XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 26 maggio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
a decorrere dal 1o gennaio 1987, l'INPS è subentrato all'ex Consorzio autonomo del Porto di Genova (oggi Autorità portuale) nei compiti relativi all'erogazione dei trattamenti previdenziali integrativi speciali, previsti a favore del personale dello stesso ex Consorzio e, dunque, dell'attuale Autorità;
il richiamato trattamento pensionistico del personale dell'Autorità portuale è frutto del combinato disposto dell'articolo 23 della legge n. 84 del 1994 e dell'articolo 13 della legge n. 26 del 1987, sulla cui base tale trattamento è confluito in un apposito Fondo previdenziale presso l'INPS, che è, quindi, subentrata da diversi anni nella gestione previdenziale in questione, provvedendo - sulla base delle comunicazioni ricevute dall'Autorità portuale di Genova - alla liquidazione e al pagamento dei trattamenti pensionistici (pagamento ormai operativo - sulla base della comunicazione degli importi da parte dell'ex Consorzio - a decorrere dal marzo 1990) e assicurando una sostanziale continuità nell'erogazione delle pensioni dei lavoratori portuali che hanno optato per l'anticipato collocamento a riposo;
nel corso degli ultimi mesi, è venuta alla luce la questione del regime dei pagamenti e dell'erogazione di detto speciale trattamento pensionistico integrativo; nei riguardi di un numero significativo di tali lavoratori, infatti, l'INPS ha recentemente avviato pratiche tese al recupero e alla restituzione di parte degli importi pensionistici, corrisposti - in taluni casi - anche da più di un decennio;
in particolare - come è emerso anche da un ciclo di audizioni informali svolte dalla XI Commissione nell'aprile 2009 - a seguito dell'inserimento dei citati trattamenti pensionistici da parte dell'INPS nella procedura informatizzata (avviata a partire dal 1999), sono emersi dubbi su difformi applicazioni della normativa di riferimento per il calcolo delle pensioni ed errori materiali di calcolo;
nonostante i tavoli tecnici sull'argomento siano stati avviati ormai dall'anno 2003, non è ancora possibile dire che, dai diversi soggetti coinvolti (ad ogni livello), provengano notizie collimanti sulla situazione complessiva e sugli stessi dati di calcolo;
si è, quindi, generata una enorme confusione circa la reale entità del fenomeno;
una situazione di particolare complessità interessa, poi, il regime dei pensionati pre e post 1993, considerato che, per circa 200 lavoratori pensionati tra il 1993 e il 1998, l'ex Consorzio - anche al fine di incentivare l'esodo dal lavoro per la ristrutturazione dell'ente - ha riconosciuto, con relativa assunzione di responsabilità, l'indennità di contingenza in misura intera anziché ridotta, mentre analogo riconoscimento non è avvenuto per i dipendenti andati in quiescenza prima del 1993 (e, ovviamente, non vale per i pensionati post 1998);
nel corso delle audizioni informali richiamate in precedenza, sembra essere emersa la possibilità di risolvere, in sede tecnica, la questione della restituzione delle somme sinora erogate, nel senso che l'istituto erogatore potrebbe anche abbandonare la richiesta di recupero dei relativi indebiti, stante il prevalente orientamento giurisprudenziale in materia, e potrebbe mantenere, quanto meno per i lavoratori andati in pensione tra il 1993 e il 1998, inalterato il calcolo del trattamento pensionistico e, dunque, non darebbe corso alla ricostituzione delle prestazioni, in virtù delle dichiarazioni ricevute dall'ex Consorzio in relazione al calcolo dell'indennità di contingenza in misura intera;
restano, in ogni caso, forti timori sulla vicenda, a più riprese espressi -

anche nella sede delle audizioni informali citate - da parte di lavoratori e pensionati interessati, che lamentano di avere subito una lesione del principio di legittimo affidamento;
per tali ragioni, occorre verificare gli spazi esistenti per evitare, non soltanto che possa essere chiesta la restituzione dei trattamenti già corrisposti, ma anche che possa essere rideterminato in misura irragionevole il trattamento spettante agli aventi diritto,


impegna il Governo:


a) a valutare l'opportunità, per quanto di competenza, di intervenire sull'INPS, al fine di assicurare l'abbandono del recupero dei relativi indebiti nei confronti dei beneficiari delle prestazioni pensionistiche di cui in premessa, salvo il caso di dolo degli stessi, evitando che essi siano tenuti a ripetere le somme ricevute, in virtù del principio di legittimo affidamento dell'interessato;
b) a verificare la possibile adozione di una specifica misura, eventualmente anche di carattere normativo, che disponga la sanatoria dei calcoli già effettuati e che consenta di mantenere entro margini di ragionevolezza ed equità l'eventuale ricostituzione pro futuro delle prestazioni - alla luce delle vigenti disposizioni di legge - nel nuovo importo da porre in pagamento per i pensionati collocatisi in quiescenza prima del 1993 o dopo il 1998;
c) a invitare l'Autorità Portuale e l'INPS a riesaminare, di comune intesa e sulla base delle indicazioni del Libro bianco, le posizioni relative alle pensioni ricalcolate in diminuzione;
d) ad assumere le iniziative di competenze nei confronti dell'Autorità portuale affinché, in base ad un oggettivo riesame delle motivazioni dell'epoca e ove siano assenti dolo o colpa grave, provvede al rilascio delle necessarie certificazioni per permettere all'INPS, sulla base delle suddette certificazioni, di ripristinare il pagamento delle pensioni nell'importo originario rivalutato.
(7-00170)
«Scandroglio, Bonino, Cazzola, Carlucci».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel libro «Intrigo di Stato» (Kaos edizioni, aprile 2009), il 26 gennaio 2008 l'ex agente del Sisde Federico Armati ha presentato una denuncia a carico dell'onorevole Silvio Berlusconi. Nella denuncia, corredata da ricca documentazione allegata alla stessa, il dottor Armati sostiene che sua moglie, l'annunciatrice della Rai-tv Virginia Sanjust di Teulada, nel 2003 intrecciò una relazione con l'onorevole Silvio Berlusconi, che ricopriva allora la carica di presidente del Consiglio dei ministri, ottenendone in cambio gioielli, ingenti somme di denaro, un appartamento, un contratto di lavoro con la presidenza del Consiglio e la conduzione di un nuovo programma Rai. Nella denuncia il dottor Armati scrive che, grazie alla relazione della Sanjust con il presidente Berlusconi, egli stesso ottenne una promozione di carriera nel Servizio; tuttavia successivamente, in seguito a contrasti con la moglie per l'affidamento del loro figlio, il dottor Armati sarebbe stato declassato e allontanato dal Sisde, e solo dopo aver minacciato uno scandalo pubblico sarebbe stato riassunto al Cesis;
il 13 febbraio 2008 la Procura della Repubblica di Roma ha trasmesso la denuncia del dottor Armati al Tribunale dei ministri «con richiesta di archiviazione»;
il 26 gennaio 2009 il Tribunale dei ministri «dichiara il non doversi promuovere l'azione penale nei confronti di Berlusconi Silvio, presidente del Consiglio»: tutto è stato archiviato, senza tuttavia che il denunciante sia stato accusato di calunnia;
premesso altresì che:
con decreto datato 20 ottobre 2003, la Presidenza del Consiglio affidò alla signora Virginia Sanjust di Teulada l'incarico di «esperta nell'ambito dell'Ufficio Stampa» di Palazzo Chigi (copia del decreto è riportata alle pagine 34 e 35 del volume citato);
nello stesso libro si afferma che il signor Claudio Cecire, stretto collaboratore del Presidente del Consiglio, nel febbraio 2004 si recò presso l'abitazione dei coniugi Armati-Sanjust, in piazza Campo de' Fiori 8 a Roma, per ritirare la copia del decreto suddetto di modo che non ve ne fosse più traccia;
il 22 febbraio 2006, tramite il fiduciario Salvatore Sciascia e il procuratore speciale Francesco Magnano, il Presidente Berlusconi avrebbe acquistato l'appartamento di piazza Campo de' Fiori 8, abitato per anni dai coniugi Armati-Sanjust, affidandolo - come documentato nel volume citato, alle pagine 79-84 - alla signora Sanjust di Teulada;

in data 14 giugno 2007 l'onorevole Silvio Berlusconi effettuò un bonifico bancario di cinquantamila euro intestato alla signora Virginia Sanjust di Teulada, come documentato alle pagg. 90-91 del volume citato -:
se risponda a verità che il 10 novembre 2003, secondo quanto risulterebbe dal libro citato in premessa poche settimane dopo l'inizio della relazione tra il presidente Berlusconi e la signora Sanjust di Teulada, al collaboratore del Sisde Federico Armati, marito della signora Sanjust di Teulada, venne attribuita una «qualifica superiore» nell'ambito del Servizio, come documentato a pag. 36 del libro «Intrigo di Stato», e in base a quali elementi e da chi venne assunta tale decisione;
se risponda a verità che, secondo quanto risulterebbe dal libro citato in premessa proprio mentre gli ex coniugi Armati-Sanjust si affrontavano in sede giudiziaria per l'affidamento del loro figlio, con decreto del presidente del Consiglio del 24 febbraio 2006 il dottor Armati veniva allontanato dal Sisde e trasferito al ministero della giustizia con mansioni di «direttore di cancelleria» e dimezzamento dello stipendio (esecutività del provvedimento: 30 marzo 2006);
se risponda a verità che 24 ore prima dell'esecuzione del decreto di trasferimento, il dottor Armati - il quale secondo quanto risulterebbe dal libro citato in premessa minacciava di rivelare pubblicamente la relazione extraconiugale Berlusconi-Sanjust e di ricorrere alla magistratura - venne convocato dal capo del personale del Sisde e dirottato al Cesis con mantenimento dello stipendio;
se risponda a verità che il collaboratore del Sisde Federico Armati, tra il febbraio e l'aprile 2006, è stato oggetto di ben tre decreti della Presidenza del Consiglio - trasferimento al ministero della giustizia (24 febbraio), revoca del provvedimento (29 marzo), assegnazione al Cesis (1o aprile) - e quali siano le ragioni di tale circostanza, perlomeno anomala e priva di analoghi precedenti.
(4-03119)

MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel libro «Intrigo di Stato» (Kaos edizioni, aprile 2009), il 26 gennaio 2008 l'ex agente del Sisde Federico Armati ha presentato una denuncia a carico dell'on. Silvio Berlusconi. Nella denuncia, corredata da ricca documentazione allegata, il dottor Armati sostiene che sua moglie, l'annunciatrice della Rai-tv Virginia Sanjust di Teulada, nel 2003 intrecciò una relazione con l'on. Silvio Berlusconi, che ricopriva allora la carica di presidente del Consiglio dei ministri, ottenendone in cambio gioielli, ingenti somme di denaro, un appartamento, un contratto di lavoro con la presidenza del Consiglio e la conduzione di un nuovo programma Rai. Nella denuncia il dottor Armati afferma che, grazie alla relazione della Sanjust con il presidente Berlusconi, egli stesso ottenne una promozione di carriera nel Servizio; tuttavia successivamente, in seguito a contrasti con la moglie per l'affidamento del loro figlio, il dottor Armati sarebbe stato declassato e allontanato dal Sisde, e solo dopo aver minacciato uno scandalo pubblico sarebbe stato riassunto al Cesis;
il 13 febbraio 2008 la Procura della Repubblica di Roma ha trasmesso la denuncia del dottor Armati al Tribunale dei ministri «con richiesta di archiviazione»;
il 26 gennaio 2009 il Tribunale dei ministri «dichiara il non doversi promuovere l'azione penale nei confronti di Berlusconi Silvio, presidente del Consiglio»: tutto è stato archiviato, senza tuttavia che il denunciante sia stato accusato di calunnia;
dall'interrogatorio svolto il 26 ottobre 2006 dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, riportato alle pagine 60-65 del libro citato, emerge come la signora Sanjust di Teulada

abbia proceduto ad effettuare illecite «intercettazioni ambientali» su suggerimento dell'avvocato Nicoletta Ghedini;
nella memoria presentata dal dottor Armati al Tribunale dei Ministri il 19 giugno 2008, riportata alle pagine 127 e seguenti del volume citato, il dottor Armati sostiene di avere chiaramente manifestato al Collegio «la richiesta di essere ascoltato personalmente», richiesta rimasta insoddisfatta;
in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal dottor Armati, ad avviso dell'interrogante si sarebbe dovuto quantomeno ascoltarlo (come espressamente richiesto dall'interessato), laddove nell'ipotesi in cui tali dichiarazioni fossero risultate false, alternativamente la Procura della Repubblica di Roma avrebbe dovuto procedere nei riguardi del sig. Federico Armati per l'ipotesi di reato di calunnia ai danni del presidente del Consiglio, stante la gravità delle accuse da lui mosse all'onorevole Silvio Berlusconi nella denuncia-querela del 25 gennaio 2008 (riportata nel citato libro alle pagg. 9-29) -:
se non ritenga di adottare iniziative ispettive ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza.
(4-03120)

MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel libro «Intrigo di Stato» (Kaos edizioni, aprile 2009), il 26 gennaio 2008 l'ex agente del Sisde Federico Armati ha presentato una denuncia a carico dell'onorevole Silvio Berlusconi. Nella denuncia, corredata da ricca documentazione allegata alla stessa, il dottor Armati sostiene che sua moglie, l'annunciatrice della Rai-tv Virginia Sanjust di Teulada, nel 2003 intrecciò una relazione con l'onorevole Silvio Berlusconi, che ricopriva allora la carica di presidente del Consiglio dei ministri, ottenendone in cambio gioielli, ingenti somme di denaro, un appartamento, un contratto di lavoro con la presidenza del Consiglio e la conduzione di un nuovo programma Rai. Nella denuncia il dottor Armati afferma che, grazie alla relazione della Sanjust con il presidente Berlusconi, egli stesso ottenne una promozione di carriera nel Servizio; tuttavia successivamente, in seguito a contrasti con la moglie per l'affidamento del loro figlio, il dottor Armati sarebbe stato declassato e allontanato dal Sisde, e solo dopo aver minacciato uno scandalo pubblico sarebbe stato riassunto al Cesis;
il 13 febbraio 2008 la Procura della Repubblica di Roma ha trasmesso la denuncia del dottor Armati al Tribunale dei ministri «con richiesta di archiviazione»;
il 26 gennaio 2009 il Tribunale dei ministri «dichiara il non doversi promuovere l'azione penale nei confronti di Berlusconi Silvio, presidente del Consiglio»: tutto è stato archiviato, senza tuttavia che il denunciante sia stato accusato di calunnia;
secondo quanto riportato nel libro «Intrigo di Stato» (Kaos edizioni, aprile 2009, pp. 132-135), il 5 giugno 2008 l'ex agente del Sisde Federico Armati ha presentato una integrazione di denuncia, nella quale vengono esposti fatti importanti aventi per oggetto la particolare modalità di acquisizione e gestione, da parte della Polizia giudiziaria, dell'esposto-denuncia presentato dalla signora Virginia Sanjust di Teulada in data 15, 16 e 18 aprile 2006, presso il Nucleo operativo della Compagnia carabinieri Roma-Parioli, nei confronti dello stesso Armati. Nell'integrazione di denuncia presentata dal dottor Armati si legge che: «le modalità di gestione da parte dei Carabinieri dell'esposto-denuncia della Sanjust furono chiaramente del tutto peculiari. Infatti, in primis il Comando dei carabinieri apparentemente individuato dalla denunciante - il Nucleo operativo della Compagnia Parioli - risultava non territorialmente competente sui luoghi di residenza, di domicilio o di lavoro della denunciante stessa, come su quelli di residenza, di domicilio o di lavoro del denunciato; in secundis, non può non essere rilevata l'insolita circostanza

determinata dal fatto che, passate le ore 20.30 (già tramontato il sole) di sabato 15 aprile 2006, giorno di vigilia della SS. Pasqua, due ufficiali di Polizia giudiziaria, il capitano comandante della Compagnia Parioli, Angelo Vittorio Zecchini, accompagnato dal luogotenente Vincenzo Zito, a immediato seguito di formale preavviso telefonico, si presentavano presso il domicilio dello scrivente, presente il figlio minore (7 anni), per notificare l'esposto-denuncia che, solo poche ore-minuti prima, la Sanjust aveva sottoscritto presso l'Arma. Per completezza di informazione, va aggiunto che la Sanjust sarebbe ritornata, presso il predetto Comando carabinieri, per integrazioni della propria denuncia, l'indomani (domenica 16 aprile, giorno di Pasqua) e il successivo martedì 18, il medesimo giorno nel quale gli stessi solerti Carabinieri provvedevano a recapitare la notizia di reato ex articolo 347 del codice di procedura penale. Ai predetti Uffici giudiziari. La signora Virginia Sanjust di Teulada, in occasione di un incontro avvenuto la sera di martedì 27 maggio u.s., in merito alle modalità con le quali, in quel preciso contesto, operarono i Carabinieri, ha spontaneamente ritenuto dovere riferire al sottoscritto quanto segue. I due predetti ufficiali di Polizia giudiziaria erano stati da lei già precedentemente incontrati, nella stessa giornata di sabato 15 aprile 2006, presso il Comando carabinieri del Gruppo Roma di via Ventiquattro Maggio 13, dove la stessa si era recata, unitamente al proprio legale di fiducia, avvocato Domenico De Simone, lì indirizzata da altissimo ufficiale dell'Arma dei carabinieri con il quale era stata direttamente e personalmente messa in contatto telefonico dall'allora presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, in quel periodo legato a essa da intima amicizia. Più precisamente, mi ha riferito che l'altissimo ufficiale la indirizzava al predetto Comando dove, con il suo legale, veniva ricevuta con la massima deferenza e disponibilità dal comandante del Gruppo, il colonnello Salvatore Luongo, nel proprio ufficio ubicato al primo piano. Il predetto comandante, su esplicita richiesta della Sanjust, conferiva telefonicamente, in sua presenza, ottenendo ulteriore impulso e «incoraggiamento» alla propria «attività istituzionale», con il dottor Giancarlo Armati [padre di Federico Armati, ndr], all'epoca dei fatti procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo. Sempre il comandante Luongo, immediatamente dopo la conversazione con il procuratore Armati, convocava telefonicamente gli ufficiali di Polizia giudiziaria capitano comandante della Compagnia Parioli, Angelo Zecchini, e luogotenente comandante del Nucleo operativo della stessa Compagnia, Vincenzo Zito. Gli ufficiali giungevano poco dopo, presso gli uffici del Gruppo, vestiti con abiti borghesi e, su esplicita richiesta del comandante Luongo, si mettevano a completa disposizione della Sanjust e del suo legale richiedendo loro di seguirli presso la Compagnia Parioli, luogo in cui si trovavano i propri uffici operativi. Nell'occasione, come anche nei successivi incontri, si sarebbero vivamente raccomandati con la Sanjust di non fare mai cenno, per nessun motivo, ad alcuno, sulle specifiche circostanze relative alla modalità e al luogo del loro primo incontro. È evidente che la peculiare modalità operativa attuata, nella specifica circostanza, dai Carabinieri, ha offerto il proprio sostanzioso contributo al determinarsi degli effetti devastanti sul minore e sul sottoscritto già esposti in premessa. È altresì evidente che la vicenda è caratterizzata da atti e comportamenti specifici, alcuni dei quali certamente di natura illecita, altri sicuramente contrari ai princìpi della deontologia professionale, tutti riconducibili a ben determinate e individuabili responsabilità (...) -:
se rispondano a verità le gravi circostanze, relative all'operato di alcuni ufficiali dell'Arma dei carabinieri, riferite dall'Armati nella sua denuncia del 5 giugno 2008 (riportata nel libro citato alle pagine 134 e 135);

se non ritenga opportuno assumere le iniziative ispettive necessarie ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza in relazione ai fatti riportati in premessa.
(4-03121)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO, PICCHI, ANGELI e BERARDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Crimea e precisamente nelle città di Kerch e di Simferopol vivono alcune centinaia di oriundi Italiani rientrati alcuni anni fa dal Kazakistan dove furono deportati in epoca staliniana;
questi discendono da un flusso migratorio di varie migliaia di persone che si trasferirono in Crimea nella seconda metà dell'Ottocento, provenienti soprattutto da Trani, Bisceglie e Molfetta per svolgere attività agricole e per lavorare nelle attività marittime e raggiungendo una buona condizione sociale;
cominciarono ad essere perseguitati con l'avvento del comunismo perché Italiani in possesso ancora di passaporto italiano e in contatto col nostro consolato di Odessa, e quindi molti scomparvero nelle purghe staliniane e furono privati delle proprietà agricole che vennero nazionalizzate;
dopo il 1939 nessuno poté rientrare in Italia essendo proibito e comunque nell'impossibilità di farlo illegalmente perché privi ormai di ogni mezzo economico per farlo;
nel gennaio 1942, in piena Seconda guerra mondiale, tutti i rimasti, circa 2.000 persone (uomini, donne, bambini), vennero deportati in Kazakistan con l'accusa di popolo traditore in quanto Italiani e circa due terzi morirono nel tragitto effettuato in carri piombati, per fame e malattie oppure nei luoghi di destinazione per il freddo e i maltrattamenti. Quasi tutti i bambini morirono;
al momento della deportazione vennero privati dalle autorità sovietiche di tutti i documenti, compresi i passaporti, e mai più restituiti perché distrutti assieme ad ogni documentazione personale, sostituita con l'attestazione di deportato o altra infamante;
dopo la denuncia dei crimini staliniani ad opera di Kruscev, alcune centinaia poterono tornare in Crimea dove però ogni loro bene era stato confiscato e mai più restituito, mentre altri si dispersero in Russia, Kazakistan, Uzbekistan, dove essi e i loro discendenti tuttora vivono;
malgrado le loro richieste, il Governo ucraino non ha ancora riconosciuto loro lo status di popolo deportato che oltre a costituire un riconoscimento morale, conferisce alcune agevolazioni (quale ad esempio la possibilità del rientro a pieno titolo in Ucraina dei dimoranti negli altri Stati della ex URSS). Riconoscimento concesso dal Governo ucraino ai Tartari, ai Tedeschi, ai Greci, e ad altre popolazioni deportate dalla Crimea su interessamento dei vari Stati di origine (per i Tartari, la Turchia) -:
se non ritenga opportuno, d'intesa con le autorità ucraine, agevolare essi e i loro discendenti, che tuttora si proclamano Italiani, nella ripresa dei rapporti culturali con l'Italia, intervenire, come hanno già fatto altri Stati, anche dell'Unione Europea per i loro oriundi, presso il Governo ucraino perché venga riconosciuto finalmente anche a loro lo status di popolo deportato, conferire nuovamente a loro e ai loro discendenti, che ne facciano richiesta, con apposita disposizione, la cittadinanza italiana loro tolta con la violenza e la distruzione di ogni documento personale;
se non ritenga opportuno interessare le nostre Rappresentanze diplomatiche in Russia e Uzbekistan di occuparsi finalmente

dell'argomento e prendere fattivo contatto con i dispersi e loro discendenti rimasti in detti Stati, che in anni passati inutilmente hanno cercato rapporti con le nostre Ambasciate (come accaduto in Russia).
(4-03113)

BERARDI e DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2009, un gruppo di italiani residenti in Repubblica Dominicana ha trasmesso al Presidente del Com.It.Es di Santo Domingo, Cav. Paolo Dussich, una petizione sottoscritta e autenticata da notaio, nella quale venivano segnalati «fatti gravi e anomali» relativi alla conduzione e gestione di un grande immobile d'epoca donato dal Governo Dominicano al Governo Italiano con un contratto stipulato nel 1991;
all'indomani della sottoposizione della petizione, il Presidente del Com.It.Es. ha provveduto a convocare l'Assemblea al fine di discutere la questione trattata nel testo, in occasione della quale si è deliberato di sottoporre una nota all'Ambasciatore d'Italia in Santo Domingo al fine di ottenere una copia del documento con cui viene concesso dall'Ambasciata d'Italia l'uso dell'immobile ad una associazione dominicana ed i criteri e le finalità con i quali questa concessione è stata disciplinata;
i locali donati dal Governo dominicano a quello italiano sono stati concessi ad un'Associazione dominicana di natura privata «Casa de Italia inc.» la quale ha adottato uno statuto limitativo nei confronti degli italiani che intendano aderirvi, e che è caratterizzata da una gestione familiare che coinvolge un ristretto numero di persone che perseguono finalità che non conciliano con quelle originariamente tracciate nella concessione immobiliare tra i due stati;
dopo due note trasmesse all'Ambasciatore si è ottenuto un riscontro poco chiaro, attraverso il quale è stato affermato che si stava procedendo ad una minuziosa ricerca della documentazione e ad una attenta verifica di quanto risulta agli atti dell'Ambasciata in linea con gli intendimenti del superiore Ministero degli Esteri;
al punto 12 del contratto stipulato tra i due governi nel 1991 l'ambasciata italiana in Santo Domingo, in rappresentanza del Governo italiano dichiara di avere la capacità giuridica di amministrare l'immobile ceduto;
il Com.It.Es. di Santo Domingo attualmente non ha una sede per insufficienza di fondi, e sarebbe auspicabile che l'immobile, concesso al Governo Italiano dal Governo Dominicano per incrementare la diffusione della cultura italiana e lo svolgimento di attività per tutta la Comunità italiana residente, fosse concesso in uso ad un Ente di Rilevanza Pubblica come il Com.It.Es. della Repubblica Dominicana -:
quali azioni intenda intraprendere al fine di verificare la sussistenza di tale situazione, e al fine di comprendere quali dinamiche amministrative sottendano la gestione del citato immobile, e se ritenga opportuno destinare l'immobile in oggetto ad un ente di rilevanza pubblica che rappresenti un riferimento indiscusso per la comunità italiana in Santo Domingo e che possa essere gestito, in quanto tale, con regolamenti che riflettano normative di carattere pubblico.
(4-03114)

TESTO AGGIORNATO AL 29 SETTEMBRE 2009

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO e FRONER. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero ha stanziato un fondo di 8,75 milioni di euro per incentivare l'acquisto di biciclette e di veicoli elettrici, con

la possibilità di fruire di sconti per il cliente finale anche del 30 per cento sul prezzo di listino;
a quanto risulta il Ministero ha selezionato l'istituto bancario Unicredit come interfaccia di autenticazione, obbligando quindi i negozianti ad aprire un conto presso l'istituto Unicredit;
il Ministero ha dato ad Ancma, l'associazione di categoria, 400 mila euro per la gestione delle pratiche telematiche;
il sito realizzato per gestire l'iniziativa sotto il profilo informatico ha dato subito problemi di carattere tecnico, fino a bloccarsi completamente poche ore dopo il suo avvio;
gli operatori economici del settore hanno denunciato immediatamente il problema e alcuni di essi, alla luce delle difficoltà e della preoccupazione in merito alla possibile insufficienza dei fondi messi a disposizione dal Ministero, avrebbero deciso di ritirare la propria adesione all'iniziativa;
al momento sul sito del Ministero dell'ambiente è presente un comunicato in cui si afferma che «Il decreto direttoriale relativo ai listini, presentati dall'ANCMA e dal CEI CIVES [...] è temporaneamente indisponibile in relazione alla necessità di apportare delle modifiche all'elenco allegato per correggerne taluni errori riscontrati. La visibilità di tale decreto e del relativo elenco dei listini verrà ripristinata al più presto una volta apportate le necessarie correzioni»;
questa situazione di incertezza sta creando notevoli problemi al mercato, nel quale si rischia di registrare una stagnazione dovuta all'attesa di un quadro più chiaro da parte dei potenziali acquirenti di biciclette -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia a conoscenza dei problemi e delle difficoltà segnalati in premessa;
con quali criteri sia stata attribuita all'istituto bancario Unicredit la gestione dell'iniziativa;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro dell'ambiente per ripristinare la piena funzionalità del programma di incentivazione all'acquisto delle biciclette, permettendo così di rilanciare un importante settore dell'economia, il cui ruolo è essenziale per lo sviluppo della mobilità sostenibile nelle aree urbane.
(5-01452)

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 22 aprile il Corriere del Mezzogiorno ha rivelato gravi e inquietanti irregolarità nel funzionamento del depuratore di Villa Literno, uno dei più importanti della Campania, poiché quattro nuove coclee (che servono a sollevare e mandare in circolo l'acqua), benché già acquistate e portate nell'impianto, non sono ancora state montate dalla società Hydrogest, vincitrice dell'appalto nel 2003 senza aver poi mai ricevuto, come da accordi con l'ex struttura direttiva del Commissariato per la bonifica e la tutela delle acque, i proventi della quota per la depurazione che i cittadini hanno pagato ai comuni;
inoltre lo scorso 25 aprile 2009 lo stesso Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un'intervista in cui il direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Campania (ARPAC), Luciano Capobianco, afferma: «Tutti i depuratori della regione, ad eccezione di quelli del Sarno, non sono adeguati. Ciò significa che anche se gli impianti funzionassero a regime, in ogni caso non sarebbero in grado di rispettare l'insieme dei parametri previsti dalla legge. L'ARPAC controlla con regolarità gli scarichi (gli ultimi rilevamenti risalgono a circa venti giorni fa) e provvede a segnalare alla regione, alla provincia e al concessionario le anomalie rilevate. I dati vengono trasmessi anche alla Procura

della Repubblica quando assumono una rilevanza penale, è il caso di Marcianise dove di recente abbiamo rilevato la presenza di zinco. Nonostante questo, devo dire che a mio avviso la situazione non è assolutamente migliorata. Anzi, con il passare del tempo gli impianti diventano sempre più obsoleti e quindi le cose peggiorano. Naturalmente non sono in grado di dire cosa è stato fatto in dettaglio, ma la mia impressione è che non siano stati effettuati gli interventi necessari. Anche se non sta a me chiarire il perché della situazione nella quale ci troviamo»;
il caso di Villa Literno e le affermazioni del direttore generale dell'ARPAC hanno suscitato un comprensibile clamore perché la situazione dei depuratori campani è perfino peggiorata rispetto a un recente passato nel quale la stessa ARPAC aveva già evidenziato un grave e generalizzato inquinamento conseguente al mancato funzionamento della depurazione;
a quanto denunciato da Capobianco sul malfunzionamento generale dei depuratori si aggiunge inoltre il fatto che in Campania alcuni di quelli realizzati per la depurazione delle acque civili vengono utilizzati anche per la depurazione di acque industriali, con la conseguenza che le acque reflue contengono alti tassi di materiali minerali inquinanti;
tutto ciò è la cartina di tornasole di alcune specifiche situazioni, nel territorio campano, di particolare gravità come quella dell'Irpinia dove già due anni fa, come denunciato nel 2007 con l'interrogazione n. 4-05021, su 119 comuni erano ben 60 quelli che non disponevano di alcun impianto di depurazione oppure usufruivano di depuratori irregolari e fondamentalmente inquinanti, mentre non era mai stata attivata la procedura di gara per l'individuazione del gestore e i cittadini continuavano a pagare nella bolletta la quota fissa dovuta per usufruire di servizi in realtà inesistenti, come poi avvenuto anche nella vicenda di Villa Literno -:
se il Governo disponga di elementi con riguardo a quanto riportato in premessa e quali siano i risultati della lunga gestione commissariale se come dichiarato del direttore generale dell'ARPA, «tutti i depuratori della regione, ad eccezione di quelli del Sarno non sono adeguati» e quali iniziative di competenza intenda assumere in proposito.
(5-01460)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

CICCHITTO, BOCCHINO, CENTEMERO, VERSACE e MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Scuola archeologica italiana di Atene ha una tradizione storica e culturale pluriennale e riconosciuta a livello internazionale, che rappresenta una punta di eccellenza della ricerca italiana in campo archeologico;
nel 1900 venne creata a Creta una stabile missione archeologica italiana, alle dipendenze della Scuola nazionale di archeologia a Roma, che organizzò gli illustri scavi di Gortyna, di Festos e della Villa di Haghia Triada, i più importanti siti archeologici di Creta. Con regio decreto 9 maggio 1909, n. 373, e l'annesso regolamento, l'Italia arrivò ad avere la sua stazione archeologica in Grecia, denominata Scuola archeologica italiana di Atene, che affiancò le prestigiose Ecole française (1846), Deutsches institut (1874), American school (1882), British school (1886) e Istituto austriaco (1898). Nel 1914 la Scuola iniziò la pubblicazione della rivista scientifica ufficiale l'«Annuario della Scuola di Atene e delle missioni archeologiche italiane in Oriente». Ad oggi l'attività di scavo della Scuola si svolge soprattutto a Creta e a Lemnos;
in questi anni si sono susseguite numerose pubblicazioni di alto livello scientifico, che hanno raccolto scritti di carattere archeologico, storico ed antropologico.

Ampio anche il ventaglio delle manifestazioni scientifiche sviluppate con alcune delle più importanti strutture culturali italiane ed europee;
tra l'altro, nel 2003, la Scuola ha ospitato ufficialmente la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, visita replicata nel 2008 dal Presidente Giorgio Napolitano. Lo stesso Stato ellenico, attraverso il Ministro della cultura, Voulgarakis, ha riconosciuto i meriti acquisiti dall'istituzione italiana, consegnando nelle mani del direttore il «diploma» al merito per i novantotto anni di collaborazione e di contributo alla cultura greca;
al di là di questi prestigiosi riconoscimenti, paradossalmente, la dotazione annuale di questa prestigiosa ed unica istituzione culturale italiana è andata progressivamente a ridursi, dai due miliardi di lire (1.020.000 euro) del 2000 agli 806.000 euro (al netto degli accantonamenti, 640.000 euro) del 2008. Nel 2009, poi, la situazione economica si è aggravata ulteriormente. Il budget previsto si è ridotto, infatti, previ accantonamenti, a soli 553.000 euro. Una condizione praticamente insostenibile rispetto a spese fisse annuali che si aggirano intorno agli 850.000 euro;
realtà in chiara controtendenza rispetto alle altre strutture culturali estere. L'Ecole française d'Athenes gode, infatti, di uno stanziamento annuale di 5 milioni di euro, l'American school of classical studies at Athens di 9 milioni di dollari e la British school at Athens di 500.000 sterline solo per la ricerca;
in questo contesto, lo stesso Senato della Repubblica, nella seduta dell'11 dicembre 2008, in sede di esame del disegno di legge n. 1209, ha impegnato «il Governo ad affrontare e risolvere le problematiche di cui all'emendamento 3.Tab.A.4 ed in particolare il competente ministero per i beni e le attività culturali, in sede di applicazione dell'articolo 60 del decreto n. 112, rimodulando le risorse, a tener conto delle necessità della Scuola italiana di archeologia di Atene, considerandole prioritarie»;
tale situazione appare ancor più inaccettabile alla luce dell'ormai imminente celebrazione del centenario della Scuola archeologica italiana di Atene (1909-2009), che prevedrà alcune prestigiose ed importanti manifestazioni culturali, in grado di celebrare l'importante evento -:
quali interventi, anche di natura economica, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di evitare la marginalizzazione del rilevante lavoro di ricerca e di insegnamento della Scuola, assicurandone, nel contempo (come peraltro sta avvenendo per le altre scuole archeologiche internazionali presenti ad Atene), la prosecuzione ed il rilancio della prestigiosa attività scientifica in vista della celebrazione del centenario della Scuola stessa.
(3-00545)

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un bene culturale, anche qualora non abbia una quotazione economica, si può considerare tale in quanto ha una legittimazione sociale, derivante dal riconoscimento che una comunità dà all'oggetto, ossia gli attribuisce la capacità di essere veicolo documentale rilevante per la comprensione delle radici e dell'identità di un luogo;
in questa accezione, si devono considerare patrimonio culturale gli oggetti dell'archeologia industriale del mare, ossia i resti fisici che testimoniano il lavoro marittimo e le trasformazioni subite dall'ambiente costiero, particolarmente portuale, a seguito dell'impatto dell'industria sul territorio;
il pontone-gru galleggiante «Ursus» è uno straordinario manufatto dell'ingegneria nautico-meccanica il cui progetto originario, attribuito allo Stabilimento Tecnico Triestino per il Ministero della Marina

Austroungarica, risale agli inizi del 1900 e fu portato a definitivo completamento tra il 1925 e il 1931, giungendo ad essere, con la sua altezza di 75 metri e una capacità di sollevamento di 150 tonnellate, un esemplare unico nel bacino del Mediterraneo;
l'«Ursus», che fu impiegato nella costruzione del transatlantico «Conte di Savoia» e in moltissimi porti dell'Adriatico tra gli anni '60 e '70, è stato operativo fino al 1994, rimanendo poi in disarmo fino al 2004 in attesa di essere demolito, allorché Fincantieri, proprietaria del pontone, lo cedette alla sezione di Trieste della Guardia costiera ausiliaria, che attualmente ha in gestione la struttura;
l'eccezionale robustezza della costruzione ha consentito all'«Ursus» di conservarsi per quasi un secolo, ma è evidente che una struttura galleggiante esposta di continuo alle intemperie sia destinata a deteriorarsi gravemente in assenza di adeguati interventi di restauro, come dimostra un recente episodio di infiltrazione d'acqua piovana dalla superficie del ponte non più a tenuta;
l'ultimo intervento di rilievo risale al 1975 quando al pontone venne rifatta la parte di scafo comprendente i doppi fondi e vennero sostituiti gli originari motori con altri diesel di nuova tipologia, mentre successivamente sono stati eseguiti lavori manutentivi con risorse stanziate dalla regione Friuli Venezia Giulia;
nel 2004 un contributo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha reso possibile lo start up del Progetto Areamedinit, che, basato su uno studio fornito a Marina Militare Italiana, Mare Nostrum, Nautital, Assonautica, Politecnico di Milano, Guardia Costiera, si proponeva di individuare, censire e catalogare il patrimonio rappresentato dall'archeologia industriale del mare;
sono disponibili studi e documentazioni di rilievo scientifico così come progetti avanzati, realizzati coi supporto della Regione Friuli Venezia Giulia, della Camera di commercio di Trieste, della Guardia costiera ausiliaria e dell'Assonautica, che considerano le condizioni dell'«Ursus» e le possibilità di conservazione e reimpiego in funzione turistica e culturale -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ritengano che, soprattutto per un Paese come l'Italia, le testimonianze dell'archeologia industriale del mare rappresentino un autentico giacimento culturale da proteggere e valorizzare, non solo in quanto fortissimo elemento identitario nazionale e supporto a una riflessione sull'utilizzo consapevole della costa, ma anche come risorsa potenziale meritevole di attenzione e investimenti;
se il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intendano valutare la possibilità di un intervento straordinario volto a garantire almeno la conservazione di uno dei pochissimi esemplari di pontone-gru del primo novecento tuttora esistenti al mondo o, in subordine, possano assicurare la loro disponibilità a essere fattivamente coinvolti in iniziative promosse da enti o istituzioni locali a salvaguardia dell'«Ursus».
(4-03108)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 2 febbraio 1992, l'ex colonnello dell'AMI, Sandro Marcucci rimase vittima di un strano «incidente aereo», mentre era in missione di avvistamento incendi per la Regione Toscana;
all'epoca è stata aperta un'inchiesta sull'incidente che, chiusa molto rapidamente, concludeva che le cause dell'accaduto

erano da attribuirsi al forte vento e al fatto che il velivolo si trovava, senza poterlo fare, ad una quota inferiore ai 500 piedi;
da documentazione fotografica sembra, però, che l'incendio del velivolo pilotato da Marcucci non sia scoppiato al momento dell'impatto a terra, ma quando il velivolo si trovava ancora in volo, tanto che l'albero accanto alla testa di Marcucci, che aveva il corpo completamente carbonizzato, non è minimamente toccato dal fuoco, né dal fumo dell'incendio;
per quanto riguarda il vento, sembra, secondo numerose testimonianze che quel giorno nel momento della disgrazia tale vento non ci fosse;
infine sul fatto che il piper volava sotto i 500 piedi si deve osservare che nella normativa che regola la supervisione aerea e la missione del c130 dotato di sistema maffs si dice che proprio per la specifica missione di avvistamento e spegnimento incendi è consentito volare sotto i 500 piedi Vfr (normativa volo a vista);
il c130, i g222, il canadair volano per spegnere gli incendi a 150 piedi di altitudine, infatti, tenuto conto dell'ostacolo più alto a terra;
il velivolo leader e tutti gli aerei ad ala fissa, come il piper che pilotava Marcucci il 2 febbraio 1992, come il c130, i g222, il canadair, sono tutti autorizzati a volare sotto i 500 piedi Vfr di altitudine, per la specifica missione di avvistamento incendi e supervisione aerea degli stessi;
Sandro Marcucci aveva svolto, insieme a Mario Ciancarella, ex capitano dell'AMI, un lavoro di indagine sulla strage di Ustica avvenuta il 27 giugno 1980, e sembra aver trovato, all'epoca, due testimoni, entrambi militari, dei quali si riservava di fare i nomi a tempo debito e che avrebbero affermato, davanti al giudice che il Mig libico caduto sulla Sila era partito da Pratica di mare -:
di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare.
(4-03104)

ALLASIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Torino si va diffondendo il timore di perdere la Scuola Allievi Carabinieri, ospitata dalla caserma Cernaia sin dal lontano 1864 e minacciata da un piano di riorganizzazione degli istituti formativi dell'Arma;
comproverebbe le voci relative alla prossima chiusura della Scuola ospitata alla Cernaia di Torino la circostanza che i duecento allievi recentemente attesi all'istituto siano stati dirottati verso Fossano;
autorità del Consiglio comunale torinese hanno già espressamente invitato il Sindaco del capoluogo piemontese a chiedere chiarimenti in merito alle intenzioni dell'Arma -:
se corrispondano al vero le indiscrezioni relative al progetto di chiusura della Scuola Ufficiali Carabinieri di Torino e se il Governo ritenga veramente opportuno recidere il rapporto che lega sin dalle sue origini l'Arma al capoluogo piemontese.
(4-03110)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 27 novembre 2008 la Commissione finanze della Camera dei deputati ha espresso il proprio parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale per l'individuazione delle manifestazioni da abbinare alle Lotterie nazionali da effettuare nell'anno 2009;

nel parere approvato la Commissione ha chiesto al Governo di abbinare alla lotteria nazionale cui è collegato, come manifestazione capofila, il Giro d'Italia, anche la manifestazione folcloristica denominata «I Gigli di Nola»;
tale richiesta era motivata dallo specifico rilievo culturale, sociale ed economico di tale manifestazione, che si svolge in un'area del Paese molto popolosa e caratterizzata da una notevole vivacità imprenditoriale, ed il cui abbinamento avrebbe pertanto incrementato la vendita dei biglietti della lotteria;
il distretto industriale Nola-Marigliano, cui sono annesse altre importanti realtà imprenditoriali, quali il CIS, il «Vulcano buono» e l'interporto di Nola-Marigliano, costituito da circa mille imprese, avrebbe beneficiato dell'abbinamento con la lotteria, che avrebbe costituito una sorta di vetrina per gli imprenditori ed i commercianti operanti nell'area Nola-Marigliano, così da favorirne la crescita;
inoltre, l'abbinamento avrebbe favorito l'avvio di un processo, anche culturale, grazie al quale quel territorio potrebbe perdere l'etichetta di terra di camorra, ma verrebbe finalmente vista come un'area ricca di prospettive di sviluppo, in quanto posta al centro della Campania, ben dotata di infrastrutture e piena di iniziative imprenditoriali sane, che costituiscono l'unica vera risposta alla cronica piaga della disoccupazione nel Mezzogiorno;
l'abbinamento non avrebbe altresì comportato alcun onere netto per lo Stato, in quanto i vantaggi da esso derivanti in termini di incremento di vendita dei biglietti sarebbe certamente risultati prevalenti rispetto agli eventuali oneri;
tali considerazioni rendevano quanto mai fondata la richiesta, avanzata nel corso dell'esame dello schema di decreto presso la Commissione Finanze dal presentatore della presente interrogazione, e successivamente recepita dalla Commissione stessa, di abbinare la manifestazione «I Gigli di Nola» alla lotteria cui è collegato, come manifestazione capofila, il Giro d'Italia 2009;
il decreto 11 dicembre 2008, sottoscritto dal sottosegretario Alberto Giorgetti, con il quale sono state individuate le manifestazioni da abbinare alle Lotterie nazionali dell'anno 2009, non contempla la manifestazione folcloristica denominata «I Gigli di Nola» -:
quali siano i motivi che hanno indotto a disattendere l'indicazione contenuta nel parere espresso dalla Commissione Finanze, non inserendo tra le manifestazioni abbinate alle lotterie nazionali per il 2009 la manifestazione folcloristica denominata «I Gigli di Nola», organizzata dall'omonimo Museo etnografico.
(5-01455)

FLUVI, MARAN e MASTROMAURO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in base all'articolo 93, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), nella valutazione delle opere di durata ultrannuale, «delle maggiorazioni di prezzo richieste in applicazione di disposizioni di legge o di clausole contrattuali si tiene conto, finché non siano state definitivamente stabilite, in misura non inferiore al 50 per cento»;
negli appalti pubblici (ma lo stesso vale anche per quelli privati), è prassi rilevare - da parte dell'appaltatore, nel registro di «contabilità dei lavori» - le «richieste di indennità» nei confronti della stazione appaltante a causa di maggiori lavori eseguiti (rispetto a quanto previsto dal contratto) o a fronte di risarcimento danni, qualificando tali richieste come «riserve» (o «claims»);
la giurisprudenza - sia di merito che di legittimità - ha riconosciuto che tali riserve non rientrano nell'ambito delle «maggiorazioni di prezzo» di cui al citato articolo 93, dovendo assumere rilevo fiscale solo se, quando e nei limiti in cui vengono riconosciute valide e corrette a

seguito di un accordo bonario o di una sentenza definitiva (per cui solo allora e nell'entità riconosciuta, le stesse - non più «pretese» ma divenute «diritti» - concorrono alla formazione del reddito d'impresa);
alcuni uffici della Agenzia delle entrate hanno ritenuto, in sede di accertamento, che tali «pretese» (o «riserve») rientrino nell'ambito del predetto articolo 93, comma 2, del TUIR, considerandole «maggiorazioni di prezzo richieste in applicazione di disposizioni di legge», giustificando tale opinione in base alla normativa sugli appalti pubblici (che, però, disciplina solo gli adempimenti formali che devono essere rispettati per l'avanzamento di tali «pretese») e di un «datato» pronunciamento ministeriale (circolare n. 36 del 1982) che, nell'esplicare le tipologie di maggiorazioni, aveva richiamato anche le riserve;
esiste da sempre - ed è stato recentemente confermato - il principio di «dipendenza» (o di «derivazione») del reddito imponibile d'impresa dal risultato economico civilistico;
tali «riserve» non vengono computate nel conto economico e nello stato patrimoniale dell'impresa appaltatrice, perché ciò contrasterebbe con le regole che presiedono alla redazione del bilancio d'esercizio, e, in «particolare, con il fondamentale principio della "prudenza"»;
la citata disposizione dell'articolo 93, comma 2, del TUIR riguarda solo le «maggiorazioni di prezzo» che, in applicazione della legge o di clausole contrattuali, devono essere automaticamente riconosciute dall'appaltante, nel senso che, al verificarsi dell'evento cui esse si riconnettono, sorge ipso iure un diritto ad un maggior compenso che sussiste nell'an e peraltro, da determinare nel quantum;
le «riserve» altro non sono che mere richieste (e non diritti) intese ad evitare che le registrazioni contabili della «stazione appaltante» diventino inoppugnabili nei confronti dell'appaltatore, dato che gli articoli 165 e 174 del Regolamento sugli appalti pubblici dispongono la decadenza da qualsiasi diritto ad un eventuale indennizzo, se gli atti di contabilità sono sottoscritti, da parte dell'appaltatore, «senza riserva» o se le «riserve non vengono esplicitate» nei termini previsti (e confermate in sede di «conto finale»);
pertanto l'appostazione di tali «riserve» nella contabilità dei lavori non attribuisce alcun diritto di credito all'appaltatore, il quale potrà e dovrà tenere conto delle stesse (sia civilisticamente che fiscalmente) solo al momento (e nei limiti) in cui tali componenti positive sono «riconosciute» come spettanti dalla stazione appaltante o dall'autorità giudiziaria o da un collegio arbitrale;
per le «riserve» valgono le «regole ordinarie» sulla «giusta competenza» tributaria delle componenti positive e negative del reddito d'impresa imponibile di cui all'articolo 109 del TUIR, nel senso che devono concorrere alla formazione del reddito imponibile solo quando divengono certe e determinabili obiettivamente (in conformità, quindi, alle regole del predetto articolo 109), cioè quando sia raggiunto un «accordo bonario» o sia intervenuta una sentenza (anche se provvisoria) di una autorità terza che ne stabilisce la spettanza e la misura, in quanto perché solo in quel momento le «riserve» cessano di essere semplici pretese (cioè atti di iniziativa) e diventano diritti;
le maggiorazioni di prezzo costituiscono «diritti» certi nella esistenza, anche se non ancora determinabili nelle loro entità, mentre le riserve altro non sono che pretese che vengono avanzate sulla scorta di aspettative non tutelate né dalla legge né dal contratto; inoltre per le maggiorazioni di prezzo valgono le «regole speciali» dell'articolo 93 -:
se ritenga di fornire all'Agenzia delle entrate e/o al Dipartimento delle finanze le più opportune indicazioni affinché, in attesa di un'eventuale precisazione di tipo legislativo (peraltro non necessaria), venga, anche in via amministrativa, riconosciuto

che le «maggiorazioni di prezzo» di cui all'articolo 93, comma 2, del TUIR presentano caratteristiche del tutto diverse dalla cosiddetta «riserva».
(5-01456)

ANTONIO PEPE e CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcuni uffici dell'Agenzia delle entrate hanno provveduto a recuperare la differenza delle ordinarie imposte di registro (7 per cento), ai sensi dell'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 131 del 1986 e delle imposte ipotecaria (2 per cento) e catastale (1 per cento), ai sensi dell'articolo 1 della tariffa allegata al decreto legislativo n. 347 del 1990 e dell'articolo 10 dello stesso decreto legislativo, nel caso in cui l'immobile risulti ceduto da un soggetto privato ad una società che abbia per oggetto esclusivo o principale dell'attività esercitata la rivendita di beni immobili, anche se nell'atto l'acquirente abbia dichiarato che intende trasferirli entro tre anni, e ciò «trattandosi di trasferimento immobiliare da soggetto privato»;
in particolare, detti uffici hanno evidenziato che esclusivamente ai trasferimento avente per oggetto fabbricati o porzioni di fabbricato esente dall'imposta sul valore aggiunto ai sensi dell'articolo 10, primo comma, n. 8-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 spettano:
1) l'imposta nella misura dell'1 per cento di cui all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986;
2) l'imposta ipotecaria nella misura fissa di cui alla nota dell'articolo 1 della tariffa allegata al decreto legislativo n. 347 del 1990;
3) l'imposta catastale nella misura fissa di cui al comma 2 dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 347 del 1990 -:
in base a quali considerazioni e in quali situazioni il trasferimento fiscale agevolato sia ovvero non sia applicabile al caso in cui il trasferimento immobiliare risulti effettuato da un soggetto privato ad una società che abbia per oggetto esclusivo o principale dell'attività esercitata la rivendita di beni immobili, pur in presenza dell'espressa dichiarazione, nell'atto, che l'acquirente intende trasferirli entro tre anni.
(5-01457)

MILO, BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel settore turistico alberghiero è ormai prassi consolidata offrire una serie di servizi a completamento del soggiorno, compresi i servizi wellness, che hanno permesso alle strutture alberghiere di ottenere un innegabile vantaggio in termini di occupazione e sviluppo dell'indotto (in Alto Adige per esempio l'allungamento della stagione dai classici 6 mesi agli attuali 10/11 mesi di attività);
l'Agenzia delle Entrate, nella risoluzione n. 337/E del 1o agosto 2008, citando la giurisprudenza comunitaria (sentenza del 21 giugno 2007, proc. C-453/05), sostiene che il legislatore nazionale nel recepire i principi comunitari ha stabilito all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, che una cessione di beni o una prestazione di servizi possono risultare accessorie ad un'operazione principale quando: integrano, completano e rendono possibile quest'ultima, sono rese direttamente dal medesimo soggetto dell'operazione principale (anche a mezzo di terzi, ma a suo conto e spese), sono rese nei confronti del medesimo soggetto nei cui confronti viene resa l'operazione principale;
in virtù di tale orientamento, le strutture alberghiere dell'Alto Adige hanno considerato i servizi wellness come «servizi accessori alla prestazione principale», applicando dunque l'aliquota IVA al 10 per cento, poiché tali servizi vengono offerti solamente agli ospiti degli alberghi; la

Guardia di Finanza di Bolzano e l'Agenzia delle Entrate invece sostengono che tali prestazioni non sono accessorie alla prestazione alberghiera, vanno quindi assoggettate all'aliquota IVA ordinaria del 20 per cento;
la posizione della Guardia di Finanza di Bolzano e dell'Agenzia delle Entrate risulta in controtendenza anche rispetto all'orientamento comunitario, oltre che ai vari articoli usciti negli ultimi mesi sul Sole 24 Ore e su Fisco Oggi (rivista telematica dell'Agenzia delle Entrate), scritti da esperti del settore fiscale in materia di accessorietà delle prestazioni wellness, dove si è preferito indicare quale elemento essenziale dell'accessorietà (tralasciando i requisiti soggettivi) anche quello dell'integrazione del servizio principale adottando un atteggiamento meno rigido di quanto accaduto altre volte (quando ad esempio l'accessorietà è stata riconosciuta nel caso in cui la prestazione accessoria rendesse possibile quella principale) -:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in materiale se non ritenga opportuno confermare che i servizi wellness prestati nel settore turistico-alberghiero possano essere considerati «prestazioni accessorie», da assoggettare all'aliquota IVA del 10 per cento, in linea con l'orientamento comunitario.
(5-01458)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 1, lettera a) del TUIR stabilisce che sono deducibili dal reddito i canoni, livelli, censi ed altri oneri gravanti sui redditi degli immobili che concorrono a formare il reddito complessivo, compresi i contributi ai consorzi obbligatori per legge o in dipendenza di provvedimenti della pubblica amministrazione;
la Commissione Tributaria Centrale ha confermato, in più pronunce, la deducibilità di tali contributi (Com. Trib. Cent., sez. XXVII, sent. n. 5967 del 18 ottobre 1999; vedi anche Com. Trib. Cent. Sez. X, dec. n. 271 del 20 gennaio 1992; Com. Trib. Cent., sez. X, dec. n. 3500 del 18 maggio 1992, Com. Trib. Cent., sez. XIX, dec. n. 6351 del 23 novembre 1992; Com. Trib. Cent., sez. XXIV, dec. n. 8607 del 23 novembre 1987);
nella sola Val Di Non operano settanta Consorzi di Miglioramento Fondiario costituiti ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215, con lo scopo di realizzare e gestire opere per la difesa delle acque, per la provvista ed utilizzazione agricola delle stesse; tali Consorzi addebitano ai contribuenti le proprie spese, che variano notevolmente da zona a zona in funzione degli investimenti effettuati e dei piani di ammortamento adottati; l'articolo 2 del regio decreto n. 215 del 1933 considera di competenza dei proprietari e obbligatorie per essi tutte le opere giudicate necessarie ai fini della bonifica;
nella determinazione del reddito dei terreni, inoltre, valutando il reddito domenicale di alcuni terreni secondo i dati dell'Ispettorato Provinciale del Catasto, pare che non si sia tenuto conto degli oneri consortili, né la Commissione Censuaria di Trento, nell'approvare le tariffe, ha fatto menzione a tali oneri; infatti sono scaturite tariffe uguali per terreni su cui i vari Consorzi hanno applicato importi di contributi notevolmente diversi;
l'Agenzia delle Entrate di Cles ha rettificato, negli anni passati, le dichiarazioni modello UNICO di molti contribuenti, ritenendo che i costi addebitati dai Consorzi in oggetto siano già ricompresi nella tariffa principale e non sarebbero deducibili in modo autonomo, se non dando luogo ad una doppia deduzione;
considerare indeducibili dal reddito complessivo gli oneri dei contributi obbligatori, perché già detratti dal reddito dominicale mediante l'applicazione di tariffe medie di estimo, significa applicare in modo distorto la normativa, con evidenti contrasti con i princìpi costituzionali di uguaglianza e capacità contributiva dei

soggetti passivi, tanto che la Commissione Tributaria di primo grado di Trento si è espressa a favore di un contribuente che aveva presentato ricorso contro l'Agenzia delle Entrate di Cles (sentenza 67/3/03);
il criterio di valutazione adottato dall'Ufficio di Cles non è attuato in maniera uniforme nella Provincia di Trento, se è vero che l'Ufficio di Trento considera tali oneri deducibili -:
se i contributi ai Consorzi di Miglioramento Fondiario, costituiti ai sensi del regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215 siano deducibili dal reddito complessivo e se esistano difformità di applicazione del principio di deducibilità di tali contributi sul territorio.
(5-01459)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCARPETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Ansaldobreda è una società leader mondiale nel settore della progettazione e costruzione di mezzi di trasporto sia per la mobilità urbana che per quella ferroviaria e che occupa direttamente circa 2500 lavoratori ed è presente con quattro stabilimenti oltre a Pistoia, a Napoli, Reggio Calabria e Palermo;
un recente e poco conosciuto piano industriale definisce le missioni dei singoli stabilimenti affidando a quello di Pistoia la realizzazione dei treni ad alta velocità e che nei mesi scorsi è stato stipulato un accordo con la canadese Bombardier finalizzato alla partecipazione alla gara per la fornitura di nuovi treni che Trenitalia, nonostante impegni temporali precisi assunti dal proprio Amministratore Delegato, continua a rimandare;
sulla base di nuovi assetti derivanti dal nuovo piano industriale, periodicamente, si riaffacciano ipotesi di cessione delle funzioni che fanno riferimento allo stabilimento di Pistoia e ciò crea incertezza e preoccupazione -:
se il Tesoro nella sua qualità di azionista di riferimento di Finmeccanica, che detiene Ansaldobreda, intenda intervenire, in virtù di una politica industriale che valorizza le eccellenze presenti nel panorama dell'industria manifatturiera quale è appunto l'azienda di cui stiamo parlando, ritenendo strategica la presenza dell'Italia in questo settore e se il Governo ritenga opportuno per tutte le considerazioni fin qui svolte, richiedere all'azionista di Ansaldobreda di presentare un piano strategico che chiuda un volta per tutte l'ipotesi di vendite e/o cessioni, magari a società estere concorrenti, di una azienda che rappresenta molto del patrimonio industriale del Paese.
(5-01463)

Interrogazione a risposta scritta:

PIANETTA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli enti beneficiari del 5x1.000 sono in attesa della relativa erogazione per l'anno fiscale 2007/presentazione 2008;
tali fondi sono indispensabili per le attività istituzionali di tali enti quali ricerca e assistenza -:
quali siano i tempi di erogazione di dette risorse.
(4-03106)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa hanno dato risalto alla eventualità che una circolare del Consiglio Superiore della Magistratura sull'organizzazione dell'ufficio del Pubblico Ministero possa prevedere limitazioni ai poteri attribuiti dalla legge ai capi delle procure ovvero imporre l'obbligo di motivazione non soltanto in sede di revoca degli affari ai sostituti, come previsto dall'articolo 2 del decreto legislativo 20 febbraio 2006 n. 106, ma anche al momento dell'assegnazione del procedimento ad uno o più magistrati appartenenti all'ufficio (Il Sole 24 ore, 8 maggio 2009, pag. 35) -:
se, ferma restando l'autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura, siano allo studio iniziative normative volte a specificare ulteriormente la disciplina in materia di assegnazione di procedimenti ai magistrati appartenenti alle procure.
(5-01450)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
Trenitalia si era impegnata per la ristrutturazione di 901 carrozze Intercity con il raggruppamento di imprese costituito da AnsaldoBreda, Firema, Ferrosud, Keller, Magliola e Fervet;
successivamente ha ridotto a 450 il numero delle carrozze da rimodernare;
queste imprese, che operano in quasi tutto il territorio del Paese e offrono lavoro ad altre centinaia di aziende nel settore dell'indotto, sono state costrette a

mettere in cassa integrazione alcune migliaia di lavoratori, e sono in gravissime difficoltà economiche perché si ritrovano con i magazzini pieni di materiali già acquistati per soddisfare le esigenze produttive degli appalti in corso;
inoltre, il taglio della commessa alla manutenzione degli Intercity potrebbe avere delle ripercussioni anche sui moltissimi cittadini che usufruiscono dei treni interregionali perché più economici dei treni veloci e degli Eurostar;
considerato il periodo di crisi che stiamo vivendo, è assolutamente necessario che chiunque abbia delle responsabilità, a qualsiasi titolo, relativamente a questa vicenda, si attivi tempestivamente al fine di evitare una serie di fallimenti dalle proporzioni paurose ed irreversibili che coinvolgerebbero imprese e relative maestranze che operano nel settore ferroviario da decenni;
sarebbe incredibile ed imperdonabile che i ritardi della politica e delle istituzioni statali comportassero la chiusura di dette attività, anche alla luce del fatto che in periodi di crisi la ricetta universalmente adottata dovrebbe continuare a prevedere un intervento dello Stato per la salvaguardia e la realizzazione delle grandi opere pubbliche e dei conseguenti servizi collegati -:
come i Ministri interrogati abbiano agito finora al fine di scongiurare il fallimento di queste imprese che nei decenni hanno garantito lavoro e ricchezza nel Paese, e se recentemente siano state predisposte delle iniziative a tale riguardo, specialmente con riguardo alla Fervet di Castelfranco Veneto che opera da oltre un secolo in questa città ed è peraltro interessata anche da un difficile passaggio generazionale alla sua guida.
(2-00394)«Cota, Luciano Dussin».
(Presentata il 25 maggio 2009)

Interrogazione a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni passati l'aeroporto di Reggio Calabria è stato chiuso per alcune ore causa un fenomeno atmosferico dovuto ad un improvviso aumento della temperatura, che crea all'altezza del bagnasciuga una fitta nebbia dovuta al vapore acqueo che sale dal mare. Mentre tutta l'area circostante, compresa la pista, era in uno stato di perfetta visibilità;
ai passeggeri che ponevano la domanda sul perché non si decollasse, vista la più che ottima visibilità in tutta l'area tranne che nel bagnasciuga (si ricorda che l'Aeroporto dello Stretto si trova sul mare), i tecnici rispondevano che non c'erano problemi per il decollo, ma che, tuttavia, in caso di necessitato rientro, non si poteva atterrare, poiché la torre di controllo dell'aeroporto non era dotata di un secondo radar;
di questo inconveniente in passato è stato vittima anche l'allora Ministro Lunardi. Ma ancora oggi ad esso non si è provveduto, nonostante che l'Aeroporto dello Stretto serva un'utenza che si ripartisce tra le due città metropolitane - Messina e Reggio Calabria - come di recente definite dal consiglio regionale e dal Parlamento;
nell'accordo di programma quadro definito tra il Ministro delle infrastrutture, l'Enac e la regione Calabria sono destinate risorse inadeguate per un aeroporto che ha bisogno di essere potenziato e modernizzato, anche in considerazione della programmata chiusura dell'aeroporto di Catania in vista dei previsti lavori;
se a ciò si aggiunge l'impraticabilità dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria per i prossimi anni e un servizio ferroviario tutt'altro che adeguato, si avrà un quadro completo delle difficoltà di comunicazione tra le due città - nonostante siano state qualificate come città metropolitane - ed il resto del territorio nazionale, con conseguenti disagi per tutta la

popolazione e continui disincentivi allo sviluppo di qualsiasi attività economica -:
quali iniziative intenda intraprendere, con urgenza, il Ministro interrogato per risolvere il problema di un potenziamento dell'aeroporto, anche in vista dell'imminente stagione estiva, e quali interventi, nell'ambito dell'accordo di programma quadro citato in premessa, intenda avviare per risolvere un problema che rischia di diventare annoso.
(3-00543)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia - per sapere - premesso che:
Augusto La Torre è stato il capo indiscusso dell'omonimo sodalizio camorristico operante in Mondragone (considerato fra i più efferati per numero di delitti compiuti e per modalità particolarmente feroci) e rientrante nell'orbita del più noto e famigerato clan dei casalesi;
il predetto, nel febbraio del 2003, dopo che analoga scelta era stata effettuata anche da altri esponenti del medesimo sodalizio, aveva iniziato a collaborare con la giustizia ammettendo la responsabilità di gravissimi fatti di sangue fra cui la e cosiddetta strage di Pescopagano avvenuta nell'aprile del 1990 nella quale perirono 6 soggetti ed altri rimasero feriti con conseguenze particolarmente gravi e numerosi altri gravissimi fatti di sangue da lui commessi direttamente o in qualità di mandante;
la direzione distrettuale antimafia di Napoli che aveva gestito la collaborazione del La Torre ritenendola in un primo momento particolarmente importante aveva richiesto prima il programma provvisorio e successivamente programma di protezione;
subito dopo la redazione del verbale illustrativo, la medesima DDA di Napoli aveva accertato che il La Torre aveva taciuto fatti di particolare rilevanza sui rapporti criminali intercorsi soprattutto con alcuni imprenditori e dai predetti soggetti si era fatto versare somme di denaro;
per tale ultima vicenda il La Torre era stato raggiunto da ordinanza cautelare per estorsione ai danni di vari imprenditori, reati tutti commessi dopo l'inizio della collaborazione e per i quali risulta poi essere stato condannato con sentenza ormai passata in giudicato ed in relazione ai quali era stata immediatamente chiesta ed ottenuta la revoca del programma di protezione;
malgrado la revoca del programma, siccome il La Torre aveva continuato a rendere dichiarazioni la procura napoletana aveva chiesto alla Commissione Centrale di mantenere il programma di protezione per i familiari del soggetto più volte citato;
nel corso degli anni erano emersi altri gravissimi episodi di infedeltà da parte del La Torre, quali accuse non veritiere nei confronti di alcuni soggetti effettuate per coprire responsabilità di altri (in particolare il La torre aveva accusato un suo affiliato di avere trasportato droga dall'Olanda, lì dove, invece, tale attività era stata svolta da un altro affiliato che successivamente «pentitosi» aveva raccontato il vero e dichiarato come il La Torre aveva intenzione di ricostruire il clan; per questa vicenda il La Torre è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Napoli per calunnia aggravata dalla finalità di favorire il proprio sodalizio mafioso), nuove richieste di denaro avanzate ad imprenditori (per tale situazione, a fine del 2007 è stato raggiunto da altra ordinanza cautelare) ed aveva anche avviato la ricostruzione del proprio sodalizio (fatto dichiarato dai collaboratori di giustizia Scuttini e Falace);
dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che con lui sono stati

detenuti - il La Torre per fortuna non ha mai riottenuto la libertà - era emerso un intento vendicativo nei confronti del magistrato che si era occupato della sua collaborazione e che successivamente aveva richiesto la revoca del programma di protezione (il dottor Raffaele Cantone, attualmente in servizio in Cassazione) tanto da tentare di organizzare un attentato ai suoi danni attraverso soggetti stranieri con lui in rapporti e da richiedere tramite altro ex collaboratore (tale Carmine Di Girolamo attualmente detenuto in regime di cui all'articolo 41-bis o.p.) di farlo seguire ed individuare le abitudine sue e dei suoi familiari;
di recente grazie alle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia - così come riferito in più occasioni dalla Stampa (da ultimo Il Mattino del 18 maggio 2009 ed il sito Antimafia 2000) - il La Torre avrebbe tentato di coinvolgere un soggetto già condannato all'ergastolo (tal Forte) per portare a termine l'attentato nei confronti non solo del dottor Cantone ma anche di altro ex p.m. della DDA di Napoli, la dottoressa Antonietta Troncone, attualmente procuratore aggiunto a Nola, ritenuta «responsabile» dal La Torre di avere sentito uno degli ultimi collaboratori (tal Viesto) che avevano portato alla luce reati ulteriori commessi dal più volte citato La Torre;
il detenuto avrebbe - secondo quanto riportato dalla stampa e dichiarato da un altro collaboratore (tal Graziano) - persino appreso notizie sulla vita privata della dottoressa Troncone e sui figli della predetta, dei quali saprebbe il luogo di abitazione e di studio chiedendo a suoi adepti di effettuate un ritorsione contro costoro non potendo colpire il magistrato perché sottoposto a misure di tutela;
malgrado il La Torre abbia commesso una pluralità di fatti così gravi per alcuni dei quali sono anche intervenute sentenze di condanna, abbia calunniato persone innocenti, abbia organizzato attentati ai danni di magistrati, abbia ripreso contatti con ambienti criminali viene sentito ancora in dibattimento come «collaboratore», le sue dichiarazioni utilizzate dalla procura per chiedere misure cautelari e continua ad ottenere ad oggi attenuanti collegate alla sua «collaborazione»;
se siano state adottate tutte le misure di tutela nei confronti dei magistrati citati;
come sia possibile che malgrado fatti così gravi il La Torre continui ad essere trattato come un collaboratore di giustizia ed i suoi familiari continuano ad essere protetti con un gravissimo aggravio di spese ai danni del contribuente;
come mai non sia mai stata adottata la richiesta di revoca dei benefici e delle attenuanti ottenute, malgrado essa sia obbligatoria ai sensi del decreto-legge n. 8 del 1991, convertito con modificazioni dalla legge n. 82 del 1991 come modificata dalla legge n. 45 del 2001 e malgrado ne ricorrano certamente i presupposti;
se siano state adottate tutte le misure carcerarie necessarie per evitare che il La Torre continui di fatto a tenere rapporti con l'esterno.
(2-00395)
«Garavini, Bellanova, Boccia, Brandolini, Corsini, De Micheli, Ferranti, Fluvi, Fontanelli, Froner, Genovese, Ginoble, Giovanelli, Giulietti, Gozi, Laratta, Marchi, Mattesini, Madia, Morassut, Mosca, Martella, Meta, Motta, Naccarato, Andrea Orlando, Picierno, Pompili, Porfidia, Porta, Rampi, Ria, Sani, Siragusa, Tidei, Livia Turco, Vassallo, Vico, Zampa».
(Presentata il 25 maggio 2009)

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SALVINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'attuale Governo ha avviato sin dal

suo insediamento un indirizzo molto chiaro e inflessibile in tema di contrasto all'immigrazione clandestina, articolandolo in diverse direzioni: sia tramite l'adozione di provvedimenti d'urgenza capaci di dispiegare in maniera immediata l'azione di contrasto, sia attraverso disegni di legge in via di approvazione, sia infine mediante un'intensa attività di negoziazione sul piano internazionale, che ha avuto come traguardo più significativo la ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare sociale;
in particolare, i frutti di questa azione si sono tradotti in un'efficace azione di respingimento di clandestini, come risulta da alcuni significativi dati: nei giorni dal 6 al 10 maggio 2009 sono stati intercettati a bordo di natanti in acque internazionali e ricondotti in Libia, Paese di partenza, 471 cittadini stranieri, che, in tre distinte occasioni, avevano tentato di raggiungere clandestinamente le nostre coste; per effetto di questa operazione gli sbarchi nel mese di maggio 2009 hanno fatto registrare una riduzione di cinque volte rispetto al maggio 2008;
la pressione degli arrivi su Lampedusa si è drasticamente ridotta grazie alle citate operazioni e anche la situazione dei centri di accoglienza è tornata rapidamente alla normalità, mostrando l'assoluta pretestuosità delle polemiche sollevate sulle scelte coinvolgenti l'isola intraprese dal Governo;
l'effetto degli accordi stipulati con la Libia è stato quello di consentire il contrasto dell'immigrazione clandestina proveniente dai porti della Libia attraverso un'azione coordinata tra le forze di polizia italiane e quelle libiche, alle quali si aggiungono le unità di Frontex;
il grande merito delle citate operazioni è stato quello di realizzare, in piena sicurezza, un'azione di polizia in acque internazionali, che ha impedito l'approdo in Italia di unità navali dedite al traffico di clandestini, senza tuttavia trascurare le esigenze di soccorso umanitario -:
quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere per proseguire nella linea, già meritoriamente intrapresa, di contrasto all'immigrazione clandestina.
(3-00540)

SORO, SERENI, BRESSA, MINNITI, QUARTIANI, GIACHETTI, AMICI, FERRANTI, FIANO, DUILIO, FARINONE, DE BIASI, MORASSUT, META, GAROFANI, POMPILI, CAUSI, CARELLA, COSCIA, GASBARRA, MADIA, ARGENTIN, TOCCI, BACHELET, TIDEI, RUGGHIA, RECCHIA e TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella serata di domenica 24 maggio 2009 a Milano, nel quartiere Quarto Oggiaro, è stato assassinato Francesco Crisafulli, pregiudicato e fratello dei più noti Alessandro e Biagio, entrambi condannati all'ergastolo per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti;
da notizie di stampa si apprende che l'assassino è stato già identificato e, secondo i dirigenti della squadra mobile, si tratterebbe di un omicidio non legato alla guerra tra clan, ma a motivi personali;
quale che sia il movente, è certo, però, che a Milano c'è un'ondata di nuova delinquenza e la città sta vivendo una nuova emergenza legalità, con interi quartieri, come Quarto Oggiaro, che rischiano di essere ostaggio della criminalità organizzata e mafiosa;

negli stessi giorni a Roma, nel quartiere periferico del Trullo, è stato ucciso in strada un giovane pregiudicato, colpito da diversi colpi di pistola;
il quartiere Trullo è un abituale teatro di violenze e della criminalità e per questo necessita di avere una stazione dei carabinieri o un posto di polizia, tuttora assente;
questi episodi dimostrano che, nonostante la volontà e la professionalità degli apparati di polizia, che tempestivamente agiscono per «scovare» gli autori dei delitti, molte parti delle nostre città sono in preda alla delinquenza e vivono in un clima di illegalità;
manca, da parte del Governo, una politica di prevenzione del crimine, che non può prescindere dal controllo del territorio operato dagli organi di polizia;
su questo mancato controllo pesa come un macigno il taglio di risorse operato dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che alcuni «interventi tampone» del Governo non sono riusciti a colmare, come non si stancano di denunciare praticamente tutte le sigle dei sindacati di polizia -:
quali risorse umane e finanziarie il Governo intenda destinare per affrontare l'emergenza sicurezza che interessa i quartieri periferici delle metropoli italiane, a cominciare da Milano e Roma, al fine di ridurre e prevenire la criminalità comune e organizzata.
(3-00541)

Interrogazione a risposta orale:

DE ANGELIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del presidente e del consiglio provinciale di Salerno, il termine ultimo di presentazione delle liste elettorali era stato fissato nel giorno 12 maggio 2009 alle ore 12, presso la competente commissione di Corte d'appello;
da numerosi articoli di stampa, emerge che la lista del movimento «Liberal Democratici», sorta a sostegno della candidatura del presidente uscente della provincia di Salerno dottor Angelo Villani, sarebbe stata presentata in modo irregolare, sia per vizi sostanziali che procedurali;
in particolare, la commissione elettorale della Corte d'appello di Salerno, incaricata di vidimare gli elenchi, avrebbe riscontrato irregolarità nella presentazione delle firme, apposte in calce alla lista dei Liberal Democratici, ammettendo la stessa «con riserva» ed intimando ai responsabili una integrazione documentale;
la commissione elettorale avrebbe, infatti, ravvisato un numero di firme inferiore rispetto al quorum minimo necessario per la partecipazione alle elezioni provinciali, ricusando la lista coinvolta e inducendo alcuni esponenti locali della stessa, a proporre ricorso per evitare l'esclusione dalla competizione elettorale;
alcuni giorni dopo la Corte d'appello di Salerno accoglieva il suddetto ricorso, riammettendo così la lista dei Liberal Democratici, ma innescando innumerevoli polemiche incentrate sulle circostanze che avrebbero condizionato la presentazione delle liste il giorno 12 maggio 2009;
al fine di giustificare anche un ritardo nella presentazione della documentazione presso la commissione elettorale, il comandante dei vigili urbani avrebbe attestato la presenza di un traffico particolarmente intenso lungo le strade della città il giorno in questione;
è di tutta evidenza che la lista menzionata sarebbe stata «riammessa per traffico», avendo la Corte d'appello rilevato, a seguito della relazione del comandante della polizia municipale, una causa di forza maggiore nell'intasamento delle strade urbane e dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che avrebbe di fatto impedito ai presentatori delle liste di arrivare puntuali alla scadenza del termine ultimo;

come si evince da altri articoli della stampa locale, alcuni esponenti politici avrebbero ravvisato una commistione tra l'operato del sindaco di Salerno De Luca e la candidatura del presidente della provincia Villani, sulla base di una vicinanza politica che avrebbe indotto il primo cittadino, attraverso un comportamento compiacente della polizia municipale, ad «agevolare» in quella circostanza i candidati e le liste di appoggio al presidente Villani. Tali osservazioni risulterebbero, altresì, suffragate dall'operato di un candidato della lista interessata nonché sindaco di Corbara, dottor Rino Pauciulo, che avrebbe, inoltre, utilizzato l'autovettura della polizia municipale del suo comune per recarsi con urgenza presso la commissione elettorale di Salerno, il giorno di scadenza del termine per la presentazione delle liste;
tali circostanze hanno messo in discussione gli aspetti motivazionali del provvedimento della Corte d'appello, che, nel riammettere una lista elettorale sulla base di una attestazione di un comandante della polizia municipale, avrebbe creato un precedente del tutto anomalo nella storia delle elezioni amministrative in Italia -:
di quali elementi disponga su quanto rappresentato in premessa, e se per il futuro non intenda specificare ulteriormente le «istituzioni» elaborate dal ministero in considerazione di quanto segnalato.
(3-00546)

Interrogazioni a risposta scritta:

D'ANTONA, AMICI, FERRANTI e GARAVINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 26 febbraio del 2009 si è svolta, innanzi alla commissione speciale per la lotta alla criminalità del consiglio regionale del Lazio, l'audizione del procuratore della Repubblica di Tivoli, dott. Luigi De Ficchy, e del sostituto procuratore, dott. Luca Ramacci;
nel corso dell'audizione il procuratore ha affermato: «L'ufficio che dirigo, ad esempio, ha una sopravvenienza di procedimenti sempre maggiore: i procedimenti iscritti contro noti sono 9.106, mentre nell'anno precedente erano 7.557. Ce ne sono stati circa 1.500 in più, il che si traduce in una crescita esponenziale della criminalità nel territorio. Lo stesso dicasi per tutti i procedimenti contro ignoti e i fatti non costituenti reato, che sono 15.398 contro i 12.428 del precedente periodo (parlo e penso ad anni giudiziari). È evidente che un organico composto da 8 magistrati, 7 sostituti procuratori e 34 unità di personale amministrativo è totalmente sottodimensionato, considerato che il circondario di Tivoli conta 500.000 abitanti e ha 2 sezioni distaccate del tribunale e 5 sedi del giudice di pace. Facendo il confronto con le Procure di Viterbo e Frosinone, che hanno lo stesso numero di magistrati ma una popolazione residente pari a circa 280.000 abitanti (quasi la metà) e che alla data del 30 giugno 2008 segnalano 3.600 procedimenti contro noti a Viterbo e 4.882 a Frosinone rispetto agli 11.000 del circondario di Tivoli, emerge una proporzione all'incirca di uno a tre»;
lo stesso procuratore ha ricordato come nel suo territorio operino anche organizzazioni criminali riconducibili alla 'ndrangheta calabrese;
giova ricordare che già nel 2004 la procura distrettuale di Roma aveva coordinato una significativa operazione contro una consorteria criminale guidata da Giancarlo Virgutto attiva a Morlupo (nel circondario di Tivoli), gruppo che risulterebbe tuttora operativo sul territorio;
nel corso dell'audizione il dott. Luca Ramacci, sostituto procuratore, denunciava il dilagante fenomeno dell'abusivismo e le gravi e diffuse inadempienze e complicità delle amministrazioni locali nel controllo e nella prevenzione dell'abusivismo stesso;

nel corso dell'audizione veniva anche rilevata la scarsa presenza sul territorio di forze dell'ordine, citando il caso emblematico del comune di Guidonia con 67.000 abitanti e solo una stazione di polizia;
il procuratore De Ficchy ha inoltre sottolineato l'opportunità di istituire a Tivoli un Gruppo dell'Arma dei Carabinieri al fine di migliorare la capacità di intelligence delle forze dell'ordine -:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente di tali fatti;
se il Ministro della Giustizia non ritenga opportuno rafforzare gli organici del personale amministrativo della procura e del Tribunale di Tivoli nonché le sue risorse finanziarie;
se il Ministro dell'Interno non intenda fornire notizie circa l'attività amministrativa dei comuni presenti nel comprensorio del tribunale di Tivoli sul fronte del contrasto all'abusivismo;
se il Ministro dell'Interno non preveda di rafforzare la presenza delle forze dell'ordine sul territorio in oggetto.
(4-03115)

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'imminenza delle prossime elezioni amministrative, si verifica in Toscana il triste fenomeno di consigli provinciali convocati per mere esigenze propagandistiche avendo all'ordine del giorno bilanci previsionali e delibere di piani di settore, sia politicamente che giuridicamente di competenza dei Consigli e delle giunte provinciali che scaturiranno dal voto del 6 e 7 giugno p.v;
sono per legge ammissibili solo riunioni dei consigli provinciali su deliberazioni urgenti e non differibili secondo una casistica, cioè, estranea agli ordini del giorno già contenuti nelle convocazioni prossime dei consigli provinciali di Firenze e Pistoia;
tali eventuali deliberazioni potrebbero essere impugnate per limiti di legittimità -:
se non si reputi opportuno ed urgente riconfermare all'UPI (Unione delle province italiane) l'interpretazione autentica del Ministero circa le possibilità estreme di convocazione dei consigli provinciali onde evitare illegittimità difficilmente sanabili ed un uso ad avviso dell'interrogante improprio a fini elettorali delle istituzioni elettive locali.
(4-03117)

TESTO AGGIORNATO AL 16 SETTEMBRE 2009

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che;
il decreto ministeriale del 31 marzo 2009 ha assegnato 5000 borse ministeriali destinate alle specializzazioni mediche, non rispettando in tal modo le reali esigenze dell'intero territorio nazionale messe in risalto dalla Conferenza Stato-Regioni che ne aveva richieste 8848;
inoltre, lo stesso provvedimento ha previsto l'accorpamento di ben 16 scuole di specializzazione dell'Università «Magna Graecia» di Catanzaro con l'Università Federico II di Napoli e con l'Università di Bari, assegnando a queste ultime due il ruolo di capofila;
tale decisione è gravemente lesiva dell'Università calabrese in quanto penalizza fortemente i giovani laureati del luogo che da ora in poi dovranno sopportare gravi disagi e costi elevati per frequentare sedi universitarie lontane;
il provvedimento risulta altresì dannoso non solo per la sopravvivenza della Facoltà di medicina e chirurgia del capoluogo calabrese, ma anche per quelle appartenenti

ad atenei di piccole dimensioni e di recente istituzione, soprattutto se del Mezzogiorno;
occorre sottolineare che tale decisione è stata assunta dal Ministero dell'istruzione, università e ricerca senza una consultazione degli organi accademici come richiede l'autonomia universitaria, e che ancora una volta la Calabria viene penalizzata nella formazione dei suoi giovani studenti che si trovano costretti ad emigrare per completare il loro corso di studio -:
quali provvedimenti urgenti e immediati ritenga opportuno adottare al fine di evitare la chiusura di queste scuole di specializzazione le quali hanno raggiunto il loro prestigio grazie soprattutto al rapporto diretto professionale ed umano tra studenti e professori e alla loro elevata qualità didattica che fanno di tali scuole un motivo di vanto non solo per la città di Catanzaro ma per tutto il sud d'Italia.
(2-00393)«Tassone, Vietti, Occhiuto».
(Presentata il 25 maggio 2009)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 21 maggio 2009 il quotidiano la Repubblica, ha pubblicato un articolo dal titolo «Lo tsunami nella scuola elementare»;
nell'articolo si legge che da settembre 2009 oltre 500 maestri di ruolo «torneranno a fare la vita dei precari... mentre acciuffare una supplenza alla scuola elementare sarà quasi impossibile»;
quanto descritto è l'effetto immediato dei tagli degli organici della scuola primaria a seguito dell'introduzione del «maestro unico di riferimento» e della cancellazione delle compresenze;
i tagli colpiscono in maniera drammatica il sud Italia, e in particolare la Sicilia, con un inevitabile peggioramento della qualità dell'istruzione e del diritto allo studio di aree del Paese che già oggi soffrono di una grave mancanza di risorse;
la Flc-Cgil ha diffuso nei giorni scorsi dei dati allarmanti secondo i quali, alla luce della pubblicazione dei trasferimenti della scuola primaria, 2000 maestri di ruolo non troverebbero posto nelle scuole della loro provincia e sarebbero perciò dichiarati in esubero;
per questi insegnanti, si apre un futuro di estrema incertezza perché, senza più una cattedra, saranno costretti a cercarsi un posto in un'altra scuola elementare, magari a decine di chilometri da casa;
i soprannumerari, come sottolineato sopra, si registrano soprattutto al sud con picchi di 847 e 549 insegnanti in meno rispettivamente in Campania e in Sicilia;
tale situazione di esubero si aggiungerà alla riduzione dei posti determinando il licenziamento, solo per i docenti della scuola primaria, di alcune migliaia di lavoratori precari per i quali il Ministro non ha ancora fornito risposte;
quanto descritto è solo il primo effetto tangibile della riforma al quale si aggiungeranno quelli che investiranno gli altri ordini di scuola e il personale ATA;
sempre in base a quanto reso pubblico da Flc-Cgil, in Sicilia sarebbero state istituite solo 272 nuove classi a tempo pieno e sarebbero state disattese 1284 richieste di tempo a 40 ore, nonché 40135 di tempo a 30 ore settimanali, in prima elementare -:
se i tagli previsti per la Sicilia corrispondano a quanto pubblicato in questi giorni dalla stampa;
se non ritenga opportuno intervenire a tutela di migliaia di lavoratori nonché a garantire il diritto delle famiglie a scegliere il tempo scuola più adatto alle proprie esigenze come peraltro il Governo aveva promesso.
(5-01461)

Interrogazioni a risposta scritta:

GHIZZONI, COSCIA, DE PASQUALE, DE TORRE, PES e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 18 dicembre 2008 ha avviato l'esame dei regolamenti di riordino relativi all'istruzione tecnica, professionale e liceale, in attuazione all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 (la cosiddetta Finanziaria estiva);
il Governo, pur avendo deciso di rinviare all'anno scolastico 2010/11 l'avvio della riforma della scuola secondaria superiore, ha proseguito l'iter di approvazione dei suddetti regolamenti senza contemplare però alcun confronto reale con le forze politiche e le parti sociali;
stando a notizie di stampa, il Ministero dell'istruzione ha fatto pervenire una nuova bozza del regolamento sull'istruzione tecnica al Consiglio nazionale della pubblica istruzione, che ne sta elaborando il previsto parere;
nella «nuova» bozza di regolamento si conferma la configurazione dell'istruzione tecnica in due settori, economico e tecnologico, rispettivamente suddivisi in due e nove indirizzi (per il settore economico si prevedono gli indirizzi di amministrazione, finanza e marketing e di turismo; mentre per quello tecnologico gli indirizzi sono: meccanica, meccatronica ed energia, trasporti e logistica, elettronica ed elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, grafica e comunicazione, chimica, materiali e biotecnologie, tessile abbigliamento e moda, agraria e agroindustria, costruzioni, ambiente e territorio). Novità di rilievo sono da registrarsi, invece, sulle modalità di avvio della riforma, poiché si prevede che gli istituti tecnici «sono riorganizzati e potenziati a partire dalle prime e dalle seconde classi funzionanti nell'anno scolastico 2010/2011 secondo le norme contenute nel presente regolamento; nel medesimo anno scolastico le terze classi proseguono secondo i piani di studio previgenti con un orario complessivo annuale delle lezioni di 1.056 ore, corrispondente a 32 ore settimanali, le quarte e le quinte proseguono secondo i piani di studio e gli orari previsti dall'ordinamento previgente». È altresì stabilito che «con successivo decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avente natura non regolamentare, previo parere della Conferenza Stato, regioni e province autonome di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti, tra gli altri, i criteri per il raccordo tra il previgente ordinamento e quello previsto dal regolamento per accompagnarne il passaggio nelle seconde classi funzionanti nell'anno scolastico 2010/2011, nelle quali si completa l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e la rideterminazione dei quadri orario a partire dalle terze classi degli istituti tecnici funzionanti nell'anno scolastico 2010/2011, secondo il previgente ordinamento, con un orario complessivo annuale corrispondente a 32 ore settimanali;
appare grave che il nuovo ordinamento non si applichi solo alle prime classi, ma anche alle seconde: oltre a costituire una scelta inedita a qualsiasi processo di riforma scolastica poiché lo studente ha diritto a compiere il proprio percorso di istruzione secondo le modalità inizialmente prescelte, questa decisione disattende il patto educativo tra scuola, genitori e studenti, come peraltro già accaduto con l'abolizione delle compresenze in tutte le cinque classi della scuola primaria;
altrettanto grave, e sostanzialmente inattuabile, appare la norma che riguarda le future terze classi, che pur proseguendo secondo i piani di studio già vigenti, vedranno drasticamente ridotto il loro quadro orario (di 4-6-8- ore) senza precisa indicazione dei criteri che dovrebbero presiedere a tale taglio;
gli attuali indirizzi dell'istruzione tecnica sono numerosi (oltre 400) e frammentati

con duplicazioni non corrispondenti alle esigenze del mondo del lavoro, pare però difficile che i soli 11 indirizzi previsti possano ricomprendere le molte positive sperimentazioni (quali il liceo scientifico tecnologico) così come le specializzazioni di «nicchia» di estremo valore per il Paese -:
se le notizie citate in premessa corrispondano al vero, e quali conseguenti correttivi intenda assumere affinché con la nuova riforma non si deprima il sistema dell'istruzione tecnica ma lo si valorizzi e lo si potenzi secondo gli indirizzi della commissione De Toni.
(4-03105)

NARO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, istituita con legge del 10 ottobre 1990, n. 287, ha il compito di vietare che, attraverso intese restrittive della libertà di concorrenza ed abuso di posizione dominante, venga ad essere impedito, ristretto o falsato il libero gioco della concorrenza all'interno del mercato;
l'Autorità opera in modo autonomo anche per impedire operazioni di concentrazione, volte, anche queste, a falsare la libera concorrenza;
ai sensi della normativa vigente l'Antitrust opera, sia nell'irrogazione di diffide che di sanzioni alle libere imprese ed agli enti che si rendano colpevoli di violare le regole del libero mercato;
ai sensi dell'articolo 21 e seguenti della legge 10 ottobre 1990, n. 287 l'Autorità, ai fini di una più completa tutela della concorrenza e del mercato esprime pareri sulle iniziative legislative o regolamentari riguardanti la concorrenza, che determinino distorsioni della concorrenza o del corretto funzionamento del mercato, che non siano giustificate da esigenze di interesse generale;
con un recente parere del 21 aprile 2009, pubblicato sul Bollettino dell'Autorità n. 15 del 4 maggio 2009, l'Autorità stessa ha espresso un parere in sede consultiva sulle modalità di individuazione del numero chiuso per l'accesso ai corsi di laurea in odontoiatria;
in detto parere viene rilevato che la determinazione dei posti per l'accesso ai corsi di laurea in odontoiatria si baserebbe in modo prevalente sul calcolo del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo, mentre invece dovrebbe essere tenuta in considerazione esclusivamente l'offerta formativa proveniente dalle Università;
nel parere, inoltre, viene contestata la presenza dei rappresentanti delle professioni nell'ambito della procedura amministrativa di individuazione del numero degli accessi al corso di laurea in odontoiatria, ritenendoli competenti solo ad esprimersi sulle tematiche medico-scientifiche. L'Antitrust parrebbe attribuire agli Ordini delle professioni sanitarie, ed in particolare ai rappresentanti ordinistici della professione odontoiatrica, un ruolo di difesa corporativa diretto ad impedire un accesso libero alla professione, che, ad avviso dell'interrogante, non corrisponde al vero ruolo svolto dall'Ordine;
si rileva che la partecipazione dei rappresentanti degli Ordini e Collegi professionali al procedimento di determinazione del numero degli studenti da ammettere ai corsi di laurea è direttamente previsto dall'articolo 6, comma ter, del decreto legislativo n. 502 del 1992 nell'ambito di una collaborazione con il MIUR e con il Ministero della salute;
gli Ordini delle professioni sanitarie sono stati costituiti con legge ordinaria dello Stato (DLGSCPS 13 settembre 1946, n. 233) e che fra i compiti delle Federazioni delle professioni sanitarie e previsto quello di «dare il proprio concorso alle autorità centrali nello studio e nell'attuazione dei provvedimenti che comunque

possano interessare gli Ordini e quello di favorire e promuovere sul piano nazionale tutte le iniziative intese a facilitare il progresso culturale degli iscritti (articolo 15, lettera c) ed e) del DLGSCPS n. 233/46)»;
gli Ordini professionali sono enti pubblici non economici, ausiliari della pubblica amministrazione, e non associazioni privatistiche dirette a mantenere l'esistente e ad impedire un facile accesso al mondo della professione, il compito degli Ordini è quello, in primis, di tutelare la corretta applicazione dell'articolo 32 della Costituzione in base al quale la tutela della salute costituisce un fondamentale diritto dell'individuo, posto che sicuramente nel campo delle professioni sanitarie la qualità dell'atto medico deve essere tutelata e promossa in quanto elemento indispensabile per garantire la tutela della salute e la difesa dei cittadini;
è evidente che nel campo della professione medica e di quella odontoiatrica in particolare, occorrerebbe concentrarsi sempre sottovalutata lotta al fenomeno dell'esercizio abusivo della professione che costituisce una triste prerogativa del nostro Paese in quanto questa, si, elemento distorsivo della concorrenza e soprattutto pericolo incombente per una corretta tutela della salute;
non appare condivisibile infine, alla luce della normativa vigente, inquadrare le professioni intellettuali come quelle medica ed odontoiatrica, quali attività di carattere imprenditoriale, soggette soltanto al rispetto delle regole della libera concorrenza e del mercato -:
se i ministri interrogati intendano o meno aderire alle considerazioni dell'autorità o se ritengano opportuno valorizzare il ruolo degli ordini professionali.
(4-03116)

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRASSINETTI e BARANI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia circa 9 milioni di persone usano farmaci omeopatici spendendo ogni anno più di 300 milioni di euro, e oltre 20.000 medici li prescrivono;
le linee guida relative alla registrazione di farmaci omeopatici sono definite da una procedura «semplificata», stabilita dall'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e devono essere pubblicate in Gazzetta Ufficiale;
ad oggi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di tali atti, espressamente richiesta dalla legge n. 219 del 2006, non è stata ancora disposta;
gli addetti del settore operanti in Italia sono costretti ad agire all'interno di un quadro normativo alquanto incerto e carente e ciò a discapito dello sviluppo della ricerca di settore e della formazione dei professionisti operanti in tale ambito;
tra l'altro, la mancata applicazione di questa norma è causa di un danno gravissimo per tutto il settore produttivo che, va ricordato, rappresenta il terzo mercato in Europa dopo Francia e Germania e che versa allo Stato Italiano tra Irpef, Irap, Iva ed altre imposte oltre 50 milioni di euro ogni anno;
la mancata applicazione della norma rappresenta altresì un grave limite per tutte le aziende del settore nel creare nuovi posti di lavoro, nel poter sviluppare all'estero il nostro mercato (poiché all'estero chiedono le autorizzazioni del nostro Paese che, appunto, mancano) e soprattutto, cosa estremamente grave si frena il motore della ricerca scientifica creando un danno irreparabile alla salute dei singoli cittadini oltre che alla loro libertà;

una tale situazione è ormai insostenibile e vi è la necessità di adeguare il quadro legislativo nazionale a quelle che sono le reali esigenze dei nostri cittadini, ottemperando, oltremodo, agli impegni che l'Unione Europea, con la direttiva (Dir. n. 2003/94) recepita dal decreto legislativo n. 219 del 2006, ci ha imposto -:
se il Ministro interrogato intenda verificare quali siano le ragioni che impediscono ad AIFA di procedere alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del modello di registrazione «semplificato» relativo alle specialità medicinali omeopatiche e intervenire con la massima prontezza e decisione al fine di porre termine al quadro di incertezza normativo descritto in premessa.
(5-01454)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER e LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 80 prevede un ingente Piano straordinario di verifica delle invalidità civili;
le posizioni potenzialmente da verificare - seguendo i criteri espressi dalla citata norma e dal decreto ministeriale 29 gennaio 2009, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2009 «Attuazione di un piano straordinario di verifica delle invalidità civili» nonché dalla circolare dell'Inps n. 26 del 23 del 26 febbraio 2009, sono esattamente 400.000, e tra queste verranno effettuate le 200.000 previste;
ai fini della elaborazione del campione di soggetti rientranti nel piano straordinario sono stati esclusi:
a) coloro che risultino affetti dalle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, relativo a tipologie di malattia a carattere ingravescente, che come è noto, non sono sottoponibili a visite di revisione, a condizione che la documentazione sanitaria in possesso della Azienda Usl sia confacente a quella prevista dal decreto citato;
b) i residenti in regione Valle d'Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano;
c) le persone di età inferiore ai 18 anni e di età superiore ai 78 anni;
d) i soggetti titolari di prestazioni sospese, gli invalidi inviati o da inviare a visita sanitaria di revisione rispettivamente dopo il 1o luglio 2007 o entro il 30 giugno 2010;
per i soggetti esclusi dal piano di verifica poiché rientranti in una delle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, l'Inps afferma che l'esonero deve essere confermato dalla Commissione medica decentrata che ha l'onere di valutare la documentazione agli atti;
nonostante il decreto ministeriale del 2 agosto 2007 escluda dal piano di verifica coloro che siano affetti da tipologie di malattie a carattere ingravescente, l'Inps ha convocato a visita un invalido civile interdetto con sentenza del tribunale di Venezia, da oltre 20 anni, in quanto affetto da grave minorazione psicofisica tale da renderlo incapace di provvedere direttamente ai propri interessi, tant'è che la convocazione è stata indirizzata al tutore;
in questo caso pur davanti all'evidenza dei fatti, in quanto la convocazione è stata inviata al tutore, quest'ultimo ha dovuto presentare un ulteriore certificazione che attestasse lo stato psicofisico dell'individuo;
questo è solo uno dei molteplici casi di chiamata a visita da parte dell'Inps di persone che di fatto dovrebbero essere escluse dal piano di verifica straordinario in quanto affette da tipologie di malattie a carattere ingravescente di cui al decreto ministeriale 2 marzo 2007 -:
quante siano a tutt'oggi, le pensioni revocate a fronte della totalità dei controlli effettuati e quanto sia il costo complessivo di tutta l'operazione;

quante siano le persone rientranti nelle tipologie previste dal decreto ministeriale del 2 agosto 2007 che nonostante ciò siano state chiamate dall'Inps per accertare la loro invalidità poiché l'Inps stesso non ha ritenuto sufficiente la documentazione in suo possesso e tra queste quante siano quelle che si sono viste revocare la pensione;
quanti siano a tutt'oggi i contenziosi aperti a seguito di revoca della pensione di invalidità.
(4-03109)

ARGENTIN e BINETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la malattia di «Huntington», o «Corea di Huntington», è una malattia neurologica degenerativa, a carattere ereditario, caratterizzata da movimenti involontari di tipo coreico che gradualmente impediscono ogni attività che colpisce in Italia circa 4000 persone;
ai sintomi motori si accompagnano disartria, disfagia e deficit cognitivi con decadimento precoce delle funzioni mentali;
le alterazioni psichiche possono procedere o seguire l'esordio dei sintomi neurologici e consistono principalmente in depressione, demenza progressiva e, in taluni casi, vere e proprie manifestazioni psicotiche;
il meccanismo patologico, innescato dalla mutazione genetica che è alla base della malattia, non è ancora del tutto chiarito e perciò non esiste una terapia risolutiva e, per questo, si usano farmaci che limitano e contengono le manifestazioni sintomatiche, talvolta con buoni risultati e netto miglioramento della qualità della vita;
il farmaco attualmente utilizzato per contrastare questa patologia è il Xenazina, un neurolettico commercializzato in Italia, inserito nella fascia A con la sigla RRL, il quale però non può essere prescritto dal medico di base ma solo da centri ospedalieri e medici specialisti in quanto non è previsto un Piano Terapeutico;
tale direttiva emanata dall'AIFA in data 17 ottobre 2008 (prot. 105460) non fa altro che scoraggiare l'uso di un farmaco benefico nonché aggiungere un'ennesima difficoltà alla vita già complicata e difficile di chi è colpito da questa malattia -:
quali siano i motivi per cui un farmaco così importante per i malati di Huntington non sia stato ancora inserito in un Piano terapeutico e non gli sia stata tolta la sigla RRL (Ricetta Ripetibile Limitativa) visto che la malattia è irreversibile.
(4-03112)

...

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

VERINI, LOSACCO, GOZI e TOUADI. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 17 marzo 2009 è stata presentata a Bruxelles la campagna informativa del Parlamento europeo in vista delle prossime elezioni che si terranno nei 27 paesi dell'Unione europea tra il 4 e il 7 giugno e che coinvolgeranno più di 375 milioni di persone;
tale campagna, finalizzata a sensibilizzare l'importanza democratica della partecipazione al voto nella prossima tornata elettorale, è stata diffusa in 23 lingue, ed è già largamente conosciuta in tutti i paesi europei;
autorevoli organi di informazione nazionali hanno denunciato nei giorni scorsi il fatto che il Governo italiano abbia rifiutato di diffondere nel nostro paese i manifesti della campagna, «in particolare l'eloquente manifesto che rappresenta da una parte un castello turrito e merlato e

dall'altra una verde domestica siepe con questa semplice domanda: Quanto devono essere aperte le nostre frontiere?»;
il Ministro interrogato avrebbe rilasciato un comunicato nel quale dopo aver definito tale campagna «inadeguata», avrebbe dichiarato di non volersene avvalere e di voler ricorrere piuttosto ad una propria, diversa iniziativa;
qualora quanto riportato corrispondesse a verità, a giudizio degli interroganti si ritiene necessario ed urgente conoscere le motivazioni alla base di una decisione che sarebbe grave, arbitraria, e che rappresenterebbe anche una nuova conferma della scarsa sintonia del governo italiano con il comune sentire dell'Europa comunitaria;
una tale scelta, infatti, si configurerebbe come l'ennesima testimonianza di un arroccamento ingiustificato del nostro Governo nei confronti dell'Europa, confermato - purtroppo - anche dalle recenti, frequenti, occasioni che hanno visto il Governo italiano assumere posizioni in contrasto non solo con il buon senso e le ragioni della solidarietà, ma perfino con organismi europei e sovranazionali, come avvenuto sul tema dell'immigrazione -:
se risponda al vero quanto pubblicato da alcuni organi di informazione e quali urgenti iniziative il Governo intenda mettere in atto, in vista della ravvicinata scadenza delle elezioni europee, per promuovere, in sintonia con il Parlamento europeo, la massima partecipazione dei cittadini al voto, così importante per il futuro dell'Europa e degli stati nazionali.
(4-03107)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con atto di protocollo numero 5258/33/01-152 del 13 maggio 2009, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'innovazione, onorevole Renato Brunetta, ha fornito delle delucidazioni in merito all'interrogazione a risposta scritta numero 4/01838 del 10 dicembre 2008;
il documento ispettivo concerneva la monetizzazione delle ferie non fruite per ragioni di servizio da parte dei dipendenti pubblici al momento della quiescenza;
i chiarimenti offerti dall'onorevole Brunetta confermano che, ai sensi della normativa vigente e del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto delle Regioni e delle Autonomie Locali, alla cessazione del rapporto il periodo di ferie non goduto dal dipendente và sì liquidato ma solamente rispetto all'ultimo anno di servizio e non già dell'intero corso lavorativo;
non risulta, però, che la risposta di cui sopra abbia preso posizione su cosa intenda fare il Ministero interrogato per evitare che gli Enti Locali versino indennità non dovute in sede di contenzioso di lavoro piuttosto che a titolo conciliativo;
la risposta di cui sopra non ha neppure specificato quanti e quali vertenze, giudiziali o stragiudiziali, risultino a tutt'oggi in corso tra gli Enti Locali e il rispettivo personale in fase di pensionamento -:
se sia a conoscenza che effettivamente siano in corso delle vertenze, anche a carattere giudiziario, tra alcuni Comuni e Comunità Montane e propri ex dipendenti i quali, all'atto di entrare in quiescenza, sosterrebbero di aver diritto alla monetizzazione non solo delle ferie non godute per ragioni di servizio nel corso dell'ultimo anno di attività bensì anche degli anni pregressi;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se, alla luce dell'attuale CCNL del comparto, le ferie non fruite possano essere cumulate al fine di una loro futura liquidazione complessiva o

se, piuttosto, le stesse non debbano essere attribuite al dipendete nel corso del successivo anno solare;
sempre in caso di risposta affermativa al primo quesito, se non intenda intervenire nella vicenda segnalata in narrativa e con l'atto ispettivo numero 4/01838 del 10 dicembre 2008 per gli opportuni chiarimenti interpretativi del caso, mediante la pubblicazione di apposita circolare agli Enti Locali o altro provvedimento ritenuto adatto all'esigenza informativa dei diretti interessati.
(5-01462)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

BARBATO e DONADI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
lo storico quotidiano Il Mattino, colpito dalla crisi, rischia la chiusura; è di pochi mesi fa, infatti, la notizia che il quotidiano fondato nel 1892 da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, la più antica voce del Meridione in Italia, con sede a Napoli, dovrà tagliare 37 posti di lavoro, chiudere la sede di Roma e gli uffici di Milano e Reggio Calabria;
l'azienda editoriale Il Mattino spa il 18 marzo 2009 ha, infatti, presentato un piano di ristrutturazione «in presenza di crisi», che contiene, oltre al taglio del personale e alla chiusura di diverse sedi, una serie di trasferimenti e riduzioni delle retribuzioni per chi resta in organico;
sembra, però, che la crisi non sia giustificata da un calo delle vendite (Il Mattino è e resta di gran lunga giornale leader in Campania), bensì da una forte contrazione nei primi mesi del 2009 delle entrate pubblicitarie;
non si è pensato di avviare un concreto piano di rilancio e investimenti, per immaginare un prodotto più moderno e al passo con le nuove tecnologie, ma si è preferito offuscare la funzione storica essenziale de Il Mattino: quella di essere la principale e più autorevole voce del Mezzogiorno, in grado di informare opportunamente sulle scelte politiche ed economiche italiane;
come si legge nel piano di ristrutturazione finanziaria, il nuovo Mattino sarà «fortemente orientato alla sua area di diffusione primaria», cioè racconterà ai campani cosa accade in Campania, come un quotidiano locale; non avrà più la redazione di Roma; non avrà più gli uffici di corrispondenza di Milano e di Reggio Calabria; il nuovo Mattino non avrà più nessun cronista in Parlamento, nei ministeri, alla conferenza Stato-regioni, nei luoghi chiave dove si prendono decisioni fondamentali per chi vive a Napoli e nel Mezzogiorno. Le informazioni da Roma e dal mondo arriveranno «in maniera organica e continua» - si legge ancora nel piano - dall'utilizzo «di conoscenze presenti nelle testate del gruppo», ovvero de Il Messaggero, i cui autorevoli giornalisti, stante la loro professionalità, certamente non riprodurrebbero quella visione meridionalista, che è stata, e dovrà continuare ad essere, la mission di un giornale autorevole;
sul piano presentato dall'azienda la redazione de Il Mattino ha cominciato una dura vertenza, opponendosi a un progetto di ristrutturazione che pagherebbero i giornalisti e i lettori; «l'identità de Il Mattino è a rischio e con il suo principale giornale rischia di fare un passo indietro tutto il Mezzogiorno». È l'appello del comitato di redazione de Il Mattino, a cui si sono aggiunti tanti messaggi di solidarietà arrivati in queste settimane, dal consiglio regionale della Campania, dal consiglio comunale di Napoli, da sindacati, politici, da lettori e collaboratori della storica testata, i quali hanno fondato un gruppo su Facebook («Salviamo Il Mattino») forte di 4.000 adesioni;
il giornale fa capo al gruppo editoriale romano de Il Messaggero di Caltagirone editore,

che, com'è noto, gode dei contributi concessi dallo Stato all'editoria -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra descritta e se non ritenga che le sovvenzioni date ai gruppi editoriali debbano salvaguardare proprio il pluralismo dell'informazione sancito dalla Costituzione e i patrimoni culturali ad esso legati.
(3-00542)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 MAGGIO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, COMPAGNON, GALLETTI, TABACCI, CICCANTI, VOLONTÈ, ANNA TERESA FORMISANO, PEZZOTTA, RUGGERI e NARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
intervenendo lunedì 24 maggio 2009 ad un convegno, il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, ha sottolineato la necessità di ridurre i costi di alcuni servizi primari per i cittadini attraverso una maggiore concorrenza nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni, delle assicurazioni, del credito e dei servizi professionali;
il Presidente Catricalà ha rimarcato il fatto che, nonostante le dichiarazioni di facciata, tutte nel senso di andare avanti nella concorrenza, esistono «interventi sporadici ma significativi che, in Parlamento, tentano di riportare indietro le lancette dell'orologio»;
l'allarme lanciato dal Presidente Catricalà coincide con le conclusioni dell'indagine fatta dall'Istituto Bruni Leoni la scorsa settimana sull'indice delle liberalizzazioni, che dipingono un'Italia con «un piede nel mercato e uno nell'interventismo statale» e che vi è una «assenza di volontà politica di incisività dell'azione politica»;
il Presidente di Confindustria ha puntato l'indice contro le società pubbliche dei servizi locali, alfieri «dell'avanzata impressionante del neostatalismo», e sottolinea il fatto che la parola «liberalizzazione» sembra essere sparita dal dibattito pubblico;
la polemica sul numero dei deputati e sul loro costo per le casse dello Stato, sollevata nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio dei ministri, non coinvolge stranamente il mondo delle società pubbliche locali, che risultano, invece, essere dispensatrici di circa 6 mila «poltrone» alla politica;
il testo contenuto nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che riordina le regole per i servizi locali, è risultato ambiguo e contraddittorio, tanto che il Ministro per i rapporti con le regioni ha dovuto rinunciare ad emanare il regolamento attuativo, la cui scadenza era fissata al 16 febbraio 2009 -:
quali siano i motivi di questo silenzio istituzionale su un argomento, che ci pone in forte condizione di inferiorità rispetto agli altri Paesi europei e che è ritenuto unanimemente la strada più diretta per il contenimento dei costi dei servizi per gli utenti e un freno all'aumento dell'inflazione previsto nei prossimi mesi, e quali iniziative intenda assumere a riguardo.
(3-00544)

Interrogazione a risposta orale:

RUGGERI e COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le presunte speculazioni dei petrolieri che avrebbero determinato i nuovi rincari del prezzo dei carburanti, hanno spinto i distributori di carburante ad annunciare una serrata nei giorni 24 e 25 giugno 2009, anche sulle autostrade;
la scorsa settimana, nel corso di una audizione al Senato, il Presidente dell'Unione

Petrolifera avrebbe tuttavia ribaltato le accuse su Governo e Parlamento, rei di aver penalizzato indebitamente la categoria attraverso l'introduzione della Robin Tax e delle royalties sulle estrazioni di idrocarburi;
per il Presidente dell'U.P., De Vita, confrontando l'andamento progressivo 2008-2009 del differenziale Italia-area Euro, emergerebbe una sostanziale stabilità dei prezzi, che sarebbe l'andamento dei mercati internazionali a fissarne il livello il prezzo e che i gestori controllerebbero il tutto stabilendo anche il prezzo finale;
i gestori, invece, lamentano la riduzioni dei margini di vendita imposti dalla compagnie ma anche la mancanza di una piena liberalizzazione del settore che non consente la realizzazione di un sistema multivendita europeo;
in questo rimbalzo di responsabilità a rimetterci sono comunque i consumatori finali che hanno visto tornare il prezzo della «verde» ai livelli dell'autunno scorso, sfiorando in molti distributori quota 1,3 euro al litro, tornano ad invocare le liberalizzazioni e ad attaccare le speculazioni in atto, denunciando lo scollamento temporale tra le dinamiche di discesa e di rialzo dei prezzi alla pompa -:
se non ritenga, al fine di evitare un increscioso rimpallo di accuse e responsabilità che non produce risultati, investire il garante per la sorveglianza dei prezzi di maggiori poteri ispettivi, affidandogli anche attraverso opportune iniziative normative reali poteri sanzionatori, che consentano di chiarire la situazione e migliorare la trasparenza nei prezzi dei carburanti al dettaglio, che rappresentano una voce significativa e sempre più pesante nei bilanci familiari.
(3-00539)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALLASIA, FAVA, REGUZZONI e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i fondi strutturali europei (PON) sono stimabili in circa 3,1 miliardi di euro;
attualmente sono stati predisposti specifici accordi di programma con le regioni dell'obiettivo convergenza che hanno impegnato risorse pari a 2 miliardi di euro circa, lasciando aperti, per l'anno 2009, gli spazi per ulteriori interventi;
risultano poi disponibili, secondo l'interrogante, circa 6 miliardi di euro dei fondi per le aree sottoutilizzate (FAS), destinati al finanziamento di altri accordi di programma riguardanti la ricerca e lo sviluppo e gli investimenti innovativi, i quali non hanno avuto ancora l'approvazione da parte degli organi istituzionali competenti;
obiettivo del programma FAS è accrescere la capacità di produrre delle piccole e medie imprese e utilizzare ricerca e innovazione di qualità per l'innesco di uno sviluppo duraturo e sostenibile su tutto il territorio nazionale, con un approccio strategico integrato anche con i fondi strutturali per la ricerca e la competitività;
il fondo per le agevolazioni alla ricerca (FAR) finanzia la realizzazione di autonomi progetti di ricerca industriale che interessano prevalentemente il Centro-Nord. Le risorse disponibili sono stimate in 1,5 miliardi di euro e finanziano gli interventi di cui al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297 e del decreto ministeriale 8 agosto 2000;
le suddette risorse, a giudizio dell'interrogante, giacciono inutilizzate da tempo nelle pieghe della burocrazia, in attesa della firma del relativo decreto di riparto, arrecando un serio danno alle competitività di importanti settori produttivi del Paese;
tra le posizioni bloccate figurano una cinquantina di progetti riguardanti aree del Centro-Nord per oltre 300 milioni di euro, i cui decreti di riparto risultano già predisposti senza che le risorse siano utilizzabili, nonostante le numerose richieste già istruite ed erogabili -:
se il Ministro in indirizzo voglia favorire la stipula di nuovi accordi di programma su tutto il territorio nazionale a

cui indirizzare le risorse dei fondi strutturali rimaste inutilizzate per l'anno 2009, al fine di aiutare le imprese ad uscire dall'attuale fase di crisi economica;
se non intenda adottare, attraverso iniziative legislative, opportuni interventi che portino alla disponibilità e all'utilizzo delle risorse finanziarie di cui in premessa nel campo della ricerca e sviluppo e degli investimenti innovativi, posto che tali risorse consentirebbero la realizzazione di importanti progetti di industrializzazione nel Paese.
(5-01453)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUGGERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da circa due anni il centralino telefonico del Centro Postale Operativo di Lecce risulta in avaria;
i centralinisti impiegati sono costretti ad effettuare i collegamenti con un telefono monolinea inidoneo al servizio e di superficiale efficacia;
l'uso di un telefono monolinea rende le linee sovraccariche ed il servizio inefficiente, motivo per cui si sono verificate molte lamentele da parte degli utenti del servizio;
i centralinisti incontrano notevoli difficoltà nello svolgimento del loro lavoro, difficoltà che si moltiplicano nel caso dei due centralinisti ipovedenti impiegati;
l'organizzazione sindacale FAILP-CISAL ha chiesto ripetutamente all'Azienda Poste Italiane SpA il ripristino del centralino per permettere agli operatori un efficace lavoro e agli utenti di poter usufruire di un servizio efficiente;
i responsabili di Poste Italiane hanno specificato di essersi adoperati per il pronto ripristino del servizio e di essere in attesa della riparazione ma di fatto non è stato fatto ancora nulla -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario avviare opportune iniziative idonee a risolvere l'incresciosa situazione riportata e a far cessare le difficoltà riscontrate.
(4-03111)

BARBIERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la direttiva 2002/92/CE relativa alla intermediazione assicurativa riafferma il ruolo centrale degli intermediari professionali nella distribuzione dei prodotti assicurativi e riassicurativi, con lo scopo primario di permettere il corretto funzionamento del mercato unico delle assicurazioni, attraverso la libera operatività degli intermediari nell'Unione europea. Ulteriore scopo della direttiva è anche quello di provvedere alla tutela dei consumatori sia nella fase di offerta del prodotto assicurativo, che in quella più specifica del servizio post vendita;
il Codice delle assicurazioni, adottato in Italia con decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recepisce detta normativa comunitaria;
il Regolamento ISVAP n. 5 del 16 ottobre 2008 ha disciplinato in via amministrativa l'attività, di intermediazione assicurativa di cui al titolo IX e di cui all'articolo 183 del citato Codice delle Assicurazioni;
con l'emanazione di citato Regolamento Isvap la categoria degli Agenti di assicurazioni, costituita da oltre 22.500 intermediari professionali, che danno lavoro a circa 180.000 addetti al settore, è stata sommersa da numerose ed ad avviso dell'interrogante inutili incombenze amministrative e procedurali che hanno dimostrato nel tempo la loro inutilità in termini di beneficio agli assicurati (modulistica relativa alle iscrizioni, impossibilità per gli agenti di poter svolgere attività di secondo livello professionale o, applicazione di tempi di istruttoria lunghissimi - 90 giorni - che impediscono l'immediata attività degli agenti e dei loro collaboratori iscritti al RUI);

i numerosi oneri prescrittivi contenuti nel Regolamento Isvap e la struttura stessa del Registro intermediari impediscono inoltre la collaborazione professionale tra agenti, con ciò ostacolando il corretto dispiegarsi dei princìpi di liberalizzazione e tutela del consumatore, così come previsto dalla legge 40 del 2007;
in tale contesto di criticità si sottolinea l'assoluta iniquità di un impianto sanzionatorio, che oltre a lasciare ampi margini di discrezionalità, al Collegio di Garanzia ISVAP, impedisce lo svolgimento di una serena attività imprenditoriale;
in altri termini il Regolamento ISVAP n. 5 del 2006, proprio per la sua complessità e ad avviso dell'interrogante per il suo impianto alquanto difficile e confuso costituisce un serio ostacolo alla mobilità degli intermediari assicurativi ed un grave impedimento alla concorrenza;
contro il citato Regolamento Isvap il sindacato degli Agenti assicurativi (SNA) e l'Associazione delle imprese assicuratrici ANIA hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, ed ora è pendente l'Appello al Consiglio di Stato;
tale Organo è chiamato a pronunciarsi sulla legittimità complessiva del Regolamento ISVAP o sulla opportunità della stessa azione amministrativa dell'Isvap, che a giudizio dei ricorrenti è andata oltre i poteri regolamentari delegati all'Istituto del Codice delle Assicurazioni, senza tenere conto delle ricadute sul mercato assicurativo ed in particolare sulla intermediazione professionale -:
se intenda convocare un tavolo di concertazione con le Organizzazioni sindacali degli Agenti e Imprese di assicurazione, per porre rimedio ad una situazione non più procrastinabile;
se il governo intenda procedere ad una modifica del Codice delle Assicurazioni, adeguandolo alle mutate esigenze del mercato assicurativo, predisponendo a tal fine, una migliore classificazione degli intermediari e chiarezza nei rapporti tra gli stessi e le imprese di assicurazione.
(4-03118)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00161, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vico.
La mozione Franceschini e altri n. 1-00165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Vico, Strizzolo.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Frassinetti e Pes n. 7-00150, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche al deputato Catanoso.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Damiano e altri n. 5-01426, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Biasi.
L'interrogazione a risposta in Commissione Bellanova n. 5-01445, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Cota n. 1-00179 del 18 maggio 2009;
mozione Cicchitto n. 1-00180 del 18 maggio 2009.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Interrogazione a risposta scritta Maran n. 4-02411 del 26 febbraio 2009.