XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 18 marzo 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 18 novembre 2008, pubblicato in G.U. 29 dicembre 2008, n. 302, riguardante l'identificazione, per il 2008, delle Regioni in cui le imprese hanno diritto agli incentivi per l'assunzione di donne con contratti di inserimento, ha escluso la Calabria;
sicuramente la Regione Calabria avrà grosse responsabilità nell'essere riuscita ad evidenziare, in un territorio dove si riscontra il più alto tasso di disoccupazione in generale, che il tasso di occupazione femminile, non è inferiore almeno del 20 per cento a quello maschile o che il tasso di disoccupazione femminile non è superiore del 10 per cento a quello maschile;
in Calabria la mancanza di lavoro colpisce indistintamente uomini e donne, ma queste ultime in maniera particolare, considerata l'assenza quasi completa di alcuni comparti produttivi utili all'impiego al femminile;
a seguito del citato decreto ministeriale di novembre 2008, l'Inps ha emanato, nel mese scorso, la circolare esplicativa in base alla quale tutte le imprese calabresi che hanno beneficiato dei contratti d'inserimento dovranno restituire il 75 per cento dell'importo agevolato;
l'interrogante nel dare atto al Governo della bontà degli interventi in tutti i settori economici, non può non evidenziare come in Calabria diverrà insostenibile il costo sopportato dalle imprese per migliaia di lavoratrici, le quali perderanno automaticamente il lavoro;
Il tutto non può essere disgiunto dal richiamo al Trattato di Lisbona che prevede che entro il 2010 il tasso di occupazione femminile a livello europeo raggiunga il 60 per cento -:
quali urgenti iniziative intendano attuare per sollecitare anche il Governo calabrese ad aiutare le numerose piccole attività economiche e produttive della Regione nella quale gli effetti della crisi hanno assunto dimensioni mai registrate;
quali urgenti iniziative intendano attuare per incentivare l'occupazione femminile, in particolare, nelle Regioni del Sud, ed ancora più in particolare in Calabria, regione esclusa nel decreto ministeriale del 18 novembre 2008.
(4-02571)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, PICCHI e ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'esecutivo ha accolto con disponibilità l'ordine del giorno 9/02031-A/4, presentato dagli interroganti e orientato alla valorizzazione della categoria degli impiegati a contratto della rete Mae e al sostegno delle nostre Comunità italiane all'estero che risentono dei riflessi negativi dalle disposizioni del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009;
il Ministero degli affari esteri ha tracciato un percorso di razionalizzazione della rete diplomatico consolare in tre fasi, orientato alla contrazione della spesa da parte dell'Amministrazione e ad una redistribuzione progressiva del personale e delle risorse di bilancio;

le disposizioni tracciate nella legge finanziaria del 2007 hanno contribuito alla ristrutturazione della rete del Mae incidendo sulle dinamiche di accorpamento delle sedi consolari in alcuni Paesi, segnatamente nel territorio europeo;
l'Ambasciatore Giampiero Massolo, Segretario Generale del Ministero degli esteri, ha affermato che i risparmi che sono stati maturati con la conclusione della cosiddetta terza fase di razionalizzazione amministrativa da parte del Mae sono stati reinvestiti nell'aumento dell'ISE (Indennità di servizio all'estero) per il personale di ruolo di circa 135 sedi diplomatico-consolari, per un ammontare aggiuntivo di circa 3,5 milioni di euro;
l'indennità di servizio all'estero coinvolge esclusivamente il personale di ruolo operante presso le sedi estere della rete Mae, per cui il riconoscimento di tale erogazione esclude di fatto gli impiegati a contratto;
la rimodulazione o ristrutturazione della rete diplomatico-consolare comporta e comporterà riflessi negativi in particolar modo sulla categoria degli impiegati a contratto della rete del Mae all'estero - perdita del posto di lavoro oppure, in caso di ricollocamento in altra località, lo sradicamento socio-familiare degli stessi - e sulle necessità e i bisogni delle nostre comunità all'estero -:
quali provvedimenti intenda predisporre al fine di colmare la forte lacuna di garanzie che è stata tracciata con l'adeguamento dell'Ise tra il personale di ruolo e quello a contratto e quali iniziative intenda assumere al fine di evitare una «razionalizzazione» invasiva della rete Mae che vada a danno soprattutto dei bisogni e delle esigenze dei nostri connazionali all'estero.
(4-02588)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere:
se e quali iniziative siano state assunte in ragione dell'email inviata al Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 24 Febbraio 2009 (ore 10.45) ragionier Angelo Tenchio, nella quale si evidenzia il compimento di atti non conformi alla legge all'interno del Parco Nazionale Arcipelago Toscano -:
se, in ogni caso, non ritenga di porre le opportune verifiche al riguardo, nell'ambito dei poteri di vigilanza conferiti dalla legge.
(5-01146)

LUSSANA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 15 gennaio 2009, nella seduta della Commissione VIII della Camera, il Governo ha fornito la risposta all'interrogazione presentata dalla sottoscritta n. 5-00507, relativa alla richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale della variante parziale al progetto del metanodotto originario, quale opera connessa alla centrale termoelettrica di Villa di Serio, nella provincia di Bergamo;
la risposta del Governo ha ripercorso l'intera vicenda che ha caratterizzato l'iter di approvazione dell'opera suddetta, ma non ha fornito una risposta specifica al quesito dell'interrogazione, relativamente alla possibilità di instaurare, in applicazione delle nuove norme del codice ambientale e della normativa comunitaria, un contraddittorio tra le parti interessate, ossia la società Italgen S.p.A. e i cittadini che hanno presentato osservazioni al progetto;
pertanto la sottoscritta si è dichiarata insoddisfatta della risposta ricevuta ed ha invitato il Governo ad un ulteriore approfondimento della questione;

ad oggi non risultano presi nuovi provvedimenti da parte del Governo;
in aggiunta a quanto già esposto nelle premesse dell'interrogazione n. 5-00507, si rileva che in data 22 gennaio 2007 si è tenuta la conferenza di servizi indetta dal Ministero dello Sviluppo economico per l'esame di una «nuova ipotesi di tracciato del metanodotto» contenuta nella dichiarazione di intenti» approvata dalla Giunta provinciale di Bergamo con delibera n. 5 del 13 gennaio 2007. In tale ambito il rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha sottolineato che il nuovo progetto da approvare «debba necessariamente riattivare la procedura di Via» e che «la Società dovrà presentare istanza di variante al progetto originario», la quale «formalizzando la rinuncia da parte della Società medesima della ipotesi progettuale originaria, attiverà un nuovo procedimento»;
in data 26 luglio 2007, la società Italgen ha presentato istanza presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e presso la Regione Lombardia avente per oggetto «Variante al metanodotto nel progetto di ripotenziamento della Centrale termoelettrica di Villa di Serio (Bergamo) - Autorizzazione ai sensi della legge 55 del 2002 - Valutazione impatto ambientale - Richiesta pronuncia di compatibilità ambientale ai sensi dell'articolo 6 della legge 349 del 1986» con i relativi documenti di progetto e studio di impatto ambientale riferiti esclusivamente ad una parte del tracciato del metanodotto originario, non tenendo conto della richiesta, avanzata dalla Regione Lombardia e dai funzionari dei Ministeri dell'ambiente e dello sviluppo economico in sede di Conferenza di servizi del 22 gennaio 2007, di presentare un progetto alternativo organico dell'intero tracciato;
in data 27 luglio 2007, la società ha pubblicato sul Corriere della Sera e su Eco di Bergamo l'avviso al pubblico che, secondo l'interrogante, non attua un'applicazione corretta dell'articolo 5, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377, ai sensi del quale «l'annuncio» da pubblicare deve contenere «l'indicazione dell'opera, la sua localizzazione ed una sommaria descrizione dell'oggetto»; infatti, l'oggetto del suddetto avviso doveva essere il progetto unitario composto dal potenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio e di tutte le opere connesse, tra cui il «nuovo metanodotto», viste le modifiche e la portata del progetto in esame, il cui tracciato interessa anche altri Comuni e non solo quelli indicati nell'avviso pubblicato;
pertanto, nonostante la richiesta della conferenza di servizi del 22 gennaio 2007, Italgen ha presentato al Ministero dell'ambiente ai fini della procedura di Via ed ha pubblicato sui quotidiani una parte del progetto, che corrisponde a soli 16,865 Km di tracciato di metanodotto su un totale di 43,090 Km, e ciò violerebbe le norme sulle modalità di pubblicità dello Studio d'impatto ambientale e disattenderebbe l'esplicita richiesta formulata dal rappresentante del Ministero dell'ambiente;
in data 12 novembre 2008 la Giunta regionale ha approvato la delibera n. VIII/008402 avente come oggetto: «Espressione dei pareri previsti per il rilascio dell'autorizzazione unica ai Ministeri competenti relativa alla Variante al metanodotto nel progetto di ripotenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio (Bergamo), presentato da Italgen Spa Bergamo (Ll. n. 55 del 2002)»; ad avviso dell'interrogante la succitata delibera è assolutamente sfornita di qualsiasi riscontro tecnico e, addirittura, in aperta contraddizione con la precedente pronuncia del 14 luglio 2004 allegata alla DGR.VII/18169, introduce una nuova ed ulteriore variante al tracciato del metanodotto del 27 luglio 2007 (Comune di Albano S. Alessandro), ignora le prescrizioni che condizionavano il parere espresso dai comuni interessati in occasione della conferenza di concertazione degli enti del 25 giugno 2008 e viola quanto prescrive il decreto ministeriale 17

aprile 2008 quando afferma che devono essere effettuate indagini preliminari geologiche, geotecniche ed idrogeologiche di dettaglio prima di valutare la fattibilità dell'ipotesi progettuale prospettata dal proponente;
in data 28 novembre 2008 l'avvocato Marco Savoldi ha inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministero per i beni e per le attività culturali, alla Provincia di Bergamo, al comune di Scanzorosciate ed a Italgen S.p.a. alcune osservazioni inerenti il transito del gasdotto nella località Valbona situata nel Comune di Scanzorosciate, nelle quali fa presente che la variante al tracciato del gasdotto depositata il 26 luglio 2007 non tiene conto delle gravi problematiche geologiche ed idrogeologiche evidenziate nell'Allegato A approvato dalla delibera n. VII/18169 del 2004 della giunta Regionale della Lombardia;
tali criticità non sono più state citate e nemmeno analizzate, in alcun atto successivo alla suddetta delibera regionale e, ciò che è ancor più grave, sono state ignorate da Italgen S.p.a nel progetto di variante al tracciato del gasdotto e nel relativo S.I.A.;
in base ad approfonditi studi geologici ed alle richieste di accesso agli atti presentati al Comune di Scanzorosciate e alla Provincia di Bergamo è emerso che i due enti territoriali non hanno compiuto alcuna verifica e nemmeno la necessaria indagine geologica sulle aree della località Valbona che giustifichi l'effettivo superamento dei limiti di compatibilità ambientale precedentemente evidenziati dai medesimi enti e poi recepiti dalla Regione nel pronunciamento di non compatibilità ambientale dell'intero progetto del metanodotto allegato alla delibera di Giunta succitata;
ulteriori segnalazioni sono state inviate ai Ministeri dell'ambiente e dei beni e delle attività culturali da una serie di soggetti interessati e da associazioni, in cui si sottolineano le contraddizioni che emergono nella serie di deliberazioni e soluzioni proposte dai vari enti interessati al procedimento amministrativo (nel senso che taluni soggetti e/o enti propongono e deliberano soluzioni giudicate non fattibili da altri Enti), e soprattutto si rileva che l'avviso al pubblico del 27 luglio 2007 violerebbe l'articolo 5, comma 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377, in quanto l'oggetto del suddetto avviso doveva riguardare l'intero progetto di potenziamento della centrale termoelettrica di Villa di Serio e le relative opere connesse, compreso il nuovo metanodotto, il cui tracciato interessa anche altri comuni oltre a quelli indicati nell'avviso che è stato pubblicato;
la società Immobiliare Lucrezia srl, proprietaria della parte di Collina di Comonte in Seriate, soggetta a vincolo ambientale-paesaggistico ex articolo 136, decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 interessata dall'attraversamento del metanodotto, con nota del 29 settembre 2008, ha chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare lo svolgimento di un'inchiesta pubblica e/o in subordine di un contraddittorio con la società proponente il progetto, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 29, comma 2 e comma 4;
anche se l'istanza è stata avanzata prima dell'entrata in vigore dell'articolo 29, commi 2 e 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che appunto ha introdotto nell'ordinamento italiano tali strumenti di partecipazione del pubblico nel procedimento di Via, c'è da osservare che lo strumento dell'indagine pubblica fa parte dell'ordinamento comunitario già dal 2001, a seguito della Convenzione di Aarhus, e che il legislatore italiano ha recepito in ritardo tali norme;
attraverso infatti l'approvazione di tale Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, l'Unione europea ha inteso sensibilizzare e coinvolgere i cittadini nelle questioni ambientali, nonché migliorare l'applicazione della legislazione sull'ambiente;

la direttiva n. 2003/35/CE, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale, ha successivamente modificato la direttiva 85/337/CEE, inerente la valutazione d'impatto ambientale, proprio per attuare gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Arhus;
in virtù di tali norme comunitarie che prevalgono sulla legislazione italiana, secondo l'interrogante, è da ritenere pertanto inusuale un'eventuale negazione da parte del Ministero dell'ambiente della possibilità di un confronto con i cittadini interessati, pur non essendo tale confronto già incluso nel procedimento amministrativo italiano;
ciò, anche in considerazione della situazione delicata che si è creata sul territorio interessato dal passaggio del metanodotto, non solo per questioni di merito, che riguardano il rischio geologico e idrogeologico, il pericolo di frana, la distruzione di coltivazioni pregiate di vigneti D.O.C. (anche di recente reimpianto) e l'infondatezza della realizzazione di una dorsale di distribuzione del gas in contrasto con il programma energetico regionale e con il nuovo piano d'azione per l'energia 2007, come ampiamente descritto nelle premesse della citata interrogazione 5-00507, ma anche per questioni formali emerse, riguardanti la presentazione dell'istanza -:
se il Ministro non intenda, prima della conclusione del procedimento di Via della variante al tracciato di metanodotto presentata da Italgen, procedere allo svolgimento di un'inchiesta pubblica, per l'esame dello studio presentato dal proponente, dei pareri forniti dalle pubbliche amministrazioni e delle osservazioni del pubblico, ovvero, in subordine, allo svolgimento di un contraddittorio tra il proponente e i soggetti che hanno presentato pareri o osservazioni, ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 29, comma 2 e comma 4, e delle norme comunitarie in materia, anche allo scopo di evitare l'insorgere di inutili e costosi conflitti e contenziosi giudiziari che, come già rilevato nella discussione della sopraccitata interrogazione 5-00507, appaiono inevitabili;
se il Ministro ritenga corretto applicare al progetto originario e alla variante la procedura stabilita dalla legge n. 55 del 2002, posto che l'articolo 1, comma 1, di tale legge limita espressamente l'applicabilità della stessa «comunque non oltre il 31 dicembre 2003»;
se il Ministro non ritenga opportuno imporre ad Italgen S.p.a. di attivare un'unica ed autonoma procedura di Via riguardante l'intero progetto (centrale elettrica, intero tracciato del metanodotto ed elettrodotto) e di rinunciare alla ipotesi progettuale originaria così come rappresentato in sede di conferenza di servizi del 22 gennaio 2007 dal rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e confermato dal rappresentante del Ministero dello sviluppo economico;
se si intravede l'opportunità di autorizzare ad Italgen S.p.A. la sola ristrutturazione della centrale esistente, attraverso l'impiego delle migliori tecnologie disponibili, conservando l'attuale potenza autorizzata di 90 Mwe. Ciò in conformità con la motivazione contenuta nel parere della Commissione tecnica di verifica impatto ambientale Via/Vas n. 77 del 31 luglio 2008 che ha espresso parere negativo al progetto della società ATEL Srl di Stezzano-Bergamo (decreto DSA-DEC - 2009-00098 del 9 febbraio 2009), in coerenza con il punto n. 2 del piano d'azione per l'energia approvato dalla Giunta regionale lombarda il 15 giugno 2007, con delibera VII/4916, secondo cui «ad oggi il parco impiantistico installato, ..., è in grado di soddisfare appieno il fabbisogno regionale» e che «operando assunzioni realistiche sulle ore di funzionamento degli impianti esistenti, riferendosi ai dati di fabbisogno 2005, gli impianti lombardi potrebbero produrre energia in surplus».
(5-01150)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto dell'Enciclopedia italiana fondato nel 1925 da Giovanni Treccani rappresenta un vero e proprio patrimonio culturale per il nostro Paese;
l'Istituto ha per oggetto la compilazione, l'aggiornamento, la pubblicazione e la diffusione della Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Inoltre ha il compito di promuovere le opere che possono derivarne al fine di sviluppare la cultura umanistica e scientifica nonché di soddisfare esigenze educative, di ricerca e di utilità sociale;
durante questi anni di intensa attività la Treccani ha potuto usufruire del contributo di alcuni istituti bancari;
da qualche tempo, i dipendenti dell'istituto lamentano una situazione di forte disagio per la mancanza di investimenti sulla formazione e sulle prospettive di sviluppo;
tale disagio è dovuto principalmente al fatto che le tradizionali enciclopedie soffrono la concorrenza delle enciclopedie online, che mettono a serio rischio la produzione su carta -:
quali misure si ritenga opportuno prendere al fine di tutelare attraverso altri tipi di finanziamento un'opera come la Treccani che rappresenta ancora oggi un vero e proprio strumento di approfondimento culturale per il nostro Paese.
(5-01148)

TESTO AGGIORNATO AL 19 MARZO 2009

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:

GIDONI, FAVA e CHIAPPORI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
al Commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra è rimessa la delicata funzione di gestire i cimiteri militari ed i sacrari nazionali, oltre quella non meno importante di curare il rimpatrio di eventuali salme rinvenute all'estero;
eventuali ritardi nell'erogazione delle somme necessarie ad assicurare la missione d'istituto si traducono in un sensibile deterioramento delle condizioni in cui versano i cimiteri militari ed i sacrari nazionali;
l'accumulo di residui di gestione - 1,955 milioni di euro soltanto per la parte relativa all'acquisto di beni e servizi, stando alla Tabella 11 dello stato di previsione dell'Amministrazione della Difesa presentato nel settembre 2008 al Parlamento - sembrerebbe comprovare che il Commissariato non eroga con la tempestività dovuta le risorse di cui comunque è stato dotato -:
quali misure il Governo ritenga necessario assumere per garantire la tempestività dell'erogazione delle somme dovute per la manutenzione dei siti affidati alle cure del Commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra.
(5-01155)

VILLECCO CALIPARI, SAMPERI, RUGGHIA, LAGANÀ FORTUGNO, CARDINALE, BURTONE, SIRAGUSA e BERRETTA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che sarebbe stata decisa l'installazione di un sistema di telecomunicazione satellitare-MUOS da

parte della Marina Usa in contrada Ulmo a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, che avrebbe dovuto invece essere realizzata presso la base militare di Sigonella;
l'opinione pubblica, secondo quanto noto agli interroganti, non è stata informata sulle ragioni in base alle quali è stata scelta una sede diversa da quella originariamente prevista;
la popolazione locale è inoltre preoccupata per le eventuali conseguenze sulla salute e sull'impatto ambientale, considerato che l'area che viene indicata come luogo di possibile insediamento del sistema satellitare ricade all'interno della Riserva Naturale Orientata «Sughereta»;
non è noto, al momento, quale sia il livello di realizzazione del progetto -:
quale sia esattamente la situazione in atto relativa all'installazione del sistema citato in premessa.
(5-01156)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcune famiglie residenti nella provincia di Pordenone sono state coinvolte nel fallimento della «Immobiliare San Giacomo Srl», società con sede in Cordenons, con il risultato che gli acconti versati da alcuni congiunti per l'acquisto della «prima casa» rischiano di essere vanificati in seguito all'avvio della procedura giudiziale;
sulla base di quanto disposto dal decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, il costruttore risulta aver procurato all'acquirente il rilascio di fideiussione, a garanzia degli importi corrisposti alla società, emessa dalla agenzia generale di Venezia della Compagnia finanziaria «Mediterranea Spa» con sede in Arezzo ed autorizzata all'esercizio di tale attività con decreto del competente ministero del 6 luglio 1994;
dalle notizie pubblicate dalla stampa locale, cui sono riconducibili anche le informazioni del presente atto ispettivo utilizzate dall'interrogante, risulterebbe che la società finanziaria non avrebbe provveduto, nonostante l'intimazione effettuata tramite un legale, al versamento, a favore dei soggetti interessati, degli importi corrisposti alla società costruttrice;
il comportamento della stessa garante risulterebbe essere stato segnalato anche alla Banca d'Italia -:
se sia conforme alle disposizioni previste dal decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, il comportamento tenuto, nell'occasione, dalla «Mediterranea Spa»;
quali iniziative siano ipotizzabili nei confronti di società autorizzate al rilascio di garanzie, ai sensi delle norme richiamate, che non provvedono al pagamento del corrispettivo versato alla società costruttrice dichiarata fallita nei termini previsti dallo stesso decreto legislativo citato;
se ritenga opportuno che società autorizzate alla prestazione di tali garanzie possano continuare ad esercitare detta attività a fronte di comportamenti che risultassero in aperto contrasto con gli obblighi imposti dalla legge a tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili;
se non intenda verificare i tempi e le modalità con cui le autorità competenti e gli uffici preposti istruiscono eventuali segnalazioni di inadempimento attribuito alle società garanti anche allo scopo di evitare che altri interessati possano trovarsi nelle stesse situazioni denunciate.
(5-01159)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la categoria del promotore finanziario in quanto tale è assoggettata ad un doppio obbligo previdenziale, INPS commercianti ed ENASARCO come assimilato ad agente di commercio, mentre gli agenti di assicurazione (figura più vicina al promotore finanziario) non sono assoggettati ad ENASARCO (articolo 343, comma 6, decreto legislativo n. 209 del 2005);
l'INPS obbliga al pagamento di un importo minimo, attualmente pari a circa 2800 euro, indipendentemente dal reddito conseguito. La conseguenza è che, se il reddito è basso, poniamo 7000 euro, l'iscritto paga il 40 per cento del reddito in contributi;
se i contributi avessero natura di imposta, sarebbe violato l'articolo 53 della Costituzione, in quanto, non si terrebbe conto della capacità contributiva del cittadino;
la Corte costituzionale è però intervenuta sulla questione, sostenendo che i contributi non hanno natura impositiva, e quindi non verrebbe violato il predetto articolo 53 della Costituzione. Non si riesce peraltro a comprendere come possa non avere natura impositiva se poi si è obbligati, in maniera coercitiva, a pagarli;
conseguenza di tutto ciò è che, in caso di controversia con l'INPS, il Giudice naturale è il Giudice del lavoro. Corre quindi l'obbligo di pagare un legale per poter andare in giudizio;
in caso di mancato pagamento da parte del lavoratore, però, non si segue più la normativa civilistica ma quella tributaria, e così l'importo viene iscritto a ruolo, seguendo la procedura prevista dalla legge n. 602 del 1973 (Legge Tributaria). In caso di contestazione circa l'iscrizione a ruolo, si può adire la Commissione tributaria. A questo punto non si riesce a comprendere perché ad un obbligo che non ha natura tributaria si applica una procedura di riscossione tributaria, con possibilità per l'esattore di arrivare a fermo amministrativo di veicoli ed iscrizione immediata di ipoteca su immobili -:
si arriva così all'assurdo di cartelle esattoriali per ciò che non sono considerate imposte dalla Corte costituzionale;
tutto ciò comporta che una persona onesta, che si trova in difficoltà lavorative per cause non sue (basti pensare all'andamento dei mercati finanziari ed alla fiducia che i cittadini ripongono attualmente nelle banche), che ha difficoltà ad effettuare i pagamenti contributivi, calcolati su somme che non percepisce, dovrà chiudere l'attività, svolta sempre onestamente, ingrossare le file dei disoccupati, trovarsi in definitiva sul lastrico, senza speranze per il futuro e senza possibilità alcuna di mantenere la propria famiglia -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga si possa evitare una doppia imposizione contributiva, calcolata in percentuale sul reddito prodotto, mantenendo il solo obbligo previdenziale INPS.
(4-02578)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è ormai pacifico che permessi ex articolo 33 della legge n. 104 del 1992 competano anche ai parenti dell'invalido, residenti lontani dallo stesso, e che i requisiti della continuità e dell'esclusività sono stati rivisti in tutte le sedi giurisdizionali ed amministrative;
la Corte costituzionale con la sentenza n. 325/96 ed il Consiglio di Stato con la sentenza n. 394/97 avevano affrontato la questione dei permessi ex legge n. 104 del 1992, prendendo in debita considerazione i diritti costituzionali del soggetto

invalidato, che non necessita soltanto di assistenza materiale, bensì anche affettiva e sociale;
le sentenze della Corte di cassazione n. 7701 del 16 maggio 2003, n. 13481 del 20 luglio 2004 e n. 175 del 2005, hanno sancito l'assenza di dubbio sul fatto che il soggetto invalidato non debba essere lasciato in balia di sé stesso neanche momentaneamente e privo di affetto da parte di chi lo possa assistere convenientemente anche dal punto di vista materiale. La Suprema Corte ha riconosciuto che non sussistono termini di esclusione dei permessi retribuiti neppure nel caso in cui in famiglia, vi sia altra persona che possa provvedere all'assistenza;
l'Inps si è uniformata a siffatto orientamento giurisprudenziale ed ha pubblicamente rivisto le proprie posizioni, pubblicando le circolari n. 90/07 e n. 53/08. In pratica è stata prevista la fruizione di tali permessi da parte di dipendenti che lavorino in luogo distante da quello di residenza del soggetto disabile;
il Comitato per le pari opportunità dell'Agenzia delle entrate con nota n. 2008/20U del 23 maggio 2008 si è espresso invitando ad «applicare la normativa in esame, alla luce del consolidato orientamento giurisprudenziale richiamato ed all'interpretazione assunta dall'INPS nella citata circolare n. 90 del 23 maggio 2007, al fine di garantire pari opportunità tra tutti i lavoratori ed evitare defatiganti contenziosi»;
in prima battuta viene spontaneo domandarsi: se le amministrazioni si alleggeriscono del peso dei «defatiganti contenziosi», chi risarcisce i danni subìti da disabile e dal suo familiare per la frustrante situazione subita?;
paradossalmente, dopo tutto questo iter, l'Agenzia del territorio, in tema di permessi ex legge n. 104 del 1992, continua ad arroccarsi sulla sua posizione che l'interrogante giudica anacronistica e priva di fondamento giuridico;
l'Agenzia del territorio fino al 2005, ha concesso questi permessi: successivamente e repentinamente, la stessa Agenzia cambio orientamento e revocò i provvedimenti che riconoscevano il diritto alla fruizione di ore e di giorni per l'assistenza dei congiunti disabili, non conviventi;
secondo l'interpretazione dell'Agenzia del territorio è legittima la fruizione solo da parte dei dipendenti che convivano o vivano in prossimità del familiare: non competerebbe, invece, in capo ai dipendenti che abbiano il congiunto in regione diversa dal luogo di prestazione dell'attività lavorativa;
ad essere privato del diritto è propria chi avrebbe maggiormente bisogno del permesso per raggiungere il familiare invalido per fornirgli assistenza e materiale e soprattutto morale -:
quali iniziative abbia intenzione di intraprendere il Governo, per garantire uniformità di trattamento in favore di tutti i dipendenti del comparto agenzie fiscali, il cui rapporto di lavoro è regolato dallo stesso Contratto collettivo nazionale.
(4-02582)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

CESARIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Ordine degli Ingegneri di Roma versa in un grave stato di paralisi istituzionale in conseguenza delle elezioni tenutesi nel mese di settembre 2005 per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri di Roma e dall'insediamento dello stesso Consiglio;
le modalità di svolgimento delle elezioni sono state contestate dai candidati appartenenti all'Associazione Nazionale Assoingegneri «Leonardo» che si sono ritirati in blocco dalla competizione denunciando

la situazione determinatasi a Roma alle autorità (Consiglio Nazionale Ingegneri e Ministero della Giustizia) alle quali compete il controllo sugli Ordini;
contro le elezioni dell'Ordine provinciale sono stati presentati reclami al Consiglio Nazionale degli Ingegneri che, in virtù della vigente legislazione, è competente per il primo grado di giudizio -:
il 24 febbraio 2006, in una nota urgente inviata dal Dipartimento degli Affari di Giustizia del Ministero della Giustizia all'Avvocatura Generale dello Stato, ha ritenuto «opportuno evidenziare che, a fronte della grave situazione sopra illustrata, ed a seguito peraltro di numerosi esposti pervenuti al riguardo, l'Ufficio III del DGGC di questo Dipartimento ha inviato al Sig. Capo di Gabinetto di questo Ministero una proposta di commissariamento dell'Ordine degli Ingegneri di Roma ritenendo sussistenti - nella fattispecie in esame - le previsioni di cui agli articoli 8 comma 2 del decreto legislativo lgt. n. 382/1944 e 57, comma 3 del R.D. n. 2537/1925, che consentono al Ministro della Giustizia di disporre appunto il commissariamento dell'Ordine nei casi di irregolare funzionamento del Consiglio o per altri gravi motivi»;
il 26 gennaio 2007, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri con decisione n. 4/2007 ha proclamato l'annullamento delle elezioni tenutesi nel 2005 e, conseguentemente, l'illegittimità del Consiglio dell'Ordine di Roma;
il 9 luglio 2008, la Suprema Corte di Cassazione adita dall'Ordine, ha rigettato il ricorso con sentenza n. 18860 rendendo definitivo l'annullamento delle elezioni del 2005;
nel mese di ottobre 2008, il Direttore Generale dell'Ufficio III - Libere Professioni - del Ministero della Giustizia ha richiesto al Consiglio Nazionale degli Ingegneri la segnalazione di una terna di ingegneri per procedere al Commissariamento dell'Ordine di Roma;
nel mese di ottobre 2008, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha segnalato una terna di ingegneri appartenenti ad altri Ordini provinciali in possesso dei requisiti necessari per ripristinare la legittimità dell'Istituzione professionale;
ad oggi il Ministero della Giustizia non ha provveduto alla relativa nomina;
mancano pochi mesi alla scadenza naturale del mandato senza che gli ingegneri romani abbiano un legittimo Consiglio che amministri con una sana e prudente gestione l'Ordine degli Ingegneri di Roma -:
se e quando intenda provvedere alla nomina del Commissario dell'Ordine di Roma così ripristinando le fondamentali regole democratiche di funzionamento dell'Ordine degli Ingegneri di Roma ed il sentimento di fiducia nella propria istituzione professionale dei 20 mila ingegneri romani.
(4-02580)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la Corte d'Appello di Catanzaro ha decretato la scarcerazione di Pantaleone (Luni) Mancuso, personaggio di spicco dell'omonimo clan della 'ndrangheta vibonese;
la scarcerazione è stata decretata per decorrenza dei termini;
Pantaleone Mancuso viene collocato dagli inquirenti ai vertici dell'omonima cosca ed è considerato il «braccio operativo» dello zio Cosmo Michele Mancuso, capo di una delle tre articolazioni in cui risulta attualmente diviso il clan;
Pantaleone Mancuso è stato condannato lo scorso 10 febbraio a 12 anni per estorsione nei confronti di un imprenditore vibonese; è stato, altresì, condannato con sentenza definitiva, nel processo «Dinasty» a tre anni e quattro mesi per associazione mafiosa;
Pantaleone Mancuso, nel processo «Dinasty 2-Do ut des», dove era finito

coinvolto anche il magistrato vibonese Patrizia Pasquin, era stato accusato di aver beneficiato di alcuni atti di dissequestro dei beni, ma al termine del giudizio con il rito abbreviato, era stato assolto, anche se la sentenza è stata appellata dalla Procura Generale di Salerno;
in data 8 luglio 2007 Pantaleone Mancuso era stato coinvolto nell'altra operazione «Arca», ma l'ordinanza di custodia cautelare il 31 luglio 2007 era stata annullata dal tribunale della libertà di Reggio Calabria;
il 18 febbraio 2009 il pubblico ministero della DDA di Reggio Calabria ha chiesto 14 anni di carcere per Pantaleone Mancuso, accusato di aver imposto imprese «amiche» nei subappalti e di aver intascato una tangente da un miliardo di vecchie lire dall'impresa appaltatrice dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Pizzo-Serre;
infine, sempre Pantaleone Mancuso, è fra gli imputati tutti a piede libero, del maxiprocesso per mafia «Genesi» in corso a Vibo Valentia, attualmente sospeso in attesa che la Corte d'Appello di Catanzaro individui un magistrato non incompatibile con la sua trattazione;
all'interrogante appare davvero assurdo che tra norme legislative, lentezze giudiziarie e cavilli vari, un capo cosca della 'ndrangheta possa essere libero -:
quali urgenti iniziative normative intenda assumere per garantire che gli uomini giudiziariamente conclamati come mafiosi, debbano espiare totalmente la pena inflitta.
(4-02587)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è tornato in libertà il pregiudicato Girolamo Magnoli di Gioia Tauro, appartenente ad una nota di famiglia di narcotrafficanti;
il Magnoli ha lasciato il carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare, poiché la Cassazione non è riuscita in tempo a definire il processo;
il Magnoli, 20 mesi fa, era stato condannato, dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria, a 6 anni e 4 mesi di reclusione nell'ambito di un processo sul traffico internazionale di droga nei confronti di un'associazione dedita all'importazione ed alla rivendita di ingenti quantitativi di cocaina -:
quali urgenti iniziative normative intenda attuare per accelerare gli iter processuali e garantire che venga assicurata l'espiazione della pena per gli appartenenti alle organizzazioni criminali.
(4-02591)

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella Casa di Reclusione di Fermo esiste una drammatica condizione lavorativa dovuta a quanto consta all'interrogante:
a) ad un impianto anti-scavalcamento ed anti-intrusione guasto, causa mancata manutenzione;
b) ad un impianto di telecamere interne ed esterne guasto da anni;
c) alla totale assenza di pulsanti di allarme all'interno dei reparti detentivi;
d) ad un servizio di sentinelle reintrodotto, dopo un recente tentativo di evasione, svolto in condizioni di lavoro assurde;
e) ad un stremato personale di polizia penitenziaria, che svolge servizio nei reparti, ricoprendo più posti di servizio aumentando a dismisura il carico di lavoro;
f) ad un lavoro straordinario nella misura di circa 25-30 ore mensili;
g) al totale abbandono in tema di manutenzione dell'istituto, con conseguenti infiltrazioni d'acqua, di umidità,

con un impianto elettrico mal funzionante e con servizi igienici per il personale fatiscenti -:
se e quale sia stato l'esito dell'ispezione effettuata in data 27 gennaio 2009 per l'accertamento di quanto sopra e quali provvedimenti siano stati presi o si intenda prendere per risolvere il problema.
(4-02593)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
si prolungano da anni i ritardi nell'esecuzione dei lavori di completamento, riparazione e risanamento dell'intero sistema delle dighe presenti nel territorio siciliano, provocando in tal modo la non completa efficienza e distribuzione delle acque;
le cause dell'impasse sono da attribuire ad una serie di inadempienze di carattere burocratico-amministrativo che non hanno permesso la tempestiva risoluzione delle problematiche legate alle opere da sostenere per rendere efficiente il sistema delle dighe, provocando inoltre la complessiva diminuzione degli invasi che rischia di compromettere l'approvvigionamento delle acque per molte città dell'entroterra siciliano;
più precisamente le inadempienze riguardano le seguenti dighe:
a) diga di Ancipa: non risulta il piano di risanamento previsto. Tale inadempienza provoca una drastica riduzione delle risorse idriche a disposizione degli abitanti delle due province di Enna e Caltanissetta. Sebbene il volume di serbatoio della diga sia di 28,10 Mmc, risultano attualmente in uso solo 12,91 Mmc. La mancata autorizzazione per l'impiego del totale volumetrico effettivo, da luogo al mancato utilizzo di ben 15,19 Mmc delle risorse totali di portata;
b) diga di Blufi, i cui lavori sono stati sospesi per contrasti tra committenza e impresa. La Regione ha provveduto all'istituzione di una commissione per stabilire la situazione più economica e ultimare i lavori o con la ditta che ha eseguito la prima parte dei lavori o con il recesso del contratto e nuovo bando di gara. In merito alla questione, l'E.A.S ha sollecitato la definizione e l'emissione dell'atto indirizzato alla rescissione del vecchio contratto e di conseguenza auspicando che il completamento dei lavori possa avvenire solamente procedendo ad un nuovo appalto. La diga presenta una capacità di ben 22 Mmc;
c) diga di Pietrarossa, il cui volume di serbatoio è di 48,50 Mmc, non è stata mai ultimata ed è sottoposta a sequestro, con necessità di ulteriori riparazioni, dati i dissesti verificatisi. I lavori risultano interrotti dal 1997, sebbene ad oggi alcune problematiche amministrative appaiano superate. Urgono interventi atti ad accelerare l'adeguamento di un progetto che sistemi la spalla-sponda destra della diga, che tenga conto dei problemi relativi alle cave e che verifichi lo stato di affidabilità delle opere realizzati all'attuale stato di deterioramento, dato il lungo periodo intercorso dalla sospensione dei lavori;
d) diga di Gibbesi, il cui invaso non è stato mai utilizzato per l'alta salinità delle acque, le quali potrebbero essere utilizzate per alcune tipologie di coltivazioni, mentre per un uso potabile dovrebbero essere sottoposte a miscelazione e/o rimozione dei sali mediante un impianto di dissalazione (7 milioni di euro per il completamento dei lavori). La Regione ha ottenuto il dissequestro e ha assegnato l'opera al Consorzio di Bonifica 5 di Gela. Le acque invasate consentirebbero l'irrigazione di circa 2.600 ettari dei terreni dei comuni limitrofi, data la portata di 6,5 Mmc;
e) diga di Villarosa, in cui confluivano acque di scarico delle fognature di

un paese limitrofo. Le acque della diga non sono ancora state adeguatamente analizzate al fine di definirne l'uso;
f) diga di Furore, i cui lavori non sono stati ancora ultimati per contrasti tra committenza e impresa. La portata volumetrica totale è di 7,80 Mmc sebbene solo 1,87 Mmc dei quali, ne siano stati autorizzati, causando uno spreco potenziale di portata di ben 5,93 Mmc ovvero di quasi il triplo della capacità attualmente in uso;
si riscontrano ulteriori invasi caratterizzati in tutto il territorio siciliano da mancanza di efficienza che comportano perdita di volume aggiuntiva come nel caso delle seguenti dighe:
1) diga di Olivo, volume effettivo 15 Mmc, capacità consentita 7,25 Mmc, mancato utilizzo di 7,75 Mmc;
2) diga di Disueri, volume effettivo 23,60 Mmc, capacità autorizzata 4,50 Mmc, mancato impiego di 19,10 Mmc;
3) diga di Garcia, capacità effettiva 80 Mmc, volume concesso 60 Mmc, mancato utilizzo di 20 Mmc;
alla luce di quanto esposto, risulta evidente come il mancato sblocco delle pendenze relative ai lavori per il completamento o la ristrutturazione delle opere in questione, comporta un notevole danno al sistema degli invasi siciliani, rendendo in particolar modo deficitario l'ammontare reale della capacità delle acque da destinare agli usi irrigui e potabili, a fronte di un potenziale bacino di capacità ben superiore se le opere fossero completate per una stima complessiva che ammonta a più di 130 Mmc;
è necessario un intervento chiaro e risolutore che permetta il completamento delle opere di realizzazione e risanamento e dia respiro all'intero sistema dei bacini idrici in Sicilia -:
se sia a conoscenza della problematica sopra esposta e quali urgenti misure in suo potere intenda adottare per fronteggiare tale emergenza che vede coinvolto l'intero sistema delle dighe presenti nel territorio siciliano.
(2-00342) «Ruvolo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la viabilità della provincia di Benevento è fortemente tormentata da difficoltà strutturali, per la carenza di costante manodopera e di interventi efficaci sulla viabilità preesistente che è diventata gravemente inadeguata rispetto al peso ed all'intensità della veicolazione;
è necessario predisporre il progetto esecutivo per il collegamento veloce e diretto Benevento-Caserta-Napoli, un'arteria enormemente intasata dal traffico, pericolosa ed inadeguata rispetto all'obiettivo di unire tre realtà urbane -:
quali siano, attualmente, le iniziative che il Ministro intenda assumere sulla strada statale Benevento-Caserta-Napoli e se sia in cantiere una progettazione adeguata e congrua per ipotizzare un nuovo percorso di collegamento veloce, che potrebbe apportare benefici enormi al traffico ed alla circolazione per aree e per comunità che sono fortemente debilitate da un'inadeguata, vetusta infrastrutturazione stradale.
(5-01154)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
numerosi cittadini leccesi residenti in via Taranto lamentano una notevole immissione di rumori provenienti dall'area Scalo Merci di Surbo immediatamente prospiciente alle loro proprietà ed abitazioni;

detti rumori sono provocati dai motori delle locomotive in funzione, dal continuo spostamento dei vagoni che provocano fischi e stridio assordante di freni, dallo schianto di convogli l'uno contro l'altro, da operazioni di carico e scarico di materiale pietroso a mezzo di escavatori con pala meccanica, da operazioni di pulizia e manutenzione dei treni eseguite con attrezzature anche ad aria compressa;
le suddette immissioni rumorose avvengono in ogni ora del giorno e della notte, ed inoltre il muro di confine che delimita l'area dello scalo merci non è munito di pannelli o apparecchiature insonorizzanti al fine di garantire il contenimento e l'abbattimento delle emissioni sonore;
in data 17 luglio 2006 i cittadini residenti in tale area con raccomandata a.r. segnalavano alla Società Trenitalia con sede a Bari le suddette problematiche ed invitavano la Società a adottare al più presto i dovuti accorgimenti al fine di porre fine al disagio lamentato;
si rileva che la zona in questione è caratterizzata da ville realizzate in campagna, alla periferia di Lecce, con ampi giardini, parchi alberati e boschetti dove trovano rifugio varie specie di avifauna selvatica, anche di tipo protetto, tanto che l'intera zona risulta classificata nel piano urbanistico del Comune di Lecce in B/17, come zona di parchi e ville di particolare interesse ambientale;
le continue immissioni rumorose e l'inquinamento acustico arrecano danno e molestia, non solo alla salute dei cittadini che ivi abitano ma anche alle specie di animali che migrano altrove, date le condizioni, provocando un conseguente depauperamento anche faunistico della zona -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire presso la società Trenitalia Spa, perché con celerità sia attuato quanto stabilito dalla legge n. 447 del 26 ottobre 1995 inerente l'inquinamento acustico e affinché si predispongano, quanto prima, i dovuti provvedimenti ed adempimenti al fine di garantire il contenimento e l'abbattimento delle emissioni sonore provenienti dall'area dello Scalo Merci di Surbo confinante con le abitazioni dei cittadini ivi residenti.
(4-02589)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, FIANO, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e MINNITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi anni molte inchieste hanno rivelato l'infiltrazione di ditte che facevano riferimento alle mafie in appalti e lavori pubblici in Lombardia ed a Milano, come ha dimostrato proprio recentemente l'operazione conclusa in data 16 marzo dai Carabinieri a Cologno Monzese;
nella relazione annuale per il 2008 della Direzione nazionale antimafia viene riportato che: «La circostanza che l'area di Milano ospiterà l'Expo 2015, con il giro di opere pubbliche e dei conseguenti interventi finanziari ed investimenti immobiliari che ruotano intorno all'evento, dimostra a sufficienza quali siano gli interessi in gioco, maggiori persino ipotizzabili dalla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, e quali gli appetiti mafiosi che si scateneranno, con il corollario di violenza verso i concorrenti esterni, regolamenti interni, e quant'altro accompagna di solito tali realizzazioni»;
in data 5 marzo il Consiglio comunale di Milano ha deliberato all'unanimità di istituire una Commissione con il compito di monitorare, anche con la collaborazione di inquirenti e investigatori, eventuali infiltrazioni della criminalità mafiosa negli appalti del Comune o di aziende collegate, i legami delle mafie con il racket

della prostituzione e dello spaccio e l'impatto negativo nel tessuto produttivo e commerciale milanese dei tentativo di infiltrazione;
il 10 marzo la Prefettura di Milano ha fatto conoscere, in una lettera inviata al Sindaco di Milano, la propria contrarietà alla costituzione di detta Commissione;
in precedenza la Provincia di Milano aveva già istituito una Commissione con le stesse finalità, ed il Prefetto non aveva avuto nulla da obiettare -:
se il Ministero dell'interno fosse a conoscenza dell'iniziativa del Prefetto e se la condivida;
se il Ministero non ritenga utile che in tutti i comuni maggiormente interessati dai lavori per l'Expo 2015 vengano create Commissioni similari.
(4-02583)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Pino Masciari è un imprenditore edile calabrese testimone di giustizia, sottoposto a programma speciale di protezione dal 18 ottobre 1997 (unitamente alla moglie Marisa Salerno e ai loro due bambini), che non si è piegato al racket, e ha denunciato, facendo arrestare e condannare decine di esponenti di primo piano del sistema 'ndranghetista;
come testimone di giustizia sottoposto a protezione, è stato però protagonista di vicende particolarmente incresciose frutto di comportamenti omissivi tenuti da parte delle istituzioni preposte alla sua protezione, dei quali il più grave è certamente stato la revoca, da parte dello Stato, del programma di protezione, ma anche il mancato reinserimento lavorativo suo e di sua moglie, medico odontoiatra, incongruenze nel fornire le nuove generalità, errori nella gestione della sua sicurezza che lo hanno costretto, alcune volte, a rinunciare a fornire la sua testimonianza;
su tale vicenda è pendente da quasi quattro anni un ricorso di Masciari presso il TAR del Lazio contro le decisioni adottate per sancire la sua fuoriuscita dal programma di protezione;
il 23 gennaio 2009 è stata finalmente depositata dal Tar del Lazio una sentenza (n. 604/2009) in merito alla vicenda e alle denunce di Pino Masciari: dopo 50 mesi dalla presentazione del ricorso e dodici anni di «esilio» del ricorrente testimone di giustizia, il Tribunale amministrativo Regionale del Lazio ha prodotto quindi una prima risposta per la famiglia Masciari;
si tratta comunque di una sentenza «interlocutoria»: il 23 aprile è stata infatti convocata un'altra udienza pubblica in merito a nuova documentazione proposta dai Masciari;
la sentenza è però di straordinaria importanza perché innanzitutto riconosce a Pino Masciari il suo valore di testimone di giustizia fondamentale ai fini delle condanne di uomini della criminalità organizzata e del sistema ad essa colluso; la sentenza riconosce altresì formalmente che il fallimento della ditta di Pino Masciari sia stato causato unicamente dal racket e dalla criminalità organizzata stessa; su questi due punti concorda pienamente anche il Ministero dell'interno rafforzando le parole che l'ex Procuratore antimafia Vigna pronunciò anni fa, parlando di Pino Masciari come del «più importante testimone di giustizia italiano»;
il valore della suddetta sentenza del Tar del Lazio è ancor più evidente in quanto fa emergere alcune lacune nel programma di protezione e quindi nella posizione della Commissione centrale di protezione ex articolo 10 della legge n. 82 del 1991, avvalorando così tutto ciò che era stato evidenziato nella relazione sui testimoni di giustizia della Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura e constatando come la Commissione centrale debba essere prima di tutto un organo che accompagni i testimoni di giustizia nel loro percorso di reinserimento,

imperniando l'attenzione sull'aspetto umano del Cittadino Testimone;
nel corso di un'audizione presso la Commissione antimafia nel febbraio 2003, lo stesso Sottosegretario Mantovano sottolineava «il significato simbolico, oltre che oggettivo» di un progetto come il «PON sicurezza», operativo nel Mezzogiorno, che metteva «a disposizione del testimone una concreta prospettiva di lavoro connesso in modo stretto con quell'ordine pubblico e quella sicurezza per la quale il testimone ha pagato qualche costo»; lo stesso Sottosegretario ricordava poi il caso del sindacalista Gioacchino Basile, la cui denuncia di infiltrazioni mafiose nei cantieri navali aveva portato a significative condanne, e che è uscito dal programma di protezione con un programma di reinserimento, al cui interno si collocava anche la sottoscrizione di un contratto con il PON sicurezza;
cosa ancora più importante, il tribunale amministrativo del Lazio sancisce che in relazione ad un programma di protezione non sia possibile stabilire una scadenza temporale predeterminata, in quanto ciò costituirebbe una contraddizione in termini. Un pericolo esiste o non esiste: è magari possibile stabilire il grado di pericolo, che può variare nel tempo; tuttavia è responsabilità e compito della Commissione centrale di protezione verificare l'effettiva condizione di pericolo e le misure necessarie attraverso indagini approfondite ed oggettive, seguite da relazioni dettagliate atte a tutelare senza incertezze o dubbi la sicurezza del testimone e dei suoi famigliari;
se si decide di passare da un regime di protezione speciale a quello di protezione ordinaria (quello nel quale vive ogni singolo cittadino), saranno la Commissione centrale e lo stesso Ministero dell'interno, quindi, a prendersi la responsabilità della valutazione del pericolo del cittadino Masciari e della sua famiglia, del rischio che ne ha determinato la sottoposizione a programma di protezione; in termini concreti, quindi, la Commissione centrale del Ministero dell'interno è l'organo responsabile della vita della famiglia Masciari: e questo vale anche per la «vita» intesa come pieno reinserimento sociale, che è «dovuto» al testimone di giustizia;
ad ogni modo, ad avviso dell'interrogante nelle relazioni presentate dal Ministero dell'interno in merito ai chiarimenti chiesti dal Tar Lazio, persistono atteggiamenti assai poco corretti da parte delle istituzioni nei confronti di chi si è fidato dello Stato denunciando gravissimi episodi legati alla criminalità organizzata che tanto si vuole «estirpare»; nella relazione, infatti, nonostante si dichiari che la Commissione abbia condotto un'istruttoria «ineccepibile, pienamente conforme a legge, pervenendo ad adeguate e appropriate soluzioni», il Ministero fornisce elementi che l'interrogante reputa di puro e arbitrario «giudizio» nei confronti di Pino Masciari; si afferma, tra l'altro, che «le complessive richieste del testimone inducono a ritenere che esse siano frutto di una valutazione più personale tesa all'obiettivo di mantenere un apparato di uomini e mezzi a propria disposizione, che non i reali ed effettive esigenze di sicurezza»: affermazione che risulta essere molto grave, proprio perché fatta dall'istituzione che ha la responsabilità della vita della famiglia Masciari, e che dovrebbe incentivare le testimonianze delle persone offese dai vari reati commessi dalla criminalità organizzata -:
se il Ministro non ritenga opportuno fornire ulteriori chiarimenti con riferimento al trattamento di Pino Masciari e della sua famiglia, anche alla luce di quanto affermato nella recente sentenza del Tar Lazio, e come intenda agire in futuro per la tutela e, soprattutto, per il reinserimento del testimone di giustizia calabrese.
(4-02584)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'anno scolastico in corso (2008/2009) il tempo pieno è stato scelto, rispetto all'anno passato, da ben 13mila alunni in più, che hanno formato 600 nuove classi;
le classi della scuola primaria, cioè delle elementari, sono diminuite di circa 961 unità in generale rispetto all'anno scorso;
da un sondaggio effettuato all'atto d'iscrizione alle classi prime, sulla posizione delle famiglie italiane riguardo al modulo settimanale di 24, 27, 30 o 40 ore, risulta che solo il 3 per cento ha scelto le 24 ore, optando il 7 per cento per le 27, il 56 per cento per le 30 e il 34 per cento per le 40;
i dati evidenziano quindi che soltanto il 10 per cento ha scelto il tempo breve e cioè le 24 e le 27 ore, mentre ben il 90 per cento ha espresso la sua preferenza per le 30 e le 40 ore, evidenziando quindi una netta prevalenza per l'orario settimanale di 30;
secondo il nuovo schema di regolamento appena approvato però, essendo il monte ore da garantire su base settimanale alle famiglie per l'organico delle prima elementare di appena 27 ore, le classi di 30 saranno formate in base alle razionalizzazioni realizzate su quelle di 24 ore;
considerando queste disposizioni e i dati riguardanti le 294 mila famiglie che hanno richiesto un tempo scuola di 30 settimanali, si stima che solo 16 mila di esse potranno accedere a questo servizio, tagliando fuori la scelta di ben 278 mila nuclei familiari;
inoltre i dati raccolti con le iscrizioni registrano un aumento generale delle classi a tempo pieno del 2 per cento rispetto all'anno scorso, passando dalle 34.317 alle 35.000 unità;
le famiglie, infatti, spesso optano per questa soluzione per motivi lavorativi e per garantire ai propri figli una formazione scolastica completa -:
quali misure intenda intraprendere al fine di soddisfare la domanda di tempo pieno e di tempo prolungato richieste dalla maggior parte delle famiglie italiane, considerato il fatto che i tagli previsti per la scuola dalla finanziaria mettono a serio rischio la possibilità di impartire un'istruzione completa e di qualità.
(5-01147)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i genitori e i rappresentanti di istituto della Scuola Media di Claut (Pordenone) hanno espresso la loro perplessità in merito alla paventata chiusura della prima classe dell'anno didattico 2009/2010;
la soppressione deriverebbe dal limitato numero di potenziali iscritti, i quali sarebbero così costretti a spostarsi a Montereale Valcellina;
alla scuola media di Claut fanno capo anche i paesi di Cimolais e di Erto e Casso, ovvero realtà di alta montagna distanti più di trenta chilometri da Montereale Valcellina;
la situazione ha creato un certo allarme anche tra gli amministratori dei Comuni della zona, i quali dovrebbero organizzarsi con un servizio di pullman giornaliero, affrontando delle spese al momento non ancora quantificabili ma sicuramente gravose;
il numero insufficiente di alunni riguarderebbe solamente la prossima annata scolastica, visto che le successive coscrittate

risulterebbero del tutto congrue alla riapertura del ciclo delle tre classi -:
se nell'ambito delle proprie competenze intenda attivarsi per evitare la chiusura della prima classe alla scuola media di Claut nel corso del prossimo anno didattico;
se risulti che le autorità scolastiche locali abbiano tenuto conto degli oneri che i comuni di Claut, Cimolais e Erto e Casso dovrebbero affrontare per il trasporto quotidiano degli allievi interessati all'eventuale provvedimento di chiusura;
se sia ipotizzabile un intervento finanziario da parte delle amministrazioni locali presso il competente provveditorato agli studi, anche a titolo di una tantum, per contribuire al mantenimento in loco del servizio ed evitando così che un provvedimento originato dalla necessità di ridurre la spesa pubblica comporti, in realtà, degli oneri maggiori a carico della collettività.
(4-02568)

GRIMOLDI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 3 del decreto ministeriale n. 509 del 1999, stabilisce che i titoli conseguiti al termine dei corsi di studio dello stesso livello, appartenenti alla stessa classe, hanno identico valore legale;
con decreto interministeriale 5 maggio 2004 recante «Equiparazioni dei diplomi di laurea (DL) secondo il vecchio ordinamento alle nuove classi delle lauree specialistiche (LS), ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici» è stata approvata una tabella di equiparazione tra vecchi e nuovi titoli di studio per la partecipazione ai pubblici concorsi;
in base al suddetto decreto i diplomi di laurea in Biotecnologie a indirizzo farmaceutico, medico e veterinario (Cls 9 S) che non ancora riformulati ai sensi del decreto ministeriale n. 509 del 1999, conferiti dalle università statali e da quelle non statali riconosciute per rilasciare titoli aventi valore legale, sono equiparati alle nuove classi delle Lauree Specialistiche (LS) di cui ai decreti ministeriali 28 novembre 2000 e 12 aprile 2001 ai fini della partecipazione ai pubblici concorsi;
il decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328 recante «Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti», all'articolo 32, comma 2, lettera d) prevede l'ammissione all'esame di Stato tra coloro che sono in possesso della laurea specialistica nella classe 9/S (Biotecnologie mediche, veterinarie, e farmaceutiche) ai fini dell'iscrizione all'Albo, sezione A;
l'università di Milano e l'Ordine Nazionale dei biologi sembra deroghino dai citati decreti, non consentendo agli interessati di iscriversi all'esame di Stato;
anche nel caso in cui un bando di concorso non dovesse prevedere espressamente la possibilità di ritenere validi titoli di studio equipollenti a quelli indicati, costituisce un principio pacificamente affermato in giurisprudenza, ancorché con talune sporadiche eccezioni, quello secondo cui detta equipollenza debba essere comunque riconosciuta ove espressamente prevista da norme di legge o da altre disposizioni (Cons. Stato, sez. V, 31 dicembre 2003, n. 9269);
nel caso di specie, in ordine alla certificazione, non possono quindi essere l'università o l'Ordine Nazionale dei biologi a rilasciare la certificazione dell'equipollenza, essendo stati emanati provvedimenti specifici al riguardo, attraverso l'iter legislativo e l'iter ministeriale: il decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 2001 ha attuato un riconoscimento a tutti gli effetti tra il corso di laurea in Biotecnologie Vecchio ordinamento con il Nuovo ordinamento universitario, «con valore universale», ai fini dell'ammissione all'esame di Stato, mentre con i decreti ministeriali in parola è stato riconosciuto

sia l'identico valore legale, sia l'equipollenza dei titoli al solo fine dell'ammissione ai pubblici concorsi;
non si tratta quindi di una fattispecie che consenta di escludere «titoli assimilabili in base a valutazioni discrezionali delle amministrazioni interessate» -:
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga opportuno intervenire, in quanto nel caso di specie si ravvisa secondo gli interroganti un eccesso di potere e violazione del decreto interministeriale del 5 maggio 2004, del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328, poiché i biotecnologi in parola hanno conseguito il diploma di laurea in biotecnologie (Vecchio Ordinamento), titolo equipollente alla laurea in biotecnologie a indirizzo medico, farmaceutico e veterinario, e sussumibile nella classe CLS-9/S (Nuovo Ordinamento) aventi tutte identico valore legale ai sensi dell'articolo 4, comma 3, del decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509 -:
quali iniziative intenda intraprendere a favore di coloro che sono stati illegittimamente esclusi dall'ammissione all'esame di Stato per carenza di titoli di studio equipollenti.
(4-02575)

GRIMOLDI. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la normativa vigente ha previsto una serie di disposizioni per facilitare e garantire il diritto allo studio degli studenti portatori di handicap visivi e psichici (non vedenti, ipovedenti, dislessici, ecc.);
le suddette disposizioni di legge non hanno comunque garantito pari opportunità ai citati portatori di handicap, poiché i testi di studio adottati dalle singole scuole sono in formato cartaceo e, conseguentemente fruibili «esclusivamente» dai ragazzi normodotati;
le famiglie degli studenti in parola sarebbero paradossalmente costrette ad aspettare fino alla metà, o alla fine dell'anno scolastico la messa a disposizione dei testi rielaborati per l'accessibilità ai ragazzi portatori dei succitati handicap, preferendo spesso attuare in formato «casalingo» la rielaborazione dei relativi testi scolastici, attraverso un faticoso processo di scannerizzazione, di cui bisogna conoscere l'uso dell'OCR, attuare la correzione ortografica e infine procedere all'adattamento specifico, disponendo del proprio tempo libero (feriale e notturno);
l'adozione dei libri di testo costituisce un momento particolarmente significativo dell'attività della scuola. Il criterio di fondo che presiede a questa delicata operazione è definito dall'articolo 4 del Regolamento sull'Autonomia il quale stabilisce che la scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, debbono essere coerenti con il Piano dell'offerta formativa e attuate con criteri di trasparenza e tempestività;
il decreto legislativo n. 112 del 2008 ha previsto che a partire dall'anno scolastico 2008-2010, in ogni scuola ed istituto universitario, nell'adozione dei testi, sia data preferenza a quelli che sono resi disponibili tramite internet, gratuitamente o dietro pagamento dei diritti d'autore;
è inoltre prevista, nelle scuole primaria e secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado, la produzione dei testi scolastici nella doppia versione, a stampa e on line, al fine di ampliarne la disponibilità e la fruibilità da parte di istituti scolastici, alunni e relative famiglie -:
se non ritenga opportuno intervenire per garantire l'utilizzazione nelle scuole del «formato digitale» dei libri scolastici, in PDF e Win Word, o attraverso la realizzazione informatica di mappe mentali o altri strumenti per la comunicazione, onde consentire ai non vedenti, ipovedenti e altri soggetti con diverse disabilità di poter usufruire pienamente del «diritto allo studio» garantito dalla nostra Costituzione.
(4-02576)

TESTO AGGIORNATO AL 14 LUGLIO 2009

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

CERA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'assegno per il nucleo familiare, spetta a tutti i lavoratori dipendenti, ai disoccupati, ai lavoratori in mobilità, ai cassintegrati, ai soci di cooperative, al pensionati. Spetta anche ai lavoratori parasubordinati, iscritti alla gestione separata, che non sono assicurati ad altre forme pensionistiche obbligatorie e non sono pensionati e pertanto pagano dal 1° gennaio 2008 l'aliquota contributiva del 24,72 per cento. In tale aliquota è compresa la quota dello 0,72 per cento che serve a finanziare il fondo per gli assegni per il nucleo familiare, per la maternità, e l'indennità di malattia;
l'Inps, secondo gli ultimi dati diffusi, ha registrato un avanzo finanziario di competenza di 11.275 milioni di euro (+21,5 per cento rispetto al 2007), grazie soprattutto alla crescita delle entrate contributive. Le entrate complessive sono state 267.171 milioni di euro (+5,3 per cento), a fronte di 255.896 milioni di uscite (+4,7 per cento). La gestione economica ha avuto un risultato positivo di 11.068 milioni di euro (+60 per cento sul 2007);
sono cresciute soprattutto le prestazioni temporanee economiche (all'interno delle quali c'è la disoccupazione, la mobilità e la cassa integrazione) con un +10,6 per cento complessivo. Le pensioni vigenti a fine 2008 erano 16.086.076 con un lieve calo (-0,26 per cento) rispetto al 2007. A queste vanno aggiunti gli oltre 2,5 milioni di assegni agli invalidi civili, in forte crescita rispetto al 2007 (+6,4 per cento). In media nel 2008 l'assegno annuo ammontava a 9.049 euro (10.512 euro le gestioni previdenziali, 4.700 le pensioni delle gestioni interventi dello Stato), quindi inferiore ai 1.000 euro al mese;
anche il bilancio di previsione per l'esercizio 2009 approvato dal Commissario straordinario dell'Inail presenta uno scenario in termini di risultati gestionali ed economici che conferma l'andamento positivo degli ultimi anni -:
se non ritenga opportuno ripartire adeguatamente i dati positivi degli istituti in premessa, ai nuclei familiari, attraverso un aumento dell'assegno per il nucleo familiare che inciderebbe in via immediata sulle pensioni e sugli stipendi dei lavoratori dipendenti.
(3-00440)

SBROLLINI e CALEARO CIMAN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli anni '90 il personale di Telecom Italia che operava in provincia di Vicenza risultava essere di circa 850 unità;
già con una prima ristrutturazione operata tra il 1992 ed il 1993 circa 50 dipendenti si sono visti trasferire presso la sede di Direzione regionale di Mestre;
nel 2000, a livello nazionale, un primo accordo di mobilità ha prodotto un totale di 2.200 cassa integrazioni, circa 2.000 esternalizzazioni di servizi e 5.200 mobilità;
i 2.200 cassa integrati sono stati poi posti in mobilità effettiva;
con il cambio di proprietà dell'azienda, nell'anno 2002 vi è stato un nuovo accordo di mobilità che ha coinvolto 3.803 lavoratori; un successivo accordo risalente al 2005 ha riguardato ulteriori 3.403 dipendenti;
in provincia di Vicenza tra il 2000 e il 2005 questi processi di riorganizzazione hanno comportato il trasferimento di circa 70 dipendenti verso le sedi operative di Mestre, Verona e Padova;
a fine 2007, per effetto degli accordi e delle manovre ricordate, il personale di Telecom Italia operante in provincia di Vicenza si è ridotto a sole 300 unità;

gli accordi di mobilità per il 2008/2010 prevedono, a livello nazionale, oltre 5000 licenziamenti, 50 dei quali riguarderanno la provincia vicentina;
a dicembre 2008, inoltre, Telecom Italia ha presentato un nuovo piano industriale per il 2009/2011, prevedendo oltre 4.300 esuberi;
la provincia berica, come si evince da quanto descritto, è risultata essere fortemente penalizzata in fatto di trasferimenti verso altre province venete;
questo anche a causa di operazioni finanziarie che hanno fatto sì che buona parte del patrimonio immobiliare di Telecom Italia, sia commerciale che industriale, sia stato venduto a società immobiliari, alle quali ora l'azienda paga l'affitto;
è questo il caso, ad esempio, dei locali di via Quadri a Vicenza, che risultano essere di proprietà della Leasing s.p.a. del Gruppo Intesa-San Paolo;
il passo successivo della politica volta al taglio dei costi che Telecom Italia sta mettendo in atto è quello del graduale abbandono degli immobili non di proprietà;
in tutta Italia ventidue sedi commerciali verranno abbandonate dall'azienda. Per quindici di queste, è previsto un trasferimento presso altro comune (o presso altra Regione addirittura): 700 in totale i lavoratori coinvolti;
questa ennesima manovra comporterà il trasferimento dei lavoratori della sede commerciale di Vicenza presso quella di Padova;
in particolare, per il 2009 si prefigura il trasferimento dell'intero settore «187» verso una sede della città patavina: 47 lavoratori vicentini coinvolti in tale operazione; si tratta, in particolare, di 21 uomini e di 26 donne con una prospettiva di pendolarismo che varia dai 15 ai 20 anni e con un'età media che difficilmente può consentire loro una facile ricollocazione;
altro capitolo è quello relativo al settore «1254»: anche per questo servizio si prefigura un forte ridimensionamento, con il rischio di cassa integrazione o di mobilità per i 16 lavoratori della provincia di Vicenza;
non è ammissibile che Telecom Italia, seguendo le sue strette logiche aziendali di profitto e di taglio dei costi, continui secondo gli interroganti a vessare i propri lavoratori, facendo loro intravedere di continuo lo spettro del possibile licenziamento, e costringendoli in tal modo ad accettare lunghi periodi di incertezza, lasciandoli per spazi di tempo indefiniti in cassa integrazione o costringendoli ai disagi del pendolarismo. Tutto questo senza alcun rispetto per queste persone, per le loro famiglie e per le loro esigenze;
sarebbe opportuno far sì che Telecom Italia blocchi questo processo di accentramento che sta comportando il trasferimento dell'intero settore «187» dalla città di Vicenza a quella di Padova, valutando invece, ad esempio, uno spostamento di tale servizio verso sedi di proprietà dell'azienda, che certamente sono ancora presenti nella città di Vicenza -:
se non si ritenga opportuno a salvaguardia dei livelli occupazionali intercedere presso Telecom Italia affinché essa adotti politiche di risparmio sui costi agendo su altre poste di bilancio e non più puntando sull'abbandono delle ex sedi di proprietà, in modo da dare un chiaro segnale di interesse verso i propri lavoratori e se non ritenga di dover intervenire per favorire un dialogo a livello sindacale anche per agevolare forme di solidarietà collettiva, quali, ad esempio, la riduzione dell'orario di lavoro, in modo da salvaguardare i lavoratori vicentini dei settori «1254» e «187».
(3-00441)

VOLONTÈ. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere Cambonino della città di Cremona risiedono oltre 4000 abitanti, con una forte densità di persone anziane;

lo stesso quartiere risulta avulso dal contesto cittadino, mal collegato con il centro della città e si evidenzia la mancanza di servizi e di esercizi commerciali di prossimità;
da circa un anno è stato aperto un centro commerciale, collegato al quartiere Cambonino da un lungo sottopasso pedonale che, attraversando l'incrocio tra la statale paullese e la tangenziale, risulta poco fruito e fruibile, soprattutto in inverno e in condizioni di nebbia, non infrequente nella Val padana;
l'apertura di detto centro commerciale ha compromesso l'attività di molti esercizi in vicinanza, tra cui la farmacia che ha preferito trasferirsi all'interno dello stesso centro commerciale;
il disagio arrecato è notevole, in particolare per l'utenza anziana, che ha paura fisica ad utilizzare il sottopassaggio pedonale e ha difficoltà a coprire quella distanza a piedi, costretta a ricorrere a terzi per i propri acquisti o ad utilizzare i mezzi pubblici per avvicinarsi al centro città, senza considerare che la frequenza del mezzo pubblico è stimata in 30 minuti;
il trasferimento della farmacia nel centro commerciale, giustificata da scelte prettamente commerciali, la cui ubicazione e la cui tipologia si rivolgono ad una clientela diversa da quella residenziale, non consente la presenza di un'altra farmacia nel quartiere a servizio della popolazione ivi residente;
la presenza di una farmacia nel centro commerciale non dovrebbe però precludere la riapertura della farmacia all'interno del quartiere Cambonino;
sarebbe invece assolutamente necessaria la presenza di una farmacia nel citato quartiere, in ottemperanza all'articolo 32 della Costituzione e a garanzia della continuità e della prossimità del servizio alla popolazione;
il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione all'articolo 32 ed esso si concretizza anche nel diritto alla cura e quindi nella possibilità di reperire facilmente i farmaci;
è ancora vigente la legge 2 aprile 1968, n. 475, che attraverso la pianta organica regola il numero massimo di farmacie per abitante -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario modificare la legislazione esistente, al fine di garantire il servizio essenziale della farmacia alla popolazione, specificando il principio per cui, in attesa della revisione della pianta organica e in deroga ad essa, le farmacie localizzate all'interno di centri commerciali non concorrono al computo del numero massimo di farmacie per abitante.
(3-00442)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:

LIVIA TURCO, LENZI e VASSALLO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 25 febbraio 1992, n. 210, e successive modificazioni ed integrazioni, prevede un riconoscimento economico a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, che ne facciano richiesta;
il decreto-legge n. 159 del 1o ottobre 2007, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale, convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, all'articolo 33 prevede, per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o affetti da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, che hanno instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti,

uno stanziamento di 150 milioni di euro per l'anno 2007; la legge finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 361, autorizza «per le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o da anemie ereditarie, emofilici ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti, una spesa di 180 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2008»;
la legge finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 362, prevede l'adozione di un decreto da parte del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per la definizione dei criteri in base ai quali i soggetti titolati possano accedere ai risarcimenti previsti, nonché al comma 363 l'estensione dell'indennizzo di cui all'articolo i della legge 29 ottobre 2005, n. 229, ai soggetti affetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia;
ad una precedente interrogazione, (5.00829) del 15 gennaio 2009, il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, on. Francesca Martini, in merito alla richiesta della sottoscritta interrogante circa lo stato di attuazione del comma 362 dell'articolo 2 della legge finanziaria 2008, precisava che in «considerazione di talune peculiarità della popolazione di riferimento, del carattere pluriennale dell'impegno, nonché dei criteri di priorità definiti dalla vigente normativa (decreto-legge n. 159 del 1° ottobre 2007 e la già citata legge finanziaria 2008), si è ritenuto necessario costituire, in data 4 marzo 2008, con decreto del Ministro pro tempore, una apposita Commissione, composta da rappresentanti ed esperti di questa Amministrazione, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell'Economia e delle Finanze» al fine di «realizzare una programmazione pluriennale per l'impiego delle risorse disponibili, ad una ricognizione degli interessati, individuando quale modalità operativa l'utilizzo di un programma informatico di rilevazione dei dati accessibile dagli utenti via Internet»;
in data 22 dicembre 2008 la Commissione di cui sopra si è riunita per apportare le modifiche richieste dal Consiglio di Stato sullo schema di decreto, necessario a definire la procedura attuativa unificata delle disposizioni citate, le modalità di ricognizione delle adesioni nonché per la definizione dei criteri medico-legali con cui stipulare le transazioni;
per quanto riguarda l'indennizzo previsto per i soggetti affetti da sindrome da talidomide (comma 363, articolo 2, della legge n. 244 del 2007), nella risposta del 15 gennaio il sottosegretario on. Francesca Martini precisava che: «sulla base degli incontri tenuti con i rappresentanti delle Associazioni interessate e di un documento tecnico redatto dalla Direzione Generale competente, si sta provvedendo a predispone uno schema di regolamento concernente la disciplina istruttoria di tale indennizzo, allo scopo di individuare criteri che permettano di stabilire, nel modo più sicuro possibile, il nesso causale tra il danno subito e l'assunzione del farmaco talidomide, tenendo necessariamente conto del lungo periodo di tempo trascorso dagli eventi e della conseguente difficoltà di reperire la documentazione sanitaria comprovante l'assunzione del farmaco in questione» -:
nella bozza del decreto attualmente in circolazione si dispone che le transazioni verranno stipulate solo con soggetti danneggiati che abbiano instaurato, anteriormente al 1° gennaio 2008, azioni di risarcimento danni che siano ancora pendenti alla data di entrata in vigore del decreto stesso, che i presupposti siano la ascrivibilità del danno e il nesso causale accertati da CMO o dall'ufficio medico-legale del Ministero o da sentenza, escludendo così di fatto i non ascrivibili, cioè coloro per i quali il virus contratto è stato ritenuto «silente» (come può avvenire ad

esempio per chi abbia contratto il virus dell'epatite) e che per la stipula delle transazioni si terrà conto dei principi generali in materia di prescrizione del diritto, escludendo così gran parte dei danneggiati oggi in causa con lo Stato;
tali presupposti non sono indicati nelle leggi 222 e 244 del 2007, che anzi stabiliscono che i criteri debbano essere «in analogia e coerenza con i criteri transattivi già fissati per i soggetti emofilici dal decreto del Ministero della salute 3 novembre 2003», decreto che non prevedeva fra i presupposti la ascrivibilità e la non prescrizione del diritto, la cui introduzione oggi potrebbe configurare una violazione delle norme di legge -:
quale sia allo stato attuale, rispetto alla precedente risposta del 15 gennaio 2009, l'iter del decreto attuativo per la definizione dei criteri in base ai quali stipulare le transazioni in oggetto e, qualora il contenuto fosse quello indicato in premessa, quali ne siano le motivazioni.
(5-01157)

DI VIRGILIO e BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia ogni anno muoiono circa 60.000 persone per arresto cardiaco improvviso: 1 su 1.000 abitanti; 1 ogni 19 minuti. Un numero enorme che corrisponde al 10 per cento dei decessi che si verificano annualmente nel nostro Paese;
a dispetto degli enormi sforzi profusi negli ultimi decenni per migliorare il tasso di sopravvivenza, l'arresto cardiaco extraospedaliero continua a essere una delle principali cause di morte in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi industrializzati. Le cronache dei quotidiani non raramente riferiscono di giovani che, improvvisamente, si accasciano a terra nei campi di calcio e nei campi di tennis, durante corse per dilettanti e così via. Dopo un arresto cardiaco (perché questa è la vera causa di tali morti) il tempo è cruciale: ogni minuto di ritardo nel somministrare la scarica elettrica riduce del 5-10 per cento le possibilità di riavviare il cuore. Un miglioramento nel tasso di sopravvivenza si ottiene quando i testimoni del malore sono in grado di riconoscerne la gravità, dare subito l'allarme e indicare correttamente i dati sulle condizioni del paziente che sono richiesti dalla centrale operativa chiamata per il soccorso. Il passo successivo è l'esecuzione, da parte dei testimoni, di manovre di rianimazione cardiopolmonare utili a guadagnare tempo in attesa dell'arrivo dei soccorsi; il terzo anello della catena della sopravvivenza in questi casi, e quello più critico, è la defibrillazione precoce, poiché l'arresto del cuore determina, molto spesso, una condizione di aritmia grave denominata «fibrillazione ventricolare». L'ultimo anello è il veloce trasporto in un centro specialistico di rianimazione;
benché il legislatore sia già intervenuto in materia di utilizzo di defibrillatori in ambiente extraospedaliero, in particolare con la legge 3 aprile 2001, n. 120, e con la legge 15 marzo 2004, n. 69, tuttavia è stato ritenuto necessario proporre un provvedimento che disciplinasse e promuovesse l'utilizzo di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni (DAE) anche da parte di soccorritori non medici formati ed addestrati attraverso corsi di Basic Life Support Defibrillation (BLSD) e accreditati secondo le disposizioni stabilite dalle regioni, individuando anche le sedi in cui deve essere presente obbligatoriamente un DAE;
il suddetto provvedimento ha iniziato il suo iter presso la Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica ma la definitiva approvazione non è ancora intervenuta -:
quali iniziative intenda avviare per il reperimento delle risorse economiche per la diffusione dei defibrillatori, la quale concorrerebbe alla salvezza di un buon 50 per cento delle persone che oggi muoiono a causa di arresto cardiaco improvviso oltre ad un indubbio risparmio per la spesa sanitaria.
(5-01158)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI, DI BIAGIO e VINCENZO ANTONIO FONTANA.- Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 481 del 1978 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 641 del 1978, nel prevedere la soppressione e la liquidazione dell'Onpi, non ha previsto altresì la cessazione della relativa contribuzione, sicché ogni rateo di pensione espone la voce «contributo ex-Onpi» come trattenuta per un importo equivalente a 20 delle vecchie lire;
la predetta norma ha previsto che le entrate dell'Onpi dovevano essere ripartite fra le regioni in proporzione al numero dei pensionati Inps residenti, nel 1977, nelle stesse e destinate ai comuni, singoli o associati (articolo 1-sexies, comma 2) e, inoltre, che, fino all'entrata in vigore delle leggi regionali per il riordino delle materie trasferite, tali entrate restassero destinate all'assistenza agli anziani (comma 3);
i fondi riscossi dall'Inps e già destinati all'Onpi hanno trovato collocazione nelle uscite del bilancio dell'istituto (titolo IV, categoria 21) quale «partita di giro», dal momento che per espressa previsione dell'articolo 1-duodecies tali fondi vengono trasferiti al Ministero dell'economia e delle finanze ai fini della ripartizione trimestrale tra le regioni;
le somme introitate dalle regioni, formalmente con destinazione a favore degli anziani, sono in realtà finite indistintamente nel calderone dei bilanci regionali, cosicché ciascuna regione pensa ai «propri» pensionati;
alcune regioni hanno avuto trasferito il patrimonio immobiliare dell'ex-ONPI, acquisendo case destinate ad ospitare i «propri» pensionati; altre regioni nulla hanno avuto, perché nel proprio territorio non si trovavano beni dell'Onpi. Le prime hanno potuto inviare i pensionati bisognosi nelle case acquisite; le altre, no. Ma tutte hanno incassato e incassano;
i pensionati pagano, pur ricevendo in cambio un beneficio soltanto alcuni di loro, sulla base della territorialità regionale e in ogni caso in maniera del tutto scollegata rispetto al versamento;
l'Onpi (Opera nazionale pensionati d'Italia) è sciolta e liquidata ormai da tempo, sicché non si capisce per quali motivi si debba tenere in vita una norma in ragione della quelle l'Istituto nazionale per la previdenza sociale continua ad operare la trattenuta destinata all'ex-Onpi -:
se risulti quale sia stata la destinazione delle somme incassate e quale utilizzo ne sia stato fatto dalle singole regioni beneficiarie;
se non appaia necessario eliminare una trattenuta che, indipendentemente dalla sua entità, è ormai priva di significato, se non altro perché appare grottesca la soppressione di un ente e la contemporanea persistente operatività del contributo destinato al medesimo.
(5-01149)

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia ha presentato a Londra il 2 dicembre 2008 il nuovo Piano Industriale 2009/2011. Tale progetto, comunicato alle Organizzazioni Sindacali in data 5 febbraio 2009, parte dalla necessità annunciata di forte riduzione dei costi, per far fronte all'indebitamento più che elevato a cui è stata sottoposta la Società, durante le diverse gestioni che si sono avvicendate. L'azienda ha tuttavia ribadito di voler aumentare i livelli di soddisfazione dei clienti e la penetrazione del mercato della banda larga e dei servizi innovativi;
a fronte di tali obiettivi sono state messe in campo scelte più che contraddittorie, per il raggiungimento degli stessi. Sono stati dichiarati 4.300 esuberi, oltre ai 5.000 già dichiarati in settembre 2008. È

prevista una riduzione del 20 per cento delle risorse già stanziate per lo sviluppo e la manutenzione delle reti telefoniche: questo porterà inevitabilmente allo scadimento ulteriore e progressivo della qualità del servizio fornito alla clientela;
è inoltre stata annunciata la volontà di chiudere 22 sedi in Italia del servizio Assistenza Clienti 187, ora presente in gran parte dei capoluoghi di provincia. Tale scelta precede la volontà futura, già annunciata, di procedere alla completa esternalizzazione del servizio stesso affidandolo a società in appalto, con la logica del minore costo possibile. Già ad oggi, infatti, Telecom appalta parte del lavoro di Customer Care, a call center esterni, per l'equivalente di circa 12.000 lavoratori;
i lavoratori di Mantova, 30 persone, saranno chiamati a trasferirsi nella sede di Verona, a S. Michele Extra, con uno spostamento di circa 55 km della sede lavorativa. Le conseguenze per i lavoratori interessati saranno spesso drammatiche, in quanto aggravate anche dalla turnistica, che copre la fascia oraria dalle 6.50 alle 21.00, 7 giorni su 7, a cui gli stessi sono sottoposti. Buona parte dei lavoratori di Mantova abita inoltre a ovest del capoluogo, per cui i tempi e gli oneri maggiori di tale spostamento renderebbero irrisorio lo stipendio residuo. Nell'organico vi sono inoltre diverse donne, spesso con figli e contratti part-time, o persone portatrici di handicap, che sarebbero costrette a licenziarsi. È paradossale inoltre osservare che la scelta aziendale non ha nulla a che vedere con i costi industriali dello stabile, in quanto nel Comune di Mantova vi è disponibilità di spazi, già occupati da altro personale Telecom, in cui il servizio 187, potrebbe essere ricollocato. Questo evidenzia la chiara volontà di procedere al taglio dei costi del personale, costringendo i lavoratori al licenziamento;
le telecomunicazioni sono e devono rimanere uno degli assi strategici del Paese ed è, pertanto, indispensabile che le professionalità presenti all'interno dell'azienda vengano valorizzate e non mortificate -:
se il Governo intenda promuovere un incontro tra le parti (Telecom Italia ed organizzazioni sindacali) al fine di comprendere le autentiche intenzioni di Telecom Italia e, in particolare, se si possono determinare le condizioni per una revisione del piano industriale, anche a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-01153)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
al dottor ingegner Giacomo Bridelli (nato a Piacenza il 14 dicembre 1950 ed ivi residente in Via IV Novembre 34, codice fiscale BRDGCM50T14G535P) veniva notificata in data 28 febbraio 2008 da parte di Inarcassa (la Cassa degli Ingegneri e degli Architetti) l'iscrizione d'ufficio nei ruoli per il periodo 2001-2003, con annesse sanzioni amministrative;
dette annesse sanzioni amministrative, prendendo atto della buona fede del Bridelli, venivano successivamente annullate da Inarcassa in data 11 febbraio 2009, mentre veniva mantenuta l'iscrizione d'ufficio nei ruoli nel presupposto - erroneo ed errato - che le attività dallo stesso sviluppate fossero assimilabili a quelle tipicamente riservate agli ingegneri. Con lo stesso provvedimento Inarcassa preannunciava la richiesta di trasferimento dei versamenti dal Bridelli effettuati alla Gestione Separata e, quindi, da Inps ad Inarcassa (il che trovava conferma nella comunicazione inviata al Bridelli in data 23 febbraio 2009);
invero, nel periodo ripreso da Inarcassa, l'ingegner Bridelli non ha sicuramente compiuto alcuna attività tipica dell'ingegnere

iscritto all'albo, essendosi limitato a svolgere prestazioni di consulenza e di formazione in materia di marketing, che - all'evidenza - non sono per nulla riservate all'ingegnere;
il rilievo mosso da Inarcassa circa l'indebita iscrizione dell'ingegner Bridelli alla Gestione separata Inps e l'irrilevanza del versamento presso l'Inps di contribuzione volontaria - che pur essendo la prosecuzione della contribuzione obbligatoria precedentemente versata, a detta di Inarcassa non avrebbe la stessa natura di quest'ultima - appaiono destituiti di ogni fondamento;
ne è la riprova che, comunque, sussiste l'obbligo di iscrizione alla gestione separata Inps per tutti i professionisti che esercitano, per professione abituale, attività di lavoro autonomo (articolo 53, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986);
il Ministero del Lavoro risulta avere fatto proprio (risposta ad interpello n. 60 del 23 dicembre 2008) l'orientamento della Suprema Corte (Cassazione 24910/2007) secondo cui l'obbligo contributivo ad Inarcassa comincia a decorrere dalla data di inizio dell'esercizio professionale con carattere di continuità, sicché la continuità dell'esercizio di fatto della professione diviene, dunque, l'elemento imprescindibile e fondante per l'insorgenza dell'obbligo di iscrizione e contribuzione a Inarcassa -:
se non ritenga, alla luce dei fatti esposti, di verificare se Inarcassa abbia provveduto o meno, nel qual caso accertandone le ragioni, alla cancellazione dei ruoli della Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti dell'ingegner Giacomo Bridelli;
se non ritenga altresì di accertare che l'Inps di Piacenza nulla abbia corrisposto ad Inarcassa dei contributi percepiti dall'ente stesso negli anni 2001, 2002, 2003 in ragione dei versamenti eseguiti dall'ingegner Giacomo Bridelli.
(4-02569)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 6 e il 7 marzo 2009, in una strada periferica di Bari, è stato trovato il corpo senza vita di una prostituta;
secondo l'autopsia, eseguita nell'Istituto di medicina legale del Policlinico, la donna nigeriana di nome Joy Johnson, di 24 anni, è morta di «polmonite carnosa tubercolare»; secondo notizie d'agenzia sono scattate misure precauzionali, tra queste la chiusura della sala dell'autopsia e disinfettate le stanze del Centro richiedenti asilo (Cara) di Bari ove la ragazza ha dormito per circa un mese dal 14 novembre 2008;
a seguito di quanto accaduto, il Prefetto di Bari ha rivolto un appello ai clienti che potrebbero avere avuto contatti con la prostituta a sottoporsi a controlli per accertare eventuali contagi;
il Prefetto ha altresì dichiarato «È cosa nota che ci sono persone provenienti soprattutto dall'Africa che hanno problemi sanitari: chi si avvicina ad una prostituta rischia per le malattie classiche veneree, l'Aids, o anche di contrarre malattie dell'apparato respiratorio»;
il Prefetto ha poi precisato che tutti gli immigrati che arrivano nei centri di accoglienza (Cara) vengono visitati da medici generici e nel caso vengano riscontrate malattie sono avviati a centri ospedalieri specializzati;
«In un anno e con un turn over di circa mille ospiti è stata censita una decina di casi di malattie dell'apparato respiratorio»: tre persone sono in cura presso un ospedale specializzato della provincia.

«Quindi - ha concluso - non mi sembra un dato preoccupante» (Ansa del 14 marzo 2009) -:
quanti siano i casi di tubercolosi registrati nell'ultimo anno nei centri di accoglienza in tutta Italia; se la donna nigeriana, durante la sua permanenza nel Centro Cara di Bari fosse stata visitata da personale medico, come previsto dalle procedure e se le fosse stato o meno diagnosticato il male che ha causato la sua morte;
se non ritengano i Ministri interrogati che occorra d'urgenza modificare le politiche finora qui seguite riguardo il fenomeno della prostituzione che anziché far emergere la clandestinità, per tenere sotto controllo il fenomeno, la alimentano con il risultato di incrementare gli atti di violenza e la trasmissione di malattie.
(4-02574)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Belluno da anni vende acqua potabile per irrigazione alle province limitrofe;
ciò determina palesi riduzioni d'acqua nel corso di fiumi e torrenti nonché l'abbassamento costante dei laghi, per effetto della produzione di energia sia per irrigare le coltivazioni della pianura;
pesa inoltre ricordare come molti anni fa, verso la metà del secolo scorso, venne costruita una diga (la diga del Vajont), sopra Longarone (Belluno) in direzione Friuli Venezia Giulia (verso i paesi di Erto e Casso) con lo scopo di farne uno dei bacini più grandi del mondo;
tale diga non entrò mai in funzione perché avvenne una catastrofe, il 9 ottobre 1963 la montagna franò nel bacino facendo dilagare l'acqua sulla Val Belluna e causando circa 2000 vittime;
da allora quello che doveva essere un lago è completamente riempito dai detriti della frana;
tutto ciò premesso, risulta che nel computo della disponibilità dell'acqua trasferibile alle altre province, che comprende quindi sia quella del bacino del Piave ma anche degli altri bacini della provincia di Belluno, venga ancor oggi conteggiata quell'acqua, mai resasi disponibile, del bacino idrografico del Vajont che teoricamente un tempo prevedeva una capacità di 168.715.000 mc d'acqua;
gli allievi delle classi 4a B e 4a C dell'Istituto Professionale di Stato per l'agricoltura e l'ambiente «Antonio Della Lucia» di Feltre (Belluno), nell'ambito delle loro attività informative hanno persino elaborato una proposta di legge proprio come risposta all'interrogativo sopra richiamato -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
come intenda procedere per sanare tale situazione.
(4-02577)

MURER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali.- Per sapere - premesso che:
dai dati forniti dai sindacati di categoria emerge una immagine desolante della condizione dei pensionati italiani, che risultano essere 16 milioni, di cui almeno 8,5 milioni in condizioni di bisogno con esigenze di interventi strutturali;
sono circa 2,2 milioni i pensionati che hanno una indennità diretta o un assegno di reversibilità inferiore ai 500 euro al mese;
sono 2,5 milioni i pensionati la cui indennità è compresa tra i 500 e i 750 euro al mese;
sono 1,7 milioni i pensionati la cui indennità è compresa tra 750 e 1.000 euro al mese e sono 1,8 milioni i pensionati con indennità compresa tra 1.000 e 1.300 euro al mese;

la dura crisi economica che attraversa il nostro Paese mette i redditi più bassi, e in particolare i pensionati, in condizioni di estremo disagio, privandoli dei mezzi essenziali di sussistenza;
la crisi, oltretutto, non riguarda solo i pensionati. Ci sono nuclei familiari con malati gravi a carico che sono chiamati a sostenere costi alti di assistenza e cura e che sentono ancora di più il peso schiacciante della situazione economica, che intreccia disoccupazione, precarietà e perdita del potere d'acquisto dei salari e costi alti di assistenza;
gli enti locali (comuni e regioni) che sono chiamati a garantire i mezzi essenziali di sostegno alle persone e ai nuclei familiari non autosufficienti fanno grossi sforzi per conservare livelli minimi di assistenza, facendo perno in parte considerevole sulle loro risorse e non riuscendo quindi a far fronte alle necessità e ai bisogni dei cittadini;
non si può ritenere certo sufficiente a rimpinguare redditi così esigui quel contributo mensile esiguo, non sempre garantito, inserito nel meccanismo farraginoso e complesso, talvolta incomprensibile per gli anziani e le persone più semplici, della social card;
il fondo nazionale per la non autosufficienza ammonta, per volontà del Governo, a circa 400 milioni di euro per l'anno 2009 ed esso è stato progressivamente svuotato, in luogo invece di un necessario aumento della sua dotazione in ragione della crisi economica -:
se il Ministro del welfare, a fronte di un appostamento così esiguo e palesemente insufficiente, non ritenga di cancellare del tutto il fondo nazionale per la non autosufficienza oppure, in alternativa, come sarebbe auspicabile, di dotarlo in maniera adeguata perché possa efficacemente costruire risposte ai bisogni del Paese e della sua parte più esposta ai rischi di una crisi economica insidiosa e drammatica.
(4-02581)

ARACRI. Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il ReCup è un sistema informatico del quale il Servizio sanitario regionale del Lazio non può fare più a meno e che ad oggi è il servizio di prenotazione più grande in Italia, unico in tutto il Paese, sia per attività svolte che per dati gestiti. Il ReCup rappresenta la sintesi di tre distinti sottosistemi, Call Center, supporto informatico-piattaforma, Cup aziendali. Detti sistemi, funzionanti in maniera strettamente collegata, riescono a fornire l'intero servizio ReCup call center, front office, monitoraggio dei tempi di attesa, recall per la conferma appuntamenti, Doctor Cup per le prenotazioni prioritarie, monitoraggio posti letto delle terapie intensive e UTIC, servizio di guardia medica, ReCup per la riduzione delle liste di attesa, compilazione ed aggiornamento di oltre 25.000 agende di specialisti e laboratori diagnostici;
il decreto presidenziale n. 11 del 2009 del Commissario governativo ad acta onorevole Marrazzo, appare all'interrogante così come scritto troppo semplicistico e superficiali;
lo studio effettuato dalla KPMG risulterebbe essere privo di fondatezza in quanto non certificante il reale esubero dei dipendenti regionali;
il decreto commissariale in oggetto appare poco chiaro per i seguenti motivi:
a) non specifica a quale soggetto fare riferimento per la riprogettazione ed il rifacimento della infrastruttura tecnologica;
b) non specifica quale sarà la modalità per l'acquisizione delle risorse necessarie alla gestione del servizio «da reperire prioritariamente all'interno della pianta organica della Regione Lazio e delle società regionali» ancorché non noti gli esuberi annunciati;
c) non specifica né fa cenno al reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati

che, attualmente, proficuamente impiegati dal soggetto ReCup all'interno del servizio, risultano essere 400, i quali solo secondariamente e solo in parte sarebbero riassunti all'interno del nuovo progetto;
d) non sono definiti i tempi per la realizzazione dell'indispensabile percorso formativo, aspetto questo di notevole importanza visto il know how acquisito dall'attuale società cooperativa in oltre dieci anni di attività specifica;
e) non è possibile realizzare alla data prevista nel DPCA, 1o giugno 2009, l'affidamento dei CUP alla competenza diretta di ciascuna ASL. Al momento sono impiegate circa 250 unità nelle ASL di Viterbo, Rieti, nella ASL RM/H ed in quella di Frosinone a cui vanno ad aggiungersi circa 40 unità che cesseranno la propria attività presso il CUP dell'A.O. San Camillo Forlanini a partire dal 10 aprile 2009, senza considerare le unità impiegate presso le ASL RM/C e RM/F. Tali circostanze rendono priva di qualsiasi fondamento la realizzazione del progetto alla data individuata (1o giugno 2009) sia sul piano della operatività che su quello della fattibilità;

con il medesimo decreto si è individuato nella società Asclepion Spa (società per la formazione professionale attualmente non operante), tra le altre, il soggetto a cui si prevede di affidare lo svolgimento del servizio regionale ReCup, attualmente effettuato dalla cooperativa Capodarco;
il ReCup è il centro di prenotazione più grande in Italia al quale sono collegate 12 ASL regionali con la propria rete di ospedali ed ambulatori, e 8 aziende ospedaliere. Tale organizzazione non ha antagonisti sia per dimensioni territoriali che per popolazione gestita e quantità di prenotazioni effettuate;
il servizio ReCup rappresenta uno strumento ormai capace di fornire milioni di dati all'ASP, al servizio epidemiologico regionale e allo stesso assessorato alla sanità, non solo ai fini del controllo e gestione delle liste di attesa, ma anche più in generale di contribuire ai bisogni di salute e quindi della domanda di prestazioni sanitarie per una migliore e più mirata pianificazione dell'offerta a livello regionale;
il sistema ReCup fino ad oggi così gestito ha consentito la riduzione del fenomeno delle doppie e triple prenotazioni, ha garantito il recupero delle prenotazioni abbandonate attraverso la possibilità di accertare la volontà del cittadino utente che ha prenotato la prestazione di non disertare l'appuntamento recuperando l'eventualità con la possibilità immediata di prenotazione per altri cittadini. Questo ha portato ad un risparmio di posti di oltre il 10 per cento con conseguente razionalizzazione dei costi;
il sistema Doctor-Cup garantisce la possibilità, in caso di patologie sospette, ai medici di famiglia, di prenotare direttamente dal proprio studio, visite ed esami ritenuti urgenti, da effettuarsi in un tempo massimo di 2 o 3 giorni;
per i soci lavoratori delle cooperative sociali non sono previsti cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali;
con la D.G.R. n. 220 del 10 aprile 2006 è stato disposto l'affidamento alla società regionale LAIT SpA delle attività di organizzazione, coordinamento, erogazione e gestione dei servizi di call center per il sistema ReCup;
la soluzione definitiva al problema delle liste di attesa, necessariamente passa attraverso il potenziamento del servizio ReCup, prevedendo l'inserimento delle agende di tutte le ASL, aziende ospedaliere, policlinici universitari, strutture accreditate e classificate;
ad oggi il servizio è gestito da un totale di circa 900 operatori, di cui 400 portatori di handicap, appartenenti ad una cooperativa sociale, la cui garanzia dei livelli occupazionali (2.000 di cui 700 diversamente

abili) rappresenta una esigenza sociale a cui questo Governo non può rinunciare;
la scelta che dovrà essere fatta dovrà prevedere per il nuovo ReCup:
1) il potenziamento del servizio rispetto all'attuale, con aumento del numero delle postazioni in quanto le stesse ad oggi non soddisfano le oltre 4.000.000 di telefonate e le persone servite ogni giorno sono pari a quelle non servite. Oggi infatti il sistema è in grado di garantire il solo 30 per cento di tutte le prenotazioni e la parte restante è utilizzata in maniera non omogenea e discrezionale da parte delle singole strutture nonostante siano trascorsi due anni dalla delibera della giunta regionale del Lazio (DGR n. 431/2006) che ne prevedeva e ne prevede ancora il suo potenziamento;
2) l'inserimento di tutti i soggetti che erogano prestazioni sanitarie per conto del servizio sanitario della regione Lazio all'interno del sistema ReCup; questo oltre a garantire una maggiore offerta «controllata» potrà in futuro garantire anche il «governo» della domanda di prestazioni sanitarie;
3) l'estensione del servizio ReCup riuscirebbe a garantire il monitoraggio dei «tetti» posti ad ogni operatore privato/classificato di prestazioni e, quindi, una importante funzione di controllo sulla spesa e permetterà il controllo su false fatturazioni e trasmissioni di ricette;
4) al monitoraggio degli esenti e dei non esenti -:
se sussistano le condizioni per far riconsiderare i termini e le modalità del decreto del Presidente della Regione Lazio in qualità di commissario governativo ad acta n. 11 del 2 febbraio 2009 sulla trasformazione dell'attuale ReCup in società regionale in house circa il quale si esprimono forti perplessità, come detto, circa i tempi e le modalità nonché per le professionalità e l'esperienza acquisite nel corso degli anni dalla società cooperativa che attualmente gestisce il servizio;
se non ritenga opportuno intervenire immediatamente per tutelare il posto di lavoro dei circa 2.000 lavoratori soci della cooperativa, che fino ad oggi hanno garantito il servizio ReCup e tutti gli altri servizi di rilevanza pubblica e sociale, e per scongiurare il rischio che dal 1o giugno 2009 venga interrotto il servizio stesso con il rischio che in media oltre 20.000 cittadini ogni giorno siano costretti a mettersi in fila presso uno sportello di un'ASL per richiedere la prenotazione di una visita specialistica o di un esame diagnostico oppure anche, loro malgrado, siano costretti a rivolgersi ad una struttura privata a pagamento per ricevere le prestazioni sanitarie loro necessarie;
se - a cura del Commissario governativo - non possa essere stipulata una convenzione tra la cooperativa sociale Capodarco e l'ente pubblico regionale, ai sensi della legge regionale del Lazio n. 24 del 1996 (articolo 24), che consenta la prosecuzione dell'esperienza e della gestione del servizio da parte dello stesso soggetto, salvaguardandone gli attuali livelli occupazionali, e l'inserimento già consolidato dei lavoratori svantaggiati peraltro già occupati nell'attuale progetto (circa 400), razionalizzando e, quindi, contenendo la spesa.
(4-02585)

ARACRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Europrogetti e Finanza (Epf) è stata costituita, nel lontano 2005 su espressa indicazione del Governo, dai tre ex istituti di emanazione pubblica (Bnl, Cassa Depositi e Mediocredito Centrale), ai quali si sono poi aggiunti altri soci, con lo scopo istituzionale di «fornire un supporto alle amministrazioni pubbliche ed alle imprese nella progettazione e nella realizzazione di programmi cofinanziati dall'Unione europea, come spiegato il 23 gennaio 1995 dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e Ministro del tesoro ad interim, Lamberto Dini;

la società ha conseguito perdite continue per gli esercizi dal 2002 al 2007 (2,5 milioni di euro), tranne l'esercizio 2006 chiuso in sostanziale pareggio a fronte di plusvalenza (di 6,5 milioni di euro) conseguita sulla vendita dell'immobile aziendale in opzione d'acquisto a favore dell'azionista Mediocredito Centrale (oggi Gruppo Unicredit), mentre per il 2008 si prevedono ulteriori perdite per ben oltre 1,4 milioni di euro;
la proprietà, costituita da Cassa Depositi e Prestiti (32 per cento), Mediocredito Centrale (40 per cento), Intesa San Paolo (16 per cento), Monte dei Paschi di Siena (10 per cento) e Banco Popolare (2 per cento), in data 28 gennaio 2009 ha provveduto all'attivazione dell'iter di liquidazione della Società, come deliberato dal CdA dell'11 dicembre 2008;
ad oggi, dagli azionisti che nel frattempo - come già denunciato dall'UGL Credito - hanno paradossalmente avviato attività simili e concorrenziali ad Epf, non è giunta nessuna garanzia sulla tenuta occupazionale del personale coinvolto (oltre 60 unità) -:
se e come il Governo intenda intervenire a tutela e a salvaguardia dei livelli occupazionali ed economici dei sessanta lavoratori di Europrogetti & Finanza.
(4-02590)

MANCUSO, CECCACCI RUBINO, SARUBBI, FRASSINETTI, MANNUCCI e REPETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi nei pressi di Modica (Ragusa) un branco di cani randagi ha assalito due bambini, uccidendone uno e ferendo gravemente l'altro;
ancora ieri una turista tedesca è stata aggredita mentre faceva jogging e versa in gravi condizioni di salute;
sulla spinta umorale per i tragici fatti descritti dalla Prefettura di Ragusa è partito l'ordine di abbattere con armi da fuoco i cani randagi della zona;
un numero imprecisato di cani randagi parrebbe essere stato affidato al signor Virgilio Giglio dalla locale Procura della repubblica;
il signor Giglio non pare in possesso di particolari requisiti professionali, né di provata esperienza nel campo del volontariato animalista, né di possedere strutture adatte al contenimento e gestione dei cani in oggetto;
la legge 281 del 1991 in molte parti del nostro Paese risulta ampiamente inapplicata ed il numero di cani randagi raggiunge, ormai, la cifra impressionante di 600.000 unità;
l'Italia risulta divisa in due parti: un centro-nord in cui i randagi, dopo la cattura, vengono identificati mediante inserimento di microchip, curati se ammalati, sterilizzati e, successivamente, affidati ed un centro-sud dove prosperano canili-lager, che assolvono unicamente alla necessità di togliere i cani randagi dalle strade -:
quali iniziative i ministri interrogati intendano assumere per garantire la corretta applicazione della legge 189 del 2004 che riconosce alle associazioni animaliste il precipuo compito di essere affidatarie di animali sequestrati e/o confiscati, nell'ottica di garantire la incolumità pubblica e la tutela degli animali e contestualmente di non consentire il pignoramento o la messa all'asta di animali sequestrati, evitando casi quale quello già segnalato dall'interrogante con atto ispettivo n. 4-01883;
se il Governo ritenga di attuare un piano di intervento armonizzato a livello nazionale affinché Regioni e Comuni possano organizzare sul territorio di propria competenza interventi che coinvolgano le numerose strutture medico-veterinarie private;

se il Governo svolga un'attenta attività di vigilanza su ordinanze sindacali emanate dei sindaci, secondo gli interroganti in dispregio dell'ordinamento vigente.
(4-02592)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

FOTI TOMMASO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore ortofrutticolo trova nel fondo di solidarietà uno strumento strategico ed indispensabile per poter affrontare e sostenere gli ingenti costi delle polizze assicurative contro le avversità atmosferiche;
detto fondo, già fortemente ridotto nel 2008, risulta azzerato per il 2009, circostanza che impedisce ai consorzi di difesa di poter disporre delle risorse finanziare necessarie per sostenere le imprese associate ad abbattere i costi assicurativi;
in più occasioni è stata avanzata la richiesta di un ripristino della dotazione finanziaria di cui sopra;
il fondo in questione riveste estrema importanza per le imprese agricole, con particolare ma non esclusivo riferimento a quelle che producono pomodoro -:
se e quali urgenti iniziative intenda disporre anche in considerazione del fatto che è ormai prossima l'apertura della campagna assicurativa che, in assenza di adeguate coperture finanziarie, porterà al rischio chiusura di molte imprese, patrimonio di un'agricoltura di alto valore territoriale che non si può abbandonare.
(4-02572)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA e GOZI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo 2009, il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria una proposta di risoluzione in materia di garanzia della qualità degli alimenti, sollecitando la semplificazione delle norme comunitarie in materia e raccomandando, tra le altre cose, l'indicazione dell'origine delle materie prime sulle etichette;
nella risoluzione approvata i parlamentari europei hanno altresì sottolineato la necessità di istituire un'Agenzia europea per la qualità dei prodotti - competente anche in materia di denominazioni d'origine e indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite - che collabori strettamente con l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e con le unità della Commissione responsabili della tutela della qualità alimentare;
pur trattandosi di un mero atto di indirizzo al Consiglio, e non essendoci ancora una decisione normativa che istituisca l'Autorità per la qualità alimentare, appare tuttavia opportuno fin da ora sollevare il tema delle futura collocazione di tale ente, anche al fine di scongiurare l'evenienza che essa possa risolversi in un ridimensionamento dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma;
come sottolineato dal sindaco di Parma e dal Presidente della provincia, poi, in un momento di grave crisi economica, appare opportuno evitare duplicazioni di enti, e sprechi e dispersioni, che sarebbero evitabili utilizzando le strutture già esistenti a Parma e rispettando, così,

anche le raccomandazioni dell'Unione europea in materia di economicità delle gestioni;
tuttavia, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta di Parma del 13 marzo 2009, lo stesso Ministro interrogato ha dichiarato da un lato che «l'eventuale Efsa 2 non ha senso perché basta rafforzare ed ampliare le competenze dell'attuale Efsa di Parma»; e dall'altro che «l'attuale Efsa di Parma non funziona o funziona a scartamento ridotto», dichiarandosi «molto perplesso sull'azione svolta dall'Agenzia nel corso di questi mesi» ed esprimendo «un giudizio totalmente negativo» -:
quali siano le ragioni per le quali il Ministro interrogato ha espresso un giudizio così negativo sulle attività fin qui svolte dall'Agenzia per la sicurezza alimentare e quali esattamente le attività dell'Agenzia che questa non avrebbe svolto in maniera «funzionale e produttiva»;
quali iniziative intenda adottare, per quanto di sua competenza, al fine di scongiurare che l'eventuale istituzione della cosiddetta Efsa 2 si possa in futuro tradurre nel mero svuotamento di parte dei compiti e del ruolo, già oggi attribuiti all'Agenzia per la sicurezza alimentare, valorizzando altresì in ambito europeo l'esperienza e la professionalità fin qui dedicate dalla città di Parma in questo delicato settore.
(5-01151)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

VIETTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la normativa riguardante il compenso integrativo per le attività di progettazione e project management, in senso lato, dei professionisti tecnici della pubblica amministrazione ha subito nel corso di un anno una tripla modifica che rischia di penalizzarne fortemente il loro ruolo all'interno della pubblica amministrazione;
l'iniziale decurtazione dei compensi dal 2 all'0,5 per cento dell'importo posto a base di gara, infatti, introdotta dal comma 8 dell'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, e momentaneamente corretta e reintegrata dal comma 10-quater dell'articolo 1 del decreto-legge n. 162 del 2008, è poi ritornata alla sua versione identica a quella del citato decreto-legge 112 del 2008 con l'approvazione del comma 4-sexies dell'articolo 18 del decreto-legge, 185 del 2008;
ad aggravare la situazione, poi, ha sicuramente contribuito l'emanazione della circolare 36 del 2008 della Ragioneria generale, con cui si specifica che la riduzione si applica a «tutta l'attività progettuale non ancora remunerata a tale data»;
tale circolare sembrerebbe rendere applicabile la decurtazione degli incentivi relativi anche agli interventi che alla data del 1° gennaio 2009 erano già avviati;
nonostante i propositi del Governo di volere salvaguardare i saldi della finanza pubblica, tale novella al codice degli appalti pubblici rischia di produrre un effetto contrario per il sicuro ricorso ad attività esternalizzate oltre ad affossare la professionalità riconosciuta dei tecnici progettisti -:
se non ritenga necessario chiarire, innanzitutto, in maniera definitiva la irretroattività della norma citata e valutare anche l'opportunità di modificare l'entità della decurtazione dei compensi effettuata, che rischia di penalizzare i tecnici interessati e di non tutelare adeguatamente la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
(4-02573)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MAGGIO 2009

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento Plastal di Suzzara è una delle aziende del gruppo Plastal Italia, il quale è interamente di proprietà di Plastal Holding AB (Svezia);
oltre allo stabilimento di Suzzara, all'interno del quale operano circa 100 dipendenti, fanno parte del gruppo Plastal Italia gli stabilimenti di Oderzo (Treviso), con oltre 600 dipendenti, e di Battipaglia (Salerno) con una ventina di addetti;
giovedì 6 marzo 2009, la direzione della Plastal di Suzzara (Mantova) ha comunicato alle maestranze che il Consiglio di Amministrazione di Plastal Holding AB ha dichiarato bancarotta alla Corte svedese di competenza;
tale comunicazione ha destato un allarme diffuso e comprensibile tra i dipendenti, i quali guardano con preoccupazione al loro futuro occupazionale;
sono priorità assolute il mantenimento dell'operatività di tutti i siti produttivi, la salvaguardia dei livelli occupazionali e del reddito di lavoratrici e lavoratori, la continuità della fornitura del prodotto Plastal a tutti i clienti -:
se il Governo intenda costituire un tavolo tra le parti al fine di evitare la chiusura delle varie aziende appartenenti al gruppo Plastal Italia, compreso lo stabilimento di Suzzara.
(5-01152)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARSILIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
molti imprenditori - circa 20 mila secondo le stime di Confartigianato - si trovano oggi in grave difficoltà a causa della mancata erogazione dell'ultimo stato di avanzamento relativo alle agevolazioni finanziarie previste dalla legge n. 488 del 1992;
con l'articolo 3, comma 36 e seguenti, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), è stata modificata una preesistente norma di bilancio dello Stato, con cui si dispone la riduzione da sette a tre anni del periodo di conservazione dei residui delle spese in conto capitale;
mentre per il passato la cosiddetta «perenzione amministrativa» diventava operante solo a partire dal settimo anno, ne è ora prevista l'applicabilità a partire già dal terzo anno; in altri termini, le spese relative a stanziamenti iscritti in bilancio per la competenza relativa al 2004 ed anni precedenti, per effetto della norma sopracitata, sono andati in perenzione, con la conseguenza che le stesse somme non sono più in bilancio e, in caso di necessità di erogazione (cioè di richiesta da parte delle imprese) da parte della amministrazione interessata bisognerà procedere ad una preventiva richiesta di riassegnazione di risorse e ad un successivo specifico impegno prima di poter procedere materialmente all'erogazione medesima;
di conseguenza, le richieste di erogazione delle agevolazioni stanziate in bilancio entro il 31 dicembre 2004 ed anni precedenti, connesse ai «progetti non confinanziati» che avevano diritto ai contributi a fondo perduto, sono state sospese;
la difficilissima congiuntura economica che stiamo vivendo e le maggiori difficoltà di accesso al credito bancario rendono ancora più precaria la situazione di questi imprenditori che hanno coraggiosamente investito fidando nelle agevolazioni previste dalla legge n. 488 del 1992, che oggi, di fatto, non vengono erogate -:
se non ritenga opportuno intervenire in tempi brevi al fine di ripristinare la

concessione delle agevolazioni in favore delle imprese che hanno investito rispettando i crismi della legalità, così da consentire l'effettiva ed immediata erogazione dei fondi;
se non ritenga opportuno intraprendere iniziative che mirino allo sviluppo nel quadro di una certezza degli impegni che ogni Stato, eticamente rispettabile, deve comunque mantenere.
(4-02570)

GHIZZONI e MIGLIORI. - Al ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il quadro macroeconomico peggiora rapidamente e la crisi economica globale, che grava in modo particolare sulle piccole imprese, colpisce pesantemente il settore metalmeccanico del distretto di Carpi, Novi, Campogalliano e Soliera (Modena), con particolare riferimento alle imprese che costruiscono macchine per la lavorazione del legno;
nel predetto distretto sono occupati complessivamente 5.500 dipendenti metalmeccanici di cui circa 1.100 nel settore artigianale;
il settore metalmeccanico nel distretto sopra citato ha visto negli ultimi sei mesi un calo di avviamento al lavoro del 50,6 per cento, un aumento delle domande di ricorso alla cassa integrazione, senza contare le procedure di mobilità;
i dati che caratterizzano gli ultimi due mesi di gennaio e febbraio, riferiti all'intero anno 2008 fanno pensare ad una crisi del comparto di portata straordinaria a cui dobbiamo rapidamente dare sollievo e offrire soluzioni molteplici: infatti, nei due mesi precitati, sono state 685 le domande di cassa integrazione contro le 126 dell'intero 2008 e 100 i licenziamenti;
l'assenza di una incisiva politica di sostegno a favore della meccanica strumentale, accompagnata da una cronica incapacità del sistema creditizio di interpretare le necessità del predetto settore, non ha facilitato le cose, impedendo alle piccole e medie imprese di far fronte ad un notevole calo dell'esportazione che rappresenta l'80 per cento della produzione;
i fondi a disposizione per gli ammortizzatori sociali non sono adeguati alla portata della crisi in atto nel settore metalmeccanico in generale e in particolare in quello delle macchine da legno;
il decreto del 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, è secondo gli interroganti inadeguato a fronteggiare la situazione attuale, poiché prevede esclusivamente sostegni ad alcuni comparti della grande industria, ignorando completamente le piccole e medie imprese, in particolare quelle del citato distretto, in rappresentanza del prevalente tessuto produttivo italiano -:
quali misure il ministro interrogato intenda adottare per far fronte alla grave crisi del comparto metalmeccanico del distretto Carpi, Novi Campogalliano e Soliera (Modena) e se non intenda valutare l'opportunità di definire un pacchetto urgente di misure a sostegno di quelle aziende medio piccole metalmeccaniche e di quei lavoratori che con difficoltà usufruiscono dei pochi ammortizzatori sociali attualmente in essere.
(4-02579)

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Società Terna ha in programma di realizzare un elettrodotto che colleghi Redipuglia (Gorizia) alla zona di Udine Ovest, lungo circa 40 chilometri e con una potenza trasportata di 380.000 volts;

nello svolgimento delle procedure di consultazione e di coinvolgimento dei diversi soggetti pubblici e privati interessati all'opera sono emerse incertezze interpretative e dubbi circa tempi e modalità di acquisizione dei pareri;
la realizzazione dell'elettrodotto, così come prevista da Terna in un tracciato aereo, rischia di compromettere non solo l'aspetto paesaggistico di una rilevante parte di territorio che interessa le province di Gorizia e di Udine ma anche di incidere drasticamente sul tessuto urbano e sociale di importanti centri abitati;
diverse amministrazioni comunali e le stesse amministrazioni provinciali di Gorizia e Udine hanno più volte rappresentato la necessità di una sospensione dell'iter avviato proprio per consentire un chiarimento circa lo svolgimento della procedura di VIA -:
quali iniziative intenda assumere per chiarire in tempi brevi percorsi e scadenze dell'iter autorizzativo dell'opera e quali prescrizioni (con specifico riferimento alla possibilità di un interramento dell'opera) intenda porre per una reale tutela della salute dei cittadini dei territori interessati all'elettrodotto e la salvaguardia ambientale.
(4-02586)

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Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Di Cagno Abbrescia n. 2-00179 del 14 ottobre 2008.

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ERRATA CORRIGE

Risoluzione in Commissione Cazzola ed altri n. 7-00089 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 94 del 27 novembre 2008. Alla pagina 3103, prima colonna, alla riga decima, deve leggersi: «servizi all'impiego e alla revisione del» e non «servizi all'impegno e alla revisione del» come stampato.

Interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-00975 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 130 del 10 febbraio 2009. Alla pagina 4279, seconda colonna, dalla riga quarantaquattresima alla riga quarantasettesima deve leggersi: «BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:» , e non «BOCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:» , come stampato.