XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 10 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO ALL'11 MARZO 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 6 marzo 2009 si è riunito il Comitato interministeriale per la programmazione economica;
nella seduta del Cipe sono stati approvati, tra gli altri, gli interventi nei sistemi metropolitani di Palermo, di Catania, del Sistema regionale campano, di Bari, di Cagliari, di Roma e di Milano, con particolare attenzione alle opere connesse all'Expo 2015, per un importo globale di 1.500 milioni di euro;
nelle sedute del Cipe del 18 dicembre 2008 e del 6 marzo 2009 il commissario Letizia Moratti è stato ascoltato sull'aggiornamento delle opere relative all'Expo 2015;
nella risposta all'interpellanza n. 2-00242, il Sottosegretario Giacomo Caliendo, delegato del Governo, nella sua risposta sulle opere connesse o necessarie di Expo 2015, dichiarava: «In relazione al quadro totale delle esigenze finanziarie emerge un fabbisogno finanziario residuo pari a 2.763,2 milioni di euro»;
tra le infrastrutture per Expo 2015 è previsto il potenziamento delle infrastrutture di collegamento a Malpensa, attraverso il raccordo tra le linee Rfi e Fnm per la connessione ferroviaria diretta tra la stazione Rfi di Rho-Pero e l'aeroporto di Malpensa e il collegamento nord Malpensa con il Sempione e Gallarate, che dovrebbe essere completato nel dicembre 2013, e il triplicamento della Rho-Gallarate, la cui ultimazione dei lavori è prevista per settembre 2014;
la Corte dei conti, nella «Relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativi alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008» del 16 gennaio 2009, ha richiamato l'attenzione sugli oneri relativi alla realizzazione delle opere connesse all'Expo Milano 2015, autorizzati dall'articolo 14, comma 1, del decreto legge n. 112 del 2008 per gli anni dal 2012 al 2015 «in misura largamente eccedente quelli autorizzati per gli anni compresi nel bilancio triennale 2009-2011»;
è passato ormai un anno da quando il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
dopo le dimissioni di Paolo Glisenti, la Soge, società di gestione di Expo 2015, è praticamente inoperosa, a causa dell'incompleto assetto della governance -:
quali siano gli intendimenti del Governo per il raggiungimento dell'obiettivo Expo 2015;
circa l'importo di 1.500 milioni di euro approvato nella seduta del Cipe del 6 marzo 2009 per gli interventi nei sistemi metropolitani di varie città, quale parte di questa somma sia nel dettaglio destinata alla città di Milano ed a quali specifiche linee metropolitane;
quali siano le risorse a disposizione per le opere connesse e necessarie di Expo 2015 e, in particolare, se siano state reperite e dove le risorse necessarie a coprire il residuo fabbisogno finanziario quantificato, nella risposta dell'interpellanza richiamata in premessa, in 2.763,2 milioni di euro;
come e quando il Governo intenda attuare iniziative affinché la governance della Soge sia definita, al fine di sbloccare una situazione ferma ormai da un anno senza una realistica programmazione del futuro di Expo 2015;

se alla data di oggi, stante il ritardo accumulato nella messa in moto della società di gestione di Expo 2015, il Governo ritenga che vi siano opere o parte di esse che non potranno essere realizzate in tempo utile;
se sia intenzione del Governo finanziare le opere per il potenziamento di Malpensa, per le quali risulta ancora mancante il finanziamento dell'intero costo d'opera.
(2-00331) (Nuova formulazione) «Peluffo, Fiano, Letta, Quartiani, Binetti, Braga, Marco Carra, Codurelli, Colaninno, Colombo, Corsini, De Biasi, Duilio, Farinone, Ferrari, Lanzillotta, Lusetti, Mantini, Marantelli, Misiani, Mosca, Pizzetti, Pollastrini, Sanga, Soro, Zaccaria, Zucchi, Rampi, Martella, Calvisi».

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MOSELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
una recente indagine condotta da Greenpeace ha monitorato il fenomeno dello smaltimento dei rifiuti tecnologici;
l'inchiesta ha evidenziato i percorsi seguiti da questi rifiuti pericolosi che, in contrasto con le normative di sicurezza, vengono smaltiti illegalmente o esportati e venduti con destinazione nei paesi del continente africano;
dalle stime disponibili risulterebbe essere incerta la sorte di oltre l'80 per cento o degli scarti tecnologici prodotti sul territorio italiano;
la pericolosità di tali rifiuti richiede cautele particolari per quanto attiene le modalità di trattamento e di smaltimento, pena gravi danni alle persone e all'ambiente -:
quali iniziative intenda intraprendere per monitorare il rispetto della normativa di sicurezza nello smaltimento dei rifiuti tecnologici, adottando, ove fosse necessario, le misure idonee a realizzare i più alti standard di tutela in linea con le norme europee regolatrici del settore.
(4-02485)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in data 20 novembre 2008 veniva discussa una interpellanza urgente (n. 2-00207), con primo firmatario l'onorevole Fabio Gava, riguardante l'opportunità di sospendere l'efficacia degli studi di settore relativi agli anni 2008 e 2009, attesa la grave crisi economica in corso;
il Sottosegretario Molgora, rispondendo per conto del Governo e del Ministro della economia, pur non ritenendo possibile confermare la sterilizzazione degli studi di settore per gli anni indicati, confermava, tra l'altro, l'impegno del Governo a modificare detti studi entro il mese di marzo 2009;
successivamente, l'articolo 8 del decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, introduceva la mera possibilità di effettuare tale modifica, peraltro secondo gli interpellanti possibile anche indipendentemente da tale assunto legislativo;
sorprendentemente non è stato accolto alcun emendamento tendente a rendere cogente tale modifica, o quantomeno

a superare la presunzione assoluta a carico del contribuente nel caso di redditi dichiarati non in linea con gli studi di settore;
più recentemente, in coerenza con quanto sopra indicato, qualche autorevole rappresentante del Governo avrebbe dichiarato che non vi è alcuna intenzione di modificare gli studi di settore per i redditi 2008, ritenendo evidentemente il Governo di intervenire solo per il 2009, nonostante l'anticipazione della verifica al 31 dicembre 2008;
se confermato, tale orientamento metterebbe in grave difficoltà una grande parte delle piccole e medie imprese italiane, essendo evidente che la crisi economica in atto ha determinato già nella seconda parte del 2008 gravi effetti negativi;
oltretutto tale eventuale orientamento non risulterebbe coerente con il quadro prospettato dal Governo nella risposta alla suindicata interpellanza n. 2-00207 -:
se confermi o meno l'intenzione del Governo di procedere alla modifica degli studi di settore solo a partire dall'anno 2009 e non anche per l'anno 2008;
se, in ipotesi di conferma di quanto sopra indicato non si ritenga opportuno introdurre un correttivo di riduzione fisso per gli studi di settore di circa il 30 per cento per l'anno 2008, in attesa delle modifiche da effettuare per l'anno 2009;
se, sempre in ipotesi di conferma di quanto sopra, non si ritenga opportuno quantomeno modificare le modalità di accertamento e riscossione relative ai redditi 2008 (denuncia 2009), allungando, in caso di adesione all'accertamento, la possibilità di dilazione di pagamento ed eliminando l'obbligo della garanzia fideiussoria prevista in caso di pagamento rateizzato.
(2-00330)
«Gava, Milanato, Zorzato, Mistrello Destro, Beccalossi, Golfo, Della Vedova, Gottardo, Faenzi, Pelino, Di Virgilio, Patarino, Bocciardo, Raisi, Minasso, Paniz, Costa, Lehner, Ascierto, Tremaglia, Marinello, Biasotti, Garagnani, Barani, Simeoni, Franzoso, Vitali, Polidori, Stracquadanio, Scandroglio, Fallica, Di Centa, De Luca, Armosino, Dell'Elce, Savino, Abelli, Rosso, Nastri, Taddei, Castiello, Nicolucci, Fucci, Sisto, Torrisi, Aprea, Versace, Lorenzin, Antonione, Biancofiore, Gioacchino Alfano».

Interrogazione a risposta immediata:

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Cassa depositi e prestiti eroga ogni anno 10 miliardi di euro in mutui per gli enti locali, per finanziare la realizzazione di opere pubbliche, e persegue la sua attività secondo due modalità: la gestione separata e la gestione ordinaria;
con la gestione separata, la Cassa depositi e prestiti eroga i prestiti, utilizzando la raccolta proveniente dal risparmio postale o dai buoni postali, che, come è noto, sono una forma di risparmio utilizzata prevalentemente nel Meridione;
nel primo semestre 2008, infatti, su un risparmio postale complessivo di 165 milioni, si registrano 67 milioni di euro, pari al 41 per cento, nel Mezzogiorno, 52 milioni di euro, pari al 31 per cento, nel Nord d'Italia e i restanti 45 milioni di euro, pari al 27 per cento, provengono dai fondi raccolti nelle regioni centrali;
il Governo, prima con la trasformazione dello statuto, poi con i commi 1 e 2 dell'articolo 22 del cosiddetto «decreto-legge anticrisi» (decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni,

dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2), ha iniziato un'opera di trasformazione per rendere la Cassa uno strumento strategico per finanziare le infrastrutture, per le grandi opere pubbliche, per l'housing sociale (edilizia sociale) e comunque per le priorità dettate dal Governo;
l'articolo 22 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ai commi 1 e 2, stabilisce che il risparmio postale, assistito dalla garanzia dello Stato, può essere utilizzato «per il compimento di ogni altra operazione di interesse pubblico previsto dallo statuto sociale della Cdp spa», ampliando fortemente quelle che erano le finalità della Cassa;
da un primo calcolo le risorse da utilizzare ammonterebbero ad una cifra tra i 90 e i 100 miliardi di euro;
ogni altra opera di interesse pubblico potrà così, di fatto, essere finanziata dal risparmio prevalentemente proveniente dalle regioni del Sud;
pur non potendo, per vincoli europei, tali fondi essere rigidamente vincolati a criteri di ripartizione territoriale, ciò nonostante è impensabile, stante anche la comune volontà politica di arrivare ad un federalismo fiscale, non pensare a finalità che abbiamo ripercussioni positive per l'economia del Mezzogiorno, alla quale sono state già sottratte quote rilevanti del Fondo per le aree sottoutilizzate -:
come siano stati impiegati a livello regionale, o comunque per macroaree, i fondi erogati dalla Cassa depositi e prestiti nel 2008 e se siano già disponibili i dati relativi all'entità del risparmio postale nel secondo semestre 2008, anche essi suddivisi per macroaree, e in che modo intenda il Governo far sì che vi sia un maggiore rispetto, nell'utilizzo degli stessi, delle quote raccolte, come risparmio postale, a livello regionale.
(3-00424)

Interrogazioni a risposta scritta:

VESSA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le imprese italiane attraversano un momento non facile anche a causa della difficile congiuntura economica internazionale;
il Governo italiano ha già messo in atto importanti misure per sostenere il mondo della produzione;
molte aziende continuano ad incontrare però evidenti difficoltà e sono numerose le imprese che hanno debiti nei confronti di Equitalia e che rischiano in alcuni casi addirittura di subire pignoramenti -:
se non ritenga necessario e urgente procrastinare e scaglionare nel tempo i pignoramenti da parte di Equitalia a carico di imprese per non peggiorare la crisi economica in atto.
(4-02487)

VERSACE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi che stiamo attraversando è fondamentalmente una crisi di fiducia che ha colpito tutti gli operatori economici. La manifestazione più acuta di questa crisi la vediamo sul mercato del credito bancario che si regge sulla fiducia degli operatori. Il mercato del credito bancario è praticamente bloccato, con un preoccupante razionamento che colpisce soprattutto le piccole e medie imprese, le famiglie, il Mezzogiorno;
due sono gli strumenti fondamentali per aiutare il sistema ad uscire dalla crisi: il primo, di più lungo respiro, riguarda la nota politica degli investimenti pubblici e della domanda pubblica di stampo keynesiano;

il secondo strumento riveste carattere di urgenza e riguarda lo sblocco del mercato del credito bancario, causato, da una parte, dal venire meno della soddisfazione dei requisiti patrimoniali minimi delle banche nella concessione del credito e, dall'altra, dall'operare perverso delle regole di Basilea 2 che bloccano di fatto l'erogazione di nuovi crediti alle imprese piccole e medie e alle famiglie, danneggiate dall'applicazione del metodo del rating per la valutazione del merito del credito e per il princing. Il razionamento del credito in atto è molto forte e quel poco di nuovo credito che viene erogato avviene a condizioni di tasso di interesse e di commissioni ai limiti dell'usura;
per fronteggiare questa emergenza del credito bancario all'economia (famiglie e imprese), lo Stato dovrebbe svolgere la funzione di «assicuratore di ultima istanza». Lo strumento già esiste ed è il Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e per le imprese artigiane del Ministero dello sviluppo economico, ai sensi della legge n. 662 del 1996 e del decreto-legge anti-crisi n. 185 del 29 novembre 2008, convertito con modifiche e integrazioni dalla legge 2 del 2009. L'articolo della legge 2 del 2009 che interessa è il numero 11 che ha integrato le risorse del Fondo fino ad un massimo di 450 milioni di euro, aggiungendosi alle disponibilità esistenti del Fondo pari a circa 300 milioni di euro. Il 30 per cento delle risorse aggiuntive destinate al Fondo è riservato agli interventi di controgaranzia dei Consorzi di garanzia collettiva fidi (Confidi);
l'intervento del Fondo avviene attraverso operazioni di cogaranzia verso il confidi, di garanzia diretta a favore delle banche, di controgaranzia verso i confidi. L'intervento del Fondo è a «primo rischio», con ponderazione zero per i nuovi crediti coperti da garanzia concessi dalle banche. Per tali operazioni le banche beneficiano pertanto di assorbimenti patrimoniali pari a zero, grazie all'intervento dello Stato;
il Fondo centrale di garanzia è attualmente gestito dal Mediocredito Centrale (Banca del Gruppo UniCredit), in convezione con il Ministero dello sviluppo economico;
l'istruttoria delle pratiche viene effettuata dal Mediocredito Centrale, mentre l'approvazione spetta ad un Comitato presso il Ministero dello sviluppo economico. Finora il Fondo ha accolto circa 50 mila operazioni, di cui il 46 per cento riguardanti il Nord, il 14 per cento il Centro e il 40 per cento il Sud. L'importo complessivo garantito sfiora i 5 miliardi di euro, rispetto ad operazioni pari a circa 10 miliardi; sull'importo garantito, le controgaranzie ai confidi pesano per circa il 60 per cento, le garanzie dirette alle banche per il 39 per cento e per l'1 per cento le cogaranzie. Le operazioni garantite sui crediti a breve termine incidono per il 23 per cento e su quelli a medio e lungo termine per il 77 per cento;
le attuali regole di accesso ai benefici del Fondo da parte delle piccole e medie imprese e delle imprese artigiane prevedono un massimale di garanzia pari a 500 mila euro, cui corrispondono importi di finanziamento variabili in funzione delle percentuali di intervento previste per le diverse aree geografiche del Paese, più elevate al Sud e più basse al Nord. Tale massimale di garanzia è oggi largamente insufficiente a coprire i finanziamenti necessari per gli investimenti delle imprese, soprattutto per le nuove iniziative, e per le altre tipologie di operazioni. Esso risulta fortemente squilibrato anche in relazione ai parametri dell'Unione Europea di definizione delle piccole e medie imprese in termini di dipendenti, di fatturato, di totale attivo e passivo del bilancio. Tenuto conto di tutti questi elementi e dell'attuale situazione di forte razionamento del credito bancario che colpisce soprattutto le piccole e medie imprese, le famiglie e il Mezzogiorno, si stima che un massimale adeguato di garanzia dovrebbe essere 10 volte quello attuale. Corrispondentemente,

dovrebbero essere adeguate le risorse finanziarie a favore del Fondo centrale di garanzia;
si tratta, quello delle garanzie dello Stato, di uno strumento ben visto dall'Unione Europea perché poco distorsivo della concorrenza, rispetto agli altri strumenti di politica industriale -:
quali misure intendano prendere per fronteggiare l'inadeguatezza dell'attuale massimale di 500 mila euro previsto per le garanzie concesse dal Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e per le imprese artigiane posto che si tratta di un limite che penalizza soprattutto le nuove iniziative di investimento che generano nuovo valore aggiunto e nuova occupazione, indispensabili per attenuare gli effetti fortemente negativi dell'attuale crisi sulla crescita del reddito e dell'occupazione nel prossimo triennio.
(4-02488)

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GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
i fatti di cronaca testimoniano l'incremento ormai costante del disagio adolescenziale e del malessere dei giovani, che impongono a tutti, in primo luogo alle istituzioni, il dovere di attuare concreti provvedimenti per cercare di ridurne e, se possibile, di eliminarne le cause;
molteplici sono le forme di manifestazione del disagio giovanile: l'incremento nel consumo di alcool tra giovani e giovanissimi; le devianze nel comportamento giovanile ed il correlato incremento dei fenomeni di violenza, anche a sfondo sessuale; il diffondersi del bullismo; la diffusione delle droghe anche sintetiche tra gli adolescenti; l'affermazione di nuove forme di dipendenza, da internet, videogame, webcam; la guida ad alta velocità in stato di ebbrezza, che spesso si traduce nelle note stragi del sabato sera; la diffusione dei disturbi del comportamento alimentare (bulimia, anoressia e obesità);
secondo i dati diffusi dall'Istat, il 61 per cento dei ragazzi italiani di età compresa tra i 15 e i 17 anni ammette di far uso di sostanze alcoliche, mentre la percentuale raggiunge il 78 per cento se l'indagine si sposta su un campione di età compresa fra i 18 e i 24 anni;
anche il consumo di droga non accenna a diminuire, attestandosi su percentuali doppie rispetto a quelle della popolazione adulta;
tali tendenze mostrano una correlazione anche con la diffusione, tra i giovani, di disturbi psichiatrici, che per il 15 per cento derivano da una dipendenza dalle droghe e per il 30 per cento da una dipendenza da alcool;
molte prefetture hanno stipulato, a livello locale, protocolli di intesa per la prevenzione ed il contrasto della devianza giovanile in ambito scolastico, con l'intento, tra le altre cose, di intensificare l'attività di prevenzione e contrasto al consumo e spaccio di sostanze stupefacenti attraverso uno stretto raccordo tra dirigenti scolastici, forze di polizia, servizi socio-sanitari e comuni interessati;

tali iniziative locali devono trovare un proprio compimento in un piano programmatico nazionale, volto ad adeguare gli interventi educativi ed i progetti sociali alle nuove forme di disagio giovanile, che richiedono risposte ad ampio raggio e nuovi strumenti di intervento, adeguati, anche sotto il profilo della comunicazione, agli interessi della popolazione giovanile;
la diffusione delle forme di disagio giovanile, pur nelle diverse caratterizzazioni che esse assumono, rappresenta chiaramente un problema generale della nostra società contemporanea, che, anche a causa dell'indebolimento dei legami familiari e delle tradizionali forme di interazione comunitaria (la scuola, il quartiere, la parrocchia), ha abdicato a quel sistema valoriale su cui si fonda l'organizzazione della società -:
quale approccio programmatico e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare o abbia già avviato al fine di adeguare l'offerta di servizi educativi, assistenziali e ricreativi alle nuove esigenze dei giovani, al fine di prevenire e contrastare la diffusione delle forme di devianza relative all'età adolescenziale.
(3-00422)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2008 su iniziativa del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa è stato pubblicato il 1o rapporto sul «Controllo sulla Esecuzione delle Sentenze della Corte europea dei Diritti Umani»;
in detto rapporto, a pagina 92 della versione francese, si legge che «Il Comitato dei Ministri è in attesa di informazioni sull'accelerazione dei procedimenti pendenti e in particolare sul monitoraggio effettuato dal Consiglio Superiore della Magistratura sull'esito dei casi pendenti» -:
se e quando siano state inviate al Comitato dei Ministri informazioni sull'accelerazione dei procedimenti pendenti e, in caso affermativo, quale ne sia il contenuto;
se e quando siano state inviate al Comitato dei Ministri informazioni sul monitoraggio effettuato dal Consiglio Superiore della Magistratura sull'esito dei casi pendenti e, in caso affermativo, quale ne sia il contenuto.
(4-02491)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

SORO, BRESSA, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2009 la regione Sardegna, e in particolare l'Isola della Maddalena, ospiterà il vertice del G8 con presidenza italiana;
tra le opere correlate allo svolgimento del vertice era stato previsto l'allargamento a quattro corsie del principale collegamento trasversale del nord della Sardegna e, cioè, della strada Olbia-Sassari, il cui tasso d'incidentalità per l'intensità di traffico e di mezzi pesanti è così elevato da rendere prioritario e urgente tale intervento;
le vicende relative ai finanziamenti per la realizzazione delle opere del G8 hanno visto un primo stanziamento pari a 100 milioni di euro, cui provvide il Governo Prodi all'inizio del 2008. A questo stanziamento ne seguì un secondo nell'agosto 2008, con l'ordinanza n. 3698

del nuovo Esecutivo, pari a 740 milioni circa. Di questi ultimi, 644 sono fondi regionali e comprendono un'anticipazione di 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate della regione Sardegna e 96 milioni sono fondi statali. Con il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, n. 201, però, lo stanziamento di 740 milioni venne drasticamente ridotto a 233 milioni, in quanto scomparve l'anticipazione dei 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate destinate, tra l'altro, alta realizzazione della Olbia-Sassari;
il 14 novembre 2008 il Sottosegretario Bertolaso, rispondendo all'interpellanza urgente presentata alla Camera dei deputati, a prima firma dell'onorevole Calvisi, nella quale si chiedevano chiarimenti sulla riduzione dei finanziamenti, rispondeva che la differenza di cifre tra la spesa immaginata nell'ordinanza dell'agosto 2008 e quella prevista dal successivo decreto-legge dipendeva esclusivamente dalla scelta operata dal Governo di demandare al Cipe, in una successiva riunione, l'approvazione delle delibere per le opere complementari al G8, in particolare per la Olbia-Sassari;
il 6 marzo 2009 si è riunito il Cipe, che ha deliberato un piano di interventi per 17,8 miliardi di euro, di cui 16,6 miliardi destinati alle grandi opere e 1,2 miliardi di euro per l'edilizia scolastica, ma nulla ha disposto per quanto attiene alla realizzazione degli otto lotti necessari per l'ammodernamento della tratta Olbia-Sassari -:
quale urgente intervento il Governo intenda assumere al fine rispettare gli impegni assunti con la regione Sardegna, garantendo i finanziamenti per l'ammodernamento della tratta Olbia-Sassari, anche al fine di assicurare l'ottimale organizzazione del vertice G8.
(3-00425)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 16 luglio 2008 Monsignor Emmanuel Milingo, nato in Zambia il 13 giugno 1930, per il tramite di un procuratore speciale, inoltrava alla Questura di Vicenza richiesta di nulla osta all'ingresso in territorio italiano per l'esercizio di attività lavorativa autonoma di «servizi di consulenze in materie religiose e spirituali»;
il 24 ottobre 2008 il Questore di Vicenza comunicava a Monsignor Emmanuel Milingo la «sussistenza dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza» in quanto «tale attività non rientra nelle categorie previste dall'articolo 5 comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 ottobre 2007»;
il 28 gennaio 2009 il TAR per il Veneto, terza sezione, accoglieva il ricorso n. 25/2009 proposto da Monsignor Milingo contro l'Amministrazione dell'Interno, in persona del Ministro pro tempore;
Monsignor Emmanuel Milingo è stato ordinato sacerdote il 13 agosto 1958;
il 1o agosto 1969 ha ricevuto l'ordinazione episcopale da papa Paolo VI che il 29 maggio lo nominò arcivescovo di Lusaka, capitale dello Zambia;
il 6 agosto 1983 rinunciò all'arcidiocesi di Lusaka perché chiamato a Roma da Papa Giovanni Paolo II per prestare la propria opera nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti;
per le note vicende nell'ottobre 2007 lo Stato della Città del Vaticano ha revocato il passaporto a Monsignor Milingo,

che gli permetteva di viaggiare con lo status di diplomatico dello Stato della Città del Vaticano, godendone l'immunità diplomatica e la protezione -:
se sia a conoscenza dei fatti descritti;
se l'attività lavorativa autonoma che intende esercitare Monsignor Milingo, per quanto non rientri nelle categorie previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2007, non rientri sostanzialmente tra le attività svolte da uomini e donne extracomunitari appartenenti alla Chiesa cattolica ovvero in base a quali disposizioni questi ultimi possano esercitare la propria attività in Italia -:
quale iniziativa intenda prendere per consentire a Monsignor Milingo di continuare l'opera esercitata in Italia per decenni.
(4-02490)

TESTO AGGIORNATO AL 12 MARZO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la manovra finanziaria 2009 ha portato ad un taglio delle risorse stanziate per le scuole non statali (programma 1.9 nello stato di previsione del MIUR). Se prima della manovra si prevedeva di stanziare 535,4 milioni per il 2009, dopo la manovra (-133,5 milioni) questo importo è sceso a 401,9 milioni (-24,9 per cento). La situazione rimane più o meno la stessa nel 2010, e peggiora ulteriormente nel 2011 (ulteriore riduzione a 312,4 milioni);
al Senato, dopo le polemiche intervenute nel corso dell'esame alla Camera, il Governo ha introdotto un nuovo programma di spesa (1.10 interventi in materia di istruzione), con uno stanziamento di 120 milioni per il solo 2009 ma su un capitolo più generico. La Camera con un ordine del giorno aveva impegnato il Governo a utilizzare questi soldi per le paritarie;
rispetto a quanto stanziato per il 2008 c'è comunque un taglio di 13,4 milioni di euro;
le scuole paritarie adottano i programmi definiti dal Ministero dell'istruzione, rispettando ogni norma in tema di sicurezza e disciplina, e pertanto sono scuole che svolgono un servizio pubblico a tutti gli effetti essendo parte integrante del sistema scolastico nazionale di istruzione;
le scuole paritarie per l'infanzia svolgono in molte regioni del nostro Paese una funzione insostituibile per la cura e l'educazione dei figli di tantissime famiglie e che l'evoluzione economica e sociale, unita alla crescita dell'occupazione femminile, hanno fatto aumentare negli anni la domanda verso questo servizio da parte delle famiglie;
in Italia le scuole paritarie dell'infanzia sono 9.311 e accolgono 700.000 bambini, coprono il 35 per cento della popolazione infantile da 3 a 6 anni e impiegano circa 33.000 dipendenti in massima parte laici con famiglia;
solo nel Veneto le scuole paritarie dell'infanzia accolgono 92.055 bambini su un totale di 134.429 (coprono quindi circa il 68,48 per cento della popolazione infantile dai 3 ai 6 anni), impiegano circa 9.000 persone e al loro interno operano circa duemila volontari;
ogni riduzione in legge finanziaria sul sistema paritario comporta in realtà un incremento di spesa per lo Stato di oltre 10 volte la cifra risparmiata in quanto la spesa pubblica annuale per allievo della scuola statale dell'infanzia ammonta a

6.116 euro mentre la spesa per studente della scuola paritaria, sempre nella scuola dell'infanzia, è di 584 euro e pertanto il risparmio per le finanze pubbliche per ciascun studente di scuola paritaria dell'infanzia è di 5.532 euro all'anno-:
quando verrà emanato il provvedimento ministeriale per l'assegnazione allo specifico capitolo delle scuole non statali con particolare riferimento alle materne e alle primarie;
se il Governo abbia intenzione di ripristinare negli specifici capitoli di bilancio relativi al triennio 2009-2011 i fondi destinati alle scuole materne e alle primarie;
quali siano i tempi con i quali si intenda provvedere alla liquidazione dei fondi assegnati alle scuole materne e alle primarie (4 dicembre per il 2008);
se non si ritenga di adottare opportuni provvedimenti tesi ad escludere i contributi regionali e comunali destinati allo scopo dai vincoli di spesa imposti dal patto di stabilità;
se non si ritenga necessario attivarsi presso la Conferenza Stato-Regioni per fare in modo che le regioni svolgano analoga attività di ripristino dei tagli previsti nei propri bilanci per le scuole paritarie ed assegnare le risorse allo specifico capitolo di bilancio che le finanzia.
(2-00332)
«Viola, Giorgio Merlo, Marchioni, Mastromauro, Oliverio, Dal Moro, Ginoble, De Torre, Tenaglia, Ferranti, Margiotta, Fadda, Sarubbi, Rubinato, Sbrollini, Strizzolo, Iannuzzi, Bressa, Lenzi, Realacci, D'Incecco, Fogliardi, Martella, Merloni, Cardinale, Naccarato, Calearo Ciman, Mosella, De Micheli, Rosato, Zampa, De Pasquale».

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, CIOCCHETTI, CAPITANIO SANTOLINI, DE POLI, PEZZOTTA, VOLONTÈ, GALLETTI, CICCANTI, COMPAGNON, OCCHIUTO e NARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati diffusi dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, relativi alle preiscrizioni di un campione di 900 classi elementari, solo il 3 per cento delle famiglie avrebbe scelto le 24 ore previste dalla nuova formula oraria introdotta dal decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
il 56 per cento delle famiglie avrebbe scelto il modello a 30 ore ed il 34 per cento quello che prevede le 40 ore settimanali;
poiché con il nuovo regolamento gli organici dei docenti sono stati calcolati su classi standard da 27 ore settimanali, il rischio reale è che a settembre 2009 il ministero non sarà in grado di garantire l'offerta di orario maggiormente richiesta dalle famiglie, quella delle 30 ore;
secondo il mensile Tuttoscuola, poiché gli iscritti alle prime classi sono oltre 500 mila, più di 250 mila famiglie (pari al 56 per cento che ha scelto il modello a 30 ore) dovranno accontentarsi di un orario settimanale inferiore;
stessa situazione per il 34 per cento delle famiglie che hanno scelto il tempo pieno per i loro bambini (attualmente è il 25 per cento, mostrando, quindi, un trend in crescita), alle quali non sarà facile garantire le 40 ore settimanali;
ancor più pessimistica la previsione di Tuttoscuola, secondo cui il tempo pieno, alle elementari, potrebbe toccare, dalla prima alla quinta, quota 700 mila iscritti, pronosticando per l'anno scolastico 2009/2010, «una possibile ulteriore espansione di questo particolare modello di tempo scuola, sempre più gradito alle famiglie»;

si tratta di una previsione basata su quanto già accaduto nel 2008/2009, quando, nonostante la diminuzione di alunni alla primaria (-8.300 unità), la richiesta di tempo pieno aumentò. Non solo il dato registra un'inversione di tendenza al Sud, meno avvezzo al servizio: nel 2008-2009 il tempo pieno ha toccato il 26,6 per cento degli alunni e si prevede un aumento per l'anno prossimo;
in definitiva, del 90 per cento di italiani che gradiscono un tempo medio lungo di 30-40 ore settimanali, risulterebbe soddisfatto un terzo, perché attualmente solo il 27 per cento di classi sono a 40 ore e il 3 per cento a 30 ore, per un totale complessivo del 30 per cento, mentre il 60 per cento si dovrebbe accontentare dell'orario breve di 27 ore;
è facilmente ipotizzabile che i costi per coprire questa differenza potrebbero ricadere sui comuni, già pesantemente provati dai tagli operati dal Governo -:
quali iniziative urgenti intenda adottare rispetto ad una situazione che potrebbe penalizzare ulteriormente le famiglie italiane, già alle prese con le difficoltà quotidiane causate dalla crisi economica, che hanno sempre fatto affidamento sul tempo prolungato e che si vedranno tolto un valido sistema di supporto per l'educazione scolastica dei loro figli.
(3-00426)

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo Schema di Regolamento recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», all'articolo 25 comma 3, stabilisce che «ai fini di cui al comma 1 viene effettuata, con apposita modifica al CCNI sulla mobilità, una riduzione dell'aliquota, che non deve superare il 20 per cento (1 cattedra su 5) dei posti disponibili, riservata ai trasferimenti interprovinciali» per l'anno scolastico 2009/2010;
la norma che sancisce l'abbassamento dell'aliquota, provoca un calo del numero delle cattedre fruibili per i trasferimenti, diminuendo la possibilità di spostamento da una località all'altra;
i docenti appartenenti poi alle classi di concorso con poche cattedre, che chiedono il trasferimento verso province di piccole dimensioni, dove i posti sono quindi inferiori rispetto ai grandi centri, risultano ancor più svantaggiati;
tale situazione sembra favorire l'aumento di richieste di assegnazioni provvisorie, con conseguente interruzione della continuità didattica e relativo abbassamento del livello qualitativo dell'istruzione -:
quali interventi il Governo intenda promuovere al fine di rivedere le norme previste dall'articolo 25 comma 3, riconsiderando l'aliquota del 50 per cento relativa al precedente anno scolastico 2008/2009, nel tentativo di garantire il rispetto della continuità metodologica.
(3-00419)

Interrogazione a risposta scritta:

SILIQUINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale 6 marzo 2006, n. 172, modificato dal «Regolamento concernente modalità per l'ammissione dei medici alle Scuole di Specializzazione in Medicina», prevede l'obbligo di superare l'esame di Stato per l'abilitazione alla professione, da parte dei laureati nelle Facoltà di medicina e chirurgia, entro il termine fissato per l'inizio delle attività didattiche delle scuole di specializzazione;
ai sensi del comma 2 del suddetto articolo, il calendario delle prove dovrebbe essere predisposto dal MIUR (Ministero

dell'istruzione, dell'università e della ricerca) entro il 31 luglio di ciascuno anno (per il successivo anno accademico) in modo da poter adeguatamente pubblicizzare, con congruo anticipo, la data, nonché il numero dei posti di specializzazioni assegnati a ciascun ateneo, e in modo che l'università possa pubblicare il relativo bando almeno 60 giorni prima della prova;
in difformità a quanto previsto dalla normativa vigente, anche quest'anno - così come avvenuto spesso negli anni precedenti - la pubblicazione del calendario delle prove è slittata di diversi mesi, con un grave ritardo che danneggia gli studenti ed i giovani laureati causando lunghi periodi di inattività;
ogni anno assistiamo alle consuete contestazioni di migliaia di studenti delle Facoltà di medicina di tutta Italia e dei neo dottori - ovvero i giovani laureati - per richiedere che sia tenuto regolarmente il test di accesso a quelle scuole di specializzazione (che durano 4 o 5 anni) e conoscerne preventivamente la tempistica, poiché hanno affrontato precedentemente una forte selezione all'ingresso e minimo 6 lunghi anni di studio conditi spesso con un periodo da fuori corso, il tirocinio in reparto di tre mesi e l'esame di Stato per l'abilitazione;
il sistema di selezione dei candidati come oggi è strutturato non ha la necessaria trasparenza e si basa spesso su logiche nepotistiche che non premiano realmente il merito. Ciò porta inevitabilmente a rallentare, quando non a bloccare del tutto, il percorso per accedere alla professione;
è necessario che venga riformato radicalmente l'attuale sistema di accesso alle scuole di specializzazione di Medicina abilitando i giovani alla professione con il conseguimento della laurea (con lo svolgimento del tirocinio durante gli studi e senza l'esame di Stato superato dal 98 per cento dei candidati) e rendendo i meccanismi di selezione trasparenti e meritocratici, anche con l'introduzione di un esame nazionale o di commissioni di valutazione composte da soli membri esterni all'ateneo;
si dovrà procedere con la definitiva regolarizzazione del calendario delle prove annuali per consentire ai giovani di programmare la propria vita ed i tempi della propria formazione individuale. L'ideale sarebbe fissare, per ogni anno, lo svolgimento dell'esame di Stato nei mesi di novembre e maggio e delle prove di accesso alle scuole nel mese di febbraio, per premiare coloro che si laureano nei tempi previsti -:
quali iniziative il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca intende adottare affinché siano attuate tempestivamente tutte le procedure necessarie alla pubblicazione del bando fissando la prova d'esame a giugno, con una tempestiva delibera, in conferenza Stato-Regioni, delle ripartizioni dei posti e con il rinvio degli accorpamenti delle Scuole ad un successivo tavolo tecnico per evitare che i laureati del 2007 debbano aspettare tutto il 2009.
(4-02492)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si richiama in premessa l'interrogazione a risposta scritta 4-01164 presentata dall'interrogante in data 29 settembre 2008, seduta n. 056;
il 6 marzo 2009 alcune agenzie di stampa battevano la notizia secondo cui «l'azienda palermitana del gruppo Almaviva ha annunciato di non essere in grado di pagare gli stipendi agli oltre 1.600 lavoratori del call center, a seguito della volontà di Alitalia di non pagare i servizi offerti negli ultimi mesi...»;

Alitalia deve onorare i servizi ricevuti senza scaricare sui lavoratori colpe non loro;
il futuro di 1.600 persone è in gioco e questo deve vedere da parte di tutti, Alitalia, Almaviva, istituzioni locali e Governo nazionale, il massimo senso di responsabilità nel trovare una soluzione che garantisca i livelli occupazionali -:
se non intenda mettere in campo gli strumenti necessari affinché, di concerto con l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori, si possa trovare una soluzione a tutela dell'occupazione e del diritto a percepire uno stipendio.
(5-01101)

POLLEDRI e REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le entrate patrimoniali delle associazioni sindacali possono classificarsi in «contributo sindacale ordinario», derivante dal tesseramento e da un contributo periodico a carico degli associati nella misura annualmente stabilita dagli organi statutari delle singole associazioni, variamente denominato («quota di ammissione»; «contributo di iscrizione»; «quota annuale di iscrizione» eccetera) e «contributi straordinari», versati - questi ultimi - in occasione di prestazioni speciali di assistenza;
il primo, in linea generale, include il costo della tessera che gli aderenti pagano al momento dell'iscrizione ed le trattenute che mensilmente gli stessi aderenti si ritrovano in busta paga; più complesse, invece, le voci inerenti i cosiddetti «contributi straordinari»: c'è, infatti, l'incasso derivante dai Centri di assistenza fiscale (Caf) per la compilazione dei redditi, cui deve aggiungersi il cosiddetto «contributo volontario» che l'interessato versa ai Caf nel caso in cui non sia iscritto al sindacato, che può arrivare a 25 euro, e quello per la compilazione del cosiddetto redditometro (Ise e Isee) per le famiglie che hanno diritto; c'è poi il capitolo patronati, i fondi per l'editoria, il cinque per mille, i gettoni di presenza in vari organismi pubblici, eccetera;
a legislazione vigente non esiste alcun obbligo di rendicontazione in capo ai sindacati, a dispetto dell'esigenza di trasparenza e chiarezza oramai richiesta a gran voce dai contribuenti italiani, in diritto di sapere dove vadano a finire i propri soldi ed in che modo vengono amministrati;
risulta, peraltro, all'interrogante che quote di contribuzione versate alle organizzazioni sindacali tramite trattenuta sul trattamento pensionistico dei titolari di pensione diretta, indiretta o di reversibilità, siano dalle medesime organizzazioni utilizzate in favore di cittadini extracomunitari -:
se al Governo risulti quanto esposto in premessa e quale sia l'opinione in merito all'opportunità di rendere obbligatoria per i sindacati e le loro associazioni la redazione del bilancio di esercizio e la relativa pubblicazione, al fine di assicurare piena trasparenza ed informazione ai cittadini relativamente alle attività di interesse comune e alla gestione dei loro soldi.
(5-01102)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, PIFFARI, CIMADORO, DI GIUSEPPE e DONADI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica che stiamo affrontando in questi mesi ha colpito in maniera diretta anche il comparto agricolo in tutti i suoi settori, compreso quello della meccanizzazione ed innovazione della produzione di macchine agricole, nel quale il nostro Paese vanta una forte tradizione a livello internazionale;

in pochi mesi il mercato internazionale ha subito una contrazione tra il 30 ed il 40 per cento, con riflessi pesanti anche sul piano occupazionale e sull'intero indotto, che conta non meno di 100 mila addetti;
come ha riportato la stampa, il presidente dell'Unacoma (Unione nazionale macchine agricole) ha denunciato «un'incapacità nazionale di approfondimento della politica agricola comunitaria e piani regionali di sviluppo rurale, ce ne sono 21 diversi, non coordinati e a volte così approssimativi da non contemplare la meccanizzazione agricola»;
il settore agricolo rappresenta per il nostro Paese una risorsa strategica, soprattutto in relazione all'altissima qualità su cui può contare. Attualmente Unacoma rappresenta un settore vincente della meccanica nazionale: si colloca al secondo posto a livello mondiale per produzione ed al primo posto per ampiezza di gamma;
appare necessario investire su politiche mirate di coordinamento regionale delle risorse a disposizione, in particolare focalizzando le potenzialità da sviluppare. In questo contesto il comparto della produzione delle macchine agricole riveste un ruolo cruciale: le imprese capofila, l'articolata filiera, la manodopera specializzata ed i know how esclusivi sono i fattori di questo successo. L'industria produttrice di macchine per l'agricoltura è uno dei comparti meglio sviluppati del made in Italy -:
quali siano le iniziative e gli interventi che il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali intende adottare ed in quali tempi per sostenere il coordinamento necessario tra le politiche regionali e i piani di intervento nazionale nei confronti del settore agricolo in generale e, in particolare, per tutelare adeguatamente il comparto della produzione delle macchine agricole, una delle principali risorse del nostro made in Italy.
(3-00423)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

MARSILIO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che il Presidente dell'Istituto nazionale di Statistica, professor Luigi Biggeri, il cui mandato scadrà tra meno di tre mesi, si stia accingendo a nominare un nuovo direttore generale;
a giudizio dell'interrogante, appare singolare, oltre che scorretto, che un Presidente in scadenza voglia imporre a chi lo sostituirà i nomi dei dirigenti dell'Istituto in modo da assicurare continuità all'azione da lui intrapresa;
il presidente dovrebbe ad avviso dell'interrogante astenersi dal partecipare alla nomina del sostituto dell'attuale direttore generale e affidare la gestione dell'Istituto solo transitoriamente ad una figura di carattere istituzionale in attesa della scadenza, in modo da consentire al nuovo presidente di poter disporre di dirigenti affidabili e comunque non scelti dal predecessore;
sembrerebbe, al contrario, che la scelta del nuovo direttore generale sia affidata - piuttosto che a magistrati indipendenti e di rango come meriterebbe il ruolo e l'importanza dell'ente - ad una commissione composta da membri del Consiglio dell'Istituto -:
se l'autorità vigilante non intenda avviare una indagine sulla questione al fine di ripristinare la correttezza nella gestione dell'ente;
se non intenda verificare la rispondenza delle scelte gestionali fatte nel novembre 2008 con il regolamento dell'ente, in particolare appurando se gli uffici di

diretta collaborazione decaduti per legge non siano per caso ricostituiti in violazione del suddetto regolamento;
se non ritenga opportuno procedere ad una riforma vera e integrale dell'ente, nominando un commissario ad acta per sostituire il vertice ormai prossimo alla scadenza;
quali altre iniziative intenda intraprendere per restituire all'Istituto nazionale di Statistica quella dignità, autorevolezza e autonomia che lo avevano caratterizzato sin dalla sua nascita.
(4-02493)

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RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO e CERONI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'economia mondiale è alle prese con una crisi di proporzioni eccezionali;
da mesi tutti i Paesi sono impegnati nella predisposizione di misure adeguate per arginare gli effetti negativi della crisi, in particolare per quanto riguarda la perdita di posti di lavoro, la contrazione dei consumi e il conseguente instaurarsi di un pericoloso clima di sfiducia;
il Governo italiano ha dimostrato di essere all'altezza della sfida, predisponendo, ben prima di altri Governi europei, una precisa strategia di intervento contro la crisi, finalizzata a fornire risposte concrete e immediatamente efficaci a difesa dell'occupazione, nonché a rilanciare gli investimenti strutturali, quale volano della ripresa economica;
il piano nazionale di edilizia abitativa, previsto dall'articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è tra le misure più qualificanti della «strategia anticrisi» messa in campo dal Governo;
il 6 marzo 2009 il «piano casa», ex articolo 11 del citato decreto-legge n. 112 del 2008, è entrato nella fase operativa: il Governo e le regioni, infatti, hanno concluso un accordo per avviare una nuova politica di edilizia residenziale pubblica per affrontare con continuità le emergenze che si manifestano nel Paese, attraverso l'assicurazione nel tempo di risorse statali adeguate e lo sviluppo di sinergie tra i diversi livelli istituzionali -:
quali siano i punti qualificanti dell'accordo concluso nei giorni scorsi tra il Governo e le regioni e quali siano le prospettive nel rapporto con le regioni stesse in ordine alle iniziative future.
(3-00421)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

BARBIERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Commissario straordinario del Consorzio Gaia S.p.A., dottor Andrea Lolli, il 23 febbraio 2009 ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Velletri per aver agito, con la collaborazione di alcuni dirigenti della società, con violenza e minacce, nei confronti di un dipendente della stessa, per costringerlo all'immissione di sostanze pericolose nei rifiuti;
il dipendente in questione, signor Piero Basso, dopo aver denunciato i fatti ai Carabinieri sarebbe stato allontanato dal Consorzio Gaia S.p.A.;
nel 2008 il dottor Lolli si rese protagonista del licenziamento collettivo di 131 lavoratori del Consorzio senza valide motivazioni, e recedette momentaneamente

dal suo intento grazie anche ad un atto di sindacato ispettivo (3-00196) presentato dall'interrogante;
l'articolo 43 del decreto legislativo n. 270 del 1999 prevede la revoca del commissario straordinario in ogni tempo, da parte del Ministro dello sviluppo economico su proposta del comitato di sorveglianza o d'ufficio -:
se sia a conoscenza dei fatti suesposti e per quali motivi il dottor Lolli non sia stato ancora rimosso dal suo incarico ai sensi dell'articolo 43 del decreto legislativo n. 270 del 1999;
se non ritenga opportuno intervenire per far dichiarare la definitiva inefficacia della procedura di licenziamento collettivo, a tutela dei lavoratori ed il reintegro del dipendente Piero Basso.
(3-00420)

Interrogazioni a risposta scritta:

NANNICINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la cooperativa «Edilizia Montevarchi» con sede in Montevarchi (Arezzo) è stata posta con Decreto 26 Aprile 2007 in Gestione commissariale e nominato il commissario governativo (Gazzetta Ufficiale, 20 Giugno 2007 numero 141);
con Decreto 10 aprile 2008 la gestione commissariale della cooperativa è stata prorogata (Gazzetta Ufficiale, 26 Maggio 2008 numero 122);
la cooperativa ha ultimato il lavoro di sanatoria presso l'Amministrazione Comunale di Montevarchi per le piccole varianti interne ed esterne dei 72 alloggi patrimonio della stessa cooperativa ed ha inoltre confermato la richiesta verso la stessa Amministrazione Comunale del passaggio in proprietà del terreno assegnato, a suo tempo, in diritto di superficie;
in data 30 gennaio dello scorso anno, ponendo fine ad un'odissea durata circa un ventennio, fu firmato l'accordo transattivo tra gli ex soci ed il Commissario Governativo della Cooperativa;
con tale accordo, che ricalca in pratica la linea in precedenza espressa dall'ex consiglio di amministrazione, si sono liberati 5 alloggi assegnati a soci, i quali hanno fatto affluire nelle casse della cooperativa nuove liquidità;
da notizie di stampa si apprende che alcune parti deteriorate e pericolanti dell'intonaco degli edifici sono state fatte rimuovere dal Commissario, portando di fatto alla demolizione, in diversi punti, anche delle murature dei laterizi di tamponamento e creando così infiltrazioni di acqua e freddo negli appartamenti;
sono passati circa due anni dal commissariamento e più di un anno dall'accordo e le famiglie non sono ancora divenute proprietarie degli alloggi, nonostante abbiano contratto mutui, anche di decine di migliaia di euro, gravati di oneri aggiuntivi rispetto ad una normale operazione di mutuo prima casa che può essere posta in essere con il contestuale passaggio di proprietà -:
quali siano i flussi finanziari ottenuti dall'accordo e quali siano le caratteristiche dei nuovi soci;
se non si ritenga opportuno intervenire sul Commissario, affinché acceleri la procedura di passaggio di proprietà degli immobili;
quale sia la situazione contabile della cooperativa, dalla quale risulti il compenso del commissario governativo e gli eventuali costi per consulenze e collaborazioni durante la gestione commissariale;
se nel frattempo non si ritenga opportuno intervenire per porre in essere corrette opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, per far cessare la situazione di estremo disagio in cui si trovano a vivere decine di famiglie.
(4-02486)

DI STANISLAO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sul sito dell'Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e la geotermia, il territorio della Provincia di Teramo viene di fatto «trafitto» da ben quattro istanze per la ricerca e l'estrazione di gas e petrolio già accolte dal Ministero dello sviluppo economico;
in aggiunta a quella ottenuta dalla Petroceltic a largo della costa teramana di Pineto-Silvi, fino a quella pescarese di Montesilvano e alle concessioni relative alle zone di Corropoli e Colle dei Nidi, sulla mappa petrolifera del territorio abruzzese compare anche Colle San Giovanni-Mutignano;
l'interesse dei petrolieri per il teramano non è nuovo. Lo scorso autunno erano già sei le istanze di concessioni sparse nella Provincia, ognuna identificata con il nome della località o della frazione corrispondente. Oltre alla ormai nota zona costiera dell'asse Pineto-Silvi-Montesilvano, la mappa della deriva petrolifera abruzzese corrisponde ad oggi a: Villa Carbone (Canzano, Castellalto, Notaresco e Mosciano), Villa Mazzarosa (Roseto), Colle dei Nidi (che percorre Mosciano, Tortoreto, Sant'Omero, Nereto Ancarano, Corropoli, Colonnella e Controguerra), la zona Cipressi compresa fra i distretti di Teramo e Pescara e ancora, la Corropoli: un'area di grandi dimensioni che partendo dal territorio di Giulianova attraversa ad est la Val Vibrata per poi raggiungere Monsampolo del Tronto in Provincia di Ascoli;
sono molto forti le preoccupazioni delle comunità locali circa i gravi pericoli per l'ambiente connessi alla realizzazione di piattaforme estrattive, per la salvaguardia degli interessi relativi alla tutela dell'ambiente e della salute, nonché degli interessi economici legati alla promozione turistica dell'intera collettività provinciale;
l'allarme sociale e la preoccupazione dell'intera comunità teramana concernenti i rischi per la salute, l'ambiente, l'economia connessi alla realizzazione di piattaforme estrattive davanti alla costa abruzzese teramana e di altri interventi per la ricerca di gas e petrolio in terraferma impongono l'adozione di ogni cautela adottando il principio delle precauzioni al fine di unificare la compatibilità, l'utilità e la necessità di questi interventi -:
se non ritenga necessario adottare in tempi rapidi interventi specifici tesi a chiarire, vista l'assoluta e inequivocabile contrarietà delle comunità teramane tutte, e delle associazioni ambientaliste e di enti e istituzioni locali, l'effettiva volontà in merito alla reale intenzione di realizzazione delle piattaforme estrattive sia sulla costa che nell'entroterra;
se non ritenga necessario rivedere queste scelte legate alla localizzazione di reti per la ricerca e l'estrazione di gas e petrolio ed intervenire altresì, nel caso, per annullare ogni tipo di decisione presa e/o da prendere circa la petrolizzazione, con la quale rischia di soccombere un'intera economia locale costruita e costituita da artigiani, piccole e medie imprese, esercizi turistici e attività commerciali e con il rischio che scompaiano precocemente tutte quelle aziende agricole che puntano sul biologico e sulla genuinità del prodotto enogastronomico.
(4-02489)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Brigandì e altri n. 1-00077, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rigoni.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00125, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bucchino, Fedi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Quartiani n. 4-02409, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farinone.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interpellanza Capitanio Santolini n. 2-00317, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 139 del 24 febbraio 2009.

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
da tempo si tenta di riformare inutilmente le Commissioni di revisione cinematografiche disciplinate dalla legge 21 aprile 1962, n. 161, normativa ritenuta ormai superata ed inidonea a garantire un'adeguata tutela dei minori;
l'ultimo tentativo in tal senso, è rappresentato dal disegno di legge governativo n. 3014 presentato il 6 agosto 2007 dall'allora Ministro per i beni e le attività culturali, onorevole Rutelli, il quale oltre a riformare le Commissioni in questione prevedeva altresì una disciplina dei videogiochi a tutela dei minori;
diversamente dal precedente, l'attuale Governo non ha ancora presentato alcun provvedimento né in materia di revisione cinematografica, che pertanto continua ad essere regolato dalla legge sopraccitata e dal regolamento d'esecuzione emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 11 novembre 1963, n. 2029, né in materia di videogiochi, settore totalmente privo di regolamentazione;
per quanto riguarda la revisione cinematografica la pericolosità e la dannosità di una carente disciplina assume un peso decisamente rilevante se si considera che il parere reso dalle suddette Commissioni non incide solo sulla possibilità o meno di proiettare una determinata opera nelle sale cinematografiche, ma anche sulla liceità della successiva trasmissione televisiva dell'opera stessa;
infatti l'articolo 34 del testo unico della radiotelevisione espressamente recita al primo comma: «è vietata la trasmissione di film ai quali sia stato negato il nulla osta per la proiezione o la rappresentazione in pubblico oppure siano stati vietati ai minori di anni diciotto», ed al secondo comma: «I film vietati ai minori di anni quattordici non possono essere trasmessi, né integralmente, né parzialmente prima delle ore 22,30 e dopo le ore7»;
ad aggravare ulteriormente l'attuale sistema vi è anche la mancata attuazione di quanto disposto dai commi 4 e 5, dell'articolo 3 del decreto-legge 29 marzo 1995, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 1995, n. 203, in forza dei quali le Commissioni di revisione cinematografiche avrebbero dovuto estendere la loro competenza anche ai film per la televisione ed alle opere a soggetto, previa integrazione dei loro componenti con ulteriori due rappresentanti dei genitori designati dalle associazioni maggiormente rappresentative;
infatti ai sensi dei comma 6 del provvedimento da ultimo citato «Il regolamento di attuazione dei commi 4 e 5 del presente articolo, nonché di adeguamento del regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 11 novembre 1963, n. 2029, è emanato entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sentito il garante per la radiodiffusione e l'editoria nonché le competenti commissioni parlamentari che esprimono il loro parere entro trenta giorni dalla trasmissione dello schema di regolamento».
per quanto riguarda i videogiochi è ormai nota la loro diffusione tra il pubblico di ogni fascia di età. Anzi sempre più spesso i nuovi prodotti non sono neanche rivolti ai giovani e giovanissimi, come

accadeva in passato, ma direttamente agli adulti con contenuti idonei forse per questi ultimi ma non certo per i primi;
sarebbe opportuno colmare il vuoto legislativo della materia in questione, al fine di prendere il prodotto in esame oltre che sotto il profilo ludico, anche per quel che riguarda i profili educativi e creativi;
l'unica attenzione ai minori nella materia in questione consiste nel bollino indicante l'età consigliata del videogiocatore e nell'indicazione del contenuto del prodotto, apposta da alcuni produttori in ossequio alla autoregolamentazione da loro stessi dettata e nota come Pegi, priva di qualunque forza vincolante -:
se il Governo intenda promuovere una riforma della legge 21 aprile 1962, n. 161, e se intenda, a distanza di oltre tredici anni dalla scadenza del termine dettato dal legislatore con la legge 30 maggio 1995, n. 203, di conversione del decreto-legge 29 marzo 1995, n. 97, dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 3, comma 6, della citata legge;
se intenda prendere provvedimenti a tutela dei minori in materia di videogiochi;
se ritenga idoneo un sistema di autoregolamentazione che consente al produttore di videogiochi di stabilire il limite di età per l'utilizzazione del prodotto.
(2-00317) «Capitanio Santolini».

Pubblicazione di un testo riformulato e cambio di presentatore.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Donadi n. 1-00129, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 142 del 9 marzo 2009, che deve intendersi presentata dall'onorevole Di Pietro, già firmatario della stessa.

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria internazionale, come era facile prevedere, si è trasformata in crisi economica e sta facendo sentire i suoi effetti anche nel nostro Paese. Diversi importanti istituti di previsione, della Banca d'Italia, della Confindustria, di enti di ricerca indipendenti, indicano un ulteriore aggravamento della crisi in Italia, con una caduta del prodotto interno lordo nel 2009 superiore al 2,5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra l'8 per cento;
i dati sulla cassa integrazione, che a febbraio 2009 ha toccato un + 201,6 per cento, descrivono un mondo produttivo in forte difficoltà; le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 553 per cento, quelle di cassa integrazione straordinaria del 44,8 per cento; ovviamente unito a ciò si deve aggiungere il calo dei consumi registrato da Confcommercio, che segnala a gennaio 2009 una riduzione tendenziale del 4,6 per cento sul piano quantitativo. Nonostante le affermazioni del Governo sulla cosiddetta cassa integrazione in deroga, che doveva estendere il trattamento di integrazione salariale ai settori di attività esclusi, le misure realmente applicate lasciano ancora molte imprese non coperte. In particolare, tutto il settore dell'artigianato è senza protezioni. Per gli apprendisti anche non artigiani non c'è alcuno strumento di protezione sociale e altrettanto si può dire per i contratti a termine e per i contratti di collaborazione;
nelle piccole imprese, che costituiscono l'80 per cento del totale delle imprese e assorbono il 90 per cento dell'occupazione, sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività. Gli ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia, ottenuti applicando il loro consolidato modello econometrico a quanto si rileva nell'andamento del terzo quadrimestre del 2008, dicono che la recessione si aggraverà e proseguirà almeno per tutto il 2009 e per il 2010. Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi;

tra gennaio e febbraio 2009 hanno subito un pesante ridimensionamento produttivo ed occupazionale, spinto fino alla chiusura di molte attività, molte aziende del comparto delle medio-grandi imprese, distribuite in tutte le aree geografiche del Paese: la Benetton, la Indesit e la Valeo in Piemonte, gli stabilimenti della chimica di base di Porto Marghera e in Sardegna, la Euroalluminia di Cagliari, la Merloni elettrodomestici in Umbria e Marche e la Merloni metalmeccanica in Abruzzo e Marche, i cantieri Apuana, la Eaton di Massa Carrara, la Telecom, gli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Termini Imerese, l'Atitech e ancora una parte dell'occupazione ex Alitalia, che doveva essere assorbita dalla Cai e invece questo non è accaduto, le attività ex Ibm della Selfin, la Pininfarina e la Bertone;
entro luglio 2009 arriveranno a scadenza quasi un milione di contratti di lavoro a termine e nel secondo semestre dell'anno se ne aggiungeranno altri 1,4 milioni. È impossibile prevedere quanti di questi verranno confermati, ma è senza dubbio facile prevedere che la maggioranza di questi non verrà confermato ed in assenza di ammortizzatori sociali si tradurranno in «licenziamenti di fatto»;
i lavoratori «precari» in tutte le loro articolazioni rappresentano attualmente una categoria in costante crescita: il 12 per cento dell'occupazione complessiva e quasi l'80 per cento della nuova occupazione;
secondo le analisi effettuate da un osservatorio qualificato, come la Cgia di Mestre, i lavoratori precari hanno raggiunto a fine settembre 2008 quota 2.812.700, corrispondenti al 12 per cento del totale degli occupati in Italia, con una forte concentrazione nel Mezzogiorno, dal 2004 al settembre 2008 sono aumentati del 16,9 per cento: dunque cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, cresciuti nello stesso periodo del 3,1 per cento;
la presenza nel mercato del lavoro di questa nuova categoria di lavoratori è un fenomeno relativamente recente. È stato durante gli ultimi anni del secolo scorso che l'organizzazione tradizionale del mercato del lavoro ha iniziato la sua repentina trasformazione: alle due grandi categorie contrattuali, quella del lavoro autonomo e quella del lavoro subordinato, si sono affiancati tanti «nuovi lavori» e la necessità, quindi, di una molteplicità di nuove forme contrattuali;
attualmente il passaggio da lavoratori flessibili a lavoratori precari e da lavoratori precari a disoccupati appare uno dei percorsi più probabili a cui sono destinati nei prossimi mesi molti giovani lavoratori italiani;
la crisi che abbiamo di fronte si abbatterà, in particolare, sui lavoratori precari: saranno loro i primi a pagarne il prezzo. In alcune regioni il trend è già evidente: in Piemonte le assunzioni nel mese di dicembre del 2007 sono crollate del 20 per cento, tra ottobre e novembre del 2008 nel torinese, secondo i dati dei centri dell'impiego, si sono persi quasi 21 mila posti di lavoro;
nel Lazio i contratti che rischiano di non essere rinnovati sono più di 184 mila, in Toscana più di 56 mila, in Lombardia 188 mila, in Campania quasi 45 mila, in tutto il Paese sono quasi 850 mila;
a dicembre del 2007 sono già scaduti 300 mila contratti a termine: soltanto un terzo di questi lavoratori ha potuto contare su un sostegno al reddito;
per i cosiddetti contratti di collaborazione, di cui si stima che ne scadranno tra 300 mila e 400 mila all'anno, non c'è ovviamente alcuna possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga e per essi è stato previsto, nel decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, un sussidio quasi simbolico e di difficile applicazione, pari al 10 per cento del reddito dell'ultimo anno;
il mondo del precariato è una realtà complessa e variegata, oltre che in costante crescita. Ai lavoratori a tempo

determinato si affiancano quelli con contratti di somministrazione, i vecchi interinali e poi i lavoratori parasubordinati: con tutta la miriade di differenti tipologie contrattuali appare necessario fare chiarezza in questo universo contrattualistico, evitando abusi ed un utilizzo distorto della flessibilità contrattuale certamente necessaria allo sviluppo del nostro sistema impresa. Per i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps appare necessario distinguere i liberi professionisti dai dipendenti, utilizzando, in caso di rapporto di monocommittenza, il concetto di dipendenza economica;
le misure attivate dal Governo sono state inefficaci a mettere un argine alla crisi in atto. Gli stanziamenti previsti sono totalmente inadeguati a far fronte alla grave crisi economica ed occupazionale. Non saranno capaci di far fronte neppure alle esigenze di ammortizzatori sociali del primo semestre del 2009. Per di più, con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e col disegno di legge n. 1167 in Senato, è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario avviato con le due leggi finanziarie del Governo Prodi. Ciò, da solo, determinerà la perdita di lavoro per oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e della scuola;
il Governo non sembra capire che l'attuale crisi dell'economia reale, in Italia e nel resto del mondo, deriva da una drastica e generale caduta dei redditi, che sta riducendo i consumi finali, quelli dei semilavorati e dei beni intermedi. Si sta assistendo ad uno shock da domanda;
le imprese che producono per il mercato finale hanno ridotto la produzione e hanno cominciato a svuotare i magazzini, in attesa di tempi migliori. La contrazione delle scorte si è tradotta in una riduzione della produzione di tutte le imprese che stanno a monte dei prodotti finali, fino a quelle che producono i beni energetici. La caduta dei prezzi del petrolio riflette proprio questa condizione. Si è messa in moto una spirale negativa, in cui tutti, famiglie e imprese, cercano di non spendere;
fin ora si sono fermati i consumi di sostituzione e questo ha dato la falsa impressione che, in fondo, il diavolo della crisi non era poi così brutto come lo si dipingeva. Ora potrebbero franare anche i consumi dei beni primari e questo sarebbe l'anticamera della recessione strutturale;
è necessario un profondo processo di ristrutturazione delle imprese per prepararle alla ripresa in condizioni di maggiore competitività. L'Italia dei Valori ritiene che sia interesse del Paese, oltre che del sistema delle imprese, che questa ristrutturazione avvenga rapidamente e sia profonda. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l'accettazione di questo è in qualche modo dirimente. Fatta questa affermazione in modo esplicito e impegnativo, la questione di fondo immediatamente successiva è che le ristrutturazioni avvengano con un vincolo che è essenziale per la riuscita degli stessi processi di ristrutturazione e per non mettere in discussione, anzi accrescere la coesione sociale e il dialogo tra le parti sociali. Il vincolo è quello che, per il tempo necessario allo svolgersi dei processi di riorganizzazione aziendale, il maggior numero possibile di dipendenti siano mantenuti in attività. Ciò innanzitutto per salvaguardare il patrimonio di professionalità e di conoscenze che ci sono nelle maestranze e negli uffici. In secondo luogo perché, se aumentasse seccamente la disoccupazione molte famiglie, si ridurrebbero a vivere solo dei sussidi di disoccupazione. Diversa sarebbe la condizione se le imprese tendessero a mantenere in azienda la gran parte dei dipendenti, adeguando gli orari di lavoro al minor livello produttivo. In questo modo si stabilizzerebbe il monte retribuzioni complessive e la riduzione dei compensi erogati ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa sarebbe compensata con gli ammortizzatori sociali;
una politica adeguata di sostegno al lavoro è un'opportunità importante per

qualificare e rilanciare il sistema impresa italiano, per distinguere le imprese serie da quelle capaci solo di sopravvivere col lavoro nero e con l'evasione fiscale. I sostegni al lavoro dovranno essere erogati a condizione che le imprese sottoscrivano l'impegno a non diminuire i livelli occupazionali, quello a non esternalizzare la propria produzione all'estero oltre una percentuale fisiologica e che siano in regola con gli obblighi fiscali;
non occorre alcuno «zoo» di molti e strani strumenti di difesa del reddito. Gli ammortizzatori sociali devono essere adeguati ad una ristrutturazione profonda, semplici, automatici, meglio se gestiti direttamente dalle regioni, orientati a distribuire tra tutti i dipendenti il lavoro che c'è. Ne devono fruire tutti i lavoratori dipendenti e parasubordinati, nelle loro diverse fattispecie contrattuali, e tutti gli altri lavoratori precari in regime di monocommittenza e di piena dipendenza economica, senza distinzione di dimensione d'impresa e di settore d'attività;
serve allo scopo una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione e una durata insufficiente. La riforma dovrebbe puntare a migliorare, estendere e generalizzare i principi e le forme dei contratti di solidarietà. Tutti i processi di ristrutturazione dovrebbero avvenire distribuendo tra tutti il lavoro che realmente c'è, con la corrispondente riduzione dei compensi (salari e stipendi), che, quindi, dovrebbero essere assistiti da un'integrazione del reddito, a complemento dell'orario, previa definizione di accordi sindacali. Per tutti i rapporti di lavoro, non solo i contratti a tempo indeterminato, si dovrà procedere alla loro proroga, anche a orario ridotto, mediante intese sindacali, al fine di metterli nelle condizioni di poter fruire degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione avrebbe la funzione di fornire il complemento al reddito ridotto a seguito della diminuzione dell'orario di lavoro. In questo modo i livelli occupazionali sarebbero esattamente uguali a quelli necessari alle esigenze della produttività del lavoro e i redditi non sarebbero diminuiti quanto diminuiscono gli orari, con una sostanziale difesa del monte delle retribuzioni;
la recente approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal secondo Governo Berlusconi conferma quanto già era stato denunciato dall'opposizione all'epoca: la politica dei condoni ha prodotto gravi danni alla finanza pubblica e ha aggravato l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti;
l'indagine ha confermato il carattere lassista delle norme grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria, senza in realtà pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono. Il buco è stato stimato in 5,2 miliardi di euro, pari al 20 per cento delle entrate a suo tempo annunciate; particolarmente rilevante è risultato il mancato gettito relativo alla sanatoria degli omessi versamenti (3,5 miliardi di euro);
con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, di fatto, un contribuente (in particolare se titolare di redditi di lavoro autonomo o di impresa) che non dichiari fedelmente il reddito conseguito può:
a) integrare la propria dichiarazione entro l'anno successivo, pagando una sanzione pari al 10 per cento delle maggiori imposte relative al reddito non dichiarato originariamente;
b) attendere l'eventuale controllo del fisco e pagare, se scoperto, una sanzione pari al 12,5 per cento delle imposte evase;

le nuove norme emanate costituiscono un'evidente conferma del lassismo fiscale cui sembra ispirarsi l'azione del Governo e non deve, dunque, meravigliare se l'evasione fiscale è negli ultimi mesi in costante aumento;
la nota informativa 2009-2011 sugli andamenti di finanza pubblica, presentata dal Governo il 6 febbraio 2009, contiene una stridente incongruenza tra le previsioni del quadro macroeconomico (consumi, importazioni, deflatori) e le previsioni sulle entrate, in particolare il gettito da imposte indirette. L'analisi dei dati ufficiali porta a concludere che per il periodo 2009-2011 la perdita di gettito prevista dal ministero dell'economia e delle finanze va molto oltre gli effetti dovuti alla recessione in corso ed attesa;
sulle sole imposte indirette, si registra un ampliamento dell'evasione ed elusione fiscale di 13 miliardi di euro nel 2008, 16 miliardi di euro nel 2009, 14 miliardi di euro nel 2010 e quasi 16 miliardi di euro nel 2011. Ovviamente, l'evasione delle imposte indirette, in particolare dell'Iva, si «tira dietro» evasione ed elusione delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali. Pertanto, l'allargamento dell'evasione e dell'elusione, conseguente alla rimozione delle principali misure di contrasto introdotte nella XV legislatura e all'abbattimento di controlli e sanzioni, è decisamente superiore ad un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno;
è ampiamente diffusa, non soltanto tra gli operatori del settore, ma anche a livello politico, la consapevolezza dei problemi che i ritardati pagamenti, da parte delle amministrazioni pubbliche, provocano alle imprese fornitrici di beni e servizi;
il mancato pagamento nei termini previsti comporta ricadute pesanti sull'operatività e sulle prospettive di sviluppo delle imprese fornitrici, le quali si vedono costrette ad indebitarsi ovvero a rinunciare alla realizzazione di investimenti per far fronte alla carenza di liquidità; si calcola, inoltre, che almeno un fallimento su quattro è dovuto a tale fenomeno;
l'attuale crisi finanziaria rende il problema ancora più grave: un'ingente somma di liquidità bloccata (la cifra ammonta a 70 miliardi di euro), soldi delle imprese che devono essere immessi al più presto nel circuito commerciale,

impegna il Governo:

a convocare un tavolo con tutte le organizzazioni sociali per definire un programma generale di uscita dalla crisi economico-finanziaria attraverso una complessiva ridefinizione del sistema degli ammortizzatori sociali, nonché ad adottare misure a favore della piccola e media impresa a partire dal tempestivo pagamento da parte di tutte le pubbliche amministrazioni dei debiti nei confronti dei prestatori di servizi beni e degli esecutori di appalti;
ad adoperarsi per sottoscrivere un patto strategico tra il Governo e le parti sociali per il mantenimento dell'occupazione, anche al fine di non disperdere le professionalità presenti nelle nostre imprese;
a disporre con la massima urgenza, per i prossimi 24 mesi, misure a sostegno del reddito finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori dipendenti e parasubordinati, in particolare prevedendo, per le aziende che rinunciano al ricorso alla cassa integrazione e riducono l'orario di lavoro a seguito di documentata riduzione degli ordini, l'attivazione di specifici ammortizzatori sociali finalizzati a compensare la riduzione delle retribuzioni erogate ai lavoratori per la diminuita attività lavorativa, garantendo così il mantenimento in attività, per i prossimi 24 mesi, dei lavoratori sia dipendenti che parasubordinati;
a prevedere una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati dal Governo, gravi limiti di applicazione, allungandone la durata e portando il valore effettivo

dell'indennità all'80 per cento dell'ultima retribuzione, prevedendo, in particolare, la possibilità di estenderne l'utilizzo per i prossimi 24 mesi a tutti i lavoratori anche parasubordinati rimasti senza lavoro;
a predisporre, per i prossimi 24 mesi, per quei lavoratori, anche parasubordinati, per i quali non sarà possibile il mantenimento in attività, né l'utilizzo di ammortizzatori sociali esistenti per un periodo di almeno un anno, uno specifico assegno mensile di disoccupazione;
a predisporre specifici controlli degli organi competenti ed il rafforzamento di quelli attuali, ai quali debba essere vincolata l'erogazione degli ammortizzatori sociali proposti per i prossimi 24 mesi, vincolando l'erogazione di tali ammortizzatori esclusivamente per le imprese che assumeranno l'impegno a non diminuire i propri livelli occupazionali per il periodo in cui saranno erogati i contributi ed i sussidi, l'impegno a non esternalizzare la propria produzione all'estero, in particolare la mano d'opera, oltre una percentuale fisiologica del proprio personale, ed infine a condizione che le medesime imprese siano in regola con gli obblighi fiscali;
a coprire gli oneri immediati per il pagamento degli ammortizzatori sociali:
a) con gli 8 miliardi derivanti dall'accordo Stato-regioni;
b) con il recupero all'entrata del bilancio dello Stato delle somme dichiarate e non versate dai contribuenti che si erano avvalsi dei condoni e delle sanatorie di cui alla legge 27 dicembre 2002, n. 289, anche dopo l'iscrizione a ruolo e la notifica delle relative cartelle di pagamento, recupero da effettuarsi anche mediante ogni azione coattiva necessaria al fine dell'integrale recupero delle somme dovute e non corrisposte, maggiorate dagli interessi maturati, anche mediante l'invio, da parte del concessionario per la riscossione Equitalia spa, di un'intimazione a pagare quanto concordato e non versato alla prevista scadenza, a pena del venir meno dell'efficacia del condono e delle sanatorie di cui alla citata legge n. 289 del 2002;
c) con la sospensione per gli anni 2009 e 2010 dell'abrogazione dell'Ici per le prime abitazioni dei ceti benestanti decisa dall'attuale Governo;
d) tagliando del 10 per cento le spese della politica e delle pubbliche amministrazioni ad iniziare dalle retribuzioni delle figure apicali delle pubbliche amministrazioni: abolendo la previsione del rimborso elettorale ai partiti politici per le legislature conclusesi anticipatamente; diminuendo il numero dei consiglieri dei consigli di amministrazione delle municipalizzate, sopprimendo enti inutili, come, ad esempio, le comunità montane o le autorità di bacino, conferendo le loro funzioni a regioni e a consorzi tra comuni, tagliando così molti degli stipendi o prebende che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
a creare un fondo per il sostegno ai disoccupati con i proventi delle maggiori entrate derivanti dal ripristino delle misure contro l'elusione e l'evasione fiscale, nonché delle sanzioni in vigore precedentemente a carico dei contribuenti scorretti, quali l'elenco clienti/fornitori e la tracciabilità dei pagamenti.
(1-00129)
(Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Mecacci e altri n. 1-00089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 dicembre 2008: è stata ritirata la firma del deputato Vannucci.