XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 10 febbraio 2009 - Pomeridiana

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2009 Tele Lombardia ha emesso il seguente comunicato stampa: «Ieri sera, negli studi di Telelombardia nel programma Iceberg condotto da David Parenzo, è intervenuto il dott. Gioacchino Genchi, consulente del dott. De Magistris nell'inchiesta "Why Not" . Il "super consulente" ha ricostruito alcuni passaggi chiave dell'inchiesta e ha svelato alcuni fatti inediti sull'inchiesta "Why Not": "Nelle indagini che ho seguito in Calabria centinaia di conversazioni segnate come non-utili sono diventate utili con le acquisizioni dei tabulati: quelle conversazioni sono diventate oro per l'inchiesta. Io ho indagato su Orlando (Leoluca Orlando n.d.r.) su ordine della Procura di Palermo quando era sindaco. Non si è guardato in faccia a nessuno, nell'ambito di quella indagine. C'era addirittura un sottufficiale dei carabinieri che "ci aveva preso gusto". Io ho rinunciato alle indagini e ho rinunciato anche alla liquidazione e non perché sono amico di Orlando. Sono passati molti anni e oggi il Maresciallo dei carabinieri in primo grado è stato condannato a dieci anni di reclusione dal tribunale. Questo per dire che io ho fatto indagini su centinaia di sindaci e con il mio lavoro ho dato un contributo di chiarezza e onestà. Mai nessuno si è permesso di fare quello che è stato fatto a Catanzaro!»;
sull'inchiesta «Why Not» ha spiegato: «Le indagini nelle quali io ho svolto e svolgo le consulenze sono, in assoluto, le indagini che hanno il minor numero di intercettazioni telefoniche. Voglio dire (e questa è una violazione del segreto di ufficio che mi assumo in prima persona) che nell'indagine Why Not che è stata avocata al dottor De Magistris non è stata eseguita nessuna, neanche una, intercettazione telefonica. Non è stato intercettato nessun telefono, nessun cellulare, non è stata messa nessuna ambientale (microspia ndr) presso nessuna macchina né alcun ufficio, non sono state captate voci. La questione è che, invece, c'erano centinaia di vecchie intercettazioni (che la Procura di Lamezia Terme aveva fatto sul conto di un imprenditore) ma queste intercettazioni erano state giudicate come non utili alle indagini. Con il mio metodo, con l'incrocio dei tabulati, le acquisizioni documentali, l'analisi comparata delle testimonianze, quelle vecchie intercettazioni inutili sono diventate oro. E io mi stavo appunto per esprimere nel merito di queste cose...»;
il dott. Genchi, nel corso della diretta, ha svelato come si svolgeva il suo lavoro di consulente: «A Catanzaro si stavano solo acquisendo tabulati telefonici per verificare un palinsesto di indagini, delle accuse che una teste aveva dato al PM che è stato trasferito (De Magistris n.d.r.). A quel magistrato è stata avocata l'indagine solo per l'acquisizione di un tabulato. L'idea me la sono fatta ed è precisa: se si guardano le fughe di notizie quando sono avvenute, sono avvenute quando sono stati acquisiti dei ben precisi tabulati che erano dei magistrati di Reggio Calabria e riguardavano due fatti di gravità inaudita: le fughe di notizie sull'omicidio Fortugno e sulla strage di Duisburg (14 agosto 2007). Così hanno fatto saltare tutte le intercettazioni ambientali dei carabinieri e hanno reso latitanti degli assassini. Per questo sono saltate le indagini del dott. Luigi De Magistris ed è bene che associazioni nazionali di magistrati e sinedri della magistratura queste cose le sappiano e le dicano.»;
nel corso del dibattito, il dott. Gioacchino Genchi a domanda del conduttore se fosse a conoscenza di indagini a suo

carico, ha detto: «A tutt'oggi non ho ricevuto alcun avviso di garanzia» e poi ha aggiunto «ove lo fossi sarei più sereno, perché avrei la possibilità di difendermi e dire quali sono le ragioni reali per le quali si è montata tutta questa pantomima dell'archivio sulle acquisizioni dei tabulati»;
ha poi concluso evocando il caso di Adamo Bove (il dirigente Telecom morto in circostanze misteriose): «Io mi sento parte lesa, perché ho vissuto in prima persona l'avocatura del procedimento che seguivo dopo otto mesi di lavoro, senza che nessuno mi avesse mai chiesto cosa avevo fatto. Mi sento parte lesa perché prima ancora che qualcuno bussasse alla porta per notificarmelo, ho acceso il computer e la notizia Ansa che era uscita da Catanzaro, non dico da New York o dall'Olanda, da Catanzaro. L'alternativa è che io facessi quello che ha fatto Adamo Bove. Ci hanno tentato esattamente nello stesso modo, utilizzando lo stesso arsenale giornalistico e propagandistico. Chi guarda gli articoli di stampa e chi ha gli scritti su di me trova le conclusioni. Io posso dire che tutte le attività fatte dal dottor Favi prima e dalla Procura generale dopo col Ros, compresi i viaggi a Roma, sono stati circostanziati da puntuali fughe di notizie, compresa quella su Panorama.»;
il dottor Dolcino Favi, Procuratore generale facente funzioni presso la Corte d'appello di Catanzaro, è colui che ha avocato l'indagine «Why not» condotta dal pubblico ministero titolare dell'inchiesta medesima ossia il dottor Luigi De Magistris;
si ricorda che già in un'interrogazione a risposta orale presentata alla Camera dei deputati nella seduta del 17 gennaio 1989, sottoscritta dagli onorevoli Mellini, Vesce, Rutelli e Calderisi, rivolta al Ministro di grazia e giustizia e cui non risulta essere stata data risposta, si dava conto di vari elementi di particolare gravità circa l'attività del giudice Dolcino Favi, in particolare segnalando gravi addebiti a suo carico circa il corretto svolgimento di attività di indagine nell'ambito di procedimenti penali, nonchè con riferimento alla correttezza del comportamento tenuto nel corso di procedimenti svolti dinnanzi allo stesso CSM allorchè il Favi era stato chiamato a rispondere presso tale organo;
peraltro con riferimento alla nomina del dott. Dolcino Favi, Avvocato Generale presso la Procura Generale della Corte d'Appello di Catanzaro, si ricorda che - secondo quanto riportato da varie fonti di stampa - la sua designazione fu deliberata con dodici voti (laici del Polo, Marvulli, Magistratura Indipendente, Stabile, De Nunzio, Tenaglia, Aghina), contro nove andati al dott. Carlo Macrì (Magistratura Democratica, Meliadò, Riello, Primicerio, Berlinguer), e tre astenuti (Rognoni, Arbasino, Fici) -:
se sia a conoscenza dei fatti come descritti in premessa, se questi siano emersi dalle iniziative ispettive avviate presso gli organi giudiziari di Catanzaro, e se corrispondano al vero;
se, in relazione alla gravissima affermazione in base alla quale «tutte le attività fatte dal dottor Favi prima e dalla Procura generale dopo col Ros, compresi i viaggi a Roma, sono stati circostanziati da puntuali fughe di notizie», non intenda assumere ulteriori necessarie iniziative ispettive onde accertare eventuali profili di responsabilità disciplinare riferibili al dott. Dolcino Favi.
(4-02267)

TESTO AGGIORNATO AL 18 MARZO 2009

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI,

GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, attribuisce un bonus straordinario, per il solo anno 2009, ai soggetti residenti, componenti di un nucleo familiare a basso reddito;
l'agenzia delle entrate il 3 febbraio 2009 ha emanato la circolare 2/E, con la quale fornisce chiarimenti sulle modalità applicative del già citato articolo l;
l'interpretazione letterale della norma, che riporta «ai soggetti residenti, componenti di un nucleo familiare a basso reddito», fa ritenere che ogni soggetto componente il nucleo familiare debba essere residente in Italia per beneficiare del bonus;
nella citata circolare, l'agenzia delle entrate usa un'interpretazione più ampia, definendo che la residenza in Italia è necessaria esclusivamente per il richiedente e non per i familiari a carico di quest'ultimo, citando la generale definizione di familiare a carico dell'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi;
a parere degli interroganti, il testo letterale appare sufficientemente chiaro ed esplicito per non ricorrere ad un'interpretazione estensiva o analogica -:
quale sia il motivo per cui l'agenzia delle entrate abbia usato un'interpretazione estensiva di una norma che letteralmente risulta già chiara e considera ogni soggetto componente il nucleo familiare residente per accedere al beneficio del «bonus famiglia».
(3-00367)

GRAZIANO, LOVELLI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, SCHIRRU, DAL MORO, MATTESINI, STRIZZOLO, PIZZETTI, MARGIOTTA, MARCHI, PICIERNO, GNECCHI, CASTAGNETTI, VANNUCCI, MOTTA, NARDUCCI, CUOMO, REALACCI, DE MICHELI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i comuni italiani lamentano una fase di difficoltà finanziaria, dovuta al gravoso contributo loro imposto ai fini del risanamento dei conti pubblici, all'abolizione dell'ici sulla prima casa, alle regole sul patto di stabilità;
l'articolo 77-bis, comma 8, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, come modificato dall'articolo 2, comma 41, lettera c), della legge finanziaria per il 2009, prevede che le entrate derivanti dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali, nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate sui mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare non siano conteggiate nella base assunta a riferimento nel 2007 per l'individuazione degli obiettivi e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
la circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, interpretando la citata norma, ne estende la portata, prevedendo che l'esclusione dei proventi straordinari debba essere applicata sia al saldo finanziario preso a base di riferimento - anno 2007 - che al saldo degli anni di gestione del patto - anni 2009/2011;
non consentire l'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni immobiliari per finanziare la spesa per investimenti significa cancellare dai bilanci degli enti locali una base di riferimento significativa e consistente;

il rispetto della circolare pubblicata per l'applicazione delle disposizioni relative al patto di stabilità interno, ad avviso degli interroganti, condiziona, nel senso di rendere impossibile, il rispetto delle regole dello stesso, con gravi ripercussioni sulle comunità e sui saldi di finanza pubblica -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, alla luce delle difficoltà segnalate dagli enti locali interessati e per evitare di compromettere il rispetto delle regole del patto di stabilità interno, attivarsi con la massima urgenza, adottando iniziative e provvedimenti che evitino dannose ricadute territoriali e mettano gli enti in parola nella condizione di operare con continuo senso di responsabilità istituzionale.
(3-00368)

Interrogazioni a risposta orale:

PROIETTI COSIMI, LAMORTE e MOFFA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere:
se negli ultimi mesi vi siano stati da parte di Poste italiane licenziamenti di dirigenti, anche a ridosso della scadenza naturale del contratto, e a quanto ammontino le relative liquidazioni;
se, in presenza di liquidazioni particolarmente elevate, non intendano assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, anche in considerazione del momento di crisi economica in atto.
(3-00369)

ANTONINO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere:
se negli ultimi mesi vi siano stati da parte di Poste italiane licenziamenti di dirigenti, anche a ridosso della scadenza naturale del contratto, e a quanto ammontino le relative liquidazioni;
a quanto ammontino i compensi dei dirigenti e se vi siano distinzioni o sperequazioni tra dirigenti di pari livello, a seconda degli uffici;
se, in presenza di liquidazioni o compensi particolarmente elevati, non intendano assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, anche in considerazione del momento di crisi economica in atto;
se non si ritenga opportuno intervenire affinché sia nominato un direttore generale che possa contribuire ad un maggior controllo della gestione della società.
(3-00370)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

MISIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lunedì 26 gennaio 2009 il Ministro Tremonti, intervenendo presso il Circolo della stampa di Milano ad un incontro dal titolo «La crisi: inizio del declino o opportunità per il cambiamento», secondo quanto riportato dagli organi di informazione avrebbe espresso il seguente pensiero: «il consiglio che posso dare agli italiani è: non cambiate quasi nulla perché finora abbiamo dimostrato di essercela cavata meglio di altri», sottolineando che «abbiamo un Paese di enorme civiltà, molto coeso e unito socialmente»;
queste affermazioni del Ministro, per quanto riguarda la valutazione della situazione economica e sociale italiana in comparazione con gli altri Paesi, suonano sorprendenti sia in relazione ai dati congiunturali - secondo le ultime statistiche ISTAT il prodotto interno lordo è sceso dello 0,9 per cento nel terzo trimestre 2008, la produzione industriale è crollata del 9,7 per cento a novembre 2008, le vendite al dettaglio sono a loro volta diminuite del 3 per cento a novembre 2008

e il numero di persone in cerca di occupazione è cresciuto di 127 mila unità nel terzo trimestre 2008 rispetto ad un anno prima - che rispetto alle previsioni dei principali organismi internazionali: secondo la Commissione Europea (Interim forecast, gennaio 2009) l'Italia si colloca tra i Paesi con la peggiore performance della Zona euro per quanto riguarda l'andamento sia del Pil (-0,6 per cento nel 2008, -2,0 per cento nel 2009 e +0,3 per cento nel 2010) che del tasso di disoccupazione (6,7 per cento nel 2008, 8,2 per cento nel 2009 e 8,7 per cento nel 2010); le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, dal canto loro, ipotizzano per l'Italia una decrescita del Pil sia nel 2009 (-2,1 per cento) che nel 2010 (-0,1 per cento), numeri peggiori della media della zona Euro;
per quanto riguarda il Tremonti-pensiero di un Paese «molto coeso e unito socialmente», vale la pena rammentare al Ministro i contenuti di una recente analisi dell'OCSE: «In Italia disuguaglianza e povertà sono cresciute rapidamente durante i primi anni novanta. Da livelli simili alla media OCSE si è passati a livelli vicini a quelli degli altri paesi dell'Europa del Sud. Da allora la disuguaglianza è rimasta ad un livello comparativamente elevato. Tra i 30 paesi OCSE oggi l'Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri» (OCSE, Growing unequal?, ottobre 2008);
a fronte di dati economici e sociali così preoccupanti, appare poco comprensibile e decisamente originale (per usare un eufemismo) anche l'invito «a non cambiare quasi nulla» rivolto dal Ministro Tremonti agli italiani. Una sollecitazione, quest'ultima, in netta controtendenza rispetto alla tesi - sostenuta a più riprese da organismi internazionali (Commissione UE, OCSE, FMI), organizzazioni economiche e sociali italiane nonché autorevoli colleghi di governo del Ministro Tremonti (uno per tutti, il Ministro Brunetta: «Dobbiamo uscire dalla crisi con un paese diverso», La Repubblica, 12 gennaio 2009) - della necessità per il nostro Paese di profonde riforme strutturali per superare una condizione più che decennale di bassa crescita economica;
in considerazione di questi elementi, ad avviso dell'interrogante, l'ottimismo del Ministro dell'Economia e delle Finanze - in sé apprezzabile, se fosse accompagnato da un mimino di supporto empirico - rischia di essere considerato il frutto di valutazioni superficiali, che secondo l'interrogante, non hanno alcun fondamento nella realtà, oppure una giustificazione «negazionista» della sostanziale inerzia dei Governo italiano di fronte alla grave crisi economica in atto. A questo proposito, un recente paper dell'istituto di ricerca indipendente Bruegel (Second german stimulus package in the EU context, Bruxelles, 15 gennaio 2009) evidenzia come l'Italia sia l'unico tra i 13 maggiori paesi europei ad aver adottato interventi anti-crisi ad impatto depressivo (-0,3 miliardi di euro nel 2009) a fronte di azioni di stimolo da parte degli altri paesi aventi, nella media UE, un impatto espansivo pari allo 0,8 per cento del prodotto interno lordo -:
quali siano i dati e gli elementi fattuali su cui il Ministro fonda le valutazioni di cui sopra relativamente alla condizione economica e sociale dell'Italia e in relazione all'affermazione che «in Italia non bisogna cambiare molto», a quali obiettivi ritenga vada ispirata l'azione di politica economica e sociale del Governo e se ritenga che l'impostazione sostanzialmente immobilista evocata da questa opinione sia opportuna alla luce della grave crisi di cui soffre il Paese.
(5-00977)

BITONCI, SIMONETTI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la sentita esigenza politica trasversale di consentire ai comuni nuovi investimenti in opere e infrastrutture ha consentito l'approvazione, in sede di ultima sessione di bilancio, di un emendamento al testo della legge finanziaria n. 203 del 2008 per l'anno 2009, che ha riscritto il comma 8

dell'articolo 77-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, concernente le regole del patto di stabilità 2009-2011;
il comma 8, di fatto, ha previsto di escludere «le risorse originate dalla cessione di azioni o quote di società operanti nel settore dei servizi pubblici locali nonché quelle derivanti dalla distribuzione dei dividendi determinati da operazioni straordinarie poste in essere dalle predette società, qualora quotate in mercati regolamentati, e le risorse relative alla vendita del patrimonio immobiliare» dal conteggio della base assunta a riferimento nel 2007 per individuare gli obiettivi del patto di stabilità, se destinate alla realizzazione di investimenti o alla riduzione del debito;
diversamente, la Circolare n. 2 del 27 gennaio 2009, sul patto di stabilità interno per il 2009-2011, emanata dal ministero dell'economia e delle finanze, contiene al punto C. 2 una interpretazione del citato comma 8 che limita fortemente l'opportunità degli enti locali di destinare ad investimenti le risorse conseguite con dismissioni di azioni, quote e immobili;
infatti, l'esclusione delle suddette risorse deve essere riferita, secondo la circolare, non solo al saldo finanziario preso a base di riferimento, ossia anno 2007, ma anche al saldo di gestione degli anni del patto 2009-2011;
tale interpretazione è in netto contrasto con le intenzioni del legislatore, che, con la norma del nuovo comma 8, ha espresso volontà di liberare risorse in riferimento al solo anno base 2007, anche in virtù del fatto che, essendo le risorse destinate ad investimenti da realizzare in più anni, risulta difficile una programmazione delle spese in conto capitale da sottoporre a revisione ogni anno del triennio 2009-2011 per la verifica del rispetto del patto;
la restrittiva interpretazione deriverebbe dal fatto che nel comma 8 sono state inserite le parole «e dei saldi utili per il rispetto del patto di stabilità interno»;
tale formulazione non rispecchia peraltro l'orientamento emerso nel dibattito svoltosi in Commissione;
secondo gli interroganti è altresì in contrasto con il dettato del comma 6 dell'articolo 77-bis, che prevede per gli enti di cui al comma 3, lettere a) e d), come base di riferimento solo il corrispondente saldo finanziario dell'anno 2007, per il calcolo del saldo finanziario da conseguire per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, applicando le percentuali indicate nelle stesse lettere a) e d) -:
se si intenda modificare la circolare n. 2, al fine di interpretare la norma del comma 8 secondo l'orientamento emerso nel dibattito e apportare le dovute correzioni al comma 8, per chiarire in via definitiva che l'esclusione delle risorse suddette deve essere applicata solo alla base di riferimento anno 2007 e non anche in rapporto al saldo degli anni di gestione del patto per il triennio 2009-2011, al fine della verifica degli obiettivi di finanza pubblica.
(5-00978)

VI Commissione:

CECCUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3 del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, contiene disposizioni per la rinegoziazione dei mutui prima casa;
il comma 1 del citato articolo 3 prevede una convenzione fra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Associazione bancaria italiana (stipulata in data 19 giugno 2008) per l'introduzione di criteri di rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione dell'abitazione principale;
il comma 2 dell'articolo 3 prevede una trasformazione del mutuo a tasso variabile in fisso, con la riduzione della rata ai livelli medi del 2006;

il comma 3 dell'articolo 3 prevede che la «differenza tra l'importo della rata dovuta secondo il piano di ammortamento originariamente previsto e quello risultante dall'atto di rinegoziazione venga addebitata su di un conto di finanziamento accessorio regolato al tasso che si ottiene in base all'IRS a dieci anni, alla data di rinegoziazione, maggiorabile fino ad un massimo di uno spread dello 0,50 annuo»;
secondo le prime stime, con l'applicazione della Convenzione ad un mutuo di 150 mila euro, a 6 anni dalla stipula, alla fine delle rate il conto accessorio salirà ad oltre 25mila euro (pari ad una ulteriore dilazione di 26 mesi);
le banche incasseranno quindi gli interessi sugli interessi, causando al cittadino un ingente esborso supplementare. La convenzione rappresenta quindi l'unica soluzione per quei nuclei familiari in gravissima difficoltà che cederanno ai ricatti degli istituti di credito per evitare morosità, contenziosi ed ipoteche;
secondo le prime previsioni degli analisti, per ottenere un risultato equivalente a quello della rinegoziazione prevista dalla Convenzione fra ABI e Ministero dell'Economia, sarebbe sufficiente infatti optare per la surrogazione del mutuo prevista dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, optando per l'allungamento della rata per un periodo di circa 2 anni e senza quindi i rischi e gli oneri del conto accessorio;
è aumentato notevolmente, nei tribunali italiani, il numero di procedure esecutive immobiliari, causate dalla incapacità, da parte dei contraenti, di far fronte all'aumento dell'importo economico della rata del mutuo;
secondo quanto comunicato dall'ABI, è emerso che, al mese di novembre 2008, sono state circa 32mila le rinegoziazioni effettuate in seguito all'accordo ABI - Mef, pari ad un terzo delle famiglie che avevano contattato la banca per essere informate su contenuti e finalità della convenzione;
sempre secondo quanto reso noto dall'ABI, sono state inviate, entro agosto 2008, lettere sulla convenzione «a 2,3 milioni di persone, anche se soltanto 1,3 milioni di mutuatari possiedono i requisiti per accedere alla convenzione»;
secondo la Banca d'Italia è inoltre aumentato il debito delle famiglie italiane: a luglio 2008 il totale dei prestiti alle famiglie è salito a 463,91 miliardi di euro (dai 460,80 di giugno), di cui 253,95 miliardi solo per mutui casa oltre i cinque anni; rispetto a luglio del 2007 lo stock di debito delle famiglie italiane è aumentato del 2,3 per cento, ma rispetto alla fine del 2004 la crescita dei prestiti erogati dal sistema risulta addirittura pari al 32 per cento;
secondo l'ultimo rapporto Istat, nel 2007 le spese per l'abitazione, che incidono per oltre il 26 per cento sul bilancio familiare, sono cresciute del 3,8 per cento rispetto al 2006: da 639 a 663 euro al mese;
il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nel corso del suo intervento alla 84esima giornata mondiale del risparmio, tenuta a Roma il 31 ottobre 2008, ha dichiarato che «le misure introdotte con l'accordo tra il Governo e l'ABI rappresentano un utile quadro di riferimento. Le difficoltà che i mutuatari incontrano nel valutare l'entità e la distribuzione degli oneri degli anni futuri ed i nuovi contratti sembrano, tuttavia, scoraggiare il ricorso a queste procedure» -:
quanti mutuatari abbiano, fino ad oggi, aderito alla convenzione fra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Associazione bancaria italiana, e quali reali benefici siano stati promossi da tale convenzione nei confronti dei mutuatari che l'hanno sottoscritta.
(5-00976)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a seguito di ulteriori segnalazioni di violenze e pestaggi di cui sarebbero stati fatti oggetto i sei rumeni accusati di violenza sessuale e rapina aggravata recentemente arrestati a Guidonia, il 7 febbraio 2009 l'interrogante ha effettuato un'ulteriore visita al carcere di Rebibbia dopo quella del 30 gennaio in cui era stata accompagnata dal Segretario di Nessuno Tocchi Caino, Sergio D'Elia, che è stata oggetto di un'altra interrogazione parlamentare per la quale si attende risposta da parte dei ministri competenti;
nella nuova visita di sabato 7 febbraio, oltre all'interrogante e a Sergio D'Elia, la delegazione era così composta: Marco Pannella (deputato europeo), Marco Cappato (deputato europeo), Elisabetta Zamparutti (deputata), Matteo Mecacci (deputato) Marco Perduca (senatore), Luigi Manconi (già sottosegretario alla Giustizia), Gianfranco Spadaccia (già Garante per i diritti dei detenuti del Comune di Roma); Salvatore Bonadonna (già senatore); Simona Farcas (Presidente dell'Associazione IRFI onlus); Alessandro Gerardi (avvocato, consulente dell'interrogante);
preliminarmente la delegazione è stata ricevuta dal direttore dell'istituto, dottor Carmelo Cantone; lo stesso direttore, assieme ad altro personale dell'istituto, ha poi accompagnato la delegazione nel corso della visita ispettiva;
nel caso di specie il Direttore ha aderito alla richiesta dei citati esponenti politici di verificare le condizioni di detenzione dei quattro detenuti rumeni arrestati per lo stupro di Guidonia che l'interrogante e D'Elia avevano già incontrato il 30 gennaio scorso assieme agli altri due, Ionul Anton B. e Mugurel G., accusati di favoreggiamento, ora in detenzione agli arresti domiciliari; in occasione della visita del 30 gennaio Mugurel G., che presentava segni evidenti di pestaggio agli occhi, aveva riferito all'interrogante «di essersi picchiato da solo» mentre lonul Anton B. riferiva di non aver subito maltrattamenti e pestaggi né a Guidonia né a Rebibbia, ma che, se ci fossero stati, sarebbero stati più che giusti;
in particolare, alla presenza della delegazione, del Direttore e del personale, il 7 febbraio, è stato possibile raccogliere le seguenti dichiarazioni riguardanti lo stato di detenzione dei quattro rumeni:
Mirel Huma, detenuto nel braccio G9 e proveniente dal G12, ha detto di

essere stato tenuto senza cibo fino al momento della nostra prima visita; sempre nel periodo di detenzione al G12 è stato tenuto sveglio tutta la notte nelle prime due notti, preso a pugni e calci in cella, tenuto nudo in piedi e con la faccia al muro; nel momento in cui si era lamentato di avere freddo, è stato portato a fare una doccia fredda e, successivamente, ricondotto in cella dove è stata aperta anche la finestra; ha inoltre aggiunto di essere stato picchiato tutta la notte nella Stazione dei Carabinieri di Guidonia e che le violenze sarebbero terminate dopo la sua confessione; ha quindi dichiarato che la sua condizione di detenzione è radicalmente cambiata (in positivo) dopo la nostra prima visita;
Lucian Trinca, detenuto nel braccio G9 e anche lui proveniente dal G12, ha detto che i primi due giorni non gli hanno dato da mangiare; di essere stato picchiato (calci, pugni e ginocchiate) da 2 agenti; ha inoltre riferito che gli è stato impedito di dormire e di essere stato tenuto in piedi, nudo, tutta la notte e che quando ha cercato di coprirsi con una coperta questa gli era stata immediatamente tolta; anche lui sarebbe stato infilato dagli agenti sotto la doccia fredda; questo trattamento è durato una notte intera e il giorno successivo; anche Lucian Trinca ha detto che la sua condizione è radicalmente cambiata (in positivo) dopo la nostra prima visita; ha inoltre aggiunto che di essere stato picchiato tutta la notte e il giorno successivo dai Carabinieri che hanno proceduto al suo arresto, e alla domanda se ci fosse stata anche una colluttazione fra i romeni arrestati, ha risposto di no;
Ciprian Trinca, detenuto nel braccio G11 e proveniente dal G9, non ha voluto rispondere alle domande sullo stato di detenzione perché aveva già detto tutto durante la visita del 30 gennaio 2009; ha solo aggiunto che le condizioni di detenzione sono radicalmente cambiate, divenendo normali, dopo la nostra prima visita; nella prima visita del 30 gennaio l'interrogante aveva potuto constatare che Ciprian Trinca zoppicava vistosamente, erano visibili i segni di percosse su un occhio, sulle gambe e sull'anca destra;
Marcel Cristinel Coada, incontrato nella «Sezione Transito», dove è sempre stato, ha dichiarato di essere stato picchiato solo il primo giorno, all'ingresso del carcere, in matricola, dove anche gli altri arrestati sarebbero stati maltrattati, ma di non aver subito violenze nella «sezione transito» ove si trova; ha dichiarato di essere stato malmenato nella Caserma di Guidonia e che la sua condizione è ulteriormente migliorata dopo la nostra prima visita;
le dichiarazioni di Mirel Huma e Lucian Trinca, entrambi detenuti nel G9 e provenienti dal G12, appaiono credibili e coerenti posto che gli stessi, pur non avendo mai avuto la possibilità di conferire tra di loro nel corso della esecuzione della misura cautelare (causa divieto di incontro e isolamento precauzionale), hanno riferito circostanze pressoché identiche (tutti e due dicono infatti di essere stati picchiati e tenuti di notte in piedi, nudi e al freddo, all'interno della cella e di essere stati sottoposti a docce gelate);
l'interrogante dà atto al dottor Carmelo Cantone, Direttore del Carcere di Rebibbia - peraltro uno degli - istituti migliori d'Italia quanto a rispetto delle regole dell'ordinamento penitenziario in vigore - di aver dato disposizioni oculate fin dall'ingresso dei sei rumeni accusati dello stupro di Guidonia, assegnando ad ognuno dei sei reclusi gli agenti responsabili del loro trattamento e di avere, a seguito della nostra visita e delle nostre segnalazioni del 30 gennaio, spostato Mirel Huma e Lucian Trinca dal G12 al G9;
l'istituto di Rebibbia, come molti altri Istituti penitenziari italiani, presenta una grave carenza di personale che costringe la Direzione a ridurre la presenza degli agenti soprattutto nelle ore notturne;
l'articolo 13, comma 4, della Costituzione stabilisce che «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà»;

sul tema della prevenzione dei maltrattamenti dei detenuti al momento del loro ingresso in carcere, vi sono numerose circolari (alcune risalenti a più di dieci anni fa) del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Già dal 1987, infatti, è stato istituito presso tutti gli istituti di pena un particolare servizio per i detenuti e per gli internati nuovi giunti dalla libertà consistente in un presidio psicologico da affiancare alla prima visita medica generale ed al colloquio di primo ingresso, un servizio affidato ad esperti specializzati in psicologia o criminologia clinica che hanno un colloquio con il detenuto il giorno stesso di ingresso nell'istituto e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare l'eventuale rischio autolesionistico o di maltrattamenti da parte di terze persone;
in particolare, allo scopo di eliminare, in conformità a quanto auspicato dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), il rischio di atti di violenza nei confronti delle persone detenute, specie al momento dell'arresto, sin dal giugno 1998, il D.A.P. ha disposto che i sanitari degli istituti penitenziari, ove accertino in sede di esame del detenuto o dell'internato la presenza di lesioni personali, hanno l'obbligo di annotare nel registro modello 99 (registro delle visite, osservazioni e proposte), oltre all'esito della visita effettuata, le dichiarazioni eventualmente rese dall'interessato in merito alle circostanze della subita violenza. Inoltre, lo stesso sanitario deve formulare le proprie valutazioni sulla compatibilità o meno delle lesioni riscontrate rispetto alla causa di esse dichiarata dal detenuto. In tutti i casi di lesioni riscontrate all'atto dell'ingresso in istituto, le annotazioni apposte nel registro modello 99, corredate da tutte le altre osservazioni utili, devono essere inviate immediatamente all'autorità giudiziaria per quanto di competenza;
inoltre, per facilitare la piena applicazione dei princìpi stabiliti nelle circolari, lo stesso Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha recentemente provveduto a realizzare una nuova versione del registro modello 99, già distribuita presso tutti gli istituti. Tale nuovo registro, a differenza di quello precedentemente in uso, è suddiviso in più colonne contenenti date e orari delle visite, generalità del detenuto, esame obiettivo, diagnosi e prognosi, proposte e prescrizioni, dichiarazioni rilasciate dal detenuto interessato, valutazioni del sanitario sulla compatibilità o meno tra le dichiarazioni e le risultanze dell'esame obiettivo. Vi è anche una colonna ove vanno annotate le determinazioni del direttore dell'istituto (in pratica la trasformazione di questo registro da modello aperto a modello contenente specifiche voci e, in particolare, l'introduzione tra queste ultime di quelle concernenti le dichiarazioni dell'interessato e le valutazioni del sanitario, serve a richiamare l'attenzione di questi sull'obbligo di annotare sul registro, in presenza di lesioni, tutti quegli elementi utili per l'accertamento dei fatti da parte dell'autorità giudiziaria) -:
se i Ministri interrogati sono stati informati di quanto esposto in premessa e quali provvedimenti intendano adottare per verificarne la fondatezza;
se, con riferimento al momento dell'ingresso in carcere delle persone accusate dello stupro di Guidonia, siano state scrupolosamente osservate dai sanitari le disposizioni relative alle corrette modalità di compilazione del registro 99, così come prescritto dalla circolare emanata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in data 16 maggio 2000;
se le annotazioni apposte nel registro modello 99, corredate da tutte le altre osservazioni utili, siano state inviate all'autorità giudiziaria per quanto di competenza;
se le registrazioni delle telecamere, che riprendono per 24 ore quanto avviene nei corridoi dei vari bracci, siano state inviate all'autorità giudiziaria per quanto di competenza, in particolare, per quel che riguarda le riprese nel bracci G12, quelle relative al periodo di quanto riportato in premessa;

se i detenuti rumeni in questione, nel momento del loro ingresso in istituto e nel corso della esecuzione della misura cautelare, abbiano potuto usufruire di un adeguato presidio psicologico e se il contenuto dei relativi colloqui sia stato inviato all'autorità giudiziaria per quanto di competenza;
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, nel caso in cui i fatti indicati in premessa dovessero rivelarsi fondati;
quali iniziative il Ministro della giustizia intenda intraprendere per evitare che i maltrattamenti e le violenze, le umiliazioni e i soprusi continuino ad essere una delle componenti fisiologiche della vita carceraria, ciò anche sulla base delle preoccupazioni espresse dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura in occasione delle visite dallo stesso effettuate nel corso degli ultimi quindici anni nei nostri istituti di pena.
(4-02269)

TESTO AGGIORNATO AL 25 MARZO 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la direzione trasporto Sicilia di Trenitalia, nell'ambito di una diversa organizzazione del servizio ha soppresso numerosi treni: ben diciassette, molti dei quali riguardano la provincia di Ragusa;
non è stato ancora firmato il contratto di servizio con la Regione siciliana che fisserà la quantità e le caratteristiche del servizio ferroviario che Trenitalia offrirà in Sicilia ed i relativi corrispettivi;
la rete ferroviaria riveste un'importanza strategica per tutto il territorio della provincia di Ragusa, un servizio insostituibile per la mobilità provinciale ed interprovinciale per il trasporto dei pendolari;
un depotenziamento della rete ferroviaria causerebbe un aumento del traffico su gomma a carico di infrastrutture stradali deficitarie ed insicure;
l'apertura ormai prossima dell'aeroporto «Pio La Torre» di Comiso, suggerirebbe un potenziamento dei treni che Trenitalia ha deciso di sopprimere che renderebbero lo scalo facilmente raggiungibile da Licata e Gela, da Caltanissetta e da Siracusa -;
quali azioni intenda promuovere presso Trenitalia per scongiurare la soppressione dei treni delle linee ferroviarie della provincia di Ragusa;
se, in particolare, non ritenga di intervenire, con riguardo alle rispettive prerogative e competenze, presso Trenitalia perché, in sede di rinnovo del contratto di servizio con la regione siciliana, si adoperi per un rafforzamento del servizio ferroviario in Sicilia, con particolare riguardo per quelle zone, come la provincia di Ragusa, non adeguatamente dotate di infrastrutture viarie adeguate.
(2-00306) «Causi, Capodicasa».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
per anni, quasi quotidianamente, la «questione settentrionale», relativa alle infrastrutture, ha tenuto banco ed è stata posta al centro dell'agenda politica del ministero interrogato;
le regioni del Centro Nord, come sottolineato nello stesso QSN (quadro strategico nazionale), presentano un'urbanizzazione sempre più estesa, fitta e irregolare a cui si accompagna una domanda di mobilità e accessibilità scarsamente soddisfatta

da una offerta infrastrutturale notevolmente deficitaria, sia in termini qualitativi che quantitativi;
il Governo Prodi aveva assunto l'impegno di affrontare le questioni di concerto con gli enti locali e le regioni, in particolare con il «Tavolo di Milano», organizzato con cadenza mensile;
per fronteggiare tale deficit - che non si limita alle connessioni con le reti europee, ma riguarda principalmente la mobilità interna, con nodi di congestione attorno alle grandi città - le regioni del Nord hanno sottoscritto nel novembre 2006 un «Documento congiunto di emergenza infrastrutturale», mirato al perseguimento di cinque obiettivi prioritari: 1) realizzazione dei corridoi transnazionali definiti a livello comunitario e nazionale (Corridoio I, Corridoio V, Corridoio dei Due Mari, l'Asse Ti.Bre); 2) organizzazione di un sistema integrato degli aeroporti (principalmente fondato sull'hub di Malpensa); 3) potenziamento rete autostradale del Nord; 4) riforma della politica portuale (con l'estensione dell'autonomia finanziaria); 5) completamento/sviluppo dei sistemi ferroviari metropolitani;
in questi cinque obiettivi prioritari, in gran parte recepiti dagli atti legislativi promossi dal precedente Esecutivo per ridurre il debito infrastrutturale del Nord Italia, rientrano anche opere quali le tratte AV/AC (alta velocità/alta capacità Treviglio-Brescia, Brescia-Verona, nodo di Verona, Ronchi dei Legionari-Trieste e Fortezza-Verona. Inoltre l'impegno del Governo riguarda anche l'accessibilità ferroviaria dell'area aeroportuale di Malpensa, l'autostrada Asti-Cuneo, la Pedemontana lombarda;
la Tangenziale sud di Bergamo, le metropolitane di Milano, Torino, Bologna e Roma, al SS 36 Cinisello Balsamo-Viale Lombardia e le statali del Tonale, della Valtellina e della Val Brembana -:
quale sia l'attuale stato dell'arte e la relativa copertura finanziaria prevista per le succitate opere e la conseguente tempistica pianificata per il loro completamento.
(5-00980)

BOCCI e BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i lavori per la realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria tra Spoleto e Campello sul Clitunno, stanno, ancora una volta, versando in una situazione di crisi;
sembrerebbe che i lavoratori non percepiscano da tempo le mensilità dovute e che ci sia il rischio della sospensione dei lavori;
si tratterebbe di una interruzione gravissima che procrastinerebbe ulteriormente l'ultimazione di un'opera infrastrutturale strategica per i collegamenti tra Roma e Ancona, causando importanti disagi a tutto il sistema ferroviario e gravi ricadute negative a livello economico-produttivo e dello sviluppo del territorio;
la vicenda appare ancora più paradossale in questo momento, in cui Spoleto rischia di perdere le fermate degli Eurostar, per velocizzarne i tempi di percorrenza, mentre da anni questo interminabile cantiere rallenta tutti i treni che transitano per Spoleto -:
quali iniziative intendano adottare per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e la rapida ultimazione dell'opera.
(5-00975)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

LAFFRANCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 29, comma 2, della legge finanziaria per il 2008 è stato profondamente modificato l'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 con la finalità di ridurre il numero delle circoscrizioni di decentramento comunale attraverso la modifica dei parametri demografici per la loro istituzione;
la loro istituzione è, pertanto, divenuta obbligatoria nei soli comuni con più di 250.000 abitanti e facoltativa nei comuni con popolazione compresa tra i 100.000 e 250.000 abitanti ed è stato, inoltre, precisato che in questo secondo caso la popolazione media delle circoscrizioni non può essere inferiore a 30.000 abitanti;
tale norma, inserita nella predetta legge finanziaria, come ripresa dal precedente disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 luglio 2007 recante «Misure per la riduzione dei costi politici-amministrativi e per la promozione della trasparenza», si pone, come è evidente, l'obiettivo di contenere e razionalizzare i costi derivanti al pubblico erario nella istituzione delle circoscrizioni di decentramento comunale;
l'introduzione di tale nuova norma, che, ovviamente, non può che essere di omogeneo recepimento su tutto il territorio nazionale, sta diversamente producendo effetti nel Comune di Perugia il quale sta procedendo con una sua applicazione che l'interrogante ritiene distorta;
risulta, in particolare, incomprensibile ed ingiustificabile l'intenzione dello

stesso Comune di Perugia che vorrebbe applicare la norma citata calcolando la sua popolazione sulla base delle risultanze dell'anagrafe invece che prendendo a riferimento la popolazione certificata con l'ultimo censimento del 21 ottobre 2001, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 aprile 2003, «popolazione legale della Repubblica in base al censimento del 21 ottobre 2001»;
come puntualmente riportato dal «Servizio Studi - Dipartimento Istituzioni» della Camera dei deputati con il dossier D07248B, allegato all'articolo 42-bis del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 248 del 2007, che ha precisato l'entrata in vigore della predetta nuova disposizione legislativa, «Per il calcolo della popolazione si applica il principio secondo cui in materia di composizione degli organi, la popolazione è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento. Tale disposizione è contenuta nell'articolo 37, comma 4, del TUEL, e si riferisce alla composizione dei consigli comunali e provinciali, ma viene applicata alla formazione di tutti gli organi rappresentativi locali, compresi quindi i consigli circoscrizionali.»;
con la stessa puntuale ed autorevole relazione viene, altresì, riportato l'elenco dei comuni compresi nella fascia demografica compresa tra i 100.000 e 250.000 abitanti, così per il Comune di Perugia il quale, ai sensi del richiamato ultimo censimento, conta una popolazione identificata in 149.125 abitanti;
il richiamato principio è, peraltro, pacificamente, ogni volta, variamente ripreso dalla costante giurisprudenza dei Tar e del Consiglio di Stato, anche della Corte dei conti, per la quale il richiamato articolo 37, comma 4, del Tuel (già articolo 2, testo unico 16 maggio 1960, n. 570) «costituisce enunciazione di portata generale, che trova applicazione in tutti gli ulteriori congegni nei quali la popolazione assume rilevanza»;
la pacifica generale applicazione di tale principio, senz'altro riferibile al caso in esame, ha già determinato il Ministero dell'interno - Ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari - a fornire una chiara risposta al Comune di Pescara il quale, dovendo svolgere le elezioni amministrative nella primavera del 2008, essendo incerto su quale parametro di calcolo della popolazione andasse utilizzato per applicare la popolazione media di 30.000 abitanti per la rinnovata costituzione delle loro circoscrizioni (se ricorrendo ai dati aggiornati dell'anagrafe o ai dati dell'ultimo censimento), con nota del 20 febbraio 2008 ha confermato la necessità di fare ricorso ai dati risultanti, appunto, dall'ultimo censimento;
nonostante tutto ciò, il Comune di Perugia intende utilizzare i dati risultanti dall'anagrafe comunale per giustificare la costituzione di n. 5 circoscrizioni, in luogo delle n. 4 che le sarebbero, al massimo, consentite nella normale applicazione della norma citata;
in particolare, con deliberazione n. 244 del 12 novembre 2008, divenuta esecutiva il 14 dicembre 2008, il Consiglio comunale di Perugia ha modificato l'articolo 24 del suo Statuto comunale prevedendo, appunto, la costituzione di n. 5 circoscrizioni;
in questi giorni lo stesso Consiglio comunale è impegnato in una complessa e pressoché permanente seduta per l'approvazione del conseguente «Regolamento del decentramento» che dovrebbe dare il definitivo via libera alle 5 (secondo l'interrogante illegittime) circoscrizioni;
ad avviso dell'interrogante, tale intendimento, oltre a costituire una patente violazione della predetta meritoria norma sul contenimento dei costi della politica, che non può che essere di omogenea applicazione sui tutto il territorio nazionale (basti la nota di chiarimento già inviata dal Ministero dell'interno al Comune di Pescara) rischia di determinare gravi conseguenze sulla prossima consultazione elettorale amministrativa nel Comune di Perugia il quale convocherebbe dispendiosi comizi elettorali per elezioni

radicalmente nulle almeno nei suoi organismi decentrati, anche con intuibili effetti distorsivi sulle coincidenti elezioni comunali -:
se il Comune di Perugia abbia richiesto al Ministero interrogato un parere circa l'applicabilità del novellato articolo 17 del Tuel al caso in esame e, in caso affermativo, se il Ministero abbia confermato l'impossibilità di istituire cinque circoscrizioni comunali o, in caso negativo, se non intenda comunque chiarire espressamente la necessità di considerare, a questi fini, esclusivamente i dati risultanti dall'ultimo censimento nazionale;
se, considerato che in materia elettorale il sindaco sovrintende ai compiti affidatigli quale ufficiale del Governo, non intenda assumere informazioni e svolgere un opportuno monitoraggio, per i profili di propria competenza, in vista della prossima tornata elettorale.
(4-02270)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la vicenda dell'Istituto Sacro Cuore di Bologna che si vede costretto a chiudere i battenti dopo più di 150 anni di storia, pone il problema del diritto allo studio e del dovere dello Stato, pur nella consapevolezza dell'autonomia delle Regioni, di garantire ai cittadini la fruizione di diritti essenziali quali vitto, alloggio, trasporti e libertà di scelta del percorso educativo non dal punto di vista quantitativo ma in particolare nell'ottica di poter usufruire di un diritto essenziale che non può essere appannaggio degli abitanti di alcune regioni e non di altre;
esistono infatti Regioni come la Lombardia e il Veneto che hanno stanziato per l'anno scolastico 2007/08 cifre significative a favore delle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie, 46 e 20 milioni di euro rispettivamente, a fronte di altre, quali l'Emilia-Romagna, che hanno stanziato poco più del 2 per cento su una cifra di 19 milioni di euro e altre ancora in cui non esiste alcun intervento in questa essenziale materia;
i cittadini e le famiglie che intendano ricorrere a strutture scolastiche ed educative non statali e non comunali devono sostenere in proprio i relativi costi, dopo avere peraltro contribuito a pagare, a beneficio altrui, i costi della scuola statale e comunale;
le leggi regionali approvate da alcune regioni, come sopra riportato, costituiscono finalmente un passo avanti nel riconoscimento del ruolo oggettivo di servizio pubblico svolto da strutture educative private mentre la normativa adottata recentemente in altre Regioni rimane ancorata ad una concezione pubblicistica e totalizzante della scuola muovendosi nel solco di una logica ormai superata che non si può e non si vuole abbandonare;
pur nel riconoscimento dell'autonomia piena delle regioni di regolamentare questo importante settore, occorre, a parere dell'interpellante, riconoscere che l'attuale situazione vede la convivenza di sistemi scolastici aperti al privato sociale o caratterizzati da un arroccamento sul ruolo del pubblico, determinando così situazioni di notevole disparità fra i cittadini di uno stesso Stato;
un sistema educativo così concepito è sicuramente la migliore garanzia alle legittime aspettative degli studenti e delle loro famiglie di poter contare su di un quadro normativo omogeneo con standard minimi uguali per tutti e quindi di potere scegliere in assoluta libertà;
l'interpellante rileva altresì che, se è vero comunque che un sistema come quello italiano imperniato sul primato del pubblico statale non può essere cambiato dall'oggi al domani, è altrettanto vero che possono essere intrapresi alcuni passi, aumentando

con iniziative urgenti e tempestive i fondi per le scuole paritarie che, partendo dallo spirito della legge 62 del 2000 favoriscano il sorgere di una autentica parità scolastica basata sulla competizione di modelli formativi diversi, nell'ambito ovviamente dei principi stabiliti dall'ordinamento scolastico italiano e scelti dalle famiglie sulla base della qualità dell'insegnamento e dei valori trasmessi;
infine, a parere dell'interpellante, occorre che il Governo ripensi la sua politica scolastica favorendo un maggior pluralismo educativo nel sistema scolastico italiano finora ingessato in ottuso statalismo burocratizzato e spesso incapace, in mancanza di alternative, di dare serie prospettive di crescita culturale alle giovani generazioni -:
se il Governo, alla luce di quanto sopra e considerando anche la vicenda dell'Istituto Sacro Cuore di Bologna ed in genere alle difficoltà economiche che molti istituti paritari stanno attraversando e per le quali rischiano di sparire, non ritenga opportuno, senza ledere l'autonomia regionale, promuovere una qualche forma di intervento che definisca i livelli minimi di assistenza validi per tutto il territorio, trattandosi del diritto allo studio, riconosciuto diritto essenziale, che deve essere garantito su tutto il territorio nazionale.
(2-00307) «Garagnani».

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
con una comunicazione del 17 dicembre 2007, il Direttore Generale della Fondazione Santa Lucia - Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS), Ospedale di rilievo nazionale e di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria, evidenziava «la situazione di estremo disagio della Fondazione stessa, a causa della ormai cronica inadempienza della Giunta Regionale del Lazio, nei rimborsi per i ricoveri e le prestazioni specialistiche ambulatoriali erogate in convenzione nell'ultimo triennio»;
nel triennio 2005-2007 sono state decurtate all'IRCCS Fondazione Santa Lucia 19 milioni di euro, equiparando, di fatto, l'istituto a carattere scientifico ad una casa di cura privata convenzionata mettendo così a repentaglio non solo i livelli occupazionali, ma anche la stessa sopravvivenza della struttura con grave pregiudizio per l'offerta di assistenza ai cittadini;
la Fondazione Santa Lucia - IRCCS, è classificata come struttura ad alta specializzazione assistenziale «CODICE 75», di fatto e di diritto equiparata alle strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale come ribadito da una sentenza della Corte Costituzionale e da una decisione del Consiglio di Stato ed è una struttura di eccellenza nel campo della neuroriabilitazione in Italia ed un centro di rilievo internazionale per la ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze;
il ruolo e la funzionalità della sanità pubblica devono essere privilegiati, puntando sull'integrazione funzionale, da un lato fra strutture pubbliche e quelle ad esse equiparate (IRCCS, ospedali classificati), come nel caso dell'IRCCS Fondazione Santa Lucia, e dall'altro quelle private accreditate;
l'Assemblea dei lavoratori della Fondazione Santa Lucia e le organizzazioni sindacali RSA Fp Cgil, Cisl Fp. un Fpl, ADONP, RSM e CIMOP, hanno denunciato nel corso di una Assemblea il 5 febbraio 2008, il grave stato di crisi economica in cui versa IRCCS Fondazione Santa Lucia, auspicando da parte delle autorità preposte un atteggiamento improntato al mantenimento

degli abituali livelli di assistenza che storicamente la struttura garantisce alla particolare utenza, fortemente bisognosa di cure e riabilitazione in tempi e modalità certe e qualitativamente adeguate;
i vertici ed i rappresentanti sindacali dell'IRCCS Fondazione Santa Lucia sono stati ricevuti ed ascoltati più volte dai competenti organi regionali, anche dallo stesso Presidente della Regione Lazio, e da ultimo, il 12 maggio 2008, dall'Assessore alla Sanità, ricevendo negli svariati incontri continue rassicurazioni per la soluzione tempestiva delle problematiche economiche e finanziarie dell'IRCCS, che invece ad oggi hanno trovato solo un limitato e parziale riscontro;
il 13 maggio 2008 i vertici ed i rappresentanti sindacali dell'IRCCS Fondazione Santa Lucia sono stati ascoltati, anche dal Presidente della Commissione Consiliare Sanità della Regione Lazio e dal Presidente del Consiglio Regionale che hanno manifestato la propria solidarietà e di tutti i commissari presenti e preso un impegno, anche con iniziative straordinarie presso l'assessorato alla Sanità, per onorare già impegni presi dalla Commissione e suffragati dalla volontà politica unanime di maggioranza e opposizione;
l'articolo 32 della Costituzione definisce la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, ed ancora, il dettato costituzionale, all'articolo 117, comma 2, lettera m), attribuisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, e al comma 3, attribuisce alla competenza legislativa concorrente la tutela della salute;
la legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, comma 796, lettera a) ed il nuovo «Patto per la salute» firmato il 22 settembre 2006 tra Governo-Regioni-Province autonome di Trento e Bolzano (punto 1.1) hanno avuto come obiettivo quello di «controllare» la spesa sanitaria e «sostenere» azioni necessarie a sviluppare la qualità delle prestazioni sanitarie, provvedendo altresì a finanziare l'intero sistema nazionale con importi annualmente ripartiti tra le Regioni;
per il triennio 2007-2009 è stato istituito un «Fondo transitorio» riservato alle Regioni con disavanzo pari o superiore al 7 per cento e che abbiano sottoscritto un accordo con il Ministero della salute e con il Ministero dell'economia e delle finanze che contenga un piano di rientro del deficit sanitario regionale finalizzato al raggiungimento entro il 2010 dell'equilibrio economico e finanziario;
la legge finanziaria del 2007, articolo 1, comma 796, lettera b), ultimo periodo, e comma 878, disciplina l'attività di affiancamento delle Regioni impegnate nei piani di rientro dalle situazioni di disavanzo strutturale per ciascuna delle quali è previsto un Nucleo di affiancamento, composto da un rappresentante del Ministero della salute, un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze e un rappresentante della Conferenza delle regioni;
l'accordo sul ripianamento del debito nella sanità tra Governo e Regione Lazio firmato il 28 febbraio 2007 prevede 2,3 miliardi di euro a fondo perduto oltre a un prestito trentennale a interessi zero con rate di 310 milioni di euro l'anno per coprire il grande deficit sanitario, prevedendo così un aiuto cospicuo a favore di una regione in difficoltà. Inoltre, tale contributo dello Stato è stato subordinato alla realizzazione del Piano, così come la verifica dell'attuazione del Patto per la salute è stata attribuita all'attività del «nucleo di affrancamento»;
nonostante ciò, si registrano sul territorio nazionale situazioni di estremo disagio, analoghe a quelle denunciate, dalla fondazione Santa Lucia, a causa di inadempienze da parte di alcune Regioni nei rimborsi per prestazioni e ricoveri;
inoltre la delibera della Giunta Regionale del Lazio, n. 1050 del 28 dicembre 2007, recante il «riparto tra le Aziende

Sanitarie Locali del Lazio delle risorse disponibili a valere sul Fondo Sanitario Regionale per l'anno 2008» evidenzia l'assegnazione dei finanziamenti alle strutture private per gli interroganti senza l'adozione di criteri di qualità ed escludendo da tale riparto la Fondazione Santa Lucia i cui finanziamenti risultano di gran lunga inferiori rispetto a quelli erogati a strutture di riabilitazione e degenza meno attrezzate e qualificate;
un intervento sarebbe pertanto necessario anche al fine di evitare un aumento del contenzioso legale sia in sede amministrativa che civile, che potrebbe discendere anche da tale delibera -:
quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di tutelare il diritto dei pazienti ad essere curati in una struttura specializzata per il trattamento di gravi e complesse patologie, garantendo alla Fondazione Santa Lucia, quale istituto di ricovero e cura a carattere scientifico e punto di eccellenza nella riabilitazione neuromotoria, il riconoscimento di una tariffa di remunerazione in frizione della sua qualificazione nonché ad i suoi maggiori requisiti, strutturali, tecnologici, organizzativi e di ricerca;
se non ritengano opportuno intervenire in tempi rapidi per salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario della Fondazione Santa Lucia a garanzia dei livelli di assistenza e di cura dei cittadini, nonché a garanzia dei livelli occupazionali dell'Istituto.
(2-00305) «Anna Teresa Formisano, Ciocchetti, Rao, Vietti».

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, DELFINO, POLI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI e NARO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il programma di stabilità, presentato dal Governo la scorsa settimana ed inviato a Bruxelles, prevede un tasso di disoccupazione, in aumento per il secondo anno consecutivo, pari all'8,2 per cento nel 2009, 8,4 per cento nel 2010 e ancora 8,2 per cento nel 2011;
sono in molti a temere una situazione simile a quella del 1993, anno in cui si persero circa un milione di posti di lavoro;
i quattro milioni di lavoratori atipici sono quelli più esposti al rischio di licenziamento e, secondo alcune stime, dei 300 mila contratti scaduti a dicembre solo il 38 per cento avrebbe poi potuto ottenere il sostegno al reddito;
non si dispone di dati certi sul numero di precari transitati nelle file della disoccupazione, ma nelle regioni del Nord, più industrializzate e quindi maggiormente esposte alla crisi, viene segnalato un trend negativo riguardo alle assunzioni con contratto a tempo determinato;
salvo casi particolari, poi, per i lavoratori con contratto atipico non sono previsti ammortizzatori sociali, specie per coloro che non hanno avuto un rapporto senza interruzioni;
stessa situazione si registra per i lavoratori interinali, più comunemente conosciuti come lavoratori «in affitto»: secondo l'ultima indagine dell'Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo, nel terzo trimestre 2008, c'è stato un saldo negativo del 25 per cento tra missioni avviate e cessazioni;
il 21,5 per cento dei lavoratori precari è costituito da giovani fino ai 34 anni di età e la loro situazione risulta aggravata dal fatto che rappresentano solo il 9,5 per cento dei lavoratori tipici;
tale problema non riguarda solo l'Italia; secondo un'inchiesta della Confederazione dei sindacati europei, il numero di precari a rischio nel continente ha raggiunto i 30 milioni -:
quali iniziative concrete intenda adottare per fornire ai lavoratori precari,

la cui maggioranza è costituita da giovani, condizioni minime di garanzia, di sostegno al reddito e di tutela per la disoccupazione, senza le quali anche le misure anti-crisi, appena varate e rivolte a sostenere la domanda, non avrebbero alcun effetto incisivo.
(3-00363)

ANIELLO FORMISANO, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
durante gli ultimi anni del secolo scorso l'organizzazione tradizionale del mercato del lavoro è stata messa profondamente in discussione; alle due grandi categorie contrattuali, quella del lavoro autonomo e quella del lavoro subordinato, si sono affiancati tanti «nuovi lavori» e una molteplicità di nuove forme contrattuali;
già nel 1993 veniva pubblicato il libro bianco di Jacques Delors, un primo evidente e consapevole segnale dei cambiamenti in atto; nello stesso anno, in Italia, il 23 luglio viene firmato un importante accordo tra Governo e sindacati: il protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo. Come è stato ricordato recentemente da fonte autorevolissima, a questo accordo si arrivò con una premessa fondamentale, per la quale non si sarebbe comunque proceduto senza un'intesa complessiva di tutti i partecipanti. Secondo l'ex Presidente della Repubblica Ciampi (intervistato dal quotidiano la Repubblica del 25 gennaio 2009), «un accordo sui contratti deve essere totale. È tale solo se lo firmano tutti.»;
quattro anni più tardi il 18 giugno 1997, viene approvato il cosiddetto «pacchetto Treu», una serie di norme finalizzate alla promozione dell'occupazione e alla disciplina del «lavoro temporaneo». Si introduce in questo modo un elemento di evidente diversificazione nel mercato del lavoro italiano: è la prima importante affermazione di flessibilità;
tale percorso è proseguito negli anni successivi: altra tappa fondamentale è rappresentata dall'approvazione della legge n. 30, il 14 febbraio 2003, e successivamente dei suoi decreti delegati;
la flessibilità è stata invocata, congegnata ed inserita per ovviare alla rigidità del nostro mercato del lavoro, non per abbassare il costo del lavoro, né tanto meno per camuffare il lavoro dipendente con altre forme contrattuali;
l'utilizzo distorto della flessibilità contrattuale è, tra le altre cose, oltre che un indice di impoverimento dei lavoratori, anche la principale fonte di insicurezza sociale ed economica; produce, inoltre, l'abbassamento del livello medio dei consumi e diventa, dunque, abbassando il costo del lavoro, una delle principali fonti di recessione nel nostro Paese;
l'utilizzo della flessibilità senza gli adeguati accorgimenti produce esclusivamente precarietà, disagio sociale, la diminuzione dei consumi e recessione e non solo: molto spesso si traduce in disoccupazione, in particolare in periodi di crisi come quello attuale;
il passaggio da flessibili a precari e da precari a disoccupati appare uno dei percorsi più probabili a cui sono destinati nei prossimi mesi molti giovani lavoratori italiani;
la flex-security, di cui si è iniziato a parlare, di fatto non esiste: gli ammortizzatori sociali a cui faceva riferimento Marco Biagi restano completamente dimenticati;
nel 2009 le liste di disoccupazione rischiano di essere ingrossate soprattutto da precari, per i quali non si può neanche parlare di licenziamento perché semplicemente non si vedranno confermato il contratto. Si tratta di lavoratori completamente sprovvisti di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, anche perché al momento non risulta ancora nessun dispositivo attuativo di quegli ammortizzatori in deroga previsti per il 2009: le

risorse che dovevano servire a questo scopo previste nella legge n. 2 del 2009 sono ancora del tutto bloccate;
una delle ragioni per l'affermazione della flessibilità fu anche quella di facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro. Al momento pare stia servendo solo ad aumentare il numero delle «soste temporanee» nel mercato del lavoro prima della fuoriuscita, che ogni volta diventa più rischiosa, perché con il passare degli anni il reinserimento è sempre più complesso: la soglia di rischio aumenta sensibilmente già dopo i 30 anni. Al momento quello che risulta particolarmente più agevole è l'interruzione del rapporto di lavoro;
il potere contrattuale di un lavoratore precario è particolarmente limitato e, oltre ad essere sprovvisti di ammortizzatori sociali, questi lavoratori rischiano anche di non poter contare sulla pensione: se infatti il loro fondo pensionistico è attualmente uno dei migliori presso l'Inps, quei soldi servono per sostenere le pensioni di chi pensionato lo è già o sta per andarci;
la flessibilità senza protezione è precarietà, abbassa il costo del lavoro, frena i consumi, impoverisce il Paese;
la crisi che abbiamo di fronte si abbatterà, in particolare, sui lavoratori precari: saranno loro i primi a pagarne il prezzo, secondo quanto riportato dalla stampa. In alcune regioni il trend è già evidente: in Piemonte le assunzioni nel mese di dicembre del 2007 sono crollate del 20 per cento; tra ottobre e novembre del 2008 nel torinese, secondo i dati dei centri dell'impiego, si sono persi quasi 21 mila posti di lavoro;
nel Lazio i contratti che rischiano di non essere rinnovati sono più di 184 mila, in Toscana più di 56 mila, in Lombardia 188 mila, in Campania quasi 45 mila, in tutto il Paese sono quasi 850 mila;
a dicembre del 2007 sono già scaduti 300 mila contratti a termine: soltanto un terzo di questi lavoratori ha potuto contare su un sostegno al reddito;
negli Stati Uniti il nuovo Presidente, tra le prime decisioni assunte, ha disposto l'innalzamento del costo del lavoro e sta lavorando per unire il fronte dei sindacati;
la flessibilità richiesta ai lavoratori italiani è aggravata dalla circostanza per cui ad essere flessibili è soltanto una parte di loro, quella dei più giovani; non è raro che nello stesso posto di lavoro si trovino fianco a fianco lavoratori con le stesse mansioni, ma con redditi e contratti differenti;
molte aziende pagano la concorrenza sleale di altre che utilizzano lavoratori dipendenti con contratti atipici; in questo contesto la precarietà produce anche concorrenza sleale e finisce per livellare il sistema verso il basso;
la flessibilità deve essere utilizzata per rendere meno rigido il rapporto di lavoro ed il mercato nel suo insieme e per facilitare l'ingresso definitivo nel medesimo dei giovani lavoratori; non può essere uno strumento per abbassare fittiziamente il costo del lavoro, facilitare i licenziamenti, finendo per produrre, tra le altre cose, anche concorrenza sleale tra le imprese;
per un lavoratore con contratto di contratto di collaborazione a progetto attualmente il periodo di disoccupazione media previsto tra un incarico ed un altro è di più di 19 mesi, per un apprendista di più di 12, per un lavoratore a tempo determinato 12,7 -:
se e quali interventi concreti, a fronte della gravità della situazione, il Governo abbia intenzione di adottare per produrre nel nostro Paese la crescita di occupazione stabile e redditi sicuri, nonché una rete di protezione adeguata per i lavoratori flessibili, il tutto a vantaggio delle nuove generazioni e di quella ripresa dei consumi, più volte invocata dal Presidente del Consiglio dei ministri.
(3-00364)

CICCHITTO, BOCCHINO e TAGLIALATELA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 13 marzo 2007, la regione Campania ha sottoscritto con codesti ministeri il piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria;
con delibera di giunta regionale n. 517 del 2007, la regione Campania ha disposto la programmazione della spesa sanitaria relativa al periodo 2007-2010, anche per la macroarea della specialistica ambulatoriale, sulla scorta degli obiettivi di risparmio imposti dal detto piano di rientro dal disavanzo;
le misure contenute nel detto piano, sebbene siano rivolte ad un riequilibrio economico-finanziario della spesa sanitaria, devono comunque garantire i livelli essenziali di assistenza, nel rispetto dei principi fissati dal piano sanitario nazionale;
nella delibera n. 1268 del 2008 si è evidenziata per la macroarea della specialistica ambulatoriale un'insufficienza del fondo per l'anno 2008 e, quindi, anche per gli altri anni (2009-2010), pari a circa 35 milioni di euro, in ragione del fatto che il dato contabile dell'anno 2006, posto a base degli obiettivi di risparmio per il periodo 2008-2010, non corrisponde all'effettivo e reale consuntivo del medesimo anno;
l'insufficienza dei fondi per la macroarea della specialistica ambulatoriale, l'intervento della delibera a circa quattro mesi dalla fine dell'anno 2008 e la diversa distribuzione dei fondi alle aziende sanitarie locali hanno determinato l'esaurimento dei volumi di prestazioni erogabili e dei corrispondenti livelli economici di spesa, già alla fine del mese di ottobre 2008;
l'esaurimento dei livelli economici di spesa sta incidendo negativamente sui livelli essenziali di assistenza e, in particolare, sulla mancata erogazione di determinate prestazioni necessarie, sia per gli aspetti diagnostici che per quelli terapeutici, per determinate patologie e/o cronicità gravi, creando così, in Campania, una situazione gravissima in ordine alla tutela della salute;
i provvedimenti della regione Campania, nell'ambito della spesa sanitaria, sono sottoposti al controllo dei ministeri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze per la verifica dell'esatta attuazione degli obiettivi imposti dal piano di rientro -:
se non si ritenga necessario, per assicurare il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza nella regione Campania, procedere ad una verifica contabile delle risorse effettive destinate alla macroarea della specialistica ambulatoriale, finalizzata ad accertare se il dato contabile dell'anno 2006, alla base degli obiettivi di risparmio per gli anni 2008-2010, sia corrispondente all'effettivo e reale consuntivo del medesimo anno, anche al fine di accertare l'entità del fondo da assegnare alla predetta macroarea.
(3-00365)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

BIANCOFIORE, BERTOLINI e RUBEN. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
Oswald Ellecosta, Vice Sindaco SVP della città di Bolzano a maggioranza italiana, che da sempre si è contraddistinto, a parere degli interroganti, per una particolare acrimonia nei confronti della componente linguistica italiana dell'Alto Adige, ha ora rivolto le proprie attenzioni addirittura nei confronti dei bambini degli asili;
riprendendo proposte già formulate solo qualche mese fa, tese ad ottenere una vera e propria schedatura etnica dei bambini italiani nelle scuole tedesche dell'Alto

Adige, egli ha ora ipotizzato che bambini italiani di due anni e mezzo vengano sottoposti a test sulla lingua nel tentativo, come è stato ritenuto, di discriminare la loro iscrizione agli asili di lingua tedesca;
i genitori hanno vive preoccupazioni per dette dichiarazioni e in particolare temono che i test di lingua siano finalizzati alla sopraesposta schedatura etnica, e al dissuaderli dall'iscrivere i figli alle scuole tedesche;
i genitori italiani scelgono di mandare i figli a scuola tedesca o i tedeschi a scuola italiana perché in Alto Adige, nonostante l'inesistenza di un divieto espresso dall'articolo 19 dello Statuto di autonomia, il governo provinciale per paura dell'integrazione impedisce la nascita di sezioni bilingui dall'asilo alle superiore perché ciò consentirebbe l'acquisizione reale e paritetica delle lingue italiana e tedesca, come auspicato appunto dalla stragrande maggioranza dei genitori altoatesini di entrambi i gruppi linguistici;
lo stesso Vice Sindaco Ellecosta mette in pericolo la pacifica convivenza in Alto Adige contestando i monumenti storici del ventennio, attribuendo loro una valenza offensiva e di simbologia di appartenenza dell'Alto Adige all'Italia, che egli rifiuta pur avendo giurato sulla Costituzione italiana, ed ebbe a dire che in Alto Adige era meglio si soffermassero i pakistani (intendendo, con ciò, tutti gli extracomunitari) piuttosto degli italiani -:
se il Governo non ritenga di doversi attivare per impedire che il perpetuarsi di atti che possono essere considerati selezioni, discriminazioni, schedature, differenziazioni etniche, e ciò soprattutto all'indomani della giornata della memoria, che dovrebbe servire da monito a tutti, per esempio trasmettendo gli atti all'UNAR, l'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica, presso il Dipartimento delle pari opportunità;
quali iniziative intendano porre in essere a tutela della pacifica convivenza in Alto Adige e a tutela dell'identità, dell'integrità e dell'onore dell'Italia e della comunità italiana ivi residente.
(4-02268)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

COMMERCIO, LO MONTE, LOMBARDO e LATTERI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
nella notte fra il 26 e il 27 ottobre 2002, l'attività vulcanica dell'Etna è tornata a farsi sentire in maniera violenta ed improvvisa, con modalità tali da produrre gravi effetti e danni alle popolazioni che vivono nelle aree circostanti, in un comprensorio che conta oltre tredici comuni;
i diversi fronti lavici creatisi hanno prodotto nella loro discesa effetti che hanno interessato il patrimonio edilizio pubblico e privato. Inoltre, tale attività eruttiva è stata accompagnata e seguita da un'intensa attività sismica, che ha prodotto danni diffusi e di rilievo in un'area territoriale di significativa estensione;
i danni maggiori si sono registrati, soprattutto, in quelle aree interessate anche dal violento sisma di magnitudo fra il 7o e l'8o grado della scala Mercalli, che ha seguito le eruzioni laviche, che tutt'oggi ancora patiscono, da allora, le pesanti ricadute negative che l'evento calamitoso ha prodotto nel tessuto socio-economico (con particolare riferimento al settore turistico e commerciale);
il suddetto evento calamitoso, oltre ad aver reso inagibili quasi tutti i plessi scolastici, numerose abitazioni private e diversi esercizi commerciali, ha prodotto danni irreversibili anche in aree rurali di particolare rilievo paesaggistico, come quello rivestito dai terrazzamenti di vigneti delle pendici etnee;

l'iter del processo di ricostruzione del comprensorio dei tredici comuni interessati è stato avviato grazie all'emanazione, nel novembre del 2002, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3254, con la quale, per fronteggiare l'emergenza, si è dato ampio potere all'iniziativa dei sindaci dei comuni stessi per la realizzazione di un piano di interventi urgenti;
il ministero dell'economia e delle finanze, al fine poi di agevolare la ricostruzione del patrimonio edilizio e l'avvio delle imprese economiche, ha, con successivi decreti, prorogato la sospensione dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti di obblighi tributari a favore dei soggetti residenti ovvero aventi sede legale od operativa, alla data del 29 ottobre 2002, nei tredici comuni del catanese interessati direttamente dagli eventi sismici ed eruttivi;
un altro importante passo in avanti è stato poi compiuto grazie alla proroga (fino a tutto l'anno 2008) della dichiarazione dello stato di emergenza, che avrebbe dovuto consentire il completamento dell'opera di ricostruzione degli edifici e delle strutture dell'intero territorio danneggiato dagli eventi vulcanici e sismici;
la ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico è stata interamente ultimata grazie alla prontezza degli amministratori locali, che hanno dato esempio di buona gestione, ed alla congruità dei fondi stanziati dal Governo;
gli ultimi fondi, elargiti nel corso dell'anno 2008 dal dipartimento regionale per la protezione civile, non hanno consentito di portare avanti il progetto di ricostruzione e riqualificazione del territorio e di buona parte del patrimonio abitativo privato;
inoltre, l'assoluta assenza di ogni riferimento ed il mancato novero di fondi, destinati ai territori colpiti dai gravi fenomeni eruttivi dell'Etna dell'ottobre del 2002, nella legge finanziaria per il 2009, hanno gettato nello sconcerto gli amministratori di quelle aree, che vedono in tal modo sfumare il loro progetto di completamento della ricostruzione del tessuto urbanistico;
l'area interessata dai gravi fenomeni eruttivi e sismici dell'ottobre del 2002 coincide con una delle zone a più alto rischio sismico e ad alta densità abitativa del nostro Paese;
i test di simulazione di evacuazione a seguito di un evento sismico originato dall'Etna hanno evidenziato che le strade della viabilità primaria e secondaria della provincia di Catania, stante il loro stato di degrado, non costituiscono un'adeguata via di fuga per la popolazione -:
se e quando il Governo intenda adottare iniziative per ripristinare i fondi economici, al fine di dare piena attuazione alla suddetta ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3254 del 2002, concedere un'adeguata proroga del termine di cessazione dello stato di emergenza per risolvere la crisi delle zone interessate e, di conseguenza, approntare un serio piano di interventi finalizzati alla prevenzione, alla messa in sicurezza di gran parte degli edifici e delle infrastrutture della zona, all'immediata ricostruzione delle abitazioni e delle strutture turistico-alberghiere distrutte dal terremoto e dalle colate laviche, al fine di andare incontro alle esigenze di un territorio che ancora oggi, a seguito di quella grave calamità naturale, soffre un profondo disagio socio-economico.
(3-00366)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è appreso che Poste italiane hanno effettuato interventi

di limitazione dei servizi nei Comuni di Bella (frazioni di S. Antonio Canalini e S. Cataldo), di Filiano, Lauria e Maratea;
l'articolo 7 dell'accordo prevede che la razionalizzazione sia possibile, se, come si legge al comma 3, «le strutture non garantiscono condizioni di equilibrio economico» e comunque nel rispetto di condizioni di «non discriminazione e con particolare riguardo alle isole minori ed alle zone rurali e montane»;
le Poste non hanno fornito, anche nel recente incontro del 2 febbraio con i Sindaci, alcun dato obiettivo di riscontro a quanto previsto all'articolo 7, comma 3;
appare inaccettabile determinare così forti disagi ai cittadini residenti nei centri sopraindicati -:
per quali motivazioni sia stata adottata la procedura suddetta;
attraverso quali criteri si sia pervenuti all'individuazione dei Comuni in cui limitare il servizio;
se si intenda, ed in che modo, operare affinché le Poste Italiane ripristinino la completa funzionalità del servizio medesimo.
(5-00979)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Damiano ed altri n. 7-00118, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosca.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

La interpellanza urgente Marco Carra e altri n. 2-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Braga, Mazzarella, Sardelli, Piffari, Marchi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni ed altri n. 5-00972, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Madia.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Cassinelli n. 3-00339, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 121 del 27 gennaio 2009.

CASSINELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio regionale della Puglia, in data 16 dicembre 2008, ha approvato, a maggioranza, la legge regionale n. 44 del 2008, pubblicata sul B.U.R.P. (Bollettino Ufficiale Regione Puglia) n. 200 del 23 dicembre 2008, recante «Norme a tutela dell'ambiente e del territorio: limiti alle emissioni in atmosfera di policlorodibenzodiossina e policlorodibenzofurani» con la quale ha fissato valori limite di emissioni nell'atmosfera per la policlorodibenzodiossina ed i policlorodibenzofurani provenienti dai processi termici dell'industria del ferro e dell'acciaio riferendosi allo stabilimento ILVA di Taranto, come espressamente indicato nella relazione alla legge regionale medesima;
in particolare la detta legge regionale ha modificato il criterio fissato dal decreto legislativo n. 152 del 2006 per la determinazione dei limiti emissivi riferendosi a soli 17 cogeneri tossici espressi in TEQ (fattori di tossicità equivalente), anziché ai 210 cogeneri come previsto alla classe I, tabella A2, punto 1.2, parte II, allegato I alla parte V del decreto legislativo n. 152/06;

la stessa legge regionale ha fissato in 2,5 ng TEQ/Nm3, a partire dal 1o aprile 2009, ed in 0,4 ng TEQ/Nm3, a partire dal 31 dicembre 2010, i limiti cogenti di emissione prospettando tali determinazioni come attuative di norme comunitarie e del protocollo di Aarhus ratificato dallo Stato italiano con legge 6 marzo 2006, n. 125;
in realtà né nel protocollo di Aarhus avente ad oggetto l'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza, né in altre fonti normative comunitarie, contrariamente a quanto affermato dalla Regione Puglia nella propria legge, sono contenuti valori limite di emissione comunitari in materia di policlorodibenzodiossina (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF) relativamente agli impianti esistenti di sinterizzazione dell'industria siderurgica;
infatti, il protocollo di Aarhus si pone l'obiettivo, anche per quanto riguarda i due inquinanti in questione, di «ridurre le emissioni totali annue rispetto al livello di emissioni rilevato in un anno di riferimento stabilito ... adottando misure efficaci ed adeguate alla situazione specifica di ciascuno Stato» meditante le migliori tecniche disponibili, prevedendo che dette tecniche debbano essere anche «economicamente realizzabili» e che le misure adottate «non devono costituire uno strumento di discriminazione arbitraria o ingiustificabile o una restrizione dissimulata della concorrenza o del commercio internazionale» (protocollo di Aarhus - premesse);
per quanto riguarda specificatamente gli impianti per la produzione del ferro e dell'acciaio la tabella 2 del Protocollo di Aarhus avente ad oggetto la «Riduzione delle emissioni di PCDD/PCDF nell'industria metallurgica» non fissa alcun limite di emissione, fermo restando l'impegno di favorire le riduzioni mediante l'adozione delle migliori tecniche, mentre le misurazioni effettuate presso impianti di sinterizzazione nell'industria siderurgica europee hanno evidenziato concentrazioni di PCDD/PCDF fino a 43 ng/TEm3 (punto 26 della tabella 2 del Protocollo di Aarhus);
in ogni caso l'allegato VI del protocollo di Aarhus fissa per le fonti fisse esistenti l'entrata in vigore delle disposizioni-obiettivo nel termine di otto anni dall'entrata in vigore dello stesso protocollo (per l'Italia, che lo ha ratificato con legge 6 marzo 2006, il 13 aprile 2014), salva la possibilità di prorogare detto temine sino al completamento del periodo di ammortamento degli impianti esistenti da parte dell'operatore economico interessato (allegato VI, lettera b);
il limite emissivo pari 0,01 mg/Nm3 (corrispondente a 10.000 ng/Nm3), fissato dall'allegato I del decreto legislativo n. 152/06, risulta essere stato determinato dal legislatore nazionale sulla base di idonei pareri dei competenti organi tecnici nazionali e per tutti i 210 cogeneri, risultando uno tra i più rigorosi e tutelanti nell'ambito dell'Unione Europea;
l'iniziativa della Regione Puglia non è giustificata da alcuna situazione di effettivo allarme sanitario ed ambientale locale riconducibile alla responsabilità dell'unico operatore cui la legge è diretta - la società ILVA - anche in quanto le tre specifiche campagne di rilevamento condotte nel 2007/2008 dall'Arpa Puglia (1a campagna di monitoraggio: 11-16 giugno 2007, 2a campagna di monitoraggio: 26, 27 e 28 febbraio 2008 e 3a campagna di monitoraggio: 23, 24 e 26 giugno 2008) hanno evidenziato come lo stabilimento ILVA di Taranto rispetti i limiti emissivi di legge vigenti per la diossina ed i furani, come dimostra la stessa iniziativa legislativa regionale di elevare notevolmente detti limiti per mettere «fuori legge» lo stesso operatore economico;
le situazioni di inquinamento da diossina rilevate nei terreni (e non nell'aria) dell'area di Taranto appaiono riconducibili a contaminazioni pregresse di specifici siti limitrofi allo stabilimento siderurgico della società ILVA (come l'area del fallimento della società Matra che risulta fortemente inquinata proprio da diossina, la discarica abusiva di S. Teresa in cui sono stati inceneriti rifiuti a cielo

aperto e l'impianto di incenerimento rifiuti del Comune di Taranto che, per anni, ha funzionato senza post-combustore producendo diossina) per i quali, da tempo, sono stati richiesti provvedimenti inibitori all'uso, anche agricolo, ed interventi di bonifica alla Regione Puglia solo parzialmente realizzati;
in ogni caso le disposizioni contenute nel protocollo di Aarhus e nei relativi allegati tecnici per le fonti fisse esistenti prevedono valori limite obiettivo (e non cogenti), condizionati alla disponibilità su base industriale delle migliori tecnologie ed alla loro praticabilità economica, nonché un regime transitorio che per lo Stato italiano viene a scadere nell'aprile 2014, ovvero nel maggior termine eventualmente previsto dal piano di ammortamenti dell'operatore economico;
la legge della Regione Puglia, per contro, si è posta in difformità rispetto al Protocollo di Aarhus, alla normativa comunitaria di settore ed alle stesse B.A.T. (Best Available Techniques) emanate con decreto ministeriale 31 gennaio 2005, statuendo un regime normativo più restrittivo in termini assoluti e temporali rispetto a quello previsto dalla normativa tecnica comunitaria (BREF), a quello previsto dalla maggior parte degli Stati dell'Unione ed anche a quello tecnicamente ed economicamente attualmente praticabile dagli operatori economici del settore;
infatti in Francia, Spagna, Svezia, Portogallo, Finlandia, Danimarca non sono previsti limiti cogenti per l'emissione di diossina e furani mentre in Germania e Gran Bretagna sono previsti valori obiettivi, condizionati alla disponibilità su base industriale delle migliori tecnologie di riduzione;
la legge della Regione Puglia n. 44/08, pertanto, introduce nei confronti della società ILVA, il più importante operatore siderurgico nazionale, misure discriminanti, ed arbitrarie, a cui non sono soggetti gli altri concorrenti europei, tali da determinare una dissimulata distorsione della concorrenza e del mercato in palese violazione del Trattato e della normativa comunitaria, senza che tali misure siano obiettivamente giustificate e motivate da comprovate ragioni riconducibili effettivamente allo stesso operatore -:
se il Governo abbia valutato gli effetti distorsivi della concorrenza e del mercato che la legge della Regione Puglia n. 44/08 introduce in danno del più importante operatore economico nazionale del settore ed a vantaggio dei concorrenti degli altri Stati dell'Unione Europea nell'attuale sfavorevole congiuntura economica e se ritenga che tale legge sia compatibile con le norme del Trattato, con la normativa comunitaria e con gli obblighi che ne derivano per lo Stato italiano, oltre che con la legge nazionale e dunque se il Governo non intenda anche per tali motivazioni sollevare, ai sensi della legge n. 87/1953 ed entro il termine di scadenza del 21 febbraio 2009, questione di costituzionalità o in subordine, qualora sussistano i presupposti, conflitto di attribuzione avanti la Corte costituzionale, anche eccependo l'illegittimità della detta legge regionale rispetto alla normativa comunitaria;
se, considerando che le problematiche per l'emergenza ambientale in Puglia sono da tempo delegate in capo al Commissario Straordinario nella persona del Presidente della Regione Puglia, il Governo non ritenga di chiedere conto delle iniziative da questi assunte anche per contrastare sul territorio fenomeni di inquinamento abusivi e generalizzati che non possono essere posti a carico di operatori economici che, palesemente, non ne sono responsabili;
se il Governo, atteso il manifesto e non motivato pregiudizio nei confronti di un singolo operatore privato che traspare dalla legge regionale in questione, tanto da poter essere qualificata come «legge ad personam» e l'evidenziarsi di una situazione locale che non consente di valutare serenamente ed obiettivamente la situazione, non ritenga di affidare ad organi

tecnici nazionali, meno condizionabili da pressioni locali, lo svolgimento di una campagna di analisi sulla effettiva situazione ambientale a Tarano.
(3-00339)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta scritta Anna Teresa Formisano n. 4-00186 del 27 maggio 2008.

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Boniver ed altri n. 1-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008: è stata ritirata la firma del deputato Villecco Calipari.