XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 12 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
il verificarsi dei sinistri nelle strade urbane è da ricondursi per il 40 per cento circa ad una loro cattiva manutenzione, mentre tale incidenza nella rete autostradale è del 10 per cento circa;
il fenomeno della mobilità, nel suo complesso, fornisce allo stato italiano circa 78 miliardi di euro di gettito fiscale del quale però solo una parte assai ridotta viene impiegata per migliorare il binomio strada/mobilità, che costituisce, invece, una delle priorità dell'economia di un paese industrializzato;
ai sensi dell'articolo 14 del codice della strada gli enti proprietari delle strade (Anas, Autostrade, Comuni, Province, Regioni) hanno l'obbligo di effettuare la manutenzione programmata delle tratte loro demandate, ma a tale obbligo non corrisponde alcuna sanzione;
gli interventi sulle strade non possono continuare ad essere fatti a «rottura», sulla base, cioè, dell'emergenza, ma occorre stimare un fabbisogno per la sicurezza, selezionando e pianificando le attività più urgenti;
relativamente alle dotazioni di sicurezza, quali segnaletica e barriere, il costo medio di intervento per chilometro per la loro messa a norma e manutenzione programmata, secondo i calcoli effettuati dall'Anas, comporterebbe una spesa di circa 10.000,00 euro che, considerati gli 844.000 chilometri di rete (compresa anche la viabilità rurale), implicherebbe un costo totale annuo di oltre 8 miliardi di euro;
il fatturato registrato dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici per il 2007 per le relative specialità (OS10 e OS12) per la sicurezza stradale è stato, invece, di poco più di 330 milioni di euro su base annua: una differenza abissale che indica una grave carenza della manutenzione delle strade in generale, molte delle quali sono ancora distanti dagli standard minimi di sicurezza;
ciò ha portato il mercato delle dotazioni di sicurezza allo stremo delle forze, con conseguente fallimento di molte aziende;
nella realizzazione degli standard di sicurezza manca ancora un adeguato reticolo di atti amministrativi attuativi del codice della strada e un relativo regolamento idoneo a recepire la normazione tecnica italiana ed europea applicata a prodotti e installazioni;
al fine di sostenere la ripresa economica e ridurre gli incidenti, molto spesso mortali, che avvengono ogni giorno sulle strade sarebbe opportuno correggere lo squilibrio esistente tra il gettito fiscale derivato dalla mobilità stradale e l'esigua parte impiegata per migliorare le strade;
la copertura finanziaria per realizzare la non più dilazionabile operazione di messa a norma e manutenzione programmatica delle strade, potrebbe essere attuata tramite la costituzione di fondi destinati a tale operazione, con contabilità separata, da costituirsi presso tutti gli enti proprietari delle strade, nei cui fondi dedicati dovrebbero confluire:
quanto alle Regioni, sino alla copertura del fabbisogno, parte dell'ammontare dell'imposta di possesso degli automezzi immatricolati, regione per regione, per la messa a norma e manutenzione programmata delle dotazioni di sicurezza nelle strade devolute (ex Anas) anche se affidate a terzo gestore (società regionali, province);
quanto alle Province, con il medesimo meccanismo e fino a copertura del fabbisogno, l'imposta sulle assicurazioni RCA;
quanto ai Comuni, con il medesimo meccanismo e fino alla copertura del

fabbisogno, le contravvenzioni stradali effettuate sulla rete comunale, stimate in circa 1,8 miliardi di euro annui,

impegna il Governo:

ad assumere sollecitamente le opportune iniziative affinché gli enti proprietari delle strade assicurino la messa a norma e la manutenzione programmata delle dotazioni di sicurezza, anche attraverso la sostituzione della segnaletica e delle barriere non omologate, installate prima del 1992, ovvero tecnicamente obsolete o usurate;
ad intraprendere le necessarie iniziative volte alla costituzione dei fondi citati in premessa al fine di attuare la predetta manutenzione programmata delle strade.
(7-00121) «Tortoli».

La X Commissione,
premesso che:
il distretto tessile di Prato, con oltre 48.000 addetti ai lavori, vanta un ruolo chiave nell'economia nazionale, sicuramente paragonabile a quello rivestito dalla ex compagnia di bandiera Alitalia;
nei primi sei mesi del 2008 gli indici economici hanno segnato un preoccupante calo della produzione industriale, pari al 7 per cento ed un notevole aumento delle ore di cassa integrazione, pari al 50 per cento;
negli ultimi sei anni si è verificata una forte riduzione delle persone impiegate nel settore in misura di circa 8.000 unità, con conseguente diminuzione di fatturato pari al 24 per cento per quanto riguarda i tessuti e al 36 per cento per quanto concerne le fibre;
la perdita di posti di lavoro e la chiusura di numerose ditte operanti nella filiera tessile pratese rappresenta una grave perdita per l'economia nazionale e per il Made in Italy;
è necessario salvaguardare il settore tessile pratese in attesa della ripresa economica e di più favorevoli condizioni di accesso al credito;
il sottosegretario allo Sviluppo Economico Adolfo Urso ha recentemente preso atto della situazione e condiviso la necessità di un impegno concreto,

impegna il Governo

ad individuare le strategie utili e gli strumenti idonei a tamponare le emergenze economiche e finanziarie e le criticità sociali che potrebbero derivare dall'attuale crisi che sta colpendo il distretto tessile di Prato.
(7-00122) «Anna Teresa Formisano, Poli, Pezzotta».

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ATTI DI CONTROLLO

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Orchestra Sinfonica Siciliana, istituita nel 1951 con legge della Regione siciliana, è divenuta fondazione dal marzo 2003 in base a specifiche disposizioni contenute nell'articolo 35 della legge regionale 26 marzo 2002, n. 2 e in ottemperanza del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367;
si tratta di una presenza significativa nel panorama della musica italiana;
il 27 gennaio 2009 il quotidiano La Stampa pubblicava un articolo dal titolo «Per chi suona lo spreco»;
l'articolo, partendo dalla protesta dei musicisti precari dell'Orchestra Sinfonica Siciliana contro il mancato rinnovo del

contratto e lo stop del processo di stabilizzazione, riferisce di «bizzarrie amministrative, sprechi, clientelismi e inefficienze»;
su una pianta organica di 104 professori d'orchestra i precari sono circa un terzo, con contratti a termine che si protraggono in molti casi da quindici anni e che al momento risultano scaduti;
a fronte di quanto sopra descritto l'Oss ha «gonfiato il suo organico tecnico-amministrativo fino al totale Kolossal di 51 persone» nonostante un dimezzamento degli abbonati nelle ultime stagioni cartellonistiche (articolo de La Stampa sopra citato);
sempre nell'articolo in oggetto si legge che «quello economico è un deficit di 12 milioni, 9 dei quali di contributi non versati, su un budget che si basa in pratica solo su 13 milioni di euro annui erogati dalla Regione (più 500 mila dallo Stato, minacciati dalle sforbiciate al Fus)» e ancora «gli impiegati sono una folla, ma non si capisce bene cosa facciano»;
si attende che l'Avvocatura dello Stato esprima un parere per riaprire i termini di nuove assunzioni -:
se non ritenga opportuno intervenire con apposita verifica della gestione contabile ed amministrativa dell'Orchestra Sinfonica Siciliana, anche alla luce del contributo statale;
se non ritenga altresì opportuno vincolare la prossima erogazione del contributo statale ad una complessiva razionalizzazione della spesa, che preveda la valorizzazione della professionalità dei musicisti e il controllo rigoroso della spesa.
(5-01004)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Croce Rossa Italiana dispone tra le sue componenti di un Corpo Militare ausiliario delle Forze Armate dello Stato, composto di un contingente limitato di militari in servizio continuativo, mentre la gran parte del personale del Corpo si arruola volontariamente nelle diverse categorie in congedo con facoltà di impiego per l'assolvimento dei compiti di emergenza in tempo di pace e in tempo di guerra, nonché per il periodico addestramento ed aggiornamento;
a livello territoriale il Corpo è organizzato su di un Ispettorato Nazionale con sede a Roma su una rete territoriale di 15 Centri di Mobilitazione da cui dipendono i Magazzini di Mobilitazione, le Basi Logistiche, i Centri di Addestramento, nonché le Unità Militari Mobilitate;
oggi la Croce Rossa Italiana è retta da un Commissario Straordinario nominato dal Governo, che ha avviato una opera di smantellamento della struttura del Corpo, sia a livello centrale che a livello periferico;
in particolare risulta che sia intenzione del Commissario Straordinario contrarre la struttura periferica territoriale dagli attuali 15 Centri di Mobilitazione al numero di soli tre Centri, e che questa riduzione sia stata già avviata con l'emanazione della Ordinanza n. 19/09 in data 20 gennaio 2009 con la quale vengono «disattivati» i Centri di Mobilitazione di Milano (III) avente giurisdizione sulla Lombardia, Genova (IV) avente giurisdizione sulla Liguria e Trieste (XVII) avente giurisdizione sul Friuli Venezia Giulia, peraltro ricostituito solo due anni orsono. Nella Ordinanza si dà inoltre, incarico all'Ispettore Nazionale del Corpo di provvedere, entro sessanta giorni, alla predisposizione di un piano successivo di accorpamento degli altri Centri di Mobilitazione tramite accentramento delle competenze;
sembrerebbe pretestuosa la motivazione adottata nelle premesse all'Ordinanza

Commissariale n. 19/09 del 20 gennaio 2009 nella quale si pretende di giustificare la «disattivazione» dei Centri di Mobilitazione della C.R.I. facendo riferimento alla necessità di «riportare, per fasi successive, la presenza dei Centri di Mobilitazione, per l'assolvimento del servizio ausiliario delle Forze Armate, in corrispondenza con l'organizzazione territoriale dell'Esercito, ai sensi dell'articolo 33, comma 1, dello Statuto CRI»;
l'organizzazione territoriale del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana è sempre stata effettuata in analogia alla organizzazione territoriale dell'Esercito ed infatti i Centri di Mobilitazione hanno sempre avuto sede nei capoluoghi ove avevano sede i Comandi dapprima dei Corpi d'Armata, dai quali, peraltro, assunsero la numerazione al pari dei Reparti Mobili della Polizia o delle Legioni della Guardia di Finanza, per cui questa scelta di ridurre al solo numero di tre in Italia i Centri di Mobilitazione, oltre a tutte le altre valutazioni in ordine alla distanza dalla residenza degli iscritti, della perdita di Unità di grande valore operativo, organizzativo ed anche di tradizione, non è assolutamente in linea con la recente ed attuale organizzazione territoriale dell'Esercito Italiano;
oggi, infatti, la struttura territoriale dell'Esercito è articolata su un Comando Militare per il Territorio dell'Esercito, avente sede a Firenze, che nasce dalla trasformazione del preesistente Ispettorato per il Reclutamento e le Forze di Completamento del quale assume le funzioni ed i compiti;
al predetto Ente fanno capo, i Comandi Militari Esercito, che hanno sede presso tutti i capoluoghi di regione ed i Centri Documentali (ex Distretti) dell'Esercito;
pertanto, la richiamata necessità da parte del Commissario Straordinario della CRI di far sì che l'organizzazione del Corpo Militare debba essere strettamente funzionale alle esigenze organizzative dell'Esercito, non è in linea con la riduzione della struttura territoriale a soli tre Centri;
inoltre occorre evidenziare che tale scelta contrasterebbe anche con il decentramento amministrativo e la attuale regionalizzazione dello Stato -:
quali iniziative urgenti intenda adottare, a seguito di quanto esposto in premessa al fine di scongiurare la riduzione della struttura del Corpo della Croce Rossa secondo quanto previsto dall'ordinanza del commissario.
(3-00379)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI, LIBÈ, GALLETTI e OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerosi i contribuenti esasperati dal crescente, e mai del tutto giustificato, ricorso da parte della società di riscossione Equitalia alle procedure note con il nome di «ganasce fiscali», che vanno dal fermo amministrativo delle auto alle ipoteche sugli immobili, dal pignoramento dello stipendio a quello del conto corrente bancario per il recupero di crediti vantati dalle amministrazioni -:
a quanto ammonti il numero di pignoramenti sugli immobili notificati da Equitalia in tutto il Paese;
quanti siano gli avvisi di vendita di immobili notificati dalla citata società di riscossione;
se effettivamente il numero delle cartelle rivelatesi in seguito fasulle ammonti ad una consistente percentuale rispetto a quelle notificate;
se non ritenga di sospendere immediatamente ulteriori emissioni di ingiunzioni da parte di Equitalia;

se non ritenga di esaminare la legittimità degli interessi esorbitanti applicati da Equitalia che, sommati agli aggi e ai compensi, vanno ben oltre il limite previsto dalla legge;
se corrisponda al vero il fatto che gli amministratori delegati delle società di riscossione si rifiutino di rendersi disponibili per le audizioni richieste dagli enti locali;
a quanto ammontino gli emolumenti, comprensivi di parte variabile, degli amministratori delegati delle società di riscossione regionali di Equitalia;
se non ritenga che, in un momento di crisi quale quello attuale, un atteggiamento vessatorio dell'amministrazione fiscale sia controprudecente ai fini del superamento delle difficoltà economiche che i contribuenti stanno attraversando.
(3-00380)

Interrogazione a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il regolamento di organizzazione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, approvato di recente (decreto del Presidente della Repubblica n. 43/2008), disciplina al capo II (Articolazione dei dipartimenti), in particolare alla recente sezione IV, specificamente intitolata al Dipartimento dell'Amministrazione Generale, del personale e dei servizi, in particolare, nel successivo articolo 16 della suddetta, le competenze del medesimo dipartimento articolato in cinque uffici di livello dirigenziale generale;
al punto 5 del su citato articolo 16, viene stabilito quanto segue: «alle dirette dipendenze del capo del Dipartimento operano ...un corpo di ispettori per le verifiche ed i controlli sulle articolazioni territoriali del Dipartimento... »;
il Corpo di ispettori, cui fa riferimento l'articolo 16 è composto di dirigenti di II classe con funzioni ispettive, i quali sono stati finora incardinati nella ex Direzione Centrale Uffici Locali e dei Servizi del tesoro, ora Direzione dei servizi del tesoro;
i suddetti, in base al nuovo regolamento sono alle dipendenze specifiche del Capo Dipartimento dell'Amministrazione del personale non già genericamente inquadrati dal dipartimento e di fatto dalla data di pubblicazione del regolamento nella Gazzetta Ufficiale del 18 marzo 2008 a tutt'oggi, il corpo di ispettori è rimasto in bilico dal punto di vista funzionale e operativo tra le applicazioni dell'ex Direzione degli Uffici Locali e le nuove che devono derivare dalla successiva applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 43/2008. In sostanza i suddetti dirigenti sono finora privi di incarico e si evidenziano anche questioni residuali, ancora in riferimento a precedenti problematiche;
il regolamento si intende immediatamente esecutivo a far data dalla sua pubblicazione -:
se il Ministro non intenda procedere e risolvere questa situazione di stallo, che perdura da tempo e che configura una responsabilità omissiva a livello decisionale della struttura amministrativa nei confronti di alcuni appartenenti alla dirigenza, quindi sollecitare i necessari adempimenti di attuazione del Regolamento di Riorganizzazione del Ministero.
(4-02290)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:

GOLFO, LAZZARI, DIMA, SANTELLI e D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 il traffico diffuso (a carro) in partenza da Lamezia Terme è stato di 3.023 tonnellate per un totale di 71.808

carri; il traffico diffuso (a carro) in arrivo a Lamezia ha contato 4.431 tonnellate e 138.271 carri; il traffico a treno completo in partenza è stato di 63 treni per 954 carri con un totale di 47.018 tonnellate; il traffico a treno completo in arrivo di 61 treni e 730 carri per un numero complessivo di 34.699 tonnellate;
il centro di Cosenza della Divisione cargo FS, nell'anno 2008, ha incrementato il proprio traffico merci del 30 per cento rispetto al 2007, movimentando un totale di circa 2.500 carri, quasi tutti relativi a traffico internazionale proveniente dall'estero;
la chiusura dei centri cargo di Cosenza e Lamezia Terme comporterebbe la dismissione delle attività logistiche locali con conseguente licenziamento delle maestranze, oltre all'inevitabile ulteriore diminuzione del personale di Trenitalia;
l'eventuale scomparsa del trasporto merci su rotaia determinerebbe un gravissimo appesantimento della viabilità, concentrando l'intera mole di trasporto su gomma in un momento particolarmente difficile per la rete stradale calabrese già gravemente carente e ulteriormente logorata a causa delle alluvioni che hanno recentemente colpito la regione Calabria;
il monopolio dei traffici su gomma potrebbe causare l'aumento dei prezzi dei noli con prevedibili negative ricadute sia per i consumatori, sia per i produttori;
nel 2008 il trasporto ferroviario ha tolto dalle strade della regione Calabria l'equivalente di 9.726 TIR -:
se corrisponda al vero che la Divisione cargo del gruppo FS intende chiudere le sedi di Cosenza e Lamezia Terme;
se siano previste misure di razionalizzazione del traffico merci in Calabria che riguardino altre sedi, senza ridurre i volumi generali del trasporto su ferro;
quali misure urgenti il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda adottare per scongiurare la cancellazione dei servizi merci per ferrovia che insistono sulla regione Calabria, considerato l'impegno del Governo per favorire un efficace riequilibrio modale ed una riduzione delle emissioni di CO2 da trasporto.
(3-00375)

D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa la società Trenitalia S.p.A. avrebbe deciso, per l'anno 2009, di chiudere la stazione di Lamezia Terme, relativamente al settore cargo;
tale decisione determinerebbe, non solo per la provincia, ma per l'intera regione Calabria pesanti conseguenze sul piano economico-sociale, posto che la soppressione del trasporto merci su rotaia, costringerebbe le imprese a utilizzare il trasporto stradale, con conseguenti aumenti dei relativi costi, in un periodo, peraltro, in cui com'è noto le strade dell'intera regione versano in uno stato emergenziale;
la regione, infatti, in questo momento, registra un vero e proprio stato di paralisi delle comunicazioni con il resto del Paese, a causa dell'interruzione della rete autostradale e dell'intasamento degli altri percorsi viari, danneggiati dalle continue ed avverse condizioni meteorologiche che hanno provocato frane e gravissimi danni ambientali;
abolire tale stazione di snodo, fondamentale per l'intera regione, significherebbe emarginare ancora di più un territorio già fortemente penalizzato, sia per ciò che riguarda la mobilità dei cittadini, sia per ciò che riguarda la movimentazione delle merci e dei prodotti;
al fine di attuare una linea politica strategica di crescita e di sviluppo della regione Calabria, sarebbe opportuno invece non limitare, ma dar vita a forti interventi di potenziamento delle infrastrutture -:
se non ritenga opportuno, anche in considerazione del particolare momento di recessione economica in cui ci troviamo,

adottare tutte le iniziative possibili, affinché non si dia corso a quanto citato in premessa;
quali urgenti misure, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di potenziare il sistema ferroviario, in particolare nella regione Calabria, consentendo in tal modo la ripresa e il rilancio delle imprese calabresi.
(3-00376)

ROMANO e RUVOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con il Decreto del Presidente della Repubblica del 5 ottobre 2007 l'Autorità Portuale di Trapani è stata posta in liquidazione per assenza dei requisiti previsti dall'articolo 6 della legge n. 84 del 1994, sulla base dei dati relativi al traffico merci e passeggeri per il triennio 2004-2006, forniti dalla Capitaneria di Porto di Trapani;
lo stesso Decreto del Presidente della Repubblica ha stabilito, inoltre, che al termine della gestione liquidatoria, per la quale in data 15 ottobre 2007 è stato nominato con decreto ministeriale 153 il commissario liquidatore, si procedesse alla soppressione definitiva dell'ente, che il successivo decreto ministeriale del 3 dicembre 2008 ha prorogato entro e non oltre il 31 marzo 2009;
il provvedimento è stato impugnato di fronte al TAR di Palermo da parte degli organi istituzionali della provincia di Trapani, ma il procedimento risulta allo stato attuale ancora pendente, mentre non è stata accolta la richiesta di sospensiva;
appare evidente come unica soluzione per il mantenimento di un'Autorità portuale di una zona altamente importante dal punto di vista economico e infrastrutturale del nostro Paese sia l'allargamento alle stazioni portuali limitrofe e la costituzione di una nuova Autorità portuale di sistema, che permetta il rispetto dei requisiti necessari come previsto dalla legge n. 296 del 2006;
situazioni analoghe si sono già verificate in altre aree strategiche del Paese, quali Civitavecchia, Messina, Bari, Palermo e Napoli che, allargando le loro circoscrizioni ai porti limitrofi, hanno permesso la costituzione di Autorità portuali di sistema;
nello stesso periodo l'Autorità portuale di Manfredonia veniva soppressa per l'accertata carenza di traffico necessario, ma il Consiglio di Stato del Lazio, accogliendo il ricorso di appello per mancata considerazione dei criteri di cui alla legge n. 296 del 2006 ha sospeso gli effetti del decreto di messa in liquidazione;
alla luce di quanto descritto si ritiene opportuno superare l'attuale stato di crisi del Porto di Trapani attraverso una sospensione dello stato di liquidazione, in attesa della definizione del nuovo regolamento che stabilisca i nuovi requisiti, e dell'allargamento della circoscrizione di Trapani ai porti viciniori in un'ottica di sistema -:
se non intenda procedere con ogni atto in suo potere alla sospensione della messa in liquidazione dell'Autorità portuale di Trapani o quantomeno alla proroga dei termini di messa in liquidazione, in attesa della definizione del nuovo regolamento per la costituzione dell'Autorità portuale di sistema di Trapani.
(3-00378)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo Stato Italiano ha stabilito, con legge n. 285 del 1998 e successiva legge n. 40 del 1999, un contributo a favore delle imprese di autotrasporto di merci italiane e comunitarie, nella forma di un rimborso finalizzato a ridurre l'onere costituito

dai pedaggi autostradali. Il rimborso, riconosciuto al raggiungimento di una soglia minima di pedaggi pari € 51.646,00, importo difficilmente raggiungibile da una singola impresa, ha fatto si che le imprese si consorziassero al fine di ottenere i benefici previsti dalla legge;
detti Consorzi, oggi operano attraverso delle convenzioni distinte con la società Autostrade per l'Italia s.p.a (di seguito indicata con ASPI). L'attuale convenzione prevede che il post-pagamento dei pedaggi, utilizzando il servizio di Telepass, sia garantito da ciascun Consorzio tramite la stipula di una fidejussione bancaria pari ad almeno una mensilità dei pedaggi ad esso fatturati da ASPI. In sostanza i Consorzi, per il tramite dei soci, garantiscono ad ASPI, ogni mese e da circa 10 anni, il pagamento delle fatture da queste emesse, svolgendo un servizio di estremo rilievo e delicatezza interfacciandosi in modo univoco a nome di centinaia di imprese di autotrasporto e garantendo quindi il pagamento di fatture emesse a soci in momentanea difficoltà economica;
in occasione del rinnovo delle convenzioni, oggi quasi tutte in scadenza, la trattativa in corso da circa un Anno, con ASPI, ha prodotto da parte della stessa delle richieste insostenibili da parte dei Consorzi. In particolare ASPI pretende che i Consorzi elevino l'importo della fidejussione bancaria a un valore pari a quattro mensilità dei pedaggi fatturati, pena il non rinnovo della convenzione;
tale richiesta, fa si che la fidejussione bancaria dei singoli Consorzi da fornire ad ASPI, considerando i 20 più grandi Consorzi, che esprimono un fatturato per pedaggi autostradali di circa 700 milioni di euro, debba aumentare di circa il 400 per cento del valore attuale;
pertanto le richieste di ASPI, appaiono fuori di ogni logica, se solo si consideri:
a) la crisi del settore dell'autotrasporto, congiuntamente alla crisi globale dell'economia mondiale;
b) la stretta creditizia da parte delle banche;
c) la tensione finanziaria delle imprese di autotrasporto, per la quale il settore ha già dovuto richiedere in occasione delle ultime manovre finanziarie, apposite iniziative straordinarie da parte del Governo;
d) le inevitabili ricadute sulle singole imprese di trasporto nel momento in cui i Consorzi debbano richiedere gli adeguamenti delle fidejussione ai singoli soci;
alcuni Consorzi, riunitisi in Coordinamento, hanno aperto una trattativa con la Società Concessionaria, avanzando numerose ed articolate proposte alternative, che sono state tutte, però, respinte da ASPI -:
se il Governo, alla luce del diniego delle proposte avanzate dai Consorzi alla società ASPI intenda avviare in tempi brevi, un tavolo di concertazione, affinché, alla luce della situazione economica generale del Paese e del rischio di una possibile, quanto pericolosissima, ripresa della conflittualità in un settore che solo un anno fa ha mostrato di poter paralizzare il Paese;
se non ritenga inevitabile, necessario ed urgente, perdurando l'atteggiamento di ostinata chiusura da parte di ASPI, avviare la revisione, radicale e rapidissima, dell'attuale meccanismo di accesso all'incentivazione da parte delle imprese di autotrasporto.
(5-00999)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in una nota rilasciata all'ANSA regionale di Catanzaro martedì 10 febbraio 2009, il Presidente di Confindustria di Catanzaro annuncia di aver appreso la notizia secondo cui la Divisione Cargo di Trenitalia avrebbe deciso di escludere la

stazione di Lamezia Terme dall'elenco degli scali abilitati alla gestione del trasporto merci per il 2009;
in effetti, in un'intervista a Tutto Trasporti, il direttore della citata Divisione evidenzia che l'attuale rete degli scali ferroviari merci è troppo polverizzata e inadatta ai traffici di lunga percorrenza. Da qui la convinzione che sia necessario portare a compimento il processo di razionalizzazione del reticolo logistico che negli anni '90 contava sul territorio nazionale ben mille scali e che a partire dal 2000 è stato man mano ridotto fino ad arrivare ai 199 odierni. Tra quest'ultimi, molti sono ancora quelli che non sono sostenuti da un'adeguata domanda di trasporto di merci. Questo motivo, unitamente al fatto che i prezzi praticati da Trenitalia per il trasporto delle merci sono inferiori a quelli di mercato e che vi è stato un taglio di 60 milioni di euro sui fondi destinati a tale settore nella Finanziaria 2009, ha reso ancor di più sentita l'esigenza di un ulteriore ridimensionamento del numero degli scali;
ciò premesso, è, tuttavia, necessario evidenziare che, qualora fosse confermata la decisione di chiudere lo scalo merci di Lamezia, si verrebbe a determinare la scomparsa di fatto del trasporto merci su rotaia nel cuore della Calabria, con una comprensibile forte penalizzazione nell'operatività delle industrie, delle imprese artigianali, delle attività commerciali e sociali in generale, con una conseguente ricaduta negativa sull'economia della regione;
a peggiorare questo quadro di situazione si sono, peraltro, aggiunti i gravi danni causati dal maltempo, che hanno reso molto difficile il trasporto su strada, unica alternativa a quello su rotaia, con la chiusura di alcune arterie principali e l'intasamento di quelle secondarie;
pertanto, in un momento di generale crisi economico-finanziaria sarebbe stata più opportuna una strategia basata sul potenziamento delle infrastrutture e dei servizi di trasporto calabresi, al fine di ridurre la marginalità geografica e di favorire la movimentazione delle merci e dei prodotti, e non di riduzione e di chiusura di servizi -:
se la decisione relativa all'esclusione della stazione di Lamezia Terme dall'elenco degli scali ferroviari per le merci sia stata già presa da Trenitalia;
in caso affermativo, se non sia necessario ed opportuno un ripensamento sulle scelte già poste in essere e, più in generale, quali misure organizzative ed infrastrutturali intenda adottare per favorire la ripresa ed il rilancio della già penalizzata economia calabrese.
(4-02285)

NACCARATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Montagnana in provincia di Padova, lungo la Strada provinciale 19 attraversata dalla linea ferroviaria Padova-Mantova in località S. Antonio, è situato un passaggio a livello non perfettamente funzionante;
è stato segnalato più volte il difetto legato alla sbarra che dovrebbe indicare la chiusura e apertura del passaggio a livello, regolando in tal modo il transito dei mezzi lungo il tratto di strada attraversato dai binari ferroviari. In particolare, come risulta da numerose segnalazioni degli utenti, ogni giorno la sbarra si trova in posizione scorretta, non permettendo agli utenti di capire quando il passaggio a livello è aperto e transitabile senza alcun rischio e quando, invece, è chiuso per l'imminente passaggio di un convoglio;
il tratto di strada in cui è situato il passaggio a livello è molto frequentato, soprattutto in orario mattutino, per il passaggio di un gran numero di automobilisti che quotidianamente hanno l'esigenza di recarsi al lavoro;
il malfunzionamento del passaggio a livello ferroviario crea una situazione di grande disagio e pericolo per gli utenti.

Ogni giorno, infatti, si creano lunghe code di automobili in attesa davanti alla barriera difettosa del passaggio;
più volte si sono verificati casi di automobilisti che hanno intrapreso strade alternative o addirittura, stanchi dell'attesa, hanno deciso di superare il passaggio a livello con il rischio di essere investiti da un treno in transito -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti e quali misure il Ministro intenda porre in essere per permettere il corretto funzionamento del passaggio a livello in oggetto, impedendo il ripetersi dei disagi sopra esposti che creano evidenti situazioni di grave pericolo per molti automobilisti ed utenti del tratto di strada attraversato dai binari ferroviari nella località citata.
(4-02286)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

ASCIERTO, DE ANGELIS, HOLZMANN, ZORZATO, MILANATO, MISTRELLO DESTRO, BITONCI, GOISIS, CHIAPPORI e POLIDORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione della giornata del ricordo delle vittime delle foibe commemorata anche da alcuni studenti universitari del partito di «Forza Nuova» con un sit in autorizzato dalla questura di Padova presso Palazzo de Bo, sede del rettorato, circa 100 persone appartenenti al centro sociale «Pedro» hanno assaltato con lancio di sassi e petardi le Forze dell'Ordine schierate a presidio della zona, mettendo in atto una vera e propria guerriglia alzando barricate utilizzando cassonetti della spazzatura, motocicli e autovetture parcheggiate. Per circa un paio di ore il centro storico di Padova è stato messo a ferro e fuoco con azioni di guerriglia organizzata gettando nel terrore cittadini inermi e commercianti della zona. Fra gli altri un dirigente della questura ha riportato contusioni al volto;
non è possibile che gli appartenenti ai centri sociali possano, con atti violenti nei confronti dei cittadini e delle istituzioni, impedire ogni libera e democratica espressione di pensiero;
gli appartenenti allo stesso centro sociale «Pedro» qualche giorno indietro, presso Piazza delle Erbe, sempre a Padova, si sono resi responsabili di una manifestazione di dissenso «spinellata in piazza», per contestare una ordinanza comunale inerente l'ammenda di 500 euro per chi fa uso di sostanze stupefacenti. In tale occasione alcuni giovani hanno fumato degli spinelli. Inoltre durante la manifestazione è stato riconosciuto e malmenato un assessore provinciale, Massimo Giorgetti, del PdL, che passava per caso nella Piazza con la moglie ed un amico;
questi ultimi episodi fanno pensare ad una recrudescenza di azioni da parte del centro sociale Pedro dovute probabilmente alla presunta convinzione che nei loro confronti prevalga l'impunità. Se a tali azioni non vi è una risposta ferma delle istituzioni, nella città di Padova si potranno verificare fatti di grave entità. Non a caso la città ha visto il nascere di cellule terroristiche poi stroncate dall'autorità giudiziaria e dalle forze dell'ordine;
l'intera città con le amministrazioni comunale e provinciale ha espresso la chiara condanna delle manifestazioni di violenza dei centri sociali -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare e se non intenda assumere iniziative, nell'ambito dei poteri di competenza, per pervenire alla chiusura del centro sociale «Pedro» di Padova.
(3-00384)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE ANGELIS, GRANATA, LO PRESTI, HOLZMANN, FRASSINETTI e ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 30 marzo 2004 il Parlamento italiano con legge n. 92 ha istituito per il 10 febbraio la celebrazione del «Giorno del ricordo» per commemorare la tragedia dell'esodo forzato di centinaia di migliaia di nostri connazionali delle terre giuliano-dalmate e della pulizia etnica subita da migliaia di italiani ad opera di formazioni partigiano-comuniste e loro collaboratori;
come ogni anno anche in questa occasione si sono verificati tentativi, anche violenti, di impedire la celebrazione di questa ricorrenza:
a) a Roma un centinaio di facinorosi riconducibili a frange estreme di varia osservanza comunista hanno tentato di impedire lo svolgimento di un convegno sull'argomento organizzato dalla Consulta provinciale degli studenti - organismo di rappresentazione istituzionale democraticamente eletto - con la presenza del Ministro della Gioventù e che i contestatori hanno altresì giustificato il proprio comportamento sugli organi di stampa accusando gli organizzatori di «revisionismo» ed affermando che «nelle foibe sono stati gettati solo alcune centinaia di fascisti e collaborazionisti per giusta vendetta da parte delle popolazioni slave per le vessazioni subite»;
b) a Padova un corteo di commemorazione regolarmente autorizzato è stato assaltato da militanti comunisti con conseguenti scontri con le forze dell'ordine e il ferimento di un agente;
c) a Cagliari una cinquantina di sedicenti anarchici hanno cercato di impedire la partenza di una fiaccolata commemorativa, anch'essa regolarmente autorizzata;
l'interrogante rileva come le vicende verificatisi in quegli anni ed in particolare la tragedia dei cittadini italiani oggetto di una vera e propria «pulizia etnica» rappresentino crimini gravissimi, anzi un vero e proprio genocidio;
pertanto ogni affermazione «negazionista» e ogni condotta apologetica di questi crimini risulta assolutamente inaccettabile -:
se, rispetto agli episodi ricordati in premessa siano state avviate indagini e se, in particolare, in presenza di atti violenti, i responsabili possano essere perseguiti anche sulla base degli strumenti normativi già esistenti a carico di chi neghi altri atti di genocidio che hanno funestato la storia recente e di chi istighi all'odio.
(4-02289)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle celebrazioni per la Giornata del Ricordo in programma per martedì 10 febbraio 2009, a Padova si sono verificati scontri tra giovani appartenenti all'area dei centri sociali e le forze dell'ordine che monitoravano una manifestazione autorizzata dalla Questura promossa dai movimenti di Forza Nuova, Destra Universitaria e Lotta Studentesca. La manifestazione prevedeva la deposizione di una corona di fiori presso il cortile del palazzo del Bò, sede dell'Università degli Studi di Padova, in ricordo della studentessa Norma Cossetto;
un gruppo di manifestanti appartenenti ai centri sociali (circa una trentina di persone), aggirando e scavalcando le transenne poste a presidio della manifestazione presso l'Università, hanno innescato i disordini lanciando petardi contro le forze dell'ordine, cercando di raggiungere e di scontrarsi con il corteo autorizzato;
nel corso delle operazioni per ristabilire l'ordine e consentire il regolare svolgimento della commemorazione, negli scontri che si sono verificati, tre poliziotti sono rimasti feriti ed un manifestante dell'area «no-global» è stato arrestato per

aver colpito con un pugno un dirigente della Polizia di Stato presente sul posto;
durante i disordini, gli appartenenti ai centri sociali si sono resi protagonisti di atti di vera e propria «guerriglia urbana», attraverso il rovesciamento di cassonetti lungo il loro percorso e il danneggiamento di ciclomotori nel tentativo di ostacolare le forze dell'ordine;
gli scontri che si sono verificati hanno suscitato grande paura e situazioni di pericolo per l'incolumità di molti cittadini che, in quel momento, frequentavano la zona degli scontri, posta in piena zona centrale tra il palazzo dell'Università ed il Municipio di Padova -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali misure il Ministro intenda porre in essere per evitare il ripetersi di fatti gravi come quelli sopra descritti, cosa intenda fare il Ministro per reprimere l'azione di questi gruppi di persone che violano le fondamentali regole democratiche.
(4-02291)

PICCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si apprende che lo scorso mese di dicembre, il ministero dell'Interno avrebbe comunicato al Comune di Firenze la revoca della concessione per la Basilica di Santa Maria Novella;
infatti in base al rogito Guerri del 1868, lo Stato dava in concessione d'uso perpetuo al Comune di Firenze le sedi religiose di proprietà del Fondo di culto, oggi Fec e pertanto oltre Santa Maria Novella, anche le basiliche di Santa Croce, Santa Maria del Carmine sempre in come la Basilica di San Marco, le chiese di San Paolino e San Gaggio, l'Abbazia di Vallombrosa e il Santuario di Montesenario;
lo Stato si sta riappropriando dei suoi luoghi religiosi e la revoca non sarebbe in alcun modo discussa e tantomeno giustificata o concordata;
il Comune di Firenze negli ultimi 141 anni ha effettuato ingenti investimenti di restauro e manutenzione conservativa sui beni oggetto di revoca e su quelli ricompresi nel rogito Guerri -:
se siano veri i fatti in premessa e quali siano state le motivazioni dietro la scelta di revoca;
se anche gli altri beni descritti dal Rogito Guerri saranno oggetto di revoca;
come si intenda finanziare, valorizzare e gestire tali opere dopo l'esclusione del Comune di Firenze;
se non sia opportuno un accordo con il Comune di Firenze per la gestione condivisa e globale del patrimonio storico artistico di Firenze;
quale sia lo status giuridico della statua del David di Michelangelo, ovvero se appartenga al Comune di Firenze o al Demanio della Repubblica.
(4-02292)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Programma televisivo delle rete RAI 3 Presa diretta, ha realizzato lo scorso 8 febbraio 2009 un servizio dal titolo «La scuola tagliata»;
il predetto servizio ha fatto una cronaca diretta sui mali cronici della scuola;
l'inchiesta condotta dal giornalista Domenico Iannacone in Campania ha portato alla luce alcune sconcertanti verità che riguardano una sorta di «compravendita di Masters» intercorrente tra alcune prestigiose università telematiche del centro-sud (tra cui la «Guglielmo Marconi» e la «Pegaso») e precari storici, che cercano di collezionare il maggior numero di «titoli

aventi valore legale» ai fini dell'acquisizione di maggior punteggio per una buona collocazione in seno alla «famigerata graduatoria provinciale a esaurimento»;
i predetti titoli, (il cui costo, a carico dell'aspirante insegnante di ruolo, è di circa 1.000 euro l'uno) sarebbero rilasciati dalle predette università telematiche previ «corsi di breve durata» concernenti le «metodologie didattiche», il cui svolgimento avviene ovviamente con modalità on line o cartacee;
la modalità cartacea consisterebbe nell'invio a domicilio di qualche dispensa e tests contenenti, in alcuni casi, i medesimi quesiti, oggetto dell'esame sostenuto per il rilascio del diploma;
uno degli intervistati, ha esibito una «borsa» zeppa di titoli «aventi valore legale», ottenuti sin dal lontano 2004 e attestanti la conoscenza delle «metodologie didattiche» di merito;
in Campania si registrano circa 80 mila precari storici, la maggior parte dei quali si sottoporrebbe alle ingiuste regole di «caporalato» esercitate da molte scuole paritarie di ogni ordine e grado della provincia di Salerno, prestando la propria opera gratuitamente, in cambio di un contratto che preveda il pagamento dei contributi e l'attribuzione di 12 punti per il servizio reso, in forma continuativa, per la durata di un anno;
si tratta evidentemente di un esercito di «nuovi schiavi», sfruttati da dirigenti scolastici senza scrupoli che costruirebbero falsi ideologici e materiali, nella «compravendita» di diplomi «aventi valore legale», al prezzo di 4.500 euro l'uno;
in sede di conversione del decreto-legge «Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università», è stata inserita un'apposita norma che salvaguarda le aspettative di alcune categorie di docenti attualmente esclusi dalle graduatorie a esaurimento, compresi i docenti della provincia di Salerno;
detta disposizione consentirà l'inserimento, in occasione dell'aggiornamento biennale delle graduatorie ad esaurimento da effettuarsi per gli anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011, agli abilitati Ssis del IX ciclo, agli abilitati che hanno frequentato i corsi biennali abilitanti di secondo livello a indirizzo didattico (Cobaslid) attivati nell'anno scolastico 2007-2008 e ai docenti che si abilitano a seguito della frequenza del I corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale e di strumento musicale;
analogo inserimento a pieno titolo viene garantito a coloro che nell'anno accademico 2007-2008 erano iscritti al corso di laurea in Scienze della formazione primaria e ai corsi quadriennali di didattica della musica, in occasione dell'aggiornamento biennale successivo al conseguimento del titolo di abilitazione;
la citata norma prevede che i predetti docenti siano inseriti a domanda nella graduatoria a esaurimento in coda a coloro che risultano già inclusi;
il precedente Governo, con una norma inserita nella legge finanziaria 2007, ha trasformato, con decorrenza 1o gennaio 2007, le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, consentendo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento dei docenti ad altra Provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce per l'anno scolastico 2009/2010, nonché l'iscrizione in coda a tutte le fasce per l'anno scolastico 2009/2011;
l'iscrizione in coda, prevista dalla legge finanziaria 2007, ha prodotto il ricorso n. 4629 del 2007, proposto dall'ANIEF - Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, A.N.P. - Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola - per l'annullamento o la sospensione del sottocitato decreto direttoriale del Ministero della pubblica istruzione, con cui gli esponenti deducono, in diritto, i seguenti motivi: «Violazione e falsa applicazione dell'articolo 1 della legge n. 124/1999 degli articoli

3, 51, comma 1, e 97 della Costituzione, nonché eccesso di potere sotto i profili dell'illogicità manifesta e della disparità di trattamento», ritenendo che la modifica della natura giuridica delle graduatorie avrebbe «cristallizzato e salvaguardato» le posizioni di coloro che vi erano stati inseriti secondo la precedente regolamentazione;
il Tar Lazio con le sentenze n. 10728/2008 e n. 10809/2008 ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero della pubblica istruzione, Direzione generale per il personale della scuola, del 16 marzo 2007, nelle seguenti parti:
nella parte in cui in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della legge n. 296/06 (omissis) dall'a.s. 2009/10 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra Provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce»;
nella parte in cui l'articolo 3, comma 2, dispone che non è possibile spostare 124 punti aggiuntivi spettanti per il conseguimento dell'abilitazione Ssis da una graduatoria a un'altra;
recentemente il Consiglio di Stato ha emanato una nuova ordinanza a favore dello spostamento del punteggio da una classe concorsuale a un'altra;
conseguentemente, in vista delle nuove immissioni in ruolo e delle nuove supplenze annuali, si determinerà la possibilità di «estendere a tutti» la facoltà di spostare i punteggi già dichiarati;
i docenti in parola sono venuti meno alla «funzione docente» che dovrebbe garantire il servizio alla persona e alla comunità e, in quanto tale, non dovrebbe essere assoggettabile, nei suoi aspetti fondamentali, a contrattazione tra le parti, a scopo di reciproca utilità;
il diritto al libero esercizio della cultura e del suo insegnamento da parte dei docenti campani in parola, non si è coniugato con l'uguale diritto da parte degli studenti delle scuole paritarie in parola di fruire di essa nella prospettiva del miglior apprendimento possibile, in linea con l'evoluzione della ricerca didattica, delle scienze cognitive e dello sviluppo tecnologico -:
se non ritengano opportuno attivare immediatamente un accesso ispettivo nei confronti delle citate università telematiche del Centro-Sud, e delle scuole paritarie della provincia di Salerno, per verificare la veridicità dell'inchiesta condotta nel programma Presa diretta (dichiarazioni, registrazioni con telecamera nascosta di incontri simulati con dirigenti scolastici di scuole paritarie, eccetera);
se, alla luce dei fatti che riguardano i docenti della provincia di Salerno, non ritengano quanto mai opportuno sospendere temporaneamente con effetto immediato l'iscrizione dei docenti in parola nella graduatoria di merito della provincia di Salerno, nonché l'eventuale trasferimento dei punteggi da una graduatoria provinciale all'altra;
se il Ministro dell'istruzione, università e ricerca non ritenga ormai improrogabile attuare criteri e meccanismi di controllo degli standard di formazione iniziale e di accesso alla professione;
se infine il ministro competente non ravvisi l'opportunità di creare un albo regionale, al quale debbano obbligatoriamente iscriversi tutti gli insegnanti abilitati, rendendo l'iscrizione condizione necessaria e indispensabile per esercitare la professione in tutte le scuole pubbliche, sia statali che paritarie, dell'ambito territoriale, in condizione di ruolo o di supplenza.
(3-00382)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE MICHELI, MIGLIAVACCA e TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la gestione organizzativo-finanziaria delle scuole è ormai di fatto insostenibile

a causa dei mancati e/o ritardati trasferimenti agli istituti delle risorse necessarie a garantire il regolare servizio;
in particolare, i crediti che le scuole piacentine vantano nei confronti del Mistero per l'anticipato pagamento delle supplenze brevi e per altre erogazioni previste dai compiti istituzionali in carico alle scuole hanno raggiunto la somma di oltre 4.000.000 di euro;
nel frattempo, senza un tempestivo accreditamento dei fondi necessari, i dirigenti scolastici della Provincia di Piacenza, pur non sottraendosi alle responsabilità gestionali connesse all'esercizio della funzione, evidenziano gravi difficoltà nel:
a) procedere sempre e comunque alla nomina del personale supplente anche per lunghi periodi con conseguenze inevitabili sulla regolarità delle lezioni. In tal senso si vedono costretti a utilizzare in attività di sostituzione il personale docente comunque in servizio, anche al di fuori delle classi di concorso di titolarità o a ridistribuire gli alunni tra le diverse classi;
b) retribuire per tempo il personale supplente nominato anche per lunghe assenze;
c) versare nei tempi stabiliti i relativi contributi e le ritenute previdenziali e assistenziali;
d) provvedere al sollecito pagamento di fatture delle ditte creditrici con il conseguente rischio di ingiunzione di mora;
e) provvedere alla dotazione di materiali, strumenti e attrezzature idonei a garantire la sicurezza dei lavoratori e degli allievi, ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008;
f) provvedere all'attivazione dei corsi di recupero per gli studenti delle scuole superiori;
la situazione di cassa delle Istituzioni Scolastiche sta rapidamente esaurendosi, con gravi ripercussioni sulla gestione amministrativo contabile, e alcune istituzioni scolastiche hanno di recente ricevuto diffide da parte delle organizzazioni sindacali con conseguente citazione in giudizio presso il giudice del lavoro per inadempienza contrattuale dei dirigenti scolastici;
la perdurante incertezza relativa alla situazione dei residui attivi non consente di elaborare documenti contabili certi, trasparenti e concretamente significativi e la mancanza di informazioni sul rifinanziamento dei corsi di recupero negli istituti superiori mette in discussione l'organizzazione di attività normativamente previste;
per le motivazioni premesse il servizio scolastico rischia di non essere completamente garantito per l'immediato futuro, sia sul piano organizzativo, sia su quello didattico, sia ancora per quanto attiene la sicurezza del personale e degli allievi -:
se il Ministro sia a conoscenza delle situazioni e delle problematiche illustrate in premessa e se sia sua intenzione provvedere urgentemente all'integrazione delle risorse necessarie per la copertura delle spese finora sostenute dalle scuole, conseguenti all'applicazione delle disposizioni normative e contrattuali vigenti;
se sia intenzione del Ministro fornire disposizioni tali da consentire ai dirigenti scolastici di adempiere con la necessaria tempestività, trasparenza ed efficacia ai compiti istituzionali loro affidati.
(5-00998)

GHIZZONI, DE PASQUALE, COSCIA, DE TORRE, SIRAGUSA, PES, ROSSA, ANTONINO RUSSO, PICIERNO, MAZZARELLA, LEVI, GINEFRA, LOLLI, DE BIASI e BACHELET. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'8 febbraio 2009 la trasmissione Presa diretta, andata in onda su Rai tre, ha denunciato, con riferimenti circostanziati e supportati da testimonianze, la realtà di istituti privati e/o paritari che sono vere e

proprie «fabbriche di diplomi», dove basta pagare alcune migliaia di euro per ottenere un titolo di studio;
inoltre, si è appresa la realtà di un gran numero di docenti precari che, pur di accumulare il punteggio necessario a mantenere un buon posto in graduatoria, accetta il compromesso di insegnare presso tali istituti privati senza percepire nessuna retribuzione, svilendo del tutto il proprio ruolo di insegnante;
inoltre, un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica, il giorno dopo l'inchiesta di Rai tre, testimonia ulteriormente tale tragica realtà: «gli insegnanti entrano in una giungla dove si lavora gratis, la busta paga c'è ma la retribuzione è pari a zero... "Fabbriche di schiavi" costretti ad accumulare punti per non perdere il posto in graduatoria (...). Un sistema che non viene alla luce perché non è nell'interesse di nessuno denunciarlo (...)»;
tutto questo nonostante la nostra Costituzione sancisca il diritto allo studio di ogni cittadino e cittadina;
ai singoli deve essere garantito l'accesso a strutture idonee e di eccellenza per la propria formazione ed istruzione, al fine di diventare pienamente consapevoli, protagonisti e partecipi nella costruzione della propria Nazione -:
se al Ministro interrogato risulti che in Italia vi siano Istituti privati e paritari che assumono insegnanti precari con stipendi irrisori o addirittura nulli, e che, dietro un lauto compenso da parte delle famiglie, assicurino il rilascio di un diploma in assenza di frequenza degli studenti e senza che gli stessi affrontino un regolare corso di studi e serie prove di verifica di quanto appreso via via durante l'anno scolastico;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario ed urgente disporre una approfondita e puntuale ispezione in tutta Italia al fine di individuare detti Istituti scolastici e quali provvedimenti sanzionatori intenda assumere per debellare una così deleteria realtà che non solo scredita la scuola tutta ma danneggia e truffa famiglie, alunni e docenti oltre che il Paese stesso, privando di istruzione ragazze e ragazzi, con questo violando, di fatto, la nostra Carta Costituzionale.
(5-01003)

TESTO AGGIORNATO AL 26 FEBBRAIO 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'articolo 23 del decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998 «Testo Unico sull'Immigrazione», come modificato dall'articolo 19 «Titoli di prelazione» della Legge Bossi-Fini n. 189 del 30 luglio 2002, e l'articolo 34 del successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, così come sostituito dall'articolo 29 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 2004, prevedono l'attribuzione di un titolo di prelazione ai fini dell'ingresso in Italia per motivi di lavoro a favore dei cittadini extracomunitari che abbiano partecipato a programmi di istruzione e formazione professionale nei propri Paesi d'origine, finalizzati all'inserimento lavorativo degli stessi nei settori produttivi italiani;
il Governo Prodi ha esteso la sperimentazione relativa all'attuazione dell'articolo 23, del decreto direttoriale del ministero del lavoro e delle politiche sociali del 16 maggio 2005, tramite le Regioni e le Province autonome, assegnando precise risorse finanziarie ripartite proporzionalmente ai fabbisogni espressi;
la struttura dei progetti promossi dalle varie regioni prevedeva un percorso formativo di lingua italiana, sicurezza sul lavoro ed educazione civica, svolto nei

paesi d'origine dei cittadini extracomunitari, finalizzato al superamento dell'esame di certificazione di conoscenza della lingua italiana livello A2, così come definito nel Quadro comune europeo per le lingue contenuto nella raccomandazione R(98)6 emanato dal Consiglio dei Ministri UE il 17 marzo 1998. A seguito del superamento dell'esame livello A2, ai partecipanti di questi progetti vengono assegnate da parte del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali le cosiddette «quote privilegiate», dopo l'attribuzione del titolo di prelazione per l'arrivo in Italia. Come partner dei progetti formativi sono state delle aziende e datori di lavoro che hanno espresso i loro fabbisogni di lavoratori extracomunitari e nei confronti di quali si sono assunti l'impegno a presentare richiesta nominativa nulla-osta e proposta di contratto di soggiorno, ai sensi dell'articolo 34, comma 7, del decreto-legge n. 394 del 1999;
l'attuale Governo ha bloccato l'attuazione e il completamento di questi programmi/progetti promossi dalle Regioni, e, in particolare, le richieste da parte dei datori di lavoro di assumere lavoratori stranieri, formati nell'ambito dei progetti, non possono essere soddisfatte, in quanto dal mese di giugno 2008 non è più possibile presentare le domande di nulla osta al lavoro, a causa del blocco della procedura di invio telematico delle richieste gestita dal Ministero dell'interno;
sotto il profilo normativo il blocco è motivato dal fatto che si è in assenza di un decreto flussi relativo all'anno 2008, mentre quello relativo al 2007 poneva il termine per la presentazione delle richieste nullaosta al 31 maggio 2008;
risulta comunque evidente come tale termine non possa essere applicato alle richieste nullaosta che riguardano imprese e lavoratori che hanno partecipato ai progetti speciali ex articolo 23, per i quali sussiste un diritto di prelazione e che si sono conclusi dopo la sua scadenza. In questi casi l'investimento in formazione rischia di essere vanificato, con gravi ripercussioni negative sulla credibilità dell'intero progetto;
nonostante la particolarità del problema sollevato, i soggetti di cui all'articolo 23 non sono stati introdotti nel decreto flussi del dicembre 2008 e al momento attuale non vi sono notizie del decreto che doveva affrontare e risolvere la questione entro il 30 gennaio 2009;
i partecipanti che hanno frequentato il corso ed in base al patto formativo sottoscritto, dopo il superamento dell'esame di certificazione linguistica livello A 2, erano e sono ancora in attesa di arrivare in Italia ed hanno, per questo motivo in molti casi, interrotto i rapporti di lavoro posti in essere nel loro Paese;
le selezioni delle persone hanno visto, spesso, il coinvolgimento del Ministero del Lavoro dei paesi coinvolti nella sperimentazione, per cui potrebbero esserci risvolti delicati per la credibilità dell'Italia sia nei confronti dei partecipanti al progetto ma anche nei confronti delle istituzioni locali;
ad oggi la problematica descritta coinvolge le Marche, il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto; inoltre il Piemonte, l'Emilia-Romagna, e verosimilmente anche altre regioni, hanno progetti formativi già approvati dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ma risultano bloccati per le stesse ragioni -:
se i Ministri interpellanti vogliano chiarire lo stato della situazione in oggetto;
se gli stessi Ministri non intendano relazionare sulle scelte poste in essere e sull'evoluzione delle stesse;
se i Ministri interpellati non ritengano doveroso intervenire per risolvere lo stallo verificatosi e garantire a questi lavoratori i diritti loro spettanti.
(2-00311) «Bobba, Arturo Mario Luigi Parisi, Sarubbi, Mosella, Cuperlo, Giorgio Merlo, Lucà, Livia Turco, Minniti, Calgaro, Binetti, Lolli, Realacci, Oliverio,

Sereni, Gatti, Bressa, Motta, Mosca, Letta, Damiano, Madia, Berretta, Lanzillotta, Codurelli, Ginefra, Touadi, Bachelet, Baretta, Capano».

Interrogazioni a risposta orale:

TASSONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli Ospedali d'Italia con il servizio Unità Farmaci Antitumorali (UFA) le prescrizioni mediche di reparto inviate alla farmacia ospedaliera vengono validate immediatamente dai farmacisti clinici prima di essere trasferite per l'esecuzione al personale tecnico di laboratorio ed a quello infermieristico;
tale procedura, prevista dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie, ovvero la società scientifica di riferimento del Ministero, delle Commissioni Parlamentari, dell'Istituto Superiore di Sanità, delle Regioni e delle Aziende Ospedaliere, individua nel farmacista colui che deve verificare la correttezza e l'accettabilità delle prescrizioni mediche;
il 30 aprile 2008 con nota scritta, gli infermieri del laboratorio di farmacia dell'Ospedale San Camillo Forlanini di Roma manifestarono la propria preoccupazione e disagio per la vita dei pazienti in quanto più di una volta sono stati costretti a correggere le prescrizioni mediche già controllate dal farmacista di turno;
nel maggio dello stesso anno, la Direzione della farmacia ha provveduto a cambiare la procedura vigente in ogni altra farmacia Ospedaliera d'Italia intestando, di fatto, la prima validazione delle prescrizioni mediche al personale infermieristico e non al farmacista clinico;
attualmente il laboratorio della farmacia del Forlanini è retto da personale non strutturato e senza provata esperienza specifica indispensabile nel settore di galenica oncologica come raccomandato dalla SIFO;
sarebbe indispensabile che siano chiarite le ragioni delle modifiche delle procedure di validazione delle prescrizioni mediche che non tengono conto delle disposizioni SIFO e assumere iniziative immediate per la salvaguardia dei pazienti messi in pericolo da tali mancanze e dai sempre più frequenti errori nella preparazione dei farmaci antiblastici chemioterapici -:
quali iniziative intenda assumere, ivi compresa la promozione dell'azione disciplinare anche al fine di evitare che i pazienti siano sottoposti a cure errate.
(3-00381)

CAPITANIO SANTOLINI. - AI Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 1o dicembre 1997 n. 468 definisce i lavori socialmente utili e di pubblica utilità le attività che hanno per oggetto la realizzazione di opere e le forniture di servizi di utilità collettiva;
secondo la legge vigente (articolo 4 del decreto legislativo n. 81 del 2000) l'utilizzo di lavoratori nei lavori socialmente utili non determina l'instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato e non comporta quindi il riconoscimento di ferie, malattie e trattamento pensionistico;
la Regione Calabria integra di 40 ore mensili il sussidio per i lavori socialmente utili e quelli di pubblica utilità ma non assicura i comuni trattamenti previdenziali e di malattia poiché si appella alla legislazione vigente che stabilisce che le ore integrative devono essere effettivamente svolte;
i lavoratori della Regione Calabria che svolgono lavori socialmente utili e di pubblica utilità lamentano, tuttavia, che dopo molti anni di servizio presso le

pubbliche amministrazioni non vedono riconosciuti i diritti più elementari e disciplinati dalla nostra Costituzione -:
se il Governo non intenda assumere, per quanto di propria competenza, iniziative normative al fine di assicurare anche ai lavoratori di cui in premessa i minimi diritti garantiti dalla Costituzione.
(3-00383)

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la malattia tubercolare (TB) è ancora oggi la malattia infettiva più diffusa nel mondo con il più alto numero di infetti, di malati e di morti per anno. La maggiore diffusione della malattia si riscontra nei Paesi non industrializzati, ma l'endemia è alta anche nei Paesi dell'Europa orientale dove è in crescita il numero di contagi per micobatteri tubercolari resistenti ai principali farmaci specifici;
è evidente che i flussi migratori dalle zone ad alta endemia costituiscono un permanente pericolo di diffusione della malattia anche nei paesi occidentali, come l'Italia, dove gruppi a rischio e, non solo quelli, sono esposti a possibili occasioni di contagio e di conseguente malattia.
alla base del mantenimento di una situazione epidemiologica più sicura, c'è soltanto l'attuazione costante di diagnosi certe e terapie tempestive e di parallele misure di prevenzione. Fra i mezzi diagnostici di comune e stabile uso in Italia esiste la tubercolina PPD, indispensabile per l'effettuazione di test intradermici;
da recenti notizie, risulta che la tubercolina, prodotta in Italia (Biocine test PPD per multipuntura Novartis), non è più commercializzata e non sarà più presente, finite le ultime scorte, nei nostri centri ospedalieri e territoriali;
l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), informata della cessata commercializzazione, suggerisce alle strutture sanitarie locali di procurarsi prodotti analoghi all'estero, dopo avere ottenuto, di volta in volta, la prescritta autorizzazione delle UAO;
questa situazione, se non corretta con provvedimenti mirati, determinerà pesanti conseguenze per la difficoltà di eseguire test diagnostici fondamentali. Soprattutto nelle strutture sanitarie più piccole le difficoltà burocratiche ed economiche saranno maggiori e le ricadute sulla terapia e sulla prevenzione della TB saranno pesanti;
un pericolo parallelo è di carattere economico, perché l'esistenza di reattivi diagnostici sostitutivi della tubercolina (quantiferon e analoghi) potrebbe portare in molti casi al loro uso indiscriminato con costi decuplicati ed esecuzioni tecniche certamente più complesse -:
cosa abbia già fatto il Ministero per rispondere alla prossima totale mancanza del prodotto suddetto, e se sia possibile intervenire nei confronti dell'AIFA, per le sue specifiche competenze, onde evitare un'imperdonabile carenza di strumenti diagnostici nei confronti di una patologia infettiva e contagiosa come la tubercolosi, in una fase epidemiologica che necessita della massima sorveglianza ed efficienza su tutto il territorio nazionale.
(4-02287)

TESTO AGGIORNATO AL 19 FEBBRAIO 2009

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'economia e le imprese agricole sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto alle gravissime conseguenze della crisi economico-finanziaria mondiale;

i principali Paesi europei hanno adottato manovre anticrisi nelle quali sono state incluse misure specifiche per il rilancio competitivo del comparto agricolo, come accaduto in Francia, dove il Ministro dell'agricoltura ha varato un piano di 250 milioni di euro per sostenere i redditi degli agricoltori;
nei suoi primi nove mesi l'azione del Governo si è contraddistinta esclusivamente per i vistosi tagli operati al comparto agroalimentare e per la mancanza di misure efficaci necessarie per invertire la sfavorevole congiuntura economico-finanziaria;
la cosiddetta manovra estiva, di cui al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133), e la legge finanziaria per il 2009 (legge 21 dicembre 2008, n. 203) hanno determinato complessivamente una riduzione di 682 milioni di euro a sostegno dell'agricoltura;
con il decreto cosiddetto «milleproroghe» il Governo ha abrogato e soppresso disposizioni a sostegno dell'agricoltura e della pesca approvate solo qualche ora prima in Parlamento;
la manovra anticrisi, di cui al decreto,legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, non ha previsto al suo interno disposizioni volte alla risoluzione della crisi che sta interessando il settore agroalimentare né, tanto meno, misure specifiche per il suo rilancio competitivo;
in un momento in cui gli elementi di debolezza del settore sono amplificati dalla volatilità dei prezzi, dalle difficoltà di accesso al credito e da un ruolo sempre meno incisivo del sostegno pubblico, sono urgenti misure straordinarie che, da un lato, scongiurino un possibile arretramento del settore agroalimentare e, dall'altro, sappiano rilanciarne la competitività;
la situazione era stata già descritta dall'interrogante nell'interrogazione a risposta in Commissione 5-00750 presentata in data 10 dicembre 2008;
il settore agricolo siciliano sta attraversando la più grave crisi che si sia mai verificata dal dopoguerra ad oggi;
le associazioni degli agricoltori denunciano il rischio di chiusura per centinaia di imprese alla luce dei danni provocati dal maltempo nelle ultime settimane e dalla crisi finanziaria;
restano aperte questioni irrisolte che pesano sulla gestione delle imprese: costi produttivi, oneri contributivi, Fondo di solidarietà nazionale e altre;
la Regione Sicilia ha chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e al Ministro delle Politiche agricole e forestali, Luca Zaia, per trovare una soluzione alla «crisi drammatica» che l'agricoltura sta attraversando;
è necessario avviare le procedure di delimitazione dei territori e di verifica dei danni per consentire la dichiarazione di calamità naturale per l'agricoltura della Sicilia dove migliaia di ettari di terreno sono andati sott'acqua a causa dell'ondata di maltempo che ha colpito l'isola nei giorni scorsi: agrumeti trasformati in risaie, smottamenti e frane nelle strade interne, nelle campagne siciliane un panorama devastato dove si contano danni per decine di milioni di euro;
con riferimento ai danni prodotti dal maltempo occorre ricordare che circa un anno fa la Sicilia orientale è stata investita da tremende gelate che hanno distrutto la produzione agrumicola e che hanno compromesso la produzione dell'annata in corso;
su quanto descritto sopra il Governo non ha ancora emanato un decreto per il risarcimento dei danni, cosa che è stata fatta invece per gli agricoltori del Nord est che hanno subito lo stesso danno di quelli siciliani ma solo successivamente -:
se non intenda dichiarare con urgenza lo stato di calamità naturale per la Sicilia;
se non intenda altresì convocare al più presto un incontro con le organizzazioni

degli agricoltori siciliani e il governo regionale siciliano al fine di individuare le misure più idonee ad uscire dalla crisi;
se non ritenga opportuno emanare con urgenza il decreto di risarcimento dei danni provocati dalle gelate che lo scorso anno hanno investito la Sicilia orientale.
(5-01000)

PAOLO RUSSO e DI CATERINA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il grido d'allarme giunge ormai con sempre maggiore frequenza. A circa un anno dalle prime importanti segnalazioni in Italia, il Rhynchophorus ferrugineus si è esteso a macchia di leopardo ed ha già provocato la morte di centinaia di palme;
il punteruolo rosso sembra diffondersi, ormai senza controllo, anche nel nostro Paese, soprattutto nel Centro e nel Sud;
da allora, e come già avvenuto in ogni paese in cui il Rhynchophorus si sia insediato, l'evoluzione dell'infestazione ha avuto una diffusione di tipo esponenziale. Ciò è da imputarsi sia alle caratteristiche del ciclo vitale di quest'insetto che, avendo come obiettivo il riciclaggio della materia organica, è particolarmente breve e numericamente consistente, sia ad un'istintiva sottovalutazione del problema da parte di vivaisti e pubbliche amministrazioni. D'altra parte, la pericolosità del fitofago era già stata evidenziata nelle liste dell'EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization) che lo classificavano al livello «Alert» in relazione al fatto che, nei Paesi ove si è acclimatato, le sue infestazioni hanno assunto i connotati di una vera e propria catastrofe provocando la morte di migliaia di esemplari di palme;
considerato il notevole potenziale biotico della specie, nonché i gravissimi danni arrecati alle palme, i focolai riscontrati nelle zone colpite che presentano le stesse caratteristiche riportate dagli autori spagnoli e degli altri Paesi del Bacino mediterraneo interessati al problema (Marocco, Egitto e Israele), confermano la pericolosità del punteruolo. Oggi la Palma delle Canarie rappresenta la specie di palma più diffusa sia nell'ambito del verde urbano, adornando i più significativi giardini storici pubblici e privati delle nostre città, sia tra le ornamentali coltivate in vivaio. Non è superfluo rilevare le implicazioni che nel campo commerciale e paesaggistico un'emergenza di tale portata comporta, con gravi ricadute su alcuni settori dell'economia isolana;
il punteruolo rosso della palma è dannoso soprattutto allo stadio di larva che, secondo quanto segnalato in altri Paesi, infesta le parti tenere della corona, di numerose specie di palme, soprattutto Phoenix canariensis, P. dactylifera, P. silvestris e Cocos nucifera. I sintomi iniziali sono a carico delle foglie apicali: vista in lontananza la palma mostra asimmetrie della cima. Nei casi di gravi infestazioni l'intera cima si piega, afflosciandosi sulle foglie inferiori; a distanza la pianta sembra come capitozzata. Da vicino la cima appare fortemente danneggiata e in avanzato stato di marcescenza. A volte, a terra si possono rinvenire foglie con la base interessata da gallerie e rosure, provocate dalle larve del punteruolo, nonché bozzoli, della lunghezza di 4-5 cm e dall'aspetto di piccole noci di cocco. Con l'intensificarsi dell'attività trofica delle larve, l'intera chioma appare con tutte le foglie ripiegate verso il basso. Le palme in questo stadio d'infestazione sono già irrimediabilmente compromesse. I sintomi dell'infestazione sono tipici della specie e differiscono da quelli attribuibili ad altri fitofagi e in particolare al Lepidottero sudamericano Paysandisia archon, presente da qualche anno anche in Italia;
da quando il problema si è spostato dai vivai alle piante da arredo urbano, i comuni hanno dovuto affrontare una miriade di problemi. Per certi versi, è proprio

l'allarme lanciato dai municipi che ha fatto uscire allo scoperto ciò che i vivaisti sapevano già;
naturalmente, la natura del problema a livello pubblico è di tutt'altra natura rispetto a quello a livello vivaistico. L'arredo urbano ha finalità di natura non economica, ma ha un'enorme importanza paesaggistica e, in certi casi piuttosto frequenti, addirittura monumentale. Inoltre, è da sottolineare che, rispetto al vivaio, è praticamente impossibile eseguire trattamenti fitosanitari efficaci in ambiente urbano. Non restano, quindi, che le misure di contenimento e cioè l'individuazione tempestiva di un focolaio di infestazione, l'abbattimento della palma e la sua sicura distruzione. Ed è proprio su queste fasi che i comuni riscontrano serie difficoltà logistiche. È quasi sempre impossibile eseguire velocemente gli abbattimenti di palme infestate per carenza di risorse umane e di mezzi. A volte, non vi è carenza di uomini e mezzi, ma la assoluta mancanza degli stessi, così come le risorse finanziarie necessarie ad affidare a privati l'esecuzione delle operazioni. A ciò si aggiunge l'assenza di inceneritori in grado di garantire la sicura distruzione del materiale abbattuto. A questo problema ogni amministrazione sta rispondendo provando soluzioni originali nella speranza di ottenere risultati apprezzabili come, ad esempio, l'insacchettamento delle palme infestate con reti anti insetto ed il trattamento ripetuto con prodotti fitosanitari ammessi in ambiente urbano lasciando in piedi la pianta, o il taglio e lo sminuzzamento del tronco ed il successivo trattamento con clorpirifos su camion coperto da inviare alla discarica più vicina. Tutte queste soluzioni non garantiscono la distruzione dell'insetto;
d'altra parte, in ambiente urbano la maggior parte degli esemplari di palme insistono su giardinetti di abitazioni private, ciò significa che è praticamente impossibile individuare l'infestazione se non è il proprietario a farne denuncia. Ed il privato cittadino ha una naturale indisponibilità ad assumersi l'onere dell'abbattimento e della distruzione di palme ricadenti sulla sua proprietà. È per questo che sinora alcuni comuni hanno ritenuto opportuno, allo scopo di garantire l'efficacia delle misure di contenimento, di assumersi l'onere delle operazioni. Purtroppo si sono verificati casi in cui i cittadini si sono rifiutati di collaborare, ed allora l'assenza di uno strumento legale che consenta di intervenire coattivamente in aree di privati non consenzienti, con uomini e mezzi dell'amministrazione pubblica, ha creato problemi ancora irrisolti;
le istanze delle amministrazioni comunali riguardano la necessità di poter disporre di aiuti economici per fronteggiare la situazione, anche attraverso la richiesta, come già avanzata dai vivaisti, della calamità naturale e l'intervento della Protezione civile;
è ormai evidente che il canale di trasmissione dell'infestazione è da individuarsi nell'importazione di palme dall'Egitto. D'altra parte è lo stesso canale che ha portato l'infestazione a spostarsi, nell'arco di circa un secolo, dal sud dell'Asia e dalla Melanesia fino alle regioni orientali dell'Arabia Saudita, l'Oman, l'Iran, l'Egitto, Israele, la Giordania, la Palestina, la Spagna e, adesso, l'Italia;
negli ultimi mesi alcune regioni hanno imposto la quarantena su tutte le palme importate dall'Egitto. Dagli iniziali 60 giorni, il periodo di quarantena imposto è oggi di almeno 120 giorni, ma si ritiene di doverlo ulteriormente innalzare fino a 180-210 giorni in attesa del decreto di Lotta Obbligatoria che il Ministero sta predisponendo e che vieterà del tutto l'importazione di palme dai Paesi inseriti nell'alert list della OEPPO;
i vivaisti, di contro, lamentano le enormi spese che hanno sostenuto nel vano tentativo di contrastare le infestazioni con miscele di prodotti fitosanitari, l'immobilizzazione del capitale per i lunghi periodi di quarantena imposti dal servizio fitosanitario, le ingenti perdite economiche dovute alle intercettazioni di palme importate e rispedite ai Paesi d'origine

per carenze nella documentazione o per la distruzione imposta nei casi di infestazioni evidenti;
oggi, l'istanza del settore è quella di trovare, attraverso la ricerca, prodotti fitosanitari efficaci e di ridurre il più possibile le perdite economiche attraverso la richiesta di aiuti di stato, come il riconoscimento della calamità naturale;
le più efficaci misure di lotta sono quelle preventive mentre, allo stato attuale, risulta inefficace l'intervento curativo su piante già attaccate. Un ulteriore elemento di difficoltà deriva dalla scarsissima disponibilità di prodotti fitosanitari insetticidi e fungicidi autorizzati per l'impiego in verde urbano e giardini domestici. Il precoce rinvenimento di un attacco di punteruolo, quando ancora il sintomo è iniziale (asimmetrie a carico della cima), può essere utile nel tentativo di isolare il fenomeno e circoscrivere il problema, attraverso l'immediata eliminazione dell'esemplare colpito;
le piante che presentano sintomi anche iniziali di infestazione vanno immediatamente estirpate e incenerite con tutto il materiale di risulta. Le piante contigue vanno sottoposte a misure di profilassi effettuando ripetuti trattamenti localizzati con insetticidi e fungicidi, avendo cura di bagnare a fondo la parte interna della corona apicale (impiego di ugelli a bassa pressione);
nelle piante in buono stato vegetativo e non infestate, sono assolutamente da evitare gli interventi cesori poiché le ferite costituiscono siti preferenziali per l'ovideposizione del fitofago e punti di ingresso di numerosi agenti patogeni;
le eccezionali condizioni meteorologiche di questo anomalo inverno non hanno provocato nessun rallentamento nel ciclo biologico dell'insetto e pervengono continue segnalazioni di nuove infestazioni;
l'entità degli abbattimenti non consente più alle amministrazioni pubbliche di far fronte all'emergenza con proprie risorse umane e di mezzi;
la ricerca non è in grado di avviare significativi progetti di ricerca per mancanza di finanziamenti;
il settore vivaistico sta attraversando un momento di forte stasi nella commercializzazione di palme -:
se non ritenga, alla luce di quanto in premessa, di intervenire attraverso un provvedimento o un'iniziativa normativa al fine di vietare del tutto l'importazione delle palme dai Paesi fonti dell'insorgere del focolaio prevedendo in caso di inosservanza sanzioni amministrative adeguate a fungere da deterrente per eventuali commerci senza scrupoli;
se non ritenga opportuno prevedere una campagna specifica di prevenzione e disinfestazione delle palme nelle aree pubbliche al fine di contenere ed evitare il propagarsi della infestazione;
quali provvedimenti si intendano adottare nello specifico per dotare le amministrazioni locali delle risorse economiche e degli strumenti necessari a combattere il problema rappresentato dall'infestazione di cui in premessa, istituendo, nel caso, anche un'opportuna task force che, operando in sinergia con le amministrazioni locali, possa trovare nell'immediato una pronta soluzione al problema;
se non ritenga opportuno, vista l'importanza del problema, coinvolgere nella soluzione del problema il Dipartimento della protezione civile;
se non ritenga opportuno intervenire, di concerto con i Ministeri competenti, adottando provvedimenti o iniziative normative che consentano di intervenire coattivamente in aree di privati non consenzienti infestate dal punteruolo rosso, con uomini e mezzi dell'amministrazione pubblica;
se non si intenda provvedere a determinare con opportuno provvedimento lo stato di calamità naturale relativamente alla situazione rappresentata;
quali ulteriori iniziative intenda intraprendere nell'immediato per contrastare

un fenomeno che rischia di distruggere un patrimonio naturalistico che in Italia riveste una importanza addirittura monumentale e che minaccia adesso di trasformarsi in una catastrofe ambientale di gravissime proporzioni.
(5-01002)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in conseguenza dell'attuazione del nuovo piano di miglioramento dell'efficienza aziendale di Poste Italiane è prevista la soppressione del turno pomeridiano in alcuni uffici postali della provincia di Parma, al fine di ottimizzare l'offerta in funzione della domanda e delle esigenze del mercato;
nello specifico il piano di ottimizzazione che Poste Italiane vuole attuare prevede la chiusura dei turni pomeridiani degli uffici postali di Collecchio e Borgotaro a giugno e di Salsomaggiore Terme ad ottobre, al fine di ridurre l'organico in esubero;
la decisione dell'azienda appare più che mai incomprensibile in quanto gli uffici postali in questione risultano essere in linea con gli obiettivi di produttività richiesti, escludendo quindi una possibile divergenza tra domanda e offerta o ripercussioni negative sul mercato;
le autorità locali hanno più volte ribadito che la soppressione di tali servizi in zone a forte vocazione turistica come Salsomaggiore Terme, e nei comuni limitrofi con un significativo bacino di utenza, provocherebbe numerosi disagi ai cittadini, incidendo negativamente sull'efficienza dei servizi a loro forniti;
ad oggi non risultano essere stati presi provvedimenti in funzione della risoluzione della problematica che vede coinvolta la provincia di Parma, al fine di evitare una drastica diminuzione della qualità dei servizi postali e le relative ripercussioni -:
se sia a conoscenza della questione sopra esposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda adottare per verificare l'effettiva necessità del piano di ottimizzazione che Poste Italiane vuole avviare nella provincia di Parma.
(3-00377)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, CALVISI, FADDA, MARROCU, PES, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la grave recessione economica su scala globale che, secondo le previsioni, nel corso del 2009 si mostrerà in maniera ancora più pesante, vede l'apparato produttivo industriale della nostra Regione Sardegna particolarmente esposto ai rischi di drastiche riduzioni produttive e, in alcuni casi, a chiusure di interi stabilimenti.
in questi mesi, pressoché in tutte le realtà industriali della Sardegna, si è aperta, con imponenti iniziative di mobilitazione, un'iniziativa di contrasto alla chiusura e allo smantellamento dell'apparato produttivo isolano nei suoi diversi comparti;
in questo contesto, la realtà industriale del Sulcis Iglesiente vive una grave situazione di crisi rilevabile in tutte le diverse attività metallurgiche presenti nell'area industriale di Portovesme. Agli effetti della crisi internazionale si aggiungono le questioni specifiche che da anni sono la causa di grandi difficoltà nello sviluppo di questo territorio;
il polo industriale di Portovesme, infatti, vive un momento di particolare drammaticità soprattutto perché restano irrisolte le questioni che in questi anni abbiamo posto all'attenzione delle istituzioni

regionali, nazionali ed europee, ossia: la questione energetica e i problemi ambientali e infrastrutturali presso l'area consortile;
dopo aver riscontrato un surplus della produzione causato dal drastico calo dei consumi, in particolare nel settore dell'auto, e un costo effettivo troppo elevato per il mantenimento «in marcia» dell'impianto, i vertici della società Eurallumina - raffineria sarda di allumina situata nel sito di Portovesme, nata nel 1973, con all'attivo 1,1 milioni tonnellate annue di allumina prodotta, con 1000 lavoratori impiegati direttamente e nell'indotto - hanno deciso di sospendere per dodici mesi l'attività produttiva a decorrere dal 1o marzo 2009, tempo tecnico necessario per svuotare gli impianti, predisporre le manutenzioni e allestire il presidio;
la chiusura dell'impianto a partire dal marzo 2009 comporterà l'avviamento delle procedure per la messa in cassa integrazione dei dipendenti diretti e dell'indotto con forti ricadute sociali; il blocco della produzione con conseguente fermo dell'impianto comporterebbe l'intasamento delle condotte di sostanze incrostanti con il grave rischio della definitiva chiusura dell'impianto stesso, l'Eurallumina è l'unico impianto del Mediterraneo che produce ossido di alluminio e la sua chiusura oggi temporanea, domani definitiva, porterebbe alla perdita di una installazione industriale strategica all'interno del bacino mediterraneo, inoltre priverebbe l'adiacente impianto dell'Alcoa di alluminio primario del suo fornitore privilegiato con grave pregiudizio per la sua continuità produttiva-:
se il Ministro non ritenga opportuno, considerata la gravità della situazione, convocare al più presto un tavolo tecnico operativo con la partecipazione della Eurallumina, della Regione Sardegna, della Provincia, e delle organizzazioni sindacali affinché si scongiuri l'interruzione della produzione e inevitabili danni irreparabili;
se non valuti opportuno definire un pacchetto urgente di misure di sostegno all'attività produttiva con la stipula di un protocollo d'intesa tra azienda, Governo e Regione Sardegna che permetta ad Eurallumina di mantenere la produzione e rilanciare un piano di investimenti per potenziare gli impianti e consentirgli di utilizzare tutte le qualità di bauxite presenti sul mercato.
(5-01001)

Interrogazioni a risposta scritta:

CESARIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il mercato r.c. (responsabilità civile) auto registra tariffe tra le più alte dell'Unione Europea, il cui costo nell'attuale momento di crisi è diventato eccessivamente gravoso, se non addirittura insostenibile, per molte famiglie italiane;
uno degli strumenti individuati per la liberalizzazione del mercato r.c. auto e per stimolare le imprese a farsi concorrenza, abbassando le tariffe e migliorando la qualità delle prestazioni assicurative, è il «preventivatore informatico» previsto dall'articolo 136 del codice delle assicurazioni;
tale preventivatore offrirà un servizio gratuito che permetterà al consumatore di comparare le tariffe r.c. auto offerte dalle diverse imprese, relativamente al proprio profilo individuale. L'assicurando collegandosi al sito www.sviluppoeconomico.it o www.isvap.it e inserendo i dati relativi al proprio profilo, potrà ottenere i preventivi delle imprese operanti nel ramo r.c. auto, classificati in ordine di convenienza economica;
il preventivatore è un efficace strumento di trasparenza, che permetterà all'assicurando con un clic di conoscere e comparare le diverse offerte del mercato in relazione al proprio profilo di rischio, incentivando la concorrenza;

il 17 gennaio 2008 è stata aggiudicata la gara per la realizzazione del progetto, senza che all'attualità sia ancora operativo il portale per ottenere i preventivi;
all'attualità al momento della richiesta di preventivo manca all'assicuratore la certezza sulla situazione di rischiosità del veicolo assicurando e, pertanto, non è in grado di tariffare correttamente il singolo rischio che gli viene proposto, sulla base di una sinistralità certa di lungo termine;
non esiste una banca dati elettronica pubblica (ad esempio, presso la Consap s.p.a.) che certifichi l'attestazione sullo stato di rischio assicurativo di un veicolo per far sì che ogni compagnia abbia la certezza della effettiva classe di merito dell'assicurando che chiede un preventivo;
la mobilità degli assicurati r.c. auto, se fosse data certezza ad ogni assicuratore della sinistralità del veicolo assicurando, avvierebbe un circolo virtuoso, che stimolerebbe la concorrenza tra gli operatori per acquisire i clienti migliori e porrebbe le basi per la riduzione delle tariffe r.c. auto; le offerte per i nuovi assicurati sono talvolta più elevate di quelle dei contratti in portafoglio, perché l'assicuratore non ha pienamente fiducia del rischio propostogli;
le imprese assicurative hanno l'obbligo entro precisi termini di legge di comunicare al danneggiato in sinistri r.c. auto l'offerta, congrua e motivata, ovvero i motivi analitici e circostanziati della mancata offerta. Per la violazione di detti termini sono previste sanzioni amministrative;
l'assicuratore deve iscrivere nella riserva sinistri gli importi dei danni che non possono essere liquidati immediatamente. Detti importi sinistro per sinistro devono essere riservati al costo ultimo, cioè considerando tutte le possibili voci di danno su cui l'impresa sarà chiamata a corrispondere i relativi risarcimenti e sono aggiornati annualmente;
le statistiche dell'ISVAP evidenziano un elevato numero delle cause civili pendenti alla fine del 2007 pari a 287.983, che aggravano le strutture giudiziarie;
la riduzione del contenzioso r.c. auto potrebbe concorrere al contenimento percepibile e duraturo delle tariffe r.c. auto, almeno pari alla dinamica dell'inflazione;
l'articolo 148, comma 10, del codice delle assicurazioni prescrive, nel caso in cui la somma offerta dall'assicuratore nella trattazione di un sinistro r.c. auto sia inferiore alla metà di quella liquidata in sentenza, al netto di eventuale rivalutazione ed interessi, l'obbligo per il giudice di trasmettere, contestualmente al deposito in cancelleria, copia della sentenza all'ISVAP per gli accertamenti relativi all'osservanza delle disposizioni di legge. La norma riconosce in tali casi l'importanza di dare evidenza al comportamento ingiusto ed iniquo dell'assicuratore che, senza validi motivi, ha formulato al danneggiato un'offerta incongrua costringendolo al contenzioso per tutelare i propri diritti;
il codice delle assicurazioni lascia un vuoto normativo poiché nella fattispecie sopra citata non prescrive una sanzione amministrativa per l'impresa che formula un'offerta che il giudice stima manifestamente incongrua e/o non adeguatamente motivata. Infatti, l'articolo 315, comma 3, del Codice delle assicurazioni non prevede che qualora ricorra la fattispecie di cui all'articolo 148, comma 10, l'offerta non congrua e/o motivata inferiore al 50 per cento rispetto a quanto stabilito dal giudice in sentenza sia punita, ad esempio, con la sanzione da euro 10.000 ad euro 30.000 in relazione ai danni a cose e con la sanzione da euro 20.000 ad euro 60.000 in relazione a danni a persona o per il caso di morte;
spesso i giudici omettono la comunicazione delle sentenze con ipotesi di inosservanza delle disposizioni di legge attualmente sanzionabili -:
quali iniziative, per incoraggiare la riduzione delle tariffe r.c. auto, intenda intraprendere per l'immediata entrata in esercizio del preventivatore informatico,

per incrementare la mobilità degli assicurati r.c. auto dando certezza ad ogni assicuratore della sinistralità del veicolo assicurando attraverso la portabilità dell'attestazione dello stato del rischio, nonché per stimolare la necessità che l'assicuratore formuli offerte congrue e motivate, ad esempio, prevedendo quale strumento di deterrenza una appropriata sanzione nella fattispecie prevista dal citato articolo 148, comma 10.
(4-02288)

CESARIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 60 del decreto legislativo n. 446/97 prevede che dal 1o gennaio 1999 «il gettito dell'imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, esclusi i ciclomotori, al netto del contributo di cui all'articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto-legge 31 dicembre 1991, n. 419, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 1992, n. 172, è attribuito alle Province dove hanno sede i Pubblici Registri Automobilistici (PRA) nei quali i veicoli sono iscritti ovvero, per le macchine agricole, alle province nel cui territorio risiede l'intestatario della carta di circolazione»;
la circolare dell'Associazione degli assicuratori (ANIA) del 27 gennaio 1999, ha fornito indicazione alle compagnie di individuare la Provincia cui andrà attribuito il gettito dell'imposta di assicurazione sui premi r.c. auto, previsto dall'articolo 60 del decreto legislativo n. 446/97, con «riguardo ai dati risultanti dalla polizza di assicurazione al momento del suo rilascio o rinnovo». Tali dati si riferiscono alla residenza del proprietario del veicolo, invece, di individuare la Provincia di competenza sulla base della sede del PRA, ove risulta iscritto il veicolo;
non sempre la Provincia di iscrizione del veicolo al PRA coincide con la provincia di residenza del proprietario del veicolo. Infatti, per i proprietari delle categorie imprese, enti, cooperative, eccetera, cioè per tutti i soggetti che assicurano le loro flotte di veicoli su tutto il territorio nazionale dalla sede centrale (vedi Milano, Torino, Roma, eccetera), si sostituirebbe in luogo di tutte le province di iscrizione al PRA dei veicoli di proprietà, la provincia della sede legale a base del contratto di assicurazione;
esistono numerosi veicoli circolanti a Napoli e ivi iscritti al PRA di proprietà di società, enti o privati residenti in altre province italiane, che introitano il gettito dell'imposta sulle assicurazioni r.c. auto prodotta a Napoli;
i dati ISVAP evidenziano che nella Provincia di Napoli nel 2007, siccome circolavano 2.258.559 veicoli e sono incassati premi assicurativi per 813,7 milioni di euro, risulterebbe l'assurdo che il premio medio r.c. auto è di 360 euro, a fronte di un premio medio della Provincia di Milano di 440 euro;
è presumibile un minore gettito derivante dall'imposta sulle assicurazioni (pari al 12,5 per cento dei premi r.c. auto) di competenza della Provincia di Napoli di diversi milioni di euro annui;
le Forze dell'ordine hanno estrema difficoltà a controllare che alla targa di un veicolo corrisponda una reale copertura assicurativa e rilevano un esteso fenomeno di automobilisti sorpresi senza assicurazione o con assicurazione falsificata;
al recesso da una polizza r.c. auto il contraente riceve in restituzione il premio pagato al netto dell'imposta di assicurazione e degli altri oneri che per legge restano a carico del contraente, rendendosi di fatto non conveniente l'esercizio del diritto di recesso pure previsto dalla legge -:
quali iniziative intenda intraprendere per attribuire correttamente il gettito dell'imposta sulle assicurazioni r.c. auto alle Province in cui i veicoli circolano mediante iscrizione al PRA, per accreditare alla Provincia di Napoli il mancato gettito,

pari a diverse decine di milioni di euro, di imposta sull'assicurazione r.c. auto non incassato a partire dal 1999, per verificare che ogni veicolo circolante sia coperto da assicurazione e siano pagati effettivamente l'imposta sulle assicurazioni e i contributi gravanti sul premio r.c. auto e per contrastare ogni odiosa forma di evasione fiscale sui premi r.c. auto, nonché per consentire al momento del recesso dalla polizza r.c. auto la restituzione dell'intero importo pagato senza decurtazioni per oneri fiscali o contributivi.
(4-02293)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00113, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paroli, Romele.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione La Loggia n. 1-00061, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 86 del 14 novembre 2008.

La Camera,
premesso che:
con decreto legislativo 3 novembre 2005, n. 241, recante «Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione siciliana, recante attuazione dell'articolo 37 dello Statuto e simmetrico trasferimento di competenze», emanato, viste le determinazioni della Commissione paritetica prevista dell'articolo 43 dello Statuto della Regione siciliana, si dà finalmente attuazione all'articolo 37 dello Statuto speciale della Regione siciliana, che recita testualmente: «Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota di reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta relativa a detta quota compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima»;
lo Statuto siciliano è stato approvato con regio decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455, ed è stato convertito in legge costituzionale dalla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2;
con sentenza della Corte costituzionale n. 145 del 2008 è stato chiarito, tra l'altro, con riferimento al comma 661 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), che con il «criterio di simmetria», in caso di trasferimento dallo Stato alla Regione del gettito di imposta, sono trasferite «simmetricamente» solo le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta. «Infatti, l'articolo 1 del decreto legislativo n. 241 del 2005, nel dare attuazione all'articolo 37 dello Statuto, si limita a disporre che, con riferimento all'imposta relativa alle quote del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti siti nel territorio della Regione siciliana di imprese industriali e commerciali aventi la sede centrale fuori da tale territorio, sono trasferite alla Regione, "simmetricamente" al trasferimento del gettito di tale imposta, anche le "competenze", previste dallo Statuto sino ad ora esercitate dallo Stato, e, cioè esclusivamente le competenze in ordine alla riscossione di tale imposta»;
a distanza di tre anni dall'emanazione del predetto decreto legislativo non ne è stata data attuazione pratica, in quanto non è stato emanato il decreto dirigenziale del ministero dell'economia e delle finanze, che, d'intesa con l'assessorato regionale del bilancio e delle finanze della Regione siciliana, deve determinare le modalità applicative del provvedimento, come espressamente indicato nel comma 2 dell'articolo medesimo,

impegna il Governo

a procedere, in tempi brevi, alla definizione delle modalità applicative in conformità a quanto disposto dal decreto legislativo n. 241 del 2005, che rappresenta il soddisfacimento di un diritto della Regione siciliana, che per troppo tempo è stato disatteso, in conformità alla più recente giurisprudenza costituzionale e in coerenza con i principi del federalismo fiscale.
(1-00061) (Nuova formulazione) «La Loggia, Brugger, Commercio, Catanoso, Cristaldi, Fallica, Vincenzo Antonio Fontana, Garofalo, Germanà, Giammanco, Gibiino, Giudice, Grimaldi, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Lo Monte, Lo Presti, Marinello, Antonio Martino, Milo, Minardo, Misuraca, Moles, Pagano, Palumbo, Pianetta, Sardelli, Scalia, Scapagnini, Stagno D'Alcontres, Torrisi, Ventucci, Gioacchino Alfano, Belcastro, Bernini Bovicelli, Boniver, Calderisi, Castiello, Cicu, Corsaro, D'Ippolito Vitale, De Camillis, Dell'Elce, Di Caterina, Distaso, Di Virgilio, Dima, Faenzi, Formichella, Antonino Foti, Franzoso, Frassinetti, Fucci, Gottardo, Laboccetta, Laffranco, Lamorte, Landolfi, Lisi, Lorenzin, Marsilio, Mazzocchi, Mistrello Destro, Moffa, Mottola, Mussolini, Nastri, Nicolucci, Nizzi, Nola, Paniz, Pelino, Pescante, Picchi, Mariarosaria Rossi, Rosso, Santelli, Savino, Sbai, Scandroglio, Scelli, Sisto».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Garagnani n. 2-00136 del 24 settembre 2008;
interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-01903 del 17 dicembre 2008.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-02245 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 127 del 5 febbraio 2009. Alla pagina 4217, seconda colonna, alla riga diciottesima deve leggersi: «GALATI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. -» e non «GALATI. - Al Ministro dell'interno. -» come stampato.