XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 27 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
secondo il rapporto 2008 sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, presentato nel mese di ottobre 2008 da Caritas italiana e Fondazione Zancan, il 13 per cento della popolazione italiana è costretto a sopravvivere con meno di metà del reddito medio italiano, ossia con meno di 500-600 euro al mese, e, con riferimento all'Europa dei 15, l'Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà;
in particolare, sarebbero due le fasce di popolazione maggiormente in difficoltà: le persone non autosufficienti e le famiglie con figli: risulta, infatti, povero il 30,2 per cento delle famiglie con 3 o più figli, di cui il 48,9 per cento vive nel Mezzogiorno (secondo gli ultimi dati disponibili del 2006). Avere più figli in Italia comporta un maggiore rischio di povertà, con una penalizzazione non solo per i genitori che si assumono questa responsabilità, ma soprattutto per i figli, costretti a una crescita con meno opportunità;
questa tendenza è confermata dai dati che l'Istat ha recentemente fornito a partire dalla misura della povertà assoluta, che segnala la presenza per il 2007 del 4,1 per cento delle famiglie in condizioni di mancato accesso ad un paniere di beni e servizi essenziali, vale a dire circa due milioni e mezzo di persone;
la crisi economica internazionale in atto ha acuito le difficoltà incontrate da queste fasce di popolazione: inoltre, oggi la povertà economica è legata ad una complessità di fattori, che, intrecciandosi, contribuiscono ad allargare la fascia della vulnerabilità. Ciò significa che, per parlare con correttezza di povertà, si deve tenere conto della multidimensionalità del fenomeno, dei processi di impoverimento e non solo della povertà come esito;
precarizzazione del lavoro, contrazione del welfare, fragilità familiare sono i tre fattori che moltiplicano la vulnerabilità, la allargano a fasce sociali un tempo relativamente al sicuro e accrescono l'ansia nei confronti del futuro: molte famiglie dichiarano di avere meno risorse di quanto soggettivamente considerato necessario;
la povertà economica si intreccia spesso con altri di fattori di debolezza sociale: mancanza o perdita del lavoro, disagio psichico, dipendenze, lacerazione dei legami familiari;
ci sono poi persone cadute nell'emarginazione senza neppure aver potuto sperimentare una vita lavorativa e familiare normale, persone con una traiettoria di mobilità discendente, contrassegnata dalla perdita del lavoro, dei legami familiari, della stabilità abitativa, persone senza famiglia, che con l'avanzare degli anni si trovano senza sostegni, donne sole con bambini, prive del sostegno del coniuge o con compagni a loro volta colpiti dalla precarietà occupazionale, da malattie o inabilità o con genitori anziani da assistere, persone che subiscono a livello psicologico e relazionale i contraccolpi della disoccupazione o del fallimento e della cessazione di attività autonome;
i rischi di impoverimento non potranno che aumentare a seguito di un prevedibile peggioramento della situazione economica, della riduzione delle disponibilità di risorse per la protezione sociale, dell'aumento della fragilità delle unioni familiari;
l'insuccesso dei tentativi volti a ridurre o eliminare il rischio povertà è dettato, tuttavia, non solo dall'esiguità delle risorse disponibili, ma anche dalla loro cattiva utilizzazione;
i trasferimenti sociali operati in Svezia, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi,

Germania e Irlanda riescono a ridurre del 50 per cento il rischio di povertà, mentre in Italia hanno un minor impatto;
la spesa per la protezione sociale italiana ha registrato una crescita considerevole nel corso degli anni, soprattutto a causa della componente previdenziale: le prestazioni erogate a fini sociali sono per il 66,3 per cento per pensioni, mentre quella per l'assistenza sociale è pari all'1,9 per cento, evidenziando uno squilibrio funzionale;
secondo il rapporto Caritas-Zancan, l'incidenza dei trasferimenti sociali potrebbe avere un diverso impatto attraverso il passaggio da trasferimenti monetari a servizi e la gestione decentrata della spesa sociale;
i Paesi che investono di più in servizi (intesi come forme di aiuto che vanno dagli interventi domiciliari a interventi intermedi o territoriali, come i centri diurni o i servizi educativi, a interventi residenziali, come le case famiglia, le residenze per persone non autosufficienti ed altro), piuttosto che in trasferimenti monetari, riescono a combattere la povertà con indici di risultato, che raggiungono anche il 50 per cento;
nel confronto europeo l'Italia è agli ultimi posti per incidenza della spesa «altri servizi» sul totale delle prestazioni sociali;
nel nostro Paese solo l'11 per cento della spesa per l'assistenza sociale è gestita a livello locale, per cui risulta urgente intervenire, collegando strutturalmente il passaggio da trasferimenti a servizi e da gestione centrale a gestione locale;
è possibile dare una concreta risposta ai problemi della povertà, senza aumentare la spesa complessiva per la protezione sociale, riallocando una parte delle risorse destinate alla spesa sociale, passando da un approccio per categoria ad un approccio basato sulla persona, la sua effettiva condizione, i suoi bisogni di protezione e promozione sociale e trovando soluzioni perché almeno una parte del trasferimento monetario possa essere fruita in termini di servizi accessibili, come prestazioni di sostegno alla domiciliarità, attività di socializzazione, servizi per l'inserimento lavorativo, di accoglienza familiare part-time ed altro;
il rapporto opera anche un confronto temporale tra le diverse regioni italiane rispetto alla modernizzazione dei sistemi di protezione sociale, eliminazione della povertà infantile e garanzia di un alloggio dignitoso, evidenziando come sulla modernizzazione dei sistemi di protezione sociale venga confermata la tesi del divario Nord-Sud, pur con un grado di eterogeneità interna molto elevato, dovuto al maggior peso di alcuni indicatori rispetto agli altri, un divario che si conferma anche rispetto alla povertà infantile, alla disoccupazione femminile di lunga durata e alla mortalità infantile;
servono disponibilità politiche ed economiche per accompagnare e gestire socialmente le situazioni, ma non basta solo l'intervento diretto delle istituzioni: è sempre più necessario, infatti, far crescere un'imprenditorialità sociale che aiuti a superare l'assistenzialismo per generare percorsi di promozione;
il recente «libro verde» presentato dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali può essere un'occasione per sviluppare un dibattito chiaro sul tema della povertà in Italia, per arrivare ad un piano organico di contrasto alla povertà e di promozione delle persone povere, impoverite o emarginate;
occorre ricordare che, per effetto della riforma del titolo V della Costituzione, le politiche sociali (comprese quelle di contrasto della povertà mediante forme di «reddito minimo di inserimento» o di «reddito di cittadinanza») sono diventate di esclusiva competenza regionale, mentre restano in capo allo Stato la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e le politiche redistributive basate sulla leva fiscale e su quella pensionistica (di tipo previdenziale o assistenziale);

il 9 ottobre 2008 è stata approvata dalla Camera dei deputati una mozione che impegnava, tra l'altro, il Governo: a considerare la lotta alla povertà, tenendo conto della multidimensionalità del fenomeno e dei processi di impoverimento e non solo della povertà come esito, un obiettivo ordinario e non straordinario della politica del Paese; a dare rilievo all'aspetto culturale e valoriale delle scelte, a partire dal riconoscimento della centralità della persona, di una maggiore attenzione alla primaria difesa della vita e alla concreta valorizzazione del ruolo della famiglia e dei minori; ad elaborare una nuova riqualificazione della spesa sociale, intervenendo soprattutto, d'intesa con gli enti locali e regionali, laddove gli squilibri territoriali sono maggiori; a produrre la riorganizzazione in ogni ambito del servizio di sostegno economico all'inclusione sociale, con il superamento dell'erogazione dei sussidi e contributi una tantum e a pioggia; a mettere in atto azioni incisive di contrasto all'esclusione sociale e alla povertà con idonee azioni territoriali, a seconda della natura dei fenomeni di esclusione presenti nell'ambito territoriale; a valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l'integrazione fra politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione, politiche abitative e politiche della salute; a procedere in tempi rapidi ad una riforma degli ammortizzatori sociali, che allo stato attuale presenta criticità e strozzature,

impegna il Governo:

a procedere celermente all'adozione dei provvedimenti conseguenti agli impegni contenuti nella sopra citata mozione, approvata dall'Assemblea della Camera dei deputati il 9 ottobre 2008;
ad adottare politiche redistributive di tipo strutturale, usando la leva fiscale a favore di due gruppi prioritari: le famiglie con più minori a carico (a cominciare da quelle monogenitoriali) e le famiglie con persone disabili;
a prevedere risorse aggiuntive da destinare al fondo nazionale per le politiche sociali (assegnate alla regioni) per il sostegno delle famiglie e dei soggetti deboli e per attivare misure volte a contrastare la povertà e l'esclusione sociale.
(1-00153)
«Pezzotta, Capitanio Santolini, Vietti, Volontè, Ciccanti, Compagnon, Naro, Galletti, Libè, Occhiuto».

La Camera,
premesso che:
la scuola è risorsa fondamentale per il Paese, chiamata a generare il capitale umano delle giovani generazioni. Per questo va salvaguardata e sostenuta, valorizzandone le potenzialità e promuovendone l'arricchimento dell'offerta formativa. Le scuole statali e quelle paritarie private e degli enti locali, ai sensi della legge n. 62 del 2000, costituiscono il servizio nazionale di istruzione;
la parità scolastica, prevista dall'articolo 33, quarto comma, della Costituzione, ha sempre rappresentato per il nostro Paese una questione oggetto di pregiudiziali ideologiche, oggi ormai datate e prive di senso. È evidente che la scuola pubblica esercita un ruolo essenziale. D'altra parte il sistema è pluralista per scelta dei cittadini-utenti. Le scuole paritarie in Italia sono scelte da oltre un milione di studenti, pari a circa il 13 per cento della popolazione scolastica. È dimostrazione di un'offerta formativa articolata, che raccoglie un ampio consenso sociale;
assicurare la libertà di scelta educativa delle famiglie, a pari condizioni economiche, costituisce un principio di equità. Al contempo, le scuole paritarie rappresentano un risparmio per le casse dello Stato: il Ministro dell'istruzione, del

l'università e della ricerca, onorevole Maria Stella Gelmini, ha evidenziato che il risparmio annuo per l'erario è di circa 5,5 miliardi, a fronte di un contributo di circa 500 milioni di euro. Inoltre, realizzare un'offerta formativa diversificata stimola spinte emulative che favoriscono l'innalzamento della qualità di tutto il sistema scolastico, statale e paritario. Il principio della parità scolastica, pertanto, oltre che un diritto, rappresenta un incentivo al miglioramento della qualità educativa e didattica e una possibile riduzione dei costi, a parità di qualità del servizio fornito, per tutto il sistema scolastico italiano;
realizzare la parità economica, oltre a quella giuridica, afferma un'istanza di libertà, realizza un autentico pluralismo educativo, favorisce la libertà di scelta da parte delle famiglie e migliora l'intero sistema nazionale di istruzione, rimuovendo ogni discriminazione economica tra gli studenti delle scuole statali e di quelle paritarie;
l'effettiva libertà di educazione consente di affermare i principi del pluralismo istituzionale, della diffusa responsabilità formativa, della sussidiarietà e della solidarietà, che si collocano nel dettato costituzionale, a partire dai riferimenti fondamentali alla persona e alla concezione della società, dello Stato e dei loro corretti rapporti;
nella realtà dei fatti, però, la Costituzione è, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, disattesa e si è affermato un sostanziale statalismo educativo, antitetico a tali principi. È necessario, perciò, dare concretezza al sistema nazionale di istruzione, sostenendo la pubblicità del servizio svolto dalle scuole paritarie;
oggi le scuole paritarie sono investite da una grave crisi determinata dalla perdurante incertezza nella definizione ed assegnazione delle necessarie risorse economiche. Senza interventi concreti e determinanti verrà a mancare in breve tempo in numerose aree del Paese un servizio educativo pubblico, tante volte con una lunga storia alle spalle. È tempo di un forte intervento legislativo, che consenta l'affermarsi di un sistema pubblico integrato di istruzione, di respiro europeo;

va considerato, infine, che lo Stato, ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione, in ragione dell'insufficienza degli strumenti apprestati dalle regioni, deve attivarsi direttamente con risorse aggiuntive, interventi speciali e modelli di finanziamento anche fra loro alternativi, al fine di favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, a garanzia per tutti della parità di accesso all'istruzione, in condizioni di eguaglianza,

impegna il Governo:

a realizzare interventi volti a facilitare e promuovere le condizioni per l'effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie fra scuole statali e paritarie;
ad adottare iniziative per recuperare le risorse mancanti affinché la situazione dei finanziamenti alla scuola paritaria per l'esercizio finanziario del 2009 ammonti sostanzialmente a quelli assegnati nell'esercizio finanziario 2008;
a realizzare tali condizioni incrementando, fin dal disegno di legge finanziaria per il 2010, le risorse destinate al sistema paritario;
a predisporre uno specifico strumento legislativo che, con risorse aggiuntive dello Stato realizzi interventi speciali a sostegno della libertà di scelta educativa delle famiglie, anche mediante un mix di strumenti, quali: buoni scuola per la copertura, in tutto o in parte, dei costi di iscrizione e di frequenza in scuole paritarie; detrazioni fiscali a favore delle famiglie che iscrivono i figli presso scuole paritarie in misura adeguata a ridurre significativamente gli oneri, calibrate a scalare per le famiglie con i redditi più bassi;

a definire i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantite

dalle regioni su tutto il territorio nazionale, con riferimento alle prestazioni concernenti il sistema educativo di istruzione e formazione, per consentire a tutte le famiglie di potere scegliere, nell'ambito del sistema nazionale di istruzione, la scuola dei propri figli.
(1-00154)
«Cicchitto, Cota, Lo Monte, Bocchino, Garagnani, Goisis, Frassinetti, Baldelli, Granata, Aprea, Barbaro, Barbieri, Caldoro, Carlucci, Ceccacci Rubino, Centemero, Di Centa, Renato Farina, Lainati, Mazzuca, Latteri, Murgia, Palmieri, Massimo Parisi, Perina, Giammanco, Rampelli, Toccafondi, Della Vedova».

La Camera,
premesso che:
grazie ad una nuova metodologia di indagine adottata dall'Istat su sollecitazione del Governo, è ora possibile avere una rappresentazione più precisa del fenomeno della povertà, come è emerso evidente in seguito ai dati dell'indagine resi noti nei giorni scorsi e riguardanti la situazione del 2007;
l'Istat, infatti, nel condurre l'indagine non ha adottato l'indicatore ingannevole della cosiddetta «povertà relativa» (più adatto a misurare le differenze), ma quello della «povertà assoluta». Ciò ha consentito di calcolare, per ciascuna tipologia di famiglia e a seconda dell'età, della ripartizione geografica e del comune di residenza, la spesa mensile minima necessaria per acquistare un certo paniere di beni e servizi, individuato sulla base di elementi oggettivi, come la soglia del rischio povertà;
nel 2007 erano 975 mila le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta, pari al 4,1 per cento dei nuclei residenti, per un totale di 2 milioni 427 mila persone. L'incidenza maggiore di povertà assoluta era concentrata nel Sud e nelle Isole (5,8 per cento), poi nel Nord (3,5 per cento) e nel Centro (2,9 per cento). La gravità del fenomeno raggiungeva livelli più elevati nelle famiglie con tre o più figli, nel caso che la persona di riferimento fosse donna e dove vi erano anziani. La povertà era, inoltre, associata a bassi livelli d'istruzione e di qualificazione professionale e all'esclusione dal mercato del lavoro;
la lotta alle povertà estreme, ai bisogni degli ultimi, è uno dei principali obiettivi per la costruzione di una società fondata sulle opportunità e sulla solidarietà. Il sistema di welfare non può ignorare le esigenze dei cittadini più in difficoltà, di quanti si trovano nella indigenza, al di sotto delle condizioni economiche minime;
il contrasto alla povertà avviene, in primo luogo, con la promozione di una società attiva, sostenendo l'occupabilità delle persone e la creazione di posti di lavoro di qualità, costruendo percorsi personalizzati di formazione, orientamento e accesso al lavoro, valorizzando un sistema retributivo che incoraggi la produzione di ricchezza;
esistono, tuttavia, componenti della società a forte rischio di esclusione sociale e che non sono in grado di rispondere da sé al bisogno. Persone a cui è preclusa l'entrata nel mondo del lavoro e nella stessa società attiva. Tra questi, gli anziani oltre i 65 anni con la sola pensione minima, le famiglie con un solo genitore (spesso donna) e con figli minori a carico, quelle con figli portatori di disabilità. È questa dimensione della povertà, quella assoluta, che deve essere riscoperta e affrontata, al fine di assicurare una vita buona anche a coloro che si trovano nelle condizioni più difficili;
se i dati del 2007 indicano una relativa stabilità del fenomeno, negli ultimi

tempi si è registrato un peggioramento della situazione delle famiglie povere in conseguenza della crisi finanziaria internazionale e dei suoi effetti sull'economia;
se il lavoro costituisce la prima risposta al bisogno - non solo in senso materiale, ma anche nel senso di integrazione nella società - è pur sempre necessario provvedere a integrare il reddito di coloro per i quali appare difficile l'inserimento lavorativo;
il Governo, pur nelle difficoltà in cui ha dovuto operare (alle quali si è aggiunto da ultimo il terremoto in Abruzzo), ha adottato una strategia adeguata a fronteggiare l'emergenza, prioritariamente difendendo l'occupazione e il lavoro, grazie alla predisposizione, insieme alle regioni, di una salda «rete di sicurezza» degli ammortizzatori sociali, allo scopo non solo di garantire un reddito ai lavoratori, ma di mantenerli il più a lungo possibile collegati all'impresa in costanza di rapporto di lavoro. In forza di queste scelte (per la prima volta sono state istituite forme di tutela per il lavoro indipendente e parasubordinato), il Governo ha potuto contrastare una delle più devastanti cause di povertà: l'esclusione dal mercato del lavoro;
sul versante del contrasto delle povertà assolute e delle esigenze inclusive di situazioni di particolare disagio è doveroso ricordare che alcuni milioni di famiglie hanno beneficiato delle misure del cosiddetto «pacchetto anticrisi»: il bonus straordinario (per cui sono stati stanziati 2,4 miliardi); le agevolazioni per i nuovi nati (25 milioni ad uno specifico fondo credito); «bonus pannolini»; revisione dei tassi sui mutui; tariffe agevolate per luce e gas ed altro. Alcune centinaia di migliaia di cittadini in possesso dei requisiti richiesti si avvalgono della social card, una volta superate le iniziali difficoltà operative;
questi programmi, soprattutto per chi è solo temporaneamente in condizioni di non autosufficienza, non devono costituire una trappola, da cui scaturiscono emarginazione e lavoro nero, né devono essere pensati come strumenti che facilitino la permanenza in questa condizione. Questi interventi, al contrario, devono tenere conto delle differenti realtà locali, essere accuratamente configurati per fasce precise di beneficiari e combinabili con strumenti di welfare to work per il successivo inserimento lavorativo;
non così è stato per il reddito minimo di inserimento. Al pari delle prime generazioni di lavori di pubblica utilità, non legati ad azioni di reinserimento nel mercato del lavoro, anche il reddito minimo di inserimento ha prodotto logiche puramente assistenziali, favorendo il lavoro irregolare e minando all'origine l'accettabilità universale di questa misura. Gestioni poco attente hanno reso il reddito minimo di inserimento disincentivante rispetto alle occasioni di lavoro regolare, accentuando le peggiori pratiche;
il reddito di ultima istanza pare, per contro, una risposta più efficace per affrontare le situazioni di disagio sociale estremo. Per definizione, esso interviene solo quando non esistono altre possibili soluzioni, quindi prevedendo una soglia che sia più stringente e accompagnando le persone coinvolte verso un percorso di uscita dall'area di disagio;
poiché l'esclusione sociale è un fenomeno che presenta caratteristiche diversificate, a seconda delle aree geografiche, le risposte devono pertanto essere articolate. Il reddito di ultima istanza è una soluzione da preferire, anche perché, con l'obiettivo di valorizzare pienamente i governi locali, si fonda sul ruolo responsabile delle regioni e delle autonomie locali, soggetti meglio attrezzati per selezionare accuratamente i destinatari di questi interventi straordinari, affidando al Governo centrale il ruolo di premiare, con finanziamenti aggiuntivi, le migliori pratiche;
non è condivisibile l'ipotesi di una tassazione una tantum sui redditi superiori a 120 mila euro, perché colpirebbe una fascia modesta di contribuenti (per

due terzi lavoratori dipendenti e pensionati), su cui grava una quota importante dell'intero prelievo sul reddito,

impegna il Governo:

a proseguire nelle azioni intraprese nel cosiddetto «pacchetto anticrisi», a monitorarne gli effetti e a rendere sempre più congrui i requisiti richiesti, allo scopo di utilizzare al meglio ed interamente le risorse stanziate, in quanto sono proprio i dati emergenti dall'indagine dell'Istat, citata in premessa, ad evidenziare la necessità di far fronte ad esigenze differenziate con politiche anch'esse differenziate;
a valutare la possibilità di adottare iniziative per estendere la platea dei destinatari del bonus famiglia e della social card, proprio per meglio rispondere ad un più ampio quadro di situazioni di disagio e di bisogno;
ad adottare ogni ulteriore utile misura di lotta all'emarginazione e, prioritariamente, di inclusione delle situazioni di povertà assoluta, sulla base del disegno organico che sarà contenuto nel libro bianco del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e che dovrà prefigurare un passaggio organico da un'impostazione risarcitoria ad una cultura inclusiva (in primis attraverso il lavoro e la formazione) del sistema di sicurezza sociale;
ad accompagnare gli interventi di carattere assistenziale e di contrasto all'emarginazione con percorsi di carattere formativo, commisurati alle attitudini della persona.
(1-00155)
«Cicchitto, Cota, Lo Monte, Bocchino, Cazzola, Caparini, Della Vedova, Baldelli, Antonino Foti, Saglia, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Mannucci, Minardo, Mottola, Pelino, Luciano Rossi, Saltamartini, Commercio, Scandroglio, Taglialatela, Gioacchino Alfano, Aracu, Armosino, Catone, Ceroni, Corsaro, De Angelis, Franzoso, Girlanda, Giudice, Laboccetta, Marinello, Marsilio, Moroni, Ravetto, Toccafondi, Traversa, Leo, Zorzato, Golfo».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 33 della Costituzione della Repubblica italiana recita: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato»;
l'articolo 34 della Costituzione della Repubblica italiana recita: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»,

impegna il Governo:

a rispettare i dettami costituzionali e pertanto:
a) ad escludere oneri per lo Stato noi confronti di enti e privati che istituiscano scuole ed istituti di educazione;

b) ad intensificare i controlli delle scuole non statali che chiedono la parità, affinché agli alunni sia garantito un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali;
c) a rendere effettivo il diritto allo studio, aumentando le dotazioni finanziarie per borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da attribuire per concorso;
(1-00156)
«Maurizio Turco, Bernardini, Beltrandi, Mecacci, Zamparutti, Farina Coscioni, Colombo, Concia, Nucara, La Malfa».

La Camera,
premesso che:
l'associazione radicale anticlericale.net, con l'avvocato Claudio Zaza di Roma, ha promosso diverse cause di lavoro da parte di docenti di scuole di ogni ordine e grado nei confronti del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la mancata applicazione dell'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 e dell'articolo 3, commi 6 e 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988, che prevede che il personale non di ruolo della scuola pubblica abbia diritto a scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento, mentre tale diritto è stato riconosciuto solo in favore degli insegnanti di religione. Inoltre, in altre analoghe cause in favore di insegnanti che sono stati immessi nel ruolo della scuola pubblica dopo un periodo di precariato, è stata sollevata l'eccezione di incostituzionalità della norma di cui all'articolo 1-ter del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, per contrasto con gli articoli 3, 36 e 97 della Costituzione, nella parte in cui è previsto che solo gli insegnanti di religione conservano gli scatti stipendiali maturati in forza del richiamato articolo 53 della legge n. 312 del 1980;
sinora le sentenze hanno riconosciuto il diritto degli insegnanti precari, anche delle materie diverse dalla religione, agli scatti stipendiali biennali e conseguentemente il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è stato condonato a pagare loro le somme maturate e non corrisposte a tale titolo,

impegna il Governo:

a rispettare l'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 e l'articolo 3, commi 6 e 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988 e, pertanto, a versare a tutti gli insegnanti quanto loro dovuto;
ad adottare iniziative per rimuovere la disparità di trattamento tra insegnanti di religione e gli insegnanti di tutte le altre materie, determinato dall'articolo 1-ter del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, estendendo il diritto alla conservazione degli scatti stipendiali biennali del 2,50 per cento non solo agli insegnanti di religione, ma anche a tutti gli insegnanti delle altre materie, onde evitare una declaratoria di incostituzionalità della richiamata norma.
(1-00157)
«Maurizio Turco, Bernardini, Beltrandi, Mecacci, Zamparutti, Farina Coscioni, Colombo, Concia, Nucara, La Malfa».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

BECCALOSSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro

delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le aziende che operano nel settore del trattamento e della trasformazione del latte continuano a soffrire pesantemente a causa dell'annoso ed irrisolto problema dei ritardi con cui sono effettuati i rimborsi IVA;
come ha segnalato più volte Assolatte, si tratta di una situazione che produce in questo settore ripercussioni negative specifiche e particolarmente rilevanti, essendo le industrie lattiero-casearie strutturalmente creditrici d'imposta in funzione dell'elevata incidenza dell'aliquota IVA sul latte crudo in acquisto;
il settore, aveva vanamente confidato che il problema potesse essere parzialmente ridimensionato grazie alla Legge Finanziaria 2007, il cui articolo 1, comma 308, prevedeva l'individuazione, mediante decreti del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di categorie di contribuenti nei cui confronti eseguire in via prioritaria i rimborsi accelerati IVA. Previsione rimasta però totalmente inattuata nei confronti dell'Industria lattiero-casearia;
assolutamente inascoltata è rimasta anche la richiesta di Assolatte di poter vedere compensati gli svantaggi derivanti dall'applicazione del regime speciale dell'IVA in agricoltura disponendo, per questo specifico settore, la rimozione - o almeno un corrispondente e proporzionato innalzamento - del limite entro il quale è ammessa oggi la compensazione del credito IVA, accompagnando a tale intervento l'adozione di regole specifiche e di termini brevi e perentori per la liquidazione dei rimborsi da parte dell'amministrazione finanziaria, comunque non superiori a 30 giorni;
non solo il problema non è stato minimamente risolto ma oggi esso risulta addirittura ulteriormente e fortemente aggravato dal modo in cui si sta dando attuazione all'articolo 27, comma 14, lettera e-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito in legge 28 gennaio 2009, n. 2, tra i cui scopi - paradossalmente - vi è quello di ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale;
l'attribuzione delle competenze e della gestione dei rimborsi dell'IVA alle Direzioni Regionali disposta da tale norma, senza però che sia ancora avvenuto il necessario passaggio di consegne dagli Uffici Locali, anziché velocizzare i rimborsi dell'IVA li ha di fatto congelati, penalizzando le imprese invece di aiutarle;
molte aziende lattiero-casearie - lamenta Assolatte - vantano crediti IVA nei confronti dell'amministrazione pubblica per vari milioni di euro, riferiti a domande di rimborso per le quali i termini di erogazione risultano essere già inutilmente ed abbondantemente scaduti;
questa situazione appare determinata soprattutto da carenze organizzative, connesse anche al Regolamento di Amministrazione dell'Agenzia delle Entrate in vigore dal 1o gennaio 2009;
il processo di riassetto e di riorganizzazione delle varie strutture dell'Amministrazione Finanziaria - che la stessa Amministrazione prevede di concludere solo nel 2010 - non può provocare disagi e lungaggini a danno dei cittadini e delle imprese, soprattutto se consistono in ritardi nella liquidazione dei rimborsi IVA, giacché è ovvio che questi determinano ripercussioni drastiche sulla situazione finanziaria delle aziende, già penalizzate dalla profonda crisi economica che sta attanagliando il Paese;
le industrie lattiero-casearie, oltretutto, svolgono un ruolo importante e che va perciò salvaguardato nell'interesse di tutta l'economia del Paese, ponendosi esse al primo posto dell'intero made in Italy alimentare, occupando quasi 29.000 addetti e trasformando il latte di circa 60.000 allevatori italiani;
la situazione finanziaria ed economica di questo settore, oltretutto, è particolarmente grave, dato che già prima

dell'attuale crisi economica generale è iniziata per esso una fase fortemente critica, fondamentalmente determinata dalla crescente concorrenzialità della produzione estera, che si dimostra estremamente competitiva in termini di prezzo in virtù dei costi assai inferiori del latte straniero;
i maggiori costi del latte italiano, perciò, non possono essere gravati anche dai costi indiretti ed impropri determinati dalla mancata o ritardata esecuzione dei rimborsi dell'IVA da parte dell'Amministrazione finanziaria -:
se si intenda dare soluzione al problema dei ritardi dei rimborsi d'imposta nel settore del trattamento e della trasformazione del latte;
quali siano i rimedi di tipo normativo ed amministrativo che si intendono attuare, con quali tempistiche e, più in articolare:
a) se si intendano rimuovere - e in che modo - le disfunzioni determinate dall'attuazione all'articolo 27, comma 14, lettera e-bis, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2;
b) se si intenda emanare e in quali tempi un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze che preveda ai sensi dell'articolo 1, comma 308, della Legge Finanziaria 2007, che per le imprese operanti nel settore del trattamento e della trasformazione del latte i rimborsi accelerati IVA di cui al primo e al secondo comma dell'articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 devono essere eseguiti in via prioritaria;
c) se il Governo, data l'urgenza della situazione, intenda adottare un decreto-legge per inserire un comma aggiuntivo all'articolo 34 (regime speciale per i produttori agricoli) del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 in cui si disponga che per le imprese operanti nel settore del trattamento e della trasformazione del latte non sussiste il limite massimo dei crediti di imposta e dei contributi compensabili, ovvero rimborsabili ai soggetti intestatari di conto fiscale, di cui all'articolo 34, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
(4-02867)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 15 aprile 2009, è apparso un articolo su l'Unità scritto da Gabriele Del Grande intitolato «Lampedusa, l'inferno» nel quale vengono riportate le testimonianze di tre tunisini ristretti nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Lampedusa;
le persone intervistate hanno riferito che la mattina del 18 febbraio 2009, i migranti di provenienza tunisina presenti nel CIE di Lampedusa sarebbero stati brutalmente picchiati dalle forze dell'ordine; in particolare hanno denunciato quanto segue (pag. 30 de l'Unità del 15 aprile 2009): «Ci hanno picchiato coi manganelli, ci hanno lanciato gas lacrimogeni. E noi eravamo senza niente. Eravamo in un angolo, e c'era gente che dormiva ancora. Una cosa mai vista»; «C'erano poliziotti dappertutto, tutti che picchiavano con i manganelli. Davanti a me c'era uno che sanguinava e un poliziotto che l'ha manganellato sulla testa. Gli hanno messo dieci punti. Un altro aveva la mano rotta. E c'era uno che non riusciva a camminare sul piede»; «Tutti sanno che quel giorno la polizia picchiò i tunisini, anche le organizzazioni che lavorano qui. La polizia era così arrabbiata. Alcuni li prendevano in due sottobraccio, e li portavano in bagno, uno alla volta. Poi chiudevano porte e finestre e li picchiavano»; «Abbiamo incontrato dei tunisini gravemente feriti, sembravano le ferite di guerra»;
gli scontri, sempre secondo quanto riportato nell'articolo citato, sarebbero iniziati davanti alla mensa del Centro, dove

quattro o cinque agenti avrebbero aggredito alcuni tunisini che li avevano attaccati verbalmente; da li la protesta si è allargata alle centinaia di persone presenti ed è esplosa con il lancio di almeno quattro gas lacrimogeni e le cariche, per poi continuare anche nelle ore immediatamente successive, durante le fasi dell'identificazione e dell'arresto di una ventina di persone accusate di aver appiccato il fuoco nelle stanze;
le esplosioni di violenza, i violenti pestaggi, le cariche della polizia, l'uso dei manganelli e dei gas lacrimogeni, così come le rivolte dei migranti e gli incendi da questi appiccati, sono dovuti al fatto che dal 26 gennaio 2009, il Centro di Prima Accoglienza di Contrada Imbriacola è stato trasformato con decreto del Ministro dell'interno in Centro di Identificazione ed Espulsione pur non avendone le caratteristiche funzionali e strutturali, posto che la predetta struttura è stata realizzata per fornire alloggio temporaneo ai migranti e richiedenti asilo soccorsi in mare, in attesa del loro trasferimento presso appositi centri situati nel sud del Paese e non certo per trattenere i soggiornanti per periodi di sessanta giorni in attesa del rimpatrio forzato;
il sovraffollamento che si è venuto a creare a seguito della trasformazione del Centro di Lampedusa da CPAeS in CIE sta dando origine ad una situazione umanitaria molto preoccupante (basti pensare che in una struttura pensata per 381 posti, peraltro oggi in parte inagibile, sono ospitate più di 700 persone): in 12 letti sono ammassate anche 21 persone; alcuni sono costretti a dormire su dei materassini sotto i letti, altri nei corridoi; capita anche che docce e toilette siano fuori uso;
la drammatica situazione che sta vivendo il Centro di Lampedusa ostacola anche il lavoro dell'UNHCR e delle altre organizzazioni che operano sul posto nel quadro di un progetto finanziato dallo stesso Ministero dell'interno e della Commissione europea;
in data 27 gennaio 2009, l'interrogante ha già depositato un atto di sindacato ispettivo - rimasto privo di risposta - nel quale si chiede al Ministro dell'interno, tra le altre cose, di rivedere la decisione di dispiegare due commissioni a Lampedusa a partire dal 16 gennaio 2009 al fine di trattare le domande di asilo in loco, sospendendo i trasferimenti dall'isola alla Sicilia e in altre regioni, decisione che ha determinato e continua a determinare conseguenze gravissime sulla tutela dei richiedenti protezione internazionale (richiedenti asilo) e sul rispetto dei diritti umani -:
se i fatti esposti in premessa corrispondono al vero e, se del caso, quali provvedimenti di natura disciplinare intenda adottare nei confronti dei responsabili;
quanti siano stati i casi di maltrattamenti denunciati dall'inizio dell'anno ed i relativi procedimenti disciplinari avviati nel Centro di Lampedusa in particolare e, in generale, in tutti i Centri di Identificazione ed Espulsione e se risultino avviate indagini in relazione ai citati episodi;
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e doveroso distribuire in tutti i Centri di Identificazione ed Espulsione circolari informative che indichino con chiarezza il divieto di maltrattamenti e dispongano severe sanzioni per coloro che vi ricorrano;
se il Ministro competente non ritenga, alla luce delle considerazioni svolte in premessa, di dover riqualificare la struttura per immigrati irregolari di Lampedusa quale centro di soccorso e prima accoglienza;
quali siano le iniziative che il Governo intende adottare al fine di risolvere il grave problema del sovraffollamento all'interno dei CIE, CPAeS e CARA, considerato che l'annuncio dell'apertura di nuove strutture non può costituire l'unico modo per risolverlo.
(4-02870)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, SALTAMARTINI, PICCHI, ANGELI, BERARDI, BIAVA e DE ANGELIS. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 23 aprile 2009, il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe, intervenendo ad un incontro dei giovani del PD al teatro Odeon di Parigi, ha avuto parole dure nei confronti del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno;
Delanoe ha dichiarato che «difficilmente potrà avere il rapporto che aveva con Rutelli e Veltroni con un sindaco che ha esordito in Campidoglio con il saluto fascista», facendo riferimento ad una gestualità e ad una forma di comunicazione deplorevole che non appartiene all'attuale dirigenza politica né tanto meno al sindaco della nostra capitale;
già in passato, Bertrand Delanoe si era reso protagonista di dichiarazioni contro il Sindaco di Roma, arrivando a creare un forte imbarazzo sotto il profilo diplomatico ed istituzionale;
le continue dichiarazioni di Delanoe contro Gianni Alemanno, rappresentano un'interferenza indebita nelle scelte compiute in maniera netta dagli elettori romani nelle scorse elezioni politiche;
le parole proferite dal sindaco francese risultano chiaramente offensive nei confronti della stessa comunità italiana in Francia che ha sempre avuto grande rispetto nei confronti delle scelte politiche ed elettorali dei cittadini francesi;
l'Italia ha maturato nel corso degli anni un profondo legame di amicizia e di cooperazione con la Francia, rafforzato negli ultimi mesi da una progettualità coordinata tra i presidenti Berlusconi e Sarkozy, che ha posto le basi per un percorso di collaborazione reciproca;
le dichiarazioni del sindaco francese sono state proferite in una cornice internazionale, davanti a sostenitori del partito democratico italiano guidato dai referenti dello stesso, e alla presenza dell'ex Presidente della Commissione europea Jacques Delors -:
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di chiarire quanto si è verificato a Parigi, e quali azioni si intendano sollecitare al fine di ottenere le dovute spiegazioni dalle autorità parigine.
(4-02866)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le imprese che operano per la gestione degli impianti di servizio per lo smaltimento dei rifiuti, da diverso tempo, hanno denunciato le molteplici e gravi difficoltà riscontrate dalla prestazione di garanzie finanziarie per l'attivazione, la gestione operativa e post-operativa delle discariche, comprese le procedure di chiusura, previste dalla normativa sia nazionale, che regionale di riferimento;
attualmente infatti gli istituti di credito e le compagnie di assicurazione, non rilasciano garanzie finanziarie per una durata trentennale, così come previsto dalla lettera b) del comma 3 dell'articolo 14 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 concernente «Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti», limitandosi invece a rilasciare garanzie per «piani quinquennali rinnovabili»;
tuttavia, la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte

del 26 maggio 2008 n. 1217 ha stabilito l'illegittimità dell'autorizzazione subordinata al rilascio di garanzia quinquennale da parte degli istituti di credito e delle compagnie di assicurazione, per la costruzione e l'esercizio di una discarica per i rifiuti;
inoltre, la Regione Puglia ha fatto propria una interpretazione restrittiva fornita dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, (Prot. N. 15359 del 1° agosto 2008), sulla normativa sia nazionale che regionale di riferimento, che esclude tra i soggetti legittimati a prestare garanzie finanziarie in favore dello Stato e/o degli Enti pubblici, le società di intermediazione finanziaria, iscritte nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 concernente «Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia»;
la suddetta interpretazione peraltro, risulta in evidente contrasto con il predetto decreto legislativo, che individua come soggetti legittimati a rilascio di garanzie finanziarie in favore dello Stato e/o degli Enti pubblici, le imprese sottoposte al controllo della Banca d'Italia incluso anche i soggetti di intermediazione finanziaria iscritti nell'elenco speciale precedentemente riportato;
tale situazione, in considerazione di quanto suesposto, pone una serie di evidenti problematiche di carattere soprattutto finanziario, sia per gli operatori del settore degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, in quanto la richiesta per il rilascio di garanzie finanziarie quinquennali, da parte degli istituti di credito e delle compagnie di assicurazione, necessarie al fine di svolgere l'attività d'impresa per lo smaltimento dei rifiuti stessi, (nonostante la suesposta sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte avesse dichiarato l'illegittimità di tale richiesta), rischia di bloccare l'esercizio dell'attività stessa, con le conseguenti interruzioni del servizio di pubblica utilità reso dai gestori delle discariche medesime; sia anche per le stesse società di intermediazione finanziaria che subiscono una restrizione delle competenze per lo svolgimento della propria attività professionale;
appare pertanto evidente che tale eventualità, potrebbe rappresentare una situazione di reale emergenza non soltanto per la Regione Puglia, ma per l'intero territorio nazionale, con gravissimi danni per l'ambiente, la salute pubblica e il livello occupazionale in considerazione che molte imprese del settore rischierebbero la chiusura dell'attività;
sarebbe infine opportuno che gli istituti di credito e le compagnie di assicurazione siano richiamate al rispetto di quanto previsto dal succitato decreto legislativo che stabilisce la durata trentennale per la garanzia finanziaria, per l'attuazione e la gestione operativa delle discariche -:
se non ritengano opportuno intervenire con un provvedimento ad hoc, al fine di esplicitare in maniera inequivocabile la durata delle garanzie finanziarie come individuata dall'articolo 14 del decreto legislativo 13 gennaio 2003 n. 36;
se non ritengano altresì opportuno chiarire i contenuti dell'interpretazione del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, che escludono le società di intermediazione finanziaria tra i soggetti legittimati a prestare le garanzie finanziarie in favore dello Stato o degli enti pubblici, come invece stabilito dall'articolo 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 che li indica all'interno dell'elenco speciale e che sono sottoposti alla vigilanza della Banca d'Italia;
quali iniziative infine intendano assumere nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che interpretazioni troppo rigide e spesso non conformi alla normativa del settore, possano determinare l'impossibilità per gli operatori del settore di esercitare la propria attività con la conseguente paralisi dell'intero sistema nazionale della gestione dei rifiuti.
(4-02874)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO e BERARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha stipulato una serie di Convenzioni bilaterali per evitare le doppie imposizioni fiscali;
l'Italia ha firmato, nel 2002, una nuova Convenzione bilaterale con il Governo Canadese che al momento attende ratifica da parte del Parlamento italiano;
il Governo canadese ha più volte sollecitato la ratifica dell'Accordo, ultimamente in occasione della visita nella capitale canadese del Sottosegretario agli affari esteri Vincenzo Scotti;
la spesa a carico dello Stato che deriverebbe dalla ratifica dell'Accordo ammonta ad un milione di euro;
la ratifica dell'Accordo consentirebbe di agevolare lo sviluppo degli scambi commerciali e degli investimenti tra i due Paesi;
per quanto attiene alla fiscalizzazione delle retribuzioni del personale a contratto presso la Rete diplomatico-consolare, il Ministero degli Affari Esteri, mediante la ratifica in parola, potrà finalmente operare in armonia con i dettati dell'Accordo stesso e sarà legittimato a prelevare le tasse in parola per versarle al Ministero dell'Economia e delle Finanze, poiché il prelievo alla fonte avviene allo stato attuale in contrasto con le disposizioni dall'Accordo in vigore -:
quando il nostro Paese intenda ratificare l'Accordo per evitare la doppia imposizione fiscale fra l'Italia ed il Canada.
(4-02872)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, fin dal 2003, ha inteso denunziare, anche attraverso numerosi atti ispettivi, l'eccessivo garantismo giudiziario esercitato sugli uomini della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia);
vari cavilli giudiziari e riferimenti a leggi, ad avviso dell'interrogante, troppo garantiste per i boss mafiosi, hanno di fatto protetto dalle «insidie» giudiziarie gli appartenenti ad una delle più potenti cosche della 'ndrangheta calabrese;
all'interrogante appare davvero urgente dover far attenzionare le procedure giudiziarie che hanno sempre concesso benefici a Pantaleone Mancuso, uno dei capi dell'omonima storica e potente famiglia della 'ndrangheta;
nel giugno del 2003 gli sono stati dissequestrati dei beni per un «sospetto cavillo»;
nell'ottobre del 2005, nel mentre il Pantaleone Mancuso era sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Tolmezzo, grazie ad alcune perizie mediche, è stato ricoverato presso il reparto di Cardiologia dell'Ospedale civile di Vibo Valentia, con l'aggiunta di un autorizzazione a recarsi presso uno studio odontoiatrico privato, della stessa Città, per eseguire l'intervento ritenuto indispensabile dal perito d'Ufficio; il tutto nel mentre proprio a Vibo Valentia era in atto un processo giudiziario che vedeva il boss tra gli imputati più importanti e pericolosi;
nel febbraio del 2006 stavano per essere restituiti, sempre per «sospetti» cavilli, i beni confiscati ai componenti delle famiglie Mancuso di Limbadi, per un valore di circa sette milioni di euro;

nel giugno del 2008, sempre il Pantaleone Mancuso, condannato a 7 anni e sei mesi di reclusione a seguito del cosiddetto «patteggiamento in appello», nell'ambito del processo Dinasty, svoltosi presso la Corte d'Appello di Catanzaro, è stato mandato agli arresti domiciliari, nonostante fosse già stato varato il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 che ha abrogato le disposizioni del codice di procedura penale che consentivano per gli accusati di mafia il ricorso appunto al cosiddetto «patteggiamento in appello»;
nel marzo del 2009, sempre la Corte d'Appello di Catanzaro ha decretato la scarcerazione, per decorrenza dei termini, di Pantaleone Mancuso, capo indiscusso di una delle tre articolazioni in cui risulta attualmente diviso il clan; il Mancuso era stato condannato il 10 febbraio 2009 a 12 anni per estorsione nei confronti di un imprenditore;
sempre Pantaleone Mancuso, è fra gli imputati, tutti a piede libero, del maxi processo per mafia Genesi in corso a Vibo Valentia;
nei giorni scorsi il Pantaleone Mancuso aveva persino ottenuto, sempre dalla Corte d'Appello di Catanzaro, un permesso speciale, fortunatamente revocato per intervento del Ministro dell'Interno e della DNA, per presenziare alle nozze della figlia;
la Corte d'Appello di Catanzaro non può disconoscere «usi e costumi» adottati dalla 'ndrangheta durante i matrimoni dei propri congiunti e, pertanto, l'interrogante trova davvero inconcepibile il permesso accordato al boss;
considerata la posizione «apicale» di Pantaleone Mancuso all'interno dell'omonima cosca, considerate, altresì, le varie vicissitudini giudiziarie, solo in parte sopra elencate dall'interrogante, si ritiene indispensabile un'attenta valutazione delle stesse -:
se non ritenga necessario ed urgente, avviare adeguate iniziative ispettive con riferimento ai fatti citati in premessa;
se non ritenga, altresì, nell'ambito delle rivisitazioni normative, prevedere la custodia cautelare in carcere per gli uomini della criminalità organizzata, fin dalle sentenze di primo grado.
(4-02869)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il diritto alla continuità territoriale si colloca nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e della coesione di natura economica e sociale e si traduce nella capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti;
il servizio di trasporto è un servizio di interesse economico generale e si configura come elemento essenziale del diritto alla mobilità sancito dall'articolo 16 della Costituzione;
lo Stato deve farsi garante in concreto della continuità territoriale per un principio di equità e per garantire il diritto alla mobilità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, e, quindi, in particolare di fronte allo svantaggio dell'insularità;
nella Regione Sicilia, ed in particolare nell'area dello Stretto di Messina, si sta registrando una graduale ma costante riduzione del servizio universale di trasporto viaggiatori a lunga percorrenza, del servizio di trasporto regionale e del servizio di trasporto merci conseguente alle politiche aziendali dal gruppo Ferrovie dello Stato, alcune delle quali già poste in essere, altre preannunciate;
le suddette strategie aziendali si traducono nella mancanza di ammodernamento

dei servizi, della flotta navale ed anche di manutenzione e di investimenti nella rete al contrario di quanto il gruppo ha progettato e già in parte realizzato nel resto d'Italia: ciò avrà come diretta conseguenza l'aumento del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il Nord ed il Sud e dunque una riduzione dei flussi di traffico passeggeri e merci da e verso il Sud con un progressivo calo della redditività dei servizi ferroviari, già considerato alla base delle suddette strategie aziendali;
tutto ciò si traduce altresì in una vertenza di natura occupazionale: nel solo territorio della provincia di Messina negli ultimi dieci anni il numero dei lavoratori occupati da Fs è diminuito da 5000 a 1700;
il sistema dei trasporti ferroviari in Sicilia rischia un ulteriore ridimensionamento derivante dai tagli disposti dalla legge finanziaria alle risorse già previste nel Piano triennale 2007-2009, che ammontano a circa 256 milioni in meno per Trenitalia e circa 317 per Rfi, che potrebbe provocare un'inammissibile ed iniqua situazione di distaccamento della Sicilia dal Continente;
le conseguenze di tali riduzioni sono già visibili: la Divisione Cargo di Ferrovie dello Stato ha annunciato la volontà di dismettere parte del servizio merci da e per la Sicilia ed in particolare, a partire dal 1o marzo scorso, sono già stati dimessi gli scali merci Messina Centrale e Pace del Mela con gravi conseguenze per le attività produttive e commerciali che ruotano intorno ad essi;
la scelta del ridimensionamento del servizio cargo in Sicilia, che prevede l'utilizzo di un unico scalo operativo a Catania con il conseguente dirottamento del traffico merci su gomma, risulta essere in contrasto rispetto alla riconosciuta necessità di decongestionare la rete stradale, con tutti i benefici derivanti i termini di sicurezza stradale e di riduzione delle emissioni inquinanti;
molto problematica risulta anche la gestione della Direzione Navigazione di Rfi poiché, anche in questo caso, è in atto un'operazione di progressiva dismissione delle navi: delle navi ferroviarie considerate in esercizio la nave «Sibari» è stata definitivamente disarmata, le navi «Scilla» e «Rosalia» sono periodicamente ferme poiché sottoposte a verifiche e a lavori di riparazione e non si hanno notizie dell'avanzamento dei lavori sulla nave «Logudoru»;
per quanto attiene al servizio universale passeggeri, è stata più volte esplicitata la strategia aziendale di Trenitalia volta a privilegiare lo sviluppo del trasporto passeggeri cosiddetto redditizio e a non supportare i treni che generano perdite il cui primato in negativo è detenuto proprio dalle tratte ferroviarie che hanno origine a Palermo o a Siracusa e, via Messina, sono dirette verso Torino o verso Venezia;
inoltre, per quanto riguarda il servizio di traghettamento veloce passeggeri nell'area dello Stretto di Messina, gravi sono i disagi che registrano quotidianamente i pendolari delle due sponde che attraversano lo stretto per ragioni di lavoro o di studio poiché al momento sono state ridotte ulteriori corse giornaliere e non è ancora attivo il servizio della cosiddetta metropolitana del mare;
il compito delle Ferrovie dello Stato è quello di proporre gli interventi, le priorità e le fasi temporali di realizzazione dei piani aziendali, mentre la scelta su di essi spetta al Governo nel suo ruolo di azionista unico del Gruppo e, dunque, di decisore strategico -:
quali siano le azioni che il Governo, nella sua qualità di azionista unico del Gruppo Ferrovie dello Stato, intende porre in essere in relazione alle scelte di politica aziendale che incidono negativamente sui diritti alla mobilità e alla continuità territoriale nella Regione Sicilia;
quali siano gli elementi che il Ministro interpellato intende inserire nel nuovo contratto di programma con le Ferrovie dello Stato al fine di ripristinare in Sicilia i livelli dell'offerta utili garantire un servizio

di trasporto rispondente agli standard qualitativi e quantitativi richiesti;
se e quali investimenti il Governo intenda supportare ed in caso positivo quali saranno i tempi per la realizzazione affinché la Sicilia possa avere un servizio di trasporto passeggeri, di trasporto merci, di navigazione e di traghettamento nell'area dello Stretto efficiente, sostenibile ed equo rispetto a quello di cui usufruiscono i cittadini nel continente.
(2-00367)
«Garofalo, Briguglio, Germanà, Stagno d'Alcontres».

Interrogazioni a risposta orale:

STUCCHI, PIROVANO e CONSIGLIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Comitato Pendolari Bergamaschi, insoddisfatto dei nuovi orari ferroviari che entreranno in vigore dal prossimo 22 dicembre, ha diramato a mezzo stampa la drammatica situazione dei collegamenti ferroviari nella Provincia di Bergamo;
la Provincia di Bergamo è risultata la più penalizzata in tutta la Regione Lombardia;
la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano e tutti coloro che provengono dalla parte est della Provincia di Bergamo dovranno inevitabilmente cambiare treno a Bergamo, ma non sempre le coincidenze saranno compatibili;
la linea Treviglio-Bergamo ha perso tantissimi treni, soprattutto in fascia di punta;
chi dalla zona della bassa bergamasca deve raggiungere Bergamo prima delle 8, deve prendere necessariamente l'unico treno disponibile alle 7.28 da Treviglio Centrale oppure si troverà costretto ad utilizzare mezzi propri: più lenti - anche a causa del traffico - più inquinanti, più onerosi e più scomodi da «parcheggiare»;
la linea Bergamo-Lecco ha visto i propri orari aumentare di 10 minuti, a causa di lavori/coincidenze a Calolziocorte;
la linea Bergamo-Milano è stata declassata a servizio «metropolitano», eccezion fatta per alcuni treni in fascia pendolare che coprono il tragitto senza troppe fermate intermedie. I restanti treni impiegano moltissimo tempo per percorrere quei 56 km che separano Bergamo da Milano;
il Comitato Pendolari Bergamaschi ha deciso con Trenitalia di firmare tale piano, in previsione dell'entrata in vigore a giugno 2009 dei servizi suburbani;
Trenitalia, dopo la firma dell'accordo, ha deciso di modificare ancora i tempi di percorrenza di alcuni treni, istituendo fermate non previste;
ad esempio era stato previsto un treno alle 7.02 da Bergamo con fermate a Verdello (ore 7.11), Pioltello (ore 7.32) e Milano Linate (ore 7.42). Dopo l'accordo siglato in data 28 novembre questo treno è stato anticipato di 15 minuti facendolo fermare in tutte le stazioni e poi, a seguito di innumerevoli proteste, è stato ridisegnato come «diretto», mantenendo comunque le fermate di Cassano e Melzo, a Cassano arriverebbe alle 7.20, ma in quella stazione esistono già treni per Milano alle 7.11, 7.29 e 7.39. Discorso analogo è stato fatto per Melzo;
altro esempio è il treno delle 7.32 da Bergamo che prima partiva alle 7.47 da Treviglio per arrivare alle 8.06 a Pioltello. Dopo aver siglato l'accordo quel treno arriverà alle 8.15 a Pioltello senza fare fermate intermedie. 28 minuti per fare 20 km, con una media di 40 km/h, in barba agli enormi investimenti per il quadruplicamento della Treviglio-Pioltello;
Trenitalia, nello stilare l'orario, non ha tenuto conto delle reali esigenze di quella linea che conta, sulla sua direttrice un numeroso flusso di passeggeri: Bergamo è al 5° posto in Italia con 10.300.000

unità, Treviglio con 3.500.000 e senza dimenticare il grande flusso di passeggeri da Verdello -:
se ritenga di intervenire con tempestività al fine di verificare quanto sopra e, nel caso risponda al vero, di rivedere la programmazione degli orari dei treni in modo da rispondere alle esigenze dei cittadini pendolari.
(3-00496)

MISIANI e SANGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 15 dicembre sono entrati in vigore i nuovi orari ferroviari per la Regione Lombardia;
la provincia di Bergamo è risultata la più penalizzata nell'ambito della regione;
la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano. Dal 15 dicembre 2008 coloro che provengono dalla parte est della provincia devono inevitabilmente cambiare treno a Bergamo e non sempre le coincidenze sono compatibili;
la linea Treviglio-Bergamo ha perso numerosi treni, soprattutto in fascia di punta, con rilevanti disagi per chi dalla bassa pianura bergamasca deve raggiungere il capoluogo orobico;
la linea Bergamo-Lecco ha visto i propri orari aumentare di 10 minuti (su 36 di percorrenza) a causa di lavori/coincidenze a Calolziocorte;
la linea Bergamo-Milano è stata declassata a servizio «metropolitano», eccezion fatta per alcuni treni in fascia pendolare che coprono il tragitto senza troppe fermate intermedie. I restanti treni impiegano tempi eccessivi per percorrere i 56 km che separano Bergamo da Milano;
questo ridimensionamento quantitativo e qualitativo del servizio ferroviario locale è in palese contraddizione con gli enormi investimenti effettuati per il quadruplicamento della linea ferroviaria Treviglio-Pioltello e la generale condivisione della necessità di potenziare il trasporto su ferro in alternativa al traffico su strada e autostrada;
nello stilare il nuovo orario Trenitalia non ha tenuto conto delle reali esigenze di una linea che conta, sulla sua direttrice, le stazioni di Bergamo (che è al 5° posto in Italia come flusso passeggeri), Treviglio e Verdello. La Regione Lombardia, dal canto suo, non è riuscita a garantire che Trenitalia mantenesse le promesse fatte e firmate nell'incontro del 28 novembre 2008;
secondo quanto riportato dagli organi di informazioni, l'assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia avrebbe dichiarato che «se Trenitalia ha deciso che Freccia rossa deve correre passando davanti a tutti gli altri treni e sulle spalle dei pendolari, può darsi che saremo costretti a dimostrare a Trenitalia che il Freccia rossa può anche rimanere in stazione» -:
se siano a conoscenza della situazione sopra riportata e quali iniziative urgenti intendano promuovere nei confronti di Trenitalia, ivi compresa la sospensione dell'erogazione a Trenitalia dei 480 milioni stanziati in suo favore dal decreto-legge anti-crisi, per risparmiare agli utenti delle ferrovie locali lombarde, a partire dalle tratte che ricadono nel territorio della provincia di Bergamo, gli inaccettabili disagi derivanti prodotti dai nuovi orari invernali.
(3-00497)

CAPARINI, SALVINI, PIROVANO, VOLPI, CROSIO, STUCCHI e CONSIGLIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lunedì 15 dicembre 2008 sono entrati in vigore i nuovi orari ferroviari per la Regione Lombardia;
la linea Brescia-Bergamo ha perso tutti i collegamenti diretti con Milano;
tale soppressione coincide con un evidente ridimensionamento quantitativo

e qualitativo del servizio ferroviario locale;
sono molte le variazioni d'orario apportate da Trenitalia in modo difforme da quanto concordato con le Regioni interessate;
il nuovo orario Trenitalia non ha tenuto conto delle reali esigenze di una linea che conta, sulla sua direttrice, le stazioni di Bergamo (che è al quinto posto in Italia come flusso passeggeri) e di Brescia che garantiscono un importante contributo in termini di fatturato: Trenitalia non ha mantenuto gli impegni dell'incontro del 28 novembre 2008;
secondo quanto riportato dagli organi di informazioni, l'assessore alle infrastrutture della Regione Lombardia avrebbe dichiarato che «se Trenitalia ha deciso che Freccia rossa deve correre passando davanti a tutti gli altri treni e sulle spalle dei pendolari, può darsi che saremo costretti a dimostrare a Trenitalia che il Freccia rossa può anche rimanere in stazione»;
Trenitalia ha istituito una taskforce che sta costantemente verificando l'andamento della situazione al fine di procedere tempestivamente all'eventuale adozione di interventi correttivi;
in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-00785 del 17 dicembre 2008, a prima firma dell'onorevole Montagnoli, che dà conto di molteplici criticità generate dal cambio orario dello scorso 14 dicembre, focalizzando specificamente sui servizi di trasporto regionale in Lombardia ma rappresentando anche ciò che accade in altre Regioni del Nord Italia (Veneto, Trentino, Piemonte) il Ministero pur sostenendo che non determina o non concorre a determinare la declinazione dell'offerta, preso atto delle pesanti ripercussioni determinate dalle recenti variazioni d'orario, si è dichiarato disponibile a prendere parte ad iniziative di cooperazione e concertazione tra i soggetti interessati (in particolare: Regioni e Trenitalia SpA) per rimuovere e - in futuro - prevenire l'insorgere di analoghe criticità -:
quali siano le iniziative urgenti che intenda promuovere nei confronti di Trenitalia.
(3-00498)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
molti comuni italiani si stanno attivando per raccogliere fondi da inviare alle popolazioni terremotate della provincia dell'Aquila e limitrofe;
ai sensi dell'articolo 27 della legge 13 maggio 1999, n. 133, è prevista la deducibilità delle erogazioni liberali in denaro destinate a favore delle popolazioni colpite da eventi di calamità naturali per il tramite di fondazioni, di associazioni, di comitati e di enti, a condizione che i medesimi siano individuati con decreti dei prefetti delle rispettive province;
tale disposizione rappresenta un incentivo per promuovere la solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite, nonostante il momento economico difficile per molti contribuenti ed imprese;
non si ha notizia al momento dell'esistenza o meno di un decreto prefettizio della provincia dell'Aquila, che individui i suddetti enti -:
se intenda promuovere presso le prefetture delle province colpite dal terremoto in Abruzzo l'adozione immediata di tali decreti, ovvero, se esistenti, la loro pubblicizzazione, per individuare enti, fondazioni e associazioni, a cui destinare le erogazioni liberali e che siano autorizzate a rilasciare certificazioni ai fini della deducibilità fiscale.
(3-00494)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 17 gennaio 2003, con nota prot. 3285/2002, Divisione1/cittadinanza, la Prefettura di Bologna comunicava al signor Hassan Akrane, domiciliato a Bologna, via della Cooperazione n. 2, l'avvio del procedimento amministrativo ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, in relazione alla istanza per la concessione della cittadinanza italiana avanzata dallo stesso signor Akrane ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 91 del 5 febbraio 1992, (all'Ufficio Cittadinanza del Ministero dell'interno la pratica è rubricata al n. K/10/61095);
il signor Hassan Akrane si trova nel nostro Paese da ben ventidue anni, periodo durante il quale si è perfettamente integrato nella nostra società, studiando, lavorando regolarmente e versando i relativi contributi all'INPS;
sussistono pertanto tutti i presupposti affinché il signor Akrane acquisti lo status civitatis avendo il medesimo, così come richiesto dalla legge, sia una residenza stabile e continuativa nel nostro Paese sia un reddito adeguato e sufficiente al proprio sostentamento;
la richiesta di concessione della cittadinanza per residenza risale a quasi sette anni fa, ma in tutti questi anni il signor Akrane non è più stato informato in ordine allo stato del procedimento, il quale sembra sia ancora fermo alla «fase istruttoria»;
ai sensi dell'articolo 8 della legge n. 91 del 1992 e dell'articolo 3 del regolamento di attuazione, le istanze per la concessione della cittadinanza dovrebbero essere evase dall'amministrazione competente entro 730 giorni, però questo arco temporale viene regolarmente doppiato per quello che riguarda le concessioni di cittadinanza per matrimonio e addirittura triplicato per quanto concerne le concessioni di cittadinanza per residenza;
appare francamente difficile, secondo l'interrogante, comprendere la mancanza di risposta ad una istanza formulata e presentata da ben sette anni -:
quali sia lo stato della predetta pratica, che cosa osti al suo favorevole accoglimento e cosa ne abbia impedito l'evasione senza dover attendere la scadenza dei termini (730 giorni) previsti dalla legge;
quali provvedimenti intenda adottare per abbreviare il lunghissimo iter di concessione della cittadinanza italiana, la cui durata oggi è di fatto triplicata rispetto a quanto indicato dalla legge.
(4-02868)

FUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 e 7 giugno prossimi si terranno anche le prime elezioni per il Presidente e il Consiglio provinciale della nuova provincia pugliese di Barletta-Andria-Trani, istituita dalla legge n. 148 del 2004;
a un mese e mezzo dal voto si sta registrando un gravissima e inaccettabile impasse perché il Consiglio provinciale di Bari - convocato con all'ordine del giorno la delibera per stabilire le modalità organizzative per il trasferimento delle risorse amministrative e di personale necessarie alla nuova provincia - è costantemente in assenza di numero legale per dissidi interni alla maggioranza di centro sinistra;
nel territorio della nuova provincia si sta spargendo il legittimo timore che, una volta eletti il Presidente e il Consiglio provinciale e mentre da parte del Governo con l'articolo 12 del recente «decreto mille-proroghe» sono state confermate le risorse economiche di competenza statale, essa nasca già priva dei mezzi amministrativi e di personale necessari -:
quali urgenti iniziative, nell'ambito delle competenze del Governo e qualora

il Consiglio provinciale di Bari non assuma le necessarie decisioni, sia possibile assumere da parte dello Stato per garantire che la nuova provincia dì Barletta-Andria-Trani non nasca già depotenziata.
(4-02871)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel libro intitolato «Un paese di baroni-truffe favori, abusi di potere. Come funziona l'università italiana» edito nel febbraio 2009 da Chiare Lettere di D. Carlucci e A. Castaldo alle pagine 72/73, 192/193 e 198 nota 10, si affronta il caso della Dottoressa Anna Carla Nazzaro e della sua nomina, nel 2005, a professore ordinario di diritto privato presso l'Università degli studi di Firenze;
infatti consta all'interrogante che il professor Sandro Rogari, ordinario di Storia Contemporanea nella Facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri di Firenze, all'epoca dei fatti preside della medesima facoltà e attuale prorettore dell'Università degli studi di Firenze, nel Consiglio di Facoltà del 19 ottobre 2005 avrebbe proposto la delibera per la chiamata diretta, quale professore ordinario di diritto privato, della Dottoressa Anna Carla Nazzaro, primo caso nella storia italiana di professore di Diritto privato non laureato in Giurisprudenza ma in scienze bancarie nella università di Benevento;
la carriera della dottoressa Anna Carla Nazzaro, prima di approdare a Firenze, sarebbe stata, sempre secondo il suddetto libro vedi pagine 185 e seguenti nel capitolo «poteri trasversali», sponsorizzata dal professore Pietro Perlingieri, rettore magnifico dell'Università del Sannio ed ex parlamentare del partito popolare italiano, e infatti la dottoranda di ricerca Nazzaro, mai stata ricercatrice, avrebbe ottenuto l'idoneità a professore associato presso la Facoltà di Economia e Commercio di Bari e sarebbe stata successivamente chiamata nella stessa Facoltà dell'Università di Lecce;
tuttavia il TAR Puglia, sez. I, il 19 febbraio 2002 avrebbe annullato la suddetta idoneità a professore associato presso la Facoltà di Economia e Commercio di Bari e la successiva chiamata nella stessa Facoltà dell'Università di Lecce, annullamenti giurisdizionali confermati con sentenza passata in giudicato dal Consiglio di Stato sez. VI, del 22 ottobre 2002, con motivazioni dal contenuto surreale: «la candidata non è a conoscenza delle nozioni elementari di Diritto privato», «non ha pregressa attività didattica e presenta come unico scritto uno stampato inedito di dubbia autenticità»;
nonostante tutto ciò, e non tenendo conto della sentenza del Consiglio di Stato, sarebbe stato bandito un nuovo concorso ad hoc, questa volta a professore ordinario, per la Dottoressa Nazzaro nell'Università dell'Insubria di Varese, dove la Nazzaro è divenuta ordinaria il 14 agosto 2004, pur senza mai riceverne una cattedra fino alla chiamata del professor Rogari a Firenze -:
se intenda acquisire elementi informativi sui fatti in premessa e se e come intenda intervenire per evitare che situazioni quali quella descritte in premessa in un ateneo possano ripetersi e docenti che siano risultati non idonei all'insegnamento possano comunque ottenerlo.
(4-02873)

GHIZZONI e COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 27 febbraio 2009 il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva i due Regolamenti riguardanti uno la «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia

e del primo ciclo di istruzione» e l'altro le «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica», attuativi entrambi dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazione, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 che ha previsto più di 7,8 miliardi di tagli in tre anni per il sistema d'istruzione pubblica;
nonostante i due Regolamenti siano stati promulgati lo scorso 20 marzo 2009 dal Presidente della Repubblica, a due mesi dalla suddetta approvazione essi non risultano pubblicati in Gazzetta Ufficiale con la conseguenza che sia il recente decreto annunciato per la determinazione degli organici, inviato alle scuole con la Circolare n. 38 del 2 aprile 2009, sia le successive disposizioni inviate dagli Uffici scolastici regionali a quelli provinciali e da questi alle scuole, risultano privi di qualsiasi legittimità giuridica, poiché si riferiscono ad atti normativi non ancora ufficialmente entrati in vigore;
altresì, alimenta dubbi sull'esistenza di eventuali elementi di illegittimità il fatto che la Corte dei Conti non abbia ancora registrato, dopo più di un mese, i due decreti sopra citati -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno motivare il suddetto ritardo che se non adeguatamente chiarito potrebbe essere ricondotto a logiche tese a non voler ufficializzare nero su bianco i numeri dei docenti e del personale ausiliario tecnico amministrativo che dal prossimo anno non lavoreranno più e ingrosseranno le fila dei disoccupati.
(4-02875)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO, GATTI, CENNI, DE BIASI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 276 del 2003, di «Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30», introduceva la tipologia di «lavoro occasionale di tipo accessorio», la quale esulava dalle fattispecie contenute nei normali contratti di lavoro, poiché trattava di prestazioni eseguite in modo saltuario;
il provvedimento legislativo prevedeva l'utilizzo della formula di lavoro occasionale di tipo accessorio anche nel settore agricolo per le attività connesse al periodo di vendemmia. Le categorie di soggetti che potevano accedere a questa particolare tipologia di lavoro erano esclusivamente i pensionati e gli studenti «con meno di 25 anni di età, regolarmente iscritti a un ciclo di studio»;
l'ambito di applicazione della suddetta tipologia di lavoro veniva successivamente modificato dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, di «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», la quale estendeva il lavoro occasionale di tipo accessorio in agricoltura alle altre attività di carattere stagionale;
il decreto-legge n. 5 del 2009, convertito con modificazioni della legge n. 33 del 2009, concernente «Misure a sostegno dei settori industriali in crisi, nonché disposizioni in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario», alla lettera c) del comma 12 dell'articolo 7-ter, prevede l'estensione dell'utilizzo della formula del lavoro occasionale di tipo accessorio alle «casalinghe»;
la categoria delle «casalinghe», a differenza di quella di pensionato o di

studente, è di difficile, ma nello stesso ampia configurazione. Si corre il rischio che per le donne lo strumento del voucher, il mezzo di pagamento utilizzato per questa particolare tipologia di lavoro, diventi l'unico modo di accedere al mercato del lavoro agricolo stagionale. Di conseguenza i braccianti maschi verranno assunti pagando quanto previsto dal contratto di lavoro e i contributi di legge mentre le donne, complessivamente classificate come «casalinghe» sono destinate esclusivamente al «lavoro accessorio», in quanto, secondo la logica seguita dal Governo, già svolgono «lavoro domestico»;
questo provvedimento, che appare iniquo e discriminatorio, penalizza fortemente le lavoratrici agricole perché ad esse non verrebbero riconosciuti i diritti e le tutele garantiti dalle norme contrattualistiche. Alle donne, che rappresentano la maggioranza dei lavoratori dell'agricoltura e che, in forza di questo provvedimento sono dunque destinate a svolgere il lavoro domestico come attività principale, sarebbe negata la possibilità di percepire l'indennità di disoccupazione agricola, la copertura salariale e previdenziale in caso di malattia, infortunio e maternità eccetera;
il provvedimento in oggetto è stato inserito nel maxi emendamento presentato dal Governo in occasione della conversione del decreto legge n. 5 del 2009, approvato con voto di fiducia, senza che sul tema sia stata mai avviata una concertazione con le parti sociali e senza consentire al Parlamento di svolgere un dibattito e un confronto su una questione di vitale importanza per centinaia di migliaia di donne -:
se non ritenga di dover con urgenza intervenire sulla norma in oggetto al fine di modificare la disposizione normativa contenuta alla lettera c) comma 12 dell'articolo 7-ter del decreto-legge n. 5 del 2009, che risulta essere pregiudizievole dei diritti e della dignità delle donne impiegate in agricoltura;
se non ritenga di dover tempestivamente convocare un Tavolo di confronto con le parti sociali, allo scopo di avviare un confronto sul tema in oggetto al fine di tutelare l'attività dei lavoratori e delle lavoratrici nel settore dell'agricoltura.
(5-01342)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BIAVA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
durante la puntata della trasmissione televisiva Anno zero dello scorso 9 aprile 2009, è stato mandato in onda un collegamento di Michele Santoro con il Giornalista Sandro Ruotolo sul recente terremoto abruzzese durante il quale è stato intervistato un dipendente in divisa del Corpo Forestale dello Stato;
il servizio televisivo è consultabile al link internet http://www.rai.tv/dl/RaiTV/ programmi/media/ContentItem-f3d182b9-1700-44e3-a8f6-db441af45a69.html?p=0);
nel suo intervento il Forestale ha testualmente affermato: «ieri sera alle 10.45 c'è stata una scossa da sei e hanno detto che non c'è stato niente. Hanno caricato le persone sulle spalle in pigiama e l'han portati via perché i «Signori» hanno detto che non c'era pericolo .... però vedi cosa è successo ... vedremo cosa uscirà in questi giorni .... guarda quanta gente in divisa! Guarda cosa stan facendo. Cosa sta facendo? Stan facendo .... le persone lavorano, la buona parte non lo fa. Perché non ci sono gli strumenti, non c'è nessuno che li coordina. Quattro ore fa ero con il pigiama, mi sono messo sta divisa, no? Perché se no mi dicevano chi sei tu? Cosa fai lì sopra? A tirar fuori la gente .... e perché vedevo la gente quasi

qua con le braccia conserte a guardare .... E i genitori che piangevano perché c'erano qua sotto i figli»;
con tali dichiarazioni il Forestale ha criticato l'inoperatività della «gente in divisa» causata dalla mancanza di strumenti e di coordinamento e sollevato forti dubbi sulle capacità di prevenzione e di risposta del Servizio nazionale di Protezione Civile agli eventi sismici abruzzesi e sulla correttezza dell'informazione nei riguardi della popolazione;
le circostanze di fatto hanno escluso che le dichiarazioni siano state rese nella veste di privato cittadino: le affermazioni sono state attribuite ad un appartenente ad un corpo di polizia particolarmente rispettato e sentito prossimo proprio nelle zone colpite dal terremoto;
con tali dichiarazioni, contro tutte le istituzioni impegnate a fronteggiare l'emergenza in Abruzzo, il Forestale non ha esplicitato una propria posizione personale ma si è comportato come organo dell'Amministrazione, rappresentando la volontà del Corpo Forestale dello Stato impegnando l'ente di appartenenza di fronte alla cittadinanza locale, alla Nazione ed alle Istituzioni;
il Capo del Corpo Forestale dello Stato, e ogni altro organo di diretta dipendenza gerarchica, non hanno rilasciato alcuna autorizzazione al rilascio di tale intervista pertanto il Forestale, secondo l'interrogante, ha agito in nome e per conto del CFS venendo meno al dovere di leale collaborazione;
nel merito, tali dichiarazioni, hanno screditato le azioni della Protezione civile generando un senso di insicurezza e smarrimento nella cittadinanza già duramente provata dall'evento sismico e arrecato un danno all'immagine del CFS e creato conflitto tra istituzioni dello Stato;
dal 6 aprile 2009, tutte le istituzioni dello Stato hanno dato una risposta immediata al tragico evento compiendo uno sforzo enorme mettendo in campo tutte le forze disponibili per fronteggiare la situazione in atto;
a distanza di poche ore dal sisma quasi tutti gli sfollati hanno ricevuto assistenza, sono state salvate centinaia di persone da sotto le macerie e approntate le tendopoli in tutti i principali centri abitati distrutti nonché allestiti alloggi sulla costa;
il Presidente della Repubblica ha espresso «una soddisfazione che inorgoglisce il nostro Paese», rispetto ai soccorsi e agli interventi per assicurare una prima sistemazione agli sfollati del terremoto ha parlato con «ammirazione» dello sforzo sinergico per i soccorsi, che ha visto sommarsi l'intervento dello Stato centrale con quello delle Regioni e dei Comuni. E anche delle organizzazioni volontarie;
alla data dell'11 aprile, a distanza di soli 6 giorni dal sisma, sono state allestite 60 aree di ricovero per dare assistenza a più di 24.000 persone. Sono state montate 3.674 tende, messe in funzione 39 cucine da campo e 16 posti medici avanzati più un ospedale da campo. Nelle tendopoli sono presenti 55 psicologi volontari e 45 tra psicologi e psichiatri dell'Asl locale; ed inoltre 15.350 ospitati in 139 strutture della costa abruzzese e in 1.680 abitazioni offerte;
a fronte di questi numeri, nel merito sono da considerarsi gratuite e prive di fondamento le dichiarazioni dell'intervistato che invece di provvedere a diffondere sicurezza, come gli viene imposto dalla proprie qualifiche rivestite, ha contribuito a generare un senso di insicurezza e allarme aggravando una situazione già particolarmente difficile ed impegnativa;
oltretutto tali dichiarazioni hanno colpito lo stesso Corpo Forestale dello Stato che a fronte di un organico di appena 9000 unità in tutto il territorio nazionale ha sin da subito destinato all'Abruzzo centinaia di uomini in divisa, personale civile, mezzi, viveri e materiali allestendo anche due cucine da campo interamente autonome;

la legge n. 36 del 2004, ha individuato il Corpo Forestale dello Stato quale struttura operativa nazionale di protezione civile e recentemente la legge 13 del 2009, ha affidato ai nuclei operativi speciali del Corpo la specifica competenza;
il Corpo Forestale dello Stato sta fronteggiando ininterrottamente l'emergenza terremoto dal 6 aprile 2009, ed è capillarmente presente in tutte le aree terremotate ed in talune frazioni è l'unico presidio dello Stato presente;
gli appartenenti a questa istituzione a differenza di quanto denunciato dall'intervistato, stanno dimostrando ogni giorno attaccamento ai valori del proprio corpo, abnegazione e spirito di servizio verso la collettività -:
quali provvedimenti intenda intraprendere, promuovere o sollecitare affinché il comportamento del forestale sia censurato, quali iniziative intenda assumere per impedire il ripetersi di tali episodi e quali risorse e strumenti intenda affidare al Corpo forestale dello Stato per continuare il proprio importante lavoro al servizio della collettività.
(5-01343)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta orale:

MIGLIORI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
si apprende che il Governo della Romania, in seguito alle note, recenti vicende interne della Repubblica di Moldova, ha deciso di concedere la cittadinanza romena praticamente a tutti i cittadini moldavi che ne faranno richiesta;
si parla, quindi, di circa 600 mila moldavi in procinto di acquisire il passaporto romeno;
pur trattandosi di scelte interne di un Paese sovrano, è palese la ricaduta che ciò andrebbe a determinare negli equilibri demografici dell'Europa di Schengen -:
quali siano le informazioni a disposizione e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo di fronte a tale sconcertante decisione, per scongiurare inevitabili e massicce ripercussioni a livello di flussi migratori in Unione Europea e conseguentemente in Italia.
(3-00495)

TESTO AGGIORNATO AL 28 APRILE 2009

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00148, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bindi che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa undicesima firmataria.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Fucci e altri n. 7-00151, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Incecco, Grassi.

La risoluzione in Commissione Fucci e altri n. 7-00152, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Incecco, Grassi, Palumbo.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in scritta Leoluca Orlando n. 4-02862, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scilipoti.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Di Cagno Abbrescia n. 5-00263 del 28 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02874;
interrogazione a risposta scritta Stucchi e Pirovano n. 4-01896 del 17 dicembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00496;
interrogazione a risposta scritta Misiani e Sanga n. 4-01900 del 17 dicembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00497;
interrogazione a risposta in Commissione Caparini e altri n. 5-00920 del 29 gennaio 2009 in interrogazione a risposta orale n. 3-00498;

TESTO AGGIORNATO AL 7 MAGGIO 2009

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BARANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 introdotto dalla legge di conversione attribuisce al Governo una delega volta, tra l'altro, a riportare nell'ambito dei vincoli del patto di stabilità interno le aziende locali di servizi «ex municipalizzate»;
questa esigenza emerge in considerazione dei rischi per la finanza pubblica che la gestione di tali soggetti ha prodotto nel corso degli anni;
in effetti, salvo casi di gestione riconosciuta come virtuosa, le problematiche connesse all'attività di questi soggetti sono molteplici e pongono non pochi dubbi sugli ampi margini operativi che ad essi sono stati riconosciuti;
tramite la stampa locale ad esempio sono emerse le gravi difficoltà che investono l'ACAM s.p.a. della Spezia, società interamente a capitale pubblico i cui azionisti sono i Comuni della provincia della Spezia e, per quote minime, anche comuni della provincia di Massa Carrara, la quale gestisce nella provincia della Spezia, con affidamenti in house, i servizi di distribuzione gas metano, servizio idrico integrato, servizio di raccolta smaltimento rifiuti;
il gruppo ACAM risulta debitore, a fine dell'esercizio 2007, di oltre 340 milioni di euro, a fronte di fatturato di soli 162 milioni di euro, avendo registrato una perdita di oltre 5 milioni di euro;
la predetta ACAM s.p.a. sembrerebbe essere stata utilizzata da diversi Comuni proprietari ed utenti in modo improprio, addossando alla stessa investimenti che sarebbero dovuti ricadere sui comuni stessi in quanto destinatari degli oneri di urbanizzazione, ritardando oltremodo i pagamenti dovuti ad ACAM per servizi resi, superando in questo modo i vincoli di finanza pubblica e creandosi così un'impropria anticipazione di cassa, caricando la stessa ACAM di personale sovrabbondante;
l'ACAM s.p.a. ha costituito un consistente numero di società controllate, con crescita esponenziale dei Consigli di Amministrazione, in cui siederebbero secondo i giornali, ben 105 persone e, nonostante ciò, il gruppo ACAM ha affidato attività di consulenza di fatto a tempo indeterminato con compromessi non proporzionati alle prestazioni rese. Il personale del gruppo assommava a fine 2007 a 1.067 unità ed oggi è ulteriormente aumentato, il 70 per cento delle quali con meno di 10 anni di anzianità, a dimostrazione come il trend delle assunzioni abbia avuto una impennata solo in tempi recenti;
la situazione del Gruppo ACAM di La Spezia è assolutamente emblematica di quelli che possono essere alcuni degli aspetti problematici connessi a queste tipologie di gestione;

purtroppo non si tratta della sola realtà presente nel Paese, in quanto sono notori gli abusi commessi da diverse amministrazioni con le proprie aziende ex municipalizzate, con utilizzo improprio di denaro pubblico e della posizione dominante di monopolista;
recentemente lo Stato italiano ha ricevuto richiami da parte della Corte di Giustizia della Comunità europea per violazione delle norme sulla libera concorrenza e i rischi di sanzioni sono molto forti -:
se il Governo non intenda procedere ad una dettagliata inchiesta conoscitiva sul fenomeno della cosiddetta «privatizzazione delle aziende locali», fenomeno che appare all'interrogante fuori da qualunque controllo e quali siano i provvedimenti che il Governo abbia allo studio nell'ambito della delega concessa dall'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 come introdotto dalla legge di conversione per riportare le aziende «privatizzate» sotto normativa di controllo per la finanza pubblica.
(4-01826)

Risposta. - Si fa riferimento alla nota decreto del Presidente della Repubblica n. 2344 del 24 febbraio 2009 del Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento, relativa all'interrogazione in esame.
Al riguardo, sulla base degli elementi acquisiti per il tramite del competente Ufficio territoriale di Governo, si rappresenta quanto segue.
La società Acam Spa gestisce in via principale tre servizi pubblici locali: il servizio idrico integrato, il servizio integrato di gestione rifiuti e il servizio di distribuzione gas.
Tale società è partecipata esclusivamente da comuni della provincia di La Spezia e dai comuni di Fosdinovo e Pontremoli della provincia di Massa-Carrara.
Le principali società del gruppo sono 10:
1 - Acam - capogruppo;
2 - Acam ambiente - gestione rifiuti;
3 - Acam acque - servizio idrico integrato;
4 - Acam gas - distribuzione gas;
5 - Acam Clienti - vendita gas;
6 - Integra - servizi informatici al gruppo;
7 - Integra clienti;
8 - Acam impianti e reti - opere al gruppo;
9 - Acam - telefonia e banda larga;
10 - Centrogas.

L'Ufficio territoriale di Governo sopra menzionato riferisce che sul futuro di Acam Spa, una delle più grandi aziende del territorio spezzino, si è aperto, negli ultimi tempi, un dibattito che, a fronte di una situazione di forte indebitamento, ha coinvolto i comuni azionisti proprietari, impegnati in un attento monitoraggio dell'evoluzione della stessa per superare la difficile fase e costruire una prospettiva di rilancio.
La predetta società, nell'ultimo bilancio pubblicato e dai risultati di esercizio, presenta un indebitamento dovuto a elevati oneri finanziari ed interventi di varia natura.
Per tale motivo è al vaglio dei competenti organi della società un piano di ristrutturazione aziendale attualmente in corso di esame da parte degli enti locali che prevede anche un nuovo assetto societario con accorpamenti tra le varie società del gruppo.
Per quanto concerne i Consigli di amministrazione, risulta che il numero dei consiglieri nell'ultimo anno è passato da 52 a 39 ed è stato, inoltre, previsto che i dipendenti del gruppo o gli amministratori della capogruppo che detengano cariche amministrative in altre società, non percepiscano compensi aggiuntivi.
Di conseguenza, i costi complessivi degli attuali Consigli di amministrazione sono passati da circa 690 mila euro a circa 410 mila euro, con una riduzione in percentuale del 40 per cento.

I dipendenti del gruppo societario, al 31 dicembre 2007, erano 1.067 mentre al 31 dicembre 2008 risultano 1.039; in proposito sono in corso da parte della società Acam politiche di blocco del turnover e l'internalizzazione di attività attualmente svolte con personale esterno.
Il comune capoluogo, quale proprietario e maggior socio azionario, si è fatto promotore di un'azione di rilancio della società, da un lato mediante una attenta valutazione sui costi di gestione e una razionalizzazione organizzativa e dall'altro traguardando possibilità di sviluppo e sinergie con altre imprese del settore al fine di uscire dal mercato locale.
Infatti l'Acam Spa costituisce, a giudizio dell'Ufficio territoriale di Governo, un valore positivo per lo sviluppo economico sociale della provincia, essendo dotata di un patrimonio di risorse umane e competenze di grande valore.
Si rappresenta che nell'ultimo esercizio si sono registrati miglioramenti gestionali. La società, in accordo con i comuni azionisti, si è dotata di un piano industriale per il periodo 2009-2012; tale piano si prefigge come obiettivi il risparmio gestionale, lo sviluppo di investimenti in energie rinnovabili e soprattutto la ricerca di forme aggregative che possono permettere di fuoriuscire dall'ambito provinciale per aprirsi a sinergie ed economie di scala.
Da ultimo viene reso noto dall'Ufficio territoriale di Governo che la problematica continua ad essere al centro del dibattito locale anche sotto il profilo dei paventati tagli al personale dipendente considerato in esubero; le organizzazioni sindacali hanno manifestato la volontà di indire uno sciopero nonché altre forme di agitazione di diversa natura quali volantinaggio alla cittadinanza e presidio aziendale.

Il Ministro per i rapporti con le regioni: Raffaele Fitto.

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 20 novembre 2008 il Direttore della Filiale di Poste Italiane di Lecce ha disposto, senza alcun avviso preventivo alla clientela e alle Organizzazioni Sindacali, la chiusura, per quattro giorni, di alcuni uffici postali;
gli uffici interessati sono quelli dei Comuni leccesi di Montesano Salentino, Castiglione (frazione di Andrano), Boncore (frazione di Nardò), Serrano (frazione di Carpignano Salentino) e Lucugnano (frazione di Tricase);
tale decisione sembra scaturire solo dalla necessità aziendale di far fruire le ferie arretrate ai lavoratori e dall'impossibilità di poterli sostituire per una oggettiva carenza degli addetti alla sportelleria, stimata in circa cinquanta unità come da accordo con le organizzazioni sanitarie nazionali;
questa situazione oltre a penalizzare gli stessi lavoratori, penalizza soprattutto i cittadini di queste comunità salentine, costretti a fruire di un servizio in modalità difformi da come è stato normato dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 ottobre 2008 ed avente per oggetto «Criteri di distribuzione dei punti di accesso alla Rete postale pubblica»;
il decreto, infatti, all'articolo 2 nel comma 4 riporta l'impossibilità nei comuni con unico presidio postale di effettuare soppressioni di uffici postali e nel comma 5 prevede per i comuni sopra citati che l'apertura degli uffici postali non debba essere inferiore a tre giorni e a diciotto ore settimanali;
la chiusura degli uffici postali, disposta per quattro giorni nel caso dei tre comuni salentini è in aperta violazione di quanto stabilito nel decreto -:
se il Ministro non ritenga di intervenire accertando le motivazioni per le quali nella Filiale delle Poste Italiane di Lecce non si rispetta quanto previsto dal decreto del 7 ottobre 2008 e se non ritenga di esortare Poste Italiane a coprire il fabbisogno degli addetti alla sportelleria, negli uffici postali della provincia di Lecce, attraverso una opportuna politica occupazionale

tale da garantire all'utenza il massimo dell'efficienza.
(4-01750)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta, anche sulla base di informazioni acquisite presso la società Poste italiane.
I provvedimenti di chiusura, a cui si fa riferimento nell'atto in esame, riguardano gli uffici che insistono esclusivamente nelle seguenti 5 frazioni: Montesardo, frazione di Alessano, Lucugnano frazione di Tricase, Castiglione, frazione di Andranno, Boncore, frazione di Nardò e Serrano, frazione di Carpignano Salentino.
Al riguardo, la società ha comunicato che la copertura dei suddetti territori è assicurata dall'ufficio sede di comune e, nel caso di Tricase e Nardò, da altri due uffici regolarmente aperti al pubblico, nel pieno rispetto di quanto stabilito dal decreto ministeriale del 7 ottobre 2008.
In ogni caso le chiusure disposte hanno riguardato, per ciascun ufficio, non più di 4 giorni complessivi nelle ultime due settimane del mese, avendo cura di escludere sia i giorni dedicati al pagamento delle pensioni che i giorni durante i quali, ordinariamente, i flussi di traffico risultano più intensi.
La società Poste italiane ha, infine, precisato che l'iniziativa, della quale è stata fornita puntuale comunicazione alla clientela mediante avviso, ha, comunque rivestito carattere di eccezionalità.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

BELLOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è troppo spesso famosa per avere tariffe che gravano sul consumatore molto al di sopra rispetto ad altre nazioni europee;
una tale situazione non si scaricherebbe sul cittadino soltanto nelle spese delle utenze per servizi pubblici, in cui i rincari sono all'ordine del giorno e, come nel caso dell'energia, rappresentano un serio freno al dinamismo dell'economia nazionale, ma si spingerebbero anche al settore privato dove, a causa di una concorrenza spesso soltanto nominale, con accordi sia orizzontali che verticali, i gestori di servizi di pubblica utilità apprezzano la libertà del mercato soltanto per liberarsi dal controllo dello Stato e curare i loro interessi a danno degli utenti;
se lo Stato si è dimostrato abbastanza sensibile al tema delle liberalizzazioni negli scorsi anni, peraltro ancora lontane dall'essere completate in modo soddisfacente, più di qualche interrogativo destano le modalità che si sono adottate per realizzarle, soprattutto per ciò che concerne quei servizi che, seppure ormai indispensabili ai consumatori come la telefonia mobile, vedono pochi attori economici come protagonisti del mercato;
una tale situazione ha trovato un'eloquente dimostrazione nel modo in cui uno dei più innovativi e richiesti sistemi di telefonia mobile, l'i-phone, è approdato sul mercato italiano;
l'Antitrust ha già avuto modo di rilevare, aprendo un fascicolo, come la scelta dei due operatori che detengono l'80 per cento del mercato italiano, possa dare adito a più di qualche perplessità circa la correttezza dell'azione di concessione dell'esclusiva sul mercato italiano da parte della Apple;
i due operatori, Tim e Vodafone, hanno mostrato di approfittare subito del vantaggio stabilendo prezzi e tariffe esose e curiosamente pressoché identiche, lasciando adito a più di qualche dubbio circa la possibilità che queste siano state fissate in un regime di concorrenza;
ciò che colpisce e ha irritato i consumatori è inoltre la grande differenza che corre tra i prezzi dell'apparecchio sul mercato nazionale e quelli di altri Stati europei e internazionali;

secondo quanto dichiarato da Carlo Pileri, presidente dell'Adoc, in un comunicato riportato sul sito della stessa associazione, «il prezzo praticato in Italia da parte dei due gestori "profuma" di cartello. Da noi il modello base dell'i-phone 3G costa 499 euro, il 300 per cento in più degli Usa, dove viene venduto a 199 dollari, pari a 125 euro, e il 137 per cento in più che in Inghilterra, acquistabile a 210 euro»;
secondo Pileri «anche le tariffe di abbonamento sono più elevate: da noi la media è 88 euro al mese, nel Regno Unito si spende il 33 per cento in meno (66 euro), negli Usa il 179 per cento in meno (31,5 euro). In Svizzera si spendono solo 25 euro di media al mese, pari al 252 per cento in meno»;
anche guardando alla comparazione di prezzi curati dal Corriere della Sera, salta all'occhio la disparità tra prezzi italiani e stranieri;
per fare qualche esempio la tariffa massima, quella che consente con Vodafone e Tim di ottenere l'i-phone modello base gratuitamente, costa rispettivamente 180 e 200 euro mensili, mente nel Regno Unito appena 94 euro;
colpisce a questo proposito anche osservare i limiti di traffico voce, sms e dati compresi con l'esborso di questa importante cifra: soprattutto per ciò che concerne il traffico dati, che è indispensabile ad una piena funzionalità dell'apparecchio ed è pertanto il più oneroso, esso risulta limitato a 5 GB per Tim e addirittura per Vodafone a 1 solo GB, mentre per le tariffe massime applicate nel Regno Unito, Olanda e Stati Uniti esso è illimitato;
qualsiasi persona abbia una minima familiarità con il mondo di Internet può calcolare, come rileva un articolo apparso sul sito Salvagente che «considerando che un file musicale "pesa" 3 MB, e una decina di minuti per un video su YouTube, di scarsa qualità, arriva a 25 MB, basta, nell'arco di una giornata, vedere un video e ascoltare una decina di file musicali al giorno per esaurire il consumo consentito da entrambi gli operatori»;
dati come questi dovrebbero portare, mantenendo ferme le competenze dell'Antitrust in materia, a considerazioni politiche circa la situazione che vive il mondo della telefonia mobile in Italia, che già nel caso dei costi di ricarica, ha dimostrato di saper sfruttare a proprio vantaggio la carenza di competitori sul mercato nazionale;
ciò che colpisce maggiormente è come questa differenza di prezzi gravi estremamente sulle giovani generazioni che sembrano particolarmente attratte dalla telefonia mobile e dall'i-phone in particolare;
appare pertanto necessario un intervento di larga portata che vada a sanare questa intollerabile mancanza di concorrenza che, nel caso di specie come in altri, e soprattutto nelle tariffe, comportano un esborso iniquo per il cittadino italiano, circa un servizio che è divenuto ormai necessario sia nell'ambito sociale sia in quello lavorativo -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda attivare il Garante per la sorveglianza dei prezzi per un'istruttoria relativa alle vicende in questione, sollecitando in tale sede gli operatori ad abbassare le tariffe di un bene che, come l'i-phone, rappresenta certamente l'ultima frontiera nel mondo delle telecomunicazioni e che pertanto dovrebbe essere patrimonio di una platea più vasta di consumatori, in modo da rendere disponibile anche ai cittadini meno abbienti l'utilizzo delle nuove tecnologie;
se il Governo intenda assumere iniziative normative per incrementare il numero degli operatori del settore onde rendere comunque possibile un'effettiva concorrenza nel mercato.
(4-00800)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base

degli elementi forniti dalle direzioni generali competenti, si comunica quanto segue.
L'
I-Phone viene distribuito in Italia dalla Telecom Italia spa e da Vodafone Italia N.V a partire da luglio 2008, sulla base di un contratto con Apple che non prevede forme di esclusiva, per cui la Apple resta libera, qualora lo ritenga opportuno, di rivolgersi ad altri soggetti per acquisire nuovi canali di distribuzione sul mercato italiano.
Questo non accade in tutta Europa, dove vi sono mercati in cui tale terminale è distribuito da un unico operatore. Si può affermare, quindi, che la distribuzione del bene in Italia è «multi-canale» e competitiva, anche alla luce delle valutazioni dell'Autorità antitrust, a seguito dell'esposto presentato da un'associazione di consumatori, la quale ha ritenuto che non vi erano elementi per avviare un'istruttoria per abuso di posizione dominante.
Per quanto riguarda l'offerta tariffaria collegata alla commercializzazione del terminale
I-Phone, la società Apple ha imposto ai propri partners contrattuali che le proposte commerciali non fossero peggiorative rispetto a quelle applicate a modelli e/o offerte di prodotti similari. I piani tariffari proposti dalle società Vodafone Italia N.V e Telecom Italia sono le cosiddette offerte «tuttocompreso», basate sulla corresponsione di canoni mensili, che per la navigazione in Internet risultano essere inferiori rispetto alle altre offerte presenti sul mercato sull'utilizzo frequente delle applicazioni Internet, che caratterizzano l'essenza del terminale in questione.
Fra l'altro i primi dati sull'utilizzo dell'
I-Phone per la navigazione in Internet confermano che l'attuale soglia promozionale (2 Giga di traffico al mese) rispecchia e supera di molto la capacità di un utilizzatore medio e, comunque, prevengono quei picchi di utilizzo anomalo della rete da parte di singoli clienti, che rischiano di compromettere la fruizione del servizio di accesso dati da parte del resto dei clienti.
Considerando, inoltre, il diverso contesto competitivo in cui il terminale è commercializzato ed in cui si vengono a trovare gli operatori che lo offrono sul mercato, non è possibile fare confronti con gli altri Paesi. È certamente vero che in USA il prezzo del terminale è pari a 199 euro, ma occorre considerare che si tratta di un'offerta collegata ad un contratto con un operatore e con un vincolo contrattuale di 24 mesi, non comparabile, dunque, al prezzo praticato in Italia per il terminale «libero». Anche in Svizzera il prezzo del terminale è inferiore a quello in Italia, ma al prezzo più basso è associato un canone mensile da corrispondere all'operatore che, a differenza delle offerte italiane, non include alcun consumo per i servizi.
È possibile, dunque, affermare che l'
I-Phone in Italia viene venduto ad un prezzo più accessibile rispetto ad altri Paesi, che è completamente libero ed utilizzabile da clienti di diversi operatori, che è abbinato a piani tariffari molto variegati e che prevede offerte per la navigazione in Internet estremamente convenienti.
Occorre, infine, osservare che non sono pervenute al Garante per la sorveglianza dei prezzi segnalazioni che lamentassero l'eccessivo costo di acquisto dell'
I-Phone o dei servizi ad esso connessi. Lo stesso I-Phone è un prodotto suscettibile di variazione del prezzo, anche in base «alla moda» del momento e proprio per questo esiste un'ampia sostituibilità sul mercato, con la conseguente concorrenzialità di costi e condizioni.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

BERGAMINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso si ha notizia di contrasti, anche forti, fra i diversi settori produttivi di beni di consumo e la grande distribuzione che, concentrata in 5 supercentrali di acquisto, controlla l'accesso al mercato dell'87 per cento dei beni di largo consumo ed è in grado di imporre le proprie condizioni e pretese ai fornitori di tutte le dimensioni, con poche eccezioni;

i produttori, per timore di ritorsioni da parte di grandissimi clienti, non osano portare in pubblico i dati, mentre emerge ormai come certo che il volume di risorse finanziarie passate a vario titolo dai produttori alla distribuzione moderna è imponente e cresce anno dopo anno;
l'ammontare delle risorse trasferite dall'industria alla distribuzione viene calcolato oltre i 10 miliardi di euro;
risulta quindi inevitabile che l'impostazione attuale della relazione tra industria e distribuzione, si rifletta sui listini dei fornitori e di conseguenza sui prezzi al consumo;
già nella relazione dell'11 giugno 2008, il Presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, evidenziava che «la richiesta ai fornitori, da parte delle imprese di distribuzione, di forme di contribuzione connesse a servizi difficilmente identificabili e qualificabili, può risultare idonea a produrre un artificioso innalzamento dei costi di accesso di taluni produttori ai canali distributivi moderni»;
sempre l'Autorità antitrust, nella medesima relazione, chiedeva di «verificare l'opportunità di una regolamentazione dei rapporti verticali di fornitura tra imprese e Gdo, ovvero, in alternativa, favorire la redazione e l'applicazione di un codice di autodisciplina di tali operatori che, pur senza pregiudicare l'autonomia delle condotte commerciali degli operatori, ne regoli le modalità contrattuali, le forme e i termini di pagamento e le voci di contribuzione obbligatorie»;
le grandi industrie dei beni di consumo spesso non trovano conveniente investire in ricerca ed innovazione in Italia, poiché allo stato attuale gli oneri per l'inserimento di nuovi prodotti sono molto significativi e i processi di trasferimento al mercato ancora lenti e inadeguati e tale stato di fatto rallenta lo sviluppo dei consumi -:
se il Governo non ritenga di condurre un'analisi conoscitiva del fenomeno, anche per sapere se le risorse finanziarie concesse dai fornitori ai distributori, vengano da questi veramente e totalmente trasferite sui prezzi del prodotto cui si riferiscono, o non vengano invece usate dal distributore per finalità proprie o comunque diverse da quello per cui sono state concesse (ad esempio finanziare i prodotti col proprio marchio) ovvero, vengano assorbite dalle inefficienze, spesso presenti nel nostro sistema distributivo, togliendo così stimoli alla ricerca di efficienza e modernizzazione del sistema;
quali iniziative intenda promuovere sulla base dei dati acquisiti, la fine di non esporre il nostro sistema produttivo ad ulteriori improprie pressioni in una fase di già estrema difficoltà.
(4-01938)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
Il ministero dello sviluppo economico, da sempre sensibile ai fenomeni riguardanti le dinamiche del mercato, con specifico riferimento agli aspetti di tutela della concorrenza e anche ai loro riflessi sui prezzi, tenendo conto anche della segnalazione dell'Antitrust (Relazione al Governo ed al Parlamento dell'11 giugno 2008), ha già da tempo avviato un'analisi conoscitiva sul fenomeno di contrasto tra i diversi settori produttivi e la grande distribuzione, particolarmente rilevante nel settore alimentare.
Già alla fine del mese di luglio 2008, il Ministro aveva incontrato le organizzazioni del commercio e della grande distribuzione, nel quadro delle iniziative volte ad intensificare la sorveglianza sui prezzi sull'intero territorio nazionale.
Tale incontro si proponeva, tra l'altro, di evitare anomali andamenti dei prezzi, in un momento di forti tensioni per i costi delle materie prime, anche alimentari, ed in una situazione generale che già si annunciava particolarmente difficile per l'economia.
Durante il predetto incontro, il Ministro aveva preannunciato l'avvio di una
task force per esaminare interventi tesi a rendere più efficiente il rapporto tra produzione alimentare e distribuzione e per mettere

a punto misure strutturali per ottimizzare a vantaggio dei consumatori la filiera distributiva.
Facendo seguito a tale indicazione, in data 7 ottobre 2008, è stato istituito presso il ministero un tavolo congiunto tra i rappresentanti dell'industria alimentare e le organizzazioni della distribuzione, che ha coinvolto le Associazioni e le Federazioni di settore, allo scopo affrontate le problematiche interne alla filiera alimentare.
In tale occasione si è convenuto sulla necessità di agire, da un lato con interventi che aumentino l'efficienza del sistema distributivo e dall'altro sulla trasparenza ed efficacia delle relazioni contrattuali tra le imprese.
Nel corso di tale primo incontro, si è deciso di proseguire l'approfondimento di tali tematiche, attraverso ulteriori contatti informali e gruppi di lavoro di carattere tecnico, per promuovere un'iniziativa sui temi dell'innovazione applicata ai settori della distribuzione.
Inoltre, in linea con una delle due predette ipotesi formulate dall'Antitrust, si è deciso di promuovere una iniziativa di autoregolamentazione per il miglioramento delle pratiche contrattuali, privilegiando in questa fase l'ipotesi di una sorta di codice di autodisciplina in materia degli operatori del settore.
Nel corso dei lavori, con il contributo di tutti i componenti del tavolo, sono state approfondite le dinamiche sottostanti i rapporti determinatisi tra gli attori del settore distributivo e, in particolare, sui rischi conseguenti ad una situazione che può comportare riflessi negativi anche sul fronte dei prezzi al consumo.
Allo stato attuale dei fatti, durante i lavori del tavolo ed i contatti intervenuti, sono stati evidenziati segnali di disponibilità alla soluzione dei problemi segnalati, e si è cominciato ad individuare una soluzione definitiva e condivisa alle problematiche richiamate dall'interrogante.
Il ministero dello sviluppo economico continuerà ad adoperarsi al fine di addivenire ad una soluzione positiva delle problematiche emerse, tenuto conto dell'incidenza del fenomeno segnalato nel mutato quadro economico, rendendosi disponibile fin da ora ad attivarsi su richiesta delle parti.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

BERNARDINI, MAURIZIOTURCO, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 9 aprile 2008 si è tenuta a Roma, presso la sede del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, una riunione tra il Ministro Scotti e le Organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria;
la riunione si è svolta a seguito dei recenti suicidi e delle aggressioni dal personale della polizia penitenziaria;
il Segretario generale della Uil penitenziari, Eugenio Sarno, ha dichiarato in questa occasione: «abbiamo spiegato al Ministro che oggi il sistema penitenziario paga la fase post-indulto, perché non sono state attivate quelle misure strutturali che pure erano state annunciate. Noi non intendiamo strumentalizzare le tragedie di queste ultime settimane ma non può non trovare attenzione l'avvento esponenziale dei suicidi»;
il Ministro Scotti ha dichiarato che: «Per quanto accaduto in questi ultimi giorni e per la situazione di difficoltà che vivete ho sentito il dovere morale e istituzionale di essere con voi» -:
quanti e quali siano i casi di suicidi e aggressioni che risultano al Governo essersi verificati;
se dai dati sia ravvisabile un aumento dei casi suddetti, e quali ne siano le ragioni secondo il Governo;
se il Governo intenda adottare misure urgenti per porre riparo alla situazione, e quali.
(4-00021)

Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata in esame, si fa presente quanto segue, sulla base delle informazioni acquisite dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Da un esame dei dati comparati con gli altri Corpi di polizia è emerso che il fenomeno dei suicidi è, purtroppo, comune a tutte le forze di polizia, quasi a significare che la disponibilità di un'arma talvolta può costituire elemento di agevolazione del proposito suicidario.
Con specifico riferimento al personale di polizia penitenziaria si segnala che vi sono stati otto casi di suicidio nel corso del 2008 ed uno nei primi giorni del corrente anno.
Dai dati acquisiti dal citato Dipartimento è riemerso, inoltre, che i suicidi sono espressione di situazioni di disagio prevalentemente personale e sociale, piuttosto che eventi connessi a problematiche organizzative o comunque in stretto rapporto con il servizio.
Non per questo, però, il fenomeno può ritenersi meno allarmante posto che il suicidio, quale che ne sia la causa più diretta ed immediata, può trovare una concausa significativa nella presenza di condizioni lavorative stressanti o, spesso, non appaganti, come talvolta può verificarsi per il lavoro in ambito penitenziario.
In tale attività lavorativa, invero, il rischio di
burnout, e quindi di cedimento psicologico allo stress, è sicuramente elevato e su questo fronte l'amministrazione penitenziaria ha sentito fortemente il bisogno di impegnarsi attraverso l'adozione di iniziative volte a ridurre tale pericolo.
A tale riguardo, basti pensare:
alle scelte volte a contenere il disagio familiare e sociale, quali, ad esempio, quelle relative alla conferma dei vincitori dei concorsi interni nella precedente sede di servizio, al riavvio delle procedure di mobilità, bloccate da alcuni anni, alla previsione (come avvenuto nella città di Torino) di un rilevante numero di alloggi per la polizia penitenziaria;
agli interventi volti a rafforzare o migliorare le condizioni lavorative quali, tra gli altri, l'assegnazione presso ogni sede di servizio di un commissario e la previsione di apposito Programma esecutivo d'azione (Pea) volto a rideterminare gli organici di tutte le sedi penitenziarie;
alla volontà di promuovere l'immagine del Corpo nella società e nel rapporto con le altre istituzioni, attraverso l'assunzione di compiti che conferiscano al personale una maggiore visibilità esterna;
all'istituzione di un gruppo di lavoro per l'attivazione di un centro di ascolto telefonico (
call center) in grado di rilevare e fare da filtro alle situazioni problematiche segnalate.

In aggiunta a tali iniziative - sempre al fine di contrastare il disagio lavorativo del personale di polizia penitenziaria e stimolare la professionalità tramite lo sviluppo della cultura della condivisione, dell'ascolto e della solidarietà -, nel mese di luglio dello scorso anno, è stata emanata apposita lettera circolare con la quale sono state fornite, ai dirigenti generali ed ai provveditori regionali, delle linee di indirizzo mirate a realizzare condizioni di benessere organizzativo del personale in una prospettiva di continuità e di costanza nel tempo.
A tal fine, è stato costituito presso l'Istituto superiore di studi penitenziari un Gruppo permanente per il benessere con il precipuo compito di svolgere una funzione di analisi, indirizzo e coordinamento delle iniziative assunte a livello locale.
Le linee di indirizzo formulate lo scorso anno - e riconfermate con apposita recentissima circolare - assumeranno carattere di priorità all'interno del Piano annuale della formazione 2009, allo stato in corso di definizione.
Nell'attuazione delle linee guida definite dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, un ruolo fondamentale è rivestito proprio dai provveditori regionali, nella consapevolezza di come il campo principale di intervento debba essere individuato nelle strutture penitenziarie dislocate sul territorio e preposte all'esecuzione della pena e delle misure alternative alla detenzione. I provveditori sono chiamati, pertanto, ad illustrare alle singole realtà

operative il mandato che devono perseguire, a definire le conseguenti linee di azione e ad informare il competente Dipartimento sulle scelte operate e sulle iniziative intraprese.
Nell'ambito dei progetti per il benessere, particolare attenzione viene rivolta:
alla formazione sull'ascolto organizzativo diretta alle figure apicali degli istituti penitenziari, allo scopo di incentivare la valorizzazione delle singole professionalità e del lavoro da esse svolto;
alla gestione degli eventi critici cui il personale può essere esposto nello svolgimento delle proprie funzioni, quali, ad esempio, le aggressioni fisiche e verbali. Sono stati previsti, pertanto, specifici protocolli operativi al fine di fornire, a seguito dell'evento critico, una sorta di camera di decompressione per limitare il danno emotivo;
alla predisposizione di un progetto annuale regionale per il benessere al cui interno trovino spazio iniziative concrete in grado di trasmettere dei messaggi percepibili in termini di attenzione al personale, come quello di garantire maggiore salubrità ed igiene agli ambienti lavorativi e alle condizioni abitative.

L'amministrazione penitenziaria, pertanto, nella convinzione che sul problema sollevato dall'interrogante non possano esservi cali di attenzione ha ritenuto, inoltre, di offrire un ruolo strategico alla formazione del personale, che costituisce indubbiamente un mezzo di supporto indispensabile per una incisiva opera di cambiamento e di miglioramento organizzativo.
Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

CALVISI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. -Per sapere - premesso che:
alla fine di dicembre in due aziende a Sant'Antonio di Gallura e a Santa Teresa è stato riscontrato su alcuni capi di bestiame un nuovo ceppo del virus della «lingua blu», il sierotipo 8, fino ad allora sconosciuto in Sardegna ma molto diffuso nel resto d'Europa, specialmente in nella regione della Camargue in Francia;
a causa di tale riscontro è stato per il momento posto il blocco della movimentazione in Gallura dei vitelli già pronti per essere spediti all'ingrasso nei centri specializzati o per essere venduti con grave nocumento economico per le aziende della zona interessate;
per evitare l'espandersi del virus della «lingua blu» o blue tongue, il precedente Ministro della salute, onorevole Livia Turco - in accordo con la Regione Sardegna che in questi anni ha posto in essere misure importanti di prevenzione della «lingua blu» - aveva gestito il diffondersi di tale malattia mediante l'applicazione di programmi di sorveglianza e di vaccinazione tali da permettere il mantenimento dello stato di indennità nelle zone a più alta vocazione zootecnica ed il contenimento della malattia fino ad annullarne i focolai attraverso anche, in data 4 marzo 2008, la predisposizione e l'applicazione di un ordinanza che poneva il divieto d'introduzione di animali sensibili in provenienza dalla Francia se non sottoposti ad un adeguato programma di vaccinazione che garantisse la movimentazione in sicurezza degli animali;
qualcosa, attualmente non ha funzionato nei controlli effettuati dagli uffici periferici del Ministero della salute sulla movimentazione del bestiame ed il sospetto è che siano sbarcati in Sardegna animali malati o con certificazioni non esatte;
ad aggravare la situazione vi sono, sicuramente, anche i nuovi accordi intercorsi con Francia e Austria che, revocando la precedente ordinanza del 4 marzo 2008 del Ministro della salute Livia Turco, consentono l'ingresso in Italia di vitelli superiori ai 90 giorni di età, provenienti dalle zone di restrizione per la «lingua blu» per i sierotipi 8 e 1, non vaccinati o vaccinati per un solo sierotipo fino al 31 gennaio 2009;

tali intese, salutate con «soddisfazione» dal sottosegretario alla salute Francesca Martini rientrano, «nel quadro della collaborazione tra gli Stati membri al fine di salvaguardare quelle attività produttive ritenute strategiche, tra le quali, per l'Italia, vi è il comparto agroalimentare» come affermato dallo stesso sottosegretario, hanno, invece comportato un danno economico e zootecnico per le aziende della Gallura, fino ad ora non colpite dal sierotipo 8 della «lingua blu» -:
quale sia allo stato attuale la reale situazione dell'epidemia della malattia della «lingua blu» nel patrimonio zootecnico della Sardegna ed in particolare della zona della Gallura;
quali siano le misure che il Governo intenda assumere e quali controlli intenda promuovere affinché situazioni come quella verificatasi in questi mesi in Sardegna non si ripetano e gli allevatori possano svolgere il loro lavoro con serenità e tranquillità e quali misure si intendono adottare di natura straordinaria a favore degli allevatori della Gallura danneggiati economicamente dal accendersi del focolaio della «lingua blu»;
se il governo non ritenga opportuno rivedere gli accordi intercorsi nei mesi passati con Francia e Austria e ripristinare l'ingresso in Italia solo di animali vaccinati o naturalmente immunizzati da «lingua blu» se provenienti da zone infette affinché tale malattie non si espanda anche nel patrimonio zootecnico italiano ed in particolare in quelle zone, come la Sardegna, rimaste immuni fino ad ora al nuovo sierotipo 8;
se risponda al vero che il Governo stia valutando la possibilità di un ulteriore estensione fino al 28 febbraio 2009 degli accordi attualmente in atto con La Francia e consentire così l'ingresso in Italia di vitelli francesi non vaccinati posto che tale misura sarebbe in contrasto con le richieste della Regione Sardegna, le aspettative delle organizzazioni rappresentanti degli allevatori oltre che con gli interessi degli allevatori sardi che sarebbero trattati dal nostro Governo in modo diverso dalle condizioni riservate agli altri allevatori europei.
(4-02100)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione a risposta scritta in esame, con la quale vengono chiesti elementi per la risposta all'interrogazione richiamata in oggetto, concernente il focolaio della malattia virale «lingua blu» a carico del bestiame, che ha colpito alcuni allevamenti nella Regione Sardegna, si rappresenta quanto segue.
Al riguardo, occorre premettere che per le infezioni epizootiche, in cui rientra la lingua blu, i capi abbattuti in esecuzione di ordinanze dell'Autorità sanitaria, vengono risarciti nel rispetto della vigente normativa nazionale e comunitaria.
Per quanto riguarda, invece il mancato reddito nel periodo di fermo stalla, dopo l'abbattimento dei capi infetti, per la disinfestazione delle strutture e degli ambienti di ricovero, e per la mancata movimentazione degli allevamenti nelle aree di rispetto e sorveglianza, circostanti ai focolai, sono consentiti dalla normativa comunitaria aiuti diretti agli allevatori.
In conformità del principio previsto al punto 132, lettera
a), degli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo e forestale 20072013 (in appresso: gli orientamenti) sul versamento di aiuti agli agricoltori a titolo di indennizzo delle perdite causate da epizoozie o fitopatie, la sola deroga prevista dal trattato che si possa applicare al caso in esame è quella dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera c), a norma del quale gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività possono essere considerati compatibili con il mercato comune, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse.
Per beneficiare di questa deroga, le misure di aiuto devono soddisfare i requisiti di cui al capitolo V.B.4 (Aiuti destinati alla lotta contro le epizoozie e le fitopatie), punti 131 e seguenti degli orientamenti, che fanno riferimento alle condizioni stabilite all'articolo 10 del regolamento 1857/2006.


In ogni caso, qualora si intendano adottare ulteriori misure di aiuto a favore degli allevatori per le nuove situazioni epidemiche, si renderà necessario ricorrere a specifico provvedimento legislativo da concordare preventivamente con la Commissione europea, trattandosi di interventi non espressamente previsti dagli Orientamenti comunitari (Reg. CE n. 1857/2006), oltre alla individuazione delle risorse per la copertura della spesa che, al momento, come innanzi detto, non è quantificabile.
Inoltre la vigente normativa sul Fondo di solidarietà nazionale, di cui al decreto legislativo n. 9102/04, modificata del decreto legislativo n. 82/08, pur non prevedendo aiuti diretti agli allevatori per le infezioni epizootiche, consente, tuttavia, di coprire con polizze assicurative agevolate, i mancati redditi nel periodo di fermo dell'allevamento (fermo stalla) e per la mancata o ridotta movimentazione degli animali nelle aree di rispetto e sorveglianza. Consente, inoltre di coprire, sempre con polizze agevolate, l'intera spesa per lo smaltimento degli animali morti anche per cause diverse dalle epizoozie.
Per la copertura dei relativi rischi questa Amministrazione concorre al pagamento dei premi fino al 50 per cento della spesa sostenuta dagli allevatori.
In ogni caso, occorre tenere presente che l'assicurabilità delle epizoozie rientra nella tipologia dei rischi catastrofali per cui le imprese di assicurazione sono molto caute nella prestazione della copertura.
Tuttavia, anche se le agevolazioni per i rischi epizootici sono state introdotte soltanto negli ultimi anni nel Piano assicurativo nazionale, le relative coperture hanno già trovato piena radicazione nelle aree a vocazione zootecnica, soprattutto per la specie bovina.
Per quanto concerne invece gli aiuti del fondo di solidarietà nazionale, si fa presente che questi sono riservati esclusivamente al ristoro dei danni diretti prodotti dalle calamità naturali e dalle avversità atmosferiche eccezionali, non dei danni causati dalle vaccinazioni.
Infine, si ritiene opportuno far presente che le altre problematiche oggetto dell'interrogazione in questione, rientrano nella specifica competenza del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Luca Zaia.

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa sarebbero circa 300 le bollette «pazze» del gas spedite lo scorso dicembre da ENEL SpA ai residenti dei comuni di Vattaro, Centa San Nicolò e Bedollo in Trentino-Alto Adige;
il fenomeno, che si sta spandendo in tutta la Regione, sta mettendo in stato di allarme i contribuenti che si sono visti recapitare bollette salatissime, con costi fino a 2.500 euro in più rispetto alla media;
la causa potrebbe essere legata al conguaglio deciso con una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas del 1° luglio scorso, con cui sono stati riorganizzati i contratti di compravendita di gas al dettaglio a partire dal 2005 e fino all'anno 2007;
secondo le denunce dei rappresentanti dei consumatori, le tariffe applicate per il ricalco del conguaglio risultano non corrette e sono attribuibili ad errori di calcolo commessi dalla società ENEL SpA, la quale, oltretutto, ha mancato di specificare in bolletta la possibilità di rateizzare il pagamento, violando quanto disposto dalla stessa delibera dell'Autorità;
i contribuenti non si sentono sufficientemente tutelati dal verificarsi di fenomeni come quello descritto, i quali contribuiscono poi ad aggravare lo stato di forte crisi economica che ha investito, negli ultimi tempi, il Paese;
singolare è il caso verificatosi nel comune di Brentonico dove nell'imposta relativa alla tariffa igienica ambientale

sono state inserite alcuni voci a fronte delle quali il comune non ha mai corrisposto il servizio -:
se il Governo intenda, nell'ambito delle proprie competenze e anche in veste di azionista, svolgere opportuni controlli sulle attività svolte dall'impresa esercente il servizio di fornitura del gas, al fine di poter apprendere quali siano le eventuali responsabilità dell'impresa stessa in merito alla vicenda descritta in premessa;
quali misure intenda adottare presso ENEL SpA, affinché la società provveda, in tempi brevi, ad un ricalcolo del conguaglio ed un eventuale rimborso nei confronti dei contribuenti danneggiati.
(4-02263)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue, anche sulla base delle notizie fornite dall'Enel S.p.A.
Riguardo alle bollette di gas inviate dalla Società Enel Energia, nello scorso mese di dicembre, ai clienti residenti nei comuni di Vattaro, Centa San Nicolò e Bedollo, con l'indicazione degli importi errati, l'Enel ha fatto presente che la inesatta indicazione degli importi è attribuibile ad un errore materiale, verificatosi durante il processo di fatturazione delle tariffe di distribuzione del gas, relative ad alcune concessioni di Enel Rete Gas.
L'Enel ha precisato, altresì, che, al fine di gestire ogni possibile conseguenza derivante da tale errore, Enel Energia ha provveduto a bloccare, immediatamente, le eventuali azioni di sollecito e di distacco della fornitura ai clienti coinvolti e qualsiasi addebito degli interessi di mora sui pagamenti tardivi.
Inoltre, ha informato che, del disguido e delle azioni intraprese da Enel Energia, ne è stata data notizia in un comunicato stampa oltre che in un incontro, svolto, il 9 febbraio 2009, presso la sede del comune di Vattaro, con i rappresentanti del Centro di ricerca e tutela dei consumatori e degli utenti e con i comuni interessati e che, nel corso di tale incontro, sono anche stati forniti i riferimenti per la richiesta di ogni ulteriore informazione da parte dei clienti.
In merito alle azioni attuate, per far fronte alla situazione, l'Enel ha fatto presente che Enel Energia ha provveduto, in primo luogo, al ricalcolo degli importi in modo corretto per ciascuna fattura e all'emissione della bolletta corretta ed ha, inoltre, fornito chiarimenti ai clienti che avevano già provveduto a pagare la bolletta, emessa a dicembre 2008, nonché ai clienti che non avevano ancora provveduto a pagare la bolletta in questione.
In particolare, per i clienti che avevano già pagato, Enel Energia ha precisato che gli stessi avrebbero ricevuto una bolletta in cui si riconosceva un debito, nei casi in cui nella bolletta di dicembre fosse stato contabilizzato un importo in difetto, ovvero un credito, per il quale, nelle forme d'uso, avrebbero potuto sollecitare l'emissione del relativo assegno o richiedere l'accredito sul conto corrente. Con riguardo, invece, ai clienti che non avevano ancora pagato, la società ha chiarito che, sarebbe stata loro recapitata una bolletta riportante l'esatto importo dovuto.
Il ministero dello sviluppo economico vigilerà, affinché tali vicende, che, certamente destano preoccupazioni nei consumatori-utenti, non abbiano a ripetersi in futuro.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

GNECCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con un ritardo di oltre quattro anni rispetto al personale dell'Amministrazione Penitenziaria di tutto il territorio nazionale, si sono finalmente concluse nel mese di gennaio 2008 le procedure di riqualificazione per i passaggi interni alle aree anche del personale in servizio presso la Casa Circondariale di Bolzano;
il Commissariato del Governo nega il dovuto inquadramento vincolando lo stesso al futuro recepimento della nuova pianta organica, secondo i criteri previsti dal decreto del Presidente della Repubblica

n. 752 del 1976 concernente le norme di attuazione dello Statuto di Autonomia in materia di proporzionale e bilinguismo, tramite norma di attuazione da parte della Commissione dei Sei;
in luogo di una nuova norma di attuazione, può essere adottata la procedura più semplice e veloce prevista dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, consistente nell'approvazione delle nuove tabelle da parte del Consiglio di Amministrazione per il personale statale dei ruoli locali e presa d'atto da parte della Giunta Provinciale di Bolzano;
la riqualificazione in questione, non incide sulle future tabelle organiche della Casa Circondariale di Bolzano, in quanto i posti in questione sono stati previsti e non hanno formato oggetto di rilievi o osservazioni né da parte del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, visto che la nuova pianta organica è stata approvata dal Ministero della Giustizia nel lontano 2002, né da parte del Commissariato del Governo e neppure da parte delle Organizzazioni Sindacali locali -:
se non ritenga opportuno, anziché attendere una nuova norma di attuazione, adottare la procedura più semplice e veloce prevista dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 752 del 1976, consistente nella approvazione delle nuove tabelle da parte del Consiglio di Amministrazione per il personale statale dei ruoli locali, con successiva presa d'atto da parte della Giunta Provinciale di Bolzano, alfine di consentire il tanto atteso inquadramento del personale e soprattutto ridare certezza del diritto ai dipendenti che si vedono già penalizzati di ben quattro anni, rispetto ai colleghi del territorio nazionale.
(4-02082)

Risposta. - Nel rispondere all'atto di sindacato ispettivo in esame si segnala quanto segue.
Le procedure di riqualificazione del personale penitenziario della Casa circondariale di Bolzano si inseriscono nell'ambito di un più ampio programma di riqualificazione del personale dell'Amministrazione penitenziaria, attivato su base nazionale ed ormai quasi totalmente concluso.
Il rallentamento nel completamento della procedura di riqualificazione - segnalato limitatamente al personale penitenziario operativo nella Provincia autonoma di Bolzano - si giustifica, come evidenziato anche dagli onorevoli interroganti, con il più complesso
iter perfezionativo espressamente previsto per la Provincia autonoma, che si concluderà con l'approvazione delle piante organiche ad opera della Commissione paritetica, composta da sei membri nominati, in parti uguali, dalla Provincia autonoma di Bolzano e dal Governo.
In tal senso si fa presente che già in data 9 gennaio 2009, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per gli affari regionali - le tabelle contenenti la dotazione organica della Casa circondariale e dell'Ufficio esecuzione penale esterna di Bolzano.
Tali tabelle sono state redatte in conformità al nuovo sistema di classificazione del personale introdotto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto il 14 settembre 2007, ed assecondano le legittime aspettative del personale interessato alle procedure di riqualificazione, che è in servizio nella sede di Bolzano.
Le nuove dotazioni organiche, pertanto, devono ora essere sottoposte al vaglio della «Commissione paritetica Stato-Provincia autonoma di Bolzano» che, lo si auspica, dovrebbe provvedere in tempi stretti alla loro definitiva approvazione.
In ogni caso si comunica che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nei limiti di sua competenza, continuerà a seguire l'
iter perfezionativo del procedimento di riqualificazione del personale di polizia penitenziaria dell'istituto carcerario di Bolzano, trattandosi di un settore nevralgico, la cui funzionalità si interseca inevitabilmente con la predisposizione delle misure necessarie a fronteggiare l'emergenza carceri, quest'ultima esaminata dal

Consiglio dei Ministri del 23 gennaio 2009, nell'ambito del progetto di riforma organica della Giustizia.
Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

GRIMOLDI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato dovrebbe venire a conoscenza dei gravi disservizi che si verificano nella gestione dei servizi postali nella regione Lombardia, i quali creano notevoli inconvenienti agli utenti, siano essi privati o persone giuridiche;
nonostante venga assicurato, a parole, dalla società Poste Italiane Spa un servizio celere per il recapito delle lettere e dei pacchi postali, trascorrono settimane e addirittura mesi prima che gli stessi vengano recapitati agli utenti interessati;
le numerose aziende della zona, i commercianti, gli uffici comunali e tutti i cittadini stanno subendo gravissimi disagi per il ritardato o mancato recapito della corrispondenza;
la ritardata consegna riguarda anche bollettini, fatture e raccomandate, e comporta per i cittadini notevoli inconvenienti ed il pagamento di multe;
i quotidiani e le riviste vengono consegnati con decine di giorni di ritardo; del disservizio sono coinvolte anche le biblioteche locali, che non possono così garantirne la fruizione agli utenti;
i pacchi postali vengono spesso recapitati in condizioni pessime;
i dipendenti comunali devono recarsi personalmente presso gli uffici periferici per ritirare le missive a loro dirette;
in particolare, si porta a conoscenza del Ministro la situazione di precarietà in cui operano gli uffici postali in Provincia di Monza e Brianza e in particolare nei comuni di Monza, Concorezzo, Brugherio, Agrate Brianza, Villasanta, Arcore, Muggiò, Lissone, Vedano al Lambro, Biassono, Macherio, Lesmo, dove il recapito della corrispondenza è considerato «un avvenimento»;
gran parte dei rapporti tra istituti bancari, imprese e privati avviene attraverso i servizi di corrispondenza postale; risulta quindi evidente che il disservizio è notevole e comporta anche una perdita di tempo e denaro per gli utenti, nonché spiacevoli inconvenienti -:
se i Ministri interrogati non intendano attivare un'indagine per verificare quali siano le ragioni dei disservizi nella gestione del servizio postale nella regione Lombardia;
quali siano, in caso contrario, le cause che sono all'origine dei disservizi e quali azioni intendano intraprendere presso Poste Italiane Spa al fine di riportare efficienza e trasparenza nella gestione del servizio postale italiano in Lombardia e in particolare in provincia di Monza e Brianza.
(4-01656)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta, anche sulla base di informazioni acquisite presso Poste italiane.
In merito alle criticità emerse dallo svolgimento del servizio di recapito in Lombardia, in particolare nella provincia di Monza e Brianza, Poste italiane ha precisato che tali difficoltà, in tutti i casi circoscritte, sono riconducibili all'esigenza di sottoporre gli operatori flessibili, addetti al servizio, ad un periodo di formazione, trattandosi di personale privo di esperienza pregressa.
Con riferimenti agli aspetti organizzativi e logistici, la società ha reso noto di aver adottato numerosi interventi di ristrutturazione e potenziamento nel territorio lombardo. Sono stati, infatti, aumentati i centri di distribuzione e le zone di recapito e, dall'inizio dell'anno 2008 sono state effettuate 96 assunzioni a tempo indeterminato,

provvedendo al contempo al potenziamento del parco automezzi.
In particolare, per quanto concerne la situazione delle singole località, citate nel testo dell'interrogazione, si precisa che i presidi di Muggiò, Vedano al Lambro e Macherio, attualmente, non registrano criticità. La società ha, inoltre, segnalato che durante lo scorso mese di settembre è stato creato il centro di Brugherio, Concorezzo e Agrate Brianza, al fine di rispettare il confine amministrativo della nuova provincia Monza Brianza, aggregando opportunamente alcune zone precedentemente allocate in altri centri limitrofi.
In particolare, nel centro di Brugherio sarebbe presente lo spazio sufficiente per ospitare tutti i portalettere e consentire l'adozione di un'organizzazione del servizio di recapito, in grado di soddisfare le esigenze della clientela. Una volta effettuati i lavori sull'immobile, previsti per il primo trimestre del 2009, sarà, inoltre, possibile ospitare nello stesso centro anche i portalettere di Agrate Brianza.
La razionalizzazione dell'organizzazione del recapito attraverso l'accorpamento dei portalettere, consentirà, quindi, una più omogenea redistribuzione dei carichi di lavoro e comporterà, altresì, l'aumento di una zona portalettere.
Al riguardo, occorre segnalare le ulteriori iniziative, in corso di realizzazione adottate dalla società Poste italiane ovvero:
la specializzazione della linea mercato, già esistente con attività e servizi esclusivamente dedicati ai clienti del comune di Agrate Brianza;
l'anticipo della disponibilità del corriere da distribuire, già diviso per singole zone dei portalettere del centro di smistamento di Milano;
la creazione di una linea dotata di furgone a disposizione dei servizi a supporto dei portalettere;
l'applicazione di 6 risorse a tempo determinato, per il trimestre novembre 2008/gennaio 2009, in sostituzione del personale che non può essere applicato ai servizi esterni.

Per quanto concerne il comune di Concorezzo e il centro direzionale Colleoni la società ha precisato che le criticità rilevate sono state determinate dalla necessità di sottoporre ad un periodo di formazione il personale flessibile. Lo scorso dicembre 2008, i responsabili territoriali della società hanno incontrato i sindaci di entrambi i comuni i quali, nell'apprezzare lo sforzo organizzativo in corso, hanno confermato la percezione di un miglioramento dei servizi.
Per le restanti località, Poste italiane ha comunicato di aver accorpato, dal 9 dicembre 2008, il centro di Villasanta al centro di Monza e, grazie anche all'assunzione di personale a tempo determinato, sono in corso di superamento le difficoltà operative effettivamente riscontrate nella zona.
Per quanto riguarda, infine, Arcore che territorialmente è un presidio decentrato del centro di Vimercate, l'azienda ha reso noto che la nuova organizzazione prevede la sua trasformazione in Centro secondario di recapito, articolato in 18 zone, comportando l'aumento di una zona di recapito considerando anche il presidio di Carnate e le zone di Usmate.
Le criticità rilevate nelle predette zone, dovute alle concomitanti improvvise assenze del personale, hanno, comunque, trovato una rapida soluzione con il rientro del personale assente.
Poste italiane, infine, ha assicurato che la razionalizzazione del centro di Lissone, che gestirà 44 zone di recapito, 3 in più rispetto la precedente organizzazione, consentirà la piena regolarità del servizio.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le Forze Armate hanno subito negli ultimi anni pesanti ridimensionamenti in Alto Adige con il conseguente impoverimento della comunità di lingua italiana;
il declassamento del IV Corpo d'Armata a Comando Truppe Alpine ha determinato

la cancellazione della Brigata Orobica e la riduzione di quella Tridentina;
il progressivo trasferimento di altri reparti, come il Reggimento Genio ed il Savoia Cavalleria, fuori dalla provincia di Bolzano hanno aggravato ulteriormente questa situazione -:
se il Governo sia intenzionato a mantenere la presenza degli attuali reparti delle Forze Armate in provincia di Bolzano alimentandoli con ulteriori volontari e se intenda mantenere l'area addestrativa nello stesso territorio di Bolzano per i reparti dell'Esercito, dipendenti dal Comando Truppe Alpine e dalla Cavalleria dell'Aria.
(4-00651)

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie informali si apprende di un annunciato trasferimento di caserma del 21° Battaglione «Dolomiti» dell'Esercito da Merano a Verona;
a parere dell'interrogante, la ventilata contrazione militare sguarnirebbe tutto il territorio a ovest di Bolzano di una realtà importante creando evidenti ripercussioni sugli equilibri del gruppo linguistico italiano -:
se risponda al vero l'ipotesi circolata e, in caso affermativo, quali siano le valutazioni anche in termini politici di questo trasferimento.
(4-00807)

Risposta. - Si fornisce risposta ad entrambi gli atti in esame, in quanto concernenti, in generale, la medesima tematica riguardante la presenza militare nella provincia di Bolzano.
In particolare, l'interrogazione n. 4-00807 affronta più specificatamente la questione relativa ad un «annunciato trasferimento di caserma del 21o Battaglione "Dolomiti" dell'Esercito da Merano a Verona», (
rectius 24o reggimento di manovra) mentre l'atto n. 4-00651 mira a conoscere gli intendimenti del Governo circa il mantenimento della «presenza degli attuali reparti delle Forze armate» nonché «dell'area addestrativa nello stesso territorio di Bolzano per i reparti dell'Esercito dipendenti dal Comando truppe alpine e dalla Cavalleria dell'aria».
In primo luogo, sottolineo che riguardo al presunto trasferimento del 24o reggimento di manovra da Merano (caserme «Rossi», «Battisti» e «Polonio») a Verona (caserma «Duca»), l'Esercito italiano, allo stato, non ha ancora assunto alcun provvedimento in tal senso.
Infatti, al momento si tratta soltanto di un'ipotesi che la Forza armata ha effettivamente preso in considerazione, nel quadro delle attività di razionalizzazione della presenza militare sul territorio cui è connesso anche il Protocollo d'intesa siglato tra l'amministrazione della difesa e la Provincia autonoma di Bolzano in data 10 agosto 2007.
La fattibilità di tale progetto, dunque, è, ancora, in una fase di opportuno approfondimento.
È ormai una consuetudine dell'amministrazione procedere, a premessa di ogni provvedimento di natura ordinativa, ad un'attenta e scrupolosa analisi dei principali aspetti di natura funzionale, infrastrutturale, economica e sociale.
La politica del dicastero è, infatti, orientata a procedere ad una attenta valutazione della presenza militare nelle nostre regioni e ad armonizzare le esigenze della difesa con quelle degli enti territoriali, nel rispetto delle legittime aspirazioni di sviluppo civile ed economico delle comunità locali interessate, così come viene confermato dalla sottoscrizione del citato Protocollo d'intesa.
Al riguardo, è presumibile che a seguito della finalizzazione dei progetti contenuti nel Protocollo d'intesa in questione, l'Esercito possa procedere ad un'ottimizzazione della dislocazione dei reparti, assicurando tuttavia, una rilevante presenza militare in tale territorio ed, in particolare, in quello altoatesino.
Allo stesso tempo, l'assetto, l'alimentazione dei reparti (in particolare quelli alpini), nonché le aree addestrative dislocate

nella Provincia di Bolzano, rimarranno pressoché immutate.
In tale contesto, rammento, in estrema sintesi, che il citato Protocollo d'intesa prevede un piano di delocalizzazione e di ristrutturazione di alcune caserme che non soddisfano pienamente le esigenze di funzionalità operative e di efficienza, site nel territorio delle Provincia di Bolzano, in uso al Comando delle truppe alpine dell'Esercito, rendendo, in tal modo, disponibili per la loro cessione altre strutture che diventeranno non più utili ai fini istituzionali, dopo la prevista riallocazione e accentramento delle funzioni, ora forzatamente disperse.
Tutto ciò viene perseguito dalla Forza armata nell'ottica di rideterminare la propria presenza complessiva sul territorio, non escludendo la possibilità di travasi di unità tra regioni, ridimensionando la ridondanza delle strutture ai fini della maggiore efficienza dello strumento militare e della minimizzazione del suo impatto sul territorio.
Rammento, infatti, che è in atto, ormai da diversi anni, un ampio processo di ristrutturazione e snellimento che sta coinvolgendo le tre Forze armate, nella prospettiva di conseguire uno strumento militare con più elevate capacità di proiezione e flessibilità e che risulti pienamente integrabile ed interoperabile dal punto di vista interforze e multinazionale, in relazione agli impegni che l'Italia ha assunto nell'ambito delle varie missioni internazionali per il ristabilimento della pace e delle condizioni di sicurezza.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da più parti viene segnalata una richiesta del Comfoter di Verona, affinché il reggimento alpini paracadutisti «Monte Cervino», sia trasferito da Bolzano alla caserma di Montorio Veronese;
pur senza voler entrare nel merito di valutazioni tecniche che competono al Ministero, si fa presente che il reggimento Monte Cervino costituisce il reparto di punta e di élite delle Truppe Alpine che hanno il loro comando a Bolzano;
il reggimento in questione fa parte di un ristretto numero di reparti di pronto impiego destinati soprattutto alle proiezioni nelle aree calde che attualmente vedono la partecipazione delle nostre truppe;
il trasferimento del reparto comporterebbe innanzitutto dei costi notevoli per le varie indennità che per un certo periodo devono essere corrisposte al personale soggetto al trasferimento;
la caserma di Montorio veronese ha la capienza necessaria ma necessita di ulteriori lavori di manutenzione e ristrutturazione per ospitare decorosamente il reggimento e ciò determinerebbe un'ulteriore lievitazione dei costi;
il reggimento Monte Cervino può già contare sull'aeroporto militare di Bolzano dove atterrano e decollano gli aerei e gli elicotteri che consentono di effettuare i lanci di paracadutisti nelle aree di montagna;
il trasferimento del reggimento impoverirebbe le Truppe Alpine basate a Bolzano che hanno subito pesanti ridimensionamenti negli ultimi anni e costituirebbe un ulteriore depauperamento della comunità di lingua italiana dell'Alto Adige;
nell'eventualità che si dovesse effettuare lo spostamento del reggimento comando, attualmente di stanza alla caserma Huber di Bolzano, per consentire la permuta di aree con la Provincia autonoma di Bolzano, come previsto dal protocollo d'intesa a suo tempo siglato dal Ministro Parisi, vi sarebbe comunque la possibilità di trasferire altro reparto dell'Esercito in una delle vaste aree militari di Merano, assai meno pregiate, rispetto alla caserma Huber -:
se il Ministro intenda far rimanere a Bolzano il Reggimento Paracadutisti alpini Ranger.
(4-02096)

Risposta. - In primo luogo, vorrei sottolineare che riguardo al presunto trasferimento del 4o reggimento alpini paracadutisti da Bolzano a Montorio Veronese, l'Esercito Italiano, allo stato, non ha ancora assunto alcun provvedimento in tal senso.
Si tratta, infatti, soltanto di un'ipotesi - la cui fattibilità è ancora all'esame - che la Forza Armata ha solo recentemente preso in considerazione, nell'ambito degli approfondimenti condotti riguardo ad una razionalizzazione delle strutture della Forza Armata, secondo criteri di carattere economico, finanziario, infrastrutturale ed operativo, posti alla base di uno studio complessivo già approvato.
In particolare, la regione Trentino Alto Adige è ormai da tempo interessata ad un progetto volto a conseguire significativi benefici, sia per le comunità locali interessate sia per gli enti militari che insistono nella Regione, oltre che proficue sinergie con le realtà politico/economiche.
Segnalo, a tale proposito, che in data 23 luglio 2008 è stato sottoscritto, con la provincia autonoma di Bolzano e l'Agenzia del demanio, l'Accordo di programma che dà attuazione alla prima fase del Protocollo d'intesa del 10 agosto 2007 (sono previste 6 fasi attuative), finalizzato alla ristrutturazione ed alla razionalizzazione di alcuni immobili militari presenti nel territorio della provincia di Bolzano, tra i quali merita particolare rilievo il recupero funzionale di circa 200 alloggi per il personale militare con famiglia.
Il citato Protocollo d'intesa prevede un piano di delocalizzazione e di ristrutturazione di alcune caserme che non soddisfano pienamente le esigenze di funzionalità operative e di efficienza, site nel territorio della provincia di Bolzano, in uso al Comando delle truppe alpine dell'Esercito, rendendo, in tal modo, disponibili per la cessione altre strutture che diventeranno non più utili ai fini istituzionali, dopo la prevista riallocazione ed accentramento delle funzioni, ora forzatamente disperse.
La sottoscrizione del Protocollo d'intesa, come previsto dallo Statuto speciale della regione Trentino Alto Adige in materia di trasferimento dei beni demaniali e patrimoniali dello Stato e della regione alle Province autonome di Trento e Bolzano, conferma la politica del dicastero orientata a procedere ad una attenta valutazione della presenza militare nelle nostre regioni e ad armonizzare le esigenze della difesa - in linea con l'attuale scenario strategico - con quelle degli Enti territoriali, nel rispetto delle legittime aspirazioni di sviluppo civile ed economico delle comunità locali interessate.
Ad ogni modo, è ormai una consuetudine dell'amministrazione procedere, a premessa di ogni provvedimento di natura ordinativa, ad un attenta e scrupolosa analisi dei principali aspetti di natura funzionale, infrastrutturale, economica e sociale.
Anche nel caso in questione, solo al termine degli opportuni approfondimenti, si potrà compiutamente valutare se l'ipotesi di trasferimento del 4o reggimento alpini paracadutisti da Bolzano a Montorio Veronese, potrà integrare lo studio già approvato, oppure risultare non perseguibile.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

LAFFRANCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 29, comma 2, della legge finanziaria per il 2008 è stato profondamente modificato l'articolo 17 del decreto legislativo n. 267 del 2000 con la finalità di ridurre il numero delle circoscrizioni di decentramento comunale attraverso la modifica dei parametri demografici per la loro istituzione;
la loro istituzione è, pertanto, divenuta obbligatoria nei soli comuni con più di 250.000 abitanti e facoltativa nei comuni con popolazione compresa tra i 100.000 e 250.000 abitanti ed è stato, inoltre, precisato che in questo secondo caso la popolazione media delle circoscrizioni non può essere inferiore a 30.000 abitanti;
tale norma, inserita nella predetta legge finanziaria, come ripresa dal precedente

disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 luglio 2007 recante «Misure per la riduzione dei costi politici-amministrativi e per la promozione della trasparenza», si pone, come è evidente, l'obiettivo di contenere e razionalizzare i costi derivanti al pubblico erario nella istituzione delle circoscrizioni di decentramento comunale;
l'introduzione di tale nuova norma, che, ovviamente, non può che essere di omogeneo recepimento su tutto il territorio nazionale, sta diversamente producendo effetti nel Comune di Perugia il quale sta procedendo con una sua applicazione che l'interrogante ritiene distorta;
risulta, in particolare, incomprensibile ed ingiustificabile l'intenzione dello stesso Comune di Perugia che vorrebbe applicare la norma citata calcolando la sua popolazione sulla base delle risultanze dell'anagrafe invece che prendendo a riferimento la popolazione certificata con l'ultimo censimento del 21 ottobre 2001, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 aprile 2003, «popolazione legale della Repubblica in base al censimento del 21 ottobre 2001»;
come puntualmente riportato dal «Servizio Studi - Dipartimento Istituzioni» della Camera dei deputati con il dossier D07248B, allegato all'articolo 42-bis del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 248 del 2007, che ha precisato l'entrata in vigore della predetta nuova disposizione legislativa, «Per il calcolo della popolazione si applica il principio secondo cui in materia di composizione degli organi, la popolazione è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento. Tale disposizione è contenuta nell'articolo 37, comma 4, del TUEL, e si riferisce alla composizione dei consigli comunali e provinciali, ma viene applicata alla formazione di tutti gli organi rappresentativi locali, compresi quindi i consigli circoscrizionali.»;
con la stessa puntuale ed autorevole relazione viene, altresì, riportato l'elenco dei comuni compresi nella fascia demografica compresa tra i 100.000 e 250.000 abitanti, così per il Comune di Perugia il quale, ai sensi del richiamato ultimo censimento, conta una popolazione identificata in 149.125 abitanti;
il richiamato principio è, peraltro, pacificamente, ogni volta, variamente ripreso dalla costante giurisprudenza dei Tar e del Consiglio di Stato, anche della Corte dei conti, per la quale il richiamato articolo 37, comma 4, del Tuel (già articolo 2, testo unico 16 maggio 1960, n. 570) «costituisce enunciazione di portata generale, che trova applicazione in tutti gli ulteriori congegni nei quali la popolazione assume rilevanza»;
la pacifica generale applicazione di tale principio, senz'altro riferibile al caso in esame, ha già determinato il Ministero dell'interno - Ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari - a fornire una chiara risposta al Comune di Pescara il quale, dovendo svolgere le elezioni amministrative nella primavera del 2008, essendo incerto su quale parametro di calcolo della popolazione andasse utilizzato per applicare la popolazione media di 30.000 abitanti per la rinnovata costituzione delle loro circoscrizioni (se ricorrendo ai dati aggiornati dell'anagrafe o ai dati dell'ultimo censimento), con nota del 20 febbraio 2008 ha confermato la necessità di fare ricorso ai dati risultanti, appunto, dall'ultimo censimento;
nonostante tutto ciò, il Comune di Perugia intende utilizzare i dati risultanti dall'anagrafe comunale per giustificare la costituzione di n. 5 circoscrizioni, in luogo delle n. 4 che le sarebbero, al massimo, consentite nella normale applicazione della norma citata;
in particolare, con deliberazione n. 244 del 12 novembre 2008, divenuta esecutiva il 14 dicembre 2008, il Consiglio comunale di Perugia ha modificato l'articolo 24 del suo Statuto comunale prevedendo, appunto, la costituzione di n. 5 circoscrizioni;
in questi giorni lo stesso Consiglio comunale è impegnato in una complessa e

pressoché permanente seduta per l'approvazione del conseguente «Regolamento del decentramento» che dovrebbe dare il definitivo via libera alle 5 (secondo l'interrogante illegittime) circoscrizioni;
ad avviso dell'interrogante, tale intendimento, oltre a costituire una patente violazione della predetta meritoria norma sul contenimento dei costi della politica, che non può che essere di omogenea applicazione sui tutto il territorio nazionale (basti la nota di chiarimento già inviata dal Ministero dell'interno al Comune di Pescara) rischia di determinare gravi conseguenze sulla prossima consultazione elettorale amministrativa nel Comune di Perugia il quale convocherebbe dispendiosi comizi elettorali per elezioni radicalmente nulle almeno nei suoi organismi decentrati, anche con intuibili effetti distorsivi sulle coincidenti elezioni comunali -:
se il Comune di Perugia abbia richiesto al Ministero interrogato un parere circa l'applicabilità del novellato articolo 17 del Tuel al caso in esame e, in caso affermativo, se il Ministero abbia confermato l'impossibilità di istituire cinque circoscrizioni comunali o, in caso negativo, se non intenda comunque chiarire espressamente la necessità di considerare, a questi fini, esclusivamente i dati risultanti dall'ultimo censimento nazionale;
se, considerato che in materia elettorale il sindaco sovrintende ai compiti affidatigli quale ufficiale del Governo, non intenda assumere informazioni e svolgere un opportuno monitoraggio, per i profili di propria competenza, in vista della prossima tornata elettorale.
(4-02270)

Risposta. - L'articolo 2, comma 29 della legge finanziaria per il 2008, nel novellare l'articolo 17 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali), ha modificato i parametri demografici per l'istituzione delle circoscrizioni comunali, in un'ottica di riduzione del loro numero e di contenimento della spesa pubblica.
In particolare, i comuni con una popolazione tra i 100.000 ed i 250.000 abitanti possono istituire circoscrizioni di decentramento, ma la popolazione di queste non può essere inferiore a 30.000 abitanti.
Il parametro per il calcolo della popolazione residente, in base al quale stabilire il numero massimo delle circoscrizioni da istituire, è quello desumibile dai risultati dell'ultimo censimento ufficiale della popolazione legale della Repubblica - che, come noto, risale al 21 ottobre 2001 ed è stato approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 aprile 2003.
Il riferimento a tale parametro è disposto in maniera univoca sia dall'articolo 2, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570
(Testo Unico delle leggi per la composizione e l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali), sia dall'articolo 37, comma 4, del predetto Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
Quest'ultima norma, pur riguardando la composizione dei consigli comunali e provinciali, è da considerarsi espressione di un principio generale, superabile solo laddove il legislatore abbia indicato esplicitamente un diverso criterio. La sua caratteristica di norma di principio è suffragata anche dalla collocazione nella parte I di detto Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, recante l'Ordinamento istituzionale, in cui sono comprese le disposizioni che sono alla base del sistema ordinamentale degli enti locali stessi.
Tale interpretazione è avvalorata dalla giurisprudenza; in particolare, la sentenza del TAR Campania, Sez. III, n. 20672/05, ha riconosciuto che l'unico criterio di calcolo della popolazione al quale possa essere attribuita valenza generale - e che, quindi, può essere applicato anche in assenza di specifici rinvii - è quello ancorato ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale.
La stessa sentenza ha anche analizzato l'ambito di applicazione dell'articolo 156 del Testo Unico n. 267/2000, relativo alle classi demografiche ed alla popolazione residente. Al riguardo il T.A.R. sostiene che la predetta disposizione, nel fare riferimento alla «popolazione residente calcolata alla fine del

penultimo anno precedente (...) secondo i dati dell'Istituto Nazionale di Statistica», non detta una norma di efficacia generale, dovendo ritenersi la sua applicabilità circoscritta alle sole disposizioni contenute nella parte II del Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, relativa all'ordinamento finanziario e contabile.
Si ricorda, altresì, che altre due disposizioni del già citato decreto del Presidente della Repubblica n. 570/1960 ribadiscono il principio per il quale la popolazione del comune è determinata in base ai risultati dell'ultimo censimento ufficiale; queste sono l'articolo 28, comma terzo e l'articolo 32, comma terzo, relativi agli adempimenti per la presentazione delle candidature nei comuni con popolazione, rispettivamente, al di sotto ed al di sopra della soglia dei 15.000 abitanti.
Il comune di Perugia, per adeguarsi alle prescrizioni della legge finanziaria per il 2008, ha previsto, nel proprio Statuto, la riduzione del numero delle circoscrizioni dalle attuali tredici a cinque, assumendo, come parametro, il dato Istat relativo alla popolazione residente al 31 dicembre 2007, ovvero il penultimo anno precedente l'elezione delle nuove circoscrizioni (163.268 abitanti).
Tale decisione ha generato un vivace dibattito in seno al consiglio comunale.
La minoranza consiliare ha evidenziato la necessità di procedere ad un ridisegno delle circoscrizioni - che, con il criterio della popolazione risultante dall'ultimo censimento, pari a 149.125 abitanti, passerebbero da cinque a quattro. Nondimeno, la maggioranza ha respinto l'assunto e, nella seduta del 18 febbraio scorso, il Regolamento per le circoscrizioni è stato approvato secondo il diverso criterio della popolazione residente al 31 dicembre 2007.
Pertanto, il comune di Perugia dovrà adeguare la previsione normativa statutaria e, quindi, riarticolare con apposito regolamento il proprio territorio, dimensionando il numero delle circoscrizioni nel limite di quattro. Non vi è dubbio, infatti, che, pur nell'ampio ambito di autonomia riconosciuta ai comuni sull'argomento, non può ritenersi ammissibile che le disposizioni di legge statale riferite alla popolazione residente possano trovare un'applicazione diversificata nel territorio nazionale.
Tale è il senso della risposta fornita, lo scorso 17 marzo, dalla direzione centrale per i servizi elettorali del ministero dell'interno al prefetto di Perugia, che ha sollevato il problema, ed al quale è stata data indicazione di informare il sindaco e il consiglio comunale dell'orientamento ministeriale.
Quanto alla situazione generale, questa viene costantemente seguita dal ministero dell'interno. I dati in possesso di quest'ultimo evidenziano che i comuni con popolazione compresa tra i 100.000 ed i 250.000 abitanti sono ventiquattro (oltre ai cinque appartenenti alle regioni a Statuto speciale ed alle province autonome di Trento e Bolzano). Alla prossima tornata elettorale ne andranno al voto tredici. Tra questi otto (tra cui Perugia) hanno ridotto il numero delle circoscrizioni, ed uno sta provvedendo all'adeguamento. I rimanenti quattro hanno invece mantenuto il numero delle circoscrizioni che avevano in precedenza (numero che, peraltro, risulta in linea con i criteri legislativi di riferimento).
Tra i comuni che hanno proceduto alla riduzione, solamente quelli di Reggio Emilia e di Perugia, avendo proceduto alla riduzione in base al criterio della popolazione residente al 31 dicembre 2007, hanno deliberato la costituzione di circoscrizioni in misura superiore a quella consentita dalla normativa (cinque invece di quattro in entrambi i casi). Anche per il comune di Reggio Emilia, il prefetto segue con attenzione la situazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è volontà della Sei, multinazionale svizzera, realizzare il progetto di una centrale

a carbone a Saline Joniche (Reggio Calabria), sull'area della ex Liquichimica, nonostante l'opposizione delle associazioni del territorio e delle forze politiche locali. La Calabria ha già affrontato il problema «carbone», negli anni Ottanta, quando l'Enel espresse la volontà di creare una centrale nella piana di Gioia. I calabresi si sono opposti al carbone adesso, in quell'area, si sta sviluppando un'area portuale fra le più importanti del bacino del Mediterraneo;
si ricorda che, in linea con il Trattato di Lisbona, l'Italia deve raggiungere l'obiettivo del 20 per cento di energie rinnovabili, eliminando progressivamente i vecchi modelli, tra cui quello della produzione di energia elettrica attraverso la combustione a carbone, ritenuta una fonte obsoleta, non rinnovabile e tra le più inquinanti. Entro il 2012 si fermeranno infatti undici centrali a carbone sparse in tutta Europa, anche perché, dopo il protocollo di Kyoto, tutti gli Stati membri stanno attivando procedure per diminuire l'emissione di gas serra e, nel recente G8, il nuovo obiettivo definitivo è quello di ridurre i gas serra del 50 per cento entro il 2050;
inoltre, non si rileva una seria valutazione dell'impatto ambientale della centrale sul territorio jonico, orientatosi da tempo a una vocazione turistica. La popolazione del territorio infatti dovrebbe essere informata sulle emissioni della centrale, in particolare su sostanze pericolose quali diossina, benzene, ossido di zolfo, e agenti microinquinanti come il cadmio, il cromo, il piombo, il mercurio, e l'arsenico. Alcune delle sostanze nominate, sono ritenute carcinogene, e altre possono interferire patologicamente con lo sviluppo del sistema nervoso;
la dichiarazione della Sei sugli impatti ambientali non specifica in modo approfondito tale impatto relativamente alle sostanze suddette. Si evidenzia che la campagna di stampa avviata dalla società straniera sui quotidiani locali, per convincere l'opinione pubblica che la scelta del carbone come fonte di energia è «eco-sostenibile»;
si ricorda inoltre che nelle immediate vicinanze dell'impianto ex Liquichimica, esiste l'area verde dei Pantani, eletta dal Wwf «zona di valore naturalistico», per il transito annuale di molte specie di uccelli migratori, quali anatre, aironi, cigni reali, fenicotteri rosa. Tale area, dove c'è un'importante attività di nidificazione di alcune specie, è conosciuta per il suo valore naturalistico a livello nazionale;
nell'ottica di uno sviluppo armonico del territorio, si segnala che sarebbe da scongiurare l'alienazione, tramite procedura di vendita, dell'area OGR, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, nell'ottica in principio destinata allo sviluppo di officine per le riparazioni del materiale rotabile. L'area negli anni ha attratto l'interesse della criminalità organizzata, e ogni cambiamento di destinazione d'uso richiede l'innalzamento dei livelli d'attenzione da parte di polizia e magistratura. Sarebbe da creare, insieme agli enti locali, una strategia di riconversione anche per quest'area, da assorbire nell'obiettivo strategico generale dello sviluppo turistico -:
se intenda attivarsi per ottenere il blocco della realizzazione della centrale a carbone, per i motivi di inquinamento ambientale, e di salvaguardia della salute pubblica, espressi sopra;
come il Governo intenda operare per sostenere e rilanciare lo sviluppo turistico della zona, già avviato con recenti iniziative dalla Regione Calabria, i cui esponenti si sono espressi negativamente sull'esistenza di una centrale a carbone.
(4-00740)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si comunica quanto segue.
Si premette, innanzitutto, che, con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 79 del 1999 (decreto Bersani), è iniziata la liberalizzazione del mercato elettrico. Tale liberalizzazione ha rivoluzionato le attività

di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica, lasciando allo Stato la gestione di quelle attività considerate di pubblico interesse, come la trasmissione ed il dispacciamento.
Con il successivo decreto legislativo del 7 febbraio 2002, cosiddetto «sblocca centrali» convertito nella legge 55/2002, successivamente modificata con la legge 239/2004, vengono disciplinate le procedure connesse alla autorizzazione per la costruzione di nuove centrali elettriche, di potenza superiore ai 300 MW termici.
Il ministero dello sviluppo economico, ai sensi di tale legge, provvede al rilascio di una autorizzazione «unica», entro 180 giorni dalla presentazione della domanda, dopo il ricevimento della Valutazione di impatto ambientale sul progetto presentato e l'acquisizione dei pareri positivi da parte del comune e della provincia, nel cui territorio ricadono le opere interessate.
Si precisa, inoltre, che tale autorizzazione è rilasciata d'intesa con la regione interessata, che è da intendersi come «intesa forte» e, pertanto, imprescindibile per il rilascio della suddetta autorizzazione unica.
Per quanto riguarda, nello specifico, la vicenda della costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche, si segnala che la regione Calabria, anche a seguito di una consultazione popolare con conseguenti osservazioni negative da parte di comitati di cittadini e amministrazioni locali, in data 6 ottobre 2008, ha deliberato di non accordare l'intesa regionale (prevista dalla predetta normativa) al procedimento amministrativo avviato dal ministero dello sviluppo economico in merito al progetto di cui all'oggetto.
La Società SEI, anche in considerazione delle osservazioni formulate da parte dei cittadini e delle varie amministrazioni interessate, ha chiesto una sospensione del procedimento autorizzativo e di VIA, al fine di predisporre nuova documentazione ed eventualmente proporre modifiche, seppure non sostanziali, al progetto per la costruzione della centrale in questione.
Attualmente, in attesa di tale nuova documentazione, il procedimento risulta sospeso.
Nel frattempo si rappresenta che, nel caso di presentazione di un nuovo progetto, il ministero dello sviluppo economico non mancherà di adoperarsi, insieme alle altre amministrazioni competenti, affinché la legittima aspettativa all'insediamento della centrale, acquisita dalla società SEI, sia compatibile con le altrettanto legittime esigenze di sicurezza ambientale della popolazione.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo le recenti notizie, Trenitalia, nell'organizzazione dei treni ad alta velocità Milano-Roma vorrebbe far fermare a Firenze ed a Bologna solo un treno su quattro;
vanno considerati gli enormi sacrifici che la città di Firenze ha e dovrà subire per l'attraversamento cittadino della TAV;
Trenitalia deve essere a conoscenza che ogni accordo od intesa raggiunta per la TAV a Firenze, passa dalla premessa di una parità di trattamenti tra le città di Firenze, Bologna, Milano e Roma -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere per rettificare la suddetta situazione al fine di evitare una inutile umiliazione per le città considerandole, in questo modo, scali secondari.
(4-01003)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario del 14 dicembre 2008, l'offerta di collegamenti Eurostar e Alta velocità interessanti la stazione di Firenze Santa Maria Novella è stata confermata nei volumi precedentemente previsti; pertanto, il servizio

Eurostar in tale stazione anche se con una lieve rimodulazione degli orari di arrivo e partenza nell'arco della giornata non ha subito alcuna riduzione.
Inoltre, si fa presente che in coincidenza con l'apertura al traffico della tratta ferroviaria Alta velocità Milano-Bologna è stata programmata l'effettuazione di nuovi treni «no stop» tra Roma e Milano, denominati «A.V. Fast», che collegano Roma al capoluogo lombardo in 3 ore e 30 minuti. Tali collegamenti, comunque, costituiscono servizi aggiuntivi rispetto all'offerta Eurostar preesistente.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MURGIA e CATANOSO. - Al Ministro per lo sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 1999 la Ecofridge srl è stata assegnataria delle agevolazioni del Contratto d'Area di Ottana - 1° Protocollo aggiuntivo - per la realizzazione di un impianto per la produzione di gruppi frigoriferi ad assorbimento per l'applicazione nel campo dei frigobar per albergo, frigoriferi trivalenti per caravan e camper, frigoriferi medicali, eccetera;
l'importo complessivo del contributo in favore della Ecofridge era di 3 milioni, 743 mila e 280 euro, dei quali una prima tranche è stata erogata nel luglio 1999 per un importo di 1.871.640,00 dietro la presentazione di una polizza fideiussoria. Il 27 dicembre del 2000, il Responsabile Unico del Contratto d'Area certifica il superamento del 50 per cento dell'investimento e la polizza fideiussoria viene svincolata il 31 dicembre del 2001;
la presenza di un palo dell'alta tensione sul lotto destinato alla costruzione del capannone della Ecofridge srl impedisce l'avvio dell'attività produttiva dal marzo del 2000 al novembre del 2002 ed a causa di ciò il Ministero dello sviluppo economico concede la sospensione dei termini, anche se la società subisce un fermo del progetto di quasi tre anni subendo forti oneri finanziari ed organizzativi posto che il palo dell'alta tensione viene rimosso dall'Enel soltanto il 7 novembre del 2002;
la Ecofridge, nonostante le difficoltà, conclude l'investimento nel termine previsto del 15 dicembre del 2004;
il 27 agosto del 2007 la Ecofridge, a causa di due relazioni del Responsabile Unico del Contratto d'Area di Ottana, riceve il decreto di revoca delle agevolazioni da parte del Ministero dello sviluppo economico, ma nonostante ciò provvede ad assumere altro personale;
la Ecofridge, per il tramite del proprio legale, presenta una istanza di annullamento in via di autotutela del decreto di revoca del finanziamento;
a supporto delle legittime aspirazioni della Ecofridge a poter proseguire nell'attività produttiva intervengono le maggiori organizzazioni sindacali territoriali, a difesa dei livelli occupazionali della zona notoriamente molto bassi, e la stessa associazione degli industriali di Nuoro;
da ultimo il Responsabile Unico del Contratto d'Area ha preparato una relazione che, anche se ancora utilizza il condizionale, prova il definitivo avvio dell'attività produttiva;
nonostante ciò, non si riesce a disporre l'annullamento del decreto di revoca del finanziamento, ed al danno della revoca si aggiunge in questi giorni pure il furto di attrezzature industriali subito dalla Ecofridge -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato affinché la Ecofridge ottenga l'annullamento del decreto di revoca e non si provochi ulteriore danno ad una azienda seria ed onesta.
(4-00875)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
L'impresa Ecofridge s.r.l. è stata ammessa, in data 18 febbraio 1999, alle agevolazioni previste dal contratto d'area di

Ottana, ai sensi dell'articolo 2, commi 203 e ss., della legge n. 662/1996, al fine di realizzare un impianto per la produzione di gruppi refrigeranti, comportante un investimento di euro 4.475.615,49, a fronte del quale era stato concesso in via provvisoria un contributo in conto impianti di euro 3.743.279,60.
Di tale contributo sono state erogate due quote, rispettivamente di euro 1.871.639,80 in data 28 ottobre 1999 e di euro 891.910,99 in data 26 gennaio 2006, per un totale di euro 2.763.550,79.
La stessa impresa ha beneficiato di una proroga di dodici mesi per la conclusione dell'iniziativa imprenditoriale e di una «sospensione» di ulteriori diciotto mesi dei termini di esecuzione dell'investimento. Tale sospensione è stata concessa per cause di forza maggiore, ossia per ritardi nella rimozione di un traliccio dell'Enel e per l'allacciamento idrico-fognario, quindi, il nuovo termine per l'ultimazione dei lavori è scaduto in data 15 dicembre 2004, ben settantotto mesi dopo il termine inizialmente previsto.
Tra il mese di novembre 2006 ed il mese di maggio 2007, sia il Responsabile unico del contratto d'area, sia l'istituto bancario che ha svolto l'istruttoria, hanno verificato lo stato di inattività dell'iniziativa in questione. A seguito di tale verifica è stata proposta, quindi, la revoca del contributo concesso, stante l'inattività riscontrata.
Con decreto direttoriale n. 3/B5/MiSE in data 25 luglio 2007 sono state revocate le agevolazioni concesse.
Soltanto in una fase successiva all'adozione del decreto di revoca, nel mese di novembre 2007, la Ecofridge s.r.l. ha dato luogo sia all'assunzione di n. 11 unità lavorative (poi ridotte a n. 10 unità, rispetto alle n. 33 previste), sia ad una modesta attività produttiva che, dalla documentazione prodotta dalla ditta beneficiaria, è consistita in «conferme d'ordine» nell'anno 2007 per euro 40.235,00 ed in «fatture pro forma», per lo stesso anno, di euro 100.999,00. Per il primo semestre dell'anno 2008 le «conferme d'ordine» sono state di euro 77.716,00.
Nessuna documentazione bancaria risulta, invece, essere stata prodotta dalla Ecofridge s.r.l., a conferma del reale fatturato conseguito nell'anno 2007 e nel primo semestre 2008. Ciò a fronte di un fatturato di euro 1.300.000,00 ipotizzato, per l'anno 2008, dal professionista incaricato dalla Ecodridge s.r.l. di redigere una perizia giurata sull'andamento della società beneficiaria.
Le prospettive di sviluppo della stessa società si appoggerebbero, fondamentalmente, su un contratto stipulato con la Thetford B. V., relativo ad un «Research Project» e sull'assunto acquisto del marchio «Elektrosuisse», operazioni da cui, peraltro, non si è visto alcun risultato pratico in termini di fatturato.
Pertanto, al di là delle inadempienze formali della ditta rispetto ai termini previsti per la conclusione dell'iniziativa, nonostante la consistente dilazione dei termini concessa di ben 30 mesi, oltre ai 48 mesi
ex lege, per la conclusione del programma, non risultano sussistere effettive prospettive di avvio e di sviluppo dell'iniziativa agevolata.
Da ultimo, la competente direzione generale di questo ministero ha anche esperito un accertamento per verificare la possibilità di concedere alla Ecofridge s.r.l. una proroga
«extra ordinem», ma a condizione di ottenere una polizza fidejussoria anch'essa «extra ordinem», sull'intero importo erogato.
Tale soluzione si è rivelata impraticabile per l'indisponibilità del beneficiario. Pertanto, su tale base non è stato possibile definire un diverso orientamento sulla revoca adottata, anche tenendo conto che, in casi analoghi, altri beneficiari potrebbero richiedere uguali proroghe
«extra ordinem», cioè non previste dalla normativa di riferimento, inaccettabili se prive di corrispondenti garanzie.
Sull'assunta impossibilità, da parte della Ecofridge s.r.l., di ottenere una polizza fidejussoria, per l'intero importo a suo tempo erogato dal ministero, la suddetta direzione generale intende proporre, alla stessa società, una soluzione alternativa, alla cui accettazione sarebbe condizionato il

riesame della revoca delle agevolazioni, a suo tempo adottata.
La soluzione prevede i seguenti passaggi:
ottenimento di una polizza fidejussoria a favore di questo ministero, per un importo almeno pari a quello di cui alla fideiussione a suo tempo fornita, a fronte dell'anticipazione e, poi, liberata, da rilasciarsi ai sensi della circolare MAP prot. n. 970776 del 27 maggio 2005, sul presupposto di un impegno preliminare condizionato del fidejussore;
concessione di ipoteca, a favore del ministero, sul suolo e sulle relative costruzioni soprastanti;
costituzione di pegno, a favore del ministero, sugli impianti e macchinari oggetto di agevolazione, con uso riservato alla Ecofridge s.r.l.;
rilascio di una polizza fidejussoria, a favore del ministero, a fronte dell'eventuale saldo da erogare, (anch'essa) ai sensi della sopra citata circolare prot. n. 970776/2005.

Quanto sopra, fermo ogni altro privilegio o garanzia previsti dalla vigente normativa di riferimento.
La dichiarazione per la liberazione delle suddette polizze fidejussorie, potrà esser data da questo ministero, previo accertamento sia del rispetto dei nuovi impegni assunti dalla Ecofridge s.r.l., sia del decorso del termine quinquennale che vincola la destinazione dei beni, interessati dall'agevolazione.
Il consenso alla cancellazione dell'ipoteca ed alla liberazione dal pegno degli impianti e macchinari, di cui sopra, potrà esser dato con l'emanazione del decreto di approvazione, da parte del ministero, del positivo collaudo finale delle opere e degli impianti.
Nel caso in cui neppure tale soluzione fosse praticabile, ovvero non si concordasse sulle condizioni per le liberazioni e cancellazione delle garanzie, il ministero non potrà che procedere al recupero delle somme a suo tempo erogate alla Ecofridge s.r.l., in quanto verrebbero meno le ineludibili suddette garanzie, per l'annullamento in sede di autotutela del decreto di revoca n. 33/B5/MiSE del 25 luglio 2007.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

MUSSOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi sono in corso i lavori per l'installazione di un ripetitore Vodafone a Napoli, in Via Cupo Bolino;
tale ripetitore si verrebbe a trovare nelle immediate vicinanze di una scuola dell'infanzia e primaria denominata «La Giocosa», a pochi passi dagli spazi esterni utilizzati dai bambini per la coltivazione di un orto botanico;
poco distante dal ripetitore si trova anche un'altra scuola materna ed elementare la «G. Rodari», sita in Via Pini di Solimene a San Giorgio a Cremano (Napoli);
un comitato di genitori dei bambini frequentanti le due scuole si è subito opposto alla installazione dell'impianto, considerandolo nocivo per la salute dei piccoli scolari, interrompendo più volte i lavori degli operai ed ottenendo un tavolo di concertazione con i tecnici della Vodafone, il Dirigente scolastico, l'assessore all'Ambiente del Comune di Napoli dottor Nasti, alcuni Consiglieri Comunali dei due comuni interessati ed altri organi competenti;
il confronto, tenutosi prima dell'estate scorsa, ha portato alla sospensione dei lavori ed all'impegno di cercare un sito diverso;
tuttavia, successivamente a quella data, in altre due circostanze (3 agosto e 24 settembre), il comitato dei genitori ha fermato i lavori di costruzione del ripetitore, che erano stati ripresi dalla ditta incaricata -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per verificare che il

ripetitore non venga realizzato in un sito nel quale possa arrecare danni di inquinamento elettromagnetico per i cittadini che vivono e lavorano nella zona interessata, nonché per i bambini che frequentano gli attigui istituti scolastici.
(4-01294)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame e sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dal ministero dell'ambiente, si comunica quanto segue.
Si precisa, preliminarmente, che l'articolo 87 del decreto legislativo n. 259/2003 - recante il «codice delle comunicazioni elettroniche» - dispone che l'installazione di infrastrutture per impianti radioelettrici e la modifica delle caratteristiche di emissione di tali impianti e, in particolare, l'installazione di torri, tralicci, impianti rice-trasmittenti, ripetitori di servizi di comunicazione elettronica, stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche mobili GSM/UMT, viene autorizzata dagli enti locali, previo accertamento, da parte delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente (ARPA), di cui all'articolo 14 della legge quadro 22 febbraio 2001, n. 36, della compatibilità del progetto con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità stabiliti uniformemente a livello nazionale dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003.
Sono, quindi, di competenza regionale:
l'individuazione dei siti in cui collocare gli impianti di telefonia mobile;
le modalità per il rilascio delle autorizzazioni all'installazione degli impianti di telefonia mobile, tenendo conto dei campi elettromagnetici preesistenti;
l'individuazione degli strumenti e delle azioni per il raggiungimento di obiettivi di qualità quali i criteri localizzativi, gli
standard urbanistici, le prescrizioni e le incentivazioni per l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili.

Per quanto riguarda il problema della pericolosità e della dannosità per la salute umana derivante dalla installazione degli impianti in parola, si segnala che la vigente e già richiamata normativa (legge n. 36 del 2001 e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2003) prevede, come limite di esposizione della popolazione alle emissione elettromagnetiche, una soglia massima di 6 volt al metro, limite non derogabile dagli enti locali.
Ne consegue che i singoli comuni sono i titolari di ogni potere decisorio in ordine al rilascio o al diniego dell'autorizzazione alla installazione delle infrastrutture di comunicazione elettronica (articolo 87 del codice di comunicazione), nel rispetto del regime dei controlli, sia preventivi che successivi, in materia di inquinamento elettromagnetico.
Sempre ai sensi del citato articolo 87, l'istanza di autorizzazione - redatta conformemente ai modelli allegati al codice stesso e corredata dalla documentazione comprovante il rispetto dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità relativi alle emissioni elettromagnetiche - deve essere presentata all'ufficio competente del comune interessato, il quale deve provvedere a darne pubblicità, affinché tutti gli interessati, cittadini o associazioni ambientalistiche, possano esprimere il loro avviso. Tale domanda, entro venti giorni dal ricevimento, deve essere trasmessa dal comune alla competente agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ed alla locale azienda sanitaria.
Le citate agenzie regionali, da parte loro, devono monitorare continuamente tutti gli impianti, affinché, ai sensi delle normative vigenti, non vengano superati i limiti di esposizione (20 volt/metro) ed i valori di attenzione (6 volt/metro), all'interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi intensamente frequentati.
Il ministero dello sviluppo economico, pur non avendo una competenza diretta su questa materia, come già sopra esposto, raccomanderà comunque agli enti locali responsabili affinché, attraverso le proprie agenzie regionali e le aziende sanitarie locali,

provvedano a verificare periodicamente che i vari impianti rispettino sempre le norme vigenti.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
all'albo dell'Ordine dei dottori commercialisti di Locri (Reggio Calabria) con la qualifica di revisore contabile, risulta iscritta dal 31 ottobre 1997, al posto n. 157, la dottoressa Serafino Francesca, nata a Locri il 29 gennaio 1970;
la dottoressa Serafino Francesca risulta all'INPS cieca assoluta fin dalla nascita, con pensione e con l'assegno di accompagnamento;
la dottoressa Serafino Francesca è stata nominata, nel settembre del 1998, curatore del fallimento della ditta di Sergio Stefano di Bianco (Reggio Calabria), ed ha apposto la propria firma, priva di quella dell'accompagnatore (come peraltro previsto dalla legge 3 febbraio 1975, n. 18), sul documento di accettazione dell'incarico conferitole dal Tribunale di Locri;
ad avviso dell'interrogante il Tribunale di Locri non avrebbe potuto affidare l'incarico di curatore fallimentare ad una persona non vedente, ne la stessa avrebbe potuto accettare tale incarico, affidabile solo a persone pienamente capaci dal punto di vista fisico;
inoltre, così come si evince da perizia calligrafica, fatta fare da Sergio Stefano in numerose documentazioni della procedura fallimentare che lo riguarda, la firma non sembra sia stata apposta sempre direttamente dalla curatrice Serafino, che è persona non vedente;
appare chiaro che, quale conseguenza del citato anomalo affidamento da parte del Tribunale di Locri ad una curatrice non vedente, dovrebbero risultare nulli tutti gli atti da questa prodotti nell'iter fallimentare del signor Sergio Stefano -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare un'adeguata indagine ispettiva presso il Tribunale di Locri al fine di accertare il motivo che ha portato all'affidamento dell'incarico di curatrice fallimentare alla dottoressa Serafino Francesca, cieca assoluta, con pensione ed indennità di accompagnamento;
se non ritenga, altresì, di avviare un'adeguata indagine sulla Sezione Fallimentare sempre del Tribunale di Locri.
(4-00857)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede quali iniziative il Ministro della giustizia ritiene opportuno assumere in considerazione del fatto che nell'albo dei dottori commercialisti del Tribunale di Locri risulta iscritta, al numero d'ordine 157, la dott.ssa Francesca Serafino, cieca assoluta fin dalla nascita e beneficiaria di un assegno di accompagnamento; la suddetta commercialista, inoltre, risulta nominata sin dal settembre dell'anno 1998 curatore del fallimento della ditta di Sergio Stefano Bianco ed ha apposto la propria firma, priva di quella dell'accompagnatore, sul documento di accettazione dell'incarico. Ad avviso dell'interrogante detta procedura risulterebbe irregolare.
Le competenti articolazioni ministeriali hanno rilevato, sulla base della relazione redatta dal Giudice delegato ai fallimenti, dott.ssa Francesca Reale, la correttezza della procedura seguita, nel caso di specie, considerato che l'articolo 28 della legge fallimentare, come in vigore all'atto del conferimento dell'incarico, indica quali soggetti non possono assumere l'incarico di curatore, senza operare alcun riferimento alle possibili malattie o patologie, quali la cecità, del consulente.
Secondo quanto evidenziato, ai sensi dell'articolo 2 della legge 18 del 1975 la firma apposta sugli atti da persona affetta da cecità assoluta, «è vincolante ai fini delle obbligazioni e delle responsabilità connesse». In quanto, come espressamente

previsto dall'articolo 1 della medesima legge, «La persona affetta da cecità congenita o contratta successivamente, per qualsiasi causa, è a tutti gli effetti giuridici pienamente capace di agire purché non sia inabilitata o interdetta a norma degli articoli 414, 415 e 416 del codice civile». L'articolo 3 prevede la possibilità, in favore della persona affetta da cecità, di farsi assistere su richiesta da persona di fiducia. Nel caso di specie, la dott.ssa Serafino, per l'accettazione dell'incarico, come era nelle sue facoltà di persona pienamente capace, non ha richiesto la nomina di un coadiutore assumendosi la piena responsabilità dell'atto che andava a sottoscrivere.
Deve, peraltro, evidenziarsi che il nominativo del predetto consulente venne estratto tra quelli iscritti all'interno dell'albo appositamente approvato da un comitato composto dal Presidente del tribunale, dal Procuratore della Repubblica e da un professionista dell'ordine, che sicuramente hanno vagliato le capacità tecniche e le qualità morali della dott.ssa Serafino.
La nomina del suddetto consulente e l'accettazione del relativo incarico sono, dunque, risultati del tutto in linea con la normativa vigente in materia. Tanto premesso le competenti articolazioni ministeriali hanno ritenuto che nella vicenda segnalata dall'interrogante non ricorrano comportamenti in astratto sussumibili nelle disposizioni di cui al decreto legislativo 109 del 2006, per l'avvio di un'azione disciplinare, e hanno disposto l'archiviazione del caso.
Per completezza, si fa presente che il giudice delegato ha segnalato che in data 20 agosto 2008 la dott.ssa Serafino ha rinunciato all'incarico di curatrice fallimentare ritenendo la propria persona lesa «nella propria dignità dai continui attacchi mediatici orchestrati ad arte e dalla necessità di dover affrontare un procedimento penale iniziato a seguito di querela sporta dal fallito in relazione agli atti del fallimento». Conseguentemente, il tribunale ha provveduto alla sua sostituzione nominando altro curatore fallimentare iscritto nell'albo del Tribunale di Locri.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo del 5 aprile 2006, n. 160, trasformando il concorso per la magistratura ordinaria in un concorso di secondo grado, aveva previsto, tra i requisiti per accedervi, oltre alla laurea in giurisprudenza, diversi altri titoli tra loro alternativi, tra i quali l'aver superato l'esame di abilitazione forense oppure l'aver svolto funzioni direttive in una Pubblica amministrazione per almeno tre anni, previo superamento del relativo concorso pubblico;
l'articolo 1 della legge 30 luglio 2007, n. 111, ha parzialmente modificato alcuni dei suddetti titoli ulteriori rispetto alla laurea, stabilendo, in modo particolare, quello dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari» in luogo del previgente aver superato l'esame di abilitazione forense;
questa apparentemente «lieve» modifica normativa ha determinato conseguenze, forse non calcolate, di rilevante e palese iniquità, perché ha precluso l'accesso al concorso per la magistratura ordinaria a quanti, pur avendo superato l'esame di abilitazione forense, non possono iscriversi all'albo degli avvocati, perché sono dipendenti pubblici per aver superato un concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione, stante l'incompatibilità tra l'iscrizione all'albo degli avvocati e l'essere funzionari pubblici;
la suddetta modifica legislativa determina l'ingiustizia e l'irragionevolezza di precludere la partecipazione ai dipendenti pubblici che hanno superato l'esame di abilitazione forense e che non siano funzionari direttivi da almeno cinque anni (avendo, nel frattempo, l'articolo 1 della citata legge n. 111 elevato da tre a cinque anni l'anzianità di servizio necessaria nella pubblica amministrazione), con la conseguenza che chi ha superato l'esame di abilitazione forense e può, dunque, iscriversi all'albo degli avvocati, può partecipare al concorso per la magistratura, e chi, invece, ha superato l'esame di abilitazione

forense ed ha avuto il merito di vincere anche un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi o dirigenziali della pubblica amministrazione non può parteciparvi, se non dopo cinque anni di servizio, perché non può iscriversi all'albo degli avvocati, e ciò crea iniquità soprattutto se prima della vincita del concorso sia stato iscritto all'albo e abbia esercitato la professione forense anche per anni;
ad avviso dell'interrogante i ricordati palesi profili d'iniquità presentano forti sospetti d'illegittimità costituzionale per violazione del principio di parità di trattamento e del principio di ragionevolezza, entrambi costituzionalizzati nel principio di eguaglianza dell'articolo 3 della Carta costituzionale, come costantemente chiarito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
la suddetta modifica legislativa, attraverso la previsione del requisito dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari», con questa sua formulazione generica e generalizzante, preclude l'accesso al concorso anche agli avvocati iscritti all'albo che siano incorsi irragionevole, in quanto imponderatamente sproporzionata ed eccessiva nel suo divieto, e come tale sospetta d'incostituzionalità anche sotto quest'aspetto;
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 21 marzo 2008 - 4° serie speciale - è stato bandito un concorso, per esami, a 500 posti di magistrato ordinario, che ha fedelmente recepito questa modifica legislativa, precludendo, dunque, l'accesso al concorso agli abilitati alla professione forense che, per essere pubblici dipendenti, non possono iscriversi all'albo, nonché agli avvocati che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi;
per i motivi ricordati, sono stati anche presentati davanti al tribunale amministrativo regionale numerosi ricorsi giurisdizionali amministrativi per l'annullamento parziale del bando di concorso, previo sollevamento della questione d'illegittimità costituzionale, e che la rilevanza e la non manifesta infondatezza della stessa verrà esaminata e decisa dal giudice amministrativo ad ottobre nelle camere di consiglio per la discussione delle istanze cautelari contestualmente presentate per evitare il periculum in mora dell'esclusione dalle prove scritte fissate per il 19, 20 e 21 novembre 2008, con il rischio, se venisse sollevata e rimessa alla Corte costituzionale, di causare l'invalidità successiva e derivata degli atti della procedura concorsuale -:
se il Ministro intenda eliminare tutti i segnalati profili di diseguaglianza, di discriminazione, di irragionevolezza e di sospetta incostituzionalità, attraverso l'assunzione di iniziative legislativamente urgenti volte a reintrodurre il requisito previgente;
e se, per conseguenza, intenda modificare il bando di concorso, di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, decretando la riapertura dei termini per tutti coloro che, a causa delle segnalate iniquità, non hanno potuto presentare domanda di partecipazione al concorso o, avendola presentata, sono stati esclusi dalla partecipazione stessa.
(4-01216)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue. L'articolo 2 del decreto legislativo 5 aprile 2006 n. 160, nel disciplinare i requisiti per l'ammissione al concorso per magistrato ordinario prevede, tra le varie categorie ammesse, quella degli «avvocati iscritti all'albo che non sono incorsi in sanzioni disciplinari». Il requisito dell'iscrizione, essendo espressamente previsto dalla legge, non può essere escluso in via interpretativa dalla pubblica amministrazione, neppure sulla base di paventati profili di incostituzionalità per disparità di trattamento, in relazione alla previsione dell'ammissione al concorso dei diplomati presso le scuole di specializzazione per le professioni legali.
Tale considerazione sembrerebbe escludere in radice la possibilità, evocata dagli interroganti, di modificare il bando di concorso

nel senso di estendere al semplice superamento degli esami di avvocato, senza necessità di iscrizione all'albo, la qualifica di requisito sufficiente per l'ammissione all'esame.
Nel merito si osserva, peraltro, che la questione di costituzionalità, per quanto pregevole, non sembrerebbe fondata, poiché risponde ad una ragionevole scelta discrezionale del legislatore l'individuazione di requisiti atti a garantire una specifica competenza professionale e, in particolare, l'individuazione di tali requisiti nel diploma conseguito all'esito di studi teorico-pratici specificamente orientati all'accesso alle professioni legali e non nella mera abilitazione all'esercizio della professione forense, senza lo svolgimento della corrispondente attività. Le valutazioni testé enunciate in merito alla fondatezza della suddetta questione di illegittimità costituzionale, appaiono, altresì, confortate dal parere n. 272/2008, espresso al riguardo dall'Ufficio studi del Consiglio superiore della magistratura.
In ogni caso si segnala che, davanti al tribunale amministrativo regionale del Lazio, sono stati proposti tre distinti ricorsi volti ottenere l'annullamento del bando di concorso di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008.
In relazione ad uno di detti ricorsi (promosso da cinque dei sette candidati ricorrenti), il tribunale amministrativo regionale Lazio ha ritenuto non manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata nel ricorso con riferimento alla disposizione che non consente la partecipazione al concorso degli avvocati non iscritti all'albo e, nel rimettere la decisione alla Corte costituzionale, ha accolto l'istanza di tutela cautelare avanzata dai ricorrenti, ammettendoli con riserva a partecipare al concorso.
Si fa presente, infine, che le prove scritte del predetto concorso (il cui diario di esame è stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 19 settembre 2008) si sono svolte nelle giornate di 19, 20 e 21 novembre 2008, ma dei candidati ammessi a partecipare al concorso con riserva, in seguito all'accoglimento da parte del tribunale amministrativo regionale dell'istanza cautelare in tal senso proposta, uno solo ha effettivamente preso parte alle prove consegnando tutti e tre gli elaborati, mentre tutti gli altri candidati non si sono presentati.
Alla luce degli elementi acquisiti e delle considerazioni svolte, si fa presente che non si ritiene opportuno assumere iniziative nel senso richiesto dall'interrogante.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

RAMPELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Nazionale di Statistica da oltre 50 anni è titolare di una concessione, rilasciata dalla Capitaneria di Porto di Roma, relativa ad una zona demaniale marittima (ed opere esistenti), situata nel litorale di Castelfusano-Ostia Lido, Lungomare Amerigo Vespucci n. 124, al fine di mantenervi uno stabilimento balneare sociale;
tale concessione, sempre rinnovata, ha permesso al personale dell'Istituto ed ai propri familiari di godere di condizioni estremamente favorevoli per l'utilizzo delle strutture esistenti per la durata dell'intero periodo estivo, svolgendo così una importante funzione sociale;
tale stabilimento, peraltro, non comportava costi aggiuntivi per l'Istituto, in quanto gli stessi erano oggetto di rimborso da parte del gestore privato affidatario dello stabilimento stesso;
risulta all'interrogante che nel maggio 2001 l'ISTAT avrebbe bandito una gara per la gestione dello stabilimento balneare per il periodo 2001-2007 e, contemporaneamente, avrebbe sottoscritto apposito accordo per la cointestazione della concessione demaniale, con obbligo da parte del gestore cointestatario di eseguire lavori di ristrutturazione ed ammodernamento delle strutture esistenti e con riserva di disponibilità di accesso allo stabilimento ai dipendenti e pensionati ISTAT e loro familiari,

a condizioni agevolate rispetto al listino praticato;
nel corso di tale gestione sembrerebbe che la Società appaltatrice non abbia realizzato le opere programmate in sede di offerta, opere che costituirono elemento fondamentale per l'aggiudicazione della gara stessa e inoltre, alla scadenza del periodo contrattuale, risultando, a quanto consta all'interrogante, peraltro morosa per il pagamento del canone di concessione relativo all'anno 2007, di sua esclusiva competenza come da clausola contrattuale, avrebbe opposto rifiuto al rilascio della struttura, adducendo come motivazione il fatto di essere cointestataria a tempo indeterminato, con l'ISTAT, della suddetta concessione;
risulta all'interrogante che l'ISTAT avrebbe provveduto, in surrogazione, al pagamento del canone di concessione scaduto unitamente ad altri oneri tributari, utilizzando fondi di bilancio destinati ad attività assistenziali e sociali a favore del personale, omettendo la necessaria contrattazione decentrata con le organizzazioni sindacali rappresentative -:
se risponda al vero quanto riportato in premessa, con la conseguenza che l'ISTAT avrebbe di fatto effettuato la cessione parziale a terzi di una concessione di utilizzo esclusivo di bene demaniale, di ingente valore commerciale, procurando così un indebito rilevante vantaggio economico a terzi e contemporaneamente un notevole danno patrimoniale e di immagine per l'Istituto stesso e per i propri dipendenti;
nel caso in cui venissero confermati i fatti in premessa o comunque venisse accertata una responsabilità dell'ISTAT, quali opportuni ed urgenti provvedimenti intenda assumere nei confronti dei responsabili dell'ente, al fine di ripristinare criteri di corretta e virtuosa amministrazione.
(4-00819)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente la gestione da parte dell'Istat della concessione demaniale dello stabilimento balneare di Castelfusano-Ostia Lido, si rappresenta quanto segue:
la cointestazione della concessione demaniale dello stabilimento di Castelfusano-Ostia Lido, di cui l'Istat era in origine intestatario esclusivo, si è resa necessaria per l'impossibilità da parte dell'istituto di destinare risorse umane e finanziarie alla gestione e riqualificazione del predetto stabilimento. L'istituto ha, pertanto, ritenuto di individuare, tramite una procedura ad evidenza pubblica, un soggetto cui cointestare la citata concessione demaniale, affinché quest'ultimo provvedesse, a proprie spese, alla riqualificazione e gestione dello stabilimento di Castelfusano per il periodo 2001-2007. Il bando di gara ha, infatti, previsto l'onere a carico del soggetto aggiudicatario, oltre che di ogni spesa necessaria alla gestione dello stabilimento, anche delle spese di assicurazione, dei canoni di concessione demaniale e di ogni altro tributo, con l'obbligo di riservare il 40 per cento della disponibilità dello stabilimento al personale Istat e di praticare al medesimo personale prezzi di favore per i servizi di spiaggia e ristorazione;
l'offerta progettuale della società aggiudicataria della gara (Società stabilimenti balneari Lido di Roma) prevedeva, in conformità al bando, la realizzazione di opere aggiuntive - rispetto a quelle individuate dall'Istat come necessarie - dirette alla riqualificazione ed all'ammodernamento dello stabilimento. Al riguardo, se da un lato risulta conforme al vero che la predetta società non ha provveduto ad eseguire alcuni dei lavori aggiuntivi contemplati nell'offerta progettuale; dall'altro lato, è altrettanto vero che la società aggiudicataria ha, però, effettuato numerosi ed ulteriori lavori di particolare rilevanza per la funzionalità dello stabilimento (ad esempio realizzazione di due linee di cabine in legno lato mare di cui 22 dotate di servizio di doccia calda; realizzazione di un muro di cinta; ristrutturazione di 4 bagni uomini e di 3 bagni donne; allacciamento di una utenza a gas metano; realizzazione di parapetto a montanti metallici e vetro di sicurezza sul

terrazzo di copertura del corpo ristorante eccetera);
quanto al pagamento del canone di concessione demaniale marittima per l'anno 2007, effettuato dall'istituto nonostante si trattava di un adempimento a carico della società contraente, risulta opportuno evidenziare che ciò si è reso necessario al fine di non pregiudicare la possibilità di ottenere il rilascio da parte del comune di Roma di una nuova concessione esclusiva dello stabilimento in esame. Con nota n. 1973 dell'11 gennaio 2008, il comune di Roma aveva, infatti, comunicato che erano in corso di predisposizione gli atti per la decadenza dell'originaria concessione (n. 33 del 2002) per mancato pagamento del canone annuo. Merita, peraltro, di essere rilevato che il pagamento del canone relativo all'anno 2007 non ha comportato per l'istituto alcun danno patrimoniale, avendo quest'ultimo provveduto, con nota n. 3910 del 18 giugno 2008, a richiedere alla società assicurativa l'escussione parziale della polizza fideiussoria costituita garanzia del contratto stipulato in data 6 luglio 2001 (Repertorio 47/01) con la Società stabilimenti balneari Lido di Roma;
con riferimento, invece, al rifiuto opposto dalla società contraente di provvedere al rilascio dello stabilimento, occorre premettere che la citata pattuizione, stipulata all'esito della gara pubblica indetta dall'Istat, prevedeva che alla scadenza contrattuale (31 dicembre 2007) le opere, i manufatti e le attrezzature incorporate negli stessi diventassero di proprietà dell'Istat, fatti salvi i diritti del demanio. Pertanto, in data 31 dicembre 2007 - coincidente con l'estinzione del diritto di cointestazione della concessione in capo alla Società stabilimenti balneari Lido di Roma - i rappresentanti dell'istituto si sono recati presso lo stabilimento per verificare lo stato dei luoghi e sottoscrivere il verbale di riconsegna dell'immobile, constatando, però, l'illegittimo rifiuto del rappresentate legale della società di acconsentire al rilascio dello stabilimento. Peraltro, il mancato rilascio da parte del comune di Roma di una nuova concessione esclusiva dello stabilimento di Castelfusano in favore dell'Istat - la data di scadenza della concessione originaria coincideva, infatti, con quella del contratto - ha reso impossibile, per l'oggettiva mancanza di un titolo amministrativo formale, ogni azione esecutiva nei confronti della suddetta società. Ciononostante, l'Istat ha, per un verso, diffidato la Società stabilimenti balneari Lido di Roma (nota Istat R.R. n. 106 del 10 gennaio 2008); a restituire immediatamente lo stabilimento e a non modificare lo stato dei luoghi, avvisando contestualmente il Comune di Roma dell'indebita occupazione (nota n. 638 del 6 febbraio 2008); per altro verso, ha promosso tempestive (ma infruttuose) iniziative finalizzate al rilascio di una nuova concessione esclusiva dello stabilimento da parte del comune di Roma, unico atto che avrebbe consentito all'Istituto di agire in via esecutiva nei confronti della citata società, la quale, pertanto, continua ad occupare abusivamente lo stabilimento in questione.

Quanto sopra chiarito in merito alle richieste dell'interrogante, dimostra il corretto operato dell'Istat, che non ha effettuato alcuna cessione parziale di fatto a terzi di una «concessione di utilizzo esclusivo di un bene demaniale», non disponendo, infatti, a tutt'oggi, di alcun titolo concessorio idoneo a legittimare l'utilizzo e/o la possibilità di disporre in favore di terzi dello stabilimento di Castelfusano-Ostia Lido. Va da sé che non è certamente imputabile all'istituto qualsivoglia eventuale indebito vantaggio economico conseguito da terzi.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
alcune imprese editrici lamentano seri problemi in riferimento alla postalizzazione dei quotidiani e alla classificazione dei giornali come «settimanali» o «settimo numero del quotidiano»;

per i giornali classificati come «settimanali», il recapito all'abbonato può avvenire entro i tre giorni successivi a quello di uscita del giornale ed il canone postale è stato aumentato da 13,07 a 13,59 euro per cento copie;
i giornali classificati come «quotidiani» dovrebbero essere consegnati nelle prime ore della giornata, ma non sempre Poste Italiane garantisce questo servizio e molti abbonati denunciano il ritardo o addirittura il mancato recapito;
le lamentele da parte di cittadini, imprese e professionisti per i disagi che sono obbligati a subire da tempo ed in modo ripetuto, portano molti lettori a disdire il proprio abbonamento, con danni economici per le testate giornalistiche;
sembrerebbe che Poste Italiane stia valutando l'ipotesi di far modificare le modalità di confezionamento dei prodotti editoriali quotidiani al fine di migliorarne l'efficienza di postalizzazione e di ridurre i costi di spedizione;
le modifiche di confezionamento comporterebbero delle modifiche strutturali alle macchine e quindi onerosi interventi economici a danno delle imprese editrici;
uno degli obiettivi fondamentali del Dipartimento delle Comunicazioni, così come espresso dal Sottosegretario Romani nella presentazione delle linee programmatiche del Ministero per lo Sviluppo economico è il miglioramento della qualità del servizio postale;
come si evince da articoli pubblicati negli ultimi tempi su riviste italiane e straniere, molti esperti sottolineano che Poste Italiane ha conseguito importanti risultati in diverse aree di affari, ma i vantaggi conseguiti con i nuovi business non hanno accompagnato il miglioramento del servizio postale in senso stretto -:
quali misure il Ministro intenda mettere in atto al fine di migliorare e semplificare il servizio postale, anche specificando che le modifiche necessarie a rendere efficiente il servizio di recapito postale dei giornali debbano essere prese in carico da Poste Italiane e non dalle imprese editrici.
(4-01810)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, in esame si rappresenta quanto segue.
In merito alle tariffe applicate per il recapito dei giornali Poste italiane ha evidenziato che, nonostante i tagli effettuati dalla legge finanziaria 2008, l'attuale offerta tariffaria dedicata all'editoria presenta, comunque, condizioni particolarmente vantaggiose nonostante la riduzione del sovvenzionamento indiretto al settore che lo Stato rimborsa alla concessionaria del servizio postale universale.
A tal proposito, la società ha precisato che a seguito di tale notevole riduzione, la stessa avrebbe potuto recuperare, a carico delle imprese interessate ed, in corrispondenza della riduzione prevista per le differenti categorie di clienti, le minori sovvenzioni ottenute, applicando corrispondenti percentuali d'aumento alle tariffe agevolate.
L'azienda ha, inoltre, rappresentato che al fine di armonizzare le diverse esigenze, ferma restando la necessità di effettuare un aumento tariffario, è stato pertanto definito un intervento articolato in due fasi, consistente in:
un aumento tariffario limitato al 4 per cento, applicato dal 7 luglio 2008;
nuove modalità di pre-lavorazione, confezionamento delle spedizioni e di omologazione del prodotto con decorrenza 1o aprile 2009.

Al riguardo, Poste italiane ha evidenziato che tale scelta, comportando anche un'innovazione di processo per gli editori, è stata condivisa con tutte le associazioni di categoria e con un significativo numero di clienti e addetti al servizio, che non hanno manifestato particolari problematiche operative di fattibilità.
Con riferimento alle criticità concernenti la qualità del servizio del recapito dei prodotti editoriali, la, concessionaria del servizio universale ha reso noto di aver

posto in essere una serie di iniziative, in collaborazione con le principali associazioni di categoria, per monitorare la qualità del servizio erogato e applicare le azioni correttive che si rendessero eventualmente necessarie.
Infine, la società ha assicurato che sono in fase di attuazione le seguenti iniziative:
processo di monitoraggio e certificazione esterna dei livelli generali di servizio del comparto editoria;
attivazione di gruppi di lavoro con tutte le principali associazioni (FIEG, AIE, USPI, ANES) per un confronto sistematico e trasparente sulle modalità di svolgimento del servizio di recapito;
implementazione di un'attività di monitoraggio delle consegne, attuata anche attraverso l'utilizzo di strumenti innovativi messi a disposizione dei portalettere.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Paolo Romani.

ROSATO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, trasformando il concorso per la magistratura ordinaria in un concorso di secondo grado, aveva previsto, tra i requisiti per accedervi, oltre alla laurea in giurisprudenza, diversi altri titoli tra loro alternativi, tra i quali l'aver superato l'esame di abilitazione forense oppure l'aver svolto funzioni direttive in una pubblica amministrazione per almeno tre anni, previo superamento del relativo concorso pubblico;
l'articolo 1 della legge 30 luglio 2007, n. 111, ha parzialmente modificato alcuni dei suddetti titoli ulteriori rispetto alla laurea, stabilendo, in modo particolare, quello dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari» in luogo del previgente aver superato l'esame di abilitazione forense;
questa apparentemente «lieve» modifica normativa ha determinato conseguenze, probabilmente - come può capitare - non preventivate, di rilevante e palese iniquità, perché ha precluso l'accesso al concorso per la magistratura ordinaria a quanti, pur avendo superato l'esame di abilitazione forense, non possono iscriversi all'albo degli avvocati, perché sono dipendenti pubblici per aver superato un concorso per l'accesso alla pubblica amministrazione, stante l'incompatibilità tra l'iscrizione all'albo degli avvocati e l'essere funzionari pubblici;
la suddetta modifica legislativa determina l'ingiustizia e l'irragionevolezza di precludere la partecipazione ai dipendenti pubblici che hanno superato l'esame di abilitazione forense e che non siano funzionari direttivi da almeno cinque anni (avendo, nel frattempo, l'articolo 1 della citata legge n. 111 elevato da tre a cinque anni l'anzianità di servizio necessaria nella pubblica amministrazione), con la conseguenza che chi ha superato l'esame di abilitazione forense e non ha avuto il merito di vincere un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi della pubblica amministrazione e può, dunque, iscriversi all'albo degli avvocati può partecipare al concorso per la magistratura, e chi, invece, ha superato l'esame di abilitazione forense ed ha avuto il merito di vincere anche un concorso pubblico per l'accesso ai ruoli direttivi o dirigenziali della pubblica amministrazione non può parteciparvi, se non dopo cinque anni di servizio, perché non può iscriversi all'albo degli avvocati, e ciò anche - iniquità che rasenta il paradosso! - se prima della vincita del concorso sia stato iscritto all'albo e abbia esercitato la professione forense anche per anni;
ad avviso dell'interrogante i ricordati palesi profili d'iniquità presentano forti sospetti d'illegittimità costituzionale per violazione del principio di parità di trattamento e del principio di ragionevolezza, entrambi costituzionalizzati nel principio di eguaglianza dell'articolo 3 della Carta costituzionale, come costantemente chiarito

dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
la suddetta modifica legislativa, attraverso la previsione del requisito dell'«essere avvocati iscritti all'albo senza essere incorsi in sanzioni disciplinari», con questa sua formulazione generica e generalizzante, preclude l'accesso al concorso anche agli avvocati iscritti all'albo che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi, come il biasimo, appalesandosi, dunque, anche sotto questo profilo, irragionevole, in quanto imponderatamente sproporzionata ed eccessiva nel suo divieto, e come tale sospetta d'incostituzionalità anche sotto quest'aspetto;
con decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 21 marzo 2008 - 4° serie speciale - è stato bandito un concorso, per esami, a 500 posti di magistrato ordinario, che ha fedelmente recepito questa modifica legislativa, precludendo, dunque, l'accesso al concorso agli abilitati alla professione forense che, per essere pubblici dipendenti, non possono iscriversi all'albo, nonché agli avvocati che siano incorsi in sanzioni disciplinari lievi;
per i motivi ricordati, sono stati anche presentati davanti al tribunale amministrativo regionale numerosi ricorsi giurisdizionali amministrativi per l'annullamento parziale del bando di concorso, previo sollevamento della questione d'illegittimità costituzionale, tanto che la rilevanza e la non manifesta infondatezza della stessa verrà esaminata e decisa dal giudice amministrativo, ad ottobre, nelle camere di consiglio, per la discussione delle istanze cautelari contestualmente presentate al fine di evitare il periculum in mora dell'esclusione dalle prove scritte, fissate per il 19, 20 e 21 novembre 2008, con il rischio, se venisse sollevata e rimessa alla Corte costituzionale, di causare l'invalidità successiva e derivata degli atti della procedura concorsuale -:
se il Ministro ritenga doveroso eliminare tutti i segnalati profili di diseguaglianza, di discriminazione, di irragionevolezza e di sospetta incostituzionalità, attraverso l'assunzione di iniziative legislative, anche urgenti, volte a reintrodurre il requisito previgente;
e se, per conseguenza, ritenga doveroso modificare il bando di concorso, di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008, decretando la riapertura dei termini per tutti coloro che, a causa delle segnalate iniquità, non hanno potuto presentare domanda di partecipazione al concorso o, avendola presentata, sono stati esclusi dalla partecipazione stessa.
(4-01208)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in oggetto, si osserva quanto segue. L'articolo 2 del decreto legislativo 5 aprile 2006 n. 160, nel disciplinare i requisiti per l'ammissione al concorso per magistrato ordinario prevede, tra le varie categorie ammesse, quella degli «avvocati iscritti all'albo che non sono incorsi in sanzioni disciplinari». Il requisito dell'iscrizione, essendo espressamente previsto dalla legge, non può essere escluso in via interpretativa dalla pubblica amministrazione, neppure sulla base di paventati profili di incostituzionalità per disparità di trattamento, in relazione alla previsione dell'ammissione al concorso dei diplomati presso le scuole di specializzazione per le professioni legali.
Tale considerazione sembrerebbe escludere in radice la possibilità, evocata dagli interroganti, di modificare il bando di concorso nel senso di estendere al semplice superamento degli esami di avvocato, senza necessità di iscrizione all'albo, la qualifica di requisito sufficiente per l'ammissione all'esame.
Nel merito si osserva, peraltro, che la questione di costituzionalità, per quanto pregevole, non sembrerebbe fondata, poiché risponde ad una ragionevole scelta discrezionale del legislatore l'individuazione di requisiti atti a garantire una specifica competenza professionale e, in particolare, l'individuazione di tali requisiti nel diploma conseguito all'esito di studi teorico-pratici specificamente orientati all'accesso alle professioni legali e non nella mera abilitazione all'esercizio della professione forense, senza

lo svolgimento della corrispondente attività. Le valutazioni testé enunciate in merito alla fondatezza della suddetta questione di illegittimità costituzionale, appaiono, altresì, confortate dal parere n. 272 del 2008, espresso al riguardo dall'Ufficio studi del Consiglio superiore della magistratura.
In ogni caso si segnala che, davanti al tribunale amministrativo regionale del Lazio, sono stati proposti tre distinti ricorsi volti ottenere l'annullamento del bando di concorso di cui al decreto ministeriale del 27 febbraio 2008.
In relazione ad uno di detti ricorsi (promosso da cinque dei sette candidati ricorrenti), il tribunale amministrativo regionale Lazio ha ritenuto non manifestamente infondata la questione di illegittimità costituzionale sollevata nel ricorso con riferimento alla disposizione che non consente la partecipazione al concorso degli avvocati non iscritti all'albo e, nel rimettere la decisione alla Corte costituzionale, ha accolto l'istanza di tutela cautelare avanzata dai ricorrenti, ammettendoli con riserva a partecipare al concorso.
Si fa presente, infine, che le prove scritte del predetto concorso (il cui diario di esame è stato pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale del 19 settembre 2008) si sono svolte nelle giornate di 19, 20 e 21 novembre 2008, ma dei candidati ammessi a partecipare al concorso con riserva, in seguito all'accoglimento da parte del tribunale amministrativo regionale dell'istanza cautelare in tal senso proposta, uno solo ha effettivamente preso parte alle prove consegnando tutti e tre gli elaborati, mentre tutti gli altri candidati non si sono presentati.
Alla luce degli elementi acquisiti e delle considerazioni svolte, si fa presente che non si ritiene opportuno assumere iniziative nel senso richiesto dall'interrogante.

Il Ministro della giustizia: Angelino Alfano.

SALVINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è stato deciso di celebrare l'anniversario della legge sul servizio civile promuovendo la partecipazione dei volontari ad una udienza di Sua Santità Benedetto XVI, da tenersi il prossimo 28 marzo;
l'obiettivo dichiarato dell'Ufficio nazionale per il servizio civile è quello di condurre all'udienza pontificia non meno di settemila giovani;
allo scopo di incentivare la partecipazione dei volontari, l'Ufficio nazionale per il servizio civile ha annunciato con una recente circolare di coprire il 50 per cento delle spese di trasporto sostenute ed anticipate da ciascun ente partecipe del servizio per portare i giovani volontari a Roma;
in funzione dello stesso obiettivo è stato altresì precisato che la partecipazione all'udienza sarà considerata alla stessa stregua di una giornata di servizio;
alcuni enti attivi nel campo del servizio civile stanno programmando lunghi soggiorni nella capitale, in coincidenza con l'udienza pontificia che rappresenterà il culmine delle celebrazioni di quest'anno;
esiste il sospetto che i maggiori costi connessi a lunghi soggiorni in occasione dell'anniversario della legge sul servizio civile vengano in qualche modo comunque fatti gravare sul contribuente -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa e circa le misure che potranno essere adottate per ridurre gli oneri a carico del bilancio dello Stato collegati alla partecipazione dei volontari del servizio civile all'udienza con il Santo Padre prevista per il 28 marzo 2009.
(4-02468)

Risposta. - Con l'atto in esame l'interrogante chiede di conoscere l'opinione del Governo in merito alla celebrazione dell'anniversario della legge sul servizio civile, che ha visto la partecipazione di circa 7.500 volontari all'udienza di Sua Santità Benedetto XVI, svoltasi il 28 marzo nonché le misure che sono state adottate per ridurne gli oneri.
Occorre preliminarmente segnalare che dall'anno 2006 si è stabilito di celebrare

l'anniversario del Servizio civile nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001, n. 64, attraverso l'organizzazione di eventi che hanno l'obiettivo di accrescere nei giovani la partecipazione attiva alla vita della società e la consapevolezza del significato della scelta e dell'esperienza di servizio civile nazionale.
Tali eventi si rappresentano come momenti aggreganti tra ragazzi e ragazze che hanno scelto di svolgere il servizio civile e sono volti a far conoscere, mediante alcune testimonianze, le varie esperienze di vita che superano l'individualismo per affermare i valori della partecipazione attiva, della condivisione e della solidarietà sociale.
Nell'anno 2006, per celebrare il primo lustro di vita del Servizio civile nazionale, è stata organizzata a Roma il 15 dicembre la prima «Giornata nazionale del servizio civile» in coincidenza dei 34 anni della legge n. 772 del 1972, che per la prima volta nel nostro Paese riconosceva la possibilità di obiettare al servizio militare per motivi di coscienza.
Anche nell'anno 2007, sempre il 15 dicembre, è stata organizzata a Napoli una manifestazione celebrativa della «Giornata nazionale del servizio civile».
Per l'anno corrente si è stabilito di celebrare tale giornata a marzo, mese in cui è entrata in vigore la legge istitutiva del servizio civile. All'uopo sono stati organizzati tre eventi: la «Settimana di donazione del sangue dei volontari in servizio civile» (dal 2 all'8 marzo); la promozione del progetto europeo «Amicus» che l'ufficio si è aggiudicato partecipando ad un bando della Commissione Europea (5 marzo) e la visita al Santo Padre del 28 marzo.
In particolare, con la partecipazione all'udienza del Papa si è voluto accrescere il senso di appartenenza e di identità tra i volontari del servizio civile nazionale, nonché di arricchimento - tenuto conto che tale incontro è da considerarsi come momento di esaltazione dei valori che spingono un giovane a svolgere il servizio civile - valori condivisi e diffusi dall'illustre cattedratico Papa Benedetto XVI.
Per quanto concerne gli oneri finanziari connessi alla realizzazione degli eventi celebrativi dell'anniversario della legge sul servizio civile, si ritiene opportuno evidenziare che la spesa prevista per l'anno 2009, circa 150.000 euro, è di gran lunga inferiore rispetto a quella degli anni precedenti.
Infatti, nel 2006 per la prima «Giornata nazionale del servizio civile», svoltasi a Roma, sono stati utilizzati 302.000 euro, di cui euro 190.000 per le spese di organizzazione dell'evento a cui hanno partecipato meno di 3.000 persone e euro 112.000 per la campagna informativa.
Mentre nell'anno 2007 per la «Giornata nazionale del servizio civile», svoltasi a Napoli, sono stati utilizzati euro 283.000, di cui euro 155.000 per le spese di organizzazione dell'evento a cui hanno partecipato meno di 2.000 persone e euro 128.000 per la campagna informativa.
Dai dati sopra riportati appare evidente che le spese connesse alle manifestazioni celebrative della Giornata nazionale del servizio civile nell'anno 2009 sono state ispirate all'impronta dell'economia e sono di gran lunga inferiori a quelle degli anni precedenti, senza considerare che gli eventi organizzati sono stati tre e l'evento conclusivo ha interessato ben 7.500 partecipanti, numero notevolmente superiore rispetto a quello registrato nelle manifestazioni degli anni 2006 e 2007.
Tanto rappresentato, con riferimento al quesito posto dall'interrogante volto a conoscere l'opinione del Governo in merito alla partecipazione dei volontari del Servizio civile all'udienza di Sua Santità Benedetto XVI del 28 marzo, si ritiene, alla luce delle considerazioni sopra esposte, che tale evento abbia rappresentato un momento privilegiato di aggregazione ed un importante riconoscimento per l'impegno e per la determinazione di quanti, a vario titolo, sono coinvolti nel processo di valorizzazione del Servizio civile, nonché un'occasione di crescita culturale e di senso civico.
Peraltro si evidenzia che tale iniziativa è stata posta all'attenzione della consulta nazionale per il servizio civile, organismo di consultazione, riferimento e confronto dell'ufficio

e composto in maggioranza da rappresentanti degli enti, che si è espressa favorevolmente in merito alla realizzazione di tale evento.
Per quanto concerne le iniziative del Governo, che l'interrogante chiede di conoscere, circa la riduzione degli oneri a carico del bilancio dello Stato connessi a tale manifestazione, si fa presente che nell'anno 2009, come sopra evidenziato, si è già realizzata una considerevole riduzione delle spese connesse alla celebrazione dell'anniversario della legge istitutiva del servizio civile. Infatti, si ribadisce che la spesa complessiva stanziata è di circa 150.000 euro e tale somma, pur riferendosi a più eventi, è pari alla metà di quella sostenuta nell'anno 2006 e circa la metà di quella dell'anno 2007.
Le misure adottate dal Governo per la riduzione degli oneri a carico dello Stato sono dunque evidenti in quanto confermate dai fatti e certificate dal bilancio di previsione dell'ufficio.
Per quanto riguarda i dubbi espressi dall'interrogante, circa i maggiori costi connessi ai «lunghi soggiorni» organizzati dagli enti di servizio civile in occasione della visita al Santo Padre, si fa presente che gli stessi sono del tutto privi di fondamento. L'Ufficio nazionale per il servizio civile ha stabilito di rimborsare il 50 per cento delle spese di trasporto (e non del 100 per cento come nella precedente udienza dell'8 marzo 2003 con il Papa Giovanni Paolo II), sostenute dagli enti per consentire ai volontari di partecipare all'evento (il rimborso sarà corrisposto in relazione alla durata del viaggio di andata e ritorno dalla località di residenza dei volontari a Roma e alla durata della manifestazione) ma non ha previsto di corrispondere ulteriori indennità per i «lunghi soggiorni» nella capitale. Pertanto, qualora gli enti avessero organizzato tale tipologia di soggiorni le relative spese sarebbero totalmente a carico degli stessi.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

SPECIALE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso e considerato che:
l'analisi del dato reale rispetto ai diversi soggetti operanti nel settore della serramentistica rivela che la norma UNI-EN 14351-1 relativa alla marcatura CE dei serramenti viene sovente non applicata e disattesa, tanto che la libera interpretazione della norma ha ingenerato nei produttori il convincimento che non occorra nessun test sperimentale in quanto sarebbe sufficiente una documentazione cartacea raccolta anche attraverso la distorsione del concetto di «cascading», ossia la cessione dei risultati di prova da parte di un sistemista o di un produttore di sistema, ai produttori di serramenti che utilizzano uno o più sistemi della system house;
il periodo biennale di cogenza scadente il 1° febbraio 2009 è stato prorogato di un anno e l'ente normatore UNI in materia non ha prodotto alcun documento chiarificatore, sicché si stanno proponendo sul mercato sistemi di interconvertibilità di accessori fondamentali per la sicurezza e soprattutto sistemi di «condivisione a cascata» dei risultati che forzando i dettami normativi inducono i serramentisti a credere che potranno applicare il marchio CE ai loro prodotti senza fare alcun test specifico;
alcuni serramentisti, soprattutto di piccole dimensioni, su pressione e suggerimento di fornitori di componenti e di altri operatori sono indotti a pensare che possa essere per loro evitato ogni adempimento normativo, sicché la loro produzione, non controllata sperimentalmente, non tutela la salute e la sicurezza dei consumatori, ferma stante la conseguente distorsione del mercato e della libera concorrenza;
l'ambito applicativo della Norma UNI EN 143511:2006 riguarda le finestre e le porte pedonali esterne, stabilendo quali caratteristiche debbano essere testate e secondo quali prove (test reali di comportamento sotto l'azione di aria, acqua e

vento), così che l'esecuzione di prove iniziali di Tipo ITT su campioni rappresentativi si rivela fondamentale per verificare la prestazione e controllare la sicurezza dei manufatti, atteso che le prove devono essere eseguite solo da personale esperto con attrezzature idonee e all'uopo autorizzate previo decreto specifico del Ministero per lo sviluppo economico;
oltre alle prove iniziali di tipo la norma prescrive alcune attività di ordine generale, quali il controllo del processo di produzione, l'elaborazione del manuale d'uso e manutenzione e del manuale di posa, gravanti in capo al serramentista affinché il prodotto sia sicuro ed efficace anche dopo la posa in opera e durante il suo utilizzo nel tempo;
l'applicazione del marchio CE a serramenti che non siano stati realmente testati rischia di nuocere gravemente alla salute ed alla sicurezza del consumatore andando finanche contro le emergenze legate alla qualità ambientale ed al risparmio energetico, oltre ad aggirare di fatto l'applicazione della direttiva «Prodotti da Costruzione», fermo stante che la diffusione di siffatto espediente ingenera una concorrenza sleale tra coloro che hanno eseguito direttamente le prove di laboratorio ed hanno affrontato l'investimento necessario e coloro che non avendo fatto nulla applicano comunque il marchio CE anche a manufatti che di certo non garantirebbero i risultati che espongono in etichetta -:
se non ritenga di dover definire quali siano i soggetti che possano configurarsi come produttori di semilavorati, più correttamente definiti «System House», ai fini della condivisione a cascata delle prove iniziali di tipo e se tra questi rientrino i produttori di frese, di profili e di accessori per serramenti;
se non consideri necessario definire, relativamente a quanto indicato dal decreto ministeriale 9 maggio 2003, n. 156 al paragrafo 10 punto 5 (disponibilità per il pubblico dell'elenco dei prodotti o sistemi certificati ovvero provati), quali debbano essere le modalità con le quali tale servizio possa essere assicurato nei casi in cui gli assemblatori/fabbricanti che utilizzano in Italia il Cascading dei resoconti delle prove ITT per la marcatura CE dei serramenti assemblati/prodotti non si rivolgono ad un organismo di prova notificato;
se non ritenga, atteso il problema dell'installazione sul serramento di accessori diversi rispetto a quelli presenti sul campione sottoposto alle prove iniziali di tipo e la necessità o meno di ripetere tali prove, di dover definire quale sia il soggetto che deve indicare le modalità e le norme da adottare per dimostrare l'equivalenza delle prestazioni di accessori di marca e/o tipo diverso, nonché quali siano gli eventuali soggetti autorizzati ad eseguire tali prove e comunque se tale sistema contorto di sovrapponibilità di comportamenti tra prodotti non testati nella loro completezza sia davvero realisticamente applicabile;
se non consideri necessario predisporre un sistema di verifica della conformità dei prodotti da costruzione, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993, n. 246, all'articolo 11, almeno nei casi in cui tale conformità derivi dall'utilizzo della condivisione a cascata delle prove iniziali di tipo.
(4-02026)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame e sulla base degli elementi forniti dalle direzioni generali competenti, si comunica quanto segue.
I prodotti oggetto della presente interrogazione sono attualmente disciplinati dalla direttiva 89/106/CE (in acronimo CPD) relativa al riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti i prodotti da costruzione, recepita in Italia dal decreto del Presidente della Repubblica n. 246 del 1993.
Per ottenere la marcatura CE i dispositivi di sicurezza dei serramenti (finestre e porte esterne) devono essere sottoposti a prove di resistenza ed all'azione dell'aria,

dell'acqua e del vento (prove iniziali di tipo ITT - Initial type testing), effettuate da personale esperto e da laboratori autorizzati dal Ministero dello sviluppo economico. La citata direttiva 89/106/CE fissa i requisiti essenziali di sicurezza affinché il prodotto in essa ricadente possa essere immesso sul mercato.
Tali requisiti essenziali di sicurezza sono soddisfatti dal prodotto solo se lo stesso è stato costruito, come da obbligo dettato dalla citata norma comunitaria, conformemente a norme tecniche armonizzate (tra le quali la norma UNI EN 14351-1), oppure, in mancanza di una norma tecnica di riferimento, a seguito di benestare tecnici europei.
Gli obblighi derivanti dalla direttiva sopracitata comprendono:
Prove iniziali di tipo ITT;
Controllo del processo di produzione;
Elaborazione del manuale di posa;
Elaborazione del manuale d'uso e di manutenzione.

I prodotti «serramenti» sono assoggettati, per determinazione comunitaria al cosiddetto periodo di coesistenza, che la Commissione europea ha prorogato dal 10 febbraio 2009 al 31 gennaio 2010.
Ciò significa che per tutto il periodo di cosiddetta coesistenza possono liberamente circolare sul mercato sia i serramenti privi di marcatura CE sia quelli che ne siano provvisti, e possono operare in concorrenza fino al 31 gennaio 2010.
La proroga fino al 31 gennaio 2010 del periodo di transizione, per l'applicazione della sopracitata norma comunitaria, ha favorito il sorgere di alcune distorsioni che possono portare a gravi rischi per i consumatori.
In particolare alcuni produttori di componenti quali frese e/o profili, ferramenta, e accessori, anche quando non sono produttori/assemblatori di serramenti, si arrogano il diritto di assicurare ai produttori di serramenti di avere la marcatura CE, senza sottoporsi a prove o controlli diretti presso laboratori Italiani autorizzati.
Come già sopra accennato, il decreto ministeriale 9 maggio 2003 n. 156 (articolo 10, comma 5) stabilisce che gli organismi di prova devono redigere e tenere costantemente aggiornato un elenco - disponibile al pubblico - dei prodotti sottoposti alle prove ITT ai fini della marcatura CE, garantendo il controllo di detto elenco e trasmettendolo allo stesso ministero dello sviluppo economico.
L'utilizzo, tramite la condivisione «a cascata» (o
cascading) dei resoconti delle prove ITT, può essere proposto ad un produttore/assemblatore di serramenti solo da un soggetto che:
svolga egli stesso come attività primaria quella di produttore o assemblatore di serramenti;
fornisca un semilavorato al produttore/assemblatore finale.

I produttori/assemblatori che si avvalgono del cascading senza eseguire alcuna prova (utilizzando esclusivamente i resoconti delle prove ITT fatte da altri), stante quanto sopra descritto, non possono essere posti in una situazione di pari livello, nei riguardi dei controlli, con gli altri produttori/assemblatori e quindi in tali casi il cascading non è ammissibile.
Conseguentemente ogni produttore, che immette sul mercato Italiano serramenti marcati CE, deve comparire nella lista di un Organismo di Prova e quindi in quella del ministero dello sviluppo economico. Chiunque violi i dettami di questo decreto può essere perseguito civilmente e penalmente.
Nell'ambito della richiamata norma UNI EN 14351-1, assume una importanza fondamentale l'appendice ZA, che stabilisce le condizioni generali di marcatura del prodotto, i sistemi di attestazione di conformità e le informazioni che devono accompagnare la marcatura CE.
Sempre secondo la stessa norma, per quanto riguarda i sistemi di attestazione, si evidenzia che gli stessi sono graduati in sei livelli (1+, 2+, 2, 3, 4), a seconda della pericolosità del prodotto (la maggiore pericolosità è rappresentata dal livello 1+).
I prodotti cui si fa riferimento nella presente interrogazione, sono tutti graduati

nei livelli più bassi di pericolosità, 3 o 4 (in particolare nel livello che comporta «limitati rischi alle persone con diminuzione delle prestazioni») tranne le porte ed i cancelli nelle vie di fuga, classificati ad un livello di pericolosità più elevato.
Dal 1o febbraio 2010 potranno essere messi in commercio esclusivamente i serramenti marcati CE e che, quindi, avranno superato i test previsti dalle norme tecniche.
Per quanto riguarda, in particolare, i quesiti posti, si fa presente quanto segue:
1) nella predetta normativa CPD non esiste la definizione di «produttore» di semilavorati
(System house), come per altre direttive, né quella di «semilavorato», più difficile da circoscrivere; pertanto «definire quali siano i soggetti che possano configurarsi come produttori di semilavorati» non può essere compito di un singolo Stato membro, ma deve essere compito degli uffici comunitari competenti. Data l'eterogeneità del settore, tale operazione non è stata mai portata a termine dagli stessi uffici e, tra l'altro, i produttori di semilavorati, ai sensi del disposto della direttiva, non immettono sul mercato il prodotto;
2) data la eterogeneità dei sistemi di certificazione, la «disponibilità per il pubblico dell'elenco dei prodotti» potrebbe risultare di difficile attuazione e fattibile solo a livello nazionale, con possibili richiami da parte degli Uffici comunitari competenti, per una eventuale limitazione della libera circolazione del prodotto. Ciò nonostante, i produttori/assemblatori che si avvalgono del
cascading senza eseguire alcuna prova (utilizzando esclusivamente i resoconti delle prove ITT fatte da altri) non possono immettere sul mercato italiano serramenti marcati CE se gli stessi produttori/assemblatori non compaiono nel succitato elenco dell'Organismo di prova/MISE, perché in tali casi il cascading non è ammissibile;
3) per quanto riguarda l'«installazione di serramento diverso da quello presentato a campione», la stessa pone problemi di altra natura, che trovano soluzione nel codice civile (frode), mentre le esigenze condivisibili del controllo del mercato vanno comunque valutate in termini di analisi costi/benefici; in ogni caso la revisione della norma UNI EN 14351-1 conterrà in allegato le tabelle con le indicazioni di quali prestazioni potrebbero essere influenzate dalla sostituzione di alcuni componenti e, di conseguenza, quali successivi controlli dovranno essere effettuati;
4) in nessuno degli Stati membri sono stati attivati sistemi di verifica simili a quelli previsti all'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 246 del 1993; tra l'altro questo è uno dei motivi che ha portato alla riscrittura della funzione di «vigilanza» nell'ambito più generale del sistema rappresentato dal Regolamento (CE) 765/08.

Si ritiene opportuno segnalare, infine, che la direttiva 89/106/CEE è stata completamente rivisitata e sta per essere emanato un nuovo Regolamento comunitario in materia.
Sarà, pertanto, cura del ministero dello sviluppo economico approfittare del periodo di coesistenza normativa, prima che la norma entri definitivamente in vigore, come detto, alla data del 1o febbraio 2010, per effettuare un approfondimento, anche mediante consultazione delle categorie interessate e dei consumatori/utenti/utilizzatori, su tale delicata materia, che riveste una estrema importanza, sia per i problemi puramente tecnici sollevati, sia per i ragguardevoli risvolti economici ed ambientali connessi all'immissione sul mercato di prodotti che dichiarino prestazioni non comprovate dalla effettiva esecuzione di test di verifica.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Adolfo Urso.

LIVIA TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Relazione annuale 2007 sullo stato delle tossicodipendenze presentata in data 25 giugno 2008 mostra, a fronte di un calo

e di una stabilizzazione dei dati relativi alle persone che fanno uso di eroina e cocaina, un notevole aumento della diffusione dell'uso della cannabis in particolare tra il sesso femminile;
nonostante questa situazione, secondo uno studio della Commissione europea condotta tra la popolazione di età compresa tra i 15 e i 34 anni, l'Italia continua ad occupare il terzo posto a livello europeo per il consumo di cocaina e il quarto posto per quello di cannabis;
è assai diffuso il cosiddetto policonsumo, soprattutto di alcool e droga combinati, e i consumatori di droghe hanno un rischio una volta e mezza più elevato di essere anche consumatori di alcool;
accanto alle sostanze più conosciute si sta sempre più diffondendo il consumo di altre droghe come gli stimolanti, gli allucinogeni e le cosiddette smart drugs, ovvero le sostanze «intelligenti» ma illegali che riscuotono un successo particolare tra i più giovani;
l'unica via efficace da percorrere per combattere la diffusione del consumo di sostanze stupefacenti è rappresentata, sempre e comunque, dalla prevenzione e dall'accoglienza sociale per le persone e le famiglie che vivono il dramma della droga e, mai dalla politica della «tolleranza zero» verso i consumatori che, mai è riuscita, in nessuna parte del mondo, a scardinare questo fenomeno;
l'assunzione di sostanze stupefacenti e bevande alcoliche, oltre a produrre un grave danno per i diretti interessati, può avere conseguenze drammatiche su soggetti terzi in termini soprattutto di incidenti stradali causati dal momento che un recente studio epidemiologico della Commissione Europea ha stimato che in Italia il 30 per cento dei decessi per incidenti stradali, e il 50 per cento degli incidenti non mortali, ha una correlazione con l'uso di alcool e che la guida in stato di ebbrezza ha causato, nel 2006, ben 4.107 incidenti stradali -:
come ed in quale misura il Governo intenda provvedere all'istituzione e al finanziamento di attività volte alla lotta contro il consumo sia di alcool che di sostanze stupefacenti e, in particolare quali iniziative intenda intraprendere nel campo del recupero come alternativa al carcere con particolare riferimento alle donne tossicodipendenti in carcere con figli e agli extracomunitari tossicodipendenti che rappresentano due problemi sociali di particolare rilievo cui la mera criminalizzazione non è in grado di risolvere il problema;
quali iniziative il Governo intenda porre in essere per arginare il drammatico fenomeno degli incidenti stradali causati dalla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti.
(4-01822)

Risposta. - L'interrogante propone al Governo una serie di interrogativi ad ampio spettro che vanno dal finanziamento delle attività finalizzate al contrasto del consumo sia di alcol che di sostanze stupefacenti, alle misure da intraprendere nel campo del recupero come alternativa al carcere con particolare riguardo alle mamme tossicodipendenti in carcere e ai tossicodipendenti extracomunitari e, infine, alle iniziative per arginare il drammatico fenomeno degli incidenti stradali causati da conducenti in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe.
Affrontando analiticamente le singole questioni; si rappresenta quanto segue:
interventi per l'istituzione e il finanziamento delle attività finalizzate al contrasto del consumo sia di alcol che di sostanze stupefacenti:
pur dovendo necessariamente premettere che le effettive possibilità di finanziamento delle attività di contrasto alla droga, per effetto della riforma costituzionale del 2001, risiedono nei bilanci delle regioni e degli enti locali, titolari esclusivi e non condizionabili della spesa sociale, le residue risorse attribuite al Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri saranno utilizzate nell'ambito di progetti, a vocazione nazionale,

in linea con le priorità contemplate nel nuovo piano d'azione in materia di lotta contro la droga per gli anni 2009-2012.

Nel rispetto del principio di sussidiarietà, l'intervento governativo si declinerà attraverso progetti di informazione, formazione, ricerca e valutazione.
In particolare, verrà:
1) potenziato lo strumento delle campagne nazionali informative sulle droghe con spot televisivi, spot cinematografici, spot radiofonici e web-banner, anche attraverso il «reclutamento» di
testimonial del mondo dello sport, particolarmente amati e seguiti dai giovani;
2) posta la più scrupolosa attenzione al tema della prevenzione nella scuola e della famiglia con la realizzazione di interventi e materiali specifici, anche in vista di una precoce individuazione di qualsiasi forma di abuso da parte del minore;
3) incrementata la realizzazione di studi di neuroscienze e neuroimaging al fine di far comprendere meglio gli effetti negativi delle droghe sul cervello, ponendo grande attenzione al fenomeno della degenerazione delle capacità cognitive, anche in relazione alla maturazione celebrale, che nella popolazione giovanile inizia al momento della nascita e si conclude attorno ai ventuno anni di età;
4) promossa ogni forma di innovazione culturale e scientifica che abbia per oggetto le neuroscienze, al fine di pervenire ad un sensibile miglioramento e ad un aggiornamento dell'approccio diagnostico, terapeutico e riabilitativo per le patologie e i comportamenti devianti correlati all'uso di sostanze.

Misure da intraprendere nel campo del recupero come alternativa al carcere con particolare riguardo alle donne tossicodipendenti in carcere e ai tossicodipendenti extracomunitari:
per quanto riguarda gli interventi in favore degli extracomunitari tossicodipendenti, è in corso un progetto in collaborazione con la Croce Rossa Italiana che tende ad offrire servizi in grado di coinvolgere ed occupare tali soggetti. Il primo obiettivo prefissato è quello di intervenire determinando una possibile soluzione, sia nell'ambito terapeutico che in quello del controllo sociale, disinnescando e prevenendo, in questo modo, situazioni di particolare rischio per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Migliorare il tenore di vita di queste persone, abbassandone lo stress proveniente dall'esclusione sociale ed elevandone la qualità della salute, è il contributo determinante offerto da questo progetto.
In riferimento, invece, alle donne tossicodipendenti in carcere con figli è intenzione di questo Dipartimento, dare il più ampio risalto possibile a questa delicata problematica e promuovere iniziative atte a contribuire in modo determinante alla soluzione di tali dolorose situazioni, coniugando gli aspetti del trattamento e i diritti dei minori, da un lato, e le esigenze di sicurezza pubblica, dall'altro, e favorendo, ove possibile, l'uscita dal carcere e il reinserimento nel tessuto sociale di queste persone. L'impegno in tal senso del Governo è anche ben testimoniato dai lavori della recente Conferenza nazionale sulle droghe, svoltasi Trieste tra il 12 e il 14 marzo 2009, nel cui ambito è stata dedicata una specifica sessione di lavoro al tema «Donne e droga: madri tossicodipendenti e bambini, la maggiore vulnerabilità».

Iniziative per arginare il drammatico fenomeno degli incidenti stradali causati da conducenti in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe:
sono numerose le iniziative avviate, su mia indicazione, dai responsabili del Dipartimento per le politiche antidroga per affrontare il problema della sicurezza stradale, con particolare riguardo ai fenomeni della guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di droghe.

Alcune di queste, sono già state positivamente condotte e portate a termine. Penso, ad esempio:
1) alla predisposizione, dopo oltre 18 anni dall'entrata in vigore del testo unico in

materia di sostanze stupefacenti, del documento contenente le procedure per gli accertamenti sanitari di assenza di uso di sostanze stupefacenti o psicotrope nei lavoratori a rischio individuati, per la maggior parte, negli operatori dell'autotrasporto di merci e persone;
2) ad alcune modifiche agli articoli 186-187 del Codice della strada suggerite al legislatore nella fase emendativa della legge 24 luglio 2008, n. 125 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante «misure urgenti in materia di sicurezza pubblica», con cui è stato sensibilmente inasprito il regime sanzionatorio per coloro che guidano in stato di ebbrezza e dopo aver assunto droghe.

Altri interventi sono, invece, ancora in fase di pianificazione o di svolgimento, come, ad esempio:
1) i progetti sperimentali in talune città pilota per l'inserimento dei cosiddetti
drugs test nell'istruttoria volta al conseguimento del patentino e della patente di guida per i neo patentati, ormai prossimi al via dopo un'intensa fase di studio e di progettazione;
2) le iniziative sperimentali, come il progetto «
drugs on street», mutuato dall'analoga esperienza del Dipartimento delle dipendenze dell'unità locale socio sanitaria 20 di Verona e attuato di concerto con prefettura e questura della città scaligera, per lo svolgimento, con particolari modalità, degli accertamenti alcol-droga «su strada», anche con l'intento di individuare la metodologia, non solo strumentale, idonea a colmare la lacuna tecnico-giuridica rappresentata dalla mancanza di apparecchiature omologate analoghe all'etilometro. Il principale obiettivo di questa iniziativa è quello di contenere al massimo il fenomeno della guida in stato psicofisico alterato. È opportuno chiarire che le sostanze psicoattive ricercate sono quelle (legali ed illegali) in grado di interferire con le funzioni neuro-psichiche dell'essere umano: fanno parte di questa categoria droghe, farmaci di diversa natura e bevande alcoliche nelle varie forme e gradazioni.
Il protocollo DOS
(drugs on street), reso operativo nel corso dei controlli, propone un'innovativa attività di accertamento clinico-tossicologico, svolta in sinergia tra Forze di Polizia e il personale sanitario abilitato all'esecuzione degli esami clinici e strumentali per l'identificazione delle condizioni di alterazione derivanti dall'uso di sostanze di cui agli articoli 186 e 187 del codice della strada;
3) il grande lavoro svolto dalla Presidenza del Consiglio e da taluni ministeri per arrivare alla predisposizione condivisa di un intervento emendativo, già approvato dal Senato nell'ambito dell'esame del disegno di legge «sicurezza» (già AS 733) che renda finalmente operativo il Fondo contro l'incidentalità notturna, previsto dall'articolo 6-
bis del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, convertito, con modificazioni nella legge 2 ottobre 2007, n. 160, per il finanziamento di campagne di sensibilizzazione, per la formazione degli utenti della strada e per l'espletamento di analisi cliniche, di attività di ricerca e sperimentazioni nel settore di contrasto della guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti;
4) le iniziative legislative in tema di vendita e somministrazione, dopo una certa ora della notte, di bevande alcoliche e superalcoliche, con l'estensione di taluni divieti dai solo locali di divertimento a tutti gli esercenti l'attività di vendita e somministrazione di tali bevande.

Penso, infine, all'attività di concorso nello studio e predisposizione delle ulteriori modifiche normative in tema di sicurezza nella circolazione stradale che potrebbero trovare collocazione in un provvedimento di produzione governativa (destinazione di mezzi sequestrati e confiscati, fermo amministrativo per il mezzo condotto da persona sotto effetto di droghe e alcol non proprietaria dello stesso mezzo, modifica della procedura per l'accertamento dell'idoneità psicofisica per i conduttori di ciclomotori).
Ma agli interventi di prevenzione per ridurre l'incidentalità trovano anche un

reciproco necessario nelle serrate attività di repressione di questo allarmante fenomeno messe in campo senza risparmio di energie dai responsabili del Ministero dell'interno, come stanno a dimostrare i dati riferibili ai controlli espressi dalle forze armate per il contrasto della guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di droghe.
Nel 2008, la Polizia stradale e l'Arma dei carabinieri hanno effettuato 4.708.568 pattuglie di vigilanza stradale, contestando 3.297.910 infrazioni al codice della strada, con il ritiro di 103.758 patenti di guida e 123.757 carte di circolazione.
Significativo è il dato relativo ai conducenti sottoposti a controlli con etilometro e «precursori», che, nel 2008, sono stati 1.393.467 (circa il 77 per cento in più rispetto al 2007), con la conseguente irrogazione di 47.465 sanzioni per guida in stato di ebbrezza e 4.564 per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Dopo l'entrata in vigore, il 27 maggio 2008, delle modifiche del codice della strada con l'inasprimento dell'impianto sanzionatorio per i reati in argomento (articoli 186 e 187) e fino al 28 dicembre 2008, la Polizia stradale e l'Arma dei carabinieri hanno proceduto al sequestro, per la successiva confisca, di 4.562 veicoli, di cui 4.056 per guida in stato di ebbrezza alcolica con tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro e 506 per guida sotto l'influenza di sostanze stupefacenti.
Nei fine settimana del 2008, per contenere il fenomeno infortunistico delle cosiddette «stragi dei sabato sera», Polizia stradale ed Arma dei carabinieri hanno attivato 185.048 posti di controllo, controllando con etilometri e «precursori» 287.421 conducenti (221.696 uomini e 65.725 donne), di cui circa il 9,5 per cento è risultato positivo al test di verifica del tasso alcolemico (24.363 uomini e 2.452 donne). Sono state così denunciate all'autorità giudiziaria 26.815 persone per guida in stato di ebbrezza e 860 per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Sono stati sequestrati, ai fini della confisca, ben 1.371 veicoli.
L'amministrazione dell'interno ha, però, proseguito anche nelle iniziative realizzate, in collaborazione con la Fondazione ANIA, per sensibilizzare i più giovani utenti della strada sui pericoli connessi all'assunzione di sostanze alcoliche e stupefacenti con una serie di campagne informative, denominate «Guido con prudenza» e, «Brindo con prudenza». Lo scopo primario di tali campagne pubblicitarie è stato quello di avvicinare i giovani nei locali di intrattenimento e da ballo nelle zone di maggiore richiamo turistico e più a rischio di incidentalità stradale notturna, specie nei fine settimana, per distribuire materiale informativo e consentire, all'uscita dai locali e prima di mettersi alla guida, il controllo volontario del proprio stato di ebbrezza.
Nel contempo, è stata promossa, sempre dal Ministero dell'interno, anche la figura del «guidatore designato» che, impegnandosi nel corso della serata a non assumere sostanze che incidano sulle capacità psicofisiche, abbia il compito di riaccompagnare, in piena sicurezza, gli amici del gruppo con i quali ha condiviso le ore di svago.
In questa stessa direzione si inquadra il cosiddetto progetto «naso rosso» ideato dal Ministro della gioventù, volto a contrastare il fenomeno delle stragi del sabato sera. L'iniziativa, della durata di un anno, prevede la messa in campo in dieci regioni italiane di circa 300 operatori formati dall'Istituto superiore di sanità, che, in collaborazione con i gestori delle discoteche, coinvolgeranno tutti i collaboratori dei locali, «buttafuori» compresi, per responsabilizzare, informare e offrire ai frequentatori delle discoteche anche la possibilità di effettuare dei test all'uscita con apparecchi per la misurazione del tasso alcolemico. Sulla base del modello canadese verrà sperimentata anche l'esperienza dell'accompagno attraverso il quale i giovani non in grado di mettersi alla guida saranno accompagnati con taxi o pulmini direttamente a casa.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

ZAMPARUTTI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e MECACCI. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
l'11 luglio 2007 è stata presentata la relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia 2006;
più di metà della relazione si basa sui dati di due indagini campionarie di popolazione (generale e scolarizzata) condotte dall'Istituto di fisiologia clinica del Cnr nel 2005, già peraltro utilizzati per la relazione dell'anno precedente (oltre metà della relazione è «vecchia»), ed entrambi i campioni rilevati non sono rappresentativi delle rispettive popolazioni;
la prima indagine sulla popolazione generale, denominata Ipsad, si basa esclusivamente sulle risposte a un questionario postale, in cui la percentuale di rispondenti autoselezionati non supera il 34 per cento e non è omogenea neppure nelle diverse fasce d'età e per sesso (più in particolare sono sottorappresentati soprattutto i giovani e i maschi). A queste condizioni non ha senso estendere i risultati campionari (ogni inferenza è pura fantasia) alla popolazione generale, fare confronti con le statistiche degli anni precedenti (analogamente distorte e non rappresentative) e, ancor meno, fare analisi multivariate correlando i cosiddetti fattori di rischio o protettivi all'uso delle sostanze (si veda il punto «Fattori associati all'uso di sostanze psicoattive» a pagina 36 della relazione). Basti pensare a come possa essere distorto quanto affermato in merito alla condizione socio-economica o alla scolarità che favorirebbe l'uso non problematico di certe sostanze, essendo plausibile che abbiano risposto correttamente al questionario prevalentemente proprio soggetti di condizione socio-economica più elevata e meno problematici, come anche il buon senso, oltre che l'esperienza statistica, suggerisce. Per fare solo un esempio estremo, immaginiamo che l'uso di cocaina sia un problema legato soprattutto alla popolazione maschile ma che, tra i rispondenti al questionario, siano presenti soprattutto donne utilizzatrici, mentre nessun uomo utilizzatore abbia deciso di rispondere. In questo caso risulterebbe come fattore di rischio l'essere donna che, invece, nella popolazione non autoselezionata è in realtà un fattore di protezione;
per quanto riguarda l'indagine sulla popolazione scolarizzata, denominata Espad, la situazione è ancora più inquietante perché già il campione di scuole su cui è stata condotta non è rappresentativo delle scuole italiane. Se si visita il sito italiano (http://www.epid.ifc.cnr.it/Espad/doc/) si comprende che il metodo di campionamento è stratificato per tipo di istituto e per capoluogo e altri comuni di ogni provincia e evidentemente non rappresentativo, perché le province e comuni grandi sono sottorappresentati rispetto a quelli piccoli, basti considerare che in provincia di Roma (circa 4 milioni di abitanti) fanno parte del campione undici scuole e in provincia di Campobasso (230.000 abitanti) ben 8 scuole, anche considerando la possibilità che si tratti di scuole più piccole, la provincia di Campobasso è sovrarappresentata rispetto alla provincia di Roma, ma c'è anche da considerare che a Roma (non sono presenti altri comuni della provincia che pure contano circa quattro volte la provincia di Campobasso) sono presenti nel campione ben tre istituti d'arte e un solo liceo scientifico. È istruttivo andare a verificare le altre evidenti distorsioni (si confronti Rimini con Milano... e così via), esaminando in dettaglio il campione di scuole disponibile sul sito citato, ma ora anche sul sito del Coraold, ma è sufficiente il piccolo commento riportato sopra per dimostrare la non rappresentatività del campione Espad. Ne segue che tutto quanto riportato nella relazione, e in quelle precedenti, derivante da tale indagine risulta inutile, anzi dannoso perché sicuramente fuorviante e costoso;
data l'importanza di monitorare la popolazione scolarizzata, questa carenza è particolarmente grave -:
se, dagli atti depositati presso il Governo risulti:
a) chi abbia definito i contenuti della relazione presentata il giorno 11 luglio 2007 dall'allora Ministro Ferrero;

b) chi abbia svolto le analisi statistiche sui dati non rappresentativi come se, invece, lo fossero;
c) con quale criterio si sia deciso di includere tali analisi errate e fuorvianti nella relazione;
d) quanto sia stato pagato il gruppo di lavoro che ha svolto e interpretato tali analisi sbagliate e redatto i relativi testi;
e) come si intenda provvedere nel futuro per evitare queste situazioni di pianificazione e utilizzo scorretto di rilevazioni statistiche costose;
f) da quali archivi e con quale criterio siano stati rilevati gli indirizzi postali per l'indagine denominata Ipsad;
g) se siano stati utilizzati gli stessi campioni per le indagini del 2001, 2003 e 2005;
h) quale sia stata la percentuale di rispondenti registrata tra i destinatari del questionario;
i) quale sia stata la percentuale di rispondenti per ogni «strato» del campione;
l) quale sia stata la percentuale di questionari completamente compilati;
m) quale sia stata la percentuale di questionari completamente compilati per ogni «strato» del campione;
n) da quali archivi e con quale criterio siano state estratte le scuole da inserire nel campione relativo all'indagine denominata Espad;
o) se siano state utilizzate le stesse scuole per le indagini del 2001, 2003 e 2005;
p) con quale criterio siano stati scelti gli alunni di dette scuole da inserire nel campione;
q) con quali modalità sia stato somministrato il questionario agli alunni;
r) che percentuale di rispondenti sia stata registrata tra gli alunni;
s) che percentuale di rispondenti sia stata registrata tra gli alunni per zona territoriale;
t) che percentuale di rispondenti sia stata registrata tra gli alunni per tipo di scuola.
(4-00019)

Risposta. - Con riferimento ai numerosi quesiti formulati dall'interrogante in ordine alla Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia per l'anno 2006, sulla base dei dati forniti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, si rappresenta quanto segue.
Innanzitutto, con riguardo all'affermazione dell'interrogante, secondo cui «più di metà della relazione si basa sui dati di due indagini campionarie di popolazione (generale e scolarizzata) condotte dall'Istituto di fisiologia clinica del CNR (Consiglio nazionale della Ricerche) nel 2005» e, pertanto, già utilizzati per la relazione dell'anno precedente (oltre metà della relazione e "vecchia")», si premette che i dati riportati nella relazione 2006 relativi alle indagini di popolazione denominate Italian Population Survey on Alcool and Drugs (IPSAD®) ed European School Survey Project on Alcool and Drugs ESPAD-Italia® non sono affatto quelli annotati nel 2005. Infatti, come è noto, l'indagine ESPAD-Italia® è condotta a cadenza annuale e, nel caso specifico, i dati riportati sono quelli acquisiti all'interno della rilevazione condotta nel 2006. L'indagine IPSAD® è, invece, condotta a cadenza biennale. In questo caso, i dati riportati nelle relazioni 2005 e 2006 si riferiscono a quanto rilevato nell'indagine condotta nel biennio 2005-2006: nella relazione 2005 sono stati dunque riportati i risultati preliminari e relativi alla prima somministrazione dello strumento di rilevazione, mentre nella relazione 2006 sono stati utilizzati i dati definitivi dell'indagine (si vedano, a tal proposito, le pagine 37 e seguenti della relazione 2006).


Venendo, poi, ai diversi quesiti, si fornisce in sequenza, per ciascuno di essi una sintetica risposta:

a) chi abbia definito i contenuti della relazione presentata il giorno 11 luglio 2007 dall'allora ministro Ferrero:
per la relazione 2006 la scelta degli argomenti da inserire e la loro disposizione è avvenuta, partendo dalle indicazioni dell'EMCDDA, European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction sulla struttura dei «National Report», attraverso un processo continuo di condivisione dell'informazione intercorso tra personale dell'ufficio ex Dipartimento Nazionale Politiche antidroga (DNPA), membri del comitato scientifico e Ricercatori CNR con l'aggiunta di alcuni esperti nazionali individuati dai consulenti del Ministro Ferrero. L'indice ed i contenuti sono stati, inoltre, sottoposti dal dottore P. Jarre, in qualità di persona di raccordo individuata dal Ministero fra gruppo di lavoro CNR e comitato scientifico, al comitato stesso composto da G. Nicoletti, C. Rossi, M. Davoli, A. Lucchini, P. Pani, S. Vecchio, G. Zuffa, A. Donati, A. Vendramin. I verbali illustrano come alcuni membri del comitato stesso abbiano contribuito in maniera importante alla discussione e alla definizione della struttura della Relazione 2006. Per maggiori dettagli si rimanda alla lettura dei verbali delle riunioni del comitato scientifico;

b) chi abbia svolto le analisi statistiche su dati non rappresentativi come se, invece, lo fossero stati:
i dati analizzati, contrariamente a quanto affermato, sono assolutamente rappresentativi. Così come ampiamente descritto, all'interno della relazione stessa (pagine 37-40 IPSAD® e pag 61 ESPAD-Italia®) e confermato dall'EMCDDA, gli studi campionari (IPSAD® ed ESPAD-Italia®) utilizzati all'interno della relazione sono rappresentativi delle popolazioni obiettivo degli studi. Le analisi, per quanto riguarda la metodologia statistica, sono state effettuate dalla sezione di epidemiologia e biostatistica dell'Istituto di fisiologia clinica del consiglio nazionale delle ricerche. Struttura di riferimento per le attività di ricerca di settore sia in campo nazionale che internazionale (sulla base dell'accordo di programma tra Ministero della solidarietà sociale ed Istituto di fisiologia clinica del CNR, decreto 19 luglio 2007). La redazione dei testi di commento è stata effettuata a più mani; in particolare dal gruppo di lavoro del C.N.R., rispetto alle attività specifiche, con la collaborazione del professionista su indicato e di tutti gli altri esperti coinvolti nel tavolo di discussione;

c) con quale criterio è stato deciso di includere tali analisi, errate e fuorvianti, nella relazione:
le analisi che, entro i limiti degli studi campionari, descrivono esattamente le popolazioni oggetto di studio, sono state concordate all'interno dei tavoli di discussione sopracitati, e, in fase successiva, sottoposte alla lettura critica da parte dei membri del comitato scientifico. Le indagini IPSAD® e ESPAD-Italia® sono condotte, in termini di strutturazione del piano di campionamento e di rilascio dell'informazione acquisita, secondo quanto previsto dalle linee guida emanate dagli organi della comunità europea che sovrintendono lo svolgimento di indagini campionarie di popolazione sul consumo di sostanze psicoattive. La rispondenza all'indagine IPSAD®, condotta tramite la somministrazione di un questionario postale, è in linea con quanto rilevato in indagini condotte, con lo stesso strumento, in altri Stati membri e di analoghe caratteristiche strutturali (dimensione demografica, complessità, estensione territoriale). Riguardo allo studio ESPADItalia® il sito a cui l'interrogante fa riferimento riporta informazioni su tutte le scuole all'interno delle quali è stato somministrato lo strumento di rilevazione ESPAD e di queste solo una parte rientra nel campione sul quale sono calcolate le stime nazionali;

d) quanto è stato pagato il gruppo di lavoro che ha svolto e interpretato tali analisi sbagliate e redatto i relativi testi:
il gruppo di lavoro responsabile delle ricerche, formato esclusivamente da

personale del CNR, ha percepito esclusivamente la retribuzione prevista dal contratto di lavoro in essere con il CNR. Se invece gli estensori della domanda avessero necessità di conoscere gli aspetti economici relativi alla quota di finanziamento che il Ministero della solidarietà sociale ha destinato al CNR a supporto della realizzazione delle indagini IPSAD® ed ESPAD-Italia® i cui dati sono stati riportati nella relazione 2006 CNR essi sono riportati nell'accordo di programma tra Ministero della solidarietà sociale ed Istituto di fisiologia clinica del CNR, decreto 19 luglio 2007;
e) come si intenda provvedere nel futuro per evitare queste situazioni di pianificazione e utilizzo scorretto di rilevazioni statistiche costose:
appare destituita di fondamento l'affermazione dell'interrogante, atteso che dagli elementi già illustrati appare chiaro che nella predisposizione delle Relazione annuale al Parlamento 2006 non si sono verificati errori di pianificazione o utilizzo incongruo di dati statistici, correttamente acquisiti nell'ambito della ordinaria e già sperimentata collaborazione tra la struttura di coordinamento nazionale antidroga e il CNR;

f) da quali archivi e con quale criterio sono stati rilevati gli indirizzi postali per l'indagine denominata Ipsad:
la risposta al quesito è contenuta nella «Nota Metodologica della Relazione 2006» (pag. 38) che si riporta qui di seguito: «Non potendo costruire la lista nazionale di tutti i residenti in Italia, attingendo dalle anagrafi degli oltre 8.000 comuni italiani, lo studio aveva previsto la costituzione di una lista parziale, costituita dalle liste anagrafiche dei comuni selezionati nell'ambito del disegno campionario. In una prima fase, le 103 province italiane sono state ripartite in differenti strati, ognuno dei quali caratterizzato dal valore di 3 fattori: il primo corrisponde alla collocazione geografica della provincia sul territorio italiano (nord-centro-sud e isole), il secondo alla densità abitativa (alta - media - bassa) ed il terzo alla gravità della diffusione del fenomeno tossicodipendenza sul territorio (alta - media - bassa), misurata mediante l'indice SMAD Sistema Monitoraggio Abuso di Droghe un indice multivariato disponibile dal 1984 ad oggi, che valuta la situazione di un'area territoriale provinciale utilizzando una combinazione lineare dei dati relativi a:
tasso di prevalenza di utenti nei servizi per le tossicodipendenze (Ser. T);
tasso di prevalenza dei soggetti segnalati dalle forze dell'ordine;
tasso di prevalenza di arrestati droga-correlati;
tasso di prevalenza di detenuti tossicodipendenti;
tasso di incidenza di decessi per uso di sostanze illecite.

In questo modo il territorio italiano risultava suddiviso in 27 strati, generati dalla combinazione dei valori dei fattori di stratificazione, ognuno dei quali era composto da una o più province. Successivamente sono state selezionate in modo casuale una o più province per ogni strato (fino ad assicurare l'estrazione di almeno una provincia per regione) e per ognuna di esse sono stati selezionati il comune capoluogo ed uno non capoluogo (distante dai grandi centri urbani), ai quali è stata richiesta la lista anagrafica. Successivamente sono stati estratti in modo casuale dai raggruppamenti per classi di età quinquennali e per genere i nominativi delle persone a cui inviare i questionari. La distribuzione della frazione di campionamento (su base nazionale), per classi di età (per genere ha il medesimo valore), mette in evidenza il sopracampionamento voluto delle classi più giovani 15-19 anni (5 x 1000), 20-24 (4,5 x 1000), 25-29 (3 x 1000), 30-34 (2,5 x 1000), 35-39 (2 x 1000), 40-44 (2 x 1000), 45-49 (1,5 x 1000), 50-54 (1,5 x 1000), 55-59 (1 x 1000) e 60-64 (1 x 1000). Tutte le regioni italiane sono state coinvolte nella rilevazione. Questo procedimento, ha permesso un notevole abbattimento dei costi e dei tempi di realizzazione

dell'indagine, anche se ha reso necessaria una ponderazione delle stime ottenute in ogni strato, con pesi proporzionali alla popolazione residente»;
g) se si siano utilizzati gli stessi campioni per le indagini del 2001, 2003, 2005:
per sua propria natura un campionamento stratificato e randomizzato, come quello sopra descritto, prevede un campionamento
ex novo per ogni indagine, in termini di estrazione delle province, dei comuni e, quindi, di acquisizione delle liste anagrafiche. Nelle 3 indagini condotte non è stata rilevata sovrapposizione fra i soggetti campionati;
h) qual è stata la percentuale di rispondenti registrata tra i destinatari del questionario:
così come citato dallo scrivente, nonché riportato nella Relazione stessa (pag. 38), la percentuale complessiva dei rispondenti è del 33,3 per cento; nello specifico, a pag. 39, è possibile leggere: «La risposta al primo invio (84.044 buste), e stata caratterizzata dal ritorno al mittente di 626 buste pari all'1,9 per cento di quelle inviate per «indirizzo incompleto», «indirizzo inesistente» o «soggetto trasferito» a causa di imprecisioni o mancati aggiornamenti delle liste anagrafiche dei comuni selezionati. Il campione effettivo, dopo il primo invio, era diventato in questo modo di 82.418 unità. Sono arrivate inoltre 19.242 cartoline postali il 23,3 per cento del campione effettivo in cui veniva precisato che erano stati spediti i questionari compilati (17.107 persone rispetto alle 17.905 di cui poi sono stati ricevuti i questionari del primo invio), o in cui veniva riportata la motivazione per cui non si voleva partecipare all'indagine (2.135 cartoline pari al 2,6 per cento). La risposta al secondo invio, fatto alle persone che non avevano risposto al primo, eliminando dalla lista le persone che avevano inviato la cartolina e quelle che risultavano ritornate al mittente (63.176 buste), ha portato all'individuazione di ulteriori 475 indirizzi non corretti per imprecisioni o mancati aggiornamenti delle liste anagrafiche e alla ricezione di 12.135 cartoline postali il 19,3 per cento dei soggetti che non avevano risposto al primo invio (3.495 persone esprimevano la motivazione a non partecipare pari al 5,6 per cento dei non rispondenti al primo invio e 8.640 riferivano di aver spedito il questionario compilato rispetto ai 10.090 questionari effettivamente ricevuti relativamente al secondo invio)».

i) qual è stata la percentuale di rispondenti per ogni «strato» del campione:
la quota di rispondenti all'indagine risulta lievemente più elevata nelle aree del nord e del centro rispetto a quelle del sud e delle isole mentre la distinzione per genere evidenzia una maggiore partecipazione tra i soggetti di sesso femminile (circa 38 per cento) rispetto ai maschi (circa 31 per cento) in tutte le regioni italiane tranne in Calabria, Molise e Valle d'Aosta nelle quali si è verificata una sostanziale parità tra i due sessi. Tra le differenti classi d'età, invece, non si rilevano particolari differenze fatta eccezione per la fascia d'età più giovane (nati tra il 1983 ed il 1988) che ha fatto registrare un tasso di partecipazione pari al 28 per cento contro valori compresi tra il 32 per cento ed il 38 per cento relativi alle altre classi d'età. Un'ultima distinzione, infine, riguarda la tipologia del comune di residenza degli intervistati: la quota di partecipanti all'indagine tra i residenti nei capoluoghi di provincia risulta più elevata (circa 35 per cento) rispetto ai residenti nei comuni non metropolitani (circa 31 per cento). Queste lievi differenze vengono comunque compensate, in sede di stima, dal sistema di pesi utilizzato;

l) qual è stata la percentuale di questionari completamente compilati:
i questionari completamente compilati sono il 98 per cento del totale dei rispondenti;

m) qual è stata la percentuale di questionari completamente compilati per ogni «strato» del campione:
la quota dei questionari completamente compilati risulta omogenea per tutte

le aree geografiche (oscilla fra il 97 per cento ed il 99 per cento). La distinzione per genere non evidenzia differenze significative. Tra le differenti classi d'età sono i giovani adulti a compilare con maggiore accuratezza (99 per cento dei questionari correttamente compilati fra i 15 ed i 34 anni), peggiora lievemente la qualità nelle classi adulte (35-44 anni 97 per cento);
n) da quali archivi e con quale criterio sono state estratte le scuole da inserire nel campione relativo all'indagine denominata Espad:
riguardo allo studio ESPAD-Italia®, il sito a cui l'interrogante fa riferimento riporta informazioni su tutte le scuole all'interno delle quali è stato somministrato lo strumento di rilevazione ESPAD e di queste solo una parte rientra nel campione sul quale sono calcolate le stime nazionali. Il campione nazionale di scuole viene definito, ogni anno, stratificando prima le province italiane secondo la densità di popolazione, la collocazione geografica e la gravità della diffusione del fenomeno dell'uso di sostanze illegali. Successivamente alla scelta casuale delle province entro ogni strato, le scuole presenti vengono stratificate secondo la loro tipologia e all'interno di questi strati vengono scelte casualmente la scuola e la sezione dove effettuare l'indagine;

o) se siano state utilizzate le stesse scuole per le indagine del 2001, 2003 e 2005:
lo studio ESPAD-Italia® viene ripetuto ogni anno dal 2000. Il campione di scuole, che nel 2000 contava 74 istituti, nel 2001 contava 135 istituti, nel 2002 contava 272 istituti, nel 2003 contava 322, nel 2004 contava 390, nel 2005 contava 526 e nel 2006 contava 502, è composto sia da scuole che, ogni anno, danno adesione allo studio, sia da scuole che entrano ed escono dallo studio;

p) con quale criterio sono stati scelti gli alunni di dette scuole da inserire nel campione:
le scuole vengono contattate telefonicamente da uno staff di operatori del CNR, per ciascuna scuola viene individuato un referente dello studio ESPAD, generalmente l'insegnante che si occupa dell'educazione alla salute e se la scuola non ha una figura dedicata alla prevenzione il primo contatto avviene con il dirigente. Durante questo contatto viene descritto lo studio ESPAD e le caratteristiche di completo anonimato per i rispondenti, vengono illustrati successivamente il questionario, le metodologie standard di somministrazione, le scadenze da rispettare infine viene chiesta un adesione formale, a mezzo fax, della scuola alla ricerca. Lo studio ESPAD® è uno studio europeo, il protocollo che viene seguito per arruolare le classi (unità di campionamento dello studio) è standard in tutti i 35 paesi che partecipano al progetto «www.espad.org». Viene estratta a sorte la classe e la sezione a cui somministrare il questionario;

q) con quali modalità sono stati somministrati i questionari agli alunni;
come suggerisce il protocollo ESPAD (www.espad.org) all'insegnante viene chiesto di: leggere alla classe le istruzioni, che sono scritte anche sul frontespizio di ciascun questionario; distribuire un questionario ed una busta a ciascun studente; nel caso di domande non rispondere se non alla consegna di tutti i questionari; scoraggiare il fatto che gli studenti parlino fra loro; stare seduto alla cattedra fino a quando l'ultimo questionario non sia stato riconsegnato; compilare la scheda classe mentre gli studenti compilano il questionario; raccogliere le buste contenenti i questionari. Agli studenti viene richiesto di non fare domande all'insegnante e leggere le istruzioni sul frontespizio in caso di dubbi; leggere attentamente ogni domanda del questionario prima di rispondere; non parlare con i compagni; una volta compilato mettere il questionario nella busta e sigillarla; non fare alcun segno di riconoscimento né sul questionario né sulla busta. Le informazioni richieste nella scheda classe raccolgono dati sugli studenti assenti o su eventuali astensioni dalla compilazione del

questionario, oltre che osservazione di comportamenti messi in atto dagli studenti durante la scrittura dei questionari, risultano quindi molto importanti per una corretta valutazione dei dati. Per meglio tutelare l'anonimato degli studenti all'insegnante viene più volte sottolineata l'importanza di aspettare seduto che tutti gli studenti abbiano riconsegnato i questionari, qualcuno potrebbe infatti trovare delle difficoltà nel rispondere, o, se dovesse dichiarare abitudini all'uso di sostanze, potrebbe avere bisogno di tempo, o provare disagio se fosse l'ultimo a finire. Un altro passaggio delicato su cui vengono sensibilizzati gli insegnanti è quello di inserire tutti i questionari e la scheda classe nella busta, chiuderla quindi davanti agli studenti e consegnarla al coordinatore dell'indagine che provvederà alla spedizione. Le buste delle singole classi con i questionari compilati e la scheda, devono essere riunite e spedite in un unico pacco seguendo le istruzioni allegate. In tal modo, agli alunni viene data ampia garanzia di anonimato. Ai Docenti e ai presidi viene, invece, data garanzia che i risultati saranno presentati solo aggregati e non verrà divulgata alcuna informazione sulla classe e sulla scuola;
r) quale percentuale di rispondenti è stata registrata tra gli alunni:
l'adesione allo studio è pressoché totale: il 99 per cento degli alunni ha risposto al questionario, la quota dei non rispondenti corrisponde in larga parte ai disabili iscritti nelle scuole superiori;

s) quale percentuale di rispondenti è stata registrata tra gli alunni per zona territoriale:
non emergono differenze fra gli alunni appartenenti ad aree geografiche differenti;

t) quale percentuale di rispondenti è stata registrata tra gli alunni per tipo di scuola:
non emergono differenze fra gli alunni iscritti a scuole differenti.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.