso che:
la Città di Catania vive una situazione di drammatica crisi economica;
le condizioni di vita della popolazione, come impietosamente evidenziate da recenti ricerche riportate da autorevoli quotidiani, la pongono al 96o posto tra i 103 capoluoghi di provincia;
come riportato da autorevoli fonti di stampa, il «buco» nei conti del Comune di Catania ammonterebbe ad oltre 357 milioni di euro;
sul dissesto economico della città la procura della Repubblica ha avviato un'inchiesta che ha portato alla consegna di 47 avvisi di garanzia ad altrettanti esponenti dell'amministrazione comunale, ad iniziare dall'ex sindaco Scapagnini;
in un momento di crisi economica globale e di gravi disagi soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, il Governo anche contro il parere di autorevoli esponenti del Popolo della Libertà, ha stanziato la enorme somma di 140 milioni di euro, che peraltro non sembrano nemmeno sufficienti ad evitare il dissesto finanziario del Comune;
le pesanti irregolarità nella gestione delle risorse pubbliche impongono una riflessione sulla sussistenza degli estremi per lo scioglimento del consiglio comunale di Catania,

impegna il Governo:

a valutare se sussistano i presupposti, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per lo scioglimento del consiglio comunale di Catania per gravi motivi di ordine pubblico;
ove, pur condividendo le motivazioni di cui in premessa, non ritenesse di avviare immediatamente le procedure per la rimozione del sindaco e lo scioglimento del consiglio comunale di Catania, ad inviare a Catania una commissione ministeriale con ampi poteri di accertamento e indagine nell'ambito delle proprie competenze;

a riferire sulla questione alla Camera dei deputati con la massima urgenza.
(1-00112) «Cesario, Piccolo, Cardinale, Giacomelli, Grassi, Sarubbi, Mosella, Graziano, D'Antoni, Oliverio, Bossa, Cuomo, Meta, Bocci, Mario Pepe (Pd)».

La Camera,
premesso che:
al fine di comprendere nel miglior modo possibile gli effetti della manovra per l'anno 2009 ANCI - attraverso IFEL - ha condotto una indagine tra i Comuni soggetti a patto di stabilità: si è chiesto il valore delle alienazioni al fine di completare le analisi sui singoli Comuni in ragione dell'introduzione nel decreto-legge n. 112 del 2008 della disposizione di cui al comma 8 dell'articolo 77-bis, ulteriormente modificata dalla legge finanziaria 2009, che dispone la neutralità dei proventi da alienazioni per la costruzione dei saldi rilevanti ai fini del rispetto del patto di stabilità interno;
si è così in possesso dei dati relativi alle alienazioni immobiliari e mobiliari per l'anno 2007, il campione è rappresentativo al 70 per cento dei Comuni soggetti a patto;
questa disposizione genera un effetto positivo per gli enti che nel 2007 hanno operato dismissioni in misura consistente: abbassa il saldo base evitando che il saldo obiettivo debba mantenere un livello di entrate dovuto anche ad eventi straordinari. I Comuni in questa situazione sono circa un terzo di quelli soggetti al patto;
invece gli enti che nel 2007 hanno effettuato alienazioni in misura limitata e che hanno programmato alienazioni più massicce dall'anno 2009 non potranno computare questi proventi come entrate utili ai fini del patto, quindi avranno grandi difficoltà a compensare la spesa per investimenti da realizzare;
sebbene non sia possibile determinare quali enti si potrebbero trovare in questa precisa condizione, è possibile stimare, attraverso un'analisi delle dismissioni storicamente realizzate, che circa la metà dei Comuni si troverà in questa situazione;
per circa un quinto dei Comuni invece la disposizione è neutrale;
in questa situazione, al fine di tutelare tutti i Comuni e di proporre una misura equa, è necessario proporre che l'applicazione del comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 diventi facoltativa;
rendendolo facoltativo, il comma 8 dovrebbe avere un costo che si aggira intorno ai 200-300 milioni di euro. Queste stime sono basate su un calcolo probabilistico: in base al livello di alienazioni medio di ogni ente (applicando un disincentivo del 30 per cento), confrontato con il valore delle alienazioni del 2007, si può stimare la consistenza delle alienazioni future, per capire se è maggiore il vantaggio che il comma 8 riconosce a chi ha fatto alienazioni nel passato o lo svantaggio di poter contare su tali entrate nel futuro;
alla stima si perviene valutando la media storica delle entrate provenienti da alienazioni e il valore della manovra che ciascun comune dovrebbe realizzare senza computare le suddette alienazioni. In sostanza si analizza il costo opportunità di realizzare una manovra più bassa senza poter sfruttare le alienazioni con l'ipotesi di fare una manovra più ampia ma includendo nei saldi le dismissioni. Davanti a questa scelta molti comuni si trovano davanti ad una condizione di equivalenza in termini finanziari, e quindi come impatto sull'indebitamento, ma non irrilevante dal punto di vista politico, giacché si tratta di scegliere tra una manovra senza dismissioni e senza investimenti e una, identica, ma con dismissioni e investimenti;
la proposta di rendere facoltativo il comma 8 ha proprio l'obiettivo di lasciare liberi i Comuni che vogliono fare investimenti finanziandoli con dismissioni senza compromettere la finanza pubblica;

il costo da sopportare, imputabile ai casi di Comuni che sfrutteranno la facoltatività in termini opportunistici, perché si riduce l'entità della manovra, è minimo, se si considera che esso incorpora comunque maggiori investimenti e maggiori dismissioni, che sono peraltro un obiettivo di politica economica sancito dall'articolo 58 della stessa legge, che altrimenti verrebbe del tutto svuotato di significato;
in merito al Patto di stabilità l'interpretazione ministeriale - circolare n. 2/2009, emanata dalla ragioneria Generale dello Stato - del comma 8, dell'articolo 77-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 - convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 - non consente ai Comuni soggetti al patto di utilizzare le risorse derivanti dalle alienazioni per finanziare gli investimenti, rendendo inutilizzabili almeno 1 miliardo e mezzo di euro per il 2009 per la chiusura dei bilanci,

impegna il Governo:

ad applicare il comma 8 dell'articolo 77-bis del suddetto decreto legge n. 112 del 2008 nel senso che le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società e dalla vendita del patrimonio immobiliare siano escluse, ai fini della costruzione dei saldi rilevanti per il patto di stabilità interno, solamente dalla base di calcolo 2007;
all'esclusione dai saldi utili del patto di stabilità interno i pagamenti a residui concernenti spese per investimenti effettuati nei limiti delle disponibilità di cassa a fronte di impegni regolarmente assunti ai sensi dell'articolo 183 del testo unico degli enti locali consentendo così ai Comuni e alle Province di deliberare il mantenimento degli equilibri di bilancio sia in sede di salvaguardia che in sede di assestamento 2008 rispettando il patto di stabilità ed i pagamenti programmati.
(1-00113) «Osvaldo Napoli, Lupi, Rosso, Nastri, Gottardo, Faenzi, Nola, Pelino, Centemero, Vella, Di Cagno Abbrescia, Mondello, Garofalo, Stradella, Armosino, Palmieri, Biasotti, Pianetta, Giulio Marini, Berruti, Paroli, Romele».

Risoluzione in Commissione:

La XI e XII Commissione,
premesso che:
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha presentato, nel luglio 2008, il Libro verde sul futuro del modello sociale che traccia le linee guida di una riforma del modello sociale nel suo complesso: dalle pensioni, all'assistenza sanitaria, dagli ammortizzatori sociali alle politiche del lavoro e come si legge nella prefazione del testo, questo «è dedicato ai giovani e alle loro famiglie perché vuole concorrere a ricostruire fiducia nel futuro» e punta alla costruzione, attraverso il confronto con le parti, di un nuovo modello sociale;
come afferma il Ministro Sacconi bisogna «ripartire dalla persona, dalla tutela della sua dignità e dalla famiglia» ripensando così nella sua complessità il modello del welfare che si è fino ad ora caratterizzato per essere eminentemente risarcitorio;
il libro verde si pone l'impegnativo obiettivo di «formulare una proposta compiuta ancorata ad una solida visione della comunità questo è il vero salto culturale nella condivisione e progettazione del modello sociale del futuro positivo e sostenibile», ci si trova, quindi, di fronte alla volontà di costruzione di un nuovo modello sociale;
si ribadisce che il welfare non deve essere smantellato e che la spesa sociale non va tagliata ma successivamente si precisa che questo deve avvenire solo nei confronti della spesa dei servizi di protezione

sociale mentre deve essere ridotto il pilastro pubblico in sanità e sistema pensionistico, implementando il finanziamento attraverso fondi privati e assicurativi;
la presentazione del libro verde è stata seguita da una apprezzabile fase di ascolto di soggetti pubblici e privati;
pur ribadendo la disponibilità al confronto e condividendo le preoccupazioni espresse e l'affermazione della centralità della persona e delle sue relazioni, lo sforzo riformatore risulta compromesso e gli impegni contenuti nel libro verde contraddetti dalla contestuale drastica riduzione del complesso della spesa per il welfare ad eccezione di quella pensionistica, aggravando una sperequazione tipicamente italiana e denunciata nelle prime pagine del libro verde. Infatti, risulta una riduzione totale degli stanziamenti in materia di sanità, con un taglio pari a 6 miliardi di euro nel triennio 2009-2011, in particolare, 1 miliardo nel 2009, 2 nel 2010, 3 nel 2011. La riduzione degli stanziamenti riguarderà il fondo sanitario nazionale, i livelli essenziali d'assistenza, il cofinanziamento alle regioni per progetti rientranti nel piano sanitario nazionale, l'edilizia sanitaria. Per quando riguarda le politiche sociali per il 2009 i tagli saranno pari a 660 milioni di euro. Vengono drasticamente tagliati tutti i fondi: quello per le politiche sociali, meno 271 milioni di euro; quello per il servizio civile, meno 127 milioni di euro; quello per la famiglia meno 90 milioni di euro; per le pari opportunità meno 14 milioni di euro; per le politiche giovanili, meno 58 milioni di euro; per l'immigrazione, meno 95 milioni di euro; l'azzeramento del fondo contro la violenza alle donne e, per la non autosufficienza si prevede un finanziamento solo per il 2009 ma niente per il 2010 e per gli anni seguenti. A ciò bisogna poi aggiungere dal 2010 una riduzione lineare del 6,78 per cento di tutti gli stanziamenti di parte corrente relativi alle autorizzazioni di spesa determinate dalla tabella c della legge finanziaria 2008 nonché una riduzione degli accantonamenti del ministero della solidarietà sociale di 60,1 milioni di euro per il 2008 e di 165,1 a decorrere dal 2010;
la situazione a livello internazionale si presenta, ormai da alcuni mesi, decisamente drammatica;
il Fondo monetario internazionale (FMI), nell'ultimo rapporto semestrale, dal titolo World Economic Outlook, parla della crisi economica come «la peggiore degli ultimi 60 anni e - continua - prevediamo in pratica un arresto dell'economia mondiale»;
l'Ilo (International labour organization), l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi del lavoro, avverte che, a livello mondiale, 51 milioni di posti di lavoro, nei prossimi due anni, rischiano di scomparire;
le previsioni sul Pil del nostro Paese, sempre da parte del FMI, segnalano che scenderà nel 2009 del 2,1 per cento e calerà dello 0,1 anche nel 2010;
per quanto riguarda il lavoro, nel solo mese di dicembre, la richiesta di cassa integrazione ordinaria ha raggiunto il picco di + 526 per cento, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, e si prevede che la disoccupazione salirà dal 6,8 per cento all'8,2 per cento solo nell'anno in corso, mentre circa un milione di posti di lavoro atipici rischia di essere spazzato via dalla crisi che ha investito anche il nostro paese;
una situazione alla quale attualmente il Governo, anche su sollecitazione della parte datoriale, che ha richiesto urgentemente lo stanziamento di circa 8 miliardi di euro da investire sugli ammortizzatori sociali, non ha ancora fornito una riposta adeguata, pur avendo, ormai da tempo e ripetutamente, in diverse occasioni, istituzionali e non, annunciato il proposito di essere in grado di aumentare le risorse per il sostegno al reddito;
appare dunque, sbagliata, in questo quadro, la scelta del Governo relativa all'abolizione totale dell'ICI, a fronte della

riduzione già operata dal Governo Prodi per i redditi medio-bassi, risorse che l'esecutivo avrebbe potuto indirizzare proprio verso politiche a sostegno del reddito e dell'occupazione;
il Governo, inoltre, oltre a non aver, al momento, ancora affrontato il problema di allocazione di risorse adeguate agli ammortizzatori sociali, è intervenuto varando una norma a sostegno della detassazione degli straordinari, nel momento in cui aumenta in modo esponenziale l'utilizzo della cassa integrazione;
in questo contesto la proposta di utilizzare in maniera prevalente gli enti bilaterali come scelta alla base di una riforma degli ammortizzatori sociali appare inadeguata, vista la forma ancora sperimentale delle esperienze a questi legata, la mancata generalizzazione della loro presenza in ancora molti settori produttivi e la loro pressoché assenza nella realtà delle piccole aziende; la funzione di tali enti dovrà, al momento, configurarsi come un elemento eventualmente integrativo rispetto al sistema delle tutele assicurate dall'intervento pubblico;
tuttavia, per quanto riguarda la grave situazione nel mercato del lavoro in Italia, non una parola è espressa nel documento sottoposto all'esame delle Commissioni parlamentari e, per quanto riguarda gli esigui riferimenti al sistema produttivo, viene delineato uno scenario completamente avulso dalla realtà che negli ultimi sei-otto mesi, sta via via assumendo una dimensione drammatica;
tale assenza di riferimenti e soprattutto di indicazioni valide per affrontare in maniera adeguata e concreta la grave crisi economico-occupazionale che si è andata delineando negli ultimi mesi, è ancora più grave ed ingiustificata a fronte degli annunci del Governo già nel mese di giugno - e, dunque, prima della presentazione alle Camere del documento in oggetto datata 25 luglio 2008 - relativa alla necessità di anticipare la manovra finanziaria;
in realtà, quello che appare fuori contesto è la stessa ispirazione di fondo del Libro verde, tutto incentrato nel tentativo di dimostrare la necessità di un approccio che stimoli la «auto-organizzazione del futuro», facendo leva sulle diverse agenzie sociali, la famiglia, il volontariato, l'associazionismo, seppure in funzione integrativa ad un intervento pubblico sempre più ridimensionato. L'impegno delle agenzie sociali nel nostro paese non è mai mancato e da sempre la famiglia svolge un ruolo di ammortizzatore sociale. Un loro ulteriore riconoscimento attraverso lo strumento fiscale così come prefigurato nel libro verde è sicuramente positivo. Tuttavia, tale impostazione, non sembra tener conto della genesi, delle dimensioni e delle conseguenze della crisi, sulla condizione di vita dei cittadini delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani, degli anziani, delle persone in difficoltà economica, dei malati, delle persone con disabilità. Una crisi che, nascendo nel settore finanziario e dilagando ben presto all'economia reale - ammesso che abbia ancora senso tale distinzione - ha messo a repentaglio in primo luogo il risparmio. Si consideri al riguardo che, nei due mesi successivi all'esplodere della bolla finanziaria, i fondi pensione, i fondi delle donazioni delle associazioni di beneficenza hanno perso, a livello internazionale, tra il 20 e il 40 per cento del loro patrimonio. Non tener conto di quanto accaduto in questi mesi, appare infausto e ai limiti dell'irresponsabilità;
per quanto attiene al lavoro: l'esecutivo, inoltre, non ha ancor provveduto a dare attuazione alla delega prevista dalla legge di attuazione protocollo del 23 luglio 2007 in materia di riforma organica in senso universalistico degli ammortizzatori sociali, limitandosi a prevedere misure «tampone» e di stampo «compassionevole», così come ancora inattuata rimane l'emanazione dei decreti legislativi in ordine ai lavori usuranti, la cui disciplina rappresenterebbe non solo un equo riconoscimento e risarcimento sociale, ma

contribuirebbe in maniera significativa anche all'obiettivo della riduzione della terribile piaga dei morti sul lavoro;
anche con riferimento al tema della formazione, come pilastro per l'accrescimento delle potenzialità dei cittadini e dei lavoratori di fronte alla complessità dei moderni processi del lavoro, in un contesto di crescente competizione qualitativa, la prospettiva di legarla esclusivamente al ruolo dell'impresa risulta riduttiva. Per questo appare necessario investire, non solo sulla formazione di base e sull'apprendistato, come forma di passaggio dalla scuola al lavoro, ma così come ci richiede l'Unione europea, sull'apprendimento permanente, lungo tutto il corso della vita, quale strumento sia di formazione professionale, sia di sviluppo della cultura e della cittadinanza attiva. A tal riguardo, non può non stigmatizzarsi il pesante taglio dei fondi per la scuola operato dal Governo;
si è proceduto, inoltre, a rinviare la completa attuazione delle norma sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, laddove non sono state eliminate le norme che prevedevano tali tutele, in nome di una «semplificazione», che altro non è se non un aggravio delle condizioni di lavoro;
indebolita risulta la lotta al lavoro nero, in un momento in cui la crisi rende i singoli lavoratori ancora più facilmente ricattabili e mentre il lavoro nero si conferma elemento connaturato alle condizioni di clandestinità.
singolare e preoccupante appare la sottovalutazione del tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, sia con riferimento alle condizioni reali dei lavoratori sia per quanto riguarda i riflessi in termini di costi umani, sociali e sanitari. Del resto l'azione del Governo si è vieppiù caratterizzata, sin dai primi provvedimenti varati, per una constante azione di rinvio e depotenziamento delle disposizioni miranti alla tutela, alla sicurezza e all'integrità dei lavoratori, contenute nel decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
anche sul fronte del lavoro precario, sono assolutamente insufficienti i riferimenti contenuti nel Libro verde riguardo alle misure di sostegno a quei lavoratori che peraltro, saranno i primi ad esser colpiti dalla crisi occupazionale, mentre si è proceduto, al blocco del processo di stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione, varato dal precedente Governo, cosa che significherà un aumento significativo della disoccupazione, nonché, la reintroduzione di forme contrattuali, in controtendenza con il dibattito che si sviluppa in sede europea;
decisamente modesti sono i riferimenti all'interno del Libro verde all'occupazione femminile, considerando che proprio le donne risultano essere le più colpite dalla crisi economica; non esattamente esigua è stata, invece, la legislazione dell'attuale esecutivo non favorevole all'occupazione femminile: sotto la scure della «semplificazione» è caduta la legge sulle cosiddette «dimissioni in bianco» che, al momento non è stata sostituita da una norma «più semplice», la detassazione degli straordinari è stata un'iniziativa che mortifica le donne, il cui lavoro familiare e di cura, il più delle volte, impedisce la permanenza in ufficio oltre l'orario di lavoro, le limitazioni alla richiesta di part-time e la possibilità di sottoporre i richiedenti ad una nuova valutazione da parte delle pubbliche amministrazioni, nonché la mancanza di ulteriori finanziamenti agli incentivi fiscali a favore dell'occupazione femminile nel Mezzogiorno, specie in un momento di crisi economica ed aumento della disoccupazione, sono solo alcune delle iniziative che il Governo ha varato contro la permanenza delle donne sul mercato del lavoro;
il disegno di modello sociale che viene presentato non tiene in alcun conto l'esperienza e le responsabilità dei comuni, pur confermando che si tratta dei soggetti su cui grava la maggior parte di spesa sociale non pensionistica. La regia sul territorio non può essere lasciata ad un livello centrale né tantomeno si può pensare

che essa si autorealizzi. Peraltro, nel nostro Paese, storicamente i comuni nascono proprio come espressione di volontà locale di autogovernarsi. I drastici tagli, 3,4 miliardi in meno nel 2009, per poi arrivare a 5,2 miliardi nel 2010 e 9,2 miliardi nel 2011, subiti dagli enti locali rendono sempre più difficile svolgere le funzioni ad essi assegnate dalla legge rendendo quindi non esigibili fondamentali diritti di assistenza. Il ruolo assegnato ad altri soggetti, quali poste e farmacie, soggetti importanti ma la cui attività si svolge pur sempre a pagamento e nell'ambito del mercato, se sviluppata senza coinvolgimento degli enti locali è elemento di aumento di costi e nega al territorio quella capacità di sviluppare in modo solidale e creativo politiche comunitarie che si sostiene si vorrebbe implementare;
così lo stesso disegno sembra non tener conto di alcuni grandi cambiamenti avvenuti nella società, che obbligano a modifiche profonde del nostro sistema di welfare. Si fa riferimento al numero sempre maggiore di famiglie con figli separate o ricostituite, alla dimensione sempre più piccola delle famiglie a volte non più in grado di farsi carico di eventuali difficoltà o malattie sopraggiunte, all'aumento delle malattie psichiche segno di una società più dura e meno solidale, alla presenza di popolazione immigrata, che opportunamente il libro verde non considera di per sé una categoria del disagio ma che certo ha profondamente modificato la nostra società ponendo problemi nuovi;
nel libro verde si invita ad una più equilibrata e articolata valutazione dell'esperienza del reddito minimo di inserimento anticipando nel contempo un giudizio fortemente negativo. Manca però qualsiasi accenno a politiche per il sostegno a chi si trova in condizione di povertà assoluta, per altro condizione che non è definita, che certo non possono ridursi alla social card i cui limiti applicativi sono ben noti;
per quanto attiene all'organizzazione dei servizi sanitari e sociali la volontà espressa di ridurre il ruolo dei livelli essenziali di assistenza a mero strumento di benchmark (confronto) mentre nulla si dice sui livelli essenziali per le prestazioni sociali desta viva preoccupazione nel momento in cui ci si appresta a varare la delega al Governo sul federalismo; si corre il rischio inoltre che i diritti fondamentali alla salute continuino a godere di tutele molto diverse tra le diverse regioni;
nel ripensare e ridisegnare il sistema sanitario non bisogna dimenticare che trenta anni fa, con la legge 833/78, a larghissima maggioranza veniva istituito in Italia il Servizio unitario nazionale finanziato con la fiscalità generale. La cura, la prevenzione, l'assistenza divennero diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalle condizioni sociali e dal reddito;
oggi, in Italia, quando entri in ospedale nessuno ti chiede se hai la carta di credito o l'assicurazione, come in altri paesi. Quel giorno di 30 anni fa furono abolite le mutue. Allora chi non aveva la mutua, non aveva neanche diritto di essere curato. Non è il ritorno alle mutue, ai fondi, alle assicurazioni, come afferma il Ministro Sacconi la soluzione per risolvere i mali del sistema sanitario nazionale; non lo è, nel momento in cui, in altri Paesi, si invidia il welfare europeo, dove non si scaricano sui lavoratori e il loro futuro gli errori gestionali dei fondi privati assicurativi e pensionistici, e il modello della economia sociale viene esaltato al forum internazionale di Davos;
l'universalità del nostro sistema sanitario deve essere un punto forte della nostra politica di tutela e promozione dei diritti di cittadinanza evitando di portare l'Italia verso un sistema sanitario a doppio binario: uno per i ricchi, con soldi e tecnologie d'avanguardia, l'altro per tutti gli altri, con poche risorse e strutture scadenti. Non è certo operando tagli indiscriminati al servizio sanitario nazionale, come quelli che già sono intervenuti con la finanziaria 2009 che si riforma il sistema, ma è solo attraverso una politica che parta dai diritti della gente, in primo luogo nel

Mezzogiorno d'Italia, dove più spesso si assiste ai diritti negati, alle ingiustizie più dure, agli sprechi, dove la sanità tende ad essere meno eguale che si può riformare il sistema;
tale rischio del doppio binario già emerge dai dati di salute degli italiani, visto che: a) aumenta la distanza in Italia tra i livelli medi di salute della popolazione e quelli delle fasce più povere: più malattie, mortalità più precoce, ricoveri e cure più inappropriate, maggiore mortalità infantile tra i più poveri; b) cresce la distanza tra Nord e Sud. Il Nord è in Europa mentre il sud arranca;
sarebbe, dunque un errore non vedere quanto diffusa è la percezione delle inadeguatezze, dei ritardi, delle cose che non funzionano, dei diritti negati. C'è un'insoddisfazione che spinge tanti verso la medicina privata e verso le medicine alternative, che fa dubitare della qualità e della accessibilità dei servizi e mette in discussione gli interventi di sanità pubblica, dalle vaccinazioni ai programmi di screening. Spesso tutto questo nasce proprio dallo scarto che si è creato tra il mutare dei bisogni e delle attese da parte dei cittadini, e un sistema rigido, burocratico, autoreferenziale, che non riesce a cambiare passo e a riprendere il filo di un rapporto in crisi con i cittadini, ad anticiparne le richieste. Crescono i costi in uno sforzo di adeguamento quantitativo alla domanda ma non cambia il modello delle risposte;
cambiare, dunque, bisogna ma non per rinunciare all'impegno di tutela universalistica sottoscritto con la legge 833 del 1978, al contrario per rilanciarlo, per ridare a quell'impegno il valore di un nuovo patto tra lo Stato e i cittadini, senza smontare il sistema universalistico guidato dalla programmazione regionale e dagli obiettivi di sanità pubblica;
i mali della sanità si curano dando risorse economiche adeguate e certe, controlli capillari, analizzando i bisogni locali, organizzando al meglio i servizi evitando anche la proliferazione di reparti e primariati, creando un raccordo tra cure primarie e medicina territoriale, dando al territorio la funzione di snodo di prossimità tra il cittadino e le competenze specialistiche, in un'unica parola programmando e raccordando l'attività centrale a quella regionale;
per quanto riguarda i temi del sociale e della disabilità va rilevato che rispetto al passato, allorché i soggetti con difficoltà fisiche o psichiche erano privi di tutela, non riconosciuti i loro diritti e in condizione di isolamento e di istituzionalizzazione, si è ormai di fronte ad un presente che non pone più in discussione il loro diritto ad essere parte reale della vita sociale, a possedere tutte le opportunità di qualunque altro cittadino, a richiedere, volere e pretendere la piena integrazione quale elemento costituente la qualità della vita di tutti;
tale processo d'integrazione non si manifesta in modo spontaneo ed automatico, ma richiede un impegno attivo e permanente affinché le affermazioni, gli annunci di principio non rimangano lettera morta ma si traducano in atti concreti, e la cultura dell'integrazione della persona disabile sfoci nel diritto reale ed esigibile della stessa persona disabile ad «essere parte» a pieno titolo, del mondo sociale, scolastico, sportivo, lavorativo nelle modalità già illustrate dalle mozioni recentemente approvate;
per quanto attiene alla lotta alle povertà, essa ha bisogno di un'azione integrata costante e rigorosa di tutte le istituzioni coinvolte. Un Paese, per dirsi civile, deve avere come obiettivo primario ed irrinunciabile la garanzia di una vita dignitosa a tutti i suoi cittadini;
in uno scenario che si delinea ogni giorno di più in maniera drammatica, l'esecutivo sembra si riferisca, con il documento in oggetto, ad una situazione «altra», laddove non c'è alcun riferimento al contesto europeo ed internazionale, laddove il futuro del modello sociale, dovrebbe riguardare, prima di tutto il sostegno all'occupazione, al reddito, alle famiglie;

impegna il Governo:

a sottoporre al parere delle competenti Commissioni parlamentari i successivi documenti annunciati essendo il libro verde un primo documento di indirizzo;
a formulare proposte in materia di sostegno all'occupazione capaci di contrastare la profonda crisi economica in atto a livello internazionale e che ha investito in maniera preoccupante il nostro Paese;
a prevedere una reale forma di sostegno ai salari, alle pensioni ed ai redditi medi e bassi, capace di aiutare le famiglie nell'attuale grave situazione congiunturale;
a sostenere un programma di welfare di carattere attivo ed universale, di promozione delle opportunità di lavoro e delle capacità delle persone, infatti la riduzione delle risorse al sistema universale di tutele nella fase di difficoltà economica aggrava le difficoltà delle famiglie;
a prevedere una precisa politica di contrasto alla precarietà del lavoro al fine di dare certezza occupazionale ai circa quattro milioni di lavoratori che al momento ne risultano sprovvisti attraverso un profondo processo di revisione dell'attuale sistema di «incentivazione» della precarizzazione del lavoro, prevedendo meccanismi premiali per le stabilizzazioni ed un sistema di tutele ed oneri che rendano il lavoro precario meno conveniente rispetto al lavoro a tempo determinato;
a prevedere, dando rapida attuazione alle deleghe in materia di ammortizzatori, l'estensione degli ammortizzatori sociali in senso universalistico, prescindendo dalle tipologie contrattuali, dalle dimensioni dell'impresa e dai settori di appartenenza, includendovi così le categorie di lavoratori attualmente esclusi dalle forme di tutela sociale;
a dare rapida esecuzione alle deleghe in materia lavori usuranti, così come previsto dalla legge di attuazione del protocollo del 23 luglio 2007;
a prevedere forme di sostegno all'occupazione delle donne, che risultano le prime vittime della crisi e delle recessione economica, all'interno del quale si prevedano precise misure per le donne del Mezzogiorno e ad attivare iniziative specifiche al fine di promuovere le pari opportunità di genere, sia in termini di salario, stante una differenza retributiva che attualmente si attesta, nel nostro Paese, intorno al 16 per cento in meno a sfavore delle lavoratrici, sia in termini di permanenza e difesa dell'occupazione;
a mantenere finanziamenti adeguati al fondo sanitario nazionale agli investimenti nella ricerca, nelle biotecnologie, nei farmaci, nonché a predisporre un piano di investimenti per la ricerca, per le tecnologie, l'ammodernamento delle reti, con la creazione di sistemi informatici, per una sanità moderna, condizione senza la quale non ci può essere federalismo solidale tra Nord e Sud;
a garantire standard adeguati di assistenza su tutto il territorio nazionale attraverso la definizione di LEA appropriati e di controlli rigorosi: ciò che si deve garantire non è il numero delle prestazioni ma gli obiettivi di salute; un percorso di cura ben organizzato, con la presa in carico del cittadino - paziente fin dalle prime fasi, con percorsi diagnostici certi, costa meno di mille analisi e di dolorose complicanze, nonché a creare una rete capillare di hospice per le cure palliative affinché queste diventino un diritto reale del cittadino paziente;
a garantire la formazione dei professionisti e la formazione permanente degli operatori riducendo così lo scollamento tra la formazione universitaria e il sistema sanitario, dove i modelli di formazione delle lauree sanitarie dei medici e degli altri professionisti della salute si sviluppano in modo largamente indipendente dalle esigenze dei sistemi sanitari regionali e dove la formazione dopo la laurea avviata alcuni anni or sono tra molte speranze e molte aspettative si è ormai smarrita in una babele di iniziative autoreferenziali

prive di qualsiasi rapporto strategico con gli obiettivi del sistema sanitario;
ad investire risorse adeguate per l'assistenza alle persone non autosufficienti nonché a predisporre linee guida nazionali atte a delineare programmi di integrazione e di presa in carico del disabile grave, in particolar modo nel momento in cui viene a mancare il supporto del nucleo familiare, il cosiddetto "dopo di noi", anche attraverso una politica di interventi in materia di solidarietà sociale con la creazione di comunità alloggio, a carattere familiare, casefamiglie, piccoli gruppi in appartamento gestiti attraverso la supervisione e il controllo delle organizzazioni di volontariato e delle associazioni familiari affinché le persone disabili gravi o gravissimi dopo la perdita dei loro familiari possano trovare assistenza ed accoglienza;
a sviluppare ed a promuovere un'azione di programma per le politiche dell'handicap, attraverso tutti gli elementi ritenuti necessari, affinché all'interno della nostra società si sviluppi una reale e concreta cultura volta al superamento delle problematiche dell'integrazione delle persone disabili dando applicazione alle mozioni parlamentari al riguardo esaminate nel corso della presente legislatura;
ad adottare tutte le misure necessarie per mettere in atto una politica globale contro la povertà e la disuguaglianza sociale al fine di valorizzare tutte le capacità delle persone combattendo nel contempo, sì, l'assistenzialismo ma anche l'abbandono attraverso la promozione di una cittadinanza attiva; non solo singole misure ma un programma integrato di interventi che affronti le diverse cause che producono la povertà e le diverse forme che essa assume;
a dotare il nostro Paese di una rete di servizi sociali e socio-sanitari, nonché ad istituire un punto unico d'accesso alla rete integrata dei servizio che, insieme a quelli per l'impiego e alle istituzioni scolastiche siano di sostegno e accompagnamento delle persone fragili per impedire che la fragilità si traduca in marginalità sociale;
a prevedere in modo uniforme sul territorio nazionale per quelle famiglie che non dispongano di un reddito superiore alla soglia di povertà, la possibilità di esigere un erogazione monetaria transitoria di integrazione del proprio reddito, accompagnato da misure di inserimento sociale e lavorativo;
a finanziare, con risorse adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 19 della legge n. 320 del 2000 e a definire finalmente i livelli essenziali delle prestazioni sociali;
a contrastare le povertà minorile ed a bloccare la trasmissione intergenerazionale della povertà attraverso un adeguato sostegno al reddito delle famiglie, con la promozione dell'occupazione e misure economiche quali la dote fiscale per i figli e lo sviluppo di una rete dei servizi socio- educativi per la prima infanzia a partire dal rifinanziamento della legge n. 285;
a contrastare le forme di povertà estreme che producono anche marginalità sociali attraverso la creazione di un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, rifinanziando l'articolo 28 della legge 328 sui servizi sociali, con l'obbiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all'accoglienza, all'accompagnamento ed alla protezione delle persone in grave emarginazione, di contrastare il disagio nelle periferie urbane e di migliorare il percorso e l'accoglienza umanitaria dei migranti alle frontiere, soprattutto marittime;
a riconoscere ai comuni il ruolo di registi del welfare locale, di responsabili dell'adeguatezza e dell'efficienza dei servizi, di costruttori insieme alle famiglie e alle associazioni locali della coesione sociale, garantendo quindi adeguate risorse;

a sostenere la rete dell'associazionismo sociale e del volontariato anche particolare stabilizzando e garantendo le risorse del 5 per mille.
(7-00118) «Damiano, Livia Turco, Lenzi, Bellanova, Berretta, Binetti, Bobba, Boccuzzi, Bossa, Bucchino, Burtone, Calgaro, Codurelli, D'Incecco, Gatti, Gnecchi, Grassi, Madia, Mattesini, Miglioli, Miotto, Mosella, Pedoto, Rampi, Santagata, Sbrollini, Schirru, Mosca, Letta».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli infortuni sul lavoro rappresentano un problema sociale rilevante, oltre che un dramma per le famiglie coinvolte e la tutela risarcitoria è nella maggior parte dei casi inadeguata, o comunque tardiva;
il recente decreto legislativo n. 81 del 2008, Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, non offre a riguardo una risposta al diritto risarcitorio delle vittime e degli aventi causa;
nonostante le più incisive norme e la maggiore attenzione riservata alla prevenzione, i dati del secondo semestre 2008 e dei primi mesi del 2009 sono a tal proposito poco confortanti;
il quadro normativo attuale può dirsi adeguato in caso di solvibilità dell'imprenditore-datore di lavoro riconosciuto responsabile dell'evento infortunio, ma inadeguato e penalizzante per il lavoratore nel caso di fallimento dell'impresa, quasi l'insolvenza fosse una sua colpa;
le norme attuali prevedono che il fallimento dell'impresa, nel caso in cui quest'ultima abbia stipulato apposita polizza, come peraltro accade per abituale prassi, attrae anche l'indennizzo spettante al lavoratore;
diversamente da quanto accade nell'assicurazione per la responsabilità civile da incidente stradale e per la stessa assicurazione obbligatoria INAIL, non è riconosciuta al danneggiato-infortunato alcuna azione diretta nei confronti dell'assicuratore;
l'indennizzo spettante al lavoratore cui sono residuate lesioni invalidanti, quali che siano le loro gravità, va ad incrementare il patrimonio del datore di lavoro, ossia del responsabile della violazione del dovere di sicurezza;
in caso di fallimento dell'azienda il creditore-infortunato è costretto a concorrere con gli altri creditori che possono, quindi, soddisfarsi anche sulle somme che, in assenza dell'infortunio, di certo non sarebbero nel patrimonio del fallito, così che gli stessi beneficiano di un trattamento più favorevole di quello dell'infortunato, il quale vede le somme mirate ad indennizzare le lesioni subite in conseguenza dell'infortunio attribuite anche a terzi, benché i creditori, diversi dall'infortunato, non siano portatori di diritti altrettanto costituzionalmente garantiti, quali il diritto alla salute ed alla tutela del lavoro;
la materia è già stata oggetto di svariati interventi della Corte costituzionale e sollecitazioni da parte della magistratura, ma in assenza di un intervento radicale e definitivo del legislatore la situazione è rimasta invariata;
alcuni infortuni verificatisi negli ultimi anni in Piemonte, noti in tutto il Paese per la gravità delle conseguenze in termini di vite umane e per l'attenzione a

questi riservata dalla stampa, possono meglio spiegare gli effetti del vuoto legislativo;
i morti sul lavoro della Thyssen, i sopravvissuti, le loro famiglie e gli operai, infatti, hanno trovato un risarcimento, l'unico possibile in caso di tali tragedie, il cui importo è superiore agli indici normalmente riconosciuti per tali eventi, in considerazione della forza e solidità economica del datore di lavoro, dell'interesse mediatico e delle indagini della Procura di Torino che, per la prima volta in Italia, hanno portato all'avvio di un procedimento per omicidio doloso nel caso di morti bianche;
le famiglie dei lavoratori morti nel Mulino di Fossano, invece, non hanno potuto avere neppure il risarcimento in denaro, in quanto l'azienda è fallita e la compagnia di assicurazione pagherà gli indennizzi al fallimento, negando, quindi, ai familiari delle vittime e ai lavoratori invalidi i frutti della tutela risarcitoria che, nel caso in cui l'azienda non fosse fallita, sarebbero spettati unicamente a loro;
il ritardo dell'accertamento giudiziario sulla responsabilità del datore di lavoro è concausa del mancato godimento del diritto ad essere risarcito del creditore-infortunato e dei suoi aventi causa, non è infatti insolito che la vittima deceda prima della sentenza del giudice e, nel caso in cui sopraggiunga il fallimento dell'azienda, il risarcimento è attratto dalla procedura fallimentare e il familiare concorre con altri creditori, aspettando ancora anni prima di poter veder soddisfatto il proprio diritto;
se non vi fosse questa attrazione nel fallimento delle somme dovute dalla compagnia assicuratrice a titolo di risarcimento del danno da infortunio sul lavoro e se fosse riconosciuta all'infortunato l'azione diretta per il recupero di tutte le somme dovute anche dall'assicuratore in conseguenza dell'infortunio, si eviterebbe questa manifesta ingiustizia;
è evidente che in tal modo la vittima o i suoi eredi, potrebbero essere immediatamente risarciti, posto che nei casi come quelli prospettati, la compagnia assicuratrice non contesta di dover risarcire il danno, senza dover subire i tempi e le erosioni patrimoniali insite nella procedura fallimentare;
l'aberrante disparità di trattamento tra lavoratori infortunati dipende unicamente dal rischio insolvenza dell'impresa datrice di lavoro;
la Corte costituzionale è già intervenuta in materia nel 1983 modificando con interpretazione additiva l'articolo 2751-bis del codice civile e nel 2006 quando ha ritenuto di non poter intervenire in materia «essendo l'area riservata alle scelte economico-politiche del legislatore»;
le somme che l'assicuratore può essere tenuto a pagare per violazione del dovere di sicurezza non possono considerarsi in alcun modo beni di proprietà del fallito, e devono essere espressamente indicate nell'elenco dei beni sottratti al fallimento;
le modifiche legislative necessarie ed opportune non andrebbero a stravolgere in alcun modo la recente riforma organica delle norme in tema di sicurezza e lavoro di cui al decreto legislativo 81/2008, ma si limiterebbero ad attuare meri interventi di razionalizzazione di alcuni articoli del codice civile e della legge fallimentare e tale modifica legislativa risponde ad evidenti esigenze di giustizia e non comporta previsione alcuna di fondi speciali -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri interrogati, considerato l'allarme sociale e l'urgenza insiti nella materia, non ritengano necessaria e impellente una tempestiva rettifica del vigente quadro normativo della materia nei termini di cui al presente atto.
(5-00964)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Lecce con apposita delibera del 2006 ha deciso di finanziare con un importo di 60.000 euro un centro religioso denominato «Cenacolo Regina Pacis» fondato a Chisinau in Moldavia da Don Cesare Lo Deserto, ex-responsabile del Centro leccese per immigrati «Regina pacis»;
la Provincia di Lecce sotto la voce «Politiche giovanili, integrazione, pace: trasferimenti relativi a progetti per missioni umanitarie dell'Arcidiocesi di Lecce (cap. 42534/22 del Bilancio 2008)», ha elargito altri 35.000 euro finalizzati alla costruzione del Cenacolo Regina Pacis a Chisinau in Moldavia;
nei confronti di Don Cesare Lo Deserto, la sezione regionale pugliese della Corte dei conti ha avviato proprio in questi giorni alcuni accertamenti incluse anche richieste di restituzione somme mal o mai utilizzate o rendicontate;
don Cesare Lo Deserto è stato assolto il 22 gennaio dalla Corte di cassazione per simulazione di reato e le agenzie di stampa, nel darne la notizia, hanno altresì rilevato che «il religioso che ora vive missionario in Moldavia, fu condannato a otto mesi in primo e secondo grado. Don Cesare era accusato di simulazione di reato. Nel settembre 2001 denunciò di aver ricevuto un sms con la scritta «Tu morto». E prima ancora, sulla sua auto trovò un coltello conficcato nel cruscotto. A quel tempo, don Cesare dirigeva anche il centro attiguo al Regina Pacis, che ospitava ragazze dell'Est Europa sottratte alla prostituzione. Ma il sacerdote finì sotto inchiesta e si disse che si era inventato tutto solo per non perdere la scorta. A breve il prete tornerà nella aule di giustizia per l'appello sui presunti maltrattementi a un gruppo di magrebini ospiti del Regina Pacis e per presunti abusi nei confronti di alcune donne. Per queste accuse in primo grado è stato già condannato. L'altro processo che lo riguarda è ancora in Appello, sulla presunta distrazione dei beni destinati agli immigrati, da cui in primo grado è andato assolto. (agi)»-:
se sia a conoscenza dell'ammontare nazionale dei fondi stanziati per gli enti locali che vengono a loro volta devoluti a enti religiosi che operano all'estero, i quali in quanto «enti che fanno parte della costituzione gerarchica della Chiesa, istituti religiosi e seminari» già beneficiano di un regime di finanziamento stabilito dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985.
(4-02248)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

CAUSI, BERRETTA, CAPODICASA, ENZO CARRA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni la società Irem Spa, impegnata nel Lincolnshire nei lavori di costruzione di un impianto per conto della Lindsey Oil, una raffineria della Total, ha dovuto bloccare il cantiere, in cui sono presenti decine di lavoratori italiani, a causa delle manifestazioni contro l'arrivo di operai stranieri;
le proteste, nate dalla preoccupazione dei lavoratori locali, particolarmente colpiti dalla crisi occupazionale che sta attraversando tutta l'Europa, hanno suscitato ampia eco su tutta la stampa internazionale;
esse sono il risultato, fra le altre cose, di un'insufficiente risposta alla crisi economica da parte dei Governi europei e dell'Unione nel suo insieme;

ciò nondimeno, si rischia di confondere il caso in questione, relativo alla normale e legittima vittoria di una gara di appalto da parte di un'impresa europea operante su un segmento specializzato e capace di forte competitività, con argomenti che hanno tutt'altra sfera e dimensione, come quelli dei flussi migratori o del dumping sociale;
il premier britannico è intervenuto stigmatizzando i contenuti della protesta;
ancora oggi sulla stampa l'Amministratore Delegato della Irem Spa, denuncia che nessun rappresentante del Governo italiano sia intervenuto al fine di facilitare la positiva soluzione della vicenda -:
quali iniziative abbia intrapreso ed intenda intraprendere presso il Governo del Regno Unito al fine di garantire i diritti dell'impresa Irem e dei lavoratori italiani impegnati presso il cantiere della Lindsey Oil Refinery.
(3-00356)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MAGGIO 2009

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GERMANÀ e TORTOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le emergenze ambientali rappresentano, di fatto, un problema serio che rischia se ulteriormente sottovalutato, di creare pregiudizi di diversa natura alla popolazione;
il maltempo che ha imperversato in Sicilia ed in particolare sulla costa tirrenica del Messinese ha provocato seri e talvolta irreparabili danni alle infrastrutture, alle attività imprenditoriali ed alle abitazioni, mettendo in serio pericolo la stessa incolumità dei cittadini;
a seguito di tali continue avversità atmosferiche sono emersi ulteriori stati di dissesto, che hanno provocato in diversi casi frane e smottamenti di interi tratti di versante ed hanno, nel migliore dei casi, compromesso la regolare circolazione stradale e ferroviaria con gravi ripercussioni e notevoli disagi per i cittadini;
a tali situazioni si sono aggiunte le continue, costanti erosioni della costa che hanno messo a dura prova le infrastrutture lasciando talvolta isolati interi quartieri;
non sono neppure trascurabili gli innumerevoli episodi di esondazione dei corsi d'acqua che hanno invaso città e danneggiato anche colture specializzate;
nel mese di novembre 2008 è stato definito dal Ministero interrogato un programma di interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo per la Regione Sicilia, con una copertura finanziaria di ben 106.050.000,00 euro;
tale programma, varato con interventi a pioggia, sembrerebbe sganciato dalle reali emergenze ambientali ed in molti casi i fondi assegnati non sono affatto sufficienti a risolvere le problematiche segnalate che rischiano di aggravarsi ulteriormente -:
se nell'ambito della programmazione si sia tenuto conto delle reali e precise esigenze rappresentate dagli enti locali territoriali, in funzione delle singole emergenze, ponendo massima attenzione alla risoluzione dei problemi lamentati;
se il Ministero, in sede di stesura del programma predetto, abbia tenuto in considerazione le priorità stabilite dai piani stralcio per l'assetto idrogeologico predisposti;
se ritenga di ripristinare le somme per l'assetto idrogeologico a partire dalla Sicilia e dalla Calabria.
(5-00959)

ZAZZERA, SCILIPOTI, PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il creosoto è un composto chimico ricavato dalla distillazione del catrame di carbone;
nel 2001 la Comunità europea vietava l'utilizzo del creosoto perché ne riconosceva l'estrema pericolosità per la salute;
lo IARC di Lione definiva il creosoto come un composto cancerogeno di seconda categoria che per contatto induce certamente al tumore;
le traversine in legno dismesse dalla ferrovie dello Stato sono impregnate di creosoto, sostanza pacificamente riconosciuta altamente dannosa per l'uomo e per l'ambiente, oltre che cancerogena, anche estremamente infiammabile;
le suddette traversine sono state immesse sul mercato almeno fino al 2000, pertanto quelle disseminate sul territorio sono migliaia, sedicimila solo in provincia di Bari;
il legno delle traversine continua ad essere riutilizzato per i fini più disparati, come la realizzazione di camminamenti nei giardini, la costruzione di staccionate e persino la realizzazione dei filari nei vigneti;
la riutilizzazione del legno contaminato avviene senza alcun trattamento di bonifica, procedimento estremamente costoso e laborioso, basti pensare che la bonifica di una sola traversina richiede una spesa di circa 170 euro;
l'assenza della bonifica prima del riutilizzo del legno contaminato è accertata dal fatto che la forte richiesta del materiale dipende dal suo basso costo, oltre che dalla notevole resistenza -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della diffusione nel nostro territorio del legno delle traversine delle Ferrovie dello Stato contaminato dal creosoto, sostanza nociva per l'uomo e altamente inquinante per l'ambiente, e se non ritenga opportuno verificare se il nostro Paese rispetti pienamente le normative comunitarie in materia.
(5-00960)

Interrogazioni a risposta scritta:

SARUBBI, BOSSA, FRASSINETTI, MANCUSO, GIAMMANCO, MANNUCCI, BIANCOFIORE e MOSELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
lo zoo di Napoli è stato più volte oggetto di intervento di sindacato ispettivo da parte di onorevoli colleghi che hanno messo più volte in luce situazioni non regolari; la stessa autorità scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites), istituita ai sensi del comma 2, articolo 4, della legge n. 150 del 1992, è più volte intervenuta in modo particolare per la mancanza di autorizzazioni a detenere animali pericolosi di cui all'articolo 6 della sopra citata legge n. 150;
nel novembre 2004, già in stato di fallimento, lo zoo di Napoli, rilevato da una nuova gestione, è stato inaugurato ed aperto al pubblico;
in data 7 dicembre 2004 il Ministero dell'ambiente, sentito il parere favorevole della Commissione CITES, ha rilasciato allo zoo l'idoneità alla detenzione di animali pericolosi ai sensi dell'articolo 6 legge 150/92. La Commissione ha però richiesto allo zoo di:
a) migliorare la struttura che ospita le tigri;
b) migliorare e arricchire lo spazio occupato dagli orsi;
c) sostituire il cancello interno della struttura che ospita l'elefantessa;
d) installare un recinto più rigido per il cervo nobile;
e) un controllo efficace delle nascite dei felini ed un loro eventuale ricollocamento in strutture idonee;

in data 5 ottobre 2004 il comune di Napoli ha concesso il nulla osta all'esercizio dello zoo;
in data 12 novembre 2005 con istanza firmata dal legale rappresentante di «Parks and Leasures», gestore dello zoo di Napoli, viene richiesto il rilascio della licenza di giardino zoologico di cui all'articolo 4 del decreto legislativo n. 73/2005;
lo zoo di Napoli risulta di proprietà della Società OSAI, cui appartiene anche il parco di divertimenti Edenlandia, e che ha, tra i vari scopi societari, anche l'organizzazione, la gestione e l'allestimento di attività turistiche in genere, in proprio e per conto di enti locali (comuni, province, regioni) e centrali (Ministeri);
ai sensi del decreto legislativo 73/2005, per ottenere la licenza di giardino zoologico, le strutture devono essere in possesso di specifici requisiti previsti dal decreto legislativo stesso; le strutture in esercizio alla data di entrata in vigore del decreto legislativo avrebbero dovuto essere in regola entro il 17 maggio 2007. Di conseguenza lo zoo di Napoli, per tale data, avrebbe dovuto adeguarsi al rispetto dei prescritti requisiti e, in ogni caso, alle prescrizioni della Commissione CITES;
ad oggi lo zoo, nonostante abbia presentato domanda, non è in possesso della licenza di cui sopra, che si ritiene ancora in fase istruttoria;
nel corso del 2007 e nel giugno 2008 la LAV ha effettuato una visita allo zoo di Napoli riportando e documentando fotograficamente, tra l'altro:
1) la struttura appare in uno stato mediocre di conservazione; in alcune gabbie l'intonaco è scrostato, in giro si avverte comunque un senso di abbandono, dai viali poco curati ai cartelli mancanti;
2) non sono stati notati cartelli che indicassero le vie di fuga e i punti di raccolta;
3) i previsti arricchimenti ambientali sono costituiti soltanto, dove presenti, da basse cataste di legno (dovrebbero servire per consentire agli animali di ripararsi e nascondersi, secondo il cartello descrittivo, ma sono di dimensioni troppo ridotte per assolvere le loro funzioni) e/o da residui edili;
4) in nessun caso si è riscontrata la presenza di una corretta ricostruzione ambientale in funzione della specie ospitata;
5) presso alcune gabbie non sono presenti neppure i cartelli illustrativi;
6) le tigri presenti sono in evidente stato di stress, con percorsi rituali ininterrotti che durano per ore. Impossibile restare ad osservarle anche solo per 5 minuti senza raccapriccio. Queste sono rinchiuse in minimi spazi di solo cemento e piastrelle a dimostrazione che le prescrizioni ministeriali del 2004, nel 2008, sono ancora disattese;
7) all'interno dello zoo è presente una zona definita la «fattoria» all'interno della quale sono presenti asinelli e caprette nane di varie razze. L'area è riservata ai bambini, che possono entrare e giocare con gli animali, talvolta strapazzandoli. L'accesso sarebbe regolamentato da un collaboratore del parco, ma di fatto entra chi vuole senza restrizioni di sorta, in alcuni momenti è presente un vero assembramento senza alcun tipo di sorveglianza;
8) il pubblico viene addirittura invitato ad acquistare il cibo per gli animali;
9) durante le visite gli animali non si possono nascondere o riparare in quanto gli ingressi delle stabulazioni vengono volutamente chiusi;
10) gli orsi vivono in un recinto completamente di cemento;

nel luglio 2008 un articolo del quotidiano Corriere del Mezzogiorno intitolato «una giornata allo zoo, che choc» ben evidenziava l'assoluta mancanza di attenzione verso gli animali reclusi il cui benessere era completamente subordinato alle esigenze di restauro, tanto da far

legittimamente pensare che il restauro non riguardi solo le strutture ma anche uno spiccio rinnovo del «parco animali»;
la consulente del nuovo zoo di Napoli, dottoressa Svampa, risulta tuttora essere componente della stessa Autorità scientifica del Ministero dell'ambiente (Commissione Cites);
a risposta all'interrogazione a risposta scritta 4-12541 del 24 gennaio 2005 l'allora Ministro dell'ambiente ha dichiarato tra l'altro, riferendosi al doppio incarico rivestito dalla dottoressa Svampa di consulente in Commissione Cites e consulente dello zoo di Napoli, «Per quanto riguarda infine la incompatibilità tra l'incarico di consulente privato per qualsivoglia struttura zoologica e la nomina a membro della Commissione Scientifica CITES, ...è possibile che essi svolgano autonoma attività di consulenza professionale.» -:
se, allo stato attuale, ed indipendentemente dagli eventuali progetti futuri di ampliamento che dovrebbero produrre un miglioramento delle condizioni di detenzione degli animali detenuti, lo zoo di Napoli sia da considerare fuori da ogni contesto nel rispetto dei requisiti di cui al citato decreto legislativo 73/2005 e alle prescrizioni della Commissione CITES del 2004;
se il Ministro non ritenga opportuno non rilasciare la licenza di cui al decreto legislativo 73/2005 per totale mancanza di requisiti, oltreché sospendere ogni autorizzazione fornita, provvedendo al trasferimento degli animali attualmente nello zoo presso altre strutture idonee ed attendendo quantomeno la fine dei lavori di ristrutturazione prima di riesaminare le istanze;
se, la Commissione scientifica CITES abbia, dopo il 2005, effettuato controlli ed abbia emanato ulteriori prescrizioni;
se la Commissione CITES abbia fatto eseguire controlli dopo il maggio 2007;
se veramente, e al di là di ogni correttezza solo formale, si ritenga che non esista incompatibilità tra l'incarico di consulente nell'autorità scientifica CITES (controllore) e consulenze fornite ad enti, sottoposti ad attività ispettive da parte dello stesso Ministero dell'ambiente e se, per il futuro, non sia da applicare quantomeno il principio di cautela;
se, visti i fatti pregressi, il Ministro non ritenga di dover verificare se risultino intercorsi, tra la società OSAI ed il Ministero o altri enti dallo stesso vigilati, rapporti a titolo oneroso o gratuito relativamente all'organizzazione, la gestione e l'allestimento di attività turistiche in genere, in proprio e per conto di enti locali (comuni, province, regioni) e centrali (Ministero);
se risultino in esecuzione, considerata la peculiarità territoriale, i previsti controlli «antimafia»;
se non ritenga il Ministro, per dare sostanziale esecuzione alla direttiva europea 22/99, di non dover provvedere alla urgente istituzione di una adeguata ed apposita struttura ove ricoverare animali provenienti da sequestri o dalla provvisoria chiusura di giardini zoologici dichiarati inidonei.
(4-02236)

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2005, il ministero delle attività produttive, tenuto conto anche del parere favorevole della regione Lombardia, della VIA (valutazione d'impatto ambientale) e dell'AIA (autorizzazione integrata ambientale) del ministero dell'ambiente, ha concesso alla società Sorgenia l'autorizzazione a costruire una centrale termoelettrica (750 Mw), alimentata a metano, nell'area industriale dell'ex Gulf Oil di Bertonico e Turano;
il Consiglio regionale della Lombardia, con deliberazione n. VIII/0296 del 20 dicembre 2006, ha approvato un ordine

del giorno che impegnava la Giunta a «valutare l'opportunità di intervenire presso le opportune sedi ministeriali per la revisione o quantomeno la ridefinizione della Autorizzazione Ambientale Integrata del luglio 2005»;
tale ordine del giorno derivava dalla considerazione della notevole esposizione a valori inquinanti di emissioni in atmosfera e polveri sottili dell'area territoriale in questione;
questa preoccupazione sull'inquinamento atmosferico della provincia di Lodi, fortemente sentita dai cittadini, è stata confermata dai dati ufficiali forniti dall'ARPA per gli anni 2006/2007 e da un articolo del quotidiano Il Cittadino del 10 giugno 2008;
la provincia di Lodi e, in particolare, il comune di Bertonico, in data 31 marzo 2008, hanno richiesto ufficialmente al ministero dell'ambiente una revisione del documento dell'autorizzazione integrata ambientale relativo alla centrale di turbogas in costruzione;
con comunicazione ufficiale, inviata alla provincia di Lodi in data 3 aprile 2008 (prot. Provincia n. 13104) ed al comune di Bertonico in data 4 aprile 2008, il ministero comunica «formalmente avviato» il processo di revisione dell'autorizzazione integrata ambientale;
sempre sul quotidiano locale Il Cittadino, del 25 settembre 2008, si legge un articolo del Presidente della Regione Lombardia Formigoni, che dichiara, scrivendo al ministro Claudio Scajola, che la regione produce già in proprio tutta l'energia elettrica di cui ha bisogno e che non servono altre centrali sul territorio e nonostante la provincia di Lodi abbia già avviato, dal 2007, rilevanti progetti relativi all'efficienza energetica, modulazione dei consumi e produzione di fonti rinnovabili -:
quale sia lo stato attuale della revisione dell'autorizzazione integrata ambientale ed a quali risultati sia, eventualmente, pervenuta;
se il Ministro non ritenga opportuno istituire una apposita commissione AIA che lavori di concerto con la Regione Lombardia ed enti locali interessati, ad ogni livello, superando qualsiasi conflitto o contrasto;
quali siano le reali misure di monitoraggio del rischio di inquinamento atmosferico predisposte, sia rispetto alla futura attività della centrale sia sulla attuale attività di cantiere, offrendo tutti i dovuti chiarimenti ai cittadini, preferibilmente in senso rassicurante, circa la tutela della loro sicurezza e salute.
(4-02246)

NACCARATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 21 gennaio scorso un tratto lungo circa trenta metri dell'argine del fiume «Muson dei Sassi» è franato in prossimità del Comune di Loreggia (Padova), riversando sul centro abitato quasi 30 metri cubi di acqua che hanno creato ingenti danni alle abitazioni situate vicino al corso d'acqua, nonché notevoli disagi all'intera popolazione del Comune dell'Alta padovana;
le autorità competenti hanno quantificato l'entità dei danni causati dalla rottura dell'argine del fiume Muson dei Sassi in 4 milioni di euro al fine di ripristinare la frana e mettere in sicurezza il solo tratto interessato dall'ultima esondazione;
le perizie tecniche hanno rilevato che la rottura dell'argine del fiume Muson dei Sassi non è avvenuta a causa di una piena eccezionale del corso d'acqua ma in seguito ad un normale ingrossamento del fiume, che non ha superato il livello di guardia, dovuto alle piogge;
il 7 ottobre del 1998 si era già verificata, a poca distanza dal punto in cui è accaduta lo scorso gennaio, un'analoga rottura dell'argine che aveva provocato danni ingenti ai cittadini della zona;

considerato l'episodio citato risalente al 1998, il responsabile del Genio Civile di Padova ha fatto presente la necessità di intervenire per la messa in sicurezza dell'intero tratto del fiume Muson dei Sassi (pari a 130 metri di lunghezza) e, a tale scopo, ha quantificato una ulteriore spesa di 4 milioni di euro. Inoltre, con un rapporto dettagliato redatto in data 24 dicembre 2008 prot. n. 688469, il Genio Civile ha anche affermato la necessità che la Regione Veneto preveda un intervento organico di sistemazione degli argini dei fiumi che scorrono in tutta la provincia di Padova, il cui costo complessivo è stimato intorno ai 10 milioni di euro;
a fronte di queste urgenti richieste valide per gli interventi necessari solo nella Provincia di Padova, nel bilancio di previsione per l'anno 2009, la Regione Veneto ha stanziato complessivamente 6 milioni di euro per «interventi regionali di prevenzione, soccorso e pronto intervento per calamità naturali» in tutto il territorio regionale;
a seguito dell'ultima calamità, i cittadini del Comune di Loreggia e dei Comuni limitrofi situati lungo questo corso d'acqua hanno manifestato forte preoccupazione per lo stato degli argini del fiume, denunciando in più occasioni ai Sindaci dei Comuni interessati tutto il loro disagio per il pericolo che calamità come quella che si è verificata il 21 gennaio scorso si possano ancora ripetere provocando gravi danni a numerose famiglie della zona -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali misure il Ministro intenda porre in essere perché siano stanziati maggiori fondi per la messa in sicurezza degli argini dei principali corsi d'acqua che scorrono nella Provincia di Padova e in tutto il territorio regionale al fine di prevenire il ripetersi di pericolose calamità naturali che creano ingenti danni a numerose famiglie del Veneto.
(4-02250)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LEVI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 9 della Costituzione, la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica;
la lettura riveste una funzione strategica per lo sviluppo della cultura e del progresso civile ed economico del Paese;
la promozione del libro e della lettura rappresenta una missione pubblica fondamentale;
a seguito del protocollo d'intesa firmato il 25 ottobre 2006 dal Ministero per i beni e le attività culturali e dai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni interessate, con la Legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), comma 409, al fine di realizzare una politica unitaria e coerente in grado di superare le storiche criticità del mercato del libro e la scarsa propensione alla lettura in Italia, è stato istituito il Centro per il libro e la lettura;
con decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007 n. 233 il Centro è stato incluso tra gli istituti dotati di autonomia speciale quale articolazione della direzione generale per i beni librari, gli istituti culturali e il diritto d'autore del ministero per i beni e le attività culturali;
la mancata registrazione da parte della Corte dei Conti, peraltro con un rilievo meramente formale e facilmente superabile, del decreto interministeriale 7 aprile 2008 che ne stabiliva le modalità organizzative e il funzionamento priva il Centro di assetto organizzativo, con un evidente disagio operativo e funzionale;
il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, ha dimezzato la spesa prevista per

il funzionamento del Centro nell'esercizio finanziario 2008, riducendola da 3 milioni a 1,5 milioni di euro;
nel bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 è stato addirittura soppresso il capitolo 3614 per le spese di funzionamento del Centro per il libro e la lettura;
come conseguenza immediata di tale situazione, il Centro, che ha portato nel 2008 a compimento tutti i programmi avviati, si trova, nell'anno in corso, nell'impossibilità di utilizzare la somma residua sull'ex capitolo 3614 per i pagamenti residui del 2008;
sempre come immediata conseguenza della sopraesposta situazione e nonostante le ripetute, ufficiali assicurazioni del ministro e del sottosegretario per i Beni e le attività culturali, il Centro si trova nell'impossibilità di proseguire la propria attività istituzionale e di onorare gli impegni assunti in Italia e all'estero, tra i quali, ad esempio, la partecipazione a Ifla 2009, il convegno annuale dell'Associazione internazionale delle associazioni delle biblioteche, alle Fiere internazionali del libro di Francoforte e di Montreuil, alla fiera della media e piccola editoria italiana «Più libri più liberi», alle iniziative di promozione della cultura italiana programmate per il prossimo aprile a New York -:
se intenda onorare i propri impegni e, di conseguenza, se e con quali tempi si assuma l'onere di procedere all'approvazione del decreto di organizzazione del Centro per il libro e la lettura e al ripristino del capitolo di bilancio e dello stanziamento previsti per il suo funzionamento.
(5-00965)

Interrogazione a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni a Modena viene organizzato il «Festival della Filosofia», evento che rappresenta una iniziativa di grande rilevanza culturale, ormai nota in tutta Italia e che coinvolge molti prestigiosi intellettuali anche stranieri;
tale evento è organizzato dalla Fondazione San Carlo di Modena e patrocinato dalle Istituzioni locali e nazionali;
nei giorni scorsi la direttrice del Festival, dottoressa Michelina Borsari, si è dimessa dal proprio incarico, perché pare non avere ricevuto adeguate garanzie, in sede di rinnovo contrattuale per poter proseguire questo impegno;
alle dimissioni della direttrice sono seguite anche quelle dell'intero Comitato scientifico del Festival della filosofia, Costituito tra gli altri dal filosofo Remo Bodei dell'Università della California, Giovanni Filoramo, Tullio Gregory, Francisco Jarauta, Maurice Olender e Wolfgang Schluchter;
la Direttrice e il Comitato scientifico avevano ottenuto in questi anni brillanti risultati, oltre ad uno straordinario successo di pubblico, portando il Festival della filosofia di Modena ad assumere valenza anche in campo internazionale;
il Presidente del Comitato scientifico, professor Bodei, ha scritto una lettera al Presidente della Fondazione San Carlo, Roberto Franchini, formalizzando le proprie dimissioni, sottolineando il fondamentale contributo offerto dalla ormai «e direttrice» Michelina Borsari, criticando l'atteggiamento tenuto dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione stessa nei suoi confronti e lamentando la mancata informazione del Comitato scientifico dell'intera vicenda;
tali dimissioni rischiano di pregiudicare fortemente l'organizzazione della nuova edizione della manifestazione «Festival Filosofia», che si dovrebbe tenere a Modena nel settembre 2009;
il Sindaco di Modena, dopo giorni di diatribe pubbliche e per uscire da questa grave situazione mal gestita, sembra voler

costituire un Ente ad hoc per salvare il Festival della filosofia, staccandolo dalla Fondazione San Carlo -:
se sia a conoscenza della vicenda sopradescritta e quali ulteriori informazioni sia in grado di fornire all'interrogante;
se non ritenga che le dimissioni della dottoressa Borsari e di tutto il Comitato scientifico del Festival possano pregiudicare l'organizzazione e il prestigio di un evento culturale di così importante rilevanza per l'intero Paese;
se in questa vicenda siano ravvisabili responsabilità politiche ed errori, commessi dai rappresentanti delle Istituzioni, in particolare quale sia stata la posizione dei membri del Consiglio di amministrazione, nominati dal Ministero;
se corrisponda al vero l'intenzione del Sindaco di Modena di voler staccare il Festival della filosofia dalla Fondazione San Carlo;
se intenda intervenire per evitare che il «Festival Filosofia» di Modena, all'apice del proprio successo, possa subire una battuta d'arresto, che rappresenterebbe comunque un danno culturale per tutti.
(4-02243)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI, ROSATO e GAROFANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la legge 31 marzo 2005 n. 48 il «Monumento sacrario dei 51 martiri di Leonessa», il Monumento sacrario denominato Ara Pacis Mundi di Gorizia, il Sacrario nazionale Mater Captivorum di Melle e il «Tempio Sacrario di Terranegra con il museo dell'ex internato denominato «Tempio nazionale dell'internato ignoto» a Padova sono stati a tutti gli effetti equiparati ai cimiteri di guerra;
al fine di garantire piena attuazione alle finalità di tali disposizioni, la stessa legge, ha garantito, a decorrere dal 2005, uno stanziamento pari a 247.196 euro annui;
fino a questo momento, il Tempio sacrario di Terranegra con annesso il museo dell'ex internato denominato «Tempio nazionale dell'internato ignoto» di Padova, nonostante abbia presentato agli enti della Amministrazione della difesa competenti, richieste di interventi urgenti e i relativi progetti, non ha ricevuto nessun finanziamento né alcun impegno o riconoscimento verso tali richieste;
come sono state impegnate a partire dal 2005 le risorse assegnate al Ministero della difesa con la legge richiamata in premessa -:
quali iniziative intenda assumere per garantire al Tempio sacrario di Terranegra e all'annesso museo «Tempio nazionale dell'internato ignoto» di Padova gli interventi richiesti, anche ricorrendo a lavori diretti da realizzare in economia da enti della Difesa.
(4-02244)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si sta attuando in questi giorni, in Trentino come su tutto il territorio nazionale, un accentramento presso le Direzioni Provinciali delle Entrate delle competenze sull'attività di controllo diverse da quelle automatizzate, o comunque di minor rilevanza, che rimangono di competenza degli uffici locali;

in Provincia di Trento gli uffici territoriali di Tione, Cles, Cavalese Borgo Valsugana, Riva del Garda e di Rovereto delle Agenzie delle Entrate non costituirebbero più sede dirigenziale, rimanendo questo ruolo assegnato al solo ufficio di Trento;
la riorganizzazione e la riduzione di competenze a livello decentrato comporterebbe la soppressione di un certo numero di posizioni dirigenziali: in particolare anche gli uffici di Cles, Tione, Cavalese, Borgo Valsugana, Riva del Garda e di Rovereto, che sono di terza fascia, subirebbero la perdita della posizione dirigenziale;
al di là delle questioni inerenti la posizione del personale dirigente, ciò che emerge è una forte incertezza sugli impatti operativi di questa riorganizzazione sul lavoro a seguito dell'accentramento di competenze, con particolare riferimento ai rimborsi IVA di tutta la Provincia in carico al nuovo ufficio territoriale o alla gestione del personale che opera controlli sostanziali a livello locale mediante il nuovo ufficio controlli presso la direzione provinciale;
si segnala, altresì, che nell'Agenzia delle Entrate di Trento, è rimasto un solo dirigente, nella persona del dottor Maurizio Ragusa, che sarà destinato a dirigere l'istituendo Ufficio Territoriale di Trento mentre gli altri incarichi presso la Direzione Provinciale di Trento sono stati assegnati a funzionari incaricati compreso quello inerente il nuovo Ufficio di Controllo che si occuperà di accertamento-riscossione e contenzioso di tutta la provincia di Trento -:
quali motivazioni portino ad una riorganizzazione in tale forma;
quali provvedimenti intenda adottare per assicurare la necessaria informazione in ordine ai cambiamenti in atto e soprattutto per far sì che da essi non derivino disagi per i contribuenti.
(5-00961)

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCOLO, BOSSA, SERVODIO, NICOLAIS, CIRIELLO, MOSELLA, CESARIO, PIZZETTI, SANGA, LOLLI, PICIERNO, D'ANTONI, OLIVERIO, SBROLLINI, IANNUZZI, SARUBBI, D'ANTONA, ANDREA ORLANDO, PEDOTO, BOCCI, GRASSI, MARIO PEPE (PD), GRAZIANO, FADDA, CARDINALE, RUGGHIA, ANTONINO RUSSO, VACCARO, GIACOMELLI e BURTONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Industrie Italiane di materiale rotabile sono da tempo al centro di una seria crisi economica, a causa della mancanza di nuovi ordini, soprattutto da parte di Trenitalia, costringendo le aziende a chiudere o ad operare drastici ridimensionamenti del personale dipendente;
di particolare gravità si presenta la situazione dei siti produttivi del RTI (raggruppamento capeggiato dalla mandataria Ansaldobreda) e delle aziende dell'indotto, dopo il provvedimento unilaterale di Trenitalia (società partecipata al cento per cento del Ministero dell'economia) di recedere dal contratto di rimodernamento delle carrozze per treni Intercity, riducendo le lavorazioni da 901 carrozze a 450;
al Raggruppamento RTI partecipano le seguenti aziende: AnsaldoBreda Palermo, Ferrosud Matera, Fervet Castelfranco Veneto (Treviso), Keller Villacidro Cagliari e Carini (Palermo), Magliola Santhià (Vercelli);
inoltre vi è un consistente indotto che interessa alcune imprese come la Decotrain Ferrara (decoibentazione) e la Comatev Napoli (decoibentazione), nonché alcune aziende per la fornitura di apparecchiature e materiali di allestimento in tutto il territorio nazionale, tra le quali si segnalano in particolare la Saira, la Far System (Gruppo TOSOS) Verona/Avellino,

l'ATI Coplas-Atecnology Firenze/Avellino, l'ATI Izzo-Fisa-Imet Napoli/Avellino, la Sacme Milano, l'ATI Siarcolteco, la Pomezia Milano, la RGM Genova;
la riduzione causerà la perdita, per le Aziende del Raggruppamento, di circa 2 milioni di ore di lavoro nel triennio 2009-2011 con l'inevitabile necessità di ricorrere alla Cassa integrazione per moltissimi lavoratori, oltre alle pesanti conseguenze che si determineranno sui livelli occupazionali delle aziende che operano nell'indotto;
il rischio imminente della perdita del posto di lavoro per tanti lavoratori coinvolgerà migliaia di famiglie, già prostrate dalla gravissima crisi economica che colpisce in particolare le fasce più deboli del paese, alimentando fortissime tensioni sociali -:
se intendano, alla luce dei fatti esposti, procedere ad una rivalutazione degli indirizzi del Governo nei confronti di F.S. circa la politica di sviluppo che, in relazione alle misure adottate nel DL anti-crisi, prevede un fondo di dotazione di euro 906 milioni per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato, nonché l'autorizzazione alle stesse dell'ulteriore spesa di euro 480 milioni per ciascuno degli anni 2009/2010/2011 per assicurare i necessari servizi di trasporto pubblico regionale;
se non ritengano che le risorse economiche destinate a coprire i costi della cassa integrazione per i lavoratori delle aziende suindicate possano essere meglio utilizzate per completare l'ammodernamento delle carrozze destinate ad un servizio ferroviario più efficiente e più adeguato alle esigenze degli utenti e salvaguardare - al tempo stesso - i posti di lavoro, tenuto conto che il relativo progetto è già finanziato;
se giudichino opportuna, nell'attuale situazione di crisi economica e sociale, la decisione assunta dalle Ferrovie dello Stato di tagliare la commessa delle 901 carrozze, essendo evidente che essa appare in netta contraddizione con le misure economiche di sostegno alla produzione, ai salari ed all'occupazione;
se e quali progetti o indirizzi vogliano definire per affrontare concretamente e risolutivamente le necessità del trasporto interregionale, garantendo a questa utenza un servizio dignitoso, sicuro ed efficiente, con la sostituzione del materiale rotabile fatiscente e con il rinnovo dei treni, ormai usurati e assolutamente inadeguati;
se non ritengano indispensabile ed urgente attivare efficaci politiche e strategie a tutela dell'ambiente, rilanciando seriamente il trasporto merci ferroviario che attualmente registra una preoccupante carenza di strutture e mezzi idonei;
quali iniziative immediate valutino di intraprendere per scongiurare una crisi irreversibile degli anzidetti siti produttivi e delle conseguenti, gravi ripercussioni sull'occupazione.
(4-02242)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con l'istituzione della BCE (Banca centrale eropea) e l'adozione della moneta unica i poteri e le funzioni delle Banche centrali nazionali (BCN) si sono parzialmente ridotti e modificati;
in particolare la funzione di intervento diretto a protezione della propria moneta è venuta meno;
le riserve gestite direttamente dalle BCN hanno perso una delle principali motivazioni;
il livello delle riserve non pare tenere conto attualmente di questa nuova realtà in atto da un decennio;
il livello delle riserve della Banca d'Italia è stimato (fine novembre 2008) di poco inferiore agli 80 miliardi di euro;

il peso del servizio del debito pubblico che il bilancio dello Stato prevede è di circa 70 miliardi di euro l'anno;
da anni si dibatte sulla funzione, la destinazione e il ruolo delle riserve della Banca d'Italia, la loro evoluzione, le possibili destinazioni;
anche problemi di forma hanno sinora reso non fattibile un loro diretto impiego al fine di ridurre il livello di debito pubblico;
pur tuttavia molti a livello politico, istituzionale, accademico ed economico ritengono tale problema comunque attuale;
qualora la Banca d'Italia accettasse di sottoscrivere titoli di Stato della Repubblica italiana ad interesse zero o inferiore a quello corrente, magari a valere sulle proprie riserve, queste manterrebbero il proprio valore nominale, non essendone intaccato l'ammontare ma solo la composizione, mentre sul fronte del bilancio dello Stato il beneficio sarebbe significativo in termini di riduzione dell'ammontare del servizio del debito pubblico, liberando risorse che possono essere stimate superiori quantomeno al miliardo di euro l'anno -:
se il Governo nell'ambito della propria politica economica, ferma restando l'autonomia della Banca d'Italia, non intenda collocare titoli di Stato con un'emissione riservata alla Banca d'Italia.
(4-02247)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 30 gennaio scorso da Il Gazzettino, nel distretto giudiziario di Venezia che fa riferimento alla Corte d'appello lagunare vi è un magistrato ogni 95.892 abitanti, in coda alla graduatoria nazionale con la sola eccezione di Brescia;
davvero significativo risulta il caso di Vicenza che nel suo territorio ha un totale di 27 magistrati per 626 mila abitanti, quindi un magistrato ogni 23 mila a fronte di una media nazionale di un magistrato ogni 14-15 mila;
dall'analisi dei dati del comparto regionale emerge addirittura che altre città più grandi come Milano, Torino, Bologna e Roma registrano una minore carenza di toghe;
questa situazione spiega i notevoli ritardi della macchina giudiziaria veneta: i processi durano infatti il doppio rispetto al tempo massimo (sei anni) individuato in sede europea;
occorre tra l'altro rilevare che, grazie allo sviluppo industriale della regione, il prodotto interno lordo pro capite è di 30 mila euro, il 16 per cento in più della media nazionale e ben il 20 per cento in più dell'Unione europea: questa notevole vivacità produttiva necessita di risposte rapide, considerando la forte infiltrazione della criminalità in tutte le aree del paese interessate dal benessere economico -:
se non intenda adottare misure volte ad un riequilibrio degli organici, attraverso un decisivo intervento sulla struttura stessa del processo.
(3-00354)

TESTO AGGIORNATO AL 26 FEBBRAIO 2009

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'atto modificativo dell'Accordo di Programma del 29 novembre 1999 (siglato l'8 ottobre 2005) concernente le aree di Genova Cornigliano, ha previsto, all'articolo 10 («Risorse finanziarie e misure di

compensazione per l'Autorità Portuale di Genova»), un finanziamento complessivo di euro 70.000.000 da parte del ministero delle infrastrutture e dei trasporti destinati a «consentire l'ampliamento e lo sviluppo della funzione logistico-portuale» secondo il programma presentato dall'autorità portuale di Genova;
in coerenza con ciò, l'Autorità Portuale ha provveduto ad inserire nei programmi triennali delle opere gli interventi infrastrutturali di logistica portuale finanziati con lo stanziamento di cui all'articolo 10 dell'atto modificativo. In particolare, il programma triennale 2006-2008 allegato al bilancio di previsione 2006, inviato al Ministero competente in occasione dell'approvazione del bilancio ed aggiornato con la nota n. 9457 del 12 giugno 2006, conteneva la previsione dei suddetti interventi. Gli interventi sono stati poi riconfermati anche nelle programmazioni successive;
l'avvio delle opere previste, tuttavia, era condizionato dagli interventi di bonifica da effettuarsi sulle aree e la cui competenza era delegata agli enti locali e alla società per Cornigliano;
al fine di dare esecuzione a quanto previsto nell'atto sottoscritto, l'autorità portuale di Genova ha inviato, in data 28 dicembre 2007 (Prot. APG 23545) al Ministero una prima bozza di accordo procedimentale per il finanziamento degli interventi di logistica;
con la successiva nota n. 4582/P del 5 marzo 2008, e n. 10540 del 23 maggio 2008 ha richiesto ai competenti Ministeri l'erogazione del suddetto finanziamento;
il ministero dei trasporti, con la nota del 27 marzo 2008 ha inoltrato la questione per competenza al Ministero delle infrastrutture;
in data 11 luglio 2008 è stato sottoscritto il «Protocollo correlato all'Accordo di Programma dell'8 ottobre 2005», che al punto 3, recepisce l'istanza dell'autorità portuale di Genova in relazione all'articolo 10 dell'atto modificativo, invitando il Prefetto di Genova, quale Presidente del Collegio di Vigilanza, a sollecitare il ministero delle infrastrutture e dei trasporti a dare attuazione a quanto previsto;
il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la nota n. 344 del 17 luglio 2008 ha comunicato l'insufficienza di fondi a tale titolo sui capitoli ministeriali destinati alle risorse per l'autorità portuali ed ha inoltre ribadito che la legge finanziaria 2007 ha disposto l'autonomia finanziaria degli enti e per tali ragioni sono cessati i trasferimenti statali per la realizzazione delle infrastrutture;
in considerazione dell'Accordo di Programma, l'autorità portuale di Genova ha inserito nel suo programma triennale 2008-2010 i seguenti interventi relativi alla logistica: prolungamento sopraelevata portuale 23.500.000 euro; ammodernamento sopraelevata esistente 15.000.000 euro; autoparco 20.000.000 euro; attrezzaggio tecnologico 11.500.000 euro per un totale di 70.000.000 euro, che possono rapidamente trovare cantierizzazione -:
quali atti il Governo intenda compiere al fine di rispettare l'Accordo di Programma sottoscritto e conseguentemente corrispondere i finanziamenti dovuti all'autorità portuale di Genova.
(5-00962)

TESTO AGGIORNATO AL 12 FEBBRAIO 2009

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel territorio della provincia di Bolzano la gestione degli esercizi pubblici è disciplinata dalla legge provinciale del 14 dicembre 1988, n. 58, adottata ai sensi degli articoli 9 e 20 dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670 e successive modificazioni;
l'articolo 11 della legge provinciale n. 58 del 1988 prevede proprio la facoltà per gli esercizi pubblici di tenere e praticare giochi non vietati con un decreto del Presidente della giunta provinciale, con ciò comportando che il rilascio delle licenze da parte dei sindaci comprendono anche l'autorizzazione ad una serie di altri servizi aggiuntivi, ivi compresi i giochi non vietati;
il decreto del Presidente della Provincia del 28 giugno 2004, n. 148/1.4, contiene la tabella dei giochi proibiti nella provincia di Bolzano ed è stato rivisto e aggiornato più volte;
da notizie apprese dai pubblici esercizi, il Questore di Bolzano pretende che siano applicate le tabelle sui giochi vietati da lui diramate a norma dell'articolo 110, comma 1, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e successive modificazioni, arrivando addirittura a minacciare i gestori dei pubblici esercizi interessati e le stesse amministrazioni comunali, competenti per l'adozione dei provvedimenti in materia di esercizi pubblici, di applicare le sanzioni previste dall'articolo 17 del medesimo testo unico che prevedono l'arresto fino a tre mesi o un'ammenda fino a 200 euro circa;
la Questura di Bolzano insiste sull'applicazione delle tabelle da essa predisposte attraverso una estensione analogica della sentenza della Corte costituzionale intervenuta nei confronti di una legge della provincia di Trento in materia di apparecchi e congegni automatici o elettronici;
anche il Questore di Trento ha esplicitamente confermato la competenza provinciale sull'applicazione delle tabelle dei giochi vietati;
si ritiene dunque che, finché persista l'efficacia della normativa provinciale vigente in materia, i compiti del Questore di Bolzano siano solo di controllo della corretta applicazione della legge, salva la possibilità di sollevare dubbi di costituzionalità delle previsioni provinciali dinanzi alla Corte costituzionale;

si segnala inoltre, che in virtù dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 266/1992, recante norme di attuazione dello statuto di autonomia speciale per la regione Trentino Alto Adige/Südtirol, gli organi statali non possono svolgere funzioni amministrative, comprese quelle di vigilanza, di polizia amministrativa e di accertamento di violazioni amministrative, diverse da quelle spettanti allo Stato secondo lo statuto speciale e le norme di attuazione, salvi gli interventi richiesti ai sensi dell'articolo 22 dello statuto speciale medesimo (assistenza della polizia su richiesta del presidente della provincia);
se il ministro non ritenga opportuno verificare e chiarire quali siano le competenze del Questore di Bolzano in materia di esercizi pubblici tenendo conto degli articoli 9 e 20 dello Statuto speciale del Trentino-Alto Adige e invitare lo stesso Questore a sospendere i comportamenti messi in atto in attesa di un pronunciamento della Corte costituzionale.
(5-00966)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sabato 10 gennaio 2009 sedici consiglieri, sui trenta facenti parte del consiglio comunale di Caivano (Napoli), hanno presentato le proprie dimissioni dalla carica mediante sottoscrizione contestuale di apposito documento in foglio unico, con ciò integrando i presupposti di cui all'articolo 141, comma 1, lettera b), n. 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
la nota avente ad oggetto le dimissioni dalla carica di consigliere comunale, previa rituale autenticazione, è stata consegnata e de iure protocollata nel giorno sopra descritto, presso il Comando di Polizia Municipale locale;
risulta all'interrogante che un senatore del medesimo gruppo dell'interrogante si è personalmente recato, nella veste di semplice accompagnatore dei 16 consiglieri tutti contestualmente presenti, in occasione della consegna delle dimissioni rese dai consiglieri sottoscriventi, circostanza attestata dal pubblico ufficiale che ha protocollato l'atto in questione, il quale ne rilevava la presenza insieme a quella di «diversi consiglieri»;
previa richiesta della Prefettura-Ufficio territoriale del Governo di Napoli al Segretario Generale del Comune di Caivano in merito alle circostanze di presentazione delle dimissioni, in data 15 gennaio 2009 il Comandante della polizia locale dichiarava non esservi stato bisogno di identificare, mediante esibizione di documento d'identità, le persone note al pubblico ufficiale ricevente l'atto, vale a dire tre consiglieri dimissionari e il senatore del medesimo gruppo dell'interrogante che li accompagnava in occasione della consegna. L'ufficiale ha precisato, tuttavia, che altri consiglieri comunali, pur presenti, gli risultavano non quantificabili e non identificabili, elemento del quale non veniva fatta menzione nell'atto del protocollo;
nel prendere atto di tale successiva attestazione, la Prefettura di Napoli considerava non ritualmente presentati gli atti di dimissione per difetto di delega, con atto autentico, concludendo conseguentemente, in data 16 gennaio 2009 per la non sussistenza dei presupposti di legge per l'avvio della procedura di scioglimento del consiglio comunale di Caivano;
le dimissioni sono state rese dal prescritto numero di consiglieri tale da determinare lo scioglimento del consiglio, mediante la redazione e la firma autenticata sotto un unico foglio, attestante la contestualità della manifestazioni di volontà. Le dimissioni in oggetto sono state consegnate all'unico ufficio comunale di Caivano dotato di protocollo aperto nella giornata di sabato 10 gennaio 2009, e quindi regolarmente protocollate e comprovate, nella loro contemporaneità, da un pubblico ufficiale, il quale, come consentito dalla legge nel caso di presentazione personale delle dimissioni, riteneva di non richiedere ai presenti, con ciò intendendosi

sia il sopra citato senatore che i consiglieri comunali dimissionari al seguito, l'esibizione di documento per l'identificazione personale, in quanto persone note, circostanza peraltro ribadita dall'ufficiale in questione;
la mancata identificazione, da parte del pubblico ufficiale preposto al protocollo, di ciascuno dei singoli consiglieri comunali al momento della consegna dell'atto di dimissioni presso il Comando di polizia locale, pur espressamente consentita dalla legge nel caso di persone conosciute al pubblico ufficiale, è risultata viziata anche in virtù di una successiva precisazione circa una presunta non quantificabilità e non identificabilità di tutti i dimissionari, pur dallo stesso qualificati come consiglieri comunali e quindi evidentemente riconosciuti;
le dimissioni rese, pur essendo irrevocabili, non hanno prodotto effetto e la nomina del commissario, atto dovuto per il caso di scioglimento, non è avvenuta a seguito della conclusione, da parte della Prefettura di Napoli, della necessità di delega autenticata, anche al senatore del medesimo gruppo dell'interrogante per la presentazione delle dimissioni non avendo il pubblico ufficiale attestato la contemporaneità dell'atto per tutti i sottoscrittori;
secondo l'interrogante l'eventuale negligenza di un pubblico ufficiale nell'identificazione di tutti i presentatori o sottoscrittori di un atto del quale si chiede ed ottiene la registrazione presso il protocollo e al quale la legge riconnette precisi effetti, non può porre nel nulla un atto di estrema rilevanza quale le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali -:
se l'accertamento del vizio di forma dell'atto sia da ritenersi definitivo e sia stato effettuato dagli organi preposti al controllo di legittimità e secondo le procedure prescritte dall'ordinamento, e quindi sia tale da produrre l'effetto della nullità insanabile di una manifestazione di volontà resa per iscritto a pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, superando il principio di conservazione degli atti amministrativi;
per quali motivi, se il vizio di forma è stato determinato o allo stesso ha concorso la trascuratezza di un pubblico ufficiale addetto alla registrazione dell'atto, la conseguente inefficacia dell'atto deve produrre effetti giuridici negativi in capo a soggetti terzi che invece esprimevano con un atto regolare una chiara e precisa volontà amministrativa di procedere allo scioglimento del consiglio comunale, potere conferitogli dalle norme di legge all'uopo previste;
se non ritenga comunque il Ministro interrogato valutare se sussistano i presupposti per attivare le procedure di cui all'articolo 141 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
(4-02237)

GALATI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Gioia Tauro (Reggio Calabria) è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ed attualmente è amministrato da una commissione Straordinaria nominata con decreto del Presidente della Repubblica del 24 aprile 2008;
anche gli altri due Comuni della Piana, Rosarno e San Ferdinando con successivi provvedimenti, sono stati oggetto di scioglimento;
com'è noto il Comune di Gioia Tauro è al centro di grandi insediamenti produttivi, tra i quali figura ora anche il più grande impianto di rigassificazione della nazione, che produrrà oltre il 10 per cento del fabbisogno nazionale, con un investimento complessivo dichiarato da parte della società concessionaria di oltre 1.000 milioni di euro;
la grande opera è prossima alla posa della prima pietra e di fatti il Comune di Gioia Tauro dovrebbe deliberare l'intesa con l'Autorità Portuale per la revisione del piano urbanistico del porto, mentre assieme agli altri Comuni di Rosarno e di San Ferdinando, dovrebbe essere avviata la procedura di legge con l'emanazione del

bando di messa a conoscenza delle popolazioni circa l'inizio dei lavori per la realizzazione dell'impianto;
tutto ciò rischia di avvenire, come già accaduto per il Porto di Gioia Tauro, senza che sia stata tenuta in debita considerazione l'esigenza improcrastinabile di prevedere, da subito, benefici diretti a favore del territorio e delle popolazioni locali (quali contributi per l'Amministrazione comunale e riduzione dei costi per le bollette), a fronte invece del notevole impatto che comporta inevitabilmente la realizzazione di una ulteriore opera di queste dimensioni, sia per l'Amministrazione che per i cittadini;
se si aggiunge poi, come di recente appreso da notizie riportate dalla stampa locale, che a distanza ormai di tanti anni dalla intervenuta realizzazione dell'area portuale il Comune di Gioia Tauro non riceve dalle società concessionarie neppure il pagamento dei tributi locali dovuti per I.C.I. e TA.R.S.U., per importi di rilevante entità, e che pertanto il Comune e costretto ad imporre tassazioni necessariamente più elevate ai cittadini, per evitare il «dissesto finanziario», si intuisce come la preoccupazione da parte dei cittadini della comunità locale si faccia ogni giorno più intensa;
la situazione delineata appare ancor più grave se si considera che attualmente i Comuni interessati sono amministrati direttamente da «uomini dello Stato», che lo stesso Stato non può permettere il perpetuarsi di ulteriori disattenzioni nei confronti delle legittime esigenze dei cittadini;
sarebbe infatti davvero assurdo che nella popolazione locale si venisse a determinare ancora maggiore sfiducia ed ulteriore allontanamento dallo Stato e che potesse trovare conferma l'idea che anche le istituzioni siano impossibilitate a ripristinare il governo della legalità e la tutela dei legittimi interessi dei cittadini;
è necessario ed improcrastinabile che si diano le opportune direttive amministrative ai commissari onde consentire una efficiente gestione delle problematiche di tali enti locali -:
quali iniziative intenda il Governo adottare per consentire che le amministrazioni locali dei Comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando possano operare per assicurare, con la leale collaborazione di tutte le realtà istituzionali locali, il miglioramento delle condizioni economiche ed ambientali, in una realtà caratterizzata ancora da gravi difficoltà.
(4-02245)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni si continua a riflettere sui diversi aspetti del processo di globalizzazione in atto, sulla nuova realtà, sul «nuovo mondo» che sta prendendo rapidamente corpo;
l'affermazione dell'Europa come nuovo soggetto economico e politico è uno dei fenomeni che ha maggiormente caratterizzato questa fase particolare;
al di là di richiami e riferimenti generici lo sviluppo della nuova coesione europea ha preso corpo attraverso decisioni e momenti poco conosciuti ma dagli effetti concreti particolarmente importanti;
nel 1999 a Bologna 29 Ministri dell'Istruzione europei hanno sottoscritto la cosiddetta «Dichiarazione di Bologna», l'accordo che ha dato il via al processo di armonizzazione dei sistemi di istruzione superiore europei. Tra gli obiettivi che i firmatari si impegnavano a promuovere e ottenere, tra gli altri, vi era quello della promozione della mobilità di studenti e docenti;

proprio la mobilità di studenti e dei docenti è uno dei principali strumenti di quello interscambio culturale che non solo sta alla base di una possibile omogeneizzazione dei percorsi universitari e quindi alla base della diffusione di una cultura condivisa che è un pilastro fondamentale di ogni «sentimento comunitario» ma che è anche fondamentale per la vitalità del pensiero scientifico;
non è fenomeno nuovo nonostante le chiusure nazionali ciclicamente affermatesi in Europa dalle «universitates studiorum» rimane viva la tendenza allo scambio e alla comunicazione, alla mobilità della conoscenza;
una delle radici più profonde della nostra Europa coincide con lo spirito e la natura di quei «clerici vagantes» che per secoli hanno attraversato con entusiasmo e ostinazione il continente producendo ricchezza, vitalità culturale ed economica, ponendo le basi di quell'omologazione burocratica degli atenei che è uno degli obiettivi degli accordi di Bologna, nonché uno degli strumenti principali per la mobilità degli studenti;
oggi in virtù di tale omologazione burocratica, di questo nuovo panorama comune e condiviso la mobilità degli studenti è decisamente aumentata, nel 2006 gli studenti stranieri nelle università del mondo erano 3 milioni il 50 per cento in più rispetto a cinque anni prima;
anche la competitività internazionale dei diversi Paesi si misura e si alimenta grazie alla mobilità degli studenti, la Cina esporta duecentomila studenti all'anno, che si formeranno nelle università americane ed europee. Questi studenti sia nel caso decidessero di fermarsi nei Paesi di adozione che di tornare nel propri Paesi d'origine in entrambi i casi rappresenteranno uno strumento di sviluppo;
consapevoli di quanto la mobilità degli studenti sia una ragione di forza e competitività, negli Stati Uniti, il Paese con il maggior numero di studenti stranieri, c'è comunque chi auspica il loro aumento, la Gran Bretagna è il secondo Paese al mondo per numero di studenti stranieri presenti nel suo territorio Francia e Spagna stanno incrementando costantemente il loro numero;
a quanto pare, resta ferma l'Italia che ospita solo il 2 per cento di studenti migranti -:
quali siano le ragioni di questo preoccupante ritardo e quali iniziative concrete il ministro abbia intenzione di mettere a punto per promuovere una maggiore mobilità degli studenti italiani e una maggiore presenza di studenti stranieri in Italia.
(4-02241)

BELCASTRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il professor Intilisano Carmelo, di Messina, fece istanza all'Ufficio Scolastico Provinciale di Messina (ex CSA), per partecipare alla graduatoria per il conferimento di incarico di presidenza, settore formativo di 1° grado, per l'anno scolastico 2005/2006;
in particolare tre insegnanti si classificarono all'8°, 15° e 19°posto, riportando rispettivamente punti 226, 209 e 191;
da una comparazione con la medesima graduatoria dell'anno scolastico precedente (2004/2005), si evidenziava che i tre docenti da ultimo citati, nella graduatoria 2005/2006 beneficiavano di vistosi incrementi di punteggio, tali da consentire:
a) al primo, da punti 121,60 a 226,00 (cioè oltre 105 punti in più in un solo anno), collocandolo dal 64° all'8° posto della graduatoria;
b) al secondo, da punti 151,00 a 209,00 (cioè 58 punti in più), collocandolo dal 49° al 15° posto della graduatoria;
c) al terzo, da punti 157,00 a 191,00 (cioè 31 punti in più), collocandolo dal 48° al 19° posto della graduatoria;

il professor Intilisano, poco convinto dell'attribuzione dei punteggi, in data 8 agosto 2005, cioè alcuni giorni dopo che erano state effettuale le nomine secondo la graduatoria di che trattasi, inoltrava istanza formale al dirigente pro tempore dell'ex CSA di Messina, per avere tutti gli atti che erano serviti a formare il punteggio dei predetti tre docenti;
in data 17 agosto 2005, l'ex CSA di Messina rilasciava al professor Intilisano, in maniera incompleta, gli atti richiesti. In particolar modo non veniva rilasciata la tabella di attribuzione dei punteggi e, dalla documentazione comunque inviata dal CSA, per il primo docente citato, emergeva che, ad eccezione di un certificato di laurea e di un certificato di servizio, aveva prodotto solo e soltanto autocertificazioni. Comparando il punteggio attribuito alle autocertificazioni, inoltre, si rendevano evidenti contraddizioni con la graduatoria dell'anno precedente, facendo insorgere dubbi nel professor Intilisano;
il predetto professor Intilisano, attraverso apposite istanze inoltrate, ai sensi della legge n. 241 del 1990, il 26 agosto 2005 (prot. 4273 e 4272) all'istituto comprensivo n. 8 di Messina, procedeva così ad una verifica relativa alle autocertificazioni del docente classificatosi all'8° della graduatoria, il quale, particolare non del tutto insignificante, in quel periodo era vicario proprio del dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo n. 8 di Messina;
non a caso, quindi, proprio nel medesimo giorno (26 agosto 2005) in cui l'Intilisano esercitava il diritto d'accesso agli atti, con nota prot. 4279, quindi successiva alle istanze dell'Intilisano medesimo, inviata al dirigente del CSA di Messina, il predetto docente classificatosi all'8° posto, al fine di evitare proprie responsabilità, comunicava di avere erroneamente dichiarato, a suo dire in buona fede, di non essere stato designato, con regolare atto formale, collaboratore vicario nell'anno scolastico 1997/1998, aggiungendo che l'autocertificazione non andava tenuta in considerazione ai fini dell'attribuzione del relativo punteggio;
a seguito della comunicazione di rettifica del predetto docente, tuttavia, il Dirigente del CSA di Messina non provvedeva a verificare tutti gli atti e le certificazioni di quanto dichiarato in autocertificazione e, cosa ancor più grave, non provvedeva a segnalare i fatti alla competente autorità giudiziaria, cosicché potesse accertarsi se si era in presenza di dichiarazioni mendaci o no, inoltre il dirigente pro tempore del CSA di Messina, adito dall'Intilisano per riformulare la graduatoria, previa verifica degli atti, confermava «inequivocabilmente» (così testualmente nella risposta fornita al ricorrente) il punteggio e il posto in graduatoria precedentemente attribuiti al docente classificatosi all'8° posto;
a questo punto il professor Intilisano, in copia conforme, acquisiva i documenti per i quali il CSA di Messina aveva attribuito quei punteggi. Dall'analisi di essi, scaturivano altri macroscopici errori;
pertanto il professor Intilisano, il 14 ottobre 2005, inviava un esposto al Direttore pro tempore dell'Ufficio scolastico regionale della Sicilia (USR), sovraordinato gerarchicamente al dirigente del CSA, contestando i fatti e censurando l'applicazione dell'apposito decreto in cui venivano fissati i criteri previsti dall'ordinanza ministeriale n. 40 del 2005;
constatato che i dirigenti pro tempore dell'ex CSA di Messina e dell'USR, sebbene fosse trascorso un lasso di tempo più che ragionevole (4 mesi) non rispondevano, il professor Intilisano, attraverso il suo legale, notificava, a distanza di poco tempo, atto extragiudiziale al dirigente dell'USR Sicilia e al dirigente dell'ex CSA, affinché, in autotutela, annullassero la graduatoria provinciale per il conferimento degli incarichi di presidenza per l'anno scolastico 2005/2006 e procedessero all'applicazione delle sanzioni previste dall'ordinanza ministeriale n. 40, in materia di dichiarazioni mendaci;
nulla verificandosi, il professor Intilisano, sporgeva presso la Procura di Messina una regolare denuncia e a distanza di

poco tempo inviava una nuova nota diffida al Dirigente dell'USR, il quale provvedeva a diffidare il Dirigente del CSA;
ad oggi il silenzio totale, ad eccezione del fatto che i tre docenti di cui s'è detto, sono diventati dirigenti scolastici, prendendo parte a concorsi riservati che avevano proprio nell'incarico di presidenza il requisito essenziale di partecipazione. Al contrario, proprio perché non incaricato, il professor Intilisano non ha avuto tale possibilità: al danno si è aggiunta la beffa -:
se il Governo non intenda fare luce su un caso che mette insieme complicità, illegalità e reticenze;
se il Ministro della pubblica istruzione, nel caso i fatti fossero veri, non intenda procedere disciplinarmente nei confronti dell'insegnante che ha prodotto le predette dichiarazioni, nei confronti dei Dirigenti pro tempore del CSA di Messina e dell'USR della Sicilia, quest'ultimo almeno negligente - ad avviso dell'interrogante - nel non avere attivato le dovute procedure di controllo, atteso che nella qualità di responsabile dell'USR è il soggetto conferente l'incarico di dirigente dei CSA;
se il Ministro della pubblica istruzione, nel caso i fatti fossero veri, non ritenga di dover revocare l'incarico di dirigente scolastico a quei soggetti che l'hanno ottenuto dopo aver partecipato ad un concorso per il quale non avrebbero avuto i requisiti formali per prendervi parte (anzianità come dirigenti incaricati);
se il Ministro della pubblica istruzione, proprio per dare un segnale al mondo scolastico in termini di legalità, sia intenzionato a trovare un modo per ristorare il diritto negato del professor Intilisano, il quale, non essendosi utilmente collocato nella graduatoria per il conferimento di incarico di dirigente a causa delle predette irregolarità, non ha potuto partecipare al concorso riservato per dirigenti scolastici.
(4-02249)

TESTO AGGIORNATO AL 26 FEBBRAIO 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società Insar (Iniziative Sardegna Spa), istituita con legge e dotata di fondi pubblici finalizzati alla realizzazione di misure di reimpiego di lavori espulsi dai processi produttivi in Sardegna, oggi è impegnata nella realizzazione capillare di iniziative a favore della imprenditorialità giovanile (piccoli sussidi e prestito d'onore) e femminile (legge n. 215);
il 99,37 per cento del capitale sociale della società Insar-Iniziative Sardegna Spa è sottoscritto da: «Italia lavoro Spa», titolare di una partecipazione del valore nominale di 15.698.483 euro, rappresentata da 15.698.483 azioni del valore nominale di un euro ciascuna; Regione autonoma della Sardegna, titolare di una partecipazione del valore nominale di 7.386.000 euro, rappresentata da 7.386.000 azioni del valore nominale di un euro ciascuna; Fintecna-finanziaria per i settori industriali e dei servizi Spa, titolare di una partecipazione del valore nominale di 1.485.192 euro, rappresentata da 1.485.192 azioni del valore nominale di un euro ciascuna; Ligestra srl, titolare di una partecipazione del valore nominale di 1.485.192 euro, rappresentata da 1.485.192 azioni del valore nominale di un euro ciascuna;
in data 22 gennaio, l'Assemblea dei soci ha deliberato, con il parere contrario e motivato su diversi punti della Regione Sardegna, il trasferimento della sede societaria da Cagliari a Roma, la messa in liquidazione della società e la nomina di un commissario liquidatore;

già in precedenza, in data 24 aprile 2008, era stato deliberato dall'Assemblea societaria, sempre con il parere contrario della Regione, lo scioglimento e la nomina di un liquidatore, con modalità e criteri giudicati illegittimi dallo stesso notaio verbalizzante, stante il quadro normativo di riferimento che prevede, tra l'altro, il raggiungimento degli scopi istitutivi e l'utilizzo a tal fine dei fondi pubblici conferiti all'Insar che, pertanto, non possono essere retrocessi ai soci, quale residuo attivo di liquidazione;
la Regione autonoma della Sardegna, ha in più occasioni manifestato - anche con nota ufficiale, inviata in data 19 dicembre 2008, al Ministro in indirizzo - il proprio intendimento ad acquisire al patrimonio regionale le partecipazioni detenute nell'Insar Spa da soggetti terzi e segnatamente quella detenuta da Italia Lavoro Spa;
il trasferimento della sede legale e la messa in liquidazione, fortemente voluta dal Presidente di Italia Lavoro Spa, mette a rischio 32 posti di lavoro nonché l'inadempimento, tra l'altro, di due progetti Por Sardegna 2000-2006 del valore di circa 60 milioni di euro che l'Insar si è aggiudicata tramite bando dalla Ras assessorato al lavoro ed il fallimento di circa 1000 nuove imprese in fase di investimento tramite i due bandi Por -:
quali siano le ragioni che sin qui non hanno consentito il raggiungimento di un'intesa con la Regione Sardegna, relativamente al suo subentro nella titolarità delle azioni e nella gestione della società Insar;
se e quali atti si intendano adottare per addivenire ad una soluzione, d'intesa con la Regione Sardegna, che consenta la revoca della liquidazione in corso della Insar Spa, favorendone l'acquisizione da parte della Regione.
(5-00963)

Interrogazione a risposta scritta:

BUCCHINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio 2009 i pensionati residenti in Canada di Alitalia Linee Aeree Italiane S.P.A. hanno ricevuto una lettera della stessa Società dove venivano informati che l'Alitalia terminava le proprie attività internazionali e che quindi sarebbe stato terminato anche il rapporto con i propri pensionati in Canada;
la Società informava altresì i pensionati che dal 31 dicembre 2008:
a) il Fondo pensionistico gestito dall'Alitalia era stato soppresso;
b) l'Alitalia non era più l'amministratore del Fondo pensionistico;
infine l'Alitalia Linee Aeree Italiane S.P.A. rendeva noto che la decisione dell'Alitalia relativa alla soppressione del Fondo pensionistico era stata comunicata all'OSFI (Office of the Superintendent of Financial Institution); che una ditta assicurativa privata, la Thomson Tomev Actuarial, era stata incaricata di sovrintendere il Fondo per gestirne la liquidazione; che i pensionati interessati sarebbero stati successivamente informati in merito alle procedure ed ai tempi necessari per le attività liquidatorie -:
se il Ministro interrogato sia informato in merito all'iniziativa liquidatoria del Fondo pensionistico da parte dell'Alitalia; se ritenga che tale iniziativa sia conforme alle normative nazionali; cosa intenda fare per tutelare al meglio i diritti e gli interessi dei pensionati interessati alla liquidazione del loro Fondo pensione in modo che non siano pregiudicati i futuri rendimenti della loro pensione e che comunque non siano applicati provvedimenti atti a contravvenire gli accordi di natura economica già stipulati dalle parti.
(4-02239)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10 («Disposizioni particolari») del Contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza medica e veterinaria recita: «Nel computo dei cinque anni di attività ai fini del conferimento dell'incarico di direzione di struttura semplice ovvero di natura professionale anche di alta specializzazione, di consulenza, di studio e ricerca, ispettivi, di verifica e di controllo indicati nell'articolo 27, comma 1, lettere b) e c) del CCNL dell'8 giugno 2000, rientrano i periodi svolti con incarico dirigenziale a tempo determinato, senza soluzione di continuità»;
a parere dell'interrogante il principio in base al quale, per il computo dei 5 anni di servizio utili per il passaggio al II scaglione dell'indennità di esclusività di rapporto e per l'attribuzione dell'Incarico Professionale, non possano essere utilizzati gli incarichi a tempo determinato se non consecutivi crea una discriminazione oggettiva per due ragioni;
il medico a tempo determinato svolge esattamente almeno il medesimo lavoro dello strutturato di ruolo, se non di più, perché oberato di maggiori turni di guardia e reperibilità;
inoltre in molte regioni, per esempio la Puglia, alcune AUSL pretendono che fra un incarico e l'altro ci sia l'interruzione di 20 giorni proprio per timore di rivendicazioni presso il Giudice dei lavoro in caso di continuità, mentre altre non applicano tale interruzione dando così continuità di incarico al professionista che ha quindi la possibilità di essere immesso in ruolo;

questa situazione pare ancor più incomprensibile considerato che invece, su un altro versante, a fini previdenziali gli incarichi a tempo determinato vengono interamente valutati anche in presenza di interruzione -:
se ritenga, con l'avvicinarsi della scadenza dell'attuale Contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza medica e veterinaria e dell'avvio delle trattative in vista del rinnovo per il periodo 2010-2014, di assumere iniziative in linea con le posizioni espresse dall'interrogante.
(4-02240)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da recenti notizie apparse sulla stampa che Indesit Company starebbe pensando di chiudere lo stabilimento di None, in provincia di Torino, che produce lavastoviglie e occupa circa 600 addetti;
tale notizia giunge inattesa dal momento che la fabbrica è stata da poco ristrutturata con la nascita di una nuova linea produttiva per una lavastoviglie ecologica a basso consumo energetico e dal momento che questo settore è tra i pochi, nonostante il rallentamento degli ultimi mesi, che ha mantenuto un discreto valore aggiunto;
il sindacato paventa una riorganizzazione aziendale che trasferisca tutta la produzione in Polonia: nello stabilimento di Lodz infatti si realizza già oggi lo stesso modello di lavastoviglie prodotto a None;
la definitiva decisione sul destino della fabbrica di None, anticipata nei giorni scorsi ai sindacati dai vertici di Fabriano, dovrebbe essere presa nel prossimo mese di marzo;
nei mesi di febbraio e marzo, negli otto stabilimenti italiani il gruppo Merloni avrebbe deciso di fare ricorso, con differenze da caso a caso, alla cassa integrazione ordinaria mediamente per due settimane al mese, a seguito della riduzione della produzione di Indesit causata dal crollo della domanda;
allo stato attuale quasi tutto il settore italiano degli elettrodomestici patisce crisi, ristrutturazioni e riorganizzazioni: basti citare la Antonio Merloni (con la recente concessione dell'autorizzazione comunitaria alla garanzia dello Stato sui debiti della procedura di amministrazione straordinaria), la Electrolux (due anni di Cigs a Susegana, 300 esuberi e la cessione di Scandicci con 370 addetti) e la Whirlpool (431 esuberi tra Comerio e Cassinetta, in provincia di Varese);
il responsabile nazionale per gli elettrodomestici della Fiom Cgil sostiene che la situazione è drammatica e nei prossimi due mesi, su 150.000 addetti impegnati nelle aziende produttrici e nei componentisti, circa la metà verrebbe messa in cassa integrazione;
gli effetti della riduzione dei consumi sull'industria italiana saranno ancora più evidenti nella prossima primavera, sebbene già adesso si intravedano chiari segnali;
in questi giorni le notizie contraddittorie che si sono susseguite circa le situazioni di crisi aziendali e i possibili interventi di sostegno da parte del Governo hanno, da un lato, avuto ripercussioni sui corsi di borsa delle società quotate (in particolare quelle più dipendenti dal valore di mercato dei beni oggetto della produzione), dall'altro, hanno prodotto l'effetto di dilazionare ancora di più nel tempo gli acquisti in attesa delle misure annunciate, finendo per agevolare le società estere operanti nei medesimi settori;

l'analisi dell'Unioncamere sulla natalità e la mortalità delle aziende nel 2008 rileva che nello scorso anno il numero delle imprese in Italia è aumentato di 36.000 unità, il più basso incremento dal 2003;
la situazione sarebbe stata più preoccupante se a far lievitare il numero delle aziende appena nate non ci fossero stati gli immigrati: circa 15.000 nuove imprese individuali sono state registrate da stranieri, una quota che rappresenta quasi la metà di quelle nate nel 2008 -:
quali provvedimenti intenda tempestivamente adottare il Governo per sostenere settori strategici dell'industria italiana, come quello degli elettrodomestici;
quali iniziative intenda porre in essere per evitare la chiusura di stabilimenti produttivi in Italia, quali quello della Indesit Company a None, e favorire il potenziamento degli insediamenti industriali esistenti;
quali misure intenda adottare per evitare che il susseguirsi di notizie di crisi e di possibili interventi statali producano ripercussioni sulle quotazioni di Borsa ed effetti dilatori sui consumi.
(3-00355)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
riferendosi ad alcune misure contenute nella sezione «Buy America» del pacchetto di stimoli economici proposto dal neopresidente degli Usa Obama, il Sottosegretario Urso ha chiesto all'Unione Europea di prendere una posizione netta contro eventuali provvedimenti, da parte dell'amministrazione americana, che blocchino l'acquisto di acciaio da compagnie non statunitensi;
la notizia, riportata dal Wall Street Journal, evidenzia il rischio di una politica americana di protezionismo strisciante, tanto più grave se progressivamente esteso ad altri settori economico-commerciali, e tale da minare i princìpi del libero mercato -:
quali iniziative politiche e diplomatiche, autonome o in concerto con l'Unione Europea e i competenti organismi internazionali, intendano assumere, onde scoraggiare tale paventata deriva protezionista della nuova amministrazione statunitense.
(4-02238)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Marco Carra e altri n. 2-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Corsini.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Bucchino n. 4-00093, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 4 del 13 maggio 2008.

BUCCHINO e FEDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha stipulato una serie di Convenzioni bilaterali per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale;
le convenzioni bilaterali per evitare le doppie imposizioni sono accordi internazionali che individuano quale dei due Stati contraenti debba esercitare la propria potestà impositiva nei confronti di soggetti giuridici residenti in uno di essi che abbiano maturato redditi nell'altro;

oltre allo scopo di eliminare le doppie imposizioni, le Convenzioni mirano anche a prevenire l'evasione e l'elusione fiscali eliminando le doppie esenzioni;
oggetto delle convenzioni sono le imposte sul reddito e, in alcuni casi, taluni elementi del patrimonio. Esse disciplinano, altresì, la cooperazione tra le amministrazioni fiscali degli Stati contraenti;
la vigente Convenzione con il Canada contro le doppie imposizioni fiscali è in vigore dal 24 dicembre 1980 (Gazzetta Ufficiale n. 18 del 20 gennaio 1981);
una nuova convenzione è stata firmata ad Ottawa il 3 giugno del 2002;
tale nuova Convenzione, secondo le autorità competenti, avrebbe portato positivi benefici ai cittadini italiani e canadesi e avrebbe rappresentato anche un importante stimolo per lo sviluppo di scambi commerciali e di investimenti tra i due Paesi;
il Parlamento canadese ha ratificato tale nuova Convenzione il 12 dicembre 2002;
il Parlamento italiano a quasi sei anni dalla firma non ha ancora ratificato la nuova Convenzione;
in base agli atti di ufficio del Ministero degli affari esteri risulta che l'iter di ratifica della Convenzione è stato sospeso dall'Ufficio legislativo tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze che segnalava, nel settembre 2008, l'impossibilità di affrontare con le scarse risorse disponibili tutti gli impegni internazionali esistenti;
le Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali sono il risultato di negoziati volti a perseguire obiettivi di ponderazione di interessi contrapposti, ossia la ripartizione fra gli Stati contraenti dei rispettivi ambiti di imponibilità e la reciprocità di vantaggi e svantaggi produce effetti complessivi di compensazione finanziaria, rendendo sostanzialmente neutro il riflesso del provvedimento rispetto al gettito fiscale;
nel predisporre la nuova Convenzione le parti contraenti hanno senza meno ponderato vantaggi e svantaggi della stessa decidendo di firmarla -:
quali sono i motivi dei ritardi della ratifica della nuova Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra l'Italia ed il Canada firmata ad Ottawa il 3 giugno 2002;
se e come i Ministeri interrogati abbiano risposto alle numerose sollecitazioni delle autorità competenti canadesi che chiedevano una rapida approvazione della Convenzione;
quali urgenti misure ed iniziative si intendano adottare per onorare gli impegni assunti con le collettività italiane in Canada e canadesi in Italia, e con il Governo canadese, e trovare le risorse eventualmente necessarie all'entrata in vigore di tale Convenzione. (4-00093)

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Boniver e altri n. 1-00086, pubblicata nell'alleato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, è stata ritirata la firma del deputato Sereni.

...

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2009, alla pagina n. 4180, seconda colonna, alla riga quarta deve leggersi: «Pedoto, Garavini, Braga, Rubinato, De Nichilo Rizzoli, Cenni, Rampi, Bellanova».

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2009, alla pagina n. 4180, seconda colonna, le righe dalla undicesima alla quindicesima, devono intendersi soppresse.