XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 16 febbraio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la crisi dell'economia mondiale ha cambiato profondamente lo scenario degli investimenti;
l'Unione europea per far fronte alla crisi mondiale ha predisposto un Piano europeo di ripresa economica rivolto a tutti gli Stati membri affinché coordinino le proprie iniziative economiche in alcuni settori chiave in grado di rilanciare gli investimenti, tra i quali le infrastrutture, l'edilizia e il risparmio energetico;
infatti, nel settore edile italiano, l'industria delle costruzioni ha registrato una diminuzione media degli investimenti a livello nazionale pari al 2,3 per cento nel 2008 con previsione di un calo del 6,8 per cento per il 2009;
solo nel Veneto, una delle Regioni più produttive del Paese ove il comparto delle costruzioni rappresenta il 9 per cento degli occupati e più dell'11 per cento del Pil, il freno dei cantieri si traduce in un miliardo di euro in meno in valore di investimenti, con 4.000 addetti che rischiano il posto di lavoro e con 200 imprese edili che hanno chiesto la cassa integrazione per i propri operai;
il rapporto tra imprese e banche rileva insormontabili difficoltà per l'accesso al credito per gli imprenditori. Gli ultimi mesi del 2008, che hanno cambiato la finanza internazionale, hanno comportato il crollo del sistema bancario, sotto il peso dei titoli tossici Usa e il forte rialzo del tasso di riferimento interbancario europeo, per cento euribor, registrando una stretta delle condizioni finanziarie per almeno il 65 per cento delle imprese;
attualmente le banche concedono difficilmente mutui e finanziamenti, lo spread è ancora alto e poco conveniente, aumentato dalle banche che annullano o smorzano gli effetti benefici della discesa dell'euribor chiedendo più garanzie reali agli imprenditori e concedendo meno tempo per il rientro degli investimenti;
il calo record delle compravendite, oltre a preannunciare una prossima diminuzione dei prezzi delle abitazioni come già avvenuto in Spagna e in Inghilterra, ha l'effetto della riduzione precipitosa dell'attività edilizia, che crea un circolo vizioso tra diminuzione della domanda, difficoltà per l'accesso al credito e taglio dei programmi;
la contrazione di mutui da parte delle famiglie per l'acquisto dell'abitazione è precipita nell'ultimo bimestre 2008 del 20 per cento; nel 2009 si prevede un calo degli investimenti in abitazioni del 9,8 per cento e un calo delle nuove costruzioni del 14 per cento, a fronte di una contrazione degli interventi pubblici del 9,6 per cento;
a fronte di una forte spinta delle banche in passato a favore dell'erogazione di mutui alle famiglie, oggi stiamo assistendo al fenomeno contrario, con le famiglie disposte a comprare per via dei prezzi convenienti delle abitazioni e dei tassi in calo, e con banche meno disposte a concedere il credito per permettere le operazioni;
il crollo delle costruzioni produce effetti devastanti sull'indotto, soprattutto sull'industria dei materiali di costruzione, piastrelle, mobili con conseguenze negative anche per diversi altri settori collegati, e un crollo delle entrate dello Stato relative all'imposta sul reddito e all'imposta sul valore aggiunto dei materiali e servizi;
la situazione si aggrava a livello locale per l'effetto del patto di stabilità interno che provoca l'arresto degli investimenti dei comuni, anche se virtuosi, e spesso impedisce ai comuni stessi di pagare parte dei lavori già eseguiti, creando gravi difficoltà alle imprese;
a ciò si aggiunge il cospicuo ritardo con il quale la pubblica amministrazione

liquida le fatture delle imprese con tempi di pagamento che oscillano tra i 90 e i 270 giorni e con una media di 138 giorni, che mette in difficoltà gli imprenditori che devono chiedere finanziamenti alle banche. Secondo l'Ance tali ritardi nei pagamenti costano alle imprese 934,7 milioni di euro all'anno, aggravando la crisi del settore;
occorrono interventi immediati da parte del Governo per anticipare la forte contrazione degli investimenti, evitando la recessione vera e propria. Occorre rilanciare soprattutto il settore delle opere pubbliche, seguendo l'esempio della Spagna che nel novembre scorso ha lanciato un piano di 8 miliardi per infrastrutture piccole e medie, riuscendo in soli due mesi ad individuare 15 mila opere da realizzare per un ammontare di 5,8 miliardi;
sulla scia della legge obiettivo per le opere strategiche del Paese occorre rilanciare con un finanziamento di almeno 10 miliardi di euro le opere infrastrutturali piccole e medie, di importo dei lavori inferiore a 5 milioni di euro, attraverso un'accelerazione dell'iter di approvazione delle opere e una semplificazione delle procedure di appalto, in grado di permettere nell'immediato la cantierabilità di almeno un'opera per ciascun comune del territorio nazionale;
il sostegno degli investimenti a livello locale darebbe fiducia all'occupazione, creando un volano per l'economia locale;
il rilancio immediato del settore delle infrastrutture e delle costruzioni creerebbe un circolo virtuoso economico producendo più investimenti, più occupazione, meno cassa integrazione, maggiori incassi per lo Stato a livello di imposte, sia dagli atti di trasferimento della proprietà, sia dalle imposte sul valore aggiunto e sia dalle imposte sul reddito;
il rilancio dell'edilizia privata deve correre in parallelo con il sostegno delle fasce economicamente più deboli, delle giovani coppie e delle famiglie a basso reddito nell'acquisto della propria abitazione principale;
azioni virtuose da parte dello Stato dirette a favorire l'acquisto di nuove abitazioni rappresentano uno strumento formidabile sia per ammodernare secondo parametri di efficienza e di risparmio energetico il nostro vecchio patrimonio immobiliare, sia per destare il settore, mettendo in moto nuovi investimenti, che nello stesso tempo fanno da volano per l'indotto e per il settore dell'arredamento, incrementando le entrate dello Stato e razionalizzando le scelte edificatorie delle istituzioni competenti;
le iniziative volte al sostegno dell'acquisto di nuove case da parte delle categorie svantaggiate di cittadini devono prevedere incentivi specifici e adeguati agli obiettivi prefissati privilegiando soprattutto:
la formalizzazione di accordi tra il Governo e il sistema bancario, affinché le stesse banche offrano a tali categorie svantaggiate di cittadini particolari condizioni di favore nella concessione dei relativi mutui;
la parificazione del tasso d'interesse da praticare sui predetti mutui al tasso ufficiale di riferimento della Banca centrale europea, maggiorato di non oltre lo 0,5 per cento, con contestuale pagamento da parte dello Stato dell'eventuale quota residua di interessi;
la copertura finanziaria dei maggiori oneri generati da tali misure, tramite un fondo specifico alimentato con una quota pertinente delle risorse destinate all'edilizia residenziale e convenzionata o, se necessario, da una quota delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali;
allo scopo di permettere che gli interventi in edilizia rispettino gli obiettivi di Kyoto per la tutela dell'ambiente e la riduzione delle emissioni climalteranti, occorre raggiunge un ammodernamento del parco immobiliare secondo i principi della

sostenibilità ambientale, salvaguardando contestualmente il benessere dei fruitori e la qualità della costruzione;
gli incentivi statali devono essere collegati all'obbligo di costruire le nuove abitazioni e ristrutturare quelle esistenti, secondo i principi dell'efficienza energetica, della sicurezza, delle migliori tecnologie disponibili nell'impiantistica, la domotica e l'interattività domestica, migliorando la qualità della vita dei cittadini, risparmiando nelle fonti energetiche e riducendo i costi di gestione;
sulla scia di esempi famosi come quello di «casa clima», la certificazione energetica abbinata ad un «sistema di qualità della casa» deve rappresentare un aiuto concreto ai fruitori per risparmiare i costi energetici, migliorare il comfort abitativo e diffondere i materiali eco-compatibili e può diventare nel tempo una misura valida per la valutazione del mercato delle costruzioni e per la regolamentazione del mercato degli affitti;
le agevolazioni fiscali e finanziarie devono incentivare e diffondere lo strumento della certificazione, abbassando il costo complessivo delle abitazioni, anche con il concorso dei comuni che dovrebbero ridurre la fiscalità locale per tali abitazioni attraverso l'abbassamento del costo dei terreni e degli oneri di urbanizzazione,

impegna il Governo

allo scopo di far fronte alla fase acuta della crisi del settore delle opere pubbliche e dell'edilizia, a valutare la possibilità di:
a) adottare interventi immediati per risollevare il settore delle opere pubbliche, impegnandosi a destinare almeno 10 miliardi di euro ad un piano di rilancio delle opere infrastrutturali piccole e medie, di importo dei lavori inferiore alla soglia comunitaria, attraverso norme idonee a permettere un'accelerazione dell'iter di approvazione delle opere e una semplificazione delle procedure di appalto;
b) prevedere la sospensione per il 2009 dell'applicazione delle norme del patto di stabilità interno per le opere in conto capitale realizzate dai comuni virtuosi;
c) permettere ai comuni virtuosi di applicare l'addizionale Irpef ai fini della realizzazione di opere pubbliche, vincolando il prelievo alla realizzazione effettiva delle opere;
d) stipulare accordi con il sistema bancario attraverso l'Abi, per la concessione di garanzie sui mutui prima casa da parte dello Stato, affinché le banche possano offrire, alle giovani coppie e alle categorie svantaggiate di cittadini particolari condizioni nella concessione dei mutui ed in particolare la parificazione del tasso d'interesse al tasso ufficiale di riferimento della Banca centrale europea, maggiorato di non oltre lo 0,5 per cento;
e) concordare con il sistema del credito, anche attraverso l'eventuale stipula di un'apposita convezione con Abi, la sospensione fino al 31 dicembre 2009 del rimborso della parte capitale dei mutui prima casa, limitando in tale periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi e spostando alla scadenza del periodo di rateizzazione già pattuito le rate della parte capitale del sopraccitato periodo di sospensione;
f) promuovere l'ammodernamento del parco immobiliare assegnando gli incentivi statali solo a condizione che gli interventi in edilizia siano eseguiti nel rispetto dei criteri della sostenibilità ambientale e della qualità della costruzione, secondo i principi dell'efficienza energetica delle migliori tecnologie disponibili nell'impiantistica, la domotica e l'interattività domestica, la sicurezza e il risparmio nelle fonti energetiche e nei costi di gestione.
(1-00120)
«Cota, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Chiappori, Comaroli,

Consiglio, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Dozzo, Luciano Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gibelli, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lussana, Maccanti, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Reguzzoni, Rivolta, Rondini, Salvini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Torazzi, Vanalli, Volpi».

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ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 6, 7 e 8 febbraio 2009 si è svolta a Monaco di Baviera, in Germania, la 45a Conferenza internazionale sulla sicurezza, uno degli appuntamenti di maggior rilievo in materia di politica estera e di sicurezza nel mondo;
erano presenti i massimi rappresentanti dei principali Paesi europei e mondiali, oltre 10 Capi di Stato o di Governo, il Vice Presidente degli Stati Uniti Biden, quello russo Ivanov, la Cancelliera tedesca Merkel, il Presidente francese Sarkozy, il Presidente afghano Karzai, i vertici della Banca Mondiale, dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e di altre organizzazioni internazionali;
tutti i grandi Paesi europei erano rappresentati dal Capo di Governo o dal Ministro degli esteri;
l'Italia, pur avendo ricevuto un invito per una presenza del Governo ai suoi massimi livelli, ha deciso di essere rappresentata esclusivamente dal Ministro della difesa;
il dibattito pubblico della Conferenza si è concentrato su temi di straordinaria attualità: dalle relazioni tra Nato e Russia, ai programmi nucleari iraniani, dall'Afghanistan al Medio Oriente, dalla stabilizzazione dei Balcani al programma di scudo antimissile americano nell'Europa dell'Est, fino al rilancio di un impegno internazionale per il disarmo e la non proliferazione nucleare;
si è trattato, inoltre, di un'occasione assai importante per svolgere incontri bilaterali tra tutti i protagonisti della Conferenza, a partire dal rappresentante della nuova amministrazione americana, il Vice Presidente Joe Biden;
risulta che il Ministro della difesa italiano abbia avuto, a margine della Conferenza di Monaco, incontri bilaterali soltanto con i Ministri della difesa della Svizzera e del Montenegro, oltre al rappresentante USA Richard Holbrooke, inviato speciale del Governo degli Stati Uniti in Afghanistan e Pakistan -:
quali valutazioni abbiano indotto il Governo a non partecipare alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco con la presenza del Presidente del Consiglio o del Ministro degli esteri, circostanza che avrebbe consentito di offrire un contributo politico di maggiore spessore, cogliendo anche l'opportunità di svolgere incontri bilaterali ai massimi livelli, insieme ad una prima presa di contatto qualificata con i rappresentanti della nuova amministrazione USA;
quali siano le valutazioni del Ministro della difesa sugli esiti della Conferenza di Monaco, con particolare riferimento al ruolo dell'Italia nei principali scenari di crisi internazionale in cui è impegnata, a partire dall'Afghanistan.
(3-00385)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 20 marzo 2007 fu presentata, a firma Donadi e Borghesi, una interrogazione parlamentare sui fatti seguenti:
da circa tre anni, ovvero dal momento del loro arresto avvenuto a Natal (Brasile) nel novembre 2005, cinque cittadini italiani sono detenuti nel carcere brasiliano di Raimundo Nonato in condizioni disumane; a quanto si apprende da fonti di stampa, avrebbero perso 20 chili ciascuno, vivrebbero in sei in una cella idonea ad ospitare un solo detenuto, non avrebbero letti e nemmeno una parte del tetto, non usufruirebbero delle ore d'aria e, a causa delle cattive condizioni igieniche, avrebbero contratto la tubercolosi e la scabbia; pare addirittura che per sopravvivere abbiano solo tre litri di acqua a settimana;
nell'agosto del 2006, sono stati condannati dal tribunale federale di Rio Grande del Nord per traffico internazionale di donne, riciclaggio di danaro e prostituzione. Della loro vicenda si occuperà la Corte interamericana dei diritti dell'uomo, dopo che il difensore di uno dei sei detenuti ha depositato un ricorso chiedendo che la Corte accerti la violazione della Convenzione americana (articoli 5 e 8) e condanni il Brasile per il mancato rispetto «delle più elementari condizioni di vita dei detenuti» e «dei principi dell'equo processo»;
tale ricorso è stato presentato in favore del detenuto Giuseppe Ammirabile, di 43 anni, di Mola di Bari (condannato a 56 anni, 9 mesi e 21 giorni), ma riguarda indirettamente anche altri cinque italiani: Paolo Quaranta, di 56 (condannato a 22 anni, 2 mesi e 10 giorni), Vito Francesco Ferrante, di 43 (17 anni e 4 mesi); Paolo Balzano, di 47 (7 anni), tutti di Mola di Bari, Salvatore Borrelli, napoletano di 48 (56 anni, 9 mesi e 21 giorni), e Simone De Rossi, di 31 di Venezia (12 anni e 2 mesi);
consta all'interpellante che si legge nell'esposto presentato avverso lo Stato del Brasile alla Commissione interamericana dei diritti dell'uomo per violazione degli articoli 5 e 8 dell'omonima Convenzione, «la denuncia per violazione è stata realizzata attraverso la reiterata inosservanza da parte dell'Autorità giudiziaria brasiliana delle più elementari norme penali, sostanziali e processuali, poste a garanzia del fondamentale diritto di difesa, nonché delle disumane condizioni di vita cui è sottoposto il Signor Ammirabile nel penitenziario brasiliano di Raimundo Nonato»;
da fonti di stampa si apprende che l'ambasciatore italiano abbia già avuto contatti con il direttore del carcere brasiliano «Professor Raimundo Nonato Fernandes» e pare che sia in vista il trasferimento in un istituto detentivo in cui possano essere garantite condizioni di vita umane;
tuttavia, non è dato sapere se tra i detenuti in attesa di imminente trasferimento ci siano anche i nostri connazionali;
anche laddove questo fosse vero, sarebbe sicuramente importante ottenere un trasferimento che consenta di ottenere condizioni di vita carceraria umane, ma ciò comunque non risolverebbe un altro nodo fondamentale della vicenda e cioè quello di verificare se i nostri connazionali siano stati sottoposti, o meno, ad equo processo;
l'allora Vice Ministro Franco Danieli nel rispondere all'interrogazione sosteneva che:
il caso dei signori Salvatore Borrelli, Paolo Balzano, Simone De Rossi, Vito Francesco Ferrante, Paolo Quaranta e Giuseppe Ammirabile è da tempo seguito dal ministero degli affari esteri in stretto contatto con l'ambasciata d'Italia in Brasilia ed il consolato di Recife;
come ricorda l'interrogante, i sei connazionali sono stati tratti in arresto il 2 novembre 2005 nella città di Natal (Stato del Rio Grande del Nord) perché accusati,

tra l'altro, di associazione a delinquere e reati connessi allo sfruttamento della prostituzione e sono stati condannati in primo grado l'11 dicembre 2006 a severe pene detentive. I legali difensori degli interessati hanno presentato ricorso in appello e il giudizio di secondo grado è attualmente pendente davanti al tribunale regionale federale di Recife;
le rappresentanze interessate, di concerto con il ministero degli affari esteri e in costante contatto con i familiari dei sei connazionali e con i loro difensori, sono intervenute nel corso del tempo a più riprese presso le competenti Autorità locali onde fornire la dovuta assistenza agli interessati. In occasione del processo di primo grado si è, in particolare, provveduto a sollecitare, nel pieno rispetto dell'ordinamento brasiliano, uno svolgimento del procedimento il più celere possibile, nel quale fossero garantiti i diritti di difesa degli imputati;
sotto il profilo dell'assistenza consolare, la sede a Recife si è adoperata affinché agli interessati fosse assicurato un regime carcerario rispondente a criteri di umanità, i problemi di salute degli stessi fossero adeguatamente affrontati e la loro incolumità personale fosse salvaguardata. Sono altresì state effettuate alcune visite consolari;
con provvedimento emesso dalle competenti Autorità brasiliane il 12 luglio scorso, i signori Salvatore Borrelli, Paolo Balzano, Vito Francesco Ferrante e Giuseppe Ammirabile sono stati trasferiti nel carcere di massima sicurezza di Campo Grande, nello Stato del Mato Grosso do Sul. Il signor Paolo Quaranta e il signor Simone De Rossi sono invece tuttora reclusi rispettivamente nei penitenziari di Natal e di Mossorò, nello Stato del Rio Grande do Norte;
a seguito del citato trasferimento e alla luce delle pressanti richieste dei familiari, la direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie ha inviato istruzioni al consolato generale a San Paolo, nella cui circoscrizione è ricompreso il penitenziario di Campo Grande, affinché provveda, durante il periodo di permanenza degli interessati in detta struttura, a monitorare il loro stato di salute e a sincerarsi che le condizioni di detenzione, pur nella durezza del regime cui i connazionali sono sottoposti, rispettino i diritti fondamentali e la dignità della persona:
il consolato generale ha ottenuto dalle Autorità penitenziarie una visita consolare nel carcere di Campo Grande, nel corso della quale i signori Salvatore Borrelli, Paolo Balzano, Vito Francesco Ferrante e Giuseppe Ammirabile sono tutti parsi in buona salute;
la rappresentanza è, altresì, intervenuta presso le competenti Autorità locali al fine di agevolare il rilascio di un permesso di visita alla signora Giuliana Giovene, moglie del signor Ammirabile, giunta appositamente dall'Italia lo scorso agosto per incontrare il marito e gli altri detenuti. Dopo la visita la signora Giovene è stata ricevuta dalla nostra ambasciata in Brasilia, dove ha confermato di aver trovato il consorte in buone condizioni fisiche, anche se provato dalle rigide regole di detenzione;
lo scorso 24 ottobre la signora Giovene è stata nuovamente ricevuta al ministero dall'ambasciatore Adriano Benedetti, direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie. In quell'occasione, la signora Giovene ha ringraziato per l'assistenza fornita e non ha segnalato particolari problemi di salute del marito o degli altri detenuti;
nel caso particolare del signor Simone De Rossi, entro il mese di novembre il giudice competente dovrebbe pronunciarsi sulla concessione della semi-libertà.
l'auspicato trasferimento in Italia dei detenuti potrebbe essere realizzato, una volta esperite le vie di ricorso interne ed

ottenuta una sentenza definitiva, sulla base dell'accordo tra Italia e Brasile sul trasferimento dei detenuti. La firma dell'accordo, parafato a Roma il 22 novembre 2006 e non ancora sottoscritto, è stato oggetto del colloquio del 19 settembre scorso tra l'ambasciatore d'Italia in Brasile, Michele Valensise, ed il Ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro. Il collega brasiliano ha concordato sull'urgenza della firma e della ratifica dell'accordo, nell'interesse di entrambi i Paesi;
a tutt'oggi nulla di quanto indicato sembra essersi realizzato;
si è in attesa del giudizio di appello, nella speranza che la giustizia vera sia fatta, ma si ha bisogno dell'interesse delle nostre istituzioni in modo tale che l'equo processo sia garantito. L'ambasciata italiana in Brasilia ben come il Consolato di Recife e il Consolato di São Paulo, sono tutti a conoscenza del caso e forniscono loro assistenza -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto appena esposto ed eventualmente quali ulteriori elementi possano aggiungere alle gravissime circostanze esposte in premessa;
se non ritengano opportuno riassumere la posizione diplomatica ufficiale e pressante nei confronti dello Stato del Brasile, in primo luogo al fine di garantire una dignitosa detenzione ai nostri connazionali e in secondo luogo al fine di celebrare un regolare processo in cui siano tutelati i diritti fondamentali degli imputati;
se non ritengono opportuno agire nel senso di accelerare la operatività dell'accordo citato sul trasferimento dei detenuti.
(4-02295)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI e CARELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento di Epidemiologia dell'Asl RM/E, nel corso di un'analisi volta ad accertare lo stato di contaminazione causato dai rifiuti tossici degli insediamenti industriali esistenti nella Valle del Sacco a partire dagli anni '50, ha verificato che con tutta probabilità almeno cinquecento cittadini residenti a ridosso del fiume Sacco presentano livelli nel sangue di beta esaclorocicloesano di molto superiori alla media. Delle 440 persone individuate e contattate, i test sono stati finora condotti su 246 persone. Si stima che ne restino ancora circa 700 da analizzare ma, secondo le prime proiezioni, il 55 per cento dei casi potrebbe risultare contaminato in maniera praticamente irreversibile;
il beta esaclorocicloesano (β-HCH) è un prodotto di sintesi del lindano, un fitofarmaco bandito nel 2001 perché potenzialmente nocivo per la salute umana e animale e altamente inquinante. Il β-HCH ha una vita lunga, è solubile nei grassi e non può essere metabolizzato dal corpo umano. Pare che nelle donne possa venire espulso ma solo durante l'allattamento mettendo a rischio la salute del bambino. Un'acuta esposizione al β-HCH sia negli uomini che negli animali può provocare gravi danni al sistema nervoso centrale e molti studi correlano l'esposizione a questa sostanza tossica all'insorgere di diabete, di problemi funzionali alla tiroide e all'apparato riproduttivo. Lo stesso dipartimento dell'Asl RM/E ha rilevato, inoltre, un aumento del tasso dei tumori per quei lavoratori dell'area industriale di Colleferro esposti a sostanze tossiche quali prodotti chimici e amianto;

quella che sta emergendo nella Valle del Sacco è una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria per fronteggiare la quale il Dipartimento di Epidemiologia dell'Asl RM/E ha presentato alla Commissione Sanità della Regione Lazio un programma di sorveglianza che dovrà interessare tutte le persone residenti dal 1o gennaio 2005 ad una distanza di un chilometro dal fiume Sacco, nei comuni di Colleferro, Segni, Gavagnino, Sgurgola e Morolo. Presso le Asl RM/G e di Frosinone verrà attrezzato uno sportello informativo e verrà attivato un ambulatorio centralizzato per effettuare controlli periodici della popolazione e informarla del proprio livello di contaminazione e del proprio stato di salute;
il dato più preoccupante che emerge dallo studio citato è che la contaminazione non riguarda più solo le popolazioni che vivono a ridosso del fiume ma avviene attraverso la catena alimentare (carni, latte, verdure, formaggi) facendo temere un notevole aumento della popolazione contagiata o a rischio di contagio;
dagli anni '50 in poi la zona della Valle del Sacco ha avuto uno sviluppo industriale non adeguatamente controllato, aiutato dal suo inserimento nelle aree finanziate dalla Cassa per il Mezzogiorno. Il grande afflusso di capitali e finanziamenti verso quelle aree indusse molte imprese chimiche e farmaceutiche a costruire impianti in quella zona. Già prima un'antica industria nazionale, la Snia Bdp, aveva lì il proprio stabilimento dove si mescolavano al fine di produrre esplosivi, pesticidi e altro, sostanze chimiche molto dannose e amianto. Nel 1990 la Procura di Velletri ordina la perimetrazione e il sequestro dell'area industriale ex Bpd (oggi Secosvim) di Colleferro, scoprendo centinaia di fusti tossici interrati nelle discariche Arpa 1, Arpa 2 e Cava di Pozzolana. Nel 1992 inizia il processo a carico della Bpd Difesa e Spazio e della Chimica del Friuli con l'accusa di «stoccaggio e smaltimento non autorizzato di rifiuti speciali», unito al timore che le sostanze tossiche interrate potessero aver contaminato la falda acquifera. Il procedimento si concluse con la condanna alla bonifica della zona. Dopo la chiusura della Snia Bpd diverse altre industrie catalogate come pericolose sulla base della direttiva europea Seveso 2 hanno continuato ad operare nella zona;
una testimonianza interessante è quella di Luigi Mattei, operaio della zona di Colleferro dal 1962 al 1981, che racconta come rifiuti di ogni tipo venivano condotti nelle discariche Arpa 1 e 2. Ricorda di avere lui stesso portato alle discariche fusti contenenti materiali liquidi tossici - fusti non sigillati, in molti casi arrugginiti e lesionati che venivano usati come semplici contenitori al solo scopo di trasportare i rifiuti di lavorazione - ma anche amianto, piombo, rame, zinco e resina. Il tutto veniva poi coperto da terreno preso dalle colline circostanti. Ricorda inoltre che molti rifiuti interrati venivano anche da altre fabbriche. Il signor Mattei sostiene, inoltre, che almeno fino al 1981 accanto ad ogni reparto di produzione (ad esempio il reparto insetticida, agricolo, delle resine, dell'amianto) esistevano piccole discariche a cielo aperto dove venivano buttati i rifiuti di quella singola produzione. Oggi pare che quelle aree siano state coperte da nuove costruzioni ma il signor Mattei, intervistato, non si sente di escludere che lì sotto possano trovarsi ancora resti di quei materiali tossici;
sono troppi, inoltre, i fattori di pressione antropica sull'importante via d'acqua rappresentata dal fiume Sacco. Sono 52 i Comuni che consegnano i loro scarichi nel Fiume Sacco o in qualche suo affluente, 27 completamente ed i restanti solo per una parte. Ed è subito evidente come sia fortissimo, eccessivo, il carico inquinante industriale: sul corpo idrico principale sono ben 88 gli scarichi industriali non trattati su un totale di 163 comprendendo quelli civili, oltre la metà quindi. È il più alto numero in assoluto per i 38 macro-bacini individuati dal recente piano di tutela delle acque della Regione Lazio, con 663.458 gli abitanti equivalenti (AE) trattati da scarichi industriali, per un refluo annuo di oltre 17

milioni di metri cubi. Un altro primato del Sacco è quello relativo ai fondi necessari per l'ammodernamento degli impianti industriali: oltre 100 milioni di euro, la cifra più alta a livello regionale;
a questi dati si aggiungono quelli relativi agli scarichi urbani e civili: sono 75 gli scarichi, 251.076 gli abitanti equivalenti, scarsamente depurati visto che il 32,15 per cento della popolazione scarica direttamente nel fiume senza trattamento, e solo il 74,28 per cento della popolazione servita da fognature. Visti questi dati non c'è da stupirsi nel trovare che in quattro stazioni sulle cinque monitorate i livelli degli indici di qualità delle acque siano davvero pessimi: l'IBE (indice biotico esteso), il LIM (livello inquinamento espresso da macrodescrittori) e il SECA (stato ecologico corsi acqua) sono sempre a valori elevatissimi, tra 4 e 5 che è il valore massimo;
inquietanti sono anche i metri di schiuma bianca che più volte i telegiornali locali hanno filmato nel fiume Sacco e che riportano alla mente i gravissimi fatti di inquinamento che hanno pesantemente colpito gli agricoltori e gli allevatori di quell'area nel 2005;
appartenente all'acquifero del sistema dei monti Lepini - Gruppo dei monti Simbruini, Ernici, Cairo e delle Mainarde - Acquifero minore del fiume Sacco, il bacino presenta un significativo indice di vulnerabilità dal punto di vista idrogeologico: il 29 per cento è infatti a vulnerabilità molto elevata, ponendo così il Sacco tra i primi 10 bacini maggiormente vulnerabili sui 38 complessi individuati, per il 16 per cento l'indice è elevato, per l'1 per cento alto, per il 31 per cento medio, per l'8 per cento basso e per il 15 per cento molto basso. Sono 157 le sorgenti presenti, con una portata abbastanza interessante: 32 maggiore di 20 litri/secondo, 108 minore di 20 litri/secondo, 17 senza dati. 46 le captazioni di pozzi ad uso idropotabile e 9 le captazioni di sorgenti ad uso idropotabile, per quanto riguarda i prelievi idrici acque sotterranee. Ma anche 28 le aree destinate ad attività estrattive, le cave, nel bacino;
dai risultati di un'indagine svolta dall'ARPA nel 2005, nell'ambito di un monitoraggio nazionale sul latte, si apprende che sui suoli agricoli lungo tutta l'asta del fiume Sacco e in particolare nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano in provincia di Roma, Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino in quella di Frosinone è stato trovato β-HCH. In particolare, una concentrazione altissima è stata rilevata in una zona del comune di Ceccano la quale, stranamente, aumenta man mano che ci si allontana dalle sponde del fiume Sacco - contrariamente a quanto avviene nelle altre zone interessate dall'indagine - e ci si avvicina a un'area sbancata ai tempi dei lavori della TAV. Pare infatti che la movimentazione dei terreni per la costruzione della linea ferroviaria veloce Roma-Napoli abbia comportato la movimentazione di grandi quantità di terreno disperdendo nell'aria le sostanze tossiche custodite nel terreno;
molte sono le testimonianze riguardo la pericolosità dei terreni movimentati durante la costruzione della Tav. Ad esempio il coltivatore Paolo Speziali ricorda: «Ci hanno chiesto se potevano darci terreno vegetale per un rinterro. Io ho chiesto alla Tav di fare delle analisi per controllare che non ci fossero sostanze inquinanti». Le analisi effettuate dalla Tecnoprogetti s.r.l. mostravano che la terra era non contaminata. «La Tav aveva incaricato un laboratorio privato - continua a spiegare Paolo Speziali - che ha analizzato i campioni di terra presa dai cantieri. Mi hanno portato la terra assieme alle analisi negative, e invece c'era il β-HCH»;
utile ricordare anche il noto episodio del 2005 che ha riguardato la morte di mucche a causa di arsenico presente in uno degli affluenti del fiume Sacco. A seguito di tale accadimento è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale (con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19

maggio 2005) per il territorio che comprende i comuni di Colleferro, Segni e Gavignano in provincia di Roma, e nei comuni di Paliano, Anagni, Ferentino, Sgurgola, Morolo e Supino, in provincia di Frosinone. Di questo territorio si è occupato l'Ufficio commissariale per l'emergenza nel territorio del bacino del Fiume Sacco tra le Province di Roma e Frosinone (commissario lo stesso Presidente della Regione Lazio) con tutte le azioni note: caratterizzazione siti, eradicazione allevamenti e coltivazioni, avvio bonifica, eccetera;
nel dicembre del 2005 l'area della Valle del Sacco colpita dall'emergenza viene inserita nel piano delle bonifiche di interesse nazionale. In quell'occasione venne anche nominato un commissario straordinario per la Valle del Sacco;
con il decreto 31 gennaio 2008 - Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Perimetrazione del sito di interesse nazionale del bacino del fiume Sacco, pubblicato Gazzetta Ufficiale n. 100 del 29 aprile 2008, è stata invece definita una perimetrazione provvisoria del sito di bonifica di interesse nazionale del «Territorio del bacino del fiume Sacco» (diverso dal precedente). Nello stesso decreto si dice che entro 120 giorni dalla pubblicazione del decreto, ARPA Lazio «valida le aree all'interno del perimetro provvisorio di cui al precedente punto 1 da sottoporre ad interventi di messa in sicurezza d'emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale, riguardanti: le aree inserite nel Piano regionale di bonifica articolo 199 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 «Norme in materia ambientale», le aree oggetto di attività potenzialmente inquinanti, individuate nell'allegato 1 del decreto ministeriale 16 maggio 1989, le aree oggetto di notifiche ai sensi della normativa in materia di bonifiche, le aree interessate da rilasci incidentali o dolosi di sostanze pericolose, le aree industriali dismesse, le aree, anche a destinazione agricola, interessate da spandimento non autorizzato di fanghi e residui pericolosi, nonché le aree oggetto di contaminazione passiva causata da ricaduta atmosferica di inquinanti, ruscellamento di acque contaminate, abbandono o seppellimento di rifiuti, in relazione all'inquinamento comportante, tra l'altro, potenziali conseguenze ambientali per le quali è oltremodo urgente e indifferibile procedere ai necessari accertamenti al fine di porre in essere i citati adeguati interventi delle aree inquinate interessate, così come risultanti dalle documentazioni pervenute da ogni singolo Comune. Inoltre, sulla base dei medesimi criteri e negli stessi termini l'ARPA Lazio individua le aree da sottoporre ad interventi di messa in sicurezza d'emergenza, caratterizzazione, bonifica e ripristino ambientale per i comuni di Arcinazzo Romano, Artena, Carpineto Romano, Cave, Ceccano, Genazzano, Gorga, Labico, Olevano Romano, Pastena, Piglio, Rocca Massima, Rocca Priora, Torrice e Valmontone, che non hanno fornito alcun riscontro alle richieste delle citate Conferenze di Servizi sull'argomento»;
il 24 gennaio 2009 il Presidente della Regione Lazio ha annunciato l'avvio, entro una settimana, della bonifica della zona industriale di Colleferro e dell'area lungo il fiume Sacco. La bonifica riguarderà circa 32.000 metri cubi di terreno. Parte della terra contaminata sarà portata in Germania per essere smaltita mentre quella ancora recuperabile verrà trattata in una discarica provvisoria e tenuta sotto osservazione per 30 anni. Il Presidente della Regione Lazio ha promesso lo stanziamento di altri 7,5 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai 35 milioni di cui dispone l'ufficio commissariale ed ha espresso l'intenzione di chiedere al Governo di prolungare il commissariamento che iniziato nel 2005, scadrebbe nel 2009;
le stime per la bonifica dei terreni parlano di almeno 8 mesi di lavoro. Attraverso un indagine geofisica di rilevamento elettromagnetico sono state individuate le aree dove si trovano i bidoni contenenti rifiuti tossici. In questi anni il ferro dei fusti si è deteriorato fino quasi a scomparire, lasciando solo la camicia di

plastica fortemente danneggiata. Il geologo che si occupa della caratterizzazione dell'area ha sottolineato che l'obiettivo è quello di abbreviare il più possibile il tempo necessario ad ottenere una totale bonifica dell'acquifero: l'acqua che attraversa il terreno contaminato, infatti, porta la molecola contaminata verso il fiume;
l'area della Valle del Sacco dal 2006 ha cambiato nome, diventando Valle dei Latini. Lo scopo della delibera sul fondo unico di investimento approvata dalla Giunta Regionale del Lazio è di riqualificare l'area attraverso il rilancio e lo sviluppo della filiera agroenergetica. L'intento è quello di unire sostenibilità ambientale e sviluppo ecocompatibile dando nuovo vigore a un luogo devastato dalla mancanza di controlli. Nasceranno tre filiere agroenergetiche: la filiera dei bio carburanti, con 3000 ettari di superficie coltivabile a girasoli, un piccolo impianto di trasformazione compatibile con il territorio e 1.200 tonnellate di biodisel all'anno per alimentare una flotta di 2000 bus; la filiera del biogas per sostenere lo sviluppo della zootecnia locale, e la filiera dei biocombustibili per rifornire gli impianti di riscaldamento sul territorio. Il primo distretto rurale ed agroalimentare italiano comprenderà 20 comuni (6 della provincia di Roma e 14 della provincia di Frosinone). Il piano di interventi - 5 milioni di euro - ha permesso di riavviare le attività del territorio dopo l'emergenza del 2005 e di reintegrare buona parte del bestiame abbattuto in quell'occasione;
l'area, infatti, ha una fortissima vocazione agricola e zootecnica, come dimostrano i dati: con ben 60.411 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU), il 39,4 per cento su un totale di 153.459 ettari di superficie totale, il bacino del Fiume Sacco è secondo solo al medio corso del Tevere per numero di ettari dedicati all'agricoltura e alla zootecnia;
a tutt'oggi nuovi progetti industriali, tuttavia, interessano l'area della Valle del Sacco: lo Sloi-SLIM a Colleferro con annessa centrale turbogas, l'aeroporto di Frosinone - in un area che anche il rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente identifica tra le città a più alta concentrazione di polveri sottili in Italia - e la bretella Montorsini-Colleferro;
il 3 febbraio 2009, l'Assessorato all'Ambiente della Regione Lazio ha annunciato lo stanziamento di 72 milioni di euro per il risanamento della valle del Sacco. I protocolli d'intesa finanziati sono due e prevedono la realizzazione di 18 progetti tra cui reti fognarie, sistemi di collettamento, impianti di depurazione urbani e industriali, impianti di riutilizzo delle acque reflue, per un importo totale di 55,7 milioni di euro. Accanto a questi interventi, la Giunta Regionale ha concesso ulteriori finanziamenti in favore dei Comuni ricadenti nel bacino idrografico del Sacco. Sono, infatti, stati finanziati tre progetti di completamento e realizzazione di reti fognarie ad Anagni, Fiuggi e Ferentino per complessivi 10,2 milioni di euro. E due interventi nel Comune di Frosinone per la manutenzione e il completamento della rete fognaria, per complessivi 700 mila euro. Ma anche 700 mila euro a favore del comune di Cave per un intervento di completamento degli impianti fognari. E infine finanziate 12 opere per un importo complessivo di 4,95 milioni di euro;
il 3 febbraio 2009 in Commissione sanità della Regione Lazio si è tenuta anche l'audizione del vice commissario straordinario sulla situazione ambientale e sanitaria della Valle del Sacco. Il contenuto dell'audizione è in linea con le richieste che il Presidente della Regione Lazio ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri riguardo la necessità di estendere il territorio di responsabilità dell'ufficio commissariale anche ai comuni di Frosinone, Patrica, Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano e Falvaterra. Inoltre, la Regione ha chiesto al Governo un'urgente iniziativa per sbloccare, presso il Ministero delle politiche agricole e forestali, la condivisione del documento necessario a garantire continuità nei contributi ed indennizzi ai soggetti danneggiati

dall'emergenza ambientale, e la disponibilità di risorse aggiuntive per cinque milioni di euro come già richiesto. Infine il Presidente della Regione Lazio ha chiesto al presidente del Consiglio la possibilità di derogare momentaneamente al Piano di rientro del deficit della Sanità della Regione Lazio per assicurare alle popolazioni colpite dall'emergenza un adeguato sostegno economico -:
se non si intenda verificare i risultati ottenuti dal 2005 ad oggi a seguito dell'inserimento della zona della Valle del Sacco nei siti di bonifica di interesse nazionale e di monitorare come siano state investite le risorse ad essa destinate, e se non si intenda verificare perché solo adesso si stia procedendo alla rimozione effettiva dei fusti e del terreno contaminato che la gestione commissariale avrebbe dovuto avviare da subito per limitare i gravi danni alla salute dei cittadini e all'ambiente che il Dipartimento di epidemiologia dell'Asl RM/E ha rilevato nelle ultime settimane;
se non si intenda a tal proposito avviare un'indagine completa riguardo l'intera area perimetrata con il citato decreto del 29 aprile 2008, il cui territorio riguarda almeno una cinquantina di comuni e rispetto al quale ad oggi non risulta pervenuta nessuna informazione sui livelli di inquinamento e contaminazione da sostanze tossiche e nocive rilevate nei nove comuni dichiarati in stato d'emergenza dal 2005;
se non si intenda avviare immediatamente indagini epidemiologiche in quei comuni prospicienti il fiume Sacco che continuano a praticare attività agricole e di allevamento;
se non si intenda avviare un capillare monitoraggio dell'impatto dei molti fattori antropici sul territorio della Valle del Sacco: operando controlli sulle imprese ivi esistenti e sugli scarichi, ben 88, che attualmente si riversano nel fiume Sacco, reprimendo gli abusi e intervenendo con decisione nel recupero e nella valorizzazione della vocazione agricola di quel territorio per assicurare alle popolazioni un futuro diverso e migliore;
se non si intenda avviare un'analisi del territorio che interessi anche i comuni limitrofi ai nove, nel sud della valle, interessati dall'emergenza del 2005 in modo da escludere con maggiore certezza che possa esserci stato un inquinamento della catena alimentare dell'intera area che possa estendere il rischio di contagio;
se non si intenda nell'ambito delle attività di bonifica mettere immediatamente in funzione il depuratore di Anagni che aspetta dal 2005 di entrare in attività posto che è davvero insoddisfacente, la situazione della depurazione nella Valle del Sacco considerato che mancano depuratori, impianti di collettamento, fognature, e l'intero sistema è ancora lontano dal rispondere alle normative e alle esigenze di tutela dei corsi d'acqua del territorio;
se non si intendano concentrare le risorse sul consolidamento delle misure previste dalla creazione del distretto rurale e agroindustriale puntando sullo sviluppo ecocompatibile della Valle del Sacco e sulla costruzione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili in modo da riqualificare il territorio e renderlo competitivo a livello nazionale.
(4-02294)

BOSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Isola di Pianosa nell'Arcipelago toscano è stata per decenni sede di un penitenziario, successivamente dismesso, e che oggi rientra nel patrimonio affidato alla gestione dell'Agenzia del Demanio;
da notizia di stampa si apprende che il Ministero della giustizia starebbe valutando

l'ipotesi del ripristino della funzione carceraria;
l'Isola di Pianosa è ubicata nell'area dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, il quale Ente svolge su di essa una funzione di controllo e sovrintendenza;
gli edifici, le infrastrutture e anche alcuni manufatti di sicuro interesse archeologico versano in stato di degrado e di incuria, accentuatosi negli ultimi tempi anche per eventi a carattere alluvionale e tutto ciò costituisce un danno grave a strutture di grande interesse storico e culturale -:
che cosa intendano fare dell'Isola di Pianosa, anche in relazione alle notizie circa la possibile intenzione del Ministero della giustizia di riattivare l'uso carcerario dell'isola;
come intendano intervenire a salvaguardia del patrimonio archeologico ed ambientale di Pianosa;
come intendano disciplinare, la gestione di Pianosa sotto l'aspetto della fruizione delle infrastrutture che risulterebbero utilizzate, nella stagione estiva, da numerose persone con una speciale ospitalità concessa a membri di associazioni private, anche rispettabili, come: Fondazione Caponnetto, Fondazione Pertini, Legambiente, eccetera e ciò senza criteri conosciuti.
(4-02299)

DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
un recente rapporto della Fao (l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) sostiene che gli allevamenti di bestiame (bovini, maiali, pecore, piccoli ruminanti e volatili) producono gas serra in quantità più elevata (il 18 per cento), rispetto al sistema mondiale dei trasporti (il 14 per cento), inserendosi conseguentemente tra i principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta;
secondo i responsabili della Fao, infatti, gli allevamenti di bestiame costituiscono un evidente problema ambientale a cui è necessario porre urgente rimedio, non soltanto per salvaguardare l'atmosfera terrestre, ma anche le terre e le acque del pianeta, sottoposte ad un lento ma inesorabile degrado;
le previsioni del suesposto rapporto propendono al peggio, in considerazione del fatto che gli allevamenti di bestiame, che provvedono alla sussistenza di un miliardo e trecento milioni di persone e che rappresentano il 40 per cento dell'intera produzione agricola, sono in crescita vertiginosa;
infatti, entro il 2050 gli attuali 229 milioni di tonnellate di carne prodotti annualmente diventeranno 465, mentre i 580 milioni di tonnellate di latte raddoppieranno a 1.043 milioni, per effetto della crescita globale del benessere e dell'aumento impetuoso dei consumi in Paesi ad alta densità di popolazione come la Cina, l'India e il Brasile;
conseguentemente, quanto predetto comporterà un altissimo costo ambientale in termini di emissioni di CO2 (sul totale delle emissioni legate all'attività umana, considerando che il 9 per cento proviene dagli allevamenti), di metano proveniente dal sistema digestivo degli animali (pari al 37 per cento sul totale prodotto dalle attività umane) e di ammoniaca, responsabile poi dell'acidificazione delle piogge;
secondo il responsabile del settore clima dell'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sebbene l'Italia stia rispettando la direttiva europea sui nitrati, incentivando inoltre la produzione di elettricità da biogas, risulta tuttavia necessario incrementare gli sforzi, attraverso maggiori controlli sugli allevamenti, non soltanto per le nuove mandrie, che devono rispondere all'obbligo di contenere le emissioni al suolo e nell'atmosfera,

quanto per quelli vecchi, con un aumento dei costi che gli agricoltori, senza incentivi, non sono in grado di sostenere -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano intraprendere con riferimento alle problematiche esposte in premessa ed in particolare secondo quanto riportato dal rapporto della Fao;
se non convengano sulla necessità di intervenire, anche in sede comunitaria, al fine di stabilire maggiori controlli dei pascoli, in modo da non degradare le aree verdi per eccesso di sfruttamento e provvedere inoltre ad un miglioramento della dieta degli animali, con l'obiettivo di ridurne la fermentazione enterica e le conseguenti emissioni di metano;
se non convengano altresì di prevedere adeguati incentivi a sostegno degli agricoltori, al fine di sostenere l'attività di sorveglianza, che essi devono programmare, per il contenimento delle emissioni di gas serra degli allevamenti di bestiame;
se infine non ritengano opportuno valutare l'opportunità di stabilire attraverso provvedimenti ad hoc, una serie di incentivi degli impianti di biogas per smaltire il letame, nonché dei vincoli per l'allevamento su larga scala vicino alle aree urbane.
(4-02303)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
nell'ambito del recupero del patrimonio artistico nazionale disperso in altri Paesi, ancora oggi risultano essere numerosi gli oggetti e le opere d'arte fuoriusciti illegalmente dal Paese e non ancora restituite al Governo italiano dalle istituzioni pubbliche e private che attualmente le custodiscono;
fra le opere in questione, molte risultano essere oggetto di contenzioso fra il legittimo proprietario, lo Stato italiano e le istituzioni pubbliche e private che le custodiscono;
fra queste, emerge in particolare la situazione relativa alla statua attribuita a Lisippo, conosciuta anche come «Atleta di Fano», attualmente esposta presso la Getty Villa di Malibu, di proprietà della Fondazione Getty;
nonostante ripetute iniziative promosse dalla regione Marche, dalla comunità della città di Fano e dai Governi precedenti, che hanno richiamato l'attenzione dei media nazionali e internazionali, a tutt'oggi l'opera non è stata ancora restituita -:
quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di ottenere l'immediata restituzione della statua suddetta e delle altre opere artistiche ed archeologiche sottratte illegalmente al nostro Paese.
(2-00312) «Barbaro».

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la società Ales Spa è stata fondata nel 1998 con capitale del 70 per cento di Italia Lavoro e del 30 per cento del Ministero per i beni e le attività culturali (MIBAC). Lo scopo di questa società era quello di stabilizzare i numerosissimi lavoratori ex Gepi provenienti dal bacino degli LSU e inseriti nel MIBAC fin dal 1992;
dopo circa 16 anni di attività presso i beni culturali, dal 1o gennaio 2009 la società Ales vuole mettere in mobilità i

500 lavoratori di Lazio e Campania. Ciò significherebbe di fatto il loro il licenziamento;
non si capisce l'atteggiamento del Ministero per i beni e le attività culturali, il quale detenendo il 30 per cento delle azioni non ha mai controllato i bilanci della società Ales e tanto mento gli sprechi fatti in questi anni con assunzioni clientelari, consulenze esterne (come quella al dottor Borgomeo costata 50 mila euro per un supporto di 10 pagine ed altri), mentre invece quei denari avrebbero potuto essere destinati alla stabilizzazione dei lavoratori;
si potrebbe ipotizzare un interessamento della regione Lazio e della regione Campania se ci fossero le condizioni di un assorbimento da parte delle due regioni con un progetto serio e fattibile, in quanto i beni culturali sono al centro delle attività sul territorio, ma anche pensando allo sviluppo turistico di cui tanto si parla -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se vi sia la volontà politica di affrontare un impegno assunto ben 16 anni fa, in un momento in cui la crisi in atto rende molto difficile il reinserimento dei lavoratori.
(4-02297)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

TASSONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 45 del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha previsto al comma 1, la soppressione del servizio consultivo ed ispettivo tributario ed il connesso trasferimento di tutte le relative unzioni al dipartimento delle finanze di codesto ministero;
la disposizione ha stabilito, inoltre, che il relativo personale amministrativo venga restituito alle amministrazioni di appartenenza, ovvero, se del ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze, assegnato al Dipartimento delle finanze di codesto Ministero;
l'articolo 45 del predetto decreto-legge non prevede alcuna disciplina in merito al mantenimento in servizio degli esperti assegnati al soppresso servizio consultivo ed ispettivo tributario;
la Camera dei deputati ha accolto il 23 luglio 2008 con l'ordine del giorno 9/1386/155 l'impegno del Governo «data l'esperienza e la professionalità acquisita e per evitare costosi contenziosi, a valutare la possibilità di mantenere in servizio tale personale fino alla scadenza dell'incarico, assegnandolo al Dipartimento delle finanze»;
fino ad oggi nessuna normativa è intervenuta a recepire l'impegno preso dal Governo col sopraddetto ordine del giorno -:
quali provvedimenti urgenti l'amministrazione intenda adottare al fine di ottemperare all'indicazione contenuta nell'ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati e segnalata in premessa.
(3-00386)

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, ZUCCHI, FIORIO, SANI, MARIO PEPE (PD), MARROCU, DAL MORO, MARCO CARRA, AGOSTINI, SERVODIO, CENNI, LUSETTI, BRANDOLINI e CUOMO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 2 del 10 gennaio 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, viene esteso, all'articolo 5, comma 1-sexies, in via sperimentale, agli imprenditori ittici esercenti attività di pesca marittima il regime previsto dall'articolo 34, comma 1

del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 relativo al regime speciale IVA agricola;
per l'operatività della norma lo stesso comma 1-sexies prevedeva l'emanazione di un decreto interministeriale, di concerto tra il ministero delle politiche agricole e quello dell'economia, con il quale stabilire le percentuali di compensazione da applicare;
tale regime non ha mai trovato attuazione poiché l'Unione europea sollevò obiezioni di inapplicabilità, appellandosi al dettato della Direttiva 2006/112/CE;
l'applicazione di tale regime è parte integrante delle misure anticrisi previste del ministro Zaia per il settore dell'economia ittica nella cosiddetta Piattaforma di Verona, redatta lo scorso giugno e condivisa con le associazioni di categoria;
all'ordine del giorno del consiglio Ecofin previsto per il 10 marzo 2009 è prevista la continuazione della discussione relativa alla revisione dei regimi IVA -:
se il Governo, dato lo stato di crisi in cui versa l'economia ittica nazionale e comunitaria, riconosciuto in maniera univoca ed inequivocabile, intenda operare in sede Ecofin per rimuovere gli ostacoli a livello comunitario che di fatto impediscono l'applicazione del regime IVA agricola agevolata agli imprenditori ittici;
quali altre iniziative a livello nazionale il Governo intenda intraprendere ai fini dell'applicazione di tale regime agevolato.
(5-01005)

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GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, GOISIS e CAPARINI. - Al Ministro per la gioventù. - Per sapere - premesso che:
AudioCoop, il coordinamento delle etichette discografiche indipendenti, dopo aver scritto agli organizzatori del Festival di Sanremo ed alla Rai, oltre che agli organismi istituzionali interessati, sul complesso tema delle selezioni di Sanremo.59 relative ai giovani artisti emergenti, è ancora in attesa di una risposta relativamente alle sue proposte di portare ad un solo voto per utenza telefonica il televoto, invece che ai dieci attuali al giorno, rendendolo più democratico e trasparente, di promuovere il sito web Sanremo.59 in modo da farlo conoscere al grande pubblico, di far ritornare una parte degli introiti ottenuti con il televoto ai produttori e artisti partecipanti a Sanremo.59;
sul sito internet di Sanremo.59 e sul blog di Sanremo numerosissimi giovani hanno manifestato la loro contrarietà al metodo di selezione, che spinge i giovani concorrenti, le loro famiglie ed i loro conoscenti e supporters ad effettuare numerosi televoti a pagamento ogni giorno pur di raggiungere la vetta della classifica;
ad oggi sono stati conteggiati più di 300.000 televoti al prezzo di 0,75 euro per ogni televoto espresso (corrispondenti ad oltre 200.000 euro di introiti per la Rai) per mandare un solo giovane artista indipendente emergente sul palco del Festival di Sanremo, dopo le due settimane di selezione finale;
tale importo proviene dunque dal mondo delle giovani band e dei giovani artisti e, paradossalmente, va a sostenere le spese per la partecipazione dei big al Festival di Sanremo stesso;
ciò dimostra come l'Italia sia in tutto e per tutto «un Paese per vecchi» dove non solo i giovani non hanno incentivi per entrare nei nuovi mercati, ma addirittura, come in questo caso, finanziano indirettamente la partecipazione delle vecchie generazioni discografiche e artistiche -:
se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di sua competenza per promuovere l'attività delle giovani band e dei giovani artisti e per sostenere la musica indipendente, anche mediante destinazione di appositi fondi.
(5-01012)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

ALLASIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alcuni articoli di stampa riportano la notizia che, secondo quanto evidenziato in una lettera-denuncia di un ex medico di guardia, negli istituti penitenziari di Lorusso e Cotugno si verificherebbero abusi gravissimi, maltrattamenti e pestaggi nei confronti dei detenuti da parte di agenti di polizia penitenziaria;
tale denuncia è apparsa, con la firma di una dottoressa che, secondo quanto riconosciuto dal direttore sanitario del carcere, avrebbe prestato servizio per dieci mesi nel carcere di Lorusso e Cotugno, dopodiché si sarebbe dimessa;
in data 3 febbraio 2009, sul quotidiano La Stampa cronaca di Torino, il direttore sanitario del carcere, dottor Remo Urani, afferma che lo scritto della dottoressa è «del tutto privo di fondamento», e fa sapere di averla denunciata per diffamazione;
nella lettera, che contiene accuse pesanti nei confronti degli agenti penitenziari, si parla addirittura di «squadrette» di agenti picchiatori, di abusi compiuti nei reparti psichiatrici, di medici complici o conniventi nei confronti dei comportamenti violenti compiuti dalla polizia penitenziaria, costretti altrimenti a dimettersi se non allineati;
il direttore del carcere Pietro Buffa è stato convocato in consiglio regionale per una audizione in merito a quanto affermato nella lettera-denuncia, mentre risulta in corso una indagine da parte della procura di Torino;
le dichiarazioni contenute nella lettera-denuncia sono oltraggiose nei confronti del Corpo, sembrano destituite di fondamento e rischiano di pregiudicare definitivamente un clima lavorativo già impossibile per la polizia penitenziaria;
la categoria degli agenti penitenziari svolge da sempre la propria funzione nonostante le condizioni lavorative critiche e stressanti in cui è costretta ad operare, i problemi irrisolti di gravi carenze di organico, gli scarsi riconoscimenti retributivi;
più volte è stata segnalata la difficile situazione in cui è costretta ad operare la polizia penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari della regione Piemonte;
desta sconcerto che un Corpo da sempre impegnato in prima linea per il rispetto della legalità all'interno delle carceri venga fatto oggetto di simili accuse -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati e se non intenda verificare l'autenticità dello scritto in oggetto e la sussistenza delle denunce in esso riportate;
quali urgenti interventi il Ministro intenda intraprendere per risolvere da un punto di vista sostanziale le tematiche essenziali che affliggono il corpo di polizia penitenziaria.
(3-00388)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella trasmissione «Le Iene», andata in onda venerdì 13 febbraio 2009, è stato fatto vedere un filmato che non può passare inosservato e che evidenzia come, tante volte, l'incuria di alcuni Magistrati non garantisce la certezza della pena;
nel novembre del 2004 due giovani hanno rubato una macchina a Riace, piccolo centro della costa ionica reggina; la macchina è stata rubata per compiere un omicidio;
l'autovettura rubata era di proprietà di una persona attenzionata dalla Polizia

di Stato e, pertanto, dotata di una microspia ambientale;
uno dei due giovani si è messo al volante e l'altro, imbracciando un fucile, si è seduto sul sedile posteriore e si sono messi all'inseguimento di un'altra macchina per uccidere il conducente di quest'ultima, pur se in compagnia della fidanzata;
l'intervento di una volante della Polizia di Stato ha portato ad un conflitto a fuoco, durante il quale sono risultati feriti un Agente della Polizia ed il malvivente che, nella macchina rubata, dotato di fucile, occupava il sedile posteriore;
i due giovani sono stati condannati, con sentenza di primo grado, a 12 anni di carcere per tentato omicidio;
il Giudice che ha emesso la sentenza, Concetta Garreffa, della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, avrebbe dovuto depositare la sentenza stessa entro novanta giorni;
non si conoscono i motivi per i quali il citato Giudice abbia, invece, depositato la sentenza ben dopo diciotto mesi dall'emanazione della stessa, il che ha portato, nel frattempo, alla scarcerazione dei due giovani i quali circolano liberamente per il territorio, pur avendo alle spalle una condanna di ben 12 anni per tentato omicidio -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare un'adeguata indagine ispettiva presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, al fine di accertare la veridicità dei fatti segnalati nella trasmissione televisiva ed eventualmente assumere le iniziative necessarie nei confronti di chi ha omesso di garantire la certezza della pena.
(4-02306)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia Cargo, Divisione di Trenitalia S.p.A., ha recentemente annunciato una radicale riorganizzazione degli scali ferroviari merci;
da un comunicato stampa del 21 gennaio 2009, emesso dalla medesima Trenitalia Cargo, emergerebbe che «in definitiva, i grandi scali merci sui quali Trenitalia intende puntare per il futuro sono dieci: Torino, Alessandria, Novara, Milano, Brescia, Modena-Marzaglia, area di Roma, Marcianise, Bari-Ferruccio e Catania-Bicocca»;
tale nuovo piano organizzativo appare delineare una situazione eccessivamente penalizzante per il Mezzogiorno d'Italia e, in particolar modo, per la rete ferroviaria merci della Calabria;
infatti, a partire da marzo 2009, il piano di riorganizzazione proposto prevede delle sensibili restrizioni al traffico per gli scali di Cosenza e Lamezia Terme, mentre l'unico impianto calabrese a non subire variazioni sarà quello di San Ferdinando (Reggio Calabria);
rileva osservare che lo scalo di Cosenza nel 2008 ha movimentato, tra arrivi e partenze, 2300 carri con 56 treni completi, mentre lo scalo di Lamezia Terme ha registrato un traffico pari a 7450 carri e 124 treni completi;
qualora dovesse concretizzarsi la riduzione del traffico merci dei due citati scali, nonché la loro eventuale progressiva chiusura, la conseguenza diretta sarà un incremento considerevole del traffico su gomma con evidenti ricadute negative in termini di perdite occupazionali, danno ambientale e maggiore intensità del traffico su strada, comportando notevoli rischi per la sicurezza dei cittadini;

peraltro il traffico merci, soprattutto per lo scalo di Cosenza, è in servizio internazionale e ciò determinerà un aumento sostanziale dei mezzi pesanti su gomma provenienti dai Paesi esteri, prefigurando così un utilizzo eccessivamente intensivo della già poco efficiente rete stradale e autostradale calabrese -:
quali ragioni abbiano indotto Trenitalia Cargo a dotarsi di siffatto piano organizzativo degli scali merci nazionali, al contempo, fortemente penalizzante per il traffico calabrese;
quali misure, anche di carattere normativo, intenda adottare per evitare il concretizzarsi dei summenzionati rischi provocati dal possibile e consistente aumento del trasporto su gomma.
(3-00387)

Interrogazione a risposta scritta:

MOTTA, MARIANI, BRATTI, CAVALLARO e FARINONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto segnalato dalla FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta), a partire da dicembre 2008 non è più ammesso il trasporto della bicicletta al seguito dei viaggiatori sui treni che collegano la Svizzera all'Italia;
a quanto pare alcuni treni sono stati del tutto soppressi, mentre su altri treni è stata eliminata ogni possibilità di portare la bicicletta, anche se smontata e contenuta nell'apposita sacca, come invece era consentito in passato sui treni che non disponevano di spazi adeguati;
il trasporto della bicicletta è consentito oramai su pochissimi treni e a condizioni molto penalizzanti per i viaggiatori, come la prenotazione obbligatoria, disincentivando conseguentemente una forma di turismo molto diffusa in tutta Europa, ma che in Italia stenta a decollare proprio per i disagi a cui vanno incontro i cicloturisti, uniti alla cronica mancanza di sicurezza delle nostre strade per l'utenza debole;
le organizzazioni e le associazioni di cicloturisti stranieri stanno avviando forme di protesta ed hanno già dichiarato che molti di loro sceglieranno altre località per le loro vacanze qualora la situazione non dovesse migliorare -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per garantire che l'Italia disponga di un servizio di trasporto bici al seguito del medesimo standard qualitativo degli altri Paesi europei e se non ritenga necessario aumentare l'offerta e la qualità del servizio in modo da rendere più competitivo un settore turistico che beneficia di forti elementi di attrazione grazie alla bellezza del nostro territorio, al valore culturale e storico delle nostre città e alle condizioni climatiche decisamente favorevoli del nostro Paese.
(4-02302)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCAFONDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa, che il Ministero dell'interno avrebbe annullato il rogito Guerri che nel 1864 dava al Comune di Firenze la concessione a d'uso perpetuo di sei chiese storiche della città: Santa Maria Novella, Santa Croce, Santo Spirito, Santissima Annunziata, San Firenze e Santa Maria del Carmine;
l'atto del Ministero dell'interno riguarderebbe la sola basilica di Santa Maria Novella;
la proprietà della basilica è, dopo il regio decreto per la soppressione delle corporazioni religiose del 7 luglio 1866, stata attribuita al Fec, fondo edifici di

culto e due anni dopo, con il rogito Guerri del 29 aprile 1868, lo Stato ha concesso al Comune di Firenze l'uso perpetuo del bene;
da 141 anni, il Comune di Firenze ha in concessione la Basilica, ed ha instaurato un proficuo rapporto di collaborazione con l'Ordine dei Domenicani che esercitano il culto e con l'Opera di Santa Maria Novella che, attraverso l'incasso dei biglietti, si adopera per restaurare gli affreschi. La manutenzione ordinaria e straordinaria della Basilica è invece a carico del Comune, che da fonti di stampa avrebbe speso negli ultimi 10 anni circa 6 milioni di euro;
dalle cronache dei giornali locali, si apprende che l'atto firmato il 9 novembre del 1987, con il quale il rogito sancì il trasferimento della proprietà di «Palazzo Vecchio con i relativi annessi e connessi» avrebbe previsto anche le statue che vi erano deposte, comprese il David di Michelangelo e, di conseguenza, la proprietà di questo capolavoro potrebbe essere rimessa in discussione -:
se corrisponda al vero quanto descritto in premessa, sull'annullamento da parte del Ministero dell'interno, del rogito Guerri e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni reali;
se per il Governo sia plausibile che la proprietà del David di Michelangelo possa passare realmente al Comune di Firenze, come ipotizzato.
(4-02300)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU, GHIZZONI, SIRAGUSA, PES, ANTONINO RUSSO e RUGGHIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il diritto all'istruzione degli studenti si configura come rispetto del curricolo, cioè dell'insegnamento delle discipline in esso previsto, per il monte orario stabilito per legge;
l'articolo 22, comma 6, della legge n. 448 del 28 dicembre 2001, in caso di assenza del docente titolare, prevede la possibilità di ricorrere a sostituzioni con personale interno, solo per assenze fino a un massimo di giorni 15; e conseguentemente, proprio per garantire il diritto all'istruzione oltre a tale limite scatta l'obbligo di provvedere alla nomina del supplente;
il decreto ministeriale 13 giugno 2007, Regolamento per il conferimento delle supplenze, all'articolo 7, comma 3 ribadisce che «il dirigente scolastico provvede al conferimento delle relative supplenze esclusivamente nel periodo di effettiva permanenza delle esigenze di servizio»;
con nota MIUR prot. n. 3338 del 25 novembre 2008 sono state fornite istruzioni per la definizione del programma annuale 2009, dove, in particolare, vengono indicati tassativi parametri di assegnazione del fondo per le spese delle supplenze brevi, il cui importo (compresa l'eventuale integrazione massima del 50 per cento, successiva a monitoraggio), per esempio per un istituto superiore di 600 alunni, 27 classi e 50 docenti e 22 Ata in organico, corrisponde a soli 114 giorni di supplenza di un docente di scuola superiore a 18 ore di servizio;
il budget stabilito è meno della metà o addirittura di 1/3 di quanto speso negli anni precedenti;
molte scuole, già a gennaio, e la quasi totalità al massimo entro marzo, esauriranno il budget previsto;
per far fronte a tale situazione le scuole sono costrette a trovare soluzioni varie: non nominare supplenti anche per lunghi periodi di assenza del titolare; non pagare gli oneri di legge sugli stipendi dei supplenti; non nominare mai, comunque,

supplenti gli insegnanti di sostegno e il personale ATA con tutte le conseguenze del caso -:
se il Ministro sia consapevole di tale situazione in cui versano tutte le scuole;
con quali criteri siano stati stabiliti i parametri per il calcolo dei fondi per le supplenze brevi, visto che risultano, nell'assoluta totalità dei casi, inadeguati a garantire il rispetto del diritto all'istruzione;
se, a fronte di necessità ineludibili (ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 448 del 2001), adeguatamente monitorate, sarà comunque assicurata, come per il passato, la copertura delle relative maggiori spese;
come dovrà essere garantito il diritto all'istruzione degli studenti, se il budget previsto dovesse essere considerato tassativo.
(5-01008)

PICIERNO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, introduce la valutazione del comportamento degli studenti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado;
in attuazione della suddetta legge è stato emanato il decreto ministeriale del 16 gennaio 2009, n. 5, che detta i criteri e le modalità applicative della valutazione del comportamento degli studenti;
tali criteri e modalità applicative prevedono: che la valutazione del comportamento non possa mai essere utilizzata come strumento per condizionare o reprimere la libera espressione di opinioni (articolo 1); che la valutazione del comportamento si riferisce a tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica e viene espressa collegialmente dal Consiglio di Classe (articolo 2 comma 2); che la valutazione del comportamento deve essere riferita sempre all'insieme dei comportamenti posti in essere dallo studente nel corso dell'anno e non può mai riferirsi a singoli episodi; che la votazione insufficiente, comportando la non ammissione automatica dello studente al successivo anno di corso, può essere attribuita solo in presenza di comportamenti riconducibili alle fattispecie per le quali lo Statuto delle studentesse e degli studenti (decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998 e successive modificazioni) prevede l'allontanamento temporaneo dello studente per periodi superiori ai quindici giorni, e comunque solo nei casi in cui nel corso dell'anno lo studente sia incorso in almeno una delle sanzioni suddette e non abbia dimostrato apprezzabili e concreti cambiamenti; che la valutazione stessa sia sempre adeguatamente motivata e verbalizzata, tenendo in particolare conto l'importanza di un'informazione tempestiva e un coinvolgimento attivo delle famiglie in merito alla condotta dei figli;
da notizie apparse sugli organi di stampa nazionali, su alcune testate locali apprendiamo che alcuni istituti secondari superiori hanno posto in essere valutazioni del comportamento in contrasto con quanto successivamente affermato dal decreto ministeriale 16 gennaio 2009, n. 5, e comunque non corrispondenti alla normativa sulle sanzioni disciplinari contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 264 del 1998 (Statuto delle studentesse e degli studenti) e successive modificazioni;
in particolare presso il liceo Einstein di Piove di Sacco (Padova) cento studenti hanno ottenuto una valutazione pari a 5/10 e 6/10 sulla base di episodi specifici e di gravità non accertata, e comunque prima dell'emanazione del decreto ministeriale 16 gennaio 2009; in seguito alle segnalazioni degli studenti, lo stesso Ufficio scolastico regionale del Veneto è intervenuto per una revisione dei giudizi in palese illegittimità rispetto a quanto enunciato

nel decreto suddetto, annunciando altresì una verifica complessiva sull'applicazione della normativa;
ancora, come apprendiamo da organi di stampa, presso il liceo Albertelli di Roma una risoluzione del Consiglio di istituto ha proibito la partecipazione ai viaggi di istruzione per gli studenti con una valutazione del comportamento inferiore ai 7/10, attuando una decisione in contrasto con l'articolo 4, comma 2, del decreto ministeriale 16 gennaio 2009 e, inoltre, presso il liceo Augusto di Roma sarebbero avvenute valutazioni del comportamento attribuibili a comportamenti del gruppo, quali la partecipazione alle proteste degli studenti, in palese contrasto con l'articolo 1 e l'articolo 3, comma 1, del decreto ministeriale 16 gennaio 2009;
presso l'istituto tecnico Volta di Pavia risulta essere stato attribuito il cinque in condotta a un'intera classe, anche in questo caso a seguito di un comportamento scorretto attribuibile al gruppo, così come all'ITIS Luigi Casale di Vigevano (Pavia) è stato attribuito il quattro in condotta a tre studenti, a seguito di «una lunga serie di assenze ingiustificate». Entrambi i casi sarebbero in contrasto con quanto espresso nel decreto ministeriale n. 5 del 16 gennaio 2009 all'articolo 4 e con quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 24 giugno 1998 nell'articolo 1 relativamente alla responsabilità disciplinare, che è sempre personale;
all'istituto Gobetti di Genova la stampa riporta le proteste dei genitori in seguito ad alcuni voti di condotta legati al profitto scolastico, in contraddizione con l'articolo 1, comma 3, del sopracitato decreto del Presidente della Repubblica n. 264 del 1998 -:
se e quale soluzione intenda adottare il Ministro interrogato - al fine di verificare l'esattezza dei casi posti in premessa e per tutti quei soggetti, che, sottoposti a valutazione intermedia prima dell'emanazione del decreto ministeriale 16 gennaio 2009, potrebbero essere esposti a valutazioni del comportamento in contrasto con quanto previsto dalla normativa.
(5-01009)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella scuola elementare Longhena di Bologna gli insegnanti hanno espresso la valutazione dei discenti con un «10 politico» in tutte le materie, giustificando il voto con un giudizio scritto: «l'alunno possiede conoscenze e competenze esaurienti in relazione alle proprie capacità», per manifestare la loro protesta contro le modifiche al sistema di valutazione degli alunni introdotta dall'articolo 3 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, contravvenendo perciò ad una disposizione di legge e alle successive circolari del ministero, in particolare la n. 10 del 23 gennaio 2009;
a parere dell'interrogante si ravvisano, oltre ad illeciti amministrativi, anche possibili ipotesi di reato tanto che è stata adita l'autorità giudiziaria per gli aspetti di sua competenza, in attesa dell'ispezione da parte delle autorità scolastiche;
per l'ennesima volta, è stato violato il principio fondamentale dello Stato di diritto ed è stata violata la legge da parte di funzionari dello Stato;
anche di fronte a fatti simili accaduti nel passato e rimasti privi di sanzioni per una latitanza o pseudotolleranza delle autorità competenti in qualche caso, come nel periodo ottobre-novembre, di fatto secondo l'interrogante conniventi con chi violava apertamente la legge, è quanto mai auspicabile che sia ristabilito il principio dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge e che l'insegnante, qualunque siano le sue idee politiche, deve essere tenuto ad applicarla puramente e semplicemente riservando il suo dissenso ad ambienti esterni alla scuola ed evitando di strumentalizzare i giovani studenti;

in questo senso anche tenendo presente la possibilità di condizionamento politico degli ispettori nominati dalla direzione scolastica provinciale e provenienti dalla docenza, sarebbe auspicabile un'ispezione ministeriale esterna alla realtà bolognese in grado di riportare il rispetto della legge in tutte le realtà scolastiche;
Bologna e l'Emilia-Romagna sono realtà a parere dell'interrogante caratterizzate da sempre dalla presenza di frange del corpo docente estremamente ideologizzate, politicizzate e refrattarie al rispetto non solo della legge ma anche dei valori fondanti la Carta costituzionale -:
se il Governo intenda intervenire, con gli strumenti di sua competenza, per verificare se sussista una situazione grave di intolleranza e disobbedienza alla legge votata dal Parlamento, eventualmente inviando propri ispettori con ciò comunque ribadendo le regole fondamentali che debbono presiedere ad una democratica convivenza all'interno delle istituzioni scolastiche.
(5-01011)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI BIAGIO e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con sentenza n. 211 del 25 gennaio 2008 del Consiglio di Stato, in linea con un precedente parere dello stesso Consiglio di Stato e con l'orientamento espresso dai due enti previdenziali interessati (circolare Inpdap n. 46 del 27 luglio 2004 e comunicazione Inps del 10 settembre 2003) con effetto retroattivo, si è imposto il passaggio, ai fini della disciplina del rapporto previdenziale, dall'Inps all'Inpdap, per il personale dipendente delle Autorità amministrative indipendenti;
finora le autorità amministrative indipendenti, ai sensi delle leggi n. 481 del 1995 e n. 249 del 1997, hanno applicato la speciale disciplina del trattamento giuridico ed economico del personale dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, a sua volta, ha applicato, ai sensi della legge n. 287 del 1990, lo specifico trattamento previdenziale (Inps) previsto per i dipendenti della Banca d'Italia;
l'effetto retroattivo dell'iscrizione ad un diverso ente previdenziale comporterebbe un elevato rischio di contenzioso con il personale dipendente delle Autorità amministrative indipendenti, che vedrebbe verosimilmente soccombenti le amministrazioni interessate;
va considerato che attraverso il riconoscimento di un diritto di opzione per il mantenimento dell'attuale iscrizione previdenziale si determinerebbe il venir meno delle ragioni del contendere e dunque in linea con il principio di ragionevolezza, che trova fondamento nei principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità e buon andamento nella pubblica amministrazione (articoli 3 e 97 della Costituzione);
l'introduzione di tale diritto di opzione, per quelle Autorità amministrative indipendenti che non gravano, in tutto o in parte, sul bilancio dello Stato, non comporterebbe ulteriori oneri a carico dello stesso, in quanto:
a) il gettito contributivo non corrisposto all'Inpdap verrebbe comunque introitato dall'Inps;
b) il mancato gettito contributivo dell'Inpdap verrebbe ampiamente compensato dalla corrispondente mancanza di riconoscimento delle prestazioni pensionistiche, da parte del suddetto Istituto;
c) gli effetti dell'opzione ridurrebbero anche i costi a carico delle Autorità interessate dalla misura, le quali sopporterebbero minori oneri per il ricongiungimento, che per la retroattività della sentenza

citata coinvolge il datore di lavoro in misura maggiore rispetto al dipendente -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere iniziative normative volte a permettere l'esercizio del diritto di opzione da parte del personale dipendente delle Autorità amministrative indipendenti, istituite ai sensi delle leggi 10 ottobre 1990, n. 287, 14 novembre 1995, n. 481 e 31 luglio 1997, n. 249, al fine di mantenere la propria iscrizione contributiva presso l'Inps.
(5-01010)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2043 del codice civile configura come illecito civile il danno individuale che sia imputabile a comportamenti colposi attinenti alle modalità di attuazione del trattamento, indipendentemente dalla ricorrenza di un danno patrimoniale specifico;
appellandosi a tale articolo del codice civile, molti soggetti, danneggiati da trasfusioni o emoderivati infetti, hanno attivato procedure giudiziarie contro lo Stato;
per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che hanno instaurato azioni di risarcimento danni, il comma 361 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ha autorizzato la spesa di 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008;
il comma 362 della medesima legge prevede che con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono fissati i criteri in base ai quali sono definite, nell'ambito di un piano pluriennale, le transazioni di cui al comma 361;
unita a quanto già a disposizione la somma destinabile per il 2008 a quanto sopra ammontava a 330 milioni di euro;
essendo arrivati a metà novembre senza che il decreto in questione sia stato emanato ed essendovi la preoccupazione degli interessati e delle loro famiglie che le somme in questione non fossero impegnate in tempo utile, il sottoscritto interrogante presentò al Ministro una interrogazione a risposta immediata in Commissione;
in data 27 novembre 2008 il Sottosegretario Fazio rispose dichiarando che il decreto era in fase di emanazione;
si è recentemente appreso che il Consiglio di Stato avrebbe respinto il decreto stesso per gravi errori di contenuto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali siano i gravi errori segnalati dal Consiglio di Stato;
se sia ammissibile una tale mancanza da parte degli uffici preposti, visto l'esito del Consiglio di Stato;
che cosa intenda fare per correggere in tempi brevi tali errori e mettere il Consiglio in condizione di esprimere parere favorevole al decreto medesimo;
che cosa intenda fare per rispettare i tempi ed evitare che persone così gravemente colpite e le loro famiglie non trovino parziale alleggerimento alle loro sofferenze.
(4-02296)

LO MONTE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, ha riconosciuto diversi benefici ai fini del conseguimento delle prestazioni pensionistiche, per quei periodi di lavoro soggetti all'esposizione all'amianto,

gestiti e riconosciuti attraverso apposita certificazione dall'Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro (Inail);
con il decreto ministeriale 27 ottobre 2004, attuativo dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia, ha previsto che i benefici previdenziali di cui al punto precedente, fossero estesi ai lavoratori che hanno svolto attività con esposizione all'amianto non oltre il 2 ottobre 2003, consentendo che gli interessati potessero presentare apposita istanza all'Inail entro il 15 giugno del 2005;
inoltre, con l'articolo 1, comma 20, della legge n. 247 del 2007, come regolamentato dal decreto 12 marzo 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 110 del 12 maggio 2008, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha previsto che i lavoratori soggetti ad esposizione d'amianto e che avevano presentato istanza all'Inail, entro il 15 giugno 2005 per accedere ai benefici previsti dalla legge 257/92, al fine di riesaminare la propria posizione, potessero riformulare richiesta all'Inail medesimo;
nel predetto decreto 12 marzo 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 110 del 12 maggio 2008, all'allegato 3, è stata inserita la tabella che elenca i siti produttivi interessati dalla applicazione della legge n. 247 del 2007;
nella stessa tabella che elenca i siti produttivi a rischio amianto, di cui all'allegato 3 del soprarichiamato decreto 12 marzo 2008, non è inserito alcun sito produttivo a rischio asbesto ricadente nella regione Sicilia, in particolare sono stati inspiegabilmente dimenticati i siti ad alto rischio di Messina - Milazzo, Caltanissetta - Gela, Siracusa - Priolo, Palermo - Termini Imerese, Agrigento - Porto Empedocle, per cui i lavoratori siciliani, al contrario dei colleghi di altre regioni, non possono usufruire dei benefici previsti dalla legge n. 247 del 2007;
sono incomprensibili le ragioni di una tale scelta, con la conseguente discriminazione che lo Stato compie contro lavoratori che, durante la loro attività, hanno già subito l'esposizione a concentrazioni elevate di fibre di asbesto, con il grave rischio di assumere patologie respiratorie capaci di causare la morte o comunque di provocare gravi malattie -:
se il Ministro del lavoro non ritenga di trovarsi di fronte ad una palese ingiustizia che, di fatto, tratta lavoratori soggetti allo stesso gravissimo rischio salute in maniera diversa, riconoscendo a taluni benefici e ad altri negandoli;
se il Ministro non intenda intervenire con urgenza, modificando il decreto 12 marzo 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 110 del 12 maggio 2008, all'allegato 3, inserendo i siti di Messina - Milazzo, Caltanissetta - Gela, Siracusa - Priolo, Palermo - Termini Imerese, Agrigento - Porto Empedocle, così da consentire ai lavoratori che hanno subito il contatto con l'amianto di potere accedere agli stessi benefici di cui godono loro colleghi meno sfortunati.
(4-02301)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 della legge della Regione Puglia n. 45/2008 afferma: «Il personale laureato non medico in servizio presso le ASL della regione Puglia con la qualifica di educatore professionale a cui è stato riconosciuto il possesso del titolo di laurea magistrale (...) è equiparato alle figure similari laureate (...) ed è inquadrato nella dirigenza sanitaria non medica, di cui

all'allegato 2 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761 (...)»;
ad avviso dell'interrogante, come peraltro segnalato con forte allarme dalla Federazione sindacati indipendenti, questa previsione è discriminatoria nei confronti di altre categorie del personale non medico che, pur essendo assimilabili a quella dell'educatore professionale (per esempio: infermieri, terapisti, tecnici di laboratorio biomedico e sanitari della prevenzione), non godono della stessa possibilità di accedere alla dirigenza sanitaria non medica;
la predetta legge regionale è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Puglia del 29 dicembre 2008 -:
se, alla luce del caso esposto in premessa riguardante la Puglia, sia valutabile da parte del Governo l'ipotesi di sollevare la questione di costituzionalità della citata legge regionale dinanzi alla corte costituzionale, anche in base al principio che sull'intero territorio nazionale non debbano sussistere discriminazioni tra categorie assimilabili del personale sanitario.
(4-02305)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si è appreso, nei giorni scorsi, che la trattativa tra la multinazionale inglese Ineos e la società di proprietà dell'imprenditore Fiorenzo Sartor per la cessione dello stabilimento che a Marghera produce pvc si è interrotta;
tale eventualità mette a rischio non solo circa cinquecento addetti nel polo chimico di Venezia (Ineo e Syndial, del gruppo Eni), ma anche migliaia di posti di lavoro degli insediamenti chimici di Mantova, Ferrara, Ravenna e della Sardegna;
alcuni giorni fa i lavoratori dell'impianto di Marghera hanno inteso protestare per evidenziare la gravità della situazione che stanno vivendo -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per il rilancio e lo sviluppo della chimica italiana, tenuto conto che già in precedenti iniziative parlamentari del sottoscritto interrogante, il Governo si è espresso in termini positivi sulla questione in oggetto, ma senza alcun riscontro concreto;
se, viste le possibili ricadute negative sul piano occupazionale, si intendano convocare gli enti locali interessati, le forze sindacali e le rappresentanze del mondo dell'impresa.
(5-01006)

ANDREA ORLANDO, TULLO e MELANDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con raccomandata pervenuta in data 13 gennaio 2009, la ditta SP.EL. S.r.l. (già OCEAN S.p.a e successivamente San Giorgio Elettrodomestici S.r.l ) titolare di uno stabilimento di produzione di lavabiancheria sita in La Spezia, Via Melara 40, comunica la messa in mobilità di 148 unità lavorative per chiusura dell'attività dovuta alla «ben nota crisi finanziaria ed industriale»;
tale decisione è stata comunicata il 12 gennaio alle ore 11 da Confindustria alle associazioni sindacali con l'avvio delle procedure di mobilità per tutto il personale e conseguente chiusura dello stabilimento;
la comunicazione del 12 gennaio si realizza dopo che in data 31 ottobre 2008 si è completato l'iter straordinario di legge che ha permesso alla SP.EL. Srl l'acquisizione dell'attività produttiva della fabbrica e contestualmente la stessa società è

diventata proprietaria dell'area su cui sorge lo stabilimento industriale:
a parere degli interroganti tale cadenza temporale smentisce la volontà della società SP.EL. srl di perseguire il rilancio produttivo dell'azienda ed induce a pensare che il solo scopo sia l'acquisizione agevolata di un'area strategica in piena zona industriale e utile alle attività retro-portuali -:
se sia intenzione del Governo procedere ad istituire nell'immediato un protocollo d'intesa firmato da Governo, enti locali (Comune della Spezia, Provincia della Spezia, Regione Liguria) e proprietà, che preveda la piena occupazione di tutti i lavoratori con ricollocazione di quelli eventualmente in esubero;
se, successivamente, il Ministero intenda giungere, in tempi rapidissimi, ad un accordo di programma che punti a reperire incentivi a fondo perduto per la formazione e la ricollocazione dei dipendenti.
(5-01007)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa locale si è occupata del caso di Campone, borgata del Comune di Tramonti di Sotto (Pordenone), che da tempo è priva del servizio televisivo pubblico e anche di quello erogato da reti private commerciali;
il disservizio dipenderebbe dalla mancanza in loco di idonei impianti di ricezione del segnale;
la situazione è aggravata dalla particolare morfologia della frazione, situata in una vallata montana;
ne deriva un prolungato black out comunicativo ai danni dei residenti di Campone, i quali si sono visti costretti a sopperire all'accaduto acquistando in massa e a proprie spese delle antenne paraboliche;
non pare accettabile che lo stesso servizio pubblico della Rai non risulti usufruibile per lunghi periodi all'anno, magari a causa di un banale temporale, e che, comunque, la qualità delle immagini sia talmente carente da imporre, per l'appunto, l'utilizzo di sistemi alternativi di captazione del segnale -:
se sia a conoscenza della situazione di disagio vissuta dagli abitanti di Campone, in Comune di Tramonti di Sotto (Pordenone), i quali da tempo non possono godere di un adeguato servizio televisivo pubblico, né di duello fornito dalle compagnie private;
a quale causa tecnica sia ascrivibile tale disservizio;
se intenda attivarsi affinché venga al più presto risolta la situazione di cui in narrativa.
(4-02298)

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni nella zona dell'alta Vallarsa esiste con le linee telefoniche fisse un problema, che si aggrava particolarmente in situazioni metereologiche avverse, tanto da impedire il funzionamento del telefono e del fax;
l'isolamento telefonico riguarda anche la linea del bancomat e questo crea molti problemi agli esercizi alberghieri e commerciali presenti in quella zona, specialmente al Passo Pian delle Fugazze, il cui lavoro si svolge principalmente per mezzo degli strumenti bancomat, carta di credito e fax;
i cavi telefonici sono posti su delle piante e in alcuni punti, a partire dalla grande nevicata del gennaio 1985, sono appoggiati sul guardrail della ex SS 46 del Pasubio in posizione tale che possano essere facilmente tagliati da qualche passante con delle forbici, provocando il totale isolamento dalle comunicazioni telefoniche dell'area del Pian delle Fugazze e dell'alta Val Leogra sul fronte opposto, in provincia di Vicenza;

essendo questa una zona di montagna, anche il segnale telefonico mobile risente di problemi di copertura e questo, in caso di emergenza, causa ulteriori problemi di comunicazione, principalmente per le persone che vivono sole;
questo problema e i gravi disagi arrecati alla popolazione di queste zone sono stati portati all'attenzione della compagnia telefonica Telecom Italia più volte, senza però giungere ad una soluzione;
i cittadini e gli esercizi commerciali, pagando regolarmente il canone alla Telecom Italia, pretendono che vengano garantiti i loro diritti e che la compagnia telefonica rispetti gli impegni assunti in termini di garanzia del servizio pubblico -:
con quali misure il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda intervenire per tutelare i diritti degli utenti consumatori e degli esercizi commerciali che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale a causa dei disservizi da parte della società Telecom;
se il Ministro sia in possesso delle informazioni adeguate ed aggiornate sull'efficienza nella fornitura del servizio universale da parte di Telecom Italia e che cosa il Ministero intenda fare per far rispettare gli impegni che la medesima società ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-02304)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Boniver ed altri n. 1-00086, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Baldelli, Antonione.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Boniver n. 1-00086, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 102 dell'11 dicembre 2008.

La Camera,
premesso che:
il Premio Nobel per la pace Daw Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, è da 13 anni agli arresti domiciliari;
in questo ultimo anno il numero dei detenuti politici è passato da 1100 ad oltre 2130 e questi sono vittime di torture, maltrattamenti e pesantissime condizioni carcerarie, incluso il ricorso diffuso alla tortura e ai lavori forzati;
negli ultimi due mesi sono stati condannati a pene detentive, che vanno sino a 68 anni di carcere, 186 detenuti politici, membri della Lega nazionale per la democrazia, della cosiddetta «Generazione 88»; tra essi sindacalisti, attori, giornalisti, monaci, che hanno la sola responsabilità di aver tentato di esprimere liberamente la loro opinione nella cosiddetta «rivoluzione zafferano» del settembre 2007;
l'appello del 3 ottobre 2008 di Navanethem Pillay, recentemente nominato Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha richiesto alle autorità militari birmane il rilascio di tutti i prigionieri;
l'appello al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon di 112 ex Capi di Stato e di Governo chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutti i detenuti politici, inclusa Daw Aung San Suu Kyi;
la giunta militare birmana rifiuta deliberatamente di adottare qualsiasi misura preventiva o di salvaguardia contro la grave carestia che sta minacciando lo Stato di Chin nella parte occidentale del Paese;
secondo l'autorevole rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine, la Birmania è una dei due Paesi al mondo il cui esercito continua ad usare mine antiuomo; nel 2007 le vittime delle mine sono aumentate del 76

per cento e il regime sta incrementando la presenza di campi minati, soprattutto al confine tra Birmania e Bangladesh;
come denunciato dall'Organizzazione internazionale del lavoro, si perpetua nel Paese la pratica del lavoro forzato e la giunta militare utilizza direttamente ed indirettamente il lavoro forzato per la costruzione di strade, dighe e la ricostruzione delle zone colpite dal ciclone Nargis; a 10 anni dalle raccomandazioni della commissione di inchiesta dell'Organizzazione internazionale del lavoro, la giunta militare non ha adottato alcuna delle raccomandazioni per l'eliminazione del lavoro forzato;
la medesima commissione di inchiesta dell'Organizzazione internazionale del lavoro ha dichiarato il lavoro forzato come un crimine contro l'umanità e il consiglio di amministrazione ha deciso di mantenere aperta la possibilità di chiedere un parere consultivo urgente alla Corte internazionale di giustizia per la violazione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro forzato n. 29 e le istituzioni internazionali, i Governi, gli imprenditori e le parti sociali sono chiamate a rivedere i propri rapporti con la Birmania, in modo da evitare che questi possano contribuire al lavoro forzato;
la giunta militare birmana continua a reclutare bambini soldato;
la commissione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla libertà sindacale ha presentato le conclusioni del suo lavoro e ha condannato duramente nella sessione di novembre 2008 la giunta militare per la violazione di questo diritto umano fondamentale, attraverso la condanna all'ergastolo di sindacalisti e la definizione del sindacato birmano come organizzazione terrorista;
le autorità militari birmane continuano le deportazioni forzate di migliaia di abitanti dei villaggi e le violenze e le intimidazioni hanno prodotto un aumento del numero dei rifugiati interni e nei Paesi limitrofi, che spesso cadono vittima di traffici di esseri umani e di sfruttamento sessuale ed economico;
la Commissione dell'Onu sulle donne (Cedaw) ha condannato la cultura di impunità nel trattamento dei perpetratori degli stupri;
la situazione dei diritti umani è ulteriormente deteriorata e, nonostante le raccomandazioni delle istituzioni internazionali, la repressione politica continua incessantemente;
il Segretario generale delle Nazioni Unite ha annunciato la decisione di rinunciare alla prevista visita in Birmania, che avrebbe dovuto avvenire entro il mese di dicembre 2008, a causa dell'assenza dei presupposti che permettessero la ripresa del dialogo;
l'inviato speciale dell'Unione europea per la Birmania, Piero Fassino, ha riaffermato il disappunto della comunità internazionale di fronte all'atteggiamento della giunta e la comunità internazionale non ha intenzione di arrendersi allo status quo, né può accettare un Paese ridotto alla fame e privo di ogni libertà civile;
nel corso del ciclone Nargis le autorità birmane hanno impedito per lungo tempo l'accesso nel Paese di esperti e di organizzazioni umanitarie per la gestione dell'emergenza;
le Nazioni Unite hanno reso noto nell'agosto 2008 che le autorità militari birmane si erano appropriate in modo illecito di una parte di aiuti umanitari destinati alla Birmania, applicando falsi tassi di cambio;
a seguito del tempestivo intervento del Segretario generale Onu vi è stata un'apertura limitata alle organizzazioni internazionali;
le autorità militari birmane hanno bloccato l'accesso via internet ai mezzi di comunicazione liberi, hanno vietato la diffusione delle fonti di informazione indipendenti e hanno arrestato i cosiddetti

«cyberdissidenti» per aver tentato di esprimere liberamente le loro opinioni politiche;
nonostante la gravissima crisi umanitaria determinata dal ciclone Nargis e l'assenza delle condizioni minime di trasparenza e di rispetto degli standard internazionali, le autorità birmane hanno deciso di tenere un referendum per l'approvazione della bozza di costituzione il 10 maggio 2008 in tutto il Paese ed il 24 maggio 2008, nelle zone colpite dal ciclone;
dai rapporti ricevuti dalle organizzazioni democratiche si sono registrate diffuse minacce, ritorsioni e situazioni nelle quali le schede del referendum erano state già votate;
l'auspicato dialogo con le forze democratiche, con i rappresentanti delle minoranze etniche e della Lega nazionale della democrazia non ha avuto luogo; la bozza di costituzione non è stata frutto di un dialogo inclusivo e democratico e la stessa mira a garantire la prosecuzione del potere politico dei militari e a limitare e condizionare pesantemente lo sviluppo di istituzioni pienamente democratiche;
la giunta militare si è impegnata a costruire un reattore nucleare e tali responsabilità non sono state affidate al Ministro dell'energia, ma al Ministro della difesa, creando i presupposti perché tale reattore sia destinato a scopi militari;
numerose iniziative sono state assunte in Italia, in modo particolare dagli enti locali, per il sostegno al popolo birmano e ad Aung San Suu Kyi, conferendo a lei e ad altri detenuti politici la cittadinanza onoraria;
i diritti umani fondamentali - come riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale, sanciti dalle Dichiarazioni delle Nazioni Unite e richiamati nel Trattato per la Costituzione dell'Europa - rappresentano l'orizzonte comune dei popoli di tutto il mondo e devono costituire un riferimento costante per la politica internazionale e, in particolare, per l'iniziativa dei Governi democratici nei confronti dei Paesi in cui tali diritti sono disconosciuti e conculcati;
il diritto alla libertà in tutte le sue manifestazioni è un bene universale che non conosce confini geografici, in quanto appartenente all'intera famiglia umana e al futuro delle nuove generazioni;
particolare rilievo assume il richiamo ai diritti umani universali, con riferimento alle donne, come espressamente sancito dalle Conferenze mondiali dell'Onu e, in particolare, dalla Conferenza di Pechino nel 1995;
il 10 dicembre 2008 è ricorso il 60o anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
si auspica che:
a) vi sia l'immediata e incondizionata liberazione di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace, agli arresti domiciliari da 13 anni;
b) vi sia l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici;
c) siano fornite cure mediche ai prigionieri politici e il comitato internazionale della Croce rossa possa riprendere le visite;
d) il Segretario generale dell'Onu metta in atto con urgenza tutte le iniziative necessarie, compresa una risoluzione del Consiglio di sicurezza, al fine di poter sbloccare la gravissima situazione di stallo attuale e per la liberazione di tutti i detenuti politici, affinché sia avviato un vero dialogo tripartito con tutte le forze politiche democratiche e la leader Aung San Suu Kyi, siano fissate scadenze e parametri per le riforme e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotti ulteriori misure nei confronti della Birmania, in caso di mancato rispetto delle scadenze e dei parametri stabiliti;
e) gli Stati dell'Associazione dei Paesi del Sud Est asiatico rafforzino l'iniziativa politica e diplomatica nei confronti

della giunta militare per il rilascio dei detenuti politici e l'avvio di un concreto dialogo tripartito;
f) sia condannata fermamente la pulizia etnica perpetrata contro le minoranze etniche e, in particolare, i Karen;
g) siano messe in atto tutte le iniziative internazionali necessarie ad ottenere che le elezioni del 2010 si realizzino sulla base di standard democratici internazionalmente riconosciuti, di una legge elettorale elaborata con il concorso dell'opposizione e da essa condivisa e con garanzie di piena agibilità politica per tutti i partiti e i candidati;
h) sia espressa viva preoccupazione per il fatto che l'organo investigativo istituito dalla giunta militare per indagare sulle morti, gli arresti e le sparizioni legate alle manifestazioni pacifiche del settembre 2007 non abbia fornito alcun risultato e sia chiesto alle autorità birmane di facilitare le operazioni di una commissione investigativa patrocinata dalle Nazioni Unite;
i) siano sollecitati i Governi di Cina, India e Russia ad utilizzare nei confronti delle autorità birmane i considerevoli mezzi di pressione economici e politici di cui dispongono, al fine di favorire il conseguimento di progressi sostanziali nel Paese, invitandoli a cessare di fornire armi e altre risorse strategiche;
l) sia espressa forte preoccupazione per la costruzione di un reattore nucleare sperimentale e si chieda all'Agenzia internazionale per l'energia atomica di porre in atto tutte le verifiche necessarie ad evitare che si costruisca un reattore a fini militari,

impegna il Governo:

ad agire, di concerto con i partner dell'Unione europea, al fine di adottare misure adeguate verso la Birmania, ivi compreso un possibile rafforzamento dell'attuale regime sanzionatorio;
a mettere in atto attraverso lo strumento della cooperazione allo sviluppo e altri strumenti non solo iniziative di aiuto umanitario, ma anche programmi mirati al sostegno e al rafforzamento delle organizzazioni democratiche birmane in esilio, al fine di aumentare la loro capacità di promozione di attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani e del lavoro e di iniziativa democratica e progetti che favoriscano la crescita della società civile locale;
a promuovere, attraverso organizzazioni non governative e Agenzie dell'Unione europea e dell'Onu, l'azione di sostegno umanitario e programmi di cooperazione in settori cruciali per la vita della popolazione birmana;
ad agire in tutte le sedi internazionali e comunitarie per sostenere l'avvio del dialogo tra le parti interessate ad una rapida transizione verso la democrazia in Birmania.
(1-00086)(Nuova formulazione)«Boniver, Zampa, Vernetti, Zaccaria, Leoluca Orlando, Colombo, D'Antona, Marchi, Quartiani, Mariani, Sarubbi, Pollastrini, Arturo Mario Luigi Parisi, Mecacci, Viola, Recchia, De Biasi, Strizzolo, Giulietti, Marchignoli, Corsini, Giachetti, Donadi, Franceschini, La Malfa, Lehner, Renato Farina, Stradella, Gregorio Fontana, Picchi, Osvaldo Napoli, Di Biagio, Cazzola, Repetti, Contento, Cicu, Pezzotta, Sbai, Fucci, Baldelli, Antonione».
(11 dicembre 2008)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Picierno n. 5-00887 del 27 gennaio 2009.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fra i problemi che maggiormente angustiano gli italiani residenti all'Estero vi è il rinnovo della rete consolare;
i casi in cui nostri connazionali trascorrono intere giornate presso gli Uffici consolari, molte volte anche all'esterno, senza poter essere ricevuti o magari con la richiesta di tornare il giorno successivo per avere un certificato, sono aumentati in maniera esponenziale e se la richiesta è inerente all'ottenimento della cittadinanza o alla corresponsione dell'assegno pensionistico, ci si può vedere addirittura rinviati al mese seguente e/o a quelli successivi;
talvolta per poter raggiungere la rappresentanza territoriale più vicina si deve affrontare un viaggio di diverse ore, e magari non essere ricevuti, nonostante il personale sia ben disposto e operi in turni massacranti, che coprono anche il termine dell'orario e dei giorni di lavoro, senza ovviamente ricevere pagamenti in busta paga per gli straordinari effettuati;
la legge 27 maggio 2002 n. 104 «Modifiche alla legge 27 ottobre 1988, n. 470, e ulteriori disposizioni per la rilevazione dei cittadini italiani residenti all'estero» prevede alcune disposizioni concernenti l'assunzione di impiegati temporanei al fine di espletare la rilevazione dei cittadini italiani all'estero ed altre mansioni che possano rendere più fruibile il lavoro della rappresentanza territorialmente competente; ma è recentemente avvenuto il licenziamento di questo personale, comunque di nazionalità italiana, che prestava un servizio utile allo smaltimento di pratiche in arretrato di anni e per il quale non si è trovata soluzione alternativa, lasciando nel più totale caos i consolati e gli uffici preposti al rilascio di certificati;
l'istituzione sul territorio di nuove agenzie consolari, da situare nelle vicinanze di agglomerati italo argentini, non comporterebbe un grande carico negli oneri di spesa da parte del Governo;
in Italia per il rilascio di un qualsiasi documento a persone extracomunitarie i tempi di attesa sono paradossalmente di molto inferiori, ed il rilascio di una cittadinanza avviene in periodi che sono la metà di quelli che affrontano in altre parti del mondo i nostri connazionali, ai quali questi diritti sono riconosciuti dalla stessa legge italiana, questo almeno per quanto concerne il funzionamento di alcuni consolati. Esempio veritiero è Rosario, in Argentina, dove il rapporto funzionario/utente è di 1 a 5500, rapporto che sottolinea l'impossibilità di smaltire il lavoro in arretrato perché in eccesso;
questo protrarsi dei lavori consolari fa si che la popolazione residente all'estero si senta abbandonata dallo Stato e di conseguenza la sfiducia nelle istituzioni cresce vorticosamente;
i costi per il rilascio di alcuni documenti come il passaporto sono esosi e con

quei compensi si potrebbe retribuire, come già più volte dimostrato, personale competente al disbrigo di pratiche -:
se intenda procedere con l'istituzione di queste nuove strutture e magari una riorganizzazione di quelle già esistenti;
se non ritenga opportuno richiamare al lavoro gli impiegati temporanei di cui alla legge n. 104 del 27 maggio 2002, conosciuti anche con il nome di contrattisti e/o digitatori, così da portare quantomeno in parità il lavoro attingendo il denaro per i compensi sì dalla Finanziaria, ma anche dalla riduzione drastica delle spese nell'assunzione di personale di livelli troppo avanzati e dai tagli ai costi della politica.
(4-01388)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
1. Il Ministero degli affari esteri ha avviato nel 2007 un processo di ristrutturazione della rete delle sedi all'estero, sulla base di quanto previsto dalla legge finanziaria del 2007; questo processo è stato finalizzato ad adeguare la rete degli uffici all'estero alle nuove sfide derivanti dalla mutata situazione geopolitica, contemperando l'esigenza di razionalizzare l'utilizzo delle scarse risorse disponibili con l'obiettivo di tutelare e promuovere gli interessi italiani, soprattutto nelle aree a più forte indice di sviluppo, quali il Medio e l'Estremo Oriente. A questo piano di ristrutturazione della rete diplomatico-consolare è stata data attuazione graduale, con un'articolazione temporale su tre fasi. La prima, che ha avuto termine nel 2007; la seconda, terminata all'inizio di novembre 2008; la terza, che avrà luogo nel mese di dicembre 2008. Quest'ultima, fase è già stata presentata alle organizzazioni sindacali, al comitato di presidenza del CGIE (Consiglio Generale Italiani all'Estero) e ha ricevuto, lo scorso 14 luglio, parere positivo da parte del Consiglio d'amministrazione del Ministero degli affari esteri. In merito, sono quindi state avviate le relative procedure normative, per poter rispettare la tempistica prevista dalla legge finanziaria del 2007.
2. Nel dettaglio, le prime due fasi hanno compreso i seguenti interventi:

I Fase - 2007

Accorpamento della Rappresentanza permanente presso la Conferenza del disarmo in Ginevra, nella Rappresentanza Permanente presso le Organizzazioni Internazionali in Ginevra.
Accorpamento del consolato ad Atene e del consolato a Il Cairo presso le Ambasciate in quelle città come cancellerie consolari.
Soppressione del consolato generale a Lipsia, con l'attribuzione della competenza territoriale alla cancelleria consolare dell'ambasciata a Berlino.
Soppressione del consolato a Bastia, con l'attribuzione della competenza territoriale per la Corsica al consolato generale a Marsiglia.

II Fase - 2008

Soppressione del consolato ad Esch sur Alzette, istituendo, nella vicina ambasciata a Lussemburgo, una cancelleria consolare competente per l'intero territorio del granducato.
Soppressione del consolato ad Edmonton, e del vice consolato a Bedford, con l'attribuzione delle rispettive competenze territoriali ai consolati generali a Vancouver ed a Londra.
Soppressione del consolato generale, ad Innsbruck, con l'attribuzione alla cancelleria consolare dell'Ambasciata a Vienna della competenza sull'intero territorio dell'Austria.
Soppressione dell'ambasciata d'Italia a Windhoek, con l'attribuzione delle relative competenze consolari all'ambasciata a Pretoria.
Soppressione dell'Istituto italiano di cultura a Lilla con l'attribuzione delle relative competenze al consolato operante nella medesima città.


Istituzione dell'Ambasciata d'Italia a Chisinau, del consolato generale a Mosca ed elevazione al rango di consolato a Newark dell'attuale vice-consolato
in loco.

3. Per quanto concerne le sedi coinvolte nella terza fase della ristrutturazione, è stato previsto, fra le missioni diplomatiche, l'accorpamento della rappresentanza permanente presso l'OSCE in Vienna nella rappresentanza permanente presso le organizzazioni internazionali nella medesima città.
L'Amministrazione degli affari esteri ha quindi individuato le Sedi consolari che, parallelamente, formeranno oggetto dei seguenti interventi:
istituzione di una cancelleria consolare presso l'Ambasciata a Madrid, ove viene accorpato il consolato generale di Madrid;
istituzione di una cancelleria consolare presso l'ambasciata a Berna, ove viene accorpato il consolato di Berna;
creazione di uno «sportello permanente» a Chambery per gestire i servizi consolari
in loco, anche attraverso il collegamento telematico con il consolato generale a Lione, che assumerà la competenza sull'attuale circoscrizione del consolato di Chambery, che viene chiuso;
elevazione a consolato generale dell'attuale Agenzia consolare a Dubai, per rafforzare la presenza italiana nella regione del Golfo;
attuazione di un consolato generale a Chennai (ex Madras), per rafforzare la presenza italiana nel sub-continente indiano.

La terza fase della ristrutturazione completa quindi il processo iniziato nel 2007 con la prima fase, anche per quanto riguarda il conseguimento degli obiettivi di risparmio previsti dalla finanziaria 2007: il risparmio previsto per il 2009 verrà infatti ottenuto solo con la realizzazione della terza fase. Nel conseguire i predetti obiettivi di risparmio, l'amministrazione si è ispirata, nella scelta delle sedi da chiudere, al mantenimento di un giusto equilibrio complessivo, agendo sia sulle rappresentanze presso organizzazioni internazionali che si trovano in una stessa città (Ginevra, Vienna), sia sulla rete consolare. Si è cercato infatti di non far gravare le limitate riduzioni degli addetti sui servizi all'utenza, tagliando esclusivamente sulla rete consolare. La chiusura di uffici consolari è stata peraltro sempre accompagnata dalla creazione di strutture periferiche più snelle, come uffici consolari onorari o sportelli consolari permanenti, per mantenere un contatto diretto tra le collettività e le strutture consolari di prima categoria.
4. Su ulteriori possibili misure di rafforzamento della rete consolare in altre aree, con priorità in America latina ed in Asia, è attualmente in corso una riflessione, fermo restando che esse dipenderanno anche dalle risorse disponibili sui pertinenti capitoli di bilancio dell'amministrazione. Con particolare riguardo all'area dell'America Latina, e alla priorità che la Farnesina continua a riservare alle collettività ivi residenti, è importante sottolineare come, nell'ambito della predetta ristrutturazione, l'area latinoamericana non sia stata interessata da provvedimenti di chiusura di uffici consolari.
Nello specifico, la rete consolare in Argentina rimane a tutt'oggi una delle reti più vaste e articolate della nostra rete estera, comprendendo ben nove uffici consolari (cinque consolati generali, due consolati e due agenzie consolari).
5. Per quanto concerne la materia degli impiegati a contratto, si fa presente che, negli ultimi due anni, il relativo contingente fissato dall'articolo 152/67 del decreto del Presidente della Repubblica 18 del 1967 è stato sensibilmente incrementano, con una particolare attenzione alle problematiche consolari. Con l'articolo 1, comma 1317 della legge 296 del 2006, tale contingente è stato incrementato di «non più di 65 unità», tra l'altro, «per le esigenze connesse alla componente nazionale del Sistema d'Informazione Visti». Tali unità - in parte già assunte, in parte in via di assunzione - sono state interamente destinate a sedi consolari od uffici consolari di ambasciate italiane all'estero.


Con l'articolo 14, comma 2, della legge n. 246 del 2007, il predetto contingente è stato ulteriormente accresciuto di 150 unità, per finalità tra le quali rientrano «le esigenze connesse all'erogazione di atti e servizi consolari e per la riduzione dei tempi procedimentali»; 73 di queste unità - assunte o da assumere - sono state, come nel caso precedente, destinate alle specifiche necessità degli uffici consolari o delle sezioni consolari delle ambasciate.
6. Per quanto riguarda la questione del potenziamento delle risorse umane in servizio presso gli Uffici consolari con maggiori carichi di lavoro, si sottolinea che una parte consistente delle risorse assegnate per l'esercizio finanziario corrente sul capitolo 3031 PG 8 (controllo e gestione dei dati per l'attuazione del censimento e dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero) sono state destinate proprio agli uffici consolari. In particolare in America Latina, ove il problema è maggiormente sentito, è stato possibile - unitamente all'assegnazione di ulteriori unità di personale di ruolo ed a contratto - costituire apposite
task force per poter avviare lo smaltimento delle pratiche di cittadinanza. Si tratta di fondi utilizzati per avvalersi di unità di personale messe a disposizione da società di lavoro interinale per mansioni connesse - sotto la supervisione del personale di ruolo - all'aggiornamento dell'anagrafe conseguente all'attività dei servizi consolari.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ANGELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) al comma 1314 dell'articolo unico dispone: «Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, che ne verifica la compatibilità con gli obiettivi indicati nell'aggiornamento del programma di stabilità e crescita presentato all'Unione europea, una quota non inferiore al 30 per cento dei proventi derivanti dalle operazioni di dismissione di cui al comma 1313, può essere destinata al rifinanziamento della legge 31 dicembre 1988, n. 477, per la ristrutturazione, il restauro e la manutenzione straordinaria degli immobili ubicati all'estero -:
quali provvedimenti, in relazione alla norma citata in premessa, il Ministro interrogato abbia adottato, quali intenda adottare e secondo quali criteri intenda agire, nella scelta discrezionale di un determinato immobile rispetto ad altri.
(4-01391)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In attuazione del comma 1314 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, il Ministero degli esteri ha elaborato lo scorso anno, congiuntamente con l'Agenzia del demanio, un piano di razionalizzazione del patrimonio immobiliare statale ubicato all'estero. Sulla base di una puntuale analisi costi-benefici, sono stati individuati i cespiti destinati alla dismissione, le cui operazioni immobiliari verranno modulate a seconda dei casi (alienazione immediata, alienazione differita per adempiere ad esigenze di natura tecnico-amministrative, permuta con scambio di immobili ovvero permuta del bene immobile dietro effettuazione di lavori su altro immobile patrimoniale).
Il Ministero degli esteri ha altresì concordato con l'Agenzia del demanio che la realizzazione del complesso pacchetto di operazioni immobiliari sarà demandata ad una società di intermediazione immobiliare, da individuare a cura dell'Agenzia stessa attraverso l'indizione di apposita gara pubblica.
Sono previsti nei prossimi giorni incontri informativi fra esperti giuridici dell'Agenzia e il Ministero degli esteri, intesi a passare in tempi rapidi alla fase operativa. Solo a seguito del perfezionamento di quest'ultima, i proventi derivanti dalle dismissioni dei cespiti inseriti nel Piano saranno resi disponibili per la Farnesina - nella percentuale del 30 per cento citata dall'interrogante - per essere utilizzati per il finanziamento di interventi di ristrutturazione e restauro di altri immobili siti all'estero.


Nella fase attuale si dispone unicamente di stime del tutto indicative, basate su dati disomogenei e non sempre attualizzati. Quanto all'indicazione degli immobili da prescegliere come destinatari di tali proventi, appare con ogni evidenza come una codificazione in questa sede non sia possibile, in quanto - data la vastità del patrimonio statale di immobili all'estero e le innumerevoli esigenze di interventi di ampio respiro - la scelta degli interventi dipenderà dai tempi dell'acquisizione dei suddetti proventi e dell'effettivo ammontare dei medesimi.
In altri termini, se un'opera di ristrutturazione o di restauro risulterà a breve non ulteriormente differibile, pena l'insostenibile e progressivo degrado dell'immobile, il Ministero degli esteri dovrà comunque provvedere - nelle more e ben prima della conclusione del complesso iter di dismissioni testé descritto - con fondi assegnati sui competenti capitoli di bilancio.
Quello dell'indifferibilità dell'intervento di restauro/ristrutturazione risulta pertanto essere il criterio-principe da perseguire anche nell'utilizzo della quota di proventi da operazioni di dismissione immobiliare, una volta che questi saranno entrati nella disponibilità del suddetto ministero.
Per completezza di informazione, si aggiunge che l'amministrazione degli affari esteri - tenuto conto sia della suddetta vastità del patrimonio immobiliare statale all'estero che dell'attuale quadro di finanza pubblica di mancanza di fondi in conto capitale - si sta avvalendo anche di altre forme di valorizzazione del patrimonio stesso,
in primis utilizzando modalità innovative di finanza che privilegiano, laddove possibile, lo sfruttamento economico del bene (tramite locazioni o concessioni remunerative o utilizzo del diritto di superficie), anche con ricorso al capitale privato, allo scopo di finanziare interventi di investimento senza dover dipendere da dismissioni di patrimonio e senza oneri per il bilancio statale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella recente «ristrutturazione» dell'assetto degli Enti Addestrativi, si è deciso, per poter razionalizzare le risorse, di rinunciare ad alimentare quegli Enti che, per capacità e posizione geografica, non giustificano un così oneroso e gravoso ricorso a risorse economiche che potrebbero quindi essere impiegate per altri scopi;
attualmente la ricezione e il primo addestramento dei volontari in ferma prefissata avviene presso sei Enti Addestrativi essendo stati soppressi nel marzo scorso quelli di Trieste e di Firenze;
considerando che le chiamate dei nuovi arrivi sono oggi 14.300 per il 2008 suddivisi in quattro blocchi di 3.500 circa se ne deduce che mantenere aperte tutte queste strutture risulta alquanto antieconomico e troppo costoso per la forza armata; non trova quindi giustificazione mantenere aperte strutture che possono ospitare numeri esigui di volontari (vedi il 57o Btg. «Abruzzi» di Sulmona con 250 posti max, il 91o Rgt. «Lucania» di Potenza 250 posti max, il 123o Rgt «Chieti» con 460 posti max, e l'80o Rgt. «Roma» a Cassino 500 posti max); senza considerare poi l'infelice posizione geografica ed il fatto che altri Enti vicini (vedesi Capua il 17o Rgt. «Acqui» e il 47o Rgt. «Ferrara» per il meridione) attualmente vengono sottoalimentati;
si scorpora dai numeri totali l'afflusso volontario femminile, che avviene completamente assorbito dal R.A.V. di Ascoli Piceno (550 posti di capienza massima), possiamo infine stabilire che due grosse scuole (ovvero le strutture di Capua e Verona) soddisferebbero in pieno ogni esigenza relativa agli incorpori. Infatti presso i R.A.V. di Capua possono trovare alloggiamento 1400 allievi mentre 1250 presso l'85o R.A.V. di Verona;
la soluzione potrebbe essere di individuare 3 centri uno al nord (Verona), uno al sud (Capua) ed uno al centro (Ascoli);

ciò permetterebbe di poter rinunciare definitivamente a quegli Enti di ridotte capacità ricettive consentendo un notevole risparmio economico per la forza armata e potendo impiegare queste preziose risorse umane presso altri Enti e Reparti dislocati in zona;
oltretutto la suddivisione territoriale in zona nord e zona sud ripartirebbe in eguali parti una distribuzione più equa e funzionale. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che al centro nord si sviluppa ancora una percentuale notevole di Reparti Operativi e sarebbe assurdo addestrare giovani allievi al sud per poi trasferirli al nord, al contempo risulterebbe assurdo trasferire giovani del nord per addestrarli al sud e ritrasferirli nei Reparti Operativi del nord -:
se il Ministro interrogato non reputi opportuno il mantenimento di tre Enti Addestrativi uno al nord, uno al centro e uno al sud come soluzione ideale per il futuro della forza armata, assicurando così una equilibrata distribuzione delle forze.
(4-01908)

Risposta. - La questione sollevata con l'atto in discussione rientra notoriamente nel più ampio quadro del processo di ristrutturazione e snellimento dell'intero strumento militare, caratterizzato da vari provvedimenti di soppressione, accorpamento e riorganizzazione delle strutture, avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, in attuazione di una serie di atti normativi, tesi a meglio modulare le Forze Armate alle nuove esigenze, adeguandole, nel contempo, alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331.
Tale processo è volto ad ottimizzare tutte le componenti delle Forze Armate, ossia quelle di vertice, dell'area operativa-logistica, dell'organizzazione territoriale e anche, naturalmente, della formazione.
In sostanza, si intende perseguire soluzioni tese ad ottenere un migliore rapporto costo/efficacia, attraverso la soppressione di strutture ormai non più funzionali, nonché la ridefinizione delle funzioni di comandi/enti/reparti ed il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze e comunque di non sovrapponibilità funzionale e territoriale.
L'obiettivo finale, in sintesi, è quello di calibrare uno strumento militare di ridotta entità, ma di più elevato profilo qualitativo in termini di capacità di proiezione, flessibilità e supporto logistico-amministrativo, ad un tempo pienamente integrabile ed interoperabile dal punto di vista interforze e multinazionale.
Il processo di razionalizzazione che si sta perseguendo, logicamente, ha interessato anche la componente addestrativa dell'Esercito Italiano che a seguito dell'intervenuta sospensione della leva (1o gennaio 2005) è risultata sovradimensionata rispetto alle reali esigenze, così come confermato anche dal programma progressivamente riduttivo, del piano dei reclutamenti dei volontari in ferma prefissata di un anno.
In tale quadro, pertanto, è stata prevista per l'esercito la riduzione dei reparti addestrativi per volontari, da un totale di 10 a 3 per i volontari ed 1, trasformato, per i sergenti (decreto legislativo 28 novembre 2005, n. 253), sia in chiave di contenimento delle spese correnti sia ai fini del mantenimento delle sole capacità effettivamente necessarie allo strumento terrestre.
La scelta delle 6 unità addestrative da sopprimere si è basata, pertanto, su un'attenta analisi di tutti gli intrinseci aspetti infrastrutturali, economici, sociali ed addestrativi, con particolare riguardo ai profili di criticità (vetustà delle infrastrutture, eccessivi oneri manutentivi e scarse capacità ricettive), che non consentivano - così come anticipato in premessa - di ottenere l'auspicabile migliore rapporto costo/efficacia.
Nel corso del 2008, pertanto, sono stati soppressi 2 Enti: il 78o reggimento «Lupi di Toscana» in Firenze ed il 1o reggimento «San Giusto» in Trieste.
Si procederà, inoltre, alla soppressione di altri 4 enti:
57o battaglione «Abruzzi» in Sulmona (L'Aquila) (entro il 2009);


91o reggimento «Lucania» in Potenza (entro il 2009);
123o reggimento «Chieti» in Chieti (2009-2010);
85o reggimento «Verona» in Montorio Veronese (2010-2011).

Per quanto attiene, invece, ai rimanenti 4 reparti:
il 235o reggimento «Piceno», l'unico ente di forza armata dedicato all'incorporazione ed all'addestramento di base del personale femminile permarrà in vita nella sede di Ascoli Piceno;
il 47o reggimento «Ferrara» ed il 17o reggimento «Acqui» sono allocati entrambi nella sede di Capua, ove sono confluiti in un'unica struttura di recente acquisizione, consentendo, in questo modo, di conseguire non soltanto un'elevata capacità ricettiva e addestrativa, ma anche rilevanti risparmi in termini di risorse umane e finanziarie per il mantenimento/funzionamento delle relative infrastrutture;
l'80o reggimento «Roma», il quale, transitato dal raggruppamento unità addestrative di Capua alle dipendenze della Scuola sottufficiali dell'Esercito, sarà prioritariamente dedicato alla formazione dei sergenti e permarrà nella sede di Cassino.

In sintesi, dei citati 10 Enti addestrativi:
6 saranno soppressi;
3 saranno dedicati alla formazione dei volontari;
1 sarà dedicato alla formazione dei Sergenti.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

BARBARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Antonio Merloni Spa con sede in Fabriano, provincia di Ancona, attraversa una crisi industriale estremamente preoccupante ormai dal febbraio 2004, in particolare negli stabilimenti di Marangoni, Santa Maria e Gaifana;
dopo più di quattro anni, sono già numerosi i ricorsi alla cassa integrazione che si sono susseguiti;
nonostante l'avvicendamento dal 2004 ad oggi di due amministratori delegati la crisi non è stata scongiurata;
tale crisi rischia di mettere a repentaglio il mantenimento occupazionale di oltre 1.500 lavoratori su un totale di 5.500 dipendenti che la Antonio Merloni Spa conta in Italia e all'estero;
della crisi si sono anche interessate, senza ancora giungere però a soluzioni efficaci, la Regione Marche, la Regione Umbria e le Amministrazioni locali della zona;
mercoledì 9 luglio 2008 è avvenuto a Palazzo Chigi l'incontro tra il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ed il presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, nel quale è stata anche affrontata la vicenda "Merloni" -:
quali provvedimenti il Governo ritenga di assumere e concordare con istituzioni locali e parti sociali, al fine di evitare la crisi occupazionale dell'azienda Antonio Merloni Spa, che avrebbe serie ricadute economiche e sociali in tutta l'area geografica interessata, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie.
(4-00833)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame relativa alla situazione di crisi del gruppo «Antonio Merloni s.p.a», sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici dell'amministrazione del lavoro e dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
La società Antonio Merloni S.p.a, azienda che opera da circa trenta anni nel settore degli elettrodomestici, da qualche anno, a causa della complessità del mercato dell'elettrodomestico, ha subito un calo netto delle vendite.


L'azienda, già nel 2003, aveva adottato un piano di ristrutturazione aziendale volto a ricercare un equilibrio dei fattori produttivi mediante l'implementazione di azioni di
marketing e commerciali.
In particolare, sarebbe stato riscontrato un sovradimensionamento della capacità produttiva degli stabilimenti tale da determinare l'aumento dell'incidenza dei costi fissi in modo da rendere difficile il raggiungimento del punto di pareggio economico (tenendo anche conto dell'altissima incidenza del costo del venduto).
Nel settembre 2008 si è tenuto, presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro tra le parti istituzionali, governative e territoriali, e i rappresentanti della proprietà e sindacali per l'esame della situazione aziendale. In quella sede il rappresentante del gruppo Merloni ha annunciato che sarebbe stato presentato un nuovo piano industriale. Successivamente, in data 29 settembre, il consiglio di amministrazione della società, in sede di approvazione della relazione semestrale, ha registrato una perdita netta superiore a 30 milioni di euro ed una previsione di fine anno a -75 milioni di euro.
Il 9 ottobre 2008, posto che il predetto piano, che prevedeva l'ingresso di potenziali investitori, non ha avuto riscontri positivi, è stata convocata una nuova riunione del consiglio d'amministrazione per definire lo strumento procedurale a cui affidare la prospettiva di salvataggio dell'azienda.
Con istanza del 13 ottobre 2008, la Antonio Merloni spa ha chiesto l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge 347 del 2003 (e successive modifiche e integrazioni) (cosiddetta legge Marzano).
Con decreto del 14 ottobre 2008, il Ministro dello sviluppo economico, verificata la sussistenza dei requisiti di legge, ha dichiarato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria e contestualmente ha provveduto a nominare un collegio commissariale.
I commissari, ai quali spetta l'amministrazione e gestione del patrimonio della società, hanno 180 giorni dalla nomina per predisporre un piano di ristrutturazione economica e finanziaria ovvero un piano di cessione dei complessi aziendali.
Nel corso della procedura i lavoratori sono, altresì, assistiti da una speciale normativa in materia di ammortizzatori sociali (articolo 7, comma 10-
ter della legge n. 236 del 1993 che garantisce l'utilizzo della cassa integrazione guadagni straordinaria per tutto il periodo di durata dell'attività del commissario straordinario.
Il Ministero dello sviluppo economico ha reso noto, inoltre, che è stato attivato un tavolo tecnico locale che collaborerà con i commissari per monitorare i primi interventi di sostegno alle imprese e ai lavoratori.
Il 28 ottobre 2008, nel corso di una riunione tenutasi presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato ribadito l'impegno dei commissari straordinari, in collaborazione con le Istituzioni competenti, affinché si abbia una ripresa dell'attività degli stabilimenti in un periodo temporale fissato, in prima battuta, in 9 settimane.
Il Ministero dello sviluppo economico ha attivato per il tramite della procedura il fondo per accedere ai finanziamenti bancari nel più breve tempo possibile. Inoltre i commissari hanno comunicato di aver chiesto ed ottenuto l'estensione alla procedura di amministrazione straordinaria anche per la società Tecogas e per Antonio Merloni Cylinder e Tanks srl.
Il Governo segue quindi con grande attenzione la grave situazione di crisi della Merloni nell'intento di pervenire ad una soluzione che insieme alla prosecuzione delle attività d'impresa possa salvaguardare i livelli occupazionali.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BELLOTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la salute è uno dei diritti fondamentali che deve essere assicurato ai cittadini, come previsto dalla Costituzione italiana;

è necessario che tale diritto venga garantito anche con una corretta prevenzione e con un'immediata reazione a pericoli di natura epidemiologica, predisponendo tutti gli strumenti organizzativi e informativi atti ad impedire possibili rischi alla popolazione;
il 12 settembre il sottoscritto, come tutta la popolazione della Provincia di Rovigo, apprendeva dalla stampa locale la presenza del virus West Nile;
negli Stati Uniti i pericoli legati al West Nile, virus portato dalle zanzare, hanno portato il responsabile della Sanità della contea di New York a disporre, nel settembre di quest'anno, una disinfestazione completa di Long Island tramite automezzi ed elicotteri, per scongiurare che si ripetesse, a causa del WND, la catena di decessi che ha continuato a funestare, dall'epidemia del 1999, la vita della città;
il virus del Nilo occidentale, come spiega bene l'articolo de Il Gazzettino di Rovigo di martedì 28 ottobre 2008, l'infezione può avere una sintomatologia moderata, ma nel 15 per cento degli infettati, specie negli anziani e nei soggetti più deboli, l'infezione può avere un decorso più grave per cui possono aggiungersi complicazioni neurologiche [...] In rari casi la malattia può avere un decorso mortale in individui anziani e immunodepressi»;
da quanto si evince da un articolo del Corriere del Veneto del 12 ottobre 2008, a seguito dell'insorgere di problemi ad una cavalla, i proprietari di un maneggio di Trecenta (Rovigo), dopo aver fatto praticare gli esami veterinari di routine, avvertivano la locale Asl 18;
la Asl, secondo quanto riferito dalla stessa testata, eseguiva il 12 settembre il vincolo sanitario e il 15 settembre disponeva prelievi di sangue sugli animali del maneggio;
il 24 settembre sarebbe pervenuto il responso telefonico che annunciava la presenza del virus West Nile;
la notizia veniva tuttavia resa nota ai comuni solo il 9 ottobre 2008 e ne veniva data opportuna comunicazione alla cittadinanza dagli stessi sindaci e dalla stampa nei giorni immediatamente successivi;
il tempo trascorso tra l'accertamento della presenza del virus e la comunicazione alla popolazione è di difficile spiegazione, soprattutto se si considera che alcune misure elementari di prevenzione contro le zanzare potevano essere messe in atto anche e soprattutto dal singolo cittadino, che in tal modo non sarebbe stato esposto al rischio di contagio;
già il 29 novembre 2007 il Ministero della Salute istituiva con decreto un piano di sorveglianza nazionale per la encefalo mielite di tipo West Nile, individuando in zone attigue alla provincia di Rovigo dei territori da sottoporre ad accurato monitoraggio;
il 28 ottobre 2008, come si evince da un articolo de La Voce Nuova di Rovigo si registra la notizia del primo soggetto umano colpito;
gli esami su, un'anziana di 81 anni, ricoverata nell'ospedale di Trecenta (Rovigo) già dal 29 agosto, e da due mesi in coma, la confermano affetta dal WND;
è difficile spiegare, anche in questo caso, la discrasia tra la data di ricovero e l'accertamento della malattia;
l'insorgere del WND provoca inoltre anche ulteriori problemi: da quanto si evince da un articolo pubblicato sul Resto del Carlino di Rovigo del 30 ottobre 2008, avrebbe provocato il blocco di alcune operazioni nell'ospedale di Trecenta e l'accantonamento delle sacche di sangue raccolte in Polesine -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se nell'ambito del monitoraggio sull'attuazione del piano siano stati ravvisati ritardi o inadempienze tali da lasciar profilare una precisa responsabilità della Asl locale;

quali provvedimenti intenda adottare per garantire un efficiente contrasto delle malattie.
(4-01536)

Risposta. - La malattia West Nile (WND) è un'infezione virale acuta a carattere zoonosico che si trasmette tramite la puntura di zanzare del genere culex e che colpisce alcuni tipi di uccelli (passeriformi e corvidi) quale serbatoio dell'infezione; l'ospite intermedio è costituito dagli equini e dall'uomo.
Dopo un periodo di incubazione (dai 2 ai 14 giorni), la malattia può esordire con una sintomatologia clinica caratterizzata da un quadro simil-influenzale con febbre, cefalea, artro-mialgie, che talora, soprattutto nei pazienti anziani e defedati, può evolvere in una meningo-encefalite a liquor limpido.
La conferma dei casi di malattia di West Nile avviene esclusivamente tramite alcuni esami di laboratorio, effettuati sul siero o liquor, mirati ad accertare la presenza di anticorpi contro il virus, tramite metodiche, quali l'ELISA (
Enzyme-Linked Immunosorbent Assay), o l'individuazione del virus in campioni biologici tramite la reazione polimerasica di catena (PCR).
In caso di accertamento di casi di West Nile è necessario, secondo quanto disposto nel novembre 2008 dal Centro nazionale trapianti e dal Centro nazionale sangue, escludere le donazioni di sangue, di organi e di tessuti per tutti coloro che abbiano soggiornato almeno una notte, negli ultimi 28 giorni, nelle aree risultate affette.
Il Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali, con alcuni provvedimenti fra i quali il decreto ministeriale 29 novembre 2007 concernente il piano di sorveglianza nazionale, ha fornito gli strumenti e i protocolli operativi per garantire la prevenzione ed il controllo di tale malattia, rimettendo alle Regioni la predisposizione di indirizzi attuativi.
Per il virus WND, comparso in Italia nel 1998 nel corso di un'epidemia di encefalomielite equina in Toscana a seguito della quale, peraltro, non si verificarono casi di encefalite umana, è stata predisposta una sorveglianza veterinaria basata sul controllo delle specie animali coinvolte (equini, uccelli).
Nel mese di settembre 2008 sono stati segnalati alcuni casi di WND in Emilia-Romagna ed in Veneto.
Sono state attuate le misure necessarie al controllo ed al contenimento dell'infezione ed è stata attivata la sorveglianza dei casi umani, prima in Emilia-Romagna e in seguito nelle regioni adiacenti, tra cui Veneto e Lombardia.
Non sono state rilevate carenze nell'assistenza e cura dei malati, né nelle misure di prevenzione attuate nei confronti dei focolai epidemici.
Il numero di casi umani è risultato estremamente limitato.
Relativamente alla regione Veneto, in data 24 settembre 2008, è stata avviata la sorveglianza umana dei casi di WND, in seguito alla comparsa di sintomatologia neurologica in un equino proveniente da un allevamento dell'Emilia-Romagna.
Inoltre la regione, in collaborazione con il servizio veterinario dell'Azienda unità locale socio sanitaria 18 di Rovigo, ha stabilito:
di intensificare la sorveglianza sugli equini ed uccelli;
di avviare la ricerca del virus nel vettore;
di effettuare prelievi sul personale, venuto in contatto con equini infetti, da inviare al laboratorio regionale e da confermare, in caso dì positività, presso il laboratorio di riferimento nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità.
È stata altresì sollecitata l'attivazione del sistema di sorveglianza rapida alle unità operative di malattie infettive, ai direttori di dipartimento di prevenzione, ai direttori sanitari e al laboratorio di riferimento regionale.
A seguito di una riunione in teleconferenza con questo ministero, la regione ha disposto la realizzazione di interventi di disinsettazione nelle aree in cui sono state riscontrate positività per il virus West Nile negli animali.
È stato predisposto, inoltre, un piano regionale di sorveglianza, concordato con

l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, il servizio veterinario regionale, la direzione dei servizi sanitari e il laboratorio di riferimento regionale.
Le attività di sorveglianza umana attiva, condotte negli allevamenti positivi, hanno rilevato n. 2 soggetti positivi agli esami di laboratorio su 202 allevatori sottoposti al test.
Si ritiene utile riportare la nota pervenuta, tramite la competente prefettura, dalla azienda sanitaria locale 18 Rovigo, che illustra la situazione epidemiologica e gli interventi sanitari adottati.

West Nile disease. La situazione epidemiologica e gli interventi di sanità pubblica.

Come richiesto si relaziona sugli eventi, e sulla cronologia degli stessi, verificatisi nel territorio dell'Azienda ULSS 18 di Rovigo in merito all'oggetto.
A seguito di richiesta di intervento pervenuta da parte dei Servizi Veterinari della Regione Veneto a metà pomeriggio di venerdì 12 settembre 2008, già alle ore 17,00 dello stesso giorno l'allevamento «Centro Ippico BISA» di Trecenta (Rovigo) veniva posto in vincolo sanitario da parte di 2 veterinari dipendenti dell'Azienda ULSS 18 di Rovigo.
Lunedì 15 settembre 2008 venivano eseguiti 47 campioni di sangue sui cavalli presenti in allevamento.
Il giorno 24 settembre 2008 pervenivano da parte dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie di Legnaro (Padova), che a sua volta li aveva ricevuti dal Centro di Referenza delle Malattie Esotiche di Teramo, gli esiti di positività sierologica per
West Nile Disease riscontrata in 21 cavalli. Tali esiti venivano comunicati al Servizio Igiene e Sanità Pubblica Aziendale per gli aspetti ed i provvedimenti di competenza.
Alla luce di alcune positività riscontrate in Emilia Romagna e anche a seguito degli esiti delle nostre ricerche (positività riscontrate nell'allevamento di Trecenta) la Regione Veneto, provvedeva ad elaborare ed approvare in data 29 settembre 2008 (DDR 473) un Piano di Sorveglianza Veterinario Straordinario WND che coinvolgeva le province di Venezia, Rovigo e Padova per un totale di 227 allevamenti interessati.
Obiettivo del piano di monitoraggio era quello di giungere a valutazioni epidemiologiche utili a definire l'estensione dell'area geografica in cui il virus WND (trasmesso dalle zanzare) può essere diffuso, attraverso le indagini sierologiche condotte sui cavalli che fungono così da «sentinelle». Il cavallo, infatti, al pari dell'uomo, è un ospite finale e quindi non in grado di trasmettere il virus ad altri cavalli e all'uomo. Gli allevamenti di equini, di conseguenza, costituiscono importanti «punti di rilevazione ambientale». Proprio per questo venivano date indicazioni sulla scelta degli allevamenti da campionare; si dovevano cercare allevamenti, anche di piccole dimensioni, che avessero al loro interno cavalli stanziali, escludendo dal monitoraggio gli allevamenti o gli animali che avessero subito movimentazioni negli ultimi 3 mesi.
In costante contatto con la Regione Veneto e con l'Istituto Zooprofilattico il Servizio Veterinario Aziendale effettuava i campionamenti sul territorio. Questa attività ha richiesto grande impegno da parte dei Veterinari Aziendali in particolare nella fase di individuazione delle situazioni (piccoli allevamenti o cavalli di privati) che potessero essere utili alla ricerca (per i motivi sopra elencati) e che potessero quindi costituire preziose fonti di informazione.
In data 24 settembre 2008 il Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SISP) del Dipartimento di Prevenzione allertava immediatamente il Direttore del Centro Ippico in questione al fine di estendere le indagini sierologiche anche al personale che presso tale Cento ippico lavorava.
In data 30 settembre 2008, considerato il mancato riscontro da parte della proprietaria alla nota del 24 settembre 2008, il SISP inviava ulteriore lettera alla titolare del Centro Ippico con la quale indicava la data del 2 ottobre 2003 per la seduta di prelievi erratici che si sarebbe effettuata «a domicilio» presso il centro stesso.
In data 2 ottobre 2008 il Servizio Igiene e Sanità Pubblica organizzava una seduta di prelievi «a domicilio» presso il Cento Ippico sul personale interessato.

In data 7 ottobre 2008, inoltre, esperti entomologi individuati dalla Regione Veneto effettuavano specifiche catture di zanzare presso il Centro Ippico da inviarsi ai laboratori incaricati e mirate alla ricerca del virus WN tramite sofisticate metodiche di laboratorio.
In attesa degli esiti di laboratorio sui prelievi di sangue effettuati sulle persone, lavoratori e addetti del Centro Ippico, si è agito secondo le buone prassi professionali che prevedono di dare comunicazione solo ad eventuali esiti positivi per l'uomo.
Al ricevimento del primo esito umano dubbio avvenuto in data 8 ottobre 2008, non si è rimasti in attesa dell'eventuale conferma laboratoristica dell'Istituto Superiore di Sanità ma si è proceduto cautelativamente ad applicare comunque quanto suggerivano le buone prassi professionali,
In data 09 ottobre 2008 la Direzione Aziendale ha pertanto provveduto alla convocazione di un tavolo tecnico mirato alla predisposizione di un piano di interventi e di comunicazione.
Nello specifico si è provveduto:
alla convocazione dell'esperto entomologo incaricato dalla Regione e di ditta specializzata in disinfestazioni per la predisposizione di un piano di interventi ambientali;
alla predisposizione del piano di comunicazione ai Sindaci, ai MMG, ai PLS ed ai reparti ospedalieri interessati;
alla comunicazione alla proprietaria sull'effettuazione di straordinaria disinfestazione presso il Centro Ippico da parte di ditta specializzata;
all'inoltro via fax lettera SISP al Sindaco del Comune di Trecenta (preallertato telefonicamente) per informarlo degli interventi di disinfestazione straordinaria-cautelativa;
all'inizio dell'attività di disinfestazione da parte della ditta Tecnoambiente presso il Centro Ippico e nel territorio del Comune di Trecenta.
all'organizzazione ed alla realizzazione, tramite una ditta specializzata, di interventi di disinfestazione straordinaria e «cautelativa» nei comuni situati nel raggio di 5 chilometri dal sito interessato. Le attività di disinfestazione sono state completate nei giorni 10-11-12 ottobre 2008.

In data 10 ottobre 2008 la Direzione Aziendale provvedeva:
a dare comunicazione ai Sigg. Sindaci dei Comuni interessati, via fax e con contestuale telefonata, di tali interventi di disinfestazione a seguito della situazione creatasi;
a dare le dovute informazioni ai Medici di Medicina Generale, ai Pediatri di Libera Scelta e ai Responsabili dei reparti ospedalieri potenzialmente interessati;
a dare comunicazione dell'attività svolta alla Regione del Veneto ed al Prefetto.

Alla data del 13 novembre 2008 sono pervenuti dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie gli esiti sui controlli eseguiti su 47 allevamenti. I risultati sono i seguenti:
allevamenti negativi: n. 8;
allevamenti positivi: n. 39 per un totale di 79 capi positivi (con evidenziata presenza di anticorpi), sui 112 esaminati in tali allevamenti; da sottolineare, peraltro, che tutti gli animali positivi, sono risultati essere asintomatici non presentando sintomi riferibili alla malattia.

È opportuno ricordare, infine, che la Regione Veneto ha recentemente deciso di estendere al restante territorio regionale (coinvolgendo quindi anche le restanti province oltre le 3 già destinatarie del piano di sorveglianza), l'indagine sierologica sui cavalli autoctoni. Questo al fine di arricchire ulteriormente il quadro delle formazioni a disposizione per meglio definire l'entità e la vastità del fenomeno.
In tutti i casi nei quali è stata segnalata sieropositività nei cavalli nell'ambito del Piano Straordinario di Monitoraggio Veterinario, il Servizio Igiene e Sanità Pubblica si è attivato per gli aspetti ed i provvedimenti

di competenza, alla luce delle sopraggiunte indicazioni regionali che ricalcavano, peraltro, quelli già adottati in occasione della gestione del caso di Trecenta ed in particolare: controlli sierologici sulle persone titolari o dipendenti delle aziende, informazione ai Sindaci dei territori ospitanti i siti di cavalli positivi alla ricerca degli anticorpi e realizzazione di interventi di disinfestazione straordinari e cautelativi, che iniziatisi a Trecenta, hanno coinvolto tutto il territorio dell'Azienda ULSS 18.
Per quanto concerne le indagini sierologiche condotte sulle persone, sono stati (completati tutti i prelievi e stanno pervenendo dalla Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova gli esiti relativi, che vengono comunicati agli interessati. Prima della comunicazione degli esiti positivi o dubbi si attende la conferma laboratoristica dell'Istituto Superiore di Sanità.

Relazione sul caso di positività umana per anticorpi WNV.

In data 27 ottobre 2008 è pervenuta denuncia di caso sospetto umano di WN in donna anziana ricoverata per Meningo Encefalite da alcune settimane presso la Rianimazione dell'O.C. di Rovigo.
Sulla donna venivano effettuate ricerche mirate per l'individuazione di anticorpi arati-WNV, dopo l'allerta promossa dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica, ed alla luce delle precise indicazioni pervenute dalla Direzione Regionale per la Prevenzione (ras. prot. n. 0062455 del 9 ottobre 2008) circa la necessità da parte di tutti i reparti di malattie infettive del Veneto di attivare la sorveglianza passiva che prevede, in aggiunta alle indagini laboratoristiche di
routine sui casi sospetti di Encefalite-meningo Encefalite, la ricerca degli anticorpi anti-WNV, inviando adeguati campioni di sangue interno, siero e liquor al Laboratorio di Riferimento Regionale.

Caso clinico

La paziente di 81 anni affetta da demenza, ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale, residente nel comune di Ficarolo presso la propria abitazione accede in Pronto Soccorso a Trecenta per episodio di febbre il 28 agosto 2008, viene rinviata a domicilio con terapia antibiotica aspecifica.
Successivamente viene ricoverata in data 29 agosto 2008 presso il reparto di Medicina di Trecenta per persistenza della sintomatologia e trasferita presso il reparto di Malattie Infettive di Rovigo il 5 settembre 2008 per comparsa di obnubilamento del sensorio e iperpiressia. Rachicentesi del 5 settembre 2008: negative tutte le ricerche microbiologiche colturali e molecolari.
L'esame microscopico liquorale evidenziava proteinorrachia, aumento dei lattati e presenza di modesta cellularità, in prevalenza neutrofila (80 per cento).
In data 7 settembre 2008 viene trasferita in Rianimazione a Rovigo con quadro di insufficienza respiratoria e coma GCS score 8 e le venivano effettuate indagini strumentali e ripetute analisi liquorali (n. 5 analisi liquor) che sono rimaste sostanzialmente invariate. Le ricerche microbiologiche per virus e batteri sano sempre risultate negative.
Ha persistito lo stato di coma, scomparsa repentina dello stato febbrile il 7 settembre, tutte le indagini per infezione a livello polidistrettuale risultavano negative.
Durante la permanenza in Rianimazione si è verificato un peggioramento delle condizioni generali con comparsa di stato di male epilettico e mielite (GCS score da 8 a 6), Le indagini strumentali (TAC, RM cerebrale) erano suggestive per quadro di encefalite.
In data 16 ottobre 2008, in occasione della ripetizione degli esami ematochimici, è stato richiesto alla Microbiologia di Padova il test per la ricerca anticorpale (ematica e liquorale) del WNV; tale richiesta è stata effettuata sulla base dello stato di allerta diramato dalla Igiene Pubblica della Azienda 18 di Rovigo, del quadro clinico e dei dati anamnestici riferiti dai familiari (residenza nell'arca considerata a rischio, pregresse e numerose punture di insetto), e delle indicazioni pervenute dalla Direzione Regionale per la Prevenzione con la nota citata in precedenza.


In data 27 ottobre 2008 è stato notificato dalla Rianimazione il risultato del test ematico per WNV per positività delle IgG e ISM nel siero.
La Microbiologia di Padova ha confermato la negatività della ricerca del virus West Nile con metodica PCR su liquor, siamo ancora in attesa del risultato liquorale (ricerca Anticorpi IW su liquor) da parte del laboratorio dell'ISS.
Pertanto a tutt'oggi possiamo parlare di caso probabile di
West Nife disease, necessitando, per la conferma del caso, la risposta dell'esame liquorale, del quale siamo ancora in attesa.
La prognosi è riservata, anche se la paziente è stabile.
Si sottolinea comunque che la encefalite da WNV non prevede a tutt'oggi un trattamento specifico, ma solo di supporto.

Misure preventive per l'utilizzo sicuro del sangue e degli emoderivati.

In relazione alla segnalazione del Servizio Igiene e Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda ULSS 18 il DIMT della Provincia di Rovigo ha predisposto le seguenti misure per garantire la sicurezza del sangue nel periodo antecedente il 27 ottobre 2008:
sensibilizzazione Associazioni Donatori per una corretta anamnesi da porre ai Donatori;
esclusione dal dono del sangue di chi abbia soggiornato specie di notte nelle province di Bologna e Ferrara negli ultimi 28 giorni;
medesimo avvertimento trasmesso ai reparti di Ostetricia e Ginecologia per le Donatrici di cordone;
attivazione di una sieroteca per contenere campioni di sangue delle unita raccolte a partire dal 9 ottobre 2008.

Successivamente alla segnalazione e alle indicazioni pervenute dal CRAT con nota del 27 ottobre 2008 protocollo n. 1265/2008-V, sono state attivate le seguenti misure:
blocco dell'attività trasfusionale ad eccezione, del Plasma Fresco Congelato sottoposto ad inattivazione, nell'intera Provincia (con esclusione dei casi di grave pericolo di vita);
accordo con i Presidenti Associazioni Donatori per un rallentamento temporaneo del flusso dei donatori in attesa di conferma della diagnosi della paziente interessata;
raccolta di informazioni su disponibilità di scorte di emocomponenti presso altre strutture trasfusionali venete per ripristino scorte in trasfusionale;
informativa alle Direzioni Mediche degli Ospedali pubblici e privati della Provincia di Rovigo sull'uso del sangue;
definizione con la Direzione Medica e i Dipartimenti Chirurgici interessati delle liste operatorie degli interventi urgenti e di quelli di elezione programmabili con il sangue disponibile;
segnalazione ai reparti di Ostetricia di inviare un campione di sangue delle donatrici di cordone che hanno eseguito tale donazione dall'1o ottobre 2008 per consentire ulteriori determinazioni;
sospensione temporanea dell'approvvigionamento di sangue per un utilizzo ottimale delle scorte a disposizione;
accordo con l'U.O, di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova per l'esecuzione della ricerca del virus West Nile con tecnologia NAT sulle unità di sangue giacenti presso il DIMT della Provincia di Rovigo;
informativa ai Coordinamento Locale Trapianti delle disposizioni riguardo le determinazioni relative agli espianti d'organo e di tessuti che vanno riferite rispettivamente all'Azienda Ospedaliera Sant'Orsola Malpighi di Bologna e alla U.O. di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova.

In data 4 novembre 2008 sono state testate dall'Istituto di Microbiologia e Virologia di Padova 153 unità di sangue che sono state validate dal DIMT e quindi

dichiarate pronte per l'utilizzo. Pertanto nella stessa data è ripresa a pieno regime l'attività chirurgica in tutti gli Ospedali pubblici e privati della Provincia di Rovigo.
È doveroso, peraltro, far presente che quanto affermato nell'interrogazione parlamentare in questione «...il 12 settembre il sottoscritto, come tutta la popolazione della provincia di Rovigo, apprendeva dalla stampa locale la presenza del virus West Nile» non trova riscontri nella dettagliata analisi, effettuata da parte dell'Ufficio Stampa di questa Azienda, dei quotidiani pubblicati non solo nella data indicata del 12 settembre 2008 ma anche nei restanti giorni del mese di settembre.
Le prime informazioni comparse sui giornali locali, infatti, si riferiscono al comunicato stampa emesso da questa Azienda nel pomeriggio di venerdì 10 ottobre 2008, con spedizione via e-mail alle 15 testate locali (quotidiani, settimanali, televisioni e periodici) e successivo inserimento nel sito internet aziendale, sezione news, del testo completo a cura dell'Ufficio Stampa.
Sperando di avere fornito ogni utile ed esaustivo elemento per una valutazione in merito e restando, comunque, a completa disposizione, è gradita l'occasione per porgere distinti saluti.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 21 maggio 2008 è apparsa, sui quotidiani modenesi, la preoccupante notizia secondo cui alcune lettere anonime, a scopo di estorsione, sarebbero state recapitate contemporaneamente a più di 15 professionisti della provincia di Modena;
queste missive, fatte pervenire ad avvocati, imprenditori e direttori di banca, contengono frasi dal tono inconfutabilmente estorsivo. I taglieggiatori, nei messaggi minatori, esordiscono con un avvertimento «leggi attentamente», seguito dalla descrizione delle abitudini di vita e di lavoro dei destinatari e delle loro famiglie; passano poi alla richiesta di pagamento di 10-20 mila euro e concludono con la frase «per il vostro bene»;
in alcuni casi, i malviventi hanno recapitato anche un secondo messaggio intimidatorio a chi non ha mostrato preoccupazione dopo l'arrivo del primo, descrivendo alle vittime quali sarebbero state le conseguenze di un eventuale rifiuto a pagare;
la Procura di Modena ha immediatamente aperto un fascicolo d'inchiesta contro ignoti, per comprendere la matrice ed i responsabili di queste intimidazioni inquietanti;
negli ultimi mesi il territorio modenese risulta essere preso di mira dalla malavita organizzata. Il 1o aprile 2008 le Forze dell'ordine hanno sgominato un'organizzazione di stampo camorristico che operava estorsioni ai danni di imprese edili -:
se siano a conoscenza dei fatti come sopraesposti e se vi siano ulteriori e nuove circostanze di cui ritengano opportuno mettere al corrente la Camera dei deputati;
se vi siano segnali di pericolose ramificazioni di criminalità organizzata nel territorio modenese, che è sempre stato immune da questo tipo di problema e, in caso affermativo, quali siano le iniziative del Governo per risolvere questo problema;
se il Ministro dell'interno abbia intenzione di incrementare il numero degli addetti alla pubblica sicurezza, operanti a Modena, in ossequio al patto per «Modena Sicura», stipulato tra il Comune e il precedente Governo, che però non ha tenuto fede ai propri impegni.
(4-00193)

Risposta. - Al tribunale di Modena pende attualmente un procedimento penale avviato a seguito di nove denunce presentate da persone, residenti nel capoluogo e in

provincia, destinatarie di lettere dall'identico tenore estorsivo. Si tratta di missive inviate tra la fine di aprile e il 20 maggio 2008, redatte con un computer e utilizzando un modello sostanzialmente identico nel quale, oltre al nome del destinatario e alla somma richiesta, cambiano le modalità prescritte al destinatario per dare assenso alla richiesta. La procura della Repubblica di Modena informa che, dopo la diffusione delle notizie su tali episodi, non risultano inviate altre missive intimidatorie, e anzi alcune delle persone offese hanno ricevuto lettere di scuse da parte dell'anonimo redattore. Tutte le missive sono state inoltrate al RIS di Parma per il rilievo di eventuali impronte e tracce biologiche che possano far identificare l'autore dei fatti. Allo stato, le minacce estorsive non sembrano provenire da soggetti appartenenti alla criminalità organizzata; ciò in considerazione del mezzo e delle modalità prescelte dall'autore per il loro inoltro.
Quanto all'eventuale presenza nella provincia di Modena di soggetti legati al crimine organizzato, il fenomeno è costantemente monitorato dalle forze di polizia. L'intensa attività di controllo del territorio ha consentito all'Arma dei carabinieri di concludere una recente e imponente operazione di polizia con l'arresto di 8 affiliati al clan camorristico dei Casalesi, accusati di associazione di tipo mafioso finalizzata alla commissione di estorsioni in danno di imprenditori edili dell'agro aversano, operanti nella provincia modenese: In generale il quadro complessivo della criminalità nella provincia è in costante miglioramento.
Relativamente agli impegni assunti con il «Patto per Modena sicura» - sottoscritto il 18 luglio 2007 e volto a garantire il potenziamento degli organici di uffici e comandi delle forze di polizia ubicati nella provincia con 25 unità complessive di personale (10 per polizia di Stato e Arma dei carabinieri, 5 per la guardia di finanza) - si è già proceduto alla loro attuazione, assegnando le relative unità sia alla guardia di finanza sia all'Arma dei carabinieri (rispettivamente il 28 luglio e il 19 novembre 2007). Quanto alla polizia di Stato, nel mese di maggio del 2008 sono stati assegnate 13 unità del ruolo degli agenti e assistenti (di cui 10 in attuazione del «Patto», 2 in rafforzamento agli uffici della questura e 1 alla polizia stradale).

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

BIANCOFIORE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale ha riportato e personalmente ho potuto constatare - ictu oculi - che la dottoressa Eva Klotz esponente del neo partito «Süd-Tiroler Freiheit» (libertà sudtirolese), figlia del condannato per le stragi del terrorismo irredentista sudtirolese, Georg Klotz, ha nuovamente issato un cartello al confine del Brennero in terra austriaca che dà il benvenuto in Italia sostenendo che «l'Alto Adige non è Italia Sudtirol ist nicht Italien»;
ella utilizza l'astuzia di issare tale cartello su terreno privato e soggetto alle leggi austriache;
ella ha anche di recente predisposto 800 cartelli monolingui in lingua tedesca da apporre all'entrata di ogni comune, sotto la regolare toponomastica a norma di legge, riportanti testualmente la frase «L'Alto Adige non è Italia»;
la stessa ha dichiarato che quei cartelli sarebbero di benvenuto per i turisti e per costoro didascalici affinché sappiano che appunto «l'Alto Adige non appartiene all'Italia e che gli stessi turisti e la popolazione autoctona riflettano e capiscano bene dove si trovano»;
una tale iniziativa è palesemente illecita e affissioni non autorizzate sono soggette a sanzioni amministrative che le autorità locali devono esigere;
tale atto è tanto più grave non solo perché compiuto da una consigliera regionale

che ha giurato sulla Costituzione italiana ma soprattutto perché mette a rischio la pacifica convivenza così difficilmente raggiunta al solo fine di pubblicizzare il neo movimento nato dalla scissione con l'Union für Südtirol in vista delle elezioni regionali e provinciali che si terranno nell'ottobre 2008;
questo è l'ennesimo atto posto in essere da esponenti politici del mondo di lingua tedesca altoatesino contro lo Stato italiano e di pesante provocazione nei confronti della comunità italiana dell'Alto Adige, minoranza in terra italiana -:
quali iniziative intendano porre in essere a tutela della pacifica convivenza in Alto Adige e a tutela dell'identità, dell'integrità e dell'onore dell'Italia;
se ricorrano gli estremi - come parrebbe evidente - per l'assunzione di iniziative, anche normative, per la messa al bando del movimento politico presieduto dalla consigliera Eva Klotz, sull'esempio di quanto accaduto in Spagna per il movimento irredentistico Batasuna;
se ritengano di voler tutelare per via legale l'immagine dell'Italia anche innanzi ai tanti turisti stranieri che affollano le meravigliose vallate dell'Alto Adige e che ritengono di trascorrere le proprie vacanze in Italia e non nel sedicente «Stato del Südtirol»;
se intendano manifestare sorpresa alla Repubblica federale austriaca, per non essere ancora riuscita a persuadere il proprietario del terreno su citato, a togliere un cartello offensivo per l'Italia, i trattati di pace e i trattati europei.
(4-00379)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La reinstallazione del cartello anti-italiano sul versante austriaco del Brennero è stata oggetto di rinnovati interventi, per il tramite dell'ambasciatore d'Austria in Italia e del nostro ambasciatore a Vienna, intesi a sollecitare da parte delle autorità austriache sia il perseguimento del procedimento penale già avviato nei mesi scorsi dalla prefettura territorialmente competente contro i responsabili (in particolare i proprietari del terreno sul quale è collocato il cartello), sia una dissociazione formale dall'iniziativa degli autonomisti altoatesini.
Si è così avuta conferma che il procedimento penale non è mai stato interrotto, nonostante l'abbattimento del cartello in parola avvenuto agli inizi di marzo ad opera di ignoti. Inoltre, la stessa prefettura ha comminato ai responsabili una pena pecuniaria per violazione della legge austriaca sui simboli dello Stato, considerato che il cartello riporta i colori della bandiera austriaca. Contro tale ammenda, gli interessati hanno presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale di Innsbruck.
Negli incontri avuti, gli interlocutori austriaci hanno ribadito la loro piena dissociazione dall'iniziativa degli autonomisti altoatesini e dai contenuti del cartello, pur confermando la difficoltà, sotto il profilo giuridico, di disporre una rimozione coercitiva del medesimo da un'area di proprietà privata. Negli stessi incontri è risultato inoltre confermato il disappunto di Vienna per questa continuata provocazione degli attivisti di
Süd-Tiroler Freiheit, nella sostanza diretta non solo contro l'Italia, ma anche contro il Governo austriaco di «Grande Coalizione», nel cui programma non figura alcun riferimento alla cosiddetta «funzione di tutela».
La nostra rappresentanza a Vienna continua comunque a seguire la vicenda in stretto contatto con le Autorità austriache, non tralasciando alcun tentativo possibile per ottenere la rimozione del cartello.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BIANCOFIORE. - Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la materia del bilinguismo nella Regione a Statuto Speciale Trentino Alto

Adige è regolata dallo stesso Statuto che ha valenza di legge costituzionale nell'ordinamento giuridico italiano (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 31 agosto 1972);
in Alto Adige (Provincia autonoma di Bolzano) la segnaletica dovrebbe essere totalmente bilingue italiano/tedesco. Una consuetudine, posta unilateralmente dalla Provincia autonoma di Bolzano, prevede però che venga utilizzato l'ordine italiano/tedesco solo nelle autostrade, nella città di Bolzano, nei pochi territori a maggioranza di cittadini di lingua italiana;
nella provincia di Bolzano l'amministrazione viola abitualmente la legislazione in materia di bilinguismo facendo prevalere molto spesso la lingua tedesca alla lingua italiana;
con un'asta pubblica l'assessorato provinciale alla mobilità di Bolzano ha assegnato ad una notissima azienda di Udine, la costruzione, l'installazione e la manutenzione di 282 tabelloni elettronici (analoghi a quelli delle ferrovie) da distribuire lungo le varie linee d'autobus servite da Sasa, Sad e concessionari. Grazie ad una spesa di 1 milione 210 mila euro gli utenti saranno informati in tempo reale di orari, tempi d'attesa e di eventuali disguidi o incidenti. Alcune paline «inerti» sono già visibili a Bolzano in Piazza Walther e in Piazza Vittoria. Si può così notare che le indicazioni fisse sono così disposte: «Fahrtziel» sopra e «Destinazione» sotto; «Abfahrt in min.» sopra, e «Partenza in min.» sotto, in violazione della regola imposta unilateralmente decenni fa dalla stessa Svp che lega la collocazione linguistica su cartellonistica stradale e toponomastica alla lingua della popolazione maggioritaria;
la prassi nella stessa città di Bolzano disattende totalmente la legge. Infatti all'interno dell'ospedale di Bolzano si assiste quotidianamente all'inversione dell'ordine delle lingue nei cartelli orientativi dove appaiono le scritte in tedesco a sinistra e quelle in italiano a destra: esattamente l'opposto di ciò che lo Statuto prevede;
anche la cartellonistica stradale e toponomastica risponde ormai a questa regola consuetudinaria imposta dalla Provincia; per non parlare del logo pubblicitario della Provincia impresso in ogni dove nell'accezione monolingue «Südtirol» invece che «Alto Adige», nonostante esista un ordine del giorno della sottoscritta interrogante, accolto dal Governo e che sostanzialmente imponeva l'uso del logo bilingue;
i cittadini a maggioranza italiana residenti a Bolzano, Laives e Bonzolo, alla luce di tali sgradevoli violazioni di legge, devono quotidianamente sopportare offese alla propria identità linguistica e culturale e assistere ad una lenta e inesorabile tedeschizzazione della propria terra, tedeschizzazione che induce ad una progressiva e pericolosa alienazione della popolazione italiana;
questa situazione, determinata dall'amministrazione della Provincia di Bolzano, comporta una gravissima discriminazione dei cittadini a maggioranza italiana in favore della minoranza tedesca, disapplicando integralmente quanto previsto dalla Costituzione, all'articolo 6, e dalla legge n. 482 del 15 dicembre 1999 «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», la quale all'articolo 1 stabilisce che la lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano -:
se i suddetti Ministri siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
se vi siano ulteriori e nuove circostanze di cui ritengano opportuno mettere al corrente la Camera dei deputati;
se intendano assumere le iniziative di propria competenza per tutelare il bilinguismo nella Provincia autonoma di Bolzano, così come previsto dal dettato dello Statuto di autonomia all'articolo 8, che ha rango costituzionale, con ciò garantendo l'identità dei cittadini italiani.
(4-01039)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, anche sulla

base di elementi forniti dal commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, si rappresenta quanto segue.
Lo Statuto di autonomia per il Trentino-Alto Adige (decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972) all'articolo 100, oltre a prevedere per i cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano la facoltà di usare la loro lingua nei rapporti con gli uffici giudiziari e con gli organi e uffici della pubblica amministrazione situati nella provincia o aventi competenza regionale, nonché con i concessionari di servizi di pubblico interesse svolti nella provincia stessa, demanda alla «regolazione con norme di attuazione i casi di uso congiunto della lingua italiana e tedesca negli atti destinati la generalità dei cittadini». La relativa norma di attuazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 574 del 1988) prescrive all'articolo 4, comma 4, che negli atti scritti i due testi vengano riportati uno a fianco all'altro. Tali testi devono avere la stessa evidenza e lo stesso rilievo tipografico. La norma tuttavia non stabilisce esplicitamente che il testo in lingua italiana debba precedere quello in lingua tedesca e ciò ha consentito che nel tempo si affermasse una prassi secondo cui nella pubblica amministrazione in provincia di Bolzano, negli uffici pubblici aventi competenza regionale nonché presso i concessionari di servizi di pubblico interesse, venisse riportata per prima la lingua del gruppo linguistico più consistente. Ad esempio negli atti redatti dal comune di Bolzano normalmente la lingua italiana precede quella tedesca mentre negli atti redatti dall'amministrazione provinciale normalmente la lingua tedesca precede quella italiana.
Quanto sopra esposto, relativamente alle questioni poste in evidenza, si precisa: l'azienda sanitaria è un «ente strumentale» della provincia, la citata prassi trova quindi applicazione anche nei cartelli orientativi presso, l'ospedale di Bolzano che, a seguito dell'approvazione della legge provinciale n. 9 del 2006, ha accorpato in un unico ente le competenze amministrative prima devolute a quattro diversi comprensori sanitari.
Il «logo pubblicitario» della provincia «Südtirol» e/o «Alto Adige», poi, altro non è che il marchio di qualità dei prodotti agricoli ed alimentari dell'Alto Adige, dapprima adottato con la legge provinciale n. 12 del 22 dicembre 2005, impugnata dal Governo, e da ultimo modificato con la vigente legge provinciale n. 6 del 23 luglio 2007. Questa legge prevede varie ipotesi di marchio fra cui anche quella che stabilisce l'uso disgiunto della dizione in lingua italiana e di quella in lingua tedesca, scelta questa che sarebbe motivata da ragioni di mercato.
Circa la questione della cartellonistica stradale, inoltre, l'articolo 8 dello statuto di autonomia attribuisce, tra l'altro, alle province autonome la potestà di emanare norme legislative in materia di toponomastica, fermo restando l'obbligo della bilinguità nel territorio della provincia di Bolzano. Data la delicatezza della problematica e tenuto conto anche che sulla questione si registrano forti contrasti fra i diversi gruppi linguistici, la provincia di Bolzano, come noto, non ha ancora esercitato tale funzione.
Infine sulla questione relativa all'installazione dei tabelloni elettronici da distribuire lungo le varie linee di autobus, si è ritenuto, sulla base del principio di leale collaborazione, di richiedere alla provincia di adoperarsi per una puntuale applicazione della normativa statutaria citata anche al fine di prevenire l'insorgenza di ulteriori controversie.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la morte dell'Ispettore Filippo Raciti avvenuta ad opera di pseudotifosi, teppisti e facinorosi, dopo l'incontro di calcio Catania-Palermo ha giustamente indotto il precedente Governo ad emanare norme molto restrittive sull'apertura degli stadi non in regola con quanto previsto dal cosiddetto decreto Pisanu;

tale posizione è stata più volte ribadita al punto da far scrivere ai mezzi di informazione (per tutti vedasi La Stampa del 7 febbraio) che la pressione del mondo del calcio non ha espugnato palazzo Chigi;
si intervenga in via normativa con varie disposizioni: sospensione di tutte le proroghe concesse ai decreti Pisanu; divieto di vendita di blocchi di biglietti per le trasferte delle tifoserie organizzate; divieto d'accesso allo stadio come misura di prevenzione, di polizia, rivolta soprattutto ai minori violenti; estensione a 48 ore per l'arresto in flagranza differita; misure di sequestro patrimoniale e personale per i singoli e i club in rapporto con i tifosi violenti;
l'Osservatorio per le manifestazioni sportive si vide riconosciuto il compito di valutare, settimana dopo settimana, lo stato d'avanzamento dei lavori negli stadi per mettersi in regola con la normativa, avendo come parametri «irrinunciabili» di valutazione la «sicurezza degli accessi»: le aree di filtraggio e i tornelli;
dopo l'emanazione delle citate disposizioni solo una parte degli stadi sono risultati in regola con il decreto Pisanu per cui l'Osservatorio ha negato l'agibilità al pubblico, anche ai soli abbonati, in numerosi stadi tra i quali lo stadio San Siro di Milano;
qualche giorno dopo il Presidente del Consiglio affermò di non condividere l'esclusione degli abbonati dal diritto di seguire la loro squadra e che a Milano si era messo al lavoro per ottenerne l'ammissione;
in effetti l'Osservatorio dopo aver ritenuto lo stadio non idoneo, in una successiva riunione avvenuta il giorno prima della partita, lo ha ammesso ritenendo valido l'intervento di applicazione di un numero imprecisato di tornelli, fatto in pochi giorni;
lo stesso Osservatorio aveva invece confermato la negazione di idoneità per i soli abbonati ad uno stadio come quello di Verona, dove mai si è registrato un incidente dentro o fuori lo stadio addebitabile ai tifosi della squadra del Chievo Verona, che anzi hanno sempre ricevuto premi e riconoscimenti per la totale pacificità del loro tifo;
lo stesso Osservatorio non ha neppure accettato la riduzione di capienza di riferimento a meno di 10.000 spettatori, con norme meno rigide, e sempre con il limite dei soli abbonati;
gli organi di stampa (ad esempio Repubblica del 12 febbraio), con riferimento alla partita Milan-Livorno, riportarono il non funzionamento o parziale funzionamento di numerosi tornelli, per i quali si procede manualmente, al punto che, cita il medesimo quotidiano, l'inviato inglese di Sky News sentenzia al microfono: «È una sham, una truffa. Non funzionano molti tornelli, gli steward dentro lo stadio fanno i tifosi invece di controllare. Il Celtic, in Champions, verrà a giocare in uno stadio non sicuro»;
il Presidente del Milan, Galliani, allo stesso giornale dichiarò: «Ci avevano detto che eravamo fuori legge ma ribadisco: fino al decreto Amato eravamo a norma. Nell'emergenza abbiamo operato bene» e con evidente ironia a proposito di generali commenti sul sorprendente cambio di rotta dell'Osservatorio: «Io sono un serio imprenditore brianzolo, qui c'è gente seria. Mica biscazzieri di Las Vegas» -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro interrogato intendano accertare quali e di quale tipo siano stati i collaudi effettuati in questi mesi dall'Osservatorio per le manifestazioni sportive per accertare l'effettiva idoneità dei lavori eseguiti, in considerazione del fatto che alcuni di questi interventi non sono stati efficaci;
se intendano acquisire ogni elemento in relazione alla decisione dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive assunta con riguardo all'agibilità dello stadio di Verona, e, per il futuro, se non intendano fare in modo che nelle decisioni dell'Osservatorio per le manifestazioni sportive si

possa considerare anche il comportamento dei tifosi della squadra ospitante nell'essere stata o meno parte attiva in incidenti con tifosi delle squadre ospiti, ai fini della decisione sulle modalità di svolgimento degli incontri di calcio.
(4-00285)

Risposta. - Con l'entrata in vigore della nuova disciplina in materia di sicurezza all'interno degli stadi di calcio, l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive - organismo con compiti di rilevazione e di accertamento dello stato di sicurezza degli impianti sportivi - ha effettuato un monitoraggio delle strutture, rilevando che soltanto sei di esse erano in regola (Cagliari, Genova, Palermo, Roma, Siena e Torino). Prima dell'apertura della stagione calcistica 2007/2008, le Commissioni provinciali di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo hanno di fatto verificato l'effettiva messa a norma di tutti gli impianti sportivi per i quali è previsto lo svolgimento dei campionati di serie «A» e «B».
Anche lo stadio di Verona - dopo che l'Osservatorio con determinazione n. 9 del 22 febbraio 2007 aveva classificato l'impianto «parzialmente a norma», consentendo l'ingresso ai soli abbonati - è risultato conforme alle prescrizioni tecniche vigenti. In particolare, la Commissione di Vigilanza - che ha esperito i necessari sopralluoghi - ha potuto accertare il completamento dei lavori di adeguamento dell'impianto sportivo (installazione dei «tornelli» in tutti i settori dello stadio, delimitazione dell'area riservata con la realizzazione delle strutture previste, collocazione della prescritta rete per le due curve, portata all'altezza minima di due metri). Ciò ha consentito lo svolgimento delle gare nell'impianto sportivo in questione, con estensione dell'ingresso anche ai tifosi non abbonati e la classificazione «a norma» dello stadio Bentegodi di Verona.
L'adeguamento strutturale ha contribuito, nella scorsa stagione calcistica, al conseguimento di significativi miglioramenti in materia di contrasto al fenomeno della violenza nel calcio rispetto alla stagione precedente, come dimostrato dai dati relativi al periodo 1o agosto 2007-16 giugno 2008 ove si riscontra un decremento dei feriti del 9,4 per cento dei sostenitori arrestati del 30 per cento dei soggetti denunciati dell'11 per cento e delle competizioni sportive in cui si è fatto uso di lacrimogeni del 78 per cento.
Lo stato di sicurezza degli impianti viene valutato dall'Osservatorio secondo una scala di rischi - una sorta di «termometro» di valutazione delle partite di calcio - secondo un coefficiente di rischio che va da 0 a 3 e in base a parametri quali la sicurezza dell'impianto, i rapporti tra le tifoserie, i precedenti incontri disputati e l'importanza sportiva della gara; è sulla base di tali considerazioni che vengono poi adottate le conseguenti determinazioni.
Con l'avvio dell'attuale stagione calcistica è stato anche istituito, lo scorso 15 agosto, il Comitato di analisi per la Sicurezza delle manifestazioni sportive competente all'effettuazione di valutazioni di natura tecnico-operativa sulle misure la cui attuazione è poi demandata alla diretta competenza delle Autorità provinciali di pubblica sicurezza.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la città di Sassuolo, così come tutto il comprensorio produttivo della ceramica, tra i maggiori in Europa, che comprende diversi altri comuni delle province di Modena e di Reggio Emilia sono interessati dalla costruzione della bretella Campogalliano-Sassuolo, infrastruttura determinante per tutto il distretto industriale, oggi - oltretutto - alle prese con una crisi preoccupante;
sul finire dello scorso anno fu firmato l'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro tra il Governo e la Regione Emilia-Romagna. Atto aggiuntivo che prevedeva la fine dei lavori per dicembre 2008 e un

finanziamento di 234 milioni di euro per il primo tratto della bretella;
le vicende politiche che si sono succedute da allora hanno messo in allarme le forze sociali e politiche della zona, nel timore che tale opera finisca nel dimenticatoio e non risulti più fra le priorità del Governo soprattutto in una zona che ha forte bisogno di un'adeguata rete di mobilità per lo spostamento delle merci -:
quali provvedimenti il Governo abbia preso o intenda prendere per mantenere gli impegni con le amministrazioni e con le imprese locali che sono la spina dorsale ed il vanto del nostro tessuto produttivo.
(4-00786)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, giusta delega della Presidenza del Consiglio dei ministri in data 4 agosto 2008, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si deve innanzitutto specificare che l'atto aggiuntivo all'intesa generate quadro tra il Governo e la regione Emilia Romagna, citato dall'onorevole interrogante, prevedeva per il dicembre del 2008 l'inizio dei lavori della bretella Campogalliano-Sassuolo.
Il CIPE, con delibera n. 54 del 2008 ha assegnato ad un primo stralcio funzionale del progetto in questione un contributo programmatico pluriennale suscettibile di sviluppare un volume di investimenti pari a 234,606 milioni di euro, in modo da garantire l'esecuzione di una tratta di opera che renda funzionale e fruibile lo scalo intermodale di Marzaglia attualmente in corso di esecuzione da parte di Rete Ferroviaria Italiana (RFI).
L'ANAS ha quindi valutato in termini tecnici ed economici tale stralcio, inserito nel progetto definitivo complessivo, e la Conferenza dei servizi relativa al progetto definitivo della bretella Campogalliano-Sassuolo avrà corso entro il mese di gennaio 2009.
A seguito degli esiti della Conferenza dei servizi, si procederà a redigere l'istruttoria e a trasmettere la proposta di approvazione al CIPE secondo i tempi e le modalità previste dalla legge 443 del 2001 «legge obiettivo».

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i giorni che ci hanno immediatamente preceduti sono stati caratterizzati in Sicilia dallo scoppio contemporaneo di centinaia di incendi di natura ed origine dolosa;
i Vigili del fuoco e la Protezione Civile hanno compiuto e tuttora compiono interventi eccezionali anche in condizioni logistiche, strutturali ed organiche carenti sotto ogni punito di vista;
una menzione particolare va alla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco siciliano che ha dato prova, caso mai ce ne fosse bisogno, di un forte senso del dovere e della propria missione nella salvaguardia dagli incendi di qualunque natura;
a giudizio dell'interrogante lo spirito di sacrificio dei Vigili del Fuoco deve essere, se proprio non ricompensato, almeno riconosciuto e reso merito da parte di tutte le Istituzioni;
a giudizio dell'interrogante vi sono una serie di problemi che necessitano una rapida e condivisa soluzione con gli stessi operatori, come il grave problema dei volontari discontinui e, soprattutto, quello dell'inserimento del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel Comparto sicurezza e non in quello puro e semplice della Protezione civile -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per migliorare la qualità del servizio antincendio italiano.
(4-00235)

Risposta. - In via preliminare, si ringrazia per le parole di apprezzamento rivolte al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco della regione Sicilia per

l'impegno profuso nella campagna antincendi boschivi 2008.
In merito alle segnalate carenze strutturali e logistiche del Corpo nazionale, si fa presente che è in corso un processo di ripianamento dei debiti contratti negli anni scorsi per realizzare l'ammodernamento strutturale e logistico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, avvalendosi delle risorse finanziarie disponibili, comprese quelle allocate dalla manovra finanziaria di cui alla legge 6 agosto 2008, n. 133, che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
Sotto il profilo dell'organico, l'amministrazione intende assumere nuovo personale sia mediante il nuovo concorso per 814 unità, il cui bando è stato pubblicato il 18 novembre 2008 sulla
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, sia attraverso le apposite procedure di stabilizzazione per l'assunzione di personale volontario in possesso dei requisiti necessari. A tale proposito, si informa che dei 1351 vigili del fuoco avviati al corso di formazione iniziale il 13 ottobre 2008, ben 1135 unità provengono dalle predette procedure di stabilizzazione di vigili volontari.
Relativamente al problema dell'inserimento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nel comparto sicurezza, si fa presente che il decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217 concernente l'ordinamento del personale del Corpo nazionale, adottato in attuazione della legge 30 settembre 2004, n. 252, ha istituito un apposito comparto di negoziazione per la definizione degli aspetti economici e la disciplina di alcuni aspetti del rapporto di impiego del tutto similare al comparto sicurezza.
La scelta di istituire per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco un apposito comparto di negoziazione è stata dettata dalla necessità di evitare confusioni ordinamentali circa la natura delle funzioni assegnate al corpo che, seppur comparabili, sono comunque diverse rispetto a quelle delle Forze di polizia.
Tale scelta è da ritenersi assolutamente coerente con il sistema in quanto il predetto comparto è in grado di garantire il rispetto della specificità del ruolo e delle funzioni del Corpo nazionale - ricondotto grazie alla legge 252 ad un regime di diritto pubblico - rispetto agli altri corpi dello Stato, chiamati tutti, in base alle rispettive competenze, ad assicurare la difesa dei valori fondamentali della Repubblica.
In tale contesto, il Governo è impegnato a reperire le risorse specifiche per addivenire ad una completa equiparazione, sotto il profilo economico, previdenziale e pensionistico, del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e quello delle forze di polizia.
In ordine al servizio antincendio, si sottolinea che nel 2008 non si è ripetuta la grave situazione emergenziale verificatasi lo scorso anno, e si è registrata una diminuzione dell'80 per cento, da gennaio a settembre, della superficie colpita dalle fiamme. A ciò hanno certamente contribuito le strette sinergie dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco con le Regioni, che, in base alla legge 21 novembre 2000, n. 353 «Legge quadro in materia di incendi boschivi» hanno la competenza prioritaria nella lotta agli incendi boschivi ed ai rischi connessi. Le regioni e gli enti locali, in questo contesto, operano unitamente a tutte le altre strutture dello Stato, centrali e periferiche, istituzionalmente deputate a fronteggiare il fenomeno in questione. Grazie agli accordi di programma (articolo 7 della legge quadro n. 353 del 2000), riconducibili nell'alveo delle convenzioni stipulate, in ambito regionale, da parte del Ministro, o per sua delega, dai prefetti, ai sensi dell'articolo 1, comma 439, della legge 27 dicembre 2006, è stato possibile nell'estate 2008 fare fronte in maniera più adeguata alla campagna antincendi boschivi.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.

CECCUZZI, CENNI e SANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il raccordo autostradale Siena-Firenze rappresenta un asse strategico per

la viabilità del centro Italia: svolge infatti le funzioni di collegamento tra la E78 (Grosseto-Fano) e l'A1 (Autostrada del Sole);
il raccordo autostradale Siena-Firenze rappresenta una infrastruttura fondamentale per la crescita socio economica della Toscana: oltre a collegare due città patrimonio Unesco dell'umanità, veicolando quindi numerosi flussi di traffico turistici, la sua direttrice attraversa molti insediamenti produttivi e distretti industriali dove operano aziende di livello nazionale ed internazionale;
il raccordo autostradale Siena-Firenze, con una lunghezza di circa 55 chilometri, rappresenta quindi una strada di grande comunicazione che necessita di interventi urgenti di ammodernamento e messa in sicurezza. L'infrastruttura, con due corsie per ogni senso di marcia, è infatti priva di corsie di emergenza e il percorso è caratterizzato da numerose curve e dislivelli: in conseguenza di queste caratteristiche il limite massimo di velocità è di 90 km orari;
l'adeguamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena- Firenze è previsto nel piano quinquennale Anas delle opere infrastrutturali 2007-2011, con un primo stanziamento di 76.667,060 euro, grazie all'iniziativa della Regione Toscana;
l'adeguamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena- Firenze è inoltre inserito nel programma di sviluppo regionale 2006-2010 della Toscana e nel Dpef 2008-2012;
da una prima stima l'ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze dovrebbero comportare una spesa complessiva di oltre 300 milioni di euro;
il 15 dicembre 2007, presso la Camera dei deputati, il Governo ha accolto un ordine del giorno alla legge finanziaria 2008, a prima firma Franco Ceccuzzi, che impegna il Governo «a valutare l'opportunità che il Ministero delle infrastrutture promuova un concorso di progettazione, di livello internazionale, per far emergere le proposte di nuovo tracciato per il collegamento tra le città di Firenze e Siena, collocando l'intervento nella pianificazione territoriale e per il quale si valuti anche di individuare una nuova denominazione che richiami la storia e la cultura dei territori di particolare pregio ambientale e paesaggistico, culturale e monumentale nei quali si inserisce»;
ad oggi non è stata ancora finanziata e conseguentemente avviata la progettazione per l'ammodernamento e la messa sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze;
nel corso della XVI legislatura il Governo nazionale non ha stanziato nessuna risorsa per le infrastrutture della Toscana e della provincia di Siena -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché si dia seguito agli impegni assunti sia nel piano Anas 2007-2011 che nel collegato al Dpef 2008-2012 e quali siano i tempi per la progettazione ed il completo finanziamento per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze.
(4-01794)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono, giusta delega della Presidenza del consiglio dei ministri in data 11 dicembre 2008, i seguenti elementi di risposta.
L'Azienda Nazionale Autonoma Strade S.p.a. (ANAS) conferma l'inserimento dell'intervento relativo ai lavori per il miglioramento della sicurezza del raccordo autostradale Siena-Firenze nel programma societario 2007-2011.
ANAS ha inoltre avviato le attività propedeutiche alla stesura del progetto preliminare e, non essendo ancora disponibili i fondi necessari alla redazione di tale progetto, sta valutando con gli enti locali la possibilità di ricorrere ad un cofinanziamento della progettazione prevedendosi di appaltare l'intervento, il cui costo stimato ammonta a 100 milioni di euro, nel 2011.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CICCANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2007, presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza - Ministero dell'interno, si è tenuta una riunione con le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato, nella quale, al fine di ottenere eventuali risparmi in seno alla finanza pubblica, è stata espressa la volontà di sopprimere alcuni Presidi della Polizia Stradale e Ferroviaria;
come riportato dall'agenzia stampa Adnkronos delle ore 17.06 del 9 novembre 2007, il Sindacato Autonomo di Polizia ha denunciato la "dismissione di vari Posti di Polizia Stradale e Ferroviaria, dal nord al sud del paese, nell'immediato la soppressione di 13 Uffici della Polstrada e 17 della Ferroviaria e, nei prossimi mesi, di altre decine di uffici";
lo stesso Sindacato Autonomo di Polizia ha denunciato nel citato lancio di agenzia stampa: "sarà sconvolto il livello della sicurezza sulle strade e sulle ferrovie";
la regione Marche rischia di essere fortemente penalizzata, visto che si prevede la chiusura dei Presidi di Polizia Stradale di Fano (Pesaro Urbino) e Civitanova Marche (Macerata);
si tratta di due importanti realtà della Regione Marche, ubicate al centro delle principali vie di collegamento stradali ed autostradali, con una popolazione complessiva di oltre 100.000 abitanti;
il Presidio di Polizia Stradale di Fano - terza città della Regione Marche, con oltre 60.000 abitanti - si trova in un particolare snodo viario di collegamento della SS. Adriatica con la SS. Flaminia per Roma e con la Superstrada Fano-Grosseto;
la soppressione dei citati Presidi di Polizia creerebbe sicuro nocumento alla tutela dei cittadini e della sicurezza stradale, anche per l'alto livello di sinistrosità, dovuto alle cosiddette stragi del sabato sera;
nella XV legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto n. 4-03126 del 28 novembre 2007) inviata al Ministero dell'interno ma essa non ha ricevuto risposta -:
quali iniziative intenda porre in essere, non solo per salvaguardare ma anche per rinforzare, con uomini e mezzi, i Presidi di Polizia di Fano e Civitanova Marche, atteso che una loro soppressione appare - ad avviso dell'interrogante - ingiustificata sotto qualunque profilo, da quello economico a quello della sicurezza.
(4-00392)

Risposta. - Sulla base delle disposizioni previste dall'articolo 1, commi 431, 434 e 435 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), il Dipartimento della pubblica sicurezza ha effettuato un'attività di monitoraggio della distribuzione territoriale dei presidi di «specialità» della polizia stradale e della polizia ferroviaria sull'intero territorio nazionale.
L'attività di analisi è stata condotta con la finalità, da un lato, di contenere la spesa pubblica e, dall'altro, di garantire comunque i necessari standard di sicurezza attraverso un più razionale impiego delle risorse.
Per quanto riguarda la polizia stradale, ai fini del ripianamento, sono stati individuati 12 presidi minori - su un totale di 198 uffici - dislocati sulla viabilità ordinaria non autostradale, il cui accorpamento con i reparti limitrofi consentirebbe di recuperare risorse da destinare ai servizi operativi.
Al momento, peraltro, sulla descritta riorganizzazione non è stata adottata alcuna determinazione definitiva.
Per quel che riguarda, invece, la polizia ferroviaria, è stato realizzato un progetto di rimodulazione dell'organizzazione della specialità, volto ad individuare nuove soluzioni sul piano della razionalizzazione delle risorse umane e della funzionalità degli uffici.
A seguito di uno
screening effettuato sulle varie realtà territoriali, sono stati individuati 24 uffici del tutto privi di

personale e 17 uffici con un organico effettivo pari o inferiore alle 7 unità, per i quali - in relazione al modesto interesse operativo - è stata avanzata proposta di chiusura.
I 24 uffici Polfer privi di organico sono stati soppressi, mentre è in fase di completamento l'
iter procedurale per la soppressione dei presidi in situazione di gravissima sofferenza di organico, nessuno dei quali è però ubicato nella regione Marche.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 248 del 31 dicembre 2007 all'articolo 28 dispone che «il termine per l'attuazione del piano di riordino e di dismissione previsto dal secondo periodo dell'articolo 1, comma 461, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è differito al 30 giugno 2008 in riferimento alle società regionali dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A. (di seguito Agenzia), per consentire il completamento delle attività connesse alla loro cessione alle regioni» e che, «al fine di salvaguardare il loro equilibrio economico e finanziario, le società regionali continuano a svolgere le attività previste dai contratti di servizio con l'Agenzia, relativi ai titoli I e II del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, e vigenti all'atto del loro trasferimento alle regioni, fino al subentro di queste ultime nell'esercizio delle funzioni svolte dalla suddetta Agenzia in relazione agli interventi di cui ai medesimi titoli»;
l'Agenzia, in attuazione del piano di riordino, ha disposto la liquidazione di sette delle diciotto società regionali per le quali non è stato dichiarato interesse all'acquisizione da parte della regione competente: tra queste Sviluppo Italia Marche;
Sviluppo Italia Marche è stata attivata nel 2004, colmando in tal modo una lacuna storica rispetto alle regioni limitrofe (nelle quali le società regionali dell'Agenzia erano operative alcuni anni prima), consentendo finalmente ai disoccupati marchigiani di usufruire a livello locale di un servizio informativo e di gestione complessiva delle agevolazioni atto a fruire delle provvidenze del titolo II del decreto legislativo 185 del 2000 (Autoimpiego);
tale servizio, in coordinamento con l'azione di istituzioni ed associazioni di categoria locali, ha determinato nel periodo 2004-2007 una notevole crescita del numero di domande di finanziamenti e di nuove imprese e posti di lavoro creati;
le Marche e specialmente la provincia di Ascoli Piceno sono state interessate negli ultimi mesi da numerosi e gravi casi di crisi di imprese di dimensione rilevante, con le conseguenti ricadute occupazionali;
numerosi utenti/beneficiari hanno segnalato che:
a) le attività di Sviluppo Italia Marche risulterebbero di fatto bloccate a far data dal 1° gennaio 2008, in difformità da quanto previsto dal decreto-legge di cui sopra ed oltretutto non svolte in sostituzione da altri soggetti;
b) tale blocco sta causando gravi problemi finanziari ai beneficiari in attesa dell'erogazione dei contributi previsti dai contratti di finanziamento sottoscritti in precedenza e disaffezione verso lo strumento agevolativo da parte degli utenti con domande di finanziamento in itinere;
c) Sviluppo Italia Marche verrebbe chiusa a breve, con lo spostamento della gestione del servizio presso l'Agenzia od altre società regionali;
nella XV Legislatura la presente interrogazione è stata presentata al Senato (atto Senato n. 4-03407 del 26 febbraio 2008) rivolta al Ministro dello sviluppo economico, ma essa non ha ricevuto risposta -:
sulla base di quali motivazioni l'Agenzia abbia disposto il blocco dell'autoimpiego sul territorio marchigiano e se allo stato attuale sia stato disposto lo

sblocco del medesimo o, in mancanza, si non ritenga di ripristinare con urgenza l'operatività dello strumento;
se si ritenga opportuno che l'Agenzia, pur procedendo, se necessario, nella liquidazione di Sviluppo Italia Marche, nelle more del trasferimento delle competenze di gestione del decreto legislativo n. 185 del 2000 alla regione Marche, continui ad esercitare con un proprio sportello lo svolgimento in loco delle attività di gestione relative all'autoimpiego, assicurando ai disoccupati marchigiani pari opportunità rispetto a quelli delle regioni limitrofe.
(4-00511)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante il piano di riordino e di dismissione concernente le società regionali dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa S.p.A, e in particolare per ciò che concerne Sviluppo Italia Marche, in merito a quanto evidenziato dall'Interrogante nel presente atto parlamentare, si rappresenta quanto segue.
Occorre, innanzitutto, sottolineare che, in attuazione di quanto predisposto dall'articolo 1 comma 461 della legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006), l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e sviluppo d'impresa s.p.a. ha proceduto, nell'ambito del piano di riordino e dismissione delle proprie partecipazioni societarie, alla cessione delle società regionali, tra le quali figura anche la società Sviluppo italia marche.
La legge finanziaria, in particolare, detta come tale processo di cessione debba procedere d'intesa con le regioni, anche tramite la cessione alle regioni stesse o ad altre amministrazioni pubbliche, delle relative partecipazioni.
Nel caso di riferimento, la regione Marche non ha manifestato, interesse all'acquisizione della società regionale Sviluppo Italia Marche che, quindi, è stata posta in liquidazione in data 16 ottobre 2007. D'altra parte, la messa in liquidazione della società non ha comportato il rallentamento delle attività da essa curate di gestione degli incentivi in materia di autoimpiego previste dal titolo II del decreto legislativo n. 185 del 2000.
Risulta, infatti, che la concessione e l'erogazione dei contributi a favore dei soggetti beneficiari delle agevolazioni sia stata effettuata secondo le disposizioni previste dalla normativa vigente e nell'osservanza delle modalità attuative previste nei contratti stipulati con gli stessi e, diversamente da quanto indicato dall'interrogante, senza alcuna interruzione temporale.
L'Agenzia continua, infatti, ad assicurare sul territorio regionale i servizi di accesso alle misure agevolative di cui al su citato decreto legislativo e, a tal fine, la stessa regione Marche ha reso disponibili spazi di informazione e orientamento nei quali è possibile effettuare colloqui di valutazione e dove viene prestata assistenza ai beneficiari nella presentazione delle richieste di erogazione.
Per l'attuazione dell'attività informativa e di assistenza l'agenzia ha, altresì, attivato un numero telefonico, finalizzato alla prenotazione di incontri di assistenza
in loco con propri funzionari, garantendo la loro presenza periodica sul territorio marchigiano.
Si forniscono, al riguardo, alcuni dati esemplificativi: dal mese di maggio in poi, l'agenzia ha organizzato vari seminari per la presentazione delle opportunità agevolative offerte dal titolo II del decreto legislativo n. 185 del 2000, ad Ascoli Piceno, Macerata e San Benedetto del Tronto alle quali hanno partecipato complessivamente 173 giovani marchigiani.
Pertanto, stante il flusso di domande che provengono dal territorio, allo stato attuale lo strumento agevolativo citato dall'interrogante non ha subito alcun blocco né è stata mai interrotta la sua effettiva operatività.
Si può, quindi, affermare che con il piano di riordino e la cessione delle società regionali, sono diminuite le spese d gestione a livello nazionale, con un consiglio di amministrazione unico, ma, con le nuove risorse messe a disposizione per l'espletamento

delle proprie attività, è sicuramente migliorato il rapporto tra gli investimenti e le spese.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

CIRIELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'interrogazione n. 4/00882 presentata dall'interrogante nella seduta del 2 agosto 2006, si dava conto della denuncia, effettuata in sede di consiglio comunale, di presunti episodi di mobbing avvenuti nei confronti di alcuni dipendenti del Comune di Mercato San Severino;
si faceva in particolare riferimento alle affermazioni del consigliere Figliamondi, che, nel corso della seduta del 21 giugno 2006, presentava una relazione, allegata al resoconto della seduta citata.
il Ministro pro tempore nella risposta all'interrogazione ha rappresentato che, a seguito degli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Salerno, con riferimento alla posizione del ragionier Vincenzo Ranisi, il Segretario generale del Comune citato aveva trasmesso alla Prefettura di Salerno una nota riservata nella quale segnalava l'emergere di situazioni tali da ritenere «fondati presupposti che determinano una chiara incompatibilità ambientale del dipendente» e che comunque non erano emersi profili di mobbing;
a quel che consta all'interrogante, la documentazione presa in considerazione al fine di trarre le conclusioni riportate dal Ministro in risposta all'atto di sindacato ispettivo sopra citato, risulta parziale posto che gli atti acquisiti dagli ispettori sarebbero esclusivamente quelli forniti dal medesimo Segretario generale, mentre, né il dipendente oggetto di presunto mobbing, ragionier Ranisi, né il consigliere comunale Figliamondi, che aveva presentato la citata relazione, sarebbero stati sentiti, nonostante il ragionier Ranisi abbia effettuato una diretta richiesta in tal senso, inoltrata formalmente il 31 ottobre 2006 -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda disporre una nuova ispezione presso il Comune di Mercato San Severino, per integrare le informazioni e gli elementi documentali assunti nel corso della precedente ispezione, assicurando altresì che i dipendenti che si presumono lesi da episodi di mobbing siano posti nelle condizioni di esporre le proprie ragioni.
(4-00678)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici dell'amministrazione del lavoro, si rappresenta quanto segue.
Riguardo alla necessità, ravvisata dall'interrogante, di completare gli accertamenti già compiuti in ordine ad un'omologa interrogazione parlamentare, presentata nel corso della XIV legislatura, la direzione provinciale del lavoro di Salerno ha provveduto, al fine di acquisire ulteriori elementi informativi in merito alla presunta situazione di
mobbing descritta, a convocare il dipendente del comune di Mercato San Severino interessato alla medesima.
In esito a tale richiesta, il lavoratore in questione ha fatto pervenire una memoria scritta in base alla quale sono stati acquisiti altri elementi di conoscenza relativamente al proprio rapporto di lavoro presso il comune sopra indicato.
La direzione predetta ha quindi preso atto dei fatti esposti non assumendo alcuna determinazione in merito, in quanto i medesimi sono stati denunciati dall'interessato presso l'Autorità giudiziaria competente.
L'istituto del
mobbing, infatti, non è allo stato assistito da una specifica sanzione di competenza dell'amministrazione del lavoro, potendosi, al riguardo, solo invocare l'applicazione di norme, civili o penali, di esclusiva competenza dell'Autorità giudiziaria adita.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

COMMERCIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 prevede che i Ministri delle infrastrutture e dei rapporti con le regioni promuovano accordi con le regioni e gli enti locali aventi per oggetto la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprietà degli istituti autonomi case popolari comunque denominati;
le regioni hanno espresso forti riserve in merito a quanto previsto dal citato articolo 13 in quanto risulta essere simile ad un precedente piano previsto dalla legge n. 266 del 2005 ai commi da 597 a 600 dell'articolo 1;
i commi da 597 a 600 della legge, n. 266 del 2005 sono stati abrogati a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 94 del 2007;
le regioni in un articolo pubblicato dal Sole 24 Ore del 24 giugno 2008 hanno dichiarato che sono pronte ad impugnare il provvedimento con ricorso alla Corte costituzionale -:
se non ritengano necessario attivare immediatamente un confronto con le regioni per evitare ricadute negative con particolare riguardo, da una parte, alle aspettative generate tra gli assegnatari di case popolari, e, dall'altra, rispetto alle regioni che sembrano considerare l'articolo 13 come incostituzionale violando prerogative proprie delle regioni.
(4-00596)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Al fine di dare attuazione alle disposizioni dell'articolo 13 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 si è svolta il 1o ottobre 2008, presso la segreteria della Conferenza unificata, una riunione a livello tecnico per definire i contenuti degli accordi da promuovere con le regioni e gli enti locali aventi ad oggetto la semplificazione delle procedure degli alloggi di proprietà degli ex istituti case popolari.
Nel corso della riunione, alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle amministrazioni centrali, i rappresentanti delle regioni Sicilia, Lombardia, Veneto, Toscana e Calabria nonché i rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (Anci), è emerso l'orientamento da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di costituire un gruppo di lavoro con regioni e gli enti locali presso la Conferenza unificata per individuare le criticità e i problemi procedurali più rilevanti presenti nelle normative regionali in vigore al fine di proporre soluzioni condivise di semplificazione da recepire negli accordi indicati nel decreto-legge 112 del 2008.
Di tale orientamento, la Conferenza unificata ha dato formale comunicazione ai soggetti interessati il 1o ottobre 2008 e, al momento, si è in attesa di una risposta da parte delle regioni e degli enti locali per poter proseguire nel lavoro di predisposizione degli strumenti concertativi previsti dall'articolo 13 del decreto-legge n. 112 del 2008.
Per completezza di informazione, si segnala che le regioni Toscana, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Puglia, Lazio e Campania hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo 13 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

COSTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio postale del comune di Scagnello in provincia di Cuneo è situato in una casa privata, privo di adeguamento alle norme di sicurezza;

lo stesso è provvisto di servizi igienici inaccessibili anche ai dipendenti;
il locale destinato all'utenza è di dimensioni talmente ridotte, da non consentire agli addetti di operare secondo le normative sulla privacy;
nell'anno 2006 il comune di Scagnello ha concesso a Poste italiane SpA altri locali, ritenuti idonei dai tecnici delle Poste che hanno effettuato più sopralluoghi;
in più circostanze, sino dal 2006, sia il sindaco di Scagnello che l'interrogante hanno segnalato il problema a tutti i livelli gerarchici di Poste italiane SpA, dall'amministratore delegato al direttore della sede regionale del Piemonte-Valle d'Aosta;
a tutt'oggi non vi è stato alcun riscontro ai solleciti, non è stato effettuato lo spostamento e la situazione dell'attuale ufficio postale di Scagnello, nel tempo è ulteriormente peggiorata -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto e se non ritenga di intervenire nei confronti di Poste italiane SpA affinché venga posto rimedio ad una situazione davvero critica e ormai non procrastinabile.
(4-01380)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta anche sulla base delle informazioni fornite dalla società Poste Italiane s.p.a.
L'ufficio postale situato nel comune di Scagnello è stato inserito nel piano degli uffici da sottoporre ad adeguamento, ai sensi della vigente normativa in materia di sicurezza ovvero da riposizionare.
Al riguardo, la società ha precisato che intende riposizionare il predetto ufficio anche se nel contesto territoriale in esame ha difficoltà a reperire locali idonei, in grado di soddisfare i requisiti previsti dalla legge per lo svolgimento dell'attività lavorativa.
A tal proposito, recentemente la concessionaria ha effettuato dei sopralluoghi in alcuni locali individuati dal comune che, purtroppo, non sono risultati idonei.
Pertanto, la società Poste Italiane sta intensificando la ricerca di un altro locale, anche con l'aiuto dell'amministrazione comunale, che abbia una superficie non inferiore a metri quadrati 40 e disponga di appropriati servizi igienici.
Il ministero dello sviluppo economico, attraverso le strutture territoriali competenti, seguirà gli sviluppi della vicenda fino alla sua positiva conclusione che dovrà avvenire nel più breve tempo possibile.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

CRISTALDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
se risulti al Governo che per prendere appuntamento con l'Ambasciata italiana de Il Cairo per la richiesta di un visto, il cittadino egiziano deve mettersi in contatto con un call center e che il costo minimo di tale servizio sarebbe di circa 30 centesimi di euro al minuto, quando lo stipendio medio di un egiziano si aggira sui 200 euro al mese;
se al Governo risulti che il call center terrebbe in attesa le persone per circa mezz'ora facendo pagare in media circa nove euro solo per richiedere una prenotazione al fine di consegnare la relativa documentazione per il visto;
se il Governo intenda avallare una situazione di tal genere che se rispondesse a verità si trasformerebbe in una spesa esageratamente pesante per qualunque cittadino egiziano, posto che se si facesse paragone con il nostro Paese, sarebbe come far pagare circa 80 euro solo per chiedere un appuntamento con gli addetti all'ufficio «visti»;
quali urgenti iniziative intenda assumere perché venga eliminata la situazione esposta col presente atto ispettivo.
(4-01869)

Risposta. - L'utilizzo di un call center della società Vodafone è una delle possibilità offerte agli utenti per la richiesta di visti d'ingresso. La stessa opzione (con il medesimo operatore) viene utilizzata per il servizio di prenotazioni di altri undici paesi Schengen, tra cui Francia, Germania e Spagna. Accanto a tale possibilità rimangono quelle del contatto telefonico con il centralino della cancelleria consolare e dell'invio della richiesta per fax o per posta elettronica.
Sia con la stessa società Vodafone che con le altre rappresentanze dei Paesi Schengen vengono condotte verifiche periodiche su costi e durata delle chiamate. Il 16 dicembre scorso si è tenuta la più recente riunione della nostra ambasciata con Vodafone.
Attualmente, il costo al minuto del servizio di
call center Vodafone è, per tutte le ambasciate che ne usufruiscono, di 2 lire egiziane, pari al cambio attuale a circa 21 centesimi di euro. Per le chiamate da telefono fisso, vi è comunque un tetto massimo di spesa, dichiarato dalla Vodafone, di 20 lire egiziane (circa 2,1 euro), indipendentemente dalla durata della conversazione.
Quanto ai tempi medi di attesa, da verifiche effettuate
in loco essi risultano variare tra i 30 ed i 90 secondi, dal momento della richiesta di colloquio all'effettiva risposta dell'operatore. Tale durata è garantita dalla Vodafone e viene periodicamente testata dalla cancelleria consolare: nelle ultime settimane, il funzionario capo della cancelleria consolare ha personalmente effettuato verifiche supplementari.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

DI CATERINA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il settore veterinario dell'Asl Napoli 2, in seguito alle consuete attività di monitoraggio svolte lungo le coste campane, ha riscontrato la presenza della tossina prodotta dall'alga «Ostreopsis ovata» sia a Napoli, nelle località di Nisida, Gaiola e Rocce verdi, sia a Bacoli e a Traiano in provincia di Salerno, nelle località, rispettivamente, di Capo Miseno e di Praiano;
in base a quanto risulta da un documento emesso dalla Regione Campania in data 26 giugno 2008, la tossina sarebbe, tuttavia, stata rintracciata solo «nei molluschi bivalvi, ricci di mare e granchi in particolari punti della costa non destinati alla raccolta per uso commerciale», mentre lo stesso documento attesta «l'assoluta innocuità dei molluschi prodotti nelle aree appositamente classificate e commercializzati secondo i canali leciti», ed evidenzia che «il rischio è legato esclusivamente alla raccolta a livello amatoriale per autoconsumo»;
nello stesso documento si legge che, quindi, «si è ritenuto di fornire direttive alle Associazioni sanitarie locali di utilizzare la forma ritenuta più appropriata per informare l'utenza sulla potenziale pericolosità connessa al consumo a livello amatoriale per autoconsumo dei prodotti in questione»;
nel frattempo, il sindaco di Bacoli ha disposto che «nelle more di più approfonditi accertamenti ad opera della competente Asl Napoli 1, a tutela della salute pubblica e privata, si invita la cittadinanza ad astenersi, in via del tutto precauzionale, dal consumo dei prodotti ittici indicati nel documento emesso dall'azienda sanitaria»;
la Asl Napoli 2, intanto, ha sottolineato che «non si tratta di una situazione di pericolo bensì di rischio, e, pertanto, non è stato predisposto il divieto di pesca»;
va ricordato, tuttavia, che nell'estate del 2006, a Genova, undici bagnanti furono ricoverati in ospedale dopo aver respirato le tossine emesse dalla «Ostreopsis ovata» -:
se il Ministro non ritenga, avvalendosi delle competenti strutture, di assumere

le iniziative idonee ad accertare la presenza dell'alga «Ostreopsis ovata» nelle acque della Campania, al fine di circoscrivere le aree interessate dalla presenza dell'alga e, quindi, evitare un aumento della concentrazione dell'alga tossica che risulterebbe dannosa anche per i bagnanti oltre che per gli operatori della pesca.
(4-00555)

Risposta. - In merito a quanto indicato nell'interrogazione in esame, concernente la presenza dell'Ostreopsis Ovata nelle acque marine della Campania, si fa presente che la Direzione protezione della natura di questo Ministero, competente per materia, ha dato avvio, il 1o agosto 2008, al nuovo programma di monitoraggio marino, nell'ambito del quale sono previste specifiche attività di indagine volte, tra l'altro, anche alla ricerca di quest'alga marina.
Nel dettaglio, è previsto che in 81 aree, dislocate lungo tutte le coste italiane, ivi comprese 7 aree ricadenti nella Regione Campania, vengano prelevati e analizzati, periodicamente, dei campioni d'acqua e di «macroalghe» (substrato sul quale si sviluppano tali alghe tossiche), al fine di accertare la presenza dell'
Ostreopsis Ovata o di altre alghe tossiche.
I risultati di tali indagini, come per il passato programma di monitoraggio, sono pubblicati sul sito istituzionale internet di questo ministero.
Inoltre, sempre la predetta direzione, nel novembre del 2007, ha stipulato con l'Istituto Centrale Ricerca Applicata al Mare (ICRAM) ora Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) un accordo di programma dal titolo «
Ostreopsis Ovata e Ostreopsis Ovata spp.: nuovi rischi di tossicità microalgale nei mari italiani», con l'obiettivo di approfondire le conoscenze sulla distribuzione di queste microalghe, sulle loro caratteristiche ecofisiologiche e sulle condizioni ambientali che ne favoriscono le «fioriture» (esplosioni di crescita), sulle caratteristiche chimiche e tossicologiche delle tossine che esse producono e sul trasferimento di tali tossine nella rete trofica.
Per tale accordo di programma, proprio il 9 dicembre 2008, presso l'Auditorium ISPRA di Roma, vi è stato il seminario di avvio, al quale hanno partecipato tutti i referenti e le unità operative, i rappresentanti delle Agenzie Regionali Protezione Ambientale (ARPA), degli enti tecnici e delle amministrazioni centrali interessate all'argomento.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

DIMA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Cerisano (Cosenza) si è fatto promotore del progetto «Ripopoliamo le nostre montagne di cinghiali»;
alla suddetta iniziativa hanno aderito anche i Comuni di San Lucido, Marano Marchesato, Marano Principato, Carolei, Fiumefreddo Bruzio, Paola e Mendicino, a dimostrazione del fatto che la volontà comune di questi territori è di condivisione piena dei principi e dei contenuti di tale iniziativa;
il Comune di Cerisano (Cosenza), quale soggetto promotore, ha chiesto all'Ente «Parco nazionale dei Pollino», con sede a Rotonda (Potenza), di avere la disponibilità di circa 1100 cinghiali che il piano di controllo del cinghiale dell'Ente Parco destina all'abbattimento o alla cattura;
il Parco del Pollino, in merito al controllo della presenza del cinghiale, sta cercando di attuare tutte quelle possibili tecniche che hanno la finalità di ridurre l'impatto della presenza di questo animale sulle attività umane e di sperimentare iniziative per il controllo numerico della specie allo scopo di diminuire il conflitto con le attività produttive presenti nel territorio del Parco che in quest'ultimo periodo si sta presentando come un vero e proprio problema sociale;

nelle linee guida per la gestione del cinghiale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la soluzione del ripopolamento viene considerata «assai criticabile poiché il cinghiale ha oggi in larga misura saturato l'areale ove la sua presenza è tollerabile ed una delle misure urgenti per attivare una strategia di gestione della specie a livello nazionale è proprio la sospensione del ripopolamento»;
alla luce di queste considerazioni, l'Ente Parco del Pollino ha comunicato di non poter accogliere il progetto presentato dal Comune di Cerisano -:
quali iniziative il Ministro dell'ambiente intenda promuovere per derogare a quanto prospettato nelle linee guida al fine di consentire all'Ente Parco ed ai Comuni interessati una corretta gestione dei ripopolamenti sia dentro che fuori le aree protette.
(4-01054)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, si rappresenta che nella richiesta del comune di Carisano fatta all'ente Parco nazionale del Pollino per avere la disponibilità di circa 1.100 cinghiali al fine di ripopolare il proprio territorio e quello di altri comuni, appaiono due aspetti di assolta incompatibilità con la normativa in vigore: la modalità di immissione di specie, ai sensi di legge n. 157 del 1992, e la tipologia della richiesta in relazione alla specie, per la quale esiste un piano di gestione azionale.
Infatti, bisogna ricordare che ogni richiesta di immissione di specie cacciabili sul proprio territorio deve essere inoltrata, ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 157 del 1992, all'ente gerarchicamente competente, nella fattispecie alla Provincia.
Inoltre, c'è da evidenziare come la specie per la quale viene richiesto il ripopolamento sia assolutamente problematica per i gravi danni arrecati ripetutamente alle attività agricole e per i risvolti sociali che rappresenta l'eccessiva presenza di questo suide sul territorio nazionale in generale e, in particolare, nella regione Calabria, visto che lo stesso Parco nazionale ha valutato la necessità di catturarne oltre 1.000 esemplari.
Per i danni causati dai cinghiali, questa amministrazione, attraverso le aree protette di pertinenza, e le Amministrazioni provinciali, per i propri territori, sono costrette a devolvere, ogni anno, ingenti somme, sia per ridurne la pressione specifica, attraverso le catture e gli abbattimenti, sia per rimborsare i danni arrecati alle attività agricole in atto.
Pertanto, le considerazioni esposte dall'ente Parco nazionale del Pollino nella risposta al comune di Cerisano appaiono più che giustificate.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

DIMA e DI CATERINA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 17 settembre 2008, la 13° Commissione permanente del Senato della Repubblica «Territorio, ambiente, beni ambientali» ha tenuto l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso, sulle questioni connesse all'emergenza relativa agli incendi boschivi sul territorio nazionale;
il sottosegretario Guido Bertolaso ha analizzato le strategie poste in essere per fronteggiare l'emergenza relativa agli incendi boschivi verificatisi nel corso dell'estate 2008 ed ha esposto i risultati ottenuti su questo versante, non dimenticando, però, al tempo stesso, di evidenziare la necessità di procedere ad una corretta razionalizzazione delle risorse e delle competenze impegnate in questa lotta attraverso una revisione della legge n. 353 del 2000;
il Corpo forestale dello Stato ha diffuso i dati della «Campagna antincendi boschivi 2008», in cui si evidenzia come nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed

il 15 settembre 2008, data di chiusura della campagna stessa, si sia registrato un sensibile calo degli incendi boschivi rispetto a quelli censiti nello stesso periodo del 2007;
il numero complessivo degli incendi boschivi registrati nel 2008 è stato di 4.897 a fronte degli 9.216 rilevati nel 2007, con una riduzione di quasi il 50 per cento, ed in netto calo è stata anche la superficie totale percorsa dalle fiamme che è passata dai 210.870 ettari del 2007 ai 37.539 del 2008;
sempre nel 2008 sono diminuite anche le superfici boscate e non boscate andate in fumo rispetto a quelle rilevate nello stesso periodo dell'anno precedente: 109.275 ettari del 2007 contro i 15.270 del 2008 per le superfici boscate e 101.595 ettari del 2007 contro i 22.269 del 2008 per le superfici non boscate;
a fronte di questi dati generali, sicuramente positivi, la Calabria si colloca al secondo posto della graduatoria delle regioni più colpite facendo registrare ben 758 incendi boschivi, con la Campania al primo posto con 774 incendi;
la Calabria, inoltre, si colloca al secondo posto della graduatoria delle regioni con la più estesa superficie boscata percorsa dal fuoco, ben 2.160 ettari, con la Puglia al primo posto con 3.203 ettari;
soprattutto nel periodo di ferragosto, la Calabria è stata interessata da un numero imponente di incendi boschivi, circa 156, senza che vi sia stata una risposta efficace in termini di contrasto e spegnimento tanto da costringere il sottosegretario Guido Bertolaso ad inviare due esperti della struttura della Protezione civile nazionale per collaborare con le autorità locali;
sempre nello stesso periodo, nella provincia di Cosenza, si è registrato un vasto incendio che è stato spento con l'ausilio di aerei Canadair con forze presenti a terra in numero assolutamente insufficiente a contrastare l'avanzata del fronte del fuoco;
dal maggio 2007, una circolare del Dipartimento della Protezione civile della regione Calabria ha stabilito che gli uffici provinciali di protezione civile devono restare aperti solo dal lunedì al venerdì mentre per il fine settimana ed i giorni festivi è stata prevista la reperibilità dei dipendenti, con un aumento evidente di spese e con l'aggravante che, mentre nel periodo di ferragosto intere aree boschive della provincia di Cosenza andavano a fuoco anche con il rischio di provocare danni alle persone, la sala operativa provinciale della Protezione civile era chiusa e da quella regionale di Catanzaro pare che gli operatori non siano stati nemmeno allertati;
è risultata evidente la mancanza di coordinamento ed integrazione negli interventi tra le strutture centrali e periferiche della Protezione civile calabrese e che molto è stato fatto grazie all'abnegazione dei singoli -:
quali iniziative, il Presidente del Consiglio dei ministri, intenda intraprendere per garantire, nei limiti delle proprie responsabilità e competenze, un più efficace piano di interventi in difesa del patrimonio boschivo calabrese.
(4-01192)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che la regione Calabria è una delle regioni che per motivi orografici, vegetazionali e socio-economici risulta fra quei territori più colpiti dal fenomeno degli incendi boschivi.
Il Corpo forestale dello Stato da sempre dedica particolare attenzione a questo territorio impiegando ingenti risorse in termini di uomini, mezzi e tecniche innovative per contrastare gli incendi boschivi ed i crimini incendiari che sono alla base del fenomeno.
In relazione a ciò, questa amministrazione ritiene che, per migliorare gli interventi nel territorio calabrese, gli sforzi debbano

essere indirizzati essenzialmente in quattro direzioni:
1) potenziamento nel coordinamento della catena di comando e quindi della funzione del Direttore delle operazioni di spegnimento (D.O.S.) nelle attività di lotta attiva alle fiamme;
2) potenziamento dell'attività di
intelligence per il contrasto dei crimini incendiari;
3) miglioramento dell'attività di prevenzione e sensibilizzazione da parte soprattutto degli enti territoriali;
4) miglioramento dell'attività mirata di controllo del territorio da parte delle forze di polizia.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Stampa del 4 dicembre 2008 ha pubblicato una inchiesta titolando «Ultima follia: un hub in Calabria»;
si apprende da tale articolo l'iniziativa della Regione Calabria per l'apertura di un nuovo aeroporto a Sibari;
la Regione avrebbe già stanziato 6 milioni di euro per il progetto e l'espropriazione dei suoli;
la Regione Calabria ha già 3 aeroporti, dei quali 2 sono sempre in perdita, ed il terzo, quello di Crotone è addirittura chiuso;
la «follia» del quarto aeroporto a Sibari è già stata stroncata dagli economisti dei trasporti interessati da questa inchiesta, ma non servivano esperti del settore per capire che ci troviamo di fronte all'ennesimo tentativo di creare ulteriori sprechi di denaro pubblico;
è infatti prevedibile, considerato anche la situazione dell'aeroporto di Reggio Calabria che ha accumulato 12 milioni di euro di passivo in tre anni, che il futuro aeroporto avrà costi di gestione difficilmente sostenibili anche in considerazione del ristretto bacino di utenza;
a seguito dell'accordo di programma quadro sul sistema delle infrastrutture di trasporto firmato nel 2002 era già stato richiesto dall'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti un piano di fattibilità in merito alla sostenibilità economica dell'opera;
sarebbe auspicabile evitare scelte che possano richiedere l'ennesimo intervento di ripianamento di errori o di scelte amministrative, ad avviso dell'interrogante sbagliate, compiute in quella regione -:
di quali elementi disponga sulla vicenda segnalata in premessa e se il Governo non intenda attivarsi per verificare che le scelte in questione non siano foriere di futuri aggravi per la finanza pubblica.
(4-01832)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito all'eventuale realizzazione dell'aeroporto di Sibari, occorre premettere che, nell'ambito dell'Intesa istituzionale di programma tra il Governo della Repubblica e la regione Calabria - Accordo di programma quadro (APQ) con la regione Calabria, era stato previsto uno stanziamento di euro 104.000.000,00 in favore di tutti gli aeroporti della regione Calabria.
Lo scalo della Sibaritide non rientra purtuttavia tra le proposte di pianificazione e di sviluppo del sistema aeroportuale nazionale che, ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera
c) del decreto legislativo n. 250 del 1997, sono soggette ad approvazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La riforma della parte aeronautica del codice della navigazione ha, difatti, stabilito che l'attività di pianificazione nazionale delle infrastrutture di trasporto è di

competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Va tuttavia evidenziato che successivamente alla stipula del predetto accordo di programma quadro sono stati sottoscritti due atti integrativi allo stesso APQ, rispettivamente in data 30 dicembre 2004 e 30 dicembre 2005.
È stato infine sottoscritto, in data 3 agosto 2006, il «testo coordinato e integrato del sistema delle infrastrutture di trasporto» del predetto APQ, sulla base del documento sulla revisione delle intese istituzionali di programma approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano il 15 dicembre 2005 e dal pre CIPE il 20 dicembre 2005.
Con tale documento, preso atto della concorde volontà delle parti già affermata nei precedenti atti integrativi, si è provveduto in particolare a raggruppare in un unico atto tutti gli interventi già inseriti nei precedenti APQ e quelli attivati per effetto dell'atto medesimo, effettuando la ricognizione e la definizione dell'assetto di tutti gli interventi previsti sulla base delle nuove necessità e delle risorse nel frattempo intervenute.
Si evidenzia, in particolare, che l'aeroporto di Sibari risulta contenuto nell'elenco degli interventi confermati o attivati dal richiamato accordo limitatamente al solo studio di fattibilità per il quale viene disposta la spesa di 1 milione di euro.
Dalla tabella 3 del predetto accordo si rileva infatti l'individuazione di numerosi interventi sul sistema aeroportuale della Calabria che, a fronte dei 104 milioni di euro del primo APQ, assommano ora complessivamente a 129,5 milioni di euro, la gran parte dei quali è tuttavia destinata ad interventi sugli scali già esistenti.
Lo stesso APQ, all'articolo 2, prevede, inoltre, che l'Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC) esprima la propria valutazione tecnica circa la fattibilità dell'intervento. L'ente, per la parte di competenza, ha ritenuto che l'esigenza di un nuovo aeroporto nella regione Calabra non sia riconducibile, a livello di pianificazione generale, ad una necessità di potenziamento trasportistico della rete complessiva rispetto al bacino di riferimento.
Considerato, inoltre, che dai dati di traffico 2006 (fonte assaeroporti) i tre aeroporti calabresi attualmente aperti al traffico commerciale hanno coperto un volume di traffico passeggeri pari allo 1,64 per cento del volume totale in Italia, in assenza di un piano nazionale degli aeroporti, la cui adozione attiene, come detto, alle funzioni di indirizzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nonché della individuazione degli aeroporti nazionali e regionali, appare non condivisibile l'opportunità del costruendo aeroporto della Sibaritide.
Si evidenziava poi che, qualora si addivenisse all'apertura di detto scalo, dovrebbero essere completamente rivisti i piani di sviluppo aeroportuale degli altri aeroporti interessati dallo spostamento del bacino di utenza.
Anche se non si può che concordare con i dubbi esposti dall'interrogante circa una diversa e più proficua utilizzazione dei fondi destinati da parte della regione Calabria all'aeroporto di Sibari, va evidenziato il carattere della valutazione dell'intervento in questione che riguarda la sfera discrezionale definita dall'assetto istituzionale introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione.
In conclusione, si ribadisce che una corretta individuazione di nuovi scali aeroportuali in base alle esigenze espresse dal territorio nonché l'assegnazione dei derivanti investimenti finanziari necessari, resta un punto fermo dell'azione del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e che la redistribuzione delle risorse dal Governo centrale alle regioni pur nel rispetto dei rispettivi ambiti di competenza e delle scelte autonomamente effettuate dalle amministrazioni regionali, non deve produrre aggravi per la finanza pubblica.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
giusta la comunicazione in data 3 novembre 2003 da parte del Servizio Trattamento

di pensione e previdenza, divisione III, del Ministero dell'interno, a favore della signora Scaltrini Damaris vedova Villa (SCLDRS39M46G535F) risulta emesso il decreto di pensione privilegiata di reversibilità (n. iscrizione 03561415R);
così come partecipato alla Divisione del Ministero dell'interno dal legale dell'interessata, l'importo pensionistico liquidato risulta inferiore a quello stabilito con sentenza n. 01/03/C in data 18 ottobre 2002 dalla Corte dei conti, sezione giurisdizionale regionale per l'Emilia-Romagna (sentenza depositata in segreteria il 7 gennaio 2003 e passata in giudicato) -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere per riparare all'errore di cui sopra e consentire, quindi, alla signora Scaltrini Damaris di potere godere del trattamento pensionistico di sua spettanza.
(4-00010)

Risposta. - La signora Scaltrini è vedova del signor Bernardino Villa, guardia del disciolto Corpo delle Guardie di pubblica sicurezza, cessato dal servizio per dimissioni volontarie il 1o maggio 1964 e deceduto il 15 febbraio 1987. Al signor Villa era stato concesso un assegno privilegiato per una infermità dipendente da causa di servizio, riconosciuta dalla Commissione medica ospedaliera di Piacenza e dal Comitato per le pensioni privilegiate ordinarie. In seguito, detto trattamento venne riliquidato in attuazione delle sopravvenute modifiche normative in materia.
Con decreto ministeriale del 31 maggio 1989 è stata invece respinta la domanda della signora Scaltrini volta a ottenere la pensione privilegiata di reversibilità, in quanto sia la Commissione medica ospedaliera di Piacenza sia il Comitato per le pensioni privilegiate ordinarie non hanno riconosciuto dipendere da causa di servizio l'infermità che ha determinato il decesso del coniuge.
La Corte dei conti, con sentenza del 2003, ha accolto il ricorso presentato dalla signora Scaltrini, stabilendo che all'interessata spetta «ai sensi della normativa vigente, pensione privilegiata ordinaria di reversibilità, che l'Amministrazione definirà in punto di ascrivibilità categoriale». Con il decreto ministeriale 4391 del 1o ottobre 2003, in applicazione di tale sentenza è stata attribuita all'interessata, a decorrere dal 16 febbraio 1987, la pensione privilegiata di reversibilità ai sensi dell'articolo 92, comma 3, del testo unico 1092 del 1973 che prevede per il calcolo del trattamento l'applicazione delle aliquote di reversibilità alla pensione privilegiata diretta di prima categoria.
Dall'esame del prospetto analitico di calcolo della pensione privilegiata di reversibilità, trasmesso il 2 luglio 2008 dall'Inpdap al competente Ufficio del Ministero dell'Interno, non emerge alcun errore nella liquidazione del trattamento spettante alla signora Scaltrini.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente completato l'intervento afferente l'interconnessione delle autostrade A1-A21, con modifiche viabilistiche evidenti soprattutto al casello di Piacenza Sud, il cui svincolo in uscita dall'autostrada A1 verso la città e la tangenziale sud è tuttora in condizioni di fortissimo degrado e incuria, con rifiuti sparsi ovunque lungo il ciglio stradale e anche sulla corsia chiusa al traffico, erbe infestanti a ridosso della strada e nelle zone circostanti lo svincolo che hanno ormai acquisito le caratteristiche della giungla, manto stradale assai sconnesso con presenza di crepe e buche e sommari rappezzi, indicazioni a mezzo di cartelli del tutto carenti al bivio della tangenziale, con indicazioni mal posizionate soprattutto per quanto riguarda le direzioni fiera e stadio -:
se non intenda sollecitare gli enti proprietari ad un intervento radicale e risolutivo per ovviare alla situazione più sopra rappresentata e ciò anche ai fini di

maggiormente soddisfare i requisiti della sicurezza stradale.
(4-00977)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
A seguito della realizzazione dei lavori di interconnessione diretta tra le autostrade A1 Milano-Napoli e A21 Torino-Piacenza e Piacenza-Brescia, i tratti di viabilità in corrispondenza del casello autostradale di Piacenza sud hanno perso la loro funzione di raccordo tra le due autostrade.
Pertanto, con appositi atti convenzionali sono state ridefinite le competenze tra le società concessionarie ed il comune di Piacenza, sia per quanto riguarda la viabilità autostradale che quella di raccordo con la viabilità ordinaria.
Per tali tratti erano stati identificati una serie di interventi, sia di ordinaria che di straordinaria manutenzione, che la società Autostrada Torino-Alessandria-Piacenza (SATAP) avrebbe dovuto realizzare per poter poi procedere alla consegna degli stessi ad Autostrade per l'Italia s.p.a. nel rispetto di quanto previsto dei citati atti convenzionali.
Nel frattempo, il comune di Piacenza ha identificato una nuova soluzione che ridefinisce, mediante la realizzazione di una rotatoria, il collegamento tra il casello di Piacenza sud e la viabilità ordinaria con la conseguente demolizione degli attuali rami di svincolo che in parte si sviluppano in viadotto.
Al momento, il ramo di collegamento tra il casello di Piacenza sud e la viabilità ordinaria risulta ancora in carico alla società SATAP.
In data 21 ottobre 2008, l'ANAS ha effettuato un apposito sopralluogo per constatare lo stato dei luoghi rilevando come la società concessionaria abbia realizzato dei primi interventi di manutenzione della pavimentazione nonché della segnaletica orizzontale e verticale mentre le barriere di sicurezza non risultano interessate da interventi, ad eccezione di modesti tratti nelle zone di deviazione e risulta, inoltre, eliminato l'impianto di illuminazione.
Pertanto, l'ANAS ha diffidato formalmente la società SATAP affinché provveda alla sistemazione dello stato dei luoghi.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il Corpo forestale dello Stato avrebbe stipulato, nel mese di marzo del 2008, una convenzione con la Regione Toscana, assumendosi l'impegno di vigilare e controllare il rispetto delle leggi regionali in tema forestale ed ambientale;
detto Corpo ha anche competenza sulla vigilanza e sorveglianza del rispetto delle norme nazionali urbanistiche e ambientali;
il Corpo forestale ha particolare e specifica competenza per la vigilanza e sorveglianza delle norme poste a tutela dei Parchi nazionali, ivi compreso il Parco nazionale dell'Arcipelago toscano di Porto Ferraio - Isola d'Elba;
il piano strutturale del comune di Rio Marina - Isola d'Elba - avrebbe previsto la costruzione di un complesso alberghiero in località protetta dalla legge forestale regionale n. 39 del 2000 e dal relativo regolamento forestale n. 48/R dell'8 agosto 2003, che all'articolo 80 vieta (come non attuabili) costruzioni residenziali-turistiche -:
se il Corpo forestale dello Stato abbia accertato o meno detta previsione urbanistica;
per quali motivi, per una zona di competenza del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, il Corpo forestale (con relazione del 13 ottobre 2006, protocollo n. 7618) abbia espresso parere negativo all'esecuzione di opere edilizie residenziali e, successivamente, abbia modificato detto parere con Relazione del 9 luglio 2008, protocollo n. 4566 posto che nella relazione del 2006 si legge che «l'eventuale esecuzione delle opere in progetto

comporterebbe uno stravolgimento completo dello stato attuale del complesso boscato...», mentre in quella del luglio 2008 si dà atto che sono state «apportate limitate modifiche al progetto precedente... relative al parcheggio, ai percorsi pedonali esterni e alle scale di accesso ai fini di abbattimento delle barriere architettoniche»;
quali specifici interventi abbia effettuato il Corpo forestale all'Isola d'Elba, in ragione di quanto anche disposto dalla direttiva europea in tema di valutazione ambientale strategica VAS e della sua applicabilità sul territorio nazionale.
(4-01267)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente che il Corpo forestale dello Stato (C.F.S.), con nota n. 584/M del 27 novembre 2008, ha comunicato quanto segue.
In primo luogo, occorre fare presente che le note del Corpo forestale dello Stato (C.F.S.) n. 7618 del 13 ottobre 2006 e n. 4566 del 9 luglio 2008, citate nell'interrogazione riguardano i pareri istruttori forniti, all'ente Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, dal coordinamento territoriale per l'ambiente del Corpo forestale dello Stato (C.F.S.) di Portoferraio per la ristrutturazione di un fabbricato esistente, in corso d'opera dal 1995, denominato «Il Cantinone» e ubicato nel comprensorio di Capo d'Arco in comune di Rio Marina (Livorno).
Le due note non sono in contrasto l'una con l'altra in quanto riguardano due problematiche diverse, l'una relativa ad un parere su un impianto di smaltimento delle acque reflue del fabbricato e l'altra alla realizzazione di un parcheggio di servizio alla medesima struttura.
La cennata nota n. 7618 del 13 ottobre 2006 del coordinamento territoriale riguarda infatti un parere espresso all'ente Parco nazionale dell'Arcipelago toscano relativamente unicamente ad un impianto di smaltimento del tipo a subirrigazione, da realizzarsi a servizio del sopra descritto fabbricato denominato «Il Cantinone», e previsto in un'area boscata costituita da una pineta di pino d'Aleppo consociata a pino domestico.
Essendo stata prevista la realizzazione dell'impianto in questione mediante la posa in opera di una fitta rete di tubazioni interrate che avrebbe comportato il danneggiamento della pineta, posta al limite dell'area marina adiacente, il coordinamento territoriale espresse il parere negativo per la relativa realizzazione.
L'altra nota, la n. 4566 del 9 luglio 2008, riguarda invece un parere espresso all'ente parco relativamente ad alcune limitate modifiche agli interventi previsti sul fabbricato, per la realizzazione di un'area da adibirsi a parcheggio e ai servizi di accesso al fabbricato (scale, percorsi pedonali). Considerato che le modifiche apportate ai precedenti elaborati progettuali comportavano un miglioramento dal punto di vista ambientale, il CFS aveva espresso parere favorevole alle stesse.
Pertanto, sulla base di quanto sopra esposto, si ribadisce che i due pareri espressi con le note n. 7618 del 13 ottobre 2006 e n. 4566 del 9 luglio 2008 del coordinamento territoriale si riferiscono a manufatti diversi ed ubicati in aree diverse.
Relativamente alle competenze del Corpo forestale dello Stato in materia di accertamenti delle previsioni urbanistiche, si specifica quanto segue.
Ai sensi dell'articolo 42 della legge regionale 21 marzo 2000, n. 39, e successive modifiche ed integrazioni (legge forestale della Toscana), la competenza in materia di vincolo idrogeologico per gli interventi a carattere urbanistico-edilizio è stata trasferita ai Comuni.
In data 25 marzo 2008, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 36 del 2004, è stata sottoscritta tra il Corpo forestale dello Stato e la regione Toscana una apposita convenzione e successivamente, ai sensi dell'articolo 4 comma 2 della citata convenzione, è stato sottoscritto, in data 30 giugno 2008, un accordo operativo che prevede, per la materia urbanistico-edilizia, che il Corpo forestale dello Stato, come corpo di polizia giudiziaria, abbia competenze in materia di controllo sul rispetto delle normative vigenti in materia.


Infine, relativamente alla richiesta di chiarimenti concernente gli accertamenti effettuati in materia di previsioni urbanistiche nel comune di Rio Marina si fa presente quanto segue.
Il piano particolareggiato relativo al comprensorio di Capo d'Arco, dove insiste il fabbricato oggetto dell'interrogazione, presenta illegittimità riguardante l'
iter di approvazione in violazione della legge forestale regionale 21 marzo 2000, n. 39, e successive modifiche ed integrazioni e del D.P.G.R. 8 agosto 2003 n. 48/R ed alla violazione della normativa comunitaria regionale in materia di tutela ambientale e in tema di Valutazione Impatto Ambientale (V.I.A) e Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.).
In merito a dette illegittimità, il Coordinamento Territoriale Ambientale (CTA) di Portoferraio ha provveduto a darne comunicazioni all'Autorità giudiziaria in data 24 ottobre 2008.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
se in relazione a quanto disposto dal decreto del Ministro dei trasporti 6 ottobre 2006, concernente il rilascio del certificato di formazione professionale ADR, il Ministro interrogato, come appare ragionevole e sensato all'interrogante, intenda confermare l'interpretazione resa dal Direttore generale per la motorizzazione anche all'Avvocatura dello Stato (chiamata a difendere il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel ricorso davanti al Tar Lazio - RG 2281/07) in ragione della quale con l'articolo 4, comma 2, lettera d), «si prevede esplicitamente la possibilità degli organismi accreditati ai sensi del decreto ministeriale 15 maggio 1997 di continuare ad effettuare ancora i corsi di formazione professionale per il conseguimento del CFP»;
se intenda pure confermare - anche in questo caso come ragione vorrebbe - l'interpretazione resa dal predetto direttore secondo cui «l'articolo 8 del decreto ministeriale 6 settembre 2006, che contempla le norme transitorie per l'attuazione del decreto, non contempla al comma 3 alcuna ipotesi di tacita revoca del riconoscimento delle organizzazioni contemplate nella lettera d), comma 2, articolo 4 del decreto ministeriale 6 ottobre 2006, trattandosi di una norma transitoria che, al fine di una corretta ed equilibrata successione delle norme per consentire ai soggetti già operanti di adeguarsi al nuovo standard qualitativo prevedendo appunto un periodo di due anni durante il quale le organizzazioni attive nel campo professionale CFP possono continuare ad operare secondo le modalità operative previgenti all'emanazione del decreto impugnato, salvo dotarsi, al termine del detto periodo di due anni, di docenti qualificati, seguendo il disposto dell'articolo 5, comma 2, dello stesso decreto.
(4-01686)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Consiglio delle Comunità europee, per migliorare la qualificazione del personale impegnato nel trasporto delle merci pericolose e nell'intento di contenere nei limiti i rischi di incidenti, ha emanato la direttiva n. 89/684/CEE del 21 dicembre 1989.
Con tale direttiva è stato previsto il rilascio di un certificato di formazione professionale riconosciuto in tutta la Comunità a fronte di un corso formativo comune fra i vari Stati membri.
Attesa la particolarità della materia, lo svolgimento dei corsi per il conseguimento dei certificati di formazione professionale è stato demandato ad organizzazioni in grado di garantire una formazione qualitativamente soddisfacente, appositamente accreditati da una Commissione istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Con l'obiettivo generale di razionalizzare le procedure per il rilascio del certificato di formazione professionale, il cui impianto di riferimento risaliva al 1992, è stato emanato il decreto ministeriale 6 ottobre 2006

nel cui corpo sono stati riassunti ed armonizzate le normative emanate nel corso degli anni.
Nel suddetto decreto, al fine di elevare i livelli della qualità della formazione, è stato previsto che i docenti debbano essere in possesso del certificato di formazione professionale quale consulente per la sicurezza dei trasporti delle merci pericolose, rilasciato ai sensi del decreto legislativo 4 febbraio 2000, n. 40.
Inoltre, perseguendo il generale obiettivo della semplificazione amministrativa, non è stato più richiesto il preliminare accreditamento degli enti idonei allo svolgimento dei corsi bensì sono stati fissati univocamente i loro requisiti.
Gli enti già operanti, accreditati in forza del decreto ministeriale 15 maggio 1997, rientrano fra quelli che hanno titolo ad effettuare i corsi di formazione professionale (articolo 4, comma 2, lettera
d), decreto ministeriale 6 ottobre 2006). Naturalmente, al fine di garantire la qualità della formazione erogata, è stato esplicitamente previsto che il corpo docente utilizzato, entro due anni dalla pubblicazione del decreto, sia qualificato quale consulente per il trasporto delle merci pericolose ai sensi del decreto legislativo 4 febbraio 2000, n. 40.
Il comma 3, dell'articolo 8, del citato decreto ministeriale 6 ottobre 2006, consente l'impiego dei docenti già accreditati per ulteriori due anni senza creare soluzioni di continuità nell'attività delle organizzazioni di cui trattasi.
In tali termini, è stato dato mandato all'Avvocatura generale dello Stato in relazione al ricorso innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio RG 2281/07 citato dall'interrogante.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la tutela dei diritti umani in Iran appare sempre più in pericolo a causa dell'atteggiamento antidemocratico del governo oggi al potere sotto la guida del presidente Mahmoud Ahmadinejad;
secondo l'autorevole organizzazione «Nessuno tocchi Caino», nel 2007 in Iran ci sono state 228 esecuzioni;
nei casi più gravi la pena capitale viene inflitta, come peraltro confermato in modo sconcertante dal vice-procuratore generale dello Stato, Hossein Zebhi, anche ai minorenni;
secondo Amnesty International, la repressione della minoranza curda in Iran si va intensificando e contro di loro sono usati spesso la tortura e processi ingiusti, come peraltro sembrerebbe confermare, da ultima, l'annunciata esecuzione di sei attivisti civili curdi denunciata dalle organizzazioni non governative;
secondo il Consiglio nazionale per la resistenza iraniana - la cui presidente Maryam Rajavi ha da poco concluso una missione in Italia nella quale ha ottenuto un appoggio trasversale all'intero del Parlamento - nel 2007 ci sono stati 101 episodi di flagellazione, un caso di lapidazione, circa tremila arresti politici e 60 episodi di sabotaggio contro siti web dell'opposizione;
solo nell'ultimo anno il Parlamento europeo ha approvato - il 25 ottobre 2007, il 31 gennaio e il 24 aprile 2008 - tre risoluzioni di condanna nei confronti del regime iraniano -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito dell'Unione europea, per promuovere a livello comunitario una sempre più concreta azione politico-diplomatica nei confronti dell'Iran sul tema dei diritti umani.
(4-01482)

Risposta. - L'Italia segue con grande attenzione insieme ai partner dell'Unione europea, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali nella Repubblica Islamica dell'Iran, con particolare riguardo al ricorso alla pena capitale. In tale contesto, l'Unione europea aveva avviato un dialogo sul tema del rispetto dei diritti umani con l'Iran, ma esso è congelato dal dicembre

2004 per la scarsa collaborazione da parte del Governo di Teheran.
In ambito multilaterale, l'Italia, insieme ai
partner dell'Unione europea, ha sponsorizzato la risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Iran, presentata dal Canada ed approvata dall'Assemblea Generale dello scorso dicembre, con 69 voti favore, 54 contrari e 57 astensioni. L'Unione europea ha svolto un'importante azione di sensibilizzazione presso la membership dell'ONU, riuscendo a vincere le resistenze di alcuni Paesi all'approvazione del testo. Grazie anche all'impegno dell'Unione europea, è stato quindi possibile, ancora una volta, mantenere alta l'attenzione della comunità internazionale sulla situazione dei diritti umani in Iran.
Il testo esprime, tra le altre cose, la grave preoccupazione per gli arresti, la repressione violenta e la serie di restrizioni alla libertà di associazione, di opinione e di espressione attuati nei confronti di molti difensori dei diritti umani, la risoluzione chiede quindi a Teheran di porre fine alle pratiche di intimidazione e di persecuzione nei confronti degli attivisti dei diritti umani, anche attraverso il rilascio delle persone detenute arbitrariamente o per via delle loro opinioni politiche.
Per quanto riguarda altresì il tema della libertà religiosa, la risoluzione esprime la seria preoccupazione per l'aumento di forme di discriminazione e di altre violazioni dei diritti umani nei confronti di persone appartenenti a minoranze religiose, etniche o linguistiche, in particolare cristiani, ebrei, musulmani subiti, sunniti e Baha'i. Il testo esprime preoccupazione sia per le gravi limitazioni e restrizioni alla libertà di religione e di culto, sia per la proposta del Governo iraniano di prevedere la pena capitale per il reato di apostasia. Di qui la richiesta, da parte dell'Assemblea generale, di eliminare,
de jure e de facto, tutte le forme di discriminazione basate sulla religione, di astenersi dall'esercitare forme di controllo sulle persone per via delle loro convinzioni religiose, infine di assicurare alle minoranze pari opportunità nell'accesso all'educazione e al lavoro.
Nel corso del 2008, l'Unione europea ha preso posizione numerose volte contro le violazioni dei diritti umani e le esecuzioni capitali in Iran, sia con dichiarazioni della presidenza, sia con
démarches su casi individuali, seguendo con particolare attenzione quelli che riguardavano minori, studenti, giovani, insegnanti, giornalisti e difensori dei diritti umani più in generale. La Presidenza dell'Unione europea, con dichiarazioni del febbraio 2008, ha espresso forte preoccupazione per il ventilato processo di revisione del codice penale, che prevedrebbe, come già detto, per la prima volta la pena di morte per il reato di apostasia, eresia e stregoneria. Nel luglio 2008, ha ribadito la preoccupazione per l'intenzione del Parlamento iraniano di estendere la pena capitale ad un numero più ampio di reati, tra cui figurerebbe anche la creazione di siti internet per turbativa della «sicurezza psicologica della società». Nella medesima dichiarazione, l'Unione ha altresì condannato l'esecuzione di dieci persone, avvenuta pochi giorni prima, e ha riaffermato la propria ferma opposizione alla pena di morte. A novembre scorso, l'Unione europea ha espresso moderata soddisfazione per l'adozione di una circolare che vieta le esecuzioni di persone minori al momento del compimento del reato, invitando comunque le autorità iraniane a rendere effettivo il provvedimento mediante l'adozione di uno strumento vincolante a portata generale.
Più in generale, va detto che l'Italia è tra i più convinti fautori del rispetto dei diritti umani: in particolare, la risoluzione dell'Assemblea generale per la moratoria della pena di morte, adottata ad ampia maggioranza dalla
membership ONU, costituisce un risultato importante per tale campagna, che ci vede impegnati in prima linea.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è stata appresa da alcuni organi di stampa la notizia dell'avvenuto fermo, durante

un controllo stradale, di una studentessa iraniana con cittadinanza americana, Esha Momeni, accusata in seguito dal governo iraniano di «crimini contro la sicurezza nazionale»; un'accusa che non sembra avere fondamenti specifici di reato, né prove a suo carico;
la notizia, venuta alla luce in ritardo rispetto al compimento del fatto, è stata resa nota dalla portavoce della giustizia iraniana Alireza Jamshidi;
Esha, cittadina americana e iraniana, era tornata nel suo paese d'origine per completare, insieme ad altre attiviste iraniane, il suo master universitario e, secondo quanto riportano alcuni siti delle sue colleghe attiviste a sostegno della «campagna per l'uguaglianza» (che Esha appoggia con l'obiettivo di ottenere il riconoscimento giuridico della parità tra uomini e donne), la sicurezza iraniana avrebbe perquisito la sua casa e sequestrato alcuni film da lei realizzati;
il fatto desta forti preoccupazioni anche perché Esha Momeni è stata rinchiusa da ben due settimane nella prigione di Evin, nella famigerata sezione 209, il «braccio» gestito dalla Vevak (polizia segreta), all'interno della quale viene praticata una crudelissima forma di tortura, la cosiddetta «tortura bianca»: una prigione con celle senza finestre, con stanze completamente bianche come gli abiti dei prigionieri, dove i detenuti ricevono solo riso bianco e dove vige proibizione assoluta per i prigionieri di parlare con chiunque. Esha è stata incarcerata senza aver minimamente invocato la lotta armata o complottato per rovesciare i mullah iraniani. La sua unica battaglia è stata in difesa dei diritti umani delle donne iraniane;
non è la prima volta che il Governo di Ahmadinejad persegue attiviste che lavorano in difesa dei diritti delle donne nel paese, in particolar modo in seguito alla campagna lanciata nell'agosto 2006 «un milione di firme per cambiare la legge discriminatoria» che ha fatto conoscere al mondo la preoccupante condizione femminile in Iran; i sostenitori della campagna all'interno del paese sono, tuttavia, chiari nel dichiarare che le loro richieste mirano ad affermare la volontà di raggiungere l'eguaglianza dei diritti, che non intendono sfidare il governo e che non sono contrari alla legge islamica sciita;
le autorità iraniane fin dall'inizio hanno agito in contrasto a questa campagna, bloccando i siti web degli attivisti in difesa dell'eguaglianza e dei diritti umani, negando loro il permesso di tenere incontri pubblici; molte persone, anche semplicemente simpatizzanti, sono stati interrogati, minacciati, alcuni di loro sono ancora nel carcere di Evin, dove ora è rinchiusa Esha, da molti anni senza precise accuse e senza la possibilità di consultare un avvocato;
nei giorni scorsi anche Amnesty International ha lanciato un appello rivolto alla comunità internazionale per esprimere preoccupazione per la crescente intolleranza verso il dissenso pacifico in Iran, che ha un forte impatto su quanti, uomini e donne, promuovono e difendono i diritti delle donne nel paese -:
se il Governo italiano sia a conoscenza dei fatti suindicati;
quali iniziative intenda intraprendere, sia in ambito multilaterale che a livello bilaterale, per promuovere una concreta azione politico-diplomatica nei confronti dell'Iran, affinché si faccia luce sulla preoccupante vicenda di Esha Momeni che evidenzia una inaccettabile lesione dei più elementari diritti umani.
(4-01566)

Risposta. - L'Italia ha sempre difeso il rispetto dei diritti fondamentali in ogni forum internazionale. Ne costituisce prova, per esempio, l'impegno che il nostro Paese ha profuso, in seno alle Nazioni Unite, in favore della moratoria sulla pena di morte.
Nel caso di Esha Momeni, l'Italia ha manifestato prontamente preoccupazione per la sorte della giovane donna.
La persona in questione non è di cittadinanza italiana, ma cittadina iraniana e

statunitense, pertanto l'esercizio della tutela consolare può solo essere assicurato dall'Ambasciata svizzera, che cura gli interessi americani in Iran. Peraltro, tenuto conto della specificità del caso e delle auspicabili prospettive di efficacia di un intervento, il 10 novembre 2008 l'incaricato d'affari della Repubblica Islamica Iraniana è stato convocato dal nostro Ministero degli esteri, che ha auspicato la rapida conclusione della vicenda.
L'attivista è stata liberata su cauzione la sera dello stesso giorno. Prima che giungesse la notizia della scarcerazione in attesa di processo, l'Italia era pronta parallelamente ad impegnarsi, insieme con la Germania, per favorire una iniziativa congiunta di tutti i Paesi europei in favore di questo e di altri casi pendenti.
A seguito dell'avvenuta liberazione della Momeni, l'Ambasciatore italiano a Teheran ha ricordato a quelle Autorità gli obblighi internazionali dell'Iran in materia di rispetto dei diritti umani, rappresentando l'attenzione che l'Italia e la sua opinione pubblica riservano all'evoluzione della situazione dei diritti umani. È stato espresso inoltre compiacimento per lo sviluppo positivo del caso, assicurando la nostra attenzione sugli sviluppi della questione.
La soglia di attenzione è alta anche a livello Nazioni Unite, dove l'Italia, con i
partner dell'Unione europea ha co-sponsorizzato la risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Iran, presentata dal Canada e approvata dall'Assemblea Generale lo scorso dicembre.
Vorrei infine sottolineare che l'Italia non è attenta solo nel richiamo alle obbligazioni internazionali: attraverso le Nazioni Unite, siamo impegnati a finanziare da tempo collaborazioni in vari campi per la riforma e modernizzazione del settore giudiziario iraniano, che hanno consentito di esporre un ampio numero di operatori locali alle pratiche ed agli
standard della tradizione giuridica europea.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

GENOVESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Catania è una struttura di vitale importanza per lo sviluppo civile ed economico della Sicilia orientale abbracciando un bacino d'utenza di ben 7 province e assorbendo buona parte dei flussi turistici dell'isola, esso ha riconfermato il trend di crescita di traffico aereo, avviandosi a superare i 100.000 movimenti e gli oltre 6 milioni di passeggeri per il 2007 riconfermandosi tra i primi cinque scali italiani;
la decisione dell'Alitalia di scegliere Catania tra le sue sei basi operative sul territorio nazionale, la prossima apertura dell'Aeroporto di Comiso, gestito dalla SAC stessa società di gestione dell'Aeroporto di Catania Fontanarossa, la diminuzione di traffico registrato dall'Aeroporto di Reggio Calabria, creano le condizioni per la costituzione di un sistema aeroportuale integrato che diverrebbe un efficace volano per lo sviluppo socio economico di un'area del mezzogiorno che necessita di particolare attenzione;
la costituzione del sistema aeroportuale, comprendente gli aeroporti di Catania, Comiso e Reggio Calabria trova rispondenza con quanto dichiarato dal Presidente di ENAV: «Il Sud Italia merita un attenzione particolare: dispone oggi di un sistema aeroportuale con elevate potenzialità di base in grado sia di contribuire allo sviluppo dell'economia del territorio sia di ingigantire il ruolo che questo sviluppo giocherebbe nelle relazioni tra Unione Europea e paesi del Bacino del Mediterraneo. In quest'area è stato realizzato un grande salto di qualità dal punto di vista delle infrastrutture, ma molto resta da fare per quanto concerne i Servizi di Trasporto Aereo per il quale il Sud accusa un ampio divario rispetto ai maggiori Paesi d'Europa. Questa situazione va analizzata a fondo e deve essere non una presa d'atto di uno status immodificabile bensì un forte stimolo a colmare il gap, in un ottica di sviluppo globale del Trasporto

Aereo del nostro Paese» e attuerebbero quelle politiche di sviluppo economico sociale che non possono prescindere da un decentramento che consenta di garantire migliori performance ed una elevata qualità dei servizi ai cittadini, così come ultimamente proclamato anche dallo stesso Governo nazionale;
in dissonanza con ciò e con l'assetto organizzativo di ENAV SpA sul territorio nazionale, che prevede vari modelli organizzativi legati all'assetto operativo e tecnico negli aeroporti, la medesima ENAV ha già previsto la chiusura degli ARO (importanti e strategiche unità produttive che accentrano e distribuiscono tutte le informazioni necessarie per una sicura condotta dei voli, oltre che all'emissioni dei bollettini meteorologici) nei singoli aeroporti con l'accentramento di un ARO unico nazionale ubicato nell'area romana;
i servizi alla navigazione aerea sull'Aeroporto di Catania Fontanarossa sono forniti, per le parti di propria competenza, dai due service provider, ENAV SpA per il servizio di controllo di aerodromo e AIS/MET di pertinenza e dall'Aeronautica Militare per il servizio di controllo di avvicinamento con sede sull'Aeroporto di Sigonella. Catania TWR fornisce il servizio di controllo radar di Aerodromo con l'ausilio dei dati radar provenienti dall'Aeroporto di Sigonella non avendo ENAV SpA nessuna testata radar sull'Aeroporto di Catania. L'interposizione dell'ente Militare tra ente ENAV di Catania e centri regionali di controllo ENAV, rappresenta da anni un imbuto poiché le apparecchiature in dotazione all'ente Militare non interloquiscono con le più moderne tecnologie di ENAV, e considerato che l'A.M. non effettua investimenti a causa dei noti tagli di capitoli di bilancio, Catania TWR si vede privata di importanti investimenti tecnologici, quali FDP e Testata Radar, con nocumento anche per uno sviluppo dell'Aeroporto di Catania che sia al passo coi tempi -:
quali provvedimenti od iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché ENAV, ENAC, società di gestione, vettori, istituzioni di settore, si indirizzino verso una pianificazione volta allo sviluppo degli Aeroporti di Catania, Comiso e Reggio Calabria, che in sinergia tra di essi possano dare vita a un sistema aeroportuale integrato e complesso creando in tal modo lo strumento per la crescita socio economica di questa area del Mezzogiorno, tenendo in considerazione, con orizzonti temporali a medio e lungo periodo, molti fattori tra cui: lo sviluppo delle società di service provider e di gestione nel contesto nazionale ed europeo, i progetti strategici internazionali le dinamiche sinergiche di trasporto aereo terrestre e navale nella Sicilia orientale, i processi decisionali condivisi tra tutti gli attori coinvolti nel settore, la gestione ottimale della capacità aeroportuale, il contenimento dell'impatto ambientale sul territorio, il mantenimento di elevati standard di puntualità e di sicurezza aeroportuale, la fornitura agli utenti siciliani e calabresi e turistici di servizi qualitativamente sempre più elevati ed in ultimo la domanda di traffico che gli esperti prevedono comunque in raddoppio entro 2010;
quali provvedimenti od iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché nel suo assetto organizzativo ENAV S.p.A. trasformi Catania da CAAV (centro aeroportuale assistenza al Volo) in SAAV (sistema aeroportuale assistenza al Volo), essendo già presenti le figure professionali necessarie a tale nuova istituzione ed avendo le stesse responsabilità di gestione sugli aeroporti di Lamezia, Crotone e Reggio Calabria, applichi il decentramento e riconosca all'Aeroporto di Catania un ruolo di primaria importanza al pari di altri centri di costo aziendale con competenza operativi gestionali e amministrative e istituisca su Catania un ARO decentrato che gestisca le competenze per il traffico di Sicilia, Calabria e delle Isole Minori;
quali provvedimenti od iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché ENAV installi una testata Radar sull'Aeroporto di Catania che gestisca il

servizio di controllo di avvicinamento in sinergia e/o autonomamente, e/o in maniera coordinata così come avviene da decenni nei centri radar di regione ENAV, dove viene assistito tutto il traffico senza venir meno a quell'attenzione che voli operativi militari richiedono e che tutti i controllori di ENAV sanno attenzionare in modo adeguato.
(4-01476)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda lo sviluppo degli aeroporti di Catania e Reggio Calabria, si osserva che ai sensi dell'articolo 691-
bis del codice della navigazione e in esecuzione di quanto previsto dai contratti di programma e di servizio, l'Ente nazionale di assistenza al volo (ENAV) assicura i servizi alla navigazione aerea sull'area di movimento e negli spazi aerei limitrofi dei suddetti aeroporti mentre nell'aeroporto di Comiso questo servizio è svolto dall'Aeronautica militare.
Si precisa altresì che l'attuale zona di traffico aeroportuale (ATZ) di Catania, a differenza di quanto avviene per Reggio Calabria, ricade all'interno della più ampia e sovrastante zona di controllo (CTR) di Catania ove i servizi alla navigazione aerea sono assicurati dall'Aeronautica militare italiana, 41o stormo Antisom, di base all'aeroporto militare di Sigonella.
L'attivazione di processi decisionali condivisi tra l'ENAC, l'ENAV e l'Aeronautica militare hanno consentito di realizzare importanti risultati per gli aeroporti in oggetto, testimoniati da ingenti investimenti che hanno contribuito ad accrescere la capacità aeroportuale e di sistema, registrando un incremento dei volumi di traffico ed un costante miglioramento della regolarità e puntualità dei servizi, come si evince anche dai seguenti dati:
oltre 20 milioni di euro di investimenti realizzati dal 2004 ad oggi;
incremento di capacità di movimentazione di oltre il 60 per cento per l'aeroporto di Catania Fontanarossa;
incremento del traffico gestito di oltre il 20 per cento rispetto al 2004;
sostanziale azzeramento dei ritardi per motivi legati alla erogazione dei servizi alla navigazione aerea; si è passati dagli oltre 60.000 minuti totali del 2004 ai 350 minuti totali nel corso del 2008.

Il costante impegno per la realizzazione e l'efficientamento delle operazioni aeroportuali ha portato nel 2006 ad una radicale ristrutturazione degli spazi aerei sovrastanti la Calabria e la Sicilia orientale con conseguente ottimizzazione dei network di rotte. Ciò ha peraltro consentito di ridurre i ritardi ed i tempi di volo con benefici effetti sui consumi di carburante.
In campo internazionale, l'attività dell'ENAV ha consentito la sottoscrizione dell'accordo tra gli Stati del Mediterraneo orientale finalizzato, nell'ambito del progetto BLUE-MED, alla creazione di un grande FAB (Blocco funzionale di spazio aereo) in linea con il dettato dei regolamenti dell'Unione Europea relativi alla istituzione del «Cielo Unico Europeo».
L'implementazione dei FAB «BLUE-MED» consentirà, pertanto, di conseguire forti benefici in termini di incremento della capacità dello spazio aereo nell'area del Mediterraneo e di riduzione dei tempi di volo e dei consumi mediante l'ottimizzazione delle rotte e dei profili di volo oltre all'integrazione dei sistemi e l'ottimale cooperazione nella gestione delle risorse, spazio aereo
in primis.
L'istituzione dei FAB «Blue-MED» avrà un rilevante effetto nello sviluppo del traffico aereo nel meridione d'Italia, in particolare della Sicilia e della Calabria.
Quanto alla trasformazione dell'aeroporto di Catania da centro aeroportuale di assistenza al volo (CAAV) in sistema aeroportuale di assistenza al volo (SAAV), si fa presente che l'ENAV ha avviato, a seguito della propria trasformazione in S.p.A., un processo di riorganizzazione anche a livello territoriale dotando i singoli Centri funzionali dell'autonomia gestionale ed operativa necessarie ai fini del compiuto ed efficiente perseguimento degli obiettivi istituzionali. In particolare, il centro aeroportuale di assistenza al volo di Catania è dotato di adeguate risorse finanziarie e di ampi margini di autonomia gestionale.


Si evidenzia, inoltre, che più funzioni aziendali a livello centrale agiscono in costante coordinamento con le strutture locali al fine di consentire il miglior supporto per le esigenze legate alla sicurezza e regolarità delle operazioni di assistenza al volo.
Per quanto riguarda la chiusura dell'ARO (
Air traffic services reporting office - ufficio informazione dei servizi del traffico aereo) di Catania, si fa presente che è in corso di implementazione un più ampio progetto di ammodernamento dei servizi di informazione aeronautica su base nazionale. Tale progetto è in linea ed interpreta le prescrizioni di integrazione e sviluppo dettate dai regolamenti europei, relativi al Single European Sky in vigore dal 2004; in particolare, si tratta di un complesso ed articolato intervento finalizzato al miglioramento dei servizi di informazione aeronautica e meteorologica destinati all'utenza.
Al momento, presso l'aeroporto di Catania Fontanarossa la società Techno Sky sta eseguendo, per conto di ENAV, lavori per una più razionale dislocazione dei locali di lavoro finalizzata all'ottimizzazione della gestione della meteorologia aeroportuale, al miglioramento delle condizioni di benessere dei locali di lavoro nonché al costante adeguamento delle condizioni di sicurezza degli impianti di tutto il centro aeroportuale di assistenza al volo.
Infine, relativamente all'installazione di una testata radar sull'aeroporto di Catania, ENAV informa che il servizio di controllo di avvicinamento per gli aeroporti di Catania e Sigonella è fornito dall'Aeronautica militare, 41o stormo Antisom di Sigonella. Per tale servizio l'aeronautica, caso unico in Italia, si avvale di ben due testate radar complete ed indipendenti l'una dall'altra, che assicurano ampia ridondanza anche in caso di avaria o di manutenzione. Una nuova antenna radar, al momento, andrebbe ad inserirsi in un'area già coperta dalle due testate esistenti senza conseguire vantaggi di particolare rilievo.
Si comunica, inoltre, che sulla base di uno specifico accordo tra l'ENAV e l'Aeronautica militare relativo allo scambio di dati ed informazioni anche di derivazione da sensori radar, il CAAV di Catania dispone con continuità di dati originati dal radar di Sigonella che sono costantemente impiegati anche dalla torre di controllo di Catania quale utile supporto al compimento delle proprie operazioni.
L'ENAV è altresì impegnata in cooperazione internazionale, nello sviluppo e nella sperimentazione dell'impiego dei nuovi sistemi di sorveglianza dello spazio aereo alternativi ai radar, tra cui il sistema ADS-B che consentirà all'aeromobile di individuare con precisione, grazie all'ausilio della rete satellitare di localizzazione, la propria posizione e rinviarla al suolo per l'elaborazione e presentazione continua su schemi di interfaccia utilizzabili ai fini del controllo del traffico aereo. Si tratta di una tecnologia di avanguardia che consentirà una più adeguata copertura dello spazio aereo rispetto ai radar specialmente sulla base delle quote, una migliore e più precisa localizzazione degli aeromobili, sia in volo che a terra, nonché lo scambio di maggiori informazioni terra/bordo/terra.
La prescritta attività avrà costi sensibilmente più contenuti rispetto all'impiego di radar. Anche lo spazio aereo di Reggio Calabria sarà oggetto di sperimentazione di una stazione radar ADS-B.
Per quanto riguarda la continuità e l'efficacia delle operazioni di controllo del traffico aereo, si fa presente che le stesse vengono assicurate dagli stretti coordinamenti operativi esistenti tra il 41o stormo AMI e il CAAV Catania, l'UAAV Reggio Calabria, gli
Area Control Centre/Flight Information Centre di Brindisi e Roma.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GIDONI, CHIAPPORI, FAVA e PIROVANO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si ha notizia di concorsi banditi dal Ministero della difesa per l'assunzione di personale in possesso di varie professionalità;

di alcuni dei concorsi sarebbero state approvate anche le graduatorie dei vincitori, senza che però alla pubblicazione delle liste seguissero la loro assunzione ed immissione in ruolo;
la mancata immissione dei vincitori nei ruoli dell'amministrazione della difesa sarebbe da imputare a disposizioni che hanno determinato il blocco delle assunzioni e/o del turn over;
il problema della mancata assunzione parrebbe riguardare diverse centinaia di persone -:
per quali ragioni l'amministrazione della difesa abbia bandito concorsi tesi all'assunzione di nuovo personale civile stante un quadro normativo ostativo e cosa il Governo intenda fare per soddisfare le legittime aspirazioni di coloro che hanno superato le selezioni e sono stati riconosciuti vincitori dei bandi.
(4-00435)

Risposta. - In relazione ai quesiti posti dagli interroganti mi preme sottolineare, in premessa, che i vincoli imposti in materia di assunzioni dalle leggi finanziarie degli ultimi anni hanno consentito all'amministrazione della difesa margini assai ristretti per poter soddisfare le esigenze di ripianamento degli organici del personale civile, nonostante le richieste più volte reiterate in tal senso.
La normativa attualmente vigente, infatti, ivi compreso il recente decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, consente l'assunzione di personale a tempo indeterminato, in percentuale alle cessazioni avvenute l'anno precedente e previo espletamento delle procedure di mobilità.
Tali limitazioni, come è naturale, hanno carattere generale e risultano difficilmente superabili nel quadro economico attuale.
Debbo inoltre precisare, per una corretta informazione, che per l'assunzione dei vincitori dei vari concorsi, nell'ambito dell'esiguo contingente annualmente autorizzato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, l'amministrazione militare adotta il criterio cronologico della data di espletamento del concorso e della ripartizione proporzionale tra le varie regioni destinatarie dello stesso.
Sottolineo, peraltro, che a causa dell'ormai noto blocco delle assunzioni reiteratosi nel corso degli anni, si sono verificate ingenti carenze di personale nelle varie qualifiche (circa 8.000 unità); tale circostanza, unitamente alle cospicue uscite per pensionamento, che si susseguono al ritmo di circa 1.200 unità all'anno, impongono necessariamente all'amministrazione di chiedere la prevista autorizzazione a bandire concorsi, al fine di consentire la sostituzione di tutte le professionalità ritenute indispensabili per assicurare la continuità dei servizi.
Aggiungo, infine, che le fasi di espletamento di detti concorsi richiedono tempi tecnici difficilmente comprimibili (circa 3 anni), anche a causa delle massicce partecipazioni e della conseguente necessità di effettuare preventive preselezioni.
Sulla base di tali considerazioni ritengo non condivisibili le perplessità avanzate in ordine alla necessità di bandire «concorsi tesi all'assunzione di nuovo personale civile», posto che per le ragioni dianzi evidenziate la Difesa ha correttamente operato al fine di poter soddisfare le esigenze di ripianamento degli organici.
A dimostrazione della decisa volontà del Governo di procedere nel senso dianzi indicato rappresento, infine, che con nota della competente direzione generale per il personale civile del dicastero, del 17 marzo 2008, inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze, è stata formalizzata la richiesta di autorizzazione alle assunzioni per l'anno 2008, ai sensi della legge n. 296 del 2006, articolo 1, commi 523 e 536, proprio al fine di venire incontro alle legittime aspettative del personale risultato vincitore di pubblici concorsi e poter risolvere, in tal modo, l'annosa questione delle assunzioni presso l'Amministrazione difesa.
Al momento, al pari di tutte le altre Amministrazioni, si è in attesa di ricevere la relativa autorizzazione.


Una volta ottenuto il provvedimento autorizzatorio, potranno essere definiti i destinatari delle assunzioni per l'anno in corso.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

GRIMOLDI, ALLASIA, VOLPI, MACCANTI e REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito agli attentati londinesi del 7 e 21 luglio 2005, il 27 luglio seguente il Governo approvò il decreto-legge n. 144 recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale, poi convertito con modificazioni dalla legge n. 155 del 31 luglio 2005;
nel corso del procedimento di conversione, venne presentato un emendamento finalizzato ad inasprire le sanzioni per coloro che avessero indossato il burqa o qualsiasi altro indumento fosse idoneo a celare l'identità della persona o comunque ne rendesse meno agevole l'accertamento;
tale emendamento venne accolto dal Senato della Repubblica ed ora figura all'interno del decreto-legge n. 144 del 2005, all'articolo 10, significativamente intitolato «Nuove norme sull'identificazione personale», come comma 4-bis, dove si legge: «Il secondo comma dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, è sostituito dal seguente: «Il contravventore è punito con l'arresto da uno a due anni e con l'ammenda da 1.000 a 2.000 euro»;
il burqa risulta essere stato utilizzato come strumento di celamento dell'identità anche da alcuni dei terroristi entrati in azione nel luglio del 2005 a Londra -:
per quali ragioni il divieto di indossare in pubblico il burqa e qualsiasi altro indumento possa servire a celare l'identità personale non venga fatto osservare.
(4-00320)

Risposta. - La questione riguardante l'uso del burqa e di altre tradizionali velature islamiche (hijab, niqab, chador) va considerata alla luce del quadro normativo vigente nel nostro ordinamento, nel cui ambito assumono primario rilievo le disposizioni contenute nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e nella legge 22 maggio 1975, n. 152.
L'articolo 85 del TULPS (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773) vieta di comparire mascherati in luogo pubblico e prevede, in caso di violazione, l'irrogazione di una sanzione amministrativa, aggravata se il contravventore non ottempera all'invito di togliere la maschera.
L'articolo 5 della legge n. 152 del 1975 vieta, salvo giustificato motivo, di fare uso, in luogo pubblico o aperto al pubblico, di caschi protettivi o di qualsiasi altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.
Entrambe le norme hanno posto delicati problemi interpretativi in ordine alla loro concreta applicabilità ai casi in cui l'identità della persona sia celata dal
burqa.
In tali ipotesi, infatti, costituendo il
burqa non un semplice «mascheramento», l'orientamento prevalente in giurisprudenza ha escluso l'applicazione dell'articolo 85 TULPS, mentre ritiene applicabile il divieto sancito dall'articolo 5 della legge Reale, in presenza di un rilevante interesse pubblico all'identificazione della persona nonché di circostanze di luogo e di tempo tali da far ritenere la sussistenza di un pericolo per la pubblica sicurezza.
Pertanto, nei confronti di coloro che indossano una velatura di significato religioso o culturale (in senso lato) operano le limitazioni poste dall'ordinamento a salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica, fra le quali rientrano, appunto, gli obblighi di consentire e non ostacolare il riconoscimento della persona da parte delle forze dell'ordine (articolo 5 legge n. 152 del 1975).
La legge 31 luglio 2005, n. 155, di conversione del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, ha inasprito le sanzioni di cui all'articolo 5, ma il contenuto della disposizione è rimasto sostanzialmente invariato.


Quanto alla concreta applicazione di tali norme da parte delle forze di polizia, risulta che nel primo semestre del 2008, le persone denunciate o arrestate per violazione dell'articolo 5 sono state 72, di cui 58 italiane e 14 straniere. Tale dato - che si riferisce a differenti forme di travisamento personale, non solo all'uso del
burqa - è nettamente inferiore a quello relativo al numero dei soggetti denunciati negli anni precedenti (173 nel 2004; 303 nel 2005; 264 nel 2006; 217 nel 2007): segno dell'efficacia deterrente delle più severe norme approvate nel luglio 2005.
Tali dati dimostrano che la normativa è osservata e correttamente applicata, pur nel rispetto della dignità della persona.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
norme ormai obsolete impediscono agli agenti della Polizia locale di accedere alle banche dati del Sistema di Indagine noto come SDI creato presso il Ministero dell'interno, che permette di verificare tutti i dati rilevanti dal punto di vista della sicurezza pubblica inerenti ad una determinata persona fisica;
gli agenti di Polizia locale non possono conseguentemente accertare se una persona eventualmente fermata nel corso della propria attività istituzionale, ad esempio allo scopo di elevare una contravvenzione per violazione del Codice della strada, abbia procedimenti a carico o precedenti penali;
la situazione è tanto più assurda in quanto gli agenti della polizia locale effettuano ormai numerosi interventi di polizia giudiziaria, inclusi arresti e perquisizioni, per conto dell'Autorità giudiziaria e sono spesso costretti a procurarsi i dati relativi alle persone oggetto di indagine giacenti nello SDI ricorrendo a contatti informali con il personale dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato;
anche gli equipaggiamenti sono spesso inadeguati a fronteggiare situazioni che implicano rischi crescenti per gli agenti della Polizia locale, in alcuni casi privi di armi e protezioni e comunque mai in possesso di un porto d'armi utilizzabile al di fuori del territorio comunale di competenza;
quanto precede impedisce al personale della Polizia locale di integrarsi in un vero e proprio sistema nazionale di sicurezza, precludendo allo Stato la possibilità di sfruttare importanti sinergie nella lotta al crimine organizzato ed all'immigrazione clandestina -:
se il Governo non ritenga opportuno permettere anche agli agenti della Polizia locale la consultazione delle banche dati del SDI e liberare altresì i vincoli geografici gravanti sul porto d'armi loro concesso.
(4-00410)

Risposta. - L'articolo 9 della legge n. 121 del 1981 consente l'accesso alle informazioni contenute nella banca dati del ministero dell'interno, servizio informativo interforze, alle sole forze di polizia che dipendono dallo Stato, individuate dall'articolo 16 della stessa legge. Per accedere ai database del Centro elaborazione dati gli agenti di polizia giudiziaria, appartenenti alle forze di polizia, devono essere in possesso di apposita autorizzazione.
Gli operatori della polizia municipale possono accedere, secondo la vigente normativa, ad alcune informazioni contenute nel Centro elaborazione dati del ministero dell'interno. In particolare, il decreto-legge n. 92 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2008 (parte del pacchetto sicurezza recentemente adottato dal Governo) permette al personale della polizia municipale addetto ai servizi di polizia stradale, qualora in possesso della qualifica di agente di pubblica sicurezza, di avere accesso allo schedario dei veicoli rubati e allo schedario dei documenti di identità rubati o smarriti del centro elaborazione dati del ministero dell'interno, inserendo anche i dati acquisiti autonomamente.


Il personale della polizia municipale in possesso della menzionata qualifica può anche accedere alle informazioni concernenti i permessi di soggiorno rilasciati e rinnovati, in relazione a quanto previsto dall'articolo 54, comma 5-
bis, del decreto legislativo n. 267 del 2000, e successive modificazioni. Per quanto riguarda l'armamento, la legge quadro sull'ordinamento della polizia municipale (legge n. 65 del 1986) non ha inteso conferire ai servizi e ai corpi di polizia municipale e locale la natura di «corpi armati», ritenendo che le loro funzioni possano essere espletate sempre in via ordinaria senza armi, la cui utilizzazione è prevista, invece, nel caso di particolari situazioni di servizio, per tutelare l'incolumità personale dei singoli operatori.
Ciò premesso, l'articolo 4 del decreto ministeriale n. 145 del 1987 (emanato in attuazione dell'articolo 5, comma 5, della legge n. 65 del 1986) prevede che gli addetti al servizio di polizia municipale, cui è conferita la qualità di agente di pubblica sicurezza, possono essere dotati di armi comuni da sparo, nonché della sciabola per esigenze di rappresentanza. In particolare, l'articolo 20, comma 2, del decreto ministeriale individua, in linea generale, i casi di servizi espletati con armi, che possono concretamente porre in pericolo l'incolumità di chi li svolge (servizi esterni di vigilanza, servizi di vigilanza e protezione della casa comunale e dell'armeria, servizi notturni e di pronto intervento, tutti essenzialmente riconducibili a esigenze di prevenzione).
Il limite territoriale indicato dall'atto di sindacato ispettivo è previsto dall'articolo 5 della legge n. 65 del 1986, ai sensi del quale gli operatori di polizia locale rivestono la qualità di agente o ufficiale di polizia giudiziaria - nonché l'eventuale qualità di agente di pubblica sicurezza conferita dal Prefetto - soltanto «nell'ambito territoriale dell'ente di appartenenza e nei limiti delle proprie attribuzioni». Secondo un consolidato orientamento di questo ministero, in presenza di una convenzione fra comuni per lo svolgimento in forma associata delle funzioni di polizia municipale, il personale addetto può espletare la propria attività anche oltre il territorio dell'ente di appartenenza, purché entro il territorio dei comuni convenzionati.
Per quanto riguarda le situazioni in cui l'operatore della polizia municipale o locale abbia necessità di girare armato anche fuori dall'orario di servizio e dal territorio di appartenenza, l'ordinamento vigente consente di circolare armato su tutto il territorio nazionale a chi ne ha dimostrato bisogno, previo rilascio della licenza prefettizia di cui all'articolo 42 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, anche in esenzione della tassa di concessione governativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

GRIMOLDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 7 settembre 1976, (pubbl. in Gazzetta Ufficiale n. 54 del 23 febbraio 1978) dispone testualmente «Il massofisioterapista è in grado di svolgere tutte le terapie di massaggio e di fisioterapia in ausilio all'opera dei medici sia nel libero esercizio della professione sia nell'impiego in enti pubblici e privati, nell'ambito delle disposizioni di legge. Pertanto esegue tutte le tecniche del massaggio e della fisioterapia sull'ammalato»;
l'articolo 1 della legge n. 403 del 1971, prevede «La professione sanitaria di massaggiatore e massofisioterapista è esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenze di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente»;
nel territorio nazionale diverse scuole, al termine di un ciclo di studi biennale, hanno rilasciato un diploma di «Massofisioterapista» ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 403 del 19 maggio 1971,

norma che ha istituito l'allora «professione sanitaria ausiliaria» di massaggiatore e massofisioterapista «esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenza di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente»;
a norma della legge-quadro sulla formazione professionale, legge n. 845 del 1978, rientra nella competenza regionale l'attuazione delle iniziative formative dirette alla acquisizione di «specifiche competenze professionali» per coloro che siano in possesso del diploma di scuola secondaria superiore;
l'articolo 1, primo comma della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, («Disposizioni in materia di professioni sanitarie») ha stabilito che «La denominazione di «professione sanitaria ausiliaria» nonché in ogni altra disposizione di legge, è sostituita dalla denominazione «professione sanitaria» (la qualifica di professione sanitaria ausiliaria era stata espressamente riconosciuta ai massaggiatori e massofisioterapisti ciechi dalla precedente legge n. 1098 del 1940);
soltanto nel 2006, a seguito dell'entrata in vigore delle leggi n. 43 del 1° febbraio 2006, e legge n. 27 del 3 febbraio 2006, è stata posta (articolo 1, legge n. 43 del 2006 ed articolo 4-quater legge n. 27 del 2006) la necessità del titolo abilitante rilasciato dallo Stato (ossia il diploma universitario) per l'esercizio delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione;
la norma di chiusura della medesima legge n. 43 del 2006, l'articolo 7, è chiara nell'affermare «Alle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione già riconosciute alla data di entrata in vigore della presente legge» - e quindi anche ai massofisioterapisti - «continuano ad applicarsi le disposizioni contenute nelle rispettive fonti di riconoscimento, salvo quanto previsto dalla presente legge»;
l'articolo 4 della precitata legge n. 42 del 1999, ha stabilito l'equipollenza, ai fini (tra l'altro) dell'esercizio professionale, tra i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa, che avevano permesso (l'iscrizione ai relativi albi professionali) l'attività professionale, sia autonomamente svolta che in regime di lavoro dipendente, ed i diplomi universitari istituiti con il decreto legislativo n. 502 del 1992, (collegato si veda la Sentenza del Consiglio di Stato n. 5225/2007 - la quale sancisce definitivamente l'equipollenza del titolo di massofisioterapista a quello del fisioterapista, purchè la formazione sia stata triennale);
con la sentenza n. 1919 del 2007 il Tar Lombardia, in data 19 aprile 2007, ha, tra l'altro, incontestabilmente riconosciuto che:
a) i titolari degli abilitanti diplomi professionali di massofisioterapista, conseguiti al termine del ciclo di studi istituito ai sensi della precedente normativa e fino al biennio scolastico 2004/2006 incluso, sono legittimati a svolgere la loro attività professionale sia in forma autonoma che subordinata;
b) essendo la categoria in una fase transitoria ad esaurimento, la disciplina normativa applicabile è quella di cui alle rispettive fonti di riconoscimento (legge n.403 del 1971 - Professione Sanitaria);
c) l'espressione in via di esaurimento, utilizzata dal Legislatore, evidenzia una fase di transizione non ancora esaurita, ove possono senz'altro trovare ancora spazio i corsi disciplinati dalla precedente normativa, aggiungo, riconducibili alle professioni sanitarie;
con la sentenza n. 5225 del 2007 il Consiglio di Stato, in data 12 giugno 2007, pur negando l'equipollenza automatica ai massofisioterapisti biennali, ha, tra l'altro, incontestabilmente riconosciuto che: «essendo

impossibile predicare l'equipollenza al diploma universitario di fisioterapista (conseguito al termine di un ciclo di studi) di titoli pregressi i quali pur avendo carattere abilitante sono comunque espressivi di una formazione professionale meno approfondito». Non è possibile, come invece sostenuto dal Tar, introdurre criteri discretivi diversi da quello riferito alla durata del corso attesa la gran varietà dei percorsi formativi posti in essere in sede regionale, in assenza di una regolamentazione unificante a carattere nazionale. Non essendo però intervenuto un provvedimento di individuazione della figura del massofisioterapista come una di quelle da riordinare, la relativa professione è rimasta configurata nei termini del vecchio ordinamento, con conseguente conservazione dei relativi corsi di formazione» - quindi almeno fino all'anno 2006, anno di pubblicazione della legge n. 43 del 2006, la quale all'articolo 1, definisce professione sanitaria laddove gli operatori sono in possesso di un titolo abilitante universitario (fino a quella data nulla si diceva);
le Regioni si trovano attualmente in una situazione di stallo, non riuscendo ad esprimere una soluzione univoca al problema del riconoscimento della validità dei titoli rilasciati a coloro che hanno conseguito il diploma dal 1999 fino all'ultimo biennio corsuale 2004/2006 -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di fornire definitiva soluzione al problema dell'applicazione del principio dell'equivalenza dei titoli (che oggi si rende improrogabile dopo l'esito della Sentenza del Consiglio di Stato n. 5225/2007), come previsto dal secondo comma dell'articolo 4 della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, per tutti i massofisioterapisti, in possesso del relativo titolo professionale abilitante ai sensi della legge n. 403 del 1971, rilasciato fino all'ultima edizione corsuale 2004/2006, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base normativamente previsti.
(4-00971)

Risposta. - Preliminarmente, si rappresenta che questa amministrazione ha sempre sostenuto, in conformità alla vigente normativa in materia di professioni sanitarie, l'equipollenza di taluni titoli di massofisioterapista (in particolare quelli conseguiti entro il 1999 al termine di corsi di durata triennale) con quello di fisioterapista.
Pertanto il decreto ministeriale 27 luglio 2000 «Equipollenza di diplomi e di attestati al diploma universitario di fisioterapista, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base», risulta pienamente conforme con quanto stabilito dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 5225 del 2007, citata nell'atto parlamentare.
Così come stabilito dalla suddetta pronuncia, i possessori del titolo di massofisioterapista conseguito al termine di corso biennale sono abilitati all'esercizio della relativa professione su tutto il territorio nazionale, ai sensi della legge del 19 maggio 1971, n. 403 (Nuove norme sulla professione e sul collocamento dei massaggiatori e masso fisioterapisti ciechi).
Pertanto, per gli operatori di cui trattasi, non si pone alcun problema in merito alla sussistenza del diritto all'esercizio professionale.
Quanto all'istituto dell'equivalenza, in data 16 dicembre 2004 è stato stipulato un accordo Stato-regioni che prevedeva, tra l'altro, l'individuazione dei termini e delle modalità con le quali le regioni avrebbero dovuto predisporre l'istruttoria relativa alle richieste di equivalenza fra titoli conseguiti secondo le regole del vecchio ordinamento e titoli universitari.
Detto accordo è in via di revisione, al fine di eliminare e risolvere talune criticità emerse in fase applicativa.
Per completezza d'informazione, si rappresenta altresì che il titolo di massofisioterapista conseguito con corso biennale potrebbe non essere fra quelli soggetti alla normativa in tema di equivalenza, in quanto essa si applica a quelle professioni non riordinate e prive di normativa di riferimento, situazione questa che non riguarda la citata professionalità, per la quale vige la legge n. 403 del 1971.
Infine, si segnala che questa amministrazione sta valutando la possibilità di un

provvedimento normativo che miri a razionalizzare, con un intervento di carattere sistematico, l'intera area della riabilitazione, allo scopo di trovare una soluzione adeguata alle problematiche emerse nel corso degli anni.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Ferruccio Fazio.

HOLZMANN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel Territorio delle Province di Trento e Bolzano sussiste un rilevante numero di immobili dello Stato di elevato valore economico;
tali beni non possono essere alienati, perché prevalentemente in uso all'Amministrazione della Difesa per compiti istituzionali e, in quanto tali, censiti ed accatastati nel «Patrimonio indisponibile dello Stato» e nel «Demanio pubblico militare»;
in forza della vigente normativa sulla Contabilità Generale, gli immobili dello Stato sono in «carico amministrativo» al Ministero dell'economia e delle finanze, che provvede alle relative incombenze mediante l'Agenzia del Demanio e suoi uffici regionali, come nella fattispecie quello del Trentino-Alto Adige, avente competenza sull'intero territorio della Regione Trentino-Alto Adige;
alla gestione ed amministrazione degli immobili di pertinenza provvede il Ministero della Difesa-Direzione Generale dei Lavori e del Demanio, mediante i propri Comandi di settore (Comando Infrastrutture Nord - Padova; 5° Reparto infrastrutture - Sezione staccata di Bolzano);
in relazione al suddetto patrimonio immobiliare, è stata data notizia, dagli organi di stampa locali, di accordi intercorsi tra il Ministero ed i vertici della Provincia Autonoma di Bolzano, per il trasferimento delle competenze dell'Agenzia del Demanio alla Provincia stessa, a compensazione di programmati tagli al bilancio provinciale, che, in tal caso, non verrebbero operati;
nel frattempo, la trattazione di questioni di rilevante interesse riguardante gli immobili dello Stato in Trentino-Alto Adige è stata in parte demandata all'Ufficio regionale della Lombardia dell'Agenzia del Demanio, senza che il competente Ufficio regionale del Trentino-Alto Adige, a quanto consta all'interrogante, ne fosse informato -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e come intenda rendere noto, nel dettaglio, lo stato delle cose nel territorio delle Province di Trento e Bolzano e le trattative in corso con le autorità delle Province autonome stesse;
se sia stata valutata la correttezza della procedura adottata sotto il profilo della possibile lesione di norme dello Statuto di Autonomia, con riferimento al trasferimento di attività lavorative dall'Ufficio regionale del Trentino-Alto Adige a quello della Lombardia, che lede il diritto degli utenti di lingua madre tedesca di usufruire, in loco, dei servizi di cui in premessa.
(4-00809)

Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde l'interrogante ha chiesto chiarimenti in merito al presunto trasferimento - emerso dagli organi di stampa locale - delle competenze dell'Agenzia del demanio alla provincia autonoma di Bolzano, nonché in merito alla trattazione, da parte della filiale Lombardia della stessa agenzia, di questioni relative ad immobili dello Stato che si trovano in Trentino-Alto Adige.
È stato chiesto, in particolare, se il signor Ministro sia a conoscenza dei presunti accordi tra la richiamata provincia autonoma e l'Agenzia del demanio e, se sì, come intenda rendere nota la questione nell'ambito del territorio delle Province di Trento e Bolzano. L'interrogante chiede, inoltre, se sia stata valutata la correttezza della procedura adottata sotto il profilo

della possibile lesione di norme dello statuto di autonomia, con riferimento al trasferimento di attività lavorative dall'ufficio regionale del Trentino-Alto Adige a quello della Lombardia, che lederebbe il diritto degli utenti di lingua madre tedesca di usufruire, in loco, dei servizi erogati.
Al riguardo, l'Agenzia del demanio ha fatto presente di non essere a conoscenza di accordi intercorsi tra il Ministero dell'economia e delle finanze ed i vertici della provincia autonoma di Bolzano circa il trasferimento delle competenze della nominata agenzia, all'amministrazione provinciale.
In merito all'ipotizzato trasferimento di funzioni della filiale Trentino-Alto Adige a quella della Lombardia, è stato rappresentato come il direttore di quest'ultima, nella sua attività di coordinamento della filiale trentina, svolta dal 25 luglio 2006 al 1o settembre 2007, si è sempre avvalso di personale locale per la trattazione di questioni relative ad immobili dello Stato situati nel territorio della regione autonoma, fatta eccezione per lo svolgimento di una sola specifica attività ispettiva realizzatasi presso l'immobile denominato ex «caserma Ruazzi» di Bressanone, nell'ottica di un interscambio professionale a tutela dell'uniformità dei processi nella gestione dei beni di proprietà dello Stato.
Relativamente alla potenziale lesione di norme dello statuto di autonomia, l'Agenzia del demanio ha fatto presente che non risulta alcun trasferimento di attività lavorative dall'ufficio regionale del Trentino-Alto Adige a quello della Lombardia.
In passato si è verificato un solo distacco temporaneo, sempre nello spirito di interscambio professionale all'interno dei diversi uffici dell'Agenzia del demanio, di un'unità lavorativa che non ha, in alcun modo, determinato la lesione dei diritti degli utenti, in relazione alla possibilità di usufruire dei servizi erogati dalla richiamata struttura pubblica anche in lingua tedesca.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in tutti gli aeroporti nazionali vengono effettuati controlli abbastanza scrupolosi sui passeggeri, al fine di evitare che possano essere trasportati oggetti metallici negli aeromobili;
anche l'aeroporto di Fiumicino effettua controlli su tutti i passeggeri ma tali controlli, che impediscono di portare a bordo anche una semplice forbicina o limetta per unghie, sono vanificati dal fatto che qualunque passeggero può procurarsi oggetti assai più adatti ad offendere all'interno dello stesso aeroporto;
presso i ristoranti per i passeggeri sono disponibili coltelli e forchette in acciaio che possono essere occultate da chiunque senza che nessuno se ne accorga, visto che ai ristoranti si accede dopo aver superato la barriera dei controlli ed i metal detector e ci si può imbarcare direttamente;
secondo quanto constatato personalmente dall'interrogante, i veicoli elettrici che trasportano rifornimenti per i negozi interni, attraversano i valichi senza alcun controllo -:
quali provvedimenti i ministeri interessati vogliano intraprendere al fine di eliminare queste potenziali fonti di pericolo, determinate da grande superficialità.
(4-00812)

Risposta. - Nelle cosiddette aree «sterili» degli scali aerei è previsto, in base a disposizioni nazionali ed europee, il divieto della vendita e del porto di qualunque oggetto pericoloso per la sicurezza della navigazione aerea e idoneo a essere utilizzato per atti di offesa.
La normativa nazionale di riferimento è il «programma nazionale di sicurezza», approvato dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (E.N.A.C), su deliberazione del Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti aerei e degli aeroporti, che contempla, anche per gli addetti aeroportuali,

una autorizzazione per introdurre nell'area sterile i propri strumenti di lavoro.
L'ENAC, a seguito della riunione del Comitato di sicurezza aeroportuale (CSA) del 25 ottobre 2007, ha, inoltre, precisato che le posate di metallo da utilizzare nei ristoranti ubicati oltre le postazioni deputate ai controlli di sicurezza devono rispettare i parametri imposti dalla normativa comunitaria (le forchette e i coltelli devono avere le punte arrotondate, e questi ultimi anche la lama di lunghezza inferiore ai 6 centimetri). I colli delle merci e dei materiali destinati ai servizi commerciali, siti all'interno dell'area sterile, sono ispezionati con le apparecchiature
metal-detector e sottoposti a tutti i controlli di sicurezza previsti dalle vigenti disposizioni.
Nello scalo aereo di Roma-Fiumicino, in particolare, dette attività sono svolte da una postazione dedicata, ubicata in posizione decentrata, destinata alla verifica dei bagagli cosiddetti «fuori misura». Successivamente le merci sono scortate fino al passaggio di servizio dalla guardia particolare giurata che ha effettuato il controllo di sicurezza.
I materiali e le procedure autorizzate dalla direzione aeroportuale di Fiumicino sono state verificate in ambito di Comitato per la sicurezza aeroportuale; conseguentemente, allo stato non sussistono fonti di pericolo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni si parla della necessità di aprire un casello autostradale presso il comune di Laives, in prossimità della zona industriale;
sono state proposte varie iniziative, mozioni approvate dal Consiglio Regionale, disponibilità dimostrata da parte della concessionaria Società Autostrada del Brennero S.p.A., raccolta di migliaia di firme tra la popolazione residente;
l'amministrazione comunale di Laives si è sempre espressa a favore del casello, vietando con ordinanza sindacale il transito degli automezzi pesanti nelle ore notturne per diminuire il disagio della popolazione residente;
il Ministro Lunardi a suo tempo dichiarò che il casello sarebbe stato realizzato di concerto con ANAS e società Autostrada del Brennero;
la Provincia Autonoma di Bolzano tuttavia, si è sempre opposta alla realizzazione di questa infrastruttura ritenendo sufficiente il progetto di variante al tracciato dell'attuale strada statale che attraversa l'abitato di Laives col risultato che migliaia e migliaia di veicoli leggeri e pesanti percorrono quotidianamente l'arteria principale di Laives, comune di 16.000 abitanti- :
se intenda riprendere l'iniziativa nei confronti degli enti interessati al fine di assicurare in tempi ragionevoli la realizzazione del casello di Laives.
(4-01333)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il piano finanziario allegato alla vigente convenzione tra ANAS e autostrada del Brennero prevede la realizzazione del casello autostradale di Laives. Allo stato attuale è in fase di ultimazione uno studio di fattibilità relativo anche alle diverse ipotesi di ubicazione del casello.
Al termine di tale studio, ogni iniziativa di approfondimento, di progettazione e di eventuale esecuzione dell'opera sarà subordinata alle determinazioni che emergeranno dall'apposito tavolo di lavoro, previsto dalla convenzione in essere, al quale partecipano tutti gli enti e i soggetti interessati.
L'eventuale realizzazione del casello renderà necessario un accurato coordinamento territoriale sia per l'importanza che riveste l'opera in sé sia per l'impatto della stessa sul suolo urbano. Il tavolo di lavoro dovrà quindi verificare le condizioni che determinano la necessità della realizzazione del casello ed ottenere l'assenso degli enti coinvolti.


Le parti interessate si sono già riunite per avviare un confronto in merito all'opportunità e alla sostenibilità dell'opera rispetto ai flussi di traffico caratterizzanti il territorio. L'eventuale realizzazione è ipotizzabile entro il 2014.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

IANNACCONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane i cittadini di numerosi Comuni dell'Alta Irpinia (Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Calitri, Guardia Lombardi, Lacedonia, Montella, Lioni, Vallata, eccetera) hanno segnalato alle loro amministrazioni comunali e comunità montane le pesanti riduzioni delle zone di recapito da voler dismettere nelle alte zone montane con altitudini oltre i 1.000 metri sul livello del mare;
la popolazione residente nei piccoli paesi di montagna è prevalentemente costituita da persone anziane, molto spesso non munite di automezzi. Il mancato servizio andrà ad alimentare una ricaduta occupazionale in una realtà già devastata dal degrado sociale, dalla disoccupazione giovanile in cui versa l'intero Mezzogiorno d'Italia;
le Poste Italiane, rappresentano, per i territori montani, risposte e servizi essenziali sia ai bisogni di una popolazione che ha già difficoltà a spostarsi, sia alle imprese che operano in questi territori fortemente disagiati;
la tutela e il rispetto dei cittadini e la valorizzazione dell'economia montana vanno perseguite con una politica che sappia coniugare i parametri Aziendali di gestione delle Poste con la necessità di mantenimento in forma capillare sul territorio dai servizi svolti dai bacini di corrispondenza recapito postali;
si ravvisa l'importanza di mantenere sul territorio un servizio pubblico efficiente e di garantire il ruolo sociale che questa impresa pubblica è chiamata a svolgere in tutte le zone d'Italia, in particolare in quelle meno favorite dalla concentrazione delle attività;
si evidenzia che se dovesse prevalere da parte di Poste Italiane una logica meramente aziendalistica, i piccoli comuni, che rappresentano il 72 per cento dei comuni italiani, potrebbero ritrovarsi senza servizio di recapito della corrispondenza pregiata, incrinando così il ruolo istituzionale svolto da Poste Italiane attraverso l'offerta di servizi essenziali;
il servizio postale su tutto il territorio nazionale, ormai da tempo, è in una situazione di grave crisi, ed è intenzione da parte di Poste Italiane di ridimensionare l'attività di recapito della corrispondenza di posta pregiata presso il bacino di Bisaccia e Lioni con il taglio delle zone di recapito che produrrà effetti devastanti e rilevanti con conseguenze occupazionali nell'intera provincia di Avellino. A denunciarlo sono le organizzazioni sindacali di categoria, le R.S.U. ed i lavoratori delle Poste Italiane, creando sconcerto e proteste da parte delle istituzioni locali;
i dati che vengono forniti sembrano attestare che in regioni di primaria importanza come la Campania, il sevizio ha raggiunto un livello per nulla soddisfacente per le esigenze dei cittadini;
la dirigenza stessa, ha giustificato la inefficienza esistente, tentando anche di attribuire ai dipendenti di Poste Italiane la responsabilità dei disagi denunciati dai cittadini in questi giorni. Tale scusante lascia perplessi, con riferimento alla serietà di coloro che hanno tentato di scaricare sui dipendenti del tutto estranei alle responsabilità di tali inefficenze;
l'amministrazione di Poste Italiane, nonostante il taglio delle zone che vuole portare a compimento, continua ad affidare il servizio di micrologistica su tutto il

territorio Campano ad accollatari privati, a discapito dei dipendenti in forza alle Poste -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendono assumere per porre fine a questo stato di cose, migliorare il servizio ed eventualmente sanzionare per inefficienza la Società Poste Italiane qualora dovesse persistere tale decisione e se intendono intervenire utilizzando anche le collaborazioni previste dall'articolo 2 comma 303 della legge finanziaria per l'anno 2008 al fine di porre rimedio a tale vicenda.
(4-01142)

Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo in esame concerne la riorganizzazione del servizio di recapito in alcuni comuni dell'alta Irpinia, in provincia di Avellino.
Al riguardo la società Poste italiane s.p.a ha precisato che la riorganizzazione del servizio di recapito, attivata nel contesto del «Progetto innovazione recapito» sull'intero territorio nazionale, non prevede una dismissione generalizzata delle zone di recapito montane ma una razionalizzazione finalizzata a migliorare la qualità del servizio offerto, attraverso un riequilibrio del numero delle zone di recapito in linea con le esigenze espresse dalla clientela e dai volumi di attività.
La concessionaria ha, inoltre, riferito di aver provveduto a concentrare le attività di recapito nei centri di distribuzione che, nel caso dei comuni dell'Alta Irpinia, sono posizionati a Lioni e Bisaccia e di aver affidato i servizi di micrologistica ad una società esterna che opera sul territorio.
La società ha assicurato, infine, che per quanto riguarda le ricadute occupazionali paventate dall'interrogante, l'implementazione del progetto non ha prodotto conseguenze negative né sul piano occupazionale né in termini di mobilità territoriale delle risorse umane applicate e che non si registrano, inoltre, improprie attribuzioni di responsabilità nei confronti del personale né particolari criticità concernenti lo svolgimento del servizio.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

IANNARILLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
martedì 15 luglio, intorno alle 3 della notte, un ordigno esplosivo di grandi dimensioni è esploso all'interno della sala Bingo di Ferentino, situata in via Casilina;
la bomba ha divelto alcuni muri prospicienti il parcheggio antistante il locale;
quello di ieri rappresenta l'ottavo attentato nei confronti dello stesso locale;
l'ultimo attentato risale a non più di due settimane fa, quando la struttura era stata distrutta da quattro ordigni posizionati all'interno del locale;
in occasione del penultimo attentato era rimasta ferita una guardia giurata in servizio di vigilanza all'esterno del Bingo;
tre anni fa venne appiccato un incendio che distrusse l'intera struttura;
ancor prima i titolari avevano subito ulteriori minacce perpetrate mediante il posizionamento all'ingresso della sala di alcuni ordigni, per fortuna, trovati e rimossi inesplosi;
la struttura restaurata era stata inaugurata appena lo scorso anno -:
se sia a conoscenza dell'ennesimo attentato (l'ottavo, nella fattispecie) subito dalla sala Bingo di Ferentino nel corso degli ultimi sette anni e se non ritenga opportuno mettere in atto ogni possibile soluzione atta a scongiurare il reiterarsi degli attentati e se non ritenga opportuno dotare gli organi di pubblica sicurezza operanti sul territorio della provincia di Frosinone di maggiori risorse, in termini di uomini e mezzi, per garantire l'incolumità degli imprenditori della zona, dei lavoratori e della popolazione locale, anche e soprattutto alla luce della delicata collocazione geografica della Ciociaria, vero e proprio ammortizzatore di tutte quelle realtà criminogene esistenti nel nostro Paese e che svolgono, nello specifico, la propria attività criminosa tra la Campania e la capitale.
(4-00732)

Risposta. - L'episodio avvenuto il 15 luglio 2008 ai danni della sala bingo di Ferentino (FR), colpita da un attentato dinamitardo, vede in corso approfondite indagini condotte dalla squadra mobile della questura di Frosinone, nell'ambito della quale è stato costituito un apposito «pool» di investigatori. Tali indagini, svolte sotto la direzione dell'autorità giudiziaria competente, sono coperte da segreto.
A seguito del fatto è stato potenziata l'attività di prevenzione e controllo del territorio anche a mezzo di «volanti» della questura e di pattuglie «radiomobili» del Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri. Tali interventi consistono, soprattutto nelle ore notturne, in ripetuti passaggi davanti alla sede della sala bingo e nelle strade limitrofe, e il costante contatto con il personale di vigilanza privata presente sul posto. Sono stati, altresì, intensificati i controlli di polizia amministrativa nel settore del gioco del bingo e delle attività connesse, anche in collaborazione con il comando provinciale della guardia di finanza.
Sugli organici delle forze di polizia, va detto che alla questura di Frosinone e nei dipendenti Commissariati di pubblica sicurezza di Cassino, Fiuggi e Sora prestano servizio complessivamente 343 appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, rispetto alle 335 unità previste in organico (il dato è aggiornato al 1o luglio 2008). Contribuiscono inoltre alla funzionalità degli uffici 34 appartenenti ai ruoli tecnici della polizia di Stato e 52 appartenenti all'amministrazione civile dell'interno. I reparti della polizia stradale e della polizia ferroviaria dispongono rispettivamente di 157 e 39 unità di personale, che concorrono all'attività di prevenzione generale e di controllo del territorio. Nel maggio scorso è stata disposta l'assegnazione agli uffici della polizia di Stato ubicati nel frusinate di 6 operatori.
Relativamente alle dotazioni di automezzi, attualmente la questura di Frosinone dispone di 25 autovetture per i servizi di controllo del territorio a fronte delle 17 previste dalle vigenti disposizioni regolamentari, di 14 autovetture con colori d'istituto e 31 con colori di serie. Sono disponibili, altresì, 1
camper per ufficio mobile e 1 fuoristrada con colori d'istituto, nonché 12 motocicli, di cui 10 con colori d'istituto. Dal 2006 sono state assegnate a tale ufficio di polizia 21 autovetture, di cui 9 per l'attività di controllo del territorio.
La sezione della polizia stradale, invece, dispone di 15 autovetture e 15 motocicli con colori d'istituto, oltre a 2 autovetture con colori di serie. Ulteriori assegnazioni agli uffici della polizia di Stato ubicati nella provincia in argomento potranno avvenire in occasione delle future immissioni in servizio di automezzi. Per quanto concerne le dotazioni di materiale informatico, nell'ultimo biennio il ministero dell'interno ha assegnato alla questura di Frosinone 30
personal computer e 28 fotocopiatrici multifunzione; sono in corso di assegnazione 2 stampanti di rete.
Il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri dispone di 1 reparto operativo, 6 compagnie e 55 stazioni, con una forza effettiva di 743 militari, mentre la guardia di finanza dispone di 2 compagnie, 2 tenenze e 2 brigate, con una forza complessiva di 241 militari, i quali, anche se con prevalenti compiti di polizia economica e finanziaria, concorrono all'esecuzione dei piani coordinati di controllo del territorio. Il dispositivo delle forze di polizia nella provincia è integrato con il concorso del Reparto prevenzione crimine della polizia di Stato, che, nel 2007, ha dispiegato in quel territorio 74 pattuglie con 222 operatori.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MADIA e META. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le modalità di intervento per il contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno degli aeroporti sono regolate dalla legge quadro sull'inquinamento acustico 26 ottobre 1995, n. 447, e da altri decreti ministeriali attuativi, nel quadro dei meccanismi regolativi e degli standard

internazionali della International civil aviation organization;
in data 3 luglio 2007, l'ENAC (Ente nazionale per l'aviazione civile), ha emanato una circolare finalizzata all'attuazione della normativa in materia di contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno aeroportuale;
la circolare fornisce chiarimenti ed interpretazioni delle vigenti disposizioni di legge, allo scopo di uniformare le attività delle Commissioni aeroportuali istituite ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 31 ottobre 1997;
tali commissioni agiscono in ogni aeroporto aperto al traffico civile. Esse sono presiedute dal Direttore aeroportuale e composte da un rappresentante per ognuno dei seguenti soggetti: regione, provincia, comuni interessati, Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente), fornitore dei servizi della navigazione aerea, vettori aerei, società di gestione aeroportuale, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
le commissioni definiscono i confini delle zone di rispetto nell'intorno aeroportuale, al fine di contenere l'inquinamento acustico entro limiti stabiliti;
tra i principali compiti di dette commissioni vi sono, oltre all'individuazione diverse zone di rispetto, la definizione di standard ottimali di minimo impatto, il monitoraggio degli indici di inquinamento da rumore provocati dagli aerei, la predisposizione di piani per la riduzione dell'impatto anche attraverso interventi sul territorio comunale;
il monitoraggio deve avvenire con sistemi costituiti da un numero sufficiente di stazioni periferiche di rilevamento dei livelli sonori prodotti, da una o più stazioni microclimatiche idonee a correlare gli eventi sonori con i dati meteo-climatici e da un centro di elaborazione dati. Spetta alle società di gestione installare, gestire e provvedere alla manutenzione del sistema di monitoraggio del rumore aeroportuale, nonché attuare i piani di abbattimento dell'inquinamento acustico;
sulla base delle risultanze del monitoraggio, le Commissioni adottano le procedure antirumore e contestano le violazioni ai vettori. Il Direttore dell'aeroporto infligge le sanzioni amministrative, riscuotendone il relativo importo che deve essere versato al bilancio dello Stato per venire poi destinato agli interventi di riduzione dell'inquinamento acustico aeroportuale;
risulta all'interrogante che il sistema di monitoraggio sia operativo in molti aeroporti italiani mentre non sarebbe ancora attivo nell'aeroporto di Fiumicino, dove gli aerei continuano a volare anche durante le ore notturne in violazione della normativa;
inoltre, nel Comune di Fiumicino non è stata adottata alcuna misura atta a diminuire l'inquinamento acustico aeroportuale che appare, al contrario, aumentato rispetto al passato visto il continuo incremento del traffico aereo -:
se per l'aeroporto di Fiumicino sia stata nominata la Commissione aeroportuale ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 31 ottobre 1997, quante volte si sia riunita e se il Direttore dell'aeroporto di Fiumicino abbia mai inflitto sanzioni ai vettori per il superamento dei limiti acustici previsti per le zone di rispetto;
se il sistema di monitoraggio dello stato di inquinamento acustico dell'aeroporto «Leonardo da Vinci» previsto dalla normativa sia effettivamente funzionante;
se la Commissione abbia operato e provveduto ad inviare all'ENAC le procedure antirumore così come definite dalla Circolare del 3 luglio 2007; e quali misure si intenda adottare o siano state adottate per diminuire i rumori aeroportuali nel comune di Fiumicino ormai diventati intollerabili.
(4-00519)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, si precisa che la materia relativa all'inquinamento acustico

prodotto dalle infrastrutture aeroportuali è regolamentata da appositi decreti emanati in attuazione dell'articolo 3, comma 1, lettera m), della legge n. 447 del 1995, recante: «legge quadro sull'inquinamento acustico».
Tale normativa prevede, quale principale organo di controllo, la commissione aeroportuale, da istituirsi in tutti gli aeroporti italiani aperti al traffico civile, ai sensi dell'articolo 5 del decreto ministeriale 31 ottobre 1997, recante: «Metodologia di misura del rumore aeroportuale».
Tale commissione è presieduta dal direttore della circoscrizione aeroportuale e vi partecipano un rappresentante della regione, della provincia e del comune interessati, nonché il Ministero dell'ambiente, l'Agenzia Regionale Protezione Ambientale, l'Ente Nazionale Aviazione Civile, la società di gestione e vettori aerei.
In sintesi, i principali obiettivi che la Commissione persegue, in ottemperanza al succitato decreto ministeriale, sono la definizione delle procedure antirumore e la definizione dei confini delle aree di rispetto: zona A, zona B, zona C.
Per quanto riguarda l'aeroporto di Roma Fiumicino, oggetto dell'interrogazione parlamentare in argomento, si fa presente che la commissione aeroportuale si è insediata il 4 aprile 2000 e, nelle riunioni successive, ha assolto il proprio mandato definendo, nel 2001, le procedure antirumore, pubblicate sul volume AIP Italia, redatto dall'ENAV, in accordo con l'articolo 2 del DM 3 dicembre 1999, recante: «Procedure antirumore e zone di rispetto negli aeroporti», approvando all'unanimità, nella riunione del 25 febbraio 2004, i confini delle aree di rispetto.
Un ruolo importante nella gestione della problematica in analisi è giocato dal sistema di monitoraggio del rumore, progettato in base alle disposizioni del DM 20 maggio 1999, recante: «Criteri per la progettazione dei sistemi di monitoraggio per il controllo dei livelli di inquinamento acustico in prossimità degli aeroporti nonché criteri per la classificazione degli aeroporti in relazione al livello di inquinamento acustico». A tal proposito, si riferisce che l'ARPA Lazio, responsabile su scala regionale della verifica dell'efficienza di tali sistemi, ha fatto presente di aver verificato che, nell'aeroporto in questione, il sistema è costituito da nove centraline fisse, che funzionano a regime.
La normativa in materia, in caso di violazione delle procedure antirumore, prevede l'irrogazione di sanzioni amministrative, elevate e riscosse dal direttore della circoscrizione aeroportuale, ma non risulta che nell'aeroporto in esame siano state finora elevate sanzioni.
Per garantire la completa attuazione della normativa vigente in materia, questo Ministero, sensibile al disagio manifestato dalla popolazione abitante nell'intorno aeroportuale, ha recentemente invitato la direzione dell'aeroporto di Roma Fiumicino a sollecitare la società di gestione nella predisposizione del progetto previsto all'articolo 2 del DM 29 novembre 2000, e a riferire sulla tempistica e le modalità dell'intervento.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MANCUSO, FRASSINETTI e GRANATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie divulgate sui media locali che nelle province di Novara e V.C.O. siano scomparsi circa 400 cani nell'anno 2007;
gli animali rubati, o più probabilmente rapiti, vengono utilizzati nelle attività di accattonaggio o, peggio, per i combattimenti clandestini;
probabilmente si tratta di un vero e proprio racket, che opera tanto nei capoluoghi, quanto in altre località delle due province;
circa due famiglie su cinque ospitano nelle proprie case almeno un animale;
è necessario intervenire per consentire alle forze dell'ordine di diminuire le

sofferenze di questi animali seviziati e torturati a morte nonché per tranquillizzare le numerosissime famiglie italiane che ospitano cani e gatti nelle proprie case-:
se siano state avviate indagini relativamente a tali fenomeni.
(4-00281)

Risposta. - Sulla scomparsa dei cani nei territori delle province di Novara e Verbano Cusio Ossola sono state interessate le questure competenti.
Nell'intera provincia di Novara, sono state presentate sette denunce per la sottrazione di cani nell'anno 2007 e 3 nella prima metà del 2008. La questura, che non dispone di elementi concreti che lascino pensare ad un utilizzo degli animali in combattimenti clandestini o in altre attività illegali, ha, comunque, interessato della questione sia l'ufficio prevenzione generale soccorso pubblico (squadra volante) per il controllo del territorio, sia la squadra mobile per l'espletamento dell'attività investigativa.
Diversa è la situazione della provincia di Verbano Cusio Ossola, dove il fenomeno è sconosciuto non soltanto alla questura, ai carabinieri e locale polizia provinciale, ma anche al Corpo forestale dello Stato, al quale è demandata anche la competenza in materia di prevenzione di reati di questo tipo.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MANCUSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da un comunicato stampa di Strategia Italia SGR, in data 19 dicembre 2007, risulta l'acquisizione del 33 per cento di Laghi Baite Land S.r.l. e che l'investimento è destinato a sostenere un progetto per la creazione del primo parco tematico in Italia, situato a Cumiana (Torino) e basato sulla concezione di «zoo immersivo» di ultima generazione. Strategia Italia ha deciso di affiancare la proprietà fornendo le risorse strategiche e finanziarie necessarie a realizzare il progetto, che prevede un investimento complessivo di 12,800 milioni di euro in 5 anni;
Strategia Italia è una società di gestione del risparmio controllata dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - già Sviluppo Italia - e quest'ultima, impegnata per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, è stata oggetto più volte di interrogazioni parlamentari in ordine alla correttezza del suo operato. A quanto risulta, più volte Sviluppo Italia è intervenuta con programmi di investimenti nel campo turistico ed in particolar modo dei parchi di divertimento tanto da far pensare che questo sia il suo unico filone di intervento (parco Tematico di Recalbuto, parco di divertimenti a Sciacca);
azionista dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, è il Governo italiano tramite la Presidenza del Consiglio dei Ministri che, di conseguenza, ha poteri di indirizzo, controllo e indagine;
attualmente la società Laghi baite è denominata gruppo Laghi Baite s.r.l. con sede legale a Cumiana (Torino) in Strada Piscina n. 36 e svolge attività di esercizio pubblico di somministrazione di alimenti e bevande, tipologia «A» e tipologia «B»; gestione di orti botanici e giardini zoologici compresi i mini zoo per bambini; gestione di parchi di divertimento;
la storia di questa società evidenzia come elemento fondamentale della sua attività, sia stata e sia l'attività di ristorazione alla quale fa da supporto la gestione di un parco annesso, che all'origine era una semplice area verde con animali autoctoni, tant'è che ne era consentito l'ingresso gratuito ai clienti del ristorante. Per tale motivo appare inspiegabile che la società risulti inserita nell'ALLEGATO I della Nota del Ministero della Salute prot. DGVA.VIII/10913/P - I.8.d/108 del 14 marzo 2006, che elenca i Giardini Zoologici Nazionali;

il Gruppo Laghi baite, che gestisce sia il ristorante che l'annesso «parco», ha recentemente realizzato all'interno di quest'ultimo, denominato «Baitelandia» , un recinto per tigri denominato «tiger temple-conservation station» ed ha in progetto la costruzione di una struttura «zoo immersivo» che prevede l'inserimento di un numero imprecisato di specie esotiche;
con decreto legislativo del 21 marzo 2005, n. 73 è stata data attuazione alla Direttiva 1999/22/CE, relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici, e tale Decreto detta norme in materia di giardini zoologici finalizzate a potenziarne il ruolo nella conservazione della biodiversità, allo scopo di proteggere la fauna selvatica e di salvaguardare la stessa diversità biologica;
i giardini zoologici, in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 3, devono ottenere apposita licenza, rilasciata dal Ministero dell'ambiente di concerto con i Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali, sentita la Conferenza unificata (articolo 4 del decreto legislativo 73/2005) -:
se il Governo ritenga:
a) che investire in parchi di divertimento con animali selvatici non autoctoni risulti in linea con le indicazioni dell'articolo 1 del decreto legislativo 73/2005, ovvero se i parchi di divertimento, in particolare il parco previsto a Cumiana, siano da considerarsi idonei per la protezione della biodiversità di specie esotiche;
b) che la protezione della biodiversità e delle specie esotiche in via di estinzione sia attuabile mediante la riproduzione in cattività ex situ e l'utilizzo degli esemplari per esposizione in luoghi estranei all'habitat naturale per ambiente e clima;
c) al contrario, di non dover sovvenzionare tramite le società di cui è azionista, nuovi parchi con animali esotici, che sono di fatto solo un nuovo volto del business, trasferendo le risorse finanziarie a disposizione dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., già Sviluppo Italia, su settori produttivi e manifatturieri;
se la società Laghi baite Srl, gestore nel 2006 del parco di Cumiana abbia ottenuto la licenza di cui all'articolo 4 del decreto legislativo citato e, in caso affermativo, in base a quali criteri attinenti alla protezione della biodiversità.
(4-00419)

Risposta. - In merito a quanto richiesto nell'atto di sindacato ispettivo in esame, va preliminarmente precisato che non rientra nelle competenze del Ministero della tutela del territorio e del mare l'aspetto di finanziamento delle strutture zoologiche, ma ai sensi di legge è compito di questa amministrazione esclusivamente l'accertamento dei requisiti indicati dalla normativa per il rilascio della apposita licenza, nonché la verifica delle finalità di potenziamento del ruolo degli zoo nella conservazione della biodiversità.
A tal proposito è importante ricordare che la materia è stata riordinata e rivista con il decreto legislativo n. 73 del 2005, il quale all'articolo 1 nel dare la definizione di giardino zoologico così testualmente recita: «Ai fini del presente decreto per giardino zoologico si intende qualsiasi struttura pubblica o privata che persegue le finalità di cui all'articolo 1, ha carattere permanente e territorialmente stabile, è aperta ed amministrata per il pubblico almeno sette giorni all'anno ed espone e mantiene animali vivi di specie selvatiche, anche nate ed allevate in cattività appartenenti, in particolare, ma non esclusivamente, alle specie animali di cui agli allegati al regolamento (CE) n. 338/97, del Consiglio, del 9 dicembre 1996, e successive attuazioni e modificazioni, alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, nonché al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni».
Il decreto citato prevede all'articolo 4 il rilascio di una specifica licenza che qualifichi la struttura interessata come giardino zoologico, per ottenere la quale viene effettuata una complessa istruttoria tesa a

verificare la rispondenza della struttura stessa ai requisiti prescritti nell'articolo 3 del medesimo decreto per riconoscerne l'idoneità.
L'istruttoria prende avvio esclusivamente su istanza di parte, e non d'ufficio, pertanto al ministero risultano in essere circa ottanta pratiche, di cui nessuna ancora conclusa con il rilascio della licenza sopra indicata.
I requisiti, fra i quali quello di perseguire scopi di conservazione, ricerca scientifica ed educazione del pubblico (articolo 3 del decreto legislativo n. 73 del 2005), vengono accertati preliminarmente procedendo all'esame della documentazione pervenuta a cura della direzione protezione della natura di questa amministrazione e, successivamente, acquisendo le valutazioni di un'apposita Commissione di esperti nominati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da quello delle politiche agricole, alimentari e forestali e dal Ministero della salute. La valutazione della commissione di esperti presuppone uno specifico, sopralluogo di verifica, così come stabilito dall'articolo 6 e dall'allegato 4, lettera B, punto 1, del decreto legislativo n. 73 del 2005.
A conclusione dell'istruttoria, una volta rilevata la sussistenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge, può essere concessa la licenza.
Ottenuta la licenza, la struttura viene sottoposta a controllo con cadenza almeno annuale, come dispone l'articolo 6, e può esserne disposta la chiusura qualora venga meno anche un solo requisito prescritto o vengano accertate ripetute e reiterate irregolarità, ai sensi dell'articolo 4, comma 2 punto b.
Si può inoltre segnalare che per quel che riguarda l'aspetto di «parco divertimenti», in osservanza di quanto prescritto nell'allegato 1, lettera A, punto 4 del citato decreto legislativo, un giardino zoologico può prevedere degli appositi spazi ricreativi per il pubblico, purché lontano dai recinti degli animali, isolati acusticamente per non arrecare loro disturbo e in aree diverse da quelle destinate al mantenimento, alla custodia e all'esposizione al pubblico degli animali.
Riguardo alla conservazione delle specie, la comunità scientifica internazionale considera la conservazione
ex-situ complementare alla conservazione in-situ, tanto che gli studi condotti dall'IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione Alla Natura, istituzione costituita da ricercatori di tutto il mondo che si occupano, fra le altre cose, di monitorare lo status delle specie), hanno portato a ritenere che le reintroduzioni, se correttamente gestite, possono essere di beneficio alle popolazioni naturali ed anche alle intere biocenosi.
Il gruppo di specialisti dell'IUCN è attivo nello sviluppo di programmi di riproduzione e facilita il coordinamento dei programmi regionali.
Con riferimento alla specifica struttura denominata giardino zoologico Baitelandia, come già indicato in premessa, si rende noto che ad oggi non ha ancora ottenuto la licenza quale giardino zoologico e l'istruttoria che la riguarda è tuttora in corso. La sua idoneità a perseguire le finalità di cui all'articolo 1 del decreto-legislativo n. 73 del 2005 e il rispetto dei requisiti di cui all'articolo 3 del medesimo decreto, saranno stabiliti dall'analisi della documentazione, al momento in corso e in via di integrazione, e dalla valutazione della stessa che verrà data dalla commissione nominata per tale scopo che avrà anche il compito di effettuare un apposito sopralluogo.
Si ribadisce che non essendo state rilasciate licenze ai sensi della nuova disciplina, manca di conseguenza un elenco ufficiale dei giardini zoologici, secondo la normativa attuale, che andrebbero riportati in apposito registro previsto all'articolo 7.
Infine, si rammenta che, in base all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo n. 73 del 2005, sono escluse dal campo di applicazione del suddetto decreto i circhi, i negozi di animali, le strutture che allevano fauna selvatica di cui alla legge n. 157 dell'11 febbraio 1992, le strutture che allevano specie di uccelli e mammiferi per fini zootecnici e agroalimentari e le strutture che espongono un

numero di esemplari o di specie giudicato non significativo ai fini del perseguimento delle finalità di cui all'articolo 1 e tale da non compromettere dette finalità, da individuarsi con provvedimento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministeri della salute e delle politiche agricole, alimentari e forestali, acquisito il parere della commissione scientifica Controlli sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate d'estinzione (CITES).
Qualora una struttura ritenesse di esporre un numero di esemplari o di specie giudicato non significativo, avrà facoltà di presentare istanza di esclusione dal decreto legislativo n. 73 del 2005, e tale istanza verrà sottoposta alle valutazioni della competente Commissione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

MANCUSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è avuta notizia da alcuni organi di informazione di varie uccisioni di soggetti avicoli appartenenti a specie protette;
anche la L.I.P.U. conferma che tra Pavia e Novara sono stati raccolti: un airone cinerino, una poiana, un barbagianni ed un fringuello, tutti abbattuti da pallini sparati da ignoti;
questi esemplari sono stati ricoverati e sottoposti ad accertamenti clinici da parte dei Medici veterinari del Centro recupero fauna selvatica «la Fagiana» a Pontevecchio di Magenta (Milano);
nello stesso fine settimana nei dintorni di Roma sono stati uccisi a fucilate un esemplare di sparviere, uno di gufo ed una poiana e in questi casi il centro recupero L.I.P.U. presso il bioparco di Roma ha confermate le morti per colpi di arma da fuoco da caccia;
in meno di due mesi dall'apertura della caccia sono decine gli episodi di animali selvatici feriti o uccisi di cui si è avuta notizia -:
quali misure intenda adottare il Governo per proteggere la fauna selvatica protetta da attacchi portati da cacciatori privi di scrupoli che, oltretutto, gettano discredito sull'intera platea dei cacciatori italiani nella gran parte rispettosi della legge.
(4-01463)

Risposta. - In merito all'interrogazione a risposta scritta in esame, con la quale si chiede di conoscere quali iniziative il Governo intende avviare per difendere la fauna selvatica protetta da attacchi di cacciatori privi di scrupoli, si comunica quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che già nella legge nazionale venatoria, la legge n. 157 del 1992, sono previsti gli strumenti e le sanzioni per ovviare alla situazione denunciata dall'interrogante.
L'attuazione di tali misure è affidata alle regioni, che dopo la modifica del Titolo V della Costituzione, hanno competenza primaria in materia. Cruciale in tal senso è la disposizione dell'articolo 27 della legge n. 157 del 1992 che identifica in modo particolareggiato le figure cui è affidato il delicato compito della vigilanza venatoria.
Inoltre, si evidenzia che questo Ministero effettua il controllo ordinario sull'attività venatoria tramite il Corpo forestale dello Stato (CFS), operante sul territorio attraverso i propri comandi stazione.
L'attività generica dei suddetti uffici ha portato nell'anno 2007 i seguenti risultati: 802 persone denunciate, oltre 500.000 euro di sanzioni amministrative, 556 armi e 5.500 mezzi di caccia non consentiti sequestrati, oltre 4.500 animali sequestrati, di cui circa un terzo vivi, riabilitati presso strutture idonee e liberati. I dati dell'anno 2008, relativi alla complessiva attività in materia del corpo, devono essere ancora elaborati.


Qualora particolari condizioni lo richiedano, il C.F.S. interviene tramite il Nucleo operativo antibracconaggio (NOA), che ha compiti di direzione tecnica e coordinamento delle grandi operazioni per combattere il bracconaggio nelle zone maggiormente colpite da tale fenomeno, nonché di collaborazione con le strutture periferiche per interventi antibracconaggio peculiari o su questioni comunque riguardanti la materia venatoria.
L'organizzazione delle operazioni antibracconaggio si attua con la composizione di reparti operativi, tramite personale in gran parte specializzato proveniente sia dal nucleo centrale sia dai comandi periferici in numero variabile a seconda delle esigenze della singola situazione, che intervengono per periodi determinati.
Tra le maggiori attività di contrasto al fenomeno del bracconaggio si evidenziano:
l'operazione adorno che si svolge geograficamente nella Provincia di Reggio Calabria dalla fine di aprile ai primi di giugno, in occasione e per la tutela del passo dei rapaci in migrazione;
l'operazione pettirosso nella Provincia di Brescia, dalla fine di settembre ai primi di novembre, e le operazioni isole pontine ed Ischia, dalla fine di marzo ai primi di giugno, per la salvaguardia dei passeriformi migratori;
l'operazione Margherita di Savoia, geograficamente attuata nelle zone umide della provincia di Foggia, dalla fine di settembre ai primi di aprile, in occasione, e per la tutela dei flussi migratori di uccelli acquatici.
Queste attività, associate ad altri particolari interventi richiesti dai Comandi regionali o provinciali, hanno portato il solo NOA, nel corrente anno, a conseguire i seguenti risultati, denotanti una crescita rispetto all'anno precedente: 173 persone denunciate, oltre 5.000 euro di sanzioni amministrative, 62 armi e 2.500 mezzi di caccia non consentiti sequestrati, 1.135 animali sequestrati, di cui circa la metà vivi, consegnati per la riabilitazione a strutture idonee e quindi liberati.
Il NOA è pronto in ogni momento ad organizzare specifiche operazioni qualora le condizioni di straordinarietà lo giustifichino ed i comandi territoriali del corpo o altre amministrazioni lo richiedano.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

MESSINA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 9 luglio 2003 si teneva una conferenza di servizio presso la Direzione generale delle infrastrutture della navigazione marittima ed interna del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'individuazione della circoscrizione dell'Autorità portuale di Trapani, istituita con decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, alla presenza delle autorità competenti;
nella suddetta conferenza si stabiliva un'intesa preliminare affinché venissero trasferite, a titolo gratuito, al comune di Trapani, previa sdemanializzazione, la pertinenza demaniale denominata «la Colombaia» assieme al fabbricato basso ad essa limitrofo e affinché, in contropartita quale permuta a titolo gratuito, venisse trasferito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e successivamente all'Autorità portuale, l'immobile denominato il «Lazzaretto» di proprietà del comune di Trapani;
successivamente agli accordi del 9 luglio 2003 l'Assessorato alla presidenza della regione Sicilia, chiedeva alla Capitaneria di porto di Trapani, con nota prot. n. 7689 del 23 ottobre 2003, che l'immobile «la Colombaia» fosse consegnato nelle more delle procedure di trasferimento alla regione siciliana per realizzare attività culturali;
la Direzione generale per la navigazione marittima ed interna del Ministero dei trasporti ha recentemente avviato una

procedura per la soppressione e messa in liquidazione dell'Autorità portuale di Trapani;
ad oggi l'immobile la «Colombaia» è lasciato all'incuria e versa in condizioni di degrado tali da costituire pericolo per l'incolumità pubblica e tali da aver richiesto l'emissione di diverse ordinanze da parte della Capitaneria di porto per vietare l'accesso all'immobile e la navigazione nel tratto di mare circostante;
il comune di Trapani, a seguito degli accordi raggiunti nella succitata conferenza del 9 luglio 2003 aveva manifestato l'intendimento di farsi carico degli interventi urgenti per evitare il crollo dell'immobile;
il complesso la «Colombaia», la cui fondazione risale ad oltre duemila anni fa, costituisce non solo un patrimonio d'eccezionale valore storico, architettonico e culturale, ma riveste anche un particolare valore simbolico per i cittadini di Trapani;
è necessario intervenire urgentemente con azioni che portino al recupero del sito -:
se sia ancora in atto la procedura di sdemanializzazione e il trasferimento del bene nel patrimonio del comune di Trapani ed eventualmente con quali tempi si provvederà all'attuazione;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire con un provvedimento che stabilisca innanzitutto misure urgenti di restauro dell'immobile volte alla salvaguardia dell'incolumità pubblica;
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire con un provvedimento che renda possibile l'uso dell'immobile restituendo in tal modo uno spazio collettivo ai cittadini di Trapani legati ad un bene che appartiene al loro patrimonio storico, tanto da essere riprodotto nello stemma comunale, e che ha ancora per i trapanesi il valore di simbolo della città.
(4-00433)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il castello «Colombaia» sorge sull'isoletta omonima posta a protezione del versante occidentale del porto di Trapani e risulta di notevole importanza storica e monumentale.
Fino agli anni '60 ha funzionato come carcere, da allora in disuso si sta deteriorando sempre più rapidamente anche a causa di vari atti vandalici.
Il manufatto necessita pertanto di urgenti interventi edilizi onde prevenire nuovi e più gravi cedimenti strutturali.
Nell'anno 2001, antecedentemente alla costituzione dell'autorità portuale di Trapani, l'allora competente autorità marittima emanò un'apposita ordinanza di interdizione all'accesso al castello ai fini della tutela della pubblica incolumità.
In data 23 ottobre 2002, la Presidenza della regione Sicilia ha richiesto la consegna dell'immobile denominato «Colombaia» per la realizzazione di attività culturali, nelle more del trasferimento dell'immobile stesso al demanio della regione Sicilia.
Nelle date 17 febbraio e 30 giugno del 2003, la stessa Presidenza della regione Sicilia aveva altresì richiesto l'interruzione della procedura di affidamento mediante concessione demaniale marittima al comune di Trapani dell'immobile in questione e ribadito la richiesta di trasferimento dello stesso dal demanio statale al demanio regionale.
In data 27 gennaio 2003, è stata costituita l'associazione «Salviamo la Colombaia», che ha promosso una raccolta di firme al fine di salvaguardare il monumento e che, più recentemente, ha proposto alla prefettura di Trapani e ad altri enti interessati, tra cui il comando generale delle capitanerie di porto e l'autorità portuale, la costituzione di un «tavolo tecnico permanente» per il recupero del castello.
In data 9 luglio 2003, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha indetto una conferenza di servizi istruttoria riguardo alla delimitazione della circoscrizione dell'autorità portuale di Trapani cui ha partecipato anche un rappresentante della regione siciliana. In tale sede è stata delineata un'intesa che prevede, tra l'altro, il passaggio

a titolo gratuito, previa sdemanializzazione, del compendio demaniale marittimo al comune di Trapani con preliminare assenso del rappresentante dell'assessorato territorio ed ambiente della regione Sicilia ed il contestuale trasferimento di un altro immobile denominato «Lazzaretto» di proprietà del predetto comune all'autorità portuale.
Il castello della Colombaia ed i fabbricati annessi risultano tuttora iscritti ai nn. 74 e 75 del modello 23/D delle pertinenze demaniali marittime e, ai sensi del decreto ministeriale del 30 luglio 2003, sono ricompresi nell'ambito della circoscrizione territoriale dell'Autorità portuale di Trapani attualmente in fase di liquidazione come disposto dal decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2007 «soppressione dell'autorità portuale di Trapani».
All'attualità, pertanto, la gestione delle aree demaniali marittime e delle relative pertinenze incluse nella circoscrizione territoriale come sopra definita è tuttora esercitata dall'autorità portuale - gestione di liquidazione.
In dipendenza delle decisioni assunte nella conferenza dei servizi del 9 luglio 2003, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato il procedimento di sdemanializzazione del compendio demaniale della Colombaia, ferma restando la necessità di acquisire preliminarmente dal comune di Trapani il compendio denominato «Lazzaretto», ai fini dell'incameramento di quest'ultimo tra le pertinenze demaniali marittime, ai sensi degli articoli 29 e 49 del codice della navigazione.
Ad oggi, pur non ravvisandosi più alcune rivendicazioni da parte della regione Sicilia sul compendio Colombaia che possano essere di impedimento agli impegni assunti nella conferenza dei servizi del 9 luglio 2003, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rileva invece che l'amministrazione provinciale di Trapani, con istanza di accesso agli atti amministrativi e di partecipazione al procedimento
ex legge 241 del 1990, ha fatto conoscere di avere elaborato un progetto di massima volto al recupero del complesso monumentale per destinarlo ad «Osservatorio per le scienze del mare» e di voler concorrere con il comune di Trapani al procedimento di sdemanializzazione in corso.
Premesso quanto sopra, pur evincendosi una sovrapposizione d'interessi da parte dei richiamati enti locali portatori di rilevanti e differenti interessi pubblici, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, onde procedere al recupero ed alla valorizzazione della Colombaia, ha posto in essere le sotto elencate azioni di competenza:
1) prosecuzione del già avviato procedimento di sdemanializzazione, interessando nuovamente anche la competente agenzia del demanio che, al momento, non ha fatto conoscere le proprie determinazioni sulla tematica;
2) in data 2 settembre 2008 ha dato disposizione al locale compartimento marittimo di indire una nuova conferenza dei servizi, interessando la prefettura - Ufficio territoriale del Governo richiedendo la partecipazione dell'amministrazione provinciale di Trapani, nonché della competente Agenzia del demanio, al fine di ricercare una quanto più favorevole soluzione che contemperi tutti i rilevanti interessi pubblici coinvolti nella questione oggetto dell'interrogazione.
In data 17 settembre 2008, la Capitaneria di porto di Trapani ha riferito che la locale prefettura si è impegnata a convocare al più presto la prevista riunione tra gli enti interessati e che il Presidente della provincia di Trapani ha confermato l'esistenza di un progetto esecutivo finalizzato al recupero ed al riutilizzo del bene demaniale in argomento riservandosi di confermare la disponibilità del relativo finanziamento.
Allo stato attuale, l'auspicata riunione non è ancora stata indetta da parte della prefettura in quanto l'Agenzia del demanio ha riscontrato alcune problematiche nell'iter relativo al procedimento di sdemanializzazione del manufatto.
Infine, per quanto concerne un eventuale utilizzo medio tempore per fini pubblici dell'immobile, il comando generale delle capitanerie di porto fa sapere che allo stato attuale nessuna ulteriore richiesta di consegna risulta presentata presso la capitaneria

di porto di Trapani neppure al fine di procedere ad un restauro conservativo del manufatto in oggetto e che la locale Autorità marittima non ha notizia di richieste di concessione avanzate presso l'autorità portuale.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale svedese Electrolux produttrice di elettrodomestici ha inopinatamente deciso la chiusura dello stabilimento di Scandicci (Firenze) ponendo a rischio l'occupazione di diverse centinaia di lavoratori;
trattasi di una decisione che ad avviso dell'interrogante non trova credibili motivazioni di strategia industriale e che, anzi, nonostante proposte sindacali, degli enti locali e dell'Università di Firenze, risulta pregiudizialmente arroccata senza alcuna apparente possibilità di costruttivo confronto finalizzato ad individuare una mediazione accettabile al fine di salvaguardare essenziali livelli occupazionali -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere a tutela dei livelli occupazionali dell'Electrolux di Scandicci.
(4-00227)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni acquisite presso gli uffici del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e della competente amministrazione territoriale, si rappresenta quanto segue.
Il gruppo Electrolux, colosso mondiale degli elettrodomestici, occupa in Italia 8.500 dipendenti suddivisi in nove stabilimenti.
All'inizio del 2006, la società in parola ha avanzato richiesta di trattamento straordinario di integrazione salariale, per crisi aziendale, relativamente allo stabilimento di Scandicci, richiesta autorizzata per il periodo dal 1o gennaio 2006 al 31 dicembre 2006.
Nel corso del 2008, l'Electrolux, a fronte del perdurare delle condizioni estremamente critiche del settore della refrigerazione in Europa e delle particolari condizioni di deterioramento competitivo dei siti italiani, si è trovata nella condizione di dover determinare, nello scorso mese di maggio, la cessazione della produzione di apparecchiature nello stabilimento di Scandicci, a partire dal maggio 2009, e la concentrazione della produzione nello stabilimento di Susegana (Treviso).
Il gruppo Electrolux, anche sulla scorta delle preoccupazioni manifestate dalle organizzazioni sindacali e dai rappresentanti degli enti locali, si è mostrato comunque disponibile alla ricerca di soluzioni volte a ridurre il grave impatto occupazionale derivante dalle decisioni societarie.
Alla fine dello scorso mese di luglio, i rappresentanti della società e le rappresentanze sindacali hanno raggiunto un'intesa avente ad oggetto il riassorbimento di 370 lavoratori su 436 attuali dipendenti e la riqualificazione dei sito produttivo, intesa ratificata, nel mese di settembre, con un accordo sottoscritto presso il Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali.
Successivamente, nello scorso mese di ottobre, è stato sottoscritto un verbale di accordo tra le parti, nel corso di un incontro alla presenza del Ministro del lavoro, nell'ambito del quale il Gruppo Electrolux Italia, nell'illustrare le strategie ipotizzate per il rilancio competitivo dei propri prodotti, ha ribadito la piena disponibilità a facilitare la reindustrializzazione dello stabilimento di Scandicci al fine di potere garantire opportunità occupazionali al maggior numero degli attuali dipendenti dello stabilimento.
Gli strumenti gestionali funzionali alla cessazione delle attività dello stabilimento di Scandicci, individuati nell'ambito del predetto accordo, sono i seguenti:
ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per cessazione attività per tutti i dipendenti;

nuova assunzione per 370 dipendenti da parte della società Sol Energes, controllata dalla società Mercatech, per il periodo che va dall'ultimo trimestre del 2008 fino al primo trimestre del 2010;
un percorso di ricollocazione volto a promuovere direttamente o indirettamente la ricerca di occupazione dei lavoratori in CIGS;
collocazione in mobilità dei dipendenti che hanno titolo per la pensione di vecchiaia/anzianità, ovvero maturino i necessari requisiti durante il periodo individuale di mobilità;
risoluzione incentivata del rapporto di lavoro.

Il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali seguirà con attenzione lo stato di avanzamento del programma al fine di tutelare le posizioni dei lavoratori in parola.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella legge finanziaria per il 2007 sono contenute norme finalizzate alla «razionalizzazione» del ruolo e dei servizi della Polizia stradale;
il Governo Prodi ha previsto e realizzato una incomprensibile soppressione di sedi e distaccamenti della Polizia stradale in Toscana;
risulta incomprensibile la contraddizione tra più significative misure di severità contenute nel nuovo «Codice della strada» a seguito della preoccupante recrudescenza di incidenti stradali con una drammatica scia di vittime e il contemporaneo indebolimento dello strumento essenziale di controllo rappresentato dalla Polizia stradale esempio, invidiatoci anche all'estero, di notevole esperienza specializzata nel settore;
particolare apprensione si è registrata in Volterra (Pisa) ove si è provveduto a sopprimere la presenza della Polizia stradale nonostante la pericolosità della strada statale n. 429 ed addirittura la presenza già definita di una nuova sede per la stessa Polizia stradale con nuovi locali non utilizzati -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere in merito onde rettificare la suesposta criticabile decisione del Governo Prodi di «taglio» nei confronti della Polizia stradale ed, in particolare, per scongiurare la soppressione della Polizia stradale in Volterra.
(4-00254)

Risposta. - La procedura per la soppressione del distaccamento di polizia stradale di Volterra - prevista nell'ambito di un complessivo piano di razionalizzazione dei presidi di specialità - è stata avviata a giugno 2007, ma a tutt'oggi nessuna definitiva decisione è stata assunta per la formale dismissione del reparto, che peraltro già da mesi, a causa dell'inagibilità della vecchia sede, non dispone di propri locali.
Nelle more di ulteriori determinazioni sono state interrotte le trattative per l'acquisizione di un nuovo immobile e, a seguito della sospensione dell'attività del distaccamento dovuta alle carenze igienico-sanitarie dell'edificio ove era ospitato, il personale ivi operante è stato trasferito. In particolare: tre dipendenti del reparto sono stati dislocati, in via definitiva, al Commissariato di pubblica sicurezza di Volterra, alla sezione polizia stradale di Pisa e alla sottosezione autostradale della polizia stradale di Montecatini Terme; cinque dipendenti sono aggregati al Commissariato di pubblica sicurezza di Volterra, tre alla Sezione di Pisa ed uno è stato distaccato, per ragioni familiari, alla sottosezione autostradale della polizia stradale di Angri (Salerno). Altri due agenti, recentemente assegnati al distaccamento, sono stati temporaneamente aggregati, per preferenza sede, al Commissariato di pubblica sicurezza di Volterra.
Il personale assegnato alla sezione del capoluogo è attualmente impiegato nei servizi

di vigilanza stradale lungo la superstrada «Firenze-Pisa-Livorno», continuando l'attività di pattugliamento in precedenza svolta in seno al distaccamento di Volterra. I dipendenti che prestano servizio presso il Commissariato di pubblica sicurezza di Volterra operano, invece, nell'attività di controllo del territorio (pronto intervento 113), intervenendo, altresì, a seguito di incidenti stradali sia nel centro abitato sia lungo le arterie stradali strada regionale n. 68 «Val di Cecina» e strada regionale n. 439 «Sarzanese Caldera» (già rientranti tra gli itinerari principali del distaccamento di Volterra).
I provvedimenti relativi al distaccamento, di Volterra non hanno alcuna ripercussione sull'attività di vigilanza sulla strada statale n. 429 «di Val d'Elsa», cui fa riferimento l'interrogazione. Infatti, il pattugliamento di tale arteria - ricadente nel territorio delle province di Firenze e Siena - non rappresentava una priorità operativa del reparto di Volterra, rientrando esso nella competenza del distaccamento polizia stradale di Empoli, che continua a garantire il servizio nei tratti extraurbani, con l'intervento delle polizie locali nelle aree di attraversamento dei numerosi centri urbani di apprezzabili dimensioni, fra i quali Poggibonsi, Certaldo e Castelfiorentino.
Quanto alla pericolosità della strada statale n. 429, le pattuglie del distaccamento di Volterra, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2007, hanno rilevato complessivamente soltanto 3 incidenti lievissimi, l'ultimo dei quali nel 2004.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Tagikistan rappresenta l'estremo confine dell'OSCE con l'Afghanistan e per questo è al centro di un'attenzione strategica straordinaria per il nostro Paese, sia per la sicurezza dei nostri militari valorosamente presenti in quel quadrante sia per contrastare il flusso verso ovest tramite il Tagikistan dell'oppio afgano, sia per contribuire alle iniziative di state building così come concretizzato tramite iniziative dell'OSCE di istruzione della polizia di frontiera afgana in Tagikistan;
il 21 luglio 2008 il Presidente Tagiko Enomali Rahmon ha sostenuto l'importanza di una forte intensificazione dei controlli dei confini per contrastare adeguatamente il traffico illegale di droga e armi ed il crimine transnazionale: l'inappropriata protezione dei confini di Stato è causa dell'intensificarsi della situazione criminale nella regione montagnosa;
il 30 luglio 2008 il rappresentante in Tagikistan dell'OSCE Vladimir Pryarhin ed il Ministro degli interni Tagiko Solehov hanno concluso un accordo che prevede un intervento finanziario dell'OSCE finalizzato a mettere in sicurezza i depositi d'armi della Polizia tagika -:
quali iniziative di sostegno e collaborazione col Tagikistan, anche tramite le organizzazioni internazionali di cui fa parte l'Italia, si intendano assumere per proteggere i confini tagiki rispetto al traffico d'armi e droga oltre a rafforzare la collaborazione con la Polizia e l'esercito afgano.
(4-00946)

Risposta. - L'interrogante chiede di sapere «quali iniziative di sostegno e collaborazione col Tagikistan, anche tramite le organizzazioni internazionali di cui fa parte l'Italia, si intendano assumere per proteggere i confini tagiki rispetto al traffico di armi e droga».

1) In merito al traffico di armi, si fa presente quanto segue.
Il confine fra il Tagikistan e l'Afghanistan interessa il lato nord-est dell'Aor (Area of Responsibility) dell'ISAF (International Security Assistance Force), che non risulta avere alcun compito specifico nel contrasto del traffico d'armi.
Il ruolo dell'ISAF nell'ambito dei suoi principali compiti di supporto, consiste nel consigliare e sostenere il Governo afgano nello sviluppo e mantenimento della sicurezza

dei confini attraverso una strategia integrata e nel supportare il Governo afgano nelle attività anti-narcotici.
Per quanto riguarda l'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa) attualmente non sono presenti nell'area osservatori militari di detta organizzazione, che risulta invece impegnata in un'intensa attività preparatoria diplomatica finalizzata a costruire tra le parti un dialogo politico, misure di «confidenza», ed un dialogo tecnico attraverso la collaborazione, ad esempio, nel controllo delle frontiere.
Esistono invece relazioni tra il Tagikistan e la NATO, che risalgono al 1992, quando il Paese aderì al North Atlantic Cooperation Council, più tardi rinominato Euro-Atlantic Partnership Council (EAPC).
Nel 2002 il Tagikistan ha anche aderito alla Partnership for Peace (PfP) al fine di operare al fianco dell'alleanza in settori di comune interesse (formazione, addestramento, assegnazione equipaggiamenti).
In questo ambito ha svolto da subito un ruolo attivo nell'ospitare, partecipandovi, esercitazioni PfP su comando e controllo, pianificazione emergenze civili e cooperazione civile militare.
Nel 2004 l'alleanza ha siglato con il Tagikistan un accordo per il transito logistico in favore di ISAF (viene utilizzato l'aeroporto di Dushanbe).
A livello bilaterale, si fa presente che nella zona di confine in questione non sono dislocati contingenti italiani, che invece gravitano in maggior misura nell'ovest del Paese e secondariamente nella capitale.
Non esiste, inoltre, alcun accordo bilaterale nel settore della difesa in vigore o in corso di negoziazione con il Tagikistan.

2) In merito al traffico di droga, si fa presente quanto segue.
Il Tagikistan è un paese di transito chiave lungo la «rotta nord» del traffico di droga dall'Afghanistan (avendo tra l'altro il più lungo confine con quel paese tra gli Stati dell'Asia centrale). Dal 1996, anno del primo sequestro di eroina, il governo tagiko ha profuso enormi sforzi per contrastare tale fenomeno, tanto che dal 2001 al 2007 sono state complessivamente sequestrate circa 25 tonnellate di eroina. Questi sforzi si sono soprattutto registrati nel quadro delle attività di confisca di oppiacei, che dal 2005 sono in continua crescita, mentre si è registrata una lieve flessione nelle quantità di eroina sequestrata.
Un grande ausilio è stato fornito dalla comunità internazionale, anche attraverso numerosi progetti finanziati dal UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime).
In tale contesto, l'Italia si è ritagliata un ruolo di rilievo, finanziando nel 1999 il progetto UNODC per la creazione della DCA (Drug Control Agency) del Tagikistan, cui il nostro Paese ha contribuito con l'impiego di consulenti di alto profilo. Tale agenzia antidroga ha successivamente ottenuto ulteriori finanziamenti da parte italiana.
Data l'importanza dell'area geografica nel quadro della nostra azione internazionale antidroga, l'Italia assicura inoltre la presidenza regionale del Gruppo di Dublino (foro di consultazione politica e di coordinamento dei principali donatori internazionali nel settore della lotta alla droga) ed ha finanziato l'istituzione del CARICC (Centro Regionale per l'Informazione e il Coordinamento in Asia Centrale), con sede ad Almaty. Iniziative entrambe che vanno nel senso di quella cooperazione operativa su scala regionale, imprescindibile nel contrasto ad un fenomeno per sua natura transnazionale.
Su scala regionale l'Italia partecipa anche al progetto «NATO-Russia Council» per l'addestramento di personale antidroga in Asia centrale nonché ai grandi programmi europei tra cui il BOMCA (Border Management Central Asia) ed il CADAP (Central Asia Drug Action Programme, realizzato in collaborazione con l'UNDP, United Nations Development Program).
L'Italia ha inoltre firmato nel 2003 un accordo di cooperazione con il Tagikistan in materia di lotta alla criminalità organizzata e traffico di sostanze stupefacenti e psicotrope e loro precursori.
Sull'esempio dato dall'Italia, diversi altri Paesi hanno incrementato sensibilmente la

loro cooperazione con il Tagikistan, primi tra tutti gli USA, ma anche lo stesso Afghanistan.
A livello internazionale, il Tagikistan ha ratificato le convenzioni ONU in materia di droga del 1961, 1971, e 1988 e la convenzione ONU contro le forme di criminalità organizzata internazionale 2000 (cosiddetto convenzione di Palermo). Il Paese è inoltre parte delle convenzioni ONU contro la corruzione del 2006.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il regime dittatoriale della Birmania minaccia di genocidio la minoranza etnica dei Karen, ubicata nella regione di Dooplaya, e alla quale fin dal 1947 era stata promessa l'autonomia attraverso un trattato internazionale (Trattato di Panglong);
il popolo Karen, costituito da 5 milioni di persone, viene perseguitato da 60 anni, subendo violenze, deportazioni, lavori forzati, stupri, distruzioni di villaggi e raccolti;
va sottolineato come, per le sue caratteristiche etico-sociali, il popolo Karen costituisca un elemento di ordine e sviluppo civile nello scacchiere sud-est-asiatico, dal momento che si oppone alla produzione e al commercio di stupefacenti, protegge l'infanzia dallo sfruttamento sessuale, tutela l'ambiente naturale, impedendo il taglio indiscriminato delle foreste, e rappresenta un modello di pacifica coesistenza interreligiosa, fra i suoi membri di fede cristiana, buddista e animista;
in quest'ultimo periodo, il governo birmano ha acuito la sua spinta offensiva contro le zone abitate da detta minoranza, coinvolgendo anche alcune strutture della onlus italiana «Comunità Solidarista Popoli», attiva nell'area dal 2001, attraverso opere di assistenza sanitaria e didattica, fra cui la clinica medica «Carlo Terracciano», attaccata militarmente, con conseguente fuga da parte di malati e personale ospedaliero -:
quali iniziative e pressioni politiche e diplomatiche, autonome o in concerto con l'Unione europea e la comunità internazionale, intenda assumere, onde ottenere dal regime birmano il rispetto dei diritti umani, civili e politici, per il popolo Karen.
(4-01488)

Risposta. - L'Italia mantiene un'attenzione costante sull'evoluzione del quadro interno in Myanmar ed è impegnata nei principali fora delle Nazioni Unite, di concerto con gli altri partners europei, per ottenere il rispetto dei diritti umani da parte del Governo birmano, compresi i diritti delle minoranze etniche presenti nel Paese. La questione birmana ha recentemente fatto oggetto di conclusioni da parte del Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea del 10 novembre 2008, con le quali viene ribadita la frustrazione per la mancanza di progressi e vengono rinnovate le forti aspettative per una transizione credibile e l'avvio di un dialogo con le componenti politiche ed etniche della società birmana.
L'Italia e l'UE hanno confermato il loro impegno per il rispetto dei diritti umani in Myanmar alla corrente sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite presentando, come negli anni precedenti, una nuova risoluzione sull'argomento, allo scopo di mantenere alta l'attenzione internazionale sul tema e continuare l'azione di pressione nei confronti di Yangon.
Se adottato, il testo della risoluzione - in linea con quello approvato nel 2007 con il sostegno di 83 Stati - richiamerebbe con forza il Governo birmano a porre fine agli attacchi delle forze armate ai villaggi del popolo Karen, e alle connesse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nei confronti persone appartenenti a minoranze etniche.
Anche in sede di Consiglio di Sicurezza, in qualità di membro non permanente, l'Italia ha preso attivamente parte alle prese

di posizione sul Myamnar, sostenendo il ripetuto appello all'apertura di un dialogo credibile con le opposizioni e le rappresentanze etniche.
Come membro del Consiglio dei diritti umani per il triennio 2007-2010, l'Italia ha preso attivamente parte a tutte le iniziative volte ad indirizzare l'attenzione dell'organo sulla situazione birmana. In particolare, nell'anno 2008 sono state adottate, per consenso, diverse risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in Myanmar. L'ultima, del giugno 2008, condanna nuovamente la sistematica violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali del popolo birmano, e invita tra l'altro Yangon ad avviare un reale dialogo con tutte le forze politiche ed etniche escluse dal processo politico.
Vorrei infine ricordare che l'UE, ed in particolare l'Italia, hanno contribuito al rinnovo per un anno del mandato dello
Special Rapporteur del Consiglio dei diritti umani per il Myanmar, approvato con risoluzione del consiglio del marzo 2008, che potrà dunque proseguire nel monitoraggio della situazione dei diritti umani nel Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

MISIANI e SANGA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 maggio 2008 Nicholas Pignataro, giovane bergamasco di 20 anni, è stato ucciso in una sparatoria alla periferia di Maceio (Brasile) dopo essere stato coinvolto in una lite insieme ad un amico brasiliano, venditore ambulante, assassinato insieme a lui;
le autorità del luogo, non avendo identificato i cadaveri, sprovvisti di documenti, ne hanno disposto la sepoltura in una fossa comune (il cosiddetto «cimitero dei poveri»). Secondo quanto ha dichiarato agli organi di informazione l'avvocato dei familiari della vittima, «sono procedure inaccettabili. La polizia avrebbe dovuto compiere delle indagini più approfondite e mantenere ancora per qualche tempo le salme all'istituto di medicina legale, dove sono state portate dopo il delitto» -:
quali iniziative intendono assumere nei confronti delle autorità brasiliane per:
a) fare piena luce sulla dinamica dei fatti, anche in relazione alle decisioni assunte dalle autorità brasiliane in merito alle indagini e alla sepoltura della salma;
b) identificare i colpevoli del duplice omicidio assicurandoli alla giustizia;
c) aiutare la famiglia a concludere in tempi rapidi le pratiche burocratiche per il rimpatrio in Italia della salma di Nicholas Pignataro.
(4-00201)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il signor Nicholas Pignataro, in vacanza presso alcuni amici di famiglia nella località di Maceio (Stato di Alagoas Brasile), dopo essere stato pesantemente picchiato, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco il 18 maggio scorso, tra le due e le quattro del mattino.
Il giovane non dava più notizie di sé dalla sera del 18 maggio stesso, quando è uscito di casa con un conoscente del luogo per fare una passeggiata. Allarmata per il mancato rientro, la cittadina brasiliana presso la quale il connazionale era ospite, ha avvertito il padre della scomparsa ed ha iniziato a cercare il giovane Nicholas presso gli ospedali della zona. Non avendo avuto esito le ricerche effettuate, la signora si è rivolta alla polizia e tra alcune fotografie di persone decedute che le sono state mostrate, ha riconosciuto il cadavere del signor Pignataro.
Poiché sul corpo del connazionale non era stato rinvenuto alcun documento di identità, la salma era stata tumulata
in loco in una fossa individuale ben identificabile, trascorsi i tre giorni prescritti dalla normativa

brasiliana senza che nessuno l'avesse reclamata.
Venuto a conoscenza del tragico evento, il consolato italiano a Recife ha immediatamente preso contatto con i congiunti del signor Pignataro in Italia, mettendosi a loro disposizione per ogni possibile assistenza. Su istruzioni del Ministero degli esteri, il console si è recato personalmente a Maceio, per seguire da vicino le operazioni di riesumazione della salma - avvenuta il 31 maggio scorso - e per effettuarne il riconoscimento. In un incontro con le Autorità locali il nostro rappresentante ha espresso la viva aspettativa che si nutre da parte italiana a che le indagini attualmente in corso sul duplice omicidio si concludano quanto prima con l'individuazione e l'arresto degli assassini del connazionale.
Il corpo del signor Nicholas Pignataro è stato rimpatriato il 7 giugno 2009.
Le indagini svolte dalle autorità brasiliane hanno condotto all'arresto dei principali protagonisti - esecutori materiali e mandanti - dell'omicidio, lo scorso 23 luglio.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MUSSOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
uno dei problemi che assilla il Mezzogiorno e la sua capitale morale, Napoli, è la disoccupazione, in particolare quella giovanile;
di fronte a tale scenario le iniziative di sviluppo imprenditoriale andrebbero non soltanto sostenute ma incentivate anche attraverso la facilitazione nell'ingresso del mercato e dell'avvio della attività;
nonostante ciò si è appreso che il gruppo «La Rinascente» ha deciso di abbandonare dopo più di vent'anni la piazza di Napoli, dopo avere constatato la impossibilità di ottenere le necessarie autorizzazioni per la apertura del nuovo negozio di via Agostino De Pretis, a due anni e mezzo dalla richiesta alle competenti autorità;
analoga circostanza, legata alla lentezza della burocrazia, sta rallentando l'apertura di un negozio a Roma, a fronte del quale i costi per l'investimento stanno lievitando in modo esponenziale -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato tendenti a rimuovere tutte quelle cause di carattere amministrativo e burocratico che, soprattutto a Napoli e nel Mezzogiorno, impediscono di fatto agli imprenditori di avviare attività, indispensabili non solo per migliorare i livelli occupazionali in loco ma soprattutto per innalzare la qualità della vita economica e sociale di quelle zone.
(4-00476)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, si fa presente che con decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, di riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell'articolo 4 - comma 4 - della legge n. 59 del 1997, sono stati stabiliti i princìpi e le norme generali sull'esercizio dell'attività commerciale. Detto decreto prevede che la disciplina programmatoria e di dettaglio relativa all'apertura degli esercizi commerciali siano soggetti ad autorizzazione attribuita agli enti territoriali locali, al fine della razionalizzazione delle rete commerciale, tenendo conto anche delle esigenze dell'impresa locale.
La modifica del contenuto dell'articolo 117 della Costituzione operata della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, ha ulteriormente consolidato la competenza legislativa esclusiva regionale sull'intera materia del commercio, consentendo possibili interventi normativi da parte dello Stato solo per aspetti inerenti alla materia di tutela della concorrenza, al fine di garantire la trasparenza del mercato, l'iniziativa economica e la difesa dei diritti dei consumatori. Tali interventi normativi da parte dello Stato sono previsti, quindi, in materia di livelli essenziali delle prestazioni

al fine di garantire uniformemente i diritti civili e sociali ed omogenee condizioni per l'efficienza del mercato e la concorrenzialità delle imprese su tutto il territorio nazionale.
Una soluzione al problema relativo alle eventuali difficoltà segnalate per l'apertura di nuove strutture di media e grande distribuzione, correlate a limitazioni contenute nei relativi provvedimenti regionali e comunali di regolamentazione, ancora improntati ad una logica di programmazione quantitativa, potrà essere probabilmente individuata nell'ambito dell'attuazione della cosiddetta «direttiva servizi» (Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006), secondo la previsione già contenuta nel disegno di legge comunitaria 2008.
Con il recepimento della citata direttiva, entro il 31 dicembre 2009, sarà riesaminata tutta la normativa esistente a livello centrale, regionale e locale in merito alle attività di servizi, ivi compresa l'attività commerciale, per individuare eventuali norme limitanti l'accesso a tali attività, ai fini della soppressione dei conseguenti ostacoli giuridici ed amministrativi che impediscono l'adeguato sviluppo dell'iniziativa economica in tale settore.
Per quanto concerne l'adempimento delle formalità burocratiche, connesse allo svolgimento delle attività commerciali compatibili con le vigenti normative e, gli esistenti strumenti programmatori, si segnala, inoltre, che già con l'articolo 38 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, «Impresa in un giorno», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, il Governo, su proposta anche del Ministro per lo sviluppo economico, al fine di garantire il diritto di iniziativa economica privata, prevede per l'avvio di attività imprenditoriali, che il soggetto in possesso dei requisiti di legge, sia tutelato sin dalla presentazione della dichiarazione di inizio attività o dalla richiesta del titolo autorizzatorio.
In particolare, è prevista la semplificazione e il riordino della disciplina dello sportello unico per le attività produttive che costituisce l'unico punto di accesso per il soggetto richiedente l'avvio di un'attività imprenditoriale, al fine di semplificare, agevolare e accelerare l'
iter burocratico.
In merito alla sede della Rinascente di Napoli, si precisa che in data 25 settembre 2008 si è tenuto, presso il Ministero dello sviluppo economico, un incontro a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero medesimo e i rappresentanti del Gruppo Rinascente, le organizzazioni sindacali unitamente alle Rappresentanze sindacali unitarie, in cui sono state illustrate le problematiche che negli ultimi anni hanno interessato il gruppo Rinascente.
Secondo quanto riferito dalle Organizzazioni sindacali nel 2006 è stato presentato un piano industriale per la definizione di una strategia di sviluppo avente 4 obiettivi principali: ristrutturazione, ricollocazione, nuove aperture di sedi e nuove politiche industriali. Le stesse Organizzazioni sindacali hanno ritenuto che il citato piano non è stato realizzato e che il processo di ricollocazione ha avuto un esito per lo più negativo per l'occupazione e le attività produttive, a causa del prolungamento dei tempi di attuazione. Inoltre, hanno aggiunto che per quanto concerne la sede di Napoli, pur avendo sostenuto il processo di ricollocazione, vicende negative hanno interrotto il rapporto fiduciario con il management aziendale.
L'azienda, da parte sua, ha illustrato lo stato di avanzamento del piano di trasformazione della Rinascente nel primo
departement store italiano e, che l'aver inserito molti marchi italiani ed esteri, cosiddetti «lusso accessibile» nei punti vendita della Rinascente, ha prodotto effetti positivi in termini di sviluppo del fatturato e della redditività.
Il citato piano prevedeva anche la necessità di una nuova allocazione per il punto vendita di Napoli, in quanto tale negozio non era più in linea con il nuovo
format distributivo e aveva fatto registrare gravi perdite operative.
Sulla base di quanto riferito dai rappresentanti della società in questione, si precisa che l'abbandono della piazza di Napoli è stato determinato dalle difficoltà

causate da ritardi ed ostacoli di carattere amministrativo, inerenti al trasferimento dell'attività in un nuovo immobile.
Il Ministero dello sviluppo economico seguirà con attenzione l'evoluzione della vicenda rendendosi disponibile, qualora le parti interessate lo dovessero richiedere, a riconvocare il tavolo istituzionale.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

NUCARA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le frequenti morti sul lavoro sono il risultato anche di una inadeguata formazione dei lavoratori in materia di sicurezza, come gli stessi sindacati hanno sottolineato;
tale attività rientra tra i compiti istituzionali dell'INAIL - l'Istituto per l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali dei lavoratori dell'industria, dell'agricoltura, dell'artigianato ed altre particolari fattispecie - che oltre all'erogazione delle prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative, è tenuto a svolgere anche un'attività diretta alla prevenzione degli infortuni;
l'operatività dell'Istituto è frenata dal pessimo funzionamento del sistema informatico, come denunciato ripetutamente dai medici interni, dai consulenti del lavoro e dai sindacati;
il processo di informatizzazione, costato molti miliardi di lire, è stato progettato male nel «colloquio informatico» tra le diverse aree dell'Istituto (area sanitaria, altre aree tecniche, aree contabili ed amministrative) per cui ha impiegato molto tempo, e ulteriore dispendio di danaro e di energie, per essere messo in grado di funzionare;
all'inizio dell'estate 2007, senza una adeguata sperimentazione, è stata frettolosamente applicata nelle Sedi dell'INAIL una nuova versione dell'impianto informatico (che ha fatto rispendere all'istituto molti milioni di euro), che provoca a sua volta continue disfunzioni, con interruzioni continue che danneggiano gli utenti;
questo ennesimo nuovo sistema informatico doveva corrispondere all'esigenza di far viaggiare le informazioni sulla rete web con la finalità di apportare un miglioramento al sistema e non un suo netto peggioramento come di fatto sta avvenendo nelle sedi INAIL dove il nuovo sistema informatico è in funzione;
tutti i suddetti rilievi furono oggetto di una interrogazione a risposta scritta presentata alla Camera dei deputati dal sottoscritto già in data 27 novembre 2007 e rimasta senza risposta -:
quale sia stata la spesa globale dell'appalto alle ditte fornitrici esterne dei nuovi programmi informatici e quali siano stati i criteri di scelta seguiti nel concedere gli appalti e se questi si siano adeguati a criteri di trasparenza, efficacia, efficienza ed economicità nonché le ragioni che abbiano indotto la Direzione Tecnica competente e il nuovo Direttore Generale a rinnovare i criteri di valutazione («50 punti su valutazione - 50 su prezzo»);
se agli esperti informatici dipendenti dell'INAIL (che sono di comprovata professionalità) sia stato dato «spazio» sufficiente per impedire che il nuovo sistema secondo quel che pare all'interrogante precipitasse nel caos più totale le Sedi dell'Istituto;
quale sia stato il ruolo e se vi sia stato interessamento da parte delle Consulenze Centrali dell'Istituto (Sanitaria, Tecnica ed Amministrativa) per evitare secondo l'interrogante un inutile dispendio di danaro pubblico e un «dissesto continuo» nella normale attività delle Sedi dell'Istituto;
quali rimedi intenda porre in essere l'INAIL per far cessare immediatamente e completamente il «dissesto» delle Sedi provocato dal nuovo sistema informatico.
(4-00407)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base degli elementi acquisiti presso i competenti uffici dell'amministrazione del lavoro e dell'INAIL, si rappresenta quanto segue.
L'intervento di reingegnerizzazione delle applicazioni informatiche istituzionali dell'Istituto Nazionale assicurazioni contro infortuni su lavoro (INAIL) è stato realizzato, in base ai servizi previsti dal contratto di sviluppo e manutenzione software, dalla società vincitrice della gara d'appalto europea, aggiudicata il 3 ottobre 2003, che prevedeva come criteri di valutazione rispettivamente il prezzo, nella misura del 40 per cento e gli aspetti tecnico-qualitativi nella misura del 60 per cento.
Obiettivo di tale reingegnerizzazione era, da un lato, la riduzione dei costi di infrastruttura e, dall'altro, il miglioramento dei servizi all'utenza.
L'attività posta in essere è consistita in una riprogettazione delle applicazioni, passando da una architettura distribuita sul territorio (
client-server) verso una architettura web-based, in linea con le direttive del Ministro per l'innovazione e le Tecnologie per la digitalizzazione della pubblica amministrazione pro tempore ed in osservanza degli standard applicativi del Centro Nazionale per l'informatica nella Pubblica Amministrazione (CNIPA).
La manutenzione del sistema informatico è stata successivamente appaltata, in esito alla gara aggiudicata il 19 novembre 2007, sulla base di criteri, regolarmente approvati dal CNIPA, che prevedevano l'attribuzione del 50 per cento al prezzo e del 50 per cento agli aspetti tecnico-qualitativi.
La spesa relativa all'intervento di reingegnerizzazione è stata pari a euro 7.313.000 (più IVA).
Nel corso del progressivo rilascio in esercizio delle applicazioni sono state rilevate limitate cadute dei livelli prestazionali, a fronte delle quali è stato avviato un piano di ottimizzazione che ha ripristinato, nell'arco di un mese, dicembre 2007-gennaio 2008, i livelli di fruibilità delle applicazioni informatiche.
Si precisa che alcune disfunzioni, quale ad esempio la mancata erogazione di energia elettrica, sono da ascriversi a problematiche strutturali degli ambienti dello stabile della direzione centrale sistemi informativi e telecomunicazioni. A questo proposito si è proceduto ad un intervento di potenziamento della infrastruttura elettrica e di servizio dello stabile. Inoltre è stato avviato uno studio per la realizzazione di un sistema di
Business Continuity, che garantisca l'erogazione dei servizi avverso qualsiasi tipo di malfunzionamento degli apparati.
Per effetto della reingegnerizzazione, è stato possibile pianificare ulteriori iniziative di semplificazione della infrastruttura tecnologica come la centralizzazione del sistema documentale e l'avvio del processo di dematerializzazione, in linea con gli obiettivi di
e@government.
La semplificazione ha comportato non solo la riduzione dei costi di manutenzione
hardware e software, ma anche di quelli di gestione.
L'evoluzione del sistema applicativo istituzionale dell'INAIL ha consentito inoltre la razionalizzazione delle componenti del sistema tecnologico complessivo.
Per quanto riguarda l'aspetto relativo al coinvolgimento del personale dell'ente, tutte le professionalità interne (amministrativi, sanitari e tecnici) hanno contribuito al recupero di quelle disfunzioni che, ordinariamente, si presentano nelle reingegnerizzazioni informatiche, particolarmente in quelle più complesse.
L'INAIL è, pertanto, impegnato a rendere sempre più fruibile il proprio sistema informatico nella consapevolezza dell'importanza che il medesimo rappresenta per la qualità dei servizi resi ai cittadini.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il nuovo Piano d'impresa delle Ferrovie dello Stato, prevede una forte razionalizzazione

della Divisione Cargo a livello Nazionale (divisione di Trenitalia che si occupa del trasporto merci);
tale provvedimento si ripercuote, a livello regionale ligure, sullo scalo della Spezia con un forte ridimensionamento dell'Impianto Primario Cargo e la chiusura di diverse strutture quali l'officina manutenzione rotabili, che provvede alla riparazione di locomotori e carri, e la sala operativa che gestisce equipaggi e mezzi di trazione;
lo scalo spezzino è uno dei più produttivi dell'intero territorio nazionale con circa 12.000 treni movimentati durante l'anno;
le merci movimentate nel bacino portuale spezzino sono oltre il 32 per cento del totale contro una media nazionale che si aggira intorno all'8 per cento;
l'efficienza dello scalo spezzino è garantita da tre strutture che operano al servizio del traffico portuale (Spezia Marittima, Migliarina e Santo Stefano) con un solo vettore ferroviario che gestisce le manovre all'interno dello scalo marittimo permettendo tempi di realizzazione di carico e scarico delle merci altamente competitivi con gli standard europei rispetto alle altre realtà portuali esistenti sul territorio nazionale;
lo scalo garantisce anche la presenza di un'officina e di un Carro Soccorso con reperibilità di uomini e mezzi 24 ore su 24 e personale altamente qualificato per la riparazione di treni e carri;
lo stesso è collocato in posizione centrale rispetto all'asse Tirrenico Pontremolese e, data la sua posizione geografica riesce in breve tempo ad intervenire sui tre rami della linea Ferroviaria, una funzione fondamentale per l'efficienza e la sicurezza dei trasporti;
il porto della Spezia è uno dei più importanti porti-corridoio in Italia che già oggi consente rapidi collegamenti con l'Europa e con progetti già finanziati di ulteriore potenziamento;
le percentuali di traffico merci su rotaia sono destinate ad aumentare grazie al buon andamento del settore e all'auspicato completamento dei lavori della linea Pontremolese;
gli obbiettivi previsti nel nuovo piano d'impresa 2007-11 del Gruppo Ferrovie dello Stato, testualmente stabiliscono: «La razionalizzazione degli impianti e dei terminali merci migliora l'efficienza e l'efficacia dell'attuale capacità di servizio concentrando i terminali sulle grandi direttrici europee, valorizzando gli impianti dimensionati per significativi bacini di domanda ed integrando nel reticolo anche la gestione dei terminal portuali»;
ed ancora: «il nuovo piano d'impresa 2007-11 del Gruppo Ferrovie dello Stato pone l'ambizioso obiettivo di arrestare il declino della modalità ferroviaria assicurando, in un ritrovato quadro di stabilità economico-finanziaria, lo sviluppo del trasporto ferroviario quale elemento centrale ed eco-compatibile della mobilità di persone e merci, a costi efficientati e con tassi di crescita rilevanti: nel business Eurostar e servizi di alta qualità; nel trasporto pendolari nelle grandi aree metropolitane; nel Trasporto intermodale e nella Logistica, anche con lo sviluppo della quota modale ferro come superamento della congestione stradale nei porti cittadini (Genova, La Spezia, Trieste...) e alternativa al feeder marittimo nei porti di transhipment (Gioia Tauro, Taranto...) e nella Logistica». Obbiettivi entro i quali ben si inquadra il servizio IP Cargo della Spezia;
probabilmente, alla luce di quanto detto sopra e degli obbiettivi previsti dall'Azienda FFSS, il piano di forte ridimensionamento previsto per lo scalo Cargo della Spezia appare contraddittorio e non pienamente meditato -:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza del grave danno di efficienza che il depotenziamento di tale struttura può causare a tutta la Divisione Cargo, al traffico Merci del porto della Spezia, ed indirettamente a tutto il sistema dei Trasporti Nazionale.
(4-01311)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il servizio di trasporto ferroviario merci gestito da Trenitalia è attualmente oggetto di una razionalizzazione su tutto il territorio nazionale per rispondere sia alla necessità di creare un modello di offerta maggiormente aderente alle esigenze della clientela sia alla definizione di un servizio più efficiente ed economicamente sostenibile per l'azienda.
Nell'ambito di tale riorganizzazione, Ferrovie dello Stato sta attualmente verificando la possibilità di attuare una trasformazione dell'officina materiale rotabile di La Spezia (OMR) in posto manutenzione corrente (PMC) destinato a soddisfare le esigenze manutentive del territorio.
Ferrovie dello Stato fa sapere che tale trasformazione non avrebbe alcun impatto sulla capacità produttiva dell'impianto e permetterebbe, invece, la razionalizzazione dei costi ed il mantenimento di un adeguato presidio dedicato alle attività produttive territoriali.
Verrebbe così attuata una migliore e più efficiente utilizzazione degli spazi limitati disponibili nello scalo spezzino in funzione di un ulteriore sviluppo dei traffici. In tal modo le attività di manutenzione corrente verrebbero privilegiate, come già avviene attualmente per oltre l'80 per cento degli interventi manutentivi, rispetto alle attività di manutenzione programmata non strettamente funzionali al traffico prodotto sul territorio.
Anche la nuova organizzazione proposta per l'impianto di condotta risponde ai medesimi criteri di efficienza ed efficacia per lo sviluppo dei traffici e prevede, a regime, il mantenimento di una sede ICC (Impianto Condotta Cargo) regionale, con il duplice vantaggio sia di migliorare il coordinamento e la ripartizione del carico di lavoro fra le risorse delle attuali tre sedi (Genova - Savona - La Spezia) sia di eliminare la duplicazione di ruoli con conseguente semplificazione organizzativa ed economie di gestione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PALADINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato del 10 novembre 2004, il Vice Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata trasferita a domanda, ai sensi della legge n. 266 del 1999, dall'Ispettorato Generale di Roma al Comando Provinciale di Viterbo con decorrenza 16 novembre 2004;
in virtù di una relazione del Servizio Ispettivo Centrale che ne sanciva l'incompatibilità ambientale, con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato in data 13 luglio 2006, il Vice Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata trasferita, d'autorità, dal Comando Provinciale di Viterbo all'Ispettorato Generale di Roma con decorrenza 16 luglio 2006;
con decreto del Capo del Corpo Forestale dello Stato del giugno 2008 il Vice Questore Aggiunto forestale ingegner Raffaella Iacurti è stata di nuovo trasferita a domanda, sempre ai sensi della legge n. 266 del 1999, dall'Ispettorato Generale di Roma al Comando Provinciale di Viterbo con decorrenza 16 giugno 2008;
nelle premesse del sopra citato decreto del 10 giugno 2008, viene citato ancora una volta il D.D.G. 19 giugno 2001 con il quale l'ingegner Marco De Santis, coniugato con l'ingegner Iacurti, era stato all'epoca trasferito per esigenze di servizio al Comando Provinciale di Viterbo, circostanza questa che ha dato modo all'interessata di invocare i benefici della legge n. 266 del 1999, ma che era preesistente già al momento del primo trasferimento da Roma a Viterbo;
con note protocollo 13718/08 e 16043/08 è stato risposto negativamente alle istanze di ricongiungimento al coniuge rispettivamente dell'Agente Scelto D'Ascenzi Antonio e dell'Agente D'Eleuterio Barbara, che avevano i medesimi requisiti dell'ingegner Iacurti rispetto alla legge n. 100 del 1997 e della legge n. 266 del 1999;

con tali dinieghi sono state commesse per l'interrogato gravi discriminazioni tra appartenenti alla stessa Amministrazione semplicemente - v'è da ritenere - perché di qualifica diversa -:
quali siano state le valutazioni che hanno portato il Capo del Corpo Forestale dello Stato a valutare positivamente e quindi accogliere l'istanza di trasferimento dell'ingegner Iacurti, la quale ha invocato i benefici della legge n. 266 del 1999, avvalendosi del trasferimento, per esigenze di servizio del coniuge ingegner Marco De Santis già utilizzato per ottenere il precedente ricongiungimento del 16 novembre 2004 e quali quelle che invece hanno generato la risposta negativa nei confronti dei due agenti summenzionati;
cosa intenda fare il Ministro interrogato per evitare che atteggiamenti che appaiono all'interrogante di così palese discriminazione si ripetano ancora.
(4-01127)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si ritiene opportuno far presente che il Corpo forestale dello Stato, con nota n. 547/M del 2 dicembre 2008, ha comunicato quanto segue.
Il trasferimento
de quo, emanato in applicazione dell'articolo 17 della legge 28 luglio 1999, n. 266, è stato disposto anche alla luce della particolare situazione familiare dell'interessata e del venir meno della situazione di conflittualità che aveva determinato il precedente trasferimento.
Pertanto, si è ritenuto opportuno interpretare il prefato articolo 17 in modo estensivo, contemperando gli interessi dell'amministrazione con quelli individuali dell'interessata a non veder sacrificata l'aspettativa al ricongiungimento con il proprio coniuge.
Diversamente, l'agente D'Ascenzi e l'agente D'Eleuterio non hanno potuto invocare i benefici della legge n. 100 del 1987 e della legge n. 266 del 1999 poiché i rispettivi coniugi non sono mai stati destinatari di provvedimenti di trasferimento d'autorità.
Infatti, in ben altri otto casi, l'amministrazione, in modo coerente e non contraddittorio, si è pronunciata negativamente nei confronti di chi, come il D'Ascenzi e la D'Eleuterio, non ricorrendone i noti presupposti di legge, avevano avanzato analoghe istanze.
In molti di detti casi, portati all'attenzione del giudice amministrativo in ragione dei ricorsi presentati, sono stati da questi decisi per il non accoglimento, argomentando i T.A.R. competenti proprio con riferimento alla carenza dei presupposti di legge.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

PALADINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le Organizzazioni Sindacali Confederali FP CGIL-FPS CISL-UILPA del Corpo Forestale dello Stato, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per denunciare una serie di fatti gravi e lesivi a giudizio delle organizzazioni stesse per l'immagine del corpo;
l'antefatto è rappresentato dallo svolgimento delle prove concorsuali interne per la promozione alla qualifica di Vice Ispettore svoltesi nel maggio 2008, la dove si è vista confermata la tradizionale tendenza a premiare, nel Corpo Forestale dello Stato, il personale del Lazio rispetto ad altre Regioni che pur vantano un alto numero di partecipanti;
a sottolineare questa tendenza molti sindacati hanno redatto comunicati stampa fortemente critici nei confronti della situazione;
a seguito di ciò, il 9 maggio scorso, a Roma, il Vice Sovrintendente Roberto Zucca, sindacalista dell'UGL ha subito un'aggressione ed è stato addirittura costretto a ricorrere al pronto soccorso;

a ciò si aggiunga il danneggiamento degli uffici, delle attrezzature e minacce verbali all'indirizzo di alcuni agenti presenti -:
se alla luce di quanto esposto e in considerazione dei soggetti coinvolti, non ritenga doverosa un'indagine accurata su quanto accaduto;
una volta accertati i fatti, quali provvedimenti intenda adottare per evitare che episodi di tal genere si ripetano.
(4-01377)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta indicata in oggetto, si fa presente che il Corpo forestale dello Stato (C.F.S.), con nota n. 619/M del 25 novembre 2008, ha comunicato quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che, in data 9 maggio 2008 si è provveduto a conferire incarico al servizio ispettivo del Corpo forestale dello Stato (CFS) affinché svolgesse gli opportuni accertamenti in merito.
Successivamente, il servizio, all'esito delle indagini ispettive condotte, ha relazionato in data 28 maggio 2008 anche sulla base delle dichiarazioni rese dai protagonisti e dai testimoni dell'accaduto, ponendo in risalto la rilevanza disciplinare del contegno gravemente scorretto tenuto dagli attori.
Inoltre, sulla base delle considerazioni dell'ufficio ispettivo, è stato attivato il procedimento disciplinare, con le contestazioni, nei termini di legge, del 18 giugno 2008.
Pertanto, la commissione di disciplina del CFS in data 29 settembre, si è riunita per la trattazione orale dei citati procedimenti disciplinari avviati nei confronti di chi si è reso responsabile dei «fatti del 9 maggio 2008».
In relazione a ciò, la suddetta commissione, in data 22 ottobre 2008, ha trasmesso le determinazioni assunte nell'occasione ed ha deliberato di irrogare le seguenti sanzioni disciplinari:
1. sovrintendente Andrea Laganà: riduzione di 1/5 di sei mensilità di stipendi, a norme dell'articolo 80, lettera
c), d) ed e) del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
2. vice sovrintendente Massimiliano Borrelli: riduzione di 1/10 di una mensilità di stipendio, a norma dell'articolo 80, lettera
c), d) ed e) del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3;
3. agente Pierfrancesco Iniini: riduzione di 1/10 di una mensilità di stipendio, a norme dell'articolo 80, lettera
c), d) ed e) del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3.

In pari data, sono stati adottati i provvedimenti di irrogazione delle sanzioni disciplinari in conformità a quanto deliberato dalla commissione di disciplina ed, inoltre, si è provveduto alla richiesta di risarcimento danni e all'invio alla Corte dei Conti per gli aspetti legati al danno erariale.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a Sant'Agnello (Napoli), nel cuore della Penisola Sorrentina è presente un ufficio postale che non riesce a far fronte alla mole di lavoro chiamato a svolgere, sprovvisto di spazi d'attesa adeguati alle lunghe code che costantemente si formano e che costringono i cittadini, anziani, donne a volte gestanti o con bambini ad attendere il loro turno all'esterno, sull'antistante piazza, sotto la pioggia o il sole cocente;
i cittadini si sono più volte mobilitati, dando luogo a varie iniziative, tra cui una petizione popolare;
a parere dell'interrogante i disagi sono effettivi per cui un intervento dell'Amministrazione sarebbe opportuno ed auspicabile sia per un migliore funzionalità

della struttura in oggetto, sia per evitare disagi alla cittadinanza -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministeri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, al fine di venire incontro alle fondate lamentele di larga parte della cittadinanza santanellese, alla luce dei fatti esposti.
(4-01095)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla Direzione generale competente, si comunica quanto segue.
La società Poste Italiane ha precisato che l'ufficio postale di Sant'Agnello, in provincia di Napoli, è attualmente situato in un locale di dimensioni modeste e si sta pertanto valutando un suo riposizionamento presso una sede più consona e con una migliore funzionalità, proprio per evitare disagi alla utenza, ed al fine di poter rispondere in maniera più soddisfacente alle esigenze della clientela. La realizzazione dell'intervento in parola è naturalmente subordinata al reperimento di locali che risultino idonei alla destinazione d'uso e conformi alle direttive aziendali in materia.
La stessa concessionaria ha evidenziato che, recentemente, sono stati effettuati dei sopralluoghi in alcuni locali individuati dal comune che, purtroppo, non sono risultati idonei.
Pertanto, la società Poste Italiane ha assicurato che sta intensificando la ricerca di un altro locale, anche con l'aiuto dell'amministrazione comunale.
Il Ministero dello sviluppo economico, attraverso le strutture territoriali competenti, seguirà gli sviluppi della vicenda fino alla sua positiva conclusione, che dovrà avvenire nel più breve tempo possibile.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

PALOMBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la produzione di alluminio rientra tra quei procedimenti che sono fortemente energivori;
a causa della mancata soluzione delle problematiche attinenti la fornitura di energia a condizioni sostenibili lo stabilimento Alcoa di Portovesme, che effettua il 75 per cento della produzione nazionale di alluminio primario, pur essendo una realtà tecnicamente ed economicamente sana, opera in una situazione di estrema difficoltà per quanto concerne sia l'attività corrente che le prospettive future;
la legge 80 del maggio 2005, finalizzata alla competitività del sistema industriale Italiano, riconosciuto l'imperfetto funzionamento del mercato dell'energia, ha previsto di prorogare sino al 2010 il regime tariffario esistente per gli stabilimenti di produzione di alluminio primario a suo tempo già approvato dalla Commissione EU;
nel luglio 2006, la Commissione ha aperto un'indagine sulla proroga nel presupposto che esso possa costituire un aiuto di Stato al funzionamento;
l'indagine della Commissione UE si avvia ormai alle fasi conclusive ed una decisione è attesa in tempi brevi. Da notizie assunte si è appreso che il Governo Italiano dovrebbe far pervenire alla C.E. una propria relazione entro il 15 maggio e la Commissione dovrebbe decidere entro il successivo 15 giugno (ma comunque i tempi sono assai ristretti);
l'effettiva applicazione del regime speciale è stata assoggettata dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas alla sottoscrizione di una garanzia (parent letter guarantee). Le condizioni della garanzia, definite dall'Ente erogatore della componente compensativa (la Cassa Conguaglio del Settore elettrico, COSE), sono particolarmente onerose e tali per cui l'erogazione è stata sospesa dal giugno 2007;
di fatto quindi, a fronte di una legge dello Stato (80/2005) che prevede il mantenimento di un regime tariffario speciale per l'alluminio senza condizione alcuna, Alcoa Trasformazioni da mesi non gode della tariffa speciale (il che rende la attività produttiva economicamente insostenibile);

dopo avere inutilmente richiesto di rivedere le condizioni di garanzia, recentemente Alcoa trasformazioni, nella necessità di ottenere la liberazione dell'ingente credito maturato, ha accettato quanto richiesto;
il ritiro dell'Alcoa per un insediamento più rassicurante sotto il profilo tariffario avrebbe effetti devastanti per il territorio del Sulcis, ove rappresenta il 13 per cento dell'economia complessiva -:
quali urgentissime iniziative intenda assumere perché, a fronte della disponibilità mostrata dalla Commissione a chiudere positivamente il dossier, vengano poste in essere con convinzione e determinazione le azioni necessarie a concordare soluzioni compatibili con la fornitura di energia a condizioni internazionalmente competitive ed economicamente sostenibili, nonché a rendere possibile che la CCSE rapidamente disponga in merito all'erogazione del pregresso e voglia per il futuro riconoscere la obiettiva necessità di rivedere termini e condizioni della garanzia.
(4-00135)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, si fa presente che l'attività delle imprese energivore, è attivamente sostenuta dal Governo soprattutto in territori, come quello della Sardegna, caratterizzati da una limitata capacità di interconnessione elettrica e dall'assenza di gasdotti.
In tale contesto, particolare rilevanza riveste lo sviluppo di importanti infrastrutture, come il gasdotto Galsi e l'elettrodotto Sapei; quest'ultimo costituito da due cavi paralleli della capacità di trasporto di 500 mw ciascuno, la cui messa in opera avviene in due fasi successive; il primo dei due cavi sarà operativo nella seconda metà del 2009 mentre la piena operatività dell'elettrodotto è prevista a fine 2010 - inizio 2011.
In attesa che tali infrastrutture consentano alle imprese operanti in Sardegna di usufruire a pieno delle possibilità offerte dalla liberalizzazione dei mercati dell'energia, con effetti di riduzione dei costi energetici nel medio termine, il Governo sta individuando molteplici iniziative, sia a livello comunitario (consorzi di acquisto europei, liberalizzazione dei contratti di lungo termine, realizzazione di nuovi elettrodotti) che nazionale.
Tra le misure di carattere nazionale è compresa l'applicazione del regime tariffario disposto, in via temporanea, dalla legge n. 80 del 2005, per le produzioni di alluminio primario presenti in Sardegna, delle quali usufruisce la società Alcoa Trasformazioni srl.
Per quanto riguarda l'indagine aperta dalla Commissione europea sul caso Alcoa per presunta incompatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato, si evidenzia che la stessa Commissione, da una posizione decisamente contraria, ha ritenuto in parte fondato il complesso di argomentazioni prodotte dal Governo, nel ritenere la posizione della Sardegna alquanto critica per quanto riguarda le forniture energetiche.
Si sono manifestati, quindi, dei margini di possibile apertura a soluzioni temporanee che consentano una riduzione dei prezzi delle forniture di Alcoa, fino ai valori di prezzo riscontrate in altre aree del Paese. Ciò, in attesa del potenziamento dell'interconnessione elettrica tra la Sardegna e il continente.
Il Governo, a seguito dei vincoli dettati dalla Commissione per consentire l'applicazione, per un limitato periodo di tempo, del regime tariffario alla società Alcoa, ha recentemente assunto l'impegno di integrare il piano di interventi, già proposto, con ulteriori misure di promozione della concorrenza, contenute nel disegno di legge AS 1195, attualmente all'esame del Senato, quali la cessione di capacità produttiva virtuale (cosiddetto VPP), nei territori caratterizzati da una limitata capacità di interconnessione elettrica.
L'applicazione della cosiddetta VPP, unitamente a significativi interventi strutturali che la stessa Alcoa dovrà porre in essere, contribuirà, oltre che alla chiusura del procedimento di infrazione da parte della

Commissione europea, ad una riduzione dei costi per l'approvvigionamento energetico.
In tale contesto al fine di chiudere positivamente il contenzioso con la commissione, sono stati intensificati i contatti a livello tecnico tra il Ministero dello sviluppo economico e gli uffici della Commissione.
Per quanto attiene, infine, il quesito relativo alla garanzia richiesta dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas per consentire l'erogazione della componente compensativa alla società Alcoa, si fa presente che in data 20 giugno 2008 è stata perfezionata la nuova
parent company guarantee o la cassa conguaglio per il settore elettrico ha ripreso ad erogare regolarmente, nei confronti di Alcoa Trasformazioni, la componente compensativa ad essa spettante.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

PATARINO, FRANZOSO, LO PRESTI, DIVELLA, CRISTALDI, MARINELLO, LEHNER, MOFFA, ANTONIO PEPE, DI VIRGILIO, DE CORATO, PALUMBO, PAGANO, VERSACE, PROIETTI COSIMI, LAMORTE, BIAVA, SCAPAGNINI, LISI, FORMICHELLA, FUCCI e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la pesantissima crisi dell'agricoltura italiana ha superato ormai i limiti di guardia determinando in tutti gli operatori uno stato di angoscia, se non proprio di disperazione, per il presente e il futuro di un comparto dal quale dipende gran parte del reddito di vaste aree geografiche, in particolar modo del mezzogiorno;
i prodotti ortofrutticoli, anche per l'anno 2008, hanno registrato una pesante riduzione nei consumi e un calo dei prezzi ai produttori, tali da non garantire nemmeno il costo di produzione;
i prezzi praticati al consumatore, al contrario, diventano anno dopo anno, ingiustificatamente sempre più alti;
tutti i prodotti dell'agricoltura italiana, oltre a subire la crisi di mercato devono fare i conti con una pesantissima concorrenza dovuta alla invasione di prodotti provenienti da Paesi terzi e dagli stessi Paesi europei come la Spagna, la Grecia, il Portogallo, eccetera, in cui i costi di produzione sono molto più bassi rispetto a quelli italiani;
sorte particolarmente avversa sta toccando in queste settimane alla produzione delle olive, dell'olio e degli agrumi (specialmente delle clementine);
l'olivicoltura italiana (soprattutto quella pugliese, famosa nel mondo per la qualità del suo olio extra vergine) è costretta a scontrarsi con una delle più difficili congiunture degli ultimi decenni, sia per eventi naturali che per condizioni di mercato. Gli olivicoltori della provincia di Bari con proprio documento, inviato in data 12 novembre 2008 ai rappresentanti delle più alte cariche istituzionali nazionali e regionali, ai parlamentari, al Prefetto e al Questore di Bari, hanno denunciato la gravità della situazione chiedendo adeguate e tempestive iniziative a sostegno del settore;
il clementino, che trova la più alta specializzazione e la migliore qualità lungo tutto l'arco jonico: le primizie in Calabria (nella zona di Rossano-Corigliano Calabro) e le tardive in Puglia (nella zona di Palagiano-Massafra IGP la clementine del «Golfo di Taranto»), pur avendo qualità organolettiche superiori, tanto da riscuotere il maggiore gradimento del consumatore, corre il rischio di essere preferito da quello spagnolo, importato in condizioni «rinfusa» e spacciato come quello jonico, dopo essere stato confezionato ed etichettato come prodotto di produzione di origine italiana;
secondo una indagine Ismea la produzione di arance per la campagna 2008/09 si attesterà su livelli inferiori a quelli raggiunti nelle ultime tre campagne. Il raccolto, stimato intorno a 1,7 milioni di tonnellate accusa infatti una perdita del 29

per cento rispetto al triennio 2005-2007 e del 33 per cento rispetto all'anno 2007;
la flessione produttiva (Calabria -38 per cento; Puglia e Sicilia -35 per cento) è da imputare ai problemi causati dalle gelate primaverili del 2008 in molte aree particolarmente vocate alla produzione agrumicola (Piana di Catania, Piana di Gioia Tauro, Piana di Sibari e Golfo di Taranto). Tuttavia, nonostante questa oggettiva flessione di resa e produzione di arance e clementine, sui mercati tradizionali e GDO si registra un aumento dell'offerta di prodotti, indicati come italiani. Tutto ciò è determinato da una attività illecita messa in atto da alcuni operatori italiani che importano prodotti da paesi terzi per immetterli sui mercati nazionali ed europei spacciandoli per produzione italiana, trasgredendo i principi della normativa comunitaria e nazionale in materia di identificazione e tracciabilità dei prodotti -:
se non ritengano di intervenire con la massima urgenza per mettere in atto tutte le iniziative necessarie, partendo innanzitutto dall'attuazione di serrati e severi controlli su tutto il territorio nazionale per: a) difendere la specificità delle produzioni italiane; b) impedire l'immissione sul mercato di prodotti di bassissima qualità e dubbia provenienza, contrabbandati come prodotti italiani; c) facilitare il consumatore nel riconoscere l'origine di produzione del prodotto, magari imponendo l'obbligo di riportare in etichetta o sull'imballaggio di confezionamento, oltre alla dicitura del Paese di origine, anche i colori del Paese di produzione; d) documentare con evidenza oggettiva (fatture d'acquisto, etichettatura, eccetera) l'identificazione e la traccia dei prodotti importati ed immessi sul mercato (al fine di verificare che la quantità di prodotto importato corrisponda alla quantità immessa sul mercato) con forti sanzioni pecuniarie per gli inadempienti e pena la cancellazione dalla banca dati degli operatori ortofrutticoli per i recidivi; e) avviare, magari da parte dell'Antitrust, un'accurata indagine volta ad individuare le distorsioni del mercato ed il ruolo di gruppi che assumono posizioni determinanti nella commercializzazione dell'olio d'oliva extravergine; f) istituire un tavolo di confronto nazionale e regionale con i soggetti del mondo della distribuzione per individuare strategie condivise di rilancio dell'intero settore agricolo.
(4-01820)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, inerente la crisi dell'agricoltura italiana in alcuni settori strategici per l'economia nazionale, si fa presente quanto segue.
L'attività di prevenzione e controllo dell'ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari di questo ministero si esplicita nelle differenti filiere del comparto agroalimentare ed è realizzata nell'ambito dell'attività ordinaria nonché di specifici programmi mirati, al fine di perseguire gli obiettivi istituzionali di salvaguardia delle produzioni nazionali e, più in generale, dei consumatori da fenomeni di sleale concorrenza, di imitazione e contraffazione.
Negli ultimi anni, in considerazione dell'elevato rischio di introduzione sul territorio nazionale di produzioni ortofrutticole extracomunitarie o comunitarie commercializzate in difformità alle norme di settore, il citato ispettorato ha attivato azioni straordinarie indirizzate all'accertamento della corretta etichettatura e presentazione dei prodotti ortofrutticoli, ivi compresa l'origine dichiarata.
Si sottolinea, inoltre, che per migliorare l'efficacia dell'azione di controllo, la pianificazione delle verifiche ispettive è stata modulata sulla base dei dati forniti dall'Agenzia delle dogane e delle capitanerie di porto, relativi ai flussi d'introduzione sul territorio nazionale dei prodotti ortofrutticoli provenienti da paesi terzi.
I controlli, sempre espletati nel rispetto della normativa specifica e di quella di carattere generale in tema di etichettatura dei prodotti alimentari, sono stati finalizzati, in presenza di fondati elementi di rischio, anche all'accertamento di eventuali residui di prodotti fitosanitari non consentiti in prodotti da agricoltura biologica,

nonché nella ricerca degli additivi e cere non autorizzate nell'UE per il trattamento superficiale degli agrumi.
Con particolare riferimento al settore oleario, l'attività di verifica è finalizzata ad accertare anche l'origine geografica italiana dell'olio commercializzato, per evitare che oli di provenienza UE o extracomunitari siano «nazionalizzati» e venduti come tali nel nostro Paese.
Inoltre, questa amministrazione, nel mantenere alto il livello di attenzione nel settore oleario, ha attivato dei tavoli tecnici di confronto con le principali associazioni di categoria e le regioni, per approfondire talune problematiche legate alle distorsioni di mercato che possono crearsi a seguito di frodi o di fenomeni di sleale concorrenza.
Nell'ambito del comitato tecnico di cui all'articolo 5 del decreto ministeriale 13 febbraio 2003, n. 44, questa amministrazione ha previsto un'attività di controllo congiunta su tutto il territorio nazionale che riguarderà, tra l'altro, il monitoraggio, presso i punti di entrata delle merci e gli importatori, dell'olio d'oliva introdotto dagli Stati membri o importato dai Paesi terzi al fine di verificare la corrispondenza delle caratteristiche merceologiche-compositive dichiarate e dell'origine geografica attribuita.
Per quanto riguarda la tracciabilità delle produzioni agroalimentari, si fa presente che il regolamento (CE) n. 178/02 ha predisposto un sistema generale per la rintracciabilità dei prodotti alimentari e dei mangimi per poterne ricostruire il percorso compiuto, fornire informazioni ai consumatori ed ai funzionari responsabili dei controlli e procedere, in caso di necessità, a ritiri mirati e precisi.
A livello nazionale è stato adottato il decreto legislativo n. 190 del 2006 che, in relazione al citato regolamento, ha disciplinato il sistema sanzionatorio in materia di tracciabilità delle produzioni agroalimentari.
Con tale strumento normativo, utilizzato dagli organismi di controllo, si è contribuito a dare maggiore efficacia al sistema e a coinvolgere maggiormente le imprese del settore affinché adottino adeguate procedure di tracciabilità interna.
In ordine all'obbligo di indicare l'origine geografica, fermo restando quelli già vigenti in alcuni settori specifici, si evidenzia che è stato predisposto un disegno di legge - approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 31 ottobre 2008 - sul rafforzamento della competitività del settore agro-alimentare nel quale, tra le altre, viene resa obbligatoria l'indicazione dell'origine dei prodotti.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

PICCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione dell'Alta velocità ferroviaria è fondamentale per lo sviluppo economico del Paese e per il suo ammodernamento;
la linea AV Firenze-Bologna è in fase di completamento e il tratto AV Roma-Firenze è completato da tempo, mentre è ancora aperta la realizzazione del nodo urbano di Firenze che prevede il sottoattraversamento della città, lo scavalco di Castello per ricongiungersi alla tratta AV per Bologna e la realizzazione della nuova stazione AV nell'area ex Macelli;
la discussione del sottoattraversamento di Firenze sta sollevando numerose proteste di comitati cittadini relativamente all'incertezza dei tempi di realizzazione, delle modalità e dei costi relativi e dei disagi che ne derivano relativamente alla sicurezza delle falde, alla messa in sicurezza del torrente Mugnone e alle vibrazioni che lederebbero la stabilità degli edifici;
il percorso individuato passerebbe a poche centinaia di metri dall'aeroporto di Firenze e escluderebbe quindi la realizzazione di una fermata AV presso l'aeroporto stesso con conseguente grave danno all'intermodalità dei trasporti;

la realizzazione della nuova stazione AV nella zona Belfiore ex-Macelli mal si concilia con le linee tramviarie in corso di realizzazione che la servono solo in parte e senza sinergie di costi e con aggravio di disagi per i cittadini e che renderebbero quasi inutile l'attuale stazione di Santa Maria Novella che nei piani delle Ferrovie avrebbe un servizio passeggeri molto limitato e nei piani del Comune quasi irraggiungibile dal traffico privato, seppur inutile capolinea di tre linee tranviarie, ancora una volta con grave nocumento per la intermodalità dei trasporti;
la linea tramviaria n. 2, in fase di progettazione esecutiva, prevede il passaggio nella zona Belfiore ex-Macelli non lontano dall'attuale sede ferroviaria e con capolinea la stazione di Santa Maria Novella, mentre sarebbe più logico e soprattutto più economico, si parla di oltre 12 milioni di euro, che la stessa all'altezza del Viale Belfiore proseguisse sulla linea ferroviaria esistente, liberata dai treni AV, senza dover demolire numerosi edifici, modificare e ridurre la viabilità privata e realizzare un enorme sottopasso viario di oltre 100 metri di lunghezza -:
quali campagne informative saranno intraprese per informare a fondo i cittadini e mitigarne le preoccupazioni;
quali siano le stime definitive sui tempi e sui costi per la realizzazione dell'attraversamento AV di Firenze;
se non sia opportuno intervenire sul percorso AV per collegare in maniera funzionale l'aeroporto tramite una propria fermata;
se non sia opportuno intervenire sulla realizzazione della linea tramviaria n. 2 di Firenze e spostarne il percorso sul sedime ferroviario già esistente;
quali ulteriori miglioramenti possano essere apportati al progetto AV, nel rispetto dei tempi di realizzazione, per diminuirne l'impatto ambientale.
(4-00142)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I primi lavori per l'inserimento della linea AV/AC (Alta Velocità/Alta Capacità) nel nodo di Firenze sono stati avviati nel 2001 ed hanno previsto complessi interventi di adeguamento degli impianti ferroviari esistenti sull'intero corridoio Castello - Rifredi - Campo di Marte, in particolare le stazioni di Firenze Castello e Campo di Marte sono state predisposte per ricevere l'inserimento dei due binari AV/AC.
I lavori di realizzazione del nodo AV/AC di Firenze (scavalco, passante e stazione) sono stati affidati al contraente generale il 21 maggio 2007 ed il relativo dispositivo contrattuale ha fissato i tempi, i costi e le modalità di realizzazione. Il cosiddetto «scavalco» tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rifredi sarà attivato nel 2010 mentre i lavori per il «passante» e la stazione AV in galleria saranno ultimati entro il 2014. Il costo dell'appalto ammonta a circa 704 milioni di euro tenendo conto del ribasso di circa il 25 per cento conseguito in fase di gara. Le gallerie per il passante ferroviario saranno realizzate mediante lo scavo meccanizzato mentre per la realizzazione della stazione AV lo scavo sarà di tipo tradizionale, i materiali di risulta degli scavi saranno rimossi attraverso convogli ferroviari senza alcun impatto sulla viabilità urbana.
Nel mese di luglio 2007 sono state avviate le attività di progettazione esecutiva dell'intero intervento e le attività di cantiere del 1o lotto (cosiddetto scavalco) relativamente ai primi lavori per la risoluzione delle interferenze con i sottoservizi, la bonifica ambientale e archeologica.
Per dare concreta attuazione alla realizzazione dei lavori si sta provvedendo ad acquisire il parere positivo dell'osservatorio ambientale del nodo AV/AC di Firenze e solo dopo tale adempimento sarà possibile rendere operativo il contraente generale per la successiva fase di realizzazione degli scavalchi nonché per l'affidamento delle attività propedeutiche e di realizzazione del passante AV/AC e della nuova stazione.
La realizzazione delle opere, in prevalenza previste in sotterraneo, è stata pianificata in modo da garantire in ogni fase di lavoro l'operatività delle linee di attraversamento

del nodo e della stazione di Firenze Santa Maria Novella (SMN), stazione nella quale i treni continueranno a fermare.
Il progetto affidato al contraente generale prevede la messa in sicurezza del torrente Mugnone, nell'area immediatamente a monte della stazione di Firenze mediante la realizzazione di un
by-pass idraulico in affiancamento all'attuale sovrappasso idraulico. Sono, inoltre, in corso di realizzazione le opere di adeguamento idraulico del torrente nel tratto finale fino allo sbocco in Arno. Il completamento dei lavori è previsto prima dell'apertura commerciale della stazione AV.
La progettazione ha previsto opere che garantiscono la continuità della falda, testate con l'utilizzo di modellistica evoluta ed ha analizzato approfonditamente l'impatto vibrazionale.
L'attività di monitoraggio ambientale nelle fasi di
ante-operam, corso d'opera e post-operam, prevede l'analisi specifica delle varie componenti ambientali. In particolare, per la falda sono previste misure sistematiche sia dei livelli piezometrici sia delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque sotterranee, estese ad una fascia ampia di circa 2 km a cavallo del tracciato della linea alta velocità.
Ferrovie dello Stato fa sapere che all'avvio della fase realizzativa dell'opera sarà attivato un punto informativo presenziato dal personale di Rete ferroviaria italiana (RFI) a disposizione della cittadinanza per informazioni, richieste ed approfondimenti; sarà poi disponibile anche un sito
web sull'attività dell'osservatorio ambientale del nodo di Firenze che fornirà aggiornamenti sugli aspetti ambientali ed autorizzativi del progetto.
Per quanto riguarda le problematiche afferenti le linee tranviarie si fa presente che in materia di sistemi di trasporto pubblico locale la competenza delle scelte trasportistiche, dell'affidamento delle opere e della realizzazione delle stesse è dell'ente locale.
Nel comune di Firenze è in corso di realizzazione una rete tramviaria costituita dalle seguenti tre linee:
linea 1 che collega il vicino comune di Scandicci al centro cittadino sino a Santa Maria Novella;
linea 2 che dall'aeroporto di Peretola penetra in città servendo la stazione ferroviaria AV (con una fermata a circa 50 metri da questa), la stazione Santa Maria Novella e prosegue attraversando il centro storico sino a piazza Libertà;
linea 3 che dal capolinea di Careggi raggiunge la Fortezza e prosegue interconnettendosi con la linea 1 e la linea 2 nei pressi della stazione Santa Maria Novella.

Dal punto di vista trasportistico, l'interscambio stazione RFI A.V. - linea 2 permetterà di realizzare il collegamento della stazione A.V. con la stazione Santa Maria Novella, con il centro storico e con l'aeroporto. A lavori ultimati, grazie alle possibilità di interscambio previste in progetto tra le 3 linee tramviarie, i punti di interesse suddetti saranno raggiungibili da tutte le zone cittadine servite dalla tramvia.
Quanto all'ipotesi di realizzare il tracciato tramviario sul sedime ferroviario, si fa presente che ciò era previsto in una precedente versione progettuale della linea 2. L'attuale variante è stata giudicata dal comune di Firenze migliorativa dal punto di vista sia funzionale che architettonico nell'organizzazione della stazione di scambio tram-treno ed ha, oltretutto, consentito di superare grosse difficoltà realizzative emerse nella trattativa con Rete ferroviaria italiana riguardo l'attraversamento dei binari ferroviari.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella città di Tangeri, Marocco dove vive una comunità italiana di circa 500 persone, si trova un edificio denominato Casa d'Italia apparentemente chiuso ed in stato di parziale abbandono che risulterebbe di proprietà demaniale;

alcuni imprenditori italiani con attività ed interessi economici a Tangeri ed in Marocco sarebbero disponibili a recuperare la fruibilità dell'immobile e renderlo il punto di riferimento per i connazionali -:
se l'immobile denominato Casa d'Italia sia effettivamente demaniale;
se sia o meno utilizzato e in quest'ultimo caso quali iniziative intenda intraprendere o abbia intrapreso per recuperarne la fruibilità o affidarne la gestione a terzi.
(4-01678)

Risposta. - Il palazzo delle istituzioni italiane (ex palazzo Moulay Hafid), comunemente conosciuto come «Casa d'Italia», si trova a Tangeri, città nella quale sono iscritti all'Associazione italiani residenti all'estero (AIRE) 100 connazionali, più qualche decina di stabili presenze. L'edificio, così come gli annessi immobili ed il terreno di 32.000 mq che lo ospita, è di proprietà demaniale ed è gestito dal nostro consolato generale a Casablanca a partire dal 30 giugno 2001, data in cui fu chiuso il vice consolato d'Italia in Tangeri. Su tale proprietà esistono attualmente due concessioni: una a favore dell'Associazione Nazionale Sanità Militari italiani (ANSMI) per gli edifici dell'ospedale italiano ed una, in fase di rinnovo, a favore dell'associazione «Casa d'Italia», che tra l'altro gestisce un'attività di ristorazione in alcuni locali del palazzo, talmente rinomata nella città da identificare con quel nome l'intero complesso.
Rimasto sostanzialmente inutilizzato dopo la chiusura del vice consolato, il palazzo è stato la sede delle scuole italiane di Tangeri dagli anni venti - quando venne acquistato - al 1987, anno in cui le stesse vennero chiuse.
Non risulta che il complesso immobiliare versi in stato di abbandono. Nel marzo 2007, previa verifica della sua agibilità e l'effettuazione di alcuni limitati interventi di manutenzione, il consolato generale a Casablanca ha deciso di riaprire l'edificio d'intesa con l'ambasciata a Rabat ed in collaborazione con la «Casa d'Italia» - per ospitarvi eventi culturali o di promozione commerciale di alto livello in cambio di un contributo per la manutenzione dell'edificio, con la sola eccezione degli eventi organizzati dall'Ambasciata, dallo stesso consolato generale o dall'Istituto italiano di cultura a Rabat.
L'attività di valorizzazione che il Ministero degli esteri persegue nella gestione del vasto patrimonio immobiliare demaniale situato all'estero è in linea con le attuali tendenze normative che privilegiano modalità innovative di finanza: ricorso al capitale privato, alle sponsorizzazioni ovvero allo sfruttamento economico del bene tramite locazioni, concessioni remunerative o utilizzo, ove possibile, del diritto di superficie.
A testimonianza del dinamismo col quale questo Ministero e la rete diplomatico-consolare utilizzano gli strumenti normativi a disposizione, vorrei a questo proposito segnalare che quest'anno è stato attivato presso l'Ambasciata in Rabat il cosiddetto fondo speciale per le sponsorizzazioni e le donazioni, previsto dalla legge 27 gennaio 2006 n. 296, che consente a tali proventi di essere gestiti direttamente dalla Sede, con piena trasparenza nel loro utilizzo. Fino allo scorso anno, i proventi venivano gestiti dalla stessa Casa d'Italia, ove affluivano su di un conto ad essa intestata.
A fronte della scarsità di risorse finanziarie pubbliche, derivante dalla politica di rigido contenimento delle spese con la quale questa amministrazione deve confrontarsi da vari anni, il consolato generale in Casablanca ha saputo da un lato reperire cospicue risorse private necessarie ad assicurare la manutenzione costante di tale pregevole patrimonio, e dall'altro valorizzare, attraverso l'immobile, la stessa presenza italiana a Tangeri.
Si tratta di un importante e duplice risultato, conseguito grazie allo svolgimento di rilevanti opere di ristrutturazione finanziate, oltreché con contributi ministeriali, anche e soprattutto con i proventi tratti dalle numerose iniziative culturali di ampio respiro mediatico che il complesso ha ospitato.
Dal marzo 2007 sono stati realizzati nel palazzo delle Istituzioni italiane circa 35 eventi (alcuni dei quali in contemporanea,

vista l'ampiezza e la polivalenza dell'edificio), tra i quali: il Festival internazionale del jazz di Tangeri; il lancio in Marocco della FIAT Brava; il Salone internazionale del libro di Tangeri; il festival musicale «Le notti del mediterraneo»; un simposio organizzato dall'Istituto italiano di cultura sul soggiorno a Tangeri di Giuseppe Garibaldi nel 1849; una serata di musica andalusa nel quadro delle celebrazioni per i 1200 anni della fondazione di Fes; un'esposizione di oggetti di design dell'azienda italiana Magis un seminario sulla circolazione dei lavoratori organizzato dal Ministero del lavoro marocchino; due esposizioni di lampadari e cristalleria dell'azienda italiana Cristalstrass (Antica Murrina).
Tra gli eventi in calendario per i prossimi mesi ci saranno un'esposizione sul giardino islamico, organizzata dalla spagnola
Fundaciòn de Cultura Islamica, con l'Alto patronato del Re Maometto VI (a partire dal 4 dicembre); un concerto di arie pucciniane per il 150o anniversario della nascita di Puccini organizzato in collaborazione con la «Dante Alighieri» di Casablanca (11 dicembre); la mostra «Magie d'ambre», organizzata congiuntamente alla soprintendenza per i beni archeologici della Regione Basilicata (inizio febbraio); la presentazione di un libro e di una mostra fotografica su Lucia Bedarida, ebrea italiana vissuta a Tangeri, organizzata in collaborazione con l'Istituto italiano di cultura di Rabat (marzo).
Dalla riapertura ad oggi si può stimare che il palazzo, i cui grandi saloni, il giardino, il porticato interno e la facciata esterna sono stati interamente recuperati, sia stato restituito per circa 200 giorni alla fruibilità dei tangerini, della nostra collettività e dei visitatori stranieri, riqualificato come spazio espositivo italiano d'eccellenza in una città che attraversa una fase di rinascita economica e culturale.
Il pieno conseguimento dell'intento di dar nuovo impulso al palazzo delle Istituzioni italiane, che rappresenta uno dei gioielli della città, è stato suggellato sin dalla scorsa primavera dal personale ringraziamento che il Wali di Tangeri - alta personalità vicina al sovrano marocchino e coordinatore
de facto di molte attività di natura economico-commerciale che si svolgono localmente - ha rivolto al nostro ambasciatore a Rabat nel corso di un incontro con i nostri rappresentanti diplomatici in Marocco.
Non risultano invece a tutt'oggi manifestazioni di disponibilità dell'imprenditoria italiana per il recupero dell'immobile, nonostante il tentativo da parte della nostra ambasciata di avviare degli accordi di partenariato con entità private che avrebbero manifestato interesse al palazzo delle Istituzioni italiane.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la struttura del Consolato Generale di Curitiba (Brasile) da tempo si dimostra fortemente inadeguata a rispondere alla richiesta di servizi di una comunità di cittadini italiani, che negli ultimi anni è cresciuta fino alle attuali 37.000 unità ed è in via di ulteriore aumento per il consistente numero di richieste di cittadinanza giacenti e in arrivo;
la sistemazione logistica degli uffici mette a dura prova nella loro quotidiana presenza non solo gli utenti locali, ma soprattutto quelli di Paranà e Santa Catarina, che per servirsi dei servizi consolari debbono compiere un viaggio di 700 chilometri;
la sistemazione attuale è oggettivamente incompatibile con la prevista assunzione di nuovo personale diretto a costituire la cosiddetta task force chiamata a superare la drammatica situazione degli arretrati delle pratiche di cittadinanza;
la condizione del Consolato di Curitiba è stata pubblicamente sollevata da organi di informazione locali, come la rivista Insieme, che nel numero di ottobre

ha titolato: «Sede in pericolo/Non si può più andare avanti così. Si perde la pazienza e l'immagine stessa dell'Italia che si deteriora ogni giorno di più»;
il Console Generale di Curitiba ha insistentemente rappresentato la precarietà della situazione e l'indifferibilità di una soluzione, indicando anche una possibile via d'uscita che, sia pure con un non superabile aumento del costo di affitto, consentirebbe di ottenere gli spazi e la funzionalità necessari, conservando per altro lo stesso indirizzo;
il Presidente del COMITES di Curitiba e il rappresentante locale del CGIE si sono a loro volta dichiarati d'accordo con le indicazioni alternative formulate dal Console Generale, sottolineando a loro volta l'urgenza di una soluzione -:
se non intenda disporre con urgenza, sia pure in una situazione di difficoltà finanziaria come quella attuale, un'immediata decisione amministrativa diretta a favorire una più adeguata sistemazione di una struttura consolare che, come quella di Curitiba, non può più rispondere alle sue funzioni istituzionali.
(4-01581)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La situazione strutturale e funzionale dell'attuale sede del consolato generale d'Italia in Curitiba è da tempo nota al Ministero degli esteri, che, in considerazione delle accresciute esigenze logistiche di quell'ufficio, ha fatto esperire le necessarie indagini di mercato intese a trovare una soluzione più soddisfacente per l'offerta dei servizi consolari all'utenza. Si tratta in particolare del consistente aumento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana «
jure sangunis» e del conseguente incremento del personale impegnato nello smaltimento delle relative pratiche.
La decisione amministrativa auspicata come «immediata» dall'interrogante non può tuttavia prescindere né dalle disponibilità finanziarie sul capitolo
ad hoc di spesa in conto capitale - allo stato attuale non sufficiente - né da una ponderata valutazione delle opzioni percorribili.
Sono state pertanto esaminate le due proposte alternative, di acquisto di una struttura immobiliare ovvero di ulteriori forme di locazione con spazi aggiuntivi.
La prima opzione, pur innegabilmente conveniente nel lungo periodo, è stata accantonata per l'insostenibilità dell'onere della spesa nell'immediato, per questa come per altre sedi all'estero che si trovano in condizioni analoghe a quelle del consolato in Curitiba. Il relativo capitolo in conto capitale non presenta, infatti, disponibilità.
È invece in corso di approfondimento la seconda opzione, per la quale si stanno valutando - in un rapporto fra costi e benefici, funzionalità e sicurezza - le proposte emerse dall'indagine condotta dalla sede sul mercato immobiliare locale. Occorre scegliere tra la locazione di un nuovo immobile, ove trasferire la sede consolare, oppure aggiungere nuovi spazi in locazione a quelli già esistenti. Va peraltro considerato non solo l'aumento delle spese locative, ma anche la necessità di interventi di adeguamento alle esigenze operative dell'ufficio consolare.
La soluzione che verrà prescelta sarà quella che contemperi l'effettivo beneficio in termini di funzionalità e logistica dell'ufficio consolare con la rilevanza, in termini di tempistica e di sostenibilità finanziaria, di quegli interventi, a tutt'oggi in corso di quantificazione.
La decisione amministrativa, che, concordando con quanto ventilato dall'interrogante, si auspica possa intervenire, se non nell'immediato, quanto meno in tempi brevi, conseguirà pertanto tale fase istruttoria, una volta acquisita una conoscenza completa dei vari aspetti impliciti nella proposta.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Circolo Italiano di Locarno è un'associazione apolitica, aconfessionale, con

fini culturali, ricreativi, assistenziali, senza fini di lucro, sorta nel 1906;
gli interessi culturali si sono fino ad oggi espressi con attività teatrali, musicali, mostre, visite ai musei e conferenze;
attualmente i soci sono 204, quasi tutti con tessera famiglia, perciò di fatto le persone che fanno parte dell'associazione sono almeno il doppio;
il Circolo Italiano di Locarno, ha sede nella Casa d'Italia che è stata costruita dall'Unione Italiana di Mutuo Soccorso Fratellanza Mutua Educativa nel 1907-1908 e inaugurata circa 100 anni fa, il 20 settembre 1908;
la struttura divenne proprietà dello Stato Italiano nel 1938 e da allora funge da punto di incontro degli italiani residenti a Locarno;
infatti, nella Casa d'Italia hanno sede numerose Associazioni Italiane del Locarnese fra cui la Società Italiana di Mutuo Soccorso, il Comites, l'Associazione Nazionale Mutilati e invalidi di Guerra eccetera;
l'attuale Governo, nel quadro di una procedura di dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato, ha disposto l'alienazione dello stabile e, quindi, ha richiesto al Consolato Generale di Lugano di liberare al più presto i locali della Casa d'Italia;
facile immaginare il danno che i nostri connazionali subirebbero vista l'importanza del luogo come punto di incontro della comunità italiana a Locarno -:
se non ritenga di dover intervenire per scongiurare la vendita della summenzionata Casa d'Italia;
se, in alternativa, sia ipotizzabile l'assegnazione di una nuova sede per la Casa d'Italia;
come verranno utilizzate le risorse derivanti dalla vendita dell'immobile.
(4-01439)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'atto parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il vasto patrimonio immobiliare di proprietà dello Stato italiano all'estero è già da tempo oggetto di attenta riflessione da parte del Ministero degli esteri, nel quadro degli interventi di razionalizzazione delle risorse pubbliche.
Infatti, sin dallo scorso anno, il suddetto ministero sta perseguendo un progetto di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare all'estero, inteso ad adeguarla alle mutate circostanze geo-politiche, mediante soppressioni o declassamenti di sedi e nuove istituzioni o elevazioni di rango di altre esistenti. Con la legge finanziaria del 2007 si è addivenuti altresì - in sinergia con l'Agenzia del demanio - a formalizzare un piano di razionalizzazione di tutto il patrimonio immobiliare sito all'estero, anche di quello che non è in uso governativo.
Nella prospettiva di rendere detto patrimonio una vera risorsa produttiva per lo Stato, si è prevista in detto piano - a seguito di una puntuale analisi di efficacia in un rapporto costi/benefici - l'adozione di misure intese a valorizzare taluni immobili ovvero ad alienare quelli inutilizzati e non altrimenti riconvertibili.
Si noti che l'alienazione di un immobile demaniale situato all'estero, ai sensi di quanto disposto dalle leggi finanziarie 2006 e 2007, costituirebbe per lo Stato un introito ai fini della riduzione del debito di bilancio e solo in parte una disponibilità di fondi per il Ministero degli affari esteri. Un'alternativa all'alienazione è costituita dalla produttività del bene, per effetto di locazioni o concessioni remunerative, in modo da compensare le spese fisse che vi gravano.
Particolarmente rilevante per consistenza è il patrimonio immobiliare ubicato in Svizzera, in parte inutilizzato a fini istituzionali.
A Locarno l'immobile a cui fa cenno l'interrogante è parte di un complesso costituito da tre edifici distinti, uno dei quali - denominato Casa d'Italia - ospita al suo interno il Comitato Italiani residenti all'Estero (Com.It.Es.) ed il circolo italiano,

entrambi titolari di una concessione che per il circolo italiano è scaduta lo scorso 30 settembre.
Il circolo ha da tempo manifestato l'interesse a stipulare con l'ufficio consolare in Lugano una convenzione
ad hoc di durata illimitata, recante la previsione di utilizzo a tempo indeterminato degli spazi immobiliari, a canone non aggiornabile nel tempo.
Non si è mancato di rappresentare al presidente del circolo che, a medio periodo, nel piano di razionalizzazione del patrimonio immobiliare statale sito in Svizzera, dovrebbero rientrare anche gli edifici di Locarno, non più sede di attività istituzionali sin dall'epoca della chiusura, in quella città, del vice consolato.
A seguito di un fallito tentativo di conciliazione, il presidente del circolo ha ritenuto di dover proseguire giudizialmente la sua richiesta ricorrendo alla pretura di Locarno. Dopo quella dello scorso 19 novembre, la prossima udienza dovrebbe essere fissata in tempi brevi.
Non risulta che l'Agenzia del demanio abbia chiesto al consolato generale in Lugano di liberare la struttura per attivare procedure di vendita. Infatti, nel suaccennato piano di razionalizzazione elaborato dal Ministero degli esteri con l'agenzia stessa, volutamente non è stato per ora inserito il
compound di Locarno, in ragione della pendenza relativa alle concessioni di quegli immobili.
Pertanto, il rinnovo della concessione con il circolo italiano - che si intenderebbe limitare nel tempo ed ancorare almeno ad una percentuale del valore di mercato del bene, come prevede la normativa vigente - rimane sospeso in attesa di conoscere gli esiti della vertenza promossa presso il Giudice locale.
Nel frattempo il Ministero degli esteri ha invece autorizzato il Com.It.Es. al rinnovo della concessione a canone agevolato limitatamente alla durata di un anno.
In conclusione, quindi, pur non essendo ipotizzato a breve termine alcun intervento su quel complesso immobiliare, non appare possibile, dato l'avanzamento della razionalizzazione immobiliare in programma, sottoscrivere con terzi atti di concessione a lungo termine e tanto meno a tempo indeterminato.
In un medio periodo, infatti, la suddetta opera di razionalizzazione immobiliare dovrà coinvolgere tutti gli immobili siti in Svizzera non più utilizzati a fini istituzionali.
Appare altresì di tutta evidenza che tali interventi non potranno essere adeguatamente portati ad esecuzione se gli immobili continuano ad essere gravati da vincoli giuridici con soggetti esterni all'amministrazione stessa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REALACCI, VICO, MARIANI, BELLANOVA, BRATTI e MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso gli spaventosi dati relativi all'inquinamento di origine industriale che affligge la città di Taranto assurgono agli onori delle cronache. Studi e monitoraggi di soggetti pubblici, come l'Arpa Puglia, e di istituzioni scientifiche e universitarie danno un quadro sempre più allarmante dei livelli di inquinamento e dei loro effetti sulla salute dei cittadini;
Taranto ha due impianti, l'Ilva e la centrale elettrica ex-Edison, che si collocano al secondo e terzo posto nella «classifica» degli impianti industriali italiani che, con le loro emissioni di anidride carbonica, contribuiscono maggiormente all'aumento dell'effetto serra;
dati altrettanto abnormi riguardano le emissioni di inquinanti con dirette ricadute sull'ambiente e sulla salute a livello locale. La città ha infatti il primato italiano nelle emissioni in atmosfera di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), di diossina, di piombo, di mercurio, di benzene, emissioni quasi tutte concentrate nell'impianto Ilva;

la questione dell'Ilva è stata sollevata anche dalla trasmissione televisiva de La7, Malpelo, nella puntata del 23 ottobre 2008, nella quale sono state sottolineate le gravi ripercussioni che gli inquinanti provenienti dalla fabbrica hanno sulla salute dei cittadini e, in particolare, su anziani e bambini;
come riportato in un articolo del quotidiano la Repubblica del 26 ottobre 2008, il neonominato presidente della Commissione Ippc, incontrando l'Ilva e la Regione avrebbe sostenuto che le emissioni dell'impianto sono in regola, con ciò contraddicendo le valutazioni dell'amministrazione regionale e dell'Arpa Puglia;
la Commissione Ippc entro marzo 2009 dovrà esprimersi sul rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) allo stabilimento siderurgico di Taranto;
la Regione Puglia ha chiesto a più riprese al Governo di imporre all'Ilva limiti di emissioni altrettanto rigorosi di quelli previsti dalle normative europee, e in particolare ha chiesto che il limite alle concentrazioni di diossina nell'aria scenda al di sotto di 1 nanogrammo per metro cubo;
l'Ilva ha effettivamente speso 300 milioni di euro per modernizzare gli impianti, e ciò finora ha consentito di ridurre le concentrazioni di diossina da 7 a 3,5. Peraltro, l'Ilva ha presentato un piano di interventi anti-inquinamento in cui il limite di 3,5 nanogrammi scatterebbe solo un anno dopo il rilascio dell'Aia;
un caso di riferimento per l'emissione di inquinanti in atmosfera si può considerare quello della Ferriera di Servola di Trieste che è stata autorizza dalla Regione Friuli Venezia Giulia ad emettere un massimo 0,4 ng/mc di diossine;
la Regione Puglia ha fatto sapere che utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione, compresa l'eventualità di varare una norma regionale ad hoc, per ottenere il rispetto del diritto alla salute di lavoratori e cittadini;
in un caso come questo, che mette in gioco la vita e la salute di migliaia di persone, è da respingere ogni tentativo di utilizzare il ricatto occupazionale per autorizzare l'Ilva a continuare impunemente ad avvelenare Taranto -:
se il Ministro interrogato non intenda avviare immediatamente una indagine sui reali livelli di inquinamento addebitabili all'Ilva, essendo questa una questione troppo seria, che riguarda la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente, per ammettere leggerezze o disattenzioni;
se non intenda immediatamente assumere iniziative normative volte ad equiparare i limiti italiani relativi all'inquinamento da diossina ai valori più restrittivi in vigore negli altri Paesi dell'Unione europea;
se, vista la condizione di sofferenza ambientale che da anni, colpisce la città di Taranto, non ritenga in ogni caso doveroso vincolare il rilascio dell'Aia al rispetto di tali più rigorosi limiti.
(4-01457)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che la complessa realtà industriale dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto è da anni oggetto di una serie di attività svolte dal Ministero dell'ambiente, in coordinamento con le Amministrazioni locali, finalizzate a favorire l'attuazione di interventi di miglioramento ambientale da parte dell'azienda.
Data la particolare condizione dell'area tarantina, dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale con deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990, e rientrante all'interno di un Sito di Interesse Nazionale (SIN), già in data 15 novembre 2005 è stata istituita, con provvedimento del Ministro
pro tempore, un'apposita segreteria tecnica per l'esame delle azioni intraprese dall'Ilva per l'adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili, in adempimento agli impegni assunti in precedenti Atti di intesa sottoscritti con le amministrazioni locali. I lavori della segreteria tecnica erano anche finalizzati ad

indirizzare la società alla presentazione della domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Il 28 febbraio 2007 l'Ilva ha presentato domanda per il rilascio dell'AIA, contenente il piano degli interventi per l'adeguamento dello stabilimento siderurgico alle migliori tecniche disponibili.
Tenuto conto delle criticità dell'intera area industriale, il ministero e la regione Puglia hanno ritenuto necessario procedere alla definizione di un accordo di programma, ai sensi dell'articolo 5, comma 20, del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, per il rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali agli impianti coinsediati nella zona industriale di Taranto e Statte (Ilva spa, Edison spa, Enipower spa, ENI spa, Cementir Italia s.r.l., Sanac spa e Azienda Municipalizzata Igiene Urbana).
L'accordo è stato sottoscritto in data 11 aprile 2008, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Presidente della regione Puglia e da rappresentanti del Ministero dell'interno, del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero della salute, della provincia di Taranto, del comune di Taranto, del comune di Statte, dell'Agenzia Protezione Ambiente e servizi Tecnici, dell'Agenzia Regionale Protezione Ambiente Puglia e dalle società interessate. Esso prevede la conclusione delle attività per il 15 marzo 2009, data entro la quale, acquisite le determinazioni degli organi istruttori e considerate le osservazioni del pubblico, dovranno essere rilasciate le singole AIA.
In tale ambito è stato istituito un comitato di coordinamento costituito da rappresentanti delle amministrazioni e degli enti firmatari, nonché da esperti provenienti da enti di ricerca e altri organismi, con lo scopo di coordinare le istruttorie tecniche parallelamente svolte dalla Commissione AIA-Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento e dagli uffici regionali o provinciali, nonché di coordinare la raccolta e l'analisi dei dati storici e conoscitivi del territorio e dell'ambiente dell'area industriale di Taranto e Statte. A seguito dell'attività di raccolta dei dati, il comitato, in base alle specifiche competenze tecniche e scientifiche degli enti e delle amministrazioni coinvolte, si esprimerà sulla loro utilità e pertinenza per l'individuazione delle criticità dell'area e delle relazioni di dette criticità con le emissioni inquinanti derivanti dalle attività industriali.
Già nell'ambito dei lavori della citata Segreteria Tecnica era emersa la problematica relativa alle emissioni di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento; nel rapporto conclusivo della Segreteria Tecnica del 5 dicembre 2006 si raccomandava, infatti, all'Ilva di presentare, «in sede di domanda di AIA, uno studio organico relativo alle emissioni di diossine e furani (PCDD e PCDF) dall'impianto di agglomerazione dello stabilimento, nonché la proposta di eventuali interventi per la riduzione di tali sostanze».
Tra gli interventi proposti nella domanda di AIA non era indicato nessun intervento atto a ridurre le emissioni convogliate di diossine e furani dall'impianto di agglomerazione, ma l'azienda si impegnava ad intraprendere una fase di studio volta alla valutazione di tali emissioni; eventuali interventi sarebbero stati adottati in base agli esiti di tali studi e ai risultati di separate campagne di monitoraggio che l'Ilva e l'Arpa Puglia avrebbero avviato parallelamente sulla base di protocolli condivisi. Tali aspetti sono stati affrontati con particolare interesse nell'ambito delle attività del sopra illustrato accoro di programma «Area industriale di Taranto e Statte».
Nel programma aggiornato degli interventi, trasmesso dall'Ilva il 5 giugno 2008 nell'ambito delle attività del comitato di coordinamento, è stato inserito il progetto del cosiddetto «impianto urea» per l'abbattimento delle emissioni di diossine mediante l'aggiunta di urea nel materiale sulle linee di agglomerazione. Tale impianto, sulla base delle sperimentazioni effettuate, sostanzialmente dimezzerebbe, quando messo in esercizio, l'attuale valore in concentrazione delle emissioni di diossine dal camino E312 dell'impianto di agglomerazione, attestandosi su un livello inferiore a 3,5 ng (I-TEQ)/Nm3 (nanogrammi per normal metro cubo in tossicità equivalente),

come risulta dalle campagne di rilevazione appositamente effettuate dall'Arpa Puglia.
Il 5 agosto 2008 l'Ilva ha trasmesso al Ministero dell'ambiente lo «Studio di fattibilità dell'impianto urea di abbattimento PCDD/F» (diossine e furani), precisando che i tempi tecnici strettamente necessari alla realizzazione erano pari a 7 mesi, a decorrere dalla data di rilascio del prescritto permesso a costruire da parte del comune di Taranto. Parallelamente l'azienda anticipava, al 15 novembre 2008, la programmazione per l'avvio delle attività per la redazione dello studio delle interazioni delle emissioni del camino E312 sull'area esterna allo stabilimento, in precedenza previsto per giugno 2010.
In tale ambito, si evidenzia che le attività del comitato di coordinamento hanno favorito lo svolgimento delle attività di verifica di competenza relative alle attività di caratterizzazione e bonifica delle aree del sito di interesse nazionale (SIN), consentendo di pervenire, in data 13 ottobre 2008, ad uno specifico atto che consente l'utilizzo delle aree rientranti nel SIN per la realizzazione delle opere proposte per l'adeguamento alle
Best Available Techniques (BAT) nella domanda di AIA, tra cui rientra il citato impianto urea.
La richiesta del permesso di costruire l'impianto urea è stata presentata l'11 settembre 2008 dall'Ilva allo sportello unico attività produttive del comune di Taranto istanza. A tutt'oggi il Comune non risulta aver rilasciato tale permesso.
Riguardo alla legislazione di settore, si evidenzia che non esiste nessuna direttiva o regolamento della Commissione Europea che prevede limiti per le emissioni di diossine dagli impianti di agglomerazione. La direttiva 2008/01/CE in materia di IPPC prescrive, piuttosto, l'applicazione delle migliori tecniche disponibili agli impianti industriali.
Il protocollo di Aarhus, oggetto della decisione del Consiglio dell'Unione Europea n. 2004/259/CE del 19 febbraio 2004, ribadisce le indicazioni dei
Best Available Techniques Reference Documents, che verranno descritti in seguito, ponendo l'obbligo dal 2014 di imporre ai gestori nazionali da parte degli Stati aderenti le migliori tecniche di riduzione dell'emissione di diossine e furani associati per gli impianti di agglomerazione. In tale protocollo, pertanto, i limiti specifici sono dettati soltanto con riferimento agli impianti di incenerimento, mentre per gli impianti di agglomerazione esso costituisce un valore indiretto di performance collegato all'adozione delle più efficienti tra le BAT previste.
Alcuni Stati europei hanno fissato dei limiti di emissione per tali impianti nella loro legislazione nazionale che, tuttavia, non discendono da una specifica normativa comunitaria.
A livello nazionale, ad eccezione del limite previsto per le emissioni in atmosfera dagli impianti di incenerimento, conforme a quello indicato dalla direttiva europea, per gli impianti industriali il limite per le emissioni di diossine in vigore in Italia sin dal 1990, e confermato dal decreto legislativo n. 152 del 2006, è pari a 10.000 ng/Nm3 (nanogrammi per normal metro cubo) riferito a tutti i 210 composti, e non solo ai 17 tossici a cui fanno riferimento l'attuale letteratura scientifica e le norme tecniche di settore. Tale limite non è quindi direttamente confrontabile con i valori di riferimento correntemente utilizzati per tali inquinanti.
Per gli impianti soggetti alla disciplina IPPC è inoltre necessario considerare le prestazioni delle migliori tecniche disponibili applicate (BAT), individuate in base a specifici documenti tecnici sia comunitari (BREF-BAT), elaborati per conto della Commissione Europea dall'ufficio IPPC di Siviglia), sia nazionali (linee guida per l'individuazione e l'utilizzazione delle migliori tecniche disponibili, tra cui quelle relative all'industria siderurgica emanate con il decreto del 31 gennaio 2005). Ogni BAT è associata a possibili prestazioni dell'impianto, espresse, ad esempio, come intervalli di valori di emissioni inquinanti.
Tali valori di emissione non costituiscono valori limite di per sé vincolanti in quanto le prestazioni delle BAT sono strettamente collegate alle modalità concrete di applicazione delle stesse nei singoli impianti e valutate nell'ambito delle istruttorie AIA.


Con riferimento specifico alle BAT previste per gli impianti di agglomerazione, i valori di emissione di diossine associati sono, in condizioni normali, comprese nell'intervallo 0,1 - 1 ng (I-TEQ)/Nm3 (nanogrammi per normal metro cubo), di cui si ribadisce il fatto che non costituiscono valori vincolanti, con riferimento ai soli 17 composti tossici della diossina. Nella revisione di febbraio 2008 dei BREF relativo al settore siderurgico, è descritta anche la tecnica che prevede l'aggiunta di composti dell'azoto (come l'urea) nel materiale alimentato sulle linee dell'impianto di agglomerazione, indicando per essa un'efficienza tipica di riduzione di PCDD/F (diossina e furani) del 40-60 per cento.
In merito alle specifiche richieste contenute nell'atto ispettivo, e dato il quadro di riferimento sopra illustrato, si evidenzia che il ministero ha già avviato approfondimenti sui reali livelli di inquinamento dovuti all'attività dello stabilimento siderurgico, nell'ambito, prima, della segreteria tecnica del 15 novembre 2006, e poi dell'accordo di programma «Area industriale di Taranto e Statte» dell'11 aprile 2008. Solo a conclusione dei lavori del comitato di coordinamento per l'attuazione dell'accordo le autorità competenti potranno compiutamente valutare le eventuali necessità di integrazione del quadro conoscitivo ambientale dell'area, al fine di pervenire alla predisposizione di un apposito piano operativo che definisca attività, oneri e ruoli per l'esecuzione di studi e indagini da svolgere secondo protocolli condivisi e in maniera tale da ottenere dati coerenti con il quadro normativo di riferimento. Tutti i dati raccolti sono via via resi disponibili al pubblico per la consultazione tramite apposito sito web del ministero.
Con riferimento alla possibilità di modificare i limiti di emissione degli inquinanti, si ricorda che il disegno di legge n. 1078 presentato al Senato della Repubblica il 6 ottobre 2008, recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee (comunitaria 2008), stabilisce all'articolo 9 che il Governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per l'attuazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente, assicurando, attraverso le opportune modifiche, la coerenza della parte quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006 inerente la tutela dell'aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera con il nuovo quadro normativo in materia di qualità dell'aria. Nell'ambito dell'esercizio di tale delega potranno essere effettuate le opportune valutazioni in ordine alla modifica dei vigenti limiti, che ovviamente terranno nel massimo conto gli aspetti di tutela della salute e dell'ambiente nell'ambito delle possibilità di riduzione previste dall'applicazione delle BAT.
Già nel breve termine, comunque, nell'ambito del provvedimento di AIA saranno fissati dei limiti di emissione per i diversi inquinanti in base alle valutazioni effettuate, in fase di istruttoria, dalla competente Commissione sugli interventi proposti dall'azienda. Tali valutazioni saranno effettuate anche sulla base dei valori associati alle migliori tecniche disponibili riportati nei citati documenti di riferimento nazionali e comunitari, oltre che su particolari esigenze derivanti dall'accertamento di specifiche criticità ambientali dell'area e nel rispetto delle vigenti normative.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la puntata del 16 novembre 2008 della trasmissione televisiva Report andata in onda su RAI 3 porta alla luce alcuni episodi avvenuti nel porto di Bagnara Calabra in relazione al rispetto delle normative che vietano l'utilizzo delle spadare come mezzi da pesca;
la puntata ha inizio con le operazioni di sequestro di spadare nel porto di Cetraro, in provincia di Cosenza, dove alcune

imbarcazioni stanno scaricando le reti probabilmente con l'intento di nasconderle. La pena cui vanno incontro è il sequestro delle reti e una sanzione amministrativa di 4.000 euro;
dieci anni fa vennero erogati notevoli contributi comunitari e nazionali per la riconversione delle tecniche di pesca dei pesci spada con le reti derivanti, le cosiddette spadare. Sei anni fa l'Unione Europea le ha proibite definitivamente ma come si evince dalla puntata di Report in Italia alcuni continuano ancora ad usarle. Dieci anni fa le navi spadare erano circa 700, oggi alcune stime ne contano un centinaio nonostante tale pratica sia illegale;
il Mediterraneo è noto per essere il mare più sfruttato, in cui la risorsa ittica comincia a scarseggiare. Basti pensare che l'Italia importa il 70 per cento del pesce consumato. La rete spadara è una rete a maglie larghe che può raggiungere la lunghezza di 30 Km ed è utilizzata esclusivamente per la pesca del pescespada. Purtroppo però in questo muro della morte restano incastrati anche specie in via di estinzione come gli squali, le tartarughe marine, delfini e i cetacei. Si stima che nel solo Mediterraneo queste reti siano arrivate ad uccidere diecimila cetacei ogni anno;
per far fronte a tale situazione da quest'anno è stata introdotta una norma che consente il sequestro anche in porto, sanzionando quindi la detenzione. Fino a qualche tempo fa era necessario cogliere i pescatori in flagranza di reato nell'atto di utilizzarla in mare. Tale normativa arriva a seguito dei molti richiami della Commissione Europea, tra cui in particolare un ricorso presentato il 10 giugno 2008 dalla Commissione stessa in cui si legge che «è ampiamente provato che il sistema di controllo e sanzione applicato in Italia in merito alle reti derivanti sia del tutto insufficiente»;
tale appare, infatti, la situazione a Bagnara. Dalle immagini di Report apprendiamo che i controlli sono praticamente nulli, che i pescatori sbarcano indisturbati le proprie reti oltre a grandi quantità di pesce spada e che gli uomini della capitaneria di porto, pur vedendo queste attività non si fermano ad effettuare controlli. Pare infatti dai racconti dei pescatori di Cetraro che è ben noto che Bagnara a questo riguardo è un porto franco e che mentre a Cetraro la capitaneria di porto sta sequestrando le reti e applicando le sanzioni amministrative previste, a Bagnara consentono di scaricare le reti e di portarle a casa;
oggi la pesca del pescespada si potrebbe effettuare solo con il sistema del palangaro ovvero con gli ami. Ma, mentre il regolamento delle spadare era in via di risoluzione, è stato introdotto un nuovo tipo di rete chiamato ferrettara a maglie più strette della spadara e meno lunga, il cui limite di utilizzo era in origine entro le 3 miglia; oggi portato a 10 miglia rendendo molto più difficile la rivelazione delle contravvenzione; la Guardia costiera rivela anche che questo tipo di rete non ha alcuna redditività sotto costa e che generalmente tali reti sono utilizzate in vece dalle spadare per pescare anche oltre le 10 miglia e che per raggiungere la lunghezza della spadara vengono cucite l'una con l'altra -:
se non si intenda aprire un'inchiesta sulla vicenda del Porto di Bagnara Calabra denunciata dalla trasmissione Report per accertare le effettive responsabilità su quanto accaduto e al tempo stesso verificare se le forze dell'ordine preposte al controllo di eventuali illegalità del settore della pesca siano effettivamente messe in condizione di svolgere le loro funzioni attraverso una congrua dotazione di mezzi e uomini in organico;
se non si intenda verificare come siano stati effettivamente utilizzati i fondi destinati alla riconversione del settore della pesca con le spadare e, nel momento in cui si accerta la frode da parte delle imbarcazioni ancora in possesso di reti derivanti, quali meccanismi risarcitori si intendano predisporre;

se non si intenda aprire un'indagine sugli attrezzi per la pesca alternativi alle spadare attualmente utilizzati da molti pescatori, come le cosiddette ferrettare e le reti da posta, il cui utilizzo è sempre più difficile da distinguere da quello delle spadare illegali.
(4-01663)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno far presente che si è consapevoli che la situazione di illegalità presente a Bagnara Calabra, determina un discredito di tutta la marineria italiana incentivando il moltiplicarsi di attività di pesca illegale.
Per quanto sopra, nella convinzione che sussistono le capacità per debellare o per lo meno contenere il predetto fenomeno, concentrato quasi esclusivamente nel porto di Bagnara, questo ministero ritiene necessario predisporre un piano di contrasto all'attività di pesca con le reti derivanti, che veda coinvolte tutte le forze di Polizia.
Ciò in considerazione del fatto che in alcuni particolari contesti geografici, quale quello di Bagnara Calabra, la pesca con le derivanti, ancorché illegale, ha assunto dei connotati socioculturali profondamente radicati e costituisce la principale fonte di reddito e sostentamento.
In tali aree a seguito di ogni operazione si sono manifestate proteste, con il blocco della rete autostradale e ferroviaria, che hanno determinato gravi rischi per il mantenimento dell'ordine pubblico.
Premesso quanto sopra, si ritiene necessario sottolineare che la trasmissione televisiva «Report», dal taglio giornalistico di inchiesta, ha illustrato esclusivamente una serie di carenze nei controlli relativi alla pesca con le derivanti, senza mostrare l'attività effettivamente svolta dal personale del Corpo delle capitanerie di porto.
Al riguardo è il caso di evidenziare che l'operato del personale del citato Corpo delle capitanerie di porto ha condotto, negli ultimi anni, al sequestro di 2.500 km di reti da posta derivanti ed inoltre, al fine di dotare gli organi preposti al controllo di uno strumento giuridico più efficace, è stata introdotta, con la legge n. 101 del 2008, la sanzione per la mera detenzione di attrezzi da pesca non consentiti.
In merito alle singole richieste presenti nell'interrogazione si informa che:
1. non si reputa necessario, per quanto sopra detto, aprire una inchiesta sulle vicende illustrate da «Report». Si assicura, tuttavia, l'interesse predominante di questa amministrazione a contenere il fenomeno di cui trattasi. A tal fine saranno predisposte, di concerto con gli organi preposti al controllo ed in particolare con il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, apposite riunioni di coordinamento per predisporre in tempi brevissimi il piano di cui sopra e valutare eventuali ulteriori iniziative;
2. in merito all'utilizzo dei fondi destinati alla riconversione del settore della pesca con le «spadare» si informa che, a seguito di ogni accertamento delle violazioni di cui trattasi, viene attivato apposito procedimento penale finalizzato all'accertamento della sussistenza del reato di frode comunitaria con conseguente recupero dei fondi;
3. per quanto attiene l'impiego delle «ferrettare» e delle «reti da posta» si precisa che la normativa nazionale e comunitaria, ben nota agli organi di controllo, individua con chiarezza le caratteristiche di ciascun attrezzo, le modalità di utilizzo nonché, per le ferrettare, le specie bersaglio.
Pertanto, si ritiene di non dover criminalizzare la maggior parte dei pescatori che utilizzano tali sistemi nella piena legalità.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

REALACCI e MARCHIONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto «L.B. Alberti» di Rimini, ha realizzato all'interno del proprio laboratorio

scolastico alcuni prototipi di scooter a metano, e tramite la Convenzione tra Provincia di Rimini ed Istituto «L.B. Alberti» relative all'accordo di programma per la mobilità sostenibile ha ottenuto un finanziamento da Provincia e Regione Emilia Romagna per l'omologazione dell'uso del metano sugli scooter;
il Codice della Strada non prevede l'utilizzo del metano per veicoli con meno di quattro ruote. Il Codice va pertanto integrato con questo aspetto, appositamente regolamentato;
per procedere, la Direzione Generale della Motorizzazione Civile di Roma ha richiesto «l'allestimento di un'apposita flotta di 10 scooter a metano per effettuare le sperimentazioni necessarie a regolamentare queste applicazioni;
le attività della succitata convenzione sono state realizzate tramite:
1) individuazione modelli di scooter idonei alla conversione a metano, con interventi che non coinvolgono il telaio o altre parti strutturali;
2) loro trasformazione a doppia alimentazione, come di norma sulle auto;
giunti a conclusione di tutte le attività prescritte, la Direzione Centrale della Motorizzazione Civile di Roma ha chiesto che, tutti i componenti dei kit fossero omologati secondo la normativa europea R110, non ancora obbligatoria in Italia, anziché secondo il DGM nazionale oggi in vigore;
l'istituto «L.B. Alberti», ha ottemperato anche queste ultime indicazioni;
và ricordato che l'utilizzo dei veicoli alimentati a gas metano, caratterizzati da ridottissime emissioni di tutti i principali prodotti dalla combustione tra cui anche un 20 per cento in meno di CO2 rispetto ai combustibili tradizionali, rappresenta un valido contributo alla riduzione dell'inquinamento urbano e alla lotta ai mutamenti climatici. Inoltre, per i bassi prezzi del combustibile, l'incentivazione all'uso di veicoli a metano può rappresentare un'alternativa e un aiuto per le tasche dei cittadini in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo vivendo -:
quali iniziative intenda mettere in atto per sapere perché a tutt'oggi la Direzione Generale della Motorizzazione Civile di Roma non abbia provveduto ad integrare il codice della strada italiano con la circolare a cui si devono attenere i tecnici delle Motorizzazioni per poter validare sui libretti di circolazione le avvenute trasformazioni a metano dei veicoli a 2 e 3 ruote, così come avviene per le auto.
(4-01715)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Non risulta che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia mai stipulato convenzioni per l'utilizzazione del metano nel campo dei motoveicoli né abbia mai autorizzato alcun soggetto a procedere all'allestimento sperimentale di flotte di
scooter alimentati a metano.
L'unica normativa di riferimento per l'omologazione degli impianti per l'alimentazione a metano è il regolamento R 110/ECE ONU che è diretto esclusivamente agli autoveicoli ed esclude esplicitamente dal campo di applicabilità i veicoli a due o tre ruote.
In un quadro di armonizzazione normativa di livello comunitario non è pertanto possibile emanare circolari che rechino disposizioni in contrasto con quanto stabilito da una norma primaria.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Ceias srl di Bari ha in appalto da Trenitalia alcuni lotti per la pulizia del materiale rotabile della divisione passeggeri;

circa cinquanta persone, che alle dipendenze della Ceias srl svolgono le pulizie sui vagoni dei treni passeggeri in sosta alla Stazione centrale di Trieste, dallo scorso 10 di giugno attendono di ricevere le loro competenze;
all'origine della mancata erogazione degli stipendi da parte della Ceias ai propri dipendenti triestini - in base a dichiarazioni della stessa Ceias riportate dalla stampa - sarebbe il fatto che il committente Trenitalia non ha provveduto al pagamento delle scadenze fissate al 31 maggio entro i termini contrattuali;
sempre in base a quanto sostenuto dalla Ceias srl, questa società vanterebbe crediti scaduti e a breve termine pari a circa 10 milioni di euro, che pregiudicano l'operatività finanziaria corrente, essendo inoltre acceso un contenzioso, anche per prestazioni erogate nel 2005, pari a circa 30 milioni di euro;
rappresentanti sindacali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Salpas-Orsa e Ugl-Af, che hanno chiesto all'azienda chiarimenti in merito, informano che la Ceias sarebbe disponibile a erogare solo il 40 per cento del dovuto nei prossimi giorni, perciò comunque in grave ritardo rispetto al dettato contrattuale;
da fonti di stampa si apprende che Ferrovie dello Stato ha recentemente presentato alle Regioni, alle associazioni dei consumatori ed alle organizzazioni sindacali la nuova gara europea per la pulizia dei treni;
l'amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, ha annunciato che il prossimo bando di gara europeo adotta un criterio di aggiudicazione che non è più quello del massimo ribasso, bensì dell'offerta economicamente più vantaggiosa, tenuto conto delle caratteristiche tecniche dell'offerta;
l'appalto con la società in questione, nel corso degli anni, era già stato notoriamente all'origine di numerosi problemi, e in sede di sindacato ispettivo l'interrogante aveva chiesto chiarimenti in merito alla sua proroga -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda appurare con Trenitalia quali siano le azioni più utili a tutelare sia i lavoratori della Ceias srl, in relazione a quanto loro dovuto dalla ditta appaltatrice, sia gli utenti della stessa Trenitalia, al fine di garantire loro un'adeguata qualità del servizio di pulizia.
(4-00507)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con riferimento al servizio di pulizia del materiale rotabile, si premette che i rigorosi controlli eseguiti negli ultimi mesi del 2008, sia dalle Ferrovie dello Stato sia da una qualificata società di certificazione, hanno confermato la non conformità dei livelli di pulizia con quelli stabiliti contrattualmente con le imprese affidatarie.
In assenza di evidenti miglioramenti della situazione, nonostante le ripetute sollecitazioni in tal senso indirizzate alle imprese e le consistenti sanzioni applicate da parte di Ferrovie dello Stato, nel giugno 2008 è stata indetta una gara europea per individuare nuove società a cui affidare questo delicato e fondamentale servizio, prevedendo un bando di gara diversamente strutturato rispetto al passato.
L'obiettivo è soprattutto quello di aprire al mercato specializzato al fine di elevare gli standard di qualità attraverso capitolati rigorosi, prestazioni facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati. Peraltro, la selezione di una pluralità di fornitori affidabili e l'apertura del mercato, realizzata favorendo la partecipazione di una pluralità di aziende anche di media dimensione, può contribuire a migliorare sia il livello qualitativo del servizio sia lo sviluppo delle imprese.
Per quanto concerne la corresponsione dei pagamenti dovuti da Trenitalia alla Società EIAS alla scadenza del 31 maggio 2008, Ferrovie dello Stato precisa che i pagamenti alla data suddetta erano allineati rispetto a quanto dovuto alla società sopra

citata in quanto risultavano in pagamento tutte le fatture relative a prestazioni delle quali era stata attestata la regolare esecuzione.
La eventuale mancata corresponsione degli emolumenti spettanti ai lavoratori dipendenti dalle imprese appaltatrici, rientra nelle responsabilità delle imprese stesse.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RUVOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in base ai dati Istat su un censimento a campione effettuato tra le famiglie italiane, con l'obiettivo di descrivere il disagio economico del Paese, è emerso che le famiglie siciliane sono quelle che hanno evidenziato le maggiori difficoltà con una percentuale pari al 23,5 per cento contro il 18,9 per cento della Calabria o il 22,6 per cento della Puglia, precedute solo dalla Campania con il 23,8 per cento, il tutto con una media italiana del 14,6 per cento;
uno dei dati che descrive meglio lo stato di crisi delle famiglie siciliane è quello sulle spese impreviste in quanto circa il 47 per cento degli intervistati ha risposto di non riuscire a sostenerle, precedute solo dalle famiglie calabresi con il 50,9 per cento, con una media italiana delle famiglie con questa difficoltà pari al 28,4 per cento;
la regione Sicilia ha inoltre il primato di famiglie che negli ultimi dodici mesi sono state almeno una volta in arretrato con le bollette, con una percentuale pari al 20,7 per cento contro il 15,2 per cento della Calabria e il 16,8 per cento della Campania;
tale regione è anche in testa nella classifica delle famiglie che non riescono a riscaldare la casa adeguatamente (il 26 per cento), che hanno soldi per comprare alimentari (l'8,5 per cento), per affrontare spese mediche (il 25 per cento) o per acquistare i vestiti (il 35,7 per cento);
la Sicilia ha il reddito familiare più basso d'Italia pari a 20.952 euro contro una media nazionale di 27.736 euro ed è la regione del Sud che nel 2007 ha avuto la minore crescita del prodotto interno lordo;
sempre nell'anno 2007 in Sicilia sono cessate 3.072 imprese, cioè il 45,8 per cento in più rispetto alle imprese che hanno chiuso nel 2006 -:
quali iniziative si intendano adottare per far uscire la Sicilia dallo stato di povertà e dal declino tendenziale degli ultimi anni, bloccare il conseguente dilagare dell'imprenditoria illegale e del lavoro nero ed evitare il collasso di un sistema che finora ha retto con molte difficoltà.
(4-01231)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante le iniziative per far uscire la regione Sicilia dallo stato di povertà, si rappresenta quanto segue.
Premettendo che sulle specifiche richieste dell'interrogante, circa l'adozione di misure per il contrasto dello stato di povertà della regione siciliana e di fenomeni quali il lavoro nero e l'imprenditoria illegale il Ministero dello sviluppo economico non dispone di elementi direttamente riferibili, è stata, invece, segnalata per quanto di competenza, al momento, l'esistenza di uno stanziamento, in favore di detta regione, di 4.313,481 milioni di euro a valere sulle risorse del Fondo per le aree sotto utilizzate.
Allo stesso modo, sulla base degli elementi acquisiti dalla direzione generale per le politiche dei fondi strutturali comunitari, si fa presente che, nell'ambito della programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali comunitari, la medesima regione è titolare di due programmi la cui attuazione potrà influire positivamente sullo sviluppo e la crescita socio-economica, e che potranno assicurare effetti positivi sullo stato di povertà e di declino della regione.


Nell'ambito degli stessi programmi, inoltre, potrebbero trovare spazio anche interventi mirati direttamente a migliorare le condizioni di disagio economico e sociale descritti nell'interrogazione in oggetto, individuati nel rispetto delle disposizioni nazionali e comunitarie che regolano l'attuazione dei suddetti programmi.
In sintesi, il primo programma concerne il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013, che prevede una somma complessiva di euro 3.269.802.550, destinati a sette assi prioritari; nell'ordine: reti e collegamento per la mobilità, uso efficiente delle risorse naturali, valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico ambientali per l'attrattività turistica e lo sviluppo, diffusione della ricerca, dell'innovazione e della società dell'informazione, sviluppo imprenditoriale e competitività dei sistemi produttivi locali, sviluppo urbano sostenibile, e, infine, Governance, capacità istituzionali e assistenza tecnica.
Il secondo programma, invece, riguarda il Fondo sociale europeo per una somma complessiva di euro 1.049.619.576, destinati anche in questo caso a sette assi prioritari, e, più precisamente, a quelli per l'adattabilità, l'occupabilità, l'inclusione sociale, il capitale umano, la transnazionalità e interregionalità, l'assistenza tecnica e la capacità istituzionale.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Ugo Martinat.

SALVINI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 40 del decreto legislativo n. 286 del 1998, recante il testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero prevede al comma 6 che «gli stranieri titolari di carta di soggiorno e gli stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale e che esercitano una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo hanno diritto di accedere, in condizioni di parità con i cittadini italiani, agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e ai servizi di intermediazione delle agenzie sociali eventualmente predisposte da ogni regione o dagli enti locali per agevolare l'accesso alle locazioni abitative e al credito agevolato in materia di edilizia, recupero, acquisto e locazione della prima casa di abitazione»;
la genericità della norma determina la possibilità di interpretazioni estensive, a cominciare dal fatto che la citata norma non distingue tra lavoro a tempo determinato ed indeterminato, sicché si dà paradossalmente la possibilità a chi ha un permesso di soggiorno di due anni ed ha un contratto di lavoro a tempo determinato di poter avere l'assegnazione definitiva di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, mettendo così il titolare di un permesso di durata biennale sullo stesso piano del titolare della carta di soggiorno;
d'altra parte si è affermata nella prassi un'interpretazione elastica che consente, ai fini dell'assegnazione, il cumulo del permesso corrente con quelli precedenti, nel caso in cui il richiedente sia titolare di un permesso di soggiorno biennale scaduto ed il rinnovo venga rilasciato per un periodo inferiore ai due anni, con il rischio ulteriore che, in caso di esito negativo dell'istruttoria di rinnovo, si determinerebbe l'occupazione abusiva dell'alloggio da parte di stranieri irregolari -:
quali iniziative il Ministro ritenga di dover assumere per rimuovere le prospettate problematiche interpretative che rischiano di determinare gravi sperequazioni nelle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
(4-01514)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 20 novembre 2006, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'equiparazione fra i soggetti stranieri titolari di carte di soggiorno ed i soggetti stranieri regolarmente soggiornanti in possesso

di permesso di soggiorno almeno biennale e che esercitano una regolare attività di lavoro subordinato o autonomo, è disposta dalle norme vigenti e non già il risultato di una loro interpretazione estensiva.
D'altra parte appare chiaro che la regolarità di un rapporto di lavoro non è condizionata dalla sua durata.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fa sapere infine che è obbligo del soggetto gestore dell'edilizia residenziale pubblica verificare periodicamente il perdurare dei requisiti dei soggetti assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Regione Lombardia e Rete ferrovie Italia S.p.A. stanno accumulando ritardi e inadempienze riguardo all'attuazione degli interventi previsti e degli impegni assunti nell'Accordo di programma per la definizione del tracciato ferroviario ed il dimensionamento degli elementi infrastrutturali connessi e complementari all'intervento di potenziamento e riqualificazione della linea FS Bergamo-Treviglio Ovest (raddoppio), finanziato con 50 milioni di euro quasi tutti già spesi;
l'Accordo siglato il 25 settembre 2001 tra Regione Lombardia, Rete ferroviaria Italiana S.p.A., Provincia di Bergamo e Comuni di Bergamo, Stezzano, Levate, Verdello, Verdellino, Arcene e Treviglio è stato ratificato dai predetti Comuni che hanno conseguentemente apportato le debite variazioni ai vigenti strumenti urbanistici generali;
l'Accordo è stato approvato con decreto del Presidente della Regione Lombardia 12 dicembre 2001, n. 31252, pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 1, Serie ordinaria, del 2 gennaio 2002, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 e dell'articolo 6 della legge regionale 15 maggio 1993, n. 14;
nell'articolo 1, comma 1.5, dell'Accordo si stabilisce che «tutte le parti sottoscrittrici del presente accordo assumono reciproco impegno di porre in essere e condurre a sollecita conclusione - secondo le rispettive competenze e funzioni - gli impegni, procedimenti, iniziative e le attività tutte necessarie per addivenire alla realizzazione dell'intervento ferroviario»;
al successivo comma 1.6 si stabilisce che «le infrastrutture ferroviarie e le opere connesse e complementari di cui agli allegati progettuali elencati al successivo articolo 7.1, nonché l'opera viaria di cui al successivo allegato tecnico elencato all'articolo 7.2.1, dovranno essere realizzate nel rispetto dei tempi previsti dall'Accordo di Programma Quadro per un sistema integrato per l'accessibilità stradale e ferroviaria all'aeroporto di Malpensa 2000, quale strumento di attuazione dell'Intesa istituzionale di Programma del 3 marzo 1999».;
il progetto delle opere da realizzare secondo l'Accordo di programma, comprende le nuove fermate ferroviarie di Arcene, Levate e Stezzano lungo la linea esistente Bergamo-Milano, nonché le opere di viabilità connesse e complementari per rendere funzionale l'accesso e l'utilizzazione delle predette fermate all'utenza quali infrastrutture viarie e parcheggi di interscambio;
nei sette anni trascorsi dalla firma dell'Accordo l'Amministrazione comunale di Arcene ha collaborato con le altre Amministrazioni sottoscrittrici per rispettare i tempi d'attuazione di tutti gli interventi previsti ed ha operato costantemente, anche in proprio, allo scopo di rispettare gli impegni assunti e realizzare le opere assegnate alla propria competenza e responsabilità, sostituendosi peraltro utilmente ai ritardi di altri soggetti;
in particolare l'Amministrazione comunale di Arcene ha posto in essere

numerosi interventi provvedendo a dare conformità urbanistica ai progetti delle opere previste dall'accordo apportando le necessarie modifiche allo strumento urbanistico generale all'epoca vigente ed apportandovi una variante a breve, medio e lungo termine; acquisendo, a propria cura e spese, le aree necessarie alla realizzazione delle opere connesse e complementari al raddoppio ferroviario (strade e parcheggi); realizzando le opere viabilistiche concordate con l'Amministrazione provinciale di Bergamo e con il Comune di Ciserano; sostituendosi a RFI S.p.A., sulla base di uno specifico accordo convenzionale sottoscritto con la società stessa, nella realizzazione del parcheggio della fermata e nella definizione bonaria degli accordi con i privati residenti, proprietari di aree da acquisire per le opere del raddoppio ferroviario; definendo con la Provincia di Bergamo, il Comune di Ciserano ed il Consorzio di bonifica della bassa pianura bergamasca, un ulteriore accordo di programma per realizzare un manufatto scolmatore delle acque di piena allo scopo di evitare il ripetersi dei fenomeni di esondazione d'acqua nel centro abitato;
l'assolvimento di tutti gli impegni contrattualmente assunti e di quelli ulteriori che, volontariamente o per sostituirsi all'inerzia degli altri attori, il Comune di Arcene e gli altri Comuni hanno scelto di effettuare, ha comportato un notevolissimo impiego di tempo e di risorse umane e finanziarie in vista del conseguimento dell'obiettivo che l'Accordo perseguiva;
di recente l'Amministrazione comunale di Arcene ha completato l'esecuzione del parcheggio al servizio della fermata sulla vasta area ora trasformata e completata di arredo urbano e con nota protocollo n. 1719 del 22 febbraio 2008, ha chiesto all'Assessore regionale alle infrastrutture e mobilità, presidente del Collegio di vigilanza dell'Accordo, di adoperarsi per garantire che alla fermata di Arcene possano sollecitamente fermarsi i treni che viaggiano lungo la tratta Bergamo-Milano;
analoghe sollecitazioni, per rimuovere ritardi ed inerzie riguardanti altre parti dell'accordo e per sostenere gli interessi delle altre amministrazioni, sono state rivolte all'Assessore regionale dai Sindaci di Verdellino e Stezzano;
il citato Assessore regionale, ha risposto alla richiesta di Arcene da ultimo con una nota del 14 luglio 2008 nella quale, nella sostanza, si afferma che le fermate sono state realizzate, ma che alla loro realizzazione non consegue necessariamente la modifica delle corse dei treni sulla tratta e, dunque, la concreta effettiva utilizzazione delle fermate stesse;
il Sindaco del Comune di Arcene con nota protocollo n. 4269 dell'8 maggio scorso, più volte reiterata fino all'ultima del 17 luglio 2008 (nota protocollo n. 7099), ha chiesto la convocazione del Collegio di vigilanza dell'Accordo di programma affinché ci si adoperi «per rimuovere i ritardi dei soggetti, come la Regione Lombardia, rispetto agli obblighi assunti», analoghe richieste sono state trasmesse dai Sindaci di Stezzano e Verzellino;
l'articolo 6 del più volte citato Accordo di programma attribuisce al Collegio di vigilanza la competenza di vigilare sulla piena, sollecita e corretta attuazione dell'accordo di programma; di individuare gli ostacoli di fatto e di diritto che si frappongono all'attuazione dell'Accordo di programma, proponendo le soluzioni idonee alla loro rimozione; di dirimere in via bonaria tutte le controversie che dovessero insorgere tra le parti in ordine all'interpretazione e all'attuazione del presente Accordo di Programma; di disporre, in via esclusiva e in deroga al regime ordinario nei confronti del soggetto obbligato, cui sarà assegnato congruo termine per adempiere, gli interventi sostitutivi che risulteranno indispensabili per rimuovere l'inadempienza, attuandoli anche mediante Commissario ad acta; di definire e stabilire le eventuali necessarie sanzioni;
dalle predette considerazioni emerge l'inequivocabile legittimità, oltre che opportunità nel pubblico interesse, delle richieste di convocazione del Collegio avanzate

dai Sindaci di Arcene, Stezzano e Verzellino, ciò nonostante l'Assessore regionale ha omesso fino ad ora di provvedere, anzi il 14 luglio ha risposto al Sindaco di Arcene che l'argomento delle fermate non è materia che riguardi l'Accordo di programma;
il ritardo nell'utilizzazione della fermata ferroviaria e del parcheggio di interscambio per l'utenza, comporterà inevitabilmente dei danni per l'Amministrazione comunale e lascerà di fatto inutilizzato ed alla mercè di vandalismi, uno spazio pubblico attrezzato con denaro dei contribuenti;
anche per questo il Consiglio comunale di Arcene all'unanimità lo scorso 26 maggio, alla presenza e con la partecipazione dei Sindaci degli altri Comuni interessati, di Consiglieri regionali, dell'Assessore provinciale alle infrastrutture e di un numeroso pubblico ha denunciato i ritardi della Regione e di RFI SpA nell'adempimento degli obblighi dell'Accordo ed ha sostenuto la richiesta intesa ad ottenere che la fermata ferroviaria di Arcene possa essere utilizzata sollecitamente da Trenitalia S.p.A. per la sosta dei treni lungo la tratta Bergamo-Milano e ritorno, stimolando la mobilitazione dei cittadini, delle associazioni dei consumatori e dei pendolari che utilizzano i treni sulla tratta ed ha chiesto l'appoggio ed il sostegno dei Parlamentari nazionali eletti in provincia, dei rappresentanti istituzionali dei comuni interessati e dell'amministrazione provinciale di Bergamo, dei consiglieri regionali eletti in provincia e dei consiglieri provinciali;
le predette richieste sono state ripetute in un'affollata assemblea pubblica tenutasi ad Arcene sabato 5 luglio 2008 proprio nella zona dove sono state eseguite le opere della fermata, dei parcheggi e della viabilità connessa. Dell'una e dell'altra iniziativa si sono occupati più volte la stampa e gli altri organi di informazione locale -:
se il Ministro, in considerazione della rilevanza dell'Accordo di programma in questione, non ritenga opportuno intervenire assumendo le iniziative necessarie per superare i ritardi e le inadempienze della Regione Lombardia e di Rete ferrovie Italia S.p.A.
(4-00891)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda l'andamento dei lavori previsti dall'accordo di programma n. 31252 del 12 dicembre 2001, tra la regione Lombardia e Rete ferroviaria italiana (RFI) S.p.A., si fa presente che la linea ferroviaria Bergamo-Treviglio ovest, ubicata interamente nel territorio della provincia di Bergamo in aree non protette, collega la città di Bergamo con i comuni di Treviglio, Arcene, Ciserano, Vardellino, Levate, Stezzano.
Il progetto è articolato in due opere funzionali:
raddoppio della tratta Treviglio Ovest-Bergamo;
messa a P.R.G. (Piano regolatore generale ferroviario) e realizzazione ACEI (Apparato centrale elettrico ad itinerari) di Bergamo.

Il progetto è classificato tra gli obiettivi strategici di «Sviluppo rete di integrazione europea» e l'ultimazione dei lavori è prevista per novembre 2009 mentre il relativo funzionamento per l'anno 2010.
Di seguito, si forniscono elementi sullo stato di avanzamento delle opere infrastrutturali nelle stazioni di Arcene, Levate e Stezzano secondo l'Accordo di programma per la realizzazione del raddoppio della tratta Treviglio ovest-Bergamo, sottoscritto il 25 settembre 2001.
Stazione di Arcene: sono stati realizzati i marciapiedi, il sottopasso e le rampe per l'accesso dei diversamente abili, mentre il parcheggio d'interscambio di circa 300 posti auto è stato realizzato dal comune di Arcene con il contributo economico di R.F.I. s.p.a.
Sui marciapiedi sono stati completati i percorsi tattili per gli ipovedenti che verranno posizionati nel sottopasso prima dell'apertura al pubblico. Le opere di rifinitura

del sottopasso, come la tinteggiatura e la pulizia straordinaria, saranno realizzate, insieme agli arredi e agli impianti tecnologici per le informazioni al pubblico, contemporaneamente all'attivazione del servizio commerciale della stazione, con il preciso scopo di prevenire ed evitare atti di vandalismo contro la struttura.
Stazione di Levate: sono state completate le opere pertinenti ai marciapiedi, al sottopasso e alle rampe per l'accesso dei diversamente abili previste. Il parcheggio, già finanziato, non è stato ancora realizzato poiché l'area interessata è oggetto di variante urbanista. Il 25 luglio 2008 il comune di Levate ha approvato definitivamente il piano regolatore generale. Successivamente è stato redatto il progetto esecutivo dell'opera e al momento è in corso l'attività negoziale per l'avvio del cantiere. Si prevede che l'opera sarà completata entro marzo 2009. Al momento è disponibile nei pressi della predetta stazione un parcheggio di circa 50 posti auto. I percorsi tattili, le opere di completamento, di arredo e gli impianti per le informazioni al pubblico saranno realizzati parallelamente all'attivazione del servizio commerciale della stazione con l'obiettivo di eludere atti di vandalismo.
Stazione di Stezzano: al momento è interessata dai lavori collegati alla realizzazione della quarta corsia dell'autostrada A4 Milano-Bergamo e si è reso necessario realizzare per un breve periodo una variante al tracciato ferroviario installando un nuovo ponte ferroviario a scavalco dell'autostrada. Nelle prossime settimane la fermata di Stezzano tornerà alla sua originaria configurazione con il ripristino dei marciapiedi parzialmente interrotti per i lavori.
Per quanto riguarda la realizzazione del parcheggio, il comune e RFI hanno stipulato una convenzione che individua il comune di Stezzano come realizzatore del progetto e impegna R.F.I. a contribuire con una somma pari a 1,5 milioni di euro; attualmente è in corso la progettazione esecutiva dell'opera. Anche per la stazione di Stezzano i lavori di rifinitura, di sistemazione dell'arredo e degli impianti per le informazioni al pubblico saranno realizzati contemporaneamente alla attivazione del servizio commerciale della stazione per impedire atti vandalici.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la presenza di cinghiali, in particolare sul territorio della Val Cavallina e del Sebino, in provincia di Bergamo, è diventata motivo di grande preoccupazione per i cittadini, le famiglie, gli agricoltori;
da ormai quindici anni, l'Assessorato alla Caccia della Provincia di Bergamo ha programmato una serie di interventi di abbattimento con la collaborazione dei cacciatori nell'ambito della stagione venatoria;
motivi di ordine pubblico hanno portato i Sindaci dei Comuni interessati ad emanare apposite ordinanze di abbattimento;
la Prefettura di Bergamo è più volte intervenuta;
nel corso dell'anno 2008, gli agenti della polizia provinciale di Bergamo hanno abbattuto sessanta cinghiali al di fuori della stagione venatoria;
la Provincia ha chiesto al Corpo forestale di partecipare alle operazioni di abbattimento per tutelare l'incolumità pubblica;
il comando provinciale del Corpo forestale dello Stato, nel corso di specifici incontri, fra questi il «tavolo verde» insediato presso la Provincia, ha dichiarato di non poter collaborare secondo quanto richiesto dalla Provincia stessa per l'abbattimento dei cinghiali, a causa dell'esiguità dell'organico, della mancanza

di armi idonee e della indisponibilità di personale preparato per queste operazioni -:
quali risorse e iniziative possano mettere in atto per consentire al Corpo forestale dello Stato di collaborare pienamente alle operazioni in corso di abbattimento dei cinghiali, a tutela della sicurezza dei cittadini e a salvaguardia dell'attività delle imprese agricole.
(4-01290)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si ritiene opportuno far presente che il Corpo forestale dello Stato, con nota n. 716/M del 5 dicembre 2008, ha comunicato quanto segue.
Il Corpo forestale dello Stato ha ben presente l'esigenza di abbattimento o cattura di animali, in contesti vari. Al tempo stesso, si è constatata l'impraticabilità o l'insufficienza delle procedure sinora seguite per contribuire a soddisfare tale esigenza, ordinando o autorizzando l'intervento di unità del proprio personale.
Fatti salvi gli interventi di ordine pubblico ad opera di personale del citato corpo con le armi in dotazione in difesa di persone o manufatti e quelli di controllo programmato in occasione di abbattimenti selettivi materialmente eseguiti da altri soggetti autorizzati (svolti soprattutto nelle aree protette) sono al momento di ostacolo, ad un efficace diretto intervento di abbattimento o cattura di animali, la mancanza di armi, tra quelle in dotazione al Corpo, specificamente idonee allo scopo e l'assenza di personale appositamente formato.
È stata, quindi, prevista la possibilità per il personale del Corpo forestale dello Stato di conseguire la specializzazione di tiratore scelto tramite selezione di ammissione al corso di formazione, partecipazione al corso stesso e superamento degli esami finali.
Inoltre, è stato costituito un gruppo di lavoro per la definizione del programma didattico dei corsi ed è stata altresì nominata una commissione per definire le modalità di impiego dei tiratori scelti.
In esito all'attività della predetta commissione, sono stati individuati i seguenti tre compiti: abbattimento selettivo della fauna selvatica, necessario per ricomporre squilibri ecologici sulla base di specifici piani di abbattimento (in particolare nelle aree protette); attività di cattura tramite telenarcosi di animali (per eventuali cure, nell'ambito di attività di ricerca scientifica o in quelle di polizia giudiziaria); interventi straordinari disposti dall'autorità di pubblica sicurezza.
Le squadre di intervento saranno composte di norma da due elementi. Il singolo intervento di tiratori scelti, una volta autorizzato, sarà coordinato e controllato dal coordinatore territoriale (per i parchi nazionali) o dal comandante provinciale (nel restante territorio di competenza). Il centro nazionale armamento e tiro potrà anche autorizzare operazioni complesse con l'impiego di più squadre di tiratori scelti provenienti da diversi ambiti regionali, sotto il coordinamento e controllo di un funzionario all'uopo incaricato.
Definito anche il programma didattico, il primo corso di specializzazione è stato inserito nel piano annuale di formazione del personale del corpo, per 25 partecipanti.
Contemporaneamente è stata avviata l'attività per dotare il citato corpo delle necessarie armi. In particolare sono stati finanziati, e ordinati dieci fucili («carabina per abbattimento selettivo») e potrebbero aver luogo ulteriori acquisizioni, compatibilmente con le disponibilità di bilancio.
Non appena verranno portate a termine le due procedure, quella di formazione del personale e quella di fornitura delle armi, il Corpo forestale dello Stato potrà efficacemente contribuire all'abbattimento di animali con interventi a carattere straordinario disposti dall'autorità di Pubblica sicurezza.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

SIMONETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerosi comuni del territorio biellese sono vittime di gravi e ripetuti disservizi

da parte della società Telecom Italia e il Consorzio dei comuni ha invitato i responsabili della compagnia telefonica ad una riunione congiunta per ricevere delle risposte esaustive sulla situazione;
i cittadini del biellese lamentano ritardi nelle riparazioni delle linee telefoniche e delle strade comunali utilizzate dalla Telecom Italia per lavori sulla rete, sottolineando l'impossibilità di entrare in contatto con i responsabili della compagnia telefonica per esporre questi ed altri disagi;
la società Telecom Italia mette a disposizione degli utenti uno sportello telefonico per la denuncia di guasti e disservizi che, oltre a rendere assolutamente impersonale il rapporto fra l'utente in difficoltà e il gestore telefonico, molte volte non è in grado di dare risposte soddisfacenti e produce una situazione in cui l'utente si trova a spiegare ad ogni chiamata il proprio problema ad un nuovo operatore;
i sindaci dei comuni della provincia di Biella hanno denunciato attraverso gli organi di stampa, la seria e preoccupante situazione che si trovano a vivere molte persone, anche di età avanzata, che hanno le abitazioni fuori dal centro cittadino e sono rimaste isolate dai collegamenti telefonici anche 15 giorni in attesa dell'intervento da parte della Telecom Italia;
negli ultimi anni si è assistito ad una riduzione drastica degli addetti Telecom nell'area biellese, che sono passati da 220 a 39, come si evince anche dall'articolo apparso in data 31 luglio 2008 sul quotidiano L'Eco di Biella, riduzione che ha provocato un grave problema occupazionale e ha abbassato notevolmente la qualità e la tempestività del servizio;
numerosi comuni di questa zona sono ancora sprovvisti del servizio adsl e i cittadini subiscono un danno da questa mancanza, soprattutto coloro che, per impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, sono costretti a lavorare dal proprio domicilio utilizzando strumenti informatici e telematici;
Telecom Italia, nonostante percepisca grazie al solo canone telefonico mensile, pagato anche dagli utenti dei comuni del biellese, circa 5 miliardi di euro annui per mantenere ed ammodernare la rete telefonica, ad oggi vede il 15-20 per cento delle sue centrali impossibilitate ad erogare i servizi adsl a causa di apparecchiature limitanti;
i cittadini e le imprese che pagano regolarmente le proprie utenze alla Telecom Italia esigono che, a fronte del pagamento mensile versato, corrisponda la garanzia del servizio;
i disservizi da imputare alla Telecom Italia, sia relativi alle linee telefoniche che ai servizi internet causano incalcolabili disagi agli operatori commerciali ed alle imprese anche dal punto di vista economico;
la società Telecom Italia, in data 28 giugno 2008, ha presentato all'Autorità garante per le comunicazioni degli impegni ai sensi della legge n. 248 del 2006 in cui indica fra gli obiettivi quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e con quali misure, per quanto di sua competenza, intenda tutelare i diritti di tutti quegli utenti dei comuni in provincia di Biella che hanno subito danni e disagi a causa dei disservizi imputabili a Telecom Italia;
se il Ministro valuti la proposta di tenere sotto osservazione la situazione relativa ai servizi telefonici ed informatici dei comuni della provincia di Biella e l'evoluzione della situazione nel tempo, come strumento campione per il monitoraggio dell'adempimento degli impegni assunti da Telecom Italia ai sensi della legge n. 248 del 2006.
(4-01103)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società Telecom Italia, si comunica quanto segue.


Da verifiche effettuate da parte della Telecom, nel periodo di luglio e agosto 2008, a causa delle condizioni di maltempo di carattere eccezionale e dei forti nubifragi che hanno colpito in particolare alcune aree della provincia di Biella, si sono verificati episodi di guasti rilevanti, sia rispetto alla media stagionale, sia rispetto a quella mensile dell'anno in corso. Per taluni di questi guasti i tempi tecnici necessari alla riparazione sono stati notevoli, ma determinati dalla complessità oggettiva dei guasti stessi, tali da richiedere ripetute analisi e successivi interventi di manutenzione.
Per quanto riguarda la copertura ADSL nel territorio della provincia di Biella, si fa presente che la fornitura del relativo servizio da parte della Telecom Italia rappresenta per tale società una priorità assoluta. Infatti si stanno definendo le soluzioni, in modo da estendere la copertura ADSL anche alle realtà territoriali, quali quelle del biellese, che non è stato ancora possibile raggiungere per motivi tecnico-economici.
La Telecom Italia assicura la propria attenzione nei confronti del territorio, segnalando che dal 2008 è in corso un importante progetto, finalizzato ad ampliare i canali di comunicazione e di relazione con le istituzioni locali.
Nell'ambito di tale progetto, condiviso anche dall'Unione delle province italiane, la suddetta società, oltre a presentare la struttura aziendale di presidio competente ed i propri programmi di sviluppo, fornisce ai propri interlocutori istituzionali dei nominativi dedicati, in caso di guasti che colpiscano clienti «sensibili», quali ospedali, case di riposo, scuole, sedi della pubblica amministrazione.
Si segnala infine che, nel corso di questo anno, questi incontri hanno riguardato tutte le province piemontesi. In particolare, per l'area della provincia di Biella, si sono avuti ripetuti contatti anche con la prefettura e la presidenza della provincia. In questi contatti la Telecom Italia si è fatta parte attiva per promuovere a breve un incontro con il consorzio dei comuni.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

SPECIALE e LUCIANO ROSSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso, osservato e constatato che:
l'impianto di trasporto urbano denominato Minimetrò di Perugia, inaugurato nel gennaio 2008, incassa mediamente meno di 5.000 euro a fronte dei 15.000 euro previsti nel piano economico-finanziario approvato nel luglio 2007;
lo stesso piano economico-finanziario, pur nella speranza del conseguimento di euro 15.000 di incasso giornaliero, prevedeva un deficit programmato di euro 7.500.000,00 annuo, che quindi è destinato ad aumentare a circa euro 11 milioni annui;
il Minimetrò, contrariamente ai propositi progettuali («Asse portante della mobilità perugina»), non è riuscito a scalfire la pesantezza del traffico automobilistico in nessuna delle aree critiche cittadine e metropolitane, nonostante il suo costo considerevole di circa euro 120.000.000,00;
il progetto originario del Minimetrò (1994) prevedeva di raggiungere il quartiere di Monteluce (con un secondo stralcio), attesa la presenza in questo del policlinico regionale;
il policlinico, però, nel frattempo - come peraltro previsto fin dagli anni '80 - è stato trasferito presso il nuovo complesso «Silvestrini» (Santa Maria della Misericordia), sì che Monteluce, pur con la ristrutturazione urbanistica prevista, è destinato a diventare un quartiere come tanti altri della città di Perugia;
l'area e gli immobili dell'ex policlinico non sono più di proprietà pubblica (regione, università, comune), bensì sono stati ceduti a soggetti privati;
appare evidente agli interroganti che la seconda tratta del Minimetrò fino a Monteluce, lungi dall'essere oggi opera di interesse realmente pubblico, si candida ad essere secondo gli interroganti mero supporto in favore di un singolo investimento immobiliare;

l'accordo di programma tra Governo e Regione dell'Umbria firmato nei giorni scorsi, ripropone il secondo stralcio del Minimetrò fino a Monteluce;
la stampa locale del 10 ottobre ne ha riportato notizia, con l'indicazione di un impegno finanziario stanziato di 100 milioni di euro -:
se il Governo sia a conoscenza dei reali dati socio-economici del Minimetrò;
se il Governo sia a conoscenza che una seconda tratta di Minimetrò, lungi dal migliorare il bilancio economico dell'opera e dal migliorare il traffico cittadino, si risolverebbe per forza di cose in un ulteriore aggravio sulle finanze pubbliche;
se il Governo ritenga opportuno assumere iniziative affinché la cospicua somma indicata in premessa possa essere utilizzata per opere realmente capaci di risolvere - o almeno lenire in misura apprezzabile - il traffico nella città di Perugia e tra la città di Perugia e i comuni dell'hinterland.
(4-01344)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'impianto che collega Pian di Massiano con il centro storico della città di Perugia, nella zona del Pincetto, è entrato in esercizio il 29 gennaio 2008.
Per quanto riguarda il quesito relativo ai dati trasportistici dell'impianto, si fa presente che le informazioni assunte presso il comune di Perugia denotano un significativo e progressivo aumento della domanda di mobilità sul sistema di trasporto a seguito dell'attivazione del nuovo piano urbano della mobilità nel giugno 2008 e dell'inizio dell'attività scolastica nel mese di settembre 2008, come si riscontra dalla tabella di seguito esposta.

Periodo 29 gennaio 2008 inizio esercizio
  9 giugno 2008 entrata in vigore del nuovo P.U.M.
Eventi Esercizio in sovrapposizione ai tradizionali Sistemi di trasporto pubblici
  Dati riscontrati: 7.929 validazioni/giorno
Periodo 9 giugno 2008 entrata in vigore del nuovo P.U.M.
  14 settembre 2008 fine periodo chiusura scuole
  Dati riscontrati: 7.192 validazioni/giorno
Periodo 15 settembre 2008 inizio anno scolastico
  2 novembre 2008  
Eventi Modifica al P.U.M.
  Dati riscontrati: 13.122 validazioni/giorno
media complessiva dal 29 gennaio 2008 al 2 novembre 2008: 8.746 validazioni/giorno

Dalla tabella si evince, infatti, che una volta esaurita la fase di avvio del sistema, la domanda di traffico si è attestata su valori via via crescenti.
È evidente che per ottenere una rilevazione comparativa reale, su base annuale, tra il dato atteso e quello effettivo dovrà farsi riferimento alla rilevazione di fine di

gennaio 2009 e più realisticamente a quella della riapertura delle scuole a settembre 2009.
Inoltre il comune ha evidenziato, acquisendo elementi dal gestore, che la situazione attuale non presenta scostamenti significativi rispetto a quella ipotizzata.
In merito al quesito relativo al prolungamento del minimetrò fino a Monteluce, si fa presente che il 1o agosto 2008 è stato firmato il 2o atto integrativo dell'intesa generale quadro del 24 ottobre 2002 tra Governo e regione Umbria. Tale atto, all'articolo 2 evidenzia che «L'intesa generale quadro del 24 ottobre 2002 comprendeva anche alcune opere che non sono state inserite nel programma delle opere strategiche della legge obiettivo, ma che mantengono una importanza determinante ai fini dello sviluppo economico e sociale dei capoluoghi di provincia di Perugia e Terni».
All'interno di tali opere viene fatto riferimento alla realizzazione del sistema intermodale perugino che consiste nella realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie ad assicurare l'accessibilità alla città di Perugia mediante l'integrazione del progetto stradale, cosiddetto nodo di Perugia, con altre opere complementari e coordinate sulla rete ferroviaria e sulla metropolitana urbana. In quest'ultimo caso l'accordo prevede il completamento della rete urbana del minimetrò, integrata con la Ferrovia centrale umbra s.r.l. in corrispondenza della stazione di S. Anna e con Rete ferroviaria italiana S.p.A. nella stazione di Fontivegge. Per il completamento del minimetrò è stimato un costo di circa 100,00 milioni di euro.
Inoltre, l'accordo stabilisce che gli interventi contenuti in tale articolo possono essere inseriti nella legge obiettivo. In particolare, per quanto concerne la rete del minimetrò dovrà essere fatta preliminarmente una verifica sulla possibilità di ricorrere a strumenti che prevedano il coinvolgimento di capitali privati.
Infine, si evidenzia che l'ipotesi di prolungamento, inserito nell'accordo non fa specifico riferimento al completamento verso Monteluce e non prevede neanche lo stanziamento di risorse finanziarie, come indicato dall'interrogante, bensì l'inserimento del completamento dell'infrastruttura tra gli interventi finanziabili con la legge obiettivo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

STRADELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in via Tiziano presso la stazione ferroviaria di Alessandria esiste un'area destinata al parcheggi pubblico, ex pertinenza FF.SS.;
l'area di sosta molto usata da pendolari è delimitata verso la strada da un muro di recinzione che, a quanto risulta all'interrogante è nella titolarità delle Ferrovie dello Stato, e che non ha allo stato delle cose nessuna utilità;
la chiusura alla visuale dall'esterno ha ridotto il parcheggio ad una zona franca dove avvengono frequenti furti con danneggiamento ai mezzi oltre al commercio di droghe;
la recinzione non risponde a nessun requisito di difesa della proprietà -:
quali ostacoli esistano alla demolizione del suddetto manufatto anche con l'accordo con l'amministrazione comunale di Alessandria.
(4-01300)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il muro di cinta del parcheggio in via Tiziano, ubicato presso la stazione ferroviaria di Alessandria, ricade su un'area di proprietà di Rete ferroviaria italiana (RFI) ceduta in affitto al comune di Alessandria che ancora oggi occupa stabilmente l'area in questione, pur non avendo stipulato un nuovo contratto di affitto essendo scaduto nel 2006.
Il sito comprende una zona strutturata per la sosta bus ed una zona residuale destinata a parcheggio autovetture ed il

comune ha consentito che anche l'area strutturata a sosta bus fosse impropriamente utilizzata a parcheggio delle autovetture.
Per porre rimedio a tale situazione ed in previsione della riqualificazione del fabbricato di stazione, nel 2006 è stato avviato un progetto da parte della società Metropark.
Tuttavia, nonostante l'accordo suddetto, il 27 ottobre 2008, il sindaco del comune di Alessandria ha emesso l'ordinanza urgente n. 247 con la quale impone a Rete ferroviaria Italiana l'abbattimento del muro del parcheggio «Tiziano» sul lato che affaccia sull'omonimo viale.
La società R.F.I., per porre fine alla controversia, fa sapere che provvederà alla demolizione del muro con modalità tecniche tali da garantire la sicurezza dell'area ferroviaria.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

TIDEI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le cronache locali dei quotidiani, le emittenti televisive radiofoniche da più giorni ormai conducono una martellante campagna sull'ipotesi del trasferimento dei reparti militari alloggiati nella caserma Piave - Largo Acquaroni di Civitavecchia - nelle caserme di Bracciano, nel silenzio acquiescente del Ministero che senza avere adottato alcun provvedimento formale, tuttavia lascia intendere di essere favorevole alla implicita operazione, che sta provocando inquietudine, agitazione in tutti gli interessati e le loro rispettive famiglie che complessivamente assommano ad alcune centinaia di unità;
la prossima apertura dell'anno scolastico prevista nel Lazio per il 15 settembre accentua le ansie dei familiari, nell'incertezza del loro futuro e nella preoccupazione di doversi trasferire in assenza di una definita destinazione, che lascia nell'incertezza la continuità o meno dei contratti di locazione vigenti;
in particolare il reparto specializzato nucleare, biologico, chimico (N.B.C.), fin dalla sua costituzione fu deciso che per motivi di ordine strategico dovesse essere alloggiato nella caserma Piave, potendo in tal modo disporre per i possibili movimenti dell'aeroporto di Fiumicino e se del caso anche di quello di Ciampino, di una idonea rete ferroviaria verso il Nord e verso il Sud e di una rete stradale sufficientemente articolata nelle varie direzioni. E viceversa con il trasferimento nelle caserme di Bracciano questo insieme di fattori indispensabili per l'esercizio dei compiti propri di questo reparto viene inspiegabilmente mortificato e sottovalutato con grave pregiudizio per il tempestivo intervento nelle zone di operazione;
la presenza inoltre a Civitavecchia di questi contingenti militari e delle loro rispettive famiglie è stata ed è di notevole giovamento per l'economia della città per quanto riguarda i consumi e per quanto riguarda il calmiere che viene esercitato sul mercato immobiliare attraverso l'equilibrio degli affitti;
suscita perplessità e dubbi il fatto che non risulta che sia stata presa in considerazione alcuna l'ipotesi del trasferimento dei reparti dalla caserma Piave alla caserma di Aurelia (Civitavecchia), mantenendo inalterate tutte le condizioni più favorevoli che esistono nella città rispetto a Bracciano e senza causare gli effetti negativi del previsto trasferimento fuori città;
infine nella caserma Piave prestano servizio esterno alcune ditte che impiegano personale e con il trasferimento a Bracciano verrebbe meno questa fonte di lavoro, in una città già gravata da un alto indice di disoccupazione e da notevole precariato, per cui anche per questa ragione è indispensabile una seria riflessione prima di assumere decisioni affrettate -:
quale sia la reale intenzione del Ministero della difesa, spiegando le ragioni della mancata assunzione fino ad oggi di un atto formale che ha favorito lo sviluppo

di varie ipotesi suscitando com'è ovvio ansie, agitazioni e molta confusione;
per quali motivi non si ritenga di poter prendere in considerazione il trasloco dei reparti dalla caserma Piave alla caserma di Aurelia, conservando tutte le condizioni più favorevoli che Civitavecchia offre rispetto all'eventuale trasferimento a Bracciano;
perché i reparti militari interessati e le loro rispettive famiglie non abbiano avuto una tempestiva informazione che consentisse una discussione di un così decisivo argomento per la vita delle famiglie anche con le autorità locali, attraverso un dibattito nel consiglio comunale coinvolgendo sulla questione l'interesse dei cittadini, soprattutto in riferimento al prossimo anno scolastico e ai contratti di locazione vigenti;
infine, se il Ministero si preoccupi di favorire un'altra eventuale soluzione per le ditte che sono oggi impiegate nella Caserma Piave.
(4-01907)

Risposta. - In premessa alla questione affrontata con l'atto in esame relativa alla ventilata ipotesi di un trasferimento dei reparti della caserma «Piave», di Civitavecchia nelle caserme di Bracciano, si ritiene opportuno fare una breve premessa per chiarire l'ambito, entro cui far rientrare la questione stessa.
In primo luogo, è noto come il quadro geo-politico mondiale sia stato caratterizzato negli ultimi anni da un'ulteriore spinta evolutiva, soprattutto in relazione agli eventi internazionali verificatisi in conseguenza del tragico 11 settembre 2001.
Ciò ha, conseguentemente, impresso un'accelerazione al processo di definizione di un nuovo modello di difesa nazionale, improntato a criteri di flessibilità ed adattamento alle variazioni del contesto strategico di riferimento.
Si è reso necessario pertanto, uno sforzo di adeguamento strutturale delle forze armate, volto a realizzare uno strumento operativo moderno e sostenibile, rispondente ai compiti assegnati in relazione alle esigenze di sicurezza e di difesa nazionale ed internazionale.
Tale processo di radicale ristrutturazione e snellimento dell'organizzazione militare, attraverso provvedimenti di soppressione, accorpamento e riorganizzazione delle strutture, già avviato da alcuni anni e tuttora in divenire, è stato impostato in attuazione di una serie di atti normativi per meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, anche al fine di adeguarla alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331.
In buona sostanza, è in atto un processo finalizzato ad ottimizzare tutte le componenti delle forze armate, ossia quelle di vertice e delle seguenti aree: operativa, territoriale, della formazione, nonché della logistica. In ciò, razionalizzando, nel contempo, anche settori non propriamente
combat in senso stretto, con conseguenti recuperi di risorse a vantaggio dell'operatività.
In tale contesto, anche l'esercito, coerentemente con le linee guida di tale processo di radicale trasformazione dell'intero strumento militare, sta procedendo ad un'ampia opera di razionalizzazione delle proprie strutture, che tiene necessariamente conto anche delle sempre più esigue risorse finanziarie.
La forza armata, dunque, sta effettuando, nella prospettiva di perseguire, comunque, soluzioni in grado di ottenere l'auspicabile miglior rapporto costo/efficacia, un approfondito studio riguardo all'eventuale ridislocazione in Bracciano di una parte del 7o reggimento difesa NBC «Cremona», alla luce di diversi profili di criticità di natura infrastrutturale, che presenta la Caserma «Piave» che ospita tale reggimento.
Pertanto, non è stata assunta alcuna decisione definitiva, ma è in atto - come è consuetudine dell'amministrazione a premessa di ogni eventuale provvedimento ordinativo - l'opportuno approfondimento di tutti i principali aspetti di carattere sociale, economico ed infrastrutturale correlati alla possibile ridislocazione di una parte dell'unità in parola.


Ad ogni modo, qualora gli esiti di tale studio facciano propendere per il trasferimento di parte dell'unità, la forza armata attuerà il provvedimento con gradualità ed in modo parziale, tenendo, nel contempo, in debita considerazione le preferenze espresse dal personale attualmente stanziato in Civitavecchia ai fini del successivo reimpiego.
Infine, in ordine alle preoccupazioni circa i paventati riflessi negativi sull'economia della città di Civitavecchia dovuti ad un possibile depauperamento della presenza militare nel territorio, si fa notare che, oltre alla rimanente consistente aliquota dell'unità in argomento ed al cospicuo numero di personale in transito, sul territorio la presenza militare continua ad essere rilevante.
Infatti, in tale area sono stanziati diversi comandi ed unità dell'Esercito, quali l'11o reggimento trasmissioni, il centro di simulazione e validazione dell'esercito ed il centro tecnico logistico interforze NBC.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

VILLECCO CALIPARI, MARAN e ROSSA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
numerosi organi di stampa, nazionali e internazionali, hanno riportato la notizia dell'avvenuto rapimento nello Zimbawe, il 3 dicembre 2008, dell'attivista per i diritti umani Jestina Mukoko, direttrice dello Zimbawe Peace Project, un'organizzazione locale per i diritti umani, impegnata nel monitoraggio e nella documentazione delle violazioni e degli abusi perpetrati dal Governo in carica;
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, l'attivista aveva creato da tempo una rete di centinaia di osservatori locali - missionari, insegnanti, abitanti delle township locali - che avevano fornito testimonianze scritte sulla campagna di violenza messa in atto dal Governo di Mugabe, catalogando centinaia di fatti riguardanti assassini, aggressioni, torture, roghi, con i presunti autori dei fatti, e denunciando tra gli altri, anche gli abusi commessi nella distribuzione degli aiuti alimentari, attraverso lo scambio di derrate alimentari in cambio di sostegno politico;
sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, Jestina Mukoko è la più nota tra i 20 politici e attivisti della società civile che sarebbero misteriosamente scomparsi nelle ultime sei settimane nel tormentato paese africano; un numero di sparizioni che - come segnalato da importanti organizzazioni internazionali impegnate su questi temi come Amnesty International e Human rights Watch - denotano un pericoloso peggioramento sotto il profilo del rispetto dei diritti umani;
la violazione dei più elementari diritti umani sta diventando particolarmente preoccupante in quanto si inserisce in una profonda crisi politica, alimentare e sanitaria, aggravatasi con l'epidemia di colera che ha già provocato quasi 600 morti, determinando una vera e propria emergenza umanitaria nel paese;
nell'ultimo Consiglio europeo, svoltosi l'11 e 12 dicembre a Bruxelles, i Governi dei 27 Stati membri hanno espresso preoccupazione per il peggioramento della situazione umanitaria nello Zimbawe, chiedendo il rilascio immediato dell'attivista per i diritti umani Mukoko e di tutte le persone detenute, l'accesso immediato agli aiuti umanitari per la popolazione locale, e auspicando altresì che i partiti politici legali trovino una soluzione che rifletta il risultato delle elezioni svoltesi all'inizio di quest'anno;
la posizione del Consiglio europeo fa seguito alle decisioni già adottate nel mese di dicembre dai ministri Ue, relative al divieto di ingresso nell'Unione europea a «persone coinvolte attivamente nelle violenze o nelle violazioni dei diritti umani» -:
se non ritenga opportuno farsi promotore di ulteriori iniziative diplomatiche affinché si giunga quanto prima alla liberazione

di Jestina Mukoko, e perché si ponga fine allo stato di gravi violazioni dei più elementari diritti umani nello Zimbawe;
quali atti intenda adottare, anche in ambito multilaterale, per consentire il necessario superamento della grave crisi politica, umanitaria e sanitaria in atto nel Paese.
(4-01951)

Risposta. - Per quanto concerne l'opportunità di iniziative diplomatiche volte a giungere quanto prima alla liberazione della signora Jestina Mukoko e a porre fine alle gravi violazioni dei più elementari diritti umani nello Zimbabwe, è bene fare presente che già nel luglio scorso, il Consiglio dell'Unione Europea aveva prorogato le sanzioni contro la leadership del partito di governo (Zinbabwe African National Union) ZANU.
Anche il Consiglio Affari Generali e Relazioni Estere (CAGRE) del settembre scorso aveva espresso l'impegno di seguire con attenzione l'implementazione dell'accordo di
power-sharing, firmato il 15 settembre fra il partito di opposizione (Movement for Democratic Change) MDC e lo ZANU. In particolare, vigilando sull'effettiva cessazione degli episodi di violenza politica e sul rispetto dei diritti umani, del rule of law e della democrazia nonché chiedendo alle autorità zimbabwane di eliminare ogni restrizione imposta all'azione delle Organizzazioni Non Governative e delle organizzazioni umanitarie nel Paese.
Il CAGRE di ottobre era tornato sul tema, ribadendo l'impegno a seguire da vicino la crisi, minacciando l'adozione di sanzioni supplementari contro la
leadership dello ZANU in caso di rinvio sine die dell'implementazione dell'accordo. È stato inoltre annunciato il varo, da parte della Commissione dell'Unione Europea, di un piano di aiuti a sostegno della popolazione di 10 milioni di euro.
Il CAGRE di novembre aveva ribadito la profonda preoccupazione sia per la situazione umanitaria del Paese che per lo stallo verificatosi nel dialogo politico ed aveva aggiornato la lista degli zimbabwani sottoposti a sanzioni allargandola di 11 nomi.
Il 21 novembre scorso la troika ministeriale UE-Africa aveva emesso un comunicato congiunto in cui era stata espressa la preoccupazione per la situazione di stallo nella creazione del Governo di unità nazionale, causando gravi conseguenze per la popolazione. Nello stesso consesso era stato inoltre lanciato un appello per una rapida e credibile implementazione dell'accordo del 15 settembre.
Il 6 dicembre scorso, la presidenza ha rilasciato una dichiarazione per esprimere la viva preoccupazione per il sequestro della signora Mukoko, avvenuto il 3 dicembre, come noto all'interrogante, figura emblematica della difesa dei diritti dell'uomo in Zimbabwe, e per richiedere alle autorità locali di far luce sulla vicenda e di assicurare il suo immediato rilascio.
Il Consiglio Europeo dello scorso dicembre, nell'esprimere viva preoccupazione per il peggioramento della situazione umanitaria nello Zimbabwe, ha chiesto altresì il rilascio immediato delle persone detenute tra cui la signora Mukoko. Quest'ultima, anche a seguito delle pressioni internazionali esercitate, è stata finalmente tradotta in giudizio e formalmente imputata. L'Italia ha pertanto effettuato un intervento presso l'incaricato d'affari dell'ambasciata dello Zimbabwe, con preghiera di informarne il suo Governo, per segnalare la viva attenzione con la quale l'opinione pubblica nazionale segue la vicenda, e l'aspettativa che la signora Mukoko venga giudicata celermente ed equamente con dignità e rispetto nelle more del giudizio.
Per quanto concerne il secondo interrogativo posto dall'interrogante circa l'azione che si intende adottare, anche in ambito multilaterale, per consentire il necessario superamento della grave crisi politica, umanitaria e sanitaria in atto nel Paese, nel quadro dei dibattiti che si sono tenuti in ambito Nazioni Unite e nell'Unione Europea, va detto che l'Italia è sempre stata ferma nel chiedere un'immediata cessazione della violenza politica e delle violazioni dei diritti umani commesse nel Paese. Si è in particolare espressa nel promuovere una rapida soluzione della

crisi politica che permettesse un'ampia ed effettiva partecipazione dell'MDC alla conduzione del Paese, nel rispetto della volontà del popolo zimbabwano, chiaramente emersa in occasione delle elezioni dello scorso marzo e nel chiedere altresì alla mediazione SADC (Southern African Development Community) di favorire una simile soluzione.
Dopo lo svolgimento del contestato secondo turno delle presidenziali nel giugno 2008, per lanciare un forte segnale al regime del presidente Mugabe è stato inoltre disposto il richiamo in Italia del nostro ambasciatore nello Zimbabwe per le opportune consultazioni.
Nella consapevolezza della grave situazione umanitaria in cui versa il Paese e delle sempre maggiori difficoltà frapposte dal regime alla costituzione di un governo di unità nazionale, l'Italia continuerà a mantenere tale posizione di fermezza anche in ambito multilaterale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 10-11 giugno 2008 si è tenuto l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sull'AIDS, che ha fatto il punto sui progressi della comunità internazionale nella risposta globale all'epidemia rispetto agli impegni, sottoscritti tra 2001 e 2006. Purtroppo sono mancate le relazioni sullo stato dell'epidemia di 68 Stati, tra cui l'Italia ma, stando al rapporto del Segretario Generale dell'ONU, rispetto al 2006 qualche progresso nella risposta alla pandemia c'è stato. I risultati rimangono insufficienti soprattutto nel campo della prevenzione: si calcola che nel 2007 il numero di nuovi malati sia stato di 2,5 volte superiore a quello di coloro che hanno ricevuto le cure. La diffusione dei farmaci salva-vita è aumentata del 42 per cento dal 2006, ma raggiunge ancora solo il 30 per cento di coloro che ne avrebbero bisogno a fronte dell'impegno a garantire una copertura del 100 per cento entro il 2010, obiettivo dell'accesso universale;
l'Italia, che si appresta ad assumere la presidenza del G8, nella dichiarazione presentata all'incontro ONU ha ribadito il suo impegno al raggiungimento dell'obiettivo dell'accesso universale entro il 2010, dichiarando di volere mettere al centro dell'agenda della sua presidenza G8 la lotta contro le pandemie, mantenendo il sostegno finanziario al fondo globale e mitigando l'impatto dell'HIV e AIDS sulle donne;
dal 2000 ad oggi, il nostro Paese ha fatto della lotta alle pandemie HIV e AIDS, tubercolosi e malaria un settore importante della sua cooperazione, grazie soprattutto ai 790 milioni di euro versati al fondo globale;
accanto alle dichiarazioni resta una situazione epidemiologica difficile: a due soli anni dalla scadenza del 2010, tre persone su quattro ancora non ricevono i farmaci per le cure;
l'Italia non ha ancora definito un piano nazionale - con obiettivi e scadenze precise - per indicare il suo contributo a realizzare l'accesso universale e non ha adeguatamente aumentato il proprio impegno finanziario -:
quali concrete iniziative, in considerazione delle difficoltà a livello economico generale ma anche degli impegni assunti a livello internazionale, voglia intraprendere il Governo per mantenere gli impegni presi dall'Italia anche e soprattutto in vista del prossimo appuntamento nel 2009 del G8 che vedrà l'Italia come paese ospitante e quindi come nazione di maggior riferimento a livello di opinione pubblica mondiale.
(4-00587)

Risposta. - L'Italia è fortemente impegnata nella lotta contro le pandemie, ed in particolare contro l'AIDS, sia sul territorio nazionale sia a sostegno dei paesi, in cui il fenomeno è più diffuso, nonché supportando le organizzazioni internazionali competenti in materia.


L'epidemia di HIV/AIDS è iniziata in Italia nel 1982 e da allora, dopo un aumento delle infezioni e dei decessi, si sono messe in atto una serie di misure volte a tenere la situazione sotto controllo, tant'è vero che nel 2007 i decessi sono stati meno di 200. Il programma nazionale attualmente in vigore prevede misure di prevenzione, trattamento, cura e supporto ai malati, mentre sul fronte della ricerca si sta lavorando per mettere a punto un vaccino, già in fase di sperimentazione sia in Italia che in Sud Africa.
Oltre al riconoscimento per i risultati ottenuti nel controllo dell'AIDS sul territorio nazionale, l'Italia riscuote, sul piano internazionale, stima e approvazione anche per l'impegno dimostrato a livello globale nella lotta all'AIDS e alle principali malattie trasmissibili tra le quali tubercolosi e malaria. Si segnalano in particolare: l'impegno per la creazione, l'amministrazione e il funzionamento del fondo globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e malaria presso il quale l'Italia ha un seggio nel consiglio di amministrazione in virtù dei contributi finanziari finora versati, 790 milioni di euro a partire dalla sua creazione nel 2001, impegnandosi altresì a versare un contributo annuale di 130 milioni di euro anche nel 2009 e nel 2010 attestandosi al terzo posto tra i donatori del Fondo Globale, dopo Stati Uniti e Francia.
L'Italia in particolare ha lanciato, insieme all'Organizzazione Mondiale della Sanità, un'iniziativa congiunta per la lotta all'HIV/AIDS nell'Africa sub-sahariana, alla quale ha contribuito con 12 milioni di euro dal 2002 al 2008. Il programma ha sostenuto il rafforzamento delle strategie e dei piani nazionali di controllo dell'AIDS in 10 Paesi africani particolarmente colpiti dalla malattia. Il programma ha previsto la formulazione di linee guida a livello globale, note come
«Treat Train and Retain» (TTR) e «Task Shifting», per la lotta all'AIDS e la formazione degli operatori sanitari locali.
È stata inoltre promossa un'iniziativa parallela per il controllo della tubercolosi in generale, e della tubercolosi associata all'AIDS in particolare, contribuendo con 6 milioni di euro. Lo scopo di tali progetti, focalizzati in particolare sul
capacity building, è stato quello di massimizzare l'utilizzo delle risorse del Fondo Globale, di migliorare la performance e le capacità del personale sanitario in loco e di aiutare a costruire una partnership che funzioni al livello Paese. Numerose iniziative di lotta alle malattie trasmissibili sono state inoltre intraprese e cofinanziate da Organizzazioni non Governative italiane impegnate per migliorare l'assistenza ai malati ed anche nell'assistenza agli orfani e alle famiglie colpite dalla malattia. Particolare interesse rivestono i progetti che curano l'integrazione delle attività di controllo dell'AIDS nei programmi di salute materno infantile, realizzando la prevenzione della trasmissione del virus dalla madre al neonato.
L'Italia promuove mediante contributi volontari agli organismi internazionali, tra i quali
United Nations International Children's Emergency Fund (UNICEF), United Nations Fund Population Activity (UNFA) e United Nations Development Fund For Women (UNIFEM) OMS, l'affermazione dei diritti delle donne e dei bambini, sostiene la salute sessuale e riproduttiva, combatte le forme di emarginazione sociale, lo stigma e la discriminazione nei confronti della popolazione.
Mediante accordi bilaterali con alcuni paesi dell'Africa sub-sahariana, l'Italia sostiene altresì l'implementazione di programmi nazionali di controllo dell'HIV/AIDS e della tubercolosi.
Nella sessione speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha avuto luogo a New York lo scorso giugno si è avuta una nutrita presenza di Capi di Stato e di Governo e una significativa presenza delle varie istanze della società civile. A testimonianza dell'ottima collaborazione che esiste in Italia fra le istituzioni governative e il mondo non governativo, la delegazione italiana era composta da funzionari diplomatici e dal
focal point dell'Osservatorio italiano sull'azione globale contro l'AIDS che raggruppa 23 ONG. Il tema centrale della sessione è

stato quello dell'accesso universale ai farmaci contro l'AIDS, cui si sono aggiunti i temi particolarmente sensibili della condanna della discriminazione nei confronti degli ammalati e delle persone a rischio e dei diritti umani delle donne. Nel corso della sessione è stato inoltre assegnato al progetto Malawi finanziato da Intesa San Paolo e fondazione Cariplo, realizzato con la partecipazione della Comunità di Sant'Egidio e della ONG italiana Comitato Internazionale di Sviluppo dei Popoli (CISP), il premio della Global Business coalition on AIDS, tubercolosis and malaria, ad ulteriore prova dell'impegno nella lotta alle tre pandemie da parte del settore privato e della società civile italiani.
Va segnalato inoltre che in occasione del
summit di Hokkaido gli Otto Grandi hanno ribadito l'impegno, preso lo scorso anno ad Heiligendamm, di destinare una somma complessiva di 60 miliardi di dollari in cinque anni alla lotta alle pandemie ed al rafforzamento dei sistemi sanitari, la debolezza dei quali costituisce il principale fattore limitante per il conseguimento delle mete fissate a livello internazionale. In particolare l'investimento complessivo dell'Italia per la salute globale nel 2007 è stato di oltre 286 milioni di euro a cui si aggiungono le risorse addizionali amministrate in ambito Unione Europea. La decisione del G8 di lanciare un piano d'azione per la sanità, «Toyako Framework for Action», che verrà sviluppato nel corso della Presidenza italiana, attesta la priorità attribuita a questo settore.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI e MECACCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2007 il Comune di Milano emette un'ordinanza per chiusura anticipata dei locali di Milano After Line e Next Grove alle ore 22.00. Il locale After Line di Via Sammartini, è stato per anni un punto di riferimento importante per la comunità gay italiana, sicuramente il primo e più conosciuto disco bar gay italiano, aperto normalmente fino alle due di notte;
la decisione della chiusura anticipata farebbe seguito ad una relazione della Questura di Milano dove, tra l'altro, si legge: «la zona della Stazione Centrale soffre di problemi per il comportamento tenuto da avventori di esercizi commerciali e pubblici che costituiscono luoghi di ritrovi di soggetti dalla chiara tendenza omosessuale, dediti al consumo di stupefacenti, all'abuso di sostanze alcoliche, e soliti a gesti di intemperanza, oscenità e disturbo ai residenti della zona...»;
sulla decisione del Comune di Milano, il titolare del locale After Line ha opposto un ricorso al Tar che ha annullato la decisione amministrativa;
il Comune di Milano presenta appello al Consiglio di Stato che il 10 giugno 2008 lo accoglie. Nell'ordinanza del Consiglio di Stato si legge: «... il Collegio ha ritenuto la restrizione d'orario in quanto adottata in conformità dell'ordinanza sindacale sugli orari, soggetta a regole severe in funzione di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica... giustificata in relazione alla natura di licenza di pubblica sicurezza dell'autorizzazione». Secondo il Comune di Milano «il provvedimento di riduzione dell'orario di esercizio del locale citato in oggetto è volta a porre rimedio a una oggettiva situazione di grave pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, che allo stato permane. La finalità perseguita della disposizione non è dunque quella di sanzionare la condotta del gestore ... bensì quella di impedire attraverso la sua anticipata chiusura, il protrarsi di una situazione di pericolosità sociale ...»;
ad avviso degli interroganti la chiusura anticipata del locale After Line è stata decisa per colpire uno dei ritrovi della comunità gay indipendentemente dal degrato urbano della zona -:
se non ritenga il Ministro dell'interno che la relazione della Questura di Milano,

probabile causa dell'azione amministrativa del Comune di Milano, contenga una esplicita forma di discriminazione verso le persone omosessuali;
se il degrado o «il grave pericolo per l'ordine pubblico» di alcuni quartieri della città di Milano, o di altre grandi metropoli, non vada combattuto con altri strumenti: ad esempio maggior vigilanza, maggiori strutture e servizi piuttosto che la limitazione dell'apertura di locali presenti in tali zone;
quanti altri locali, frequentati da persone con «chiare tendenze eterosessuali», hanno avuto nella città di Milano limitazione di orario di apertura adducendo ragioni di «ordine pubblico».
(4-00961)

Risposta. - I locali cui si fa riferimento nell'interrogazione sono ubicati in via Sammartini, nei pressi della stazione centrale di Milano, zona che costituisce luogo di aggregazione e ritrovo di numerosi cittadini extracomunitari dediti al consumo di stupefacenti e all'abuso di sostanze alcoliche, autori di gesti di intemperanza, oscenità e disturbo. Numerosi, specie nelle ore notturne, sono gli spacciatori e i transessuali che provano ad adescare potenziali clienti.
Gli esercizi commerciali del luogo sono spesso teatro di gravi episodi di violenza che si verificano, il più delle volte, proprio dopo le ore 23,00. Per questo, e cioè per gravi motivi di ordine pubblico - e a seguito della segnalazione della questura - il comune di Milano, con provvedimento del 14 dicembre 2007 ha disposto la riduzione dell'orario di attività di quattro esercizi pubblici operanti nel settore della somministrazione di alimenti e bevande, limitandolo dalle ore 02,00 alle ore 22,00.
Nei confronti di altri quattro locali commerciali - che non esercitano attività di somministrazione (si tratta di due esercizi di vendita, un esercizio artigiano e un circolo privato) - ma anche questi segnalati dalla questura, sono stati, invece, effettuati gli ordinari controlli circa il rispetto dei limiti dell'orario di chiusura nonché quelli relativi alla regolare conduzione dell'attività.
Il 15 gennaio 2008, il tar Lombardia ha accolto l'istanza di sospensione del provvedimento comunale presentato da due delle società interessate alla riduzione dell'orario di apertura, ritenendo che non vi fossero «fatti rilevanti sotto il profilo della pubblica sicurezza ascrivibili direttamente all'esercizio della ricorrente».
Il Consiglio di Stato, in data 10 giugno 2008, accogliendo il ricorso del comune, ha riformato la decisione del tribunale amministrativo, sul presupposto che «la riduzione dell'orario di apertura, adottata in conformità dell'ordinanza sindacale sugli orari, è giustificata in relazione alla natura di licenza di pubblica sicurezza dell'autorizzazione rilasciata alla ricorrente e alle finalità di tutela dell'ordine pubblico».
I motivi che hanno determinato la riduzione dell'orario di apertura dei locali in questione sono, quindi, legati a ragioni di ordine pubblico e non a motivazioni di carattere discriminatorio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Alfredo Mantovano.