XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 14 maggio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la tutela della maternità è un principio fondamentale di uno Stato civile;
le donne in stato di gravidanza siano esse cittadine italiane, comunitarie o extracomunitarie hanno diritto ad avere tutele ed ogni forma di protezione sociale;
queste tutele e protezioni si estendono successivamente alla nascita del figlio,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative volte ad estendere ed assicurare le più ampie garanzie e tutele alle donne in maternità anche clandestine.
(1-00177)
«Mussolini, Di Centa, Renato Farina, Antonio Pepe, Malgieri, Perina, Di Biagio, Barani, Antonio Martino, Caldoro, Toccafondi, Angeli, Della Vedova, Stracquadanio».

Risoluzione in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
in località Strillaie, nelle immediate vicinanze del litorale grossetano e dei centri turistici di Marina di Grosseto, Castiglione della Pescaia e Principina a Mare - incuneata tra siti di importanza comunitaria e regionale (SIC-SIR) nonché zone di protezione speciale (ZPS) - si trova una discarica nella quale da oltre 30 anni vengono conferiti rifiuti indifferenziati;
i giornali locali hanno più volte messo in evidenza che il conferimento dei rifiuti è per lo più avvenuto in maniera convulsa, al di fuori di qualsiasi controllo da parte della pubblica amministrazione e in assenza delle apposite autorizzazioni amministrative, visto che la prima autorizzazione provvisoria risale all'anno 1984, giusta deliberazione del Consiglio provinciale n. 518 del 29 dicembre 1984;
il conferimento dei rifiuti è avvenuto, in pratica, mediante semplice collocamento dei rifiuti indifferenziati in trincee appositamente scavate, profonde fino a 9 metri, attraverso semplice interramento nella nuda terra, senza alcuna impermeabilizzazione e in assenza delle più elementari misure precauzionali e di qualunque progetto di recupero del percolato e del biogas;
come evidenziato negli studi della TEA Sistemi S.p.A. nel «Progetto di Messa in Sicurezza di Emergenza della acque di falda Discarica le Strillaie, Grosseto» eseguito per il Comune di Grosseto nell'ottobre 2007, e più recentemente nello studio idrogeologico fatto da EDRA per la Associazione Ambientale Le Strillaie, lo scavo delle suddette trincee portava i rifiuti indifferenziati conferiti alla discarica ad essere in più punti appoggiati direttamente sulle sabbie che costituiscono il primo acquifero, permettendo così agli inquinanti di percolare direttamente nella falda acquifera;
il sito delle Strillaie è stato qualificato «sito di bonifica di interesse nazionale» (SIN) direttamente dal decreto legislativo n. 152/2006;
il Decreto del Ministro dell'Ambiente 11 agosto 2006, avente ad oggetto la perimetrazione provvisoria del SIN di bonifica delle Strillaie, all'articolo 1 comma 3, dispone testualmente: «L'attuale perimetrazione non esclude l'obbligo di bonifica rispetto a quelle porzioni di territorio che dovessero risultare inquinate e che attualmente, sulla base delle indicazioni degli enti locali, non sono state ricomprese nel perimetro allegato al presente decreto»; e il successivo comma 4 dispone che «Il perimetro

potrà essere modificato con decreto del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio nel caso in cui dovessero emergere altre aree con una possibile situazione di inquinamento, tale da rendere necessari ulteriori accertamenti analitici e/o interventi di messa in sicurezza e bonifica»;
pertanto, la necessità di estendere il SIN poggia, non già sull'acclarato stato di inquinamento di aree attualmente ad esso esterne (inquinamento che è stato per altro già accertato come più in basso dettagliato), ma, in un'ottica di tutela anticipata, sulla mera possibilità che esista una situazione di inquinamento che debba richiedere anche solo nuovi accertamenti analitici;
la Conferenza dei Servizi tenutasi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 26 giugno 2007 ha accertato lo stato di inquinamento della falda acquifera sottostante l'area della discarica ricompresa all'interno dell'attuale perimetrazione del SIN, ordinando al Comune di Grosseto gli interventi di messa in sicurezza di emergenza e all'uopo disponendo numerose prescrizioni. Perciò, in esecuzione delle prescrizioni ministeriali, il Comune di Grosseto con delibera della Giunta Comunale del 22 aprile 2008 ha approvato il quadro economico e le modalità degli «interventi di messa in sicurezza di emergenza, basati su un sistema di emungimento e successivo trattamento delle acque di falde contaminate»;
inoltre, richiamando espressamente il citato Decreto Ministeriale 11 agosto 2006, la Conferenza di servizi ha riconosciuto la necessità di effettuare una caratterizzazione completa dei suoli e delle acque dell'area così detta CDR che è attualmente esterna al perimetro del SIN, ma ad esso immediatamente adiacente senza soluzioni fisiche di continuità; all'esito di tale caratterizzazione la stessa Conferenza dei Servizi avrebbe indicato le eventuali necessarie misure di messa in sicurezza di emergenza e/o bonifica e avrebbe valutato l'eventuale inserimento dell'area nel perimetro del SIN (vedi Verbale Conferenza dei Servizi del 26 giugno 2007, pagine 3-4); così facendo la Conferenza dei Servizi ha manifestato la volontà di considerare rilevante, ai fini della estensione del perimetro del SIN, l'eventuale stato di inquinamento della falda e/o dei terreni dell'area CDR;
dalle analisi effettuate, sia da ARPAT, sia dal Comune di Grosseto (condotte da TEA Ambiente s.p.a.), sia dalle Associazioni ambientali (condotte dal dottor D'Oriano - Presidente dell'Ordine dei Geologi di Firenze, Docente al centro di Geotecnologie all'Università di Siena) è emerso uno stato di grave inquinamento anche della falda acquifera sottostante all'area CDR, inquinamento non riconducibile al cosiddetto «fondo naturale» e analogo a quello già accertato in corrispondenza dell'area SIN;
da tutti gli studi disponibili - eseguiti da TEA Ambiente s.p.a. (per il Comune di Grosseto nell'ambito del progetto di messa in sicurezza di emergenza) e dal dottor D'Oriano e da EDRA (per le Associazioni Ambientali) - si evince che tale inquinamento proviene dall'area SIN;
durante le operazioni di caratterizzazione dell'area CDR, sono stati rinvenuti ingenti cumuli di materiali inerti di vario tipo (asfalto, calcestruzzo, plastica, tubi, marciapiedi) derivanti, per stessa ammissione delle amministrazioni locali, dalla demolizione di aree urbane e ivi accantonati nel 2003 come «terre e rocce da scavo», ossia come rifiuti classificati «speciali» ai sensi dell'articolo 184, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 152/2006, e dalle norme ad esso antecedenti, ivi comprese quelle in vigore al tempo dell'asserito deposito;
la succitata Conferenza dei Servizi ha subordinato all'esito delle analisi sui cumuli presenti nell'area CDR la valutazione sull'opportunità di promuovere

l'estensione del perimetro del sito d'interesse nazionale, con le modalità di cui all'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006;
in risposta all'interrogazione parlamentare n. 5-00136 dell'onorevole Tortoli, riguardante l'estensione del SIN delle Strillaie, anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha ribadito l'opportunità di rivalutare l'estensione di tale SIN all'area CDR anche a seguito della caratterizzazione dei «cumuli», risultati essere rifiuti speciali;
la presenza di rifiuti speciali nell'area CDR indica inequivocabilmente come la topografia della stessa area, analogamente a quella della limitrofa area SIN, sia stata modificata rispetto all'originario piano campagna dalle attività di conferimento e stoccaggio di rifiuti, e ciò impone di ritenere l'area CDR a tutti gli effetti parte integrante del SIN anche - e soprattutto - in ossequio a quanto previsto dall'articolo 240 comma 1 lettera a) del decreto legislativo 152/2006 e successive modificazioni, ove è fornita la definizione di «Sito» nei termini di seguito riportati: «l'area o porzione di territorio, geograficamente definita e determinata, intesa nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo ed acque sotterranee) ...»;
pertanto esisterebbero le condizioni in base alle quali il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare potrebbe modificare il perimetro del SIN;
la possibilità di modificare il perimetro del SIN non può essere condizionata dal fatto che il Comune di Grosseto ha già approvato gli interventi di messa in sicurezza di emergenza (MISE) della falda sottostante l'area SIN ordinati dal Ministero, giacché tali interventi:
riguardano soltanto una porzione della discarica storica e non anche dell'area CDR;
potrebbero, secondo gli studi del dottor D'Oriano e di EDRA, comunque non essere adeguati a impedire che gli inquinanti continuino a percolare nelle falde acquifere;
non sono stati dimensionati anche per mettere in sicurezza la porzione di falda esterna all'area SIN in cui è locata l'area CDR;
la logica procedimentale, delineata dalla Conferenza dei Servizi, impone alla Conferenza medesima di prendere atto dello stato di inquinamento dell'area CDR, valutando la possibilità di estendere il SIN anche a detta area CDR e avocando così a sé (come la legge impone) ogni decisione in merito alle misure di bonifica del sito CDR, senza delegare gli interventi a terzi;
vi è l'evidente necessità che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare coordini i due interventi di messa in sicurezza di emergenza: ossia quello della falda all'interno dell'attuale SIN (intervento già disposto, coordinato e controllato dal medesimo Ministero) e quello - futuro, nuovo e distinto - della falda sottostante l'area CDR. Peraltro, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non potrebbe intervenire sul punto specifico fintantoché l'area CDR in parola risulterà esterna al SIN,

impegna il Governo

sulla base delle motivazioni esposte in premessa, a procedere nel più breve tempo possibile alla riapertura della Conferenza dei Servizi in merito alla perimetrazione del SIN «Le Strillaie», promuovendo allo scopo le opportune procedure di carattere amministrativo.
(7-00160)«Tortoli, Alessandri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il gruppo Intesa San Paolo in data 23 marzo 2009 ha costituito una società consortile denominata INTESA SANPAOLO GROUP SERVICES (la cui Sede legale non è ancora nota o almeno non lo era alla data della sottoscrizione dell'accordo tra il Gruppo Intesa Sanpaolo e 8 delle 9 organizzazioni sindacali presenti in azienda al tavolo delle trattative), società consortile avviata per superare la soppressione della precedente esenzione IVA sui servizi finanziari all'interno di gruppi bancari e assicurativi, agevolazione tuttavia ripristinata per le attività dei Consorzi e Società consortili a favore dei consorziati. A tal proposito è opportuno segnalare che la conferenza di Bruxelles, tenutasi il giorno 11 maggio 2006, ha proposto di modificare la direttiva 2006/112/Ce per obbligare gli Stati membri ad esentare, entro il 31 dicembre 2009, le prestazioni di servizi finanziari all'interno di gruppi bancari e assicurativi. La correzione avverrà con l'inserimento dell'articolo 137-bis nella direttiva suddetta, approvando nel contempo un regolamento di attuazione immediatamente applicabile negli Stati membri;
purtroppo i tempi di recepimento della suddetta proposta non saranno brevissimi, ma richiederanno prevedibilmente alcuni mesi. Secondo la normativa vigente e in attesa di un adeguamento del trattamento tributario a livello comunitario, la gestione dei servizi de quo attraverso lo strumento del Consorzio o della Società consortile si ritiene quindi adatta al perseguito scopo di economicità imprenditoriale;
le aziende che attualmente prestano i servizi accessori (compresi quindi i lavoratori che ne fanno parte) verrebbero cedute al costituendo Consorzio o società consortile. Non vengono fornite spiegazioni dal gruppo Intesa San Paolo in merito alla mancata scelta delle possibili alternative alla cessione d'azienda prospettata, quali il distacco di personale o l'affitto d'azienda, la prima fra l'altro sostenuta dal Sindacato FALCRI (tra i maggiormente rappresentativi in Intesa Sanpaolo) e prevista all'articolo 16 del CCNL del Credito rinnovato in data 8 dicembre 2007;
le alternative suddette, come affermato dalla FALCRI e sostenuto in una petizione che in pochi giorni ha raccolto oltre 8000 adesioni, potrebbero ritenersi più adatte alla situazione di provvisorietà della norma fiscale in vigore - vista la previsione di temporaneità dell'obbligo di conferimento dei servizi al costituendo Consorzio o Società consortile per l'ottenimento dell'esenzione IVA - e si ritengono forse più confacenti alla tutela dei lavoratori coinvolti nell'operazione di riorganizzazione aziendale;
numerose sono le firme raccolte sotto forma di petizione spontanea sottoscritte da dipendenti sorretti da autentici valori di solidarietà, firmata infatti indistintamente dai lavoratori coinvolti e anche da quelli al momento esclusi dall'operazione, e va considerata l'elevata tutela per azienda e lavoratori che assicurerebbe una norma ad hoc prevista e rafforzata nel CCNL del credito all'articolo 16 -:
quale sia lo stato dell'iter di approvazione della sopracitata modifica della direttiva CEE che risolverebbe a monte il problema;
quali siano i tempi di attuazione della Direttiva, che una volta applicata non giustificherebbe la prosecuzione della società consortile Intesa Sanpaolo Group Services;

di quali ulteriori elementi disponga il Governo, in merito a quanto segnalato in premessa.
(2-00386)
«Calgaro, Porta, Vernetti, Mazzarella, Giorgio Merlo, Fedi, Gianni Farina, Boccuzzi, Zunino, Razzi, Nicco, Vico, Narducci, De Torre, Porfidia, Albonetti, Binetti, Sbrollini, Aniello Formisano, Federico Testa, Fiano, Rubinato, Ferranti, Viola, Bobba, Farinone, Pizzetti, Bossa, Capitanio Santolini, Sarubbi, Gnecchi, Marchioni, Trappolino, Scarpetti, Tocci, Vaccaro».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel 1997 le regioni Umbria e Marche furono colpite dal terremoto;
in quella occasione il dipartimento per l'editoria decise di promuovere una opportuna campagna informativa per accompagnare la ricostruzione e per invitare la comunità nazionale a non abbandonare i territori colpiti e a frequentarli anche per favorire la ripresa economica e culturale;
quella campagna ottenne risultati grandemente positivi e fu realizzata in piena sintonia con le Amministrazioni locali e con tutta la rete della emittenza, pubblica e privata -:
se ritenga di valutare la possibilità di ripetere quella costruttiva esperienza e di promuovere d'intesa con le Amministrazioni interessate una analoga campagna con l'obiettivo di impedire il progressivo oscuramento mediatico del territorio abruzzese con particolare riferimento alle località più duramente colpite dall'evento sismico.
(5-01419)

MIOTTO e MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 27 e 28 di aprile 2009, il presidente della Repubblica Bielorussa Alexander Lukashenko in visita in Italia ha incontrato presso il Vaticano Papa Benedetto XVI e in sede politica il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Ministro degli esteri Franco Frattini;
secondo notizie di agenzie di stampa durante gli incontri si è discusso ed approfondito il tema delle adozioni e dei permessi di studio per i bambini e ragazzi bielorussi;
nonostante diverse missioni parlamentari e governative, e la sottoscrizione di due protocolli tra Italia e Bielorussia, le adozioni a partire dal 2004 hanno subito una forte battuta di arresto rispetto agli anni precedenti, lasciando circa 600 minori bielorussi e altrettante famiglie italiane in uno stato di angoscia e impossibilità di concludere l'iter affettivo ed adottivo già da tempo avviato;
il positivo annuncio fatto dal presidente Lukashenko durante la visita in Italia circa le 30 pratiche di adozione pronte ad essere firmate e concluse nelle prossime settimane, pur avendo riacceso le speranze, non esaurisce la necessità di portare a termine il diritto ad una famiglia per le altre centinaia di minori in attesa di completare l'iter adottivo, secondo quanto previsto dalla legge n. 476 del 1998, di ratifica della convenzione dell'AJA del 29 maggio 1993 -:
come il Governo italiano intenda procedere per proseguire i contatti con il governo bielorusso e garantire ai minori bielorussi e alle 600 famiglie italiane - da anni in attesa - di poter finalmente completare l'iter dell'adozione;
in relazione ai permessi per motivi di studio di ragazzi bielorussi in Italia quando il Governo italiano consentirà l'utilizzo di questa opportunità e quali sono i passaggi tecnici per dare la possibilità ai minori bielorussi di potersi iscrivere

nelle scuole superiori, nei corsi professionali e successivamente alla maggiore età nelle università italiane;
quando il Governo italiano intenda rispondere all'invito del Presidente Lukashenko prevedendo una visita ufficiale di una delegazione italiana in Bielorussia che al centro dell'agenda ponga anche il tema del completamento delle adozioni con l'Italia e l'avvio delle procedure per l'espletamento di visti per i permessi di studio.
(5-01421)

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCANTI, PEZZOTTA, MANTINI, TASSONE, ADORNATO, RUVOLO, NUNZIO FRANCESCO TESTA e COMPAGNON. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il settore turistico, afferente l'attività di balneazione, registra circa 30.000 aziende con 250.000 addetti e costituisce un importante caposaldo delle attività economiche estive di tutta la costa italiana e rappresenta un rilevante volume di affari, soprattutto per i comuni rivieraschi;
la legge finanziaria 2007, all'articolo 1, comma 251, ha previsto l'abrogazione della norma che prevedeva l'aumento del 300 per cento dei canoni demaniali, stabilendo però un meccanismo moltiplicatore ancora più oneroso, ossia stabilendo la moltiplicazione della superficie complessiva del manufatto per la media dei valori mensili unitari minimi e massimi indicati dall'Osservatorio del mercato immobiliare per la zona di riferimento, moltiplicandolo a propria volta per un indice di 6,5;
tale meccanismo non tiene conto degli investimenti fatti e non definisce in modo puntuale l'ambito delle pertinenze destinate ad attività direzionali e di produzione di beni e servizi, confondendole con le superfici destinate ad attività commerciali;
in occasione dell'approvazione da parte della Camera della legge n. 33 del 9 aprile 2009 è stato accolto dal Governo l'ordine del giorno 9/2187-A/77 che tra l'altro impegnava lo stesso Governo a: «ad adottare al più presto provvedimenti volti a raggruppare, semplificare e armonizzare le numerose norme che attualmente regolano la materia del demanio marittimo, provvedendo in particolare ad effettuare una verifica sul numero delle concessioni demaniali esistenti sul territorio nazionale e sulla reale consistenza delle rispettive strutture, a tutelare gli attuali rapporti concessori regolati con titoli di godimento in corso di validità, ad evitare disparità di trattamento tra i gestori di attività balneari su immobili acquisiti allo Stato e coloro che gestiscono le stesse attività in strutture amovibili, a definire in maniera precisa le pertinenze commerciali alle quali deve essere applicato il canone, a procedere ad una diversa e più ampia classificazione delle aree demaniali onde commisurare l'effettiva entità del canone demaniale, tenendo conto delle particolari condizioni delle aree concesse, della natura pubblica o privata dei soggetti concessionari e del tempo di utilizzo dei beni; a valutare la possibilità di sospendere la riscossione dei contributi dovuti in attesa dei Provvedimenti che saranno adottati»;
si rende necessario definire come richiesto dalla imprese operanti nel settore della balneazione nel tavolo di concertazione con il sottosegretario al turismo, parametri idonei a misurare il canone demaniale nel contesto reale del territorio dove l'operatore economico esercita la propria attività di impresa, al fine di misurare in modo sintetico e concreto le diversità esistenti negli 8.000 chilometri di costa italiana -:
se intendano, semplificare ed armonizzare le numerose norme che attualmente regolano la gestione del demanio marittimo, con particolare riferimento ai canoni demaniali;
se intendano procedere ad una classificazione in più categorie le spiagge italiane e le relative strutture balneari;

se intendano mantenere il meccanismo dei rinnovi automatici alla scadenza dei relativi titoli concessori, così come previsto dall'articolo 10 della legge n. 88 del 2001;
se e come intendano regolare, con maggiori criteri di equità e trasparenza la procedura di pubblico incanto per l'ottenimento di nuove concessioni;
se intendano abolire la norma relativa all'acquisizione dallo Stato delle opere di difficile rimozione.
(4-03009)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel documento del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare «Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» si pone l'attenzione sulla necessità di garantire organicamente il cosiddetto sviluppo sostenibile, ovvero i bisogni ritenuti essenziali in un determinato assetto sociale, anche alla luce delle legittime aspettative in capo alle generazioni future;
tra i principi regolatori del summenzionato documento, risulta senz'altro fondamentale il principio di integrazione, attraverso cui si evidenzia come la protezione ambientale, lungi dal rappresentare mera politica di settore, assuma invece il rango di vero e proprio denominatore comune per tutte le politiche;
in detto atto risulta pertinente il riferimento al concetto di paesaggio italiano, ritenuto «elemento peculiare della biodiversità nazionale»;
secondo la Convenzione Europea del paesaggio, non a caso, si ritiene che «il concetto di paesaggio assume una valenza fondamentale per determinare la buona qualità della vita» e quindi che «la tutela del paesaggio non è in contrasto con lo sviluppo economico, ma favorisce lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento sociale»;
la Convenzione fa altresì presente che le «attività turistiche non correttamente gestite possono concorrere alla diminuzione di identità sociale e culturale dell'area ospitante, con ricadute negative anche in termini di capacità delle comunità locali di gestire il territorio con i metodi delle tradizioni e della cultura locale» e che la stagionalità tipica del turismo italiano, in particolare verso le località marine, «determina sovra sfruttamento delle risorse naturali, cogestione della viabilità, sovraffollamento e conseguente peggioramento della qualità della vita. Al contempo non consente una corretta pianificazione e gestione delle infrastrutture primarie (approvvigionamento idrico, depurazione, viabilità), del ciclo dei rifiuti e dei trasporti da parte degli amministratori locali»;
il documento «Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, riporta che «un assetto sostenibile della zona costiera deve mirare a tre obiettivi: integrità ecologica dell'ambiente marino e terrestre, efficienza economica ed equità sociale» e che «la regolamentazione e la gestione delle attività, in funzione delle capacità di carico del sistema marino-costiero, procedono, fra l'altro, attraverso ...omissis... la tutela e conservazione delle risorse naturali, nonché di aree di valore paesaggistico e storico, favorendo la gestione integrata dei versanti terrestre e marino anche mediante l'istituzione di aree protette» e che le azioni di cui sopra vanno completate con «la promozione di strategie socio economiche e insediative, a medio e lungo termine, miranti alla riduzione del carico antropico sulle fasce costiere ... e la conservazione delle aree libere»;
nella città di Siracusa le autorità preposte hanno dato il via libera alla realizzazione di enormi complessi turistici in zone ancora libere dall'abusivismo e dalla cementificazione, alcuni di essi a ridosso dell'Area Marina Protetta del Plemmirio, che forma e delimita attraverso una grande e incantevole insenatura

marina, denominata Penisola della Maddalena, la zona sud della predetta città;
per meglio comprendere l'intera vicenda occorre premettere come l'infelice piano regolatore della città di Siracusa, approvato nel corso del 2007, di fatto legittimava una consistente ed inopportuna cementificazione e devastazione, tant'è che lo stesso veniva fatto oggetto di ricorsi al TAR e diffide di vario tipo, trasversalmente supportate dall'opposizione motivata ad opera di schieramenti politici di varia natura;
più in dettaglio detto strumento di programmazione urbanistica prevede sette zone denominate T1 e destinate attualmente alla costruzione di gigantesche strutture ricettive, alcune delle quali peraltro già realizzate e di cui una insistente parzialmente in un'area marina protetta;
le rimanenti strutture sono tutte previste a ridosso del mare in zone ancora non edificate: sulla costa della Pillirina, nel golfo di Terrauzza, tra l'Arenella e la Fanusa, ad Ognuna e sulla spiaggia di Gallina, tutte zone di elevato pregio naturalistico ed ambientale;
particolare e degno di nota il caso di Terrauzza, dove si è progettata la costruzione di un enorme complesso turistico di oltre 148 mila mq e da novecento posti letto, in un'area di ridotte dimensioni e per di più a ridosso della Area marina protetta del Plemmirio;
la costruzione di questo imponente villaggio turistico, necessiterebbe di un proprio sbocco nella costa, opere adatte a raggiungerlo, impegnerebbe forti consumi energetici e richiederebbe un proprio depuratore;
non risulta specificato dove andrebbero a finire i detriti di risulta e che ne sarebbe, con un'opera così invasiva, della stabilità di uno dei pochissimi tratti di costa ancora non intaccati dall'erosione;
oltretutto i progetti presentati rappresentano la necessità della costruzione di un piccolo porticciolo davanti alla vecchia tonnara di Terrauzza, che taglierebbe così in due la riserva con la creazione di un corridoio di passaggio per i grossi natanti;
detta area, è bene notare, viene da sempre utilizzata, nel periodo estivo, quale oasi balneare da un cospicuo numero di utenti, che si vedrebbero dunque costretti a subire la presenza di una struttura invasiva che, di fatto, preluderebbe la fruizione di un importante tratto di mare;
in estrema sintesi, in via meramente esemplificativa, si accenna alle tribolate vicende riguardanti l'iter di autorizzazione amministrativa per la costruzione di questo terzo villaggio turistico:
a) il consorzio dell'Area Marina Protetta si espresse con apposito parere negativo, che peraltro riguardava tutto il piano particolareggiato per i villaggi turistici, finendo per ricevere indebite pressioni;
b) la Soprintendenza esprimeva parere inizialmente contrario, in considerazione di una «tipologia costruttiva che arreca pregiudizio alle valenze paesaggistiche» della zona, di volumetrie e superfici che andrebbero ridotte, di spazi a verde e aggregativi che andrebbero aumentati; tuttavia nel gennaio 2006 «vista la nuova proposta progettuale» mutava in favorevole la propria valutazione, ma al contempo imponeva tutta una serie di vincoli e restrizioni per la realizzazione;
c) all'inizio del 2008, il progetto arrivava in consiglio comunale dove, malgrado i forti interessi che si muovono dietro questa vicenda, veniva bocciato; ciò nonostante veniva successivamente ripresentato, assolutamente intatto nella sostanza, con pure modifiche formali, ma mai messo all'ordine del giorno e discusso, sicuramente a causa delle varie proteste via vai succedutesi;
d) nel corso della seduta del 16 febbraio 2009, il consiglio comunale manifestava un chiaro segnale negativo, bocciando mozioni con le quali si chiedeva

espressamente all'amministrazione comunale di impegnarsi su alcuni punti tra cui:
1 - rivisitare le zone T1 previste nel PRG in funzione dell'impatto ambientale e dei nuovi vincoli esistenti;
2 - istituire la Consulta sul Turismo Sostenibile tra Camere di Commercio, associazioni di categoria di imprenditori turistici, associazioni consumatori, associazioni ambientaliste e sindacati;
3 - inserire l'obbligo di produrre la Valutazione Ambientale Strategica per tutti gli insediamenti ricadenti nelle aree T1;
e) significativamente, sempre in detto consiglio, l'attenzione veniva artatamente posta sulla problematica inerente gli accessi al mare, attraverso una mozione che impegna l'amministrazione a redigere il Piano Spiagge e il Piano di Utilizzo delle aree Demaniali Marittime (PUDM), ed eventualmente a revocare alcune concessioni; in buona sostanza un tentativo maldestro, ma pericoloso, di invertire i termini della questione, facendo prevalere equilibri di partito che nulla hanno a che vedere con la tutela del territorio in esame;
le zone della penisola della Maddalena e di Terrauzza sono luoghi di grande interesse e d'importanza per la vita dei siracusani ed insieme ad Ortigia e la città costituiscono un territorio complementare ed un unicum indivisibile;
lungo la costa esistono ben sei latomie (cave estrattive di età greca) a testimonianza ulteriore che in quest'area in epoca greca sorgeva l'antico quartiere sub-urbano del Plemmyrion (oggi scomparso) con a far da cornice chilometri di antichi muretti a secco della migliore tradizione iblea e pregevole macchia mediterranea (lentisco, mirto, ottocenteschi terrazzamenti di terreno) ancora, in alcune zone, rimasta intatta;
la penisola della Maddalena assume importanza nazionale come punto di osservazione dei Passeriformi migratori, degli uccelli marini e vede la presenza di specie animali autoctone in pericolo di estinzione;
nel 1998, ovvero ben prima del Piano Regolatore Generale vigente che pone a ridosso delle aree naturali protette delle zone turistiche ed abitative ad alta densità, la zona della Penisola Maddalena è stata dichiarata sito di importante interesse storico e naturalistico dalla Regione Siciliana, attraverso apposito decreto, notoriamente superiore nella gerarchia delle fonti rispetto a qualsiasi provvedimento preso a livello locale;
se si considera che la Penisola Maddalena insiste in un sito di interesse comunitario e il Testo Unico dell'Ambiente (legge di livello nazionale) impone l'uso del principio di precauzione e, per un'opera grande come quelle prospettate, l'esperimento della Valutazione di Impatto Ambientale, la previsione della costruzione dei villaggi turistici risulta in definitiva del tutto in contrasto sia con la normativa regionale, sia con quella nazionale ed europea;
ulteriori e non secondari problemi derivano dal fatto che da un lato nella contrada del Plemmirio (che conta ben tremila residenti) la rete idrica è inidonea a garantire un servizio sufficiente, dall'altro è pessimo lo stato in cui versa la rete fognaria, e non sembra pertanto potersi escludere il rischio di una implosione del sistema nel caso in cui entrambe le reti dovessero venir chiamate a sostenere il peso di gigantesche strutture;
infine sotto l'aspetto squisitamente economico tali strutture ricettive costituiscono economie a «circuito chiuso», incapaci di riversare ricchezza nei siti circostanti, confutando in tal modo l'unica ragione che potrebbe addurre chi scambia l'economia per colonizzazione e devastazione del territorio -:
se il Governo e il Ministro interpellato siano a conoscenza della situazione complessiva inerente la costruzione dei villaggi turistici nel territorio ricadente

nella città di Siracusa e degli effetti che tali interventi possano produrre sul sito di interesse comunitario della penisola della Maddalena;
quali iniziative si intendano assumere onde preservare il sito d'interesse comunitario della penisola della Maddalena, anche al fine di evitare il rischio di procedure di infrazione nei confronti dell'Italia;
se e quali interventi il Governo e il ministro interrogato abbiano in via generale intrapreso, o intendano intraprendere, per garantire la continuità con l'azione dell'Unione Europea e, in particolare, con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo e se non si ritenga opportuno verificare che gli obiettivi e le azioni della strategia d'azione ambientale abbiano trovato continuità, alla luce del principio di sussidiarietà e prevenzione, nelle decisioni e nei comportamenti assunti dagli Enti locali competenti.
(4-03026)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, LUSSANA e MUNERATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Repubblica del Guatemala è governata dal gennaio 2008 dal Presidente Alvaro Colom, eletto a suffragio diretto per 4 anni non rinnovabili, e dal governo di diretta emanazione presidenziale;
nella capitale guatemalteca sono avvenuti alcuni fatti tragici la cui responsabilità, stando a quanto trapelato, potrebbe essere riconducibile all'entourage presidenziale;
domenica 10 maggio 2009 è stato ucciso da un sicario l'avvocato Rodrigo Rosenberg, il quale, pochi giorni prima aveva registrato un video affidato ad un giornalista e reso noto dopo la sua morte;
nel video la vittima annunciava la propria morte violenta e ne attribuiva la responsabilità esplicitamente al presidente Colom, individuandone le cause nella denuncia da parte di Rosenberg di riciclaggio ed uso improprio di fondi pubblici da parte di Colom e della moglie, Sandra Torres, desiderosa di fondi con cui finanziare la propria candidatura alla successione del marito;
Rosenberg sarebbe venuto a conoscenza di tali fatti nella sua veste di avvocato di Khalil Musa, membro di una banca mista, la Banrural, usata secondo il video accusatore per i brogli, a sua volta assassinato insieme alla figlia il 14 marzo scorso;
in base al video i mandanti dei tre omicidi sarebbero il Presidente Colom, la moglie Sandra ed il segretario privato del Presidente Alejos, mentre ora teme per la propria vita il giornalista che lo ha divulgato, Mario David Garcia -:
se il Ministro non ritenga opportuno, manifestando la propria preoccupazione per il ripetersi di crimini di tale gravità, chiedere al Governo guatemalteco elementi informativi puntuali e completi sulla questione;
se il Ministro non intenda chiedere al Governo guatemalteco il massimo impegno affinché siano svolte indagini indipendenti e approfondite sulla questione;
se il Ministro, ove gli elementi acquisiti risultino insufficienti o insoddisfacenti, non intenda porre la questione agli organismi internazionali che si occupano di diritti umani, valutando congiuntamente ad altri Stati l'adozione di apposite misure diplomatiche.
(4-03024)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento italiano ha già approvato la convenzione UNESCO per la definizione della lista dei beni immateriali da tutelare;
il Governo italiano ha da tempo annunciato l'istituzione di uno specifico ufficio per la raccolta delle domande -:
se tale ufficio sia già operativo e quali siano le modalità e i criteri adottati per la definizione dell'elenco dei siti.
(5-01420)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

GIORGIO MERLO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel processo di riorganizzazione delle forze armate a livello nazionale si corre il serio rischio di smantellare settori e reparti che, oltre a ricoprire un ruolo importante nel panorama militare nel nostro paese, segnano la storia militare dell'Italia;
è il caso del reggimento Nizza Cavalleria di Pinerolo. Il reggimento attualmente dispone di circa 80 militari di truppa, contro i 202 previsti dall'attuale organico ridotto, e circa 60 tra Sottufficiali e Ufficiali. I compiti del Reggimento sono di ricognizione. Fa parte del reggimento anche la storica «Cavallerizza Caprilli» che è il più antico e storico maneggio coperto d'Europa. Esso trae il proprio nome dal Capitano Caprilli «inventore» dell'equitazione moderna. Attualmente Pinerolo è conosciuta in tutto il mondo come Città della Cavalleria soprattutto per questo suo legame con l'equitazione, i cavalli e i militari del Nizza, che ancora oggi continuano a custodire le tradizioni e gestire la Cavallerizza. Ovviamente nella città di Pinerolo è situato anche il Museo dell'Arma di Cavalleria, che è gestito dal comando militare regione nord;
in questi ultimi tempi, il Nizza pur non essendo impiegato in modo omogeneo, continua a fornire il suo contributo all'Esercito in termini di passione, abnegazione, preparazione ed impegno;
ora, circolano varie ipotesi di riorganizzazione. In ballo, per un eventuale e del tutto ipotetico scioglimento ci sarebbe, oltre al Nizza, anche il reggimento «Piemonte Cavalleria» di Villa Opicina di Trieste;
in ballo non c'è solo la vita e la gloria di uno stendardo, ma è in gioco un legame indissolubile che nessun decreto potrà mai cancellare, quello che lega Nizza alla città di Pinerolo e alla regione Piemonte. Il Piemonte sarebbe così l'unica macroregione senza un Reggimento di Cavalleria, proprio la regione che ha avuto e continua ad avere la «Città della Cavalleria» -:
quali siano le intenzioni del Ministro della difesa di fronte ad una riorganizzazione delle Forze armate che presenta molti lati oscuri;
per quale motivo si intenda sciogliere proprio il Nizza, il più antico dei Reggimenti, l'unico Reggimento di Cavalleria presente in Piemonte, regione d'Italia che conta una presenza significativa di tutta la Cavalleria.
(4-03013)

MANCUSO e NASTRI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stata diffusa una circolare che prevede il riassetto dei reparti dei Carabinieri - Polizia Militare per l'Aeronautica;
la stazione Carabinieri dell'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) è stata inserita nella tabella annessa alla circolare di cui trattasi;

l'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) è il più importante insediamento di manutenzione velivoli dell'Arma, in particolare per il Tornado e per l'Eurofighter Typhoon;
nei prossimi anni presso l'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) si prevede lo sviluppo del programma relativo al sistema d'arma F35 - Joint Strike Fighter, in particolare la fase dell'assemblaggio finale -:
se il Governo intenda rivalutare la soppressione della Stazione Carabinieri dell'Aeroporto Militare di Cameri (Novara) in considerazione delle attività strategiche che ivi vengono svolte e si svolgeranno, anche alla luce delle esigenze di un adeguato livello di sicurezza e dell'evoluzione della Forza Armata in funzione del nuovo modello di difesa.
(4-03014)

BOSI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 9 luglio 2008 due elicotteri italiani «Mangusta» impegnati in appoggio ad una operazione «medevac» (evacuazione medica) vennero fatti segno da numerosi colpi di armi leggere;
sul sito internet www.peacereporter.net è apparso ed è ancora visibile un articolo dal titolo «La verità su Shiwashan» che riporta una versione dei fatti - fornita dal signor Leggiero Domenico quale responsabile del Comparto difesa dell'Osservatorio militare - che è ben diversa dalla versione ufficiale resa nota dal Ministero della difesa -:
se il ministro della difesa non ritenga di chiarire definitivamente il livello di credibilità come «fonte militare», del signor Leggiero Domenico, in qualità di responsabile del Comparto difesa dell'Osservatorio militare, associazione che riunisce militari;
se il detto Osservatorio, con sede legale in Roma alla Via Mario Romagnoli, 12, operi con le finalità contemplate dalla legge 382/78 e se lo stesso sia stato «subordinato al preventivo assenso del Ministro della difesa» così come previsto dall'articolo 8, comma 3, della citata legge per l'iscrizione del personale militare alle associazioni.
(4-03015)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ESPOSITO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel Bilancio d'esercizio al 31 dicembre 2008 approvato il 27 aprile 2009 dalla Compagnia di San Paolo si legge che: «Nel mese di agosto 2008, la Compagnia ha chiuso la vendita a termine con un provento complessivo, al netto dell'esborso di 21,2 milioni di euro sostenuto per l'acquisto delle opzioni call, di 236.455 euro; nel contempo le opzioni put sono state rinegoziate con la proroga al 31 giugno 2009 della scadenza, la riduzione del prezzo di esercizio dagli originari 3,28 a 3,00 euro (poi salito a 3,21 per la mancata distribuzione nel 2009 di dividendo alle azioni IntesaSanpaolo) e l'adeguamento dell'ammontare nozionale complessivo da 750 a 685 milioni di euro. La rinegoziazione ha comportato l'adeguamento del premio complessivamente incassato dalla Compagnia a 18,7 milioni di euro oltre all'incasso di un provento di 236.050. In data 15 dicembre 2008 il Comitato di Gestione ha deliberato che alla scadenza delle predette opzioni put, qualora la Compagnia di San Paolo sia esercitata, i titoli vengano ritirati e portati ad incremento del portafoglio della partecipazione strategica iscritta tra le immobilizzazioni finanziarie, salvo che il differenziale da liquidare sia nei limiti del premio incassato e in tal caso di opterebbe per la liquidazione del differenziale stesso»;
se il regolamento avvenisse con il ritiro dei titoli, la Compagnia dovrebbe sostenere, a fronte dell'incasso dei 18,7 milioni di euro di premio, un esborso di

733 milioni che è stato iscritto tra gli impegni di fine esercizio; se invece il regolamento avvenisse con la liquidazione del differenziale, la Compagnia dovrebbe sostenere un esborso, stimato ai prezzi correnti del titolo al 31 marzo (2,07 euro) di 260,3, con un onere complessivo - al netto dell'incasso del premio di 18,7 milioni - pari a 241,6 milioni;
con lettera datata 17 febbraio 2009 la Compagnia ha provveduto ad inoltrare al Ministero dell'Economia per le opportune valutazioni la comunicazione ai sensi dell'articolo 7, terzo comma, del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153 avente ad oggetto le opzioni vendute e le relative implicazioni finanziarie -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa operazione finanziaria e, in particolare, dei motivi che hanno spinto la Compagnia di San Paolo a rinegoziare l'opzione put e a chiudere anticipatamente la vendita a termine dell'indice che avrebbe evitato il rischio dell'eventuale minusvalenza e quale sia l'opinione del Ministro circa la rispondenza dell'iniziativa della Compagnia a criteri di prudenza e trasparenza.
(5-01423)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIVELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con la cessione dei contratti da parte di Enel Distribuzione - Enel Servizio Elettrico al nuovo gestore Enel Energia Mercato Libero si sono verificati numerosi e pesanti disservizi in relazione ai contratti di fornitura elettrica per le comunioni di pozzi artesiani;
si segnalano in particolare i seguenti problemi sorti con il passaggio dal vecchio al nuovo gestore:
a) Enel Distribuzione - Enel Servizio Elettrico non ha restituito agli utenti il deposito cauzionale che a suo tempo era stato da questi versati, mentre invece la cauzione è stata puntualmente richiesta da Enel Energia Mercato Libero nella prima fattura emessa così che l'utente è da una parte creditore verso il vecchio gestore mentre dall'altra deve versare la cauzione richiesta dal nuovo gestore;
b) in modo tardivo, anche per la mancanza di informazioni chiare e trasparenti da parte del nuovo gestore, a quanto risulta all'interrogante numerosi utenti si sono accorti che l'IVA applicata è stata portata dal 10 al 20 per cento, come se l'agevolazione fiscale applicata a norma di legge con il passaggio da un gestore all'altro fosse di fatto annullata da quell'aumento;
c) i pur pochi utenti che si erano accorti in tempo dell'aumento dell'IVA, dopo essersi rivolti al nuovo gestore, avevano ricevuto la promessa di un rimborso sulla differenza pagata rispetto alla vecchia aliquota del 10 per cento, ma secondo segnalazioni ricevute dall'interrogante quasi mai la data prevista (24 settembre 2008) è stata rispettata;
d) inoltre le fatture emesse comprendono altre voci di spesa (esempio perdita di energia, dispacciamento e uso reti) che contribuiscono in modo pesante e poco trasparente sull'importo fatturato con punte del 30 per cento;
e) infine le fatture vengono emesse con cadenza temporale del tutto irregolare - il che, sempre secondo segnalazioni ricevute dall'interrogante, ha portato a casi perfino grotteschi di clienti che hanno ricevuto 12-13 fatture contemporaneamente - e non riportano più la data di spedizione né quella di arrivo. Nonostante questo evidente disservizio che niente ha a che fare con la volontà dei clienti, questi ultimi si vedono pretendere dal gestore gli interessi per il ritardato pagamento;
tali gravi disservizi si aggiungono ad altri già presenti in passato con il vecchio gestore, tra cui si segnalano:
a) quello di fatture che riportano costi collegati a presunti consumi che

sarebbero effettuati anche in periodi notoriamente inattivi in quanto l'utilizzo dei pozzi artesiani è stagionale;
b) quello dell'impossibilità di fatto per i clienti di verificare la giustezza degli importi addebitati a causa della scarsa chiarezza del nuovo «contatore elettronico» che è di difficile lettura rispetto a quello, che era più semplice e chiaro, tradizionale;
c) quello della scarsa trasparenza di informazioni nel rapporto tra gestore e cliente con quest'ultimo costretto ad allacciare impersonali, difficili e niente affatto chiari contatti con i «numeri verdi»;
tali inconvenienti danneggiano gravemente il lavoro degli operatori agricoli, a partire da quelli di medie o piccole dimensioni, e perciò pare opportuno un intervento a tutela di attività che, soprattutto in alcune aree del Mezzogiorno, hanno una forte incidenza economica e occupazionale -:
se ritengano opportuno adoperarsi nei confronti di Enel, società sotto il controllo dello Stato, per quanto di competenza, al fine di:
a) riportare il contratto di fornitura energia elettrica al tipo «stagionale» e non «annuale» come viene imposto oggi;
b) far sì che venga restituita la cauzione versata al vecchio gestore con anche gli interessi maturati al momento della cessione del contratto al nuovo gestore;
c) ripristinare l'IVA agevolata al 10 per cento come da precedente contratto;
d) chiarire la natura e le modalità di calcolo della altre voci di spesa;
e) valutare la necessità di creare, nei vari territori del Paese, la figura di un responsabile locale a cui gli utenti possano rivolgersi per qualsivoglia problema o chiarimento.
(4-03010)

VICO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 gennaio 2009, la Direzione centrale del personale della Agenzia delle entrate ha comunicato il «Piano di attivazione delle direzioni provinciali» prevedendo nel biennio 2009-2010 l'attivazione di n. 103 direzioni provinciali;
il Piano prevede nel 2009 l'attivazione di 50 direzioni e nel 2010 l'attivazione delle restanti 53 sedi;
nel Piano sopradetto, attraverso delle tabelle, sono riportati gli elenchi delle direzioni provinciali che verranno attivate nel 2009: Direzioni provinciali con 1 ufficio territoriale (Pescara, Crotone, Vibo Valentia, Benevento, Rimini, Trieste, Rieti, Viterbo, Isernia, Oristano e Prato), e Direzioni provinciali con 2 uffici territoriali (Matera, Catanzaro, Forlì-Cesena, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Gorizia, Pordenone, Latina, Imperia, La Spezia, Savona, Lecco, Lodi, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Brindisi, Taranto, eccetera) mentre nel 2010 verranno attivate le rimanenti 53 Direzioni provinciali;
dagli elenchi si evince come l'Agenzia delle entrate di Taranto è stata collocata tra le Direzioni provinciali con 2 uffici territoriali;
in data 30 aprile 2009 il Direttore dell'Agenzia delle entrate della Direzione centrale del personale, dottor Attilio Befera, con la direttiva 2009/64576 ha comunicato e disposto «l'attivazione di talune Direzioni provinciali» ed il comma 1.7 della direttiva così recita: «il 18 maggio 2009 è attivata la Direzione provinciale di Taranto e sono contestualmente soppressi gli uffici locali operanti nella medesima località. La nuova struttura è articolata in un ufficio controlli e in un ufficio territoriale; l'ufficio controlli è articolato in un'area accertamento e un'area legale. Le attività di staff al direttore provinciale sono curate dall'area gestione risorse e dall'area governo e riscossione»;
la direttiva-disposizione del 30 aprile 2009 è un atto non conseguente al Piano di attivazione;

la procedura adottata è difforme rispetto alle intese intercorse con le organizzazioni sindacali che attendono ancora la convocazione prevista, entro il 20 febbraio 2009, propedeutica al processo di attivazione di tutte le direzioni provinciali secondo principi volti ad assicurare la piena funzionalità del modello delle agenzie e la valorizzazione delle professionalità in conformità a criteri di correttezza e trasparenza;
la soppressione dell'ufficio territoriale di Taranto comprometterebbe gli ottimi risultati prodotti nel 2008: il raggiungimento del 150 per cento degli obiettivi assegnati (18 milioni di euro complessivi incassati a fronte dei 14 previsti) e ridurrebbe - gravemente - i servizi da rendere alla collettività dell'intera provincia ionica (600 mila abitanti) -:
quali iniziative intende assumere, il Ministro interrogato, affinché sia ripristinato e riattivato da parte della direzione centrale della agenzia delle entrate il giusto confronto con le organizzazioni sindacali nazionali ed assicurato agli uffici territoriali virtuosi della agenzia stessa (tra cui Taranto) la continuazione di un servizio utile alle proprie comunità ed al Paese.
(4-03012)

BERNARDO e GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 14 aprile 2009 si è tenuta una riunione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano con sede in Fossano (Cuneo);
gli interroganti hanno appreso da articoli riportati su organi di stampa che, con esposto del 22 aprile 2009 indirizzato al Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento del Tesoro IV Direzione generale, è stato chiesto al Ministero stesso di esercitare i poteri di vigilanza e di controllo riconosciutigli dagli articoli 10 e 11 del decreto legislativo n. 153 del 1999 e quelli di annullamento previsti dall'articolo 25 del codice civile in ordine alle delibere assunte dal Consiglio di Amministrazione e dal Comitato d'Indirizzo in data 14 aprile 2009;
in sintesi si rileva dall'esposto che viene lamentata la non corretta convocazione del Consiglio di Amministrazione alla riunione del 14 aprile e che in tale seduta sarebbero state adottate alcune modifiche statutarie inopportune e contrarie alle finalità dell'ente;
nel dettaglio viene evidenziata l'illegittimità e l'inopportunità della modifica che consentirebbe l'ingresso, all'interno del Consiglio di Amministrazione, di soggetti prima dello spirare dei sei mesi dalla cessazione dalla carica di consiglieri comunali e di quella che elimina, quale requisito di nomina a Consigliere, la residenza, da almeno 3 anni, in uno dei Comuni avente i poteri di designazione dei membri del Comitato d'Indirizzo;
inoltre nell'esposto si fa rilevare che, nella stessa riunione, il Comitato d'Indirizzo avrebbe nominato i nuovi componenti del Consiglio di Amministrazione, senza procedere ad una verifica circa il possesso dei requisiti di adeguate conoscenze specialistiche previsti dallo Statuto e senza rispettare lo Statuto nella parte in cui prevede un numero minimo inderogabile di 6 consiglieri, oltre al Presidente -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga opportuno adottare i provvedimenti indicati nel secondo capoverso della premessa.
(4-03020)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17, rubricato «Entrate riscosse mediante ruolo», del decreto legislativo n. 46 del 1999, al comma 2, così come modificato dal comma 11 dell'articolo 2, decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, prevede che «Può essere effettuata mediante ruolo affidato ai concessionari la riscossione coattiva delle entrate delle regioni,

delle province, anche autonome, dei comuni e degli altri enti locali, nonché quella della tariffa di cui all'articolo 156 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152»; tale norma prevede sì la riscossione coattiva della tariffa idrica ma a ben guardare la modalità di riscossione coattiva da parte di società per azioni a maggioranza pubblica è regolata dal successivo comma 3-bis dell'articolo 17 decreto legislativo n. 46/99 che così recita: «Il Ministro dell'economia e delle finanze può autorizzare la riscossione coattiva mediante ruolo di specifiche tipologie di crediti delle società per azioni a partecipazione pubblica, previa valutazione della rilevanza pubblica di tali crediti»;
per quanto riguarda, dunque, Acqualatina S.p.a. che è una società per azioni a partecipazione pubblica, l'iscrizione a ruolo dovrebbe avvenire solamente previa autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze;
inoltre il medesimo articolo 17 al comma 3-ter, prevede che «In caso di emanazione dell'autorizzazione del comma 3-bis, la società interessata procede all'iscrizione al ruolo dopo aver emesso, vidimato e resa esecutiva un'ingiunzione conforme all'articolo 2, primo comma, del testo unico del regio decreto 14 aprile 1910, n. 639»;
in ogni caso, il successivo articolo 21 del citato decreto legislativo dispone che «...le entrate previste dall'articolo 17 aventi causa in rapporti di diritto privato sono iscritte a ruolo quando risultano da titolo avente efficacia esecutiva» e tale titolo (ad esempio sentenza, decreto ingiuntivo, eccetera) non è mai stato richiesto ed ottenuto dalla Acqualatina prima di emettere le cartelle esattoriali;
la norma dell'articolo 17, comma 2, del decreto legislativo 26 febbraio 1999 n. 46 non sembrerebbe, quindi, applicabile alle tariffe del s.i.i. nel caso in cui il servizio sia reso, non da un ente locale, bensì da una società di gestione, sia pure a capitale misto;
detta norma infatti tratta delle «entrate» di enti cui è stata affiancata anche quella della tariffa del servizio idrico (che costituiva infatti un'entrata prima che fosse classificata come corrispettivo di un servizio reso in virtù di un contratto);
va anche considerato che il comma 3-bis dell'articolo 17 prevede espressamente cosa si debba fare nel caso di «specifiche tipologie di crediti delle società per azioni...»;
è ormai principio consolidato della giurisprudenza delle supreme corti quello affermante la natura privatistica del rapporto tra l'utente e il gestore del s.i.i. risultante dall'applicazione della legge Galli: «Il rapporto che si instaura tra il comune e il privato, relativo alla erogazione dell'acqua potabile, è un rapporto privatistico» (Cass. 3a sez. civ., n. 3539/08);
l'interpretazione della legge n. 36 del 1994, oggi assorbita nel codice ambientale 152/2006, condotta alla stregua dei comuni criteri ermeneutici, porta a ritenere che la tariffa del servizio idrico integrato si configura, in tutte le sue componenti, come corrispettivo di una prestazione commerciale complessa, il quale, ancorché determinato nel suo ammontare in base alla legge, trova fonte non in un atto autoritativo direttamente incidente sul patrimonio dell'utente, bensì nel contratto di utenza;
l'uso legislativo del termine «corrispettivo» e la rilevata struttura sinallagmatica del rapporto con l'utente si armonizzano, altresì, con il disposto dell'alinea e della lettera b) del quinto comma dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 (Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto), come modificato dall'articolo 31, comma 30, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, i quali considerano (anche) le quote di tariffa riferite ai servizi di fognatura e depurazione come veri e propri corrispettivi dovuti per lo svolgimento di attività commerciali, «ancorché esercitate da enti pubblici», come tali assoggettate

a IVA (ex plurimis: Corte Cost. n. 335 dell'8 ottobre 2008; Cassazione, sezioni unite civili, sentenze n. 6418 del 2005, n. 16426 e n. 10960 del 2004);
non si può dubitare che le fatture emesse dal gestore del servizio idrico integrato certamente non costituiscono titolo avente efficacia esecutiva idoneo per la riscossione del preteso credito mediante ruolo ai sensi del decreto legislativo n. 46 del 26 febbraio 1999;
sembrerebbe che l'avvenuta iscrizione a ruolo e l'emissione della cartella di pagamento siano il frutto di un grossolano errore, probabilmente indotto dal gestore nel tentativo di superare con tale strumento le fondate eccezioni mosse dall'utente alla fatturazione posta a base del preteso credito;
il Giudice di Pace di Terracina, con sentenza emessa in altro e similare procedimento civile (RGR n. 778/08/A) del 17 febbraio 2009 ha rilevato uguali illegittimità e considerata anche la possibilità della configurazione di un reato perseguibile d'ufficio, ai sensi dell'articolo 331 codice procedura penale, ha provveduto (come si legge in sentenza) a trasmettere senza ritardo la relativa denuncia alla Procura della Repubblica di Latina;
il giudice ha rilevato inoltre come «... non risulta che Acqualatina S.p.A. sia in possesso della suddetta autorizzazione ministeriale, (...) prima di emettere e rendere esecutivo il ruolo, azionato con la citata cartella esattoriale e con il concorso del responsabile di Equitalia Gerit S.p.A., per costringere l'attore a pagare...»;
solo ultimamente si è scoperto che la procedura di riscossione coattiva è stata attivata attraverso apposita convenzione tra Acqualatina S.p.a. ed Equitalia-Gerit S.p.a. pubblicata nel rapporto semestrale del Garante regionale del servizio idrico integrato del Lazio, avvocato Lucia Pitzurra e l'intesa, avente la durata di un anno, è stata sottoscritta in data 6 dicembre 2007;
la Convenzione, riporta peraltro in premessa l'assunto «si considera l'esigenza di Acqualatina di riscuotere la tariffa del s.i.i. con idonei ed efficaci strumenti», essa non risulta mai essere stata stipulata con un procedimento di gara ad evidenza pubblica ed anzi a conferma di ciò sta il fatto che tale circostanza non sia richiamata nella premessa della convenzione stessa;
su questo punto vi è invero da considerare che l'articolo 156 comma 3 del decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice Ambientale) prevede che: «la riscossione volontaria della tariffa può essere effettuata con le modalità di cui al capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, previa convenzione con l'Agenzia delle Entrate. Mentre la riscossione, sia volontaria sia coattiva, della tariffa può altresì essere affidata ai soggetti iscritti all'albo previsto dall'articolo 53 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, a seguito di procedimento ad evidenza pubblica»;
la corsa verso la procedura esecutiva potrebbe essere ad avviso dell'interrogante un segno di un comportamento vessatorio che a sua volta sembrerebbe finalizzato a far desistere l'utente dall'impugnazione;
sempre in merito alla Convenzione, appare in egual modo rilevante l'attività di consolidamento dei dati fiscali, svolta da Gerit per Acqualatina, consistente nella fornitura, da parte di Acqualatina, di un flusso di dati (relativi agli utenti) con i quali Gerit effettuerà un'attività di ricerca ed assestamento mediante incroci con ulteriori banche dati;
tale attività, remunerativa per la Equitalia Gerit, che comporta uno scambio di dati privati richiederebbe, quanto meno, un'autorizzazione da parte dei diretti interessati;
infine sembra che la società Acqualatina ultimamente abbia cambiato l'iniziale strategia nell'emissione delle cartelle esattorie e da quanto riferito, tra settembre ed dicembre 2008 la società inviava

cartelle comprensive di più fatture e pertanto l'ammontare della cartella stessa era d'importo elevato (superiore ai 500 euro) e tale quindi da far decidere l'utente ad impugnare la cartella stessa, per veder tutelati i propri diritti, anche in considerazione del costo per l'azione legale, a partire invece da gennaio 2009, alcuni cittadini riferiscono che Acqualatina sta inviando più cartelle di basso importo (ben inferiore ai 100 euro), anche una per ogni fattura non pagata;
ciò potrebbe avere lo scopo di far desistere l'utente dall'impugnare ogni cartella davanti al giudice, considerando da un lato i costi ricorsivi per ogni singola azione legale e dall'altro il condizionamento psicologico che la persona vive nella preoccupazione di vedersi applicare le «ganasce fiscali» o l'ipoteca a beni immobili;
se tale fosse il fine dell'operazione messa in atto da Acqualatina spa, in concorso con la Equitalia, essa sarebbe altamente vessatoria e potrebbe addirittura essere assimilata ad avviso dell'interrogante ad un comportamento teso a creare una condizione generalizzata di «terrorismo tributario» per far desistere l'utenza dal rivendicare nella sede appropriata i propri diritti;
tra l'altro Equitalia ricava maggiori benefici attraverso l'emissione di più cartelle poiché per ogni cartella emessa è richiesto all'utente il pagamento di una quota fissa pari a 5,88 euro per diritti di notifica -:
quali risultino essere le informazioni del Governo sulla legittimità e non arbitrarietà delle procedure ricordate in premessa e più in dettaglio della modalità di riscossione delle tariffe per il caso prospettato e per tutte le situazioni analoghe a quella descritta;
quali iniziative intenda adottare per mettere al riparo da procedure improprie i cittadini interessati.
(4-03021)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ipotesi di accorpamento del Tribunale di Albenga con quello di Imperia ha suscitato vivissime proteste da parte degli avvocati dell'albenganese che hanno annunciato una serie di agitazioni;
gli avvocati sono preoccupati per la certezza con cui ad Imperia si parla dell'annessione del tribunale di Albenga al fine di scongiurare la chiusura della sede del capoluogo ligure che rischia di essere soppressa perché ha meno di venti giudici;
il Tribunale di Albenga è un bene prezioso e va difeso, perché, oltre ad essere conosciuto nella storia locale come un'istituzione efficiente sin dal suo insediamento, costituisce anche un presidio di garanzia e di protezione per la sicurezza della città;
il bacino di utenza del territorio ingauno è di gran lunga superiore a quello di Imperia. Nello specifico il Tribunale di Albenga rappresenta una fetta di territorio ben diverso dalle realtà limitrofe e dista ben 40 km da Imperia e 46 Km da Savona;
l'eventuale annessione non colpirebbe soltanto la categoria degli avvocati, ma anche i vari Consulenti Tecnici d'Ufficio, che a tutt'oggi vengono reperiti tra i dottori commercialisti, gli ingegneri, gli architetti, i geometri e i medici oltre a produrre disagi per cittadini costretti a costosi e difficoltosi spostamenti;
il Tribunale di Albenga ha un carico di lavoro superiore a Chiavari, Imperia e Sanremo messe insieme: prova ne sia che il CSM l'anno scorso ha aggiunto di sua spontanea volontà un magistrato su Albenga;

l'organico del personale del Palazzo di Giustizia di Albenga, nato nel 1998/99 dalla fusione delle preture di Fionale Ligure e quella di Albenga, risulta inferiore a quello della somme degli organici delle due preture;
contro l'ipotesi di accorpamento si è espresso anche il sindacato che ha rivendicato la necessità di mantenere la sezione di giustizia nell'ambito savonese e come sia sempre mancata un'adeguata attenzione alla struttura di Albenga, con gravi inefficienze che sono ricadute sui lavoratori e sui cittadini e come l'assenza di progettualità e sensibilità verso il territorio conducano a ridisegnare i confini piuttosto che a risolvere le carenze di organico -:
se tali notizie corrispondano al vero e se non intenda, in tal caso, ritornare su tale decisione che costituisce un danno per il territorio albenganese e per gli operatori del settore.
(3-00527)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in alcune sedi giudiziarie nazionali il pagamento degli emolumenti dovuti ai magistrati onorari risulterebbe in arretrato di varie mensilità;
la situazione di cui sopra dipenderebbe dal limitato numero di personale amministrativo al quale, nelle singole cancellerie, è affidato il compito di conteggiare materialmente le udienze esperite e le sentenze emesse da ciascun giudice di pace -:
se i pagamenti delle indennità dei giudici di pace italiani risultino effettivamente in arretrato in alcune sedi territoriali e, in caso di risposta affermativa, a cosa sia attribuibile tale disagio e quale sia la sua effettiva portata;
quali provvedimenti, anche di natura regolamentare e organizzativa, intenda adottare per evitare il ripetersi di simili inconvenienti.
(5-01415)

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Pino Maniaci diffonde le proprie opinioni e svolge un significativo impegno contro ogni forma di illegalità, ed in particolare contro il sistema di potere mafioso attraverso l'emittente televisiva Telejato tv di Partinico (Pa);
in ossequio ad un inaccettabile privilegio burocratico (di casta!) dell'Ordine nazionale dei Giornalisti è stato rinviato a giudizio per «esercizio abusivo della professione di giornalista»;
il processo è stato fissato davanti al giudice monocratico di Partinico; e, secondo l'accusa, Maniaci, «con più condotte, poste in essere in tempi diversi ed in esecuzione del medesimo disegno criminoso», avrebbe esercitato abusivamente l'attività di giornalista in assenza della speciale abilitazione dello Stato;
Maniaci da anni lavora a Telejato, emittente che più volte è stata minacciata, querelata e contestata da boss e notabili della zona di Partinico e che lo stesso Maniaci è stato più volte minacciato di morte dalla mafia e, pertanto, vive sotto scorta;
è notorio che prima di essere un antimafioso che rischia la pelle per il suo Paese, Pino Maniaci è un efficace opinionista, largamente apprezzato, che ha sempre esercitato la sua professione in maniera niente affatto abusiva ma chiara ed esemplare;
già lo scorso anno Maniaci era stato assolto dalla stessa accusa e, in occasione dell'ennesima intimidazione, il Presidente nazionale dell'Unci gli ha dato la tessera onoraria dell'associazione;
in tali condizioni il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti non ha ragione di

esistere riducendosi, di fatto, ad uno strumento che limita la libera manifestazione del pensiero ex articoli 21 della Costituzione -:
se il Governo non ravveda un contrasto fra il diritto costituzionalmente garantito alla libera manifestazione del pensiero come recita l'articolo 21 della Costituzione che dà il diritto a tutti i cittadini di esprimere il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e le norme che invece disciplinano l'attività giornalistica;
se non ritenga opportuno - per tutelare il diritto alla libera espressione di Pino Maniaci, come quello di qualunque altro cittadino - assumere un'iniziativa normativa volta a far sì che si cessi di porre limiti giuridico-burocratici, secondo l'interrogante arbitrari, al diritto costituzionalmente garantito alla libera manifestazione del pensiero.
(4-03016)

LO PRESTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Regione Campania con legge regionale n. 1 del 2009, pubblicata nel bollettino ufficiale della Campania il 26 gennaio 2009, n. 5, (all'articolo 29 sotto la rubrica (Assistenza legale degli enti strumentali della Regione e delle società regionali) ha stabilito il seguente principio di diritto:
1. Nei casi in cui non ricorrono motivi di conflitto con gli interessi della Regione, l'avvocatura regionale è abilitata a svolgere attività di consulenza attraverso l'espressione di pareri e a patrocinare in giudizio gli enti strumentali della Regione e le società il cui capitale sociale è interamente sottoscritto dalla Regione.
2. Per i fini di cui al comma 1 le singole società e gli enti strumentali sottoscrivono con la Giunta regionale una convenzione che regola le modalità attraverso cui può essere richiesta l'attività dell'avvocatura regionale e che quantifica gli oneri a carico delle società e degli enti strumentali.
3. Le agenzie regionali, gli enti strumentali e le società il cui capitale è interamente o a maggioranza sottoscritto dalla Regione Campania non possono sostenere per l'acquisizione di consulenze spese superiori al sessanta per cento degli importi dalle stesse spesi nell'anno 2008».
detta norma ha ricevuto attuazione concreta attraverso la delibera di Giunta Regionale n. 603 del 27 marzo 2009, non pubblicata, con la quale è stata autorizzata l'Area Generale di Coordinamento Avvocatura a stipulare le convenzioni previste dalla suddetta legge ed è stato approvato lo schema di convenzione da far sottoscrivere agli enti cosiddetti «strumentali»;
le convenzioni con le ASL della Campania sono state stipulate a decorrere dal 10 aprile 2009, in avanti e postulano l'attribuzione di un duplice mandato individuale agli avvocati della Regione che dovranno patrocinare gli enti terzi: un mandato rilasciato dal Presidente della Regione, per la difesa degli atti regionali impugnati unitamente a quelli delle ASL, ed un mandato a forma del legale rappresentante dell'ente terzo per la difesa degli atti di tali enti;
il controllo del conflitto di interesse è stato affidato all'Avvocatura Regionale;
gli Avvocati funzionari dell'Avvocatura Campana hanno rappresentato finora, invano, ai vertici interni le perplessità in ordine alle conseguenze disciplinari sotto il profilo dell'iscrizione all'albo speciale, che incombono su di essi in caso vengano costretti ad accettare tali incarichi difensivi;
infatti, la vicenda che oggi si sottopone all'attenzione del Ministro, ricalca quanto avvenuto di recente per la Regione Lombardia, la quale aveva emanato una disposizione di contenuto identico, che

tuttavia è stata stigmatizzata dal TAR Lombardia che ne ha rimesso la valutazione alla Consulta per violazione dell'articolo 117 Costituzione nei sensi che seguono:
con ordinanza del 7 febbraio 2008, il TAR della Lombardia ha sollevato, con riferimento agli articoli 117, commi secondo e terzo, e 24, commi primo e secondo, della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 2, lettera b), della legge della Regione Lombardia 27 dicembre 2006, n. 30 (Disposizioni legislative per l'attuazione del documento di programmazione economico-finanziaria regionale, ai sensi dell'articolo 9-ter della legge regionale 31 marzo 1978, n. 34 - Norme sulle procedure della programmazione, sul bilancio e sulla contabilità della Regione), nella parte in cui dispone che gli enti pubblici indicati dalla Giunta regionale si avvalgono, di norma, del patrocinio dell'Avvocatura regionale per la difesa di atti o attività connessi ad atti di indirizzo e di programmazione regionale; che la rappresentanza in giudizio è disposta conformemente agli ordinamenti dei singoli enti; che i rapporti tra i soggetti individuati e l'amministrazione regionale sono regolati da apposite convenzioni; e infine che la rappresentanza rimane esclusa nei casi di conflitto di interessi e per atti e attività inerenti all'organizzazione degli enti;
secondo il TAR, la norma regionale censurata, incidendo sulla materia delle professioni, si poneva in contrasto con l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, che in tale materia di competenza concorrente riserva allo Stato la determinazione dei principi fondamentali;
in particolare, in tema di ordinamento della professione di avvocato, l'articolo 3 del Regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578 (Ordinamento delle professioni di avvocato e procuratore), stabilisce che l'esercizio delle professioni di avvocato e di procuratore è incompatibile con qualunque impiego od ufficio retribuito con stipendio sul bilancio dello Stato e di qualsiasi altra amministrazione o istituzione pubblica soggetta a tutela o vigilanza dello Stato, delle province e dei comuni, fatta eccezione, per quanto qui interessa, per gli avvocati ed i procuratori degli uffici legali istituiti presso gli enti di cui al secondo comma della stessa disposizione, esclusivamente per quanto concerne le cause e gli affari propri dell'ente presso il quale prestano la loro opera, disponendo, in relazione a tali ultimi, che gli stessi siano iscritti nell'elenco speciale annesso all'albo;
per il TAR rimettente la ratio del regime delle incompatibilità con l'esercizio della professione di avvocato risiederebbe nella tutela dell'indipendenza del professionista, oltre che degli interessi dell'ente pubblico, cui il dipendente è legato da un rapporto di esclusività e che, pertanto, le uniche eccezioni a tale regime di incompatibilità sarebbero quelle tassativamente indicate dal citato articolo 3, quarto comma;
in definitiva, poiché il predetto principio, secondo il TAR Lombardia, riveste carattere di principio fondamentale della legislazione statale, la disposizione normativa della legge regionale in questione, contrastando con esso, sarebbe lesiva della competenza legislativa statale;
e, infine, la norma regionale - a giudizio del TAR Lombardia si pone in contrasto con la lettera e) dell'articolo 117, secondo comma, Costituzione, che riserva allo Stato la normativa in materia di tutela della concorrenza, finendo così per incidere sul principio del libero esercizio di un'attività professionale, contrastando in tal modo anche con gli articoli 49 e 50 del Trattato 25 marzo 1957, che istituisce le UE;
la vicenda - come noto - si è conclusa innanzi alla Corte Costituzionale (v. ord. n. 43 del 13 febbraio 2009) e a seguito dell'opposizione della legge regionale n. 33 del 28 dicembre 2008, che ha abrogato la suddetta norma sospettata di costituzionalità e la rimessione degli atti al

TAR al fine di rivalutare la rilevanza della questione di costituzionalità alla luce della modifica normativa sopravvenuta;
innanzi alla Consulta si è costituito il CNF per sostenere la fondatezza della questione di illegittimità costituzionale in oggetto;
la legge regionale campana, pur parlando di facoltà, pone gli stessi dubbi di costituzionalità, attesa la traduzione in essere della facoltà in obbligo contrattuale a seguito della stipula delle convenzioni con gli enti terzi;
i problemi di ius postulandi sono evidenti, considerato che il potere di rappresentare e difendere in giudizio di un legale inserito in un ufficio legale istituito presso un ente ed iscritto nell'albo speciale, è limitato alle cause ed agli affari propri dell'Ente (TAR Abruzzo Pescara, 28 luglio 2005 n. 466; Cass. civ., sez. un., 16 luglio 2008 n. 19497);
inoltre, la possibilità che enti diversi possano avvalersi dello stesso avvocato, resta esclusa dal principio secondo cui, con riguardo all'attività degli avvocati dipendenti da enti pubblici, abilitati unicamente al patrocinio per le cause e gli affari propri dell'ente presso il quale prestano la loro attività, il rilascio della procura ha effetto esclusivamente per la durata del sottostante rapporto di pubblico impiego e viene meno col cessare di questo, senza alcuna ultrattività);
pertanto, con specifico riferimento alla riforma del servizio sanitario, il passaggio di un avvocato già dipendente di una soppressa Usl alle dipendenze di un diverso ente di nuova costituzione (nella specie, Azienda Ospedaliera Moscati, «ex» legge regionale Campania 3 novembre 1994 n. 32) preclude, da una parte, qualsiasi possibilità di persistenza dello «ius postulandi», rispetto all'organismo di provenienza e, dall'altra, rinviene nella costituzione del nuovo rapporto di servizio la legittimazione, ma, nel contempo, anche il limite all'esercizio professionale in favore della nuova organizzazione; nè rileva, altresì, che i diversi enti, con forme di collaborazione istituite nell'esercizio della loro autonomia amministrativa, prevedano l'utilizzazione, da parte dell'uno, del servizio legale proprio dell'altro, non potendo un servizio siffatto compiersi in deroga ai limiti di ordine pubblico, di cui sovraordinate disposizioni di legge circondano lo «ius postulandi» eccezionalmente attribuito ad avvocati dipendenti da enti pubblici (Cass. civ., sez. un., 6 giugno 2000 n. 418);
pertanto, il meccanismo legale-amministrativo-negoziale in argomento è suscettibile di censura di illegittimità costituzionale, per violazione delle norme di cui all'articolo 117, comma 2, lettera g) ed l), e comma 3 (professioni), Costituzione e dell'articolo 3 e 37 del regio-decreto 27 novembre 1933 n. 1578, ossia i principio di esclusività della prestazione in favore dell'Ente di cui si è dipendenti, che, come costantemente ritenuto dal Consiglio Nazionale Forense e dalla Suprema Corte, comporta in caso di incompatibilità, non solo la responsabilità disciplinare, ma, quale conseguenza dovuta sul piano amministrativo, la cancellazione dall'albo speciale (v. per tutti Cass. civ., sez. un., 5 gennaio 2007, n. 37; 26 giugno 2003 n. 10162; 11 novembre 1991 n. 12017; Cass. civ., sez. I, 23 luglio 2008 n. 20361; Consiglio Nazionale Forense 23 aprile 2004, n. 82; idem 2 maggio 2006 n. 24; idem, 29 maggio 2006 n. 36; idem, 29 maggio 2006 n. 37; idem., 21 febbraio 2003 n. 5);
peraltro, alla luce del testo dell'articolo 29 della legge regionale 1/09 (finanziaria 2009), i provvedimenti e gli accordi negoziali in parola, la cui pratica applicazione suscita, di per sé, non poche perplessità circa il potere dell'Amministrazione regionale e dell'Avvocatura di rappresentare i singoli Avvocati della Regione, e sul piano dell'imputazione degli effetti contrattuali, e sotto il profilo della natura individuale degli incarichi difensivi, sono suscettibili, altresì, di violare le norme di cui agli articoli 1323, 1324, 1325, 1332, 1387, 1392, 1394 e 1398 c.c., nonché le

norme di cui agli articoli 2229, 2232 e 2233 c.c., di cui all'articolo 4 legge regionale 16/08 ed ai regolamenti del CNF;
in particolare, secondo l'articolo 1398 c.c. il procuratore che patrocini senza potere, cioè con un mandato nullo o annullabile, è responsabile dei danni arrecati al mandante; il che si tradurrebbe, per i firmatari degli accordi negoziali nulli, in responsabilità erariale per il danno che consegue alle amministrazioni stipulanti;
altro problema nel problema è rappresentato dalla inclusione, di fatto, nel novero degli enti strumentali delle ASL, sebbene la stessa Avvocatura regionale con vari pareri abbia sempre ribadito il carattere non strumentale delle ASL, tenuto conto che l'originaria formulazione dell'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n. 502 del 1992, è stata eliminata dal decreto legislativo n. 571 del 1993, che ha definito l'Azienda sanitaria quale «Azienda dotata di personalità giuridica pubblica, di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica». L'azienda sanitaria già dal 1993 ha perso, dunque, il carattere di organo della regione, acquisendo una propria soggettività giuridica, con una autonomia, che ha poi assunto, stante il disposto dell'articolo 3, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 502 del 1992, (comma introdotto dal decreto legislativo n. 229 del 1999) anche carattere imprenditoriale e così la natura di ente pubblico economico (TAR Calabria, Catanzaro, sez. II, n. 37/01; TAR Toscana, Firenze, sez. II, n. 5101/03; Cons. Stato, sez. V, sent. 2609/01 e sent. 809/02). Tant'è che - come sanno i Dirigenti della Avvocatura - la Prefettura di Napoli ha commissariato l'ASL NA 4 per infiltrazioni mafiose alla stregua del decreto legislativo n. 267 del 2000, ed in considerazione della autonomia di essa; ragion per cui il TAR Campania, nel confermare tale determinazione prefettizia, ha respinto il ricorso della Regione Campania che sosteneva la propria competenza esclusiva a vigilare sulle aziende sanitarie locali;
gli avvocati funzionari, sulla base degli atti così costruiti, restano esposti alla cancellazione dall'Albo degli Avvocati con gravissime ripercussioni sul piano pubblicistico e privatistico (impossibilità dell'esercizio delle funzioni legali, per l'espletamento esclusivo delle quali sono stati assunti, e demansionamento), nel contempo restano esposti anche al potere ed all'azione disciplinare dell'Amministrazione regionale nonostante tutte le criticità, sul piano procedimentale e provvedimentale, innanzi esposte;
appaiono evidenti i profili di illegittimità costituzionale della normativa introdotta dalla Regione Campana, in palese violazione delle proprie competenze legislative e di quelle riservate allo Stato in tema di principi generali in materie di professioni;
risultano tuttavia scaduti i termini per l'impegnazione della legge ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione -:
per quali ragioni il Governo non abbia impegnato la legge regionale n. 1 del 2009, della Regione Campania ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione;
quali iniziative intenda assumere per scongiurare pregiudizi all'autonomia ed indipendenza dell'avvocatura.
(4-03023)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 1, lettera bb), punto 2 del decreto legislativo 11 settembre 2008, n. 152 ha di fatto modificato radicalmente l'applicazione del meccanismo di esclusione automatica delle offerte anomale agli appalti, di importo pari o inferiore a 1 milione di euro, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163

recante il «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE», estendendo l'applicazione a tutti gli appalti di importo superiore a 1 milione di euro, il meccanismo della verifica della congruità;
oggi quindi, alla luce delle modifiche introdotte dal decreto suddetto, nel caso di gare con offerte superiori alla soglia di anomalia prevista, non si può procedere all'esclusione delle offerte anomale, ovvero presentate dalle imprese che hanno offerto uno sconto pari o superiore alla soglia di anomalia. In questi casi bisogna procedere alla verifica della congruità delle offerte ed è necessario quindi esaminare le giustificazioni presentate dalle imprese in relazione ad ogni singolo prezzo che costituisce la stima dei lavori e che determina a base d'asta sulla quale l'impresa ha calcolato o sconto, con un evidente allungamento delle procedure;
tale meccanismo della verifica della congruità delle offerte per le gare di importo superiore alla cifra di 1 milione di euro, condivisibile nello spirito di un sempre maggior controllo sulla trasparenza degli appalti, nella prassi rallenta significativamente la durata della procedura per l'esame delle offerte pervenute. Ad esempio nel caso del Comune di Milano, dove il 90 per cento degli appalti banditi dal comune è costituito da appalti di importo inferiore alla soglia comunitaria, la durata media della procedura relativa ai suddetti appalti può variare dagli 88 giorni - decorrenti dalla pubblicazione del bando alla stipulazione del contratto - a 175 giorni nel caso di verifica di una sola impresa ovvero a 243 giorni nel caso di verifica di due imprese;
tale problema si ripropone per gli appalti di fornitura e servizi tra cui devono essere ricompresi anche gli appalti attinenti all'attività di architettura ed ingegneria quali le progettazioni, le direzioni lavori o i coordinatori per la sicurezza, di importo pari o superiore a 100.000 euro -:
se sia a conoscenza degli effetti sulle attività e procedure di valutazione delle offerte che interessano enti locali e Pubblica Amministrazione;
se siano allo studio apposite misure volte a rendere più celeri possibili le procedure di gara, con particolare riguardo alle procedure già indette al momento dell'entrata in vigore del decreto legislativo 11 settembre 2008, n. 152; ferme restando le esigenze di controllo;
se non ritenga che una prima soluzione possibile per abbreviare i tempi delle procedure possa essere la previsione della obbligatorietà di pubblicità on line per tutte le procedure di gara.
(5-01413)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa, hanno sollevato preoccupazione in ordine alla situazione economico-patrimoniale della società Autostrada Brescia-Padova S.p.A. (meglio conosciuta come Serenissima);
giova ricordare che la predetta società è titolare della concessione di servizi autostradali in scadenza all'anno 2013 ed il cui rinnovo al 2036 è attualmente sottoposto ad un giudizio di infrazione a livello dell'Unione Europea;
la solidità patrimoniale della Società risulterebbe messa in discussione da una garanzia rilasciata ad una società partecipata (Infracom S.p.A.) per i debiti da questa contratti. In particolare la società concessionaria potrebbe essere chiamata a rispondere di un debito di 162.000.000 di Euro nei confronti del Gruppo Intesa dei

quali 135.000.000 Euro per un finanziamento fatto alla società Infogruppo S.p.A., detentrice del 66 per cento del capitale di Infracom S.p.A. e partecipata al 49 per cento appunto dalla società Autostrada Brescia-Padova e per i restanti 37.000.000 di Euro direttamente prestati a Infracom;
la società Infracom si trova in questo momento in difficoltà gestionali ed in particolari finanziarie non solo per perdite di bilancio ma anche per aver un'esposizione bancaria pari al triplo del suo fatturato;
di fronte a tale situazione la società Serenissima qualora dovesse essere chiamata a rispondere delle garanzie prestate per 162 milioni di Euro rischierebbe conseguenze gravissime fino al fallimento;
il Consiglio di Amministrazione della società, di fronte a tali fatti avrebbe deciso di richiedere una nuova ulteriore linea di credito per salvare la controllata e avrebbe altresì deciso la cessione di partecipazioni ritenute «non strategiche» e quelle in società legate a finanza di progetto, come ad esempio la «Pedemontana veneta S.p.A.»;
va sottolineato che l'azionariato della società Autostrada Brescia-Padova è in larga parte rappresentato da Enti Pubblici (Comune capoluogo, Provincia, Camera di Commercio) delle Provincia di Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Brescia, Bergamo e Milano, che insieme detengono oltre il 75 per cento del capitale oltre a soci privati tra i quali spicca il finanziere Mario Rino Gambari che attraverso le sue società detiene il capitale residuo.
proprio questo ultimo socio è ritenuto il vero dominus della gestione che ha portato nell'arco di cinque anni la società Autostrada Brescia-Padova a detenere la partecipazione di controllo di Infracom;
anche le organizzazioni sindacali hanno espresso la gravi preoccupazioni in ordine all'andamento gestionale;
vi è una concreta possibilità che gli enti pubblici, soci fondatori della società autostradale perdano l'intero loro capitale e siano sostituiti da Banca Intesa attraverso l'escussione della garanzia che detiene;
il rapporto concessorio in capo ad ANAS prevede un significativo piano di investimenti ora parzialmente sospeso e che forse non potrà più essere realizzato;
va ulteriormente precisato che l'interrogante presentò nel corso della XV legislatura due interrogazioni, rispettivamente la n. 4-01299 presentata il 17 ottobre 2006 e la n. 4-01933 presentata il 12 dicembre 2006;
in particolare in questa ultima si facevano presenti alcune situazioni preoccupanti che avevano portato la società Autostrada Brescia-Padova alla partecipazione in una trentina di società nell'arco di pochi anni, durante i quali il risultato della gestione era passato da un utile netto del 20 per cento rispetto agli incassi ad una perdita della gestione caratteristica del 3 per cento;
nella predetta interrogazione tra l'altro si rilevava come le azioni di Infracom S.p.A. fossero state trasferite ad una società estera (Unifracom B.V.) con sede a Rotterdam -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano che la situazione delineata vada controllata al fine di scongiurare che possibili azioni di natura concorsuale possano determinare l'interruzione del servizio pubblico di cui la società è concessionaria;
se non ritenga di chiedere conto ad ANAS in qualità di Ente concedente di quanto da essa fatto per controllare lo stato attuale dell'equilibrio economico-finanziario della concedente;
se non ritenga di dover disporre attraverso ANAS un'ispezione diretta ad accertare la situazione;
se il Collegio Sindacale, uno dei componenti del quale è designato da ANAS,

abbia tempestivamente segnalato la situazione ed i rischi in capo alla società concessionaria;
se non ritenga di chiedere agli Enti Pubblici soci della concessionaria una valutazione sull'impatto che da quanto emerso in capo alla concessionaria potrebbe derivarne per il loro bilancio;
se non ritenga che data la situazione ANAS proceda all'immediata revoca della concessione per impossibilità della società di mantenere gli impegni assunti con il piano finanziario, subentrando alla stessa in tutti i suoi rapporti attivi e passivi.
(4-03019)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'allargamento dell'applicazione del Trattato di Schengen prima alla Repubblica dell'Austria e, successivamente, anche alla Repubblica della Slovenia ha determinato lo spostamento alle frontiere orientali di tali Paesi Membri UE i controlli sui passaggi di persone, mezzi di locomozione e di merci che - in precedenza - venivano effettuati sul confine orientale della Repubblica d'Italia;
dopo lo spostamento dei confini Schengen, lo Stato Italiano ha dismesso l'utilizzo di una notevole quantità di fabbricati e di strutture poste a confine con Austria e Slovenia che venivano utilizzate per lo svolgimento dei controlli e per il ricovero di attrezzature di supporto logistico al personale adibito a tale delicata e importante funzione;
risulta all'interrogante che molti di detti fabbricati, privi di qualsiasi tipo di manutenzione - anche minima - siano in una condizione di pesante deterioramento, in particolare quelli posti all'ex valico di Coccau in Comune di Tarvisio (Provincia di Udine) e in alcuni altri punti lungo l'ex barriera confinaria che da Coccau (ex frontiera con l'Austria) scende fino a Trieste (ex frontiera con la Slovenia);
appare, inoltre, in pesante e negativo contrastato con analoghe e corrispondenti strutture presenti sul versante austriaco e sloveno che, invece, risultano essere ben conservate con una manutenzione e una pulizia curate costantemente e ciò non è un buon biglietto da visita per l'immagine dell'Italia in considerazione del notevole afflusso - soprattutto turistico - da questi Paesi verso l'Italia -:
quali iniziative intendano assumere i ministeri preposti per provvedere a tempestivi e adeguati interventi di mantenimento e di cura di dette strutture che sono, comunque, parte del patrimonio dei luoghi in cui sono ubicate e dello Stato;
quali iniziative intendano promuovere i ministeri preposti per definire un progetto di riqualificazione e di riuso - in accordo con le istituzioni locali nel cui territorio insistono - degli immobili sopra richiamati.
(4-03011)

TESTO AGGIORNATO AL 2 LUGLIO 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

CARDINALE, BURTONE, FADDA e PIZZETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella dolorosa tragedia dell'Abruzzo, causata dal terremoto, una delle vicende che hanno scosso l'opinione pubblica riguarda la perdita di giovani vite umane per il cedimento della Casa dello Studente, dove alloggiavano numerosi universitari provenienti da tante regioni d'Italia;
il Governo ha annunciato, nel quadro delle iniziative per la ricostruzione, investimenti

finanziari per la rinascita dell'Università dell'Aquila che vanta una lunga e significativa tradizione nel mondo accademico italiano -:
se non ritenga opportuno, al di là dell'urgente ricostruzione delle infrastrutture universitarie, promuovere, non solo agevolazioni finanziarie per gli studenti con difficoltà economiche, ma anche iniziative nell'ambito dei corsi di studio per sostenere una ripresa didattica, resa più difficile in una comunità ferita da una grande tragedia;
in particolare se non ritenga utile per quella sfortunata comunità studentesca assumere iniziative per elargire una tantum a tutti gli studenti universitari fuori sede de L'Aquila che hanno regolare contratto di locazione e hanno perso tutti i loro beni personali (computer, libri, vestiario, oggetti di valori, mobili eccetera), ed esonerare gli studenti dalla seconda rata della tassa universitaria per l'anno accademico 2008/2009;
abbattere i vincoli di passaggio ed eliminazione della propedeuticità degli esami;
rendere facoltative le ore di tirocinio previste, i corrispettivi crediti e le ore di frequenza e i corrispettivi crediti ai laboratori;
eliminare le firme di presenza per le ore di lezione del secondo semestre all'anno accademico in corso;
per tutti gli studenti che dovranno presentare domanda di Borsa di studio e Servizi abitativi a settembre, abbattere del 50 per cento dei requisiti di credito richiesti dall'ERSU entro il 10 agosto 2009;
dare la possibilità a tutti gli studenti che perderanno le sessioni di esami di giugno-luglio-settembre-dicembre, di recuperare nei mesi successivi con molteplici appelli per le date di esami persi.
(3-00528)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU, GHIZZONI, PES e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge «Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università», meglio noto come decreto Gelmini convertito dalla legge n. 169 del 2009 prevede l'introduzione del maestro unico nella scuola primaria e l'opzione delle famiglie per un programma di insegnamento pari a ventiquattro ore alla settimana. Si è sancita, pertanto, una rimodulazione del tempo scuola e una diversa organizzazione del lavoro ad esso correlato;
sono modifiche che avranno un riflesso sul rapporto oggi esistente tra scuola e territorio, con riflessi sulle dinamiche occupazionali per quanti operano nel settore culturale e formativo e collaborano al progetto educativo: artisti, operatori, animatori, mediatori culturali, maestranze tecniche, che intervengono con diverse attività, in particolare sulla formazione dei bambini in condizioni di disagio;
la scuola è parte attiva, da tempo, della rete di luoghi del sapere che qualificano un territorio: i musei, i beni artistici, il paesaggio, i teatri, le sale da concerto e i luoghi di spettacolo professionali, da un lato, e la scuola, dall'altro, sono i termini di una relazione che consente ai bambini, ai ragazzi e ai giovani di sviluppare, attraverso l'educazione all'arte e ai suoi diversi linguaggi, senso critico, identità e conoscenza;
questa pratica educativa e civile deve poter proseguire anche nel quadro della nuova organizzazione della scuola. Anzi, andrebbe rafforzata se è vero, come è vero, che la sfida all'innovazione che ci è posta dinnanzi può essere vinta solo da cittadini capaci di coltivare il pensiero divergente, di fare ricerca, di essere creativi;

per questo molte associazioni, quali AGIS-ASTRA, AGITA, ASSITEJ, AGIS-ANTAC, AGIS-ANCRIT, AGIS-FEDERAZIONE ARTI hanno rivolto, nei mesi scorsi, un appello ai Responsabili istituzionali, al Governo e al Parlamento, ai Dicasteri e alle Commissioni competenti chiedendo l'apertura di un dialogo costruttivo al fine di assicurare, attese le nuove norme e nel concreto delle prime applicazioni, la prosecuzione e il rafforzamento delle esperienze che, attraverso la fruizione e la pratica dei linguaggi artistici, aiutano a combattere il triste fenomeno della dispersione scolastica, fanno crescere i cittadini di oggi e rendono più capaci i cittadini di domani, a beneficio della qualità della vita, della stessa società e della Repubblica -:
come il Ministro intenda assicurare, e con quali risorse, le attività culturali citate in premessa.
(5-01414)

RUVOLO, CAPITANIO SANTOLINI e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il provveditorato di Agrigento conferisce ogni anno incarichi annuali a copertura delle cattedre della scuola dell'obbligo, presenti sul territorio delle isole di Lampedusa e Linosa e della stessa provincia;
si verifica però puntualmente una situazione di assenteismo da parte degli insegnanti nominati, che chiedono il congedo per motivi parentali, malattia ed altro;
gli alunni si vedono, in tal modo, costretti a subire continui cambi di supplenti, cambi che ingenerano a loro volta una serie di problematiche, quali: la discontinuità nel metodo di insegnamento, il non regolare svolgimento del programma scolastico che spesso non viene nemmeno portato a termine, uno spreco di denaro pubblico, poiché lo Stato è costretto a pagare più insegnanti per la stessa cattedra, un generale disagio per gli alunni che presentano quindi difficoltà di apprendimento;
si rileva, inoltre, che tale situazione va a totale discapito soprattutto degli alunni isolani che vengono perciò lesi nel loro diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione -:
quali misure intenda prendere per garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche degli istituti delle isole minori come quella di Lampedusa e di Linosa.
(5-01416)

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i termini per la presentazione delle domande di aggiornamento/inserimento nelle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011 scadono l'11 maggio prossimo ai sensi del decreto ministeriale n. 42/2009 dell'8 aprile 2009;
la legge 3 maggio 1999 n. 124, recante disposizioni urgenti in materia di personale scolastico prevede all'articolo 1 comma 6 che «Le graduatorie permanenti di cui al comma 1 sono periodicamente integrate [dai] docenti che hanno chiesto il trasferimento dalla corrispondente graduatoria permanente di altra provincia»;
la legge 20 agosto 2001, n. 333, conferma all'articolo 1 comma 1 che «1. Le disposizioni contenute nell'articolo 2, commi 1 e 2, della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpretano nel senso che nelle operazioni di prima integrazione delle graduatorie permanenti previste dall'articolo 401 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, come sostituito dall'articolo 1, comma 6, della stessa legge hanno titolo all'inserimento, oltre ai docenti che chiedono il trasferimento dalla corrispondente graduatoria di altra provincia, le sottoelencate categorie di personale docente ed educativo,

in coda alle graduatorie medesime e nel seguente ordine di priorità: [...] b) secondo scaglione: docenti che abbiano superato le prove di un precedente concorso per titoli ed esami anche ai soli fini abilitativi in relazione alla medesima classe di concorso o al medesimo posto e siano inseriti, alla data di entrata in vigore della predetta legge n. 124 del 1999, in una graduatoria per l'assunzione del personale non di ruolo. Si prescinde da quest'ultimo requisito per il personale che abbia superato le prove del corrispondente concorso per titoli ed esami conclusosi successivamente al 31 marzo 1995. In tale scaglione sono compresi anche i docenti di cui all'articolo 2, comma 2, della predetta legge n. 124 del 1999»;
l'articolo 15 del decreto ministeriale n. 42 del 2009 dell'8 aprile 2009 prevede che «Per quanto non previsto dal presente decreto valgono le disposizioni contenute nella legge 3 maggio 1999 n. 124, nel Regolamento delle graduatorie permanenti, adottato con decreto ministeriale n. 123 del 27 marzo 2000, nella legge 20 agosto 2001, n. 333, nella legge 4 giugno 2004, n. 143, nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 e nella legge 30 ottobre 2008 n. 169»;
nelle premesse del decreto ministeriale n. 42 del 2009 dell'8 aprile 2009 è richiamata l'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1524/09, con cui è stata respinta l'istanza cautelare di sospensione dell'esecuzione della sentenza del T.A.R. del Lazio, sez. III bis n. 10728/08 e l'ordinanza del Consiglio di Stato n. 1525/09, con cui è stata respinta l'istanza cautelare di sospensione dell'esecuzione della sentenza del T.A.R. del Lazio, sez. III bis n. 10809/08;
il Tar Lazio con sentenza n. 10809/2008 ha confermato che «nessun elemento testuale legittima l'interpretazione secondo cui, nelle graduatorie in questione, il trasferimento da fuori provincia sarebbe consentito dalla legge finanziaria del 2007 con la modalità prefigurata dal decreto ministeriale 16 marzo 2007 e dalla connessa nota applicativa [visto che] la riconfigurazione delle graduatorie provinciali, da permanenti a esaurimento, non implica l'immobilità e/o la cristallizzazione di queste ultime nel senso inteso dall'amministrazione scolastica [...] non sono dunque ipotizzabili preclusioni di mobilità, anche territoriale, nell'ambito delle distinte graduatorie», e ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero della pubblica istruzione, Direzione Generale per il Personale della Scuola, del 16 marzo 2007, nella parte in cui, in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della citata legge n. 296 del 2006 [...] dall'a.s. 2009/10 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra Provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce»;
il Tar Lazio con sentenza n. 10728/2008 ha disposto l'annullamento del decreto del direttore generale del Ministero della pubblica istruzione, Direzione Generale per il Personale della Scuola, del 16 marzo 2007, nella parte in cui l'articolo 3, comma 2, dispone che non è possibile spostare i 24 punti aggiuntivi spettanti per il conseguimento dell'abilitazione SSIS da una graduatoria a un'altra;
il sottosegretario Pizza nella seduta n. 127 di giovedì 5 febbraio per conto del Governo ha risposto all'interpellanza urgente n. 2-00293 presentata da Antonino Russo, martedì 3 febbraio 2009, nella seduta n. 125 «se nel rispetto della giurisprudenza citata, che si è pronunciata contro la cristallizzazione delle posizioni dei docenti inseriti nelle graduatorie, intenda consentire ai ricorrenti gli spostamenti dei punteggi richiesti, e nel nuovo decreto di integrazione/aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2009-2011 intenda prevedere la possibilità di spostare i punteggi da una graduatoria all'altra, ancorché già dichiarati in precedenza, e di trasferirsi da una

provincia all'altra senza alcuna penalizzazione», affermando che: «Ciò premesso, le questioni sollevate nell'interpellanza sono ben note al Ministero che le sta attentamente valutando, anche in base a tutto il contesto normativo in evoluzione. Già da domani sull'argomento si terrà un primo incontro con le parti sindacali»;
per quanto concerne in particolare la sentenza del TAR Lazio n. 10728 del 2008, relativa allo spostamento dei 24 punti aggiuntivi spettanti per il conseguimento dell'abilitazione SSIS da una graduatoria ad un'altra, faccio presente che avverso la stessa sentenza l'amministrazione sta presentando appello al Consiglio di Stato con richiesta di sospensione d'esecuzione. Quanto all'altra sentenza del TAR Lazio citata nell'interpellanza, la sentenza n. 10809 del 2008, relativa all'aggiornamento della posizione e al trasferimento in altra provincia, considerato l'enorme impatto che la sua applicazione comporterebbe sul sistema del reclutamento, il Ministero la sta attentamente valutando per le consequenziali determinazioni -:
se, nel rispetto delle sentenze del Tar Lazio, delle ordinanze del Consiglio di Stato e degli articoli della Costituzione e per evitare un non corretto avvio dell'anno scolastico, ritenga opportuno emanare un decreto integrativo di aggiornamento/inserimento delle Graduatorie ad Esaurimento che rispetti la giurisprudenza citata, consentendo la piena mobilità del personale docente precario senza alcuna penalizzazione a pettine, il trasferimento da una provincia all'altra secondo quanto previsto dalle leggi approvate dal Parlamento, il reclutamento nelle singole province italiane dei docenti secondo il merito di ciascuno ovvero secondo il punteggio ottenuto nelle rispettive graduatorie indipendentemente dalla provincia di appartenenza-trasferimento-inserimento, lo spostamento del punteggio valutabile ai sensi della tabella predetta da una graduatoria all'altra ancorché precedentemente dichiarato.
(5-01418)

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sabato 2 maggio il professor Giovanni Lobrano, Preside della Facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi di Sassari comunica ai componenti del Consiglio di facoltà «che l'ordine del giorno del Consiglio di Facoltà convocato venerdì 8 maggio 2009, alle ore 9, viene integrato come segue: 5-bis) Proposta per il conferimento di laurea honoris causa»;
tra i designati dal Consiglio di facoltà risulta il Colonnello Muhammar Gheddafi. Secondo quanto riportato in una breve notizia apparsa sulla Nuova Sardegna il 9 maggio, il Consiglio ha votato a grandissima maggioranza la raccomandazione inoltrando la richiesta all'esame dal Senato accademico. In caso di approvazione la parola definitiva spetterà al Ministero dell'Istruzione e Ricerca;
a seguito dell'approvazione da parte del consiglio di facoltà la proposta dovrà essere motivata, per questo è stato creato un comitato formato dal preside Lobrano e i docenti Chessa (diritto costituzionale) e Comenale Pinto (diritto della navigazione);
sebbene abbia ratificato buona parte degli strumenti internazionali sui diritti umani, ogni qualvolta la Libia viene sottoposta ad esame di verifica dell'adeguamento del Comitato Onu sui Diritti umani (Human Rights Committee), gli esperti delle Nazioni unite ritengono che il Governo libico non abbia adottato nelle necessarie modifiche dei propri codici per conformarsi alle norme codificate nei Patti sui diritti Civili e politici, e economici sociali e culturali, né tantomeno abbia avviato modifiche nelle politiche che derivano da un Regime mono-partitico;
in Libia esiste e viene praticata sistematicamente la pena di morte e secondo l'Associazione Nessuno Tocchi Caino sono praticate anche esecuzioni extra-giudiziarie;

la Libia non ha ratificato la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951;
la Libia non ha ratificato lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale;
le maggiori organizzazioni non-governative dei diritti umani da Amnesty International a Human Rights Watch, dalla Federazione internazionale delle leghe dei diritti umani a Medici Senza Frontiere per finire a Reporters Without Borders hanno in più occasioni denunciato la sistematica violazione dei diritti delle donne, bambini e migranti -:
se il Ministero degli Esteri sia stato informato della proposta del Consiglio di Facoltà dell'Università degli Studi di Sassari;
se il comitato di valutazione formato dal preside Lobrano e i Professori Chessa si recherà in Libia per delle missioni di verifica del rispetto del principio di legalità da parte del Governo libico;
e se in particolare intenda visitare i campi di migranti siti tanto nel deserto, come l'oasi di Kufra, e sulla costa;
quale sia l'orientamento del Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica in merito al conferimento della Laurea Honoris Causa;
in caso di orientamento positivo, in base a quali valutazioni di tipo giuridico relative all'aderenza da parte del Colonnello Gheddafi allo Stato diritto internazionale, alla certezza del diritto a livello nazionale nonché alla promozione e protezione dei diritti umani universalmente riconosciuti il Governo intenda confermare la proposta del Consiglio di Facoltà dell'Università degli Studi di Sassari;
se il conferimento di una laurea honoris causa a un Capo di Stato al potere da 40 anni e non democraticamente eletto possa essere ritenuto in linea con gli insegnamenti dell'ordinamento italiano in materia di diritto costituzionale e diritto internazionale.
(5-01422)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'inserto Salute del quotidiano La Repubblica, nella sua edizione del 7 maggio 2009 ha pubblicato il seguente articolo: «Lacune, omissioni, imprecisioni: tutti fattori che depotenziano la cartella clinica del suo valore rendendo difficile, per il cittadino, dimostrare un presunto errore medico. È quanto sostiene il Tribunale per i diritti del malato che ha completato una ricerca su 100 cartelle cliniche di altrettanti cittadini che avevano chiesto una consulenza medico-legale. "La cartella clinica è uno strumento legale spesso depotenziato: quelle che abbiamo analizzato, ad esempio, erano tutte cartacee e quindi difficili da interpretare. La soluzione? Informatizzare la sanità", spiegano dall'associazione. Così si scopre dalla ricerca che tre aspetti attinenti al consenso informato vengono sistematicamente trascurati nella compilazione della cartella clinica: il modulo non riporta né i nomi di chi eseguirà il trattamento (97 per cento) né informazioni in merito a rischi e conseguenze nell'eventualità che si rifiuti il trattamento (90 per cento); non sono nominate le alternative terapeutiche (88 per cento) né fornite notizie su prognosi post-trattamento (85 per cento). Inoltre nel 92 per cento dei casi il cittadino ha dichiarato di

non aver avuto spiegazioni sufficienti rispetto a dubbi espressi sulle cure di non aver avuto alcuna spiegazione -:
se quanto sopra descritto corrisponda a verità;
se non ritenga grave quanto emerso dall'indagine promossa e realizzata dal Tribunale per i diritti del malato, e in particolare che nella compilazione della cartella clinica il modulo quasi mai riporta i nomi di chi eseguirà il trattamento, né contiene informazioni in merito a rischi e conseguenze nell'eventualità in cui detto trattamento sia rifiutato e non sarebbero inoltre nominate le alternative terapeutiche né fornite notizie su prognosi post-trattamento;
se non ritenga inquietante che in ben il 92 per cento dei casi rilevati, il cittadino dichiara di non aver avuto spiegazioni sufficienti rispetto a dubbi espressi sulle cure, e di non aver avuto alcuna spiegazione;
se non si ritenga di dover promuovere e sollecitare un'indagine conoscitiva che accerti la reale dimensione del fenomeno, ed accerti le eventuali responsabilità;
quali iniziative si intendano promuovere e/o sollecitare per risolvere questa grave situazione;
se in particolare, a fronte di quanto sopra descritto e denunciato, non si ritenga di dover accogliere il suggerimento del Tribunale, e in particolare di procedere a un sistema di informatizzazione.
(4-03017)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, MECACCI, ZAMPARUTTI, BERNARDINI e BELTRANDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'inserto «Salute» del quotidiano La Repubblica, nella sua edizione del 7 maggio 2009 ha pubblicato un articolo della giornalista Anna Rita Cillis, significativamente intitolato: «Cure costose e malasanità»;
in detto articolo, si riferisce che «due vene critiche trasversali percorrono il Rapporto Pit Salute 2008 di Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del Malato: la relazione con i medici, percepita dai pazienti come poco "umana", e gli alti costi sostenuti per le cure, farmaci compresi. Ma questi sono solo due dei punti evidenziati dalla relazione ricavata grazie ai dati raccolti in tutta Italia dall'associazione dei consumatori: oltre 25mila tra segnalazioni, "denunce", richieste di chiarimenti, consulenze che mettono in evidenza come restino vive, in ambito sanitario, alcune criticità già riscontrate negli anni passati. La malpractice ne è un esempio»;
«tra le tipologie analizzate i presunti errori medici restano tra i principali problemi segnalati dai cittadini», secondo quanto riferito dalla coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato Francesca Moccia;
il dato 2008 segnala un trend pari al 18 per cento, contro il 18,2 dell'anno precedente; e sono i presunti interventi non andati a buon fine (53 per cento) seguiti dalle diagnosi errate (26 per cento), gran parte ipotizzabili a strutture pubbliche (88 per cento), i nei della sanità secondo i cittadini. Ma nei casi in cui non si rileva un vero e proprio errore, evidenzia il rapporto, a essere messa sotto accusa dai cittadini è proprio la delicata relazione tra camice bianco e paziente (33,5 per cento) e la carenza, sempre più accentuata nel corso degli anni, di umanizzazione per il 20,2 per cento delle cure;
i dati del Tribunale per i diritti del malato evidenziano, per esempio, come pesi il senso di precarietà nell'ambito lavorativo, un problema per l'11 per cento di chi soffre di patologie croniche: ma c'è

chi lamenta disinformazione su previdenza sociale (37 per cento) e decreto Brunetta (31 per cento) -:
se quanto sopra descritto corrisponda a verità;
in caso affermativo quali iniziative si intendano promuovere e/o sollecitare a fronte di una così grave situazione che coinvolge un gran numero di lavoratori e cittadini.
(4-03018)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto ricerche biologia molecolare Piero Angeletti (Irbm) con sede a Pomezia presso cui sono impiegati ben centonovantasei ricercatori italiani, tra i migliori nel campo della chimica e della biologia, tra un anno potrebbe cessare la propria attività;
l'azienda americana Merck Sharp e Dhome, da cui dipende l'Istituto, ha, infatti, deciso di procedere al taglio di ben 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo;
tale decisione è dettata dalla crisi economica che ha colpito ultimamente le borse mondiali ed anche i titoli del settore farmaceutico;
la sede dell'Irbm di Pomezia è la più prestigiosa in Italia, solo pochi mesi fa i suoi ricercatori, infatti, hanno scoperto un farmaco, l'Isentress, che è in grado di inibire un enzima, detto integrasi, contribuendo in maniera determinante alla lotta al virus dell'Hiv;
non solo, negli ultimi quattro anni, questi studiosi hanno pubblicato più di duecento articoli su giornali specializzati, dimostrando così la loro partecipazione attiva e costante alla comunità scientifica internazionale;
i sindacati hanno già avviato le trattative per scongiurare la chiusura dell'Istituto e di conseguenza il licenziamento dei lavoratori -:
quali azioni si ritengono necessarie al fine di evitare l'effettiva chiusura del polo farmaceutico e tutelare in tal modo un importante patrimonio scientifico ed economico-occupazionale.
(4-03022)

FARINA COSCIONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settimanale L'Espresso nella sua edizione del 23 aprile 2009 n. 16 ha pubblicato un articolo del giornalista Marco Lillo significativamente intitolato: «Prendo casa con lo sconto»;
nel citato articolo si riferisce: «politici, sindacalisti, manager: così gli inquilini si preparano ad acquistare gli appartamenti dell'Enasarco...»;
in particolare si scrive: «Affari in vista per i tanti politici e sindacalisti che hanno la fortuna di essere inquilini dell'Enasarco. L'ente previdenziale degli agenti di commercio sta per vendere il suo patrimonio immobiliare. Sono partite le gare per individuare gli advisor e molti dirigenti, a partire dal presidente, poco prima della vendita hanno ottenuto per i loro familiari appartamenti in zone di pregio che potranno ora comprare a prezzo stracciato. La politica dovrebbe controllare su queste dismissioni eppure nessuno fiata. Sono troppi i politici inquilini, a destra come a sinistra...»;
il citato articolo riferisce di numerosi casi di affittuari «eccellenti» che potrebbero - se già non l'hanno fatto - acquistare gli immobili a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato;
si scrive anche: «Il Ministero del lavoro dovrebbe vigilare ma non risultano interventi dell'attuale Ministro, né del precedente»; anzi, a detta dell'articolista, persone vicine al precedente Ministro avrebbero

beneficiato di appartamenti sempre a prezzi di favore e comunque estremamente vantaggiosi -:
se quanto pubblicato dal settimanale l'Espresso corrisponda al vero;
in particolare se sia vero che il Ministero del lavoro non abbia esercitato la vigilanza che pure gli compete;
quali siano le ragioni di questa mancata vigilanza;
se non si ritenga di doverla esercitare e quali iniziative si intendano adottare perché quanto paventato dall'articolo citato non accada;
chi siano i titolari di cariche pubbliche, sindacalisti, manager di Stato, gli amministratori dello stesso ente Enasarco che beneficiano di appartamenti dell'ente, a quale canone d'affitto e a quali condizioni l'appartamento viene loro ceduto in proprietà.
(4-03025)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, ZUCCHI, AGOSTINI, CENNI, SANI, PIZZETTI, BRANDOLINI, OLIVERIO, TRAPPOLINO, FIORIO e DAL MORO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il comparto suinicolo sta attraversando una grave crisi che rischia di portare numerose aziende verso la chiusura, con pesanti ripercussioni sull'occupazione diretta e su tutto l'indotto (dalla mangimistica alla macellazione, dalla trasformazione alla stagionatura);
i costi di produzione, che si aggirano intorno a 1,50 euro al kg, sono ben al di sotto di quanto viene pagato dai macellatori, cioè 1,035 euro al kg;
in ragione di una campagna di disinformazione sulla cosiddetta «influenza suina» si sta registrando un forte calo dei consumi -:
se si intende decretare lo stato di crisi del settore, come richiesto anche dalle organizzazioni di categoria e condiviso dal PD, al fine di adottare quelle misure urgenti e, ormai, improcrastinabili che consentano il rilancio del comparto suinicolo, che devono essere indirizzate verso il contenimento dei tassi d'interesse, verso la riduzione dell'esposizione bancaria e per una moratoria (almeno per l'anno in corso) di tutti gli oneri previdenziali, contributivi e dell'imposta sul valore aggiunto.
(5-01412)

Interrogazione a risposta scritta:

FIORIO, SANI, AGOSTINI, CENNI, BRANDOLINI, OLIVERIO, TRAPPOLINO, MARCO CARRA, CUOMO e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
alla luce dell'insufficienza del quadro normativo comunitario precedente è apparso appropriato modificare radicalmente il regime applicabile al settore del vino per conseguire i seguenti obiettivi: migliorare la competitività dei produttori comunitari; rafforzare la notorietà dei vini comunitari di qualità come i migliori del mondo; recuperare vecchi mercati e conquistarne di nuovi all'interno della Comunità europea e nel mondo; istituire un regime vitivinicolo basato su regole chiare, semplici ed efficaci, che permettano di equilibrare la domanda e l'offerta; istituire un regime vitivinicolo in grado di salvaguardare le migliori tradizioni della produzione comunitaria, di rafforzare il tessuto sociale di molte zone rurali e di garantire che tutta la produzione sia realizzata nel rispetto e tutela dell'ambiente;
l'elaborazione del regolamento CE n. 479 del 2008 è stata preceduta da un processo di valutazione e di consultazione

volto a individuare meglio le esigenze del settore vitivinicolo e di focalizzarsi su di esse;
per assicurare la piena integrazione tra l'organizzazione comune di mercato del vino e la normativa nazionale è necessario apportare specifiche integrazioni e modifiche alla normativa vigente in materia di vini a denominazione d'origine vitivinicola, ivi compresa la legge 10 febbraio 1992, n. 164;
le regole introdotte garantiscono la protezione dei nostri vini Doc, Docg e Igt, che transitano automaticamente nel nuovo registro comunitario delle Dop e delle Igp a partire dal 1o agosto 2009;
il nuovo sistema di classificazione, di protezione, di etichettatura e di controllo semplificato dovrà garantire una maggiore tutela del consumatore e una trasparenza tra i produttori;
per consentire alle imprese vitivinicole di adeguarsi con gradualità alla nuova Ocm, facendo salve alcune pratiche tradizionali, sono state previste alcune deroghe e norme transitorie; in particolare è consentita la produzione dei vini Igp fuori zona fino al 31 dicembre 2012, a condizione che sia previsto nei disciplinari di produzione o dalla normativa nazionale; è stato inoltre accordato un periodo transitorio per l'esame delle domande di nuovi riconoscimenti Dop e Igp con le preesistenti procedure nazionali fino al 31 dicembre 2011, purché siano presentate entro fine luglio 2009;
le nuove norme saranno applicabili ai prodotti della vendemmia 2009/2010 -:
quali siano gli intendimenti del Governo alla luce di modifiche che, se non sufficientemente governate, rischiano di compromettere il futuro del sistema vitivinicolo italiano, di pregiudicare la capacità produttiva e la competitività di molte aziende che in questi anni sono cresciute per qualità ed innovazione;
quali siano le linee di modifica della legge n. 164 del 1992, alla luce dei princìpi introdotti dal regolamento CE n. 479/2008 e delle competenze nazionali;
se non ritenga opportuno, al fine di addivenire ad una piena comprensione delle modifiche che avverranno in questo comparto economico così importante per il nostro paese, coinvolgere la XIII Commissione che potrebbe avviare una audizione tra tutti i soggetti protagonisti del settore permettendo loro di esprimere la propria posizione e quindi contribuire alla definizione di un quadro normativo nazionale condiviso.
(4-03008)

TESTO AGGIORNATO AL 19 MAGGIO 2009

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
a partire dall'anno 2009 l'Audiradio ha scelto di elevare da 24 a 30 i casi minimi necessari per la pubblicazione dei dati di ascolto rilevato, lasciando invariato il campione, costituito da 120.000 (centoventimila) interviste telefoniche;
come si legge sul comunicato stampa di Radio Lombardia del 23 aprile 2009, sulla scorta di questa considerazione, RCS ha presentato un esposto all'Agcom e all'Antitrust con il quale si chiede di verificare il sistema di rilevazione dei dati di ascolto radiofonici, sulla base della legge n. 249 del 1997 che prevede che la Commissione per i Servizi ed i Prodotti dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni «curi le rilevazioni degli indici di ascolto, vigili sulla correttezza delle indagini ed effettui verifiche sulla congruità delle metodologie»;
tra i profili di illegittimità dell'attuale sistema, secondo RCS srl, sussistono il mancato espletamento della funzione di cura e vigilanza da parte dell'Agcom, la violazione del principio di indipendenza e neutralità tecnologica, poiché l'indagine è affidata a una società di diritto privato, e non da ultimo, un conflitto di interessi,

contrario alla disciplina prevista. Gli amministratori della società Audiradio, infatti, sono i principali network radiofonici nazionali e le più importanti agenzie pubblicitarie. Una circostanza che configura un quadro di illegittima e contraddittoria sovrapposizione tra «rilevatori» e «rilevati», non garantendo la necessaria imparzialità;
l'azione intrapresa da RCS ha coinvolto anche l'Antitrust poiché i rilevamenti di ascolto hanno la capacità di determinare la struttura concorrenziale nella raccolta pubblicitaria, creando una posizione sempre più dominante dei network nazionali a scapito dell'emittenza locale -:
se non intenda adottare ogni iniziativa di sua competenza per far sì che sia rispettata, tutelata e valorizzata la preziosità delle emittenti radiofonici locali italiane.
(2-00385)
«Renato Farina, Volpi, Comaroli, Fugatti, Negro, Goisis, Soglia, Di Centa, Crosio, Marinello, Centemero, Laura Molteni, Polledri, Mussolini, Antonione, Vella, Biancofiore, Mazzoni, Galati, Lehner, Pianetta, Picchi, Pelino, Stracquadanio, Bertolini, Zacchera, Polidori, Bernini Bovicelli, Contento, Sbai, Paniz, Ascierto, Mistrello Destro, Bocciardo, Porcu, Paglia, Giammanco, Brigandì, Vanalli, Malgieri, Moles».

Interrogazione a risposta in Commissione:

DUILIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
già nel 2007 la città di Milano e tutta la Lombardia registrarono un blocco nella consegna della corrispondenza. «I Cobas delle Poste e ACEA (Associazione per i consumi etici e alternativi) sono scesi sul piede di guerra contro Poste Italiane e la sua grande riorganizzazione industriale», con successiva presentazione, nel maggio 2008, di «un esposto-denuncia alle Procure di tutte le città lombarde» per quello che fu chiamato «il "caso" corrispondenza inevasa», dove «la posta va al macero» (Corriere della Sera, 3 maggio 2008);
una successiva «emergenza» è stata segnalata nella Provincia di Salerno. «La riduzione del numero dei portalettere ha comportato che in diverse aree (...) i postini non ce la fanno a smaltire il loro carico di lavoro, col risultato che la corrispondenza non consegnata finisce al macero», si legge nel reportage condotto dal mensile Tempi Cilento sul numero di marzo 2009. L'allarme di Tempi Cilento è stato rilanciato anche dalla trasmissione Niente di personale su La7, venerdì 27 marzo 2009;
in precedenti interrogazioni in aula sono stati segnalati per il comune di Scordia, in provincia di Catania (24 febbraio 2009), per la provincia del Sulcis Iglesiente (6 maggio 2009), per la provincia di Monza e Brianza (27 aprile 2009) e altri casi analoghi vengono segnalati a livello nazionale;
l'Azienda Poste Italiane afferma che a finire al macero è solo posta senza indirizzo o con destinatario incomprensibile, dunque «posta eliminata legittimamente». Al contrario, testimonianze degli addetti ai lavori e fotografie effettuate ai sacchi, aperti e pronti per essere inceneriti, evidenziano che ad essere distrutta sarebbe anche corrispondenza recante indirizzi chiarissimi (bollette, comunicazioni delle ASL, giornali e riviste spedite in abbonamento);
rispetto al caso particolare del Cilento, le richieste ai vertici di Poste italiane promosse dai sindaci interessati hanno avuto risposte insufficienti da parte del responsabile comunicazione Campania-Calabria, in maniera non dissimile da quanto registrato negli altri casi territoriali citati -:
se e quali iniziative intenda adottare per arrivare a una chiara conoscenza del

fenomeno denunciato, considerando anche che il mancato rinvio al mittente della corrispondenza che è stato impossibile recapitare costituisce violazione di precisi obblighi di legge;
quali altre iniziative intenda eventualmente promuovere al fine di ristabilire un corretto funzionamento del servizio postale nel caso segnalato del Cilento e in altre situazioni analoghe.
(5-01417)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Bertolini e altri n. 1-00162, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Calabria, Ventucci, Bergamini, Pianetta, Fucci, Barbieri, De Corato, Lisi, Milanato, Vignali.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ventura, Brandolini, Castagnetti, Ceccuzzi, Cenni, Codurelli, De Pasquale, Fontanelli, Froner, Gatti, Ghizzoni, Lanzillotta, Lenzi, Marchi, Marchioni, Martella, Mattesini, Merloni, Miglioli, Motta, Pizzetti, Scarpetti, Velo, Viola, Zucchi.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Lehner altri n. 2-00384, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Barani, Laura Molteni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Centemero 5-00951, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta in Commissione De Pasquale 5-00967, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Picierno n. 5-01009, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Antonino Russo n. 5-01041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Siragusa n. 5-01066, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in Commissione Marco Carra n. 5-01152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fava.

L'interrogazione a risposta scritta Evangelisti e altri n. 4-02956, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piffari.

L'interrogazione a risposta scritta Servodio e altri n. 4-02985, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mosella.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Cicchitto n. 1-00171, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 174 dell'11 maggio 2009.

La Camera,
premesso che:
il Governo ha approvato il libro bianco proposto dal Ministro Maurizio Sacconi, nel quale le nuove politiche del lavoro si intrecciano con una visione innovativa delle politiche sociali. Il libro bianco costituirà il quadro di riferimento per le riforme sociali che verranno adottate nel corso della XVI legislatura;
dieci anni di riforme del mercato del lavoro - anche se non hanno sciolto il nodo di una più moderna regolazione della risoluzione individuale del rapporto di lavoro - non sono passati inutilmente e hanno iniziato a raccogliere i primi risultati. Dal 1997 sono stati creati più di tre milioni di posti di lavoro, due terzi dei quali rappresentati da contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Dal 1995 al 2008 gli occupati sono aumentati del 17 per cento (erano 23,367 milioni alla fine del 2008, contro poco meno di 20 milioni all'inizio del 1995, dopo la precedente recessione). La modesta crescita delle retribuzioni reali (al netto dell'inflazione) e la maggiore flessibilità del mercato (facilità d'assunzione e d'interruzione del rapporto), assicurata da numerose leggi di riforma, hanno reso più conveniente per le imprese l'utilizzo del lavoro, nonostante una crescita economica molto contenuta. Anche il tasso di disoccupazione si è molto ridotto: da più dell'11 per cento del 2005 al 6,7 per cento del 2008;
il tasso di occupazione, così decisivo per la sostenibilità del sistema di welfare e il radicamento di una società attiva, si è lentamente avvicinato alla media europea, crescendo di quasi 10 punti percentuali. È aumentato sensibilmente il numero di donne presenti nel mercato del lavoro;
per quanto riguarda il carattere dell'occupazione (e quindi la polemica sul cosiddetto «precariato») dal 1997 (anno del cosiddetto «pacchetto Treu») al 2006 (la cosiddetta «legge Biagi», è del 2003), quella a tempo pieno è aumentata di ben 2 milioni; quella a tempo parziale di 600 mila circa (il che non è un dato negativo se si considera che in Europa, laddove il lavoro a part time è elevato, è alta anche l'occupazione femminile). Va richiamata l'attenzione sul lavoro dipendente, che aumenta di circa 2,4 milioni di unità: 1,8 milioni sono permanenti, mentre l'incremento dei rapporti a termine è stato di 600 mila unità;
grazie alle riforme introdotte si è diffuso - anche se in termini non ancora sufficienti - l'impiego del lavoro a tempo parziale e di quelle forme di lavoro a orario modulato, che, consentendo una migliore conciliazione tra tempo di lavoro remunerato e lavoro di cura, offrono opportunità di inclusione sociale a persone altrimenti escluse dal mercato di lavoro;
rimane, tuttavia, ancora insufficiente il livello complessivo di valorizzazione del capitale umano, con particolare riferimento a Mezzogiorno e occupazione femminile. Tuttavia, negli ultimi 15 anni, secondo l'Istat, il tasso d'occupazione femminile (la percentuale delle donne che lavorano) è salito dal 37,8 al 47,2 per cento, mentre per gli uomini nello stesso periodo è passato dal 68,3 al 70,3 per cento. Quasi 2 milioni di donne in più hanno trovato un impiego, sebbene i servizi sociali forniti dallo Stato per facilitare l'occupazione femminile (gli asili nido e le scuole materne in particolare) non abbiano compiuto adeguati progressi nello stesso periodo. Ha giovato, soprattutto, la diffusione del lavoro a tempo parziale. Dal 1993 a oggi le lavoratrici dipendenti part time sono più che raddoppiate, passando da poco più di 1 milione a 2,12 milioni: dal 19 al 28 per cento del totale delle donne, con un'occupazione dipendente;
un fenomeno che non ha toccato la componente maschile delle forze di lavoro. Sono, invece, aumentati i lavoratori dipendenti, soprattutto quelli a termine e i collaboratori coordinati e continuativi a progetto, che ormai sono ben 2,3 milioni, il 10 per cento degli occupati totali e il 13,2 per cento di quelli dipendenti. Per

quanto riguarda il lavoro a termine, tuttavia, il raffronto internazionale disponibile per tutti i Paesi vede l'Italia posizionata al 12,3 per cento di rapporti a tempo determinato sul totale del lavoro dipendente, contro una media europea del 14,3 per cento (Germania 14,2 per cento, Francia 13,5 per cento, Regno Unito 5,7 per cento);
negli ultimi 15 anni, secondo l'Istat, il numero dei giovani «attivi» (che lavorano o cercano un lavoro) è passato da 3,45 a 1,87 milioni. Il tasso di attività è sceso di 11 punti. Gli occupati sono scesi di 1 milione, passando da 2,5 milioni a meno di 1,5 milioni. Su questi dati incidono sicuramente i trend demografici che hanno fortemente contratto la popolazione delle coorti giovanili, ma la disoccupazione dei giovani è oggi pari al 23,9 per cento in Italia e al 36,8 per cento nel Mezzogiorno;
i giovani entrano tardi e male - e cioè in età avanzata rispetto ai coetanei europei e con conoscenze poco spendibili - nel mercato del lavoro, con la conseguenza di un frequente intrappolamento ai margini di esso e con lavori di bassa qualità;
le donne sono spesso costrette a percorsi discontinui per le persistenti difficoltà di conciliazione del tempo di lavoro con le cure domestiche. Subiscono discriminazioni nella carriera, nell'accesso al lavoro e nella retribuzione;
la fascia d'età che va dai 25 ai 54 anni ha fatto segnare un forte incremento (5 per cento) sia del tasso di attività, sia del tasso di occupazione. Quella che va dai 55 ai 64 anni ha invertito la tendenza, grazie alle politiche mirate a posticipare il pensionamento;
un lavoratore su quattro è autonomo. Il numero è rimasto stabile, intorno a 6 milioni, ma la percentuale (25 per cento) non ha confronti negli altri Paesi (10 per cento medio) ed è questo un punto di forza del mercato del lavoro, anche se nel suo ambito esistono aree di sostanziale sottoccupazione;
i lavoratori - e ancor più le lavoratrici - in età avanzata sono spesso indotti a un abbandono precoce del lavoro regolare, anche in conseguenza della struttura rigida della retribuzione. Nel complesso, è diffusamente assente l'opportunità di percorsi di continuo apprendimento, a causa delle caratteristiche autoreferenziali dell'offerta formativa e dell'insufficiente valorizzazione dell'impresa, quale luogo più idoneo all'aggiornamento delle competenze;
anche dopo le recenti innovazioni apportate dalle leggi Treu e Biagi, è palese l'insofferenza verso un corpo normativo sovrabbondante e ostile, che, pur senza dare vere sicurezze a chi lavora, intralcia inutilmente il dinamismo dei processi produttivi e l'innovazione nell'organizzazione del lavoro;
i lavoratori chiedono maggiori e più incisive tutele. Le imprese reclamano a loro volta un quadro di regole semplici, sostanziali più che formali, accettate e rispettate, in quanto contribuiscano a cementare rapporti fiduciari e collaborativi;
il processo di semplificazione documentale nella gestione dei rapporti di lavoro, avviato nel corso della XVI legislatura, rappresenta un primo passo per liberare il lavoro dal peso, divenuto oramai insostenibile, di una regolazione di dettaglio che intralcia, in un formalismo giuridico fine a se stesso e fonte di uno smisurato contenzioso, la libertà di azione degli operatori economici, senza portare alcun contributo alla tutela dei lavoratori;
le storiche carenze del mercato del lavoro si combinano con un'insufficiente disponibilità di servizi di accompagnamento al lavoro e con un sistema incompiuto di protezione del reddito dei disoccupati, che necessita periodicamente di interventi straordinari;
le potenzialità del nuovo apprendistato sono molte, ma ancora largamente inespresse. Non solo nella versione tradizionale e di tipo professionalizzante, volta cioè a insegnare un mestiere. Ancor più

innovativi e fondamentali, per l'investimento in capitale umano e la produttività del lavoro, sono i contratti di apprendistato, che consentono il conseguimento di un titolo di studio, come nel caso dell'apprendistato per l'esercizio del diritto-dovere di istruzione e formazione, che consente l'acquisizione di una qualifica del secondo ciclo, e come nel caso dell'apprendistato di alta formazione, che è indirizzato sia ai percorsi tecnico-professionali, sia all'acquisizione di un titolo universitario e persino di un dottorato di ricerca;
il futuro occupazionale e previdenziale dei nostri giovani - è affermato nel libro bianco - si costruisce lavorando sulla qualità del sistema educativo e sul quel gioco di anticipo, che consenta, attraverso un effettivo raccordo tra scuola e impresa, un tempestivo ingresso nel mercato del lavoro. Sensibilizzando il sistema produttivo sulla valenza culturale e di prospettiva dell'accettazione delle generazioni in fase di apprendimento all'interno della proprie strutture, per valorizzare al massimo la capacità formativa della impresa, sino a oggi sottovalutata da tutti gli attori del mercato;
con le recenti riforme il quadro normativa si è collocato in questa direzione. Ma le molte previsioni di legge in materia sono rimaste disattese nella prassi operativa per il radicamento di una concezione assai vecchia dei modelli educativi e formativi. Una concezione lontana dalle logiche dei nuovi sistemi di produzione e organizzazione del lavoro, che porta ancora a vedere nella scuola e nel lavoro due mondi inesorabilmente separati;
il quadro occupazionale è cambiato ed è destinato a presentare seri problemi nel 2009 e nel 2010, in conseguenza delle dimensioni della caduta del prodotto interno lordo e della velocità della ripresa e dell'insorgere di nuovi inattesi gravi eventi, come il terremoto in Abruzzo;
è in tale complesso contesto che il Governo ha dovuto scegliere di rinviare la riforma degli ammortizzatori sociali e di predisporre, con l'essenziale aiuto delle regioni, un'imponente massa di risorse straordinarie (9 miliardi in un biennio) per il finanziamento della cassa integrazione cosiddetta «in deroga», perché rivolta ai settori che ne sono privi. Una decisione che ha consentito di estenderne la copertura e che si è rivelata opportuna, alla prova dei fatti, perché ha dato alle imprese - nella fase peggiore - la possibilità di prendere tempo, senza assumere decisioni irrevocabili come i licenziamenti (è bene ricordare, invece, che durante la permanenza in cassa integrazione prosegue il rapporto di lavoro);
a questa linea di condotta l'opposizione ha contrapposto il rafforzamento e l'estensione dell'indennità di disoccupazione, da realizzare anche mediante l'utilizzo di gran parte delle risorse che il Governo aveva destinato alla cassa integrazione in deroga, senza porsi il problema di quale sarebbe stato il segnale pratico che un provvedimento siffatto avrebbe inviato al sistema delle imprese;
se nessuno è stato lasciato solo di fronte alla crisi, i recenti provvedimenti sui settori che producono beni durevoli hanno messo in condizione l'economia italiana di arrestare la spirale recessiva e di prepararsi, in un quadro coerente sul piano internazionale, ad invertire il ciclo. L'operazione in cui è impegnata la Fiat sul piano internazionale apre delle importanti prospettive per il «sistema Italia», e determina un più sicuro quadro di riferimento anche per gli stabilimenti dislocati nel Mezzogiorno, che possono meglio utilizzare le loro potenzialità, prendendo parte ad un processo di sviluppo e di internazionalizzazione, anziché rinchiudersi in un mercato nazionale ed europeo, forzatamente angusto per un'impresa che si candida ad essere uno dei primi produttori al mondo (che è poi la condizione necessaria per affrontare la complessità dei problemi del futuro);
il contrasto alla disoccupazione si persegue con la promozione dell'incontro fra domanda ed offerta di lavoro, costruendo

percorsi personalizzati di formazione, orientamento e accesso al lavoro;
politiche di intervento pubblico di carattere assistenziale per contrastare la disoccupazione nelle regioni meridionali si sono rivelate nel tempo inadeguate a sostenere l'occupabilità delle persone e la creazione di posti di lavoro di qualità e hanno creato sacche di sottoccupazione perennemente assistita, come nel caso di lavoratori socialmente utili;
la conferma e l'attuazione del piano per le infrastrutture, unitamente ai progetti e agli interventi per la ricostruzione delle aree terremotate dell'Abruzzo e all'attuazione di un piano per la costruzione di una moderna rete di smaltimento dei rifiuti, possono diventare, in breve tempo, un volano per il riscatto del Mezzogiorno,

impegna il Governo:

ad assumere la ricostruzione dell'Abruzzo come una sfida, un'occasione di sviluppo e di trasformazione produttiva non solo dell'economia di quella regione, ma di tutto il tessuto meridionale;
ad avviare il piano di opere pubbliche e di infrastrutture a cui il Governo ha affidato un ruolo decisivo per la ripresa economica del Paese, in particolare delle aree meridionali (con riguardo alle opere pubbliche previste in quei territori, a partire dal ponte sullo Stretto di Messina);
a promuovere, insieme alle regioni e agli enti locali delegati e agli operatori pubblici e privati del settore, in un contesto di massima trasparenza, piani di formazione professionale e di avviamento al lavoro, con il contributo delle università, allo scopo di determinare le condizioni affinché l'offerta di lavoro sia qualificata ed adeguata a far fronte alla domanda di lavoro, dando priorità all'apprendimento diretto all'interno delle aziende;
a realizzare nel Mezzogiorno, d'intesa con le regioni e gli enti locali, un progetto per fare impresa - per lo sviluppo, in un triennio, di 50 mila iniziative imprenditoriali, prioritariamente nei settori del turismo, dei servizi alla persona, dell'hi-tech, del privato sociale, che abbiano come principali protagonisti i disoccupati di lunga durata e che coinvolgano le associazioni imprenditoriali e il mondo cooperativo, finanziate in parte con le risorse degli ammortizzatori sociali, in parte con altre risorse reperibili a livello locale;
ad aprire a operatori privati polifunzionali, che agiscono in regime di autorizzazione o accreditamento e in cooperazione con i servizi pubblici del lavoro, allo scopo di ampliare la rete degli sportelli in grado di offrire formazione, orientamento, accompagnamento nel mercato del lavoro regolare, coinvolgendo le regioni e gli enti locali per facilitare l'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro e le università nel predisporre servizi di certificazione;
a sviluppare, nelle aree più svantaggiate del Sud, intese tra le parti sociali, secondo quanto prevede l'accordo quadro sulle relazioni industriali e attenendosi strettamente alle garanzie da esso richieste (poi confermate dall'accordo interconfederale del 15 aprile 2009), per il governo delle situazioni di crisi e per lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio, anche attraverso la modifica, in tutto o in parte, pure in via sperimentale e temporanea, di singoli istituti economici o normativi disciplinati dai contratti collettivi nazionali.
(1-00171)
(Nuova formulazione)«Cicchitto, Cota, Bocchino, Cazzola, Caparini, Baldelli, Fedriga, Stracquadanio».
(11 maggio 2009)

Si pubblica il testo riformulato della mozione Palagiano n. 1-00173, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 174 dell'11 maggio 2009.

La Camera,
premesso che:
dalla fine degli anni '80, l'epidemia di HIV/AIDS è divenuta uno dei principali problemi sanitari e una delle grandi priorità dell'Unione europea. L'Unione europea ha concentrato la propria azione su:
a) promozione della prevenzione e di una sempre maggiore sensibilizzazione;
b) migliore sorveglianza della malattia;
c) costituzione di reti per connettere fra loro i principali soggetti che lottano contro l'HIV/AIDS;
d) una più agevole diffusione delle buone pratiche;
l'Unione europea ha, inoltre, istituito organismi importanti per lo scambio d'informazioni e il coordinamento delle attività, a beneficio degli Stati membri e dei Paesi vicini, ed è attiva anche nei Paesi in via di sviluppo, fornendo, inoltre, un notevole sostegno al fondo mondiale per la lotta all'HIV/AIDS e ad altre istituzioni, al fine di rafforzare le misure e le azioni già adottate, in modo che apportino un valido contributo alla riduzione dell'epidemia di HIV/AIDS in futuro;
in Italia, come nel resto del mondo occidentale, il fenomeno HIV/AIDS si presta ormai a una doppia lettura contrastante:
a) l'aspetto positivo è che l'incidenza di AIDS (la malattia conclamata), che aveva toccato una punta massima di oltre 5500 nuovi casi nel 1995, è andata diminuendo a partire da metà del 1996. Ad oggi, sin dall'inizio dell'epidemia, i casi segnalati sono 60.346. La prevalenza di persone viventi con AIDS nell'ultimo anno è in aumento (si stimano oltre 21.500 pazienti viventi con AIDS); la diminuzione dei nuovi casi di AIDS non è, però, da attribuire a una diminuita incidenza delle nuove infezioni da HIV, quanto piuttosto all'effetto della terapia antiretrovirale combinata che ha rallentato la progressione della malattia, riducendo sia il numero dei pazienti che evolvono in fase conclamata che il numero dei decessi;
b) l'aspetto negativo è che l'aumento della sopravvivenza determina un incremento del numero delle persone sieropositive viventi e una parte di queste continua ad avere rapporti sessuali non protetti, magari perché inconsapevole del proprio stato di contagiosità, e ciò può contribuire alla diffusione dell'infezione, come testimoniato dall'elevato numero di nuove infezioni che si stima si verifichino ancora in Italia;
il fenomeno forse più preoccupante consiste, quindi, nell'incremento delle persone che scoprono di essere sieropositive solo al momento della diagnosi di AIDS, ovvero in uno stadio di malattia molto avanzato. La percentuale degli «inconsapevoli» è aumentata dal 21 per cento nel 1996 al 60 per cento nel 2008. Questo dato suggerisce che una parte rilevante di persone infette, soprattutto fra coloro che hanno acquisito l'infezione per via sessuale, ignora per molti anni la propria sieropositività: ciò gli impedisce di entrare precocemente in trattamento e di adottare quelle precauzioni che potrebbero diminuire il rischio di diffusione dell'infezione;
in questi anni si sono anche modificate le caratteristiche delle persone colpite. Innanzitutto, aumenta l'età delle persone con AIDS: se nel 1988 la media era di 29 anni per i maschi e 27 per le femmine, nel 2008 si arriva rispettivamente a 43 e 40 anni. Cambiano, inoltre, i fattori di rischio: la proporzione dei casi attribuibili alla tossicodipendenza è diminuita dal 66 per cento prima del 1997 al 25 per cento nel 2007-2008, mentre i contatti eterosessuali sono passati nello stesso periodo dal 15 per cento al 45 per cento;
l'epidemia di HIV/AIDS, quindi, non diminuisce, piuttosto si modifica. I sieropositivi vivono più a lungo e meglio, grazie alle nuove terapie, ma le dimensioni dell'epidemia aumentano, a causa dell'abbassamento della guardia conseguente alla

bassa percezione del rischio di contrarre l'infezione, soprattutto per via sessuale;
l'educazione sulle vie di trasmissione dell'HIV e su come diminuire il rischio di esposizione a esso rappresenta, quindi, ancora oggi, uno dei mezzi principali per ridurre la diffusione del virus. In questo ambito la promozione dell'uso del profilattico deve essere a tutti gli effetti considerata come misura efficace, almeno per il controllo della malattia trasmissibile per via sessuale;
come riportato nella «Relazione sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l'infezione da HIV», trasmessa al Parlamento il 28 febbraio 2008 dall'allora Ministro della salute Livia Turco, il programma nazionale di ricerca sull'AIDS, avviato alla fine degli anni '80, «ha usufruito, all'inizio di investimenti di significativa entità, mantenuti allo stesso livello fino alla metà degli anni '90. Dalla fine degli anni '90, l'entità del finanziamento si è costantemente ridotta e, soprattutto, ha perso la periodicità annuale». E ciò non può, quindi, non ripercuotersi sulla qualità stessa della ricerca italiana sull'AIDS e sul suo inserimento in campo internazionale;
se si analizza la diffusione del fenomeno in ambito internazionale, si evidenzia come nei Paesi sottosviluppati e in quelli in via di sviluppo, in particolare nel continente africano, la situazione è ben più drammatica e l'AIDS rappresenta un problema sanitario e sociale gravissimo e tragico nelle sue dimensioni. Secondo il rapporto Unaids, il numero degli infettati dal virus HIV è stimato in quasi 40 milioni di persone, di cui 30 milioni solo nel continente africano;
i bambini sono la popolazione più vulnerabile alla pandemia dell'HIV: oltre 15 milioni di bambini sotto i 15 anni sono orfani a causa di HIV/AIDS e oltre 2 milioni sono sieropositivi. Ogni minuto un bambino muore per cause collegate all'HIV/AIDS e quattro nuovi contagi avvengono fra adolescenti di età inferiore ai 15 anni;
strumento fondamentale di cooperazione e aiuto internazionale in questo ambito è rappresentato dal fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria (gfatm);
questo fondo - meccanismo internazionale di finanziamento destinato a raccogliere ed erogare fondi per la lotta alle tre pandemie - è stato promosso nella sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu, tenutasi a New York nel giugno 2001, ed è stato istituito nel vertice dei Paesi membri del G8 del 2001. Consiste in una partnership pubblico-privata, cui aderiscono numerosi Stati, tra i quali l'Italia, organismi internazionali e associazioni private, e finanzia attività di prevenzione e cura, nonché di consolidamento dei sistemi sanitari locali, prevalentemente destinate all'Africa;
dalla sua istituzione, il fondo globale ha approvato quasi 600 progetti di finanziamento, distribuiti tra 137 Paesi, per un valore totale di 10,2 miliardi di dollari. In questi anni di attività, il fondo è riuscito a salvare circa 2,5 milioni di vite umane;
il nostro Paese, nella XV legislatura, ha stanziato, come quota contributo al suddetto fondo, 260 milioni di euro, con il decreto-legge n. 81 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 127 del 2007, e ulteriori 130 milioni di euro, con il decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007;
vale la pena sottolineare che l'Italia si è impegnata per 2,5 miliardi di dollari in 5 anni (2010-2015), per 130 milioni di dollari l'anno (2008-2010) di contributo al fondo globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria (gfatm), per 1,8 miliardi di dollari per la prevenzione e cura dell'AIDS in età pediatrica e per 1,5 miliardi di dollari per la prevenzione della trasmissione dell'HIV da madre a figlio, oltre a partecipare a iniziative per lo sviluppo dei vaccini e per la formazione del personale sanitario, con particolare riferimento alla salute riproduttiva per la prevenzione della mortalità materna;

attualmente, però, il fondo globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria si trova di fronte a 5 miliardi di dollari in meno rispetto ai finanziamenti previsti per il 2009-2010 ed è evidente che in assenza di adeguate risorse finanziarie risulta ancora più difficile garantire interventi sanitari per le popolazioni più vulnerabili,

impegna il Governo:

a favorire l'accesso ai servizi sanitari e allo sviluppo qualificato di reti interistituzionali di prevenzione sul fenomeno, con il pieno coinvolgimento delle associazioni impegnate nella lotta all'AIDS e alle malattie sessualmente trasmissibili;
a prevedere adeguate risorse per il programma nazionale di ricerca sull'AIDS, stante la riduzione costante del relativo finanziamento in questi ultimi dieci anni;
ad assicurare in tutti i centri del territorio nazionale, senza eccezioni, un accesso al test diagnostico pienamente gratuito, anonimo e volontario, visto che l'accesso al test viene segnalato in diminuzione, con pericolose conseguenze sulla ricostruzione del quadro epidemiologico e, in caso di sieropositività, con rischio di ritardo nella diagnosi;
a riprendere specifiche campagne informative, anche attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo, con l'obiettivo di diffondere la conoscenza delle modalità di trasmissione del virus HIV, la consapevolezza della fondamentale rilevanza dei comportamenti individuali rispetto all'esposizione al rischio d'infezione, l'avvio di un percorso di autoresponsabilizzazione circa i propri comportamenti e la non discriminazione delle persone sieropositive;
a promuovere specifici progetti di prevenzione primaria nelle scuole per coinvolgere gli studenti in percorsi educativi e formativi sull'AIDS, la prevenzione, l'educazione sessuale, con particolare riferimento alle azioni individuali utili a ridurre il rischio di trasmissione del virus, a cominciare dall'uso consapevole del profilattico, come principale strumento di contrasto al rischio contagio;
a sostenere programmi di intervento ed aiuto nella lotta contro l'AIDS, attraverso l'incentivazione di progetti bilaterali tra l'Italia ed i Paesi in via di sviluppo, finanziati e coordinati dal ministero degli affari esteri, e dello strumento della cooperazione internazionale;
ad assicurare le risorse promesse al fondo globale per la lotta all'HIV/AIDS, tubercolosi e malaria (gfatm) e a non coprire tali stanziamenti attingendo dai fondi, già insufficienti, destinati alla cooperazione allo sviluppo.
(1-00173)
(Nuova formulazione)«Palagiano, Mura, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
(11 maggio 2009)

Ritiro di un documento del Sindacato Ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interpellanza Bosi n. 2-00234 del 27 novembre 2008.

Trasformazione di documenti del Sindacato Ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Giorgio Merlo n. 5-00030 del 21 maggio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03013;
interrogazione a risposta in commissione Mancuso e Nastri n. 5-00249 del 23 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03014;
interrogazione a risposta orale Anna Teresa Formisano n. 3-00224 del 7 novembre 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03022.

ERRATA CORRIGE

Mozione Vernetti e altri n. 1-00163 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 172 del 6 maggio 2009. Alla pagina n. 5718, prima colonna, dalla riga sesta alla riga diciassettesima, deve leggersi: (1-00163) «Vernetti, Barbieri, Bobba, Bucchino, Calgaro, Capitanio Santolini, Castagnetti, Catone, Cimadoro, Codurelli, Corsini, D'Antona, Delfino, Farinone, Froner, Giulietti, Gottardo, Gozi, Mantini, Marchi, Motta, Oliverio, Leoluca Orlando, Pezzotta, Piccolo, Picierno, Pompili, Raisi, Rossomando, Sbai, Sbrollini, Scilipoti, Strizzolo, Torazzi, Velo, Zaccaria, Zamparutti» e non «(1-00163) «Vernetti, Codurelli, Bucchino, Motta, Rossomando, Calgaro, Gozi, Catone, Zamparutti, Farinone, Mantini, Scilipoti, Froner, Bobba, Giulietti, Pompili, Picierno, Sbai, Castagnetti, Delfino, Capitanio Santolini, Marchi, Sbrollini, Raisi, Torazzi, D'Antona, Leoluca Orlando, Strizzolo, Pezzotta, Barbieri, Gottardo, Piccolo, Corsini, Oliverio», come stampato.