XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 2 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
l'Expo 2015 sarà uno straordinario evento universale che ha come tema «Feeding the Planet, Energy for Life» con l'obbiettivo di predisporre un piano per la visibilità alla tradizione, alla creatività e all'innovazione nel settore dell'alimentazione, raccogliendo tematiche già sviluppate dalle precedenti edizioni di questa manifestazione e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c'è il tema del diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, «disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», ha nominato il sindaco di Milano pro tempore, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria urgente;
nella Gazzetta Ufficiale n. 221 del 20 settembre 2008, è stata pubblicata una ordinanza, la n. 3704, emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, recante «Disposizioni urgenti di protezione civile» nella quale si cita il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007, concernente la dichiarazione dell'Expo universale 2015 quale «grande evento»;
il 22 ottobre 2008 il Presidente del Consiglio ha firmato il proprio decreto con il quale si procede all'istituzione degli organismi per la gestione delle attività connesse allo svolgimento di Expo Milano 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 26 novembre 2008;
il dossier di candidatura, documento strategico e di riferimento, prevede che per arrivare al compimento delle infrastrutture per il sito di Expo 2015 e per quelle connesse servono circa 15 miliardi di euro inoltre per quelle cosiddette necessarie il costo complessivo è di circa 11 miliardi ed il totale delle opere tra essenziali, necessarie e connesse è pari ad oltre 60;
la formalizzazione dell'aggiudicazione definitiva di Expo 2015 avviene dopo la presentazione al Bureau international des expositions del Piano definitivo della disponibilità dell'Area dell'Expo, che si attuerà dopo un accordo di Programma che ancora non è definito anche per la mancanza della Valutazione Ambientale Strategica, e dopo la presentazione del Master Plan Definitivo che dovrà avvenire non oltre cinque anni precedenti alla data d'inizio dell'Expo, quindi entro il 30 aprile 2010;
dalle risposte alle interpellanze urgenti presentate nei mesi di dicembre 2008 e marzo 2009 il Governo ha confermato che il fabbisogno finanziario residuo a carico dello Stato per le opere necessarie, connesse ed essenziali è di quasi nove miliardi e oltre due miliardi di euro a carico dei privati e oltre un miliardo a carico dagli enti locali;
il Corriere della Sera e la Stampa, il 15 settembre 2008, hanno pubblicato due articoli nel quale vengono riportate indiscrezioni sul lavoro della Procura di Busto Arsizio (Varese) che ha aperto tempo fa un fascicolo, destinato a essere trasferito alla Procura distrettuale antimafia di Milano sull'ipotesi d'infiltrazione mafiosa su Expo 2015;
i carabinieri di Monza, a seguito di un'indagine avviata oltre due anni fa dalla Compagnia Carabinieri di Sesto San Giovanni nei confronti di una presunta associazione di 'ndrangheta, il 17 marzo 2009

hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di oltre venti persone, tra Milano, Taranto, Crotone e Catanzaro, indagate per associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione e porto illegale di armi, tentato omicidio, estorsione;
secondo quanto riportato dalla stampa, nei due episodi specifici, il rischio infiltrazione mafiosa per gestione, il controllo degli appalti e i contratti di Expo 2015 pare abbastanza concreto;
la Soge, società di gestione di Expo 2015, è praticamente inoperosa, a causa dell'incompleto assetto della governante dopo le dimissioni di Paolo Glisenti e del Presidente del collegio dei revisori dei Conti professor Dario Fruscio che nella lettera di dimissioni diceva: «Non mi è consentito permanere nella mia carica anche in considerazione dello stato inerziale in cui da troppo tempo la società versa»;
mercoledì 19 novembre 2008 presso la X Commissione attività produttive della Camera si è svolta l'audizione del sottosegretario con delega al turismo Michela Vittoria Brambilla che alla domanda sull'Expo 2015, occasione importante dal punto di vista turistico e in considerazione del fatto che nell'audizione precedente il sottosegretario indicava l'Expo come uno dei grandi eventi per imprimere slancio al turismo, non ha formulato nessuna progettualità concreta,

impegna il Governo:

a reperire la totalità dei fondi necessari per il completamento di tutte le opere essenziali, necessarie e connesse;
ad istituire un ente di controllo sugli appalti di Expo 2015 con il compito di verificare le procedure di affidamento degli appalti e degli incarichi per la realizzazione di Expo 2015, anche quelle in deroga alla legislazione vigente dovute a interventi in emergenza previsti dalla normativa sui «grandi eventi» ai sensi dell'articolo 5-bis, comma 5, del decreto-legge n. 343 del 2001 che autorizza l'estensione delle disposizioni di cui all'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, con la collaborazione della direzione investigativa antimafia;
a riferire periodicamente al Parlamento, con cadenza quantomeno annuale, sulle attività e sullo stato patrimoniale della società di gestione e sullo stato di avanzamento delle opere e delle iniziative collegate per la relazione di Expo 2015 nonché sullo stato di adesione dei privati al finanziamento per ciascuna opera;
a lanciare una campagna di adesione dei privati per le opere di Expo 2015, vista la congiuntura sfavorevole del mondo economico dovuta da una crisi globale del mercato, attraverso un bando pubblico internazionale con l'obbiettivo di raccogliere le manifestazioni di adesione necessarie per avviare una valutazione sulla fattibilità del completamento delle opere ed evitare l'accollo da parte dello Stato degli interventi previsti con fondi privati;
a predisporre, con gli enti locali coinvolti nell'Expo 2015, un piano strategico di sviluppo turistico accompagnato da un programma dettagliato sulle infrastrutture turistico-ricettive previste su cui riferire al Parlamento;
a potenziare l'organico degli ispettori del lavoro delle province in cui ricadono le opere previste per Expo 2015 e promuovere un accordo di programma per gli interventi di controllo dei cantieri Expo tra le direzioni provinciali del lavoro, le asl, gli enti locali e le forze di polizia al fine di combattere ogni irregolarità nei molteplici cantieri che saranno attivati fino al 2015;
ad evitare che si possa derogare alla normativa sugli appalti attraverso l'applicazione della normativa sui grandi eventi ai sensi dell'articolo 5-bis, comma 5, del decreto-legge n. 343 del 2001;
a predisporre il Master Plan definitivo e il Piano di Disponibilità dell'Area dell'Expo entro la fine dell'anno per evitare

controversie che possano precludere l'aggiudicazione dell'Esposizione Universale;
a programmare un piano comunicativo nazionale sul tema dell'Expo e attuare un tavolo permanente tra Governo, Expo, ONG, privati ed enti locali per lo sviluppo di progetti di cooperazione internazionale anche attraverso l'apertura di bandi specifici.
(1-00146)
«Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Bersani, Letta, Minniti, Peluffo, Fiano, Quartiani, Binetti, Braga, Marco Carra, Codurelli, Colaninno, Colombo, Corsini, De Biasi, Duilio, Farinone, Ferrari, Lanzillotta, Lusetti, Marantelli, Misiani, Mosca, Pizzetti, Pollastrini, Sanga, Zaccaria, Zucchi».

La Camera,
premesso che:
l'esclusione delle rappresentanze di Israele e della Palestina dai prossimi giochi del Mediterraneo, che si svolgeranno nel nostro paese, nella città di Pescara a partire dal 26 giugno 2009 è assolutamente deplorevole;
non può essere accettabile mescolare la gestione degli eventi sportivi con questioni di natura e di valutazione politica, ed in particolare in questo specifico caso dove l'esclusione dello Stato di Israele, operata grazie al veto discriminatorio opposto da una parte dei Paesi organizzatori contro Israele, per ragioni che nulla hanno di sportivo, comporta anche, per un equilibrio della discriminazione, l'esclusione della delegazione palestinese;
già nel 2005, il Ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos si impegnò formalmente con il Governo israeliano per far entrare la delegazione israeliana nei giochi, che quell'anno si svolgevano ad Almeria. Ma non se ne fece nulla;
è necessario denunciare con forza l'ennesimo caso di inaccettabile e ingiusta discriminazione tra i popoli;
quest'anno la sede dei giochi è l'Italia,

impegna il Governo

a garantire il suo impegno affinché un simile evento possa svolgersi nelle condizioni di civiltà che il nostro Paese rappresenta e onora.
(1-00147)
«Fiano, Franceschini, Fassino, D'Alema, Sereni, Maran, Colombo».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella Relazione al Parlamento sullo stato delle attività nella gestione dell'emergenza rifiuti in Campania, il sottosegretario di Stato all'emergenza rifiuti in Campania, Guido Bertolaso, lancia l'allarme sulla mancanza di adeguati finanziamenti per riportare la Campania ad una condizione di normalità, chiudendo l'epoca delle gestioni commissariali e ritornando a formule di gestione che vedano le amministrazioni campane riassumere pienamente le proprie responsabilità, come sta già avvenendo sul fronte della riduzione dei trasferimenti erariali a quei comuni che non pagano le quote di servizio per lo smaltimento dei rifiuti;

la notizia è stata anche ampiamente ripresa dal quotidiano Avvenire del 27 marzo 2008 in un servizio del giornalista Antonio Mira;
nella relazione si evidenzia che nel semestre giugno-dicembre 2008 si sono registrate entrate complessive per circa 170 milioni di euro e pagamenti per circa 105 milioni di euro, e si sottolinea che «se non ci fossero ulteriori trasferimenti statali si dovranno prevedere situazioni di grave criticità»;
dalla relazione sopra citata si evince chiaramente che l'ammanco economico per la gestione 2009 è di circa 830 milioni di euro. Questo ovviamente rappresenta un ostacolo alla regolare gestione dei rifiuti per l'anno corrente, rievocando lo spettro di una possibile nuova emergenza;
la maggior parte dei debiti derivano dalle precedenti gestioni commissariali e dai contenziosi pendenti davanti a diverse autorità giudiziarie;
nella tabella 6 della Relazione si legge che a fronte di un totale complessivo di debiti di 1.212.816.202,17 euro le entrate per quest'anno ammontano a 382.706.548,73 euro da cui si deduce la cifra del disavanzo previsto per il 2009 di 830.109.653,44 euro. È inoltre necessario evidenziare che tale disavanzo è calcolato ipotizzando di far fronte anche all'ottemperanza delle sentenze passate in giudicato con un petitum stimato solo al 50 per cento e che è ancora in corso di verifica la valutazione della reale consistenza delle cifre dei debiti pregressi delle varie gestioni commissariali e dei vari contenziosi in essere di fronte al Tribunale Civile, al TAR, alla Sezione Lavoro, al Collegio Arbitrale, alla Corte d'Appello Civile e al Giudice di Pace;
l'inaugurazione della prima linea dell'inceneritore di Acerra non può far concludere che da oggi in poi l'emergenza dei rifiuti campani sia terminata. Essa si caratterizza, infatti, di così tante componenti che l'inceneritore non è che una tappa nel superamento della grave situazione in cui si trovano i cittadini campani;
si rende quanto mai necessario avviare le azioni di bonifica, a suo tempo promesse, nelle aree altamente inquinate dalle discariche abusive della camorra e risanare tutto il territorio chiamato «Terra dei fuochi» su cui insiste un grave danno alla salute e alla sicurezza delle popolazioni e per ridare alle aree della Campania fortemente colpite dall'emergenza la prospettiva di uno sviluppo duraturo;
un altro fronte su chi agire con maggiore incisività è quello della raccolta differenziata dei rifiuti. I dati riportati dalla relazione del sottosegretario sono incoraggianti ma ancora del tutto insufficienti a produrre i risultati desiderati;
tutti i comuni campani hanno predisposto i piani di raccolta differenziata. La criticità nella loro applicazione risiede nella mancata operatività dei consorzi di bacino (di cui i Comuni sono tenuti ad avvalersi, ai sensi della legge regionale n. 87 del 2007, per lo svolgimento del servizio di raccolta differenziata). Tutti i casi che per tale ragione non hanno potuto avviare il piano di raccolta differenziata sono stati segnalati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ma a tutt'oggi mancano sia i dati relativi alle segnalazioni sia i provvedimenti che il ministero intende attuare. Manca anche il dato dei commissari ad acta che sono stati inviati in quei comuni che non hanno dato comunicazione dell'avvio del piano;
si sottolinea, inoltre, la necessità di avviare quanto prima la prevista attività di raccolta dei rifiuti, anche pericolosi, ancora abbandonati lungo le strade del territorio campano -:
se non si intendano stanziare immediatamente i fondi promessi per le bonifiche delle aree campane compromesse dalle discariche della camorra per restituire ai cittadini un ambiente risanato e certezze sulla loro salute e sul loro futuro;
se non si intendano stanziare immediatamente i fondi richiesti dal Sottosegretario

per il completamento e il definitivo superamento dell'emergenza garantendo un volume di risorse almeno pari a quelle dello scorso anno e dare finalmente inizio al progressivo azzeramento dei debiti contratti dalle precedenti gestioni commissariali e per ottemperare alle sentenze ancora pendenti;
se non si intendano fornire i dati sulle difficoltà incontrate da molti comuni a porre in essere i piani di raccolta differenziata dei rifiuti, che sono stati debitamente comunicati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e quali siano i provvedimenti che si intendano adottare per far fronte a questa situazione e dare finalmente avvio alla fase più importante del ciclo dei rifiuti in Campania che da sola consentirebbe di non riaccendere mai più la fase acuta dell'emergenza ed evitare la costruzione di 5 inceneritori.
(5-01250)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge Finanziaria per il 2009 (legge n. 2003 del 2008, - rimandando alla manovra finanziaria dell'estate 2008 (decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008) - ha previsto anche per l'anno 2009 la destinazione in base alla scelta del contribuente di una quota pari al cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche a finalità di sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle fondazioni e associazioni riconosciute, oltre che a supporto della ricerca scientifica e delle università, della ricerca sanitaria, di attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente e a sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI (articolo 63-bis del citato decreto-legge);
al comma 3 dello stesso articolo si prevede che: «Con decreto di natura non regolamentare del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di richiesta, le liste dei soggetti ammessi al riparto e le modalità del riparto delle somme stesse nonché le modalità e i termini del recupero delle somme non rendicontate ai sensi del comma 3»;
a pochi giorni dall'inizio delle presentazioni delle denunce dei redditi, però non è ancora stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che fissa le liste dei soggetti ammessi -:
quali siano le ragioni del suddetto ritardo e se non ritengano di provvedere all'adozione dello stesso con la massima urgenza.
(4-02712)

CASTAGNETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lunedì 30 marzo 2009, nel pomeriggio attorno alle 16, monsignor Giulio Jia Zhiguo, vescovo della chiesa sotterranea cinese di Zhending nella provincia delle Hebei (zona con la più alta concentrazione di cattolici in Cina), non riconosciuta dal governo di Pechino, è stato sequestrato dalla polizia e trasferito in un luogo sconosciuto;
secondo quanto riferito dall'Agenzia Asia News, e riportato da «Avvenire» del 1o aprile, cinque poliziotti su due auto si sono presentati nella casa del vescovo prelevandolo per una località ignota;
Monsignor Jia soffre di vari disturbi a causa delle passate detenzioni e dell'età. Sono anni che lo stesso, secondo quanto

informa l'agenzia missionaria del Pontificio Istituto Missioni Estere, subisce sequestri e isolamenti da parte delle autorità di polizia cinese, le quali cercano, durante questi periodi, di «educarlo» alla politica religiosa del partito e di spingerlo ad aderire all'Associazione patriottica che rappresenta la «chiesa ufficiale» che le autorità tentano di contrapporre alla «chiesa sotterranea». Adesione che monsignor Jia ha sempre negato. Questa resistenza gli ha attirato lo scherno delle autorità che hanno lo hanno irriso dicendo che il governo lo manderà in pensione dato che è malato -:
quali iniziative il Governo abbia già assunto o intenda assumere, visto anche il continuo ripetersi di questi episodi, nei rapporti bilaterali e in campo internazionale, al fine di salvaguardare e promuovere la libertà di religione e la libertà di azione e di pensiero della chiesa cattolica in Cina.
(4-02726)

BERNARDINI, SERENI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, ZAMPARUTTI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la sera del 28 dicembre 1985, alle ore 22,15 circa, il signor Guglielmo Vittori, all'epoca ancora minorenne, procedeva alla guida della moto Honda 125 in Latina, direzione Borgo Isonzo, quando, giunto all'altezza con via Tucci, veniva violentemente urtato dall'autovettura Fiat 127 condotta dal signor Angelo Salvatori e assicurata per la RCA presso la Reale Mutua Assicurazioni S.p.A.;
in conseguenza della violenta collisione, il minore riportava gravissime lesioni (id est. trauma cranico con stato di coma protratto per lacerazioni multiple cerebrali; ferita lacero contusa e frattura della regione occipitale; frattura scomposta della dialisi radiale sinistra; frattura del piatto tibiale e della testa del perone sinistro; lacerazione completa del legamento crociato posteriore con disinserzione del menisco mediale sinistro; vasta ferita della regione poblieta con ostruzione traumatica dell'arteria poplitea sinistra; lesione completa dello sciatico popliteo interno di sinistra) e veniva trasportato prima presso l'Ospedale Civile di Latina, poi in Roma, presso l'Ospedale S. Giovanni ed infine veniva ricoverato nel reparto traumatologico, con prognosi riservata, dell'Ospedale S. Filippo Neri, sempre in Roma; successivamente lo stesso, dovendo essere sottoposto ad ulteriori interventi, veniva ricoverato presso diverse altre cliniche specializzate;
con atto di citazione del 3 febbraio 1987 l'architetto Paolo Vittori, nella qualità di esercente la potestà sul figlio minore Guglielmo Vittori, conveniva in giudizio dinanzi il Tribunale Ordinario di Latina il signor Angelo Salvatori e la società Reale Mutua Assicurazioni S.p.A., in persona del legale rappresentante pro-tempore, al fine di: a) sentirli dichiarare responsabili del sinistro avvenuto in Latina la sera del 28 dicembre 1985 tra la moto Honda 125 condotta dal minore Guglielmo Vittori e la Fiat 127 condotta dal signor Angelo Salvatori; b) condannarli in solido al risarcimento di tutti i danni subiti dal conducente del motociclo, da quantificarsi in corso di causa;
il lunghissimo iter processuale di primo grado è stato caratterizzato da una esasperante lentezza dovuta al continuo avvicendarsi dei magistrati nonché, dopo l'assegnazione del procedimento alla Sezione Stralcio ai sensi della legge n. 276 del 1996, al conseguente succedersi, anche in questo caso, di diversi G.O.A.; a ciò si aggiunga il fatto che solo per espletare la consulenza tecnica d'ufficio necessitavano ben cinque anni e la nomina di due consulenti tecnici d'ufficio;
il giudizio di primo grado si concludeva infine con la sentenza n. 1021/04, pubblicata in data 27 marzo 2004, ossia ben 17 anni dopo l'iscrizione della causa a ruolo;
la predetta sentenza veniva impugnata dal signor Paolo Vittori innanzi la

Corte di Appello di Roma (il procedimento è stato iscritto a ruolo con il n. 3832/05 Registro Generale ed assegnato alla Terza Sezione Civile) e la relativa udienza veniva fissata per il giorno 17 novembre 2005 innanzi al Consigliere dottor Berti Marini;
all'udienza del 17 novembre 2005 il dottor Berti Marini, preso atto di autonomo procedimento promosso dall'appellato, signor Angelo Salvatori, avverso la medesima sentenza, disponeva la riunione dei due procedimenti e fissava la udienza del 20 aprile 2006 per la precisazione delle conclusioni;
all'udienza del 20 aprile 2006, tenutasi dinanzi il dottor Massariello, il quale sostituiva definitivamente il dottor Berti Marini, veniva disposto ulteriore rinvio all'udienza del 14 novembre 2008;
a questo punto la difesa dell'appellante, sottolineato il lungo e penoso iter processuale nonché la necessità di provvedere con tempestività alla definizione del giudizio onde evitare, ancora una volta, che i tempi lunghi del procedimento potessero riflettersi ancor più negativamente sullo stato psico-fisico del signor Guglielmo Vittori, le cui gravissime condizioni risultano ampiamente documentate negli atti di causa, formulava istanza di anticipazione dell'udienza alla Corte di Appello la quale, in data 23 giugno 2006, disponeva l'anticipazione della udienza collegiale del 14 novembre 2008 al 23 novembre 2007;
con successiva comunicazione del 14 novembre 2007, il presidente della Terza Sezione Civile, rilevato che, testuale, «per effetto della concentrazione su di un unico collegio di tutti i processi di vecchio rito già assegnati a tutti i collegi di questa Sezione III civile, risulta fissata alle udienze collegiali del venerdì la discussione di un numero di cause largamente eccedente quello dei processi che potranno essere trattenuti in decisione e che, pertanto, si imporrà la necessità di rinviare quelli di più recente iscrizione; considerato che, in tale situazione, appare opportuno disporre il rinvio di ufficio di tali processi, dandone comunicazione alle parti con congruo anticipo anche a mezzo fax, al fine di evitare la inutile comparizione alla udienza, dispone che il procedimento iscritto al numero 3832/05 del R.G. affari cont. sia tolto dal ruolo dell'udienza collegiale del giorno 23 novembre 2007 ed inserito in quello dell'udienza collegiale del 27 febbraio 2009 alla quale la causa è rinviata di ufficio per le ragioni di cui in motivazione»;
a fronte della predetta comunicazione, la difesa dell'appellante, composta dagli avvocati Nino Marazzita e Pompilia Rossi, depositava nuova istanza di anticipazione della udienza fissata per il giorno 27 febbraio 2009 posto che: a) la ratio che ha indotto il presidente della Sezione III civile della Corte di Appello di Roma a disporre un ulteriore rinvio di ufficio del procedimento civile n. 3832/05 non può in alcun modo essere condivisa laddove fa riferimento esclusivamente alla data di iscrizione a ruolo del procedimento senza tenere in alcuna considerazione ulteriori valutazioni che, come nel caso di specie, rendono necessario per il giudizio di appello una conclusione tempestiva; b) vi è la necessità di provvedere con estrema sollecitudine alla definizione del giudizio di appello onde evitare, come ricordato anche nella prima istanza, che i tempi lunghi del procedimento possano riflettersi negativamente sullo stato psico-fisico del signor Guglielmo Vittori, le cui gravissime condizioni di salute sono documentate negli atti di causa;
in data 3 dicembre 2007 la Corte di Appello di Roma rigettava la predetta istanza di anticipazione dell'udienza;
in data 22 gennaio 2009, sempre il presidente della Sezione III civile, rilevato che, testuale, «per effetto della concentrazione su di un unico collegio di tutti i processi di vecchio rito già assegnati a tutti i collegi di questa Sezione III civile, risulta fissata alle udienze collegiali del venerdì la discussione di un numero di cause largamente eccedente quello dei processi che potranno essere trattenuti in decisione e

che, pertanto, si imporrà la necessità di rinviare quelli di più recente iscrizione; considerato che, in tale situazione, appare opportuno disporre il rinvio di ufficio di tali processi, dandone comunicazione alle parti con congruo anticipo anche a mezzo fax, al fine di evitare la inutile comparizione alla udienza, dispone che il procedimento iscritto al numero 3832/05 del R.G. affari cont. sia tolto dal ruolo dell'udienza collegiale del giorno 27 febbraio 2009 ed inserito in quello dell'udienza collegiale del 30 aprile 2010 alla quale la causa è rinviata di ufficio per le ragioni di cui in motivazione»;
riassumendo: la causa di risarcimento danni da sinistro stradale intentata dall'architetto Paolo Vittori, in qualità di esercente la potestà sul figlio Guglielmo, e iscritta a ruolo nel lontano 1987, è durata, in primo grado, 17 anni; mentre l'appello, iscritto a ruolo nel 2005, si concluderà, se tutto andrà bene, non prima del 2010;
il Consiglio d'Europa ha adottato, la settimana scorsa, una nuova Risoluzione - interinale riguardante l'eccessiva durata delle procedure giudiziarie in Italia nella quale il predetto organismo europeo si è appellato alle autorità italiane affinché queste ultime adottino quanto prima misure ad hoc volte a ridurre l'arretrato giudiziario in ambito civile, penale e amministrativo ed altresì incoraggiando le stesse a prendere in considerazione un emendamento alla legge n. 89/2001 (cosiddetta legge Pinto), al fine di istituire un sistema di finanziamento in grado di risolvere i problemi di ritardo nel pagamento degli indennizzi accordati e di semplificare le procedure per ottenere gli stessi;
considerato che nel predetto documento il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa ribadisce che l'eccessiva lungaggine delle procedure giudiziarie in Italia necessita con urgenza di una sollecita riforma del nostro ordinamento giuridico;
l'Italia si pone all'ultimo posto in Europa per la lentezza nella definizione dei processi, vantando il record negativo del Paese europeo, con il maggior numero di condanne dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo (addirittura il 37 per cento di tutte le sentenze di condanna della Corte di Strasburgo per inefficienza della giustizia sono a carico dell'Italia);
gli interroganti reputano non accettabile che tra i criteri che presiedono, presso la Sezione III civile della Corte d'Appello di Roma, al rinvio d'ufficio di tutti i processi di vecchio rito, non si faccia alcun riferimento né alla durata del giudizio di primo grado né alle condizioni personali, economiche e psico-fisiche dell'appellante;
appare altresì intollerabile che una causa di risarcimento danni da incidente stradale possa durare, solo in primo grado, 17 anni anche a causa del continuo avvicendarsi dei magistrati addetti alla sua trattazione;
la vicenda esposta, secondo gli interroganti, arreca un ulteriore vulnus alla credibilità della magistratura -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato sui fatti esposti e quali iniziative, anche di natura ispettiva, egli ritenga di dover assumere con particolare riferimento al fatto che, nonostante le sollecitazioni della difesa, il processo d'appello meglio specificato in premessa, seppur iscritto a ruolo nel 2005, non riesce a decollare essendo oggetto di continui e reiterati rinvii;
quali misure il Governo intenda adottare, considerata la gravità della situazione, per ottemperare a quanto indicato dal Consiglio d'Europa nella Risoluzione Interinale CM/ResDH(2009)42 con particolare riferimento all'annoso problema della eccessiva durata delle procedure giudiziarie in campo civile.
(4-02737)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini moldavi che vogliono fare richiesta di un visto per l'Italia sono costretti a prendere appuntamento con l'ambasciata italiana di Chisinau utilizzando un call center che costa circa 2,3 euro al minuto;
questi call center sono affidati in genere a società locali o esterne che lasciano in attesa l'utente per vari minuti, anche 30 minuti, per poi nella maggior parte dei casi invitare a richiamare;
si deve tener presente che lo stipendio medio di un cittadino moldavo è di 100 euro mensili;
durante il periodo estivo, quando le chiamate sono più numerose, il cittadino si vede addebitare un costo che si aggira intorno ai trenta euro prima di ottenere un appuntamento;
tutto ciò contravvenendo alle indicazioni del sottosegretario agli Affari Esteri che nella scorsa legislatura aveva risposto ad una interrogazione parlamentare su questo argomento sottolineando il fatto che il ricorso al call center non è obbligatorio per cui all'utente è sempre lasciata la possibilità di rivolgersi direttamente alla rappresentanza diplomatica con modalità meno costose e dispendiose quali email e fax -:
quali siano i criteri che hanno portato alla scelta di un costo così elevato;
con quali modalità siano stati affidati i servizi di call center dalle ambasciate italiane e in particolare da parte dell'ambasciata moldava.
(5-01251)

VANNUCCI, CALVISI, CAPODICASA, CARELLA e DELFINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il recente Trattato fra l'Italia e la Repubblica Libica sottoscritto dal Presidente del Consiglio e ratificato dai rispettivi parlamenti ha chiuso una annosa controversia e creato forti aspirazioni nei due Paesi per un proficuo rilancio di relazioni culturali, sociali, economiche fra i due Paesi;
l'attesa degli operatori italiani e libici è molto vasta anche in relazione all'importante interscambio fra i due Paesi che vede importazioni dell'Italia dalla Libia per un valore di circa quindici miliardi di euro (soprattutto di idrocarburi) ed importazioni della Libia dall'Italia per circa due miliardi di euro;
per favorire buone relazioni e scambi, commerciali e non, la mobilità delle persone è fondamentale per definire accordi, visionare prodotti ed iniziative;
risulta che molti operatori Libici lamentino forti difficoltà da parte del nostro Consolato per rilascio dei visti d'ingresso per i lunghi tempi di attesa e la complessa procedura;
di converso, si registrano difficoltà da parte di operatori italiani per i visti d'ingresso in Libia e per la registrazione in loco delle società;
risulta che per altri Paesi europei si registrino minori difficoltà con il risultato di minori opportunità per i nostri operatori;
l'unica sede consolare Italiana è al momento quella di Tripoli in quanto il consolato di Bengasi dopo svariati mesi dai noti scontri che ne hanno decretato la chiusura non è stato ancora riaperto;
il nuovo clima a seguito del Trattato, oggi operativo, consentirebbe la riapertura in sicurezza del consolato la cui chiusura determina che i cittadini di Bengasi e dell'intera Cirenaica debbono recarsi a

Tripoli per la richiesta del visto contribuendo così ad ulteriori difficoltà e ritardi nel rilascio;
l'Italia dispone a Bengasi della sede di proprietà demaniale -:
se il Ministro intenda intervenire per favorire l'immediata riapertura del consolato di Bengasi e quali urgenti e improrogabili iniziative intenda assumere per facilitare quanto più possibile le procedure per il rilascio dei visti d'ingresso ai cittadini libici e richiedere nel contempo alla Libia procedure egualmente semplificate.
(5-01252)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel 1996 Al Bashir viene eletto presidente del Sudan, con un voto definito «truffa» dagli stessi leader africani. Tre anni dopo il parlamento viene sciolto, instaurando pienamente un regime dittatoriale nel paese africano. Da questo momento in poi, comincia il grande massacro del Sud del Sudan, in cui vengono sterminate centinaia di migliaia di persone. Nel 2003 la situazione si aggrava: dopo la richiesta di indipendenza del Darfur, al Bashir sceglie di legittimare il terrore con un'altra guerra;
in cinque anni, solo in Darfur, le milizie di Al Bashir, massacrano oltre 300 mila civili e innescano l'esodo di due milioni e mezzo di profughi. I villaggi ribelli vengono dati alle fiamme, donne e bambini subiscono stupri e mutilazioni, facendo sì che il Paese diventi un immenso campo di battaglia;
in seguito ai gravi fatti che dal 1996 stanno insanguinando il Sudan, ed in particolar modo il Darfur, i giudici della corte penale dell'Aja hanno autorizzato il mandato di arresto internazionale per il presidente sudanese Omar Al Bashir, accusandolo di crimini contro l'umanità (assassinio, sterminio, trasferimenti forzati, tortura e stupro) e di crimini di guerra;
per la sua cattura, è stata richiesta la collaborazione di tutti gli Stati, compreso il Sudan, ricordando il dovere di tutti al rispetto delle risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza. A Khartoum la reazione è stata immediata: la televisione ha parlato della risoluzione dell'Onu come di una decisione neocolonialista ed è iniziata subito la ritorsione che ha colpito per prime 10 Ong espellendole dal paese. Questa espulsione non farà altro che aggravare l'emergenza umanitaria che dal 2003 investe il Darfur, dato che due milioni e duecento mila persone rischiano di morire di fame e di malattia, senza gli adeguati aiuti umanitari;
diverse sono state le reazioni della comunità internazionale: la Cina ha protestato formalmente contro la decisione della Corte dell'Aja, richiedendo la sospensione del provvedimento. Oltre alla Cina, sono accorsi in aiuto di Al Bashir anche Paesi arabi come l'Egitto e lo Yemen. Stando a quanto risulta dagli scambi economici, la Cina compra i due terzi del petrolio in Sudan, fornendo in cambio armi al regime di Al Bashir. Dopo l'indebolimento dell'influenza occidentale nel continente nero, Pechino ha colto ogni opportunità per instaurare veri e propri rapporti commerciali, investendo nella costruzione di infrastrutture, dando aiuti finanziari e, soprattutto, fornendo armi;
oltre al disappunto della Cina è giunto anche quello del governo russo. Il rappresentante speciale del presidente russo per il Sudan ha criticato il mandato di arresto nei confronti di Al Bashir, che potrebbe destabilizzare ancora di più la situazione nel paese sudafricano. Segnali di preoccupazione giungono dalla Confederazione islamica, dalla Lega araba e dal presidente della Commissione dell'Unione africana, Jean Ping, tutti concordi nell'affermare che la decisione della Corte penale

internazionale «arriva in un momento critico del processo di promozione di una pace duratura, di riconciliazione e di governance democratica in Sudan» -:
se il Ministro intenda esprimere il dissenso dell'Italia nei confronti della richiesta cinese, relativa alla sospensione del mandato di arresto del presidente Al Bashir;
se il Ministro, di concerto con le Nazioni Unite, intenda promuovere l'invio di aiuti umanitari alla popolazione del Darfur, che, in mancanza di adeguati sostegni, rischia l'eccidio.
(4-02721)

BERTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 20 novembre 1989, obbliga gli Stati che l'hanno ratificata, fra cui l'Italia con legge 27 maggio 1991 n. 176, ad uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori;
dagli organi di informazione si è appreso che una bambina di nove anni, Shadia, residente a Rimini con la madre italiana, Katia Pasini, è stata rapita da otto mesi dal padre egiziano;
la bambina era stata affidata alla madre dal Tribunale dei minori di Bologna nell'aprile 2004, mentre il padre aveva la facoltà di tenerla con sé un giorno e mezzo alla settimana, ma aveva il divieto di portarla all'estero;
l'uomo avrebbe richiesto alla ex convivente un riscatto di 50.000 euro, chiedendo il deposito della somma su un conto corrente di una banca egiziana;
le poche telefonate effettuate dalla bambina alla madre arrivano da un cellulare egiziano e, pertanto, è evidente che si trova in Egitto;
la madre ha riferito che la bambina è costretta a lavorare e non frequenta invece la scuola, fatto inquietante ed inaccettabile per un minore;
purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma in Italia sono ormai molteplici le situazioni che vedono, nelle unioni miste, sottratti i figli da parte del genitore straniero -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale gravissima situazione;
quali iniziative intenda promuovere con urgenza per aiutare la Signora Pasini a riabbracciare al più presto la figlia Shadia;
se non ritenga urgente avviare un'azione diplomatica con l'Egitto per fare in modo che siano garantiti alla bambina minorenne i suoi diritti;
se non ritenga necessario intervenire, anche con nuove norme, per evitare che si verifichino situazioni analoghe, che rischiano di essere sempre più numerose in futuro, visto l'aumento delle unioni miste.
(4-02724)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GIUGNO 2010

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in Italia ogni anno vengono immessi al consumo circa 1.400.000.000 chilogrammi d'olio vegetale, di cui si stimano circa 210.000.000 chilogrammi di rifiuto d'olio esausto prodotto da utenza domestica e 70.000.000 chilogrammi da utenza commerciale;
l'olio esausto se disperso nell'ambiente provoca ingenti danni, quali l'impedimento

dell'assunzione delle sostanze nutritive da parte della flora se disperso nel suolo, l'impedimento d'ossigenazione se disperso negli specchi d'acqua, e altre conseguenze;
attualmente l'olio vegetale esausto nella maggior parte delle famiglie viene gettato negli scarichi e quindi immesso nel sistema fognario per finire nei depuratori;
giunto al depuratore l'olio viene parzialmente eliminato nella fase preliminare del trattamento, attraverso appositi desolatori, che separano gli oli e i grassi in superficie;
tuttavia, anche laddove esistono impianti adeguati, lo smaltimento di queste enormi quantità di residuo oleoso non è privo d'inconvenienti. Infatti, l'olio vegetale esausto influenza negativamente i trattamenti biologici e determina un incremento notevole dei consumi d'energia elettrica;
per salvaguardare maggiormente l'ambiente da questa forma d'inquinamento è stato istituito il Consorzio Obbligatorio Nazionale di Raccolta e Trattamento degli oli e grassi vegetali esausti (CONOE) presso cui chiunque, in ragione della propria attività, detiene oli e grassi vegetali è obbligato a conferirli al Consorzio (Articolo 74 del decreto legislativo n. 22 del 1997 - decreto Ronchi);
l'esperienza maturata nel settore della raccolta degli oli vegetali esausti ha permesso di ideare e realizzare contenitori speciali stradali a postazione fissa per la raccolta d'olio vegetale esausto prodotto dai cittadini, da collocare presso aree di raccolta differenziata di rifiuti urbani, nonché contenitori ad usi domestici;
numerose Amministrazioni comunali della Lombardia, Veneto e Marche già da tempo hanno avviato tale tipologia di raccolta differenziata, ottenendo ottimi risultati -:
se alla luce di quanto esposto in premessa, s'intenda avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti della popolazione circa l'importanza della raccolta degli oli vegetali esausti, e quali iniziative si intendano assumere al fine di promuovere la collocazione degli appositi contenitori sia presso le abitazioni private sia nelle isole ecologiche dei vari Comuni.
(4-02735)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BOFFA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge di riforma dell'ordinamento giudiziario (legge 25 luglio 2005, n. 150) ha previsto l'istituzione della Scuola superiore della magistratura alla quale è affidato il compito della formazione degli uditori giudiziari e dell'aggiornamento dei magistrati in servizio, anche ai fini della progressione in carriera;
la legge ha previsto tre sedi, una per il Nord del Paese, una per il Centro ed una per il Sud. Con il decreto interministeriale del 27 aprile 2006 le sedi furono individuate nelle città di Bergamo per il Nord Italia, Latina per il Centro e Catanzaro per il Sud;
successivamente, con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006, Benevento venne designata come sede meridionale della Scuola di Magistratura in luogo di Catanzaro;
il suddetto decreto oltre ad indicare il capoluogo sannita quale sede meridionale della Scuola, individuava Firenze per il Centro Italia e Bergamo per il Nord, modificando in parte quanto stabilito dal precedente decreto;
a seguire in data 24 febbraio 2007 è stato siglato un Accordo di Programma tra Ministero di giustizia, comune e provincia di Benevento e Università del Sannio per l'insediamento della struttura nei locali della ex Caserma Guidoni sita in città;

a tale Accordo di Programma sono seguiti i lavori di adeguamento dei locali della ex Caserma Guidoni, in gran parte conclusi;
alla scelta contenuta nel decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte la Regione Calabria, la provincia ed il comune di Catanzaro con appositi ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio,
con sentenza n. 3087 del 2009 il TAR Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla province di Catanzaro contro il decreto che designò Benevento come sede meridionale della Scuola di Magistratura, adducendo tra le ragioni dell'inefficacia del decreto ministeriale la carenza di istruttoria preliminare;
lo stesso TAR Lazio ha però dichiarato inammissibili i ricorsi, egualmente finalizzati ad opporsi all'insediamento nel capoluogo sannita, presentati dalla Regione Calabria e dal Comune di Catanzaro;
al contempo la suddetta sentenza ha vanificato il successivo accordo quadro siglato il 24 febbraio 2007 tra Ministero della giustizia, comune e provincia di Benevento e Università degli Studi del Sannio;
la stessa sentenza ha immediatamente provocato l'opposizione delle istituzioni sannite, dei rappresentanti istituzionali e delle forze politiche e sociali;
il comune e la provincia di Benevento hanno annunciato la predisposizione di tutti gli atti necessari per ricorrere contro la suddetta sentenza -:
se il Ministro della giustizia non ritenga di riconfermare la scelta di Benevento quale sede meridionale della Scuola superiore della magistratura, con provvedimento motivato, previa adeguata istruttoria, anche in considerazione delle ingenti risorse stanziate dalla provincia di Benevento per ospitare questo importante presidio o di sostituire il predetto decreto con provvedimento analogo fornito di adeguata istruttoria preliminare anche al fine di sanare la controversia che in questo momento vede contrapposte le realtà territoriali di Benevento e Catanzaro.
(4-02716)

JANNONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la Procura di Bologna, si è scoperto un arretrato di 2.321 fascicoli di indagine, per i quali il tribunale aveva fissato la data di inizio del processo, ma che non hanno mai avuto seguito. Infatti, invece di procedere con le citazioni a giudizio, ovvero le notifiche alle parti interessate, quei procedimenti sono stati messi sotto chiave, inattivi fino alla prescrizione;
questi fascicoli trattano soprattutto di materiale «ordinario e sono il risultato del lavoro di investigatori, di perizie e di intercettazioni, con notevoli aggravi di spesa per la procura bolognese. Tutto questo lavoro è risultato inutile, perché non è stato preso in considerazione dagli uffici preposti in procura;
la scoperta dei circa duemila fascicoli lasciati abbandonati sino alla prescrizione avviene alla fine del 2008, nel mezzo di una ispezione ordinaria disposta dal Ministero della giustizia che si è conclusa soltanto a febbraio 2009. L'indagine era partita dalla stessa procura bolognese, preoccupata per le lungaggini burocratiche in cui incorrevano i provvedimenti giacenti presso il tribunale della città;
l'incombenza dei fascicoli irrisolti era stata demandata all'ufficio notifiche, ovvero alla cancelleria, che, non riuscendo a sostenere i ritmi di lavoro per mancanza di personale, ha lasciato i documenti custoditi in armadi, portando alcuni procedimenti alla prescrizione. Purtroppo questa scoperta viene effettuata dopo molti solleciti che la procura ha inoltrato al tribunale di Bologna e dopo che, dall'inizio 2008, il nuovo presidente del tribunale ha dedicato maggiori risorse all'arretrato di matrice penale -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare al fine di evitare il ripetersi

delle gravi omissioni evidenziate, e se non intenda assumere una specifica iniziativa ispettiva al fine di valutare i presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare.
(4-02733)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVERIO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del potenziamento delle infrastrutture viarie della Regione Calabria, riveste un ruolo di primaria importanza la realizzazione in una nuova sede della strada statale n. 182 - Trasversale delle Serre; infatti, la sua collocazione con orientamento Est-Ovest, nell'area centro-meridionale della Calabria, dove minore è il distanziamento tra la costa tirrenica e la costa ionica, insieme al potenziamento ed ammodernamento delle altre due direttrici costiere, strada statale n. 106 Ionica e Autostrada A3 SA-RC, costituirà il reticolo viario principale per il potenziamento degli interscambi connessi con le attività dell'area montana oggetto dell'intervento;
la nuova strada statale n. 182, ricadente interamente nei territori provinciali di Vibo Valentia e Catanzaro, è suddivisa in cinque tronchi principali che, procedendo dalla costa tirrenica verso la costa jonica sono così definiti:
Tronco 1: dall'autostrada A3 SA-RC svincolo Serre a Vazzano;
Tronco 2: da Vazzano a Vallelonga;
Tronco 3: da Vallelonga al bivio per Montecucco;
Tronco 4: dal bivio di Monte Cucco a Chiaravalle Centrale Tronco 4-bis: dal bivio di Monte Cucco a Serra San Bruno;
Tronco 5: da Ciaravalle Centrale a Soverato;
ciascuno dei tronchi a sua volta è suddiviso in vari lotti;
i lavori - riferisce l'Anas - che riguardano un tratto di arteria di oltre 21 chilometri, rientrano nell'ambito del più ampio e articolato programma di realizzazione dell'intera Trasversale, dallo Jonio al Tirreno;
la progettazione del nuovo tracciato ha richiesto un articolato lavoro ingegneristico, che prevede la realizzazione di 3 gallerie naturali, della lunghezza complessiva di 1.242 metri, 7 gallerie artificiali, della lunghezza complessiva di 1.270 metri e 20 viadotti, della lunghezza complessiva di 3.145 metri;
la realizzazione della suddetta opera toglierà dall'isolamento quelle aree interne - ricche di immense risorse naturalistiche e che per la presenza poi di rinomati luoghi religiosi, tra cui la Certosa di Serra San Bruno, sono state definite il cuore spirituale di questa parte del Mezzogiorno - e renderà l'intero sistema viario calabrese più armonioso;
il 25 gennaio 2006, la stessa Anas ha poi proceduto alla consegna definitiva di tutte le aree interessate dai lavori, prevedendo come termine di consegna di tutti i lavori settembre 2009;
allo stato attuale però, risultano realizzati ed aperti al traffico soltanto 7,1 chilometri del complesso progetto e la conclusione dello stesso sta diventando ormai una vera e propria chimera. L'idea di mettere in cantiere una strada a scorrimento veloce in grado di collegare - attraverso l'altopiano delle Serre - lo Ionio e il Tirreno risale addirittura al 1966, anche se il primo appalto della Trasversale è stato aggiudicato solo nel 1983. Un opera, questa, che rappresenta inoltre il più grosso investimento pubblico finora realizzato nelle Serre e che avrebbe già dovuto concludersi anni orsono, e che invece diverse cause (interruzioni di lavori, ritrovamenti archeologici, minacce ai cantieri,

contenziosi interminabili con le imprese che si sono succedute nel tempo) non consentono di immaginare ancora oggi quando i lavori di tutto il tracciato saranno definitivamente conclusi;
i ritardi di completamento dell'opera in questione, stanno determinando per le amministrazioni locali interessate, innumerevoli disagi, vista l'importanza che tale arteria rivestirebbe, in virtù soprattutto della scarsa efficienza delle altre infrastrutture, evitando così ricadute economiche altrettanto negative per le stesse realtà territoriali interessate;
l'interrogante ribadisce l'importanza che il completamento di tale arteria rivestirebbe per lo sviluppo e la crescita economica e sociale dell'intera Calabria -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda attuare per garantire in tempi celeri la conclusione dei lavori per i tratti non ancora consegnati, visto che proprio sui lavori pubblici, punta lo stesso Governo per fronteggiare la crisi economia, e se siano state già stanziate le risorse, indispensabili per l'immediata esecuzione degli interventi, necessari a porre finalmente fine all'intera opera ancora incompiuta e molto attesa dall'intero territorio regionale.
(4-02714)

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un recente rapporto, frutto del lavoro di un gruppo di studio, promosso dal Ministro dell'economia Giulio Tremonti, risulta che in Italia esistono circa 60 impianti, i cui cantieri possono essere avviati fra il 2009 e l'inizio del 2010, che risultano potenzialmente in grado di dare un impulso rilevante al nostro sistema economico. La causa del blocco strutturale è in gran parte ascrivibile alla macchina burocratica italiana. Il fermo degli impianti immobilizza in totale 18 miliardi di capitali, esclusivamente privati;
le attività che subiscono maggiormente l'ostruzionismo di norme e burocrazia sono per la maggior parte impianti di stoccaggio del gas naturale, impianti eolici, centrali a biomassa, rigassificatori, elettrodotti, impianti fotovoltaici, impianti per la gestione di rifiuti, raccordi autostradali ed un cantiere per la conversione di una centrale a carbone dell'Enel a Porto Tolle;
queste attività risultano inattive, in attesa del nullaosta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che vede in tutto 19 progetti «incagliati». Si rilevano poi 24 progetti fermi a causa di ostacoli amministrativi regionali, provinciali o comunali e altri 11 progetti non sono decollati a causa di leggi regionali: in particolare Basilicata, Calabria, Molise e Veneto -:
quali provvedimenti urgenti intendano intraprendere per alleggerire l'iter burocratico riguardante cantieri rilevanti quali quelli sopraccitati, anche monitorando l'attività e le tempistiche di rilascio delle autorizzazioni, richieste dalla normativa vigente, da parte delle autorità preposte.
(4-02731)

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autotrasportatore Carlo Massone residente a Castelletto d'Orbia (Alessandria) è stato coinvolto in una gravissima vicenda che ha compromesso la sua stabilità economica e quella dell'omonima azienda di trasporti;
tale vicenda ha avuto inizio con l'acquisto di 6 automezzi con gru effettuati in epoche diverse (dal 1983 al 1996), tutti apparentemente pronti per essere utilizzati su strada ma poi risultati con documentazione irregolare a seguito di verifiche disposte dallo stesso Massone;

il caso più famoso e più documentato, già oggetto dell'interrogazione 4-05578 dell'8 novembre 2007 alla Camera dei Deputati e della 4-01468 del 7 marzo 2007 al Senato, è quello che riguarda un veicolo Fiat 170/35B. Tale mezzo all'acquisto risultava regolarmente collaudato in tutte le sue parti, completo di attestazioni rilasciate dalla Motorizzazione e dall'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro). Successivamente, dopo la richiesta dello stesso signor Massone per la verifica della veridicità della documentazione, si ebbe esito negativo da parte della Motorizzazione e della Asl di Alessandria. Il mezzo presentò una serie di anomalie tecniche e strumentali tali da renderlo inutilizzabile;
nel procedimento penale riguardante i fatti esposti e nei confronti dello stesso signor Massone, egli veniva accusato di aver dolosamente manomesso e modificato le caratteristiche tecniche del mezzo;
tale procedimento si è concluso con una sentenza dell'8 giugno 1999 del Tribunale di Alessandria dove la concessionaria Plura, venditrice del veicolo, è stata condannata ad un risarcimento danni pari a circa 100 milioni del vecchio conio;
in molti altri casi, comunque, dopo l'acquisto presso concessionarie e rivenditori, gli autocarri con gru e piattaforma aerea sono risultati tutti con documenti di revisione e collaudo falsi rilasciate dalle Motorizzazioni civili e dall'Ispesel;
al di là delle ripercussioni della vicenda in ambito giudiziario, da questa esperienza risulta l'esistenza di gravi irregolarità nelle operazioni di collaudo. Questo è solo il caso più eclatante, ad onta delle forti perdite economiche subite dopo queste tristi esperienze che hanno addirittura portato il signor Massone a minacciare il suicidio su diversi organi di stampa;
è chiaro che se le esperienze del signor Massone si verificassero in tutto il territorio italiano ci troveremmo di fronte ad un problema grave che non metterebbe in discussione soltanto la stabilità economica delle aziende operanti nel settore dei trasporti, ma anche la sicurezza di tutti i mezzi che circolano sulle strade italiane, con le conseguenze che ne deriverebbero -:
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non ritenga opportuno effettuare delle efficaci indagini presso gli Uffici provinciali del Dipartimento dei Trasporti terrestri al fine di verificare lo svolgimento a norma di legge delle trasformazioni dei veicoli e dei relativi collaudi e la veridicità di conformità delle carte di circolazione rilasciate, per salvaguardare la sicurezza stradale ed evitare che si ripetano esperienze come quella del signor Massone.
(4-02736)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TASSONE, ZINZI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e PISACANE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 e 7 giugno 2009 i cittadini di oltre la metà dei comuni e delle province italiane si recheranno alle urne per rinnovare gli organi degli enti locali;
da tale corposo elenco resteranno esclusi quei comuni e province che sono stati sciolti per motivi diversi dalla scadenza naturale del mandato dopo il 24 febbraio 2009, ultimo termine utile per poter essere inseriti nella tornata elettorale di giugno;
allo stato risulterebbero fuori cinque enti, tra cui la provincia di Caserta, che conta oltre un milione di abitanti, mentre una altra ventina, tra comuni e province, potrebbero essere commissariati in questo periodo;
la gestione commissariale, per quanto motivata, costituisce per i cittadini che la

subiscono una ingiusta penalizzazione, che blocca interventi e provvedimenti magari attesi da tempo ma che la gestione rinvia sine die;
appare inoltre inopportuno, tenuto conto dei risparmi che ne potrebbero conseguire, rinviare il rinnovo degli organi in un'altra tornata elettorale -:
se non ritenga di adottare iniziative urgenti atte ad includere, nell'elenco dei comuni e province che parteciperanno alla prossima tornata elettorale di giugno, anche quei comuni che sono stati commissariati fuori della data ultima prevista dalla normativa vigente o che sono in procinto di essere affidati ad una gestione commissariale, al fine di consentire alle popolazioni e alle amministrazioni interessate lo svolgimento ordinario dell'attività senza disagi o impedimenti e, al tempo stesso, di realizzare quelle economie, in termini di risorse, utili per essere destinate ad altri scopi.
(5-01255)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la rete autostradale italiana, grazie anche agli investimenti effettuati dai gestori nazionali, è sempre più sicura ed il numero dei morti va calando pur rimanendo sempre alto e socialmente inaccettabile;
l'intervento dei Vigili del Fuoco in occasione di numerosi incidenti che hanno determinato la perdita di vite umane è stato nella gran parte dei casi tempestivo ed efficiente;
il Corpo, a giudizio dell'interrogante e del sindacato nazionale autonomo di categoria Confsal-Vigili del Fuoco, ha dato prova di avere la necessaria professionalità ed esperienza maturata nel corso di numerosi interventi, per prestare soccorso a chi si è trovato coinvolto nei più recenti incidenti stradali e nelle emergenze dovute a cause naturali o incendi evitando, così, la perdita di ulteriori vite umane;
secondo quanto sostiene la Confsal, tuttavia, per abbattere i tempi di intervento e per offrire un soccorso più efficace la ricetta è una sola: istituire presidi dei Vigili del Fuoco sui principali snodi autostradali. In tal modo i soccorsi riuscirebbero a raggiungere tempestivamente ogni punto del territorio nazionale;
tutti gli attori della sicurezza nazionale devono essere messi nelle condizioni di operare con la massima efficienza e di raccordarsi tempestivamente fra di loro. Se però, come avviene nel caso dei Vigili del Fuoco, l'organico ed i mezzi si rivelano insufficienti tutto diventa più difficile e a farne le spese sono i cittadini che in alcuni casi non beneficiano di un soccorso tempestivo;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal, per prevenire e per intervenire tempestivamente sugli incidenti stradali si dovrebbe sottoscrivere un protocollo fra le società di gestione della rete autostradale e il Corpo dei Vigili del Fuoco per attuare un più fattivo coordinamento fra le parti, così come è avvenuto con l'intesa fra l'AISCAT e la Polizia di Stato -:
quali iniziative o provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato per sollecitare un accordo nel senso esposto in premessa.
(4-02715)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nonostante gli accordi presi fra il governo italiano e quello libico, a Lampedusa si susseguono gli sbarchi di immigrati, provenienti soprattutto dalle coste libiche. Nella notte fra il 10 e l'11 marzo un vecchio peschereccio di 15 metri, con oltre 300 migranti, è approdato nella piccola

isola siciliana, facendo riprendere il flusso di immigrati clandestini verso le coste italiane;
le 300 persone sono state trasferite nei due centri di Contrada Imbriacola e Capo Ponente, aggravando la situazione all'interno delle due strutture, insufficienti a contenere i quasi 900 ospiti, con il rischio del verificarsi di nuovi scontri come già accaduto nel febbraio 2009, che hanno provocato 24 feriti ed alcuni ustionati sia fra i cittadini extracomunicati, che fra i poliziotti ed i vigili del fuoco;
i tafferugli del febbraio 2009 sono scoppiati dopo che un gruppo di circa 300 cittadini tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto;
al momento della distribuzione dei pasti un gruppo di cittadini tunisini ha aggredito alcuni connazionali che avevano deciso di pranzare egualmente. Per alcuni minuti all'interno del Centro si è temuto il peggio: alcuni rivoltosi, secondo la ricostruzione del questore di Agrigento, avrebbero tentato di fuggire, forzando il cancello di ingresso;
i due centri siciliani sono stati visitati il 13 marzo 2009, dal Commissario Europeo per la Giustizia e le libertà, Jacques Barrot. Un primo sopralluogo, per accertare se le strutture del Cie rispettino le norme sanitarie, edilizie e ambientali previste dalla legge, intanto è stato compiuto da periti nominati dalla procura di Agrigento, che ha aperto un'inchiesta sulla rivolta del febbraio scorso, in cui le strutture del centro, distrutte dalle fiamme, non possiedono né la certificazione antincendio, né quella di abitabilità;
nella notte fra il 30 ed il 31 marzo due «barconi» di clandestini sono affondati in mare aperto, a largo delle coste libiche. A bordo trasportavano centinaia di persone. Secondo l'Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni, risulterebbero disperse almeno 300 persone. Altre due imbarcazioni sono state tratte in salvo da un rimorchiatore italiano. Uno dei natanti era partito da Sid Belal Janzur, un sobborgo di Tripoli, affondando dopo neanche tre ore di navigazione -:
se i ministri intendano accertarsi delle condizioni di vivibilità all'interno dei Cie presenti in Italia, avvalendosi anche dell'aiuto delle istituzioni e delle strutture preposte alla verifica delle condizioni igieniche ed ambientali;
quali misure urgenti intenda intraprendere il ministro dell'interno per sollecitare l'attuazione dell'accordo con il governo libico, in materia di immigrazione clandestina.
(4-02720)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come dimostrato dalle recenti indagini dei pm milanesi, il circolo finanziario che gravita attorno ad Expo 2015 è a rischio mafia e `Ndrangheta. Nella città l'atteggiamento delle cosche è molto diverso da quello adottato nel Sud d'Italia. A Milano le famiglie criminali calabresi e siciliane lavorano senza alcun interesse a mostrare il loro potere, ma piuttosto per riuscire a spartirsi nel modo più adeguato possibile il territorio, in vista dell'Expo 2015;
come affermato dall'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia, firmata da Vincenzo Macrì e inviata al procuratore nazione antimafia Piero Grasso, Milano sta diventando il luogo dove la 'Ndrangheta sta realizzando la sua nuova strategia: cooperare con tutte le altre mafie, sia italiane che straniere, per mettere le mani su due grandi business, narcotraffico e opere pubbliche;
questa nuova strategia, che ha una vasta portata sia nazionale che internazionale, comporterà anche un riassetto, un riposizionamento organizzativo delle cosche

sul territorio. Roberto Pennisi, procuratore antimafia afferma che la penetrazione mafiosa si sta accentuando, favorita da una maggiore predisposizione degli ambienti amministrativi, economici e finanziari ad avvalersi dei rapporti che si instaurano con l'ambiente criminale. Soprattutto nei settori delle opere pubbliche, dell'edilizia, dei mercati e della circolazione del denaro;
con la `Ndrangheta non collabora soltanto Cosa Nostra, ma anche organizzazioni criminali balcaniche e nordafricane. I gruppi emergenti ora sono quelli provenienti dalla Serbia, che vengono coinvolti in operazioni che transitano dal Sudamerica, dai Balcani, dalla Polonia. Questo allarme si accompagna a quello per la penetrazione della mafia russa in Lombardia, che sta investendo nel commercio all'ingrosso e nell'acquisto di immobili di lusso, e che ha già stretto rapporti di collaborazione con la `Ndrangheta;
la capitale finanziaria d'Italia sta diventano anche il luogo principe del riciclaggio, come ha dimostrato l'inchiesta del pm Mario Venditti. Anche le comunità straniere hanno acquisito know how finalizzato a riciclare il denaro attraverso circuiti bancari informali: è il caso, ad esempio, delle organizzazioni nordafricane: i magistrati della Dna temono se ne servano per finanziare il terrorismo islamico. Ma esistono anche banche clandestine cinesi, operazioni finanziarie sospette di alcuni gruppi albanesi, e sudamericani, che riciclano i proventi del traffico di cocaina attraverso i money transfer;
grazie al traffico di droga, tutti i clan mafiosi, sia nazionali che internazionali, sono in grado di finanziare attività illecite, soprattutto nel campo dell'edilizia. Tale attività viene svolta per mezzo di società intestate agli stessi appartenenti alle cosche e senza quindi occultare il proprio interesse -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda intraprendere per monitorare e bloccare l'attività criminale in Lombardia, con particolare attenzione a Milano, meta appetibile grazie al concentramento delle attività finanziarie e dei cantieri che verranno inaugurati in vista dell'Expo 2015.
(4-02728)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il cinema Apollo di Bergamo è chiuso dal 2005 ed è diventato, negli ultimi tempi, rifugio di sbandati. Si trova nelle vicinanze del Tribunale, nel pieno centro della città; la struttura, all'interno, è rimasta tale e quale a quella che era quando il cinema era in piena attività, con l'unica differenza che, se prima ospitava persone appassionate di cinema, ora ospita tossicodipendenti e clochard;
per entrare all'interno è sufficiente spostare una piccola recinzione. Ci si trova subito nell'atrio pieno di schegge di vetro sparse per terra. Gli interni sono diventati un contenitore fetido di rifiuti di ogni tipo, siringhe, escrementi, vetri rotti, con stracci e coperte distese per terra insieme ad avanzi di cibo. L'umidità ha staccato l'intonaco dalle mura, mentre nel corridoio che costeggia il muro del cinema e porta al piano superiore, una tubatura del sistema antincendio perde acqua di continuo, allagando completamente tutto il passaggio;
l'ultima dichiarazione ufficiale della proprietà, sul futuro dell'ex cinema Apollo è stata rilasciata lo scorso 19 gennaio 2009. Nell'intervista si affermava che ad oggi non esiste un progetto condiviso sul riutilizzo dello spazio, che ospita ormai al suo interno soltanto sbandati, tossicodipendenti ed è presidio di attività illecite -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro, di concerto con le istituzioni locali e regionali, per presidiare i locali in esame.
(4-02729)

TESTO AGGIORNATO AL 21 MAGGIO 2009

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Regolamento sulla valutazione approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri il 13 marzo all'articolo 3, comma 2, disciplinando l'ammissione all'esame finale del primo ciclo come previsto dall'articolo 3 della legge 30 ottobre 2008, n. 169, prescrizione che lo schema di regolamento la estende anche all'esame finale del II ciclo (articolo 6, comma 1), stabilisce che: «L'ammissione all'esame di Stato ... è disposta ... nei confronti dell'alunno che ha conseguito una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l'attribuzione di un unico voto secondo l'ordinamento vigente e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi»;
questa disposizione applicativa, che arriva ormai a fine anno scolastico, è motivata dalla necessità di reintrodurre rigore in esami che da più anni vedono la quasi totalità degli studenti promossi al di là delle loro effettive conquiste formative;
questa scelta avviene ad anno scolastico già inoltrato e tale cambiamento nella valutazione conclusiva dovrebbe essere ridiscusso già il prossimo anno, quando entreranno in vigore i nuovi regolamenti relativi ai percorsi scolastici secondari (liceali e tecnici);
il ritardo con cui questo provvedimento arriva nelle scuole potrebbe inoltre contribuire a condizionare l'orientamento dei docenti nella fase valutativa finale, fase che rappresenta un elemento centrale della scuola, sia in funzione formativa che orientativa, e che deve essere rigorosa -:
se, essendo stato già previsto un periodo più lungo di verifica dei regolamenti dei licei e degli istituti tecnici, intenda modificare nel regolamento la valutazione la norma relativa all'ammissione all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo e affrontare il tema della valutazione nella secondaria di secondo grado coerentemente alle indicazioni di riforma contenute nei regolamenti che verranno emanati, per permettere una proposta chiara ed adeguata al contesto che la scuola secondaria superiore sarà chiamata ad assumere.
(5-01249)

Interrogazione a risposta scritta:

TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stata bandita la gara internazionale di appalto (indetta con bando pubblicato sulla G.U.U.E. del 18 giugno 2008) per n. 8.000 lavagne interattive (LIM), gestita da Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire per un importo di circa 24 milioni di euro;
per l'elevatissimo valore economico della base d'asta della gara (pari ad euro 24.000.000,00) e per le caratteristiche tecniche degli apparecchi elettronici in questione pochissime sono le imprese che a livello mondiale sono in grado di eseguire la suddetta fornitura;
le peculiarità tecnologiche dell'oggetto della gara, coinvolgente accertamenti tecnici concernenti, tra l'altro, le interconnessioni e la compatibilità tra sistemi e piattaforme informatiche, richiedono competenze ed esperienze specifiche sia per quanto concerne l'elaborazione dei documenti di gara sia relativamente alla gestione dell'iter procedimentale della gara medesima sia, infine, in merito alla valutazione e comparazione delle offerte pervenute;
purtroppo a fronte delle caratteristiche tecnologiche e delle rilevanza economica della gara, le procedure seguite hanno tuttavia denotato una gestione della stessa da parte della Stazione appaltante

quantomeno superficiale che ha determinato una serie di ricorsi al TAR Toscana da parte di 2 dei 3 raggruppamenti di imprese partecipanti. Ricorsi accolti dapprima in fase cautelare e poi anche con la sentenza conclusiva del procedimento di primo grado depositata in dispositivo in data 11 marzo 2009, con la quale è stata annullata l'aggiudicazione della gara, con condanna della stessa Stazione appaltante al pagamento di complessivi euro 38.000 a favore dei ricorrenti quale titolo di spese processuali;
conviene descrivere sinteticamente i principali momenti della complessa vicenda, che ha visto fino ad oggi l'emanazione di circa dieci provvedimenti giurisdizionali cautelari e di merito:
ad agosto-settembre del 2008, si verificò l'esclusione dalla gara di due dei tre raggruppamenti partecipanti (le cui offerte presentate non erano neppure state aperte, con aggravio economico certo per lo Stato);
l'11 settembre 2008, venne effettuata l'aggiudicazione provvisoria della gara all'unico partecipante tenuto in gara dalla commissione giudicatrice;
il 16 settembre 2008, e il 29 settembre 2008 i due concorrenti esclusi presentarono i rispettivi ricorsi;
ad ottobre-novembre 2008, proposero ulteriori ricorsi per motivi aggiuntivi;
il 3 dicembre 2008, si procedette aggiudicazione definitiva della gara all'unico concorrente tenuto in gara da parte della Stazione appaltante;
il 10 dicembre 2008, la Stazione appaltante, in pendenza dei ricorsi giurisdizionali, decise di predisporre gli atti necessari per la stipulazione del contratto di appalto con l'impresa aggiudicataria;
nel dicembre 2008-gennaio 2009, ulteriori ricorsi per motivi aggiunti, furono proposti contro l'aggiudicazione definitiva;
il 9 gennaio 2009, il Tar Toscana emanò l'ordinanza n. 4 del 2009 con la quale, in conferma del decreto presidenziale d'urgenza n. 1170 del 2008, furono accolte le istanze di sospensione cautelare dei provvedimenti di aggiudicazione della gara da parte della Stazione appaltante;
il 2 febbraio 2009, il Consiglio di Stato con decisione n. 626 del 2009 confermò la citata ordinanza n. 4 del 2009 del Tar Toscana, la quale era stata impugnata dalla Stazione appaltante;
l'11 marzo 2009 è stato infine pubblicato il dispositivo della sentenza del TAR Toscana conclusiva del procedimento di primo grado, con la quale è stata definitivamente annullata l'aggiudicazione della gara, con condanna della stessa Stazione appaltante al pagamento delle spese processuali;
a tutt'oggi, in virtù di quanto evidenziato, a quasi un anno dalla pubblicazione del bando di gara, l'amministrazione non è stata ancora in grado di acquisire le apparecchiature multimediali;
resta attualmente in essere un illegittimo contratto di appalto (che in quanto atto «privato» non può essere direttamente annullato dai giudici amministrativi) che la Stazione appaltante ha inspiegabilmente ritenuto di concludere con l'aggiudicataria nonostante le pronunce del TAR Toscana;
appare chiara l'inadeguata gestione da parte della stazione appaltante della gara in discorso, non certo in linea con le esigenze di «buon andamento dell'amministrazione» cui fa riferimento l'articolo 97 della Costituzione, le quali avrebbero invece richiesto una corretta ed efficiente conclusione della procedura e la conseguente rapida acquisizione degli apparecchi multimediali -:
quali sono le ragioni che hanno indotto il Governo a coinvolgere e ad assegnare l'incarico di espletare la gara d'appalto per l'acquisto di n. 8.000 lavagne interattive multimediali (LIM), oltre a contenuti didattici digitali, all'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica ex Indire (tuttora commissariata),

la quale in precedenza non aveva mai gestito direttamente gare d'appalto in tutte le fasi di legge e le cui funzioni, a norma della legge n. 296 del 2006 (Finanziaria 2007), riguardano invero soprattutto la formazione e la consulenza didattica e pedagogica.
(4-02725)

TESTO AGGIORNATO AL 29 APRILE 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
già nei mesi scorsi, in Parlamento, si è parlato di Sensibilità Chimica Multipla (MCS). Chi ne viene colpito diventa allergico alla maggior parte delle sostanze chimiche presenti in un'ambiente, sia chiuso che aperto; nei casi più gravi, si arriva alla lesione degli organi interni del soggetto, lesione causata dalle esposizioni a sostanze chimiche;
il campo di studi sulla MCS è ancora scarno, anche se di recente, l'INAIL di Caltanissetta ha prodotto un rapporto sulla MCS, individuandone la cause nella stessa capacità di metabolizzazione delle sostanze chimiche, spesso per motivi genetici;
tale patologia è stata riconosciuta in USA, Canada, Australia e Giappone. In Europa, dal 1998, la MCS è inserita nell'aggiornamento tedesco dell'International Code of Disease (IDC l0-GM) ed è classificata nell'elenco delle invalidità motorie del Ministro del Welfare Tedesco (perché i malati non possono muoversi autonomamente, entrare nei negozi, negli uffici pubblici, eccetera), mentre, dal 2005, grazie al lavoro dell'Agenzia per la Protezione Ambientale Europea, la Sensibilità Chimica è entrata a far parte delle patologie emergenti dovute appunto all'esposizione quotidiana ad agenti chimici;
l'istituto Superiore della Sanità ha creato un team conoscitivo sulla malattia, denominato Gruppo di Lavoro Inter-Regionale, che redige ogni anno un documento riguardante lo stato delle conoscenze sulla MCS. Il gruppo è composto prevalentemente da medici del lavoro, cosa alquanto incompatibile con la specificità della malattia, i cui portatori non sono in grado di lavorare o sono addirittura dei bambini;
nonostante i riconoscimenti sanitari internazionali, e nonostante il lavoro del Gruppo di Lavoro Inter-Regionale, in Italia il Consiglio Superiore della Sanità ha espresso un parere negativo al riconoscimento della MCS, a causa della mancanza di un test diagnostico specifico, quando, in realtà, in base agli studi internazionali fatti sulla patologia, si riscontra che essa non dipende da fattori psicologici, bensì genetici e neurologici -:
se il Ministro intenda accertare quali siano state le motivazioni che hanno spinto alla nomina di medici del lavoro, all'interno del Gruppo di Lavoro Inter-Regionale, piuttosto che di esperti di discipline inerenti i danni che la MCS comporta sull'organismo di chi ne è affetto.
(2-00353) «Jannone».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOSCA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 1967 una grande multinazionale tedesca, la Siemens, ha aperto una filiale a Cavenago di Brianza, nella quale trovarono lavoro 1200 persone su una popolazione totale di 2800 abitanti;

ancora nel 1997 la Siemens, pur avendo drasticamente ridotto l'organico, impegnava nella propria sede 170 dipendenti, utilizzati nella produzione di cavi elettrici sofisticati;
il 20 ottobre 2004 lo stabilimento Siemens di Cavenago di Brianza è stato rilevato dalla Falck Ambiente, che ha acquisito il ramo d'azienda firmando un accordo con la parte venditrice e le rappresentanze sindacali, impegnandosi a mantenere la produzione cavi fino al 30 aprile 2006;
lo stesso accordo prevedeva, al termine della produzione di cavi elettrici, un periodo di mobilità per i lavoratori durante il quale la Falck Ambiente, grazie a un aumento volumetrico concesso dal comune di Cavenago, si impegnava entro il 31 marzo 2007 a predisporre nuove strutture, una di logistica e l'altra di information technology, dove sviluppare attività industriali;
nel 2007 al rientro dei lavoratori in fabbrica dopo il periodo di mobilità, 40 dipendenti erano già stati collocati in altre strutture o a riposo. Gli altri 130 dipendenti venivano reintegrati presso la Logistic Service srl, (di proprietà del signor Chiara, nipote dei Bartolini a seguito di un accordo firmato tra quest'ultima e la Falck Ambiente nel dicembre 2006;
nell'agosto 2007 la Logistic Service srl., dopo tre mesi di mancata erogazione degli stipendi e dopo un lungo periodo di agitazione dei lavoratori, ha dichiarato fallimento provocando la messa in mobilità dei dipendenti;
dopo un «attività di mediazione» svolta dal Sindaco di Cavenago Brianza e dalle organizzazioni sindacali si è giunti a un accordo, il quale ha stabilito che 60 lavoratori fossero assunti da Borghi trasporti, 39 rimanessero in mobilità e 24 prolungassero la mobilità fino alla pensione;
il 5 luglio 2008 la Borghi trasporti ha dichiarato lo stato di crisi e a seguito di un tavolo di concertazione, aperto in provincia di Milano con presenti le istituzioni locali, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, è stata richiesta la collocazione dei lavoratori di Borghi trasporti in Cassa Integrazione Straordinaria per un anno;
ad oggi Borghi trasporti ha ceduto il ramo d'azienda a Bames, non retribuendo 700 euro mensili di Cassa Integrazione Straordinaria ai lavoratori;
il timore è che Borghi trasporti dichiari fallimento, gettando sul lastrico 60 famiglie o che il continuo rimpallo da una società all'altra prosegua, perpetrando lo stato di angoscia e d'incertezza di queste famiglie;
la situazione di crisi occupazionale che ha colpito Cavenago di Brianza non è legata solamente alle drammatiche vicende succitate ma ha dimensioni ben più ampie. Basti ricordare che a Cavenago vi sono 200 lavoratori presso la Bartolini progetti che sono stati assunti in cooperativa con una paga oraria di circa 4,50 euro;
il comune di Cavenago di Brianza, assieme a tutti i comuni del Est Milanese, alla Provincia di Milano, alle organizzazioni datoriali, sindacali e alla Camera di Commercio si è costituito in Fondazione al fine di riuscire a ottenere i finanziamenti stanziati due anni fa dal Governo allo scopo di rilanciare i distretti tecnologici;
i finanziamenti di cui sopra sembrano essere stati dirottati verso altri capitoli e altre opere -:
se non ritenga, per quanto di sua competenza, di dover intervenire per salvaguardare i posti di lavoro in oggetto che, al momento, versano in una reale condizione di rischio;
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenza, al fine di prevedere forme di tutela per i lavoratori dell'area in questione e per fare in modo che le risorse inizialmente destinate al rilancio dei distretti tecnologici siano a questo scopo utilizzate.
(5-01248)

GATTI, FONTANELLI e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli stabilimenti italiani ex Siemens VDO, ora Continental, presenti nel territorio di Pisa, in particolare uno sito a Fauglia e l'altro a San Piero a Grado, costituiscono punti di eccellenza tecnologica nella produzione di elettroiniettori per motori a benzina, in particolare forniscono, tra gli altri, anche Bmw e Mercedes;
attualmente gli stabilimenti occupano circa 1000 dipendenti, mentre a metà dello scorso anno gli occupati erano 350 in più, tutti lavoratori in somministrazione che sono fuoriusciti dall'azienda tra ottobre e dicembre del 2008;
tra i punti di forza dei due stabilimenti, oltre ai volumi produttivi, pari a circa 25 milioni di elettroiniettori annui, vi è anche il centro di ricerca che opera in collaborazione con diverse università, tra le quali l'università di Pisa;
nel gennaio 2008, la multinazionale tedesca Continental, ha acquistato da Siemens il settore della componentistica auto (Siemens VDO), al prezzo di 11 miliardi di euro. Il Gruppo Continental, è tra i cinque maggiori fornitori dell'industria automobilistica come produttore di pneumatici, sistemi frenanti, sistemi e componenti per motore e telaio, strumentazioni, soluzioni per informazione ed elettronica di bordo e parti tecniche in elastomeri. Attualmente comunque la Continental occupa circa 140.000 dipendenti in oltre 60 stabilimenti e 36 Paesi;
durante l'estate dello scorso anno la stessa Continental cede all'assalto della connazionale Schaeffler (gruppo leader nel settore automotive e aerospaziale attraverso marchi come Fag e Ina, e secondo produttore mondiale di cuscinetti a sfera, non quotata in borsa), che ha raggiunto il 49,9 per cento del capitale della Continental. L'accordo iniziale prevedeva che il gruppo bavarese della Schaeffler limitasse la propria quota di minoranza e mantenesse per quattro anni intatta la struttura della Continental. In realtà l'azienda subentrante si è ritrovata vittima della tempesta finanziaria con una quota pari al 90 per cento delle azioni, quotate intorno agli 11 euro contro i 75 al momento dell'acquisto. Dunque alle difficoltà economiche della Continental, derivanti dalla più generale crisi economica e da quella del settore automobilistico, si aggiungono anche quelle del precedente acquisto della Siemens VDO e l'ultimo indebitamento della Schaeffler per l'acquisto della Continental medesima;
dopo l'acquisizione da parte della Continental della Siemes VDO, la dirigenza centrale della Continental ha avviato un piano di riorganizzazione mondiale di tutte le strutture operative, direzionali e di ricerca con l'obiettivo di aumentare la produttività, ridurre il costo del lavoro, accorpare e riallocare stabilimenti e linee di prodotti tra paesi e aeree geografiche diverse, in funzione di politiche orientate ai clienti, oltre all'ipotesi di un unico accorpamento dei vari centri di ricerca presenti nei siti produttivi;
tale riorganizzazione rischia di coinvolgere pesantemente anche i due stabilimenti pisani. A tale proposito, infatti, i dirigenti aziendali, hanno in più occasioni espresso la necessità di avviare una ristrutturazione che coinvolga anche i suddetti stabilimenti al fine di ridurre il costo del lavoro;
al momento in azienda sono iniziati cicli di cassa integrazione ordinaria: 2 settimane per tutti i dipendenti sono state fatte a dicembre 2008, 1 settimana nel mese di gennaio ed a febbraio sono state riaperte le procedure per la cassa integrazione per 13 settimane, fino all'8 maggio prossimo;
negli ultimi mesi i rappresentanti della RSU dell'azienda hanno avviato una serie di incontri istituzionali con la Provincia e la Regione per discutere della situazione che si è venuta a creare nell'area;

il 17-18 e 19 febbraio 2009 un componente della Rappresentanza Sindacale della Continental, ha partecipato, all'interno di una delegazione composita in rappresentanza delle amministrazioni locali, associazione degli industriali, organizzazioni sindacale ed altri, a degli incontri presso il Parlamento Europeo riguardanti il settore della componentistica in Toscana, a fronte di una diffusa crisi economica che ha colpito le aziende del settore. A Bruxelles, la delegazione ha incontrato i componenti della Commissione Lavoro -:
se non ritenga, sulla base degli elementi elencati in premessa di dover attivare con urgenza un tavolo di trattativa con tutte le parti interessate alla situazione dell'azienda Continental, al fine di scongiurare la perdita di posti di lavoro dei due stabilimenti citati, in un'area, quale quella pisana, già interessata dagli effetti della crisi economica ed occupazionale;
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, al fine di intervenire sul settore della componentistica auto in Toscana, che peraltro non beneficia direttamente degli incentivi previsti dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 a differenza del settore automobilistico, data la grave situazione di crisi che si è determinata nel settore che coinvolge aziende quali Magna, TWR, Pierburg, Inalfa, Delphi, Breovedani, Eaton, la GKN, solo per citarne alcune.
(5-01256)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Sla è una patologia degenerativa dei motoneuroni, cioè delle cellule nervose localizzate nella corteccia cerebrale (1o motoneurone, o motoneurone centrale), nel midollo spinale e nel tronco dell'encefalo (2o motoneurone, o motoneurone periferico), responsabili del movimento di tutta la muscolatura volontaria. Il primo motoneurone, che si trova nella corteccia cerebrale, trasporta il segnale nervoso attraverso prolungamenti che dal cervello arrivano al midollo spinale; il secondo è invece formato dalle cellule nervose, che trasportano il segnale dal midollo spinale ai muscoli, La degenerazione progressiva dei motoneuroni nella Sla conduce alla loro morte, provocando così la totale incapacità del muscolo di qualsiasi movimento. Tuttavia, in quasi tutti i pazienti di Sla la mente e le attività intellettuali e cognitive non vengono minimamente intaccate, nonostante la condizione di degenerazione progressiva del corpo, provocando uno stadio di maggiore sofferenza e depressione;
chi soffre di questa patologia arriva alla paralisi e, nella maggior parte dei casi, alla morte in pochi anni dalla comparsa dei primi sintomi. È una malattia di cui esistono due diverse tipologie: la forma comune e non ereditaria, che rappresenta circa il 90 per cento di tutti i casi di Sla e che, plausibilmente, è legata anche a fattori ambientali tuttora ignoti; la forma familiare, così detta perché colpisce diverse persone all'interno di uno stesso nucleo familiare, in cui contano soprattutto le cause genetiche;
durante le fasi iniziali della malattia, i sintomi possono essere talmente impercettibili da essere spesso trascurati. Nella maggior parte dei casi si avverte debolezza muscolare nelle mani e/o nelle braccia, nelle gambe, accompagnata da crampi muscolari, da difficoltà della parola e debolezza del tono di voce; in alcuni casi, molto più rari, si attesta da subito la comparsa di un'alta frequenza del ritmo respiratorio e di difficoltà nella deglutizione;
i soggetti che soffrono di Sla hanno di solito un'età compresa fra i 50 ed i 60 anni. Il decorso medio, va dai 3 ai 5 anni, il 50 per cento degli affetti muore entro 18 mesi dalla diagnosi mentre solo il 20 per cento supera i cinque anni ed il 10 per cento i 10 anni. La prevalenza è di 6 casi ogni 100.000 abitanti, in questo momento in Italia si stimano all'incirca 4.000 pazienti;

in questi giorni, dagli Stati Uniti, un team di ricercatori, sia italiani che statunitensi, ha affermato e dimostrato di aver scoperto un tassello del misterioso mosaico di cause che provocano la malattia. I ricercatori hanno infatti trovato difetti su un gene importante per i neuroni legati alla forma ereditaria della Sla che ricorre all'interno della stessa famiglia; il gene potrebbe essere studiato e modificato per fornire una prima sperimentazione alla cura della malattia;
il team è diretto da Thomas Kwiatowski del Massachussets GeneraI Hospital, che ha coinvolto per l'Italia le Università di Bologna e Milano e Nicola Ticozzi del centro Istituto Auxologico Italiano di Milano. Gli esperti hanno confrontato il Dna di membri di 81 famiglie, in cui il morbo è manifesto, con il Dna di soggetti sani, trovando così 13 mutazioni a carico del gene FUS/TLS, coinvolto in importanti processi cellulari. La proteina prodotta dal gene difettoso ingolfa i neuroni accumulandosi al loro interno. I malati hanno due copie difettose del gene, i parenti sani che hanno superato l'età d'esordio della malattia e quindi si considerano salvi ne hanno solo una e potrebbero essere quindi portatori sani del morbo;
in Italia non esiste ancora una legge a livello nazionale, che riconosca la completa invalidità ad un soggetto colpito da Sla. Sono presenti soltanto normative regionali o locali, che regolano il flusso di assistenza medica alle famiglie con persone colpite dalla patologia. Nel settembre 2006, l'allora consigliere del Ministero della Salute, Stefano Inglese, e l'allora capo di gabinetto dello stesso Ministero, Renato Finocchi Gherzi, assicurarono la redazione di un provvedimento immediato che consenta il riconoscimento da subito dell'invalidità al 100 per cento e dell'accompagnamento per i malati di Sclerosi laterale amiotrofica (Sia), a partire dalla diagnosi della malattia, insieme all'istituzione di un registro nazionale dei malati e la rimborsabilità dal Ssn dei farmaci inseriti nel piano terapeutico stilato dallo specialista;
durante il confronto del 2006, i rappresentanti delle associazioni a tutela dei malati di Sla, avevano fatto presente le difficoltà di assistenza per le loro famiglie, elencando quanto segue: almeno tre persone fisse, giorno e notte, per assistere i malati, oltre a tutta una serie di ausili, come la sedia a rotelle, il respiratore ed i software informatici che aiutano a comunicare chi è rimasto senza voce. Per questo era stata richiesta anche la riattivazione completa della commissione ministeriale sulla Sla attivata dall'ex ministro Sirchia, con il reinserimento di un rappresentante degli ammalati;
se la normativa fosse stata presente, non si sarebbe verificato lo spiacevole inconveniente del febbraio 2008 presso la Asl Roma G, di Guidonia. Essendo in ritardo di almeno sei mesi con la pratica, non ha riconosciuto l'invalidità civile ad una signora malata di Sla. Per questo la signora non ha potuto usufruire dell'ambulanza, per recarsi in ospedale ad effettuare l'intervento di Gastrostomia Endoscopica Per cutanea (PEG) necessario per nutrirsi -:
se il Ministro intenda riprendere ed affrontare celermente e coscienziosamente il percorso iniziato nella precedente legislatura, dall'allora Ministro della Sanità Livia Turco, per formulare un'adeguata norma a favore dei malati di Sla, valida a livello nazionale, che riconosca loro l'invalidità al 100 per cento al momento della diagnosi;
se il Ministro intenda creare un team di ricercatori e di esperti, in grado di mappare la malattia sul territorio italiano, e di fornire un adeguato e valido apporto alla ricerca ed alla sperimentazione sia nazionale che internazionale.
(4-02718)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, nella provincia di Bergamo ci sono circa 4.500 malati terminali

che ricorrono alle cure palliative, per far sì che il dolore causato dalla malattia incida meno sulla qualità della vita e per evitare di morire nel dolore. Il gruppo di medici che praticano con estrema dedizione queste tipologie di cure, è nato nel 1989, con l'Associazione Cure Palliative, presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo. In quegli anni, nacquero il reparto di Oncologia medica e il Day Hospital a Bergamo e poi a Seriate e Treviglio;
ponendo maggiore attenzione al «problema del dolore del malato terminale, si sentì l'esigenza di creare una struttura di degenza specifica per quel 20 per cento di situazioni, che non potevano essere gestite a casa né tantomeno in corsia. Innanzitutto, occorreva provvedere ad un'assistenza continua, 24 ore su 24, che rispettasse i tempi e la specificità della condizione di ciascun malato terminale. Nacque, in questo modo, l'idea dell'Hospice Borgo Palazzo, per il quale l'Asl mise a disposizione un padiglione dell'ex ospedale neuro psichiatrico;
sia l'Associazione Cure Palliative, che l'Asl di Bergamo hanno fatto sì che l'opinione pubblica venisse informata continuamente, sull'andamento della nuova struttura e soprattutto sulla natura della «terapia del dolore» e delle «cure palliative». Un'informazione costante sul territorio è strettamente necessaria, dato che da una recente indagine, commissionata all'Ipsos dalle 60 associazioni che aderiscono alla Federazione nazionale Cure Palliative (Fnc), è emerso che ancora oggi solo il 45,4 per cento della popolazione sa cosa sono le cure palliative; meno del 50 per cento ne conosce le sedi e solo il 21 per cento conosce l'esistenza delle strutture note come Hospice. Inoltre, solo il 27 per cento sa che le prestazioni relative alla «terapia del dolore» sono erogate gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale, o in compartecipazione con altre tipologie di strutture che si occupano specificatamente della materia;
Giambattista Cossolini, primario dell'Unità di Cure palliative degli Ospedali Riuniti di Bergamo, afferma che, ad oggi, diventa esigenza primaria lo sviluppo della comunicazione riguardante la «terapia del dolore» e le «cure palliative», soprattutto nell'interesse dei malati. Per questo è necessario creare una rete di servizi competenti, diversi, integrati, a valenza pubblica, dove anche la burocrazia e i rapporti tra operatori siano integrati a costituire un tutto unico e polivalente. Il dato principale che conferma questo bisogno è l'aumento relativo ai ricoveri all'Hospice di Bergamo: nel 2008 sono stati 306 su 12 posti letto, con una degenza media di 11 giorni, mentre nel 2007 erano stati 289;
nonostante gli sforzi delle Asl a livello nazionale, metà dei malati terminali muore in ospedale, anche se il numero complessivo non dovrebbe superare il 10 per cento del totale. Questo accade perché non esiste ancora un adeguata collaborazione fra coloro che esercitano tali tipologie di cure e le istituzioni. Quindi è importante che la popolazione venga a conoscenza della valenza delle cure palliative. In Italia non esiste ancora una specializzazione relativa alla figura di medico dedito alle «cure palliative», considerate soltanto un quid in aggiunta alle competenze dell'anestesista o dell'oncologo relativi, mentre, al contrario, si tratta di un vero e proprio ambito di studio, con corsi specifici -:
se, alla luce di quanto attestato dai dati dell'Asl di Bergamo e dell'Associazione Cure Palliative, il Ministro intenda intraprendere una specifica strategia di comunicazione, volta a sensibilizzare la popolazione verso la «terapia del dolore» e le «cure palliative»;
quali iniziative il Ministro intenda adottare per modificare l'attuale normativa sulla «terapia del dolore» e sulle «cure palliative», in modo da creare processi di terapia molto più rapidi ed efficaci.
(4-02719)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli screening oncologici rappresentano un Livello Essenziale di Assistenza (L.E.A.) che le aziende ASL sono tenute a prestare, così come previsto dagli indirizzi regionali, nazionali ed europei;
a tutela di quanto sopra, nonché della popolazione residente, l'azienda ASL dovrebbe necessariamente mettere in campo due azioni fondamentali: garanzia della continuità del servizio e tutela del personale impegnato nella realizzazione dello stesso, con corretto utilizzo delle risorse economiche finalizzate;
i finanziamenti, individuati e dedicati dalla vigente normativa europea e nazionale di riferimento per i programmi di screening, oggi vanno garantiti a livello regionale mediante concreti processi di stabilizzazione, ma soprattutto monitorati e resi riconoscibili per evitare interferenze e/o distrazioni delle risorse su diversi capitoli di spesa, a tutela della popolazione coinvolta;
l'erogazione dei finanziamenti deve essere stabilizzata in un processo che incida sugli attuali sistemi di verifica, che debbono prevedere non solo il controllo dei flussi informatici sui quali oggi sono basati, ma anche la rispondenza a cronoprogrammi fondati su dati cimici e reali stati di avanzamento delle attività, la cui realizzazione è attribuita alle aziende sanitarie;
è necessario sostenere una rivalutazione reale delle politiche del territorio, che oggi impongono un ruolo fondamentale alla Prevenzione oncologica/screening di popolazione, in termini di diagnosi precoce (tumori della mammella, utero e colon-retto), come previsto dalla stessa politica dei L.E.A. -:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di sua competenza, a sostegno di questa problematica per arrivare a contenere la spesa sanitaria e quindi il costo sociale della malattia, garantendo così la fruizione del diritto alla tutela della salute costituzionalmente sancito.
(4-02722)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi, nel territorio bergamasco ed in molte altre province italiane, si sono intensificati gli omicidi e le violenze dovuti ad una difficile conclusione del rapporto di coppia. Molto spesso, il non voler rinunciare al partner, ha generato una lunga serie di liti, vendette e persecuzioni alle quali, fino a poco tempo fa, non veniva data la giusta considerazione;
il procuratore capo di Bergamo, Adriano Galizzi, era già intervenuto sull'importanza di controllare e combattere gli episodi di violenza legati soprattutto a relazioni di coppia, sottolineando la necessità e l'enorme importanza di una legge che possa permettere alle autorità di intervenire prima che le molestie finiscano nel sangue;
un caso tipico, ma nel quale le parti si sono invertite, è quello accaduto nei giorni scorsi a Sabbio del Dalmine, paese in provincia di Bergamo, in cui è stata la vittima delle molestie ad uccidere perché, secondo quanto accertato dalle autorità, era spaventata dalle minacce dell'ex. L'ex fidanzato era tornato a casa della sua ex compagna per obbligarla a riprendere la loro relazione, minacciandola. Lei ha reagito sfilandogli la pistola dalla tasca del giubbotto e gli ha sparato. La settimana prima dell'omicidio, il ragazzo aveva rubato in casa dell'ex fidanzata ed aveva tentato di estorcerle del denaro;
alcuni casi simili a quelli di Sabbio del Dalmine sono occorsi nella provincia di Bergamo, non molto tempo fa. Lo scorso ottobre, per esempio, a Foresto Sparso un ragazzo uccise con una coltellata alla gola la sua ex fidanzata e poi si tolse la vita nello stesso modo. Un mese prima a Villa d'Adda un ex idraulico

uccise a coltellate l'ex moglie, sotto la casa della donna, dopo averla uccisa l'uomo salì in macchina e andò a Locatelo, dove assassinò anche l'amica della consorte. Dopo il duplice delitto si costituì;
la legge sullo stalking, in vigore da poche settimane, ha finalmente conferito un equo riconoscimento giuridico alle persone vittime di reati persecutori, punendo le minacce e le molestie reiterate che potrebbero degenerare in violenza sessuale o omicidio -:
quali misure urgenti intendano adottare i Ministri per arginare il fenomeno dello stalking, non soltanto con misure giuridiche, come giustamente intrapreso, ma anche con misure preventive, che diano sostegno psicologico alle vittime e, per contro, cerchino di riabilitare socialmente il molestatore.
(4-02723)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Bergamo, di concerto con l'assessorato alle politiche sociali, gli ospedali riuniti, la Fondazione Santa Maria Ausiliatrice e con la casa di ricovero di via Gleno ha ufficializzato un protocollo di intesa riguardante la pratica della «dimissione protetta». La denominazione sta ad indicare la possibilità di poter garantire agli anziani, soli, spesso non autosufficienti, un percorso di sicurezza in termini di assistenza sociale e sanitaria, dopo il ricovero di urgenza presso gli Ospedali Riuniti di Bergamo;
la pratica della «dimissione protetta» funziona in questo modo: all'interno dell'ospedale è stato creato uno sportello/ambulatorio di protezione, in cui lavorano personale infermieristico ospedaliero, personale dell'Asl ed assistenti sociali del comune; al momento del ricovero d'urgenza, viene costruita una cartella di «interventi per le dimissioni» dell'anziano, tramite il paziente stesso o i propri parenti. In questo modo si assicura, per ogni paziente, una scheda nel network ospedaliero che assicura, immediatamente e senza perdite di tempo burocratiche, l'assistenza sia sanitaria che psicologica all'anziano una volta dimesso;
l'Asl si occupa di offrire i presidi necessari (terapie mediche domiciliari, fisioterapia, carrozzelle o altri ausili necessari, assistenti sociali o assistenza psicologica), il comune si attiva per l'eventuale assistenza domiciliare integrata o il supporto di operatori. In questo modo l'anziano solo e convalescente avrà un sostegno sia per quanto riguarda la sua malattia, che la sua condizione sociale -:
se il Ministro intenda assumere le iniziative di propria competenza, oltre a promuovere, in via sperimentale, il protocollo adottato dalla Asl di Bergamo, anche in altre province con forte incidenza di anziani che vivono da soli, ed in precarie condizioni di salute, in modo che l'anziano non si senta abbandonato e non debba occuparsi da solo di tutte le pratiche amministrative necessarie per proprie cure.
(4-02732)

ARACRI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la RAI radiotelevisione italiana ha una Cassa di Previdenza - CRAIPI - Fondo Pensione dei dipendenti Rai e delle altre Società del Gruppo: Rai Way, Rai Net, Rai Cinema, Rai Sat, Rai Trade., istituito con accordo sindacale del 18 dicembre 1989, con l'obiettivo di consentire agli aderenti di disporre, all'atto del pensionamento, di prestazioni pensioni sii che complementari del sistema obbligatorio;
tale Fondo è autorizzato da COVIP e sottoposto alla «vigilanza» dal 1999. La gestione amministrativa è affidata ad un

CDA nominato dall'Assemblea dei Delegati in rappresentanza degli iscritti (1 ogni 200);
i delegati restano in carica 3 anni e sono rieleggibili;
la Craipi è amministrata da un CDA composto da 8 membri, 4 di nomina Rai (Direzione del Personale) e 4 eletti dall'Assemblea in rappresentanza degli iscritti (rappresentati al momento da 4 sigle Sindacali, 3 confederali (CGL-CISL-UIL) e 1 non (SNATER);
l'Amministrazione della Craipi vige in regime di prorogatio non essendosi effettuate più elezioni dal 2001;
il Craipi ha un Collegio dei Revisori composto da 4 membri effettivi e 2 supplenti (3 nominati Rai e il resto dall'Assemblea). Anche questo organo risulta incompleto ed in regime di prorogatio;
il CRAIPI risulta con esercizio in passività da diversi anni;
i risultati finanziari relativi al periodo 2000-2007, non sarebbero in linea con i principali benchmark di riferimento (TFR, Titoli di Stato, Fondo Pensione dei Dirigenti Rai, rendimenti dei Fondi monocomparto, Fondo dei dipendenti gruppo Mediaset) -:
se siano fondate le notizie su presunti rischi di stabilità economico-finanziaria del Fondo Craipi, attestati da indicatori oggettivi quali rendimenti negativi di gestione sin dal 2000 e effettivi per il 2007 e attesi per il 2008, non in linea con i principali benchmark;
se corrisponda al vero che il portafoglio del Fondo Craipi sia composto da titoli e/o polizze e/o gestioni ad alto rischio anziché da titoli di Stato o simili a rischio contenuto;
quali iniziative intenda assumere per dare risposta della scarsa chiarezza sia delle comunicazioni periodiche, sia dell'informativa di bilancio che giungono agli iscritti al Fondo Craipi e al fine di fare luce su questa vicenda che sta facendo perdere molti soldi agli ignari dipendenti Rai aderenti al Fondo Craipi.
(4-02738)

PETRENGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel più ampio scenario del piano di riduzione del deficit sanitario della regione Campania, si colloca la legge regionale 28 novembre 2008, n. 16 che disciplina la razionalizzazione degli ambiti distrettuali e territoriali, nonché la ristrutturazione e riqualificazione dell'intera rete ospedaliera regionale;
la riqualificazione in oggetto coinvolge anche il presidio ospedaliero di Marcianise - fin dalla medievale Scuola Medica Salernitana testimone di una storia di attenzione alla persona sofferente - il quale, nel corso degli anni, ha assunto una valenza strategica nell'economia dei servizi sanitari del territorio della Provincia di Caserta in quanto struttura sanitaria di riferimento per un territorio complesso nella sua conformazione geografica, sociale ed economica nonché densamente abitato;
il presidio ospedaliero di Marcianise, infatti, serve un'area che si estende da Caivano a San Nicola la Strada fino a toccare il territorio dei comuni di Santa Maria Capua Vetere e di Capua, i cui ospedali, collocati all'interno dei rispettivi centri abitati, si trovano in posizioni logistiche certamente meno felici e raggiungibili rispetto al presidio di Marcianise;
il piano di ristrutturazione e di riqualificazione della rete ospedaliera territoriale di cui all'articolo 6 della citata legge regionale n. 16 del 2008, penalizza pesantemente il presidio marcianisano che - pur vedendo aumentare la disponibilità dei posti letto (184 rispetto ai 63 attualmente attivati) - ha subito una riduzione della gamma dei servizi offerti alla popolazione, la quale in seguito alla soppressione del reparto di ortopedia e il ridimensionamento di quello di chirurgia vede

ingiustamente pregiudicato il godimento del diritto alla cura e alla salute costituzionalmente sancito;
tale situazione non appare sufficientemente controbilanciata dal piano di riassetto ospedaliero conseguente all'accordo con la Seconda Università di Napoli, il quale prevede il trasferimento presso l'ospedale di Marcianise delle cliniche medica, chirurgica ed ortopedica universitarie;
l'insediamento universitario presso l'ospedale, infatti, sta avvenendo senza alcuna programmazione con grave pregiudizio dei livelli di assistenza del nosocomio che ha - come dimostrato dai 35.000 accessi annui al Pronto Soccorso - un notevole bacino di utenza;
le strutture universitarie devono essere aggiuntive e non sostitutive rispetto alla vocazione storica del presidio ospedaliero di Marcianise in modo da garantire, attraverso percorsi di integrazioni fra la realtà universitaria e quella ospedaliera, una assistenza maggiormente qualificata all'utenza;
il ridimensionamento dell'ospedale di Marcianise a «I livello di emergenza», con disattivazione del Pronto Soccorso, determinerà - altresì - problematiche legate alla congestione dei presidi ospedalieri limitrofi dal momento che - inevitabilmente - la richiesta di prestazioni si riverserà sull'Ospedale di Caserta e sugli Ospedali dell'area metropolitana, già impegnati al limite delle loro capacità, mentre lo spostamento del personale specializzato presso altre strutture sanitarie potrebbe turbare i già delicati equilibri occupazionali dell'area -:
quali tempestive iniziative ritengano opportuno intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che la razionalizzazione e la riqualificazione dell'ospedale di Marcianise venga condotta in maniera tale da compromettere il godimento pieno e stabile del diritto alla salute da parte della cittadinanza, ed in particolare dei livelli essenziali di assistenza, che pure devono essere garantiti nell'ambito del piano di rientro dal disavanzo sanitario.
(4-02739)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CICCANTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
presso il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) di Roma, è in atto una nuova riorganizzazione della rete di ricerca territoriale;
nella bozza organizzativa, l'Unità di Ricerca per l'Orticoltura di Monsampolo del Tronto (Ascoli Piceno) verrebbe declassata ad Azienda Sperimentale del Centro di Ricerca di Battipaglia (Salerno);
le linee guida per la realizzazione della rete di ricerca del CRA, approvate con delibera 189/98, sono ispirate ai principi di efficienza, razionalità ed economicità, mentre il documento - redatto dal Direttore Generale e dai Consiglieri Prof. Rizzuti, Prof. Tudisca e Prof. Mammuccini - evidenzia i punti critici dell'attuale rete di ricerca e le azioni tese a ridurne l'efficienza, quali la definizione di un più incisivo ruolo dei Dipartimenti ed il rafforzamento di filiere verticali, con il pieno coinvolgimento di strutture contraddistinte da missioni concatenabili;
la bozza di razionalizzazione della rete periferica non è ispirata ai succitati principi, e pertanto risulterebbe gravosa - in termini di impegno di risorse umane e di tempo - il cambiamento dei Centri di afferenza amministrativa delle Unità di Ricerca, con una vanificazione di tutti gli assetti amministrativi che ciascun Centro ha definito faticosamente con le U.R. afferenti;

le filiere di ricerca potrebbero ugualmente essere ridefinite solo dal punto di vista scientifico, lasciando però l'attuale organizzazione amministrativa;
l'ipotesi riorganizzativi prevede il declassamento di talune Unità di Ricerca - di provata capacità progettuale - al «Aziende Sperimentali», con il mantenimento di tutte le strutture;
tra queste è compresa l'Unità di Ricerca di Orticoltura di Monsampolo del Tronto (CRA-ORA) che diverrebbe Azienda Sperimentale dell' istituendo Centro di Ricerca per l'Orticoltura di Battipaglia, che dovrà accogliere anche personale di Pontecagnano e Scafati, previo investimento di ingenti risorse finanziarie, anche per l'edificazione di nuove strutture;
la riorganizzazione della rete di ricerca, realizzata in ossequio alle linee giuda, avrebbe dovuto riservare alla U.R. di Monsampolo il mantenimento del suo status od un suo eventuale potenziamento, con l'inserimento di nuovi ricercatori e tecnici in grado di incrementare le già comprovate capacità progettuali anche in favore dei territori correlati;
la bozza della rete di ricerca costituisce una mortificazione per la U.R. di Monsampolo che, insieme ad altre, ha dimostrato di sapere bene operare, sia dal lato scientifico che da quello amministrativo, con le attività scientifiche e sviluppo di numerosi progetti;
nel caso di declassamento della Unità di Ricerca di Monsampolo, verrebbe meno - da Foggia a Forlì - l'unica realtà del medio versante adriatico in grado di recepire i consistenti bisogni di ricerca in orticoltura delle Regioni Marche, Abruzzo, Molise, Emilia-Romagna e Puglia;
alla luce dei numerosi progetti in via di realizzazione da parte della U.R. di Monsampolo e del bilancio di competenza fortemente attivo (circa un milione di euro), una razionalizzazione della rete di ricerca avrebbe dovuto sottintendere il potenziamento di Monsampolo, proprio per ritorni scientifici ed economici per il CRA e la comunità, piuttosto che il declassamento che lascerebbe invariate le spese di gestione, privandolo peraltro della possibilità di sviluppare progetti di ricerca;
ancora meno giustificato appare il declassamento in considerazione della potenzialità e del patrimonio strutturale di cui dispone la U.R. che, con un esiguo investimento, potrebbe assumere addirittura il ruolo di Centro di Ricerca ma ancor più di «Cittadella della Ricerca»;
la U.R. dispone di edifici e laboratori (biotecnologie e chimica) per una superficie complessiva di 3.200 mq, in grado di accogliere 40-50 ricercatori, di una azienda sperimentale di 20 ettari assolutamente idonea - per esposizione e caratteristiche podologiche - all'orticoltura ed alla floricoltura;
è prossimo alla definizione un accordo quadro di collaborazione tra Regione Marche e CRA che prevede per la struttura un importante ruolo di raccordo tra esigenze di ricerca della regione Marche e la disponibilità del CRA ad attuarle;
la U.R. di Monsampolo, a fronte di un organico comunque non esiguo (14 unita più 4 di prossimo trasferimento da Osimo più un ricercatore da altra sede), non presenta nessuno dei fattori di criticità individuabili del decreto-legge n. 112 del 2008 per la soppressione o ridimensionamento delle strutture;
appare una scelta poco strategica l'indebolimento della filiera della ricerca in orticoltura, in considerazione del fatto che tale settore risulta secondo, per importanza economica, soltanto a quello delle carni -:
se non intenda rivedere il ruolo e la destinazione dell'Unità di Ricerca per l'Orticoltura di Monsampolo previsto nella ridefinizione organizzativa della rete di ricerca territoriale nel senso sopra auspicato;
se non intenda, invece, potenziare detta U.R. per le capacità elencate ed il

ruolo strategico che ha svolto e può ancora svolgere sulla fascia adriatica;
quali considerazioni specifiche abbiano indotto a ristrutturare l'U.R. di Monsampolo.
(4-02713)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
secondo il primo rapporto del Saet (Servizio anti corruzione e trasparenza), negli anni 2004-2008 la «corruzione scoperta», è pari a circa 3.000 reati all'anno, in leggera flessione nell'ultimo biennio. Dall'analisi della distribuzione delle denunce di reato per regione viene evidenziato che le prime cinque regioni per numero di denunce di reati corruttivi sono 4 regioni del Sud Italia: Sicilia, Campania, Puglia e Calabria; mentre l'unica regione del Nord è la Lombardia;
la tipologia di denuncia di reato più consistente attiene alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Si tratta di una categoria di reato ascrivibile ai reati contro il patrimonio della P.A., il cui aumento è indice della crescente attenzione della criminalità organizzata a trarre vantaggi illeciti dai finanziamenti pubblici, aggiungendo a questa tipologia i reati per danno all'integrità economica della P.A., compiuti da privati, si arriva a contare circa il 47 per cento del totale dei reati. Per questo è necessario introdurre misure preventive e di contrasto nell'ambito delle erogazioni pubbliche, facendo sì che la trasparenza risulti un valore assoluto;
occorre tenere ben presente anche l'impatto economico della corruzione, che erode e frena lo sviluppo economico. Se sono attendibili le stime di 50-60 miliardi di euro l'anno come costi della corruzione, la corruzione può essere paragonata ad una tassa di circa 1.000 euro l'anno a testa per tutti i cittadini, inclusi i neonati. La corruzione lede anche l'immagine del nostro Paese, intaccando la fiducia economica degli investimenti esteri in Italia, e la fiducia di ognuno nelle istituzioni;
se nell'ambiente lavorativo, che sia Pubblica Amministrazione o altro, manca la percezione del rischio, non sarà possibile neanche fare una corretta valutazione del rischio ed attuare adeguate azioni correttive, ma solo micro-azioni repressive, che non intaccheranno il macro-fenomeno il fenomeno a monte. Se non esiste consapevolezza di un rischio e della sua potenziale gravità, è difficile che vengano attivate azioni normative od etiche, volte al ristabilimento dell'ordine prefissato. Senza percezione, vengono meno anche gli strumenti culturali e tecnici per combattere i reati corruttivi;
dai risultati emersi dal rapporto Saet, si può affermare che la percezione del rischio corruzione è forte nell'opinione pubblica, ma è ancora bassa all'interno delle pubbliche amministrazioni, fatto ancora più grave se si pensa che non si dispone ancora di informazioni precise tali da consentire interventi mirati -:
se i Ministri intendano intraprendere delle politiche di informazione del «rischio corruzione» soprattutto all'interno della Pubblica Amministrazione, i cui dati pubblicati dal Saet costituiscono solo la punta dell'iceberg del fenomeno;
quali misure intendano adottare i Ministri per una più efficace e dura lotta alla corruzione nel pubblico impiego.
(4-02727)

TESTO AGGIORNATO AL 5 LUGLIO 2010

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FAVA, TORAZZI, BRIGANDÌ, FUGATTI e GIDONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENEA è un Ente di diritto pubblico con un contratto collettivo di lavoro che prevede una sezione specifica per la dirigenza di natura privatistica;
è in discussione al Senato il disegno di legge 1195 che prevede lo scioglimento dell'ENEA e l'istituzione di una Agenzia per l'Energia con particolare riferimento al nucleare ed allo sviluppo economico ed il suo commissariamento;
il direttore generale ha rassegnato le dimissioni per essere venuto meno il rapporto fiduciario con il vertice e con i direttori di unità di 1o livello che hanno presentato in maniera collettiva istanza alla Direzione Provinciale del lavoro per un tentativo obbligatorio di conciliazione che, se accolto, comporterebbe costi, secondo gli interroganti, non giustificabili;
il CdA nella seduta del 12 marzo 2009 ha nominato un facente funzione;
la persona designata è stata assunta con contratto a tempo determinato ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 per funzioni di tipo dirigenziale e quindi senza lo status di dirigente;
la decorrenza dell'incarico di facente funzione è del 6 aprile 2009 per un periodo di 6 mesi fino alla definizione dell'iter di approvazione della legge di riforma;
il decreto legislativo n. 257 del 2003, che attualmente regola l'ENEA, prevede che il direttore generale sia persona con elevata qualificazione tecnico professionale e di comprovata esperienza gestionale e che il suo rapporto sia regolato da un contratto individuale di tipo privatistico;
la procedura seguita da parte del presidente e del consiglio di amministrazione per la designazione del facente funzione direttore generale è stata la stessa che viene prevista per la nomina del direttore generale -:
se non intenda assumere iniziative volte a promuovere la sospensione della designazione di facente funzione di direttore generale per mancanza di requisiti e per l'ulteriore aggravio economico che ne deriverebbe, tenuto conto delle norme esistenti in materia di retribuzione per mansioni superiori;
se intenda attivarsi affinché l'ENEA non aderisca al tentativo di composizione bonaria con i 6 (+1 pensionato) dirigenti ricorrenti;
se non intenda assumere iniziative volte ad avviare in tempi brevi e certi la soluzione di questa situazione ormai incancrenita e che possano portare alla rimozione dell'attuale Consiglio d'amministrazione e dei 6 (+1 pensionato) dirigenti di 1o livello che, secondo gli interroganti, non appaiono più affidabili.
(5-01253)

FAVA, TORAZZI, SIMONETTI, TOGNI, PAOLINI, BRIGANDÌ, CROSIO e GIDONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENEA svolge attività di ricerca e innovazione tecnologica nei settori dell'energia, dell'ambiente e delle nuove tecnologie, a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo;
l'ENEA sta effettuando un'operazione, cosiddetta di progressioni giuridico-economiche relativa al personale, per un nuovo inquadramento nei livelli retributivi del contratto collettivo di lavoro porterà ad un ulteriore rilevante contenzioso che si aggiungerà al precedente già in corso, da parte dei dipendenti;
stante il perdurare di procedure valutative molto discrezionali e basate su criteri, secondo gli interroganti più clientelari che meritocratici, tali procedure,

adottate ormai da molti anni, hanno prodotto uno squilibrio retributivo consistente ed ingiustificato, dal quale deriva un contenzioso che si è accumulato nel tempo;
per la realizzazione della suddetta operazione verrà nominata una commissione che dovrebbe avere il compito di valutare e omogeneizzare le richieste di avanzamento nei livelli retributivi attraverso una scheda descrittiva che viene compilata dai direttori di dipartimento e direttori centrali, sugli obiettivi e i risultati conseguiti nel periodo 2004-2005;
l'ENEA, pluricommissariato a fasi alterne e con evidenti difficoltà operative che hanno determinato una riduzione della committenza esterna, non ha di fatto consentito un'equa e razionale distribuzione del lavoro a tutti i dipendenti. Pertanto in tale contesto procedere alla valutazione delle attività svolte non ha di fatto alcun senso, se non quello di generare infiniti contenziosi (attualmente sono migliaia le cause in corso tra l'Ente e dipendenti), discriminazione ed in definitiva un gravissimo danno erariale per l'inefficienza che ne deriva;
alcuni dirigenti (sei in servizio più uno pensionato), capi di dipartimento e direttori centrali, responsabili tra l'altro delle passate e presenti procedure di valutazione del personale, che, secondo gli interroganti, hanno portato l'ENEA alla attuale deriva, hanno anche aperto un contenzioso con l'Ente, al di fuori di qualsiasi accordo sindacale, parrebbe con l'obiettivo di acquisire un ulteriore aumento stipendiale - dopo quello di 145.000 euro annui riconosciuti retroattivamente ai dirigenti in servizio applicando in maniera ardita il CCNL della dirigenza ENEA - ed un ulteriore emolumento, da acquisire in sede conciliativa, a titolo di danno biologico;
il contenzioso aperto dai suddetti dirigenti ha avuto come effetto le dimissioni del direttore generale, a conferma del caos gestionale nel cui versa l'ENEA ormai da anni ed a conferma che in tale contesto ogni procedura valutativa del personale non ha alcun senso -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti nella premessa, se non ritenga, nell'immediato, di adottare opportune misure di tutela della stragrande maggioranza dei dipendenti contro questo tipo di operazioni che non sono, e quel che pare agli interroganti, basate sul riconoscimento del merito e delle capacità e competenze professionali.
(5-01254)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi che ha colpito i mercati finanziari di tutto il mondo si è ripercossa in modo pesantissimo anche sull'economia reale e sulla produzione industriale di Piombino che è il secondo polo siderurgico d'Italia;
ci sono sintomi di ulteriore preoccupazione emersi dai recenti incontri fra organizzazioni sindacali istituzioni e vertici delle più grandi aziende presenti sul territorio («Lucchini-Severstal», «Magona-Arcelor-Mittal» e «Dalmine-Tenaris»), nonostante ci sia già stato un ingente ricorso alla cassa integrazione;
queste aziende appartengono a multinazionali straniere quotate in borsa, con migliaia di lavoratori sparsi nei diversi continenti e con strategie economiche e commerciali che non tengono conto delle realtà locali;
l'economia di Piombino dipende per circa il 40 per cento dal comparto industriale;
il disagio delle famiglie piombinesi è sempre più pressante soprattutto a fronte di una situazione economica che già da

anni con l'avvento dell'euro ha modificato fortemente le abitudini ed i consumi -:
quali misure urgenti intenda assumere il Governo a sostegno della produzione e dell'occupazione del comparto industriale in oggetto nel caso in cui il ricorso alla cassa integrazione non fosse più sufficiente;
se ritenga opportuno attivare politiche sociali a tutela di quelle famiglie con figli fortemente colpite dalla crisi, mediante interventi di tipo strutturale che garantiscano un'immediata copertura dei fabbisogni primari per un tempo indeterminato, evitando pratiche prolungate ed estenuanti per richiedere eventuali sostegni.
(4-02717)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da una recente indagine dell'Eurispes, è emerso come, negli ultimi 12 anni, l'Italia sia stata un contribuente «netto» nei confronti dell'Unione Europea. Infatti, il confronto tra il contributo al Bilancio dell'Unione Europea ed i finanziamenti erogati per programmi di sviluppo economico, crescita occupazionale, sostegno all'imprenditoria, riportano un saldo negativo di 30,3 miliardi di euro, tra risorse messe a disposizione e risorse accreditate dall'unione Europea;
se si porge particolare attenzione al 2007, si osserva che dei 10,3 miliardi di euro di somme accreditate, 4,3 miliardi sono destinati prevalentemente a programmi operativi regionali. Il totale è stato suddiviso in questo modo: il Mezzogiorno ha ricevuto complessivamente oltre 3 miliardi, contro gli 870 milioni del Nord e i 355 milioni del Centro. Ma questo quantitativo non è stato ancora speso, e rischia di restare fermo nelle casse di Bruxelles, se, entro giugno, non verranno avviati i programmi ai quali era stato destinato. Questa situazione pone l'accento sull'incapacità dell'Italia di spendere i fondi che le vengono elargiti dall'Unione Europea;
dei finanziamenti ricevuti nel biennio 2006-2007, le regioni del Mezzogiorno stanno rischiando di perdere circa 9,3 miliardi di euro a causa soprattutto dell'incapacità di attivare le procedure adeguate alla spesa, in un apparato estremamente burocratizzato. Oltre ai problemi derivati dalla burocrazia, nel Mezzogiorno non esiste ancora una forte rete di comunicazione fra i singoli enti locali, e fra enti locali e cittadini, che spesso non sono a conoscenza dell'esistenza dei fondi comunitari a cui poter accedere;
il rischio a cui va incontro l'Italia è quello del cosiddetto «disimpegno automatico», espressione che indica la sottrazione dei finanziamenti non spesi, prorogata per l'Italia dal 31 dicembre 2008 al 30 giugno 2009: i tempi sono quasi giunti al termini e le regioni dovrebbero accelerare l'attuazione dei propri programmi, dato che per non perdere i fondi dovrebbero utilizzare mensilmente all'incirca 1,5 miliardi di euro. È indubbio, quindi, che una maggiore capacità di spesa dei fondi contribuirebbe a riattivare ampi settori dell'economia, a creare occupazione, a sostenere l'imprenditoria e rianimare il settore della formazione, dell'istruzione e della ricerca, dando anche un'ampia sferzata alla ripresa economica dell'intero Paese -:
quali misure intenda intraprendere il Ministro per favorire la pronta attuazione dei programmi per i quali sono stati destinati i fondi dell'Unione europea, di modo che anche la crisi economica che sta investendo il nostro paese abbia un peso minore sull'economia globale italiana, anche grazie al contributo delle risorse stanziate dalla Unione Europea.
(4-02730)

LAURA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
ai nostri giorni i mezzi di comunicazione, includendo la stampa, la televisione e internet, ricoprono un importante ruolo non solo informativo ma anche formativo e di conseguenza la pubblicità,

nella sua realtà virtuale e mediatica, veicola messaggi e modelli di grande rilevanza sociale;
l'abuso dei messaggi pubblicitari può provocare rischi, sui soggetti più vulnerabili, quali l'effetto omologante nei modelli di identificazione, la globalizzazione culturale, la spinta all'emulazione, l'inibizione della scelta critica e dello sviluppo creativo;
il parlamento europeo, approvando il mese scorso a larga maggioranza la relazione di Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE), ha sottolineato anzitutto l'importanza di dare alle donne e agli uomini «le stesse possibilità di svilupparsi come individui a prescindere dal sesso di appartenenza», osservando che gli stereotipi di genere esistono ancora «in ampia misura»;
in quella sede, il parlamento europeo ha rilevato come la discriminazione di genere nei media sia tuttora diffusa, considerando come parti di tale fenomeno la pubblicità e i media che presentano stereotipi e auspicando che la pubblicità sia disciplinata da norme etiche e/o giuridiche vincolanti e/o dai codici condotta esistenti che proibiscono la pubblicità che trasmette messaggi discriminatori o degradanti basati sugli stereotipi di genere;
il parlamento europeo ha osservato peraltro che la rappresentazione dell'ideale corporeo nella pubblicità e nel marketing «può influire negativamente sull'autostima delle donne e degli uomini», in particolare delle adolescenti e di quante sono esposte al rischio di disordini alimentari;
secondo un comunicato stampa del 3 settembre 2008, del parlamento europeo, la presenza di stereotipi negli spot pubblicitari trasmessi durante i programmi per bambini "costituisce un vero problema a causa delle sue potenziali ripercussioni sulla socializzazione di genere e, di conseguenza, sul modo in cui i bambini vedono se stessi, i propri familiari e il mondo esterno»;
l'autodisciplina pubblicitaria in Italia, integrandosi con la disciplina che regola la stessa materia nell'ordinamento statale, garantisce una regolamentazione nell'interesse collettivo dei consumatori, degli operatori e della stessa pubblicità;
all'articolo 9 del codice di autodisciplina pubblicitaria del 2007, si legge che la pubblicità non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti;
l'articolo 10 dello stesso codice recita che la pubblicità deve rispettare la dignità della persona umana in tutte le sue forme ed espressioni;
il parlamento europeo ha espresso la convinzione secondo cui la pubblicità deve tenere nella giusta considerazione la dignità della persona e ha definito intollerabile la violazione di tale dignità e la discriminazione di un sesso per incrementare le vendite di un prodotto;
la risoluzione A4-0258/1997 del parlamento europeo invita il settore della pubblicità a rinunciare in concreto e interamente a sminuire la donna ad oggetto sessuale dell'uomo attraverso espedienti tecnici e raffigurazioni immaginistiche come ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla disponibilità sessuale;
la medesima risoluzione ha sottolineato che lo sfruttamento ingiustificato del corpo femminile a fini commerciali può offendere in modo particolarmente grave la dignità della donna;
nonostante il codice di autodisciplina pubblicitaria e le denunce da parte del parlamento europeo, in Italia sono migliaia le pubblicità poco rispettose della dignità delle donne, che ne ritagliano parti del corpo, ne ritoccano i contorni con sofisticate tecnologie digitali, ne eliminano le imperfezioni e ne risaltano la seduttività per incentivare l'acquisto di un prodotto;
in occasione della V Conferenza mondiale dell'Onu sulle donne del 2005, il

Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne ha espresso forti preoccupazioni per la condizione delle donne italiane che vengono percepite come madri e come oggetti sessuali soprattutto attraverso i messaggi veicolati dalla pubblicità e dalla televisione -:
se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga opportuno invitare gli operatori del settore delle comunicazioni ad intraprendere i lavori per la stesura di un codice di autoregolamentazione per la tutela della donna nella pubblicità, riconoscendo il principio della necessità e convenienza del rispetto e dell'applicazione di alcune regole da parte dell'intera categoria, al fine di combattere il problema degli stereotipi di genere, denunciato sia dal parlamento europeo che dalla conferenza mondiale delle donne dell'Onu;
se non ritenga opportuno varare nuove norme sulla pubblicità, per limitare lo sfruttamento ingiustificato del corpo femminile a fini commerciali e per favorire la produzione e la messa in onda di fiction, film e programmi contenenti modelli comportamentali aderenti alla realtà che viviamo, per dare un'immagine positiva delle donne, degli uomini e del rapporto fra i due sessi, evitando di ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla disponibilità sessuale.
(4-02734)

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Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Misiti n. 5-00893 del 28 gennaio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02736.