XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 19 marzo 2009

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la gravità della crisi, nonostante gli impegni assunti dal nostro Governo, sta producendo nel nostro Paese effetti preoccupanti e spesso devastanti, allargando la fascia di coloro che vivono in condizione di disagio, mettendo in grave difficoltà gli enti locali, che rappresentano la prima fonte istituzionale su cui i cittadini riversano problemi e necessità;
nel Mezzogiorno, dove sempre più spesso i comuni si sostituiscono all'amministrazione centrale nell'affrontare crisi ed emergenza, le difficoltà degli enti locali sono ancora più evidenti;
per potere garantire i servizi minimi, gli enti locali, avendo sempre meno trasferimenti e dovendo rispettare i vincoli del patto di stabilità, sono stati costretti a ricorrere a forme alternative di finanza derivata, andando incontro a pericolosi indebitamenti a carico dei propri bilanci;
minori trasferimenti, rispetto dei vincoli del patto di stabilità e finanza derivata, hanno cristallizzato i bilanci degli enti locali, ingessando la loro capacità di spesa e riducendo fortemente gli investimenti, contribuendo così all'aggravarsi della crisi che, ormai, ha raggiunto dimensioni eccezionali;
nel rispetto dei principi del patto di stabilità, cui si aggiunge l'incapacità dei soggetti beneficiari di dare effettivamente seguito alle attività progettuali finanziate, la Cassa depositi e prestiti, con la circolare 1250 del 28 febbraio 2003, ha ridotto la possibilità degli enti locali di accedere al fondo rotativo per la progettazione, istituito con la legge n. 549 del 1995;
la mancanza di fondi per la progettazione, dovute al combinato disposto di minori trasferimenti, rispetto dei vincoli del patto di stabilità e ridimensionamento del fondo rotativo gestito dalla Cassa depositi e prestiti, ha determinato l'impossibilità degli enti locali di progettare nuove opere e quindi di accedere alle fonti di finanziamento, con la conseguente impossibilità di realizzare opere pianificate, contribuendo così a non creare servizi di qualità per i cittadini e sviluppo concreto e tangibile;
il persistere dei limiti all'accesso al fondo di progettazione, introdotti con la circolare n. 1250 del 2003 della Cassa depositi e prestiti, limiterà sensibilmente la possibilità degli enti locali di potere dare corso alla progettazione delle opere pianificate, finendo per aggravare una difficile situazione economica che, così, rischierebbe di cronicizzarsi;
per meglio far fronte alla gravità della crisi, la Camera dei deputati, con la quasi unanimità delle forze politiche, ha dato indicazioni nel senso, in pratica, di allentare i vincoli del patto di stabilità, in quanto, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, essi appaiono totalmente superati perché, nell'attuale congiuntura negativa, rischiano di bloccare le possibilità di sviluppo,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative necessarie affinché la Cassa depositi e prestiti modifichi la circolare n. 1250 del 2003, riducendo le soglie di accesso al fondo di rotazione, previste attualmente in 250.000,00 euro per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti ed 1.000.000,00 di euro per tutti gli altri beneficiari (al netto Iva) ed elevando il periodo massimo, trascorso il quale il rimborso è dovuto, attualmente fissato in tre anni dalla data di prima erogazione del mutuo, al fine di consentire agli enti locali di avere le risorse necessarie per progettare le opere pianificate, così da favorire investimenti e sviluppo.
(1-00139) «Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli, Pionati, Nucara».

Risoluzioni in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
è stato di recente convertito in legge il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti;
il comma 1-septies dell'articolo 29, dispone l'ulteriore proroga dal 30 giugno 2009 al 30 giugno 2010 delle disposizioni transitorie in materia di norme tecniche per le costruzioni, introdotte dal comma 2-bis dell'articolo 5 del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136;
appare rilevante ricordare che la richiamata disciplina è stata adottata al fine di «assicurare uniformi livelli di sicurezza» nella progettazione di edifici e opere;
nonostante la nota e scientificamente provata criticità del nostro territorio rispetto al rischio sismico, causa di diverse situazioni di crisi e di vera e propria emergenza, dall'anno 2004, tale previsione è stata oggetto di molteplici rinvii, in un contesto di diffusa difficoltà anche nell'assicurare l'ordinaria manutenzione degli edifici adibiti a servizi primari come la scuola e la salute;
in realtà, è addirittura dal 2003 che il settore delle norme tecniche italiane, in particolare per quanto riguarda le norme sismiche, è, di fatto, in regime di prorogatio e ciò determina uno stato di grave disagio ed incertezza fra gli operatori dell'industria delle costruzioni e delle amministrazioni pubbliche. Si pensi che allo stato attuale è possibile applicare tre corpi normativi diversi che determinano livelli di sicurezza molto differenziati e standard industriali non coerenti tra loro. Inoltre i continui rinvii, se inizialmente giustificati, oggi fanno temere che le nuove norme di aggiornamento non entreranno mai in vigore, elemento che, peraltro, rappresenta anche un fattore di condizionamento nel contesto europeo, dove vigono Eurocodici Strutturali, ben più avanzati rispetto al quadro normativo che si viene a mantenere con la proroga;
il settore delle costruzioni civili rappresenta un comparto di estrema rilevanza nell'ambito del sistema industriale e produttivo nazionale,

impegna il Governo:

ad emanare nel più breve tempo possibile la richiamata disciplina tecnica per le costruzioni, così evitando l'inutile decorso del nuovo termine, assicurando livelli di sicurezza e standard industriali analoghi a quelli vigenti a livello europeo e tali da favorire la piena competitività dei nostri operatori nel settore (progettisti e industria delle costruzioni) in campo internazionale;
a prevedere, comunque, fino all'emanazione delle nuove disposizioni, che nella progettazione di edifici pubblici e privati e delle opere infrastrutturali, si conseguano comunque, i livelli di sicurezza sismica e statica, quali quelli assicurati dalle norme contenute nel decreto ministeriale n. 14 gennaio 2008;
a prevedere a tal fine, che i progetti di opere sviluppati utilizzando norme tecniche in prorogatio siano accompagnati da una relazione tecnica che dimostri il raggiungimento di un livello di sicurezza pari a quello garantito dalle norme tecniche contenute nel summenzionato decreto ministeriale 14 gennaio 2008 e tale relazione possa essere richiesta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per valutazione.
(7-00133) «Realacci, Benamati, Mariani, Lulli».

La X Commissione,
premesso che:
la produzione industriale italiana, secondo i dati Istat, a dicembre ha segnato un calo tendenziale del 12,2 per cento che

si amplia al 14,3 per cento se corretto per i giorni lavorativi: si tratta del dato peggiore da gennaio del 1991;
su base mensile la riduzione è pari al 2,5 per cento, l'intero 2008 ha chiuso con un calo della produzione pari al 4,3 per cento rispetto al 2007, mentre il crollo dei consumi elettrici del mese di febbraio (-8,9 per cento) conferma le preoccupazioni per un ulteriore peggioramento nel 2009;
la crisi ha investito in pieno anche la chimica italiana, la recessione in atto sta colpendo la domanda di beni durevoli di investimento e non è escluso che nei prossimi mesi possa raggiungere anche settori di più largo consumo;
solo nel settore chimico e manifatturiero la cassa integrazione ha travolto pressoché tutte le aree produttive: a febbraio è aumentata del 763,46 per cento (dati Inps) rispetto allo stesso periodo del 2008;
la produzione industriale nell'ultimo trimestre (rispetto a settembre 2008) ha fatto registrare il tracollo della gomma (-28,8 per cento), delle produzioni di base della chimica (20,7 per cento), del vetro (-18,2 per cento), della ceramica (-11 per cento);
a picco infine le esportazioni dei prodotti chimici (-40,9 per cento), effetto della crisi globale della quale la produzione della chimica italiana ha avvertito - prima di altre - il calo internazionale dei consumi. Se a ciò si aggiunge la scarsa competitività del sistema produttivo italiano, entrato in recessione prima di altri Paesi europei, la crisi del settore è non solo del tutto evidente ma anche profondamente preoccupante;
incombono inoltre le pessime previsioni di crescita della produzione per il 2009, che potrebbe chiudere con un -4,5 per cento: la chimica di base passerebbe da un +3,6 per cento a zero; plastiche e resine, dal +2,1 per cento a -1 per cento; le fibre chimiche, -11 per cento; fertilizzanti, -3,5 per cento; vernici, -0,5 per cento; una situazione meno drammatica invece si profilerebbe per quella parte della chimica che si rivolge a beni non durevoli: materie prime e intermedi per l'industria cosmetica, detersivi, additivi per l'industria alimentare;
nonostante questo quadro alcune produzioni hanno «retto», pur in un quadro così difficile, in quanto particolarmente richieste dal mercato: il politene (plastica per tubi di irrigazione); gli elastomeri (gomme) il cui petrolchimico di Ravenna è il numero uno in Europa; gli stirenici (paraurti per auto, plastiche per air bag, plastiche antiurto) di cui il solo stabilimento di «Polimeri Europa» (gruppo Eni) di Mantova produce oltre un milione di tonnellate all'anno;
i riflessi di questa situazione sul lavoro sono preoccupanti, la Filcem-Cgil stima in oltre 20.000 gli addetti del settore a rischio (il 14 per cento della forza lavoro totale) tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria, mobilità; circa 1.000 sarebbero le mancate conferme di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato, oltre a migliaia di addetti «sospesi» tra proroga e cassa integrazione in deroga delle aziende in appalto, prevalentemente concentrati nella manutenzione, nella logistica, nei servizi;
l'industria chimica italiana rischia pertanto di ridursi al lumicino: pesa infatti la lenta ma progressiva fuoriuscita dalla chimica del gruppo Eni e della sua società «Polimeri Europa», nonostante il recente e positivo accordo raggiunto tra Safi (Sartor), la multinazionale inglese Ineos, ed Eni per il rilancio del ciclo del cloro a Porto Marghera, Ravenna e Porto Torres e per la sostituzione delle celle a mercurio con quelle a membrana che renderanno la chimica sempre più competitiva ed ecocompatibile;
a tale situazione si aggiunge il fatto che Montefibre ha reso note ulteriori difficoltà legate al permanere della crisi produttiva delle fibre sintetiche artificiali che può compromettere l'attuazione dell'accordo di agosto 2008 sulla realizzazione dell'innovativa fibra al carbonio;

conseguenze nefaste sono poi probabili nel polo di Priolo-Siracusa (2.000 le unità in pericolo), mentre prosegue la stato di crisi dell'Eurallumina di Portovesme (Sulcis) che fermerà gli impianti per un anno, dalla metà di marzo, con conseguente cassa integrazione straordinaria per 450 lavoratori (oltre 700 se si comprende l'indotto). Pressoché al collasso la Caffaro di Torviscosa (Udine) e di Brescia (circa 400 i dipendenti coinvolti) per la quale è stato nominato il commissario liquidatore;
chimica e petrolchimica scontano l'effetto della crisi mondiale prima di altri settori, perché rappresentano l'anello della catena delle materie prime necessarie alla trasformazione dei prodotti per il comparto manifatturiero (tessile, gomma-plastica, auto, vetro, concia, ceramica) che, a sua volta, risente in prima persona della crisi;
l'Italia deve tornare a un serio impegno nel settore della chimica, in assenza del quale sarà inevitabile la deindustrializzazione con gravissime conseguenze sull'occupazione, sull'economia industriale, sulla bilancia commerciale dei pagamenti;
non è più sufficiente sostenere a parole che la «chimica è strategica», è necessario passare ai fatti, la chimica è sempre stata leader e motore del Made in Italy perché alle spalle degli stilisti o del design industriale ci sono quasi sempre state le ricerche e l'innovazione in campo chimico;
sono infine gravi sia il ritardo nella rivisitazione dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale, che la lentezza del sistema amministrativo e istituzionale che costringono i territori a sopportare pesanti impatti ambientali;
il 9 luglio dello scorso anno il Ministro dello sviluppo economico ha promesso che sarebbe stato convocato entro settembre un tavolo negoziale sulla chimica, ma ad oggi ancora non se ne sa nulla;
occorre fare presto e bene perché il settore ha urgente bisogno di essere rilanciato con una «cura da cavallo» in investimenti per infrastrutture, sapere, brevetti, bonifiche, innovazione e ricerca, per restituire dignità alla chimica e quel ruolo da protagonista che le compete nello sviluppo economico e sociale del nostro paese,

impegna il Governo:

a convocare con estrema urgenza un tavolo generale di confronto per il rilancio della chimica italiana, che parta dal monitoraggio della situazione per tutti gli accordi di programma esistenti nei siti;
a disporre che una quota parte significativa degli enormi dividendi che il Ministero dell'economia e delle finanze ricava dall'Eni sia destinata al settore per nuovi investimenti nelle produzioni e nelle eccellenze di mercato (politene, elastomeri, stirenici);
a predisporre un impegno massiccio di investimenti in ricerca scientifica, formazione, innovazione anche estendendo il programma per l'innovazione del progetto «Industria 2015»;
a predisporre misure fiscali di vantaggio - soprattutto nel Mezzogiorno e per un periodo limitato di tempo - a favore delle piccole e medie imprese (il 92 per cento del tessuto produttivo della chimica secondaria);
a battersi in sede europea per interventi legislativi a sostegno di imprese e di poli chimici che rispettino le norme ambientali, evitando delocalizzazioni e trasferimenti in Paesi meno rigorosi nella regolamentazione ambientale e favorendo forme di agevolazione fiscale mirate alle imprese che hanno deciso di insediarsi nel nostro Paese;
a incentivare fusioni e accorpamenti per favorire la crescita dimensionale delle piccole imprese per accrescerne la massa critica e la competitività anche utilizzando le risorse provenienti dai cosiddetti «Tremonti bond» e dalla Cassa depositi e prestiti;

a ridurre il differenziale del costo dell'energia con gli altri Paesi concorrenti anche per mezzo della convocazione, come peraltro più volte annunciato dal Governo, della Conferenza nazionale sull'energia;
a semplificare le procedure burocratiche autorizzative per facilitare investimenti e attrazione di capitali esteri, attraverso una riforma della pubblica amministrazione affinché sia più vicina a cittadini e imprese;
a sviluppare le nuove tecnologie ambientali per bonificare e recuperare i siti ad una chimica «più verde» e attenta alla qualità della vita nei territori.
(7-00134) «Vico, Benamati, Murer, Scarpetti, Marchioni, Strizzolo, Zunino, Marantelli, Lulli, Calvisi, Rosato, Calearo Ciman, Siragusa, Samperi, Ferrari, Martella, Federico Testa, Marco Carra, Schirru, Peluffo, Sanga, Fiano, Quartiani, Amici, Marchi, Fadda, Froner, Pes, Marchignoli, Corsini, Portas, Ginefra, Margiotta, Losacco, Pollastrini, Bellanova, Servodio, Luongo, Cuperlo, Mastromauro, Grassi, Capano, Gaglione, Monai».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
nella città di Roma esiste da anni una situazione di emergenza abitativa drammatica, che coinvolge non solo le fasce più deboli della cittadinanza ma, ormai, anche le fasce medie;
molti enti previdenziali privati stanno predisponendo piani di vendita degli alloggi (vedi Enasarco, Empam) e molte assicurazioni hanno venduto o stanno per vendere migliaia di alloggi con forti rischi di una drammatizzazione dell'emergenza già in atto;
tra questi casi, uno ha aspetti francamente pesanti che coinvolge 116 inquilini della Fata Assicurazioni;
nel luglio 2008 la società Fata Assicurazioni del gruppo Generali mise in vendita circa 250 appartamenti siti in via S. Pincherle, 153-169, occupati stabilmente da circa 45-50 anni soprattutto da famiglie che ora sono diventate di anziani, disabili, monoreddito, disoccupati con forti disagi sociali, donne sole con figli eccetera;
il costo delle unità immobiliari sarebbe stato fissato tra i 2.500 e i 3.300 euro al mq, con uno sconto dell'8 per cento per che avesse aderito entro il 15 settembre;
si ipotizza che tale valutazione sia stata fatta dalla società immobiliare Gabetti che fra l'altro avrebbe aperto immediatamente un ufficio vendite sotto gli stabili;
tra agosto e settembre la società Fata aveva nel frattempo stretto un accordo di vendita dell'eventuale invenduto con la società Giacomazzi s.r.l e la sua associata Area Mestre, ad un prezzo di 43 milioni di euro;
della questione iniziarono ad occuparsi anche le istituzioni locali fino alla convocazione, da parte dell'assessore alle politiche della casa della regione Lazio, Mario Di Carlo, di un tavolo interistituzionale al quale parteciparono la società Fata, Giacomazzi, la dottoressa Vaccaro in rappresentanza del Prefetto Mosca, la Commissione Casa della Regione Lazio, i sindacati inquilini, e i rappresentanti del comitato inquilini «Via Pincherle»;

nel corso della riunione l'assessore Di Carlo si fece portavoce dell'intenzione della Regione Lazio di comprare l'eventuale invenduto per mezzo dell'Ater di Roma e la Giacomazzi, con l'accordo di Fata, si dichiarò interessata;
fra l'altro la stessa Giacomazzi inviò agli inquilini, nei giorni seguenti, un comunicato in cui si impegnava, comunque, a non vendere a terzi ma a rinnovare i contratti alle famiglie;
il 20 settembre la Regione Lazio, su proposta dell'assessore Mario Di Carlo approvò una delibera per la concessione dei mutui agevolati agli inquilini interessati all'acquisto e per consentire ad Ater di accedervi per comprare l'invenduto di Via Pincherle;
nel periodo ottobre-dicembre vennero formalizzati gli acquisti da parte degli inquilini che avevano ottenuto il beneficio del mutuo agevolato;
il 22 dicembre Giacomazzi con la sua controllata Area Mestre acquisì la proprietà di 116 appartamenti, 14 negozi e 2 magazzini (come da atto di rogito eseguito dal notaio Nicola Maggiore di Roma);
nei giorni seguenti, si venne a conoscenza che la società Fata aveva venduto a terzi 5 appartamenti occupati non rispettando quanto promesso nel tavolo interistituzionale di settembre 2008, creando apprensione a allarme in tutto il condominio, soprattutto in coloro che occupavano gli appartamenti venduti;
durante una riunione con l'Ater, il rappresentante della Giacomazzi - Area Mestre dottor Eugenio Greco affermò chiaramente che la sua società non voleva occuparsi di affitti e affittuari ma fare trading immobiliare e che voleva guadagnare, da un'eventuale vendita, ben 9 milioni di plusvalenza;
l'Ater chiese di vedere l'atto di acquisto al fine di formalizzare una proposta di riacquisto. Questa venne spedita nei giorni scorsi e prevedeva di acquistare gli immobili (non i negozi ed i magazzini) offrendo un 10 per cento in più rispetto al prezzo di acquisto pagato da Area Mestre;
il 10 febbraio scorso arrivò la risposta di Area Mestre che non accettava l'offerta di Ater ritenendola più bassa del prezzo da loro pagato, e che, comunque, dalla data di acquisto erano «già stati presi impegni contrattuali irrevocabili con terzi per alcune porzioni del compendio» e, infine, «che la politica aziendale non contemplava una strategia di vendita in blocco»;
le lotte del comitato costrinsero il Prefetto a convocare a fine febbraio la Regione Lazio nella persona dell'assessore Mario Di Carlo, il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci, la società Fata peraltro assente, e la società Giacomazzi che dichiarò di aver già venduto su carta 98 appartamenti; il prefetto chiese alla società Giacomazzi di recedere dalla vendita per evitare disagi e problemi invitandola a riprendere le trattative, ma non avendo risposte, il prefetto convocò un altro tavolo per il 17 marzo con gli stessi attori del precedente rinviato poi al 27 marzo 2009 (sembrerebbe che gli ultimi rogiti avverranno il giorno 26 marzo 2009);
sembrerebbe che domenica 15 marzo, una famiglia di Via Pincherle avrebbe ricevuto la visita di una persona che chiedeva di vedere la casa che avrebbe voluto acquistare da Area Mestre al un prezzo di 270 mila euro, lo stesso prezzo che la società Fata avrebbe chiesto a questa famiglia nel luglio 2008 -:
quali iniziative, nel limite delle sue prerogative, intenda adottare al fine di tutelare le famiglie affittuarie di Via Pincherle, vista la drammatica situazione di emergenza abitativa esistente a Roma e l'assurda gestione fatta da Fata Assicurazioni e dalla Giacomazzi Srl.
(2-00343)«Ciocchetti, Dionisi».

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Laino Borgo, i Comuni del versante calabrese di Laino Castello, Mormanno e Tortora e quelli del versante lucano, sono stati colpiti da evento sismico il 9 settembre 1998, con gravi conseguenze sul patrimonio edilizio privato;
in esecuzione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3379 del 5 novembre 2004, sono stati garantiti ai sopraddetti comuni, dei contributi straordinari da parte dello Stato, per le minori entrate determinate dall'inapplicabilità dell'Imposta Comunale sugli Immobili, riferita ai fabbricati colpiti dal predetto evento sismico;
per l'anno 2009 non vengono confermati detti contributi straordinari e il mancato trasferimento delle risorse garantite dall'ordinanza n. 3379/2004, rende per il Comune di Laino Borgo e per gli altri sopraddetti difficile, se non impossibile, il mantenimento degli equilibri di bilancio, già compromessi per altre cause;
la Presidenza della Giunta Regionale della Basilicata, con nota protocollo n. 41 946/7101 del 27 febbraio 2009, ha chiesto al Governo di «attribuire alle Amministrazioni Comunali il contributo per il mancato introito ICI per l'anno 2009» e, nelle more di detta attribuzione, di essere autorizzata ad anticipare ai Comuni interessati le relative somme con utilizzazione dei fondi destinati alla ricostruzione edilizia;
la Giunta Regionale della Basilicata, con delibera n. 38 del 3 marzo 2009, ha stabilito di anticipare ai Comuni lucani interessati le somme previste -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per garantire il mantenimento e l'anticipazione, per l'anno 2009, anche in capo ai comuni calabresi colpiti dall'evento sismico del 1998, del contributo straordinario da parte dello Stato, per le minori entrate determinate dall'inapplicabilità dell'Imposta Comunale sugli Immobili, in mancanza del quale sarebbe difficile il mantenimento dei già compromessi equilibri di bilancio.
(3-00443)

Interrogazione a risposta scritta:

FIANO, ROSATO e BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta che si è diffusa sulla rete internet, in numerosissimi siti, la possibilità di scaricare programmi a pagamento, che permettono di inviare a qualsiasi telefono cellulare dei messaggi, cosiddetti sms, contenenti virus informatici;
tali messaggi sms, non sono visibili dal destinatario;
tali virus si installano nel sistema operativo dell'apparecchio cellulare, senza che tale azione sia riscontrabile, e una volta installati, permettono a coloro che li hanno inviati di ottenere il tabulato telefonico, la rubrica, la posizione geografica e addirittura l'intercettazione delle comunicazioni telefoniche connesse all'apparecchio su cui si è installato il virus informatico;
tali azioni non risultano in alcun modo riscontrabili;
tali virus permettono anche l'uso degli apparecchi «infettati» come microfoni ambientali, anche se l'apparecchio ricevente è spento;
risulterebbe che solo nell'anno 2008 nel nostro Paese sono state scaricate diverse centinaia di migliaia di copie di tali software, e che da ognuno di questi scaricamenti possono essere risultati infiniti invii di sms «spia»;
sui siti in questione sono presenti anche numerosissimi apparecchi già predisposti,

che una volta consegnati a terzi inconsapevoli, permettono l'esecuzione di quelle azioni di cui sopra -:
se il Governo disponga di elementi di conoscenza di questo gravissimo fenomeno di violazione dei dati personali di milioni di utenti della telefonia mobile;
se ne conosca l'estensione e i canali di diffusione;
se ritenga che ricorrano gli estremi legali per impedire la vendita di tale software e di tali apparecchi;
se intenda e come contrastare tale gravissimo fenomeno.
(4-02594)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'imminente operazione di fusione per incorporazione di Dresdner Bank AG in Commerzbank AG, agli 82 impiegati e quadri della sede di Milano della Dresdner Bank è stata preannunciata la definitiva perdita del posto di lavoro;
si evidenzia che grazie ai lavoratori italiani la sede della Dresdner Bank italiana ha ottenuto negli anni passati e fino allo scorso anno risultati lusinghieri;
nonostante la gravità della crisi economica-finanziaria che ha colpito tutto il mondo, la decisione assunta dalla Commerzbank sia immotivata e pretestuosa poiché la fusione avrà efficacia dal 31 marzo, in assenza quindi di un piano di integrazione industriale -:
se non ritengano opportuno sensibilizzare le autorità governative tedesche per intervento sui vertici della Commerzbank al fine di riconsiderare le decisioni assunte rispetto alle filiali italiane, individuando eventualmente soluzioni intermedie che non disperdano le professionalità acquisite in questi anni.
(3-00444)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, MELIS, TOUADI e DUILIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini moldavi che vogliono fare richiesta di un visto per l'Italia devono prendere appuntamento con l'ambasciata italiana di Chisinau utilizzando esclusivamente il call center;
dal 28 gennaio 2009 è stato avviato il servizio consolare per il rilascio di visti da parte dell'Ambasciata d'Italia a Chisinau, presso la sede in via Vlaicu Pircalab, n. 63. Gli utenti che avevano già fissato un appuntamento presso l'Ambasciata d'Italia a Bucarest per il 28 gennaio 2009 e per le date successive sono invitati a presentarsi presso l'Ufficio consolare dell'Ambasciata d'Italia a Chisinau in via Vlaicu Pircalab, n. 63. Per ottenere ulteriori informazioni gli interessati devono contattare il numero telefonico 01505 dell'Ambasciata d'Italia a Chisinau raggiungibile esclusivamente dalla rete fissa. Gli utenti che presentano richieste di appuntamento a partire dal 28 gennaio 2009 devono avvalersi di un call center con costo chiamata a carico dell'utente di 35 lei/minuto, raggiungibile nei seguenti orari: ore 09.00/13.00 - ore 14.00/17.00 al numero di telefono 01505 che può essere raggiunto esclusivamente dalla rete fissa. Non risulta sul sito web dell'Ambasciata d'Italia a Bucarest alcuna indicazione di possibilità alternative al call center per fissare l'appuntamento e si segnala inoltre che per ottenere maggiori informazioni è necessario contattare l'Ufficio visti dell'Ambasciata d'Italia a Chisinau, al numero diretto: + 373 22 201996 o all'indirizzo e-mail italiavisagmail.com, al cui indirizzo però non risponde mai nessun operatore;

tutto ciò si pone in palese contrasto con quanto affermato dal Sottosegretario del Ministero degli affari esteri, nella precedente legislatura, in risposta alle interrogazioni degli onorevoli Venier (5-01389) e Forlani (5-01390): sui servizi di call center presso le sedi diplomatiche e consolari, in cui si sottolineava che il ricorso allo strumento del call center non è obbligatorio per cui all'utente è lasciata sempre aperta la possibilità di rivolgersi direttamente alla rappresentanza diplomatica per chiedere informazioni ed appuntamenti con modalità più tradizionali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto e come intenda intervenire per porre rimedio ad una situazione che penalizza fortemente i cittadini moldavi che desiderano recarsi in Italia sia per turismo che per lavoro e che, in molti casi, non possono permettersi di sostenere dei costi così elevati per l'ottenimento di un visto.
(5-01160)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto n. 626 del 22 dicembre 2004 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in attuazione del 10o programma di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico, il comune di Buonvicino (Cosenza) ha ottenuto un finanziamento di 290 mila euro per i lavori di consolidamento delle aree a rischio «R3» del P.A.I. nella località «Truglio, Via Vittoria e via Conche»;
per la risoluzione delle problematiche inerenti al dissesto idrogeologico delle aree interessate, incluse in zone a rischio «R3» ed in parte «R4» del Piano per l'assetto Idrogeologico Regionale, il Comune ha fatto redigere apposito progetto preliminare che prevede non solo gli interventi già finanziati per 290 mila euro con il decreto suddetto, ma anche i lavori necessari per la riduzione del rischio dell'intera area interessata che comportano una maggiore spesa, rispetto a quella finanziata, di 885 mila euro -:
se non ritenga opportuno prevedere, al fine di non vanificare l'efficacia dell'intervento già finanziato, l'erogazione di un ulteriore finanziamento necessario per il completamento dei lavori citati.
(5-01165)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Unione Europea ha inviato un parere motivato al Governo italiano giudicando «inaccettabile» il ritardo del nostro Paese nell'adeguamento alla normativa UE che regola il trattamento e il collettamento delle acque reflue dei centri urbani;
l'Italia ha ricevuto una prima lettera di diffida il 9 luglio del 2004 dal momento che dalle informazioni a disposizione risultava che un numero elevato di centri urbani con oltre 15.000 abitanti non fossero conformi alla direttiva 91/47;271/47;Ce;
in base a tale normativa l'Italia avrebbe dovuto istituire sistemi adeguati per il collettamento e il trattamento delle acque reflue urbane per i centri con più di 15.000 abitanti entro il 31 dicembre 2000;
per evitare il ricorso alla procedura d'infrazione europea e le sanzioni che inevitabilmente sono ad essa collegate, l'Italia ha due mesi di tempo per rispondere su come intende conformare alla

normativa i 299 agglomerati urbani che a tutt'oggi risultano inadeguati all'assolvimento di questo importante obbligo;
come sottolinea giustamente il Commissario all'Ambiente europeo, le acque reflue se non adeguatamente trattate rappresentano un pericolo per la salute dei cittadini e per l'ambiente oltre ad essere una delle maggiori cause di inquinamento di fiumi, mari e laghi. Infatti, la valutazione della qualità dei sistemi di fognatura e degli impianti di depurazione costituisce un valido strumento per comprendere l'entità dell'impatto delle attività antropiche sull'ecosistema marino, soprattutto per quanto riguarda la zona sottocosta;
secondo Ecosistema Urbano di Legambiente 2009 solo 13 capoluoghi di provincia hanno un servizio di depurazione che serve l'intera popolazione residente. Nonostante la media nazionale continui a crescere, passando dall'84 per cento della passata edizione all'88 per cento dell'attuale, sono 5 i comuni in cui meno del 50 per cento della popolazione è dotata di un depuratore. La situazione più critica ad Imperia, ancora sprovvista di impianto, seguita da Benevento, Catania, Palermo e Treviso. Inoltre, gli impianti di depurazione dichiarano reflui in uscita generalmente a norma, ma in 2 casi (Trieste e Bari) si rilevano valori superiori al limite di 125 mg/l previsto per il COD dal decreto legislativo 152 del 1999;
il servizio di depurazione mostra un livello di copertura inferiore rispetto a quello di fognatura. Dal dossier Mare Monstrum di Legambiente, del giugno 2008, possiamo rilevare le elaborazioni degli ultimi dati disponibili dell'APAT (ora ISPRA) e dell'ISTAT che sono relativi al 2006. Da questi si evince che la media degli agglomerati urbani serviti da impianti di depurazione conformi alla normativa si attesta al 72 per cento, mettendo in evidenza che ancora esistono delle carenze strutturali e gestionali della rete, e una certa disomogeneità a livello regionale, poiché si va da regioni come la Valle d'Aosta che presenta una copertura del 100 per cento, alla Liguria o al Veneto che non arrivano a coprire in maniera idonea neanche il 40 per cento degli agglomerati. Bisogna anche considerare che in quest'analisi mancano i dati relativi ad alcune regioni in cui sono note le criticità del sistema di depurazione, come la Calabria, e pertanto non può essere considerato un quadro esaustivo e completo;
l'ultima relazione al Parlamento dell'Autorità di Vigilanza sulle Risorse Idriche e sui Rifiuti risale al 2005. Da quell'anno in poi non è più disponibile un dato completamente esaustivo da parte delle istituzioni preposte alla rilevazione dello stato dei sistemi fognari e di depurazione a livello nazionale. Infatti, le informazioni pervenute dall'APAT (ora ISPRA) relative ai dati del 2006 riguardano solo 14 regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Mancano i dati di 5 regioni del sud d'Italia ed inoltre, essendo stata estesa la valutazione alla conformità anche dei depuratori di minori dimensioni, il grado di copertura territoriale relativo al 2006 non è confrontabile con quanto emerso negli anni precedenti;
sia pure in presenza di un quadro non esaustivo in ordine alle informazioni trasmesse, il grado di conformità nazionale dei sistemi di depurazione è pari al 76 per cento per gli agglomerati con scarichi ubicati in aree normali e al 70 per cento per quelli in aree sensibili o relativi bacini drenanti. A livello regionale emerge un quadro non troppo rassicurante che mette in luce numerosi casi in cui il sistema di trattamento dei reflui risulta inadeguato e non sufficientemente idoneo ad abbattere il carico inquinante, sia per quanto riguarda i reflui recapitanti in aree normali che in aree sensibili: solo una regione (Valle d'Aosta) raggiunge il punteggio pieno, solo 9 su 14 regioni indagate presentano valori di conformità superiori al 90 per cento e ben 3 regioni (Puglia, Liguria e Veneto) non raggiungono neanche la soglia del 50 per cento;
la situazione risulta più problematica nelle aree caratterizzate da una forte matrice

antropica che costituiscono un nodo critico per l'elevata produzione di volumi di reflui da sottoporre ai processi di trattamento e smaltimento;
nonostante non siano ancora state colmate le evidenti carenze infrastrutturali e gestionali della rete di depurazione nazionale, prendendo in esame i capoluoghi di provincia, nel 2006 è leggermente migliorato il servizio di trattamento dei reflui urbani, come si vede dai dati riportati dal censimento Istat 2006. Sono 73 i comuni nei quali la percentuale di popolazione servita da impianti di depurazione è superiore o pari al 90 per cento. Sono solo 17 i comuni completamente depurati con un tasso del 100 per cento, mentre sono 19 i comuni che ancora non raggiungono una copertura dell'80 per cento. Le città che hanno migliorato la copertura nell'ultimo anno sono Novara (+ 7 per cento ), Massa (+ 6 per cento), Taranto (+ 12 per cento) e Crotone (+ 20 per cento), particolarmente critiche le situazioni di Treviso, Palermo, Catania e Benevento che non arrivano neanche al 50 per cento;
nel 2006 nelle aree urbane dei capoluoghi di provincia risultano attivi 446 impianti di depurazione, numero rimasto pressoché invariato negli ultimi tre anni ma in aumento dell'8,5 per cento rispetto al 2000. Da registrare tuttavia, a seguito degli ampliamenti degli impianti di tipo secondario, un incremento nell'ultimo anno degli impianti più sofisticati, di tipo terziario (da 71 nel 2005 a 78) che comprendono trattamenti successivi a quello ossidativo e di sedimentazione, tra cui il processo di abbattimento dei nutrienti (azoto e fosforo) che permette di limitare l'apporto inquinante destinato ai corsi d'acqua, dal momento che l'aumento della loro concentrazione rappresenta uno dei principali fattori d'inquinamento delle acque superficiali;
come rilevato dall'Autorità di Vigilanza sulle Risorse Idriche e sui Rifiuti nella sua relazione del 2005, «il più elevato livello di copertura, in alcuni ATO, del servizio fognature rispetto a quello di depurazione lascia intendere uno scollamento alquanto evidente tra i due segmenti del servizio, con la conseguenza che acque reflue vengano talora immesse nei corpi idrici o nel sottosuolo senza essere sottoposte ai trattamenti depurativi completi previsti dalla normativa»;
un adeguato sistema di depurazione consentirebbe di mettere al riparo i cittadini dai rischi di carattere igienico-sanitario derivanti dal mancato trattamento delle acque, nel rispetto della normativa vigente. Il recupero delle acque reflue depurate è sicuramente un mezzo innovativo sulla strada di un uso più razionale della risorsa idrica e che si rende tanto più necessario in questa fase proprio in seguito all'allarme lanciato dalla FAO a qualche settimana da Forum Mondiale sull'Acqua - che si terrà a Istanbul dal 16 al 22 marzo 2009 sull'aggravamento della crisi idrica mondiale. Ma a tutt'oggi, purtroppo, l'adozione di sistemi innovativi per un utilizzo più efficiente della risorsa idrica è ancora in una fase del tutto preliminare e insufficiente a generare effettivi risultati sul bilancio complessivo dell'uso delle risorse -:
se non si intenda predisporre immediatamente un programma di opere infrastrutturali per adeguare lo stato dei servizi di fognatura e di depurazione alla normativa europea allo scopo di assicurare adeguati sistemi di protezione dai rischi derivanti dalla cattiva gestione delle acque reflue per la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente e per rispondere adeguatamente al sollecito della Commissione europea ed evitare il rischio dell'avvio della procedura d'infrazione ai danni del nostro paese e il pagamento delle sanzioni ad essa correlate;
se non si intenda avviare un censimento nazionale sul trattamento delle acque reflue dal momento che, come si è visto, gli ultimi dati ufficiali relativi all'intero sistema nazionale risalgono al 2005 e da allora in poi l'Autorità di Vigilanza sulle Risorse Idriche e sui Rifiuti non ha più presentato al Parlamento una relazione in proposito;

se non si intenda far confluire su questo fronte una parte dei fondi del pacchetto infrastrutture al fine non solo di adeguare l'Italia alla normativa europea, che aspetta da 8 anni di essere compiuta, ma anche avviare una grande opera di efficientamento dei servizi idrici che permetterà non solo un consistente risparmio della preziosa risorsa ma anche la creazione di occupazione e il posizionamento dell'Italia tra i paesi all'avanguardia su questo fronte.
(4-02598)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 12 dicembre 2006 perdeva la vita in circostanze poco chiare Cristiano Brigotti carabiniere scelto in forza al settimo reggimento di Laives con ultima missione svolta dal novembre 2005 al maggio 2006 quale guardia del corpo presso l'ambasciata di Algeri;
sembrerebbe che il 10 ottobre 2006 Cristiano Brigotti abbia conferito a rapporto con il generale d'armata Franzè, presumibilmente riguardo un suo ritorno ad Algeri, ancorché tre mesi prima fosse stato accordato allo stesso Brigotti un periodo di aspettativa per motivi personali;
il 17 novembre 2006 Cristiano Brigotti partiva «privatamente» alla volta di Algeri e arrivato a destinazione, alloggiava per i primi giorni in qualità di ospite, presso l'Ambasciata italiana in loco, per successivamente trasferirsi nell'appartamento ove il 12 dicembre successivo avrebbe trovato la morte causata da avvelenamento da monossido di carbonio, che notoriamente è un gas inodore, nonostante le autorità locali dichiarassero incomprensibilmente, che il ritrovamento del cadavere si era avuto a seguito della segnalazione da parte di un vicino di casa, insospettito dal forte odore di gas proveniente dall'appartamento luogo dell'incidente;
in epoca successiva alla morte, un esponente dell'arma dei carabinieri si faceva consegnare il computer di proprietà di Cristiano Brigotti e al momento della riconsegna alla famiglia era evidente l'apertura e la cancellazione di numerosi files dal computer;
le ripetute richieste di chiarimenti rivolte al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri da parte della famiglia non conducevano a risposte chiare ed esaurienti in ordine ai contorni della vicenda e, ancora, la salma di Cristiano Brigotti, in sede di ricognizione autoptica, veniva riesumata senza attendere l'arrivo dei periti di parte essendo a tutt'oggi le indagini ancora in corso -:
se siano noti i motivi per cui il 10 ottobre 2006 Cristiano Brigotti conferiva a rapporto dal generale Franzè;
se siano noti i motivi per cui veniva richiesta la consegna del computer di proprietà di Cristiano Brigotti;
se siano noti i motivi per cui Cristiano Brigotti, ufficialmente in aspettativa, poteva alloggiare presso l'ambasciata italiana ad Algeri;
se ferme restando le competenze e l'autonomia dell'autorità giudiziaria, siano noti i motivi per cui il 12 settembre 2008, in sede di ricognizione autoptica, la salma del Brigotti veniva riesumata senza attendere l'arrivo dei periti di parte;
se Cristiano Brigotti abbia mai fatto parte dei servizi segreti;
come l'ambasciata si sia attivata nello specifico e quali siano le risultanze delle indagini della Polizia algerina.
(4-02604)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, commi da 344 a 349, legge n. 296 del 2006 e decreto ministeriale 19 febbraio 2007) ha introdotto agevolazioni a favore dei soggetti che effettuano interventi di carattere edilizio in conformità a specifici requisiti in termini di risparmio energetico: il beneficio consiste nella detrazione del 55 per cento dei costi sostenuti;
con il comma 6 dell'articolo 29 del decreto-legge n. 185 del 29 novembre 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009, questo Governo ha complicato un meccanismo collaudato e che aveva prodotto oggettivi risultati positivi sul piano del risparmio energetico, della riduzione di emissione di gas climalteranti (in ossequio al protocollo di Kyoto); significativi sono stati altresì gli effetti positivi sulle piccole e piccolissime imprese edile, anche sul versante dell'emersione del lavoro nero;
secondo il succitato comma entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione con provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate avrebbe dovuto essere indicato il modulo per la comunicazione da parte dei soggetti beneficiari;
il modulo per la comunicazione relativa alla detrazione del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici non è stato ancora reso pubblico;
non è stato ancora emanato il decreto, del Ministero dell'economia e delle finanze, di natura non regolamentare, contenente la semplificazione delle procedure e la riduzione degli adempimenti a carico dei contribuenti;
gli effetti dell'assenza di questi due strumenti previsti dalla legge e indispensabili per una sua piena attuazione, sono stati fino ad oggi gravi sia in termini di sofferenze delle imprese che di riduzione dei livelli occupazionali -:
quali provvedimenti urgenti intenda assumere per ridare certezze ai contribuenti che intendono usufruire della detrazione del 55 per cento per le spese di riqualificazione energetica degli edifici ed ad un intero settore economico che, grazie alle misure previste dalla legge finanziaria 2007 ha potuto creare ricchezza e posti di lavoro.
(4-02595)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

VERSACE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio Superiore della Magistratura ha autorizzato il collocamento in aspettativa richiesto dal magistrato Luigi De Magistris per candidarsi alle prossime elezioni europee nella lista Italia dei Valori;
nella delibera per il collocamento in aspettativa si legge che il magistrato viene collocato fuori ruolo fino alla scadenza del termine per la presentazione della candidatura e, in caso di accettazione della medesima, fino alla proclamazione dei risultati della consultazione elettorale del 6 giugno 2009;
la legislazione vigente in materia di ineleggibilità e di incompatibilità dei magistrati consente a magistrati nell'esercizio delle loro funzioni giudicanti o requirenti di chiedere la semplice aspettativa per candidarsi a cariche elettive mentre non prevede limiti alla candidabilità del magistrato nei luoghi ove abbia esercitato la sua attività negli ultimi anni;

la maggioranza dell'opinione pubblica ritiene che queste norme non tutelino il valore della imparzialità e della indipendenza della magistratura e che consentano lo sfruttamento a fini elettorali della influenza che il magistrato ha acquisito, fino al giorno prima della messa in aspettativa, attraverso l'esercizio delle funzioni giudiziarie, tanto più che lo stesso magistrato, una volta scaduto il mandato, può tornare alle funzioni giurisdizionali, addirittura ricoprendo lo stesso ruolo giudicante o requirente esercitato precedentemente all'elezione, con evidente perdita della immagine di terzietà che deve sempre essere garantita da ogni magistrato -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente assumere iniziative normative per una nuova disciplina della materia, che preveda l'introduzione di limiti più rigorosi alla candidabilità dei magistrati, impedisca il ritorno del magistrato eletto alle funzioni giurisdizionali al termine del mandato elettivo e preveda la sua collocazione in altri settori della pubblica amministrazione.
(4-02603)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DI STANISLAO e MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie diramate dal telegiornale regionale d'Abruzzo e dal grido di allarme lanciato dal Presidente della Provincia di Pescara, sembrerebbe che da qui a breve su disposizione del Governo, l'Aeroporto Internazionale d'Abruzzo verrà declassato a sito regionale o ancor peggio chiuso;
una tale decisione, vista l'importanza che riveste lo scalo aeroportuale in questo momento di particolare crisi economica mondiale, non può far altro che peggiorare le condizioni socio economiche dell'intero territorio regionale -:
se il Governo non ritenga di intervenire e riferire se tutte le notizie circolate in questi ultimi giorni sugli organi di informazioni regionali corrispondano al vero;
considerata la grande importanza socio economica dello scalo, il Governo non intenda smentire tali notizie che, se vere, comporterebbero per migliaia di lavoratori impegnati nello scalo aeroportuale e nell'indotto la perdita del posto di lavoro.
(5-01164)

LOVELLI e FIORIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2007, è stato firmato il protocollo di intesa allo scopo di rilanciare lo scalo merci FS di Alessandria e costruire un grande hub nazionale legato alla portualità ligure con grandi prospettive di sviluppo per tutto l'alessandrino;
con interrogazione n. 5-00082 del 5 giugno 2008 erano stati richiesti chiarimenti in merito ai progetti di ristrutturazione dello scalo merci di Alessandria Smistamento e il Consiglio comunale di Alessandria, preoccupato dalla proposta di riorganizzazione interna di RFI, aveva approvato un ordine del giorno inteso ad ottenere chiarimenti da RFI sulle logiche organizzative future dello scalo di Alessandria;
in base alle notizie apparse sui giornali nelle ultime settimane si è appreso che:
a) RFI prevede di delocalizzare l'attività di smistamento, che ancora avviene nello scalo alessandrino, in altri impianti entro la fine di quest'anno;
b) RFI comunica a Railion Italia, società di gestione del trasporto merci con sede italiana del gruppo tedesco proprio ad Alessandria all'interno dello Smistamento e con circa cento dipendenti soprattutto

del bacino alessandrino, di non garantire più le operazioni di movimento dei carri -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione che si è determinata presso lo scalo ferroviario di Alessandria e delle preoccupazioni espresse anche dal Consiglio comunale della città;
quali iniziative intenda promuovere per dare attuazione al protocollo di intesa per la sviluppo dell'hub ferroviario di Alessandria e quali iniziative intenda assumere nei confronti di RFI per la salvaguardia delle potenzialità dello scalo ferroviario alessandrino, nel contesto della promozione delle potenzialità logistiche e della funzionalità degli scali ferroviari di tutto l'alessandrino.
(5-01167)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come ripetutamente segnalato attraverso interventi ed interrogazioni, situazioni di disagio sono all'ordine del giorno negli scali aeroportuali italiani;
gli aeroporti di Malpensa e Fiumicino si sono verificate e, continuano a essere presenti le situazioni più penalizzanti per i passeggeri, derivanti da intasamenti sia in merito alla gestione degli aeromobili in partenza e in arrivo, sia per quanto riguarda l'attività di imbarco e sbarco dei passeggeri;
nello scalo di Malpensa i problemi più pesanti sono determinati dai deficit organizzativi della compagnia Cai, nelle sue componenti operative sia Alitalia che Air One, che sistematicamente cancella voli in partenza ed arrivo all'aeroporto lombardo, dandone comunicazione con preavvisi brevissimi;
tale comportamento risulta essere assolutamente lesivo degli interessi dei passeggeri e dell'immagine dell'aeroporto di Malpensa;
a conferma di quanto citato in precedenza e anticipato addirittura con un intervento a Montecitorio in aula alla Camera nel pomeriggio, nella serata del 25 febbraio 2009, all'aeroporto di Fiumicino puntualmente il volo con destinazione Malpensa delle 21.30 è stato annullato con comunicazione ai passeggeri alle 21.35, si è provveduto ad una riprotezione ed i passeggeri hanno raggiunto Malpensa con molte ore di ritardo;
questa situazione ha creato momenti di grande tensione all'aeroporto di Fiumicino, con segnalazione alle Forze dell'ordine da parlamentari presenti sul posto;
sulla tratta Malpensa-Fiumicino, martedì 10 marzo si è replicata la stessa situazione, con una risoluzione in tempi assolutamente inaccettabili quantificati in nove ore;
la situazione di disagio nasce da un non ben specificato guasto alla toilette, che ha provocato la soppressione del volo delle 11,30, che risultava avere la maggior parte dei posti vuoti;
i passeggeri sono stati fatti partire con il volo successivo, con gravi ripercussioni sulle necessità dei cittadini;
ulteriori esempi si possono citare a decine, con voli sempre in ritardo di almeno 30 minuti, molto spesso in ritardo di ore o addirittura annullati;
le situazioni sopra esposte sono rappresentative di un disagio che è presente in forme anche diverse in molti scali italiani, dove la compagnia Cai opera in una situazione di monopolio, senza tenere in nessun conto della finalità di servizio pubblico che essa è tenuta ad attuare -:
se il Ministro interrogato essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi segnalando agli organi di competenza quanto esposto in premessa, e se si ritenga, ove se ne ravvisino i presupposti, denunziare all'autorità giudiziaria quanto accaduto.
(4-02599)

LOLLI, SCELLI, PELINO, ARACU e D'INCECCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il treno regionale n. 24000, sulla Linea Roma-Pescara, da orario ufficiale deve raggiungere Avezzano alle ore 8.03;
sullo stesso treno viaggiano soprattutto un migliaio di studenti che frequentano gli istituti scolastici superiori di Avezzano e provengono da Carsoli, Sante Marie e Tagliacozzo;
sullo stesso treno viaggiano decine di operai ed impiegati che lavorano ad Avezzano;
dalle notizie apparse in continuazione sui giornali risulta che lo stesso treno, composto da materiale ferroviario scadente, obsoleto e non funzionante arriva ad Avezzano con un ritardo che va dai 20 minuti alle due ore e mezza;
questo continuo disservizio provoca l'entrata in ritardo degli studenti che perdono puntualmente la prima ora di lezione, oltre a costringere gli operai e gli impiegati a recuperare il ritardo durante la giornata;
le Ferrovie italiane hanno sinora risposto ai numerosi esposti presentati con assicurazioni scritte che non hanno però mai avuto conseguenze concrete -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali provvedimenti voglia e possa prendere per l'eliminazione di questo grave e continuo disservizio che, oltretutto, si configura come inadempienza contrattuale, dato che gli utenti forniti di abbonamento, hanno sottoscritto un contratto che, di norma, dovrebbe garantire loro il raggiungimento della sede di servizio o di utenza in orario utile per esercitare i loro obblighi scolastici o lavorativi.
(4-02601)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di martedì 17 marzo 2009 è crollato il controsoffitto della piscina comunale di Poggibonsi causando 2 feriti gravi e 15 lievi;
si è sfiorata una immane tragedia, soprattutto se il crollo si fosse determinato nelle ore pomeridiane di maggiore affollamento della piscina;
risulta urgente e indispensabile verificare le condizioni strutturali dell'impianto, onde verificarne dettagliatamente le fasi realizzative e di collaudo onde individuarne con certezza ogni responsabilità al riguardo -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere, anche tramite il competente ufficio territoriale del Governo per evitare ogni tipo di ambiguità circa le cause dell'accaduto per scongiurare altri eventi di tal genere in futuro.
(3-00445)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il repentino sviluppo antropico sociale e strutturale della città di Parma e del comuni limitrofi, nonché del territorio provinciale nel suo complesso ha determinato la necessità di adeguare la dotazione organica della sede centrale dei Vigili del Fuoco di Parma, la quale appare oggi largamente sottodimensionata rispetto al dispositivo antincendio necessario alla copertura del territorio e della popolazione nonché delle infrastrutture private e pubbliche esistenti;
il 14 luglio 2008 si è svolto presso la Provincia di Parma un incontro cui hanno preso parte i parlamentari eletti nella

provincia, una rappresentanza sindacale confederale e il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco ingegner Martino, per affrontare il tema della dotazione organica del Corpo di stanza a Parma;
i parlamentari eletti nella provincia di Parma, unitamente al Presidente della Provincia dottor Bernazzoli, in esito alla riunione, hanno indirizzato al Ministro interrogato una lettera con la quale si portava all'attenzione del Ministero la carenza organica del corpo del Vigili del Fuoco dislocato a Parma. Tale lettera non ha ancora ricevuto riscontro;
la bozza dello schema di rideterminazione delle piante organiche dei Comandi dei Vigili del Fuoco, approvato dal Dipartimento dei Vigili del Fuoco lo scorso 26 novembre 2008, mantiene la sede centrale di Parma (attualmente classificata S3) allo stesso organico operativo del vecchio DPCM del 1997 mentre quasi tutte le altre sedi centrali di servizio della regione sono state promosse alla categoria superiore S3B;
il mancato recepimento della variazione della sede centrale di Parma a S3B appare quindi anomalo considerando il trattamento riservato alle altre province emiliano-romagnole;
il Dipartimento avrebbe inoltre negato recentemente al Comando dei Vigili del Fuoco di Parma l'assegnazione di una nuova autogru da 40 tonnellate e di un autofurgone UCL (unità crisi locale), nonostante fosse stata fatta specifica richiesta al Dipartimento stesso da parte del Comando Provinciale a seguito di oggettive necessità di servizio manifestate, e peraltro condivise dalla Direzione Regionale Vigili del Fuoco dell'Emilia Romagna in base a parametri riferiti alla dimensione del Comando e al suo territorio comprensivo di importanti assi viari autostradali e ferroviari;
le organizzazioni sindacali del Vigili del Fuoco di Parma lamentano il fatto che il Dipartimento ha di recente bloccato i fondi per la formazione e l'addestramento, paralizzando il periodico aggiornamento professionale degli operatori del corpo, necessaria ai fini del mantenimento del servizio e degli standard qualitativi -:
se il Ministro non intenda procedere alla verifica della congruità dell'attuale classificazione S3 della sede centrale di Parma del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, in modo da pervenire al più presto a una adeguamento della dotazione organica corrispondente alla classificazione S3B, rispondendo in questo modo a un'esigenza avvertita come urgente e indispensabile da parte dei personale del Corpo e da tutto il territorio provinciale di Parma;
se corrisponda al vero il fatto che il Dipartimento dei Vigili del Fuoco ha disposto il blocco dei fondi per la formazione e l'addestramento degli operatori e se e in che modo il Ministero intenda intervenire a riguardo.
(5-01168)

Interrogazioni a risposta scritta:

SARDELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 16 marzo 2009, su disposizione Prefettizia, i 194 ospiti del Centro di prima accoglienza di Brindisi-contrada Restinco sono stati trasferiti presso il centro di Foggia-Borgo Mezz'anone, al fine di trasformare il centro di accoglienza sito in Brindisi-contrada Restinco in Centro di identificazione ed espulsione;
il Centro di Brindisi non è assolutamente idoneo a svolgere funzioni di Centro di identificazione ed espulsione;
circa 60 lavoratori impiegati nel centro non possono essere impegnati nelle mansioni finora espletate -:
quale intendimento abbia codesto Ministero rispetto alla funzione che dovrà svolgere il Centro di accoglienza di Brindisi;

se non si intenda prevedere al più presto un intervento di ristrutturazione del centro stesso in vista di un diverso impiego;
in quale maniera si vogliano utilizzare le competenze e le professionalità operanti nei Centro di Brindisi alla luce della recente aggiudicazione di una gara per la gestione triennale del Centro stesso;
se non si ritenga utile riaffidare al Centro di Brindisi una funzione di accoglienza e formazione dei migranti considerando che gli altri Centri di accoglienza sono, da questo punto di vista, assolutamente insufficienti.
(4-02596)

FORCOLIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la seduta pubblica del Consiglio comunale di Venezia-Mestre dedicata all'esame della proposta di referendum popolare cittadino sulla realizzazione di un campo nomadi destinato ad ospitare dei rom di etnia Sinti in Via Vallenari a Favaro Veneto, svoltasi il 16 marzo 2009, è stata occasione di tumulti;
gli scontri sono scoppiati prevalentemente all'esterno della casa comunale, a dispetto della presenza di un nutrito schieramento di forze dell'ordine e di agenti della polizia municipale;
a rendersi protagonisti di discussi episodi fuori dalla sede mestrina del Municipio veneziano sono stati i disobbedienti, guidati da Luca Casarini, che secondo ricostruzioni della stampa avrebbe colpito al volto il Presidente del Consiglio Comunale veneziano, Renato Boraso, che gli aveva teso la mano in segno di saluto;
all'interno della casa comunale le proteste di alcuni cittadini rispetto alle decisioni della maggioranza consiliare di centro-sinistra, hanno registrato una reazione sproporzionata da parte dei vigili della polizia municipale, intervenuti, forse con eccessivo zelo, a ripristinare l'ordine;
in tali eventi è rimasto suo malgrado coinvolto - secondo quanto risulta da notizie di stampa - un parlamentare, afferrato al collo da un vigile, proprio mentre tentava di contribuire a riportare la calma, malgrado si fosse fatto riconoscere nella sua qualifica di parlamentare, come risulta dai filmati mandati in onda da Telepadania e da altre numerose emittenti locali -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti generalizzati nella premessa e se siano state avviate indagini in merito.
(4-02605)

TESTO AGGIORNATO AL 21 MAGGIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, BERRETTA, MURER e PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la figura dell'insegnante di Italiano come lingua seconda è di fatto necessaria in ogni ordine e grado di scuola, nei corsi di alfabetizzazione dell'educazione degli adulti e in quelli di apprendimento della lingua italiana che si tengono presso i C.T.P.;
troppo spesso vengono impiegate, per svolgere le mansioni di cui sopra, figure non formate adeguatamente o in possesso di titoli estremamente variegati e non appartenenti al percorso di formazione del corpo docente della scuola pubblica (master, dottorati, diplomi di specializzazione), le quali pertanto devono essere opportunamente aggiornate con grande dispendio economico;
nel biennio 2007-2008 la SSIS Veneto ha avviato presso la 'Ca Foscari una nuova classe di abilitazione in Italiano Lingua

Seconda all'interno dell'Indirizzo di Lingue Straniere;
i corsi di tale indirizzo, oltre ad includere le diverse discipline di studio previste per tutti i corsi SSIS si caratterizzano per la didattica specifica della lingua italiana agli stranieri, offrendo una formazione unica sul territorio nazionale che fornisce competenze per gestire classi multietniche e affrontare in modo professionale le problematiche inerenti l'accoglienza, l'integrazione e l'inserimento degli alunni stranieri nelle nostre classi e quindi nella nostra società;
l'esperienza formativa della SSIS fa degli iscritti a tale indirizzo dei punti di riferimento omogenei e completi all'interno degli enti pubblici che necessitino di formazione per i futuri docenti;
nel maggio del 2009, con un esame di Stato al termine del percorso formativo, gli iscritti otterranno l'abilitazione all'insegnamento;
non si è rilevato, tuttavia, un procedimento volto ad attivare una relativa classe di concorso che permetta l'inserimento in graduatoria e il conseguente uso di tale professionalità negli ambiti indicati;
una tale mancanza comporterebbe lo spreco di risorse necessarie e il prolungamento di un atteggiamento approssimativo e dispendioso nell'area dell'educazione a studenti stranieri -:
se non si ritenga opportuno istituire le classi di concorso relative a tale indirizzo di abilitazione;
se si intenda rendere visibile e preferenziale il titolo maturato dagli iscritti per poterlo spendere nei Centri di educazione agli adulti, nei laboratori istituiti presso le scuole, nei corsi di inserimento di alunni stranieri;
se si intenda specificare tramite la normativa di riferimento, negli ambiti indicati, la professionalità necessaria a condurre i suddetti corsi.
(5-01163)

DELFINO e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi è in corso una dura protesta nel Circolo didattico di Saluzzo (provincia di Cuneo) dei genitori degli alunni, costituitisi in «comitato dei genitori delle Scuole dell'infanzia e primaria», per l'eventuale reintegro - ordinato dal giudice del lavoro - di un'insegnante sottoposta ad un provvedimento disciplinare e dichiarata incompatibile con l'ambiente di uno dei plessi cittadini, a seguito di ispezione ministeriale;
molteplici sono state le iniziative di protesta assunte dal «Comitato dei genitori» fino all'estrema decisione di non mandare i figli a scuola per alcuni giorni per ribadire, con la massima forza, la loro contrarietà ad assegnare una cattedra a tale insegnante in una delle scuole cittadine, cosa che determinerebbe, tra l'altro, una girandola di cattedre con il coinvolgimento di diverse classi;
le famiglie protestano perché vogliono che sia garantita la «continuità didattica», evitando una grave lesione dei diritti degli alunni, a 60 giorni circa dal termine dell'anno scolastico;
è in dubbio che al centro dell'attività educativa e didattica devono esserci gli alunni che non possono essere subordinati alle esigenze e agli interessi degli adulti;
l'attuale situazione viene vissuta con grande disagio e vivissima preoccupazione perché verrebbe ad interferire pesantemente sia con le valutazioni finali dell'anno scolastico in corso sia con l'organizzazione didattica del prossimo anno;
risulta necessaria una forte iniziativa dell'autorità scolastica, ad ogni livello, perché la scuola riconosca sempre la priorità degli alunni, diritto certamente superiore ai legittimi interessi del personale docente -:
quale sia la valutazione del Ministro sulla situazione esposta e soprattutto quali

provvedimenti intenda assumere per garantire la piena e prioritaria tutela dei diritti degli alunni, nonché promuovere un quadro normativo e regolamentare mirato ad evitare il ripetersi di analoghe situazioni.
(5-01170)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NEGRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 del decreto legislativo n. 81 del 2008, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, introduce la regolamentazione del computo dei lavoratori, ove rilevante ai fini della sicurezza;
in particolare, anche in attuazione del criterio di delega di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b), della legge delega n. 123 del 2007, ai sensi del quale la normativa in materia di sicurezza dei lavoratori deve essere applicata a tutti i settori di attività e a tutte le tipologie di rischio, ferma restando l'esigenza di considerare le specifiche pericolosità legate a particolari ambiti lavorativi e le peculiarità organizzative connesse alle dimensioni aziendali, è stato disposto di non computare - o computarli solo in parte con riguardo alla loro effettiva presenza sul luogo di lavoro - i lavoratori non stabilmente inseriti nell'organico aziendale;
il comma 3 del citato articolo 4 stabilisce che per le attività stagionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1525 del 1963, nonché per le attività individuate dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative, fatte salve le successive disposizioni per il settore agricolo, il personale si computa a prescindere dalla durata del contratto e dall'orario di lavoro effettuato;
il successivo comma 4 del medesimo articolo dispone poi che il numero dei lavoratori impiegati per l'intensificazione dell'attività in determinati periodi dell'anno nel settore agricolo e nell'ambito di attività diverse da quelle indicate nel precedente comma 3, corrispondono a frazioni di unità-lavorative-anno (ULA) come individuate sulla base della normativa comunitaria;
tra le norme del decreto 81 che condizionano la propria applicabilità al numero dei lavoratori in organico, si segnala l'articolo 47, commi 3 e 4, sulla individuazione del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) nelle aziende che occupano rispettivamente fino a 15 o più di 15 lavoratori;
risulta all'interrogante che in provincia di Verona talune ASL non applicano parametri univoci ai fini del computo di cui al citato articolo 4, con ciò creando ricadute ai fini della individuazione del responsabile per la sicurezza sui luoghi di lavoro -:
se non convenga sull'opportunità di emanare provvedimenti di propria competenza atti a chiarire in maniera univoca l'interpretazione di cui in premessa.
(5-01161)

SIRAGUSA, SAMPERI e BERRETTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 13 marzo scorso, si è tenuto lo sciopero nazionale dei lavoratori in Telecom Italia, Sparkle e aziende esternalizzate ex Telecom;
i lavoratori contestano le scelte del management di «depotenziare l'azienda e di scaricare sui lavoratori il peso della riorganizzazione» così come risulta dal comunicato congiunto delle sigle sindacali;

la riorganizzazione prevederebbe la chiusura di decine di sedi, migliaia di trasferimenti in altre città e mobilità professionali, quattromila ulteriori esuberi. Il tutto a pochi mesi dalla sottoscrizione di un accordo con il sindacato che avrebbe dovuto garantire i dipendenti per gli anni 2009-2010;
i lavoratori Telecom denunciano inoltre la possibilità di licenziamenti (500 lavoratori del 1254 e oltre 2000 lavoratori nei call center);
l'azienda ha dichiarato di voler procedere alla chiusura di 22 sedi territoriali dei call center del «187»;
tale decisione investe anche il call center della città di Siracusa il cui personale dovrebbe essere trasferito ad altra sede;
la chiusura del call center è un fatto di particolare gravità e disagio, sia per i lavoratori costretti a pesanti trasferimenti, sia per lo sviluppo territoriale della città di Siracusa;
a fronte di quanto descritto sopra si rileva un utile dichiarato dall'azienda a dicembre 2008 superiore alle aspettative -:
se non ritenga opportuno convocare un tavolo tecnico istituzionale che porti a rivedere le scelte dell'azienda a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-01166)

DAMIANO, MATTESINI, LULLI, MIGLIOLI, GATTI e VERINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
successivamente alla decisione della multinazionale Nestlè, proprietaria del marchio Buitoni, di dismettere la produzione di pasta e di derivati da forno, nei primi mesi del 2008, sono state valutate dalla Nestlè stessa le dichiarazioni di interesse da parte di diverse imprese e tra le due proposte più significative (quella della Colussi Spa con sede a Perugia, e quella della TMT group sa di Mastrolia, con sede a Lugano nella Confederazione elvetica) la Nestlè ha scelto la proposta della TMT Group del signor Mastrolia;
nei mesi successivi, si sono sviluppate trattative che hanno impegnato le istituzioni locali e le Regioni Umbria e Toscana, al fine di definire la migliore soluzione atta a salvaguardare i livelli occupazionali dello stabilimento di Sansepolcro (Arezzo) ed il rilancio della azienda stessa;
il giorno 24 giugno 2008 presso l'Associazione industriali di Arezzo è stato raggiunto un accordo tra il gruppo TMT di Mastrolia ed i sindacati, per la cessione, con decorrenza dal 1o settembre 2008, dello stabilimento Buitoni di Sansepolcro da parte della Nestlè alla società Industrie alimentari riunite Spa, appartenente al gruppo TMT del signor Mastrolia;
il suddetto accordo prevede:
1)il mantenimento del marchio Buitoni nella proprietà della Nestlè e la concessione in affitto per 10 anni alla TMT di Mastrolia, con la previsione del legame al sito di Sansepolcro per i successivi 10 anni;
2)il mantenimento dei livelli occupazionali per i successivi 36 mesi, mentre negli ulteriori 24 mesi seguenti, qualunque variazione occupazionale dovrà essere valutata previo accordo sindacale;
3)l'attivazione di un piano di investimenti di 44,5 milioni di euro, di cui 5 a partire dal settembre 2008, per una quota di 20 milioni di euro finalizzata al rinnovo tecnologico e per 25 milioni di euro alla pubblicità dei prodotti stessi;
4)il raddoppio degli attuali 50.000 mq del sito di Sansepolcro per ospitare nuove linee produttive;
alla data odierna, nessuno degli impegni sottoscritti nel citato accordo del 24 giugno 2008 risulta essere stato mantenuto,

al contrario, nel frattempo, si sono verificati alcuni fatti gravi, quali:
a)il mancato avvio dell'investimento dei 5 miliardi previsti a partire dal settembre 2008;
b)la dismissione dell'accordo con la cooperativa L&L che gestiva per conto dell'azienda la logistica, con conseguente disoccupazione delle 70 persone coinvolte. Sulla vertenza dei lavoratori della L&L si sono sviluppate trattative che hanno visto ancora una volta il protagonismo degli enti locali, della Regione Toscana e dei sindacati, nonché della cittadinanza di Sansepolcro. La TMT di Mastrolia ha dichiarato la sua disponibilità a concedere ad un soggetto diverso da L&L la gestione della logistica e, conseguentemente si sono attivate iniziative sino a giungere alla disponibilità della Coop. Servizi Associati di Città di Castello (Perugia) a subentrare alla L&L anche per quanto attiene ai lavoratori. Ma nonostante accordi raggiunti presso la Prefettura di Arezzo e presso la Regione Toscana, la TMT di Mastrolia, dopo vari rinvii della attuazione di tali decisioni ha definitivamente disatteso tale impegno, consegnando alla disoccupazione i 70 lavoratori;
c)la dismissione dell'incarico alla cooperativa di facchinaggio di Sansepolcro (Arezzo) che lavora all'interno dell'azienda, comunicata alla RSU nei giorni scorsi, con la conseguente disoccupazione di altre 20 persone;
d)l'ipotesi di dismissioni anche dell'appalto per le pulizie, arrivando così alla perdita di lavoro per un totale di circa 120 persone che, anche se non alle dipendenze dirette dell'azienda, fanno riferimento all'accordo relativo al mantenimento dei livelli occupazionali per i 36 mesi successi alla firma dell'accordo del 24 giugno 2008;
e)il rifiuto da parte della azienda di dare chiarimenti relativamente agli impegni sottoscritti nell'accordo del 24 giugno 2008, con particolare riferimento ai volumi di pasta da produrre, tenuto conto che delle 13 linee di produzione solo 4 sono attive e che delle 5 linee dei prodotti da forno, su 5 solo 4 sono attive;
il disimpegno della TMT di Mastrolia rispetto agli impegni sottoscritti risulta ulteriormente testimoniato dalla mancanza di qualunque campagna pubblicitaria di rilancio dei prodotti Buitoni;
i lavoratori coinvolti sono circa 450, quelli impegnati direttamente nello stabilimento, a cui vanno ad aggiungersi gli 800 dell'indotto, per un totale di circa 1.220 persone;
l'età media delle persone interessate è di circa 35 anni, pertanto, oltre al problema occupazionale, si pone anche un serio problema sociale, coinvolgendo molte giovani coppie, con figli piccoli, con mutui relativi all'acquisto della casa, eccetera;
la Valtiberina toscana ed umbra, zona da cui provengono la totalità delle persone interessate, ha una popolazione non superiore alle 40-50.000 persone, si può comprendere quanto lo stabilimento Buitoni di Sansepolcro rivesta per quella realtà una importanza strategica sia per i livelli occupazionali, sia per il livello di sviluppo della intera realtà;
la situazione attuale rinnova e rafforza i dubbi e le preoccupazioni già espresse al momento della scelta di acquisto da parte della TMT di Mastrolia, e cioè che dietro la cessione del marchio, di stabilimenti e di attività, più che piani industriali ed iniziative davvero industriali, si celassero iniziative di natura prevalentemente finanziaria -:
quali iniziative si intenda adottare al fine di valutare le ragioni che hanno portato la TMT di Mastrolia a disattendere gli impegni sottoscritti in data 24 giugno 2008, nonché per favorire il loro rispetto integrale e quindi l'attivazione del piano industriale presentato;
quali siano gli interventi che il Governo intende sviluppare nei confronti delle persone che hanno perso il lavoro nelle due cooperative aventi in appalto la

logistica ed il facchinaggio, nonché le pulizie nel caso di dismissione di tale appalto, se cioè, così come gli interroganti chiedano, intenda estendere anche a tali soggetti forme adeguate di ammortizzatori sociali.
(5-01169)

VIOLA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le notizie di questi giorni sull'aggressione di un bambino da parte di un branco di cani randagi e la sua morte a seguito delle ferite riportate e dell'aggressione di una turista tedesca sempre da parte degli stessi animali, ripropongono in maniera drammatica il tema del randagismo;
le diverse normative sull'argomento in vigore prevedono:
a) l'obbligo della identificazione dell'animale da parte del proprietario;
b) il divieto di abbandonare gli animali di proprietà da parte del proprietario;
c) il divieto di maltrattamento degli animali;
d) il servizio di cattura dei cani randagi e/o vaganti da parte delle ASL territoriali;
e) l'obbligo per i comuni di costruire i canili rifugio per i cani randagi catturati nel proprio territorio comunale;
f) la prima cura degli animali randagi e/o vaganti catturati a carico dei servizi veterinari delle ASL;
g) l'obbligo per i comuni del mantenimento dei cani catturati presso i canili rifugio;
h) la necessità di favorire attraverso l'azione delle associazioni protezionistiche l'adozione degli animali presenti nei canili rifugio;
i) la possibilità per i servizi veterinari delle ASL di provvedere al controllo delle nascite degli animali presenti nei canili sterilizzazione o altri metodi farmacologici -:

sarebbe necessario sapere se nella regione siciliana le ASL abbiano istituito e gestiscano canili sanitari;
se esista una stima della popolazione canina in Sicilia ed eventualmente a quanto ammonti;
quanti cani risultino identificati nella Regione Sicilia mediante l'applicazione dei microchip, se esista un'anagrafe collegata all'anagrafe nazionale, quali siano le modalità adottate (direttamente dalle ASL o con veterinari liberi professionisti) per l'applicazione dei microchip;
quanti comuni abbiano canili rifugio in proprietà o abbiano convenzione con canili di privati o associazioni;
se esista in quella Regione un piano di costruzione di canili rifugio e se vi siano allocate le necessarie risorse;
se ci sia una stima della popolazione canina a livello nazionale e quanti di questi cani siano stati identificati mediante l'applicazione di microchip;
quali siano le risorse a livello nazionale destinate all'identificazione dei cani e per l'implementazione di tale sistema di azioni.
(5-01171)

CODURELLI, MISIANI, MATTESINI, SCHIRRU, RAMPI e MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 30 gennaio una signora sessantenne della provincia di Bergamo è stata violentata da un ventinovenne brasiliano pregiudicato, già responsabile nel 2000 di un altro episodio di stupro;
la violenza è avvenuta nell'abitazione della vittima, per la quale l'aggressore stava svolgendo alcuni lavori di ristrutturazione;
recatasi in ospedale per ricevere le cure necessarie la signora è stata medicata al pronto soccorso;

nei giorni scorsi la Asl di Bergamo ha inviato alla signora, a mezzo raccomandata, la richiesta di «contattare il suo assalitore per saldare il conto dell'ospedale, in seguito alla visita ospedaliera successiva alla violenza». Nella raccomandata si cita che poiché le lesioni sono state procurate da «persona nota», la Asl deve procedere nel recupero delle spese sostenute per complessivi 44 euro e 23 centesimi a seguito delle prestazioni sanitarie erogate. Tali spese devono essere saldate o direttamente dal responsabile della violenza, previo contatto da parte della vittima, a da quest'ultima se entro 30 giorni non si è provveduto al saldo;
la vicenda, aberrante e vergognosa, denota l'assoluta impreparazione del personale preposto, in primis della dirigenza, ad affrontare problematiche delicate quali la violenza sessuale a dispetto di tutte le assicurazioni fornite in questo Parlamento dalla Ministra per le pari opportunità -:
se non si ritenga gravissimo il comportamento assunto dalla Asl di Bergamo nei confronti della signora che, oltre al trauma dello stupro, si vede intimare il pagamento per delle prestazioni, dovute, praticate al pronto soccorso;
quali iniziative si intenda assumere, anche con riferimento alla condotta tenuta nella struttura sopra citata, affinché le vittime di violenza sessuale non siano costrette a subire ulteriori mortificazioni come quella denunciata, in particolare se non si intendano promuovere le opportune iniziative di competenza, al fine di assicurare un approccio unitario alle problematiche descritte da parte degli enti e degli organi competenti affinché fatti del genere non abbiano più a ripetersi.
(5-01172)

MANCUSO, FRASSINETTI, REPETTI e SARUBBI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel tempo sono giunte numerose segnalazioni alle associazioni animaliste, agli organi d'informazione locali ed anche a parlamentari dell'Intergruppo Parlamentare Animali, di episodi di maltrattamenti presso il canile Centro Cinofilo del Fucino a Collelongo (L'Aquila);
a molte persone che si recano sul posto per adottare un cane è stato impedito di entrare ed ai pochi che sono entrati nella fatiscente struttura è apparso uno scenario da film horror: cani stipati a gruppi di dieci-quindici in ogni box, magri, emaciati, tremanti, con evidenze di malattie cutanee, scarsità di cibo e difficoltà per l'accesso all'acqua, nei box esterni le temperature invernali scendono di molto sotto lo zero;
nella struttura operano due società: il «Centro cinofilo del Fucino» e la «Comar Farm Casaline S.r.l.»; entrambe le società hanno sottoscritto numerose convenzioni con alcuni comuni abruzzesi e delle regioni limitrofe a prezzi irrisori;
un'associazione animalista nazionale ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica; vengono segnalati atteggiamenti accondiscendenti da parte dei rappresentanti delle istituzioni locali che sono preposte ai controlli; in passato volontari di associazioni animaliste sono stati aggrediti nei pressi dell'entrata della struttura -:
se il Governo intenda verificare le carenze strutturali e gestionali descritte in premessa, così come le circostanze segnalate, relative ad una situazione che configura gli estremi di un canile lager;
se il Governo - ferme restando le competenze delle regioni e delle autonomie locali - intenda verificare - a tutela del benessere degli animali - tutta l'attività connessa con quanto previsto dalla legge n. 281 del 1991 (che prevede cattura, identificazione, cure, sterilizzazione e adozione per ogni cane randagio vivente nel territorio di competenza), in particolare per quanto previsto a carico dei servizi veterinari delle AASSLL, dei comuni e dei gestori della struttura in oggetto.
(5-01173)

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

CONCIA. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
apprendiamo che, nei giorni scorsi, moltissime sono state le segnalazioni giunte al numero verde Gay Help Line 800-713713, riguardanti le dichiarazioni di un'insegnante di un istituto tecnico di Roma, l'Itis Armellini, nei pressi del quartiere San Paolo - Ostiense di Roma, che, durante una lezione, avrebbe detto «gli omosessuali sono persone che non condivido, e se mi capitasse di incontrarne ne starei bene alla larga, certe persone devono essere evitate meno male che qui in classe non ci sono...» e avrebbe, in seguito, consigliato ai suoi studenti «di stare alla larga dai gay»;
le persone che hanno effettuato le segnalazioni, hanno espresso la loro indignazione e la loro difficoltà di continuare ad andare a scuola;
Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma e responsabile del numero verde, si è immediatamente messo in contatto con la scuola in cui sarebbe avvenuto il fatto suesposto, per mettere al corrente il preside dei fatti denunciati, per segnalare l'insegnante e richiedere provvedimenti nei suoi confronti, nonché per chiedere che vengano attuate immediate azioni di formazione verso gli insegnati e gli studenti al fine di evitare il ripetersi di simili gravi episodi di discriminazione;
dichiarazioni di questo tenore, infatti, ad alto tasso di discriminazione verso lesbiche, gay e trans, hanno provocato negli studenti un duplice effetto, da un lato l'indignazione da parte degli studenti lesbiche e gay, e dall'altro un rafforzamento della condizione dei «bulli» della scuola che ora si sentono maggiormente liberi di bersagliare le lesbiche ed i gay e tutti coloro che ritengono «diversi»;
inoltre, in base ai dati rilevati dal numero verde Gay Help Line, risulta che i casi di discriminazioni a sfondo omofobico nelle scuole sono in crescita -:
se i Ministri competenti non ritengano di dover intervenire al fine di fare al più presto luce sulla vicenda;
quali iniziative intendano adottare affinché altri episodi del genere non si verifichino, e se non ritengano necessario prevedere nelle scuole iniziative formative dirette a studenti ed insegnanti volte ad affermare e promuovere la cultura della convivenza e a combattere ogni forma di discriminazione.
(4-02597)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

PES. - Al Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 21 dicembre 2006 è stato emanato dal Consiglio dell'Unione Europea il Regolamento (CE) n. 1967/2006 relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo;
al capo V (Taglie minime degli organismi marini), articolo 15 del citato Regolamento si stabilisce che «Gli organismi marini di taglia inferiore alla taglia minima di cui all'allegato III non possono essere venduti, tenuti a bordo, trasbordati, sbarcati, trasferiti, immagazzinati, venduti, esposti o messi in vendita»;

la taglia minima prevista dall'allegato III per le aragoste (Palinurus Elephas) è pari a 90 mm (lunghezza carapace, LC), che si traduce in una misura di lunghezza totale (LT) di circa 260 mm;
le aragoste che popolano i mari della Sardegna sono di piccola taglia (80 mm LC);
la pesca dell'aragosta costituisce una parte fondamentale del fatturato delle imprese sarde;
con il limite di 260 mm (LT) si prevede una perdita del pescato storico dell'aragosta pari a circa il 90 per cento;
con tali limitazioni si avvantaggia il mercato nero che vede la commercializzazione di aragoste tra i 150 e i 180 mm (LT);
all'articolo 3 del decreto dell'Assessore della difesa dell'ambiente della Regione Sardegna 10 maggio 1995, n. 412 (Disciplina dell'attività di pesca, dimensione dei pesci, molluschi e crostacei: disciplina della pesca del novellame, pesca del bianchetto e del rossetto), si disponeva una lunghezza totale minima di 24 cm (LT);
con nota 16 marzo 2009 (prot. 07/2009) il Presidente della Legacoop e Legapesca Oristano, Claudio Atzori scrive al Ministro per fare presente la difficile situazione in cui versa la pesca nella Regione Sardegna e in particolar modo nella provincia di Oristano -:
se il Ministro interrogato intenda chiedere un intervento urgente presso la Comunità europea per rivedere le taglie minime per il pescaggio e la vendita delle aragoste, ovvero concedere una deroga per la stagione in corso (1o marzo-31 agosto 2009) ai pescatori sardi ripristinando la misura di 24 cm (LT).
(4-02600)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
ha preso avvio il progetto voluto dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione denominato «Reti amiche» che si prefigge come obiettivo quello di moltiplicare i punti di contatto tra la pubblica amministrazione e i cittadini;
tale progetto darà la possibilità ai cittadini di rinnovare o richiedere il passaporto, pagare il riscatto della laurea, pagare contributi di colf e badanti e rilasciare permessi di soggiorno presso gli uffici postali e i tabaccai;
va aggiunto che dal 2000 lo Stato consente all'utente di pagare presso gli uffici di consulenza automobilistica le tasse automobilistiche e ottenere i documenti di circolazione (targhe, carta di circolazione e certificato di proprietà) relativamente alle operazioni di immatricolazione, reimmatricolazione e trascrizione atto di vendita degli autoveicoli, motocicli e, dal 2006, ciclomotori;
le attività predette sono svolte dagli studi di consulenza automobilistica con professionalità e competenza tanto che a tutt'oggi non sono mai stati segnalati casi di gravi irregolarità dagli uffici ispettivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti -:
se, tenendo conto della professionalità degli studi di consulenza automobilistica e disponibilità a offrire il loro contributo per la semplificazione nella pubblica amministrazione, il Ministro non ritenga opportuno coinvolgere e inserire anche le suddette agenzie nel progetto «Reti amiche».
(5-01162)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

DE BIASI, MILANATO, MURA e MECACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si è appreso che a partire dal 26 novembre 2008 il canale di Sky Tv-Sky cinema ha iniziato a trasmettere il documentario «Madri» di Barbara Cupisti, vincitore del premio David di Donatello (premio conferito sotto il Patrocinio del Presidente della Repubblica);
il documentario in questione è stato prodotto da Rai Cinema e la Camera dei deputati ha avuto modo di apprezzarne il valore in occasione della proiezione organizzata a Palazzo Montecitorio il 23 luglio 2008 dalle deputate dell'Ufficio di Presidenza con la partecipazione del Presidente della Camera;
grande soddisfazione è stata espressa in quell'occasione alla Rai per aver saputo realizzare un prodotto di grande valore umano e civile che esprime un messaggio di dialogo universale e di conciliazione tra i popoli coinvolti nel conflitto israelo-palestinese;
il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, in occasione del conferimento del premio David di Donatello a «Madri» ha dichiarato: «questo premio è frutto del lavoro di tutta la Rai e dimostra come l'Azienda sia da sempre attenta ai grandi temi che scuotono le coscienze di tutto il mondo, conflitti e diritti umani in testa. Non è solo una questione di format: il nostro lavoro, dalla radio che ogni giorno trasmette Pianeta Dimenticato fino ad arrivare alle produzioni di Rai Cinema, è permeato continuamente di quella attenzione ai diritti umani che ci viene chiesta oggi a gran voce. Certo si può fare di più e lo faremo ... il seguito ideale di Madri si intitolerà «Vietato sognare», sempre sul conflitto in Medio Oriente, per la regia di Barbara Cupisti, ancora una produzione di Rai Cinema con il Patrocinio di Unicef Italia»;
la trasmissione di tale opera non è stata ancora programmata dalla Rai;
non si comprendono, inoltre, le motivazioni che hanno indotto Rai Cinema a cedere i diritti per la trasmissione di «Madri» a Sky Tv e non alla Rai;
gli interroganti ritengono una funzione propria del servizio pubblico radio-televisivo la trasmissione di un'opera di qualità prodotta con denaro pubblico;
la cessione dei diritti di trasmissione di «Madri» a Sky Tv significa disattendere le funzioni del servizio pubblico poiché l'opera oggi può essere vista solamente da chi possiede l'abbonamento a Sky Tv o l'acquisti in Dvd -:
di quali elementi disponga al riguardo;
se non ritenga necessario inserire nel nuovo contratto di servizio una specifica clausola nel senso di prevedere che le opere di così alto valore culturale, prodotte dalla stessa Rai o da società da essa controllate o collegate, debbano comunque essere poste in programmazione dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, per permetterne la visione ad un pubblico il più ampio possibile, anche nell'ipotesi in cui esse siano oggetto di cessione o di altri accordi commerciali.
(4-02602)

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Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Villecco Calipari ed altri n. 5-01156, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cardinale, Burtone, Siragusa, Berretta.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Risoluzione in Commissione Benamati n. 7-00130 del 9 marzo 2009.