XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 30 aprile 2009

TESTO AGGIORNATO AL 9 GIUGNO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
contrariamente a quanto avvenuto in passato, quando il Mezzogiorno, proprio a causa della sua minore apertura internazionale, tendeva a risentire meno del rallentamento dell'economia mondiale, nell'attuale crisi mondiale sarà proprio nel sud del Paese che la crisi morderà maggiormente, con effetti fortemente negativi sulla dinamica dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione;
si tratta di una prospettiva allarmante e che rischia di determinare effetti pesanti in termini sia economici che sociali per le aree deboli del nostro Paese, già colpite strutturalmente da alti tassi di disoccupazione e da diffuse situazioni di povertà;
se la crisi sta certamente facendo sentire i suoi effetti drammatici nelle regioni centro-settentrionali, dove la cassa integrazione cresce di oltre il 600 per cento, tuttavia nel Mezzogiorno che sta escludendo fasce crescenti di popolazione, soprattutto giovane, dal mercato del lavoro;
secondo l'Istat, nel quarto trimestre del 2008 l'occupazione nel sud si è ridotta di 126 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2007; inoltre, l'industria meridionale ha perso nel 2008 circa 65 mila addetti, le costruzioni altri 30 mila;
l'economia meridionale somma all'inversione ciclica debolezze strutturali che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell'attuale fase congiunturale;
in un simile quadro la politica pubblica, che in altri momenti aveva sostenuto il sud nelle fasi di crisi, sembra avere assunto una strategia sostanzialmente anti-meridionale;
il nostro Paese non crede più nel sud e nelle sue possibilità di crescita, quando il Mezzogiorno resta invece un bacino ricco di potenzialità non pienamente sfruttate, verso cui dobbiamo orientare serie e nuove strategie d'intervento. Come ha ricordato qualche mese fa il Governatore della Banca d'Italia Draghi: «Il Paese non si riprende se il sud non decolla»;
l'approccio seguito dal Governo Berlusconi ripropone un modello di intervento che privilegia il riposizionamento competitivo delle aree forti, nella erronea convinzione che basti alleggerire gli ultimi vagoni, che rappresentano le aree deboli, del treno dell'economia italiana per farlo correre più forte;
i provvedimenti varati dall'attuale esecutivo hanno di fatto azzerato ogni intervento a favore del Mezzogiorno, sia in termini di risorse stanziate sia di strumenti appropriati: basti citare il sistematico utilizzo delle risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate;
il Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) è lo strumento principale per realizzare interventi aggiuntivi nel Mezzogiorno volti a ridurre il gap ancora esistente nelle dotazioni infrastrutturali e nella qualità dei servizi pubblici: nell'ultimo anno, invece, il FAS è stato utilizzato come un salvadanaio da poter utilizzare per ogni evenienza, un bancomat improprio, utile sia per far fronte alle promesse elettorali (come l'abolizione dell'ICI) sia per coprire ogni tipo di esigenza di spesa corrente. I tagli del FAS ammontano a oltre 17 miliardi di euro;
inoltre, è proprio a valere sulle risorse del FAS già stanziate per la programmazione 2007-2013 che sono e saranno finanziate le misure anti-crisi e anche quelle per far fronte all'emergenza terremoto previste dai fondi di nuova istituzione, ovvero il Fondo infrastrutture,

Fondo sociale per occupazione e formazione, il Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale;
a questa sistematica distrazione di fondi, si è aggiunta una miope politica di tagli per gli imprenditori meridionali: in una fase congiunturale così difficile, invece di supportare le imprese del sud, il Governo ha di fatto annullato l'operatività del credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno, lasciando le aziende del sud senza alcuna fiscalità di sviluppo e deprimendo ancora di più le prospettive di crescita delle zone sottoutilizzate. A questo va aggiunto il mancato avvio delle zone franche urbane;
servirebbero, invece, interventi per fronteggiare la crisi e allo stesso tempo per dare copertura sociale a larghi strati di occupazione, proprio quella più debole e precaria particolarmente presente al sud, che al momento è totalmente scoperta;
il Meridione deve e può diventare un'opportunità per l'intero Paese ma serve una svolta nella gestione delle risorse. Occorre ripartire con scelte coraggiose: incentivi chiari e trasparenti per le imprese; programmazione unitaria, quindi programmi strategici coordinati tra stato centrale e regioni e non più progetti spot; meccanismi premiali per le amministrazioni che raggiungono target di servizio capaci di migliorare la vita della collettività; nuovo slancio civico e uno sforzo di tutti a non pensare più in termini localistici, indirizzando invece le energie su progetti di ricaduta ampia;
c'è una generazione di giovani meridionali che sta realizzando importanti progressi nei livelli di scolarizzazione, ormai arrivati anche per l'istruzione universitaria ai livelli del centro-nord, a cui dobbiamo dare risposte in termini di opportunità di impiego e di realizzazione individuale. Intorno a questa grande risorsa, sempre più scarsa in un Continente che invecchia sempre più velocemente, vanno costruiti progetti di intervento in grado di aumentare la qualità dell'istruzione (e non certo i tagli indiscriminati previsti dal Ministro Gelmini), di accompagnare i giovani nella difficile fase di accesso al lavoro, di offrire loro adeguati sistemi di formazione fuori e dentro le aziende, anche per impedire che continui l'esodo verso il nord dei giovani diplomati e laureati del Mezzogiorno;
è necessario approntare da subito un confronto con le parti sociali e i rappresentanti istituzionali dei territori del Mezzogiorno al fine di mettere in campo un programma di interventi anti-ciclici per favorire l'ingresso delle nuove generazioni meridionali nel mercato del lavoro,

impegna il Governo

a finanziare un piano volto a inserire nel mercato del lavoro almeno 100 mila giovani diplomati e laureati delle otto regioni del Mezzogiorno mediante stage presso imprese private, a tal fine prevedendo un compenso mensile a carico dello Stato per un periodo non inferiore a sei mesi, cui aggiungere un incentivo di 3.000 euro a favore dell'azienda in caso di assunzione a tempo indeterminato.
(1-00161) «Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Bersani, D'Antoni, Damiano, Lulli, Baretta, Fluvi, Bindi, Vico».

La Camera,
premesso che:
da molti anni il nostro Paese denuncia il deterioramento della condizione delle donne afghane, così come di tante donne di religione e cultura islamica dovunque risiedano, vittime di violenze e soprusi e spesso private dei più elementari diritti di libertà;
lo scorso 13 aprile abbiamo assistito all'uccisione, da parte di sicari talebani, di Sitara Achakzai, consigliere provinciale a Kandahar con delega per i diritti delle donne, ma l'elenco delle donne assassinate anche in altri Paesi islamici si allunga quotidianamente, donne uccise

solo perché colpevoli di militare in politica o semplicemente di lavorare o di studiare, ma nonostante la diffusione di video in cui si vedono queste donne maltrattate, lapidate e uccise nelle zone tribali dell'Afghanistan, non ci sono state idonee manifestazioni di solidarietà;
le truppe alleate presenti sul territorio afghano non riescono purtroppo a contrastare ovunque i gruppi di estremisti che, specialmente nelle province più lontane da Kabul, continuano a riaffermare con forza il loro potere, soprattutto su chi è più debole ed indifeso, come le donne, costrette a tornare alle pessime condizioni di vita di un tempo;
la maggioranza delle donne afghane vive indossando nuovamente il burqa e per le bambine, che abitano nei villaggi, è diventato quasi impossibile continuare a frequentare le scuole, mancando un'adeguata protezione da parte dei militari, specie nelle parti più remote del territorio afghano;
è di questi ultimi giorni la notizia dell'approvazione della legge, momentaneamente sospesa dal Presidente dell'Afghanistan Karzai di fronte alle vibrate proteste internazionali, che di fatto legalizza lo stupro all'interno della famiglia sciita ed al riguardo bisogna tener presente che spesso si tratta di mogli giovanissime, bambine sottratte alla propria famiglia di origine, maltrattate o fatte sposare, per debiti contratti dalla famiglia, con uomini molto più anziani di loro;
a causa di questa legge le mogli sciite non avranno più alcuna tutela, infatti, l'articolo 132 della disposizione firmata lo scorso mese dal Presidente Hamid Karzai, stabilisce che le mogli debbono assecondare i desideri sessuali dei mariti e si prevede che un uomo debba avere «un rapporto con la moglie almeno una volta ogni quattro notti a meno che non sia indisposta». Tale legge permette anche un tacito consenso ai matrimoni con le bambine, e proibisce alle donne di uscire di casa senza l'autorizzazione del marito;
l'indignazione di tutto il mondo occidentale per la difficile condizione delle donne afghane è unanime, anche alla luce della promessa di voler affrontare questo grave problema, che il Presidente Karzai ha fatto ai Governi che da tempo, contribuiscono con la presenza dei propri contingenti militari a portare avanti, sia pure tra mille difficoltà, il processo di pace in Afghanistan ed a contrastare le barbarie dei talebani,

impegna il Governo:

ad intraprendere, sia singolarmente, sia di concerto con tutti i Paesi dell'Unione Europea, le più opportune iniziative affinché il Governo afghano si impegni concretamente a garantire effettivamente i diritti delle donne, partendo dalla modifica della legge citata in premessa, che per ora è stata solamente sospesa, e che rappresenta secondo i firmatari del presente atto di indirizzo non solo un atto lesivo della dignità della donna, ma anche una palese violazione dei diritti umani;
ad inviare gli aiuti umanitari necessari a migliorare le condizioni di vita delle donne afghane e dei loro figli, verificando che vengano effettivamente consegnati a chi ne ha bisogno;
a sostenere con finanziamenti e protezione militare le organizzazioni di donne locali che forniscono alloggio, aiuto e istruzione alle donne in difficoltà;
a proseguire, con ogni mezzo, nella denuncia di situazioni di violazione dei diritti umani, a maggior ragione quando sono le leggi di uno Stato a sancirne la legittimità;
ad istituire una Commissione per verificare le reali condizioni in cui vivono in Italia le donne di religione e cultura islamica, per avere dati certi e poter intervenire con rapidità, quando non vengano rispettati i diritti di libertà garantiti a tutti dalla nostra Costituzione.
(1-00162) «Bertolini, Saltamartini, Sbai, Castellani, Bernini Bovicelli, Carlucci, Lorenzin, Bocciardo, Mussolini, Boniver, Biancofiore, Nirenstein, Pelino, De Girolamo, Santelli, Moroni, Calabria, Ventucci, Bergamini, Pianetta, Fucci, Barbieri, De Corato, Lisi, Milanato, Vignali, Giulio Marini».

TESTO AGGIORNATO AL 9 DICEMBRE 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge delega 2 agosto 2004, n. 210, ed il relativo decreto legislativo di attuazione 20 giugno 2005, n. 122, dettano disposizioni per la tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire o la cui costruzione non sia stata ancora ultimata, ponendo rimedio alle conseguenze di fallimenti immobiliari e colmando una lacuna nell'ordinamento italiano nel caso di insolvenza sopravvenuta del costruttore;
nel suddetto decreto legislativo è previsto, all'articolo 9, il diritto di prelazione qualora l'immobile sia stato consegnato all'acquirente e da questi adibito ad abitazione principale;
nel lontano 2000 la società Cooperativa Gardenia veniva posta in liquidazione coatta amministrativa con grave nocumento per alcuni assegnatari di abitazioni, possessori qualificati e promissari acquirenti, i quali non sono riusciti ad ottenere la assegnazione definitiva dell'abitazione nonostante la proposizione nel 2001 di una transazione, valutata congrua anche dal Ministero dello sviluppo economico ma inspiegabilmente ignorata dal commissario liquidatore, dottoressa Di Donato;
di contro, ben 61 soci della stessa Cooperativa hanno ottenuto l'assegnazione definitiva degli appartamenti mediante transazioni che hanno tenuto conto dei versamenti effettuati dai soci agli amministratori della cooperativa e del residuo dovuto ai creditori ipotecari;
la vicenda ha dato luogo a numerose iniziative giudiziarie e nel 2006 il Commissario Liquidatore ebbe a revocare unilateralmente le aste indette per la vendita degli immobili oggetto di assegnazione in seguito alle contestazioni mosse in merito alla mancata indicazione nel bando d'asta del riconoscimento del diritto di prelazione;
il Commissario Liquidatore ha nuovamente indetto per il prossimo 7 aprile 2009 una nuova asta per la vendita all'incanto dei medesimi immobili, asta che, in caso di aggiudicazione degli immobili a terzi, creerebbe un pregiudizio definitivo ed ingiusto per gli assegnatari, sino ad oggi legittimi possessori e detentori qualificati del bene da compravendersi, posto che in caso di aggiudicazione ad eventuali partecipanti all'asta non avrebbero più titolo né rimedio per agire a tutela dei loro diritti nei confronti di terzi acquirenti e perderebbero le loro abitazioni;
l'iniziativa di vendere a terzi le case degli assegnatari non risulta comprensibile considerato che gli stessi hanno confermato la loro disponibilità a pagare somme di denaro addirittura superiori a quelle già autorizzate dal Ministero, a seguito di richiesta del Commissario Liquidatore, con provvedimento datato 6 marzo 2001;
la irregolarità del bando di asta deriva dalla mancata previsione ed applicazione del diritto di prelazione a favore degli istanti quali promissori acquirenti e a favore del Comune di Canzo, proprietario dei terreni su cui è intervenuta l'edificazione, dalla mancata previsione e applicazione dei criteri imposti dalla Convenzione intercorsa con il Comune, e infine dall'aver ostinatamente ignorato la già riconosciuta applicabilità del diritto di prelazione ex articolo 9 del decreto legislativo

n. 122 del 2005 e disapplicato i provvedimenti di autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico;
risulta singolare che il nuovo bando d'asta sia stato riproposto in modo identico a quello precedente del 2006, trascurando che il precedente è stato revocato proprio sul presupposto della mancata previsione del diritto di prelazione;
risulta singolare che il Commissario Liquidatore persista nel non voler riconoscere agli assegnatari il diritto di prelazione loro riconosciuto ex articolo del decreto legislativo n. 122 del 2005 essendo di tutta evidenza l'assenza di alcun pregiudizio in capo alla procedura che applicando la norma incasserebbe comunque dai soggetti con diritto di prelazione il prezzo definitivo raggiunto nell'incanto (anche in esito alle eventuali offerte ai sensi dell'articolo 584 del codice di procedura civile); per converso enorme e gravissimo sarebbe il pregiudizio per gli assegnatari in caso di mancata previsione della prelazione essendo escluso, in ogni caso, il diritto di riscatto nei confronti dell'aggiudicatario: gli assegnatari si troverebbero nell'impossibilità di agire per il riscatto dell'abitazione familiare eventualmente assegnata a terzi e la perderebbero per sempre;
la vicenda è stata già segnalata con interrogazione parlamentare presentata nella XV legislatura, con risposta che ha riconosciuto il diritto di prelazione ex decreto legislativo n. 122 del 2005 -:
quali iniziative il Governo intenda affrontare per consentire ai promissari acquirenti di non perdere le loro case e di ottenere l'intestazione definitiva degli immobili alle condizioni già indicate dal Commissario Liquidatore e già autorizzate dal Ministero nel marzo 2001.
(5-01375)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI, CIMADORO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e dello politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Treviglio è un comune italiano di 28.000 abitanti, della media pianura Padana Bergamasca;
il terreno su cui sorge Treviglio, è d'origine alluvionale e presenta strati composti principalmente da ghiaia, sabbia e più in profondità anche da arenaria;
nel suo territorio sono presenti numerose falde acquifere, alcune delle quali giungono ai numerosi pozzi presenti in città e nel territorio;
il suo territorio è attraversato da molteplici fossi, ovvero canali atti alla movimentazione delle acque;
il cromo VI (esavalente) è un metallo, utilizzato dall'industria per la sua particolare resistenza alla ruggine;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente è cancerogeno, può causare tumori delle prime vie aeree, dello stomaco e dei polmoni;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente ha proprietà citotossiche, cioè può legarsi a proteine e DNA e restare nel patrimonio genetico trasmesso ai figli causando, tra l'altro, mutazioni geniche e aberrazioni cromosomiche;
è scientificamente dimostrato che il cromo esavalente è attivo anche a concentrazioni bassissime;

l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stabilito, come parametro internazionale, un livello massimo di concentrazione in falda freatica, per il cromo esavalente (quello cancerogeno) pari a cinque microgrammi/litro, ed un livello massimo di concentrazione pari a cinquanta microgrammi/litro di cromo trivalente (quello benefico);
altresì l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha stabilito come parametro internazionale, un livello massimo di concentrazione al rubinetto, pari a zero per il cromo esavalente;
a Treviglio, reiterate analisi hanno evidenziato che la presenza di cromo esavalente nell'acqua superava i 20/25 microgrammi/litro, palesemente oltre i limiti stabiliti dal ministero della salute;
nel 2001 a Ciserano, un centro a nord del comune di Treviglio, in una fabbrica galvanica che produce cromature, quindi utilizza cromo si è verificata una perdita che ha contaminato anche la falda acquifera collegata all'acquedotto pubblico;
l'inquinamento della falda, che ancora deve essere bonificata, sta comportando una contaminazione di tutta la catena alimentare;
dagli animali che bevono di quest'acqua a tutto ciò che viene irrigato con quest'acqua è potenzialmente cancerogeno;
la bollitura non serve a nulla, così come i filtri che vengono posizionati nell'acquedotto, ne risulta conseguentemente che le persone, in particolare, sono a rischio di cancro;
la salute dell'individuo è condizionata da agenti ambientali e territoriali in cui il soggetto si trova ad espletare le normali attività quotidiane della vita;
l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana assicura primaria considerazione e previsione diritto alla salute dell'individuo, apprestando una completa e piena tutela di fronte alle molteplici aggressioni dirette ed indirette che la stessa rischia di subire;
il concetto tradizionale di salute va, oggi più che mai, analizzando valutando la prevenzione anche attraverso il monitoraggio, considerando la presenza e la pericolosità oggettiva di agenti nocivi e non, semplicemente, l'assenza di malattia -:
quali risultino al Governo essere gli effetti dell'inquinamento da cromo esavalente sulla salute e sull'organismo umano;
quali risultino al Governo essere i livelli di inquinamento da cromo esavalente nel territorio del comune di Treviglio;
come intenda intervenire il Governo per evitare che, in un sito ancora da bonificare, intervengano ulteriori fattori di inquinamento;
se il Governo ed il Ministro interrogato non ritengano opportuno attivare iniziative al fine di limitare i danni alla salute ed all'ambiente, nel territorio del comune di Treviglio;
se il Ministero della salute sia a conoscenza di quale sia la quantità di cromo esavalente, ritenuta ammissibile nelle acque destinate al consumo umano;
se il Ministero della salute sia a conoscenza di quale sia la quantità di cromo esavalente, ritenuta ammissibile nelle acque destinate all'agricoltura ed all'allevamento animale;
se i ministri per quanto riguarda l'acqua destinata al consumo umano, intendano assumere opportune iniziative normative in modo da uniformare i limiti di potabilità dell'acqua rispetto al cromo esavalente a quanto contenuto nel decreto n. 152 del 2006 in tema di bonifiche posto che il primo decreto stabilisce il limite per il cromo totale nell'acqua del rubinetto, limite che è di 50 microg/l ed il secondo stabilisce il limite specifico per il cromo VI nell'acqua di falda, che è di 5 microg/l;
se sia stata considerata la possibilità di rivedere gli scenari temporali in modo da dare garanzie circa il rientro nei parametri massimi previsti per la concentrazione di cromo VI, che sono quelli di 5 microg/l, come previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 in tema di bonifiche ambientali;
quali siano le assicurazioni conclusive circa il limite massimo di concentrazione del cromo esavalente nello acque potabili destinate al consumo umano.
(4-02909)

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Giunta regionale della Calabria ha bandito un concorso, per titoli ed esami, per il conferimento di n. 45 posti di Dirigente, approvato con decreto dirigenziale n. 18038 del 3 novembre 2004, pubblicato sul B.U.R.C. - supplemento ordinario - n. 8 del 30 ottobre 2004;
con decreto n. 64 dell'11 gennaio 2006, pubblicato sul B.U.R.C. n. 1 del 17 gennaio 2006, sono stati riaperti i termini del bando e rettificati alcuni criteri di valutazione dei titoli, con il supporto di una nota a firma del dirigente del Settore giuridico del Dipartimento regionale «Organizzazione e Personale»;
il concorso è stato bandito per quattro aree funzionali: n. 13 posti di area amministrativa, n. 13 di area economico-finanziaria, n. 6 di area socio-culturale e n. 13 di area tecnica;
tra i requisiti di ammissione al concorso è stato previsto il possesso dei titoli di cui all'articolo 9 della legge regionale n. 31/2002;
con decreti dirigenziali del 26 aprile 2007 e 4 maggio 2007 è stata disposta l'ammissione con riserva alla prova preselettiva di alcuni candidati i cui titoli post-universitari o di servizio necessitavano di ulteriori indagini e approfondite valutazioni;
con ulteriori decreti dirigenziali del settembre e dell'ottobre 2007, sono state sciolte negativamente le riserve di ammissione di cui sopra;
le perplessità sui criteri assunti per la valutazione dei titoli nel concorso in questione hanno investito lo stesso Direttore generale del Dipartimento Personale dell'Amministrazione regionale della Calabria, il quale, nel maggio del 2007, ha chiesto al Dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, uno specifico parere «in ordine al criterio interpretativo di corretta valutazione dei titoli post-universitari utili ai fini dell'accesso al concorso di dirigente»;
con nota prot. N. DFP - 0033781-84/89/2007 -1.2.3.4, il Dipartimento della funzione pubblica ha reso il parere richiesto, affermando che in assenza di un'apposita disposizione normativa regionale che individui i titoli post-universitari utili per l'ammissione alla procedura selettiva del concorso a dirigente, al fine di prevenire gli effetti negativi di un presunto vuoto normativo, occorreva fare riferimento a quanto disposto in materia dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 295 del 29 settembre 2004, esplicativo proprio dell'articolo 28, comma 3 del decreto legislativo n. 165/2001, al quale, peraltro, la legge regionale fa espresso rinvio;
ancora, sempre nell'ambito della verifica dei requisiti di ammissione, in data 19 giugno 2008, il Presidente delle Commissioni giudicatrici del concorso regionale in questione, ha chiesto al Segretario Generale della regione Calabria un parere in ordine alla legittimità dell'ammissione alle prove orali di alcuni candidati; il Comitato giuridico consultivo regionale, nel parere del 18 luglio 2008, ha testualmente espresso che «non sembra che i corsi (annuali) frequentati dagli stessi possano considerarsi di preparazione dirigenziale, per cui non possono che essere esclusi, ma l'ampia e disarticolata normativa del bando lascia naturalmente aperti eventuali ricorsi giurisdizionali»;
nel settembre del 2008, concluse le fasi concorsuali per tutte le aree, il Direttore generale del Dipartimento personale della regione Calabria ha emesso i decreti di presa d'atto delle graduatorie finali di merito per singole aree funzionali, disponendo la richiesta ai candidati idonei dei

documenti comprovanti i titoli dichiarati nelle domande di partecipazione, per la verifica del possesso dei titoli di ammissione;
in data 10 ottobre 2008 il Direttore generale del Dipartimento personale della regione Calabria, con nota prot. N. 932/DG, ha delegato le funzioni dell'intera procedura concorsuale al Dirigente del settore giuridico, persona titolare presso altro ente, e solo con posizione di comando, da quattro anni, presso la regione Calabria;
la Dirigente delegata, nel mese di novembre 2008, ha comunicato a tutti i candidati, in possesso di master annuale o con prestazione di servizio non di ruolo nelle pubbliche amministrazioni, la conclusione della verifica «positiva» dei requisiti per l'ammissione al concorso, ciò in chiara difformità con il contenuto dell'articolo 28 del decreto legislativo 165/2001 e quindi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 295/2004;
le definite risultanze hanno, quindi, portato alla nomina a Dirigenti della regione Calabria di concorrenti privi dei requisiti previsti dalla normativa vigente;
tra le documentazioni acquisite per le valutazioni dei titoli concorsuali è riscontrabile un parere, discordante con la procedura amministrativa precedentemente adottata dall'Amministrazione regionale, assolutamente anomalo ad avviso dell'interrogante, non solo perché non formalmente richiesto (in difformità quindi dalla legge regionale n. 7/1996), ma perché strutturato da un Magistrato in pensione, avvocato Antonio Baudi, con l'incarico di Dirigente generale esterno dell'Avvocatura regionale, componente delle commissioni giudicatrici di alcune aree dello stesso concorso per 45 Dirigenti ed anche componente di altre commissioni regionali nelle quali aveva formulato differenti valutazioni dei titoli in possesso di alcuni candidati, poi partecipanti al concorso per Dirigente;
lo stesso avvocato Antonio Baudi decreta, sempre per la regione Calabria, il conferimento degli incarichi dei legali per la costituzione in giudizio;
da quanto sopra esposto, appare chiaro che nella valutazione dei titoli concorsuali per dirigente regionale in Calabria, risultano inficiate le normative vigenti in materia, il tutto con la conseguente apertura di numerosi contenziosi, e con presunto danno erariale -:
se non si ritenga necessario che la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica - d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Ministero per i rapporti con le regioni, intervenga, ai sensi dell'articolo 105 del codice di procedura civile, nei processi amministrativi avviati innanzi al TAR Calabria dai ricorrenti del concorso per 45 Dirigenti regionali;
se non ritengano necessario ed urgente predisporre un'adeguata visita ispettiva, a cura dell'apposito Servizio ispettivo di Finanza del Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, nonché dell'Ispettorato per la funzione pubblica, previsti dall'articolo 60, commi 5 e 6, del decreto legislativo 165/2001, al fine di verificare la razionale organizzazione dell'Amministrazione della regione Calabria, l'ottimale utilizzazione delle risorse umane, la conformità dell'azione amministrativa ai princìpi di imparzialità e buon andamento, l'efficacia dell'attività amministrativa, l'osservanza delle disposizioni vigenti sul controllo dei costi, dei rendimenti e dei risultati e sulla verifica dei carichi di lavoro, nonché per verificare il corretto conferimento degli incarichi e dei rapporti di collaborazione ed individuare eventuali responsabilità a carico di singoli.
(4-02910)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono circa 3000 i nostri connazionali detenuti nelle carceri di altri paesi, alcune centinaia dei quali privi di alcun stabile rapporto con il territorio in cui sono stati arrestati e condannati;
per loro, il fatto di dover scontare la pena lontani dal paese di origine si traduce in un aggravamento extra legem della stessa;
in particolare, il diritto di visita, che è volto a dare al detenuto la possibilità di avere un contatto fisico con famigliari e/o conoscenti, per via della distanza, risulta non garantito;
tale diritto, seppur previsto dalle norme locali, è concepito in funzione di cittadini dei Paesi stessi e non di detenuti provenienti da altri Paesi, e nei fatti non può essere esercitato da parte della famiglia o dei conoscenti che abitano in Italia, come avviene nei casi ad esempio di Angelo Falcone e Simone Nobili detenuti in India;
in questi casi occorre che sia consentito, in alternativa alla visita fisica, il diritto a fare o ricevere delle telefonate -:
se il Ministro non ritenga, e come, di operare perché a partire dai casi di Angelo Falcone e Simone Nobili sia consentito ai nostri connazionali, privi di un rapporto stabile nel territorio in cui sono stati arrestati e condannati, di fare o ricevere telefonate da parte della famiglia e/o di conoscenti residenti in Italia in alternativa alla visita;
se non ritenga il Ministro di accelerare i tempi della conclusione con l'India di un Accordo bilaterale per il reimpatrio dei connazionali condannati, non essendo l'India parte della Convenzione di Strasburgo del 1983.
(4-02906)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Legge Finanziaria 296/2006 all'articolo 1, comma 519, ha previsto il diritto alla stabilizzazione per il personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato presso una pubblica amministrazione da almeno tre anni e assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale. Tale norma prevede, altresì, che le Amministrazioni continuino ad avvalersi del personale in possesso dei requisiti citati nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione (c.d. continuità contrattuale);
il Ministero dell'Ambiente con proprio Decreto del 14 aprile 2008 ha approvato le graduatorie del personale in servizio che risulta in possesso dei requisiti citati, individuando 133 unità, contrattualizzate nell'ambito del Progetto Operativo Ambiente finanziato anche con Fondi Comunitari. Di queste unità, circa 90 hanno prestato servizio presso le Regioni del Mezzogiorno e le rimanenti presso il Ministero dell'Ambiente;
la Legge Finanziaria 244/2007 all'articolo 3, comma 113, ha dato la possibilità alle Regioni del Mezzogiorno di procedere alla stabilizzazione del personale di cui sopra, tanto che ad oggi, per effetto di questa norma, nella totalità di queste Regioni si è già provveduto alla stabilizzazione degli aventi diritto;
nessun tipo di intervento si è invece messo in campo per il personale del medesimo

Progetto Operativo Ambiente del Ministero dell'Ambiente, che non ha ancora dato il via ad alcuna procedura di assunzione;
ad oggi, dunque, vi sono 42 lavoratori precari presso il Ministero dell'Ambiente in possesso dei requisiti ma non ancora stabilizzati, nonostante il Ministero abbia ottenuto l'autorizzazione alla stabilizzazione e la relativa copertura finanziaria per 42 unità (così come da decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2007), sulla base delle vacanze in pianta organica tutt'ora esistenti;
questa situazione di disparità rispetto ai lavoratori delle Regioni ha costretto i lavoratori precari del Ministero dell'Ambiente ad avviare un contenzioso legale contro l'Amministrazione. A seguito di ordinanze favorevoli ai lavoratori, l'Amministrazione ha richiesto e ottenuto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, con Decreto n. 6087 del 17 febbraio 2009, registrato alla Corte dei Conti in data 2 marzo 2009, le risorse necessarie a garantire la continuità contrattuale di un primo gruppo di 14 ricorrenti, segnalando nello stesso tempo che l'Amministrazione avrebbe potuto procedere alla stabilizzazione delle ulteriori 28 unità dì personale a fronte delle 42 previste dal decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 2007 citato;
invece di procedere in tal senso, però, l'Amministrazione in data 24 marzo 2009 ha annullato le graduatorie da essa stessa approvate un anno prima, motivando tale atto con i contenuti della Circolare n. 5 del 18 aprile 2008, secondo la quale sono esclusi dalla procedura di stabilizzazione i contratti di lavoro sorti nell'ambito di progetti speciali che non rispondono ad esigenze ordinarie dell'Amministrazione mentre, in realtà, come ampiamente dimostrato da atti ufficiali del Ministero, tali lavoratori hanno ampiamente svolto per la maggior parte del tempo ordinaria amministrazione;
il Ministero dell'Ambiente, dall'atto della sua istituzione nel lontano 1986, non ha mai bandito concorsi pubblici per contratti a tempo indeterminato, utilizzando come forza lavoro stabile personale in esubero proveniente da altre Amministrazioni. Manca, quindi, di professionalità tecniche in grado di operare sui temi delicati della tutela dell'ambiente e continuando a non bandire concorsi ad-hoc, il Ministero fa sempre più ampio ricorso a contratti di lavoro flessibile di tutte le tipologie ricorrendo spesso a Convenzioni esterne, tanto che oggi il lavoro tecnico dell'Amministrazione si fonda solo esclusivamente su forza lavoro precaria -:
se quando il Ministro intenda adottare provvedimenti affinché si proceda alla regolarizzazione dei rapporti con i suddetti lavoratori, alcuni dei quali in servizio da oltre 10 anni, avendo le risorse economiche necessarie, la copertura normativa e la disponibilità in pianta organica, evitando così di determinare una odiosa discriminazione tra quanto realizzato dalle Regioni del Mezzogiorno, per le medesime tipologie di lavoratori, e quanto invece avviene per il Ministero per l'Ambiente.
(4-02902)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BARBATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Mariglianella (Napoli) in via Guglielmo Marconi è ubicato il complesso storico architettonico denominato «Palazzo Carafa della Stadera» distinto al N.C.E.U./N.C.T. al foglio n. 4 con particelle numeri 7-17-21 (palazzo) e 14-223-569 (chiesa e pertinenze);
la costruzione del palazzo fu avviata nel 1468 su precedenti strutture medievali

dal conte Fabrizio Carafa, che aveva acquistato il feudo di Mariglianella da Coletta Origlia;
importanti interventi di ampliamento e abbellimento della fabbrica rinascimentale, tra cui le preziose decorazioni in stucco e a fresco delle sale di rappresentanza, furono commissionati da Giacomo Carafa, figlio terzogenito di Fabrizio, che riunì presso questa nobile dimora umanisti e intellettuali come Giovanni Domenico da Nola, autore di madrigali e villanelle e il celebre Luigi Tansillo che proprio qui compose il poemetto in ottava rima «Il Vendemmiatore»;
nel 1583 per interessamento del venerabile Carlo Carafa, fondatore della Congregazione dei Pii Operai, fu intrapreso il restauro della cappella annessa dedicata a San Caulonio che mutò il titolo in Santa Maria della Sanità e successivamente, dopo una lunga vertenza giudiziaria tra gli eredi Carafa, il palazzo feudale fu ceduto all'ordine domenicano che vi istituì un celebre vicariato;
nel 1652 con la bolla di papa Innocenzo X il convento fu soppresso e i domenicani furono costretti a lasciare il palazzo che, intanto, era stato ampliato e adibito a grangia conventuale di notevoli capacità produttive soprattutto nella realizzazione di pregiati vini come testimoniato peraltro dagli imponenti torchi fatti di solo legno di quercia per la pressa delle vinacce e dalle suggestive celle vinarie;
a seguito della soppressione, la parte residenziale del complesso monumentale fu parcellizzata e come tale si è conservata fino agli anni Ottanta del XX secolo;
da qualche anno il complesso, che risulta in gran parte non abitato, è stato posto in vendita da una nota agenzia immobiliare che prospetta agli acquirenti anche la possibilità di demolizione e ricostruzione, essendo il comune di Mariglianella non dotato di un Piano Urbanistico Comunale o di un Piano di Recupero del centro storico;
il progetto di ristrutturazione e lottizzazione, che calpesta la storicità dei luoghi, sta suscitando grande preoccupazione nell'opinione pubblica, nella comunità intellettuale e tra le associazioni ambientaliste provinciali e regionali, nonché, nelle stesse istituzioni ecclesiali essendo stato ripreso da qualche tempo il percorso di beatificazione del venerabile Carlo Carafa -:
quali provvedimenti questo Ministero intenda intraprendere per evitare il danneggiamento, la distruzione o la perdita di una importantissima testimonianza di civiltà;
quali misure di tutela diretta e indiretta siano state adottate per garantire la salvaguardia architettonica e paesaggistica del bene culturale;
quale iniziative intenda avviare per la valorizzazione e la fruizione delle fabbriche monumentali e del sistema di cisterne e di torchi enologici seicenteschi.
(4-02901)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:

CECCUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane Spa è partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento e per il restante 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti Spa;
Poste Italiane (come riporta anche il sito internet istituzionale) «è un servizio pubblico con un'importante funzione sociale: il Servizio Universale. Presente in tutte le zone d'Italia, ha attivato una rete di 14.000 uffici postali, oltre 200 centri di smistamento per pacchi e corrispondenza,

oltre 46.000 addetti al recapito, 2.700 ATM, 38.000 POS, 17 collegamenti aerei quotidiani, oltre 40.000 veicoli. Poste Italiane è presenza indispensabile per i cittadini, per le piccole e medie imprese, per le grandi aziende, per le Amministrazioni Pubbliche. Ogni cliente rappresenta una richiesta specifica e un confronto necessario a livello nazionale e internazionale per migliorare i servizi e i prodotti offerti»;
il servizio Postale svolge, anche nelle piccole realtà urbane, una importante funzione che non si limita all'offerta di molteplici servizi postali, ma si estende sempre più a servizi bancari: conti correnti, libretti di risparmio, carte di credito, carte prepagate, investimenti obbligazionari, oltre ai pagamenti delle pensioni;
è stato pubblicato il 15 ottobre scorso sulla Gazzetta Ufficiale il decreto 1o ottobre 2008 del Ministero dello sviluppo economico con il quale si procede all'approvazione delle «condizioni generali per l'espletamento del servizio postale universale»;
lo Stato, al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale, versa ingenti contributi a Poste Italiane Spa (per quest'anno circa 300 milioni di euro);
anche gli enti territoriali si stanno attivando per garantire la presenza di uffici postali nei piccoli centri: ad esempio la Regione Toscana ha stanziato 300 mila euro all'anno per tre anni;
Poste Italiane ha aderito, da alcuni mesi, al progetto «Reti Amiche», predisposto dal Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione e finalizzato alla fornitura di servizi avanzati ai cittadini nel segno della massima semplificazione, velocità ed efficienza. Tale Protocollo d'intesa, definisce tempi e modalità di un rapporto di stretta collaborazione volto alla fornitura, presso gli uffici postali, di alcuni servizi fin qui forniti solo negli uffici delle Pubbliche Amministrazioni. In questo modo viene sensibilmente estesa la rete degli sportelli utilizzabili dai cittadini (in particolare di quelli che risiedono nei territori marginali) e si creano le premesse per un aumento dell'efficienza dell'intero sistema, semplificando le procedure e accorciando i tempi burocratici;
in provincia di Siena, nel comune di Montepulciano, e più precisamente nel suo centro capoluogo, è presente un solo ufficio postale;
Montepulciano, che conta circa 14 mila abitanti, rappresenta un centro amministrativo, economico, sociale, culturale e turistico di rilevante importanza e che richiama ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Il suo territorio è, tra l'altro, sede di prodotti tipici di qualità tra cui il celebre «Vino Nobile», uno dei vini italiani più apprezzati a livello mondiale. Sono quindi presenti numerose aziende, esercizi commerciali e ricettivi, senza dimenticare, che per il suo fascino storico e paesaggistico la cittadina è da anni set privilegiato di produzioni televisive e cinematografiche nazionali ed internazionali;
Montepulciano è inoltre la sede di licei scientifici e classici su cui vertono gli studenti di molti comuni di aree circostanti;
è poi presente nel centro della cittadina un tribunale con una conseguente complessità e quantità rilevante di pratiche ed affari civili e penali che stanno aumentando negli anni;
alla luce di questa situazione si evince che il centro di Montepulciano è caratterizzato, ogni giorno ed in una ampia fascia oraria di riferimento, dalla presenza di moltissime persone che rappresentano conseguentemente diversificate tipologie di utenti che possono usufruire dei servizi, tradizionali e nuovi, messi a disposizione dell'unico ufficio postale presente nella zona;
dal 17 marzo 2009, come comunicato dalla direzione Provinciale di Siena di Poste Italiane, viene osservato dall'ufficio

postale di Montepulciano capoluogo, un orario ridotto che non prevede più l'apertura degli sportelli nel pomeriggio;
questa disposizione ha preceduto altri interventi strutturali che hanno coinvolto l'ufficio postale a partire dalla riduzione del personale in servizio, passato da 8 a 5 unità;
il sindaco, la comunità locale, le associazioni sindacali, le categorie economiche e produttive, le componenti del volontariato hanno espresso subito una forte criticità nei confronti di queste scelte sottolineando come il doppio turno (mattutino e pomeridiano) dell'Ufficio Postale fosse necessario in relazione ad bacino d'utenza consistente e che usualmente non può recarsi allo sportello in orari antimeridiani per differenti e giustificati motivi;
il nuovo orario si distanzia notevolmente dalle esigenze dei cittadini, i cui orari e tempi, sono infatti sempre più compressi dagli impegni improrogabili della vita quotidiana ed avrà inevitabilmente ripercussioni negative sia sulla fruibilità sia sulla funzionalità dell'ufficio stesso;
è stata inoltre evidenziata la valenza prettamente sociale del turno pomeridiano: Montepulciano è infatti caratterizzata dalla presenza nella popolazione di una larga fascia di ultrasessantacinquenni (circa un quarto dei residenti complessivi) che spesso necessitano dell'assistenza di persone più giovani che possono prestare la propria collaborazione, anche per le pratiche postali, proprio il pomeriggio;
da quanto è emerso con i contatti tra l'Amministrazione comunale e la direzione provinciale di Poste Italiane «la decisione di chiudere di pomeriggio l'Ufficio Postale si configura, non come una razionalizzazione legata agli effettivi flussi di clientela, ma piuttosto come una conseguenza del pesante taglio di personale e di servizi operato dall'azienda»;
il sindaco di Montepulciano ha ribadito, in numerose occasioni, la propria disponibilità, già manifestata in precedenti occasioni, ad attivarsi affinché «si possano studiare e rapidamente adottare soluzioni che vadano incontro alle esigenze di tutte le categorie di cittadini» -:
quali iniziative urgenti intendano intraprendere nei confronti di Poste Italiane affinché venga ripristinato il servizio pomeridiano dell'Ufficio postale di Montepulciano capoluogo, compatibilmente con le motivate esigenze della comunità locale e le risorse umane e finanziarie dell'azienda;
se non ritengono opportuno, proprio alla luce della esigenze della popolazione locale e delle attività amministrative, imprenditoriali, ricettive, economiche, produttive, sociali, culturali e formative sopraespresse, valutare, anche in relazione alla manifestata disponibilità dell'amministrazione comunale, l'ampliamento (per spazi, servizi, personale ed orario di apertura) dell'ufficio postale di Montepulciano capoluogo.
(3-00506)

ASCIERTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.) spende circa 100 milioni di euro all'anno, per l'erogazione di 29.149 pensioni a cittadini della ex Jugoslavia, quasi tutti residenti in Slovenia e Croazia, per un somma complessiva già versata in favore di codesti soggetti pari a circa 2 miliardi e 500 milioni di euro;
tra i percettori di un siffatto trattamento previdenziale figurano criminali di guerra, già noti alla Procura Militare di Roma, inquadrati nelle cosiddette formazioni partigiane comuniste «titine», colpevoli di omicidi e torture commessi tra il 1943 ed il 1946, contro cittadini italiani inermi sia nel Friuli Venezia Giulia sia negli ex territori italiani dell'Istria e della Dalmazia, tra i quali Oskar Piskulic (capo della polizia segreta di Tito a Fiume), Ciro Raner (comandante del lager titino di Borovnica), Nerino Gobbo (commissario del popolo del IX Corpus di Tito a Trieste),

Franco Pregelj (commissario del popolo del IX Corpus di Tito a Gorizia), Giorgio Sfiligoi (militante del IX Corpus), Ivan Motika (giudice del popolo del IX Corpus in Istria), Mario Toffanin (deceduto-comandante dei Gruppi Armati Partigiani nel Friuli Venezia Giulia), Giuseppe Osgnacco (comandante della banda partigiana Benetska Ceta), Guido Climich (responsabile della polizia segreta di Tito in Istria), Giovanni Semes (capo della polizia segreta di Tito a Zara), Avijanka Margitic e Alojz Hrovat (capo partigiano a Bovec), quest'ultimo a capo di una banda di partigiani comunisti «titini» responsabile, tra l'altro, dell'eccidio di 12 Carabinieri, posti a guardia della centrale idroelettrica di Bretto, catturati, torturati ed uccisi il 23 marzo 1945, ai quali è stata concessa di recente dal Capo dello Stato la medaglia d'oro al valor civile;
appare incredibile che lo Stato italiano insignisca suoi militari della massiva onorificenza al valore e, contestualmente, continui a pagare la pensioni ai loro assassini riconosciuti;
nessun Governo della Repubblica ha mai adottato alcuna misura normativa, amministrativa e diplomatica per revocare il trattamento pensionistico a soggetti individuati come appartenenti alle bande partigiane comuniste «titine», residenti nei territori della ex Jugoslavia; colpevoli di crimini di guerra (pulizia etnica) a danno di cittadini italiani inermi;
il suddetto trattamento previdenziale da parte dello Stato italiano a favore dei suddetti soggetti criminali, oltre a presentare evidenti profili di illegittimità, risulta in stridente contrasto con il trattamento riservato agli appartenenti ai Reparti dell'Esercito della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), a cui lo Stato italiano non ha mai riconosciuto il diritto ad alcun trattamento previdenziale -:
se i Ministri interrogati intendano promuovere azioni di carattere giuridico, amministrativo e diplomatico per interrompere l'indebito, e ad avviso dell'interrogante, ignominioso per l'Italia, trattamento pensionistico (con l'eventuale recupero delle somme versate) a favore degli appartenenti alle bande partigiane comuniste «titine», responsabili dei noti crimini di guerra contro migliaia di cittadini italiani inermi, compiuti tra il 1943 ed il 1946 nel Friuli Venezia Giulia, Istria e Dalmazia.
(3-00510)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARINELLO, GIOACCHINO ALFANO e ZORZATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 maggio 1999 n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di personale scolastico, ha trasferito funzioni e personale dagli enti locali al Ministero della Pubblica Istruzione;
in particolare l'articolo 8 della suddetta legge ha disposto che: «il personale ATA degli istituti e scuole statali di ogni ordine e grado è a carico dello Stato» e, il secondo comma garantisce al personale trasferito il riconoscimento ai fini giuridici ed economici della «anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza»;
l'Amministrazione, con un accordo tra ARAN-OO.SS del 20 luglio 2000, inquadrava il personale su quanto percepito nell'ente di provenienza e non sull'effettiva anzianità di servizio, penalizzando così circa 80.000 lavoratori;
in seguito a ciò i lavoratori passati dagli enti locali alle dipendenze dello Stato hanno presentato numerosi ricorsi giudiziari in materia di lavoro ottenendo, nella maggior parte dei casi, sentenze favorevoli nei diversi gradi di giudizio, le quali hanno consentito loro di essere inquadrati nella giusta posizione d'anzianità di servizio effettivamente maturata presso l'Ente di provenienza;
con la legge Finanziaria 2006 (articolo 1, comma 218), il Governo, dettando

una interpretazione «autentica» disconosceva i diritti acquisiti dai lavoratori ex dipendenti enti locali;
su questi presupposti l'Amministrazione sta provvedendo, in particolar modo nella provincia di Trapani, al recupero delle somme percepite dall'anno 2000 ad oggi dal personale e ad un inquadramento con un'anzianità di servizio di gran lunga inferiore rispetto a quella reale, non tenendo conto di quanto disposto dalla Finanziaria 2008 che, all'articolo 3, comma 147, recita: «in sede di rinnovo contrattuale del personale relativo al biennio economico 2008/2009 viene esaminata anche la posizione giuridico-economica del personale ausiliario, tecnico e amministrativo trasferito dagli enti locali allo Stato in attuazione della legge n. 124 del 1999» -:
se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile ed urgente adottare le opportune iniziative normative per la definitiva soluzione di tale annosa questione;
se non ritenga opportuno disporre in tempi brevi la sospensione della restituzione delle somme da parte dei lavoratori interessati i quali si sono trovati nella condizione di dover restituire somme di notevole entità, che incidono pesantemente sulle retribuzioni già troppo basse;
se non ritenga opportuno provvedere al riconoscimento totale ai «fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza» così come previsto dalla legge n. 124 del 1999.
(5-01369)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUCCI e DIVELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la circolare n. 13/E della Direzione Centrale Accertamento dell'Agenzia delle Entrate, emessa lo scorso 9 aprile, fornisce «indirizzi operativi per lo sviluppo delle attività di prevenzione e contrasto dell'evasione fiscale»;
a pagine 26 della circolare si prevede, tra i metodi di individuazione dei possibili evasori fiscali, il «rilevamento di cessioni di beni e di prestazioni di servizi considerabili "di lusso" effettuate da soggetti operanti nelle rispettive circoscrizioni (porti turistici, circoli esclusivi, scuole private, wellness center, tour operator, e così via)»;
sono di fatto numerosissime le famiglie che, per i motivi più vari, compreso quello di voler assicurare un'educazione caratterizzata sul piano religioso, mandano i loro figli in scuole private pur non potendo essere certo considerate ricche e, anzi, facendo molti sacrifici nella certezza che questa sia la scelta migliore sul piano educativo e della formazione;
sembra quindi dubbio sul piano della libertà per i genitori di scegliere liberamente quale educazione dare ai propri figli che la circolare dell'Agenzia delle entrate consideri la frequentazione di una scuola privata alla stessa stregua del possesso di uno yacht o dell'appartenenza a un circolo esclusivo -:
se quanto affermato dall'Agenzia delle Entrate sia compatibile con la libertà per i genitori di dare ai propri figli, anche a costo di sostenere forti sacrifici economici, l'educazione da loro ritenuta più opportuna;
se ritenga opportuno intervenire, per quanto di sua competenza, al fine di eliminare il riferimento alle scuole private intese come «parametro» utile a segnalare un possibile caso di evasione fiscale.
(4-02899)

SANGA e MISIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 9 aprile scorso l'Agenzia delle Entrate ha emanato una circolare (n. 13/E) contenente gli indirizzi operativi per la prevenzione e il contrasto dell'evasione;

la circolare ha lo scopo di individuare i contribuenti con capacità di spesa più elevata rispetto a quanto dichiarato e a tal fine mette sotto la lente delle Fisco beni e servizi di lusso;
oltre a questi punti principali, nel decalogo della lotta all'evasione per il 2009, si focalizza l'attenzione sul contrasto alle frodi, sulle indagini finanziarie, sull'analisi dei rischi, sul controllo dei contribuenti con regimi fiscali agevolati e sull'utilizzo degli strumenti di definizione del contenzioso;
la circolare mira a realizzare controlli sulle diverse macro-tipologie a partire da un presidio costante sui grandi contribuenti (imprese e professionisti con volume d'affari Iva, ricavi o compensi non inferiore a 100 milioni di euro); sulle realtà «medie» (con volume d'affari Iva, ricavi o compensi da 5.164.569 euro e inferiori a 100 milioni di euro); sulle realtà di minori dimensioni (con volume d'affari Iva, ricavi o compensi fino a 5.164.568 euro) e sui lavoratori autonomi con analisi mirate e particolarmente selettive, collegate agli studi di settore, in modo da evidenziare i principali rischi di evasione e di elusione;
la circolare illustra l'opportunità di accertamenti a partire dagli stili di vita dei contribuenti e dalla loro possibilità di beneficiare di beni e servizi di lusso considerati quali indicatori attendibili di ricchezza;
tale approccio suscita perplessità e allarme laddove propugna l'inserimento delle cosiddette scuole private all'interno della definizione di bene di lusso al pari di porti turistici, circoli esclusivi e wellness center;
la dizione scuole private non trova oggi nell'ordinamento giuridico italiano una precisa corrispondenza;
le scuole non statali in Italia sono più di 10.000 e contano oltre un milione di studenti, molte di queste scuole sono scuole paritarie, spesso gestite da istituti religiosi;
la realtà italiana è tale che molte famiglie, anche con redditi medio-bassi, sostengono sacrifici rilevanti per mandare i propri figli nelle scuole paritarie -:
quali misure intenda assumere per chiarire quali scuole rientrino nella definizione di beni di lusso, se ad esempio vi rientrino anche le scuole paritarie che fanno parte a pieno titolo del sistema scolastico pubblico.
(4-02903)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una visita condotta agli italiani detenuti in India è stato constatato che sono 4 i nostri connazionali nelle carceri di questo paese: Angelo Falcone, Simone Nobili, Vincenzo Minunno (detenuti nel carcere di Nahan) e Franco Persi (detenuto nel carcere di Ambala);
tre di loro Angelo Falcone, Simone Nobili e Franco Persi sono stati condannati in primo grado a dieci anni di carcere e sono in attesa del verdetto di appello, mentre Vincenzo Minunno ha già scontato sette anni di una condanna definitiva a dieci anni;
per i nostri connazionali detenuti all'estero, in particolare se privi di alcun stabile rapporto con il territorio dove sono stati arrestati e condannati in paesi lontani come l'India, la distanza dal Paese di origine si traduce in un aggravamento di pena per la difficoltà delle famiglie o dei conoscenti ad effettuare le visite e per trattamenti penitenziari che non sempre tengono conto delle differenze culturali, religiose, eccetera;

anche a fronte della concreta possibilità che casi analoghi a quelli dei 4 nostri connazionali possano verificarsi si pone la necessità di provvedere a che in caso di condanna i nostri connazionali possano scontare la pena nel nostro Paese;
tale possibilità è in particolare non realizzabile con l'India che non ha ratificato la Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate né esiste un accordo bilaterale tra Italia e India che consenta questo trasferimento;
risulta però in attesa di parere da parte del Ministero della Giustizia una bozza di accordo bilaterale tra Italia e India sul trasferimento delle persone condannate -:
se non ritenga il Ministro della Giustizia di accelerare i tempi per un parere favorevole sul suddetto accordo in modo da consentire ai ministeri competenti di procedere nei confronti del governo indiano alla definizione del suddetto accordo.
(4-02905)

CESARIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Ordine degli Ingegneri di Roma versa in un grave stato di paralisi istituzionale in conseguenza delle elezioni tenutesi nel mese di settembre 2005 per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri di Roma e dall'insediamento dello stesso Consiglio;
le modalità di svolgimento delle elezioni sono state contestate dai candidati appartenenti all'Associazione Nazionale Assoingegneri «Leonardo» che si sono ritirati in blocco dalla competizione denunciando la situazione determinatasi a Roma alle Autorità (Consiglio Nazionale Ingegneri e Ministero della giustizia) alle quali compete il controllo sugli Ordini;
contro le elezioni dell'Ordine provinciale sono stati presentati reclami al Consiglio Nazionale degli Ingegneri che, in virtù della vigente legislazione, è competente per il primo grado di giudizio;
il 26 gennaio 2007, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri con decisione n. 4 del 2007 ha proclamato l'annullamento delle elezioni tenutesi nel 2005 e, conseguentemente, l'illegittimità del Consiglio dell'Ordine di Roma;
il 9 luglio 2008, la Suprema Corte di Cassazione adita dall'Ordine, ha rigettato il ricorso con sentenza n. 18860 rendendo definitivo l'annullamento delle elezioni del 2005;
nel mese di ottobre 2008, il Direttore Generale dell'Ufficio III - Libere Professioni - del Ministero della giustizia ha richiesto al Consiglio Nazionale degli Ingegneri la segnalazione di una terna di ingegneri per procedere al Commissariamento dell'Ordine di Roma;
nel mese di ottobre 2008, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha segnalato una terna di ingegneri appartenenti ad altri Ordini provinciali in possesso dei requisiti necessari per ripristinare la legittimità dell'Istituzione professionale;
il 10 marzo 2009 il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale ha pronunciato la decisione n. 1157 del 2009, con la quale è stato disposto che il Ministero della giustizia dovesse provvedere entro il termine di venti giorni allo scioglimento del Consiglio dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ed al commissariamento, con conseguente indizione delle nuove elezioni;
il Ministro della giustizia ha nominato con proprio decreto del 27 aprile 2009 il Commissario Straordinario con l'incarico di provvedere entro novanta giorni alla convocazione dell'assemblea per l'elezione del Consiglio degli Ingegneri della Provincia di Roma oltre che alla gestione ordinaria;
nella nomina il Ministro non ha tenuto in considerazione la terna di ingegneri segnalata dal CNI ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo luogotenenziale n. 382 del 23 novembre 1944 nominando, per di più, lo stesso ingegnere, appartenente allo stesso Ordine di Roma,

che il disciolto Consiglio dell'Ordine aveva chiamato a presiedere le operazioni elettorali annullate dalla Magistratura;
da fonti giornalistiche si apprende che lo stesso ingegnere unitamente ad altri quattro professionisti, sarebbe stato rinviato a giudizio per disastro colposo e lesioni personali gravi -:
quali criteri abbia adottato per la nomina del Commissario dell'Ordine degli Ingegneri di Roma e se non ritenga opportuno ritirare il provvedimento adottato che non ripristina le fondamentali regole democratiche di funzionamento dell'Ordine degli Ingegneri di Roma che con i suoi ventimila iscritti è il più grande d'Italia.
(4-02907)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

BOSI, VELO e DI VIRGILIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Governo, mediante decreto interministeriale, ha manifestato l'intenzione di procedere alla vendita della Società Tirrenia, la quale, mediante le diverse società regionali gestisce il sistema dei trasporti locali per le isole, ivi comprese quelle minori, come servizio essenziale alle persone e all'economia nell'ambito del principio della continuità territoriale;
come negli ultimi tempi la società Tirrenia per mezzo delle società regionali Toremar, Siremar, Caremar, ha iniziato a ridurre la flotta disponibile, tanto dei traghetti quanto di aliscafi - con ciò determinando pesanti disservizi che colpiscono pesantemente realtà territoriali disagiate - e ciò al di fuori di ogni programmazione e di ogni consultazione né con le Autorità Portuali, né con i Comuni interessati -:
se corrisponda al vero che è in corso di predisposizione un decreto interministeriale che, nel ridurre i fondi alla società Tirrenia, prevede altresì la disattivazione di oltre un terzo della flotta di traghetti e aliscafi ed una conseguente riduzione dei collegamenti marittimi;
se non ritenga che siffatta situazione che viene determinandosi senza particolari preavvisi costituisca un oggettivo e insostenibile danno sia alla popolazione delle isole sia alla stessa società Tirrenia che vedrebbe in tal modo ridurre il proprio valore in quanto lo stesso è determinato, non solo dalla titolarità dei mezzi, quanto dall'effettivo esercizio delle tratte autorizzate e subirebbe pertanto gravi conseguenze a causa dell'eventuale riduzione delle programmazioni;
se non ritenga necessario attivare un tavolo di concertazione che coinvolga gli enti locali e le regioni, propedeutico alla privatizzazione per ricercare le modalità per assicurare che l'operazione di privatizzazione in corso non pregiudichi il mantenimento del livello del servizio pubblico, l'occupazione degli addetti e la tutela dei territori interessati.
(3-00509)

Interrogazione a risposta scritta:

RUBINATO, BARETTA e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha commissionato con gara in appalto a un raggruppamento d'imprese italiane e alla Fervet S.p.A., di Castelfranco Veneto la realizzazione di 900 carrozze intercity, commessa funzionale all'avvio del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale del Veneto, che come è noto costituisce un'opera strategica per la mobilità della regione;

dopo la realizzazione di 450 carrozze, Trenitalia ha deciso di bloccare il finanziamento perché esaurite le risorse, e recedere dal contratto;
bloccata la commessa, la Fervet S.p.A. si è trovata senza lavoro e senza liquidità, con un magazzino di materiale per la costruzione delle carrozze intercity di oltre 5 milioni di euro, e nell'impossibilità di ottenere ulteriori linee di credito dalle banche, non ha avuto altra scelta che adottare la drastica soluzione della cassa integrazione;
il primo febbraio 2009, quindi, per 100 operai della Fervet S.p.A. (su 210) è scattata la cassa integrazione ordinaria;
da lunedì 9 marzo 2009, il numero degli operai in cassa integrazione è salito a 185;
dal 14 aprile 2009, per crisi d'impresa, quasi tutti i dipendenti sono stati collocati in CIGS, con pagamento diretto dei relativi trattamenti da parte dell'INPS, perché la Fervet S.p.A. in assenza di liquidità, non è in grado di pagare l'anticipo di cassa ai lavoratori;
per la Fervet S.p.A. ed i lavoratori sarebbe sufficiente, per il momento, arrivare a realizzare almeno 700 carrozze, in questo modo potrebbe avere lavoro per tutto il 2009, e potrebbe così utilizzare oltre 6 milioni di euro di materiale acquistato per la produzione delle carrozze intercity; se non si potesse conseguire almeno questo obiettivo di produzione, oltre alle inevitabili ricadute aziendali e occupazionali, i materiali acquistati per la produzione delle carrozze rimarrebbero a deposito inutilizzati, con il rischio di diventare obsoleti;
l'interruzione della commessa comporta sicuramente delle penali; appare pertanto conveniente disporre nuove risorse per gli investimenti nel settore ferroviario e riattivare le commesse sospese da Trenitalia, tra cui la commessa della Fervet S.p.A., salvando i 214 dipendenti e le loro famiglie -:
quali urgenti iniziative i ministri interrogati intendano intraprendere allo scopo di conoscere se sia legittimo il comportamento posto in essere da Trenitalia;
quali siano le ragioni che hanno indotto Trenitalia a recedere arbitrariamente e improvvisamente dal contratto stipulato con il raggruppamento d'imprese e la Fervet, bloccando il finanziamento e lasciando, quindi, la Fervet S.p.A. senza lavoro e senza liquidità, e gravata da un contenzioso avanzato dal raggruppamento di imprese impegnate nella medesima commessa per un valore di 112 milioni di euro;
quali iniziative intendano assumere per ottenere la riattivazione della commessa Fervet S.p.A. da parte di Trenitalia, per la realizzazione di ulteriori 250 carrozze, sia per evitare il fallimento dell'impresa e la perdita del posto di lavoro dei lavoratori della Fervet, sia al fine di non vanificare la realizzazione di un'opera importante e strategica per il sistema della mobilità della Regione Veneto come il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale del Veneto.
(4-02908)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

CARDINALE, BURTONE, BERRETTA, FADDA e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i comuni, a seguito della scelta del Governo di abolire l'ICI per la prima casa, si trovano in grandi difficoltà economiche nella predisposizione di importanti servizi e investimenti per la comunità;
i comuni siciliani risultano penalizzati anche per il ritardo dei trasferimenti regionali a seguito della mancata adozione del bilancio regionale;

alcuni comuni, in particolare quello di Mussomeli (Prov. di Caltanissetta), a un controllo dei trasferimenti erariali risultano penalizzati, in maniera ingiustificata, rispetto a quelli appartenenti alla stessa categoria per caratteristiche del territorio e per popolazione -:
quali iniziative intenda promuovere per controllare i trasferimenti storici erariali ai comuni e per rimuovere le evidenti ingiustizie subite da alcune comunità (in particolare dal comune di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta) che hanno una percentuale media pro-capite di competenza notevolmente inferiore rispetto a quella dei comuni appartenenti alla stessa categoria e con caratteristiche di territorio e popolazione simili;
quali proposte intenda mettere in campo per far superare l'attuale fase di crisi finanziaria degli enti locali depauperati di risorse, che rischiano il dissesto con forti ripercussioni sociali per le comunità.
(3-00507)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO e ZUNINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 17 marzo 2009 la Giunta Comunale di Albenga (Savona) ha approvato la delibera n. 80 nella quale in una lunga premessa riaffermava le caratteristiche economiche, produttive, sociale del proprio territorio;
in particolare si afferma che la richiesta di manodopera nei settori agro-floricoli, il settore alimentare e la trasformazione e quello dell'edilizia è occasione di lavoro per molti lavoratori immigrati ma contemporaneamente fonte di richiamo per altri che non riescono ad essere protagonisti di un processo d'integrazione sociale e lavorativo;
si riconosce il lavoro svolto congiuntamente dalle Istituzioni, Prefetto, Questore, Forze dell'Ordine per limitare il verificarsi di fenomeni ed atti di delinquenza, vengono citati gli atti deliberati dal Comune di Albenga al fine di contrastare episodi che generano uno stato diffuso di insicurezza ed impotenza e che rischiano di alterare i sentimenti di tolleranza e accoglienza, da sempre patrimonio della città;
tale delibera chiedeva un intervento straordinario da parte dei Ministeri competenti al fine di rafforzare la presenza delle Forze dell'Ordine tese ad un capillare controllo del territorio finalizzato al rispetto della legalità, con particolare riguardo all'utilizzo come forza lavoro senza la messa in regola degli stessi immigrati;
nella notte tra il 25 ed il 26 aprile a seguito di una rissa avvenuta tra giovani italiani e marocchini alcuni già identificati tra le forze dell'ordine sono stati protagonisti di un azione folle ed omicida, appiccando il fuoco all'abitazione di un uomo di trent'anni, magrebino, bracciante in un azienda agricola della zona e che è stato ricoverato al San Martino Genova in gravissime condizioni -:
se sia a conoscenza delle richieste del Comune di Albenga e del gravissimo episodio accaduto e se e quali atti intenda assumere per dare risposte rapide alla comunità di Albenga ed alle sue Istituzioni.
(5-01370)

MOTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i sindacati di polizia hanno denunciato che i ridotti stanziamenti per la pubblica sicurezza stanno causando, di fatto, un grave deficit nell'organico delle forze dell'ordine e gravi difficoltà nella gestione delle risorse e dei mezzi di lavoro;

in particolare è stato denunciato il mancata stanziamento delle risorse necessarie per corrispondere agli operatori della sicurezza le indennità accessorie per le attività operative già prestate da alcuni mesi;
i sindacati della Polizia, inoltre, hanno dichiarato che dalle stime in loro possesso emerge che nello maggiori città, in media, due autovetture su tre sono ferme per mancanza di fondi per le riparazioni o le manutenzioni;
la questura di Parma dispone di 65 autovetture di cui oltre il 30 per cento versa in condizioni pessime o precarie e necessita di continui interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria a causa dell'elevata usura. Diverse autovetture non risultano essere in esercizio a causa dell'insufficienza di fondi per effettuare tali manutenzioni;
la dotazione di personale in servizio della questura di Parma risulta essere inoltre deficitaria rispetto alle esigenze espresse nella pianificazione formulata dal Ministero nel 1989;
nonostante tale pianificazione preveda l'impiego di 144 agenti e 48 sovraintendenti ad oggi ne risultano effettivamente impiegati rispettivamente solo 126 e 42. Detta pianificazione, peraltro, necessiterebbe di essere riconsiderata alla luce della mutate esigenze di sicurezza espresse dai cittadini -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di accogliere le richieste dei sindacati di Polizia e per garantire l'adeguata funzionalità della questura di Parma a garanzia della sicurezza dei cittadini della provincia di Parma.
(5-01373)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che presso l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) vi sarebbero gravi carenze gestionali ed organizzative;
sul sito del Corriere della Sera un articolo del primo agosto 2008, a firma di Giorgio Rizzo, riporta la notizia dell'improvvisa dimissione in blocco del consiglio di amministrazione ASI (con l'eccezione di un solo membro), instauratosi durante il Governo del centrosinistra, e del commissariamento dell'Agenzia per volontà del Ministro Gelmini;
dal medesimo articolo risulta che poco prima della destituzione dei membri del consiglio di amministrazione, il Ministro Gelmini avrebbe sollevato dall'incarico di Presidente il fisico Giovanni Bignami;
il licenziamento di Bignami, nominato nel 2007 dall'ex Ministro Mussi, non sembrava giustificato, soprattutto alla luce del suo lodevole operato durante l'incarico affidatogli;
risulta che il Ministro motivò il commissariamento dell'Agenzia proprio con le dimissioni in blocco del consiglio di amministrazione ASI;
sempre l'articolo di Rizzi riporta che il Governo Berlusconi avrebbe nominato commissario dell'Agenzia Enrico Saggese, che oltre ad essere amico intimo di Maurizio Gasparri sarebbe anche direttore delle attività spaziali della Finmeccanica, principale destinataria dei finanziamenti dell'ASI;
il Governo avrebbe poi affidato l'incarico di sub-commissario a Piero Benvenuti, uno dei componenti del consiglio di amministrazione dimissionario;
un comunicato del sindacato USI/RdB-Ricerca del 26 giugno 2006, riporta

alcune informazioni sulla carriera professionale del professor Piero Benvenuti;
in particolare, risulterebbe che Benvenuti sarebbe stato commissario straordinario dell'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) e poi suo Presidente per tre anni;
durante l'incarico di Presidente INAF, Benvenuti avrebbe soltanto peggiorato la gestione dell'Ente, paralizzando di fatto le attività nelle strutture di ricerca;
il Presidente avrebbe disatteso tutte le questioni sindacali e avrebbe gestito in maniera mortificante i rapporti con il personale, provocando profondi scompensi all'interno dell'organico;
Benvenuti inoltre avrebbe ricevuto pesanti critiche da autorevoli scienziati come Margherita Hack e Franco Pacini;
il sindacato, con la nota summenzionata, chiedeva come atto di responsabilità la dimissioni immediate di Benvenuto -:
se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e se si, quali provvedimenti il Ministro intenda adottare in merito al conflitto di interessi in cui ricade Enrico Saggese, commissario dell'Agenzia Spaziale Italiana;
per quali ragioni il professor Benvenuti, noto per la pessima gestione dell'INAF durante il suo incarico di Presidente dell'Ente, sia stato nominato sub-commissario dell'Agenzia Spaziale Italiana;
per le motivazioni addotte in premessa, se l'Asi non si trovi di fatto a ricoprire il ruolo di succursale del gruppo Finmeccanica, maggiore destinatario dei finanziamenti da parte dell'ASI;
se corrisponda al vero che il personale dell'ASI sia attualmente privo di organizzazione e che sia esautorato nelle sue funzioni dallo staff di Presidenza;
se le scelte adottate dal Governo relative al commissariamento dell'ASI consentano all'Agenzia di essere competitiva a livelli europei.
(5-01374)

Seduta n. 169 del 30/4/2009

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2010

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il terremoto che ha colpito l'Abruzzo nelle scorse settimane ha provocato danni umani e materiali di devastanti proporzioni ed è facilmente comprensibile come tale calamità naturale abbia comportato per i tanti diversamente abili sopravvissuti, un'esperienza ancor più tragica e gravida di penose conseguenze;
la situazione dei diversamente abili appare ancora più preoccupante a causa della mancanza di informazioni e dati attendibili riguardo alle loro condizioni: non siamo infatti a conoscenza di quanti essi siano, di dove siano alloggiati e di quanti siano gli Enti, le Organizzazioni o Associazioni che stanno provvedendo alla loro assistenza -:
quali provvedimenti questo Ministero abbia adottato al fine di garantire un'adeguata assistenza ai diversamente abili sopravvissuti al terremoto che ha devastato l'Abruzzo nelle scorse settimane;
quali iniziative questo Ministero intenda adottare allo scopo di rendere noto il numero e la dislocazione dei diversamente abili vittime del terremoto e a chi sia stata affidata la loro assistenza.
(5-01368)

LENZI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 31 ottobre 2008 tra Cgil, Cisl, Uil e Ugi e la Alitalia S.p.A. in amministrazione straordinaria, nonché la Compagnia Aerea Italiana S.p.A., è stato stipulato, con la partecipazione del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, un

«accordo sul criteri di assunzione a tempo indeterminato» di dipendenti di Alitalia presso la Compagnia Aerea Italiana (CAI);
tale accordo, noto anche come «lodo Letta», prevede testualmente in premessa che «CAI potrà non procedere all'assunzione di coloro che matureranno i requisiti di accesso alle prestazioni previdenziali nell'arco di tempo - sommato al periodo di preavviso - di fruizione degli strumenti di integrazione del reddito che potranno essere attivati prima e dopo la risoluzione del rapporto di lavoro nelle rispettive aziende di provenienza»; con parole diverse, tale disposizione è ripetuta nella parte dispositiva dell'accordo;
la suddetta disposizione contrattuale ha l'effetto di riservare alle lavoratrici un trattamento nettamente deteriore rispetto a quello dei lavoratori, poiché le ha escluse dalla possibilità di assunzione alle dipendenze della Compagnia Aerea Italiana con cinque anni di anticipo, stante la differenziazione oggi vigente dell'età di pensionamento delle lavoratrici rispetto ai lavoratori;
l'11 dicembre 2008 è stato sottoscritto dalle stesse organizzazioni sindacali e Alitalia in amministrazione straordinaria un ulteriore accordo che dispone esplicitamente l'attivazione della cassa integrazione guadagni per tutti i dipendenti di quest'ultima società non assunti dalla Compagnia Aerea Italiana, salvo che questi abbiano i requisiti per il pensionamento di vecchiaia;
la suddetta disposizione contrattuale ha l'effetto di riservare allo lavoratrici un trattamento nettamente deteriore rispetto a quello dei lavoratori, poiché limita entro un periodo di cinque anni inferiore la loro possibilità di fruire della cassa integrazione guadagni e di maturare i corrispondenti contributi previdenziali ai fini pensionistici, stante la già menzionata differenziazione oggi vigente dell'età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici rispetto ai lavoratori;
questo provvedimento va a colpire soprattutto le dipendenti dell'azienda che oggi non hanno né i requisiti di età né di contribuzione per accedere alla pensione e si ritrovano ad aver versato un numero esiguo di contributi che non permettono di accedere ad una prestazione pensionistica dignitosa -:
se i Ministri interrogati non ritengano che le disposizioni collettive citate e comunque i comportamenti aziendali ad esse corrispondenti, consistenti nell'escludere le lavoratrici con cinque anni di anticipo rispetto ai lavoratori dall'assunzione alle dipendenze di CAI o dal godimento della cassa integrazione guadagni alle dipendenze di Alitalia S.p.A. in amministrazione straordinaria, violino il divieto di discriminazioni di genere posto dall'ordinamento comunitario.
(5-01371)

MARIANI, BRAGA e BRATTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 23 gennaio 2007 il consiglio comunale di Camaiore (Lucca) ha adottato, con delibera n. 9/07; il piano delle antenne per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti di telecomunicazione e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi magnetici;
il 19 gennaio 2009 il consiglio comunale di Camaiore ha approvato, con delibera n. 6/09, il regolamento sulle emissioni elettromagnetiche, con il dichiarato obiettivo di: assicurare il corretto inserimento urbanistico e territoriale degli impianti, garantire il rispetto delle vigenti normative comunitarie, statali e regionali, dettare misure atte a prevenire i danni alla salute, all'ambiente e al paesaggio, prodotti dall'inquinamento elettromagnetico generato dagli impianti di trasmissione per telefonia e radiodiffusione, secondo i principi di precauzione e prevenzione;
le disposizioni approvate con il citato regolamento - per la cui redazione non è

stato aperto un confronto pubblico con i cittadini e le associazioni - non sembrano fornire sufficienti garanzie per quanto riguarda la tutela della salute dei cittadini, considerata la sempre più diffusa consapevolezza della nocività della prolungata esposizioni ai campi elettromagnetici generati dagli impianti di telecomunicazione;
va richiamata l'esigenza che sia rispettato, oltre al quadro normativo vigente, il principio di precauzione, elemento di valutazione imprescindibile introdotto dall'Unione europea -:
quali iniziative intendano assumere per promuovere una corretta informazione sui rischi delle esposizioni ai campi elettromagnetici e per fugare le condivisibili e comprensibili preoccupazioni di tutti quei cittadini, che vedono con apprensione l'approvazione di norme regolamentari che impongono limiti di esposizione giudicati elevati dalla comunità scientifica, pur se formalmente non in contrasto con il vigente dettato normativo.
(5-01376)

Interrogazione a risposta scritta:

DAL LAGO e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Ampelio Meda, di 65 anni, residente in Malo (Vicenza), è disoccupato e vive con la pensione minima della moglie;
nel maggio del 2001 ha dato inizio ad una vertenza davanti al Tribunale di Vicenza-Sezione del lavoro, chiedendo l'accertamento del diritto alla costituzione della rendita ex articolo 13 della legge 1338 del 1992;
la causa si è conclusa con sentenza n. 61 del 7 marzo 2006, con la quale il giudice ha così stabilito: 1) accerta che il ricorrente ha diritto a vedersi costituita la rendita vitalizia ex articolo 13 della legge 1338 del 1992 e conseguentemente accerta l'obbligo per l'INPS di costituire la relativa rendita consentendo l'esecuzione delle formalità di legge necessarie affinché questa possa essere costituita; 2) accerta che il ricorrente ha diritto al pagamento dell'indennità di mobilità ex articolo 7, comma 6, della legge n. 223 del 1991 e per effetto la illegittimità della sospensione della stessa da parte dell'INPS dal 18 dicembre 1999; 3) accerta il diritto del ricorrente a godere su tale importo degli interessi di legge;
da allora, all'interessato, non è stato ancora riconosciuto il diritto accertato dal Tribunale e il relativo pagamento del dovuto -:
quali iniziative intenda adottare affinché, in tempi rapidi, trovi applicazione da parte dell'INPS, il dispositivo della sentenza in premessa citata.
(4-02900)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO, AGOSTINI, CENNI, CUOMO, LUSETTI, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel corso della trasmissione televisiva «Anno zero» dello scorso 9 aprile 2009 è stato mandato in onda un servizio sul recente terremoto abruzzese durante il quale è stato intervistato un dipendente in divisa del Corpo Forestale dello Stato;
nel suo intervento il Forestale affermava che: «ieri sera alle 10.45 c'è stata una scossa da sei e hanno detto che non c'è stato niente. Hanno caricato le persone sulle spalle in pigiama e l'hanno portati via perché i "Signori" hanno detto che non c'era pericolo ... però vedi cosa è successo ... vedremo cosa uscirà in questi giorni ..., guarda quanta gente in divisa! Guarda cosa stan facendo. Cosa sta facendo?

Stan facendo ... le persone lavorano, la buona parte non lo fa. Perché non ci sono gli strumenti, non c'è nessuno che li coordina. Quattro ore fa ero con il pigiama, mi sono messo sta divisa, no? Perché se no mi dicevano chi sei tu? Cosa fai li sopra? A tirar fuori la gente... e perché vedevo la gente quasi qua con le braccia conserte a guardare ... E i genitori che piangevano perché c'erano qua sotto i figli;
con tali dichiarazioni il Forestale sembrerebbe criticare «l'inoperatività» della «gente in divisa» a causa della mancanza di strumenti e di coordinamento e sollevare forti dubbi sulle capacità di prevenzione e di risposta del Servizio nazionale di Protezione Civile agli eventi sismici abruzzesi e sulla correttezza dell'informazione nei riguardi della popolazione;
tali dichiarazioni sono sembrate ingiuste nei confronti di tutte le istituzioni impegnate a fronteggiare l'emergenza in Abruzzo anche in virtù del fatto che il forestale non ha chiarito di parlare in modo personale ma si è comportato come organo dell'Amministrazione, rappresentando la volontà del Corpo Forestale dello Stato impegnando l'ente di appartenenza di fronte alla cittadinanza locale, alla Nazione ed alle Istituzioni;
si auspica che né il Capo del Corpo Forestale dello Stato nè ogni altro organo di diretta dipendenza gerarchica abbiano autorizzato il forestale al rilascio di tale intervista;
tali dichiarazioni hanno gettato un ombra sulle azioni della Protezione civile, generando forse un ulteriore senso di insicurezza nella cittadinanza già duramente provata dall'evento sismico, arrecato un danno all'immagine del Corpo Forestale dello Stato e creato conflitto tra istituzioni dello Stato;
dal 6 aprile 2009 tutte le istituzioni dello Stato hanno dato una risposta immediata al tragico evento compiendo uno sforzo enorme mettendo in campo tutte le forze disponibili per fronteggiare la situazione in atto;
lo stesso Presidente della Repubblica ha espresso «una soddisfazione che inorgoglisce il nostro Paese», rispetto ai soccorsi e agli interventi per assicurare una prima sistemazione agli sfollati del terremoto ha parlato con «ammirazione» dello sforzo sinergico per i soccorsi, che ha visto sommarsi l'intervento dello Stato centrale con quello delle Regioni, dei Comuni e delle organizzazioni volontarie;
le dichiarazioni rese dal forestale intervistato sono apparse, incomprensibilmente, in contrasto con la mission principale che dovrebbe essere attribuita alla qualifica che riveste, ossia di rappresentare un elemento di sicurezza e certezza per la popolazione in una situazione di estrema gravità come è stata quella del doposisma abruzzese;
l'impatto principale di tali dichiarazioni lo ha subito in primis lo stesso Corpo Forestale dello Stato che, a fronte di un organico di appena 9000 unità in tutto il territorio nazionale, ha, al contrario, immediatamente destinato all'Abruzzo centinaia di uomini in divisa, personale civile, mezzi, viveri e materiali allestendo anche due cucine da campo interamente autonome;
le dichiarazioni rese dal forestale risultano ancora meno comprensibili alla luce del fatto che la legge n. 6 del 2004 individua il Corpo Forestale dello Stato quale struttura operativa nazionale di protezione civile e recentemente la legge 13 del 2009 ha affidato ai nuclei operativi speciali del Corpo la specifica competenza;
il Corpo Forestale dello Stato sta fronteggiando ininterrottamente l'emergenza terremoto dal 6 aprile 2009 e risulta capillarmente presente in tutte le aree terremotate ed in talune frazioni è l'unico presidio dello Stato presente dimostrando

ogni giorno attaccamento ai valori del proprio corpo, abnegazione e spirito di servizio verso la collettività -:
quali valutazioni esprima il Ministro sull'intervento del Corpo forestale dello Stato a seguito del sisma che ha colpito la regione Abruzzo e quali ulteriori risorse e strumenti intenda affidare al Corpo forestale dello Stato per continuare il proprio importante lavoro al servizio della collettività.
(5-01372)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

FRANCESCHINI, IANNUZZI, CUOMO, GRAZIANO, BONAVITACOLA e VACCARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo Stabilimento Alcatel-Lucent di Battipaglia costituisce un polo industriale di assoluta eccellenza nel settore delle telecomunicazioni e della ricerca, di rilievo europeo;
tale sede è costituita da un centro di integrazione e collaudo (che ha quali punti di forza la capacità produttiva, il costo del lavoro del tutto concorrenziale, l'elevata flessibilità), nonché da un centro di ricerca e sviluppo, che rappresenta un rilevante riferimento tecnologico ed un qualificante sbocco occupazionale per le Università della Campania;
tale fabbrica occupa circa cinquecento dipendenti che hanno acquisito una elevata professionalità, da tutti riconosciuta;
nel perimetro della Alcatel di Battipaglia, inoltre, operano numerose aziende che occupano più di 400 dipendenti;
considerato anche tale indotto, le attività della Alcatel-Lucent di Battipaglia assicurano lavoro ed impiego a circa mille famiglie;
ciononostante e malgrado i molteplici interventi pubblici (finanziamenti statali ed europei) che si sono susseguiti nel tempo a sostegno della produzione e del centro di ricerca, ogni anno ritorna il disegno della multinazionale Alcatel di porre in discussione i diversi stabilimenti insediati in Italia;
in questa logica negativa ed inaccettabile, rientra anche la ricorrente minaccia della chiusura dello stabilimento Alcatel di Battipaglia, ovvero della esternalizzazione delle sue attività;
è indispensabile definire con celerità la trattativa in corso con il Governo e l'Azienda (la cui attuale proprietà va salvaguardata) al Tavolo nazionale attivato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
è fondamentale sviluppare ogni iniziativa per la tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali nella fabbrica Alcatel di Battipaglia, che costituisce un centro di produzione di elevata qualità;
va respinto ogni tentativo di depotenziare il ruolo e le prospettive dell'insediamento Alcatel di Battipaglia, ovvero di delocalizzarne le attività;
va invece realizzato un progetto che punti senza incertezze o senza rinvii al rilancio produttivo definitivo dello stabilimento indicato -:
quali iniziative il Ministro dello sviluppo economico intenda assumere con massima sollecitudine per preservare e sviluppare la funzione produttiva strategica dello stabilimento Alcatel di Battipaglia, salvaguardando i circa 500 addetti ed eliminando ogni pericolo di chiusura, o, di grave depauperamento di tale stabilimento, o comunque di delocalizzazione o esternalizzazione delle sue attività.
(3-00508)

Interrogazione a risposta scritta:

MURER e NACCARATO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 1o gennaio 2004, dalla fusione tra le aziende Plug It ed Edisontel, nasce il marchio Eutelia. Nello stesso anno il Gruppo acquisisce l'80 per cento di Nts (società quotata al nuovo mercato e operante nel settore dei media e internet) ed il 71,5 per cento di Noicom, operatore di telecomunicazioni del Nord-Ovest;
nel 2005 Eutelia si afferma tra i primi 5 operatori nazionali di telecomunicazioni e si quota in borsa mentre nel 2006 l'azienda entra nel settore dell'information technology con l'acquisizione, attraverso la partecipata Eunics, delle attività italiane dei gruppi Getronics (multinazionale olandese che in Italia ha acquisito tutte le operation di Olivetti) e Bull Italia (consociata Italiana della multinazionale Francese dell'Information Technology). Sempre nel 2006, con il progetto Arabia Saudita, inizia lo sviluppo della strategia di startup internazionale, che si espande anche in Tanzania, Liberia, Qatar, Niger, Romania e Bulgaria;
nel 2007, abbandonando la partecipazione alla gara per le frequenze WiMax, a seguito del mancato perfezionamento dell'acquisizione di EDA (azienda ex Ericsson, poi acquisita, dal fallimento, da parte di Vitrociset) Eutelia si concentra sul mercato della telefonia mobile per l'assegnazione dalla licenza del nuovo operatore in Polonia (progetti ed iniziative di cui non si conosce il seguito);
attualmente in Eutelia sono impiegate 2500 persone circa, di cui 2000 nel comparto informatico e la rimanenza nel comparto delle telecomunicazioni. Le risorse umane sono presenti sul territorio nazionale presso le sedi storiche di Olivetti e Bull, come Milano (Pregnana Milanese), Torino ed Ivrea, Padova, Roma, Avellino e Bari;
la presenza delle varie concentrazioni operative sul territorio è legata sia all'operazione «finanziaria» per l'acquisizione di Getronics (acquisita simbolicamente per un euro, con l'eredità contabile pari al TFR dei dipendenti) ed «immobiliare» di Bull (stabilimento di Pregnana e di Avellino);
in Veneto, filiale di Padova, operano circa 100 persone. In particolare operano stabilmente gruppi di lavoro che vedono impegnate una ventina di persone mentre, a vario titolo, un'altra sessantina svolge le attività di assistenza tecnica e manutenzione hardware su commesse «nazionali» ovvero acquisite presso la Pubblica Amministrazione Centrale o presso i grandi gruppi bancari o industriali che commissionano le varie attività sui loro uffici periferici;
oltre ad una rilevante ed esperta compagine operativa Eutelia può vantare, anche in Veneto, importanti certificazioni conseguite dalle proprio risorse umane sia in campo sistemistico hardware (Dell), sistemistico networking (CISCO) e sistemistico software (Microsoft). Nello specifico in Veneto è assolutamente rilevante la professionalità e la competenza del personale in particolare negli ottanta operativi di cui sopra così come nella rimanente struttura commerciale, di project management e di supporto (funzioni di staff);
in queste settimane, la famiglia Landi, proprietaria dell'azienda, ha comunicato l'abbandono del settore informatica a partire dal prossimo mese di luglio, determinando la dispersione di un potenziale produttivo e competitivo notevole per un settore di mercato in espansione;
contemporaneamente, l'azienda ha annunciato che è prossima all'apertura di una procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori del settore informatico, che sono circa 2mila, determinando uno stato di forte preoccupazione e di immediata mobilitazione delle organizzazioni sindacali -:
se e quando il Ministro dello sviluppo economico intenda intervenire sulla vicenda,

intraprendendo una iniziativa decisa con l'apertura di una unità di crisi con la partecipazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti delle Regioni interessate dai tagli occupazionali, dell'azienda e del Ministero stesso al fine di valutare tutte le possibili soluzioni alla vicenda;
se e in che modo il Ministro del lavoro intenda intervenire a tutela dei lavoratori che, pur in possesso di una forte qualificazione professionale e pur inseriti in un sistema fortemente competitivo sul mercato internazionale, rischiano di perdere l'occupazione.
(4-02904)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in commissione Centemero n. 5-00949, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Misiti n. 4-02886, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 168 del 29 aprile 2009.

MISITI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Giuseppe Masciari, detto Pino, era un imprenditore edile calabrese. Era, perché dal settembre 1994 quando è stato costretto a licenziare gli ultimi 58 operai rimasti a lavorare per la sua impresa, non lo è più. Ha perso il suo lavoro, le sue imprese, la sua vita di prima. Non vive più in Calabria e la sua vita familiare e relazionale ne è uscita duramente provata;
alla morte del padre nel 1988 Pino Masciari ne eredita la ditta che si occupava di lavori per privati e nella quale già ricopriva il ruolo di amministratore. Il Masciari già possedeva un'altra impresa edile, la «Masciari Costruzioni» che invece si occupava di lavori pubblici;
Pino Masciari, non soltanto ha denunciato la 'ndrangheta, ma attraverso questo suo gesto che deve essere definito eroico, ha posto in evidenza le collusioni che la stessa ha intessuto con il mondo della politica;
rapporti con le banche intralciati e non più limpidi, blocco dei lavori delle sue imprese sia nell'ambito delle opere pubbliche che in quelle private; rallentamento delle pratiche nella pubblica amministrazione in cui si registra infiltrazione mafiosa. E tutto ciò è stato lo scotto costretto a pagare per essersi ribellato al racket di 'ndrangheta e politica collusa;
il 6 per cento alla 'ndrangheta e il 3 per cento alla politica, assunzioni pilotate, rifornirsi di manodopera e di materiali da chi e dove lo decideva il capo-cosca, regali di appartamenti, erano soltanto parte del prezzo che Masciari non ha voluto pagare alla 'ndrangheta;
Pino Masciari, la moglie Marisa e i loro due figli, entrano nel programma di protezione il 18 ottobre 1997. È intuitivo capire quali conseguenze ha avuto questo evento, e soprattutto il dolore personale nel dover scomparire, dalla sera alla mattina dal luogo in cui si è nati, cresciuti e nel quale si è lavorato per tanto tempo. Scomparire per essere portati in un luogo segreto. Lo stesso procuratore generale Pier Luigi Vigna lo definiva «il principale testimone di giustizia italiano»;
ma le incongruenze e il sentimento di lontananza che la famiglia Masciari prova nei confronti delle istituzioni derivano da vari episodi. Per esempio l'essere accompagnati con veicoli non blindati e recanti la targa della località protetta, essere registrati negli alberghi con il loro vero nome. O ancora l'assistere alla decisione

della Commissione Centrale del Ministero degli interni che in data 28 luglio 2004 notifica: «che sussistono gravi ed attuali profili di rischio, che non consentono di poter autorizzare il ritorno del Masciari e del suo nucleo familiare nella località di origine; ritenuto che il rientro non autorizzato nella località di origine potrebbe configurare violazione suscettibile di revoca del programma speciale di protezione»;
ma dopo appena tre mesi, il 27 ottobre 2004, la stessa Commissione Centrale del Ministero dell'interno notifica al Masciari che il programma speciale di protezione è terminato. Tra le motivazioni additate dalla Commissione vi è la presunta conclusione dei processi. Fatto smentito in data 6 febbraio 2006, dalla DDA di Catanzaro che emetteva una delibera in cui attestava che i processi erano in corso di trattazione;
alla decisione della Commissione Centrale del Ministero degli interni, il Masciari fa ricorso al Tar del Lazio, il quale soltanto dopo 50 mesi sebbene la legge n. 45 del 2001 stabilisce un termine di sei mesi, ossia nel gennaio 2009 emette la sentenza stabilendo «l'inalienabilità del diritto alla sicurezza, l'impossibilità di sistemi di protezione o programmi a scadenza temporale predeterminata» e ordina al Ministero di attuare le delibere su sicurezza, reinserimento sociale, lavorativo, risarcimento dei danni, secondo quanto stabilito dall'articolo 16-ter della legge n. 45 del 2001;
ad oggi Pino Masciari non ha ricevuto alcuna risposta dalla Commissione Centrale del Ministero dell'interno;
la sicurezza, la libertà e il diritto di ricostruire una vita per Pino Masciari, per la moglie e per i suoi due figli, dipende da un ricorso al Tar presentato nel 2004 e che, continuamente rischiano di perdere la scorta;
la legge n. 45 del 13 febbraio 2001, ad oggi è stata disattesa e non si è rivelata in grado di proteggere i collaboratori di giustizia, attualmente trattati alla stregua dei pentiti di mafia, malgrado le rassicurazioni dell'articolo 16-ter della medesima -:
se il Governo nell'immediato, intenda assumere dei provvedimenti al fine di salvaguardare e proteggere la vita di Pino Masciari, della moglie e dei figli, assicurando loro anche il lavoro;
se intenda assumere iniziative normative che da un lato spronino quanti sono stretti dalla morsa delle mafie e delle associazioni criminali a collaborare con la giustizia e, a denunciare alle autorità competenti, dall'altra rassicurare gli onesti e quanti intendono collaborare con la giustizia, sul riuscire a continuare a condurre una vita normale ed essere effettivamente protetti dallo Stato, senza che questa loro collaborazione li ponga nell'estrema emarginazione e nell'abbandono da parte di tutti, comprese le istituzioni.
(4-02886)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Rampelli n. 4-02863 del 23 aprile 2009.