XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 20 maggio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'aumentato flusso migratorio sta determinando l'ampliamento dell'integrazione razziale e, conseguentemente, il crescere dei matrimoni misti;
il Paese che accoglie lo straniero, dovrebbe attenersi ai princìpi fondamentali della Costituzione, che vuole la parità nella dignità sociale di entrambi i sessi, senza distinzioni di razza lingua o religione; occorre dare dignità sociale e umana agli stranieri e alle straniere, tutelati anche dalle disposizioni di carattere umanitario dal Testo Unico sulla condizione dello straniero n. 286 del 1998 ed in virtù del principio di parità di trattamento con i cittadini italiani, dando loro la possibilità di soggiornare regolarmente, con un lavoro dignitoso e retribuito, nonché di integrarsi socialmente e culturalmente, senza ostacoli o remore nel nostro tessuto sociale ed Ordinamento Giuridico, come vuole la riforma in atto che prevede, appunto, detto elemento di integrazione culturale e sociale dello straniero, che si trovi per ogni motivo legale, nel nostro Paese, nonché di contrarre matrimonio in piena libertà senza ostacoli;
a maggior ragione detti princìpi, devono trovare applicazione, con criteri di parità, equità e ragionevolezza e costituzionalmente sanciti, nel caso in cui un cittadino/a straniero/a voglia unirsi in matrimonio con un cittadino/a italiano/a;
il libro 1o, Titolo V, Sezione V, disciplina il matrimonio dei cittadini in paese straniero e degli stranieri nello Stato (articoli 115 e 116) e, in particolare, l'articolo 116, dispone sul matrimonio dello straniero nello Stato;
l'articolo 116, 1o comma dispone che «Lo straniero che vuole contrarre matrimonio nello Stato deve presentare all'ufficiale dello stato civile una dichiarazione dell'autorità competente del proprio paese, dalla quale risulti che giusta le leggi a cui è sottoposto, nulla osta al matrimonio». Ai sensi del 2o comma, anche lo straniero è, tuttavia, soggetto alle disposizioni contenute negli articoli: 85 «interdizione per infermità di mente», 86 «libertà di Stato», 87 «Parentele, Affinità, Adozione e Affiliazione» (limitatamente ai nn. 1, 2 e 4), 88 «Delitto» e 89 «Divieto temporaneo di nuove nozze». Ai sensi del terzo comma, infine, lo straniero che ha domicilio o residenza nello Stato deve far fare la pubblicazione secondo le disposizioni del codice civile (93 e seguenti recante la regolamentazione «Delle formalità preliminari del matrimonio»);
quindi nel suo complesso, l'articolo 116, denota una quasi totale parificazione dei nubendi, di cui uno sia cittadino/a straniero/a, nell'applicazione delle disposizioni civilistiche sulla celebrazione del matrimonio. Tuttavia, c'è un'eccezione e cioè l'obbligatorietà, per lo straniero/a della presentazione all'Ufficiale dello Stato Civile, del nullaosta al matrimonio, che viene rilasciato secondo le leggi in vigore nel paese di provenienza;
si rileva, a questo proposito, che l'articolo 17 delle preleggi (disposizioni sulla legge in generale), richiamato da quest'articolo del codice civile, è stato abrogato. Più esattamente si rileva che «gli articoli da 17 a 31 del presente Capo sono stati abrogati dall'articolo 73, legge 31 maggio 1995, n. 218, sulla riforma sistema italiano di diritto internazionale privato, in vigore dal 2 settembre 1995». Questa legge di riforma del sistema italiano, che ha abrogato le difformi previsioni normative delle preleggi, all'articolo 16 «Ordine pubblico» dispone che: 1. La legge straniera non è applicata se i suoi effetti sono contrari all'ordine pubblico. 2. In tal caso si applica la legge richiamata mediante altri criteri di collegamento eventualmente previsti per la medesima

ipotesi normativa. In mancanza, si applica la legge italiana);
al contrario, l'articolo 16 delle citate preleggi è tutt'ora in vigore, che recita: Trattamento dello straniero «Lo straniero è ammesso a godere dei diritti civili attribuiti al cittadino a condizione di reciprocità e salve le disposizioni contenute in leggi speciali. Questa disposizione, vale anche per le persone giuridiche straniere (articolo 10 della Costituzione secondo cui l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute e la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali). Si vedano: la legge 5 febbraio 1992, n. 91 (Nuove norme sulla cittadinanza); la legge 19 maggio 1975, n. 151; decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416 convertito in legge 28 febbraio 1990, n. 39; il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico sull'immigrazione e sulla condizione dello straniero), modificato dal decreto legislativo 19 ottobre 1998, n. 380 e dal decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 113;
relativamente all'articolo 116, 1o comma del codice civile, non c'è applicabilità di leggi speciali e esso deve essere ragguagliato all'esistenza di eventuali accordi di reciprocità con il paese straniero rilasciante il nullaosta al matrimonio, condizione essenziale alla celebrazione del matrimonio, secondo le leggi italiane e ove non ci fossero, si soggiace in toto ai disposti della legge straniera. Per fare un esempio, le autorità di alcuni Paesi arabi, come la Tunisia, chiedono addirittura che la conversione del cittadino italiano venga fatta nel Paese di origine della sposa. Questa pratica verrebbe così, ad essere richiesta solo alle donne straniere, sempre in violazione del principio di eguaglianza. Non solo, abbracciare la fede islamica non consentirebbe, poi, di abbandonarla per un altro credo: per i musulmani questo implicherebbe l'accusa di apostasìa, con l'incombente minaccia di condanna;
quale Presidente della Acmid Onlus, il primo firmatario del presente atto può attestare che le donne appartenenti a paesi di fede islamica, sono costrette, per poter sposare il loro promesso sposo, a farlo convertire all'islam, come vige nel paese di propria provenienza, sicché un cittadino italiano, di fede cristiana, si trova costretto a effettuare questa delicata scelta, riguardante il diritto inviolabile di credo religioso, sancito dalla nostra costituzione, fino a recarsi, addirittura, nel paese alle cui leggi la nubenda è sottoposta, per convertirsi, al fine del rilascio alla futura sposa della dichiarazione dell'autorità competente, dalla quale risulti che nulla osta alla celebrazione del matrimonio, tanto da creare il fenomeno delle conversioni forzate;
in Italia la magistratura si è già pronunciata su episodi del genere: è il caso Di Luigi Del Mano e della tunisina Sallouha Khalfallah, uniti in matrimonio il 31 luglio 2004, dopo che il Tribunale di Roma aveva emesso una sentenza che ordinava all'Ufficiale di Stato Civile di procedere alle pubblicazioni di matrimonio, nonostante il rifiuto delle autorità tunisine di concedere il nullaosta a Sallouha Khalfallah, poiché il Del Marro, malato terminale, non poteva recarsi in Tunisia per la conversione all'islam, che non voleva nemmeno effettuare essendo cattolico praticante e voleva regolarizzare l'unione con Sallouha, prima di morire;
è di tutta evidenza, che questa situazione crea gravi problemi di violazione dei princìpi fondamentali sanciti dalla Costituzione, in materia di diritti inviolabili dell'uomo, di culto e di parità di sesso, razza e religione ed infatti, in applicazione del predetto principio, secondo cui la legge straniera non è applicata se i suoi effetti sono contrari all'ordine pubblico, il disposto dell'articolo 116 Cod. Civ., dovrebbe essere disapplicato, soccorrendo, in proposito, la legislazione italiana. Senza contare i gravi episodi di discriminazione nei confronti delle donne musulmane;
con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli esteri e con il Ministro per le pari opportunità,

si potrebbero individuare i casi e gli Stati di provenienza per i quali il nulla osta di cui all'articolo 116, primo comma, del codice civile sia sostituito da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio resa, ai sensi dell'articolo 47 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, all'ufficiale dello stato civile, dal cittadino regolarmente residente in Italia, nella quale si possa attestare l'assenza di cause ostative al matrimonio. Alla dichiarazione, potrebbe essere allegata un'attestazione rilasciata dall'ambasciata o dal consolato dello Stato di provenienza (della nubenda) dalla quale risulti la mancata conoscenza dei motivi che ostano alla celebrazione del matrimonio;
tale decreto, potrebbe disporre, altresì, sulle modalità e sui termini di rilascio della dichiarazione o dell'attestazione ivi previste, fermo restando il rilascio di un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano, dello straniero che voglia contrarre matrimonio nello Stato);
ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445 recante «Disposizioni legislative in materia di documentazione amministrativa» il nostro ordinamento, consente ai cittadini, ai sensi dell'articolo 47 di disporre di dette «Dichiarazioni sostitutive dell'atto di notorietà»: 1. L'atto di notorietà concernente stati, qualità personali o fatti che siano a diretta conoscenza dell'interessato è sostituito da dichiarazione resa e sottoscritta dal medesimo con la osservanza delle modalità di cui all'articolo 38 («Le istanze e le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà da produrre agli organi della amministrazione pubblica o ai gestori o esercenti di pubblici servizi, sono sottoscritte dall'interessato in presenza del dipendente addetto ovvero sottoscritte e presentate unitamente a copia fotostatica non autenticata di un documento di identità del sottoscrittore). 2. La dichiarazione resa nell'interesse proprio del dichiarante può riguardare anche stati, qualità personali e fatti relativi ad altri soggetti di cui egli abbia diretta conoscenza. 3. Fatte salve le eccezioni espressamente previste per legge, nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i concessionari di pubblici servizi, tutti gli stati, le qualità personali e i fatti non espressamente indicati nell'articolo 46, sono comprovati dall'interessato mediante la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà;
per tutto quanto sopra, va considerata la necessità di porre fine a tali violazioni dei principi basilari di libertà, eguaglianza e parità, sanciti dalla Costituzione, nonché di violazione della legge di diritto internazionale privato e di discriminazione per le donne musulmane,

impegna il Governo

ad intervenire, con una specifica iniziativa normativa, anche in linea con quanto esposto in premessa, affinché venga disapplicata la legge straniera, relativamente all'ottenimento del nullaosta al matrimonio del cittadino straniero in Italia, secondo le previsioni del codice civile, allorché essa violi con i suoi effetti l'ordine pubblico nazionale nonché i principi basilari di libertà, eguaglianza e parità (di libertà di culto, di parità e non discriminazione tra sessi eccetera) sanciti dalla Costituzione.
(1-00183)
«Sbai, Angela Napoli, Cristaldi, Lisi, Lehner, Laboccetta, Mariarosaria Rossi, Stracquadanio, Lorenzin, Moffa, Nizzi, Della Vedova, Bianconi, Raisi, Contento, Consolo, Carlucci, Pagano, Moles, Bergamini, Goisis, Ascierto, Paolini, Vignali, Lo Presti, Giammanco, Di Biagio, Garofalo, Boniver, Granata, Ruben, Pelino, Cera, Barbato, Bellotti, Gottardo, Maurizio Turco».

Risoluzione in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
l'obiettivo indicato dal terzo programma di azione della Commissione europea «Dimezzare il numero delle vittime della strada nell'Unione europea entro il 2010: una responsabilità condivisa» - Bruxelles, 14 maggio 2003 - impone all'Italia di attuare una politica di prevenzione e di sicurezza al fine di ridurre l'incidentalità stradale del nostro Paese che nel 2006 registra l'impressionante cifra di 6.015 morti e 318.961 feriti che ci colloca al di sopra della media dell'Unione;
l'obiettivo del dimezzamento delle vittime per incidenti stradali, adottato dall'Unione europea al fine di aumentare i livelli di sicurezza nella circolazione stradale, potrebbe essere raggiunto soltanto se, accanto agli interventi di revisione del Codice, vengano messi in atto altri interventi, di eguale efficacia ed intensità, indirizzati all'ammodernamento e alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali;
la terza relazione al Parlamento sullo stato della sicurezza stradale del 22 luglio 2005 mette in evidenza che l'incidentalità è fondamentalmente concentrata nelle aeree urbane, e il fatto che gli incidenti stradali avvengano sempre lungo gli stessi tratti stradali, in particolare lungo circa 1.500 chilometri di strada rispetto agli oltre 60.000 complessivi, evidenzia, in controtendenza rispetto al resto dell'Europa, un progressivo deterioramento delle condizioni di sicurezza del sistema stradale, che insieme al fattore umano rappresenta una delle cause primarie dei sinistri;
l'estrema eterogeneità di tutti i soggetti titolari dei poteri di polizia stradale, sulle strade urbane e extraurbane, non consente un coordinamento operativo tra i vari soggetti e una pianificazione dei servizi di controllo rispondenti a rigorosi criteri di razionalità delle risorse disponibili. Ne deriva che la disarticolazione delle diverse strategie di controllo incide in modo negativo sulla sicurezza stradale;
la sicurezza stradale si regge su complessi rapporti fra qualità dei veicoli, delle infrastrutture e della guida che dovrebbero essere affrontati non solo in maniera armonizzata tra i vari paesi dell'U.E., ma anche in modo coordinato e congiunto tra le varie amministrazioni ed enti competenti in materia di sistemi di trasporto, di flussi di traffico e di pianificazione e gestione delle reti stradali, le quali non avendo subito, da diversi anni, interventi correttivi sostanziali per la loro messa in sicurezza risultano obsolete e inadeguate a sopportare gli attuali flussi di traffico;
il sistema stradale ed autostradale, negli ultimi 10 anni, è rimasto sostanzialmente immutato; infatti, di fronte ad un aumento del 36,2 per cento dei volumi di traffico, la rete viaria è cresciuta solo del 4,3 per cento, aggravando il persistente squilibrio tra le diversa modalità di trasporto che in Italia è fortemente sbilanciato in favore della strada, sulla quale si riversa il 66 per cento del traffico merci e il 92 per cento del traffico passeggeri;
la revisione del Codice della Strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, con l'introduzione nel nostro ordinamento della patente a punti, è stata fondamentale nel ridurre il numero delle vittime per incidenti stradali;
la legge n. 102 del 2006 ha introdotto nel Codice della Strada l'articolo 224-bis che attribuisce al Giudice che pronuncia sentenza di condanna alla pena della reclusione per un delitto colposo commesso con violazione delle norme stradali la possibilità di disporre la sanzione amministrativa accessoria del lavoro di pubblica utilità, affiancandola a quelle tradizionali delle sanzioni amministrative pecuniarie e della sospensione o revoca della patente;
tale sanzione, come già avviene in altri Paesi europei, può avere un'efficace

funzione educativa, rappresentando peraltro, contestualmente alla sospensione della patente, l'unica «pena» che il condannato potrebbe essere chiamato ad espiare;
il lavoro di pubblica utilità presso strutture che si occupano di curare gli effetti dell'errato utilizzo dell'automezzo è uno strumento idoneo a far acquisire la consapevolezza degli effetti di condotte irresponsabili, sanzione ancor più significativa ed efficace se si tiene conto dell'elevato grado di reiterazione della stessa infrazione nei reati stradali;
l'attuale inapplicabilità della norma è causata dall'assenza del decreto attuativo di cui al comma 3, articolo 224-bis del Codice della Strada;
l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada da anni è impegnata alla prevenzione degli incidenti stradali con azioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e dei policy makers;
le strade d'interesse nazionale gestite dall'ANAS sono per lo più presidiate dal personale sia dell'ANAS che del Ministero delle Infrastrutture munito di formale abilitazione a svolgere alcuni dei servizi di polizia stradale contemplati dal Codice della Strada. Le polizie locali, infatti, tendono a presidiare esclusivamente le infrastrutture viarie di competenza delle rispettive Amministrazioni (strade comunali e provinciali) e, quando operano su strada statale, è per far funzionare dispositivi di rilevamento automatico della velocità veicolare i cui accertamenti hanno scarso significato dal punto di vista della sicurezza complessiva,

impegna il Governo:

a realizzare tutti quegli interventi necessari all'ammodernamento e alla messa in sicurezza delle reti stradali al fine di raggiungere l'obiettivo indicato dal terzo programma comunitario per il miglioramento della sicurezza stradale, di cui in premessa, tenendo conto che il sistema stradale italiano non è in grado di sopportare gli attuali flussi di traffico merci e passeggeri;
ad adottare una rigorosa politica di pianificazione dei servizi di controllo, rispondenti a criteri di razionalizzazione delle risorse disponibili, attraverso il coordinamento dei diversi e molteplici soggetti titolari dei poteri di polizia stradale, al fine di aumentare i livelli di sicurezza della circolazione stradale;
ad adottare politiche di educazione civica e di sensibilizzazione alla guida sicura, anche utilizzando linguaggi ed immagini esplicite, rivolte in particolar modo alle fasce più giovani della popolazione e ai neo patentati;
all'emanazione del decreto attuativo di cui al comma 3 dell'articolo 224-bis del Codice della Strada;
a procedere all'ottimizzazione e al miglior impiego del personale ANAS esistente e comunque già titolare di formale abilitazione allo svolgimento di funzioni di polizia stradale.
(7-00169) «Montagnoli, Caparini».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

SARUBBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 24 aprile 2009 il Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi si è recato ad una festa privata in occasione del diciottesimo compleanno della signorina Noemi Letizia presso Villa Santa Chiara, ristorante sito nel Comune di Casoria (Napoli);

nel corso dei festeggiamenti, come risulta da organi di stampa, sono state scattate fotografie unicamente da un fotografo di fiducia; le macchine fotografiche nonché gli altri apparecchi elettronici provvisti di fotocamera, in possesso degli altri soggetti presenti alla festa, sono state ritirate all'inizio della serata al fine di evitarne l'utilizzo;
le fotografie scattate, con l'unica apparecchiatura fotografica ammessa, dal fotografo Livio Anticoli (Fotoreporter professionisti associati) sono state pubblicate in esclusiva dal settimanale Chi;
la suddetta rivista appartiene al Gruppo Editoriale Mondadori, il cui Presidente risulta essere la signora Marina Berlusconi e all'interno del CdA è presente anche il signor Pier Silvio Berlusconi, entrambi figli del Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi;
dal sito istituzionale del Governo italiano (www.governo.it) il signor Livio Anticoli risulta essere autore di numerose fotografie di occasioni ufficiali pubblicate sullo stesso sito;
il 12 maggio 2009 la signorina Noemi Letizia ha rilasciato un'ulteriore intervista esclusiva al settimanale Chi, mentre il fidanzato della ragazza, signor Domenico Cozzolino ha rilasciato una intervista esclusiva al settimanale Diva e donna, anch'esso facente parte del Gruppo Editoriale Mondadori (in entrambi i casi non è chiaro se dietro compenso) -:
se il fotografo Livio Anticoli, a cui in occasione della festa è stato concesso di effettuare il servizio fotografico, sia legato da rapporti professionali a livello istituzionale ovvero privato al Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi;
se si sia proceduto al ritiro delle altre macchine fotografiche, nonché degli altri apparecchi elettronici provvisti di fotocamera, sulla base di indicazioni di addetti alla sicurezza del Presidente del Consiglio e in tal caso con quali motivazioni e quali modalità;
se abbia avuto parte nella cessione dell'esclusiva fotografica al settimanale Chi citato in premessa;
se il Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi sia attualmente e direttamente proprietario di quote azionarie del Gruppo Mondadori.
(3-00537)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si riporta l'appello del Sindaco di Taranto dottor Ippazio Stefàno, rivolto il 12 maggio 2009 ai senatori, riguardo la grave crisi del Comune Pugliese: Caro collega, sono un ex senatore che da due anni è stato chiamato ad amministrare Taranto, una delle città più tormentate della nostra amata Repubblica, assumendosi la responsabilità di provare a risanare un dissesto finanziario di oltre un miliardo di euro, tra debiti verso i creditori e quelli che con leggerezza l'amministrazione che mi aveva preceduto aveva contratto con le banche per emettere BOC mal utilizzati e per acquistare strumenti della finanza derivata, produttori solo di deficit;
accanto a ciò il disastro dell'apparato comunale che aveva ed ha oltre trecento inquisiti, tra suoi dipendenti, per reati compiuti nello svolgimento dell'attività di pubblica amministrazione, la fuga di quanti potevano verso altri enti o verso il pensionamento anticipato. Tutto ciò ha ridotto notevolmente la capacità operativa di un Ente che, tra l'altro ormai dispone solo del 60 per cento del fabbisogno lavorativo ritenuto, all'atto del dissesto, come minimo indispensabile;
ciò nonostante in due anni di proficuo lavoro l'opera di risanamento è andata molto avanti, è stata razionalizzata la spesa facendo diventare il nostro Comune il più parsimonioso del Paese rispetto alla popolazione ed ai servizi erogati, sono stati pagati la gran parte dei debiti relativi ai creditori privati, liquidati quelli dipendenti

dall'attività di finanza creativa, ed in giudizio (seppure ancora in primo grado) si è ottenuto l'annullamento del contratto con la banca per l'emissione dei BOC, alleggerendo notevolmente l'esposizione del Comune;
nel frattempo si è stati in grado di rilanciare l'azione amministrativa sia quella ordinaria, sia quella che richiede una progettualità pluriennale. Una parte significativa del territorio è divenuta zona franca urbana nel tentativo di attrarre investimenti e di rilanciare il sistema città;
ciò nonostante la crisi della città è ben lontana dall'essere risolta: la città di Taranto che è stata una delle più significative realtà industriali del Paese vede messe in discussione tutte le fonti del suo lavoro e del benessere dei cittadini: è in crisi l'Arsenale Militare, che ha ridotto negli anni la sua attività produttiva espellendo e mettendo in cassa integrazione centinaia di dipendenti delle ditte private, non si sviluppa adeguatamente il grande porto, che può costituire il nuovo volano della economia per il ritardo del dragaggio dei fondali e per la mancata realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie a creare l'intermodalità del trasporto delle merci; la crisi dell'apparato produttivo del paese ha avuto una pesante ripercussione sulla siderurgia che è la principale industria della città;
l'ILVA ha posto in cassa integrazione ben 6700 dipendenti, mentre altri 1200 dell'indotto hanno perso il posto di lavoro, e non sono chiari i tempi ed i modi della ripresa produttiva, né vi è garanzia sul mantenimento da un lato dei livelli occupazionali, dall'altro degli interventi necessari ad adeguare l'attività produttiva ad un minimo di compatibilità ambientale dal momento che come è noto, la nostra è una delle città più inquinate d'Europa, e con un tasso di neoplasie e malattie degenerative elevatissimo;
questa situazione, come è facile arguire, è foriera di una conflittualità sociale elevata, il movimento sindacale prevede, infatti, uno sciopero generale per fine mese;
il Governo, pur invitato da me con diverse missive per la risoluzione delle problematiche inerenti le aree demaniali, non ha fornito alla città delle risposte esaustive alle esigenze che la stessa ha prospettato con il progetto di piano strategico di Area Vasta. La richiesta di approntare un tavolo di concertazione e confronto per varare misure e programmi idonei ad affrontare l'emergenza, è rimasta inevasa, e ci corre l'obbligo di sottolineare che pur in presenza di altre emergenze, innanzi tutto quella del terremoto in Abruzzo, tale silenzio non è più accettabile e può come conseguenza dare soltanto luogo ad iniziative di protesta e di lotta da parte dei tanti che insieme al lavoro vedono compromesso il futuro e le prospettive della propria famiglia;
per questo faccio appello ai parlamentari, non solo quelli della nostra regione, perché vi siano iniziative in sede istituzionale tese ad incalzare l'azione del Governo per affrontare adeguatamente il tema della crisi di grandi città produttive come la nostra, che purtroppo non è sola nel dover affrontare situazioni sociali drammatiche, ma che certamente vede tutti i problemi acuiti e moltiplicati dalla concomitanza della crisi produttiva con quella amministrativa -:
per quali ragioni il Governo non abbia ancora risposto all'appello diffuso da un anno dal Sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, relativo alla grave crisi in atto nella città pugliese.
(4-03058)

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'evento sismico del 6 aprile 2009 che ha colpito la città de L'Aquila, 48 ulteriori comuni e, in misura minore, molte altre località abruzzesi, ha causato ingenti danni al patrimonio immobiliare pubblico. Nel solo capoluogo abruzzese, il palazzo del governo, sede della prefettura del capoluogo

abruzzese, il palazzo della provincia, il municipio aquilano, il presidio ospedaliero «San Salvatore», la sede dell'università degli studi, la questura, così come altri edifici pubblici, sono stati totalmente o parzialmente distrutti o hanno subito danni tali da renderli inagibili;
i costi per la ricostruzione o il restauro di quei cespiti sono di notevolissima entità, com'è intuitivo;
peraltro, varie amministrazioni pubbliche interessate si erano garantite una copertura assicurativa anche relativamente ad eventi calamitosi e, specificatamente, a quelli sismici;
da notizie informali, parzialmente echeggiate dalla stampa, si è appreso che, in L'Aquila, l'Azienda Sanitaria Locale, l'Università degli Studi, l'Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale, e la «Aquilana Società Multiservizi S.p.A.», operante nel settore della gestione ed erogazione dei servizi inerenti il sistema integrato dei rifiuti, per gli edifici di rispettiva proprietà, abbiano in essere contratti assicurativi con clausola di copertura anche dei danni derivanti dagli eventi sismici, per massimali di adeguata consistenza, pare per complessivi ottanta milioni di euro circa;
parimenti, risulterebbe che altre pubbliche amministrazioni, tra i quali il Comune e la Provincia de L'Aquila, abbiano una copertura assicurativa per la tipologia di danni in argomento limitata a massimali insignificanti rispetto alla consistenza e al valore degli immobili, e, comunque, complessivamente, per pochi milioni di euro, mentre, addirittura, la Regione Abruzzo non avrebbe alcuna copertura dei rischi catastrofali -:
se il Governo, tenuto conto del rischio sismico e di quello calamitoso in genere, diffuso nel nostro Paese per le sue specifiche caratteristiche, non intenda promuovere un monitoraggio della copertura assicurativa in atto del patrimonio immobiliare pubblico, con eventuale pubblicizzazione e ampia divulgazione dei suoi esiti;
se, attesa la rilevanza economica e, indirettamente, anche sociale dei costi emergenti dagli interventi necessari per la ricostruzione o riparazione di edifici distrutti o danneggiati da eventi calamitosi, non intenda assumere iniziative finalizzate a obbligare la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, ad assicurare il patrimonio immobiliare contro i rischi per danni derivanti da calamità naturali o a indurvela, anche prevedendo forme di parziale compensazione sui bilanci di ciascuna amministrazione pubblica, per la voce di costo relativa, e, viceversa, forme di penalizzazioni, in termini finanziari, per gli oneri di eventuali interventi sugli edifici, ricostruttivi o riparativi, a seguito di calamità naturali, direttamente proporzionali ai valori dei medesimi non coperti da assicurazione contro i rischi in discorso.
(4-03065)

LUPI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 5 ottobre 2000 n. 334 ha operato il riordino dei ruoli del personale Direttivo e Dirigente della Polizia di Stato stabilendo all'articolo 13 nuovi limiti di età per il collocamento a riposo d'ufficio - già previsto a 65 anni - ed equiparandolo per quanto attiene la Dirigenza ai gradi del personale militare (60 anni Primo Dirigente = Colonnello; 63 anni Dirigente Superiore = Generale di Brigata; 65 anni Dirigente Generale = Generale di Divisione; 65 anni Dirigente Generale di livello B = Generale di Corpo d'Armata);
detta norma ha innovato profondamente la normativa precedente che prevedeva per i Funzionari e più specificatamente per la Dirigenza il pensionamento a 65 anni;
norme legislative emanate ad hoc prevedevano altresì l'esclusione degli appartenenti alle Forze di Polizia ad ordinamento civile dall'applicazione della normativa sul trattenimento in servizio previsto dall'articolo 16 del decreto-legge n. 503 del 1992;

con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modifiche dalla legge n. 133 del 2008, sono state previste importanti innovazioni in materia di trattenimento in servizio dei pubblici dipendenti;
poiché con circolare del Capo della Polizia è stato ritenuto non applicabile al personale della Polizia di Stato il trattenimento perché le precedenti norme (articolo 4 comma 5 decreto-legge 23 dicembre 1993, n. 546; articolo 6 comma 5, decreto legislativo n. 165 del 2008;) sono state ritenute non incise dalla suddetta innovazione, creando quindi disparità di trattamento con gli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione, in particolare i Dirigenti -:
se il Governo ritenga di dover assumere iniziative dirette alla modifica della Legge n. 334 del 2000 per quanto riguarda i Dirigenti della Polizia di Stato non contrattualizzati e quindi non destinatari della previsione del comma 2, dell'articolo 2, del decreto-legge n. 165 del 2001, come modificato dall'articolo 1 della legge 4 marzo 2009 n. 15 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 53 del 5 marzo 2009 equiparandola a quella di tutti gli altri dipendenti dello Stato e della Pubblica Amministrazione, riportando a 65 anni, l'età pensionabile d'ufficio anche in relazione al contenimento della spesa pubblica;
se, al personale Dirigente della Polizia di Stato - non contrattualizzato - sia immediatamente applicabile il novellato articolo 16, comma 1, del citato decreto-legge n. 503 del 1992 in tema di trattenimento ex articolo 72 comma 7, Legge n. 112 del 2008 e successive modifiche, sulla considerazione che:
detta ultima norma si applica a tutti i dipendenti civili dello Stato e degli enti pubblici non economici e che non ha più effetto recettizio automatico, motivo per cui era stata ritenuta incompatibile con il delicato carattere del rapporto di lavoro delle Forze di Polizia;
non ha espressamente previsto l'esclusione degli appartenenti alla Polizia di Stato per quanto attiene il trattenimento in servizio, mentre il comma 11, per quanto attiene l'esonero, ha espressamente escluso la categoria di Magistrati e Professori Universitari e ha fatto rinvio ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro della Pubblica Amministrazione sentiti gli altri Ministri interessati per la regolamentazione;
l'articolo 16 comma 1 del citato decreto-legge n. 503 del 1992, qualora non applicabile ai Dirigenti della Polizia di Stato, sarebbe, ad avviso dell'interrogante, in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione.
(4-03068)

SBROLLINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Comitato di Redazione de Il Giornale di Vicenza denuncia in un suo comunicato che il Consiglio di amministrazione dell'Azienda editoriale Athesis ha approvato un «piano di interventi di riorganizzazione redazionale» dei giornali Il Giornale di Vicenza e L'Arena che prevede lo «stravolgimento dei due giornali in maniera radicale nel formato e nei contenuti»;
si prospetta una drastica riduzione delle dimensioni dei due giornali: il formato risulterebbe simile a quello di alcuni free press presenti sul mercato. Il piano prevede di dimezzare le redazioni periferiche, con la chiusura di Valdagno e Thiene, che saranno accorpate rispettivamente ad Arzignano e Schio, mentre verrebbe dimezzato l'organico della redazione di Bassano del Grappa. Viene inoltre annunciata la riduzione dell'organico dei giornalisti di 20 unità tra Vicenza e Verona, su un totale di 86 redattori. L'organico de Il Giornale di Vicenza dovrebbe passare da 38 a 30 giornalisti attraverso il blocco del turnover e l'uso della cassa

integrazione. L'azienda prevede, infine, di anticipare l'orario di chiusura del giornale, di azzerare il lavoro straordinario, di cancellare le sostituzioni per ferie, di ridurre i servizi fotografici e le collaborazioni;
l'operazione comporterebbe l'eliminazione delle pagine dei commenti, dei fondi e un ridimensionamento delle pagine dedicate agli approfondimenti e agli spettacoli;
la pluralità dell'informazione nella provincia di Vicenza è già compromessa dalla prevista eliminazione delle redazioni di Vicenza e di Bassano del Grappa dei quotidiano Il Gazzettino con le ovvie conseguenze di perdita di posti di lavoro, e di professionalità comprovata anche in quel giornale;
l'Azienda ha bilanci floridi e agli azionisti sono distribuiti alti dividendi. «La diffusione delle copie dei due quotidiani (Il Giornale di Vicenza e L'Arena) registra una costante tenuta delle vendite, mentre la raccolta pubblicitaria locale risulta pressoché invariata, con numeri addirittura superiori ai positivi anni 2004 e 2005. Il costo del lavoro è rimasto proporzionalmente invariato. Il Margine Operativo Lordo, che fotografa lo stato di salute di un'azienda, nel quadriennio 2005-2008 è stato complessivamente di 32,6 milioni di euro e per il 2009 è stimato un MOL di oltre 1 milione di euro» -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di salvaguardare i posti di lavoro al Il Giornale di Vicenza e L'Arena e la professionalità di quanti operano nel settore, offrendo quotidianamente al nostro territorio una informazione di comprovata qualità.
(4-03077)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Acquedolci (Messina) in data 27 aprile 2009 il consigliere comunale, signor Benedetto Crivillaro rassegnava le dimissioni dalla carica elettiva per esigenze di natura strettamente personale;
come certificato dall'ufficio protocollo, trascorsi 15 minuti circa dalle predette dimissioni, ulteriori sette consiglieri comunali, ovvero i signori Spitaleri Benedetto, Fontana Giovanni, Zingale Daniela, Carcione Calogero, Natoli Salatore, Re Giovanna, Pintuaudi Graziella, ritenevano opportuno rassegnare le dimissioni dal mandato elettivo per ragioni di carattere squisitamente politico;
l'assenza di contestualità tra dette dimissioni e la prima, che, per l'appunto si consumava in un lasso temporale precedente, veniva immediatamente rilevata e contestata dai consiglieri non dimissionari, consapevoli della finalità ultima della manovra in atto: addivenire alla formale decadenza di organi elettivi dell'Ente;
al fine di evitare cospicui danni all'Ente, i consiglieri non dimissionari si attivavano, celermente, con richiesta di convocazione urgente del consiglio comunale inoltrata alle autorità competenti;
successivamente la Regione Sicilia, per tramite l'Assessorato Enti Locali, faceva pervenire, in data 30 aprile 2009, una nota con la quale inibiva formalmente ed a tutti gli effetti di legge il consiglio comunale di Acquedolci dall'intraprendere ulteriori adempimenti;
la nota del 30 aprile 2009 veniva ritualmente contestata dai consiglieri comunali non dimissionari con tanto di missiva, inviata per conoscenza anche all'autorità prefettizia;
a seguito di ciò il Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci procedeva alla convocazione dell'organo consiliare per il giorno 2 e 3 maggio 2009;
l'iter amministrativo riguardante la convocazione del Consiglio comunale subiva dei rallentamenti dovuti al fatto che, nel periodo previsto per la celebrazione dello stesso, la competente segretaria comunale sarebbe rimasta assente per ferie,

tant'è che veniva inoltrata susseguente richiesta di assistenza al Prefetto di Messina;
lo stesso Presidente riteneva doveroso recarsi in Prefettura per esporre i fatti accaduti e chiedere l'intervento dell'autorità prefettizia, riscontrando peraltro la presenza in loco del vicesindaco e di un assessore dell'amministrazione comunale di Acquedolci;
nelle more, l'Assessorato regionale riceveva copiosa documentazione dalla quale emergerebbe con estrema chiarezza «la non contestualità temporale delle dimissioni e la carenza delle formalità prescritte dalla Circ. Num. 15 del 24 settembre 2007»;
in data 2 maggio 2009 il Presidente del consiglio comunale veniva contattato, per disposizione della Questura di Messina, dal commissariato di pubblica sicurezza di sant'Agata di Militello che gli notificava «verbale di diffida a tenere riunione in luogo pubblico ai sensi dell'articolo 18 del TULPS per i giorni 2 e 3 maggio 2009 per non avere dato il dovuto avviso almeno tre giorni prima al signor Questore della Provincia di Messina. In difetto sarà deferito alla competente Autorità Giudiziaria»;
in base al provvedimento emesso dalla Questura di Messina, il Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci, era dunque impossibilitato a prender parte alla data di prima convocazione del consiglio comunale ed anche alla seconda;
il civico consesso, nonostante regolarmente convocato, tramite avvisi notificati, al fine di procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari, non si svolgeva per causa esterna ed indipendente dalla volontà dei consiglieri non dimissionari: la totale ed ingiustificata chiusura dei locali municipali;
in ordine all'accaduto veniva presentata formale denuncia querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti, con la quale si chiedeva alla magistratura competente di far luce sull'accaduto, tenuto conto che nelle condotte di alcuni pubblici funzionari del Comune di Acquedolci poteva riscontrarsi la fattispecie di abuso d'ufficio e falso ideologico, condotte tutte sanzionabili a norma di legge;
successivamente, in data 6 maggio 2009, il consiglio comunale riusciva a riunirsi per operare la surroga, riportando la composizione dell'organo al numero di 10 consiglieri in carica, ma le deliberazioni del consiglio comunale non risulterebbero ancora pubblicate nell'Albo Pretorio del Comune;
il Sindaco del comune di Acquedolci, nonostante a tutt'oggi non vi sia alcun provvedimento di decadenza del Consiglio comunale da parte del Presidente della Regione siciliana, né tanto meno alcun provvedimento di sospensione per iniziativa prefettizia o assessoriale, ha, più volte pubblicamente dichiarato di disconoscere il consiglio comunale in carica, con ciò stesso avvalorando le voci correnti ipotizzanti un coinvolgimento diretto dell'Amministrazione comunale nella delicata vicenda;
paradossalmente in data 18 maggio 2009 il Sindaco stesso ed il segretario comunale riunivano la Commissione elettorale, alla quale prendevano parte due consiglieri di maggioranza, componenti della Commissione elettorale comunale, ma già decaduti in seguito alle dimissioni predette dalla carica di consigliere comunale e dunque automaticamente anche da quella di membri stessi della Commissione elettorale, non potendo nel caso di specie trovare applicazione il principio della prorogatio dell'organo come da consolidata giurisprudenza (vds. Consiglio di Stato, sezione V, 28 gennaio 1972 n. 51);
tutto quanto accaduto, in particolare l'innaturale e forzato scioglimento del consiglio comunale rappresenta un episodio inusitato che impone dettagliati ed approfonditi accertamenti, anche attraverso specifiche attività ispettive;
i fatti, se riscontrati, rappresenterebbero ad avviso dell'interrogante, un tentativo

di sovversione dei principi di diritto e delle prerogative democratiche delle istituzioni locali, con gravissimo danno all'immagine ed alla rilevanza sostanziale delle medesime istituzioni della Regione -:
se il Governo e il Ministro interrogato siano a conoscenza dei fatti aventi ad oggetto il commissariamento e la contestuale decadenza del consiglio comunale di Acquedolci (Messina);
quali siano le iniziative adottate dalla Prefettura di Messina, dalla Questura di Messina e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello con riferimento alle dimissioni dei consiglieri comunali di Acquedolci.
(4-03080)

PELUFFO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo è stata istituita, all'interno del Comitato per le strategie e lo sviluppo dei prodotti turistici italiani volto alla destagionalizzazione, la Commissione per la promozione e il sostegno del turismo enogastronomico;
nella lettera di convocazione si chiede ai componenti di prendere parte alla prima riunione della Commissione sul turismo enogastronomico istituita presso il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo convocata lunedì 30 marzo 2009 a Milano presso l'Associazione Nazionale Circolo della Libertà -:
se corrisponda al vero la notizia riportata in premessa, quali iniziative intenda intraprendere affinché le riunioni istituzionali del Governo non vengano svolte in sedi di partito e se non intenda in tale senso richiamare l'allora Sottosegretario, oggi Ministro.
(4-03082)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera del 12 maggio 2009 vengono riportati i dati di una ricerca dell'Università Federico II di Napoli secondo cui in media, rispetto ad un ampio campione di monitoraggi, in un caso su quattro le acque che escono dai rubinetti delle case sarebbe contaminato;
il 13 marzo 2009 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle politiche europee, ha approvato definitivamente il decreto legislativo n. 30 del 2009 recante il «recepimento della direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006, sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento»;
il decreto legislativo, in piena coerenza con il contenuto della direttiva europea, devolve alle Regioni, anche nella giusta ottica di rispettare il principio della non generazione di nuovi oneri per lo Stato, la realizzazione delle attività di monitoraggio sullo stato di salute delle acque sotterranee;
appare tuttavia necessario, data l'importanza dello stato delle acque sotterranee che coinvolge direttamente anche la salute pubblica e alla luce di alcune situazioni di assoluta emergenza come quella della Campania (dove nel 2006, secondo i dati della locale ARPA, circa il 50 per cento delle acque sotterranee era classificato come inquinato o addirittura contaminato) e di altre regioni soprattutto del Mezzogiorno, che lo Stato svolga comunque un ruolo minimo di controllo;
proprio in tale ultima direzione va d'altronde la seconda delle tre osservazioni presenti nel parere espresso da que- sta

Commissione lo scorso 11 febbraio sullo schema di decreto legislativo allora al suo esame che recita: «Valuti il governo l'opportunità di dettare indirizzi per la strutturazione e gestione di un idoneo sistema informativo sulle acque sotterranee che sia uniforme sul territorio nazionale»;
la cruciale importanza per la salute pubblica dello stato delle acque sotterranee è espressamente affermata dalla seconda premessa della direttiva europea in questione che recita: «Le acque sotterranee sono la riserva di acqua dolce più delicata, oltre che la più cospicua dell'UE, e costituiscono soprattutto una fonte importante dell'approvvigionamento pubblico di acqua potabile in numerose regioni» -:
quali riscontri ci siano sui dati della ricerca sull'acqua contaminata di cui in premessa e in particolare quale sia la situazione nel Mezzogiorno;
se sia valutabile, come auspicato dalla commissione Ambiente della Camera, «l'opportunità di dettare indirizzi per la strutturazione e gestione di un idoneo sistema informativo sulle acque sotterranee che sia uniforme sul territorio nazionale»;
pur nel pieno e assoluto rispetto dell'autonomo ruolo delle Regioni nella loro raccolta e gestione in ossequio alla direttiva europea recepita, se ritenga opportuno riunire con cadenza annuale i vari dati locali in una relazione al Parlamento.
(4-03062)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI e GIRLANDA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento ha già ratificato la convenzione dell'UNESCO relativa ai beni materiali;
il Governo italiano ha già messo in essere tutte le disposizioni per arrivare alla definizione della lista medesima;
non poche città italiane hanno segnalato eventi di antica tradizione, dalla corsa dei ceri di Gubbio al palio di Siena, per fare solo qualche esempio -:
con quali modalità e in quali tempi il Governo intenda concludere l'istruttoria e presentare la lista italiana all'UNESCO.
(5-01438)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi sono stati ufficializzati i dati relativi alla pressione fiscale che passerà dal 43 per cento del 2008 al 43,3 per cento nel 2009, tornando così al livello più alto;
manca meno di un mese alla prima scadenza per il pagamento del saldo di Unico e del primo acconto fissato al 16 giugno e non sono ancora disponibili i programmi per la determinazione dei ricavi relativi agli studi di settore sulla base degli indispensabili correttivi conseguenti alla crisi che ha colpito l'economia e alla caduta dei redditi d'impresa;
da mesi si attende l'ufficializzazione delle innovazioni da apportare ai programmi informatici che vanno sotto il nome di GERICO e che dovrebbero dare modo ai contribuenti e ai professionisti di completare i bilanci alla luce dei predetti correttivi;
risulta che il decreto che contiene la copertura ai correttivi degli studi di settore sia da alcuni giorni alla firma del Ministro;

nel frattempo sono state diffuse le voci contenute nei modelli di comunicazione dei dati sugli studi di settore che riportano le righe di registrazione e i codici legati ai correttivi, ma si tratta di bozze senza istruzioni, quindi non ancora ufficiali;
sul sito dell'Agenzia delle entrate sono comparse le specifiche tecniche relative a GERICO al quale manca tuttavia l'applicativo, reso più complesso dall'inserimento di nuove e numerose voci di calcolo dovute all'esplosione della crisi economica e alle conseguenti esigenze di adeguamento;
secondo notizie apprese dalla stampa anche le modifiche all'applicativo sarebbero ancora alla firma del Ministro, e ciò preoccupa in quanto dopo la firma sarà necessario ancora qualche giorno di lavoro da parte della software house;
il ritardo preoccupa contribuenti, professionisti e associazioni di categoria che da tempo chiedono i correttivi agli studi di settore per avvicinarli il più possibile alla realtà attuale delle imprese, tenendo conto del settore di attività, delle condizioni specifiche di ogni singola impresa, dell'aumento dei costi del carburante e delle caratteristiche del territorio;
la situazione fin qui delineata, dovuta anche a inspiegabili lungaggini burocratiche, rischia di spingere molti contribuenti verso la scelta di non adeguarsi per il 2009 agli studi di settori vista l'impossibilità di valutare gli effetti dei nuovi correttivi sulla propria situazione -:
quali siano le ragioni dei suddetti ritardi;
se siano stati valutati gli aggravi procedurali che dovranno affrontare contribuenti, professionisti e associazioni di categoria alla luce dei richiamati ritardi;
quali misure intenda assumere ed in particolare se non ritenga ormai indispensabile far slittare la scadenza dalla prossima dichiarazione e dei relativi versamenti di imposta almeno di 90 giorni a partire dalla data in cui tutti gli strumenti saranno resi effettivamente disponibili ai contribuenti e ai professionisti.
(2-00392)
«Sanga, Lulli, Fluvi, Vico, Fadda, Ceccuzzi, Fogliardi, Sani, Strizzolo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLI, OCCHIUTO, GALLETTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
manca meno di un mese alla scadenza del pagamento del saldo 2008 e del primo acconto 2009 di Unico, fissati al prossimo 16 giugno, mentre le scadenze per consegnare il modello sono fissate al 30 giugno per la presentazione alle Poste e al 30 settembre per la trasmissione in via telematica;
non è stato ancora aggiornato da parte dell'Agenzia delle Entrate il sistema informatico Gerico per la compilazione degli studi di settore e non è ancora disponibile il programma applicativo, necessario per la determinazione dei relativi ricavi sulla base dei correttivi decisi per fronteggiare l'attuale crisi economica;
tale ritardo rischia di mettere a repentaglio la possibilità per i professionisti di chiudere i bilanci e fare le dichiarazioni in tempo utile;
dai giovani dottori commercialisti dell'Ungdcec è stata avanzata la richiesta di disapplicare gli studi di settore con riferimento ai redditi dichiarati nel modello Unico 2009;
i problemi relativi alla compilazione del modello Unico riguardano non solo i correttivi degli studi di settore, ma anche il calcolo del Reddito operativo lordo, con i nuovi limiti alla deducibilità degli interessi passivi, e il nuovo regime fiscale degli ammortamenti -:
quali siano i motivi dei suddetti ritardi e se non ritenga indispensabile far slittare la scadenza della prossima dichiarazione

dei redditi e dei relativi versamenti fino a quando tutti gli strumenti non saranno resi disponibili ai contribuenti e ai professionisti.
(5-01440)

Interrogazione a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'assistenza alle persone affette da infermità costituisce uno dei compiti essenziali cui è chiamato lo Stato, alla luce del principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione e recentemente proclamato anche dalla Risoluzione con cui lo scorso 24 aprile 2009 il Parlamento europeo ha approvato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità ed il relativo Protocollo opzionale, entrambi adottati dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006;
la mobilità è un'esigenza primaria per i disabili e per coloro i quali si dedicano alla loro cura e assistenza, sia all'interno della famiglia, sia per conto delle organizzazioni di volontariato, allorché essa non rappresenta soltanto una necessità legata al primario esercizio del diritto individuale alla salute, ma costituisce altresì una manifestazione delle libertà fondamentali della persona, il cui esercizio non deve subire discriminazioni causate dall'handicap, come stabilito dall'articolo 21, comma 1, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dal Regolamento europeo del 5 luglio 2006 n. 1107, Relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, entrato in vigore lo scorso 28 luglio 2008;
nell'ordinamento interno le più importanti agevolazioni tributarie di cui beneficiano le persone socialmente svantaggiate a causa delle loro patologie sono: la detrazione IRPEF del 19 per cento delle spese di acquisto e riparazione sostenute per i mezzi di locomozione (articolo 15, comma 1, lettera c), decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986); la riduzione dell'aliquota IVA dal 20 per cento al 4 per cento per le spese di acquisto e di eventuale adattamento dei veicoli (Tabella A, parte II, n. 31, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972); l'esenzione permanente dalla tassa di circolazione (articolo 17, lettera f-bis), decreto del Presidente della Repubblica n. 39 del 1953);
le quattro categorie di destinatari delle suddette agevolazioni fiscali sono: i disabili con «ridotte o impedite capacità motorie permanenti» (ex articolo 8, comma 3, legge n. 447 del 1997); «non vedenti e sordomuti», prima esclusi e successivamente ammessi alla sola detrazione IRPEF (ex articolo 6, comma 1, lettera e) legge n. 488 del 1999); soggetti «con handicap psichico o mentale di gravità tale da aver determinato il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento» (ex articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000); «invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni» (ex articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000);
per quanto concerne la prima e l'ultima categoria, è di tutta evidenza come l'operatività di tale disciplina richieda l'accertamento dell'effettiva condizione psicofisica del contribuente e dunque presupponga l'applicazione della vigente legislazione sanitaria. A tal proposito, «disabilità» ed «invalidità» costituiscono due status giuridici autonomi e distinti sotto plurimi profili: dal punto di vista classificatorio, nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità, alla «disabilità» corrisponde una disfunzionalità tale da costituire per l'individuo un handicap nello svolgimento delle sue attività secondo i criteri comunemente noti come International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), mentre alla «invalidità civile» si riferisce una infermità idonea ad incidere in modo permanente sulla capacità lavorativa generica;
i predetti status trovano, infatti, fondamento positivo in norme distinte: ai

sensi dell'articolo 3, comma 1, legge n. 104 del 1992, il «disabile» «presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione»; ai sensi del successivo comma 3, vi è «disabilità grave» «qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione»; ai sensi dell'articolo 2, comma 2, legge n. 118 del 1971, per «invalidi civili» si intendono invece «i cittadini affetti da minorazioni congenite o acquisite, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo o, se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età», con la precisazione del successivo capoverso, secondo cui «ai soli fini dell'assistenza socio-sanitaria e della concessione dell'indennità di accompagnamento, si considerano mutilati ed invalidi i soggetti ultra-sessantacinquenni che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età»;
in merito all'aspetto amministrativo, le principali norme che conferiscono all'autorità sanitaria il potere di accertare l'attribuzione di tali status sono la legge 104/1992 per la «disabilità» e la legge 295/1990 per l'«invalidità»;
nell'ambito dell'applicazione delle disposizioni emanate dall'Agenzia delle entrate, al fine della concessione dei benefici fiscali si registra spesso la più totale confusione tra le due predette figure di «disabilità» ed «invalidità civile»;
a titolo esemplificativo, nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 27 gennaio 1998 n. 30, con riferimento alla disposizione di cui all'articolo 8, comma 3, legge n. 449 del 1997, prima si legge che «L'esenzione compete anche ai veicoli adattati per l'accompagnamento dei soggetti suindicati portatori di handicap che ne limiti le capacità motorie» e successivamente che «continuano ad essere esenti dalle tasse automobilistiche i velocipedi con motore ausiliario, i motocicli leggeri e le motocarrozzette leggere destinati a sostituire o integrare le possibilità di deambulazione dei mutilati ed invalidi per qualsiasi causa, a norma dell'articolo 17, lettera h), decreto del Presidente della Repubblica 5 febbraio 1953, n. 39», con ciò:
a) imputando ai portatori di handicap - e dunque alle persone affette da «disabilità» - i requisiti previsti per i soggetti «invalidi»;
b) ingenerando il dubbio che alla categoria degli «invalidi» non sia richiesta l'integrazione di alcun requisito ulteriore;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate 15 luglio 1998 n. 186, con la pretesa di fornire ulteriori chiarimenti in merito al medesimo articolo 8, comma 3, legge n. 449 del 1997:
a) Si premette «che nella presente circolare si fa riferimento sempre a soggetti la cui invalidità comporta "ridotte o impedite capacità motorie permanenti"» e poi si aggiunge che «comunque, ai fini dell'applicazione della norma agevolativa in oggetto, questo Ministero ritiene che le "ridotte o impedite capacità motorie permanenti" possano desumersi qualora l'invalidità accertata comporti di per sé l'impossibilità o la difficoltà di deambulazione per patologie che escludono o limitano l'uso degli arti inferiori», laddove tali disfunzioni dovrebbero essere richieste ad integrare la «disabilità» e non l'«invalidità civile»;
b) Si precisa «che, ai fini della suddetta norma agevolativa, possono considerarsi soggetti con handicap, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, non solo coloro che hanno ottenuto il

relativo riconoscimento dalla Commissione prevista dal successivo articolo 4 della stessa legge, ma anche tutti coloro che hanno ottenuto il riconoscimento dell'invalidità, per differenti cause, da Commissioni mediche pubbliche diverse da quelle previste dall'articolo 4 della legge n. 104 del 1992 (invalidità civile, per lavoro, di guerra, eccetera)», quando invece all'epoca lo status di «invalidità» era di per sé beneficiato da una specifica norma (articolo 1, comma 1, legge 9 aprile 1986, n. 97) così come lo è attualmente in virtù delle disposizioni successivamente introdotte;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 31 luglio 1998 n. 197, la confusione è aggravata dalla facoltà concessa ai contribuenti di presentare «autodichiarazione specificante che l'invalidità comporta ridotte o impedite capacità motorie permanenti e, se necessario, che il disabile è fiscalmente a carico dell'acquirente o del committente», con ciò:
a) si associa - come in precedenza - l'«invalidità» ai requisiti della «disabilità», riproponendo il medesimo errore;
b) si indica la medesima condizione personale prima come «invalidità» e poi come «disabilità», aumentando ulteriormente le difficoltà interpretative;
c) si consente al privato un'autocertificazione rispetto alla condizione di «invalidità», cui si aggiungono le «ridotte o impedite capacità motorie permanenti», con ciò non solo esponendo il cittadino a responsabilità penali, ma da lui pretendendo altresì l'attestazione di un fatto che non può essere certificato da alcun pubblico ufficiale, proprio perché non corrisponde ad alcuna fattispecie normativamente prevista;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate del 16 ottobre 2000 n. 207, nel commentare l'articolo 50, comma 1, legge n. 342 del 2000 - che ha da ultimo modificato le agevolazioni IVA - associa correttamente l'handicap alle «ridotte o impedite capacità motorie», ma non manca di richiamare i provvedimenti anteriori in cui la disciplina è stata fraintesa;
nella circolare dell'Agenzia delle entrate 11 maggio 2001 n. 46 non raggiunge l'obiettivo di chiarire l'applicazione dell'articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000, giacché si limita a rinviare ad una nota del Dipartimento della prevenzione del Ministero della sanità ed a fornire alcune indicazioni operative alquanto fuorvianti, come la seguente: «L'adattamento funzionale del veicolo alle necessità del portatore di handicap rimane, invece, elemento essenziale, ai fini della concessione delle agevolazioni fiscali, per quei soggetti che, pur affetti da una ridotta o impedita capacità motoria permanente, non siano stati dichiarati portatori di "grave limitazione della capacità di deambulazione" da parte delle commissioni mediche competenti». Se è esatta l'attribuzione della «ridotta o impedita capacità motoria permanente» alla figura del «disabile», non è invece chiaro che il requisito alternativo, ossia la «grave limitazione alla capacità di deambulazione», si riferisce esclusivamente all'«invalido»;
è ancor più grave osservare che la confusione normativa sopra richiamata non investe direttamente soltanto i funzionari tenuti a darvi attuazione, ma anche e soprattutto i contribuenti, a causa delle consistenti inesattezze dei moduli e del materiale divulgativo prodotto dal Fisco. In particolare, nella guida alle agevolazioni fiscali per i disabili, edita nella serie «L'agenzia Informa» (2008) n. 6, periodico bimestrale dell'Agenzia delle entrate a distribuzione gratuita, si rilevano le seguenti criticità: nell'elencazione delle categorie beneficiate si legge: «Sono ammesse alle agevolazioni le seguenti categorie di disabili: 1. non vedenti e sordomuti; 2. disabili con handicap psichico o mentale titolari dell'indennità di accompagnamento; 3. disabili con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni; 4. disabili con ridotte o impedite capacità motorie» (pagina 4), laddove invece al punto «3» dovrebbe contemplarsi il riferimento all'«invalidità»

e non alla «disabilità» e al punto «4» non si riporta l'ulteriore requisito della «permanenza» nella ridotta capacità motoria. Peraltro, la successiva spiegazione, così recita: «disabili di cui ai punti 2 e 3 sono quelli che versano in una situazione di handicap grave prevista dal comma 3 dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, certificata con verbale dalla Commissione per l'accertamento dell'handicap (di cui all'articolo 4 della citata legge n. 104 del 1992) presso la ASL», contribuendo ad alimentare malintesi poiché:
a) si assimilano i due status che invece dovrebbero essere considerati assolutamente eterogenei;
b) si qualifica come «grave» una disabilità che non lo è necessariamente;
c) si ricollega la terza ipotesi - che sarebbe quella relativa all'«invalidità» - all'accertamento compiuto dalla Commissione costituita ai sensi dell'articolo 4, legge n. 104 del 1992, mentre tale status è certificato da altro organo collegiale, e ciò a prescindere dal fatto che i componenti possano essere talvolta le medesime persone fisiche;
in conclusione, l'incertezza normativa in materia di esenzioni fiscali per «invalidi» e «disabili» non solo pregiudica l'esercizio del diritto alla mobilità delle categorie più svantaggiate, ma ostacola l'attività di assistenza e di cura nei loro confronti. Poiché l'articolo 30, comma 7, legge n. 388 del 2000 costituisce norma di recepimento del diritto comunitario, come si legge nell'intestazione del relativo Capo, esso merita particolare considerazione da parte dei funzionari che, come è noto, devono far prevalere il diritto comunitario su quello interno e persino interpretare quest'ultimo alla luce del primo e dei principi che vi sono inclusi. La sua violazione, peraltro, rischia di esporre l'Italia all'ennesima procedura di infrazione, con ulteriore danno per l'Erario e per la credibilità delle nostre Istituzioni nell'intera Unione europea -:
se reputi legittimo che l'Ufficio locale dell'Agenzia delle entrate di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine, abbia respinto per mancanza di «ridotte o impedite capacità motorie permanenti» le domande di esenzione da tasse automobilistiche presentate da soggetti «invalidi»;
se ritenga opportuno, anche alla luce di quanto sopra, avviare un'indagine conoscitiva ministeriale in ogni Regione con lo scopo di verificare:
1) il numero dei soggetti dichiarati «invalidi» dall'autorità sanitaria ed in possesso dei requisiti per ottenere le agevolazioni;
2) il numero delle domande di esonero effettivamente presentate agli Uffici fiscali;
3) il numero delle domande respinte e quello delle domande accolte;
4) i motivi dedotti dagli Uffici per non concedere l'esonero;
5) il numero e gli esiti delle istanze di autotutela o dei ricorsi innanzi alle Commissioni tributarie provinciali avverso i provvedimenti di rigetto;
6) il numero e gli esiti dei contenziosi instaurati nella specifica materia;
se, qualora da un'eventuale analisi statistica emergessero disparità di trattamento degli «invalidi» sul territorio nazionale, ritenga corretto e conforme a buona fede, considerata la delicatezza dell'argomento ed ai sensi dello Statuto del contribuente di cui alla legge n. 212 del 2000, che l'Agenzia delle entrate non abbia sinora inteso chiarire definitivamente la portata della disciplina di cui sopra ed anzi abbia fornito informazioni inesatte ai contribuenti;
se, indipendentemente da un'eventuale indagine conoscitiva, intenda prendere opportuni provvedimenti nei confronti di quegli Uffici - ed eventualmente contro quelle direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate - che, pur a conoscenza del problema, non hanno avviato alcuna iniziativa per risolverlo, violando consapevolmente

la legge e negando ad una categoria svantaggiata di cittadini l'esercizio di uno dei loro diritti fondamentali;
se, ed entro quali tempi, intenda adottare misure di ristoro e come ritenga di poter far fronte al conseguente impegno di spesa per l'Erario a favore dei contribuenti «invalidi» che, pur avendone diritto, non hanno presentato domanda di esenzione perché «dissuasi» dai funzionari addetti agli sportelli, ovvero non abbiano impugnato il diniego di esenzione illegittimamente emesso ovvero abbiano fatto ricorso contro il provvedimento di rigetto e siano risultati ingiustamente soccombenti; ovvero abbiano fatto ricorso vittoriosamente contro il rigetto, ma con la compensazione delle spese di giudizio, rimaste parzialmente a loro carico;
se ritenga che tali riparazioni si possano estendere anche ai contribuenti che si sono visti denegare le agevolazioni negli anni pregressi;
se, anche in considerazione degli impegni presi dall'Italia in sede internazionale, visto che la frammentazione normativa costituisce di per sé un ostacolo all'esercizio dei diritti fondamentali, ritenga opportuno promuovere le opportune iniziative per raccogliere le esenzioni in un unico testo organico, facilmente fruibile da contribuenti svantaggiati, loro familiari, strutture di assistenza ed enti di volontariato.
(4-03076)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la Giunta Distrettuale di Bari dell'Associazione Nazionale Magistrati e il Consiglio locale dell'Ordine degli Avvocati e le associazioni forensi del circondario hanno denunciato, in un momento di convergente allarme, la «gravissima e perdurante carenza delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo del tribunale di Bari»;
la condizione in cui versa il Tribunale del capoluogo pugliese, infatti, evidenzia una stridente ed ingiustificata disparità di trattamento rispetto ad uffici giudiziari omologhi per popolazione e tipologia di reati, circostanza eloquentemente evidenziata dai dati: i 28 sostituti procuratori assegnati alla procura (8, peraltro, destinati alla Dda), fanno fronte alle esigenze di una popolazione che supera il milione di abitanti, mentre Palermo e Catania, nei cui circondari si contano poco più di novecentomila abitanti, ci sono rispettivamente 60 e 40 sostituti. Napoli, con due milioni di abitanti, conta ben 107 sostituti;
né cambia la situazione se prendiamo in considerazione i giudici: a fronte degli 86 di Bari, Palermo ne conta 125, Catania 110, Napoli 348;
eguale allarme è da registrare negli altri comparti della giustizia, quella del lavoro, che registra 90.000 pendenze potendo contare solo su 13 giudici, e quella civile, ove maggiormente si riverberano sui cittadini in attesa le disfunzioni legate all'inefficienza delle strutture e di un personale la cui pianta organica risale al 1969 -:
se il Ministro non ritenga di dover disporre, con ogni urgenza ed attenzione, interventi concreti volti a potenziare l'organico del Tribunale di Bari alle cui disfunzioni strutturali sono da imputare anche i recenti clamorosi episodi della scarcerazione di alcuni affiliati a clan malavitosi baresi, a causa del ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza di condanna.
(4-03060)

DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, in un corridoio del Tribunale di Rossano (Cosenza), a pochi

passi dall'ufficio del nuovo Procuratore della Repubblica, è stata ritrovata una cartuccia di fucile da caccia;
il ritrovamento in questione, dalla chiara ed evidente natura intimidatoria, ha suscitato giustificato allarme nelle istituzioni locali e nella società civile non solo perché è avvenuto in un luogo, il Palazzo di Giustizia, che dovrebbe essere attentamente sorvegliato e vigilato ma anche e soprattutto perché è stato rivolto all'indirizzo di tutta la magistratura inquirente ed in particolar modo nei confronti del capo della procura della Repubblica, a pochi mesi dal suo insediamento;
a questo atto, proprio in queste ore, se ne aggiunge un altro di altrettanta gravità che è rappresentato dall'invio di due lettere intimidatorie nei confronti di un giudice in servizio presso il Tribunale di Rossano ed impegnato nello svolgimento di importanti processi di mafia presso i Tribunali di Rossano e di Crotone;
la natura degli attacchi all'Istituzione giudiziaria di Rossano è chiaramente intimidatoria ed è apertamente finalizzata a creare un clima di elevato sconcerto nel Palazzo di Giustizia;
nei mesi scorsi, l'interrogante ha presentato due interrogazioni in cui evidenziava la carenza di organico che affligge gli uffici giudiziari calabresi ed in particolar modo quello di Rossano con gravi ripercussioni sulla necessaria amministrazione della giustizia -:
quali iniziative, il Ministro della giustizia, intenda porre in essere per garantire l'incolumità dei magistrati coinvolti e la copertura dei posti vacanti presso il Tribunale di Rossano.
(4-03061)

BITONCI, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, MONTAGNOLI, LANZARIN, CALLEGARI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sul Corriere del Veneto del 13 maggio 2009 si apprende della grave situazione in cui versa il Tribunale dei Minori di Venezia;
nell'articolo citato il Presidente del Tribunale dei Minori, Adalgisa Fraccon, ha infatti rappresentato una situazione di paralisi del Tribunale medesimo: a fronte di un organico teorico di 17 magistrati, 60 giudici onorari e 72 impiegati, il personale in servizio risulta essere di 7 magistrati, 26 giudici onorari e 24 impiegati amministrativi, che sono responsabili dei minori per tutta la Regione Veneto;
la situazione descritta è tanto più preoccupante a causa della crescita del carico di pendenze dinnanzi al citato Tribunale: i casi di abbandono di minori sono cresciuti del 120 per cento in un anno (da 102 del 2007 sono diventati 226 nel 2008) a causa della crisi economica e delle sempre più difficili situazioni sociali;
le attuali pendenze davanti al Tribunale dei Minori di Venezia sono pari a 5000, a cui si aggiungono altri 2000 casi per reati commessi da minori;
si comprende perciò che la grande sproporzione tra il carico di lavoro e le risorse umane e materiali a disposizione del Tribunale dei Minori determini un allungamento rilevantissimo di procedimenti, come quelli relativi all'affidamento dei minori ai Servizi Sociali che richiedono invece una tempestività di intervento;
la situazione di vero collasso illustrata nelle precedenti premesse è tale da aver determinato nello scorso anno addirittura la sospensione per tutta l'estate delle procedure di adozione, per permettere lo smaltimento di parte delle pratiche arretrate -:
se il Ministro è a conoscenza della situazione illustrata in premessa e quali iniziative intenda assumere per ripristinare la normale funzionalità del Tribunale dei Minori di Venezia.
(4-03067)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia Adn-Kronos il 18 maggio 2009 riferiva di un'aggressione e di un'evasione nel carcere milanese di San Vittore, episodi denunciati dall'Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria (OSAPP) in una nota indirizzata al capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Franco Ionta;
in detta nota il segretario dell'OSAPP Leo Beneduci riferisce che l'aggressione «sarebbe avvenuta ai danni di un agente in servizio nella struttura di San Vittore per mano di un detenuto transessuale affetto da HIV. Un soggetto pericoloso più volte segnalato alle autorità centrali e alla direzione generale dei detenuti, e del trattamento per un suo possibile trasferimento, ma senza alcun effetto»;
sempre secondo quanto riferito da Beneduci il detenuto avrebbe aggredito «un agente durante l'ora d'aria, procurandogli la frattura della mano destra. Inoltre un altro agente intervenuto in aiuto del collega, avrebbe ricevuto dallo stesso uno sputo che lo avrebbe raggiunto in un occhio»;
quanto all'evasione, questa, riferisce l'OSAPP, «sarebbe avvenuta nel pomeriggio del 18 maggio 2009 all'Istituto a custodia attenuata per detenute madri, una struttura esterna ma dipendente da San Vittore»;
l'evasione avrebbe riguardato una detenuta ventinovenne di origine cilena, che profittando della chiusura dei passeggi dell'agenti, si sarebbe potuta dileguare arrampicandosi sul muro di cinta; «al di là della facilità con cui è stato scavalcato il muro di sicurezza», osserva il sindacato OSAPP, «rimane assurdo il fatto che la detenuta pur avendo ricevuto un provvedimento di cumulo, con fine pena nel 2019, che non le consentiva contatti con l'esterno, abbia potuto ugualmente ricevere la visita del compagno per affidargli la figlia dopo di che, verso le 18,50 la donna si sarebbe data alla fuga» -:
se i due episodi denunciati dal sindacato OSAPP si siano effettivamente verificati nei modi e nelle circostanze sopra descritte;
in caso affermativo: per quale reato il transessuale affetto da HIV si trovasse in carcere;
se effettivamente si fosse più volte segnalato il comportamento violento del detenuto senza che sia mai stato adottato alcun tipo di provvedimento;
quanti siano i detenuti del carcere di San Vittore affetti da HIV, e quanti siano i detenuti transessuali;
se non si ritenga di dover predisporre un'inchiesta amministrativa che accerti le eventuali responsabilità per i due citati episodi.
(4-03070)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELI e DI BIAGIO. - AI Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recentemente si è appreso dalla stampa che la vendita di biglietti aerei online comporta poi per il cliente il pagamento di costosi sovraprezzi caricati sino al momento del check-in;
spesso la tariffa online prevede supplementi inspiegabili, come la voce «tasse aeroportuali e spese» che può variare di giorno in giorno di diversi euro per lo stesso volo della stessa compagnia nello stesso scalo, oppure come l'assicurazione di viaggio, l'imbarco prioritario, la consegna del bagaglio in stiva, la maggiorazione della tariffa per l'utilizzo della carta di credito;

la Commissione Europea di Bruxelles ha rilevato che compagnie aeree come Lufthansa, Air France-Klm, British Airways e Alitalia, non garantiscono ancora la trasparenza necessaria nelle loro vendite di biglietti online;
pur consapevoli che la liberalizzazione del trasposto aereo ha provocato effetti positivi nell'abbassare i prezzi dei biglietti, allo stesso tempo la mancanza di regole certe, di controllo e di trasparenza generano tariffe di acquisto online molto più alte -:
se il Ministro non ritenga, che considerata la situazione di crisi finanziaria che colpisce l'economia delle famiglie, non sia utile approntare iniziative normative atte a dare maggiore trasparenza alle vendite online e ad abbassare le tariffe dei biglietti aerei.
(4-03064)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCOLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stampa locale ha dato conto, con grande rilievo, della denuncia fatta dal Sindaco di Portici, dottor Vincenzo Cuomo, alle competenti autorità in relazione a gravissimi tentativi della criminalità organizzata di inquinare e condizionare lo svolgimento della competizione elettorale in corso per il rinnovo del Consiglio comunale;
è ben noto che il dottor Vincenzo Cuomo, che ha riproposto la sua candidatura a Sindaco della città, in questi anni si è distinto per il suo rigoroso e coraggioso impegno volto a contrastare l'azione dei clan camorristici operanti sul territorio, adottando importanti provvedimenti a tutela della legalità;
numerose sono state le iniziative istituzionali, politiche e sociali che il Sindaco ha assunto e realizzato per scardinare e stroncare il condizionamento ambientale, economico e politico della rete malavitosa) alimentata da esponenti ben conosciuti alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura che quotidianamente sono impegnate in una meritevole e tenace attività di contrasto;
in più occasioni il dottor Vincenzo Cuomo, nel decorso quinquennio della sua sindacatura, si è personalmente esposto - come è rilevabile ampiamente dalle cronache della stampa locale e nazionale - nei confronti dei sodalizi criminali, per salvaguardare la comunità locale e le sue istituzioni risulta che taluni esponenti dei predetti clan stiano esercitando forti pressioni, con evidente carattere intimidatorio, nei confronti di cittadini, operatori economici e commercianti per condizionare lo svolgimento democratico della campagna elettorale ed influenzare la libera espressione del voto in vista delle prossime elezioni amministrative di giugno;
lo scopo di questa attività intimidatoria è chiaramente quello di danneggiare il sindaco uscente e la coalizione che lo sostiene, inducendo gli elettori a «non dare il voto» al dottor Cuomo, ritenuto «nemico» della malavita organizzata e, quindi, da non rieleggere;
tali fatti sono da ritenersi di eccezionale gravità e costituiscono motivo di rilevante allarme sociale in quanto tendenti ad inquinare il voto e a favorire l'infiltrazione della camorra nel circuito politico-istituzionale, in un territorio dove la presenza della stessa è già fortemente diffusa ed incide pesantemente nei processi economico-produttivi e nella vita della comunità -:
se il Ministro sia a conoscenza dei gravi fatti denunciati dal Sindaco di Portici e quali iniziative, di conseguenza, abbia assunto per verificare tempestivamente se e quali attività la criminalità organizzata sta tentando di realizzare per condizionare il regolare svolgimento delle prossime elezioni amministrative;

quali azioni urgenti di prevenzione, repressione e contrasto intenda porre in essere per impedire che prosegua questa «occulta» attività di pressione sugli elettori di Portici e per garantire il rispetto della legalità democratica e la massima tutela della sicurezza dei cittadini;
se non ritenga opportuno, in vista della consultazione elettorale, rafforzare la presenza delle Forze dell'Ordine nel Comune di Portici al fine di scoraggiare e/o stroncare qualsiasi disegno criminoso finalizzato a intimidire gli elettori per «orientare» il loro voto;
se, infine, non valuti necessario assicurare, nelle forme che si riterranno congrue, un'adeguata protezione al Sindaco contro il quale, direttamente o indirettamente, sembrano puntate le «attenzioni» della rete camorristica.
(4-03071)

GRIMOLDI, ALLASIA, VOLPI, NICOLA MOLTENI e GOISIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le esigenze cui il servizio di polizia locale fa fronte sono in costante crescita, specialmente nel campo della sicurezza urbana e del mantenimento dell'ordine pubblico;
sarebbe conseguentemente opportuno prevedere la possibilità che il personale della polizia locale possa disporre, oltre che dell'arma corta, anche di armi non letali come gli spray alla capsina ed il bastone estensibile;
rende problematico l'ampliamento delle armi in dotazione a questi strumenti non letali il modo il cui è formulato il decreto ministeriale n. 145 del 14 marzo 1987;
una soluzione potrebbe consistere nell'inserimento all'interno del predetto decreto ministeriale di una disposizione che stabilisca che l'armamento in dotazione agli addetti al servizio di polizia municipale può essere integrato con spray alla capsina e bastone estensibile, mediante delibera della Giunta comunale territorialmente competente;
rappresenta altresì un problema avvertito dal personale della polizia locale la circostanza che il porto d'arma di servizio sia limitato strettamente all'ambito territoriale di competenza, al contrario di quanto capita per le guardie giurate e gli stessi privati cittadini -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle circostanze generalizzate nella premessa ed in particolare sull'opportunità di modificare nel senso indicato le disposizioni del Decreto Ministeriale n. 145 del 14 marzo 1987 e di assumere iniziative per rimuovere i limiti territoriali attualmente gravanti sul porto d'arma di servizio di cui fruisce il personale delle polizie locali.
(4-03072)

CAPARINI, ALLASIA, VOLPI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stato recentemente elaborato un progetto che riguarda la realizzazione di un sistema sos espressamente concepito per cittadini disabili, con l'obiettivo di permettere il sollecito contatto attraverso sms dei numeri di emergenza 112, 113, 118, 115, dei Vigili urbani e della Protezione civile da parte dei diversamente abili nell'uso della parola;
il sistema opererebbe facendo capo ad una numerazione unica interforze ed avrebbe suscitato anche l'interesse del Parlamento Europeo, oltre che le legittime aspettative dei cittadini diversamente abili nell'uso della parola;
all'elaborazione del predetto progetto hanno concorso, tra gli altri, ingegneri qualificati della Polizia di Stato e del Comando Carabinieri Regione Piemonte;
in Piemonte risultano essere state condotte con esiti più che soddisfacenti anche delle sperimentazioni tecniche preliminari presso gli uffici che gestiscono i centralini del 112 e del 113;

sarebbero altresì state ottenute le autorizzazioni prescritte per avviare il sistema in via sperimentale in Piemonte, per un periodo di tre mesi, prima di estenderlo a livello nazionale;
apparentemente, tuttavia, il progetto stenta a decollare per mancanza di fondi -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle circostanze generalizzate nella premessa e circa la possibilità che si riescano a reperire risorse per rendere operativo il sistema sos per cittadini diversamente abili nell'uso della parola.
(4-03074)

GRIMOLDI, CAPARINI, GOISIS, VOLPI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di sabato 16 maggio 2009 un gruppo di persone appartenenti all'ala anarchica della sinistra ed ai centri sociali ha organizzato una manifestazione non preannunciata nel centro di Monza per contestare il presidio della Croce Rossa che, con mezzi e uomini, stava organizzando una raccolta fondi, tale manifestazione si è conclusa con il fermo di 5 persone da parte della Polizia Locale; non erano presenti in quest'occasione né la Polizia né l'Arma dei Carabinieri;
il giorno successivo, domenica 17 maggio 2009, i centri sociali, provenienti da Milano, si sono ripresentati nei pressi della stazione FS di Monza dove hanno organizzato un corteo, senza preavviso, che dalla stazione si è diretto verso Piazza San Paolo con destinazione il presidio della Croce Rossa. Il corteo è passato nelle vicinanze di un gazebo della Lega Nord, ai cui militanti sono state rivolte parole ingiuriose; giunto nei pressi di Piazza Carducci, i manifestanti hanno attuato un blocco forzato del traffico; dopo lo sgombero del blocco da parte della Polizia, i manifestanti si sono diretti verso via Italia dove era presente il gazebo della Lega Nord, privo però di qualsiasi protezione da parte delle forze dell'ordine;
i manifestanti si sono diretti con ferocia inaudita verso il gazebo della Lega, dove hanno esercitato una violenza gratuita nei confronti dei militanti presenti, che sono stati minacciati, aggrediti verbalmente e fisicamente con sputi, pugni, spintoni e lanci di pile ed altri oggetti; sono stati stracciati i manifesti, piegate le aste e rubate le bandiere;
in via Italia, nei pressi del gazebo della Lega Nord, al momento del passaggio del corteo erano presenti numerosi passanti, mamme e bambini, sbigottiti e spaventati dall'arrivo improvviso dei facinorosi;
solo dopo qualche istante, ad aggressione già avvenuta, sono accorse le forze dell'ordine che hanno creato un cordone tra i manifestanti ed i militanti leghisti aggrediti;
al corteo dei centri sociali ha partecipato anche un tale Ferrari, pluricondannato ed ex brigatista di Avanguardia Comunista;
durante la manifestazione sono stati urlati slogan ingiuriosi contro la Croce Rossa, le Forze dell'Ordine e la Lega Nord quali «Croce Rossa e Polizia tutti insieme a Nassiriya» e «Croce Rossa assassina» perché presta soccorso nei CPT;
peraltro è stato impedito al direttore del quotidiano on line La Voce d'Italia di documentare, fotograficamente l'accaduto, privandolo così dell'esercizio del diritto di cronaca;
fatti come quelli riportati sono di estrema gravità e sono intollerabili, soprattutto in un periodo di campagna elettorale, perché compromettono la libertà di diffusione del pensiero politico -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare:
a) per evitare il ripetersi di questi gravissimi episodi di violenza gratuita, per garantire la libertà di pensiero, per tutelare coloro che esercitano tale diritto soprattutto in un periodo delicato come quello della campagna elettorale;

b) per evitare che si attuino nuovamente blocchi del traffico derivanti da manifestazioni svolte e senza preavviso;
c) per tutelare i cittadini che si sono trovati nel mezzo di un corteo facinoroso senza alcuna protezione;
d) per esprimere solidarietà all'organizzazione delle Croce Rossa.
(4-03078)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Bozza di Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti tecnici, in attuazione del piano programmatico di interventi di cui all'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, al fine di una maggiore razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili, che conferiscano una maggiore efficacia ed efficienza al sistema scolastico, si inserisce nel contesto attuale, caratterizzato da una parte dal riconoscimento degli alti risultati raggiunti storicamente dall'istruzione tecnica nel nostro Paese, risultati che hanno certamente contribuito a garantire la presenza di professionalità elevate nelle aziende del territorio, dall'altra dalle esigenze di dare applicazione alle indicazioni contenute nelle proposte di riordino e di sviluppo degli istituti tecnici e di rispondere in tal modo alla domanda di professionalità tecniche elevate da parte delle imprese del territorio;
il quadro di riferimento proposto prevede l'articolazione complessiva in 11 indirizzi che, attraverso un'apposita tabella di confluenza (allegato D alla bozza di regolamento) vadano a razionalizzare e ricomporre lo scenario complessivo del sistema dell'Istruzione tecnica;
in questo contesto si evidenzia come la suddetta tabella preveda l'inserimento della specializzazione in costruzioni aeronautiche nell'ambito b) Trasporti e Logistica (allegato C4 alla bozza di regolamento);
l'inserimento della specializzazione nell'area «Trasporti e Logistica» vede scomparire la definizione caratterizzante di «Costruzioni Aeronautiche» così come quella più generale collegata comunque al termine «Aeronautico», rendendo quindi di difficile comprensione il contenuto formativo caratterizzante;
tutte le Aziende del settore aeronautico, nonché le Associazioni di Categoria con cui gli Istituti tecnici di Costruzioni Aeronautiche coltivano rapporti di proficua collaborazione, anche nel contesto dei distretti aerospaziali, hanno unanimemente rappresentato l'esigenza di processi formativi legati a conoscenze e competenze nel settore aeronautico con precipua connotazione meccanica, finalizzata ad attività sia produttive che manutentive;
la suddetta connotazione, con apposita articolazione oraria, troverebbe quindi la sua naturale collocazione nell'ambito dei quadri orari proposti nel settore «Meccanica, Meccatronica» anziché nel settore «Trasporti Logistica». Tale indirizzo è infatti la collocazione più consona agli Istituti tecnici aeronautici che hanno caratteristiche formative del tutto diverse rispetto a quelli di Costruzioni Aeronautiche;
la permanenza della specializzazione in Costruzioni Aeronautiche nell'ambito di Trasporti e Logistica sarebbe comunque fortemente condizionata, anche nell'ipotesi di un quadro orario flessibile, stante comunque il limitato numero di ore da dedicare alle materie precipuamente tecniche in ambito meccanico e della meccanica applicata;

il percorso formativo collegato a Costruzioni Aeronautiche/Meccanica risulterebbe inoltre più consono ad una preparazione idonea al proseguimento degli studi a carattere ingegneristico -:
se, alla luce di quanto espresso in premessa, non ritenga opportuno valutare la possibilità di definire, nelle tabelle di confluenza, il passaggio di Costruzioni Aeronautiche nell'ambito di un'apposita articolazione del settore «Meccanica/Meccatronica» ritenendo l'attuale tabella di confluenza congrua esclusivamente per quanto riguarda gli ITAER (Istituti tecnici aeronautici) per i quali appare naturale l'inserimento attuale nel settore trasporti /logistica.
(4-03063)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da recenti notizie di stampa si apprende che, nel consiglio d'istituto del 27 aprile 2009, la dirigente scolastica della scuola elementare romana «Carlo Pisacane» ha inserito nell'ordine del giorno, approvato all'unanimità dal consiglio di istituto, la proposta di cambiare il nome alla scuola, intitolandola al pedagogo giapponese Makiguchi Tsunesaburo, fondatore della «Soga Gakkai»;
la scuola «Carlo Pisacane», situata nel periferico quartiere popolare di Tor Pignattara, frequentata per il 90 per cento da alunni immigrati, di diverse provenienze, già si è resa protagonista di episodi che hanno evidenziato il tentativo di sminuire le radici della cultura italiana, a favore di quelle straniere, causando una graduale emarginazione degli alunni italiani;
tali situazioni hanno portato moltissime famiglie italiane a non iscrivere i figli alla scuola «Carlo Pisacane»;
l'intitolazione della scuola elementare a Carlo Pisacane, eroe risorgimentale e patriota italiano, costituisce un elemento basilare di appartenenza all'identità nazionale e la scelta di cambiare il nome alla scuola costituisce ad avviso dell'interrogante un evidente atto di ostilità nei confronti della cultura italiana in un'istituzione importante come quella scolastica con una scelta arbitraria in nome di un'integrazione multietnica, in danno degli alunni italiani;
il processo di integrazione dei cittadini stranieri nel nostro Paese deve avvenire attraverso un adeguamento ai valori culturali e sociali del Paese ospitante, affinché si realizzi in maniera adeguata il progetto di una società armonica basata sull'incontro e sul dialogo e non invece sullo scontro e la contrapposizione netta tra culture diverse -:
se i Ministri interrogati non considerino assolutamente inaccettabile la proposta di cambiare la denominazione della scuola elementare romana «Carlo Pisacane» intitolandola al pedagogo giapponese «Makiguchi Tsunesaburo»;
se non ritengano che la vicenda di cui in premessa costituisca un segnale preoccupante per la scuola italiana che costituisce uno dei luoghi più importanti deputati alla formazione dei futuri cittadini;
quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per scongiurare il cambiamento di nome della scuola «Carlo Pisacane» e per evitare che si ripetano comportamenti di tal genere che denotano la preferenza per la valorizzazione e diffusione delle culture straniere rispetto a quella italiana.
(4-03079)

ROSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il diritto all'istruzione, sancito dalla Carta dell'Onu del 1989 e ratificato dall'Italia nel 1991, è un diritto precedente la cittadinanza;
l'introduzione del reato di immigrazione clandestina contenuto nel disegno di legge sulla sicurezza, non ancora approvato

in via definitiva al Senato, prevede, in virtù del combinato disposto di cui all'articolo 362 del codice penale, che ciascun incaricato di pubblico servizio abbia l'obbligo di denuncia all'autorità giudiziaria dei reati di cui ha avuto notizia nell'esercizio e a causa delle sue funzioni;
più volte il gruppo del PD in sede di discussione del provvedimento sulla sicurezza aveva manifestato preoccupazione di fronte al reato di immigrazione clandestina;
in seguito alla modifica apportata al testo originale del disegno di legge sulla sicurezza, l'articolo 1, comma 22, lettera f) stabilisce che non sia necessaria la presentazione di un documento attestante la regolarità del soggiorno in Italia per l'accesso ai fini dell'iscrizione dei minori alla scuola pubblica, escludendo quindi le scuole d'infanzia e la scuola secondaria di secondo grado in quanto non rientranti nelle prestazioni scolastiche obbligatorie;
in sede di discussione del disegno di legge sulla sicurezza è stato approvato l'ordine del giorno Coscia con il quale il Governo si impegna ad adottare iniziative normative al fine di permettere che tutti i percorsi scolastici di ogni ordine e grado siano inclusi nella norma citata nel punto precedente;
è stato inoltre approvato l'ordine del giorno Ghizzoni il quale impegna il Governo: garantire il diritto di studio ai minori presenti nel nostro Paese a prescindere dalla condizione giuridica dei propri genitori;
nel quotidiano La Repubblica del 19 maggio è apparsa la notizia relativa al fatto che la preside degli Istituti Casaregis, Einaudi e Galilei di Genova, Rosanna Cipollina, avrebbe scritto sulla lavagna l'elenco degli studenti di origine straniera che nel corso dell'anno scolastico avrebbero compiuto il diciottesimo anno di età e che non avevano chiarito la loro posizione ai sensi del futuro permesso di soggiorno, invitando gli stessi a presentare la documentazione comprovante la loro regolare presenza in Italia;
la percentuale degli studenti stranieri negli istituti sopracitati è elevata;
la scuola è e deve continuare ad essere lo spazio privilegiato dove avviare un percorso di integrazione ed accoglienza -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per evitare futuri atteggiamenti di intolleranza quali quello esposto in premessa e se non ritenga opportuno dare disposizioni perché gli operatori della scuola possano garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti a prescindere dalla propria condizione giuridica.
(4-03081)

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i casi di febbre suina - virus A/H1N1 - segnalati aumentano al ritmo preoccupante di 1.000 contagi al giorno e i livelli di allerta internazionale sono al livello 5 (su un massimo di 6);
l'innalzamento del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate, ma che non ha ancora raggiunta una forza tale da essere descritto come realmente pandemico;
sono circa 10.000 i casi di nuova influenza acclamati in 40 Paesi del Mondo, in Messico i casi confermati di infezione da A/H1N1 sono 3648, 72 i decessi mentre

negli Stati Uniti i casi di infezione sono 5123 con 5 decessi, in Canada 496 e una vittima, in Costa Rica 9 casi con un decesso, secondo quanto riferito dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms);
l'Istituto Superiore di Sanità evidenzia, sul suo portale, che i dati epidemiologici sono in rapida evoluzione quindi e non è possibile finora stabilire un reale tasso di trasmissione e una relativa incidenza della malattia e della mortalità;
la mappa dei contagi per il virus della cosiddetta Nuova Influenza si allarga ogni giorno e si registriamo nuovi casi in tutto il mondo;
secondo quanto dichiarato dal direttore generale dell'Oms, Margaret Chan «è troppo presto per abbassare la guardia», l'influenza A/H1N1 è «una crisi con possibili implicazioni mondiali» inoltre i segnali che l'epidemia stia scemando nel suo epicentro in Nord America non significano che il peggio è passato, esiste «grande incertezza» sul fatto che l'attuale quadro «parzialmente confortante» non muti;
in Italia, finora, sono 9 i casi verificati, il 2 maggio il primo caso in Toscana (Ospedale di Massa), e poi nelle altre regioni in particolare si sono registrati 5 casi a Roma;
l'innalzamento del livello di allerta sanitario mondiale ha significato che il contagio si è sempre più diffuso e trasmesso in comunità localizzate;
in alcune realtà locali, come nel caso del primo paziente, in provincia di Massa Carrara ad Aulla, le autorità locali invece di prevenire il contagio hanno lasciato un certo lassismo e tempo, che nel caso di un virus veramente letale, poteva costare caro alla salute dei cittadini;
risulta che il Sindaco di Aulla invece di predisporre i protocolli di prevenzioni consoni in caso di allerta a livello 5, ha, con i massimi dirigenti dell'ASL e della direzione del settore igiene e sanità pubblica, organizzato incontri pubblici per discutere o meno dell'opportunità di chiudere le scuole;
tale atteggiamento, risulta in antitesi con quanto sta avvenendo nel resto del mondo, ed ha portato la popolazione locale ad esporsi ad eventuali complicazioni o contagi del virus H1N1, visto che in questi casi è prassi evitare adunanze pubbliche, che sono il primo vettore dell'influenza, come qualsiasi altro luogo di aggregazione di massa quale scuole, chiese, esercizi commerciali, eccetera;
risulta positivo sia il coordinamento Ue nell'affrontare l'emergenza della febbre suina a livello Comunitario sia le modalità con cui il Ministero del Welfare ha istituito un numero di pubblica utilità dove rispondono medici ed esperti del dicastero appositamente formati;
l'aggiornamento sullo stato della malattia è continuamente aggiornato sul sito internet del dicastero (www.ministerosalute.it) con gli aggiornamenti della situazione nazionale e internazionale relativa all'influenza A/H1N1;
sin dal 24 aprile il Ministero ha riunito in seduta permanente una Task force di esperti e continua a monitorare ora per ora l'evolversi della situazione in collegamento con gli organismi europei e internazionali;
inoltre è confortante e rassicurante che il nostro Paese possieda scorte sufficienti di farmaci antivirali -:
quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda assumere per rafforzare le misure di prevenzione sanitaria fino ad ora messe in campo, per evitare che casi come quello di Aulla possano riaccadere e generare, nel caso in cui la virulenza del virus dovesse crescere, nuovi casi, ed inoltre quale previsione si può avere nel caso in cui il ceppo dovesse entrare nella «normale influenza» a cui andremo incontro nel prossimo autunno nel nostro Paese.
(5-01439)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'assunzione di una collaboratrice domestica comporta il pagamento dei relativi contributi;
allo scopo l'Inps ha predisposto appositi bollettini precompilati con allegate le istruzione necessarie;
dalla lettura delle istruzioni, però, si evince l'esistenza di un metodo compilativo singolare perché il periodo di lavoro deve essere indicato trimestralmente ma il numero delle ore retribuite va indicato soltanto fino all'ultimo sabato del mese finale col risultato che le ore lavorative effettuate successivamente vanno riportate nel computo delle ore del trimestre seguente;
dalla lettura delle istruzioni relative alla retribuzione oraria effettiva, poi, si ricava la chiara sensazione di come il metodo di lavoro sia tutt'altro che agevole soprattutto per quelle persone più anziane ma anche più frequentemente solite a ricorrere all'assistenza domestica;
il quadro di riferimento rende quasi obbligatorio, a causa delle difficoltà di esecuzione, rivolgersi a terzi che siano dotati di una qualche competenza in materia e ciò anche per evitare di incorrere in errori -:
per quali ragioni non sia possibile adottare un coefficiente unico da applicare alla paga oraria e con l'indicazione delle ore lavorate mensilmente o trimestralmente consentire una più semplice compilazione dei moduli;
quali iniziative, comunque, intenda adottare per rendere più facile agli anziani l'adempimento di tali incombenze.
(5-01437)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - AI Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie diffuse dal Corriere della Sera e successivamente riprese da agenzie di stampa risulta che il direttore generale dell'Agenzia Italiana del farmaco Guido Rasi avrebbe tra l'altro affermato che l'Agenzia, durante la passata gestione guidata da Nello Martini, «ha elargito circa 78 milioni di euro in 3 anni, ma non vi sono stati rapporti sugli studi finanziati. La commissione che sceglie i progetti è presieduta da Silvio Garattini. E circa il 20 per cento dei fondi è andato all'istituto Mario Negri: tra Milano, Bergamo e Sud»;
sempre il Corriere della Sera riferisce che una inchiesta che vede coinvolto Martini, aperta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello nel gennaio 2006, è poi approdata a Roma, «e proprio i filoni romani sono ormai conclusi, tanto che i primi di luglio il faldone corruzioni sarà dal GIP e, sempre a luglio, vi sarà la prima udienza davanti al GUP per disastro colposo»;
parlando ancora della «gestione Martini», Rasi cita poi alcuni «numeri», come quello dei ritardi con cui l'Aifa avrebbe autorizzato all'immissione in commercio i farmaci; e riferisce - a titolo di esempio - che prima del suo arrivo i tempi per l'approvazione dei farmaci generici toccavano i 481 giorni di media contro i 210 previsti dalla direttiva europea. «Ingiustificabili», commenta il Direttore Generale. Ma forse i controlli erano più severi? «No. In generale - spiega Rasi - dopo tempi più lunghi in tutti i settori, si bocciava solo il 5 per cento delle varie richieste, mentre l'Emea (Agenzia europea del farmaco, ndr) ne bocciava solo il 33 per cento»;
immediata è stata la replica del direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano professor Silvio Garattini, che si è dichiarato «sor- preso

e meravigliato» per le dichiarazioni attribuite al direttore generale dell'Aifa, Guido Rasi sopra riferite;
il professor Garattini precisa che la commissione Ricerca e sviluppo che presiede all'Aifa «ha il compito di organizzare bandi di concorso e di valutare solo la chiarezza e la pertinenza dei progetti presentati in forma preliminare rispetto alle tematiche a concorso. Arrivano centinaia di lettere d'intenzione e in questa fase io ho rinunciato al diritto di voto. In più, esco dall'aula quando ci si trova a esaminare un progetto del Mario Negri. Le domande che vengono ammesse sono poi analizzate nella loro forma finale da un gruppo di esperti italiani e stranieri che formulano una graduatoria. La Crs prende atto di questa graduatoria e la invia al consiglio di amministrazione dell'Aifa, che procede con il finanziamento. Si adotta, in sostanza, il metodo della peer-review, che viene internazionalmente riconosciuto come lo standard migliore, tanto che Rasi, entrando all'Aifa, non l'ha modificato».
il professor Garattini aggiunge che «in ogni caso sono stati molti i progetti del Mario Negri che sono stati bocciati, come molti sono stati quelli accettati»; e risponde all'affermazione secondo cui non ci sarebbero mai stati rapporti sugli studi finanziati: «Parliamo di ricerche che durano dai tre ai cinque anni dunque non ancora terminate per avere a disposizione un report completo. Sono comunque stati pubblicati i rapporti preliminari semestrali, come è d'obbligo. Altrimenti i fondi, che sono assegnati progressivamente, in varie fasi, non vengono più erogati -:
quali siano gli interventi del ministro in ordine alle affermazioni rese dal Direttore Generale dell'Aifa Rasi e del professor Garattini;
se non si ritenga comunque di dover accertare la fondatezza delle affermazioni rese dal direttore generale dell'Aifa Guido Rasi;
nel caso dette affermazioni dovessero risultare fondate e corrispondenti al vero, quali iniziative si intendano assumere e/o promuovere.
(4-03069)

ROSATO, BOSSA e SBROLLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che
la figura professionale dell'Assistente Sanitario fu istituita dopo la prima guerra mondiale dalla Croce Rossa Americana, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, e le prime scuole di formazione furono quelle di Roma nel 1919, di Bologna, Firenze, Milano e Torino nel 1920 e di Napoli nel 1924, costituite con la finalità, fin da allora, di costruire un corpo di assistenti sanitarie aventi per compito di ricercare e curare le malattie fra il popolo, fin dai primi sintomi, e di prevenirne la diffusione per mezzo di insegnamenti pratici di profilassi e di igiene;
attualmente, la professione di assistente sanitario è regolamentata dal decreto ministeriale 17 gennaio 1997, n. 69, che all'articolo 1 ne definisce le competenze, relative allo svolgimento di attività di prevenzione, promozione ed educazione alla salute rivolta alle singole persone, alle famiglie e alla collettività in generale;
l'assistente sanitario è una figura centrale tra le professioni sanitarie che operano nel campo della prevenzione, essendogli affidati sia compiti di progettazione e programmazione che di attuazione e valutazione degli interventi di educazione alla salute in tutti i luoghi di vita e di lavoro della persona e della comunità;
oltre all'iscrizione all'apposito albo, il titolo di studio necessario per intraprendere questa professione è la laurea di primo livello in «Assistenza Sanitaria» che ha anche funzione abilitante, e per accedere al relativo corso triennale di laurea, istituito presso le Facoltà di Medicina e Chirurgia ai sensi del decreto ministeriale 2 aprile 2001, bisogna essere in possesso di un diploma di scuola secondaria

di secondo grado e superare un test di ammissione in quanto l'accesso è programmato;
la professione di assistente sanitario è presente ed è regolamentata in molti paesi europei, e la libera circolazione è garantita dalle norme del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 115, successivamente modificato dal decreto legislativo 8 luglio 2003 n. 277;
gli assistenti sanitari, che sono circa ottomila in Italia, svolgono la loro attività in strutture sanitarie pubbliche, cui accedono tramite concorso, o private, in istituti e fondazioni, nei consultori familiari, nei servizi di igiene pubblica e nelle comunità sia come dipendenti che come liberi professionisti;
si ha notizia di una richiesta avanzata dalla Conferenza Permanente dei Presidi delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, intesa al riordino dei Corsi di Laurea, che ipotizza il superamento della Laurea in Assistente Sanitario, nonché la sua sostituzione con un master di un anno per infermieri -:
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ritenga fondamentale la formazione di professionisti che, a partire da un corso di laurea in uno specifico ambito sanitario non sostituibile da altri percorsi formativi, siano in grado rispondere alle molteplici esigenze dell'attuale e futuro sistema della prevenzione e promozione della salute nel nostro Paese;
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali possa assicurare che non è allo studio la cancellazione dei corsi di laurea in assistenza sanitaria.
(4-03073)

BELLOTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Socotherm nello stabilimento di Adria in Provincia di Rovigo da lavoro a oltre 200 dipendenti, configurandosi come uno dei centri occupazionali più significativi della zona;
la crisi economica, che ha colpito nel nostro Paese molte imprese, si è abbattuta con preoccupante violenza contro la suddetta azienda che si è trovata a richiedere la mobilità per 80 dipendenti su 200;
le Rsu della suddetta Socotherm di Adria, hanno interpellato i politici locali e il Ministro al fine di garantire attenzione da parte delle Istituzioni per i dipendenti e per le loro famiglie, che versano in una drammatica situazione d'incertezza;
i conti dell'azienda non lasciano ben sperare: da quanto risulterebbe dagli organi di stampa l'assemblea dei soci, dopo aver preso atto della situazione patrimoniale al 31 dicembre 2008, ha deliberato di riportare a nuovo le perdite accumulate e ha rinviato la decisione relativa alla copertura delle perdite all'esercizio corrente all'approvazione del bilancio d'esercizio del 31 dicembre 2009;
dai dati in possesso dei lavoratori non è possibile essere ottimisti: il rischio di forti tagli al personale o di chiusura dello stabilimento, con danni incalcolabili per la zona, è un'ipotesi che risulta probabile;
il lavoro è uno dei capisaldi della nostra Costituzione: i dipendenti della Socotherm di Adria non devono essere abbandonati ad un destino che appare oggi quanto mai incerto -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se già in passato sia stata sollevata presso il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali la problematica in oggetto e quali misure di propria competenza il Governo intenda adottare al fine di evitare la perdita massiccia di posti di lavoro nell'azienda Socotherm di Adria (Rovigo) e garantire ai suoi dipendenti tutele sufficienti a offrire loro garanzie nell'immediato futuro.
(4-03075)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MELIS, CALVISI, SORO, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, FADDA, MARROCU, SCHIRRU, PES e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Vinyls Italia, dopo avere rilevato gli impianti chimici ex-Ineos di Porto Torres, Porto Marghera e Ravenna per mantenervi le produzioni, ha avviato le procedure fallimentari, rinunciando di fatto al proprio impegno in Italia, con grave effetto sulle sorti della produzione chimica nazionale e con drammatiche conseguenze sui livelli occupativi in particolare del Nord Sardegna;
tale decisione è maturata, secondo le dichiarazioni rese dalla Vinyls, dopo che l'Eni ha notificato alla Vinyls un prezzo del dicloretano (materia prima necessaria alla produzione degli impianti di Porto Torres) di circa tre volte superiore a quello praticato a suo tempo nei confronti dell'Ineos;
è apparsa in questi giorni sulla stampa locale sarda notizia (di fonte sindacale) secondo la quale l'Eni avrebbe di recente venduto nel mercato indiano, «a parità di condizioni», una significativa quantità (una nave da 10.000 tonnellate) della stessa materia prima;
l'indicazione dei prezzi Harriman praticati in questa occasione risulta significativamente più bassa rispetto alle condizioni imposte dall'Eni a Vinyls; infatti, anche assumendo un prezzo di 300 dollari/te, consegnato al cliente, in India (p.22 del bollettino Harriman n. 292 30 aprile 2009) e assumendo i costi di mercato per il trasporto dall'Europa all'India, il prezzo di vendita del dicloretano franco stabilimento di partenza (Assemini, Cagliari) non potrà che essere nell'intervallo di 160-200 dollari/te, cioè 120-150 Euro/te, largamente inferiore a quello richiesto a Vinyls (245-265 Euro/t) -:
se le notizie sopra riassunte risultino anche al Ministero e, ove lo fossero, come sia giustificabile il comportamento di Eni e quali atti immediati il Ministro intenda adottare per sollecitare l'Eni a praticare verso Vinyls le stesse condizioni offerte ai compratori del mercato indiano.
(3-00536)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo intende costituire un fondo alimentato dal 3 per cento delle royalties sulle produzioni di idrocarburi liquidi e gassosi;
avrebbero diritto di usufruire di questo Fondo non solo i residenti nelle regioni interessate dalle estrazioni, ma anche i residenti in regioni ove si svolgono attività di rigassificazione;
ciò comporterebbe, ad esempio, che dei soldi derivanti dalle royalties rivenienti dalle estrazioni petrolifere in Basilicata, regione nella quale si estrae la quantità di gran lunga maggiore di petrolio in Italia, beneficeranno, per lo sconto sulla benzina, anche i cittadini veneti, come sostenuto, tra gli altri, dai Senatori della Lega Nord -:
se il Governo abbia valutato appieno gli effetti che tale misura comporta per l'economia di alcune regioni svantaggiate, come la Basilicata, e non intenda viceversa individuare idonee soluzioni alternative.
(5-01441)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALOMBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta scritta 4-00468 in data 25 giugno 2008 l'interrogante, premesso che era vivissimo l'allarme delle popolazioni sarde per la notizia che il Governo aveva intenzione di installare in Italia centrali per la produzione di energia nucleare e che la Sardegna sarebbe stata luogo di realizzazione di una o più di tali centrali, poneva in evidenza le ragioni per le quali l'Isola non avrebbe dovuto essere assolutamente destinataria di simili installazioni, compresi il costo per il trasporto, la grande necessità di acqua e l'enorme sovraccarico di servitù militari;
l'interrogante, quindi, chiedeva se fosse vero che il Governo intendesse installare centrali nucleari in Sardegna, se una tale ipotesi fosse comunque allo studio e se intendesse comunque escludere che potesse verificarsi una tale eventualità, che sarebbe stata percepita dalla comunità sarda come una grave ed inaccettabile imposizione senza previo coinvolgimento ed assenso delle popolazioni e delle istituzioni sarde;
in data 26 febbraio 2009 il Ministro interrogato ha risposto quanto segue «Lo studio dei siti ove collocare le centrali nucleari sarà, comunque, oggetto di una specifica attività che avrà inizio in una fase successiva, in base alle risultanze della suddetta definizione dei criteri di localizzazione. Si precisa, infine, che ad oggi non risultano ancora individuati i siti nucleari e che, in ogni caso, le decisioni per l'installazione delle centrali saranno assunte anche attraverso il coinvolgimento e il necessario consenso delle parti interessate a livello locale, senza perdere di vista la necessità di garantire la tutela della salute, delle popolazioni ed il rispetto dell'ambiente e del territorio.»;
nel frattempo anche il Senato ha appena approvato la disposizione che consente l'installazione di quattro centrali nucleari in Italia delegando il Governo per la definizione dei criteri di localizzazione dei siti nucleari, nonché dei sistemi di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare del territorio nazionale e per la definizione delle misure compensative da riconoscere alle popolazioni interessate;
l'allarme in Sardegna, oltre che in altre parti d'Italia, è diventato enorme per le notizie, mai smentite ed anzi rilanciate anche in questi giorni, di studi tenuti costantemente aggiornati secondo i quali l'Isola si presterebbe all'installazione delle predette centrali, che alimentano più che legittimi sospetti che si voglia imporre una tale eventualità ad una Terra già gravata dell'80 per cento delle servitù militari, spesso in crisi da siccità, autosufficiente nella produzione energetica e lontana dal continente, ove l'energia dovrebbe essere trasportata con costi e rischi enormi, e nell'interesse del quale esclusivamente la Sardegna dovrebbe sopportare la presenza di siti per l'installazione di centrali nucleari o di stoccaggio di scorie radioattive;
la Sardegna non accetterà che sul suo territorio vengano individuati simili siti, decisioni che sarebbero vissute come il segno di un'ulteriore imposizione verso una terra tributaria di doveri e molto meno destinataria di interventi di riequilibrio economico. La Sardegna sta dicendo, attraverso le sue espressioni territoriali ed i cittadini, che non vuole diventare la discarica radioattiva dell'Italia;
l'allarme è alimentato anche dalla notizia che il Ministro interrogato ha dichiarato pubblicamente che la scelta dei siti per le centrali e per lo stoccaggio sarebbe di pertinenza esclusiva dello Stato mentre che alle comunità locali resterebbe solo da concordare con l'Ente gestore modalità e contropartite, e che gli Enti locali potrebbero essere commissariati «ad acta» qualora non addivenissero alle intese: fatto che smentirebbe la risposta fornita all'interrogazione secondo la quale «le decisioni per l'installazione delle centrali

saranno assunte anche attraverso il coinvolgimento e il necessario consenso delle parti interessate a livello locale»;
il Governo non va certo a tentoni e sa già benissimo dove intende collocare i siti per l'una e per l'altra cosa, considerato anche che nei sei mesi previsti non è certo possibile fare approfonditi studi «ex novo»;
il Governo ha il dovere di dare immediatamente comunicazione alla comunità italiana di quali siano i luoghi in cui intende attuare la sua politica energetica nucleare, assumendosene la responsabilità prima delle prossime elezioni europee, affinché i cittadini siano messi in condizione di esprimere il loro voto più consapevolmente anche sotto tale profilo. A maggior ragione tutto questo vale per la Sardegna;
vi sono regioni politicamente vicine al Governo e situate nel nord Italia che hanno dato disponibilità all'installazione di centrali nucleari, cosicché è logico pensare che quelli debbano essere i siti scelti dal Governo -:
quale sia la risposta chiara e netta del Governo in merito all'installazione di una o più centrali nucleari o di siti di stoccaggio delle scorie radioattive in Sardegna.
(4-03059)

TOTO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2007, in Canistro, provincia de L'Aquila, l'imprenditore Camillo Colella acquisiva interamente le quote azionarie della società «Sorgente Santa Croce spa», della quale assumeva la legale rappresentanza, rilevandone l'attività di imbottigliamento di acque minerali corrente nello stabilimento sito in Canistro, provincia de L'Aquila;
il successivo periodo è stato contrassegnato da relazioni industriali alquanto turbolente, particolarmente da reiterati scioperi delle maestranze;
recentemente, a seguito del licenziamento di uno di essi, deciso dall'azienda, il personale dell'azienda entrava di nuovo in sciopero, circostanza a fronte della quale l'assessore al lavoro dell'Amministrazione provinciale de L'Aquila, intraprendeva l'iniziativa di una mediazione, convocando le parti, il 28 aprile 2009. All'esito dell'incontro si revocavano, rispettivamente, da parte dell'azienda, il licenziamento del dipendente di cui si trattava e, da parte delle organizzazioni sindacali, lo sciopero indetto. Pur tuttavia, i lavoratori, al termine di un'assemblea, decidevano di permanere in sciopero. L'amministratore della società, dal canto suo, annunciava «l'irrevocabile decisione di chiudere definitivamente lo stabilimento industriale con il conseguente licenziamento collettivo di tutti i dipendenti della Sorgente Santa Croce Spa»;
l'annuncio veniva comunicato, la sera del 28 aprile 2009, con un missiva inoltrata, tra gli altri, alla procura della repubblica di Avezzano, alla direzione distrettuale antimafia di Roma e alla prefettura de L'Aquila. Nella comunicazione il Colella sostiene che, acquisite le quote societarie e dopo una prima fase occupata ad «affrontare e risolvere numerose problematiche legate principalmente al risanamento dell'azienda», si sarebbero «verificati numerosi atti di sabotaggio, come per esempio i numerosi tentativi di inquinamento dell'acqua destinata all'imbottigliamento tempestivamente individuati e bloccati dai nostri tecnici del laboratorio analisi e tutti puntualmente denunciati alle competenti autorità» e che, in relazione agli scioperi del personale, «si sono avute rimostranze e minacce violente verso tutti coloro che erano contrari, mediante il lancio di pietre e oggetti vari, atti vandalici di vario genere sia a persone che a cose, impedendo, di fatto, l'accesso anche alla proprietà ed ai responsabili dello stabilimento; questi fatti sono noti alla locale stazione dei carabinieri»;
in particolare, nella missiva dell'imprenditore Colella, si chiede alla magistratura ordinaria e alla direzione distrettuale

antimafia di accertare se ci sia stato «un chiaro disegno criminoso per indurre l'attuale proprietà a cedere la società facendola svalutare attraverso la perdita di credibilità e della maggior parte della primaria clientela»;
successivamente a tali eventi, è stata, peraltro, raggiunta, il 7 maggio 2009, una nuova intesa tra la «Sorgente Santa Croce Spa» e le organizzazioni sindacali, favorita dalla mediazione offerta dalla prefettura de L'Aquila, con l'intervento del sindaco di Canistro, dell'amministrazione provinciale de L'Aquila e di Confindustria -:
se le vicende suesposte trovino conferma presso le autorità istituzionali coinvolte e abbiano indotto le medesime ad assumere iniziative, ed eventualmente quali, oltre a quelle volte alla composizione delle vertenze, miranti a salvaguardare la libera iniziativa economica;
se e quali eventuali provvedimenti o interventi il Governo ritenga di poter o di dover predisporre per garantire lo svolgimento in libertà e sicurezza dell'attività industriale di cui si tratta, contrastando quel «disegno criminoso» posto che l'ipotesi formulata dalla proprietà della «Sorgente Santa Croce Spa» trovi fondamento e riscontro.
(4-03066)

...

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Livia Turco e altri n. 7-00138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Castellani, Sbrollini.

La risoluzione in Commissione Fucci e altri n. 7-00152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Livia Turco, Sbrollini, Duilio.

Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza Berretta n. 2-00383, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Genovese.

L'interpellanza urgente Palomba e Donadi n. 2-00391, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zamparutti, Vannucci, Touadi, Samperi, Gozi, Tassone, Pezzotta, Tabacci, Maran, Realacci, Verini, Concia, Velo, Fadda, Lo Moro, Colaninno, Ciriello, Binetti, Mosella, Melis, Schirru, Zunino, Argentin, Pes, Duilio, Marrocu, Bernardini, Maurizio Turco, La Forgia, Cuperlo, Pollastrini, Sbrollini, Zaccaria, Arturo Mario Luigi Parisi, Paladini, Nannicini, Lucà, Lanzillotta, Fiano, Rossomando, Rota, Razzi, Di Giuseppe, Messina, Misiti, Scilipoti, Pisicchio, Di Stanislao, Piffari, Barbato, Minniti, Cambursano, Borghesi, Porcino, Delfino, Capitanio Santolini, Palagiano.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Barani n. 5-01392 del 6 maggio 2009.

Ritiro di una firma da una interpellanza urgente.

interpellanza urgente Sanga e altri n. 2-00390 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2009: è stata ritirata la firma del deputato Sereni.

...

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato B ai resoconti della Seduta del 7 maggio 2009, alla pagina n. 5778, prima colonna, le righe dalla sesta alla nona si intendono soppresse.