XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 9 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 MARZO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la crisi economica internazionale, come ampiamente previsto, da mesi sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Gli ultimi dati, recentemente resi noti dal Servizio studi della Confindustria, configurano il 2009 e il 2010 come due anni di recessione con conseguente tracollo dei posti di lavoro: secondo gli stessi dati nell'anno in corso saranno 600 mila i lavoratori che perderanno il posto di lavoro e la disoccupazione salirà all'8,4 per cento. Solo nel mese di dicembre 2008, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria da parte delle aziende ha conosciuto un incremento pari al 526 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Dati questi che prefigurano un anno particolarmente nero per l'occupazione italiana;
in questo quadro, già di per sé abbastanza fosco, si inserisce il problema dei lavori con contratto a termine, i lavoratori cosiddetti precari, che nel nostro Paese riguarda un lavoratore su 8. Un fenomeno molto vasto ed in costante crescita: il lavoratore atipico è molto più frequente nel Sud del Paese, ma avanza anche nelle regioni del Nord: secondo i dati elaborati dalla Cgia di Mestre i lavoratori precari in Italia ammontano a 2 milioni 812 mila, circa il 12 per cento degli occupati. Negli ultimi cinque anni, il lavoro precario nel Nord è aumentato del 17 per cento - contro un modesto 3,1 per cento di contratti a tempo indeterminato - con punte, però del 24,6 per cento solo nel Nord-est;
si tratta di migliaia di lavoratori privi di tutele, che saranno i primi a pagare gli effetti della crisi economica. Si stima che sono circa 305 mila i contratti scaduti solo al 31 dicembre 2008 ai quali il decreto del Governo, il cosiddetto «sostegno all'economia», ha previsto un sussidio poco più che simbolico e comunque non ancora operativo, pari al 10 per cento sull'ultima retribuzione. Inoltre, la platea dei precari che beneficerà delle norme contenute nel decreto non sarà superiore al dieci per cento del totale dei lavoratori precari. Mentre in un recente studio pubblicato dall'Università la Sapienza di Roma, si calcola che siano oltre 800 mila gli atipici a «rischio precarietà», vale a dire con un solo contratto e un solo committente;
a fronte di questa situazione le misure predisposte dal Governo si sono rivelate secondo i firmatari del presente atto di indirizzo totalmente inefficaci a contrastare la profonda crisi in atto. Gli stanziamenti previsti e la platea alla quale si riferiscono i benefici, in particolare del decreto-legge n. 185 del 2008, appaiono sottostimati e totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale che sta già investendo il nostro Paese e che perdurerà almeno per i prossimi due anni. Per di più, con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, è stato abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi, e ciò determinerà la perdita del lavoro di oltre 60 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
a distanza di pochi mesi, si evidenzia tutta la fondatezza delle critiche mosse dal Partito Democratico alle misure del Governo che hanno distolto ingenti risorse per interventi inefficaci o iniqui come l'eliminazione dell'ici o la detassazione degli straordinari. Una misura, quest'ultima, assolutamente inappropriata perché in un momento di crisi economica e di rischio occupazionale gli straordinari sicuramente non sono una misura alla quale ricorrono le aziende in difficoltà. Queste risorse avrebbero potuto invece essere indirizzate verso gli ammortizzatori sociali, vera e propria emergenza dell'anno in corso;
manca, a tutt'oggi, una strategia condivisa di sostegno all'occupazione, così

come non è stata data attuazione ad un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali, secondo le linee guida concordate tra Governo e parti sociali, con il Protocollo del 23 luglio 2007;
in questo quadro gli interventi proposti dal Governo ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo sono tardivi ed ancora una volta inefficaci: anche l'accordo recentemente raggiunto con le Regioni non si propone di avviare la riforma degli ammortizzatori sociali, cosa che è diventata urgente, ma si limita ad intervenire sui vecchi strumenti, aumentando le risorse sulla cassa integrazione in deroga;
appare necessario approntare, con strumenti eccezionali, misure che assicurino forme di tutela economica, tramite un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per quei lavoratori che, in caso di licenziamento, fino ad ora risultano esclusi dall'accesso agli ammortizzatori sociali, vale a dire: i lavoratori a tempo determinato e indeterminato appartenenti ai settori ed alle imprese che non risultano destinatari di alcun trattamento di integrazione salariale, i dipendenti da imprese nel settore artigiano; gli apprendisti; i titolari di partita Iva, in regime di monocommittenza, con un reddito inferiore ad una determinata soglia; i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
in coerenza con tale impostazione il Partito Democratico ha già avanzato precise proposte, sia in occasione dell'esame del citato decreto-legge n. 185 del 2008, sia con appositi progetti di legge volti ad assicurare l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali. Si tratta dei progetti di legge presentati rispettivamente al Senato il 14 ottobre 2008 a firma Finocchiaro, Treu e altri (A.S. 1110) e alla Camera il 23 gennaio 2009 a firma Damiano e altri (A.C. 2100);
gli interventi previsti nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009 riguardano esclusivamente i lavoratori coinvolti in trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 e che quindi escludono i soggetti iscritti alla gestione separata Inps di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335;
gli effetti della crisi economica non possono essere fatti gravare esclusivamente sui lavoratori ed in particolare sui lavoratori più deboli, quali risultano i lavoratori precari e i lavoratori delle imprese artigiane e delle piccole imprese industriali;
le misure di sostegno al reddito dei disoccupati sono uno strumento di giustizia sociale e insieme di sostegno ai consumi e alla domanda che contribuirà al rilancio dell'economia,

impegna il Governo:

ad adottare, entro il 31 marzo, misure volte ad assicurare per l'anno 2009 forme di sostegno del reddito, attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione, pari almeno al 60 per cento della retribuzione percepita ogni mese nell'ultimo anno lavorativo, per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall'accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 1o settembre 2008;
ad estendere a tutti i lavoratori le tutele della cassa integrazione previste nei casi di crisi temporanea e di sospensione del lavoro, considerato che oggi i dipendenti delle piccole imprese e i precari sono largamente privi di tutela, con la conseguenza che anche crisi temporanee hanno effetti sociali gravi, lasciano senza reddito i lavoratori e costringono spesso le imprese a licenziare i dipendenti, disperdendo così risorse umane preziose, necessarie per la futura ripresa;

a procedere, con il coinvolgimento delle parti sociali, al varo di un disegno organico di riforma degli ammortizzatori sociali attraverso le linee guida concordate tra Governo e parti sociali con il Protocollo del 23 luglio 2007 e indicate nei progetti di legge del Partito Democratico sopra ricordati, che preveda forme di attivazione per la ricerca di impiego e per la formazione da parte dei lavoratori beneficiari delle tutele al reddito (Patto di servizio);
a prevedere, quale copertura degli oneri dell'assegno mensile per i disoccupati:
a) il riavvio delle politiche anti-evasione, a cominciare dalla tracciabilità dei corrispettivi, dal limite massimo dei trasferimenti in contanti e dal ripristino delle sanzioni per le imposte evase, posto che lo smantellamento ha portato, al netto della crisi economica, ad una perdita di gettito quantificata, in via prudenziale, sulla base dei dati contenuti nei «Conti economici nazionali» comunicati dall'Istat il 2 marzo 2009, in 7 miliardi di euro per il 2008;
b) l'introduzione della centrale unica per gli acquisti nelle pubbliche amministrazioni centrali e regionali (con operatività estesa agli enti locali presenti sul territorio regionale e alle società in house degli enti territoriali);
c) l'individuazione di programmi di spesa da eliminare e riorganizzare, in alternativa agli iniqui, inefficienti ed inefficaci tagli lineari al centro della manovra di finanza pubblica di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e, a tal fine, la ricostituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze della Commissione per la spending review allo scopo di completare l'analisi avviata nel 2007;
d) l'utilizzo immediato delle risorse di competenza nazionale, previste nel Protocollo tra Governo, Regioni e Province autonome del 12 febbraio 2009, non impegnate nell'erogazione di trattamenti in deroga ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009.
(1-00125)
«Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Letta, Damiano, Bersani, Baretta, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Cesario, Duilio, Genovese, Marchi, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura, Realacci, Bucchino, Fedi, Lovelli, Codurelli, Concia».
(Presentata il 4 marzo 2009)

La Camera,
premesso che:
le Forze armate italiane costituiscono oggi una componente essenziale per il controllo della conflittualità, il mantenimento della sicurezza e il rispetto della legge dovunque ciò impegni la comunità internazionale;
in questo momento più di 9000 soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri operano al di fuori del territorio nazionale, in teatri di crisi che vanno dai Balcani al Mediterraneo e all'Afghanistan. Il loro impegno e quello di tutte le Forze armate che li sostengono si caratterizza per alti livelli di efficienza, preparazione e professionalità;
in tutti questi contesti operativi è sempre apprezzata la professionalità e l'umanità che i militari italiani sanno esprimere a contatto con le popolazioni civili vittime dei conflitti, garantendo loro un quadro di sicurezza e riaccendendo la speranza di una vita normale e di un futuro dignitoso;
una politica di attenzione verso le forze armate deve, pertanto, garantire un quadro stabile di risorse finanziarie idoneo

ad assicurare certezza ai programmi di investimento, adeguati standard di efficienza compatibili con i crescenti ritmi di impiego e adeguati livelli di formazione e addestramento del personale militare. In particolare, appare necessario che vengano sempre preservate le spese di esercizio, ossia quelle risorse che, incidendo sull'addestramento e sui mezzi, influenzano più direttamente la vita stessa del personale militare;
occorre, poi, ricordare che le Forze armate rappresentano un'istituzione fondamentale per la sicurezza del Paese, ma al tempo stesso rappresentano anche un aggregato sociale all'interno del quale sono presenti numerose famiglie monoreddito. Il fattore umano è l'elemento centrale di ogni strumento militare. Agli uomini e alle donne in divisa e alle loro famiglie deve essere, quindi, assicurata serenità e condizioni di vita adeguate,

impegna il Governo:

ad avviare ogni iniziativa di propria competenza per rafforzare ed affinare ulteriormente lo strumento militare, affinché possa assolvere al meglio alle numerose missioni assegnate al nostro Paese, pur nella piena consapevolezza che le risorse disponibili per la spesa pubblica sono risorse limitate che richiedono grande capacità di selezione;
ad avviare ogni iniziativa di propria competenza, anche di carattere normativo, volta ad assicurare la migliore razionalizzazione delle risorse a disposizione del ministero della difesa;
a garantire al personale, nella quotidianità del servizio prestato, i livelli di formazione e addestramento necessari a svolgere le impegnative attività operative ad esso affidate in Italia e nell'ambito delle missioni internazionali;
ad avviare una nuova stagione di attenzione ai problemi della difesa affinché quanto prima possano trovare soluzione i numerosi e seri problemi che affliggono il comparto difesa e sicurezza e si giunga al pieno riconoscimento della professionalità e specificità del personale delle Forze armate che ne assicuri prospettive di crescita e sostegno.
(1-00126)
«Cirielli, Cicu, Ascierto, De Angelis, Fallica, Mazzoni, Moles, Paglia, Petrenga, Luciano Rossi».
(Presentata il 5 marzo 2009)

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni il sistema della difesa nel suo complesso ha subito una serie di profonde e storiche trasformazioni, passando da un sistema di leva obbligatoria ad uno volontario, nell'ottica di un progetto di progressiva e generale professionalizzazione delle Forze armate;
il cosiddetto modello professionale prevedeva in una prima fase transitoria un sistema misto, per poi approdare ad un sistema totalmente professionale nel 2007: tale obiettivo è stato raggiunto con due anni di anticipo;
il processo di trasformazione ha riguardato per l'esercito 165 provvedimenti di soppressione e 165 di riorganizzazione, per la marina 40 di soppressione e 58 di riorganizzazione, per l'aeronautica 81 di soppressione e 68 di riorganizzazione, per un totale di 580 provvedimenti in meno di 10 anni;
questo processo si è sviluppato in una fase storica nella quale nelle relazioni internazionali, con riguardo alle Forze armate e, più in generale, alla politica militare, si è passati dal concetto di difesa classico, inteso come difesa contro un nemico esterno, a quello di sicurezza;
all'esigenza di preservare e garantire un adeguato grado di sicurezza sociale all'interno del proprio territorio, con riferimento ancora al proprio Stato nazionale, si è affiancata l'esigenza di intervenire a livello internazionale in continue e ripetute missioni di pace;
negli ultimi anni si è, dunque, assistito ad una progressiva professionalizzazione delle Forze armate, ad una costante riduzione del loro numero e, nel contempo, ad una profonda diversificazione ed articolazione dei loro compiti tradizionali, con un impegno crescente, soprattutto sul piano internazionale;
a fronte di questa qualificante evoluzione professionale delle carriere militari, appare necessario riflettere su alcune possibili conseguenze e su alcuni necessari sviluppi;

in particolare, appare evidente come si riproponga con maggiore forza l'opportunità di estendere ai militari professionisti tutte quelle garanzie riconosciute dalla Costituzione ai cittadini ed ai lavoratori. Pur comprendendo le particolarità che contraddistinguono la condizione militare, la sua affermata professionalizzazione impone l'obbligo di estendere anche a questi, pur peculiari, lavoratori della pubblica amministrazione anche la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti e delle proprie rivendicazioni, secondo quanto sancito dall'articolo 39 della Costituzione;
la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti deve essere calibrata, tenendo ovviamente presenti i vincoli e le particolarità delle professioni militari;
a fronte delle evidenti esigenze del settore difesa si sono verificate costanti riduzioni di spesa nel settore della difesa, da ultime quelle intervenute con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
in questi ultimi anni le Forze armate hanno continuato ad assolvere i loro crescenti compiti ed impegni, nonostante i continui trasferimenti di personale ed anche la soppressione di diverse unità radicate sul territorio;
le Forze armate rappresentano una potenzialità di sviluppo strategico per il Paese, vanno valorizzate ed utilizzate in maniera attenta e mirata. I nostri militari rappresentano un patrimonio di civiltà e progresso per molti cittadini di Stati esteri, nei quali hanno contribuito e contribuiscono ad affermare e garantire condizioni di pace e di sviluppo,

impegna il Governo:

a rivedere, in virtù dei profondi cambiamenti intervenuti su scala mondiale, l'impiego delle Forze armate nel senso di svilupparne le potenzialità e l'impiego in termini di sicurezza nazionale ed internazionale, oltre che di semplice difesa;
a sviluppare politiche di efficace coordinamento, nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare e quello della cooperazione, intendendo il secondo come sinergico al primo ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale;
a destinare le risorse disponibili, in primo luogo, ai settori del reclutamento e dell'addestramento ai fini di una sempre maggiore professionalizzazione;
a rimodulare gli investimenti in relazione agli obiettivi da raggiungere sia a livello nazionale sia internazionale, in considerazione delle risorse attualmente disponibili e, in particolare, dei compiti attualmente svolti e garantiti dalle Forze armate, prevedendo espressamente un aumento graduale delle risorse economiche assegnate al comparto della difesa;
a prevedere per il personale del settore difesa la possibilità, in un primo tempo, di dare vita ad organismi di rappresentanza rafforzati rispetto a quelli attuali, sia per autonomia sia per competenza e funzioni, e, in una fase successiva, a forme di rappresentanza associativa collettiva secondo il modello di riferimento già acquisito e sperimentato per i corpi di polizia non militari.
(1-00127) (Nuova formulazione) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
le Forze armate continuano ad essere uno strumento fondamentale della politica di difesa e sicurezza nazionale, oltre che della politica estera del nostro Paese;
spettano alle Forze armate compiti delicati, come la protezione dell'integrità del territorio nazionale rispetto a qualsiasi genere di minaccia esterna si profili, anche al limite delle acque territoriali, e la partecipazione alle missioni di pace e stabilizzazione all'estero, nel quadro delle alleanze di cui è parte il nostro Paese o nel contesto di «coalizioni di circostanza»;
si sottolinea come a partire dagli anni '90 le Forze armate siano state interessate da un processo di profonda trasformazione, che ne ha modificato anche la composizione, in seguito alla sospensione della leva in tempo di pace ed alla completa professionalizzazione degli organici;
proprio tale trasformazione, pur permettendo di realizzare un salto di qualità nell'efficienza dello strumento militare, ha avuto il non trascurabile effetto negativo di spezzare il rapporto tra unità militari e comunità locali esistente in alcune zone del territorio nazionale, come quelle dell'arco alpino;
si esprime preoccupazione per gli effetti a medio e lungo termine dei tagli lineari apportati recentemente al bilancio del ministero della difesa, che hanno già avuto l'effetto di imporre una contrazione quantitativa della consistenza dello strumento militare, al di fuori di qualsiasi apprezzamento della sua congruità in rapporto a quanto il Governo ed il Parlamento esigono dalle Forze armate;
si evidenzia come le riduzioni paiano aver colpito con particolare gravità anche il settore dei consumi intermedi, entro cui ricadono voci critiche, come quelle della formazione e dell'addestramento del personale militare, nonché la manutenzione dei sistemi d'arma, con effetti a medio e lungo termine sulle capacità e la sicurezza del personale in missione non difficili da immaginare,

impegna il Governo:

a ridefinire le missioni affidate allo strumento militare nazionale e le capacità da conseguire e mantenere per poter compiere tali missioni, valorizzando, in particolare, la protezione delle frontiere terrestri, aeree e marittime del nostro Paese da qualsiasi genere di minaccia, inclusa quella rappresentata dai flussi migratori illegali;
a tutelare il rapporto tra Forze armate e territorio, salvaguardando l'identità e le tradizioni di corpi come quello degli alpini, sia attraverso misure di incentivazione straordinarie per i giovani, sia assicurando la presenza di un'unità della specialità in ciascuna delle regioni dell'arco alpino;
ad adottare rapidamente misure per fronteggiare gli effetti più negativi dei tagli lineari varati durante il 2008, anche considerando l'ipotesi di permettere in futuro all'amministrazione della difesa di decidere dove effettuare le riduzioni, come raccomandato dalle stesse commissioni parlamentari competenti in occasione della più recente sessione di bilancio.
(1-00128)
«Fava, Gidoni, Chiappori, Pirovano, Vanalli, Dal Lago, Luciano Dussin, Volpi, Pastore, Nicola Molteni, Brigandì».

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria internazionale, come era facile prevedere, si è trasformata in crisi economica e sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Diversi importanti istituti di previsione, della Banca d'Italia, della Confindustria, di enti di ricerca indipendenti, indicano un ulteriore aggravamento della crisi in Italia, con una caduta del prodotto interno lordo nel 2009 superiore al 2,5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra l'8 per cento;

i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio 2009 ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento; ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio 2009 una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta cassa integrazione in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare, tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione;
nelle piccole imprese, che costituiscono l'80 per cento del totale delle imprese e assorbono il 90 per cento dell'occupazione, sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia, ottenuti applicando il loro consolidato modello econometrico a quanto si rileva nell'andamento del terzo quadrimestre del 2008, dicono che la recessione si aggraverà e proseguirà almeno per tutto il 2009 e per il 2010. Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi;
tra gennaio e febbraio 2009 hanno subito un pesante ridimensionamento produttivo ed occupazionale, spinto fino alla chiusura di molte attività, molte aziende del comparto delle medio-grandi imprese, distribuite in tutte le aree geografiche del Paese: la Benetton, la Indesit e la Valeo in Piemonte, gli stabilimenti della chimica di base di Porto Marghera e in Sardegna, la Euroalluminia di Cagliari, la Merloni elettrodomestici in Umbria e Marche e la Merloni metalmeccanica in Abruzzo e Marche, i cantieri Apuana, la Eaton di Massa Carrara, la Telecom, gli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Termini Imerese, l'Atitech e ancora una parte dell'occupazione ex Alitalia, che doveva essere assorbita dalla Cai e invece questo non è accaduto, le attività ex Ibm della Selfin, la Pininfarina e la Bertone;
entro luglio 2009 arriveranno a scadenza quasi un milione di contratti di lavoro a termine e nel secondo semestre dell'anno se ne aggiungeranno altri 1,4 milioni. È impossibile prevedere quanti di questi verranno confermati, ma è senza dubbio facile prevedere che la maggioranza di questi non verrà confermato ed in assenza di ammortizzatori sociali si tradurranno in «licenziamenti di fatto»;
i lavoratori «precari», in tutte le loro articolazioni rappresentano attualmente una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;

secondo le analisi effettuate da un osservatorio qualificato, come la Cgia di Mestre, i lavoratori precari hanno raggiunto a fine settembre 2008 quota 2.812.700, corrispondenti al 12 per cento del totale degli occupati in Italia, con una forte concentrazione nel Mezzogiorno, dal 2004 al settembre 2008 sono aumentati del 16,9 per cento: dunque cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, cresciuti nello stesso periodo del 3,1 per cento;
la presenza nel mercato del lavoro di questa nuova categoria di lavoratori è un fenomeno relativamente recente. È stato durante gli ultimi anni del secolo scorso che l'organizzazione tradizionale del mercato del lavoro ha iniziato la sua repentina trasformazione: alle due grandi categorie contrattuali, quella del lavoro autonomo e quella del lavoro subordinato, si sono affiancati tanti «nuovi lavori», e la necessità, quindi, di una molteplicità di nuove forme contrattuali;
attualmente il passaggio da lavoratori flessibili a lavoratori precari e da lavoratori precari a disoccupati appare uno dei percorsi più probabili a cui sono destinati nei prossimi mesi molti giovani lavoratori italiani;
la crisi che abbiamo di fronte si abbatterà, in particolare, sui lavoratori precari: saranno loro i primi a pagarne il prezzo. In alcune regioni il trend è già evidente: in Piemonte le assunzioni nel mese di dicembre del 2007 sono crollate del 20 per cento, tra ottobre e novembre del 2008 nel torinese, secondo i dati dei centri dell'impiego, si sono persi quasi 21 mila posti di lavoro;
nel Lazio i contratti che rischiano di non essere rinnovati sono più di 184 mila, in Toscana più di 56 mila, in Lombardia 188 mila, in Campania quasi 45 mila, in tutto il Paese sono quasi 850 mila;
a dicembre del 2007 sono già scaduti 300 mila contratti a termine: soltanto un terzo di questi lavoratori ha potuto contare su un sostegno al reddito;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, un sussidio quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 10 per cento del reddito dell'ultimo anno;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata, oltre che in costante crescita. Ai lavoratori a tempo determinato si affiancano quelli con contratti di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati: con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali appare necessario fare chiarezza in questo universo contrattualistico, evitando abusi ed un utilizzo distorto della flessibilità contrattuale certamente necessaria allo sviluppo del nostro sistema impresa. Per i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps appare necessario distinguere i liberi professionisti dai dipendenti, utilizzando, in caso di rapporto di monocommittenza, il concetto di dipendenza economica;

le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale. Non saranno capaci di far fronte neppure alle esigenze di ammortizzatori sociali del primo semestre del 2009. Per di più, con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e col disegno di legge n. 1167 in Senato, è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi. Ciò, da solo, determinerà la perdita di lavoro per oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
il Governo non sembra capire che l'attuale crisi dell'economia reale, in Italia e nel resto del mondo, deriva da una drastica e generale caduta dei redditi, che sta riducendo i consumi finali, quelli dei semilavorati e dei beni intermedi. Si sta assistendo ad uno shock da domanda;
le imprese che producono per il mercato finale hanno ridotto la produzione e hanno cominciato a svuotare i magazzini, in attesa di tempi migliori. La contrazione delle scorte si è tradotta in una riduzione della produzione di tutte le imprese che stanno a monte dei prodotti finali, fino a quelle che producono i beni energetici. La caduta dei prezzi del petrolio riflette proprio questa condizione. Si è messa in moto una spirale negativa, in cui tutti, famiglie e imprese, cercano di non spendere;
fin ora si sono fermati i consumi di sostituzione e questo ha dato la falsa impressione che, in fondo, il diavolo della crisi non era poi così brutto come lo si dipingeva. Ora potrebbero franare anche i consumi dei beni primari e questo sarebbe l'anticamera della recessione strutturale;
è necessario un profondo processo di ristrutturazione delle imprese per prepararle alla ripresa in condizioni di maggiore competitività. L'Italia dei Valori ritiene che sia interesse del Paese, oltre che del sistema delle imprese, che questa ristrutturazione avvenga rapidamente e sia profonda. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'accettazione di questo è in qualche modo dirimente. Fatta questa affermazione in modo esplicito e impegnativo, la questione di fondo immediatamente successiva è che le ristrutturazioni avvengano con un vincolo che è essenziale per la riuscita degli stessi processi di ristrutturazione e per non mettere in discussione, anzi accrescere la coesione sociale e il dialogo tra le parti sociali. Il vincolo è quello che, per il tempo necessario allo svolgersi dei processi di riorganizzazione aziendale, il maggior numero possibile di dipendenti siano mantenuti in attività. Ciò innanzitutto per salvaguardare il patrimonio di professionalità e di conoscenze che ci sono nelle maestranze e negli uffici. In secondo luogo perché, se aumentasse seccamente la disoccupazione molte famiglie, si ridurrebbero a vivere solo dei sussidi di disoccupazione. Diversa sarebbe la condizione se le imprese tendessero a mantenere in azienda la gran parte dei dipendenti, adeguando gli orari di lavoro al minor livello produttivo. In questo modo si stabilizzerebbe il monte retribuzioni complessive e la riduzione dei compensi erogati ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa sarebbe compensata con gli ammortizzatori sociali;

una politica adeguata di sostegno al lavoro è un'opportunità importante per qualificare e rilanciare il sistema impresa italiano, per distinguere le imprese serie da quelle capaci solo di sopravvivere col lavoro nero e con l'evasione fiscale. I sostegni al lavoro dovranno essere erogati a condizione che le imprese sottoscrivano l'impegno a non diminuire i livelli occupazionali, quello a non esternalizzare la propria produzione all'estero oltre una percentuale fisiologica e che siano in regola con gli obblighi fiscali;
non occorre alcuno «zoo» di molti e strani strumenti di difesa del reddito. Gli ammortizzatori sociali devono essere adeguati ad una ristrutturazione profonda, semplici, automatici, meglio se gestiti direttamente dalle regioni, orientati a distribuire tra tutti i dipendenti il lavoro che c'è. Ne devono fruire tutti i lavoratori dipendenti e parasubordinati, nelle loro diverse fattispecie contrattuali, e tutti gli altri lavoratori precari in regime di monocommittenza e di piena dipendenza economica, senza distinzione di dimensione d'impresa e di settore d'attività;
serve allo scopo una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione e una durata insufficiente. La riforma dovrebbe puntare a migliorare, estendere e generalizzare i principi e le forme dei contratti di solidarietà. Tutti i processi di ristrutturazione dovrebbero avvenire distribuendo tra tutti il lavoro che realmente c'è, con la corrispondente riduzione dei compensi (salari e stipendi), che, quindi, dovrebbero essere assistiti da un'integrazione del reddito, a complemento dell'orario, previa definizione di accordi sindacali. Per tutti i rapporti di lavoro, non solo i contratti a tempo indeterminato, si dovrà procedere alla loro proroga, anche a orario ridotto, mediante intese sindacali, alfine di metterli nelle condizioni di poter fruire degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione avrebbe la funzione di fornire il complemento al reddito ridotto a seguito della diminuzione dell'orario di lavoro. In questo modo i livelli occupazionali sarebbero esattamente uguali a quelli necessari alle esigenze della produttività del lavoro e i redditi non sarebbero diminuiti quanto diminuiscono gli orari, con una sostanziale difesa del monte delle retribuzioni;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall'opposizione all'epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
l'indagine ha confermato il carattere lassista delle norme grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Il buco è stato stimato in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate; particolarmente rilevante è risultato il mancato gettito relativo alla sanatoria degli omessi versamenti (3,5 miliardi di euro);
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
a) integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo, pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;

b) attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase;

le nuove norme emanate costituiscono un'evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l'azione del Governo e non deve, dunque, meravigliare se l'evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento;
la nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio 2009, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. L'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
sulle sole imposte indirette, si registra un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'Iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella XV legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno;
è ampiamente diffusa, non soltanto tra gli operatori del settore, ma anche a livello politico, la consapevolezza dei problemi che i ritardati pagamenti, da parte delle amministrazioni pubbliche, provocano alle imprese fornitrici di beni e servizi;
il mancato pagamento nei termini previsti comporta ricadute pesanti sull'operatività e sulle prospettive di sviluppo delle imprese fornitrici, le quali si vedono costrette ad indebitarsi ovvero a rinunciare alla realizzazione di investimenti per far fronte alla carenza di liquidità; si calcola, inoltre, che almeno un fallimento su quattro è dovuto a tale fenomeno;

l'attuale crisi finanziaria rende il problema ancora più grave: un'ingente somma di liquidità bloccata (la cifra ammonta a 70 miliardi di euro), soldi delle imprese che devono essere immessi al più presto nel circuito commerciale,

impegna il Governo:

a convocare un tavolo con tutte le organizzazioni sociali per definire un programma generale di uscita dalla crisi economico-finanziaria attraverso una complessiva ridefinizione del sistema degli ammortizzatori sociali, nonché ad adottare misure a favore della piccola e media impresa a partire dal tempestivo pagamento da parte di tutte le pubbliche amministrazioni dei debiti nei confronti dei prestatori di servizi beni e degli esecutori di appalti;
ad adoperarsi per sottoscrivere un patto strategico tra il Governo e le parti sociali per il mantenimento dell'occupazione, anche al fine di non disperdere le professionalità presenti nelle nostre imprese;
a disporre con la massima urgenza, per i prossimi 24 mesi, misure a sostegno del reddito finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori dipendenti e parasubordinati, in particolare prevedendo, per le aziende che rinunciano al ricorso alla cassa integrazione e riducono l'orario di lavoro a seguito di documentata riduzione degli ordini, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi, dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati;
a prevedere una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione, allungandone la durata e portando il valore effettivo dell'indennità all'80 per cento dell'ultima retribuzione, prevedendo, in particolare, la possibilità di estenderne l'utilizzo per i prossimi 24 mesi a tutti i lavoratori anche parasubordinati rimasti senza lavoro;
a predisporre, per i prossimi 24 mesi, per quei lavoratori, anche parasubordinati, per i quali non sarà possibile il mantenimento in attività, né l'utilizzo di ammortizzatori sociali esistenti per un periodo di almeno un anno, uno specifico assegno mensile di disoccupazione;
a predisporre specifici controlli degli organi competenti ed il rafforzamento di quelli attuali, ai quali debba essere vincolata l'erogazione degli ammortizzatori sociali proposti per i prossimi 24 mesi, vincolando l'erogazione di tali ammortizzatori esclusivamente per le imprese che assumeranno l'impegno a non diminuire i propri livelli occupazionali per il periodo in cui saranno erogati i contributi ed i sussidi, l'impegno a non esternalizzare la propria produzione all'estero, in particolare la mano d'opera, oltre una percentuale fisiologica del proprio personale, ed infine a condizione che le medesime imprese siano in regola con gli obblighi fiscali;
a coprire gli oneri immediati per il pagamento degli ammortizzatori sociali:
a) con gli 8 miliardi derivanti dall'accordo Stato-regioni;
b) con il recupero all'entrata del bilancio dello Stato delle somme dichiarate e non versate dai contribuenti che si erano avvalsi dei condoni e delle sanatorie di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, anche dopo l'iscrizione a ruolo e la notifica delle relative cartelle di pagamento, recupero da effettuarsi anche mediante ogni azione coattiva necessaria alfine dell'integrale recupero delle somme dovute e non corrisposte, maggiorate dagli interessi maturati, anche mediante l'invio, da parte del concessionario per la riscossione Equitalia spa, di un'intimazione a pagare quanto concordato e non versato alla prevista scadenza, a pena del venir meno dell'efficacia del condono e delle sanatorie di cui alla citata legge n. 289 del 2002;

c) tagliando del 10 per cento le spese della politica e delle pubbliche amministrazioni ad iniziare dalle retribuzioni delle figure apicali delle pubbliche amministrazioni: abolendo la previsione del rimborso elettorale ai partiti politici per le legislature conclusesi anticipatamente; diminuendo il numero dei consiglieri dei consigli di amministrazione delle municipalizzate, sopprimendo enti inutili, come, ad esempio, le comunità montane o le autorità di bacino, conferendo le loro funzioni a regioni e a consorzi tra comuni, tagliando così molti degli stipendi o prebende che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
a creare un fondo per il sostegno ai disoccupati con i proventi delle maggiori entrate derivanti dal ripristino delle misure contro l'elusione e l'evasione fiscale, nonché delle sanzioni in vigore precedentemente a carico dei contribuenti scorretti, quali l'elenco clienti/fornitori e la tracciabilità dei pagamenti.
(1-00129) (Ulteriore nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
la crisi che ha colpito l'economia globale, così come rivelano gli ultimi dati di Banca d'Italia, Abi e Confindustria, si è aggravata nelle ultime settimane e i segnali di allarme evidenti sono rappresentati dai dati sulla cassa integrazione, sui consumi, sul fatturato e sugli ordini dell'industria e sulla disoccupazione;
le nuove previsioni, negative per il 2009, di Banca d'Italia rilevano che la flessione del prodotto interno lordo potrebbe arrivare fino al 2,6 per cento, anche se nel Bollettino economico di gennaio 2009, Banca d'Italia indicava una flessione per il 2009 pari al 2 per cento e una ripresa della crescita allo 0,5 per cento; così non è stato, segnale evidente di una crisi di dimensioni sempre più ampie;
l'Istat ha rivisto al ribasso il consuntivo 2008: l'anno si è chiuso con un

prodotto interno lordo a meno 1 per cento ed un quarto trimestre in calo dell'1,8 per cento rispetto al trimestre precedente; questo dato negativo ipotecherà in maniera seria il 2009, con il rischio concreto che centinaia di migliaia di persone possano perdere il posto di lavoro;
i numeri che rappresentano il disagio occupazionale sono crescenti; si tratta di oltre 3 milioni di lavoratori atipici, almeno un terzo dei 300 mila giovani che quest'anno cercheranno di entrare nel mercato del lavoro, 25-30 mila cassintegrati che, al termine del periodo di copertura, non riusciranno ad entrare in azienda;
in questo già di per sé grave contesto occupazionale, si inserisce il problema della cassa integrazione, che nel mese di febbraio 2009 ha toccato cifre record raggiungendo il 201,6 per cento: le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553,17 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento e, secondo gli esperti, i dati di febbraio 2009 sono destinati a essere superati nei prossimi mesi;
nell'attuale situazione italiana di crisi economica e occupazionale, inserita in un contesto economico internazionale, che ogni giorno propone nuove misure eccezionali, bisogna agire, da subito e nello specifico, sugli ammortizzatori sociali, ma il ricorso alle procedure previste dal Governo, così come evidenziato anche nelle recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria, rischia di rivelarsi lento e macchinoso;
è necessario un piano per aggredire la crisi, non per subirla, e le misure anticrisi previste dal Governo non sono di immediata applicazione e continuano ad agire su strumenti tradizionali non sufficienti. Gli ultimi provvedimenti previsti dal Governo, infatti, hanno moltiplicato gli strumenti utilizzabili per sostenere il reddito dei lavoratori in caso di crisi, attraverso la cassa integrazione guadagni ordinaria, la cassa integrazione straordinaria, l'indennità di disoccupazione ordinaria e la disoccupazione con requisiti ridotti, ma nulla si fa per sciogliere i nodi e recuperare i ritardi che affliggono da anni il nostro Paese;
per contrastare efficacemente la crisi, l'unica strada praticabile è quella di realizzare vere riforme di sistema e non adagiarsi sull'evidente, inefficace potenziamento degli strumenti tradizionali;
il Governo si è detto disponibile a discutere di misure a sostegno di parasubordinati, collaboratori coordinati e continuativi e collaboratori coordinati e continuativi a progetto minacciati dalla disoccupazione, ma l'accordo raggiunto fra l'Esecutivo e le regioni, che prevede lo stanziamento di otto miliardi, non riguarderebbe queste categorie di lavoratori, che sono proprio quelle più colpite dalla crisi;
l'odierno sistema produttivo e l'economia reale mostrano i segni di un cedimento generalizzato su larga scala e in tutti i settori la disoccupazione aumenta vertiginosamente, le famiglie soffrono e la quota degli indigenti cresce ogni giorno di più;
in una situazione economica traumatica, quale è quella che attualmente vive il Paese, la spesa pensionistica è resa insostenibile, anche a causa di provvedimenti presi nel tempo e dello stesso scalone su cui è intervenuto il Governo Prodi;
la crisi incalzante e il sistema finanziario in difficoltà rendono necessaria una riforma del sistema pensionistico, attraverso un patto generazionale che permetta di lavorare tutti qualche anno in più di sostenere coloro che, soprattutto giovani, stanno perdendo o hanno già perso il posto di lavoro;
la crisi finanziaria sta creando difficoltà soprattutto, alle piccole e medie imprese, in difficoltà con le banche nell'accesso al credito; inoltre, le regole che sovrintendono alla redazione degli studi di settore possono determinare una sovrastima delle capacità reddituali delle imprese,

alle quali si applica questo strumento, non più adeguato ai rivolgimenti economici in atto,

impegna il Governo:

ad adottare misure immediate e tempestive di sostegno alle categorie che maggiormente soffrono la crisi economica in atto, che si prospetta sempre più profonda e duratura, e nello specifico: alle famiglie, al ceto medio e ai precari, attraverso riforme di sistema e non meri provvedimenti propagandistici;
ad adottare provvedimenti atti a garantire il risparmio di risorse sul fronte della spesa pensionistica, attraverso il progressivo innalzamento dell'età pensionabile, uguale per uomini e donne, fatte salve le donne con figli e coloro che svolgono lavori realmente usuranti;
ad attivare una riforma degli ammortizzatori sociali finalizzata, in primo luogo, ad evitare la chiusura delle aziende e a gestire una fase di riorganizzazione e/o di reindustrializzazione, a sostenere forme di reimpiego e di nuova occupazione in particolare per gli ultraquarantacinquenni;
ad investire il risparmio ottenuto dalla riforma delle pensioni, sul reddito dei lavoratori e dei precari a rischio lavoro, compresi quelli che non usufruiscono di alcuna copertura, quelli che prestano la propria opera in piccole aziende e che non godono della cassa integrazione;
a mettere in atto azioni incisive per i lavoratori a partire da quelli più deboli ed esposti, rendendo spendibili immediatamente le risorse già stabilite dalla cosiddetta «legge anticrisi» e, soprattutto, quelle derivanti dall'accordo Stato-regioni;
ad attuare un piano di investimenti per le famiglie che consenta di assegnare 100 euro mensili per il primo figlio e 50 per i figli dal secondo in poi, con un tetto di reddito familiare di 50.000 euro;
a dare vita ad un piano pluriennale di contrasto alla povertà e all'impoverimento;
ad assicurare misure di sostegno per le aziende e l'occupazione, attraverso la revisione degli studi di settore, la detassazione degli utili reinvestiti in ricerca, sviluppo, sostenibilità ambientale e riammodernamento produttivo;
ad attivare da subito un tavolo di concertazione con le parti sociali sulla crisi e sugli strumenti che si intendono attivare.
(1-00130)
«Vietti, Galletti, Ciccanti, Tabacci, Pezzotta, Volontè, Occhiuto, Romano, Rao, Delfino, Poli, Compagnon, Libè».

La Camera,
premesso che:
il Governo, anticipando la manovra finanziaria, ha voluto «mettere in sicurezza» il bilancio dello Stato per il triennio 2009-2011;
tale scelta - sempre confermata nei successivi provvedimenti - si è rivelata corretta alla luce della gravissima crisi che ha colpito l'economia internazionale;
le previsioni riguardanti le performance dell'economia e i saldi di finanza pubblica sono state sostanzialmente rispettate; tale risultato è molto importante per garantire la stabilità dei conti pubblici, in ragione della forte esposizione del debito e dell'incidenza degli interessi passivi sul prodotto interno lordo, che avrebbero reso assolutamente improponibile un ulteriore allargamento del deficit;
in tale contesto di relativa stabilità dei conti pubblici, l'Unione europea ha valutato positivamente i provvedimenti assunti dal Governo italiano per contrastare la crisi, mentre ha dovuto avviare la procedura d'infrazione nei confronti di altri Paesi europei, i cui piani - oltre a cedere a suggestioni protezioniste - non hanno tenuto in debita considerazione i vincoli comunitari;
l'Italia si è resa protagonista di azioni coordinate con altri Paesi per moltiplicare

il messaggio di fiducia alle società e per questo obiettivo ha convocato per il 29 marzo 2009 a Roma un vertice del G8 - allargato a Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa ed Egitto - dedicato alla dimensione sociale della crisi;
il Governo ha affrontato l'emergenza economica e sociale indotta dalla crisi globale dei mercati finanziari secondo tre linee d'azione, rivolte a sostenere il circolo virtuoso della fiducia: stabilità (della finanza pubblica e degli intermediari creditizi), liquidità (delle banche, delle imprese e delle famiglie), occupabilità (delle persone);
tali linee d'azione hanno consentito, anche in conseguenza della maggiore capacità di coordinamento a livello europeo ed internazionale nel garantire i risparmiatori, di bloccare sul nascere un possibile «effetto domino» della crisi del sistema bancario, che avrebbe determinato situazioni ancora più gravi nel contesto di una crisi caratterizzata da fattori inediti e non sempre capaci di reagire alle terapie, mentre in Italia il sistema bancario ha tenuto;
il Governo ha adottato misure di sostegno per le persone e le famiglie in maggiori difficoltà economiche (social card, «bonus famiglia», rinegoziazione dei mutui immobiliari, potenziamento dei canali di ingresso nel mondo del lavoro attraverso una riattivazione della «legge Biagi» ed altro);
sul piano della difesa del reddito, il Governo ha dato corso al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, ha istituito in via sperimentale e confermato, su richiesta delle parti sociali, un regime di agevolazioni fiscali per le quote retributive erogate nelle imprese, come contropartita di misure a favore della produttività e della efficienza, realizzando per questa via le premesse per accompagnare quella svolta nelle relazioni industriali prefigurata nell'accordo quadro sulla riforma della contrattazione del 22 gennaio 2009;
sul piano del sostegno ai livelli occupazionali, il Governo ha adottato una strategia che, al tempo stesso, tutela le persone e aiuta il sistema delle imprese a conservare la propria potenziale capacità produttiva, della quale il capitale umano è componente primaria, incentivando cioè il ricorso ad ammortizzatori sociali che non siano automatici e deresponsabilizzanti. La strategia perseguita dal Governo è stata piuttosto quella di incentivare la continuità del rapporto di lavoro con le imprese in difficoltà, attraverso l'istituto della sospensione e tipologie di sostegno al reddito su base negoziale, come la cassa integrazione guadagni, in modo da incoraggiare e aiutare le imprese a non licenziare in attesa della ripresa;
l'intervento sugli ammortizzatori sociali, avviato con il decreto legislativo n. 185 del 2008, garantisce ora una copertura a tutti i settori esclusi dagli strumenti ordinari di protezione del reddito e a tutti i rapporti di lavoro dipendente, compresi gli apprendisti e gli interinali, ma anche per la prima volta, nella forma dell'una tantum, i collaboratori coordinati e continuativi in regime di monocommittenza, condizionando il godimento dei sussidi ad adeguati percorsi di formazione e riqualificazione professionale dei lavoratori;
l'accordo del 17 febbraio 2009 tra Stato e regioni ha confermato pienamente l'impostazione del Governo. L'accordo è di particolare importanza perché ha consentito di mobilitare risorse (8 miliardi in un biennio per un ammontare, su base annua, pari ad almeno dieci volte gli stanziamenti previsti per il 2008) per estendere l'integrazione salariale ai settori, alle categorie e ai lavoratori che ne sono privi (così un problema aperto da almeno quattro legislature si avvia a soluzione), incoraggiando la sussidiarietà verticale (tra Stato e regioni, appunto) nel campo degli ammortizzatori sociali, con una forte riconversione da interventi assistenziali e di sostegno al reddito a misure coerenti e funzionali con politiche attive del lavoro, tali da valorizzare il più possibile il ricorso ai contratti di solidarietà;

l'intervento sugli ammortizzatori sociali, avviato con il decreto legislativo n. 185 del 2008, consente, peraltro, di consolidare, attraverso una rete diffusa ed articolata di enti bilaterali, un ruolo importante delle parti sociali, in una logica di sussidiarietà orizzontale, nell'individuare nuovi strumenti di welfare e assunzioni di maggiori responsabilità della società civile e del mondo del lavoro nell'assicurare un reddito e un processo formativo adeguato ai lavoratori in cassa integrazione;
le risorse necessarie per garantire ai lavoratori subordinati licenziati o sospesi dal rapporto di lavoro adeguati trattamenti di integrazione del reddito combinati con apprendimento devono essere il risultato della combinazione di più fonti: il bilancio dello Stato, i fondi europei di competenza dello Stato e delle regioni, i bilanci delle regioni e province autonome, i fondi interprofessionali per la formazione continua e il relativo prelievo dello 0,30 per cento sul monte salari delle imprese, gli enti bilaterali promossi dalle parti sociali, le ulteriori liberalità del settore privato o privato-sociale;
il Governo ha avviato un piano di sostegno dei settori in crisi attraverso la rimessa in moto dei mercati di beni di consumo durevoli e ha finanziato un piano di grandi opere e di infrastrutture per 16,6 miliardi, nella convinzione che la miglior tutela del reddito risiede nella difesa e nella creazione di posti di lavoro;
con l'approvazione della «legge delega Brunetta» sul riordino del pubblico impiego si aprono prospettive per il recupero di importanti margini di competitività del Paese, oltre a garantire un più qualificato standard di servizi per i cittadini,

impegna il Governo:

a dare piena attuazione alle linee guida elaborate dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per una tutela attiva della disoccupazione, incoraggiando le imprese, attraverso azioni tempestive e mirate, a perseguire condotte responsabili rispetto ai loro collaboratori;
a dare piena e tempestiva attuazione all'accordo del 17 febbraio 2009 con le regioni;
a favorire la piena e tempestiva attuazione del decreto ministeriale del 25 febbraio 2009, relativamente alla sottoscrizione, da parte del ministero dell'economia e delle finanze, di obbligazioni emesse dalle banche italiane, nonché a concordare con il sistema del credito, anche attraverso l'eventuale stipula di un'apposita convezione con Abi, la sospensione del pagamento della rata di mutuo «per almeno 12 mesi» per i lavoratori in cassa integrazione e per coloro che percepiscono il sussidio di disoccupazione, nonché la sospensione fino al 31 dicembre 2009 del rimborso della parte capitale dei mutui contratti dalle imprese attualmente in crisi, limitando in tale periodo i pagamenti dovuti alla sola parte interessi e spostando alla scadenza del periodo di rateizzazione già pattuito le rate della parte capitale del sopra citato periodo di sospensione;
ad evitare, come successo in passato, di creare attraverso gli ammortizzatori sociali un bacino di nuovi assistiti, dei quali risulti difficile, anche nel contesto del dopo crisi, il reimpiego;
ad evitare, alla luce del debito pubblico accumulato, un uso irresponsabile, da parte dei lavoratori e delle imprese, degli strumenti di tutela del reddito che porti a un livello insostenibile di spesa pubblica;
a favorire lo sviluppo di un quadro di rapporti sociali in cui prenda forza ogni possibile forma di negoziato collaborativo e di protagonismo partecipativo delle istituzioni e delle parti sociali, in modo da realizzare sul versante occupazionale:
a) la più compiuta integrazione delle risorse, competenze e capacità dello Stato, delle regioni e delle parti sociali, a partire dal necessario filtro delle richieste di protezione per lavoratori ritenuti in esubero congiunturale o strutturale;

b) il ricorso a soluzioni tali da mantenere la più ampia base occupazionale, distribuendo su molti lavoratori il minore monte di ore lavorate (contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e/o ad orario ridotto, settimana corta ed altro) o riconducendo anche lavoratori disoccupati in contesti produttivi attraverso una definizione più flessibile della «congruità» delle alternative occupazionali o mediante forme di tirocinio e formazione;
c) una drastica semplificazione dei tempi e delle procedure di erogazione di tutte le tipologie di ammortizzatori sociali;
d) adeguate forme di sostegno a chi, specie se assunto su base temporanea o con contratti atipici, perde un lavoro, integrando, anche attraverso il ricorso alle tecnologie informatiche, la rete dei servizi pubblici e privati per il lavoro;
e) un'offerta formativa di maggiore qualità coerente con le esigenze del sistema produttivo, in modo da rimuovere ogni odiosa autoreferenzialità dei soggetti formatori e da garantire un effettivo innalzamento delle competenze dei lavoratori che ne beneficiano;
f) integrazione del reddito e attività di apprendimento;
g) la piena effettività della dichiarazione preventiva di disponibilità a un percorso di formazione e riqualificazione professionale o, a seconda delle diverse tipologie di sussidio, a un lavoro come strumento di responsabilizzazione dei lavoratori mediante la messa a disposizione da parte dell'Inps di una banca dati informatizzata, aggiornata in tempo reale, contenente tutti i dati disponibili relativi ai lavoratori percettori di trattamento di sostegno al reddito, liberamente accessibile, via internet, a tutti i servizi per il lavoro, pubblici e privati, nel rispetto delle norme previste dalla legge in materia di sicurezza e trasferimento dei dati;
h) un più effettivo sistema di sanzioni da applicare a coloro che rifiutano un'offerta «congrua» di lavoro o un'offerta di formazione e riqualificazione professionale;
a dare corso, sul versante delle riforme:
a) alla sollecita predisposizione del decreto interministeriale di attuazione dell'articolo 19 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2;
b) alla sollecita predisposizione dei decreti delegati di attuazione della «legge delega Brunetta»;
c) al varo del Libro bianco sul welfare, coniugando in una visione integrata misure di welfare to work e innovativi interventi di tutela sociale, attenti ai nuovi bisogni e ai diritti delle persone, come quadro di riferimento per le riforme sociali della legislatura, a partire da un riordino in senso universalistico degli ammortizzatori sociali.
(1-00131)
«Cicchitto, Cota, Lo Monte, Cazzola, Della Vedova, Giancarlo Giorgetti, Baldelli, Stradella, Armosino».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni X e VIII,
premesso che:
è stato di recente convertito in legge il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti;
il comma 1-septies dell'articolo 29, dispone l'ulteriore proroga dal 30 giugno 2009 al 30 giugno 2010 delle disposizioni transitorie in materia di norme tecniche per le costruzioni, introdotte dal comma 2-bis dell'articolo 5 del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136;
appare rilevante ricordare che la richiamata disciplina è stata adottata al

fine di «assicurare uniformi livelli di sicurezza» nella progettazione di edifici e opere;
nonostante la nota e scientificamente provata criticità del nostro territorio rispetto al rischio sismico, causa di diverse situazioni di crisi e di vera e propria emergenza, dall'anno 2004, tale previsione è stata oggetto di molteplici rinvii, in un contesto di diffusa difficoltà anche nell'assicurare l'ordinaria manutenzione degli edifici adibiti a servizi primari come la scuola e la salute;
in realtà, è addirittura dal 2003 che il settore delle norme tecniche italiane, in particolare per quanto riguarda le norme sismiche, è, di fatto, in regime di prorogatio e ciò determina uno stato di grave disagio ed incertezza fra gli operatori dell'industria delle costruzioni e delle amministrazioni pubbliche. Si pensi che allo stato attuale è possibile applicare tre corpi normativi diversi che determinano livelli di sicurezza molto differenziati e standard industriali non coerenti tra loro. Inoltre i continui rinvii, se inizialmente giustificati, oggi fanno temere che le nuove norme di aggiornamento non entreranno mai in vigore, elemento che, peraltro, rappresenta anche un fattore di condizionamento nel contesto europeo, dove vigono Eurocodici Strutturali, ben più avanzati rispetto al quadro normativo che si viene a mantenere con la proroga;
il settore delle costruzioni civili rappresenta un comparto di estrema rilevanza nell'ambito del sistema industriale e produttivo nazionale,

impegna il Governo:

ad emanare nel più breve tempo possibile la richiamata disciplina tecnica per le costruzioni, così evitando l'inutile decorso del nuovo termine, assicurando livelli di sicurezza e standard industriali analoghi a quelli vigenti a livello europeo e tali da favorire la piena competitività dei nostri operatori nel settore (progettisti e industria delle costruzioni) in campo internazionale;
a prevedere, comunque, fino all'emanazione delle nuove disposizioni, che nella progettazione di edifici pubblici e privati e delle opere infrastrutturali, si conseguano comunque, i livelli di sicurezza sismica e statica, quali quelli assicurati dalle norme contenute nel decreto ministeriale n. 14 gennaio 2008;
a prevedere a tal fine, che i progetti di opere sviluppati utilizzando norme tecniche in prorogatio siano accompagnati da una relazione tecnica che dimostri il raggiungimento di un livello di sicurezza pari a quello garantito dalle norme tecniche contenute nel summenzionato decreto ministeriale 14 gennaio 2008 e tale relazione possa essere richiesta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per valutazione.
(7-00130)
«Benamati, Realacci, Mariani, Lulli».

La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, commi 40-44, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, recante Misure di razionalizzazione della finanza pubblica, ha delegificato la materia dei contributi a carico del bilancio dello Stato a favore degli enti e degli organismi meritevoli del sostegno pubblico, prevedendo che tali contributi siano iscritti in un capitolo di spesa unico dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato e attribuendone il riparto ad un decreto annuale del ministro competente, da adottare di concerto con il ministro del tesoro, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti. Gli enti beneficiati sono elencati nella tabella A, allegata alla citata legge 28 dicembre 1995, n. 549, in modo generico, lasciando una notevole discrezionalità ai Ministeri interessati;

il comma 43 della citata legge prevede, in particolare, che la dotazione dei capitoli allocati nei vari stati di previsione dei ministeri interessati è quantificata annualmente dalla Tabella C della legge finanziaria;
per quanto riguarda il Ministero della Difesa, è possibile osservare che la Tabella «C» allegata alla legge finanziaria per il 2009 ha assegnato, per il citato anno finanziario, la somma di euro 521.000 per contributi agli enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi vigilati dalla Difesa;
al riguardo, si osserva che le Associazioni d'Arma, in base alla normativa vigente, possono essere destinatarie solo dei limitati contributi tratti dalle disponibilità previste nella indicata Tabella «C», da ripartire con numerosi altri soggetti vigilati dalla difesa, mentre per quanto riguarda le Associazioni combattentistiche, l'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207, ha autorizzato in loro favore uno specifico ed esclusivo contributo di 1.500.000 euro annui per il triennio 2009-2011;
utilizzando a tal fine e in misure corrispondenti lo stanziamento del Fondo speciale di parte corrente (Tab. A - Ministero dell'economia e delle finanze) della legge n. 203 del 2008. A questo proposito, al fine di assicurare maggiore omogeneità tra i contributi assegnati ai diversi soggetti vigilati dal Ministero della difesa e dal Ministero dell'interno, appare opportuno che quanto prima il Governo adotti gli opportuni provvedimenti di propria competenza al fine di incrementare le risorse assegnate alle Associazioni d'Arma, da tempo beneficiarie di un contributo inferiore rispetto a quello previsto in favore delle Associazioni combattentistiche;
né il citato articolo 14, comma 7-bis, né l'articolo 1, commi 40-44, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 specificano i criteri di riparto dei contributi complessivamente assegnati e risulta quindi necessario stabilire precisi criteri direttivi,

impegna il Governo:

ad assegnare con assoluta priorità i contributi di cui alla Tabella «C» per l'anno 2009 alle Associazioni d'Arma, al fine di consentire lo svolgimento delle relative attività d'istituto ed in linea con i criteri generali di riparto previsti dal dicastero;
ad assumere come criteri generali nella ripartizione dei contributi di cui all'articolo 1, commi 40-44, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, in primo luogo, le finalità sociali delle associazioni combattentistiche ed assimilate, con particolare riguardo a quelle assistenziali, anche valutando eventuali specifiche iniziative proposte ed il numero degli iscritti, ed attribuendo comunque priorità agli enti per i quali il contributo statale costituisca la risorsa unica o prevalente, sulla base della valutazione dello stato economico-finanziario dei soggetti in parola nei tre anni precedenti a quello interessato all'erogazione dei contributi;
a promuovere ogni possibile iniziativa volta a favorire forme d'integrazione tra le associazioni che abbiano finalità analoghe al fine di assicurare un più funzionale utilizzo delle risorse previste dall'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207;
ad avviare ogni iniziativa di propria competenza affinché, quanto prima, siano incrementati i contributi da destinare alle Associazioni d'arma.
(7-00129)
«Ascierto, Cicu, Fallica, Moles, Speciale, Giulio Marini, Holzmann, De Angelis, Mazzoni, Luciano Rossi, Gregorio Fontana».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
l'articolo 3, comma 11-ter, della legge sull'editoria (legge n. 250 del 1990) subordina la concessione di contributi all'editoria al fatto che non fruiscano delle medesime provvidenze imprese collegate con l'impresa richiedente, o controllate da essa, o che la controllano o che siano controllate dalle stesse imprese o dagli stessi soggetti che la controllano;
non sono stati rari i casi di editori che fornendo false dichiarazioni relative alla insussistenza delle condizioni di incompatibilità previste dal citato articolo della legge n. 250 del 1990, hanno indotto in errore la Presidenza del Consiglio dei ministri - Ufficio editoria servizio provvidenze, ottenendo ingiusti profitti, anche di svariati milioni di euro;
tali vicende, oltre a rappresentare una vera e propria truffa ai danni della «legge per l'editoria», e di chi avrebbe effettivamente diritto alla pubblica incentivazione lede il diritto alla libertà di informazione -:
quanti siano stati i casi accertati di truffe ai danni delle provvidenze per l'editoria, quali editori e quale testate abbiano ottenuto questi ingiusti profitti e quali iniziative intenda adottare per rendere i controlli sulle erogazioni delle provvidenza all'editoria più stringenti e severi al fine di evitare il ripetersi di analoghe truffe ai danni dello Stato.
(2-00328) «Galletti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
a due passi dal centro abitato di Niscemi, in contrada Ulmo, antico feudo, dal 1991 esiste una delle più grandi stazioni di telecomunicazioni della Marina USA del Mediterraneo: NRTF (Naval Radio Transmitter Facility);
nella stazione in oggetto, dove già sono installate 41 antenne di trasmissione HF ed una LF (bassa frequenza), starebbe per sorgere una delle stazioni di controllo terrestre del «MUOS» il sofisticato sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza (UHF) delle forze armate USA che integrerà comandi, centri d'intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, velivoli senza pilota, eccetera, con l'obbiettivo di perpetuare la superiorità offensiva degli Stati Uniti d'America;
tale stazione prevede, in particolare, 3 grandi antenne radar circolari con un diametro di 18,4 metri e 2 torri radio alte 149 metri, con la realizzazione di una centrale di comando, depositi carburanti e strade di collegamento, per un costo complessivo del progetto di 43 milioni di dollari;
tutto questo sorgerà all'interno della Riserva naturale orientata «Sughereta» di Niscemi, istituita nel luglio del 1997 che rappresenta, assieme al Bosco di Santo Pietro - Caltagirone, il residuo di quella che un tempo era la più grande sughereta della Sicilia centro-meridionale e si estende per quasi 3.000 ettari ospitando una fauna diversificata che annovera animali selvatici;
gli attuali consiglieri del gruppo MPA di Niscemi hanno pubblicamente denunciato che i lavori per la realizzazione della piattaforma satellitare sarebbero iniziati segretamente il 19 febbraio 2008, senza che l'allora Governo di centrosinistra rendesse pubblica la notizia;

il CRPPN (Consiglio regionale per la protezione del patrimonio naturale) ha ricevuto dall'Assessore al territorio e ambiente, Pippo Sorbello, una richiesta di chiarimenti e un supplemento di istruttoria, sulla realizzazione del MUOS all'interno della Riserva naturale orientata «Sughereta» di Niscemi;
inoltre, sempre secondo la denuncia dei consiglieri comunali del Movimento per l'Autonomia, risulterebbe che l'attuale Sindaco, Dott. Giovanni Di Martino, del Comune di Niscemi sarebbe stato, da tempo, a conoscenza del progetto MUOS, al punto di averne valutato, non si sa come, la compatibilità ambientale, rilasciando il nulla osta alla valutazione di incidenza in sede di conferenza di servizi in data 9 settembre 2008;
di tale decisione, il primo cittadino non si sarebbe preoccupato di informare il Consiglio comunale, e tanto meno la comunità niscemese riguardo ai rischi connessi all'installazione del MUOS, anche se successivamente si è pronunciato contro il nuovo sito;
il precedente Governo non ha mai dato risposte alle interrogazioni presentate in merito alla vicenda in oggetto;
da un articolo del giornalista Antonio Mazzeo, risulterebbe che il Comandante dei reparti dell'Aeronautica militare italiana di Sigonella, Antonio Di Fiore, nel corso di un'ispezione parlamentare a Sigonella da parte di un deputato, il 31 marzo 2008, avrebbe smentito la realizzazione del MUOS a Sigonella, sorvolando sul fatto che da qualche mese i lavori erano iniziati nella vicina Niscemi, località prescelta in sostituzione a Sigonella;
mentre non sono note le conseguenze, per ora, delle onde elettromagnetiche della stazione radar sulla salute umana e sull'ambiente circostante, si registrano già preoccupanti informazioni rispetto all'impatto ambientale determinato dall'eccessivo consumo di gasolio, che, stando ai dati forniti dal Pentagono, dovrebbe essere di 2.100.000 litri di gasolio (tipologia DF2) nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2005, pari a 700.000 litri ogni anno, una cifra nettamente superiore a quella di altre importanti infrastrutture per le telecomunicazioni, che gli Stati Uniti possiedono in Italia, quali Napoli Capodichino (550.000 litri) e l'isola di Tavolara (300.000 litri);
in quanto al danno che possono provocare le onde elettromagnetiche sulle popolazioni che vivono nei pressi dell'installazione di Niscemi, le ricerche in materia non mancano, anche se sono ancora troppo poche quelle relative all'emissione dei sistemi radar e di telecomunicazioni militari, e sono sufficienti a delineare scenari estremamente preoccupanti;
non essendo ancora ufficialmente provati i danni prodotti dalle onde elettromagnetiche, in ogni caso, vi sono in materia molte indagini che destano profonde preoccupazioni;
fra tutte, spiccano le risultanze dell'inchiesta su «Gli effetti associati all'esposizione umana nella Waianae Coast ai campi di radio frequenza» dell'installazione militare LF (bassa frequenza) realizzata nel 1999 dagli oncologi statunitensi Maskarinec, Cooper e Swygert per conto del Dipartimento alla salute dello stato delle Hawaii;
la base militare della Waianae Coast, può essere considerata come una «sorella» della stazione di Niscemi, anche perché destinata ad ospitare un secondo terminal terrestre del sistema MUOS. Ebbene, lo studio dei ricercatori si è incentrato sulla popolazione infantile della Waianae Coast, evidenziando ben 12 casi di leucemia nel periodo 1979-1990, di cui sette di questi casi (tutti accaduti negli anni 1982-1984), sono stati definiti «inusuali in termini di sesso, età e tipo di leucemia». I rischi di esposizione sono stati definiti altissimi per i bambini residenti in un raggio di 2,8 miglia intorno ai trasmettitori del «MUOS» della Marina Navale USA;
non a caso tutte le installazioni di telecomunicazioni militari sul territorio

degli Stati Uniti, sono ubicate in zone desertiche, lontane dalle popolazioni, mentre a Niscemi la distanza è di solo pochi chilometri;
altro studio, sul potenziale danno biologico del MUOS, è stato fatto dal dott. Corrado Penna, docente di fisica ed animatore del blog Lascienzamarcia, «A Niscemi si sta mettendo insieme un sistema integrato di comunicazioni con frequenze elevatissime e fotoni molto energetici, del tutto simile a quanto accade nei forni a microonde. Frequenze intorno ai 2,5 GHz provocano il surriscaldamento fino a "cuocere" i tessuti. Le cellule muoiono per ipertermia o degenerano trasformandosi in neoplasie tumorali. Le microonde sono caratterizzate da una pericolosità latente, intrinseca alle caratteristiche fisiche del tipo di emissione elettromagnetica»;
tale situazione sta creando enormi preoccupazioni tra i cittadini di Niscemi e dintorni sia per gli effetti dannosi che si potrebbero produrre sulla salute che per il notevole impatto ambientale che si determinerà;
basti pensare, che il rischio di esposizione è altissimo e che il raggio di azione delle onde elettromagnetiche e di gran lunga superiore ai 5 Km intorno ai trasmettitori, mentre il centro di Niscemi dista dalla base americana USA di contrada Ulmo soli Km 4,800, la periferia soli Km 2,700, la zona di villeggiatura di Vituso soli Km 1,100, mentre altre abitazioni sono a poche centinaia di metri;
non va dimenticato, inoltre, che l'economia di Niscemi è al collasso più totale, anche in virtù dei vincoli sulla Riserva naturale orientata «Sughereta» e ai Sic e Zps, poiché i produttori locali non possono né costituire una propria azienda per la trasformazione dei prodotti della terra, né apportare modifiche nelle proprie aziende agricole già esistenti o nei propri piccoli appezzamenti di terra, né costruire delle serre utili alle produzioni di prodotti agroalimentari;
appare, di conseguenza, una scelta sciagurata pensare di installare in un territorio, che già vive enormi problemi, una megastruttura di questa portata mentre alle popolazioni locali viene impedito, di fatto, di sviluppare le proprie attività economiche -:
se corrisponda al vero che a Niscemi, in contrada Ulmo, siano già iniziati i lavori per l'installazione della stazione di controllo del «MUOS» e, in caso affermativo, per quale motivo non siano state debitamente informate le popolazioni interessate;
se non si ritenga necessario ed urgente, in tal caso, sospendere tali lavori al fine di accertare tutte le conseguenze di una simile installazione in prossimità di centri abitati, sia per quanto riguarda l'impatto ambientale che la salute dei cittadini, stante anche la scelta del Governo americano di costruire tali impianti solo in zone desertiche;
se, al contrario, tale installazione non fosse ancora iniziata, se non si ritenga indispensabile, con il concorso della Regione Sicilia e la partecipazione informata di tutta la cittadinanza, effettuare tutte le indagini necessarie prima di prendere qualsiasi decisione e in ogni caso di tenere ben presente le scelte operate dal Governo americano per siti simili a dimostrazione di altrettanto interesse da parte del nostro governo rispetto alla salute dei cittadini.
(2-00329)
«Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Belcastro, Iannaccone, Milo, Sardelli».

Interrogazione a risposta orale:

NIRENSTEIN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ai prossimi Giochi del Mediterraneo, che si terranno a Pescara dal 26 giugno al 5 luglio 2009, è confermata l'esclusione degli atleti israeliani, così come avviene sin dal 1951, anno di istituzione di questa manifestazione sportiva;

il mancato invito non solo della delegazione israeliana, ma anche di quella palestinese, danneggia la nostra azione di promozione della pace e dell'amicizia fra i popoli;
la mancata partecipazione degli atleti israeliani costituirebbe, anche contro la nostra stessa intenzione, l'ennesima discriminazione dello Stato di Israele, imposta da paesi che non ne riconoscono il diritto all'esistenza e alla sicurezza e operano attivamente al suo isolamento sul piano internazionale;
rispetto ai prossimi Giochi del Mediterraneo il nostro Paese è chiamato ad esercitare al meglio il ruolo di paese organizzatore e quindi ad assolvere al compito di assicurare la più ampia partecipazione alle competizioni sportive; nondimeno, sull'Italia grava anche la responsabilità di non apparire, fosse pure indirettamente, complice di una discriminazione odiosa;
né ragioni diplomatiche, né ragioni di sicurezza debbono indurre il nostro Paese ad accettare come scontata un'esclusione che va al contrario rigettata come inammissibile, perché avalla la posizione di chi vuole delegittimare lo Stato d'Israele;
sono numerosi infatti i casi in cui, in modo direttamente discriminatorio, è stata proibita da parte degli organizzatori la partecipazione alle competizioni sportive degli atleti israeliani: l'ultimo episodio è stata la recente esclusione da parte degli Emirati Arabi Uniti della tennista Shahar Peer dal torneo Wta di Dubai, perché in possesso di passaporto israeliano;
in altri casi la partecipazione di squadre israeliane alle manifestazioni sportive viene giudicata a tal punto problematica da comportare, se non l'esclusione, l'isolamento degli atleti israeliani: ad esempio, è stato già annunciato che la sfida Svezia-Israele della Coppa Davis, prevista dal 6 all'8 marzo a Malmoe, avverrà senza la presenza del pubblico per «motivi di sicurezza»;
non sono neppure mancati i casi in cui, all'interno di manifestazioni sportive internazionali, la presenza degli atleti israeliani ha suscitato, come reazione o ritorsione, la non partecipazione alle competizioni di atleti di paesi che non riconoscono il diritto all'esistenza di Israele: il 9 agosto, durante le Olimpiadi di Pechino, un nuotatore iraniano, Mohammad Alirezaie, non è sceso nell'acqua solo perché gareggiava anche un atleta israeliano, Tom Beeri;
l'esclusione di Israele è in contraddizione con i principali obiettivi dei Giochi del Mediterraneo, come sanciti dallo Statuto di tale manifestazione, ovvero: a) la diffusione dell'educazione olimpica nei paesi del Bacino del Mediterraneo; b) il rafforzamento dei legami di amicizia e di pace tra i giovani e gli sportivi del Mediterraneo; c) la promozione di comprensione, consultazione, cooperazione e solidarietà tra i Comitati olimpici nazionali del Bacino del Mediterraneo, nonché lo sviluppo dello sport mediterraneo -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri, dati anche gli ottimi rapporti dell'Italia con il Governo e il popolo israeliano, d'intesa con il Comitato organizzatore, non ritenga opportuno intervenire immediatamente affinché la delegazione israeliana sia invitata ai prossimi Giochi del Mediterraneo 2009 che si svolgeranno sul nostro suolo nazionale.
(3-00416)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CIOCCHETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che
la società cooperativa di giornalisti «I Romanisti» è l'impresa editrice della testata giornalistica del quotidiano sportivo Il Romanista, registrata in data 20 febbraio 2004 presso la sezione stampa del Tribunale civile di Roma (n. 60) e pubblicata a partire dal 10 settembre 2004;
ai sensi dell'articolo 3, comma 2-bis della legge n. 250 del 1990 (legge editoria),

i contributi previsti dalla legge a favore delle cooperative giornalistiche sono stati concessi anche alle imprese editrici di giornali quotidiani costituite nella forma delle srl, la cui maggioranza del capitale fosse detenuta da cooperative, purché fossero dalle stesse rispettati i requisiti di cui alle lettere b), c), d), e) e g), del comma 2 dell'articolo 3;
per accedere ai contributi, tali imprese debbono: aver editato la testata da almeno tre anni; aver acquisito, nell'anno di riferimento dei contributi, entrate pubblicitarie non superiori al 30 per cento dei costi complessivi risultanti dal bilancio; aver adottato come norma statutaria il divieto di distribuzione degli utili nell'esercizio di riscossione dei contributi e nei dieci esercizi successivi; aver sottoposto l'intero bilancio di esercizio di riferimento dei contributi alla certificazione di una società di revisione scelta tra quelle indicate dalla Consob;
la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) ha modificato la disciplina delle provvidenze per l'editoria limitando la possibilità di accedere a detti contributi alle sole imprese proprietarie delle testate destinatarie dei contributi e costituite in forma di cooperative di giornalisti. Il requisito temporale per accedere ai benefici è stato, inoltre, innalzato da tre a cinque anni, ma esclusivamente per le imprese editrici costituite ex novo nella forma della società cooperativa dopo il 31 dicembre 2004;
al fine di adeguarsi alla nuova disciplina, mantenendo il diritto a percepire i contributi nel termine dei tre anni di cui all'articolo 3, comma 2, lettera b), la società «I Romanisti» srl, ha provveduto in data 28 dicembre 2005, ad acquisire la proprietà della testata Il Romanista e, in data 29 dicembre 2005, a trasformarsi in società cooperativa, con la denominazione «I Romanisti s.c.»;
pertanto, l'impresa editrice della testata Il Romanista ha mutato la sua veste giuridica da società a responsabilità limitata a società cooperativa, esercitando, senza soluzione di continuità, l'attività di editore della suddetta testata, iniziata il 10 settembre 2004;
con nota del 29 settembre 2008, la predetta società ha presentato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, istanza per vedersi riconosciuto il diritto alla erogazione dei contributi pubblici ex legge n. 250 del 1990;
a tale istanza la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, ha risposto con una nota del 19 gennaio 2009, con la quale ha disposto che «(...) in conformità al parere reso dall'Avvocatura Generale dello Stato, con nota CS 44047/08, Sez. I, codesta impresa ha maturato il diritto a percepire i suddetti contributi a decorrere dal 29 dicembre 2008 e cioè al compimento del triennio di edizione della testata dopo la trasformazione in Società Cooperativa»;
in altri termini la società avrebbe diritto ai contributi a partire dal 29 dicembre 2008 e non, come dalla stessa richiesto, a partire dal 10 settembre 2007: ciò in quanto il requisito temporale richiesto dalla legge - il triennio di edizione della testata - nell'assunto dell'amministrazione decorrerebbe soltanto dal 29 dicembre 2005, data in cui l'impresa editrice è stata trasformata da società a responsabilità limitata a società cooperativa;
la trasformazione di un ente non determina la creazione ex nunc di un nuovo soggetto di diritto, ma piuttosto l'assunzione di una diversa veste formale da parte dello stesso. L'articolo 2498 del codice civile dispone, infatti, che: «Con la trasformazione l'ente trasformato conserva i diritti e gli obblighi e prosegue in tutti i rapporti anche processuali dell'ente che ha effettuato la trasformazione» -:
se non ritenga di adottare ogni utile provvedimento al fine di annullare il provvedimento della Presidenza del Consiglio dei ministri del 19 gennaio 2009,

con il quale è stato negato alla società cooperativa il diritto a percepire i contributi ex legge n. 250 del 1990 a partire dalla data del 10 settembre 2007, in quanto si ritiene che l'applicazione delle norme fatta dall'amministrazione si basi su un'inammissibile ed erronea commistione fra la costituzione dell'impresa editrice e la trasformazione della sua veste giuridica.
(5-01094)

Interrogazioni a risposta scritta:

SALVINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è stato deciso di celebrare l'anniversario della legge sul servizio civile promuovendo la partecipazione dei volontari ad una udienza di Sua Santità Benedetto XVI, da tenersi il prossimo 28 marzo;
l'obiettivo dichiarato dell'Ufficio nazionale per il servizio civile è quello di condurre all'udienza pontificia non meno di settemila giovani;
allo scopo di incentivare la partecipazione dei volontari, l'Ufficio nazionale per il servizio civile ha annunciato con una recente circolare di coprire il 50 per cento delle spese di trasporto sostenute ed anticipate da ciascun ente partecipe del servizio per portare i giovani volontari a Roma;
in funzione dello stesso obiettivo è stato altresì precisato che la partecipazione all'udienza sarà considerata alla stessa stregua di una giornata di servizio;
alcuni enti attivi nel campo del servizio civile stanno programmando lunghi soggiorni nella capitale, in coincidenza con l'udienza pontificia che rappresenterà il culmine delle celebrazioni di quest'anno;
esiste il sospetto che i maggiori costi connessi a lunghi soggiorni in occasione dell'anniversario della legge sul servizio civile vengano in qualche modo comunque fatti gravare sul contribuente -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e circa le misure che potranno essere adottate per ridurre gli oneri a carico del bilancio dello Stato collegati alla partecipazione dei volontari del servizio civile all'udienza con il Santo Padre prevista per il 28 marzo 2009.
(4-02468)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da uno studio condotto da Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani con lo «Sportello dei Contribuenti» che ha analizzato il parco auto esistente, sia proprie che in leasing, in noleggio lungo termine, presso lo Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipalità, Asl, Comunità Montane, Enti pubblici, Enti pubblici non economici e società misto pubblico-private, Società per azioni a totale partecipazione pubblica, emerge che l'Italia ha conquistato un nuovo record mondiale per il proprio parco di «auto blu» raggiungendo le 607.918 unità;
in soli due anni in Italia, si è passati da 574.215 a 607.918 auto blu e nonostante si sono sempre proposte regolamentazioni e tagli;
nei fatti questi tagli non sono stati mai effettuati con l'aggravante che negli enti locali e nelle regioni l'utilizzo delle auto blu appare, di fatto, fuori controllo;
la classifica dei Paesi che utilizzano le «auto blu» vede al primo posto l'Italia con 607.918 seguita dagli U.S.A con 75.000, Francia con 64.000, Regno Unito con 55.000, Germania con 53.000, Grecia con 30.000 e Portogallo con 23.000 -:
se il Governo è a conoscenza dei dati diffusi dall'indagine condotta da Contribuenti.it;
che cosa intende fare per fermare l'utilizzo spropositato delle auto blu nello Stato, nelle Regioni, negli Enti locali ed altri enti;

se intende varare con urgenza una norma amministrativa per stabilire il limite di cilindrata delle auto blu, per ridurre drasticamente il parco auto.
(4-02471)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'incontro fra il Ministro degli esteri italiano con il Primo Ministro rumeno, Cristian Diaconescu, è risultato che in Italia si trova il 40 per cento dei romeni ricercati con mandato internazionale: nelle carceri del nostro Paese sono detenuti circa 2.700 cittadini rumeni, in attesa di giudizio, o condannati in via definitiva;
dal 2007 lo Stato italiano ha sollecitato il trasferimento verso i penitenziari rumeni di 57 condannati, di questi, soltanto 13 sono stati oggetto di tale misura. Il Ministro della giustizia rumeno Prediou ha sottolineato che a rendere pressoché impossibile la certezza della pena sono le procedure per l'estradizione che stanno incontrando difficoltà, a causa della incompletezza della documentazione. Per questo è stato fatto appello ai magistrati italiani a fare il possibile affinché le procedure vengano completate con estrema celerità;
la recente collaborazione fra Italia e Romania, avvenuta nei mesi scorsi con l'invio in Italia di una ventina di agenti di polizia, è stata proficua, tanto che il Ministro degli esteri ha richiesto la possibilità di ampliarla inviando ulteriori agenti rumeni, che siano in grado di lavorare insieme alle forze di sicurezza italiane nel contrasto dei reati che destano particolare allarme sociale, come gli stupri e gli omicidi;
dopo la conferma, da parte della Romania, che la collaborazione con l'Italia continuerà, per quanto riguarda la lotta alla criminalità, ma che non verranno prese in considerazione misure che limitino la libera circolazione dei cittadini rumeni, in quanto cittadini europei, il Ministro degli esteri ha chiesto di fornire comunicazione in merito a chi ha già commesso reati al momento dell'ingresso nel nostro Paese, questo per tutelare i cittadini rumeni onesti, che vivono nel rispetto delle norme italiane;
il Governo rumeno ha rifiutato un simile controllo, invocando il principio di presunzione di innocenza di tutti i cittadini europei -:
se il Ministro degli esteri ed il Ministro della giustizia intendano stipulare degli accordi con la Romania, per garantire che, il cittadino rumeno, che commetta atti di gravosa violenza in Italia, debba scontare la pena commisurata nelle carceri rumene sulla base di criteri di reciprocità;
quali misure intendano intraprendere a tal proposito i Ministri, anche in vista di una migliore tutela dei cittadini rumeni che vivono onestamente e legalmente in Italia.
(4-02450)

JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata di mercoledì 25 febbraio, alle ore 8,00 italiane tre persone si sono date fuoco a Pechino, a pochi metri da piazza Tienanmen. Le prime ipotesi hanno parlato di cittadini tibetani arrivati in città per protestare contro il Governo, ma in realtà, si è saputo che erano dei semplici «petitioners» venuti dalla provincia per denunciare alle autorità centrali un'ingiustizia subita;
per il momento, le autorità cinesi non escludono l'eventuale ipotesi che i tre uomini immolatisi a Pechino appartengano a Falun Gong. I seguaci di questo culto sono il bersaglio di una persecuzione sistematica

da molti anni: la maggior parte di loro si trova in campi di lavori forzati, costretti a subire anni di «rieducazione ideologica» da parte dell'autorità cinese che, ancora una volta, dimostra il disprezzo dei più elementari diritti umani;
quest'oggi in Cina hanno inizio le festività del Capodanno buddista tibetano, di solito un periodo di gioia comune, che invece quest'anno si apre in un'atmosfera tetra. Da diverse settimane, infatti, il Governo cinese ha stretto ulteriormente la morsa repressiva che attanaglia il Tibet dal marzo scorso, dopo l'ondata di proteste che sconvolsero Lhasa e altre zone della regione;
oltre alla festività tibetana, in questo periodo cadono altre ricorrenze del calendario cinese, per questo Pechino ha preso misure di sicurezza eccezionali: oltre a rinforzare la presenza militare in Tibet, ha proibito l'accesso alla regione a tutti gli stranieri, inclusi i turisti, facendo ricadere di nuovo il Paese in uno stato d'assedio -:
se il Ministro degli esteri intenda presentare tale situazione all'Unione europea, in sede di Consiglio, per stipulare, di comune accordo, dei trattati che portino ad un maggior rispetto dei diritti umani in Cina.
(4-02457)

PIANETTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Pier Albino Previdi di Marradi (Firenze) da più di 15 giorni si trova bloccato a Juba, nel sud del Sudan ed è stato costretto a trascorrere più notti consecutive in carcere perché denunciato da un'azienda locale a causa di debiti non pagati dalla Gitto International;
con la suddetta azienda Previdi è legato da un contratto di consulenza in qualità di tecnico, senza avere dunque alcun potere di firma o delega sui pagamenti, quindi si dichiara estraneo ai fatti;
egli è trattenuto come «ostaggio» in quanto è l'ultima persona italiana dell'azienda rimasta in Sudan;
lo stesso presenta uno stato di salute problematico, soffrendo di gravi disturbi cardiaci -:
quale sia la situazione attuale, in particolare riguardo al trattamento e all'assistenza sanitaria di cui il signor Previdi necessita a causa delle sue condizioni di salute, e quali siano le azioni messe in atto al fine di assicurarne la liberazione.
(4-02481)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali - per sapere, premesso che:
da circa due mesi è stata rilevata la presenza di plancton rubescens nell'acqua della diga di Occhito;
il Consorzio di bonifica della Capitanata, l'ente che gestisce e controlla l'invaso, avrebbe già allertato l'assessorato regionale provinciale all'ambiente, la prefettura, l'Arpa, l'Acquedotto pugliese e la protezione civile, ma l'alga rossa sarebbe ancora presente nell'acqua della diga;
l'acqua dell'invaso di Occhito viene erogata all'acquedotto pugliese che, dopo i processi di depurazione e potabilizzazione la immette nelle condotte dell'acqua potabile;
si tratta di un'alga che si adatta facilmente ed è anche molto resistente ma si sta cercando ancora di capire cosa abbia potuto produrre all'improvviso la presenza di quest'alga;
al momento le tesi sono due: o l'alga rossa è collegabile all'aumento vertiginoso della quantità d'acqua in diga o è da collegare alle condizioni ambientali critiche

della discarica di Serra Pastore a San Bartolomeo in Galdo dal quale fuoriusciva percolato;
il nucleo investigativo della polizia ambientale aveva evidenziato come il flusso di liquidi di percolazione fuoriusciti dal corpo della discarica confluisse nel vasto reticolo idrografico del fiume Fortore che alimenta la diga di Occhito, unica fonte di approvvigionamento d'acqua potabile dell'intera provincia di Foggia (circa mezzo milione di persone);
l'alga rossa sprigiona particelle nocive per la salute dell'uomo che possono dare origine a tumori del fegato, allo stomaco e all'intestino e l'intossicamento può avvenire anche solo respirando le tossine -:
se il Governo si stia adoperando, d'intesa con gli altri enti interessati, nell'adottare ogni utile iniziativa volta ad eliminare la minaccia ed il pericolo di intossicazione e di avvelenamento delle acque dell'invaso di Occhito che costituisce, come ricordato, l'unica fonte di approvvigionamento d'acqua potabile dell'intera provincia di Foggia.
(2-00324)
«Cera, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Drago, Galletti, Libè, Mannino, Naro, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA, PIFFARI e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 19 febbraio 2009 il settimanale L'Espresso ha pubblicato un articolo dal titolo «L'italia dei veleni. Amianto. Piombo. Diossine. Idrocarburi. Il rischio sostanze tossiche colpisce un quarto della popolazione. Spese negli anni cifre da capogiro. Ma spesso le bonifiche non sono neanche partite.»;
per la riqualificazione di Orbetello sono stati già spesi oltre 8 milioni di euro ma resta ancora uno dei siti più inquinati d'Italia a causa dei metalli, Pcb, diossine e idrocarburi prodotti dalla fabbrica di fertilizzanti della Sitoco, chiusa nel 1991, mentre nel bacino di Ansedonia, come ha spiegato il Commissario al risanamento ambientale della laguna Rolando di Vincenzo, il metallo prodotto dalle ex miniere della Ferromin del Monte Argentario «... è rilasciato dai sedimenti del fondale, poi viene inghiottito dai pesci», e non vige divieto di pesca sulla zona;
Trento attende da circa 30 anni la bonifica di 150 mila metri cubi di terreno contaminato da mercurio, piombo, fenoli, policiclici aromatici e solventi;
per gli interventi di ripristino del sito di Cengio, in Liguria, sono stati spesi già 450 milioni di euro e molti altri sono stati già assegnati, ma senza alcun risultato concreto;
Casal Monferrato, in Piemonte e vari piccoli comuni circostanti sono stati classificati 12 anni fa «area critica» a causa della presenza di amianto. I lavori di bonifica sono ancora in corso e lo saranno per altri anni, come pure quelli che interessano Fidenza, in Emilia Romagna nonostante siano stati già stanziati oltre 20 milioni;
nel sud Italia i lavori di bonifica dei siti inquinati vanno ancora più a rilento e la lista delle zone ad alto rischio per la salute è davvero sconfortante;
in Campania le aree compromesse sono circa 3.972;
per il risanamento del Sarno, fiume più inquinato d'Europa è stato speso un miliardo, ancora una volta senza alcun risultato apprezzabile;

Legambiente ha stimato che vicino alla zona della fabbrica Enichem di Manfredonia sono accumulati 250 mila metri cubi di acidi, ammoniaca, arsenico, fanghi e altro;
a Taranto e a Brindisi il blocco dei finanziamenti pone a rischio anche l'apertura di nuove aziende;
anche per la bonifica di Gela, Priolo e Augusta in Sicilia sono state spese ingenti somme di denaro ma si registra un aumento di tumori e di malformazioni fra i cittadini;
«Nonostante le cifre da capogiro spese (stimabili intorno ai 5-10 miliardi di euro) o solo annunciate, l'Italia resta uno dei paesi più inquinati del mondo occidentale» denuncia ancora l'articolo, e le morti per tumori in tutto il territorio sono in costante aumento;
è ormai radicato il forte sospetto che sulle opere di messa in sicurezza dei siti inquinati e sulla riconversione industriale vi sia un business enorme -:
se le notizie riportate nell'articolo pubblicato il 19 febbraio 2009 da L'Espresso corrispondano al vero;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di provvedere al celere completamento dei lavori di bonifica in corso sul territorio italiano e se non intenda chiarire le cause del rallentamento degli stessi nonché i motivi degli scarsi risultati fino ad oggi ottenuti;
se non intenda verificare l'effettivo business sulle opere di messa in sicurezza dei siti inquinati e sulla riconversione industriale, accertando, per quanto di sua competenza, come siano state utilizzate le somme già stanziate destinate alle opere di ripristino delle aree inquinate, ovvero se siano state utilizzate per gli scopi previsti;
quali somme il Ministro ritenga opportuno ancora investire per la bonifica delle aree a rischio per la salute dei cittadini italiani.
(5-01097)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il fine settimana del 7 e 8 febbraio l'Alta Valle Seriana e l'Alta Valle Brembana sono state colpite da gravi fenomeni meteorologici, con cospicue nevicate, a cui ha fatto seguito il distacco di alcune slavine, a causa dell'aumento delle temperature;
in Valbondione un centinaio di persone sono state evacuate a causa di un'abbondante nevicata, che ha raggiunto i due metri di altezza, provocando il distacco di una slavina. Nelle altre valli del territorio bergamasco si sono verificate le stesse condizioni climatiche, con conseguenti disagi sia per gli abitanti che per i turisti che in questo periodo le popolano;
alcune frazioni di Valleve sono rimaste senza corrente elettrica, mentre le strade sono state chiuse in determinate fasce orarie, per permettere lavori di assestamento delle stesse, in seguito ai fatti sopraccitati;
la situazione meteorologica, stando a quanto previsto, non sembra accennare al miglioramento. Nei giorni che vanno dal 10 al 12 febbraio si sono verificati fenomeni di intense nevicate e continui rialzi ed abbassamenti di temperatura, per questo l'Assessore provinciale alla viabilità Valter Milesi, ha annunciato che chiederà lo stato di calamità naturale -:
quali provvedimenti urgenti i Ministri vogliano adottare al fine di inviare maggiori risorse alla Protezione civile e alle Forze dell'ordine delle zone sopraccitate, in aiuto alle popolazioni locali, per ripristinare la sicurezza ambientale nelle valli, sicurezza nelle vie di collegamento, ed il normale flusso di energia elettrica.
(4-02461)

GUZZANTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il giornalista Arturo Diaconale, direttore del quotidiano L'Opinione, si è candidato alla segreteria del Partito Liberale Italiano nel recente congresso svoltosi a Roma nei giorni 20, 21 e 22 febbraio 2009, con il proposito, dichiarato nella sua relazione congressuale, di «portare il Pli nell'area del centrodestra» e nell'ultimo giorno utile prima del congresso si sono registrate, come risulta da fonti di stampa, centinaia di iscrizioni di suoi sostenitori arrivate fuori tempo massimo per avere intasato il fax di quel partito;
dopo due giorni di asperrime lotte il congresso ha tuttavia respinto la candidatura di Arturo Diaconale riconfermando il segretario Stefano De Luca con una votazione in cui Diaconale ha raccolto soltanto il 26 per cento dei consensi;
si è appreso a soli otto giorni di distanza dai fatti ricordati che il suddetto Diaconale è stato indicato dal Governo come commissario straordinario del parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga;
sia la logica politica che la tempistica sembrano all'interrogante suggerire che a Diaconale sia stato attribuito un premio in considerazione dell'alacre lavoro svolto per «catturare» il PLI e condurlo nell'area politica del PDL, e che tale premio non abbia nulla a che vedere con le reali competenze professionali del candidato Commissario e meno che mai con gli interessi dell'ente che Diaconale è stato invitato a dirigere -:
quali siano i criteri che hanno guidato il Ministero dell'ambiente e il Governo nel candidare il direttore dell'Opinione Diaconale all'importante incarico.
(4-02484)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1910 per ricordare il cinquantenario della liberazione dallo Stato pontificio una delegazione di cittadini narnesi commissionò allo scultore Salvatore Buemi un busto bronzeo del filosofo Giordano Bruno;
l'intento era quello di rendere omaggio ad un uomo divenuto simbolo della libertà di pensiero per essere stato condannato dall'Inquisizione ad ardere vivo, il 17 febbraio 1600, a causa della difesa delle proprie idee;
la scultura, rivolta verso la cattedrale di Narni, venne posta su un basamento sorretto da due colonne provenienti dai sotterranei dell'ex-convento di San Domenico, all'epoca di Bruno sede narnese del Tribunale dell'Inquisizione;
con l'avvento del ventennio fascista, e in particolare in seguito alla firma dei patti lateranensi, la statua venne abbattuta perché considerata dal regime come un invito alla rivolta contro la tirannia, il dogmatismo e ogni forma arrogante di coercizione;
le colonne e la base furono rimosse, il braccio con la mano e l'indice puntato in segno di monito mozzati e l'opera finì dapprima in un magazzino e successivamente abbandonata all'incuria nel sottoscala dello storico palazzo comunale di Narni dove giace ancora oggi senza alcuna considerazione;
il busto continua ad essere ignorato e rischia di essere rovinosamente danneggiato nonostante nel corso degli anni cittadini, forze politiche, associazioni culturali di diversa estrazione abbiano reiteratamente chiesto al comune di renderlo

nuovamente pubblicamente fruibile tramite l'esposizione in un idoneo spazio cittadino;
ricollocarlo significherebbe riconsegnare alla città e ai suoi abitanti una testimonianza della propria storia e della propria cultura, al di là dei convincimenti personali di ognuno -:
se il Ministro sia a conoscenza di impedimenti e, in tal caso, se ne conosce la natura al ricollocamento dell'opera del Buemi in una pubblica piazza;
se il comune di Narni abbia interessato la soprintendenza per salvare la scultura dal progressivo deterioramento e se sia stato predisposto un serio progetto per restituire alla gente un monumento così importante.
(4-02476)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

SAMPERI, CARDINALE, BURTONE, VILLECCO CALIPARI, BERRETTA e SIRAGUSA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che sarebbe stata decisa l'installazione di un sistema di telecomunicazione satellitare - MUOS da parte della Marina Usa in contrada Ulmo a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, che avrebbe dovuto invece essere realizzata presso la base militare di Sigonella -:
quali siano le ragioni in base alle quali è stata scelta una sede diversa da quella originariamente prevista;
quale sia, al momento, il livello di realizzazione dell'eventuale progetto di installazione;
se siano state previste o attuate analisi di impatto ambientale, considerato che l'area che viene indicata come luogo di possibile insediamento del sistema satellitare ricade all'interno della Riserva naturale orientata «Sughereta»;
se, e con quali modalità, sino state valutate le possibili conseguenze sulla salute delle popolazioni;
in che misura e con quali modalità si intenda confrontarsi con le istituzioni locali fornendo loro tutte le informazioni necessarie.
(4-02431)

JANNONE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'attività dell'ospedale militare milanese di Baggio, da quando è stata abolita la leva obbligatoria, si è notevolmente ridotta. Alcuni padiglioni sono stati chiusi e molte strutture sopravvivono inutilizzate, anche se mantenute bene e curate. L'ospedale è stato definito un gioiello nell'architettura del sistema sanitario;
migliaia di medici si sono trovati progressivamente a non svolgere più la loro piena ed intensa attività o magari ad occuparsi solo di questioni burocratiche, quali visite legali e cause di servizio. Come si evince da alcuni dati, a Baggio ci sono 45 ufficiali medici effettivi e 31 sottufficiali paramedici. Nel complesso l'organico conta su settanta unità che si muovono in una struttura diventata praticamente inoperosa -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per riorganizzare il complesso costruito alla fine degli anni Venti in modo da renderlo efficiente ed in grado di offrire un servizio di qualità ai cittadini;
se il Ministro abbia intenzione di adoperarsi per sfruttare al meglio le potenzialità dell'ospedale militare, valutando anche l'ipotesi di aprire parte della struttura ai civili con l'obiettivo di far arrivare nuove risorse economiche nelle casse dello Stato.
(4-02459)

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il M.llo CC Antonio Cautillo è stato oggetto di diverse interrogazioni parlamentari per la situazione che si è generata nei suoi riguardi sul luogo di lavoro a causa delle vicende penali ed una reiterata serie di procedimenti disciplinari per i quali sono state emesse sentenze assolutorie;
il soggetto in questione per le sue vicende giudiziarie è stato per anni vittima di discriminazioni sul luogo di lavoro;
a seguito delle sentenze assolutorie nulla è cambiato in merito ai comportamenti adottati dai suoi superiori che, nonostante tutto, hanno continuato ad adottare ulteriori provvedimenti disciplinari;
il Cautillo più volte ha avanzato la richiesta di essere ricevuto dal Ministro, secondo quanto previsto dall'articolo 139 del Regolamento di disciplina militare e con riguardo ai termini per l'emanazione di un provvedimento esplicito, dal decreto ministeriale n. 609 del 1993 al fine di ottenere il riesame delle illegittime discriminazioni e a tutt'oggi non è stato convocato, con conseguente citazione in giudizio del Ministero per danni derivanti da discriminazioni sul luogo di lavoro con una richiesta di risarcimento pari a 1.200.000 di euro -:
quali siano i motivi per i quali il Ministro non ha convocato il M.llo Cautillo;
quali provvedimenti intenda adottare in merito.
(4-02473)

TESTO AGGIORNATO AL 5 LUGLIO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI, GOZI e MARCHIGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le Provincie, i Comuni, le Camere di commercio, unitamente alle Associazioni economiche e sindacali, per far fronte alla grave e perdurante situazione di crisi economica, nella quale sono in forte aumento le situazioni di crisi aziendale e occupazionale - con un conseguente incremento della richiesta di accesso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria e ai fondi di sostegno degli enti bilaterali - sono impegnate a sottoscrivere intese con le banche per assicurare l'anticipazione dei trattamenti economici ai lavoratori, in attesa della liquidazione degli ammortizzatori sociali da parte dell'Inps e degli enti bilaterali;

nella Provincia di Forlì-Cesena, il 26 gennaio scorso, al momento della sottoscrizione di un accordo, finalizzato all'adozione di misure e di interventi a sostegno dei redditi dei cittadini e delle famiglie, con il quale «Le banche si impegnano a rendere disponibili risorse per il sostegno al credito dei lavoratori collocati in cassa integrazione o interessati da altri ammortizzatori sociali, comprendenti l'adozione di specifiche forme di anticipazione in favore dei lavoratori delle somme dovute a titolo di integrazione guadagni, o attivazione di linee di credito pari alla differenza tra la retribuzione piena e l'indennità percepita», è emersa l'opportunità di sgravare i conti correnti a tal scopo istituiti dall'imposta di bollo, istituita con decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 1972, che impone alle banche di assoggettare a un bollo fisso trimestrale tutti i conti correnti; tale imposta - aumentata da ultimo dall'articolo 7 del decreto-legge 31 gennaio 2005 n. 7 - pesa per euro 8,55 a trimestre, quindi comporta un aggravio complessivo annuale pari a 34,20 euro su ogni conto corrente;

lo stesso Ministro nell'annunciare la firma al decreto sui «Tremonti bond» ha comunicato di aver inserito, fra le contropartite richieste alle banche, l'impegno a favorire il credito alle famiglie ed in particolare

ai lavoratori in cassa integrazione o percettori di disoccupazione -:
se il Ministro non intenda prevedere l'esenzione da tale imposta per i conti correnti attivati dagli istituiti di credito nell'ambito di accordi istituzionali, come quello sottoscritto nella Provincia di Forlì-Cesena, che si configurino come forme di sostegno al credito a favore dei lavoratori in cassa integrazione o interessati da altri ammortizzatori sociali.
(5-01096)

Interrogazioni a risposta scritta:

DEL TENNO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta che alcuni uffici locali dell'agenzia delle entrate, nell'ambito dei controlli finalizzati al recupero dell'evasione nel campo immobiliare contestano nei verbali di verifica maggiori ricavi per effetto della ricostruzione dei prezzi di cessione degli immobili costruiti e venduti;
nella prassi commerciale le compravendite degli immobili in costruzione vengono generalmente eseguite in corso d'opera mediante la sottoscrizione di contratto preliminare e successivo rogito notarile, che viene stipulato dopo l'ultimazione della costruzione, che può avvenire anche dopo alcuni anni;
il prezzo dell'immobile convenuto nel contratto preliminare risulta confermato nel rogito notarile in quanto già pattuito, mentre il valore di mercato dello stesso immobile risulta quasi sempre ben superiore per effetto del progressivo aumento dei prezzi nel settore;
i suddetti uffici dell'agenzia delle entrate nell'attività di verifica e di accertamento ricostruiscono i prezzi di vendita degli immobili assumendo il loro presunto valore venale alla data del rogito, anziché il prezzo concordato nel preliminare di vendita;
in particolare, la base imponibile viene recuperata mediante l'applicazione del valore normale dell'immobile calcolata con la banca dati dell'osservatorio immobiliare in forza del decreto-legge n. 223 del 2006 convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 4 agosto 2006 del provvedimento del direttore dell'agenzia delle entrate del 27 luglio 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 182 del 7 agosto 2007;
l'obbligo della registrazione in termine fisso del contratto preliminare di vendita immobiliare è stato introdotto con la legge n. 296 del 2006 (legge Finanziaria per il 2007), mentre in precedenza tale facoltà era lasciata alla libera pattuizione delle parti, ovvero in caso d'uso;
in assenza di registrazione, precedentemente non obbligatoria, il requisito della certezza della data viene definito in base alla comune disciplina civilistica in materia di prove documentali, in particolare in base agli articoli 2702-2704 del codice civile, come si desume anche dalla circolare 10/E dell'agenzia delle entrate del 16 febbraio 2007;
in base alla suddetta disciplina, la data certa può essere dimostrata con qualsiasi fatto che possa essere idoneo a stabilirne la veridicità, per cui prove valide possono essere rappresentate anche dalle scritture contabili e dalle fatture emesse al momento dei pagamenti in acconto;
sulla base di quanto esposto, non si comprende per quale motivo i suddetti uffici considerino invece quale unica prova ammissibile della data certa la registrazione del contratto preliminare di compravendita;
le maggiori somme recuperate a seguito degli accertamenti degli uffici dell'agenzia delle entrate, basate sui valori degli immobili al momento della stipula del rogito piuttosto che sui prezzi effettivamente pattuiti nei contratti preliminari di compravendita, anche se non registrati, sono spesso di rilevante entità (milioni di euro), ma di fatto sono infondate e non rispecchiano i reali prezzi di vendita;

tutto ciò comporta una situazione di difficoltà per le imprese che si trovano costrette a pagare le maggiori imposte, definite a seguito degli accertamenti, che scaturiscono dal recupero di maggiori redditi ma che di fatto non sussistono -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali opportune iniziative si intendano intraprendere al fine di chiarire che ai contratti preliminari di vendita, conclusi prima della legge n. 296 del 2006 (legge Finanziaria per il 2007) e non registrati, si applichi ai fini dell'accertamento del valore degli immobili la comune disciplina civilistica in materia di prove documentali contenuta negli articoli 2702-2704 relativi alle scritture private.
(4-02422)

ARACU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i collegamenti ferroviari tra Roma e l'Abruzzo sono ormai da molti anni tra i più lenti e disagiati dell'intero territorio nazionale;
particolarmente gravose sono le condizioni della tratta che collega la capitale - attraverso le tappe intermedie nei grandi centri urbani di Avezzano, Sulmona e Chieti - con Pescara, la maggiore città della regione per dimensioni e capacità economiche;
nella fattispecie, a seguito di alcune recenti scelte della società di gestione del trasporto ferroviario, vanno segnalate le numerose difficoltà che giornalmente vengono affrontate dai molti utenti di questo percorso determinate dal tempo medio di percorrenza di 4 ore per circa 200 km, dalla soppressione delle partenze da e per la stazione centrale di Roma-Termini, la chiusura della biglietteria di Sulmona -:
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere al fine di superare i problemi sopra citati e le numerose altre anomalie presenti;
se, in considerazione dello svolgimento nell'estate prossima della XVI edizione dei Giochi del Mediterraneo Pescara 2009 che coinvolgeranno gran parte del territorio abruzzese, non si ritenga opportuno adottare misure straordinarie anche temporanee finalizzate ad una migliore funzionalità del servizio di trasporto ferroviario.
(4-02424)

SALVINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», stabilisce al secondo comma dell'articolo 47, che, a decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica, mentre il terzo comma stabilisce che le destinazioni di cui al comma precedente vengono stabilite sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse;
l'articolo 48 della medesima legge n. 222 del 1985 precisa che le quote sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di Paesi del terzo mondo;
l'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, precisa che sono ammessi alla ripartizione della quota dell'otto per mille a diretta

gestione statale gli interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione dei beni culturali;
il medesimo decreto del Presidente della Repubblica 76/1998 prevede inoltre che possano accedere alla ripartizione le pubbliche amministrazioni, le persone giuridiche e gli enti pubblici e privati, escludendo ogni fine di lucro e dettando i requisiti soggettivi e oggettivi per poter usufruire del finanziamento;
per quanto concerne l'ammontare delle risorse, con la legge finanziaria 2004 si è disposta, a decorrere dal 2004, la riduzione di 80 milioni di euro dell'autorizzazione di spesa relativa alla quota destinata allo Stato a valere sull'otto per mille del gettito IRPEF (legge n. 350 del 2003, articolo 2, comma 69), prevedendo che tale importo fosse destinato al miglioramento dei saldi di finanza pubblica;
l'articolo 1, comma 1233, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) ha modificato il sopra menzionato comma 69, introducendo una norma finalizzata al ripristino delle risorse dell'otto per mille dell'IRPEF destinate allo Stato dal 2010 e fissando in 35 milioni la riduzione per il 2007 e in 80 milioni quella per il 2008 e per il 2009;
il decreto-legge n. 249 del 2004 ha previsto, inoltre, a decorrere dal 2006, un'ulteriore riduzione di 5 milioni di euro della quota dell'otto per mille di pertinenza statale a copertura di disposizioni previdenziali concernenti gli iscritti al Fondo speciale di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea;
la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007, articolo 3, comma 3) ha rifinanziato per 60 milioni di euro per il 2008 l'autorizzazione di spesa relativa alla quota destinata allo Stato dell'otto per mille del gettito IRPEF; tale rifinanziamento è stato successivamente abrogato dal decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93 (articolo 5, comma 1 ed elenco 1), a parziale copertura degli oneri recati dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa;
l'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria per il 2007 ha disposto l'accantonamento e la conseguente indisponibilità, in maniera lineare, di una quota pari a 4.572 milioni di euro per il 2007, a 5.031 milioni di euro per il 2008 e a 4.922 milioni di euro per il 2009, delle dotazioni delle unità previsionali di base iscritte nel bilancio dello Stato, anche con riferimento ad autorizzazioni di spesa predeterminate legislativamente -:
a quanto ammontino i fondi dell'otto per mille a diretta gestione statale per gli anni 2006, 2007 e 2008 e quali interventi, per gli stessi anni, abbiano finanziato.
(4-02426)

QUARTIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società SOFID (Società Finanziamenti Idrocarburi - Società per Azioni soggetta l'attività di direzione e coordinamento dell'ENI Spa) è un intermediario finanziario soggetto a vigilanza della Banca d'Italia ed opera nell'interesse delle società italiane di ENI, in quanto società di servizi integrati finanziari e amministrativi;
ultimamente la citata Società pare avvalersi di un crescente rapporto lavorativo di dipendenti di ENI International Resources Epd (EIRL, Società facente parte del gruppo ENI, di diritto inglese e con sede in Londra) e di GLOBAL Petroleum Services (GPS, Società di diritto svizzero, controllata dal gruppo ENI tramite EIRL), non essendo noto se tale disponibilità di personale sia riconducibile all'articolo 24 della legge n. 30 del 2003 relativamente alla somministrazione lavoro, né essendo disponibili i dati relativi ad eventuali contratti conclusi per tale somministrazione, né avendo contezza della durata media degli stessi contratti;

contemporaneamente l'azienda in oggetto, come risulta dal contenuto della richiesta di incontro della RSU di SOFID di San Donato Milanese inoltrata alla direzione aziendale in data 29 aprile 2008 e come si evince da ufficiale richiesta di intervento che la RSU della citata azienda ha inviato per lettera in data 18 febbraio 2009 alle segreterie nazionali di FILCEM, FEMCA, e UILCEM, starebbe procedendo a non rinnovare i contratti interinali in essere, ciò traducendosi, se effettivamente praticato, in una esternalizzazione di attività lavorative e professionali verso altre sedi societarie e in una riduzione consistente di posti di lavoro soprattutto riferibili a soggetti in età giovanile;
risulterebbe che tali pratiche coinvolgono tutte le aziende del gruppo ENI nell'utilizzo improprio di contratti a tempo determinato attivati per soggetti occupati saltuariamente e per periodi discontinui con utilizzo da parte di diverse società del Gruppo, SOFID compresa, raggiungendo tali lavoratori periodi di impiego superiori a 3/4 anni, ciò, se confermato da dati ufficiali, determinerebbe un aggiramento della normativa contrattuale e delle norme nazionali -:
se il Governo sia a conoscenza delle pratiche richiamate in premessa nonché delle condizioni contrattuali praticate da SOFID, una società alla quale corre l'obbligo di attenersi alle norme nazionali in vigore quanto a somministrazione di lavoro e a tempo determinato, e se non ritenga che la Società richiamata possa con tali comportamenti compromettere la qualità dei servizi ai quali SOFID è chiamata dalla Spa ENI a controllo pubblico, con grave pregiudizio sia per la qualità del lavoro che per l'occupazione, nonché quali iniziative intenda intraprendere il Governo al fine di rendere noti i termini dei contratti praticati e di intervenire, se del caso, per garantire l'osservanza delle norme contrattuali e della legalità.
(4-02430)

DI PIETRO e PIFFARI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la privatizzazione di Alitalia ha lasciato sul tavolo le questioni irrisolte dei rapporti fra Malpensa e Fiumicino e fra Malpensa e Linate. I nuovi soci della compagnia hanno già proposto vecchie soluzioni, ma adottarle non sarebbe nell'interesse della collettività;
alla luce della difficile situazione creatasi dopo la dismissione da parte del Governo della compagnia aerea di bandiera Alitalia, acquistata in seguito dal gruppo CAI, che ha scelto come partner Air France, esiste il rischio concreto di un pesante ridimensionamento ai danni dell'aeroporto di Malpensa e il rischio della soppressione dello scalo di Linate;
lo scenario nel settore del trasporto aereo che attualmente caratterizza la Lombardia è infatti molto distante da quanto pianificato a partire dal 1994, quando il progetto di fare di Malpensa un hub multimodale a servizio del Sud Europa fu inserito nella lista delle infrastrutture considerate prioritarie dalla Commissione europea;
il vettore infatti non è mai stato in grado di operare su due hub, poiché aveva 24 aerei per il lungo raggio suddivisi tra l'aeroporto milanese e quello romano, contro i 150 aeromobili di Air France-Klm che li divide tra Parigi e Amsterdam;
da fine marzo 2008, Alitalia ha diminuito da 1238 a 366 i propri voli settimanali da Milano Malpensa, con un impatto notevole per lo scalo;
a quindici anni di distanza, la ratifica da parte della nuova Alitalia della scelta di concentrare il proprio traffico intercontinentale a Fiumicino e l'evidente difficoltà tecnica nel trovare un vettore in grado di sostituirla, obbliga tutti a una presa di coscienza dei limiti dell'attuale modello di sviluppo aeroportuale nella regione più ricca d'Italia;

la crisi dell'aeroporto di Malpensa è accentuata dalla presenza nell'area metropolitana milanese dell'aeroporto di Linate e dell'aeroporto di Orio al Serio;
a supporto dell'idea di sviluppo dell'hub di Malpensa furono emanati, negli anni scorsi, cinque decreti ministeriali per regolamentare i traffici fra Linate e Malpensa, con il risultato di aver limitato a circa 10 milioni i passeggeri e aver ridotto di fatto la concorrenza reale e potenziale su molte direttrici del city airport milanese di Linate, oltreché di non aver permesso il raggiungimento della massa critica e delle economie di rete necessarie per portare avanti il complesso progetto di far decollare Malpensa quale hub in grado di competere realmente con Monaco, Zurigo e Parigi;
sono evidenti gli insuccessi su tutti i fronti: i passeggeri non godono di servizi pienamente efficienti, le compagnie non riescono a ottimizzare la gestione degli aeromobili e la società di gestione fatica a chiudere in utile i propri bilanci e a pianificare i nuovi investimenti necessari per ammodernare gli scali;
i nuovi soci di Alitalia propongono una vecchia ricetta per lo sviluppo degli scali milanesi, già prevista dal primo decreto ministeriale del 1996 e successivamente corretto più volte: restringere alla sola rotta per Roma i traffici da Linate, promettendo in cambio un trasferimento da Fiumicino a Malpensa di quattordici voli intercontinentali e un cospicuo numero di voli internazionali;
accettare simili forme di scambio sarebbe un errore grave, tenendo conto degli alti costi che dovrebbe sostenere la comunità milanese per l'accesso a Malpensa e di un sottoutilizzo industriale dell'impianto di Linate, a fronte dei limitati benefici attivati grazie ad un numero di rotte dirette che non è nemmeno paragonabile a quello della stagione estiva del 2007, nonché della sempre maggiore concorrenza del treno sul percorso Milano-Roma;
non rassicura per la sua sostanziale genericità l'emendamento cosiddetto «Salva Malpensa» inserito nel decreto anticrisi (articolo 19, comma 5-bis - decreto-legge n. 185 del 2008) che prevede che il Governo promuova la definizione di nuovi accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo, nonché la modifica di quelli vigenti, al fine di ampliare il numero dei vettori ammessi a operare sulle rotte nazionali, internazionali e intercontinentali, nonché ad ampliare il numero delle frequenze e destinazioni su cui è consentito operare a ciascuna parte, dando priorità ai vettori che si impegnino a mantenere i predetti livelli occupazionali;
tale norma rappresenta sostanzialmente fumo negli occhi per fare digerire l'accordo tra Alitalia e Air France alla Lega Nord che era contraria;
occorre evitare che gli interessi privati dei soci della nuova Alitalia prevalgano sugli interessi pubblici della vasta platea dei clienti del trasporto aereo e dei soci pubblici della società di gestione aeroportuale di Linate e Malpensa;
sorprende a tale proposito l'assenza di interventi e di iniziative sia del sindaco di Milano (il comune di Milano è peraltro socio di maggioranza della SEA, la società di servizi aeroportuali) che del presidente della regione Lombardia -:
se non ritenga:
a) di riconvocare il «Tavolo Milano» con la presenza dei Ministeri dell'economia e delle finanze e degli esteri nonché degli esponenti degli enti territoriali per definire procedure, tempi e soluzioni certe rispetto alla liberalizzazione dei voli e la rinegoziazione degli accordi bilaterali inerenti lo scalo di Malpensa;
b) di garantire l'operatività e gli investimenti relativi al servizio cargo a Malpensa completamente cancellati a partire dal 13 gennaio scorso;
c) di tutelare il ruolo del city airport di Linate mediante l'elaborazione di un piano programmatico del trasporto

aereo del Nord Italia per mettere fine all'irrazionale utilizzo dei numerosi aeroporti presenti;
d) di inserire, anche in vista di Expo 2015, il sistema aeroportuale milanese nel più generale piano degli investimenti per le infrastrutture e i trasporti, e di sbloccare le opere del dossier Expo che riguardano Malpensa e Linate;
e) di favorire migliori collegamenti ferroviari e stradali tra l'area metropolitana, i suoi aeroporti e tutto il Nord Italia, garantendo accessibilità a Malpensa realizzando una connessione ferroviaria con Rho-Fiera e Milano Centrale, permettendo così a Malpensa di essere inserita nel circuito dell'alta velocità;
f) di operare al fine di garantire nel prossimo futuro i livelli occupazionali preesistenti malgrado la riduzione operativa degli scali milanesi ed a rendere operativi nel frattempo tutti gli ammortizzatori sociali necessari per tutelare anche i lavoratori della SEA e dell'intero indotto.
(4-02444)

RAINIERI, ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la banca Cariparma-Crédit Agricole di Parma è posseduta per l'85 per cento dal relativo Istituto francese e per la restante parte da Fondazione Cassa di risparmio;
Cariparma-Crédit Agricole ha venduto a circa 30 mila clienti polizze vita legate ad obbligazioni emesse da banche islandesi, in pratica insolventi;
per alcuni anni la banca ha persino omesso di informare gli acquirenti di questi prodotti bancari che gli stessi erano gravati da una commissione d'ingresso pari al 10 per cento del capitale investito, mentre a tutti i sottoscrittori garantiva almeno il rimborso del capitale iniziale;
la banca ha rimborsato le scadenze del gennaio scorso, ma nulla ha garantito per le rimanenti scadenze che arrivano al 2013;
la maggior parte dei sottoscrittori dei citati prodotti erano persone anziane, pensionati spesso indotti a firmare le obbligazioni tramite comportamenti di persuasione molto efficaci -:
se non intenda intraprendere opportune iniziative, se del caso anche nella forma di ispezioni in loco, per accertare l'effettiva regolarità delle operazioni e dei metodi di comportamento usati da Cariparma-Crédit Agricole in ordine alla vicenda esposta in premessa;
in caso risultasse confermato il presunto comportamento omissivo ed irregolare di Cariparma-Crédit Agricole, quali misure intenda adottare per proteggere i clienti risparmiatori pesantemente indotti a sottoscrivere i prodotti succitati, ora praticamente tossici, e quali eventuali sanzioni intenda irrogare nei confronti della banca per aver operato senza la minima trasparenza richiesta in questo tipo di operazioni;
di quali elementi disponga al riguardo e se e quali iniziative anche normative il Governo intenda assumere a tutela dei cittadini che hanno sottoscritto tali prodotti finanziari.
(4-02446)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un dossier de Il Sole 24 ore, in edicola il 16 febbraio 2009, si evince che lo Stato ed i comuni perdono ogni anno circa 3 miliardi di euro, a causa dell'evasione fiscale riguardante le case ex rurali ed i fabbricati fantasma, cioè esistenti nella realtà, ma non sulle mappe catastali;
per quanto attiene al Fisco, il fabbricato rurale viene considerato un tutt'uno con il terreno ad esso adiacente, con la conseguenza che la rendita del terreno comprende anche quella dell'edificio. Questo

può essere possibile soltanto se viene appurato che l'edificio abbia effettivamente la funzione di abitazione, per il contadino, oppure di ricovero per animali o attrezzi. In realtà molti di quei fabbricati hanno perso queste caratteristiche, quindi, sia gli uffici del Catasto, sia gli uffici del Territorio, hanno invitato i proprietari ad iscrivere gli edifici al Catasto urbano per dotarli di una rendita catastale autonoma;
secondo le stime del decreto-legge n. 262 del 2006, fatte dall'allora Ministro Vincenzo Visco, si prevedeva un incasso fiscale di due miliardi di euro in tre anni. Effettivamente, dopo due anni e mezzo, nelle casse dei comuni sono arrivati soltanto 70 milioni di euro. Questo perché, ad oggi, soltanto 100 mila immobili sono stati accatastati, con una perdita considerevole annuale di circa 240 milioni di euro per l'Ici e 350 milioni di euro per l'Irpef;
la situazione viene complicata da alcuni fabbricati abusivi, scoperti tramite la sovrapposizione di foto aeree con le mappe delle banche dati catastali, le cui «particelle» ammontano a circa 2 milioni. Non tutte le particelle corrispondono a fabbricati tassabili, ma, secondo una stima, a causa del mancato accatastamento, si perdono ogni anno 177 milioni di euro per l'Ici e 507 milioni di euro per l'Irpef;
i termini per l'accatastamento di molte particelle sono già scaduti, ma nessuna di esse è stata registrata, perché rappresentano degli immobili abusivi per la legislazione urbanistica. Pertanto, per essere accatastati dovrebbero prima venire regolarizzati in comune, rischiando però di avviare una procedura di demolizione, tranne per pochi casi in cui è possibile ottenere una sanatoria, cioè quando l'immobile avrebbe potuto essere legittimamente costruito perché l'area era comunque edificabile -:
quali misure intenda intraprendere il Ministro per regolarizzare la posizione dei fabbricati abusivi e dei fabbricati fantasma, in modo da far rientrare nelle casse dello Stato il giusto corrispettivo per quanto concerne sia Ici che Irpef.
(4-02447)

PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le industrie italiane di materiale rotabile sono da tempo al centro di una seria crisi economica, a causa della mancanza di nuovi ordini da parte soprattutto di Trenitalia, creando uno stato di difficoltà per il quale le aziende sono costrette a chiudere o spesso ad operare forti ridimensionamenti con forti riflessi sull'occupazione di migliaia di famiglie;
la situazione più grave si è creata con riguardo ai siti produttivi del RTI, capeggiata dalla Mardataria Ansaldobreda e dall'indotto, dopo il provvedimento unilaterale di Trenitalia con il quale si prevedeva il recesso dal contratto di rimodernamento delle carrozze per treni intercity, riducendo le carrozze da 901 a 450;
il raggruppamento RTI riguarda aziende come Ansaldobreda Palermo, Ferrosud Matera, Fervet Castelfranco Veneto (Treviso) Keller Villacidro Cagliari e Carini (Palermo) Magnolia Santhià (Vicenza) mentre dell'indotto fanno parte Decotrain Ferrara (decoibentazione), Comatev Napoli (decoibentazione) e numerose altre aziende nel settore della fornitura di apparecchiature e materiali di allestimento in tutto il territorio nazionale;
la riduzione di cui sopra potrebbe causare la perdita di circa 2 milioni di ore di lavoro nel triennio 2009-2011 con la inevitabile applicazione della Cassa integrazione per molti lavoratori non solo per le aziende di raggruppamento situazione ma anche per quelle dell'indotto -:
se intendono valutare non solo gli indirizzi del Governo nei confronti di F.S. per intraprendere una politica di sviluppo in funzione del Decreto Legge Anticrisi, che prevede un fondo per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato con una dotazione

di 906 milioni di euro per l'anno 2009, ma anche l'autorizzazione alle stesse dell'ulteriore spesa di 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009-2010 e 2011 per assicurare i necessari servizi di trasporto pubblico regionale;
se in una situazione di crisi economica e sociale, la decisione adottata dalle Ferrovie dello Stato di tagliare la commessa delle 901 carrozze è in linea con le misure economiche che lo Stato stesso sta adottando a sostegno del lavoro e del salario;
se si ritiene giusto che la riduzione delle carrozze operata dal CdA delle società del gruppo F.S. sia stata decisa esclusivamente per salvare il bilancio in netta contraddizione con i precedenti CdA dello stesso anno che confermavano la validità del progetto e lo integravano con la variante delle Carrozze Pilota;
se sia opportuno tener conto anche della necessità del trasporto interregionale, offrendo anche a questa parte di utenza un servizio dignitoso, fatto di treni rinnovati e più confortevoli e non, come attualmente, di materiale rotabile fatiscente;
se è il caso di attivare strategie a sostegno dell'ambiente attraverso un vero rilancio del settore merci ferroviario che attualmente presenta una carenza preoccupante di mezzi adeguati.
(4-02472)

...

GIOVENTÙ

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro della gioventù, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Dipartimento della Giustizia Minorile, elaborando dati Istat, ha registrato un preoccupante incremento di stupri commessi da minorenni. Reati che passano dai 329 casi del 1996 ai 697 del 2006, dove la componente italiana degli autori di età inferiore a 14 anni denunciati alle Procure dei minori incide con un significativo aumento del 5,6 per cento. Un'emergenza trasversale per ceto sociale e differente da regione a regione;
a titolo esemplificativo, si ricordi il racconto dello stupro di gruppo commesso da quattro minorenni in un cascinale abbandonato della Valsabbia, nel bresciano: una ragazzina di 14 anni, completamente stordita dall'alcool, è stata spogliata, violentata e seviziata. Senza possibilità di difesa, ed incapace di capire cosa stesse succedendo, la vittima del feroce rito collettivo è stata salvata da un'amica che, sfidando i ragazzi, l'ha portata via di peso;
pochi giorni dopo, a Trento, sottoposta ad abusi, un'altra quattordicenne, che aveva «marinato» la scuola con gli amici, è stata fatta ubriacare fino a sfiorare il coma etilico e poi fatta oggetto di abusi da tre compagni di 17, 15 e 14 anni che si sono vantati dell'impresa a scuola e che sono stati arrestai il 3 febbraio e affidati a tre istituti di recupero. In carcere, invece, sono finiti quattro adolescenti che, con due adulti, hanno abusato per mesi di una bambina palermitana di nove anni, definita dai suoi violentatori «una ragazzina facile, cresciuta troppo in fretta»;
nello stupro non c'è relazione né comunicazione, ma solo l'esercizio di un potere e di una presunta superiorità, e lo dimostra il fatto che lo stupratore minorenne si vanti delle sue azioni, arrivando a filmarle e a divulgarle tra amici e su internet. Questo disagio sociale può essere inteso anche come il frutto della mancanza di una cultura della sessualità, da intendersi soprattutto come educazione all'affettività e al riconoscimento delle proprie e delle altrui emozioni e sentimenti -:
se i Ministri, perseguendo un intento comune di rieducazione sessuale e civile, intendano promuovere incontri, nelle scuole o nei centri di ritrovo, per indirizzare i più giovani verso una completa

consapevolezza dei propri diritti, dei propri doveri, della propria corporeità e vita emozionale;
quali provvedimenti intendano intraprendere i Ministri per far sì che, i soggetti che abbiano compiuto violenza su minore, oltre allo sconto della pena, vengano reintegrati in società, attraverso piani che mirino ad una loro maturazione psicologica.
(4-02451)

JANNONE. - Al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 7 e l'8 dicembre scorsi, a Brescia, si è consumata una violenza di inaudibile atrocità ai danni di una quattordicenne, da parte di quattro minori italiani. La ragazza, dopo essere stata costretta ad ubriacarsi, è stata seviziata con un badile;
i minori colpevoli di tanta sconcertante violenza, in sede interrogatoria, non hanno manifestato alcun segno di pentimento né di preoccupazione nei confronti della vittima;
simili fatti di violenza, compiuti da minori, che manifestano soltanto indifferenza nei confronti della propria realtà sociale, risultano essere in costante aumento, essendo rivolti soprattutto a soggetti deboli, siano essi donne, immigrati senza fissa dimora, come accaduto nel recente caso di Nettuno -:
se il Ministro della gioventù intenda intraprendere adeguate misure ed iniziative educative nei confronti di minori ed adolescenti, in cui poter analizzare il malessere che sta alla base di tanta violenza.
(4-02460)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

CENNI, CUPERLO e CECCUZZI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è attiva, dal mese di novembre 1991 in località Ciuciano Ranza nel comune di San Gimignano, provincia di Siena, una casa di reclusione maschile;
la casa di reclusione, la più grande dell'intera provincia, ha una capienza regolamentare di 237 detenuti e presenta al suo interno anche un presidio sanitario;
la casa di reclusione ospita, nelle 50 apposite camere detentive, detenuti in regime di alta sicurezza;
secondo quanto reso noto a mezzo stampa da alcune organizzazioni sindacali sono attualmente presenti oltre 300 detenuti;
la categoria della casa di reclusione, vista la presenza di detenuti con condanne definitive e per reati gravi, e di ergastolani appartenenti ad associazioni criminali richiede una sorveglianza attenta e continua che rischia di essere incompatibile con l'attuale personale in servizio;
secondo quanto reso noto a mezzo stampa, da alcune organizzazioni sindacali, attualmente «l'organico complessivo di personale previsto è di 234 addetti, con una presenza effettiva di 142 unità. Una carenza di oltre il 20 per cento». Nel dettaglio, gli agenti assistenti dovrebbero essere, rispetto alla presenza attuale di detenuti 189 (mentre sono 123), i sovrintendenti dovrebbero essere 22 (mentre sono 10) e gli ispettori 22 (mentre sono 9);
secondo quanto reso noto da alcune organizzazioni sindacali il normale orario di servizio prevede due ore di straordinario obbligatorio, i turni di notte in sezione sono spesso coperti da un solo addetto (a scapito quindi della sicurezza di addetti e detenuti), l'organizzazione dei riposi settimanali dei dipendenti subisce continue variazioni non consentendo una adeguata

e funzionale programmazione della vita familiare e quotidiana degli stessi, il personale operante negli uffici viene anche impiegato in altri servizi d'istituto e talvolta si registrano anche ritardi per il pagamento degli straordinari;
l'edificio mostra già da alcuni anni criticità strutturali ed infrastrutturali gravi e permanenti tali da compromettere il corretto svolgimento delle attività preposte oltre a non garantire la tutela dei diritti di detenuti e personale impiegato;
tra le maggiori criticità evidenziate, problemi di sicurezza dovuti alla disposizione logistica della struttura (costruita ad un livello inferiore rispetto alla strada provinciale che lo sovrasta e che la espone conseguentemente a pericoli), la grave mancanza di personale, problemi di stabilità (testimoniati dai recenti cedimenti e puntellamenti) alcune problematiche di carattere igienico-sanitario, la carenza cronica di acqua, il cui approvvigionamento avviene soltanto attraverso alcuni pozzi e non tramite l'allacciamento all'acquedotto, il problema logistico del trasporto locale che non permette un servizio efficiente per i lavoratori ed i familiari dei detenuti oltre a gravi problemi di natura residenziale causati dalla carenza di appartamenti in locazione sia per i lavoratori che per i familiari dei detenuti;
il 20 maggio 2008 l'onorevole Franco Ceccuzzi, ha presentato una interrogazione a risposta scritta (numero 4/00134) al Ministro della giustizia Angelino Alfano, relativa ad alcune criticità che riguardavano la casa di reclusione di Ranza, alcune delle quali riportate anche nel presente atto di controllo;
il 1o dicembre 2008 il Ministero della giustizia ha risposto, in forma scritta, alla suddetta interrogazione;
per quanto riguarda le problematiche infrastrutturali il testo della riposta riportava, nello specifico, che «le carenze igienico-sanitarie, strutturali e gestionali segnalate dall'interrogante, sono da tempo all'attenzione del Provveditore regionale della Toscana e del dipartimento amministrazione penitenziaria e sono state già in parte risolte»;
per quanto riguarda i problemi logistici (trasporti e residenziali) il testo della suddetta risposta indicava che «per alleviare il disagio degli operatori penitenziari derivante dalla segnalata decentralizzazione della struttura rispetto al restante contesto urbano - aggravato dagli elevati canoni d'affitto di unità abitative nonché dall'assenza del servizio pubblico - è stata stipulata una convenzione tra il Provveditore regionale della Toscana ed il sindaco di San Gimignano, riportata nella delibera di giunta comunale n. 55 dell'8 aprile 2008. Nella stessa viene dato mandato al dirigente del Servizio tecnico edilizia e urbanistica di individuare nel Regolamento urbanistico locale una porzione di terreno da destinare specificatamente alla realizzazione di almeno 20 alloggi per i dipendenti della casa di reclusione, nell'ambito delle aree per edilizia residenziale pubblica, secondo le indicazioni già contenute nel Piano Strutturale»;
per quanto riguarda il personale la suddetta risposta, ammettendo una carenza di organico, specificava che:
«la direzione è stata supportata dal provveditorato competente attraverso l'assegnazione di 46.856 ore di straordinario»;
«le esigenze dell'istituto penitenziario di San Gimignano potranno essere valutate, compatibilmente alle esigenze degli altri istituti e servizi ubicati sul territorio nazionale, non appena potrà disporsi il reclutamento di nuovo personale»;
«la legge finanziaria 2008 ha previsto lo stanziamento di risorse utili che consentiranno, entro l'anno 2010, di procedere all'assunzione di tutti i vincitori dei concorsi esterni pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 16 aprile 2004, per un totale di 661 unità, di cui 110 contabili e 447 educatori»;
in attesa di poter assumere nuove unità di personale, l'amministrazione penitenziaria prosegue nell'attuazione del

progetto già avviato nello scorso anno, diretto al recupero e alla razionalizzazione delle risorse umane esistenti, attraverso processi di rafforzamento delle motivazioni professionali e lavorative;

per quanto riguarda le condizioni dei detenuti la suddetta risposta riportava che «la vivibilità delle sezioni detentive è nettamente migliorata a seguito della decisione di contenere le assegnazioni dei detenuti provenienti da altri istituti del distretto, nonché della chiusura della sezione "protetti", che era in condizioni degradate»;
secondo quanto emerso da informazioni e dai dati resi noti da alcune associazioni sindacali sussistono ancora gravi problematiche rispetto a quanto comunicato il primo dicembre 2008 dalla sopracitata risposta del Ministero della giustizia. In particolare:
il riscaldamento dell'istituto di pena è alimentato da una sola pompa, a fronte delle due previste, a causa della mancanza di fondi da stanziare al Prap (Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria). Ne consegue che le stanze detentive, le camere degli agenti e l'acqua delle docce rimangono frequentemente fredde;
ad oggi i problemi logistici (trasporti e residenziali) non hanno registrato nessun miglioramento sensibile;
la vivibilità delle sezioni detentive è progressivamente peggiorata. Sono infatti attualmente reclusi nell'istituto di pena lo stesso numero di detenuti presenti prima dell'indulto a fronte di una diminuzione di 15 agenti;

il perdurare di questa situazione continua a ripercuotersi inevitabilmente sui livelli di vita di personale e detenuti -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché si preveda un intervento reale sia a livello strutturale che di organico nella struttura di Ranza;
come intenda intervenire affinché sia prevista la normalizzazione nell'ospitare i detenuti nella misura consentita, non superando la soglia di normale convivenza ed evitando così un sovraffollamento che potrebbe essere causa di ingovernabilità per la casa di reclusione.
(4-02432)

REALACCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Tribunale di Pisa, da cui dipendono anche gli uffici giudiziari di Pontedera e dei Giudici di pace dislocati in tutta la provincia, ha recentemente inviato una lettera agli enti locali del territorio in cui indica l'opportunità di reperire personale aggiuntivo da queste amministrazioni al fine di impiegarlo presso gli uffici giudiziari di Pisa. Infatti il carico di lavoro pendente e l'ormai costante carenza di organico non permettono al Tribunale di lavorare in regime di efficienza;
la cronica scarsità di risorse economiche e di personale negli uffici giudiziari di Pisa si ripercuote non solo su coloro che vi lavorano, ma soprattutto sui cittadini, che per primi hanno il diritto di beneficiare di un'amministrazione della giustizia efficiente;
la stampa locale in varie occasioni ha dato rilievo a questa situazione. In particolare un articolo de Il Tirreno del 20 aprile 2008 denunciava il sottodimensionamento di circa venti unità rispetto alla pianta organica di 97 persone. Successivamente, a circa un anno di distanza, il quotidiano La Nazione quantificava in ventidue le unità mancanti all'organico dell'amministrazione giudiziaria, rispettivamente 16 a Pisa e 6 a Pontedera. L'incremento delle carenze di personale a fronte di un aumento dei procedimenti pendenti, nonostante l'impiego di 6 unità provenienti dal personale della base di Camp Darby, di cui solo quattro entrate in servizio, descrive la gravità in cui versa il Tribunale di Pisa, soprattutto se confrontato con altri Tribunali di pari dimensione;

la penuria di organico, come sottolinea il Presidente del Tribunale pisano, non riguarda solo il personale con mansioni amministrative ma anche quello con funzioni giudicanti ed interessa particolarmente gli uffici del Giudice di pace dislocati nella Provincia -:
se il Ministro della giustizia non intenda intervenire per risolvere questa criticità, anche nell'ottica di un possibile accordo tra il Ministero della giustizia e gli enti locali per l'assegnazione di personale di supporto all'organico già in servizio a beneficio dei cittadini pisani che si vedono nei fatti negato il diritto ad una Giustizia equa e in tempi certi sancito, anche dalla nostra Carta costituzionale.
(4-02440)

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la settimana scorsa è apparsa su diversi siti internet un'intervista a Gioacchino Genchi nella quale tra le altre cose si affermava: «E questa è l'occasione perché ci sia una resa dei conti in Italia. A cominciare dalle stragi di via D'Amelio alla strage di Capaci. Perché queste collusioni fra apparati dello Stato, servizi segreti, gente del malaffare e gente della politica, è bene che gli italiani comincino a sapere cosa è stata». Su questa intervista, sul suo contenuto, si è registrato il più assoluto e preoccupante silenzio da parte degli organi di stampa tradizionali;
si tratta di una serie di affermazioni sulle quali è inevitabile che si faccia la più assoluta chiarezza;
Gioacchino Genchi è un vice questore della polizia, per lungo tempo in aspettativa, ed ha collaborato con diversi giudici tra cui Giovanni Falcone e Luigi de Magistris, è esperto di informatica e telefonia e svolge come lui stesso ha ricordato «l'attività di consulente tecnico per conto dell'autorità giudiziaria da oltre vent'anni»;
sempre nella stessa intervista Gioacchino Genchi cita diversi uomini politici e magistrati con responsabilità importanti e ruoli di rilievo nelle istituzioni democratiche, il suo è un atto di accusa che non può cadere nel silenzio;
l'intervista a Gioacchino Genchi ci pone di fronte ad uno scenario di una gravità estrema che mette in discussione la tenuta democratica del nostro sistema politico ed istituzionale, oltre a mettere in evidenza una serie di eventuali responsabilità anche penali -:
se i Ministri della giustizia e dell'interno, ciascuno per la propria parte di competenza, e fatte salve le competenze dell'autorità giudiziaria, non reputino necessario intervenire con la massima urgenza per fare chiarezza sulle vicende oggetto delle affermazioni rilasciate da Gioacchino Genchi, per evitare che su queste accuse continuino a rimanere ombre inaccettabili.
(4-02453)

JANNONE. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'escalation di violenza sessuale, a danni soprattutto di giovani donne, alcune delle quali addirittura minorenni, sta subendo un allarmante aumento, rilevato dai dati di cronaca che ci giungono quotidianamente. Preoccupante, ancora, è il fatto che gli aggressori risultano essere soprattutto cittadini extracomunitari, la maggior parte dei quali clandestini, di cui non si conoscono le generalità, a causa delle lentezze burocratiche dei Paesi di origine;
molto spesso questi individui, che vivono nascosti, ai margini della società, agiscono in gruppo in luoghi isolati, creando un vero e proprio branco, che colpisce soprattutto le giovani coppie, oppure donne sole;
in particolare, nelle scorse settimane, nel Parco della Caffarella, si è consumato l'ennesimo atto di violenza fisica e sessuale, ai danni di una giovane coppia di

fidanzati, di appena 16 e 14 anni. Le indagini stanno appurando l'identità dei colpevoli, che, stando alle testimonianze delle vittime, dovrebbero essere stranieri, probabilmente appartenenti all'Europa dell'Est;
nella stessa serata, una studentessa boliviana di 21 anni veniva violentata a Milano da un cittadino nordafricano che, dopo averla costretta ad entrare in macchina, l'ha condotta al parco Forlanini e obbligata a subire tutta la sua rabbia per un'ora. Soltanto una settimana prima, alle sei di sera, una studentessa di 19 anni veniva aggredita a Milano da un nordafricano, mentre attraversava i giardinetti di via Cascina dei Prati, nel quartiere della Bovisasca, e due cugini peruviani vengono arrestati per aver abusato di una ragazza di 17 anni;
se i colpevoli dei precedenti atti non sono ancora stati consegnati alla giustizia, diversa sorte era toccata a Jamel Moamid, tunisino di età ancora incerta, che aveva subito tre provvedimenti di espulsione prima di compiere lo stupro della ragazza quindicenne bolognese, nello scorso gennaio. Dallo sbarco a Lampedusa, nell'aprile 2008, fino all'arrivo a Bologna, nel gennaio 2009, il tunisino è stato fermato per ben tre volte, fornendo alle autorità competenti, ogni volta, una falsa identità. Nonostante siano trascorsi nove mesi dal suo arrivo in Italia non esiste alcuna certezza sulla reale identità dell'uomo perché dalla Tunisia non è arrivata conferma sulle generalità e dunque è impossibile pianificare il rimpatrio -:
se i Ministri interrogati intendano prevedere un'intensificazione delle Forze dell'ordine nelle aree più isolate di grandi città come Milano e Roma, al fine di prevenire simili atti di violenza ai danni delle persone che vivono in quelle aree;
quali misure intendano intraprendere i Ministri interrogati per assicurare che coloro che abbiano compiuto tali efferate azioni siano definitivamente consegnati alla giustizia, garantendo una pena commisurata all'atto.
(4-02464)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 39 del disegno di legge sulla «sicurezza», approvato dal Senato qualche settimana fa, ha inasprito le misure previste dall'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 applicato soprattutto ai detenuti (anche in attesa di giudizio) per i reati di criminalità organizzata;
il Ministro Alfano in più circostanze ha affermato la sua soddisfazione riguardo alle nuove restrizioni del «carcere duro» condivise da tutti i parlamentari come elemento strategico di contrasto a tutte le mafie;
nel caso di Domenico Ganci autore di 40 omicidi nonché boss stragista il cui caso ha infiammato le coscienze di buona parte dell'opinione pubblica italiana, il Tribunale di Sorveglianza di Roma nel mese di gennaio 2009 ha revocato nei suoi riguardi il 41-bis;
per mezzo dello stesso Ministro, il Governo era intervenuto con proprio decreto, per impedire che una pronuncia del genere avesse il suo corso;
quanto avvenuto è grave, in quanto di fronte alla condotta del Ganci non si comprende cosa possa aver indotto il Tribunale di Sorveglianza a revocare il regime speciale di detenzione -:
quali siano le motivazioni sulla base delle quali il Tribunale di Sorveglianza aveva emesso il provvedimento di revoca del 41-bis nei confronti del Ganci al punto tale da determinare l'intervento del Governo e qualora questi risultino inconsistenti se non intenda promuovere iniziative disciplinari;
quali iniziative di competenza il ministro intenda assumere affinché sia garantita la piena applicazione del regime del cosiddetto carcere duro previsto dall'articolo 41-bis dell'Ordinamento penitenziario, nei confronti dei soggetti mafiosi.
(4-02470)

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dalla lettura di alcuni articoli pubblicati sugli organi di stampa, si apprende che l'attuale Presidente della Cassa di Previdenza dei Ragionieri, avrebbe trasferito strumentalmente la sua iscrizione dall'Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano a quello di Roma in ragione del rinnovo degli organi collegiali dello stesso Ente di Previdenza;
come noto, il combinato disposto degli articoli 37 e 38 del decreto legislativo n. 139 del 2005 dispone che l'iscrizione all'Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili deve seguire la residenza o il domicilio professionale del richiedente;
il Consiglio dell'Ordine dei dottori commercialisti competente per territorio ad esaminare la domanda di trasferimento ha il compito di accertare la veridicità di quanto riportato nella domanda e nei documenti comprovanti il possesso dei requisiti stabiliti dal citato decreto legislativo;
dalla lettura di un articolo pubblicato su Italia Oggi di martedì 17 febbraio 2009 (pag. 28) si apprende che «le giornate di Saltarelli schizzano impazzite tra Milano, dove ha l'attività e la famiglia, e Roma, sede della Cassa dei Ragionieri» e che pertanto, per sua stessa ammissione non vi è dubbio alcuno che residenza e domicilio professionale del citato Presidente erano e sono rimasti a Milano;
del procedimento elettorale della Cassa di previdenza dei ragionieri è stato già interessato Governo e Parlamento con due interrogazioni a risposta scritta, presentate al Ministro del Lavoro, rispettivamente degli onorevoli Roberto Cassinelli, Michele Scandroglio, Massimo Enrico Corsaro (n. 4/1658) e dell'interrogante (n. 4/1679), in quanto si palesava uno spostamento strumentale della data originariamente prevista (13 dicembre 2008) per il rinnovo del Comitato dei delegati della Cassa di previdenza dei ragionieri;
risulta all'interrogante che la Direzione generale per le politiche Previdenziali presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, rispondendo a specifica richiesta del consiglio di amministrazione di detto ente, ha affermato che «i problemi operativi descritti da codesta Cassa nella nota prot. n. 1213/Pres/08 del 19 novembre 2008 non hanno motivo di esistere» e che erano da ritenersi erroneamente sospese le elezioni. Ed inoltre «che la sospensione ed il rinvio sine die della data fissata per il rinnovo degli organi concretizza una fattispecie di violazione di legge, come peraltro già evidenziato dal collegio sindacale nel verbale n. 25/80 e da un atto parlamentare di sindacato ispettivo (Ciccanti n. 4-1679), si invita codesto Ente a riavviare immediatamente il procedimento elettorale sospeso». Ed ancora, la citata Direzione generale ammoniva che, in mancanza di pronte determinazioni, sarebbero state attivate le procedure di intervento sostitutivo previsto dall'articolo 2, comma 6 del decreto legislativo n. 509 del 1994 -:
quali iniziative intenda adottare il ministro della giustizia per accertare se le procedure seguite dal Consiglio dell'ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Roma, in merito al trasferimento presso detto ordine dell'attuale Presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, risultino di corretta applicazione.
(4-02483)

TESTO AGGIORNATO AL 12 MARZO 2009

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i tagli di risorse previsti dalla Finanziaria 2009 stanno producendo una drastica ed inaccettabile riduzione dei servizi forniti dalla Navigazione Lago di Como mettendo in difficoltà sia il servizio per i viaggiatori pendolari che quello turistico

privando l'economia comasca di un tassello importante del locale sistema turistico;
la Regione Lombardia è già intervenuta presso il Governo per sollecitare una soluzione tesa al ripristino delle risorse in linea con quelle del 2007 e 2008 -:
quali iniziative intenda adottare per salvaguardare questa fondamentale risorsa per il territorio comasco, anche alla luce del buon funzionamento del servizio reso in questi anni.
(3-00417)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TORRISI e GAROFALO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
attualmente la S.S. 284, nel tratto Adrano-Paternò risulta costituita da n. 2 corsie, una per ogni senso di marcia, mentre nel tratto Paternò-Misterbianco risulta realizzata con n. 4 corsie (n. 2 per senso di marcia) separate da uno spartitraffico centrale;
in relazione al notevole numero di autoveicoli che quotidianamente la percorre, sono avvenuti nel corso dell'ultimo periodo numerosi incidenti e conseguentemente si è provveduto a sollecitare le autorità competenti, per attivare gli studi propedeutici, per la messa in sicurezza di tale asse viario;
dalle riunioni del Comitato per la viabilità, svoltesi presso la Prefettura di Catania, è emersa la necessità di procedere all'adeguamento del tratto Paternò-Adrano;
l'ANAS in relazione a tale necessità, ha realizzato un intervento preliminare minimo, per un breve tratto, consistente nella collocazione di uno spartitraffico sperimentale posto al centro dell'asse stradale;
a seguito di tale intervento, nei momenti di punta, si produce una lunga serie di incolonnamenti, che aumentano sensibilmente il tempo di percorrenza della strada;
detto tratto stradale viene utilizzato da un grande bacino di utenza che comprende i centri abitati di Paternò, Ragalna, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adrano, Bronte, Maniace, Maletto, Randazzo in Provincia di Catania, ed altri siti nelle provincie di Enna e di Messina;
conseguentemente, tale sede viaria rappresenta una direttrice fondamentale, per il collegamento con la zona commerciale-industriale di Belpasso-Piano Tavola e di Misterbianco e contestualmente rappresenta l'asse per lo sviluppo turistico-ricettivo ed agricolo dei centri pedemontani dell'Etna;
il tratto Adrano-Bronte sta per essere adeguato, avendo l'ANAS in corso n. 2 procedure d'appalto riguardanti il tratto in uscita da Adrano ed il tratto per l'ingresso a Bronte;
si ritiene, pertanto, necessaria ed improcrastinabile la messa in sicurezza del tratto di strada in argomento, mediante l'intervento di adeguamento che preveda l'ipotesi di aumentare il numero di corsie nel tratto interessato portandole a n. 4 (n. 2 per senso di marcia) -:
quali siano le iniziative che l'ANAS intende attuare per pervenire alla realizzazione di tale importante opera viaria, ed in particolare:
a) se l'opera sia stata inserita nei programmi di finanziamento dell'ANAS;
b) se sia stato avviato l'iter per la progettazione esecutiva;
c) quale sia il cronoprogramma che scandisce in modo dettagliato i tempi per la progettazione, appalto ed esecuzione dell'opera;
quali iniziative in alternativa, il Ministro dell'economia e delle finanze, nella sua qualità di azionista unico dell'ANAS, nonché il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, incaricato dell'alta vigilanza

sull'ANAS, intendano avviare, per colmare le inattività dell'ANAS e rendere possibile la realizzazione del citato intervento.
(5-01087)

IAPICCA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
attraverso la stampa locale pugliese si apprendeva la notizia secondo la quale il comune di Margherita di Savoia (Foggia) avrebbe installato un impianto di rilevamento e controllo della velocità degli autoveicoli, il cosiddetto autovelox, su una strada provinciale, senza - secondo quanto riporterebbe il verbale elevato dagli agenti della Polizia provinciale al sindaco pro tempore - la prescritta autorizzazione della giunta della provincia di Foggia, quale ente proprietario della strada;
stando a queste notizie, ciò comporterà un enorme dispendio di denaro e nessun introito per il comune in quanto, sebbene siano state a centinaia le notifiche di accertamento dell'infrazione elevate dal comune ai potenziali trasgressori, tale adempimento sarebbe però illegittimo, in quanto l'infrazione sarebbe stata rilevata da un'apparecchiatura installata abusivamente;
è sempre maggiore il numero delle amministrazioni pubbliche locali che, utilizzando i tratti di strada extraurbana presenti all'interno del proprio territorio per fissare irrazionali e incomprensibili limiti di velocità, o installando tali apparecchiature in luoghi seminascosti o in posti nei quali non se ne ravvisa una reale necessità, perseguono l'unico fine di rimpinguare le loro casse dissestate, eludendo, in tal modo, il fine previsto dal codice della strada, ossia quello di prevenire gli incidenti stradali e disincentivare l'alta velocità degli automobilisti -:
quali misure, nell'ambito delle proprie competenze, il ministro interrogato ritenga più opportuno adottare al fine di evitare che di fatto si ricorra, per pure ragioni di bilancio, all'applicazione in maniera, secondo gli interroganti, fin troppo fiscale e sostanzialmente punitiva di quanto previsto dal codice della strada, stravolgendo la finalità principale delle sanzioni che è quella di garantire la sicurezza stradale.
(5-01093)

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel corso della seduta dell'Aula del Senato n. 156 del 19 febbraio 2009, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - nell'ambito dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata sulla privatizzazione della società Tirrenia e sui collegamenti con le isole minori - incalzato da alcuni senatori, dichiarava: «Il Ministero non ha disposto tagli di risorse, né la soppressione dei collegamenti con le isole minori, ma al contrario sono state date precise direttive per il mantenimento degli stessi... è altresì aperto un tavolo di consultazione per il reperimento dei 46 milioni di euro necessari a garantire i collegamenti con le isole minori: sarà comunque cura del Ministero predisporre gli strumenti per evitare che la privatizzazione di Tirrenia abbia riflessi negativi in termini di erogazione del servizio, con particolare riguardo ai collegamenti con le isole minori. Esclude che la vicenda Tirrenia possa essere assimilata a quella dell'Alitalia. Per poter trattare in maniera più esauriente il tema in discussione, esprime la disponibilità a svolgere un'audizione nella Commissione di merito»;
le direttive che il Ministro dichiara di aver dato a Siremar - circa il mantenimento dei collegamenti - sono state, di fatto, disattese;

in questi mesi si registrerebbe - così come denunciato in un comunicato stampa del Comitato per la difesa dei Collegamenti Marittimi delle Isole Eolie - la soppressione delle seguenti linee: linea C/6 vel. Mtv. «Isola di Stromboli», per il periodo 1o aprile-31 ottobre 2008; linee C/2 e C/6, Mtv. «Isola di Stromboli», dal 28 ottobre 2008. La riduzione del servizio aliscafi che dalla primavera del 2008 ad oggi, per il 60 per cento, è stato effettuato con 3 (e in alcuni casi anche con 2) aliscafi anziché 4. Inoltre, secondo gli itinerari che a breve verranno pubblicati, risulterebbero: dal 24 febbraio 2009, ridimensionate le linee C/2 e C/6 che verrebbero, a seconda della disponibilità della nave per Napoli, a risultare operative solo 2 volte alla settimana anziché 7 (dette linee sono di fatto previste tutto l'anno); dal 1o aprile al 30 giugno, soppressa la linea C/6 Vel. «Isola di Stromboli», bi-giornaliera (fino al 30 giugno e tri-giornaliera per i mesi di luglio, agosto e settembre). Risulterebbe inoltre essere stata soppressa la seconda corsa dell'aliscafo per Ustica (come si evince da un articolo apparso il 3 marzo 2009 su il Giornale di Sicilia);
sempre nell'ambito della seduta del Senato sopra citata, il Ministro, in merito alla questione della privatizzazione di Tirrenia ha dichiarato: «L'Unione europea prescrive che la privatizzazione di Tirrenia avvenga entro il 31 dicembre 2009 e con una gara unica, il che impedisce al Governo di frammentare l'offerta. La proposta italiana presentata alla Commissione dell'Unione europea prevede di procedere alla privatizzazione del gruppo entro il 31 dicembre 2009 per avviare al 1o gennaio 2010 le nuove convenzioni e consentire alla nuova proprietà del gruppo di assestarsi e rendere competitivo il servizio offerto: sucessivamente si procederebbe alla liberazione dell'intero settore»;
il Ministro ricorda poi che: «Nel frattempo, il decreto-legge n. 112, convertito con la legge n. 133 del 2008, ha assegnato alle regioni interessate le funzioni ed i compiti di programmazione e di amministrazione dei servizi di cabotaggio marittimo di interesse pubblico da svolgere all'interno di una singola regione e previsto il passaggio a titolo gratuito di pacchetti azionari delle società locali del gruppo Tirrenia alle Regioni che ne facciano espressa richiesta. Fino ad ora Sicilia e Sardegna si sono dimostrate interessate, la Campania sta interloquendo con il Governo, la Toscana ha dichiarato di non essere interessata. Il Governo ha reperito risorse aggiuntive per la dotazione di bilancio destinata alla società e per la realizzazione del processo di privatizzazione»;
il Ministro Matteoli ha fornito degli elementi di certezza in merito ad alcuni aspetti della privatizzazione di Tirrenia: che non vi è intenzione di procedere allo scorporo di Siremar da Tirrenia né si intendono assumere iniziative comunitarie in tal senso. Tuttavia la risposta non può considerarsi soddisfacente per gli aspetti che sono stati omessi, in particolare rispetto alle risorse mancanti: se non si trovano fondi aggiuntivi è verosimile che continui la razionalizzazione delle rotte;
la Regione Sicilia si è più volte dichiarata pronta ad assumersi piena responsabilità attraverso una partecipazione in Siremar come si evince dalla dichiarazione del suo presidente, Raffaele Lombardo, del 20 febbraio scorso: «Se Tirrenia non è in grado di offrire qualità e tenere i bilanci della Siremar in ordine, noi siamo certi di fare meglio. Non staremo dietro ai capricci di Tirrenia. Non faremo mai mancare alle isole minori siciliane il nostro impegno per lo sviluppo del territorio»;
in data 19 febbraio 2009, in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 207 del 2008 «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti», il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2198/45 a firma Capodicasa, Russo e Siragusa, con il quale si impegnava «ad assumere sollecitamente le opportune iniziative a livello europeo» finalizzate al rispetto del principio della continuità territoriale

e a rispondere alla domanda di mobilità dei cittadini delle isole minori siciliane al fine di garantire il soddisfacimento dei bisogni primari del cittadino (salute, istruzione, sicurezza, giustizia, lavoro), nonché l'uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione -:
se risponda al vero la notizia della riduzione dei collegamenti e, in caso affermativo, se non ritenga necessario intervenire in ordine al ripristino immediato dell'assetto dei collegamenti previsto;
se non intenda altresì convocare immediatamente un tavolo tecnico - peraltro già annunciato dal Ministro interrogato per i primi giorni di febbraio - nell'ambito del quale individuare, insieme alla Regione Sicilia e ai rappresentanti delle isole minori, le garanzie necessarie al reperimento delle risorse indispensabili al mantenimento degli attuali collegamenti negli anni successivi al 2009;
quali iniziative il Ministro interrogato abbia preso o intenda prendere, in sede europea, al fine di ottemperare all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno sopra citato;
se non ritenga necessario assumere iniziative normative urgenti, che prevedano la procedura di scorporo della Siremar dalla Tirrenia, con conseguente storno delle somme necessarie a garantirne la gestione. (5-01100)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni si sta tentando di introdurre in Italia la guida dei treni ad Agente Solo come dimostrato dal montaggio, su tutti i mezzi a trazione (locomotori ed elettronici), del VACMA, rudimentale dispositivo introdotto già nel 1939 per controllare la presenza dell'unico macchinista alla guida detto Uomo Morto;
per tale progetto sono stati spesi svariati miliardi di Euro (dei contribuenti) senza prima consultare sindacati e ASL che li hanno considerati inutilizzabili perché non rispondenti ai requisiti previsti dalla legge e pertanto successivamente disattivati;
sarebbe intenzione del Governo reintrodurre «l'Agente Solo» lasciando un solo macchinista alla guida dei treni in virtù di un soddisfacente livello di tecnologia raggiunto dalle apparecchiature ETCS/SCMT/SSC considerate sicure;
purtroppo il sistema più diffuso su tutto il nostro territorio è il SCMT che risulta interfacciato, solo su poche linee, con altri sistemi preesistenti SCC in grado di garantire un buon livello di sicurezza;
il VACMA sembrerebbe un apparecchiatura sicura in grado di sostituire il secondo macchinista ma in realtà non è così in quanto non è in grado né di controllare con continuità le condizioni della via e tantomeno di sopperire alle manovre dell'operatore di bloccare la circolazione in caso di pericolo cortocircuitando i binari -:
quali siano le intenzioni del Ministro riguardo all'utilizzo dell'«Agente solo» considerato che la Procura della Repubblica si è già espressa in merito imponendo il ripristino del doppio macchinista per motivi di sicurezza mentre TRENITALIA non solo non ha proceduto al reintegro del secondo macchinista ma addirittura vorrebbe togliere anche il Capotreno.
(4-02416)

PALADINI. - Al ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito del decreto legge 31 gennaio 2007 n. 7 convertito dalla legge 2 aprile 2007 n. 40 gli esami di istruttori di scuola guida e di insegnanti di teoria sono stati sospesi in tutta Italia;
le assunzioni nelle scuole guida sono ormai bloccate da oltre 2 anni poiché la legge prevede che per accedere all'esame, oltre ai vari titoli, è necessario effettuare un corso di cui non vengono specificati il contenuto, la durata, ed i soggetti attuatori;
le Motorizzazioni attendono, da tempo, il decreto attuativo da parte del Ministro con cui vengano regolamentate le

modalità di accesso agli esami di istruttori di scuola guida -:
quali siano i motivi per i quali tali esami sono stati sospesi in tutta Italia da più di un anno;
se intenda, con proprio decreto, sbloccare la situazione delle assunzioni, subordinate alla regolamentazione dei corsi propedeutici agli esami di istruttori di scuola guida e d'insegnante di teoria;
quanto tempo occorra per adottare il decreto di cui sopra.
(4-02417)

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel recente decreto-legge n. 200 del 2008, convertito dalla legge n. 9 del 2009, conosciuto come «Taglia leggi», era inserita in origine l'abrogazione del Regio Decreto legge 14 dicembre 1933, n. 1773: «Accertamento dell'idoneità fisica della gente di mare di prima categoria»;
tale soppressione avrebbe portato benefici agli aspiranti ufficiali di coperta;
per iscriversi alla Gente di Mare è prevista una visita medica prevede anche il controllo della vista (come per la patente nautica, la patente di guida, la visita militare, eccetera) ma in questo caso una legge del 1933 richiede una vista senza occhiali non inferiore a 7 decimi per occhio;
riguardo a tale problematica non è mai stato scritto un regolamento o una integrazione che ammetta l'uso delle lenti a contatto;
l'impossibilità dell'iscrizione alla Gente di Mare comporta che a raggiungimento del diploma all'Ist. Tec. Nautico (superati gli tutti gli esami di navigazione tradizionale e astronomica, diritto marittimo, eccetera per aspirare al ruolo di CLC nella Marina Commerciale piuttosto che solo nel diporto) sia impossibile qualunque tipo di imbarco e di carriera;
questa norma impedisce di fatto a chi è affetto da miopia di essere iscritto nella prima categoria della Gente di Mare, condizione sine qua non è impossibile intraprendere la carriera di ufficiale a bordo di navi mercantili;
un sistema per superare l'ostacolo sarebbe un intervento correttivo laser agli occhi ma, di fatto, gli oculisti sconsigliano di intervenire prima dei 23 anni (mentre negli Istituti Nautici in genere ci si diploma a 18 anni) di età perché, prima di quell'età, il difetto visivo potrebbe ripresentarsi (anche se in forma minore) dopo l'intervento e inoltre non sempre è possibile intervenire in situazioni di particolari caratteristiche morfologiche dell'occhio;
a conferma del contenuto anacronistico della legge oggetto di abrogazione, si fa presente che nel 1933 ancora non si faceva uso del radar e che non esistevano gli attuali mezzi di correzione della vista quali le lenti a contatto, tanto è vero che ai nostri giorni la Patente Nautica (ad esempio) può essere conseguita anche da chi è affetto da miopa -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi al fine di dare certezze regolamentari ed interpretative affinché venga concessa a tutti gli aspiranti la possibilità dell'iscrizione alla Gente di Mare, anche in presenza di miopie che non ne inficiano l'operatività.
(4-02423)

REGUZZONI, MONTAGNOLI, CONSIGLIO, VANALLI, D'AMICO, PIROVANO e LAURA MOLTENI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da più parti si levano cori di protesta per la situazione di pesante disagio che si sta verificando negli scali aeroportuali italiani;
negli aeroporti di Malpensa e Fiumicino si sono verificate e continuano a essere presenti le situazioni più penalizzanti per i passeggeri, derivanti da intasamenti

sia in merito alla gestione degli aeromobili in partenza e in arrivo, sia per quanto riguarda l'attività di imbarco e sbarco dei passeggeri;
nello scalo di Malpensa i problemi più pesanti sono determinati dai deficit organizzativi della compagnia Cai, nelle sue componenti operative sia Alitalia che Air One, che sistematicamente cancella voli in partenza ed arrivo all'aeroporto lombardo, dandone comunicazione con preavvisi brevissimi;
tale comportamento risulta essere assolutamente lesivo degli interessi dei passeggeri e dell'immagine dell'aeroporto di Malpensa;
a conferma di quanto citato in precedenza nella serata del 25 febbraio 2009, all'aeroporto di Fiumicino puntualmente il volo con destinazione Malpensa delle 21.30 è stato annullato con comunicazione ai passeggeri alle 21.35;
i passeggeri sono stati «riprotetti» con un volo da Fiumicino destinazione Milano Linate con partenza alle 22.30 ed hanno raggiunto Malpensa con circa 3 ore di ritardo;
questa situazione ha creato momenti di grande tensione all'aeroporto di Fiumicino, con segnalazione alle Forze dell'ordine da parlamentari presenti sul posto;
preoccupa che la causa dei disservizi sia da attribuire a logiche speculative o a problemi di sovraffollamento dello scalo di Fiumicino -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi al fine di ripristinare una normale operatività degli scali interessati verificando che tutte le misure di sicurezza per i passeggeri siano operative.
(4-02427)

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero delle infrastrutture e trasporti e l'Iniziativa centro europea hanno più volte formalmente rimarcato l'importanza di continuare e rafforzare le attività del Segretariato permanente del Corridoio V pan-europeo dei trasporti;
i Ministri di numerosi Stati attraversati dal Corridoio V ed i più autorevoli rappresentanti istituzionali della Regione Friuli-Venezia Giulia hanno più volte formalmente manifestato la propria piena soddisfazione per l'attività svolta da questa struttura e dal suo direttore, che ha portato, in pochi anni, ad ottenere importanti finanziamenti per la realizzazione delle tratte di collegamento ferroviario prioritarie per il nord-est italiano;
il Segretariato permanente del Corridoio V ha fattivamente contribuito, coordinando i lavori, alla firma dell'accordo di partenariato fra l'Iniziativa centro europea, la Presidenza della Repubblica di Serbia, 10 Ministeri dei trasporti dei Paesi del Sud-Est Europa (Austria, Slovenia, Grecia, Romania, Bulgaria, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Albania, Ex-Repubblica Iugoslava di Macedonia ed Ucraina), il Ministero dell'ambiente Italiano, l'Osservatorio dei trasporti della Commissione europea per il Sud-Est Europa, Informest, l'Accademia europea di Bolzano ed altri rilevanti partners istituzionali per la definizione, della strategia dei trasporti del Sud-Est Europa, attraverso uno specifico progetto, denominato SEETAC (South East Europe Transport Axis Cooperation);
tale progetto SEETAC dovrà essere finanziato con i fondi messi a disposizione dal Programma di cooperazione transnazionale South East Europe al fine di rafforzare il ruolo dell'Italia per lo sviluppo delle grandi infrastrutture dei trasporti nel Sud-Est Europa, spostando il baricentro dei finanziamenti internazionali verso l'area mediterranea e favorendo un approccio d'asse coerente con le recenti

direttive e comunicazioni comunitarie (Rapporto dell'High Level Group, Comunicazione COM2008 125 final) -:
quali iniziative abbiano posto in essere l'Iniziativa centro europea ed il Ministero per gli affari esteri per continuare le attività del Segretariato permanente del Corridoio V e del suo personale che ha fattivamente contribuito al raggiungimento di brillanti risultati per l'Italia, almeno fino all'ottenimento delle necessarie risorse messe a disposizione, attraverso specifici progetti, dai programmi comunitari di cooperazione transfrontaliera e transnazionale;
se il Ministero delle infrastrutture e trasporti ed il Ministero dell'ambiente, il Ministero per gli affari esteri ed il Ministero per lo sviluppo economico intendano sostenere, tramite la loro attiva partecipazione nei rispettivi Comitati nazionali, l'approvazione del progetto SEETAC che prevede il rafforzamento del ruolo di coordinamento dell'Italia nelle strategie di sviluppo del settore dei trasporti per l'intero Sud-Est Europa;
quali iniziative intendano intraprendere il Ministero delle infrastrutture e trasporti ed il Ministero degli affari esteri per garantire il mantenimento del Segretariato permanente del Corridoio V a Trieste, indipendentemente dall'ottenimento dei fondi comunitari, al fine di favorire l'importante ruolo assunto dall'Italia per il coordinamento istituzionale dei progetti prioritari di sviluppo delle infrastrutture del Sud-Est Europa e dell'area mediterranea.
(4-02438)

DIVELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 25, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, stabilisce che le principali stazioni ferroviarie debbano essere dotate di passerelle, rampe mobili o altri idonei mezzi di elevazione al fine di facilitare l'accesso alle stesse ed ai treni alle persone con difficoltà di deambulazione;
nella città di Bari si segnala la difficoltà, per gli utenti delle Ferrovie dello Stato con ridotte capacità di deambulazione, a raggiungere i piazzali ferroviari poiché i servoscala posti alle rampe di accesso non sono funzionanti;
finora Ferrovie dello Stato, piuttosto che adoperarsi per rendere funzionanti i servoscala sopra menzionati, li ha addirittura rimossi rendendo di fatto non accessibili le pertinenze ferroviarie ai cittadini con ridotte capacità di deambulazione nella stazione di Bari Centrale;
il caso di Bari conferma come il non adeguamento alle normative vigenti in materia di abbattimento delle barriere architettoniche determini insanabili disparità di trattamento a danno dei cittadini con ridotte capacità di deambulazione, nonché grave limitazione della loro libertà personale -:
se ritenga necessario ed urgente sollecitare l'ente Ferrovie dello Stato affinché provveda con sollecitudine e senza indugio a rendere accessibili tutte le sue stazioni e relative pertinenze anche ai cittadini con ridotte capacità di deambulazione;
se intenda promuovere giuste iniziative tese ad accertare lo stato dei luoghi delle principali stazioni ferroviarie, con riferimento all'osservanza delle prescrizioni da osservarsi in materia di abbattimento delle barriere architettoniche.
(4-02439)

GALATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo fonti sindacali e secondo un'intervista rilasciata al mensile Tutto Trasporti, si apprende che il direttore della divisione cargo della società Trenitalia, Mario Castaldo, avrebbe deciso di disegnare una nuova rete degli scali ferroviari merci in Italia e di attuare una politica di

smantellamento del traffico merci d'importanti snodi ferroviari calabresi, siciliani e del Centro Italia;
da un comunicato stampa del 21 gennaio 2009 emesso dalla medesima Trenitalia cargo, emerge che ci sarà una radicale riorganizzazione degli scali ferroviari merci poiché quelli esistenti sono troppo polverizzati ed inadatti ai traffici di lunga percorrenza, soprattutto nell'Italia meridionale, dove molti sono gli scali non sostenuti da un'adeguata domanda di trasporto da parte delle aziende nel territorio;
Trenitalia cargo intende portare a compimento il processo di razionalizzazione di una rete che negli anni '90 vantava sul territorio nazionale ben mille scali e che a partire dal 2000 è stata ridotta a 450 per passare a 314 nel 2007 fino ai 199 attuali e vuole puntare su dieci grandi scali merci quali Torino, Alessandria, Novara, Milano, Brescia, Modena-Marzaglia, area di Roma, Marcianise, Bari Ferruccio e Catania-Bicocca, tutti in gran parte da potenziare poiché carenti di attrezzature per il trasporto intermodale -:
tali decisioni, assunte dalla divisione cargo di Trenitalia, sono dovute in prevalenza alla politica tariffaria che le Ferrovie dello Stato praticano in maniera indiscriminata non tenendo conto degli squilibri tra i territori e delle necessità di supportare, in questo momento di crisi, i sistemi economici locali;
abolire tali stazioni di snodo del trasporto merci su rotaia di Lamezia Terme, Cosenza e Latina, rappresenterebbe un durissimo colpo per tutte le aree coinvolte poiché obbligherebbe le imprese ad utilizzare il trasporto stradale, con conseguenti aumenti dei relativi costi, e ciò significherebbe emarginare ancora di più territori deindustrializzati e già fortemente penalizzati, sia per ciò che riguarda la mobilità dei cittadini, sia per ciò che riguarda la movimentazione delle merci e dei prodotti;
al fine di attuare una linea politica strategica di crescita e di sviluppo lungo l'intero asse che coinvolge i siti di Lamezia Terme, Cosenza e di Latina, sarebbe opportuno non limitare, ma dar vita a forti interventi di potenziamento delle linee ferroviarie, del traffico merci e delle infrastrutture -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto sopra illustrato e se intendano intervenire rispetto alla problematica della gestione degli scali merci di Lamezia Terme, Cosenza e Latina;
quali misure urgenti intendano adottare, anche in considerazione del particolare momento di recessione economica in cui ci troviamo, per impedire il disimpegno del gruppo Trenitalia e delle sue controllate CEmaT ed ITALCoNTAINER e per evitare la conseguente chiusura degli scali merci di Lamezia Terme, Cosenza e Latina;
quali provvedimenti ritengano opportuno intraprendere al fine di rinnovare gli impegni finanziari assunti precedentemente dall'amministrazione poiché lo scenario del traffico intermodale peggiora anche a causa dei ritardi con i quali vengono erogati i contributi dovuti alle molteplici aree che hanno realizzato interventi di sostegno all'autotrasporto ed al trasporto combinato, in particolare utilizzando i fondi messi a disposizione attraverso il Comitato centrale dell'Albo nazionale dell'autotrasporto.
(4-02441)

GALLETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno è stato inserito tra le opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla Delibera CIPE n. 121 del 2002, nel contratto di Programma ANAS SpA 2007/2011, tra gli ulteriori interventi di Legge Obiettivo, nonché nel documento di Programmazione Economica-Finanziaria 2008/2011;
è fin troppo evidente che il progetto per il completamento della nuova Porrettana

nel territorio di Casalecchio giace tuttora sommerso dalla burocrazia dovuti a ritardi decennali nella sua realizzazione;
è preoccupante che non si sappia più niente rispetto alla realizzazione di quest'opera, sia per quanto riguarda il primo lotto Ca' De Ladri-Silla lungo due chilometri, il cui progetto, dopo la risoluzione del contratto con l'impresa Manbrini, è stato riformulato e riquantificata una spesa di 15 milioni di euro, sia per quanto riguarda il secondo lotto Ca' De Ladri-Marano di circa 5 chilometri di lunghezza, con un importo complessivo dell'appalto di 66,5 milioni di euro e in cui sono iniziate le operazioni di diboscamento e i tracciamenti topografici, con l'obiettivo di partire con i cantieri nel mese di marzo;
a tutt'oggi non conosciamo gli impegni di ANAS per la realizzazione dell'ammodernamento della Porretana nel tratto Silla-Marano considerato anche che siamo in una situazione complicata della strada che ha avuto frane in questo inverno con ulteriori difficoltà per i cittadini -:
come il Governo intenda mantenere l'impegno di risolvere la questione del cosiddetto Nodo di Casalecchio e in particolar modo dell'ultimo tratto mancante della Nuova Porrettana e dove ritenga di reperire i fondi ulteriori necessari alla realizzazione del primo lotto.
(4-02465)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 92 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 24 luglio 2008 si è disposto l'impiego di un contingente di 3.000 unità di personale militare delle Forze armate per esigenze di prevenzione della criminalità, per servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, e per attività di perlustrazione e pattuglia congiuntamente alle Forze di polizia;
è stato disposto che la presenza dei militari sul territorio sia affiancata e integrata da quella delle forze di polizia, in particolare per le attività di pattugliamento, disponendo che per ogni militare debba essere prevista la presenza di affiancamento di 2 o 3 unità di personale di polizia;
nell'ambito del piano di impiego del personale delle Forze armate, i sindacati di polizia rendono noto che nella città di Verona sono stati inviati 75 militari da settembre 2008;
per assicurare il numero sufficiente di personale delle forze di polizia da affiancare al personale militare, la Questura di Verona ha dovuto richiedere l'aggregazione di 12 unità di personale di polizia, provenienti da altre province, con un onere aggiuntivo a carico dello stesso personale e dell'Amministrazione dell'interno per gli oneri di trasferta;
tale incremento di personale è destinato solo ad affiancare il personale militare, senza contribuire ad un effettivo incremento numerico delle pattuglie destinate al controllo del territorio;
ne è testimonianza il mancato incremento del numero di volanti della polizia disponibili per il controllo del territorio cittadino, rimasto fermo a 3 vetture, di cui una impegnata in un presidio fisso presso il Tribunale di Verona e un'altra di supporto all'automezzo dei militari inviato da settembre 2008 -:
se confermi i fatti sopra descritti e se non ritenga che le scelte compiute non debbano essere rapidamente riviste, per evitare oneri aggiuntivi delle aggregazioni e delle trasferte di personale di polizia determinati esclusivamente dall'esigenza di mero supporto del personale delle forze armate, quando invece rappresenterebbe una scelta ben più razionale ed efficiente un loro impiego diretto per il controllo del

territorio e per il contrasto della criminalità.
(3-00418)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo in sede di conversione del decreto legge 2 ottobre 2008 n. 151 si era assunto un impegno nei riguardi delle assunzioni degli idonei ai concorsi da commissario banditi dal Ministero degli interni negli anni 2005/2006/2007;
è ormai evidente la gravissima carenza di organico della Polizia di Stato;
inserire nei diversi ruoli della Polizia di Stato coloro che sono risultati idonei ai concorsi banditi negli ultimi anni sarebbe una soluzione per ovviare a tale deficit;
nulla è stato attuato a seguito dell'impegno assunto dal Governo di cui sopra -:
se sia intenzione reale del Ministro onorare l'impegno assunto in sede di conversione del decreto-legge;
come intenda risolvere il problema della carenza di organico della Polizia di Stato.
(4-02415)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in diverse circostanze i sindacati della Polizia di Stato hanno più volte lamentato lo scarso equipaggiamento degli agenti;
a Genova i poliziotti si ritrovano senza giacche e senza scarpe;
l'equipaggiamento invernale, secondo quanto denunciato dai sindacati, sarebbe arrivato in ritardo con un esiguo numero di giacche e poche paia di scarpe numero 39 con un unico paio numero 48, costringendo gli agenti ad acquistare di tasca propria scarpe, berretti, camicie rivolgendosi alle sartorie per adattare le divise di taglie diverse -:
se sia intenzione del Ministro intervenire su tale questione per dotare gli agenti della Polizia di Stato almeno dell'equipaggiamento necessario per l'espletamento della loro attività lavorativa.
(4-02418)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i corsi di formazione per istruttori di tiro per gli appartenenti alla Polizia di Stato sono regolamentati dalla circolare 500/C/AA2/14744 del 13 giugno 2000, emanata dalla Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione, circolare con la quale per la presentazione della domanda di partecipazione venivano richiesti tre requisiti ed in particolare il non aver superato il 40o anno di età, l'aver svolto almeno 3 anni di servizio effettivo e il non aver riportato, nell'ultimo biennio, una sanzione disciplinare più grave della pena pecuniaria;
nel 2004, la Direzione sopracitata in risposta alle istanze presentate notificava agli agenti l'esito positivo, precisando non solo che sarebbero state annotate per essere soddisfatte in uno dei corsi svolti successivamente in relazione alle esigenze ed alle priorità segnalate da vari enti ed uffici, ma che il personale risultato idoneo alle selezioni mediche e psicoattitudinali al corso di specie sarebbe stato in numero sufficiente a coprire i posti dei successivi due corsi di qualificazione per istruttori di tiro, non programmati per difficoltà logistiche;
agli agenti in questione le rispettive Direzioni interregionali della Polizia di Stato inviavano, nel 2007, una nota con la quale si restituiva l'istanza di partecipazione al corso di formazione per superamento del limite di età, in ossequio alla circolare ministeriale 500/C/AA2/14774;
consta all'interrogante che all'ultimo corso per istruttori di tiro, terminato nel

dicembre 2008, hanno partecipato sulla base di un criterio discrezionale agenti della Polizia di Stato di età superiore ai 40 anni -:
quali siano i criteri adottati dalla Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione nell'ammettere alcuni agenti ad esclusione di altri pur senza tenere conto della retroattività delle domande;
quali provvedimenti intenda adottare per garantire pari dignità nell'accesso ai corsi per istruttori di tiro.
(4-02419)

CICCANTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i Vigili del Fuoco di Ancona stanno vivendo una drammatica situazione relativa alla ristrutturazione o delocalizzazione della sede centrale;
la struttura principale - ove trovano alloggiamento gli automezzi, i locali mensa, le camerate del personale e le officine - sta cadendo letteralmente a pezzi;
il deterioramento della struttura, ormai obsoleta e non più rispondente alle normative vigenti in materia antisismica, determina sistematicamente la caduta di pezzi di intonaco e di pezzi di copertura delle armature in cemento armato, con un degrado giunto ormai ad una condizione inaccettabile;
questa situazione ha reso necessario rendere inagibile parte del fabbricato adibito alla logistica e parte dei locali adibiti a magazzini ed al rimessaggio automezzi;
tale situazione è stata più volte segnalata agli uffici competenti di codesto ministero tanto che in data 2 ottobre, in occasione della visita del Sottosegretario Nitto Francesco Palma, è stata ribadita la necessità di trovare una veloce situazione a questo annoso e drammatico problema;
nella stessa occasione, anche il Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ingegner Antonio Gambardella ha avuto modo di verificare le oggettive condizioni degli stabili e di tutta l'area, constatando l'intera struttura non più vivibile e, peggio ancora, non più rispondente né alle norme igienico sanitarie né alle attuali norme sulla sicurezza antisismica di edifici strategici dello Stato e che la ristrutturazione avverrebbe attraverso la demolizione e ricostruzioni con costi enormi e con un risultato finale pessimo;
l'attuale area insiste in un contesto urbano già di per sé complicato ed è divenuta negli anni insufficiente ed inadeguata a contenere una struttura operativa come quella dei Vigili del Fuoco che, per la loro peculiarità, operano con mezzi di grandi dimensioni;
le stesse organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro in merito per più approfonditi dettagli, allegando idonea documentazione;
con l'espandersi della città capoluogo di Regione, la struttura si trova ormai rinchiusa nel centro cittadino;
il Consiglio comunale di Ancona in data 10 luglio 2008 ha approvato una mozione con la quale si impegna il Sindaco ad individuare, nel più breve tempo possibile, il sito più idoneo per realizzare la nuova sede del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco ed a richiedere al Prefetto di farsi promotore di tale operazione;
la Conferenza dei Servizi, tenuta il 25 luglio 2008, si è espressa favorevolmente alla delocalizzazione ed il sito sarebbe stato individuato in zona Baraccola, senza però nessun atto formale -:
quali provvedimenti intenda prendere codesto Ministero per risolvere celermente il problema.
(4-02428)

VICO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi è un diffuso senso di insicurezza nel nostro Paese, anche a seguito delle informazioni di micro e macro reati che interessano particolarmente le città capoluogo

e nelle grandi aree urbane, e che di recente hanno visto tragicamente vittime donne, bambini e categorie disagiate;
a fronte di tale emergenza la risposta di questo Governo ha riguardato l'istituzione di corpi volontari di controllo del territorio, più genericamente denominate «ronde»: gruppi di cittadini delegati al ruolo di sentinella di alcune aree e senza alcun compito di repressione o intervento;
lo stesso ex Ministro degli interni, Pisanu, autorevole componente dell'attuale maggioranza di Governo, ha avuto da ridire sull'istituzionalizzazione di tale servizio, considerando le ronde un «vulnus all'unitarietà e all'efficienza del nostro sistema di sicurezza»;
a fronte di tale provvedimento assistiamo inermi al blocco delle riparazioni per i mezzi di servizio delle forze dell'ordine e alla cancellazione di alcuni presidi di sicurezza e rappresentanza dello Stato in realtà con grande bisogno di legalità;
tale circostanza si è verificata anche a Taranto, città dalle forti contraddizioni e dai forti contrasti socio-economici;
l'istituzione della nuova Questura nella zona del quartiere Salinella, ha di fatto svuotato la vecchia sede ubicata nel centro della città e consentito il concentramento di mezzi e uomini in una zona periferica del territorio. Stesso dicasi per il distretto della Bestat che attualmente ospita la Squadra Volante, ma che presto sposterà la sua sede operativa sempre nel nuovo plesso del quartiere Salinella;
se tale provvedimento risponde a criteri di accorpamento e risparmio è pur vero che la cancellazione di tali presidi farà mancare la presenza di forze dell'ordine in quartieri ad alto tasso di pericolosità;
tale politica risulta fuori luogo anche in zone altamente popolose come il quartiere di Talsano-Lama-San Vito, che con i suoi 50.000 abitanti comprende circa 1/4 dell'intera popolazione tarantina;
la chiusura in questa zona del Commissariato di Polizia è un ulteriore tassello della politica di assoluto allontanamento dello Stato e delle Forze dell'ordine dal quotidiano bisogno di sicurezza dei cittadini;
così a fronte di fondi insufficienti per le Forze dell'ordine e per il mantenimento dei presidi, si istituiscono ronde di volontari secondo l'interrogante sempre più simili, vedi i casi di alcune città del Nord, a «milizie di partito», prediligendo la legge fai da te alla più opportuna e salutare presenza dello Stato -:
quali azioni il ministero dell'interno intenda mettere in atto per rispondere alle necessità di sicurezza dei cittadini di Taranto e più specificatamente quali strumenti intenda adottare per scongiurare la cancellazione dei presidi Borgo, Bestat e Talsano-Lama-San Vito anche alla luce delle sempre più ridotte disponibilità economiche che riguardano i mezzi di servizio delle forze di polizia.
(4-02445)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ormai da tempo, presso il Sert di Bergamo si stanno verificando, quotidianamente, episodi di disagio sociale che preoccupano l'intera cittadinanza. Da istituto per la prevenzione e cura della tossicodipendenza, il Sert sta diventando anche luogo in cui senza tetto, disadattati e tossicodipendenti trascorrono le loro giornate consumando droga, e commettendo spesso reati, per acquistare la loro dose di droga o di alcol;
nei pressi dell'Istituto, si sta intensificando anche la presenza di pusher che, a piedi o in macchina, continuano a vendere le dosi di droga, vanificando così il lavoro di coloro che sono dediti al recupero dei tossicodipendenti, e facendo aumentare nel quartiere episodi di microcriminalità,

fino a richiedere l'intervento del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica;
l'episodio di Bergamo è soltanto uno dei tanti casi di degrado in cui versano molti Sert in Italia, che richiedono, oltre ad una maggiore sicurezza dell'intera struttura, anche una migliore organizzazione dei flussi di accesso ai servizi offerti -:
quali misure intendano intraprendere per far sì che i Sert in Italia siano una sede sicura in cui il tossicodipendente possa curarsi e trovare uno stimolo per il reintegro nella società.
(4-02458)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte di lunedì 23 febbraio, durante una festa di compleanno a Milano, nel club privé «Parenthesis», è stato ucciso un ragazzo cinese di 22 anni, da un gruppo di dieci persone entrate con cappucci in testa e machete alla mano. Il ragazzo viene colpito più volte alla testa, al bacino, alle gambe. Un fendente gli trapassa il rene e gli lascia una ferita profonda quasi dieci centimetri, provocandone la morte;
le prime ipotesi suggeriscono che il commando sia entrato in azione nel locale per colpire un obiettivo ben preciso, e che la causa scatenante sia un regolamento di conti nell'ambito del traffico di droga, legato soprattutto allo spaccio nelle feste. Molti presenti nel locale avevano addosso diverse dosi di chetamina ed ecstasy, due fra gli stupefacenti maggiormente consumati dai giovani cinesi;
il mercato della droga nel milanese era stato allertato a gennaio da un blitz della Direzione antimafia, che ha portato all'arresto, tra Brescia e Milano, dei componenti di un'organizzazione formata da undici cinesi che importava sostanze stupefacenti dall'Olanda. Dopo il blitz, le bande sono tornate a contendersi il controllo del mercato della droga in questi giorni, come dimostra anche l'aggressione di un diciannovenne cinese a colpi di machete nella mattinata di domenica 22 febbraio;
gli investigatori non sono ancora riusciti a risalire alla provenienza del gruppo che ha fatto irruzione nella discoteca lunedì notte, perché usualmente a queste feste vengono invitati centinaia di ragazzi, facendo sì che le forze dell'ordine non abbiano più il controllo delle situazione, con il rischio della possibilità di estensione di simili atti criminali a tutta la città -:
se intenda avviare un'indagine conoscitiva sull'attività criminale, legata soprattutto agli stupefacenti, della comunità cinese nel milanese, estendendola in seguito a tutta la nazione;
quali misure intendano intraprendere il Ministro ed il Sottosegretario per combattere, di concerto con le forze dell'ordine locali, l'aumento di raid relativi ai regolamenti di conti del mercato degli stupefacenti nel milanese.
(4-02462)

RUBINATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 24 febbraio 2009, in località Castagnole, provincia di Treviso, un giovane marocchino di 27 anni, giunto regolarmente in Italia dalla Francia, ha, per sua stessa confessione, barbaramente ucciso la compagna, Elisabetta Leder di 36 anni e la figlioletta, Arianna di 18 mesi;
la dinamica del duplice omicidio è stata di una crudeltà inaudita in quanto sia la madre che la bambina sono state uccise con un taglio netto, unico e preciso alla gola;
la fuga del presunto colpevole, Fahd Bouichou, cominciata verso Jesolo in auto, poi con un pullman fino a Trieste, infine a piedi oltre il confine sloveno, è terminata tra Tublje e Cosina, vicino Trieste, ove è stato fermato dalla polizia slovena e trasportato a Capodistria il giorno 26 febbraio scorso;

il viceprocuratore sloveno Matevs Gros ha dichiarato in data 3 marzo 2009 al Corriere del Veneto: «Fahd non ha dato il consenso per il rientro in Italia e questo allunga di molto i tempi: in caso contrario ci sarebbero voluti dieci giorni, così potrebbero volerci fino a sessanta giorni. La prima fase prevede la camera di consiglio di tre giudici, che hanno due mesi di tempo per riunirsi ma probabilmente si riuniranno fra qualche giorno. Poi l'imputato potrebbe presentare appello contro la decisione, infine si deve pronunciare il ministro della Giustizia sloveno»;
due mesi di attesa lasciano nella più assoluta, dolorosa e impotente incertezza i familiari di Elisabetta e Arianna ed una intera comunità che ha, con loro, dolorosamente vissuto questa tragedia;
se così fosse, ancora una volta i tempi della giustizia non coinciderebbero con quelli del diritto alla giustizia -:
quali urgenti iniziative il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia stiano intraprendendo allo scopo di ottenere quanto prima l'estradizione di Fahd Bouichou per assicurarlo alla giustizia italiana e, di conseguenza, scongiurare altresì la possibilità che il predetto venga rimandato, così come dallo stesso richiesto, nel suo Stato d'origine, in Marocco.
(4-02466)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 59 codice di procedura penale in tema di subordinazione della polizia giudiziaria stabilisce che le sezioni di polizia giudiziaria dipendono dai magistrati che dirigono gli uffici presso i quali sono istituite e che gli appartenenti alle sezioni non possono essere distolti dall'attività di polizia giudiziaria se non per disposizione del magistrato dal quale dipendono;
diversi sindacati di polizia più volte hanno denunciato il fatto che il personale della Polizia di Stato in servizio presso le sezioni di polizia giudiziaria viene impiegato in via prevalente a svolgere attività amministrativa in contrasto con quanto previsto dall'articolo 9 delle norme di attuazione del codice di procedura penale;
purtroppo ciò accade a causa della grave carenza di personale civile nell'organico della Polizia di Stato -:
quali provvedimenti i ministri interrogati intendano adottare affinché venga garantito il rispetto delle regole, la dignità di ogni soggetto chiamato a concorrere nel sistema giustizia ma soprattutto che il personale in forza presso le Sezioni di polizia giudiziaria, istituite presso le Procure della Repubblica, sia impiegato obbligatoriamente nei propri compiti e non in altri per nulla confacenti allo status di agente/ufficiale di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria.
(4-02474)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che la Questura di Pesaro e Urbino - Ufficio Poliziotto di Quartiere abbia recentemente diffuso un documento contenente, come può in esso leggersi, «alcuni semplici consigli che possono risparmiare agli abitanti della città, con il giungere della bella stagione, spiacevoli inconvenienti dovuti ad iniziative prese dai malintenzionati»;
al punto n. 4) del predetto documento, tra le esortazioni rivolte ai cittadini, si legge quanto segue: «segnalate al 113 o al 112 qualsiasi presenza anomala che possa aggirarsi per le strade del vostro quartiere, ad esempio nomadi, persone sospette, strani esattori che vi richiedano denaro. A tal proposito non fate entrare in casa persone che vi propongono di firmare cause sinistre; nel dubbio chiamate i numeri di emergenza 113 oppure 112. Se queste persone se ne vanno prima dell'arrivo della Volante, segnalatene la descrizione

fisica o eventuali numeri di targa dell'auto sulla quale li avete visti salire per poi allontanarsi, (...)»;
nell'elenco delle presenze anomale e potenzialmente pericolose da segnalare alle forze dell'ordine, accanto a strani esattori, persone sospette, malintenzionati e truffatori, sono indicati, sic et simpliciter e senza alcuna altra specificazione aggiuntiva, anche i «nomadi»;
il documento della questura di Pesaro, nella parte in cui elenca genericamente le persone «nomadi» tra quelle potenzialmente pericolose e malintenzionate è sbagliato ed inaccettabile: un conto è la consapevolezza che oggi la sicurezza sia una grande questione di cittadinanza, altro conto è sconfinare nell'intolleranza -:
se non ritenga che l'atto della Questura di Pesaro costituisca una malintesa interpretazione e applicazione delle posizioni e delle azioni intraprese dal Ministero per combattere contro fenomeni di piccola e media criminalità;
se non ritenga di dover intervenire presso la questura di Pesaro-Urbino affinché il caso denunciato ed eventualmente altri casi simili non costituiscano il preludio al coinvolgimento di cittadini che nulla hanno a che fare con i pericoli che si intendono fronteggiare, con ciò evitando di compiere atti che rivestono un carattere gravemente diffamatorio nei confronti di individui appartenenti un determinato gruppo etnico;
se ritenga che episodi simili non contribuiscano a rafforzare quel clima di diffidenza, tensione e xenofobia esistente in Italia nei confronti delle persone nomadi, come peraltro già denunciato dalla commissione del Consiglio d'Europa contro il razzismo e la xenofobia (Ecri) in un rapporto dalla stessa reso pubblico nel giugno 2008.
(4-02477)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella mattina del 25 febbraio, a Pesaro, circa 20 tra agenti della Polizia di Stato e della Polizia locale sono intervenuti in via Fermo 49, all'altezza della fabbrica dismessa dove da quasi un anno si erano rifugiati 30 Rom romeni - tra cui vittime di pesanti aggressioni e agguati razzisti, pazienti cardiopatici e oncologici dell'ospedale San Salvatore, molte donne e 9 minori, compreso un bimbo di pochi mesi - con l'obiettivo di notificare una denuncia di invasione di stabile privato e notificazione di prossimo sgombero (senza alternativa abitativa né assistenziale) e sottrarre tutti i minori ai genitori;
secondo gli attivisti del gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani incaricata ufficialmente dall'onorevole Viktoria Mohacsì al Parlamento Europeo di monitorare e indagare sulla condizione del popolo Rom in Italia, gli agenti avevano annunciato alle famiglie, alla presenza degli attivisti, che i bambini sarebbero stati affidati ai Servizi Sociali e quindi sistemati in una comunità. Solo le mamme, però, avrebbero potuto restare con loro, mentre i padri sarebbero stati messi in mezzo alla strada;
durante l'operazione di polizia, secondo le testimonianze degli attivisti di EveryOne accorsi sul posto (attestate da materiale fotografico), una giovane donna è stramazzata a terra ed è stato necessario richiedere l'intervento di un'ambulanza, mentre altre donne si lamentavano disperate e una mamma Rom nascondeva un coltello da cucina in una piega della gonna e sussurrava che si sarebbe sgozzata se l'avessero divisa dal marito. Inoltre, alcuni padri di famiglia esprimevano le loro tragiche intenzioni di darsi fuoco con taniche di benzina nel caso le loro famiglie fossero state smembrate. La preservazione dell'unità familiare fa parte infatti della cultura

Rom, nonché delle leggi etiche e sociali del popolo Rom;
è stata limitata e in diversi momenti interdetta dagli agenti ogni mediazione umanitaria, nonché la libertà di movimento e comunicazione, da parte degli attivisti del gruppo EveryOne tra Rom e forze di Polizia, anche da parte di Nico Grancea, giovane attivista Rom testimone e consulente con mandato per il Parlamento europeo e organizzazioni internazionali per i diritti umani;
impaurite dalle parole e dall'atteggiamento degli agenti di polizia, le madri Rom hanno approfittato di un momento di distrazione degli agenti per mettersi in fuga con i propri bambini, scongiurando un'azione di sottrazione dei minori da parte delle Forze dell'ordine e facendo perdere definitivamente le proprie tracce, mentre i padri e gli altri Rom sono rimasti senza alcuna meta né punto di riferimento, e alcuni di loro hanno deciso di rientrare in Romania per evitare repressioni di qualunque tipo;
secondo articoli de Il Messaggero e de Il Resto del Carlino del 2 agosto 2008, nelle edizioni locali pesaresi, il Comune di Pesaro si era impegnato formalmente a garantire, anche ai membri EveryOne, un programma assistenziale casa-lavoro per la comunità Rom in questione ed escludeva ogni azione forzosa, come per l'appunto uno sgombero. Tale asserzione è confermata da dichiarazioni pubbliche su quotidiani locali dell'Assessore alla sicurezza Riccardo Pascucci, del Sindaco Luca Ceriscioli e dell'Assessore alla cultura Marco Savelli. Per questi motivi la comunità Rom pesarese è rimasta nella fabbrica, in attesa dell'attuazione del piano di integrazione promesso, mai portato a compimento;
il gruppo EveryOne aveva segnalato da alcuni mesi nomi, cognomi e caratteristiche della comunità Rom sia ai servizi sociali che alle autorità per sollecitare un intervento assistenziale di tipo umanitario che sopperisse ai bisogni primari delle famiglie in indigenza;
va altresì considerato che:
a) la legge n. 149 del 2001 stabilisce che lo stato di povertà della famiglia non è motivo sufficiente al fine dell'adottabilità o dell'inserimento del minore in un diverso ambiente: «Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di sostegno e di aiuto» (articolo 1, comma 3);
b) secondo quanto prescrive la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa 2004/38/CE, riguardante la libera circolazione dei cittadini europei all'interno degli Stati membri, le norme europee tutelano l'integrità delle famiglie e trattandosi di cittadini dell'Unione europea con residenza regolare in Romania è da escludersi in ogni sede l'adozione di procedure che possono ritardare il loro libero e volontario rientro in Patria, così come l'affidamento ingiustificato dei figli a persona o Istituzione diversa dai genitori;
c) le norme europee che tutelano il popolo Rom sono ancora più esplicite riguardo al valore civile e sociale delle famiglie unite, come riassume la risoluzione del Parlamento europeo del 15 novembre 2007, ed è sottolineata l'importanza del nucleo familiare Rom e la sua tutela da parte delle istituzioni nella risoluzione del Parlamento europeo del 31 gennaio 2008 su una strategia europea per i Rom -:
se siano a conoscenza dei fatti e se l'operazione delle forze dell'ordine sia stata concordata con l'amministrazione comunale di Pesaro e per quali motivi nel caso di specie non si sia tentato di procedere in modo alternativo e meno traumatico;
quali iniziative intendano prendere al fine di ripristinare il rispetto della legge, evitando il perpetuarsi di ulteriori episodi quali quelli descritti, configurabili come una violazione dei diritti umani, in particolare

quelli alla non-discriminazione e alla libera circolazione, diritto previsto dalle norme europee;
che cosa si intenda fare, vista l'evidente emergenza sociale e sanitaria esistente in numerosi campi rom, abusivi e non, al fine di salvaguardare la salute di coloro che ci vivono con particolare riferimento ai bambini;
se non si ritenga un errore gravissimo continuare ad affrontare l'emergenza rom come un problema di ordine pubblico e che di conseguenza sia necessario, con il contributo delle stesse comunità, ricercare politiche di accoglienza che favoriscano l'inserimento e salvaguardino la dignità e la cultura degli stessi.
(4-02482)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 MARZO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
pende un corposo contenzioso attivato dai medici laureati in medicina e chirurgia e iscritti al relativo albo che, pur avendo frequentato la scuola di specializzazione negli anni accademici dal 1983 al 1992, non hanno conseguito un titolo equipollente a quello degli altri medici europei e non hanno ricevuto la retribuzione loro dovuta nonostante che, nel periodo in cui gli istanti si sono specializzati, tale diritto fosse disciplinato dalla direttiva comunitaria n. 82/76/CEE che prevedeva la retribuzione obbligatoria del periodo di specializzazione quale requisito necessario per ottenere l'equipollenza del titolo;
il decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 257, non ha sanato la situazione di tali medici, in quanto le norme del citato decreto non hanno efficacia retroattiva, per cui - ad oggi - il titolo di specializzazione conseguito non è equipollente a quello europeo;
la Corte di giustizia europea, con le sentenze del 25 febbraio 1999 e 3 ottobre 2000, ha - peraltro - dichiarato che la citata direttiva del Consiglio europeo 26 gennaio 1982, n. 76 doveva essere interpretata nel senso che l'obbligo di retribuire in maniera adeguata il periodo di formazione dei medici specialisti risulta non sottoposto a condizioni e sufficientemente puntuale nella parte in cui dispone che - affinché un medico specialista possa avvalersi del sistema di reciproco riconoscimento ai sensi della direttiva n. 75/362/CEE - la sua formazione (a tempo pieno o a tempo parziale) sia retribuita;
la direttiva n. 93/16/CEE del Consiglio europeo del 5 aprile 1993 ha, successivamente, superato quanto disposto dalla direttiva n. 82/76/CEE, specificando - tuttavia - che gli Stati membri, nel recepire le nuove norme, avrebbero dovuto tutelare la formazione conseguita anteriormente al termine di attuazione della direttiva al fine di salvaguardare i diritti acquisiti dai medici specialisti;
così non è stato, in quanto il decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, con il quale la citata direttiva n. 93/16/CEE è stata recepita all'interno dell'ordinamento nazionale, non ha salvaguardato la posizione di coloro che si erano iscritti alle scuole di specializzazione prima dell'anno accademico 1991-1992, lasciando senza tutela giuridica tali soggetti;
sulla materia è intervenuta la Corte di cassazione che, con le sentenze del 16 maggio 2003, n. 7630, e del 12 febbraio 2008, n. 3283, ha stabilito che i singoli medici hanno diritto ad ottenere - sia nell'ipotesi di violazione di diritto soggettivo, sia di interesse legittimo - il risarcimento del danno in conseguenza della violazione delle norme comunitarie da parte del legislatore e dei ministeri convenuti;
sul tema della prescrizione dei diritti i vari Tribunali territoriali e le rispettive

Corti d'appello non hanno seguito un orientamento unitario: infatti se, con la sentenza n. 65 del 2008 la Corte d'appello di Genova ha asserito che - in applicazione della giurisprudenza comunitaria - vanno disapplicate tutte le norme interne che sanciscono decadenze o prescrizioni all'azione giudiziaria richiesta dal singolo in base ad una direttiva non correttamente trasposta, al contrario, la Corte d'appello di Roma (con le sentenze 4672/2007 e 5205/2008) ha ritenuto che ricorra nella fattispecie la prescrizione quinquennale di cui all'articolo 2948 del codice civile, senza considerare - peraltro - che non esiste ad oggi nessun provvedimento che preveda per coloro che si sono specializzati prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 257 del 1991, la periodicità della retribuzione alla quale si possa applicare la prescrizione breve quinquennale;
in precedenza con la sentenza n. 110 del 2002 anche la Corte d'appello di Trieste aveva ritenuto che il termine di prescrizione nella fattispecie è quello ordinario decennale;
a ben vedere, tuttavia, a parere degli interpellanti difettano proprio i presupposti giuridici della prescrizione, in quanto nell'ordinamento non vi è alcuna norma che riconosca a coloro che si sono specializzati nel periodo dal 1983 al 1992 il diritto ad essere remunerati nel periodo in cui svolgevano la specializzazione e - dunque - è impossibile che tale diritto si sia prescritto;
alcuni medici, specializzatisi prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 257 del 1991, hanno avuto la possibilità di percepire retribuzioni ai sensi dell'articolo 11 della legge 19 ottobre 1999, n. 370, determinando in tal modo una disparità di trattamento tra soggetti destinatari della stessa normativa -:
se non ritengano opportuno - nell'ambito delle proprie competenze - intervenire tempestivamente con apposite iniziative per sanare la posizione giuridica dei medici che si sono specializzati tra il 1983 e il 1991, attraverso il recepimento completo della direttiva n. 86 del 1972 e successive modifiche ed estendendo in tal modo i benefici dell'equipollenza dei titoli di specializzazione a tali soggetti;
se il ministro dell'economia e delle finanze non ritenga, altresì, di dover procedere al reperimento di fondi per far si che ai medici che si sono immatricolati negli anni tra il 1983 e il 1991 venga riconosciuta un'adeguata retribuzione per il servizio svolto all'epoca presso il servizio sanitario nazionale, prevedendo - se del caso - che tale importo, anziché essere erogato direttamente dal Ministero competente, sia inserito nelle voci fiscalmente deducibili ai fini irpef a decorrere dalla promulgazione del relativo provvedimento normativo, con cadenza annuale e per dieci anni.
(2-00325)
«Marinello, Mussolini, Gioacchino Alfano, Germanà, Tortoli, Romele, Renato Farina, Di Centa, Marsilio, Picchi, Pianetta, Zacchera, Fallica, Cicu, Pugliese, Misuraca, Antonio Pepe, Grimaldi, Barbieri, Ceroni, Mazzuca, Scalia, Palmieri, Perina, Garofalo, Speciale, Bernardo, Garagnani, Osvaldo Napoli, Ascierto, Traversa, Soglia, Lo Presti, Mario Pepe (PdL), Catone, Santelli, La Loggia, De Girolamo, Testoni, Vincenzo Antonio Fontana, Gibiino, Barani, De Luca, Minardo, Frassinetti, Scapagnini, Lazzari, Franzoso, Torrisi, Sisto, Vitali, Laboccetta».

Interrogazione a risposta orale:

SBROLLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il diritto all'istruzione degli studenti si configura come rispetto del curricolo,

cioè dell'insegnamento delle discipline in esso previsto, per il monte orario stabilito per legge;
l'articolo 22, comma 6 della legge n. 448 del 28 dicembre 2001, in caso di assenza del docente titolare, prevede la possibilità di ricorrere a sostituzioni con personale interno, solo per assenze fino a un massimo di giorni 15; e conseguentemente, proprio per garantire il diritto all'istruzione oltre a tale limite scatta l'obbligo di provvedere alla nomina del supplente;
il decreto ministeriale 13 giugno 2007 - Regolamento per il conferimento delle supplenze all'articolo 7 comma 3 ribadisce che «il dirigente scolastico provvede al conferimento delle relative supplenze esclusivamente nel periodo di effettiva permanenza delle esigenze di servizio»;
con nota MIUR prot. N. 3338 del 25 novembre 2008 sono state fornite istruzioni per la definizione del Programma Annuale 2009, dove, in particolare, vengono indicati tassativi parametri di assegnazione del fondo per le spese delle supplenze brevi, il cui importo (compresa l'eventuale integrazione massima del 50 per cento, successiva a monitoraggio), per esempio per un Istituto Superiore di 600 alunni, 27 classi e 50 docenti e 22 ATA in organico, corrisponde a soli 114 giorni di supplenza di un docente di scuola superiore a 18 ore di servizio;
il budget stabilito è meno della metà o addirittura di 1/3 di quanto spesso negli anni precedenti;
molte scuole, gin a gennaio, e la quasi totalità massimo entro marzo, esauriranno il budget previsto;
per far fronte a tale situazione le scuole sono costrette a trovare soluzioni varie: non nominare supplenti anche per lunghi periodi di assenza del titolare; non pagare gli oneri di legge sugli stipendi dei supplenti; non nominare mai, comunque, supplenti per il Personale ATA, con tutte le conseguenze del caso -:
se il Ministro sia consapevole di tale situazione in cui versano tutte le scuole;
con quali criteri siano stati stabiliti i parametri per il calcolo dei fondi per le supplenze brevi, visto che risultano, nell'assoluta totalità dei casi, inadeguati a garantire il rispetto del diritto all'istruzione;
se a fronte di necessità ineludibili (ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 448 del 2001), adeguatamente monitorate, sarà comunque assicurata, come per il passato, la copertura delle relative maggiori spese;
come dovrà essere garantito il diritto all'istruzione degli studenti, se il budget previsto dovesse essere considerato tassativo.
(3-00414)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come testimoniato dai giornali nazionali e soprattutto locali, negli ultimi mesi è emerso che molti istituti scolastici versano in una situazione di grave difficoltà finanziaria;
nella provincia di Parma in particolare molti istituti scolastici, soprattutto le scuole dell'infanzia e primarie, corrono il rischio di dover bloccare l'attività didattica, poiché la mancanza di liquidità impedisce di pagare gli insegnanti supplenti che hanno prestato servizio o che sono attualmente impegnati, avviare i corsi di recupero e saldare le spese per le utenze e gli appalti di pulizia oltre che per le forniture di materiale didattico;
per evitare l'interruzione del pubblico servizio i dirigenti scolastici, considerati i ridotti finanziamenti ministeriali e il conseguente sforamento sistematico del budget assegnato per i contratti di supplenza a breve, hanno dovuto disporre in via eccezionale e per assolute ragioni di urgenza la copertura finanziaria dei contratti stipulati, utilizzando temporaneamente

fondi propri, amministrativi e didattici, rallentando e condizionando di fatto l'azione progettuale dell'istituto;
le motivazioni di tale sofferenza finanziaria risiedono nei tagli e sottofinanziamenti relativi alle leggi finanziarie varate dal Governo Berlusconi nel periodo 2002-2006, le cui previsioni hanno decurtato il 72,6 per cento dei fondi per gli esami di Stato (cioè 106,4 milioni), il 40,6 per cento dei fondi per le supplenze brevi (pari a 494,4 milioni) e il 53 per cento dei fondi per il funzionamento amministrativo e didattico (vale a dire 159,8 milioni). Un monitoraggio svolto nel 2007 ha registrato debiti accumulati dalle istituzioni scolastiche per oltre un miliardo di euro, accumulati per far fronte a spese fisse e incomprimibili, quali supplenze e utenze;
per ovviare a questa situazione, nella precedente legislatura il Governo Prodi ha assunto iniziative di carattere straordinario, quali il recupero di fondi giacenti sulle contabilità speciali, e provvedimenti strutturali come l'esenzione del pagamento della tarsu, il pagamento a carico del Ministero delle supplenze per maternità e il reperimento delle risorse per il pagamento delle commissioni per gli esami di Stato, anche per gli anni precedenti;
questi provvedimenti, insieme a risorse aggiuntive per 342 milioni di euro (stanziate nell'ambito del riparto dell'extra-gettito con la legge n. 127 del 2007, di conversione del decreto-legge n. 81 del 2007), di cui 180 milioni di euro destinati al finanziamento delle supplenze brevi del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliare, hanno riportato per l'anno 2007 il rapporto tra fabbisogno e finanziamenti reali in una situazione di sostanziale equilibrio;
nel corso del 2008, le scuole hanno rilevato un rallentamento delle erogazioni di cassa che fanno temere il ritorno al precedente stato di instabilità poiché già si registra uno scostamento ulteriore tra previsioni di entrate ed erogazioni effettive, che va a sommarsi ai residui attivi accumulati dal 2002 al 2006 dalle istituzioni scolastiche;
negli ultimi tempi, ad aggravare la situazione di sofferenza finanziaria incidono le spese che le scuole devono affrontare per le visite fiscali che il decreto 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha reso obbligatorie anche per un solo giorno di assenza (in media una visita fiscale costa dai 36 ai 50 euro) e per la predisposizione dei corsi di recupero per gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, i cui finanziamenti si sono drasticamente ridotti a soli 58 milioni di euro per l'anno 2009, a fronte dei 288 previsti per l'anno scolastico 2007/2008 e per tutto il 2008;
a fronte di un credito complessivo vantato da tutte le scuole italiane di 560 milioni di euro, di cui una quota consistente in capo alle scuole dell'Emilia-Romagna, il Governo ha dato una risposta del tutto insufficiente stanziando nel decreto legge n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, 200 milioni di euro a cui si aggiunge la scelta gravissima, assunta con la finanziaria 2009, di ridurre di ben 50 milioni proprio il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche;
ancora non è stato risolto il problema del mancato finanziamento del MIUR delle spese relative alla tarsu per gli anni precedenti il 2008 -:
come intenda il Ministro interrogato procedere per consentire agli istituti scolastici, l'accertamento formale dei residui attivi, la regolarizzazione dei bilanci e l'accesso ad anticipazioni di cassa da parte degli istituti di credito, e come intenda garantire per l'anno in corso la corrispondenza tra previsioni accertate in base a norme di legge e disposizioni ministeriali ed entrate effettive, in modo che venga risolta la situazione richiamata in premessa, che sta determinando gravissime difficoltà di funzionamento agli istituti e sta compromettendo l'immagine della scuola di fronte alle famiglie e all'opinione pubblica.
(5-01088)

MARIANI, GHIZZONI, POLI, DE PASQUALE, DE TORRE e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in occasione del Vertice G8 di La Maddalena, la Presidenza del Consiglio ha organizzato una serie di iniziative preparatorie, secondo un calendario di incontri che riguarderanno temi specifici quali affari esteri, finanze, commercio, giustizia, sicurezza e ambiente;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca aveva il compito di organizzare un incontro tra Ministri appositamente dedicato a «Scienza e Tecnologia»;
la sede del suddetto incontro è stata individuata in un primo momento nella città di Lucca e si è definito come data per l'iniziativa il mese di giugno 2009, così come affermato pubblicamente ed ufficialmente alle istituzioni locali da rappresentanti del Governo, anche alla luce del prestigio che la città ed i suoi beni paesaggistici, storico-culturali avevano già ampiamente dato lustro al vertice italo-francese del 2005;
si apprende invece dalla stampa e dalla visione del sito ufficiale della Presidenza del Consiglio aggiornato al 19 febbraio l'avvenuto spostamento dell'iniziativa da Lucca (come indicato dal sito ufficiale del G8 aggiornato al 22 gennaio) alla località di Lesino (Milano) -:
quali siano state le reali motivazioni che hanno portato l'organizzazione del G8 a trasferire la sede della manifestazione dedicata a «Scienza e tecnologia» presso la località di Lesino dopo le avvenute comunicazioni ufficiali del Ministero dell'istruzione alle istituzioni locali della scelta della città di Lucca, ampiamente documentate dalle note di stampa del luglio e novembre 2008;
a quali caratteristiche risponda la località prescelta che non fossero riconoscibili nella città di Lucca;
se vi siano ancora margini per dare seguito a quanto più volte dichiarato ufficialmente, e ricondurre presso la città di Lucca la sede del vertice, data l'assenza, ad oggi, di una definitiva ed ufficiale comunicazione alle istituzioni locali del trasferimento, data la penalizzazione incomprensibile per un annuncio dato e non mantenuto, dato che l'avvio della macchina organizzativa c'era già stato e che le aspettative di istituzioni e categorie economiche nella situazione di generale crisi finanziaria nei confronti di tale evento sono gravemente compromesse.
(5-01092)

GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 297 del 1994, all'articolo 200, comma 10, (recante «Tasse scolastiche e casi di dispensa») prevede la dispensa dal pagamento delle tasse scolastiche per «gli studenti stranieri che si iscrivano negli istituti e scuole statali ed i figli di cittadini italiani residenti all'estero che vengano a compiere i loro studi in Italia»;
il suddetto comma specifica altresì che «per gli studenti stranieri la dispensa è concessa a condizioni di reciprocità»;
gli studenti stranieri, in virtù del disposto dell'articolo 200, comma 10, rientrano nelle «categorie speciali», di cui fanno parte «i ciechi civili, i figli di cittadini italiani residenti all'estero, orfani di guerra o di caduti per causa di servizio o lavoro, figli di mutilati o invalidi per servizio o lavoro»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 e successive modificazioni «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286» all'articolo 1, comma 1, recita che «ai fini dell'accertamento della condizione di reciprocità, nei casi previsti dal testo

unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione (...) il Ministero degli affari esteri, a richiesta, comunica ai notai ed ai responsabili dei procedimenti amministrativi che ammettono gli stranieri al godimento dei diritti in materia civile i dati relativi alle verifiche del godimento dei diritti in questione da parte dei cittadini italiani nei Paesi d'origine dei suddetti stranieri»;
il comma 2 del medesimo articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 non richiede invece «l'accertamento» in parola per «i cittadini stranieri titolari della carta di soggiorno di cui all'articolo 9 del testo unico, nonché per i cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato o di lavoro autonomo, per l'esercizio di un'impresa individuale, per motivi di famiglia, per motivi umanitari e per motivi di studio, e per i relativi familiari in regola con il soggiorno»;
l'iscrizione scolastica dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado avviene, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 349 del 1999, articolo 45, «nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani» -:
se non ritenga opportuno verificare, attraverso le competenti gerarchie, che le scuole di ogni ordine e grado si attengano scrupolosamente al dettato dell'articolo 200 comma 10, del decreto legislativo n. 297 del 1994, onde evitare che l'esonero dal pagamento delle tasse favorisca indistintamente tutti gli studenti stranieri, che non rientrano nella fattispecie indicata dal predetto articolo di legge;
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga infine opportuno intervenire per accertare in base a quali criteri sia determinato il principio di «reciprocità» per l'iscrizione degli studenti stranieri nelle «categorie speciali» degli aventi diritto all'esonero delle tasse, anche al fine di evitare discriminazioni nei confronti degli studenti italiani.
(5-01095)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIVELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ci sono ancora studenti di Ingegneria che conseguiranno la laurea secondo il vecchio ordinamento per i quali l'articolo 1, comma 6, del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, convertito in legge con modificazioni dalla Legge 26 febbraio 2007, n.17, ha previsto un periodo transitorio che scadrà il 31 dicembre 2009;
alla scadenza di questo periodo transitorio ci sarà l'equiparazione tra laureati secondo il vecchio ordinamento e quelli secondo il nuovo ordinamento benché i primi, come è facile rilevare, seguano un percorso didattico decisamente differente;
non tutti gli studenti di Ingegneria del vecchio ordinamento - che secondo i dati del MIUR sono circa 15 mila - riusciranno a sostenere l'esame per l'accesso all'albo prima della scadenza del periodo transitorio;
sono state presentate quattro petizioni popolari, con allegate oltre 54mila firme, che hanno dato come risultato le varie proroghe al periodo transitorio riconoscendo, come principio, la necessità di garantire a tutti coloro che si sarebbero laureati con il vecchio ordinamento di sostenere il relativo esame di stato secondo l'ordinamento previgente al decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328 («Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti»);
la Camera dei Deputati, nella seduta del 30 gennaio 2007, in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 300 del 2006, con l'Ordine del giorno n. 9/2114/9 impegnò il Governo a monitorare la situazione e a valutare, eventualmente, la necessità di adottare opportune iniziative;
è ben noto che, nonostante la durata legale del corso di laurea in ingegneria sia

di cinque anni, molto spesso per svariati motivi un numero significativo di studenti completa il corso di laurea in un periodo di gran lunga superiore -:
se ritenga opportuno intervenire in modo da prorogare la scadenza del periodo transitorio oggi prevista in modo da consentire a tutti gli studenti che conseguiranno la laurea in ingegneria secondo il vecchio ordinamento di sostenere l'esame di stato, così come previsto prima del decreto del Presidente della Repubblica 328/2001.
(4-02425)

DIVELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 1978, al fine di formare figure professionali dell'area tecnica assistenziale nel settore della sanità, con particolare riferimento alla branca dell'odontoiatria, l'Università degli Studi di Bari istituì la prima Scuola Universitaria in Igiene Dentale, più tardi convertita in corso di Laurea in Igiene Dentale;
per Igienista Dentale si intende l'operatore sanitario dell'area tecnico-assistenziale in possesso del titolo universitario abilitante conseguito ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legge n. 502 del 1992, e successive modificazioni, al quale è concesso svolgere compiti relativi alla prevenzione delle affezioni oro-dentali;
il decreto ministeriale 15 marzo 1999, n. 137, e successive modificazioni, ha individuato i compiti della figura professionale dell'Igienista Dentale:
collaborare alla compilazione della cartella clinica odontostomatologica;
provvedere all'attività di educazione sanitaria dentale, all'ablazione del tartaro e alla levigatura delle radici, all'applicazione topica dei vari mezzi profilattici, all'istruzione sulle varie metodiche di igiene orale e sull'uso dei mezzi diagnostici idonei ad evidenziare la placca batterica;
motivare il paziente ad effettuare controlli periodici e indica le norme di una alimentazione razionale ai fini della salute dentale;
il percorso curriculare per il conseguimento del titolo e dell'abilitazione alla professione di Igienista Dentale comprende lo studio della fisica medica, della chimica, della biochimica, dell'istologia, dell'anatomia, e di molte altre discipline comuni al percorso di studi per il conseguimento delle Lauree in Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria;
l'interrogante è venuto a conoscenza del fatto che talune scuole private nazionali specializzate in formazione professionale propongono corsi per formare una figura professionale, quella di «assistente alla poltrona odontoiatrica», che però non figura tra quelle riconosciute dal Ministero della salute e i cui compiti - secondo le pubblicità di tali corsi che compaiono anche su Internet - sarebbero: accogliere i pazienti, aggiornare le cartelle cliniche, preparare il materiale, assistere l'odontoiatra durante le sedute e istruire i pazienti con riferimento alle raccomandazioni da osservarsi nelle ore successive ai trattamenti ai quali sono stati sottoposti;
appare quantomeno assurdo che talune scuole private acconsentano la partecipazione a detti corsi anche a minori che, pur in possesso del solo diploma di scuola secondaria di primo grado, dovrebbero quindi studiare discipline quali l'anatomia e la fisiologia del cavo orale e altre discipline il cui apprendimento richiederebbe il possesso di una preparazione e forma mentis ben più approfondita;
altro obiettivo del corso sopra menzionato, si legge, è conferire le conoscenze teorico-pratiche di base che permettono di assistere con competenza l'odontoiatra in tutte le attività di studio;
una promozione del genere alimenta false attese ed aspettative in chi aderisca o pensi di aderire ai corsi sopra menzionati poiché erroneamente indotto a credere di poter svolgere una professione

sanitaria, e il precisare, da parte degli organizzatori di detti corsi di formazione professionale, che l'assistente non può compiere atti terapeutici in bocca se non in caso di necessità e sotto rigorosa sorveglianza medica è insufficiente -:
se i Ministri interrogati, al fine di scongiurare il rischio che tanti giovani si espongano economicamente iscrivendosi ai sopra menzionati corsi nell'errata convinzione di conseguire un titolo abilitante all'esercizio di una professione sanitaria, non ritengano necessario ed urgente avviare un'azione di monitoraggio tesa ad accertare che specifici corsi di formazione professionale proposti dalle scuole private siano riferiti a professioni legalmente riconosciute dallo Stato;
se ai Ministri interrogati consti che le Regioni abbiano in passato riconosciuto la validità dei titoli di assistente alla poltrona odontoiatrica rilasciati dalle scuole private di formazione professionale o abbiano per detti corsi concesso contributi e/o patrocini;
se ai Ministri interrogati risulti che nell'ambito delle iniziative Comunitarie siano stati promossi, patrocinati e finanziati progetti per la formazione professionale per assistente alla poltrona odontoiatrica;
se ai Ministri interrogati consti che, nell'ambito delle autonomie e competenze trasferite alle Regioni e alle Province, alcune di esse abbiano già riconosciuto dignità professionale alla qualifica di assistente alla poltrona odontoiatrica e bandito concorsi per l'assunzione di dette figure professionali nell'organico di Presidi Sanitari Pubblici;
se ai Ministri interrogati risultino essere all'esame proposte tese a riconoscere una qualsivoglia dignità professionale nell'ambito delle professioni sanitarie a quanti sono in possesso del titolo di assistente alla poltrona odontoiatrica.
(4-02429)

DE POLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 137 del 1o settembre 2008, convertito dalla legge n. 169 del 30 ottobre 2008 il sistema scolastico è interessato in maniera significativa ad un ridimensionamento in termini di attribuzione di risorse umane;
infatti, a livello nazionale è in fase di deliberazione la distribuzione del numero degli insegnanti da assegnare a ciascuna regione;
sono più di mille le classi a tempo lungo che in Veneto rischiano di sparire il prossimo settembre con l'avvio del nuovo anno scolastico;
la scuola veneta, soprattutto quella primaria, figura ai primi posti nella classifica europea per la qualità dell'insegnamento e della preparazione dei ragazzi;
di questo migliaio di classi a tempo lungo, più della metà, circa 550, sono presenti nella provincia di Padova, e di queste 149 si trovano nel capoluogo;
eccezioni del genere non sono presenti in nessun altra provincia d'Italia. I Veneti, ma gli italiani in generale, usufruiscono del tempo lungo perché la maggioranza delle famiglie i cui figli frequentano la scuola primaria è rappresentato da nuclei in cui entrambi i genitori lavorano, per cui l'assenza del tempo lungo creerebbe il problema dell'affidamento dei bambini, senza contare la perdita di qualità dell'istruzione e della formazione;
solo nella provincia di Padova le attese relative al mantenimento del tempo lungo riguardano ben 12.000 famiglie;
la regione Veneto si è sempre dimostrata virtuosa. Infatti nonostante il numero ridotto di plessi gestiti a tempo pieno, le dirigenze scolastiche sono state in grado di assicurare importanti servizi a favore delle famiglie con l'organizzazione del tempo lungo;

è necessario che la distribuzione degli insegnanti a livello nazionale tenga conto degli squilibri tra regione e regione;
inoltre nella regione Veneto negli ultimi anni si è assistito ad un trend in crescita di nuovi nati anche per effetto delle famiglie di immigrati a cui non è corrisposto un aumento del corpo docente -:
se e come il Ministro della pubblica istruzione intenda assicurare alla regione Veneto un numero adeguato di docenti, in maniera tale da garantire il tempo lungo, a tutte le famiglie che nel passato hanno beneficiato di questo servizio e che ora, ne confermino la richiesta.
(4-02437)

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da un'inchiesta di Raitre è emerso che in alcuni istituti della Regione Campania vengono rilasciati diplomi di maturità soltanto dietro lauto compenso;
in questi istituti circa 120 diplomati ogni anno pagano euro 4.500 per sostenere l'esame di Stato e conseguire il relativo diploma di maturità, senza aver frequentato lezioni o aver sostenuto le verifiche necessarie per la compilazione degli scrutini di fine semestre;
accanto ai suddetti istituti, denominati «diplomifici», vi è un'università telematica i cui programmi di studio sono ridotti ad un terzo di quelli previsti dalle università statali, ed una laurea costa euro 7.900;
in queste tipologie di istituti, complice soprattutto il dirigente scolastico, i docenti non godono dei diritti e dei doveri di qualsiasi altro educatore inserito in contesti pubblici o privati di maggiore liceità, visto che non sono tenuti soltanto ad essere presenti in classe, senza svolgere alcuna attività educativa -:
se il Ministro intenda intraprendere adeguate misure disciplinari nei confronti dei dirigenti scolastici degli istituti superiori ed universitari campani menzionati nell'inchiesta di Raitre;
quali provvedimenti urgenti il Ministro voglia adottare al fine di regolamentare e di porre in un lecito assetto tali istituzioni educative.
(4-02456)

VERSACE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Tar di Reggio Calabria con sentenza n. 51 del 2009 ha annullato il decreto del rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria, n. 662 del 5 novembre 2003, con il quale erano stati approvati gli atti relativi alla procedura di valutazione comparativa per la copertura di un posto di professore di prima fascia per il Settore Scientifico Disciplinare ICAR/18 (Storia dell'Architettura) presso la Facoltà di Architettura;
dalle motivazioni della sentenza sono emersi vizi della procedura selettiva; in particolare è stata accertata l'attiva partecipazione del preside pro tempore della facoltà di Architettura, Prof. Giovannini, nell'individuazione del Presidente della Commissione giudicatrice del concorso, nonostante l'obbligo di astensione derivante dagli stretti vincoli di parentela che lo legavano ad uno dei concorrenti, la moglie professoressa Antonella Greco; e ancora la modestia dei titoli e del materiale scientifico prodotto dal candidato-vincitore rispetto a quelli di molti altri concorrenti;
il vincitore del concorso contestato avanti al Tar, risulta occupare, oggi, presso l'Università La Sapienza di Roma, posizione analoga a quella per la quale aveva concorso all'università di Reggio Calabria;
tale grave situazione nell'ambito dell'Ateneo reggino si accompagna a voci ricorrenti e sempre più numerose circa una serie di ulteriori irregolarità di natura finanziaria, asseritamente frutto di gestione non corretta;

l'elezione dell'attuale Rettore dell'Ateneo reggino, avvenuta nel periodo giugno-luglio 2006, è stata oggetto di gravi controversie e contestazioni attualmente alla cognizione del Consiglio di Stato presso cui risulta pendente il relativo ricorso (4869/08 R.G.) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno acquisire elementi informativi sul corretto andamento delle procedure concorsuali per l'assegnazione delle cattedre, ma anche sulla trasparenza della gestione finanziaria delle risorse dell'Università reggina e quali iniziative intenda assumere ove i fatti denunciati risultino rispondere al vero.
(4-02475)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

VITALI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'incentivazione della prescrizione all'uso di farmaci generici, con principio attivo scaduto, rappresenta una strategia di contenimento dei costi farmaceutici a carico del Servizio sanitario nazionale;
attualmente la spesa a carico del SSN riferita a farmaci a base di omega 3 (farmaco indicato nella prevenzione secondaria dell'infarto ed in grado di ridurre il tasso ematico di trigliceridi) risulterebbe di circa 85 milioni euro annui;
l'immissione in commercio di farmaci generici a base di omega 3 genererebbe un risparmio per il SSN di circa 25 milioni di euro annui, pari al 30 per cento dell'attuale esborso annuale;
in data 27 maggio 2005 furono presentate, all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), le domande di autorizzazione all'immissione in commercio per 4 specialità gemelle, 2 a nome Promedica e 2 a nome MasterPharma (società del gruppo Chiesi);
nel settembre 2005, la Commissione tecnico-scientifica (CTS) espresse parere favorevole circa l'autorizzazione all'immissione in commercio dei prodotti;
nella riunione dell'8/9 maggio 2007, la Commissione tecnico-scientifica approvò il prezzo al pubblico di euro 16,89 (-23 per cento rispetto al farmaco di riferimento che rappresenta un risparmio per il sistema sanitario nazionale di circa 25-30 milioni di euro all'anno);
l'AIFA ufficialmente dichiarò di attendere la decisione del Tribunale di Roma, relativa ad un procedimento di violazione della proprietà intellettuale, promosso dalla ditta norvegese Pronova nei confronti della Chiesi;
la decisione del Tribunale di Roma si è avuta il 7 agosto 2008 con il rigetto del ricorso;
nella riunione dell'undici novembre 2008 la CTS, anziché emettere decreto di autorizzazione dei prodotti in questione ha disposto l'intervento di un esperto brevettuale per interpretare la sentenza del tribunale di Roma;
il risultato sfavorevole della sentenza ha fatto dunque escogitare un cavillo giuridico: il prodotto sarebbe «diverso» da quello prodotto dalla Chiesi e quindi l'AIFA non avrebbe dovuto concedere la registrazione come prodotto bio-equivalente;
nella sostanza, il prodotto della Chiesi non è in contraffazione (cavillo utilizzato per tener fermo il decreto per la AIC) perché è diverso chimicamente da quello della Pronova ma sostanzialmente e biologicamente identico;
non ha sbagliato quindi la CTS quando due anni fa concesse alla Chiesi l'autorizzazione come specialità «generica» e sbaglia invece oggi perché ritarda surrettiziamente la concessione del decreto,

impedendo alla unità di risparmiare 25 milioni di euro all'anno -:
quali azioni il Ministro intenda porre in essere al fine di verificare le ragioni del diniego da parte dell'AIFA dell'autorizzazione all'ammissione in commercio dei farmaci generici a base omega 3, nella consapevolezza che tale inerzia comporta costi ingiustificati presso il SSN e comunque non offre ai medici e agli assistiti la possibilità di scegliere tra farmaci equivalenti.
(3-00415)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
presso i comuni di Marsala, Castellammare del Golfo, Alcamo e Valderice, prestano la propria attività lavorativa 151 unità lavorative, di cui al decreto legislativo n. 468 del 1997 e decreto legislativo n. 81 del 2000, ricadenti sul fondo nazionale per l'occupazione e i cui contratti sono scaduti nei mesi di giugno e dicembre 2008;
i lavoratori di cui sopra sono fuoriusciti dal bacino dei lavori socialmente utili beneficiando dei contributi previsti dalla legislazione di settore e che, di fatto, garantiscono il funzionamento di servizi essenziali erogati dai comuni in oggetto;
in data 14 ottobre 2008, presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, si è tenuto un incontro tra rappresentanti dell'Assessorato regionale al lavoro e il Sottosegretario di Stato con delega in materia;
in tale riunione è emerso che per la prosecuzione dei suddetti rapporti di lavoro è necessario stipulare specifica convenzione tra il Ministero del lavoro e l'assessorato regionale al lavoro, prevedendo, nella stessa, la possibilità di prorogare i contratti de quo incrementando la quota da trasferire alla Regione siciliana per fronteggiare le emergenze occupazionali riguardanti i 151 soggetti già appartenenti al bacino dei lavoratori socialmente utili finanziati con oneri a carico del Fondo nazionale per l'occupazione, in servizio presso i comuni di Alcamo, Castellammare del Golfo, Marsala e Valderice;
è evidente che quanto stabilito mira a porre in essere incentivi all'occupazione per il finanziamento di misure aggiuntive di stabilizzazione e di politica attiva del lavoro e per il sostegno delle situazioni di maggiore difficoltà, come i casi in questione;
è necessario assicurare certezza. Ogni ulteriore ritardo comporta disservizi per migliaia di cittadini ed eventuali problemi di ordine pubblico per l'acuirsi di reali preoccupazioni da parte dei lavoratori e delle loro famiglie dovute al rischio della perdita del lavoro, se pur esso precario;
sono prossime le scadenze delle proroghe operate dalle amministrazioni comunali di cui sopra e nessuno degli enti locali interessati è in grado di reperire risorse finanziarie per porne in essere di ulteriori;
dalla risposta scritta recante prot. 240/Gab. del 22 gennaio 2009 - fornita dall'Assessore al lavoro, previdenza sociale, formazione professionale, emigrazione ed immigrazione della regione Sicilia, alla interrogazione parlamentare n. 0189 del 23 ottobre 2008 presentata dall'onorevole Camillo Oddo all'Assemblea regionale - emerge che la convenzione tra il Ministero del lavoro e l'Assessorato regionale al lavoro firmata in data 15 gennaio 2009, è risolutiva della delicata problematica;
risulta tuttavia non essere stato inserito alcun specifico riferimento alle emergenze occupazionali riguardanti i 151 soggetti de quo, né si evince uno specifico incremento della quota da trasferire alla Regione siciliana per misure aggiuntive di stabilizzazione e di politica attiva del lavoro -:
se non ritenga doveroso porre in essere con immediatezza tutti i passaggi utili

per riparare a tale incresciosa situazione, integrando la convenzione del 15 gennaio 2009 inserendo le emergenze occupazionali rappresentate dai 151 soggetti in oggetto e operando il necessario incremento finanziario, così come stabilito nell'incontro tenutosi presso il Ministero del lavoro in data 14 ottobre 2008.
(5-01089)

ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di circa 20 pazienti affetti da Miastenia Gravis (MG), la Neuropatia Motoria Multifocale (NMM) e la poliradicoloneuropatia infiammatoria cronica (CIDP) hanno scritto lo scorso mese di novembre al Sottosegretario di Stato Prof. Ferruccio Fazio per chiedere la cortesia di un colloquio, mai concesso, al fine di esporgli la grave situazione che si è venuta a creare in seguito al provvedimento dell'Aifa di fine luglio che ha modificato la scheda tecnica delle immonuglobuline umane (IgEV) e ha escluso la Miastenia Gravis (MG), la Neuropatia Motoria Multifocale (NMM) e la poliradicoloneuropatia infiammatoria cronica (CIDP) dalle indicazioni terapeutiche delle IgEV riservandone le indicazioni in una nota nel paragrafo relativo alla farmacodinamica;
tale disposizione infatti ha creato una situazione di grave discriminazione sul territorio nazionale poiché vi sono casi, come quelli dell'Ospedale Sant'Eugenio di Roma, in cui, a differenza di altri nosocomi che forniscono i farmaci in questione perché si trovano probabilmente in una miglior situazione di gestione sanitaria, viene rifiutata la terapia IgEV lasciando le persone affette da queste rare patologie e refrattarie ad altri farmaci senza alternative di cura con un conseguente e progressivo aggravamento delle condizioni cliniche che ha causato anche ricoveri d'urgenza in rianimazione o ricovero d'urgenza per plasmaferesi;
nonostante si tratti di malattie rare per le quali la ricerca scientifica ha difficoltà a raggiungere sufficienti prove di evidenza e di efficacia visto l'esiguo numero di pazienti su scala mondiale, esiste tuttavia numerosa e recente letteratura scientifica, nazionale ed internazionale, che conferma il miglioramento ed il controllo di tali malattie con trattamento IgEV -:
se risponda al vero quanto sopra riportato;
quali siano le ragioni per cui sono state escluse la Miastenia Gravis (MG), la Neuropatia Motoria Multifocale (NMM) e la poliradicoloneuropatia infiammatoria cronica (CIDP) dalle indicazioni terapeutiche delle IgEV riservandone le indicazioni in una nota nel paragrafo relativo alla farmacodinamica;
se non ritenga il Ministro di reinserire le summenzionate patologie tra quelle aventi diritto al trattamento terapeutico delle IgEV.
(5-01098)

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLAIS e MAZZARELLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal mese di settembre 2008 lo stabilimento Fiat «G.B. Vico» di Pomigliano d'Arco ricorre all'istituto assistenziale della cassa integrazione guadagni ordinaria per i lavoratori ivi impiegati;
la crisi dello stabilimento Fiat «G.B. Vico» di Pomigliano d'Arco è aggravata dagli effetti della grave crisi economica globale che si è abbattuta con particolare intensità sociale sul settore della produzione automobilistica, ma assume in questa specifica realtà aziendale connotati particolarmente allarmanti in ordine alla missione produttiva finora legata all'assemblaggio di modelli di autovetture ormai da considerare a fine percorso produttivo stante la loro immissione sul mercato da ormai diversi anni;

i provvedimenti sino ad oggi adottati dal Governo, tesi a fronteggiare la crisi del comparto automobilistico, non hanno prodotto alcun risultato riscontrabile perché non mirati alla produzione di autovetture di alta gamma e non eco-compatibili, attualmente prodotte nel sito in oggetto;
i lavoratori impiegati presso lo stabilimento hanno integralmente sostenuto il piano straordinario presentato a fine 2007 dall'Amministratore delegato della Fiat di rilancio industriale e di profonda riconversione culturale che ha coinvolto l'intera popolazione attiva sul sito per un totale di 6 mila persone, consentendo all'azienda di poter scommettere su una manodopera aggiornata e pronta ad affrontare le esigenze di rilancio della produttività;
lo stabilimento Fiat «G.B. Vico» di Pomigliano d'Arco è stato interessato in questi anni da un forte rinnovamento delle sue maestranze, potendo contare sulla manodopera più giovane per il gruppo Fiat in Italia, presupposto fondamentale per il rilancio della sua mission produttiva sul mercato nazionale ed internazionale che, tuttavia, sembra non emergere in maniera definitiva;
il protrarsi del ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria per i lavoratori dello stabilimento ha determinato un acuirsi della tensione e del conflitto sociale in mancanza di risposte certe da parte del management aziendale;
la crisi aziendale, colpendo 5000 lavoratori diretti ed almeno altri 10000 addetti dell'indotto che ruota intorno all'economia collegata allo stabilimento, è destinata a generare un effetto deprimente per l'intero sistema produttivo dell'ampio territorio interessato -:
quali azioni immediate ed urgenti il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda intraprendere al fine di determinare con le parti sociali ed il management aziendale una rapida fuoriuscita dallo stato di emergenza attuale ed uno stabile rilancio della missione produttiva dello stabilimento «G.B. Vico» di Pomigliano d'Arco teso a consolidare la posizione lavorativa di tutti i lavoratori interessati.
(4-02433)

NASTRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
di recente abbiamo assistito ad una preoccupante escalation del numero di casi di meningite, alcuni dei quali con conseguenze letali per i soggetti colpiti;
l'infezione ha colpito persone residenti su tutto il territorio nazionale e questo ha generato grande allarme nella popolazione;
la meningite è un'infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, assai contagiosa nella fase acuta e nei giorni precedenti l'esordio e in Italia sono circa 900 ogni anno i casi di meningite batterica, la forma più pericolosa;
si tratta di una malattia grave ma curabile nella maggioranza dei casi, per cui è importante una diagnosi tempestiva;
dal 1996 è attivo nel nostro Paese un sistema di sorveglianza - coordinato dall'Istituto superiore di sanità - inizialmente dedicato alle meningiti batteriche ma che negli anni successivi si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo -:
quali iniziative intenda predisporre al fine di potenziare l'azione di sorveglianza sulla malattia affidata all'Istituto superiore di sanità e come intenda migliorare il coordinamento e l'armonizzazione delle attività delle autorità sanitarie regionali, in particolare per quanto riguarda la prevenzione e la diffusione presso la popolazione di maggior informazioni possibili sulla malattia.
(4-02434)

RUGGERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 16 febbraio 2009 centinaia di pensionati leccesi, recandosi presso l'Istituto di previdenza Inpdap, hanno avuto la sgradita sorpresa di vedersi decurtate le rispettive pensioni di quasi il 70 per cento dell'importo mensile spettante;
l'Inpdap - sede provinciale di Lecce - ha motivato questa situazione allarmante con il mancato invio della comunicazione relativa alle detrazioni dell'anno 2008 da parte dei predetti pensionati, nel termine assegnato con apposita circolare trasmessa al domicilio degli stessi;
numerosi pensionati sono in grado di documentare che tale comunicazione è stata dai medesimi ritualmente trasmessa agli uffici competenti dell'istituto;
molti altri hanno affermato con forza di non aver ricevuto, tramite posta, la predetta circolare al proprio domicilio e di essere in grado di provare tale circostanza;
l'Inpdap ha precisato di aver comunque riconosciuto ai pensionati un importo minimo sociale;
tale importo minimo sociale, per molti di essi, come detto, è pari circa ad un terzo dell'importo spettante;
le migliaia di pensionati interessati da tale grave ed ingiusta decurtazione, hanno contestato pubblicamente e legittimamente il fatto di non essere stati preventivamente informati dall'istituto di tale decisione, ritenuta pertanto arbitraria e pregiudizievole;
molti dei pensionati soggetti a tale decurtazione hanno rappresentato anche agli organi di informazione locale di non riuscire a comprendere fino in fondo le ragioni di questa decisione dell'istituto;
molti di loro hanno, inoltre, con estrema dignità, rappresentato problemi di tenuta del bilancio familiare, evidenziando forti preoccupazioni sul non riuscire a sostenere in alcun modo i costi mensili delle rispettive famiglie;
l'istituto, a opinione unanime, aveva comunque il dovere di informazione preventiva agli interessati, in ordine alle decisioni di procedere a tali decurtazioni e avrebbe potuto, in ogni caso, valutare forme di rateizzazione;
la situazione su esposta sta creando in città, per le ragioni su esposte, un generalizzato allarme anche di carattere sociale -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se non ritenga necessario avviare le opportune iniziative, al fine di porre rimedio a tale situazione.
(4-02436)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione della droga è in costante aumento a Bergamo, tanto che per monitorare l'andamento dello spaccio in città è stata redatta una mappa delle vie più colpite dal fenomeno, arricchita di indicazioni precise su orari dei movimenti anomali ed esercizi pubblici a rischio;
i giovani che si avvicinano alle sostanze stupefacenti, iniziando a provare l'hashish, hanno un'età compresa fra i 14 ed i 18 anni, mentre fra i 18 ed i 30 domina il consumo di cocaina. Analogo incremento, sta avendo anche il consumo di eroina, usata, molto spesso da parte degli stessi consumatori di cocaina;
il «problema droga» sta diventano la principale causa di degrado in città, soprattutto nei borghi storici. Da varie indagini, risulta che la Circoscrizione più interessata dalla vendita di stupefacenti è la prima, ma anche negli altri quartieri è salito il livello di attenzione;
il mercato dello spaccio non viene monopolizzato da corpose organizzazioni criminali, ma dominato da cittadini maghrebini

che si riuniscono in piccoli gruppi, esercitando un controllo capillare sull'intero territorio;
come affermato dall'Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine, in casi di preoccupante crescita della domanda di richiesta di stupefacenti, la prevenzione è fondamentale, ed è necessario intervenire soprattutto sulle situazioni di disagio che rendono gli adolescenti più esposti -:
quali provvedimenti il Ministro intenda intraprendere per arginare il continuo flusso di richiesta ed offerta di sostanze stupefacenti, che sta degradando la vita sociale bergamasca;
quali misure intenda adottare il Ministro, in accordo con le strutture pubbliche e le forze dell'ordine di Bergamo, per prevenire la diffusione delle sostanze stupefacenti, soprattutto nelle frange più deboli della popolazione, quali minorenni o persone con forti problematiche sociali.
(4-02448)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in base alla legge 12 giugno 1984, n. 222, il legislatore ha rivisto la disciplina dell'invalidità pensionabile, sostituendo alla precedente nozione di capacità di guadagno la nozione di capacità di lavoro e prevedendo due eventi diversi che danno luogo, al loro verificarsi, a due prestazioni diverse: l'assegno di invalidità e la pensione di inabilità;
viene considerato inabile l'assicurato, il quale, a causa di infermità o di difetto fisico o mentale, si trovi nell'assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa;
la concessione della pensione di inabilità è subordinata alla cancellazione dagli elenchi anagrafici degli operai agricoli, dagli elenchi nominativi dei lavoratori autonomi e dagli albi professionali, alla rinuncia ai trattamenti a carico dell'assicurazione contro la disoccupazione ed ai trattamenti retributivi ovvero ad ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione;
in alcuni casi, il soggetto inabile vede certificata la propria condizione solo dopo un prolungato periodo di assenza dall'attività lavorativa, con conseguente impossibilità di versamento dei contributi previdenziali;
nella norma del 12 giugno 1984, n. 222, il legislatore non prevede la suddetta situazione, discriminando finanziariamente coloro i quali sono costretti ad abbandonare l'attività lavorativa, prima dell'accertamento delle proprie precarie condizioni di salute -:
quali misure il Ministro intenda intraprendere per chiarire la posizione dei soggetti inabili al lavoro che, non potendo versare la contribuzione previdenziale per gravi motivi di salute prima dell'accertamento del proprio status, non sono idonei a percepire la pensione di inabilità.
(4-02449)

NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
vi è forte allarme nelle aree rurali per il fatto che alcune ASL, sul territorio, stiano informando le imprese agricole sull'entità delle tariffe da pagare per i controlli ufficiali. Trattasi di controlli inerenti ai rischi sia per gli esseri umani sia gli animali e sono, in particolare, quelli «intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali»;
in effetti, con il decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 194, recante «Disciplina delle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali in attuazione del regolamento (CE) n. 882/2004», sono state individuate delle tariffe effettivamente uniformi, valide per tutto il territorio nazionale,

al fine di evitare eventuali problemi di disomogeneità nell'applicazione delle stesse a livello territoriale. Nel provvedimento sono pertanto fissate la tipologia e gli importi delle tariffe da porre a carico degli operatori dei settori interessati; i controlli sono effettuati dalle ASL, su animali e prodotti allevati o ottenuti e commercializzati da allevamenti o stabilimenti italiani e quelli sulle merci in importazione da Paesi terzi, di competenza degli Uffici periferici del Ministero (Posti di Ispezione Frontaliera - PIF e Uffici di sanità marittima aerea e frontiera (USMAF));
nel nostro paese oltre alle industrie agroalimentari che operano nei settori economici per i quali si effettuano i controlli ufficiali richiesti dalle norme suddette, esistono anche numerosi casi di imprese agricole che esercitano attività analoghe a quelle delle industrie o che svolgono processi da sottoporre a controlli, ma con consistenza economica e caratteristiche strutturali di gran lunga più contenute di quelle delle industrie. Tali imprese agricole osservano scrupolosi metodi di produzione e garantiscono da sempre alti livelli di sicurezza e di qualità, per esse andrebbero pertanto previste tariffe parametrate alla specificità delle loro dimensioni ed agli ulteriori ed autonomi sistemi di controllo che già adottano;
il Regolamento (CE) n. 882/2004, nelle proprie premesse, indica, tra l'altro, che «...per organizzare i controlli ufficiali dovrebbero essere disponibili adeguate risorse finanziarie. Le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero pertanto essere in grado di riscuotere tasse o diritti per coprire i costi sostenuti per i controlli ufficiali. In questo contesto, le autorità competenti degli Stati membri avranno la facoltà di stabilire le tasse e i diritti come importi forfettari basati sui costi sostenuti e tenendo conto della situazione specifica degli stabilimenti. Se si impongono tasse agli operatori, dovrebbero essere applicati principi comuni. È quindi opportuno stabilire i criteri per la fissazione dei livelli delle tasse di ispezione»;
l'Unione europea, con tale Regolamento, ha dimostrato di essere consapevole che esistono specificità ben determinate relativamente ai settori ed alle attività per cui le tasse per i controlli si sarebbero dovute applicare ed in tali circostanze ha previsto come principi generali per il finanziamento dei controlli ufficiali (articolo 26) che gli Stati membri garantiscono che per predisporre il personale e le altre risorse necessarie per i controlli ufficiali siano resi disponibili adeguati finanziamenti con ogni mezzo ritenuto appropriato, anche mediante imposizione fiscale generale o stabilendo diritti o tasse. In tale ambito si tiene pertanto conto del fatto che gli oneri possano essere consistenti e non si esclude che la fiscalità generale possa soddisfare l'esigenza della copertura degli stessi;
più nel dettaglio, al fine di evitare aggravi fiscali eccessivi per categorie produttive che al contrario necessitano di salvaguardie e di misure di favore, il Regolamento prevede che nel fissare le tasse gli Stati membri tengono conto dei seguenti elementi:
a) il tipo di azienda del settore interessata e i relativi fattori di rischio;
b) gli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva;
c) i metodi tradizionali impiegati per la produzione, il trattamento e la distribuzione di alimenti;
d) le esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico. Qualora, in considerazione dei sistemi dei controlli effettuati in proprio, e di rintracciamento attuati dalle aziende del settore dei mangimi e degli alimenti, nonché del livello di conformità rilevato durante lo svolgimento dei controlli ufficiali, per quanto riguarda un determinato tipo di mangime o alimento o di attività, i controlli ufficiali si effettuino con frequenza ridotta, oppure al fine di tenere conto dei criteri di cui alle lettere b), c) e d), gli Stati membri possono fissare la tassa per i

controlli ufficiali ad un livello inferiore all'importo minimo allo scopo previsto, a condizione che lo Stato membro interessato trasmetta alla Commissione una specifica relazione;

il decreto legislativo n. 194 del 2008 necessita di ulteriori decreti di attuazione soprattutto riguardo alle modalità tecniche di versamento delle tariffe per le quali sono previsti specifici provvedimenti sia ministeriali sia delle regioni ed in tali circostanze, affinché sulla materia vi sia una adeguata e corretta informazione delle imprese agricole, appare indispensabile un chiarimento, soprattutto da parte delle Regioni, sulle tipologie di attività produttive interessate dall'applicazione di tale norma, sull'eventuale collegamento tra entità della tariffa e rischio sanitario specifico per tipologia di azienda, sulla possibilità di prevedere un adeguamento delle tariffe per le imprese che necessitano di diversi controlli ufficiali nel medesimo stabilimento, che verrebbero fortemente penalizzate da questi processi e andrebbero incontro a pesanti difficoltà;
fatto salvo l'obbligo di garantire la sicurezza alimentare in ogni fase della catena agroalimentare, si ritiene anche opportuno analizzare l'impatto delle tariffe per i controlli ufficiali sulle imprese agricole e calibrare in maniera specifica l'applicazione del predetto decreto legislativo n. 194/2008 sul sistema rurale, soprattutto per evitare di correre il rischio di mettere in crisi settori come quello dei piccoli allevamenti, dell'allevamento di bestiame in aree svantaggiate o di montagna, quelli della produzione del miele, delle preparazioni gastronomiche, delle marmellate, ma anche le cantine e le aziende che commercializzano direttamente il latte crudo -:
quali iniziative urgenti intendano assumere al fine di evitare che l'applicazione delle tariffe per i controlli ufficiali fissate ai sensi del decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 194, possano mettere in crisi le imprese agricole allo scopo interessate e se in tale ambito non intendano prevedere misure più specifiche in loro favore come in maniera pertinente prevede il preordinante Regolamento (CE) n. 882/2004.
(4-02452)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001 riconosce al padre lavoratore il diritto al congedo di maternità ed il congedo di paternità, precisando però che l'applicazione dello stesso è lecita soltanto ai lavoratori dipendenti, mentre analogo diritto non viene riconosciuto ai padri liberi professionisti;
con la sentenza n. 385 del 14 ottobre 2005, la Corte costituzionale ha accolto la questione di legittimità sollevata da un padre, libero professionista, che, a seguito di un provvedimento di affidamento preadottivo, si è visto negare dall'Ente di previdenza dei periti industriali, a cui era iscritto, l'indennità di maternità per i primi tre mesi successivi all'arrivo in famiglia del bambino;
la Consulta, ha dichiarato incostituzionali gli articoli 70 e 72 del decreto legislativo n. 151 del 26 marzo 2001, per quanto concerne i padri liberi professionisti, stabilendo che anche il padre che svolge attività di libero professionista ed è affidatario in preadozione di un minore, potrà usufruire dell'indennità di maternità, in alternativa alla madre, in modo da poter completamente dedicarsi al bambino nella delicata fase di primo inserimento in famiglia;
le disposizioni previste dal decreto legislativo sopraccitato devono avere come fine la garanzia della completa assistenza da parte di entrambi i genitori nei confronti del bambino, soprattutto nella fase del suo inserimento nella famiglia. Al contrario, il non riconoscere il diritto del padre all'indennità costituisce un ostacolo alla presenza di entrambe le figure genitoriali;

tuttavia, nonostante la sentenza della Consulta, l'argomento in materia non è stato ancora fatto oggetto di norma. Pertanto i lavoratori liberi professionisti, che vedono negato il diritto all'indennità di maternità, possono far presente la propria situazione al tribunale competente soltanto tramite un legale rappresentante, che, a sua volta, farà appello alla sentenza in oggetto;
il senatore Valerio Carrara si era già fatto portavoce di questa necessità nella precedente legislatura, tramite l'atto recante numero 2-00233 -:
quali iniziative normative intenda adottare il Ministro in merito all'estensione dell'indennità di maternità ai padri liberi professionisti.
(4-02463)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è venuta alla ribalta della cronaca la storia di una signora di Vigevano intenzionata ad avere un figlio dal marito in coma, a causa di un tumore al cervello in stadio terminale. La struttura ospedaliera di Pavia, presso la quale è ricoverato, aveva inizialmente espresso parere negativo alla richiesta, dato che il paziente non è in grado di esprimere un valido consenso alla procedura, come richiesto dalla legge 40/2004 sulla fecondazione assistita;
la legge 19 febbraio 2004, n. 40, all'articolo 1 stabilisce: «Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito»;
l'articolo 4 sancisce: «Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità inspiegate documentate da atto medico nonché ai casi di sterilità o di infertilità da causa accertata e certificata da atto medico»;
il comma 3 dell'articolo 6 stabilisce: «La volontà di entrambi i soggetti di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è espressa per iscritto congiuntamente al medico responsabile della struttura, secondo modalità definite con decreto dei Ministri della giustizia e della salute»;
la Direzione sanitaria della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia ha risposto che la richiesta non poteva essere esaudita in quanto non finalizzata ad un trattamento diagnostico e/o terapeutico correlato alla gestione clinica del malato, ma si trattava di una richiesta personale da parte della signora. Inoltre, il centro di procreazione assistita del San Matteo ha ribadito che la normativa vigente impedisce l'uso di liquido seminale per inseminazione in situazioni diverse da coppia eterosessuale con problemi di sterilità, in grado si esprimere un consenso valido;
per aggirare gli ostacoli posti dalla struttura ospedaliera di Pavia, la signora intraprende la via legale: viene così nominato un tutore nella figura del padre. Il giudice tutelare, ascoltate tutte le testimonianze, dà il via libera alla procedura e, di conseguenza, anche l'ospedale pavese sblocca la questione;
il professor Severino Antinori, esperto di fecondazione assistita e presidente dell'associazione mondiale di medicina della riproduzione è arrivato il 17 febbraio 2009 al Policlinico San Matteo di Pavia, dopo che l'ospedale aveva dato l'ok al prelievo di liquido seminale da un paziente in coma per tumore al cervello, dicendo di essere sotto l'egida della legge 40/2004 sulla fecondazione assistita;
la procedura viene presa in mano direttamente dal professor Severino Antinori, esperto di fecondazione assistita che, giunto il 17 febbraio 2009 a Pavia, ha

prelevato il liquido seminale dal paziente. Secondo quanto stabilito, il professor Antinori conserverà il liquido nella propria struttura di Roma, procedendo alla selezione degli spermatozoi più resistenti, e alla fecondazione vera e propria dopo circa un mese -:
se il Ministro, alla luce dei fatti sopra descritti, intenda assumere iniziative normative, anche urgenti, volte ad integrare la normativa vigente, a prevedere modifiche che prendano in considerazione situazioni simili alla sopraccitata.
(4-02478)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Eluana Englaro si trovava in stato vegetativo da 19 anni, a seguito di un grave incidente stradale, in cui aveva riportato lesioni alla corteccia cerebrale e la frattura della seconda vertebra cervicale, ma era ancora in grado di respirare autonomamente, anche se non in modo sufficiente;
la sentenza della Cassazione ha ribadito lo stop all'alimentazione di Eluana, prevedendo un protocollo medico al quale l'equipe medica della clinica «La Quiete» di Udine doveva attenersi, per accompagnare Eluana alla morte;
il protocollo affermava che per i primi tre giorni Eluana avrebbe continuato ad essere nutrita, per poi sospendere l'alimentazione via flebo, che avveniva con un sondino naso-gastrico. Il sondino, però, non sarebbe stato staccato; dopo ciò si sarebbe proceduto alla sospensione graduale dei farmaci, mantenendo però inalterata la somministrazione dei farmaci antiepilettici e dei sedativi. Una volta eliminato il sondino, i medici avrebbero dovuto umidificare le mucose, per eliminare eventuali disagi da carenza di liquidi, umidificando le mucose. Stando a tale protocollo, secondo le stime dei medici, Eluana sarebbe dovuta morire entro 15-20 giorni;
tuttavia, si ipotizza che il protocollo sia stato modificato. Infatti, come risulta dalle cronache, il 3 febbraio Eluana è arrivata alla clinica di Udine, ed è morta il 9 febbraio;
il sottosegretario al lavoro, salute e politiche sociali, Eugenia Roccella, intervenendo alla trasmissione Porta a Porta in onda su Raiuno il 9 febbraio ha dichiarato che il protocollo previsto per la sospensione dell'alimentazione ad Eluana Englaro non è stato rispettato, bensì il suo decorso è stato accelerato -:
se il Ministro intenda appurare se il protocollo medico, previsto per questa particolare situazione, sia stato applicato secondo le regole stabilite;
se il Ministro voglia adottare eventuali iniziative disciplinari, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 221 del 1950, nei confronti dell'equipe medica che seguiva Eluana Englaro, qualora si verifichi la non esatta applicazione del protocollo e la conseguente accelerazione dello stesso, senza la preventiva autorizzazione delle autorità preposte.
(4-02479)

SALVINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con ordinanza commissariale del 20 gennaio 2009, il Commissario straordinario della Croce rossa italiana ha adottato una serie di misure volte a rendere più aderente la rete dei centri di mobilitazione all'attuale organizzazione dell'Esercito italiano, per migliorare l'assolvimento del servizio ausiliario assicurato dal Corpo militare della Croce rossa alle Forze armate;
tra le misure di cui sopra figurano la disattivazione del III Centro di mobilitazione, sito in Milano, e del IV, locato in Genova, con la corrispondente attribuzione delle loro funzioni al I Centro di mobilitazione basato a Torino;

analogamente, sono stati disposti la disattivazione del XVII Centro di mobilitazione, situato a Trieste, ed il transito delle relative competenze al V Centro di Verona;
la disattivazione dello storico III Centro milanese, in particolare, è stata deliberata malgrado l'efficienza dimostrata in questi anni a dispetto dei ridotti organici a disposizione, di fatto un capitano medico ed un maresciallo;
il III Centro di mobilitazione potrebbe svolgere un importante ruolo anche a supporto dei comandi nazionali ed internazionali situati sul suolo lombardo, come quello atlantico di Solbiate Olona, già rischierato due volte in Afghanistan;
di contro, esistono Centri di mobilitazione esclusi dagli interventi di razionalizzazione malgrado occupino decine di persone, come quello basato a Napoli, che ha ben 21 dipendenti in organico;
risparmi anche maggiori si sarebbero potuti conseguire disattivando i Centri di mobilitazione costituiti a cavallo tra il 2007 ed il 2008 -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e circa la congruità e l'opportunità del piano di disattivazioni varato dal Commissario straordinario della Croce rossa italiana.
(4-02480)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giornalista Francesco Palese ha curato per la trasmissione «L'altra inchiesta» dell'emittente Tv Retesole, un'inchiesta molto ben documentata sulle difficoltà che hanno le persone transessuali a trovare lavoro;
il giornalista si è finto una persona transessuale e si è recato con telecamera nascosta in diverse agenzie di collocamento per lavoro interinale; è stato così documentato il rifiuto della disponibilità di lavoro da parte di diverse agenzie di Roma, anche se pochi minuti prima le stesse avevano offerto alla sua complice, Francesca Bastone, diverse proposte;
nel documento video è stato anche documentato il diniego di un'agenzia immobiliare ad affittare immobili alla finta persona transessuale che invece poco prima erano stati offerti alla complice dell'inchiesta;
il documento video inizia con la finta persona transessuale che, in via Salaria a Roma, viene fermata dalla Polizia municipale che la invita a cambiare posto e a specificare l'attività svolta;
le persone transessuali, proprio a causa delle discriminazioni nel mondo del lavoro, si trovano spesso nella condizione di avere come unica prospettiva di sopravvivenza quella della prostituzione -:
quali iniziative siano in corso per combattere le discriminazioni verso le persone transessuali;
se il Governo sia al corrente, così come ben documentato dal giornalista Francesco Palese, che delle oltre ventimila persone transessuali in Italia, l'85 per cento non riesce a inserirsi nel mondo del lavoro;
se non ritenga il Governo urgente concordare con le Regioni, le Province e i Comuni l'attivazione o conversione di specifici corsi di formazione e sostegno per le persone transessuali per consentire un più facile inserimento nel mondo del lavoro;
cosa intenda fare il Governo per adeguarsi alle direttive antidiscriminazione dell'Unione europea volte a tutelare anche le persone transessuali in ambito lavorativo.
(4-02442)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
le aziende zootecniche pugliesi, che rappresentano una componente consistente dell'economia di una Regione a forte vocazione agro-alimentare, stanno vivendo una fase di gravissime e crescenti difficoltà a causa del crollo in atto del prezzo del latte alla stalla ad opera delle industrie di trasformazione;
tale situazione è determinata in gran parte da massicce operazioni di acquisto da parte dei caseifici di latte straniero, ufficialmente proveniente dalla Germania ma in realtà molto probabilmente prodotto in Paesi orientali e, pertanto, privo di quelle garanzie di igiene e di qualità che sono dovute all'utenza;
secondo alcune stime della Coldiretti diversi milioni di litri di latte, importati in Italia, dopo la lavorazione ed il confezionamento in varie aziende sparse su tutto il territorio nazionale, in special modo al sud, vengono trasformati miracolosamente in prodotto italiano;
il consumatore, comperando il latte e i suoi derivati in confezioni con il marchio italiano ma prive di qualsiasi indicazione relativa alla provenienza, crede di acquistare prodotti di origine italiana;
un tale sistema, oltre a mortificare e a penalizzare il lavoro dei nostri allevatori, allarga sempre di più gli spazi al mercato del falso made in Italy, con i comprensibili danni all'economia di un settore già fortemente penalizzato;
fenomeni del genere annullano nei fatti i pur faticosi accordi siglati in Puglia tra produttori di latte ed industria casearia, che avevano determinato un pur minimale aumento dei prezzi, al pressoché irrisorio livello di 0,46 centesimi al litro, di tutta evidenza già di per sé inadeguato a coprire l'incremento dei costi;
l'eventuale perdurare di questa situazione provocherebbe inevitabilmente la chiusura di molte stalle con gravissime conseguenze economiche, occupazionali e sociali, vanificando anche i vantaggi derivanti dai recenti, meritori risultati conseguiti dal Governo a livello comunitario in materia di quote-latte;
l'intero comparto agricolo, così, come ha dichiarato il Presidente della Conf- agricoltura Vecchioni: «non solo è stato escluso sino ad oggi dalle misure straordinarie anticrisi adottate per altri settori, ma rischia di vedersi sottrarre anche risorse di cui disponeva, come quelle per le assicurazioni e per le agevolazioni contributive nel Mezzogiorno e nell'aree svantaggiate» -:
se non ritenga di intervenire con la massima urgenza per:
a) intensificare i controlli soprattutto a garanzia degli ignari cittadini utenti, sulla provenienza e sulle garanzie igienico-sanitarie del latte estero utilizzato dall'industria casearia segnatamente pugliese;
b) adottare provvedimenti a sostegno di un'attività di grande rilevanza socioeconomica, per il sistema Puglia, quali la zootecnia e la produzione di latte;
c) tutelare i consumatori dai rischi alimentari derivanti dalle possibili sofisticazioni a causa dell'uso di latte in polvere che, invece di essere destinato all'uso zootecnico, attraverso fasi di trasformazione, può essere introdotto nel consumo alimentare umano;
d) difendere il lavoro dei nostri produttori perseguendo la politica della trasparenza, rendendo noti:
1) i metodi dei controlli adottati;
2) le sedi ove i controlli vengono effettuati;
3) le aziende di trasformazione;

4) il numero complessivo di queste ultime che hanno ricevuto i previsti accertamenti nel rispetto della legge n. 250 del 2000.
(2-00326)
«Patarino, Bocciardo, Versace, Di Cagno Abbrescia, Castellani, Murgia, Paglia, Frassinetti, Moffa, Nola, Taddei, Sbai, Franzoso, Fucci, Scelli, Porcu, Angela Napoli, Minasso, Bianconi, Consolo, Lehner, Mussolini, Landolfi, Saltamartini, Vitali, Nastri, Giudice, Lazzari, De Camillis, Biava, Di Virgilio, De Corato, Scapagnini, Barani, Raisi, Pelino, Lisi, Laboccetta, Laffranco, Lo Presti, Bellotti, Palumbo».

Interrogazioni a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 313 del 2004 gli operatori del settore apistico hanno visto riconosciuti i meriti di un lunghissimo lavoro che definisce il settore apistico come «attività d'interesse nazionale, utile per la conservazione dell'ambiente naturale, dell'ecosistema e dell'agricoltura in generale, finalizzata a garantire l'impollinazione naturale e la biodiversità»;
la Finanziaria 2007, all'articolo 1, comma 1066 prevedeva: «Agevolazioni fiscali all'apicoltura. Accisa agevolata su gasolio e benzina in favore degli imprenditori che esercitano l'apicoltura nomade. Le modalità di accesso all'agevolazione saranno stabilite da un decreto Politiche agricole, d'intesa con il ministero dell'economia»;
la Finanziaria 2008 contiene il rifinanziamento del piano apistico nazionale nel biennio 2008-2009 con la previsione di due milioni di euro/anno. Tale provvedimento è un primo importante segnale di sostegno all'apicoltura che vive un momento di difficoltà causato da fattori diversi, produttivi e di mercato. Con questo atto da parte del Senato e del Governo si riafferma l'importanza del settore e la volontà di sviluppare politiche specifiche di sostegno per la sua sopravvivenza;
considerati i punti l) incentivazione della pratica dell'allevamento apistico e del nomadismo e p) incentivazione dell'insediamento e della permanenza dei giovani nel settore apistico dell'articolo 5 della citata legge n. 313 del 2004;
come prospettato ora, il riconoscimento dell'assegnazione del gasolio agricolo per l'apicoltura è limitato alle sole trattrici agricole. A causa della lunghezza dei tragitti, basti pensare al caso specifico della Regione Sardegna in cui gli spostamenti interessano diverse centinaia di chilometri, dalla pianura alla montagna, sarebbe difficile raggiungere le arnie e trasferire le api servendosi di un trattore agricolo, poiché, tralasciando la lentezza del mezzo, si deve tenere conto soprattutto delle norme di sicurezza sulla circolazione stradale, che vietano la circolazione dei mezzi agricoli sulle strade statali -:
se non ritenga opportuno valutare l'ipotesi di un articolato per il riconoscimento dell'assegnazione del gasolio agricolo anche per l'apicoltura, in funzione della pratica del nomadismo, con assegnazione di almeno dodici litri di gasolio per arnia movimentata e la possibilità che il gasolio possa venire impiegato sui mezzi che effettivamente vengono utilizzati per tale pratica (camion e veicoli 4x4 attrezzati di rimorchio, da dichiarare eventualmente nella domanda di assegnazione).
(4-02420)

FRASSINETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'UNIRE è l'ente tecnico preposto all'organizzazione delle corse dei cavalli in

Italia, sottoposto al controllo e alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
l'UNIRE ha tra i propri fini istituzionali, come risulta dal suo Statuto, il controllo e la sorveglianza tecnica e disciplinare delle corse;
l'UNIRE per effettuare tale suo compito istituzionale si avvale dell'attività di numerosi collaboratori, che non sono dipendenti, né sono previsti dalla pianta organica;
detti collaboratori sono inseriti in un apposito elenco, in base ai vigenti regolamenti delle corse, al quale possono essere iscritti solo coloro che abbiano comprovata esperienza e specifica professionalità, essenziali in un settore così peculiare e delicato quale è quello del controllo disciplinare delle corse dei cavalli e che non incorrano nelle cause di incompatibilità previste dal regolamento di disciplina di cui alla deliberazione commissariale n. 98 del novembre 2001 e s.m.i., approvata con decreto ministeriale 19 marzo 2002;
detti collaboratori svolgono le loro prestazioni professionali in regime contrattuale di collaborazione coordinata e continuativa;
il rapporto contrattuale tra gli addetti al controllo tecnico e disciplinare delle corse è regolato da contratti individuali stipulati nell'anno 2004, validi fino al 31 dicembre 2004 e in seguito tacitamente rinnovati sino a tutto il 31 dicembre 2008;
la legge finanziaria per il 2008 ha previsto in diverse disposizioni la stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione;
i vertici dell'UNIRE hanno più volte riferito verbalmente ai rappresentanti degli addetti al controllo tecnico e disciplinare delle corse che l'ente non potrà più provvedere ad assegnare loro gli incarichi a partire dalla data del 1o maggio 2009;
se, e con quali modalità, l'UNIRE intenda procedere alla stabilizzazione degli addetti al controllo tecnico e disciplinare;
quali siano, in alternativa, le proposte per la risoluzione del problema relativo alla regolamentazione del rapporto di lavoro tra gli addetti al controllo tecnico e disciplinare delle corse e l'UNIRE -:
quali iniziative intendano assumere urgentemente i Ministri interrogati per garantire la conservazione del lavoro agli addetti al controllo tecnico e disciplinare delle corse.
(4-02435)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2009

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la IT Holding Spa, società quotata nel segmento STAR di Borsa Italiana, è una delle aziende di maggior rilievo del mercato dei beni di lusso. La IT Holding controlla, società che disegnano, distribuiscono e producono prodotti ad alto contenuto di immagine con marchi propri, sia italiani che internazionali; fra gli italiani si ricordano Ferrè, VJC Versace, Versace Sport e Just Cavalli;
il gruppo ha stabilito i suoi impianti di produzione in Italia, nei quali vengono impegnati circa 1.800 dipendenti; il network di distribuzione mondiale include numerose proprietà, fra le quali 303 boutiques monomarca e più di 6.000 prestigiosi punti vendita;
nel 2007 il fatturato della IT Holding, secondo quanto pubblicato dal bilancio sociale della stessa, è stato pari a 637 milioni di euro; nello stesso anno il gruppo è stato quotato nella Borsa Italiana;
come appurato dal Sole 24 Ore, la IT Holding ha chiesto l'amministrazione controllata per la Ittierre, azienda che si

occupa soprattutto della produzione dei marchi di moda italiani sopraccitati;
sempre in base alle notizie fornite dal Sole 24 Ore e dall'agenzia di stampa Reuters, qualche settimana fa, il fondo di private equity King's Bridge, aveva ipotizzato un aumento di capitale della IT Holding di circa 100 milioni di euro, facendo salire il titolo azionario in borsa. Il fondo King's bridge aveva proposto, accanto all'aumento di capitale, la rimodulazione del debito della Holding, richiedendo però due condizioni essenziali: il finanziamento della società da parte delle banche, fino al perfezionamento dell'aumento di capitale e la stipula di un accordo con i bond holder per la rimodulazione del debito;
nonostante questa proposta la IT Holding ha declinato l'offerta di King's bridge, chiedendo l'ammissione all'amministrazione straordinaria per la sua controllata Ittierre;
la IT Holding ha, inoltre, collocato sul mercato bond, con scadenza nel 2012, per 185 milioni di euro; il contratto prevede che, in caso di amministrazione controllata di una delle controllate, gli obbligazionisti possano chiedere l'immediato rimborso delle note. Se tale circostanza si avverasse, la stessa IT Holding potrebbe essere sottoposta ad amministrazione controllata -:
se il Ministro preveda l'invio di commissari per attestare la veridicità della situazione della Ittierre e della IT Holding, al fine di evitare il totale fallimento del gruppo azionario, e di conseguenza dei marchi di moda italiani da esso controllati;
se il Ministro intenda prendere delle misure speciali ed adeguate per la salvaguardia dei posti di lavoro dei circa 1.800 dipendenti, che costituiscono la forza lavoro del gruppo azionario.
(2-00327)«Jannone».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 25 settembre 2008 è stata discussa in Aula l'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Antonio Di Pietro in cui si sottolineava l'urgenza di una verifica, da parte del Governo, delle intenzioni reali della proprietà indiana della Videocon di Anagni (Frosinone);
la stessa azienda aveva a suo tempo siglato un accordo di programma con il Ministero dello sviluppo economico e con la Regione Lazio, teso ad una riconversione aziendale;
va considerato l'impegno del Sottosegretario di Stato per il lavoro, salute e le politiche sociali, senatore Pasquale Viespoli, a seguito anche della sua disponibilità a trovare una soluzione ottimale per i lavoratori della Videocon di Anagni (Frosinone);
tuttavia perdura lo status quo per oltre 1400 (millequattrocento) famiglie dei dipendenti dell'azienda in oggetto -:
quali siano i piani di sviluppo aziendale previsti per la Videocon di Anagni e come il Governo intenda agire al fine del mantenimento dei posti di lavoro e dell'azienda in loco.
(5-01090)

BOCCI e BENAMATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la questione buoni pasto è una vicenda che torna periodicamente alla ribalta e che è ancora in attesa di una soluzione definitiva;
il criterio del massimo ribasso adottato nell'assegnazione dei pubblici appalti alle società emettitrici, infatti, da un lato penalizza i pubblici esercizi, su cui le stesse società «scaricano» lo sconto che attuano pur di aggiudicarsi la gara, dall'altro il consumatore finale, che si vede di fatto decurtato il valore del buono dal valore nominale di 5,29 euro a quello effettivo di 4,50 euro;

la Fipe - affiancata anche dalle associazioni dei consumatori - ha chiesto al Governo di rivedere i criteri di attribuzione delle gare e di aumentare il valore dei buoni pasto, che in Italia sono utilizzati da due milioni di lavoratori e accettati da 100.000 ristoranti convenzionati, portandolo a 10 euro;
una decisione in questo senso è stata presa in questi giorni dalla provincia di Perugia, che ha portato a 7,50 euro il valore del buono, accogliendo le preoccupazioni delle imprese di pubblico esercizio operanti nella provincia di Perugia;
la Fipe ha chiesto inoltre di estendere il valore temporale dei buoni pasto, ora fissato a fine dicembre di ogni anno, per evitare che tanti buoni rimangano inutilizzati: si parla annualmente di circa 200 mila euro che i lavoratori non riescono a spendere;
rispetto all'Europa, l'Italia è il paese in cui i buoni pasto hanno il valore più basso: l'aumento del valore del buono contribuirebbe evidentemente ad aiutare i lavoratori, che sempre più nel corso degli anni hanno visto erodere il potere di acquisto di salari e stipendi -:
quali iniziative il ministro intenda adottare per risolvere l'annosa vicenda dei buoni pasto, che coinvolge nel nostro paese due milioni di lavoratori.
(5-01091)

CICCANTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società finlandese Ahlstrom, che gestisce la ex cartiera Mondadori di Ascoli Piceno per la produzione della carta, ha da qualche anno chiuso ogni attività e nello scorso mese di gennaio, dopo un periodo di cassa integrazione, ha messo in mobilità circa 140 lavoratori dipendenti;
alla rilevazione di detta attività si era interessato un «fondo sovrano» cinese (Corfindeco e China Investiment Corporation), che aveva messo a disposizione qualche decina di milioni per compiere l'operazione economica di che trattasi;
per favorire detta trattativa, ovvero per svilupparne altre tendenti alla ripresa di attività dell'ex cartiera, si è stabilito un tavolo interistituzionale con le parti sociali ed istituzionali interessate presso il Ministero per lo Sviluppo Economico, presieduto dal Dr. Giampiero Castano, dirigente dell'Unità per la gestione delle vertenze delle imprese in crisi;
in data 27 febbraio 2009, il predetto dirigente, il Presidente della Provincia ed il Sindaco di Ascoli si sono incontrati per parlare sullo stato delle trattative per la vendita dell'azienda ed hanno parlato telefonicamente in «viva voce» con il dr. Diego Borello, manager dell'Ahlstrom, per conoscere la disponibilità a vendere;
dei colloqui e delle posizioni espresse dalla ditta venditrice sono stati riportati ampi stralci sulla stampa locale del 28 febbraio 2009, a cominciare da un dettagliato resoconto apparso su Piceno News del 27 febbraio 2009;
tale circostanza - con la quale venivano riportate notizie riservate della trattativa, tali ritenute secondo un consolidato codice etico - ha determinato una vigorosa reazione di Andrea Maurizi, intermediario dell'acquirente cinese interessato, che ha dichiarato sul Resto del Carlino del 3 marzo 2009 (pag. 17): «La Corfindeco Ca-Cic considera chiuse le trattative in corso, che si erano nuovamente riavviate alla fine del gennaio 2009, dopo una forzata interruzione»;
pur comprendendo le esigenze di visibilità mediatica dei due amministratori, l'interrogante non comprende invece la «leggerezza» con cui un dirigente dello Stato si presti, secondo l'interrogante, a dannose strumentalizzazioni politiche, facendo fallire una trattativa di grande rilevanza umana e sociale per le maestranze in mobilità -:
come realmente siano andate le trattative e quali soluzioni riparatrici di tale danno si intenda porre in atto.
(5-01099)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale n. 218 del 5 agosto 2002, recante il Regolamento di sicurezza per le navi abilitate alla pesca costiera, dispone, all'articolo 28 della Sez. IV (disposizioni applicabili solo alle navi nuove di lunghezza inferiore a 24 metri e a quelle esistenti di lunghezza inferiore a 45 metri) l'utilizzo degli apparati di stazione radiofonica ad onde metriche (VHS), di un EPIRB satellitare e di una stazione radiofonica ad onde elettromagnetiche;
secondo quanto previsto dal combinato disposto del decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo n. 156 (Testo Unico in materia postale, di bancoposta e di telecomunicazioni) e dal decreto ministeriale 8 marzo 2005 (Certificati di abilitazione all'uso degli apparati radio a bordo delle imbarcazioni adibite alla pesca costiera, locale e ravvicinata), per l'utilizzo degli apparati radio sopra menzionati occorre conseguire un «certificato limitato di operatore» valido per l'espletamento del servizio di radiocomunicazione a bordo di navi adibite alla Pesca Costiera, locale e ravvicinata, dotate di apparati VHFRTF/DSC, EPIRB e MF-RTF/DSC, di classe E, EPIRB operanti entro le 40 miglia dalla costa nazionale e il mare Adriatico;
a tal fine, un consorzio di cooperative della pesca, su incarico della C.C.I.A.A di Lecce, ha svolto durante il mese di novembre 2007 le attività formative dirette agli operatori della pesca marittima;
sebbene molti pescatori operanti nel Salento, abbiano conseguito il certificato richiesto sostenendo gli esami a Gallipoli (Lecce), con ispettori di Lecce incaricati dall'Ispettorato Territoriale Puglia e Basilicata conseguendo il richiesto certificato, numerosi marittimi risultano ancora sprovvisti di tale abilitazione atteso che l'Ispettorato Territoriale con sede a Bari ha sospeso, sembrerebbe per motivi organizzativi, le sessioni di esame svolte in loco invitando gli stessi pescatori a recarsi a Bari per espletare la prova pratica, dotati di strumentazione personale, per un numero non superiore a dieci candidati ed esclusivamente nella giornata di venerdì;
le cooperative della pesca e le associazioni di categoria quali Federcoopesca e Legapesca, hanno più volte manifestato all'Ispettorato le difficoltà logistiche di quanto richiesto dichiarandosi anche disponibili a sostenere le spese necessarie per le missioni in loco da parte degli ispettori esaminatori -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con urgenza, data la situazione sopra esposta ed il particolare stato di crisi del settore, attivandosi presso l'Ispettorato Territoriale Puglia e Basilicata con sede a Bari per consentire, come in passato, ai restanti pescatori di sostenere le sessioni di esame in loco, al fine di agevolare logisticamente l'acquisizione del certificato occorrente.
(4-02421)

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o febbraio 2009 Telecom Italia aumentava di 1,51 euro (da 14,57 a 16,08 euro) il canone del telefono fisso per gli abbonati residenziali;
il 17 febbraio 2009 l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato irrogava agli operatori TIM e Vodafone multe per complessivi un milione di euro, equamente distribuite, per aver modificato unilateralmente i contratti applicati ai propri abbonati, senza che questi ultimi avessero ricevuto informazioni sufficienti in merito;
nell'attuale situazione di acuta crisi economica per le famiglie italiane, il trend crescente delle tariffe telefoniche fisse e mobili rappresenta - ad avviso dell'interrogante - un segnale paradossale, oltre che in assoluta controtendenza con quanto sta accadendo per le altre tariffe regolamentate (negli ultimi undici mesi la tariffa

della luce è diminuita del 3,1 per cento e quella del gas metano dell'8,1 per cento);
Telecom Italia giustifica la richiesta del canone telefonico con la necessità di mantenere ed ammodernare la rete telefonica fissa nazionale;
tale rete, oltre ai duecentomila armadi esterni da cui passa internet, conta cinquemila km di cavi, dieci milioni di pali e soprattutto diecimila centrali di commutazione numerica che, seppur funzionanti, risalgono ad una tecnologia di oltre venti anni fa;
a tutt'oggi, si stima che circa dieci milioni di cittadini italiani non abbiano ancora accesso alla banda larga e che esistano vaste aree del territorio nazionale non ancora servite da tale tecnologia, con grave nocumento per i privati, per le imprese e per la competitività dell'intero sistema-Paese;
per sopperire alla mancata copertura della banda larga, la connessione satellitare rappresenta un'alternativa costosissima e non risolutiva;
il generale recente incremento delle tariffe telefoniche fisse e mobili appare in stridente contrasto con le misure di salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie adottate dal Governo con il decreto-legge n. 185 del 2008 oltre che in forte controtendenza con la generale riduzione delle altre tariffe regolamentate (energia, treni regionali, autostrade) -:
se, conseguentemente a quanto sopra, non ritenga opportuno, nell'ambito della propria competenza, di adottare delle iniziative al fine di verificare se l'aumento del canone Telecom corrisponda ad un effettivo miglioramento qualitativo e/o quantitativo del servizio offerto, con riguardo soprattutto al servizio universale ovvero se sia giustificato da concreti interventi di innovazione della rete e delle centrali;
se non ritenga opportuno avviare tempestivamente una mappatura della reale situazione della rete della banda larga nel nostro Paese, al fine di individuare l'eventuale presenza di zone geografiche discriminate rispetto tale servizio;
quali siano, infine, le determinazioni in merito alla costituzione di una eventuale società partecipata anche dalla Cassa depositi e prestiti per la realizzazione della rete di nuova generazione, considerando che - qualora la stessa rete non fosse adeguatamente mantenuta ed ammodernata da Telecom Italia - l'onere finanziario del suo adeguamento ricadrebbe in modo esiziale sul contribuente.
(4-02443)

SANGA, LULLI, VICO, ZUNINO, SCARPETTI, BENAMATI, FADDA, CECCUZZI, MARCO CARRA e SANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la congiuntura economica negativa può compromettere l'esistenza stessa di molte piccole e medie attività schiacciate nella morsa della crisi;
il rapporto tra fisco e contribuente deve essere improntato a criteri reciproci di fiducia, trasparenza, correttezza e lealtà soprattutto in un periodo come l'attuale nel quale si allarga sempre di più la forbice tra l'andamento economico reale delle imprese e la fotografia virtuale che scatta annualmente il Fisco attraverso gli studi di settore;
l'attuale contesto economico rende urgente e necessaria una revisione straordinaria degli studi di settore nell'ottica di conferire ad essi una rappresentatività, la più esaustiva possibile, del ciclo recessivo in atto;
nell'ultimo semestre si è registrato, oltre al calo dei consumi, un calo del fatturato, degli ordinativi e della redditività delle piccole e medie imprese che ha colpito tutti i settori, industriale, commerciale, turistico e dei servizi;
la crisi sembra investire indiscriminatamente tutti i settori produttivi, indipendentemente dalla localizzazione delle imprese, ed è evidente che tale fenomeno

non può non aver riflessi sulla capacità degli studi di settore di mantenere una corretta rappresentazione della realtà economica;
è indispensabile porre dei correttivi analizzando i vari segmenti merceologici, le tipologie aziendali, i distretti e le filiere, l'area delle imprese contoterziste, nelle quali le piccole e medie imprese rischiano la chiusura con possibili effetti devastanti sull'occupazione;
riguardo alla congruità rispetto agli indici di normalità economica i dati forniti dalle associazioni di categoria destano particolare preoccupazione: nel 2005, prima dell'introduzione degli indici avvenuta nel 2006, le aziende congrue erano oltre il 70 per cento, nel 2006 sono scese al 51 per cento, stesso valore che si riscontra per il 2007, mentre si prevede che tra il 2008 e il 2009 le aziende congrue non supereranno il 30 per cento del totale;
il predetto dato se confermato significherebbe che ben il 70 per cento delle piccole e medie imprese dovrebbe adeguarsi a indici di normalità economica che normali più non sono in quanto il contesto di «normalità» al quale si riferiscono i risultati degli studi, va adeguato al tempo, al luogo ed ai soggetti presi in esame e non vi è dubbio alcuno che già dal 2008 il contesto nel quale gli attuali studi di settore si calano è quello della grave crisi in atto;
occorre quindi rivedere profondamente i parametri utilizzati per determinare i ricavi e la redditività delle imprese al fine di correggere le distorsioni che stanno emergendo e introdurre maggiori elementi di correttezza e trasparenza nel rapporto tra impresa e fisco;
l'attività accertativa ha lo scopo di far emergere le attività economiche che non adempiono ai propri doveri fiscali fondando in tal modo la propria redditività sulla concorrenza sleale -:
quali misure urgenti intendano assumere e in particolare se non considerino di massima urgenza sospendere l'applicazione degli studi di settore per le aziende manifatturiere del Made in Italy e comunque per quei comparti dell'economia particolarmente segnati dalla crisi;
se non considerino urgente convocare le categorie economiche interessate e dare corso immediato all'attuazione di una azione meditata per la revisione degli studi di settore medesimi a partire dalla dichiarazione dei redditi per l'anno 2008.
(4-02454)

PES e REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 24 febbraio 2009 nel corso del vertice tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Presidente francese Nicolas Sarkozy è stato siglato un accordo di cooperazione sull'energia nucleare tra Italia e Francia;
tale accordo, come riportato nel sito del Ministero dello sviluppo economico, apre la strada alla costruzione in Italia, di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione avanzata del tipo Epr (European pressurized water reactor) entro il 2020;
da quanto si legge sulla stampa (Il Giornale 25 febbraio 2009), tra i nuovi probabili quattro siti compare anche la Sardegna e in particolare Oristano, le cui caratteristiche geologiche corrispondono solo apparentemente ai requisiti necessari per la nascita di centrali nucleari (zona antisismica, disponibilità di grande quantità d'acqua, vicinanza ad infrastrutture come il porto, l'aeroporto e la linea ferroviaria);
durante le visite (gennaio 2009) in occasione della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna, il Ministro interrogato e il Presidente del Consiglio avevano assicurato che il Governo non aveva nessuna intenzione di costruire nell'isola centrali nucleari;
il disegno di legge (Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle

imprese, nonché in materia di energia), già approvato dalla Camera (4 novembre 2008) e ora in discussione al Senato prevede che le decisioni di collocare centrali ed eventuali impianti di stoccaggio delle scorie possono essere assunte anche contro il parere delle regioni;
tra le principali azioni previste nel programma del Presidente Ugo Cappellacci, compare «il riconoscimento della esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia denuclearizzato» -:
se sia intenzione del Ministro interrogato confermare le intenzioni promosse in campagna elettorale, ovvero escludere la collocazione di una centrale nucleare in Sardegna.
(4-02455)

DUILIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Solaro (Milano) la situazione delle Poste è al collasso e continua a creare enormi problemi alle famiglie, alle imprese, agli esercizi commerciali, alle istituzioni pubbliche;
dai primi mesi del 2008 i cittadini hanno lamentato i disservizi delle Poste in tutte le sedi a loro possibili: lettere di protesta, incontri con i dirigenti di Poste italiane, denunce per danni tramite associazione di consumatori, richieste di ispezione ministeriale, ma nulla ha generato miglioramenti;
anche il sindaco del comune di Solaro ha incontrato i funzionari delle Poste ma non ha conseguito alcun risultato;
i disservizi consistono nel ritardo nella consegna della posta (oltre tre mesi per una lettera Solaro-Solaro) con gravi conseguenze su tutto il sistema economico-sociale locale: una famiglia ha perso il contributo economico a cui aveva diritto, un imprenditore rischia di perdere una causa per il recupero crediti in Tribunale, un ristorante ha dovuto chiudere per diversi giorni perché si è visto staccare il gas, famiglie senza acqua calda né fornelli per bollette che non hanno mai ricevuto. E poi ritardi nella corrispondenza di Ospedali, di medici specialistici, di fatture, di comunicazioni del comune (autocertificazioni ICI, ICI per detrazione, rimborsi ICI, Estratti conto bancari);
un sistema al collasso per inefficienza plurima ed aggravata del sistema Poste -:
quali iniziative intenda promuovere al fine di ristabilire un corretto, urgente funzionamento del servizio postale;
se e quando intende avviare indagini ispettive presso il «Centro di distribuzione e recapito delle Poste» di Senago (competente per Solaro);
considerato che, a quanto risulta, problemi di disguidi si verificano in altre sedi di uffici postali, come intenda agire per garantire che il processo di liberalizzazione dei servizi postali non conduca ad un peggioramento del servizio a fronte di una aumento dei costi.
(4-02467)

D'AMICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i cittadini del comune di Pozzuolo Martesana (Milano) lamentano, da mesi, disservizi postali relativamente ai ritardi nella consegna della corrispondenza, che avviene con frequenza settimanale o quindicinale, e comunque in tempi e modi notevolmente difformi dal rispetto del servizio pubblico che dovrebbe essere garantito da Poste Italiane;
questa lentezza di distribuzione, nonostante il comune in questione disponga di due uffici postali, e presumibilmente imputabile alla riorganizzazione di Poste Italiane, che ha comportato una riduzione notevole del personale;
i ritardi e le mancate consegne della posta hanno arrecato e continuano ad arrecare grossi disagi a tutta la cittadinanza, ma sono particolarmente gravi per le realtà amministrative e produttive del territorio e per le persone anziane, che

vedono recapitarsi solleciti di pagamento di fatture mai ricevute in merito alle utenze domestiche;
quanto sopra esposto è stato oggetto di numerosi interventi e servizi riportati dalla stampa locale, specialmente in occasione del ritrovamento di un sacco contenente posta ordinaria, abbandonato in una roggia della campagna pozzuolese;
uno degli obiettivi fondamentali del Dipartimento delle Comunicazioni, così come espresso dal Sottosegretario Romani nella presentazione delle linee programmatiche del Ministero per lo sviluppo, è il miglioramento della qualità del servizio postale;
attraverso articoli pubblicati negli ultimi tempi su riviste italiane e straniere, alcuni esperti sottolineano che Poste Italiane ha conseguito importanti risultati in diverse aree di affari, ma i vantaggi conseguiti con i nuovi business non hanno accompagnato il miglioramento del servizio postale in senso stretto;
le Poste italiane s.p.a. sono una società di proprietà del ministero dell'economia che ha ricevuto quest'anno dallo stato circa 300 milioni di euro al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale, pena una multa fino a 1.500.000 di euro, come previsto dall'articolo 13 dell'attuale contratto di programma -:
come il Ministro intenda intervenire per risolvere l'incresciosa situazione che si sta verificando nel territorio di Pozzuolo Martesana (Milano) relativamente alla situazione dei recapiti postali al fine di garantire alla cittadinanza l'espletamento di un servizio pubblico essenziale, come è quello postale e il rispetto degli obiettivi di qualità dei servizi postali, così come previsto dal decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261.
(4-02469)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Mecacci e altri n. 1-00089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boniver.

La mozione Casini e altri n. 1-00093, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Compagnon.

La mozione Palumbo e altri n. 1-00124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Marsilio e Vernetti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-01054, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bernini Bovicelli.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Mecacci n. 1-00089, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 108 del 19 dicembre 2008.

La Camera,
premesso che:
nel marzo 2008, a seguito delle commemorazioni del 49o anniversario dell'insurrezione di Lhasa e dell'inizio dell'esilio del Dalai Lama, vi sono state manifestazioni di massa nella regione autonoma del Tibet e in regioni limitrofe da parte di cittadini di etnia tibetana, che sono state represse dalle autorità cinesi;
secondo i dati forniti dai rappresentanti tibetani in esilio, la repressione

delle autorità cinesi avrebbe provocato oltre 200 morti, oltre 1.000 feriti e migliaia di arrestati tuttora detenuti nelle carceri cinesi, mentre secondo le autorità cinesi i morti sarebbero stati solo 20 e provocati dai manifestanti tibetani;
il Dalai Lama ha ribadito in ogni occasione di essere contrario all'indipendenza nazionale e, quindi, alla secessione del Tibet dalla Cina e, invece, di essere a favore di una soluzione politica che garantisca un'autentica autonomia culturale, politica e religiosa ai cittadini tibetani e che ciò debba valere per tutti i cittadini cinesi;
nonostante il credito e l'apertura compiuta dalla comunità internazionale nei confronti della Cina, con l'assegnazione dei giochi olimpici 2008, anche dopo gli impegni assunti dal Governo di Pechino per un maggiore rispetto dei diritti umani, né durante né dopo la fine dei giochi olimpici le autorità di Pechino hanno mostrato maggiore rispetto per i diritti umani fondamentali, come la libertà di manifestazione e di espressione;
dopo la fine dei giochi olimpici di Pechino le autorità cinesi hanno continuato ad attaccare violentemente il Dalai Lama, accusandolo di mentire e di puntare alla secessione del Tibet, nonostante la politica per l'autonomia della regione del Tibet all'interno della Repubblica popolare cinese sia consolidata da ormai oltre 20 anni da parte delle autorità tibetane in esilio;
a seguito di tale atteggiamento da parte delle autorità cinesi è fallita l'ultima sessione dei colloqui con i rappresentanti del Dalai Lama, svoltasi alla fine del mese di ottobre 2008;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno reso pubblico nelle scorse settimane il memorandum per l'autonomia del Tibet, quale proposta ufficiale effettuata nei confronti del Governo di Pechino, che è stata formalmente rigettata dal Governo cinese;
a seguito dell'annuncio dell'incontro tra il Presidente di turno dell'Unione europea, Sarkozy, e il Dalai Lama, le autorità cinesi hanno deciso di annullare il vertice Cina-Unione europea previsto per il 1o dicembre 2008 a Lione;
l'Unione europea ha accolto con rammarico tale decisione, pur dichiarandosi intenzionata a proseguire il partenariato strategico con la Cina;
i rappresentanti tibetani in esilio hanno chiesto per la prima volta quest'anno ai tibetani in Cina e in tutto il mondo di non celebrare il Losar, il capodanno tibetano, il 25 febbraio 2009, e di sostituire ai festeggiamenti tradizionali la preghiera e la commemorazione per le vittime dell'ultimo anno;
si auspica che eventuali manifestazioni legate all'imminente ricorrenza del 50o anniversario della rivolta di Lhasa (10 marzo 1959) non sfocino in atti di violenza,

impegna il Governo:

a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici in particolare ai rappresentanti dell'Unione europea ed agli stranieri in generale ed a raccomandare alle autorità cinesi di rispondere positivamente alle richieste di visita avanzate dagli organismi Onu di monitoraggio della situazione dei diritti umani, considerando la possibilità di rivolgere loro un invito permanente, standing invitation, in modo da poter contribuire ad accertare quanto avvenuto in quella regione;
a rafforzare la posizione comune in sede europea a favore di un dialogo costante, aperto, veritiero e costruttivo tra le autorità di Pechino ed i rappresentanti del Dalai Lama, essendo questi ultimi interlocutori essenziali, al fine di giungere ad una soluzione mutuamente soddisfacente della questione tibetana, che, nella cornice della Costituzione cinese e nel rispetto dell'integrità territoriale della Cina, assicuri

il massimo grado di tutela e di autonomia per preservare la cultura, le tradizioni e la religione tibetane.
(1-00089)
(Nuova formulazione). «Mecacci, Zacchera, Barbieri, Vernetti, Evangelisti, Della Vedova, Migliori, Nirenstein, Vannucci, Colombo, De Biasi, Concia, Corsini, Laratta, Barbi, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Calvisi, Sarubbi, Farina Coscioni, Strizzolo, Giachetti, Porta, Motta, Mogherini Rebesani, Delfino, Boniver».
(19 dicembre 2008)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Casini n. 1-00093, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 121 del 27 gennaio 2009.

La Camera,
premesso che:
le Forze armate della Repubblica sono lo strumento indispensabile per dare efficacia e credibilità alla politica estera italiana ed assolvono, nell'ambito ed a sostegno delle organizzazioni internazionali, funzioni fondamentali sia per la sicurezza e la difesa del Paese e delle alleanze di cui esso è parte, che per la salvaguardia dei diritti fondamentali degli uomini e dei popoli, nonché per lo sviluppo socio-economico dell'Italia e della comunità internazionale;
l'impegno qualitativo e quantitativo dello strumento militare nazionale negli attuali teatri operativi costituisce, oggi ed in prospettiva, nel quadro del processo di profonda trasformazione degli equilibri internazionali in corso, insostituibile presidio di sicurezza ed irrinunciabile condizione e premessa per una pacifica convivenza e per lo sviluppo di numerose ed importanti aree di crisi;
i tagli al bilancio della difesa, previsti per i prossimi anni, sono destinati ad incidere quasi esclusivamente sui settori del reclutamento e dell'addestramento e, pertanto, penalizzeranno sensibilmente soprattutto la componente operativa delle Forze armate, sia sul piano della disponibilità numerica e della preparazione del personale per l'impiego nei teatri di crisi e sullo stesso territorio nazionale, che su quello complementare del mantenimento in efficienza e della sicurezza dei materiali, degli equipaggiamenti e dei mezzi,

impegna il Governo:

ad adottare in tempi rapidi misure atte a salvaguardare la funzionalità e le capacità operative di intervento dello strumento militare garantendo le peculiari caratteristiche delle Forze armate, finalizzandole, oggi ed in previsione delle future esigenze, ai compiti che esse svolgono nelle aree di crisi presenti nel mondo, nonché per la sicurezza e lo sviluppo del nostro Paese;
a rivedere e ad ottimizzare, coinvolgendo pienamente il Parlamento, il quadro normativo per l'impiego e la gestione delle Forze armate e del comparto difesa nel suo complesso, garantendone la capacità di corrispondere alle esigenze di difesa nazionale ed agli impegni internazionali, operando le necessarie scelte nei settori tecnico-amministrativo, del personale, della logistica e della organizzazione delle Forze armate sul territorio nazionale;
a tenere presente l'esperienza ormai ultradecennale acquisita negli interventi fuori area caratterizzati dalla necessità di disporre di consolidate capacità di proiezione esterna e di mantenimento di consistenti forze di terra su teatri operativi impegnativi anche in situazioni di conflitto a bassa e media intensità e per periodi di tempo prolungati;
a rimodulare gli investimenti, secondo criteri e priorità strettamente fondati sia sui compiti effettivamente svolti oggi dallo strumento militare in questo periodo storico, sia su quelli, ad alta intensità, che un possibile deterioramento

del quadro strategico potrà costringere ad affrontare, sulla base delle risorse realisticamente disponibili;
a destinare in via prioritaria le risorse disponibili e quelle eventualmente recuperate da altre aree ai settori del reclutamento e dell'addestramento, essenziali per il mantenimento delle capacità operative;
ad assicurare, nel tempo, stabilità e coerenza all'assegnazione delle risorse per il comparto difesa, quale presupposto di base per l'efficiente ed economica finalizzazione dei programmi di trasformazione e razionalizzazione delle Forze armate.
(1-00093)
(Nuova formulazione). «Casini, Vietti, Bosi, Tassone, Compagnon».
(27 gennaio 2009)

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-01066, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 140 del 25 febbraio 2009.

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale n. 21 del 9 febbraio 2005, in ottemperanza alla legge n. 143 del 2004, l'allora Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca autorizzava le università degli studi e le accademie di belle arti ad istituire corsi speciali, di durata annuale, per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento, nonché il titolo di specializzazione per il sostegno, riservati a varie categorie di docenti che avessero prestato almeno 360 giorni di servizio, con il possesso del prescritto titolo di studio per accedere a insegnamenti corrispondenti a posti di ruolo o classi di concorso, purché avessero maturato tale anzianità di servizio nel periodo incluso tra il 1o settembre 1999 e il 6 giugno 2004;
il termine ultimo per presentare l'istanza era fissato al 17 marzo 2005, oltre 9 mesi dopo il periodo fissato per il raggiungimento dell'anzianità limite;
molti docenti, pur avendo maturato tale anzianità di servizio alla data della scadenza fissata per la presentazione della domanda, hanno visto respingere la loro istanza di partecipazione, sulla base del fatto che non avevano maturato tale anzianità nel periodo indicato dal suddetto decreto;
in occasione della conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti, all'articolo 36 è stato aggiunto il comma 1-bis. «Resta valida l'abilitazione all'insegnamento conseguita dai docenti che sono stati ammessi con riserva ai corsi speciali per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento indetti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con decreto 18 novembre 2005, n. 85, ai sensi del decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, che abbiano maturato il requisito di servizio di 360 giorni, reso in qualunque ordine e grado di scuola, entro il termine di presentazione delle domande di partecipazione ai suddetti corsi speciali e che abbiano superato l'esame di Stato» -:
se il Ministro interrogato non ritenga anomala la procedura messa in atto che pone come termine ante quem il 6 giugno 2004, nonostante il decreto attuativo della legge n. 143 del 2004 sia datato 9 febbraio 2005 e se non intenda, analogamente a quanto disposto per i docenti ammessi con riserva ai corsi speciali per il conseguimento dell'abilitazione o idoneità all'insegnamento indetti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con decreto 18 novembre 2005, n. 85, porre soluzione ad una situazione discriminatoria nei confronti di coloro che avevano maturato l'anzianità di servizio di 360 giorni alla data di entrata in vigore del

decreto e che sono stati ammessi con riserva ai corsi abilitanti istituiti dalle università, o che hanno conseguito il titolo di sostegno considerato anche che questo non comporterebbe aggravio per le casse dello Stato.(5-01066)

Trasformazione di documenti del Sindacato Ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Torrisi e Garofalo n. 4-02150 del 28 gennaio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01087;
interpellanza Cera e altri n. 2-00319 del 25 febbraio 2009 in interpellanza urgente n. 2-00324;
interpellanza Marinello e altri n. 2-00321 del 25 febbraio 2009 in interpellanza urgente n. 2-00325;
interpellanza Patarino e altri n. 2-00322 del 25 febbraio 2009 in interpellanza urgente n. 2-00326.