XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 183 di mercoledì 27 maggio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,35.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brancher, Brugger, Colucci, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Milanato, Mura, Pescante e Soro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 9,40).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge:
COSIMO LUPPINO, da Genova, chiede norme in materia di democrazia interna dei partiti politici (656) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIAN ANTONIO CONTE, da Milano, chiede norme in materia di elezione del Presidente del Consiglio dei ministri da parte del Parlamento (657) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
FRANCESCO DE STEFANO, da Torre Annunziata (NA), chiede provvedimenti per ridurre la dipendenza dei piccoli imprenditori dalle banche (658) - alla X Commissione (Attività produttive);
CIRO ORILIA, da Caserta, chiede l'applicazione della legge n. 124 del 1963 agli ex dipendenti delle confederazioni sindacali soppresse nel 1944 assunti da enti pubblici e istituti di diritto pubblico (659) - alla XI Commissione (Lavoro);
LUCA MARCO COMELLINI, da Cerveteri (RM), chiede modifiche alle leggi n. 78 del 2000 e n. 121 del 1981, in materia di Forze di polizia (660) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede nuove norme in materia di responsabilità degli avvocati e dei magistrati e l'istituzione di un'autorità di controllo sulle professioni legali (661) - alla II Commissione (Giustizia);
GIUSEPPE OLIVERI, da Enna, chiede modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 336 del 1982, in materia di ricostruzione di carriera del personale della Polizia di Stato (662) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ANNA MARIA CASCHETTO, da Modica (RG), chiede - in caso di equiparazione dell'età pensionabile di donne e Pag. 2uomini - il riconoscimento alle donne, ai fini del raggiungimento del limite minimo di età, di un anno di anzianità per ogni figlio (663) - alla XI Commissione (Lavoro).
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
misure per ridurre i rischi di ingerimento accidentale dei prodotti igienico-sanitari (664) - alla XII Commissione (Affari sociali);
la fissazione di un tasso di interesse sui depositi bancari non inferiore al 4 per cento (665) - alla VI Commissione (Finanze);
CARMINE GONNELLA, da Londra, chiede che il personale delle istituzioni italiane all'estero sia costituito per la metà da italiani residenti all'estero e che questi ultimi siano chiamati a scegliere i consoli generali e i direttori degli istituti di cultura all'estero (666) - alla III Commissione (Affari esteri);
GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede che i cittadini italiani che hanno conseguito un diploma di laurea in giurisprudenza possano difendersi personalmente in tutti i gradi di giudizio e la fissazione di un termine massimo di durata dei processi (667) - alla II Commissione (Giustizia).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge n. 44, 419, 471, 649, 772, 844, 965, 1075, 1101, 1190, 1469, 1488, 1717, 1737, 1766, 1998, 2177, 2299, 2322, 2349 e 2406.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la IX Commissione (Trasporti) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
ZELLER e BRUGGER: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di limitazioni nella guida e di sanzioni per talune violazioni» (44);
CONTENTO: «Disposizioni per accrescere la sicurezza della circolazione stradale mediante l'utilizzo della segnaletica orizzontale» (419);
ANNA TERESA FORMISANO: «Modifica all'articolo 126 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di conferma della validità della patente di guida per soggetti post-comatosi» (471);
META ed altri: «Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale» (649);
CARLUCCI: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti, nonché di iscrizione delle violazioni nell'anagrafe nazionale degli abilitati alla guida» (772);
LULLI ed altri: «Modifica dell'articolo 78 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per la semplificazione delle procedure relative alla modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli a motore» (844);
CONTE: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di regole di comportamento nell'esecuzione dei servizi di polizia stradale, di limiti all'utilizzo di apparecchi per la rilevazione della velocità e di destinazione delle entrate derivanti dalle sanzioni per la violazione dei limiti di velocità» (965);
VELO ed altri: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di confisca dei veicoli in caso di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (1075); Pag. 3
BOFFA ed altri: «Introduzione dell'articolo 126-ter del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di certificato a punti di idoneità alla guida di ciclomotori» (1101);
VELO ed altri: «Modifiche agli articoli 188 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e 74 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in materia di contrassegni per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide» (1190);
VANNUCCI: «Modifica all'articolo 116 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per l'introduzione della prova pratica per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori» (1469);
LORENZIN ed altri: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida accompagnata dei minori di anni sedici e di esercitazioni di guida» (1488);
MOFFA ed altri: «Disposizioni per il miglioramento della segnaletica stradale e delega al Governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285» (1717);
MINASSO ed altri: «Modifica dell'articolo 78 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per la semplificazione delle procedure relative alla modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli a motore» (1737);
GIAMMANCO: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio commesso a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (1766);
GUIDO DUSSIN ed altri: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e altre disposizioni in materia di circolazione delle biciclette e di caratteristiche tecniche delle piste ciclabili» (1998);
COSENZA: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (2177);
BARBIERI: «Modifica degli articoli 72, 75, 76, 78, 79 e 80 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di equipaggiamento dei veicoli e di omologazione degli stessi e delle loro dotazioni» (2299);
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Disposizioni per la disciplina e la diffusione della pratica del guidatore designato» (2322);
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Disposizioni in materia di bevande alcoliche e interventi per il miglioramento della sicurezza stradale» (2349);
STASI: «Modifiche agli articoli 126-bis e 208 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di superamento dell'esame per il recupero del punteggio della patente nonché di adempimenti degli enti locali in ordine ai proventi delle sanzioni amministrative» (2406).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANGELO COMPAGNON. Sull'argomento, signor Presidente.

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PRESIDENTE. Ma ho già dichiarato che rimaneva così stabilito, perché quando ho chiesto se vi erano obiezioni nessuno ha alzato la mano.

ANGELO COMPAGNON. Diciamo che allora, invece di fare un'obiezione, svolgerò una considerazione, se me lo permette.

PRESIDENTE. Sta bene, le è concesso.

ANGELO COMPAGNON. Grazie, tanto non mi pare che il Parlamento oggi sia particolarmente impegnato (Commenti)... Come è molto democristiano? Io sono rimasto democristiano, non cambia niente, è una questione di coerenza e di convinzione.
Volevo solo far presente che evidentemente il trasferimento di queste proposte di legge alla Commissione in sede legislativa ha anche una sua valenza, perché la sicurezza stradale rappresenta indubbiamente uno degli elementi che preoccupa un po' tutti. Volevo sottolineare che il trasferimento alla sede legislativa è stato chiesto regolarmente sulla base della richiesta dei quattro quinti dei componenti della Commissione, con la totale assenza però di un gruppo, che è presente in Commissione, ossia l'UdC.
Ciò non tanto perché l'UdC - ed io, che sono componente di questa Commissione, in modo particolare - sia contrario alla sede legislativa. Ritengo però che l'argomento sia talmente delicato e necessitante di approfondimenti che non vorrei - questa è la mia preoccupazione - che la sede legislativa determinasse un percorso troppo restrittivo e poco approfondito, anche se sono state svolte (ne debbo dare atto al presidente della Commissione ed ai suoi componenti) tutte le audizioni possibili ed immaginabili.
Ieri anche la posizione del sottoscritto nella capigruppo che ha rifiutato il bypass di due giorni non era in funzione di una contrarietà rispetto alla sede legislativa in quanto tale, ma della preoccupazione che possa mancare un dibattito vero, che avrei voluto avvenisse non nella Commissione ma in quest'Aula (consapevole del fatto che il rischio è che in quest'Aula magari la trasversalità potrebbe modificare il lavoro fatto). Ritengo che un argomento come questo avrebbe dovuto concludersi con un dibattito nell'Aula parlamentare e non nella Commissione.
Ovviamente mi rimetto democraticamente alla decisione della maggioranza e sarò presente ai lavori della Commissione in sede legislativa, ma con questo intervento intendevo sottolineare questa preoccupazione che, purtroppo, credo sia fondata.

PRESIDENTE. Vorrei precisare all'onorevole Compagnon che la proposta di assegnazione è comunque avvenuta in presenza di tutte le condizioni previste dall'articolo 92, comma 6, del Regolamento, e prendo atto che l'onorevole Compagnon conferma di essere a conoscenza di questo fatto.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo in merito ad atti intimidatori compiuti ai danni della Lega Nord nel bolognese - n. 2-00345)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare l'interpellanza Cota n. 2-00345, concernente intendimenti del Governo in merito ad atti intimidatori compiuti ai danni della Lega Nord nel bolognese (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario Mantovano, la nostra interpellanza urgente - che era molto urgente già due mesi fa - ripropone una situazione che si sta ripetendo in maniera troppo pesante e continua in una regione che si è sempre fatta carico di essere democratica e nella quale questi episodi Pag. 5avvengono con una certa frequenza e con una certa pericolosità. Personalmente ne ricordo di pesanti negli anni 1996, 1997 e 1998, e qualcosa di forse ancora più pesante nei primi anni Novanta, che ho vissuto anche personalmente.
A Bologna, in particolare, dal 2000 in poi vi è stato un crescendo di tali episodi: l'attentato con la distruzione di vetrine nella sede di Bologna e da gennaio si è registrata una escalation molto forte. Quando si dice che i cattivi maestri aizzano i peggiori alunni, in questi casi ciò forse è abbastanza vero. Un clima di incoscienza da parte di alcuni esponenti politici, anche bolognesi, non può essere esente da quanto è avvenuto la notte tra il 21 e il 22 marzo.
Lo stesso clima, in precedenza, ha fatto registrare alcuni episodi sempre a Bologna: un'aggressione violenta da parte di alcuni anarchici ad un banchetto della Lega Nord Padania con alcuni ragazzi della Lega che sono stati visitati al pronto soccorso; vi sono inoltre stati rovesciamenti di altri banchetti e altri episodi di intimidazione, in una città e in una terra che non ha mai conosciuto episodi di tal genere o, meglio, li ha conosciuti in un momento pericoloso e speravamo di averli dimenticati: in quel periodo a Reggio Emilia improvvisamente la gente spariva dalle fabbriche e si dava alla macchia per far parte delle Brigate rosse. Accadeva a Bologna, a Modena e a Ferrara.
Non vorrei che nella sottovalutazione della politica emiliana, oltre che di chi governa in quella regione, si stia riproponendo lo stesso errore che fu commesso negli anni Settanta, negli anni di piombo, durante i quali una sorta di omertà istituzionale favorì - così come in altri ambienti l'omertà favorisce la mafia, la camorra, la 'ndrangheta e la sacra corona unita - episodi di illegalità diffusa, talmente diffusa che aveva connivenze e compiacenze all'interno di tutti i gangli della vita sociale.
Non dimentico che a Bologna, dopo la distruzione di queste vetrine, a distanza di qualche mese, si è verificato un episodio efferato di cui stranamente la politica spesso si dimentica, anche se è davvero strano, ma noi cerchiamo di non dimenticarcelo mai: l'omicidio di Marco Biagi, che fu ucciso davanti casa con una stella a cinque punte disegnata su un muro in maniera barbara.
Non dimentico che il sindaco Cofferati e tutte le istituzioni sin dall'inizio cercarono di parlarne il meno possibile, come se quell'omicidio fosse una cosa da dimenticare. Invece era un terribile campanello d'allarme. In seguito vi furono gli arresti con un altro morto e ci ricordiamo la Lioce sul treno. Oggi il processo sta passando quasi sotto silenzio. Tutto questo è avvenuto e avviene a Bologna. Il fatto che da gennaio siamo oggetto di intimidazioni e atti violenti è sfociato quella notte in un atto che, signor sottosegretario, non si può derubricare come un semplice atto vandalistico o di bullismo.
È bene ricordare in premessa, come anche ieri il collega Allasia ha affermato, che in alcuni ambienti di sinistra - poco importa che siano di sinistra o di sinistra estrema visto che sono cattivi alunni e dipende da quali siano stati i cattivi maestri - anche ieri, a Torino, si sono registrati episodi che non sono i primi né saranno gli ultimi, se non si interviene in maniera decisa.
Per quale motivo affermo che non si tratta di bullismo né di vandalismo e non sono atti da derubricare come episodi compiuti da ragazzi? Perché sono episodi premeditati e studiati. Il questore e il prefetto ce lo hanno riferito nelle prime ore: un ordigno confezionato in un tubo - sembra - con polvere pesante, forse nitro. Io sono stato chiamato dai ragazzi quasi subito e la mattina sono corso in via Pietralata, a Bologna, che è una zona storica della sinistra bolognese, il Pratello.
Sottolineo che la sede di un partito è un luogo democratico dove fare politica, un luogo di incontro democratico nel quale si fa politica. Al contrario, i covi brigatisti sono un'altra cosa: luoghi antidemocratici nei quali venivano organizzati attentati, omicidi, violenza e terrore. Nelle sedi della Lega si fa semplicemente politica: è la democrazia. Proprio perché si Pag. 6trattava di una zona che poteva dare segnali pericolosi, era già in atto un controllo della polizia e chi ha compiuto quel gesto ha studiato i movimenti della polizia, ha tenuto conto dei passaggi e di quale fosse l'orario giusto. Ha piazzato vicino alla vetrina questa vera e propria bomba, tanto forte che nel muro di fronte allo scoppio c'erano diversi pezzi della grata di ferro impiantati a forza, con una violenza tale che solo una bomba veramente pesante poteva provocarlo. Lo dico perché erano circa le tre di mattina e, per fortuna, vi è stato molto spavento e null'altro, ma una bomba del genere appena qualche ora dopo, quando la gente comincia a muoversi per Bologna per andare a lavorare, poteva veramente provocare un disastro.
Ritengo che sia importante capire perché un episodio di tal genere si sia verificato in una città come Bologna per qualificare adeguatamente quanto accaduto.
Quello che è accaduto - lo ripeto - non è bullismo o vandalismo, ma è terrorismo, una politica del terrore che avevamo già visto e che speravamo di avere messo alle nostre spalle e di avere dimenticato, ma che soprattutto dovrebbe vedere vigili, per non determinare omertà (che a quel punto diventa la culla della mafia e del terrorismo) le istituzioni bolognesi in primis. Avrei voluto vedere tutta la giunta Cofferati in prima fila nel difendere la democrazia e i luoghi di confronto democratico. Invece, non lo fece abbastanza allora e non lo ha fatto neanche stavolta e ciò secondo me è di una gravità assoluta, perché se le istituzioni abiurano il loro ruolo di difensori della sicurezza e della serenità sono da ritenersi, dal punto di vista politico, colluse con quanto succede e sono da ritenersi anche in qualche modo i cattivi maestri che hanno favorito tale situazione. Le istituzioni devono agire diversamente: devono essere quelle che suonano la campana, come quando c'era il pericolo saraceno sulle nostre coste, tenere viva l'attenzione, far capire che gli occhi devono essere tenuti aperti in una città come Bologna, e non favorire episodi di questo tipo.
Se il terrore è quello causato dal buttare una bomba nella sede della Lega per fare in modo che a Bologna la gente non si avvicini alla Lega Nord, allora ha fallito tutto il sistema politico, ha fallito la democrazia e hanno fallito soprattutto le istituzioni.
In proposito chiedo al Governo di riferire innanzitutto se vi sono sviluppi, se è possibile sapere in qualche modo dalle indagini (so che sono in corso) cosa sia successo, se sia riconducibile agli episodi - avvenuti appena prima - di aggressione all'interno delle sedi (penso all'altra sede, sempre a Bologna, oggetto di distruzione e vandalismo) oppure presso i banchetti tenuti in mezzo alla gente oggetto di violenze e di aggressioni.
Non nascondo che una certa presenza di una certa sinistra extraparlamentare bolognese non può essere esente da un ragionamento di questo tipo e non nascondo che quella notte è seguita ad una manifestazione cui ha partecipato un esponente bolognese - se non ricordo male Monteventi - insieme a gruppi anarchici di estrema sinistra che hanno fatto pasticcio per la città e anche alcuni danni. Guarda caso, quella notte succede il fattaccio. Allora, credo sia opportuno cominciare a capire da che parte sta la ragione, evitare di essere omertosi e cominciare a tenere viva l'attenzione.
Ricordo che la Lega Nord è l'unico movimento politico che si può pregiare del fatto di non aver mai usato violenza a nessuno, ma spesso l'ha subita. Siamo un popolo che vuole utilizzare lo strumento politico per portare a casa i risultati per la nostra gente ed avere ragione. Siamo stanchi però di porgere sempre l'altra guancia di fronte a dei criminali - perché questo sono - di fronte a dei terroristi - perché questo sono - di fronte a degli imbecilli - perché questo sono, e non ragazzotti -, che continuano a pensare che facendo gli «extraparlamentari» di sinistra possano creare terrore e spaventare un popolo come quello emiliano. Pag. 7
Credo che dalle urne, il 7 giugno, vedremo che il popolo emiliano non si fa spaventare da questi atti intimidatori e darà un segnale molto forte, però è importante che vi siano anche Governo ed istituzioni in prima fila. Visto che non sono capaci o non lo vogliono fare il sindaco di Bologna, la giunta bolognese e le istituzioni bolognesi, che evidentemente hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia e fare gli struzzi, credo sia importante che almeno questo Governo lanci un segnale forte di attenzione, di solidarietà, di vicinanza e di ripudio di questi atteggiamenti (ieri è successo ancora a Torino): se ciò non avviene e se tutti non suoniamo quelle famose campane antisaracene, credo che si potrà pensare legittimamente che la violenza sia utile per spaventare la gente.
Io sono invece consapevole del fatto che l'umore è diverso: l'umore oggi è quello di un popolo che sta prendendo coscienza di esserlo e guardate che, se un popolo prende coscienza di esserlo, non vi è alcun imbecille di sinistra che possa riuscire a fermarlo.
Oggi siamo qui a chiedere al Governo di far capire che questo è un punto fermo e che da qui in poi siamo disposti solo ad andare avanti e ad accantonare tutti gli estremismi, perché questo è un popolo che ha bisogno di riforme e di pensare a fare davvero politica, e non ha bisogno di contrapporsi e di dividersi come ha sempre fatto negli ultimi trent'anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Alessandri, mi consenta di ricordarle che l'espressione «imbecille di sinistra» non è consona all'Aula.

MANUELA DAL LAGO. Se era «imbecille di destra» invece?

PRESIDENTE. Provi a dirla, onorevole Dal Lago, e richiamo anche lei.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'episodio citato nell'interpellanza urgente si è verificato nella notte tra il 21 e il 22 marzo scorso. Alle ore 3,45 circa, il personale della questura di Bologna, insieme al nucleo artificieri e al gabinetto regionale della polizia scientifica, è intervenuto nella sede elettorale della Lega Nord, in via Pietralata n. 42, dove poco prima era stata segnalata un'esplosione.
Nella circostanza, si è rilevato che una delle vetrine della sede - quella del civico 42/A - era andata in frantumi a seguito di una deflagrazione che aveva anche parzialmente divelto la saracinesca.
Dagli accertamenti effettuati è emerso che l'ordigno, di costruzione artigianale e composto da polvere pirica, contenuta in un involucro di cartone e innescata tramite una confezione di fiammiferi tipo «Minerva», era stato posizionato tra la saracinesca a maglie e la vetrata di accesso.
L'attenzione delle autorità di sicurezza per garantire la sede è massima. Proprio in considerazione del particolare rilievo dell'obiettivo - che, peraltro, si inquadra in un'individuazione di obiettivi anche in altre città (come dirò tra un attimo) - ancora prima dell'inaugurazione della sede, era stato deliberato l'inserimento di essa tra i siti del piano di controllo coordinato del territorio, ed era stato, altresì, stabilito - nelle more di ulteriori determinazioni - un servizio di vigilanza generica radiocollegata.
I controlli espletati sulla sede attorno alle ore 3,15 circa del 22 marzo - a ridosso, quindi, dell'orario in cui è avvenuta l'esplosione - non avevano fatto registrare elementi di rilievo o di allarme.
In occasione dell'inaugurazione della sede, avvenuta il 19 marzo scorso, il questore di Bologna aveva anche disposto, per la serata e le ore notturne successive all'inaugurazione, un servizio di vigilanza fissa, considerato che in una strada adiacente a via Pietralata - via del Pratello - alcuni appartenenti all'area dell'ex disobbedienza Pag. 8avevano allestito un banchetto di raccolta di firme per protestare contro l'apertura della sede.
È noto come via del Pratello sia storicamente uno dei simboli della cultura e degli attivisti dei movimenti della cosiddetta sinistra antagonista. Negli anni Settanta, in tale strada, era collocata la sede di «Radio Alice», emittente radiofonica dell'Autonomia operaia, oltre che alcune sedi di movimenti della galassia extraparlamentare.
L'episodio del 22 marzo e le conseguenti, accresciute esigenze di prevenzione sono stati oggetto di esame nel corso della riunione di coordinamento delle forze di polizia svoltasi nella prefettura di Bologna lo scorso 24 marzo, in occasione della quale è stato stabilito il potenziamento della vigilanza presso la sede della Lega Nord, mediante l'attivazione di un servizio di vigilanza dalle ore 7 alle 19 e di un servizio di vigilanza fissa dalle ore 19 alle 7.
Più in generale, è stata fortemente intensificata l'attività di prevenzione e di controllo del territorio, per le finalità di tutela delle sedi del partito della Lega Nord.
Le forze di polizia, coordinate dall'autorità giudiziaria, stanno profondendo il massimo impegno per assicurare alla giustizia i responsabili dell'atto intimidatorio.
La procura della Repubblica, anche con riferimento all'episodio, ha aperto un procedimento penale contro ignoti e ha ipotizzato la commissione del delitto di attentato con finalità di terrorismo.
Allo stato, gli autori dell'attentato non sono stati identificati. La procura ha comunicato che per «la gravità dei fatti, diretti contro parti offese, individuate in ragione di una più ampia campagna di contestazione contro le iniziative del Governo in materia di immigrazione», le indagini sono state affidate all'iniziativa investigativa della DIGOS-questura di Bologna e sono coordinate dai magistrati del «gruppo specializzato terrorismo» della stessa procura.
La procura ha, inoltre, precisato che «le caratteristiche dell'ordigno esplosivo impiegato manifestano profili di somiglianza con precedenti attentati già di autori non identificati e, comunque, riferibili alla cosiddetta area anarco-insurrezionalista.
Quanto agli altri episodi richiamati nell'atto di sindacato parlamentare, con riferimento a quello avvenuto nel pomeriggio dello scorso 10 gennaio, in concomitanza con un'iniziativa pubblica indetta in Piazza Maggiore dalla Lega Nord, la vetrata d'ingresso della sede dello stesso partito, sita in via Malcontenti n. 13/A, è stata imbrattata con il lancio di alcune uova ed è stata tracciata, con vernice spray di colore nero, una scritta minatoria dal seguente tenore: «I palestinesi sanno dove colpire, l'ictus anke».
Il secondo episodio, invece, risale al 7 marzo scorso: alcuni attivisti della Lega Nord sono stati aggrediti nelle adiacenze di un banchetto di propaganda politica allestito nel centro cittadino, in via Righi. Grazie all'immediato intervento del personale della DIGOS, cinque attivisti dell'area anarchica sono stati fermati e condotti negli uffici per gli accertamenti, l'identificazione e la contestazione dei reati posti in essere. Per tale fatto, sono stati deferiti all'autorità giudiziaria undici aderenti al movimento anarco-insurrezionalista, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di violenza privata in concorso, lesioni personali dolose, manifestazione non preannunciata, danneggiamento aggravato, ingiurie e istigazione a delinquere.
Se me lo permette, signor Presidente, poiché il fatto è stato richiamato nell'illustrazione dell'interpellanza, vorrei dire che nello stesso quadro si colloca un attentato che proprio ieri, alle 17,15, ha riguardato la sede della Lega Nord sita a Torino, in via Cenischia, nel quartiere San Paolo. All'interno dei locali è stato lanciato un fumogeno di colore rosso. Al momento del fatto, nella sede era presente un attivista che, trovandosi in un'altra stanza, avvertiva solo un forte rumore, senza riuscire a scorgere gli autori del gesto, che si allontanavano repentinamente.
Poco dopo, verso le ore 17,45, un gruppo composto da cinque soggetti faceva irruzione Pag. 9all'interno della sede della Lega Nord di via Saluzzo, sempre a Torino, nel quartiere San Salvario, dove erano presenti tre persone. Gli aggressori, dopo aver rivolto agli astanti alcune frasi minacciose, lanciavano per terra un simulacro di microspia, costituito da una piccola batteria avvolta da fili elettrici. Nella circostanza, gli autori dell'attentato lanciavano anche volantini che facevano riferimento, tra l'altro, alla proposta del questore di irrogare la misura della sorveglianza speciale a due noti soggetti dell'anarco-insurrezionalismo, uno dei quali era stato arrestato qualche giorno addietro. Nella quasi immediatezza dei fatti, il personale dell'ufficio prevenzione generale riusciva a bloccare, nelle vicinanze della sede, un gruppo di sette antagonisti, tutti appartenenti all'area anarco-insurrezionalista, in fase di trattazione, in quanto probabili autori del gesto in danno della sede di largo Saluzzo.

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sono soddisfatto, perché da parte del Governo e - come avevamo già notato - del questore c'è la massima attenzione sui fatti.
È di pochi giorni fa la notizia - che non abbiamo comunicato alla stampa per evitare che qualcuno si spaventi davvero, però il questore ne è stato informato e abbiamo presentato un esposto - che a Bologna, al termine di un altro banchetto, è stata trovata una pallottola sulla macchina di uno dei ragazzi della Lega Nord presenti, un chiaro messaggio di stampo mafioso, e questo clima si sta perpetuando.
Dopo l'omicidio di Marco Biagi sono stato nel programma di protezione regionale per quasi quattro anni, con i carabinieri sotto casa, e so cosa significhi, soprattutto, non ricevere dalle istituzioni - non parlo delle istituzioni governative, ma di quelle locali - il benché minimo aiuto, anzi, riscontrare la totale sottovalutazione del fenomeno, e questo è gravissimo. L'ho già affermato prima e lo ripeto adesso: questi fenomeni prosperano nell'omertà e l'omertà è un fatto gravissimo che in Emilia ha causato danni negli anni Settanta e si sta ripresentando adesso.
Mi permetta, signor Presidente, di descrivere queste frange con due termini: sicuramente sono di sinistra, come ha confermato anche il Governo: extraparlamentari, sinistra antagonista, anarchici, insurrezionalisti, insomma, di sinistra, le si collochi nel gruppo che si vuole, ma in ogni caso sono di sinistra. Inoltre, sono antidemocratiche, rappresentano cioè una sinistra fascista e assolutamente non una sinistra democratica. Sono presenti sul territorio emiliano-romagnolo (in Emilia in particolare) e continuano a realizzare questi episodi violenti che dovrebbero essere condannati da tutti.
Forse lei ha ragione, signor Presidente, il termine che ho usato per descriverle non è consono a quest'Aula, ma, per quanto mi riguarda, forse sono stato anche troppo debole e morbido, perché forse è troppo poco definire imbecille chi commette questi reati e getta una bomba nella sede di un partito; ha ragione lei, signor Presidente, avrei dovuto usare un termine più forte. Ringrazio il sottosegretario, invece, per aver preso atto che c'è un filo che unisce tutto questo.
Devo anche aggiungere per completezza che, oltre agli episodi che hanno coinvolto la Lega Nord, in quel periodo se ne sono verificati altri, a seguito di manifestazioni di Monteventi e di anarco-insurrezionalisti vicini all'area di Rifondazione comunista, cui fanno riferimento (egli è un consigliere comunale di Bologna, tra l'altro, che incita alle occupazioni fuorilegge, alle manifestazioni contro la legge). Intorno a quello lì c'è stata un'altra serie di episodi nei dintorni, anche a Bologna, ai danni di banche, filiali di banche e alcuni negozi di multinazionali. C'è una chiara tecnica e una strategia dell'eversione in atto.
Se non prendiamo atto di questo non abbiamo capito cosa sta avvenendo e, se non capiamo cosa sta avvenendo, non riusciamo a porci nel modo giusto per contrastarlo. E se in questa strategia della tensione è stata presa di mira la Lega Pag. 10Nord - che, lo ripeto, è l'unica che può fregiarsi della bandierina e della medaglia di non aver mai fatto violenza a nessuno - c'è evidentemente la consapevolezza che la stessa Lega Nord sta dando quelle risposte che la sinistra in Emilia non riesce più a dare. Questo li fa diventare matti, perdono la testa. Però, se qualcuno perde la testa e diventa violento, va messo in galera e fermato subito. Questo è l'impegno che chiedo al Governo.

(Problematiche relative alla collaborazione con la giustizia del boss camorrista Augusto La Torre - n. 2-00395)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00395, concernente problematiche relative alla collaborazione con la giustizia del boss camorrista Augusto La Torre (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, Augusto La Torre è stato il capo indiscusso dell'omonimo sodalizio camorristico operante in Mondragone, rientrante nel noto e famigerato clan dei Casalesi.
La Torre, nel febbraio 2003, aveva iniziato a collaborare con la giustizia fornendo informazioni importanti sui gravissimi fatti di sangue da lui commessi direttamente o in qualità di mandante, tanto che la direzione distrettuale antimafia di Napoli, in un primo momento, aveva ritenuto particolarmente rilevanti le informazioni da lui fornite e, quindi, aveva richiesto il programma di protezione.
Successivamente, però, era stato accertato che La Torre aveva taciuto fatti di particolare rilevanza sui rapporti criminali intercorsi e, di conseguenza, era stata chiesta ed ottenuta la revoca del programma di protezione.
Malgrado la revoca, poiché La Torre aveva continuato a rendere dichiarazioni, la procura napoletana aveva mantenuto il programma di protezione per i familiari del soggetto citato.
Nel corso degli anni, erano emersi successivamente altri gravissimi episodi di infedeltà, tanto che La Torre è stato poi condannato in primo grado dal tribunale di Napoli per calunnia aggravata dalla finalità di favorire il proprio sodalizio mafioso.
Di recente, dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia, è emerso un intento vendicativo di La Torre nei confronti del magistrato che ha richiesto la revoca del programma di protezione, il dottor Raffaele Cantone, attualmente in servizio in Cassazione ed è emerso anche il tentativo di organizzare, da parte di La Torre, un attentato ai danni di Cantone così come pure di un ulteriore magistrato della DDA di Napoli, la dottoressa Antonietta Troncone, attualmente procuratore aggiunto a Nola.
Si è appurato, tra l'altro, che il detenuto, ovvero La Torre, avrebbe ottenuto notizie sulla vita privata non soltanto dei due magistrati citati, ma anche dei loro familiari e anche che avrebbe intenzione di effettuare una ritorsione proprio contro i familiari dei magistrati, essendo loro più a rischio, dal momento che non sono sottoposti a misure di tutela.
Ci risulta che, malgrado La Torre abbia commesso una pluralità di fatti così gravi, venga sentito ancora in dibattimento come collaboratore, che le sue dichiarazioni vengano utilizzate dalla procura per chiedere misure cautelari e che continua ad ottenere, ad oggi, attenuanti collegate alla sua collaborazione.
Ci rivolgiamo a lei, signor sottosegretario, per sapere quanto segue: se siano state adottate tutte le misure di tutela necessarie nei confronti dei magistrati sopracitati; come sia possibile che, malgrado fatti così gravi, La Torre continui ad essere trattato come un pentito e di conseguenza non soltanto lui ma anche i familiari continuino ad essere protetti, naturalmente con un gravissimo aggravio di spesa ai danni del contribuente; come mai non sia stata adottata la richiesta di revoca dei benefici e delle attenuanti ottenute, anche Pag. 11ai sensi della legge n. 82 del 1991, come modificata dalla legge n. 45 del 2001, malgrado ne ricorrano i presupposti.
Inoltre, si chiede di sapere se siano state adottate tutte le misure carcerarie necessarie per evitare che La Torre continui, di fatto, a tenere rapporti con l'esterno nonostante la sua detenzione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, giova forse ricostruire i vari passaggi della vicenda oggetto dell'interpellanza. Il 6 febbraio 2003 la direzione distrettuale antimafia di Napoli avanza nei confronti di Augusto La Torre e del suo nucleo familiare una proposta di ammissione alle misure di protezione previste dalla legge sui collaboratori di giustizia. La richiesta viene motivata dal fatto che La Torre, capo dell'omonimo clan operante a Mondragone, in rapporto con altri clan, già condannato per associazione camorristica e sottoposto al regime di cui all'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, aveva manifestato la volontà di collaborare con la giustizia, dichiarandosi disposto a raccontare tutte le attività illecite gestite anche nel corso della detenzione.
In base alla proposta, la commissione centrale per le misure di protezione - che personalmente presiedevo all'epoca, così come presiedo adesso - ammetteva La Torre e i suoi familiari ad un piano provvisorio di protezione il 12 febbraio 2003 e poi ad un programma definitivo il 25 novembre 2003.
Tutto ciò avveniva su richiesta della DDA di Napoli e con il parere favorevole della direzione nazionale antimafia. Il 2 dicembre 2003 la direzione distrettuale di Napoli chiedeva la revoca di ogni forma di protezione nei confronti di La Torre, poiché il predetto, benché detenuto, ordinava la commissione di reati di natura estorsiva e ciò emergeva da attività investigative.
Vorrei far notare le date: il 2 dicembre 2003 la direzione distrettuale di Napoli formula questa richiesta e il 3 dicembre 2003 (quindi, appena il giorno dopo) interviene la revoca da parte della commissione sui programmi di protezione.
Tale revoca ha interessato Augusto La Torre, mentre veniva mantenuto il programma in favore dei suoi familiari, l'ex moglie, la madre e i due figli, ma ciò perché vi era un'espressa richiesta formulata in tal senso dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Il 6 ottobre 2004 la commissione disponeva la revoca del programma anche per i familiari, essendo emerso che a carico della madre e dell'ex moglie del collaboratore era stata avanzata richiesta di rinvio a giudizio per estorsione aggravata e per intestazione fittizia di immobile, provento illecito al fine di eludere le disposizioni in tema di misura di prevenzione patrimoniale.
Tuttavia, la procura di Napoli chiedeva l'immediato ripristino del programma di protezione per i congiunti, in relazione al livello di esposizione al pericolo ed al rischio di vendette trasversali.
Quindi, i dati certi sono, da un lato, una differenza di trattamento tra il collaboratore e i familiari chiesta espressamente dalla procura della Repubblica di Napoli, dall'altro, una volontà della commissione di seguire il consueto rigore nelle revoche. Tutto ciò (proprio al fine di evitare, come ordinariamente si fa da parte della commissione, una conflittualità anche virtuale con l'autorità giudiziaria) ha indotto subito dopo, nei giorni immediatamente successivi - e precisamente il 2 novembre 2004 - a invitare a partecipare ad una seduta della commissione per un'audizione il pubblico ministero procedente che aveva formulato le richieste, le revoche e le conferme, e cioè il dottor Raffaele Cantone, per un approfondimento e per una decisione il più possibile condivisa.
Il dottor Cantone in quella sede confermava le valutazioni circa la necessità di mantenere il programma nei confronti dei familiari del La Torre. Tale programma, di conseguenza, veniva ripristinato soltanto nei loro confronti e soltanto per esigenze Pag. 12di tutela. Poi, vi sono state successive proroghe, sempre su richiesta all'atto della scadenza della procura di Napoli e su parere conforme della direzione nazionale antimafia. L'ultima proroga del programma copre lo stesso fino al 31 dicembre 2009.
Ciò perché ancora una volta la procura di Napoli e la Direzione nazionale antimafia hanno sostenuto l'utilizzazione a fini processuali delle dichiarazioni del La Torre, le quali in questo momento sono esaminate in dibattimento. Cito testualmente la richiesta della procura: «pur con diverse contraddizioni, aporie e carenze si dimostra sempre utile fonte cognitiva e in numerosi casi decisiva; il tutto tenendo ben presenti le plurime gravi azioni criminali da questo commesse nel periodo collaborativo».
Sui fatti delittuosi imputati al La Torre Augusto si conferma che egli è già stato condannato, dopo essere stato raggiunto prima ancora da ordinanza di custodia cautelare, per fatti commessi durante la sottoposizione al programma. Sul presunto coinvolgimento in attività preordinate ad un progetto di attentati in danno di magistrati, poiché da dichiarazioni di collaboratori di giustizia c'è un richiamo in tal senso, si tratta di materia attualmente oggetto di indagini e in quanto tale coperta da segreto investigativo.
Credo sia opportuna un'ulteriore annotazione sui contenuti della legge che riguarda i collaboratori di giustizia. La revoca del programma determina soltanto l'estromissione del collaboratore dal sistema della protezione previsto dalla legge del 1991 e poi dalle modifiche intervenute nel 2001, ma non incide né può incidere sulle valutazioni che attengono alle caratteristiche della collaborazione, per esempio ai fini della concessione dei benefici penitenziari. Queste valutazioni sono rimesse dalla legge esclusivamente alle autorità giudiziarie interessate.
Con le modifiche della legge n. 45 del 2001 il legislatore ha inteso infatti disancorare la concessione dei benefici penitenziari dall'esistenza di un programma speciale di protezione, ricollegandolo esclusivamente alla condotta processuale del collaboratore e prescindendo quindi dall'esistenza di qualsivoglia misura di protezione adottata: si tratta di binari assolutamente distinti. La stessa legge individua nel Procuratore nazionale antimafia l'autorità giudiziaria competente ad esprimere il parere o a formulare la proposta di concessione dei benefici penitenziari, escludendo quindi qualsiasi intervento dell'organo amministrativo, la commissione centrale, che con la legislazione precedente al 2001 esprimeva un parere sugli stessi benefici penitenziari.
Quanto al regime di detenzione del La Torre, egli risulta ancora detenuto nell'ambito delle sezioni dell'istituto carcerario riservato appositamente agli ex collaboratori di giustizia. Su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli è stato trasferito dal marzo del 2009 in una casa di reclusione, della quale ovviamente ometto il nome, nella quale oltre a fruire del regime carcerario ordinario, svolge attività lavorativa, frequenta un corso di studi e svolge gli impegni giudiziari direttamente in videoconferenza all'interno della casa di reclusione.
Il decreto del Ministro della giustizia n. 144 del 7 febbraio 2006, che reca il regolamento in materia di trattamento penitenziario di coloro che collaborano con la giustizia, prevede che le disposizioni si applicano in favore dei detenuti che sono stati sottoposti nel passato alle speciali misure di protezione poi revocate, come nel caso in esame.
Quanto infine alle misure di tutela adottate per garantire la sicurezza del dottor Raffaele Cantone, oggi consigliere di Cassazione e in passato magistrato della direzione distrettuale antimafia di Napoli, il prefetto di Napoli e il direttore dell'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (UCIS) con distinte note hanno confermato che da tempo è in atto nei suoi confronti il dispositivo di protezione del secondo livello di rischio, quindi un gradino al di sotto di quello assolutamente più elevato, il che comporta un servizio di Pag. 13scorta su auto specializzata, già integrato peraltro da un sistema di difesa passiva e di vigilanza fissa all'abitazione.
Quanto alle misure di tutela nei confronti della dottoressa Maria Antonietta Troncone, procuratore aggiunto presso il tribunale di Nola, è attuato il dispositivo di protezione del terzo livello di rischio con tutela su auto specializzata. Sono inoltre disposte operazioni di prevenzione e di bonifica lungo le vie che sono utilizzate dai predetti magistrati. La situazione è comunque oggetto di continua attenzione da parte di tutti gli organi preposti, prefetture competenti e UCIS, con il diretto interessamento degli uffici giudiziari per aggiornare costantemente la valutazione di rischio dei magistrati e dei loro congiunti.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, apprezzo la risposta del sottosegretario, che ringrazio, ma vorrei però sottolineare come evidentemente si faccia ancora riferimento a richieste che, in base alle date che il sottosegretario ci ha indicato, erano state avanzate ancora nel novembre 2004 e che poi sarebbero state successivamente riconfermate e prorogate.
Tuttavia, alla luce delle vicende che si sono susseguite nel periodo successivo, l'invito è proprio quello di riconsiderare l'opportunità della garanzia della tutela ai familiari del collaboratore di giustizia La Torre. Da tutti gli elementi indicati ed illustrati precedentemente, infatti, emerge, da un lato, che nel corso della sua detenzione il detenuto ha avuto la possibilità di continuare ad esercitare il ruolo di capo clan che aveva svolto durante la sua attività delinquenziale, pur essendo sottoposto al regime di cui all'articolo 41-bis, dall'altro lato, la pericolosità dell'individuo che si è manifestata nelle diverse minacce che lo stesso, come dicevo precedentemente, ha esternato sia direttamente nei confronti dei magistrati sia dei relativi familiari.
Quindi, rivolgo l'invito al sottosegretario a prendere in considerazione seriamente gli elementi forniti nello svolgimento dell'interpellanza e a valutare le possibili conseguenze, anche in relazione alla revoca di questo sistema di tutela nei confronti dei familiari del La Torre.

(Iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, con riferimento all'archiviazione di un procedimento a carico dell'ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno - n. 2-00387)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00387, concernente iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, con riferimento all'archiviazione di un procedimento a carico dell'ex pubblico ministero Luigi De Magistris presso il tribunale di Salerno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, io ho l'onore e anche l'onere di illustrare questa interpellanza urgente che insieme ad oltre quaranta colleghi ho rivolto al Ministro della giustizia. Essa riguarda, purtroppo, vicende delle quali è nuovamente protagonista l'ex pubblico ministero di Catanzaro, il dottor De Magistris.
Già altre volte l'Assemblea e, per quanto di sua competenza, il Governo, sono dovuti intervenire su iniziativa, non solo di questa parte politica, rispettivamente per richiedere, sollecitare e dare conto degli interventi che allarmanti fatti relativi all'attività di De Magistris hanno suscitato.
Non si sono ancora spenti gli echi del più grave contrasto mai verificatosi nella recente storia del Paese tra procure della Repubblica che portarono gli uffici giudiziari di Salerno e Catanzaro a confrontarsi in una durissima battaglia a colpi di sequestri e controsequestri di fascicoli e alla reciproca incriminazione dei capi degli uffici giudiziari inquirenti dei due distretti. Allora furono le farneticazioni del dottor De Magistris e la disinvoltura di alcuni magistrati a provocare l'inaudito Pag. 14scontro, sul quale dovette intervenire anche il Presidente della Repubblica, nella funzione di Presidente del CSM, e di massimo magistrato civile, quale Capo dello Stato.
È a tutti nota - finanche osservatori non interessati ne sono rimasti colpiti - la gravità dei provvedimenti che il CSM ha adottato nei confronti del De Magistris, ordinando il trasferimento di funzione e sede degli altri magistrati resisi responsabili di illeciti disciplinari e che hanno avuto come risultato quello dell'ulteriore delegittimazione della magistratura. Ben altra attenzione dovrebbe, invece, essere riservata alla nostra magistratura, che per la stragrande maggioranza è composta da donne e uomini chiamati all'alta funzione di dirimere le umane controversie e di garantire l'esercizio della pretesa punitiva dello Stato e la tutela del diritto della libertà e che esercitano tale alto compito con sobrietà e compostezza.
Non sono in discussione le prerogative che la Costituzione e la legge sulle guarentigie riconoscono alla magistratura, ma il Parlamento e il Governo hanno l'obbligo di intervenire quando vengono poste in essere condotte che necessitano di una rigorosa censura. L'ultima grave vicenda in ordine di tempo è quella che abbiamo evidenziato nella nostra interpellanza e che presenta caratteristiche tali da imporre opportune iniziative da parte del Ministro guardasigilli. È stata disposta l'archiviazione da parte del GIP di Salerno di un procedimento penale per fattispecie criminose connotate di rilevante gravità a carico del De Magistris e di alcuni giornalisti. I reati ipotizzati erano quelli di diffamazione a mezzo della stampa e di divulgazione di notizie che dovevano rimanere segrete. Il fatto in sé si inquadrerebbe, come naturale, in un fisiologico svolgersi dell'iter procedimentale che impone al pubblico ministero, una volta esaurite le indagini, di domandare l'archiviazione quando la notizia di reato si dimostra infondata, o quando manca una condizione di procedibilità o altra ragione prevista dal nostro codice di procedura penale. Speculare rispetto a questo obbligo, sussiste l'obbligo del GIP di disporre l'archiviazione quando ne ritenga sussistenti le condizioni.
Quando, invece, per le ragioni già contenute nell'interpellanza e che ora brevemente illustrerò vi è motivo di dubitare della serenità di giudizio e della terzietà del giudice e diventa forte il sospetto di una conduzione non imparziale del procedimento penale, si impone l'intervento dell'Esecutivo per fugare ogni dubbio. L'archiviazione è stata disposta dalla dottoressa Maria Teresa Belmonte, GIP presso il tribunale di Salerno e moglie di Giocondo Santoro, avvocato, che in dispregio alle norme deontologiche esercita la professione forense nella stessa sede giudiziaria, in evidente situazione di incompatibilità. Già questo primo profilo imporrebbe un intervento tutorio, ma se si aggiunge che la dottoressa Belmonte è la cognata di Michele Santoro, le ragioni di sconcerto diventano maggiori. Il giornalista televisivo, conduttore della trasmissione Annozero, si è reso promotore, utilizzando il mezzo televisivo, di una vera e propria campagna mediatica tesa a divulgare l'immagine oggettivamente falsa di un De Magistris vittima di un complotto - sono le parole dello stesso De Magistris - ordito ai sui danni dalle più alte cariche dello Stato, dal CSM, dall'allora Ministro della giustizia, da magistrati, avvocati e politici. È un complotto che, a voler seguire le sue farneticazioni, sarebbe stato teso a delegittimare l'operato, a suo dire, diretto alla moralizzazione della vita pubblica.
La trasmissione Annozero è stata ed è la ribalta mediatica dalla quale il dottor De Magistris ha tentato di propagandare una sua immagine di magistrato corretto, equilibrato e che invece si è dimostrata unicamente il trampolino di lancio del De Magistris verso l'approdo parlamentare, questa volta europeo, che a ben vedere appare costituire l'unico vero fine della sua attività di magistrato, le cui indagini a nulla hanno condotto e condurranno.
Che dalla vicenda risalti l'immagine di una magistratura supinamente tesa alla tutela di interessi di parte è fatto oggettivamente Pag. 15sconcertante e che colpisce pesantemente la pubblica opinione. Se poi si aggiunge che la richiesta di archiviazione sia stata sottoscritta dalla dottoressa Gabriella Nuzzi, già sostituto procuratore a Salerno e gravemente sanzionata dal CSM con il trasferimento di sede e funzione proprio in relazione all'anomala gestione dei precedenti penali nei quali era coinvolto il De Magistris, l'inaudita gravità dei fatti appare di tutta evidenza. La dottoressa Nuzzi è quel sostituto procuratore della Repubblica diventato laico confessore del De Magistris, sempre disponibile a riceverne le dichiarazioni e le propalazioni che furono poste a base della sciagurata iniziativa dell'autorità giudiziaria di Salerno di disporre perquisizioni a carico di altri magistrati del distretto di Catanzaro e del provvedimento di sequestro dei fascicoli dei procedimenti penali colà pendenti una volta affidati al De Magistris e che provocò lo scontro tra le procure, a cui si è fatto già cenno e che è stato già portato all'attenzione di quest'Aula e oggetto dei noti provvedimenti disciplinari del CSM. Ve ne è, secondo me, a sufficienza.
Riteniamo che il Ministro interpellato deve disporre un'ispezione presso l'ufficio del giudice per le indagini preliminari presso la procura della Repubblica di Salerno al fine di esercitare l'azione disciplinare per la quale, a mio parere, sussistono tutte le condizioni.
Non mi si venga a dire che la dottoressa Belmonte, cognata di Michele Santoro, aveva formalmente chiesto l'autorizzazione per trattare la delicata questione del dottor De Magistris e che questa le era stata concessa. La questione per la quale la dottoressa Belmonte aveva deciso di astenersi riguarda altri procedimenti, non questo. La dottoressa Belmonte avrebbe, per una questione di deontologia professionale e di stile, dovuto evitare di occuparsi delle vicende del dottor De Magistris. Non l'ha fatto e ha fatto male. È anche con questi comportamenti che si delegittima la magistratura. Per me, questo comportamento è sicuramente censurabile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ritengo che nessuno dei presenti ignori quanto è di recente accaduto tra le procure di Catanzaro e di Salerno e quanto la vicenda abbia destato l'interesse delle istituzioni, compresa la più alta carica dello Stato.
Oggi, in attesa di possibili sviluppi disciplinari e dopo il provvedimento con cui il Consiglio superiore della magistratura ha inteso porre la parola fine alla diatriba tra procure, disponendo il trasferimento di ufficio di alcuni magistrati coinvolti e la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio per uno di essi, viene nuovamente adombrato, dagli onorevoli interroganti, il sospetto di una magistratura piegata agli interessi di parte, e non terza nell'esercizio della funzione giudiziaria.
A fronte di tale sospetto, ricordo che l'onorevole Guardasigilli è prontamente intervenuto, disponendo in data 9 ottobre 2008, 3 dicembre 2008 e 5 dicembre 2008 gli accertamenti preliminari che si sono, poi, conclusi con le iniziative di carattere disciplinare e cautelare assunte dall'onorevole Ministro in data 8 gennaio 2009, nei confronti dell'allora procuratore di Salerno dottor Apicella e dei sostituti procuratori, dottor Verasani e dottoressa Nuzzi. Nel caso che ci occupa, la materia del legittimo dubitare degli onorevoli interpellanti riguarda il provvedimento di archiviazione emesso nei confronti del dottor Luigi De Magistris il 27 aprile 2009 dal GIP di Salerno dottoressa Belmonte, nell'ambito del procedimento penale n. 3120/07.
L'imparzialità della decisione dell'organo giudicante e la sua legittimazione a decidere sulla richiesta di archiviazione avanzata nei riguardi del dottor De Magistris dal pubblico ministero dottoressa Nuzzi saranno oggetto di disamina da parte delle competenti articolazioni ministeriali, anche per quanto riguarda il profilo della parentela del GIP con il giornalista Pag. 16Michele Santoro (alla cui trasmissione ebbe a partecipare il dottor De Magistris).
Detto ciò, faccio presente - alla luce di quanto, allo stato, è emerso - che la parentela del GIP Belmonte con il giornalista Michele Santoro non rientra tra le ipotesi di astensione obbligatoria previste dall'articolo 36 del codice di procedura penale e non costituisce di per sé una situazione di fatto suscettibile di rilievo disciplinare a norma del decreto legislativo n. 109 del 2006.
In ogni caso, non risulta che nel procedimento citato vi sia stata una richiesta di astensione del GIP Belmonte dal trattare la posizione del collega dottor De Magistris, sia pure sotto il profilo delle gravi ragioni di convenienza, previste come causa di astensione alla lettera h) dell'articolo 36 del codice di procedura penale.
Ritengo opportuno segnalare, però, che analoga richiesta di astensione risulta presentata in data 26 gennaio 2009 dal GIP Belmonte, nell'ambito del procedimento penale n. 10590/07, a carico dell'allora procuratore di Catanzaro dottor Lombardi, ed avente ad oggetto fatti analoghi a quelli trattati nel procedimento n. 3120/07 a carico del dottor De Magistris.
Nella sua dichiarazione di astensione, la dottoressa Belmonte ha precisato di aver rinvenuto sul sito della Camera dei deputati un'interrogazione a risposta scritta presentata nella seduta n. 110 del 7 gennaio 2009 proprio dall'onorevole Laboccetta e, rappresentando di essere coniugata con il fratello del conduttore della trasmissione televisiva Annozero, ha ipotizzato la riconducibilità della propria parentela all'ipotesi di astensione per «gravi ragioni di convenienza» di cui all'articolo 36 del Codice di procedura penale.
Comunico, infine, che la dichiarazione di astensione del GIP dottoressa Belmonte è stata sottoposta al vaglio del Presidente di Salerno, che ha espresso parere contrario all'istanza in data 27 gennaio 2009, e che la stessa è stata successivamente trasmessa al Presidente del tribunale di Salerno, che l'ha respinta in data 29 gennaio 2009.
Tutti i provvedimenti menzionati sono stati opportunamente notiziati al Consiglio superiore della magistratura per eventuali osservazioni. Ciò premesso, segnalo da ultimo che, con specifico riguardo al procedimento penale oggetto della presente interpellanza, l'onorevole Ministro della giustizia si riserva di disporre accertamenti ulteriori a mezzo dell'Ispettorato generale.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta. Sono parzialmente soddisfatto: ritengo che il Governo abbia compreso la gravità delle circostanze denunciate dagli interpellanti, a dimostrazione dell'attenzione che è dedicata a questi temi.
Certamente fa piacere constatare che, quando sono messe in rilievo condotte che possono costituire un vulnus nei confronti della magistratura in genere, perché, al di là del dato personale contingente, è il sistema giudiziario nel suo insieme che va tutelato, il Governo, il Ministero della giustizia e le sue articolazioni non abdicano al loro potere di controllo e di intervento nel quadro del sistema di guarentigie che il legislatore costituzionale e ordinario ha disegnato.
È ormai opinione comune e diffusa che un magistrato della Repubblica si sia fatto portatore di interessi in contrasto con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie. Chi non ricorda le dichiarazioni gravemente infamanti nei confronti di una moltitudine di soggetti appartenenti all'ordine giudiziario, rese, pure allora, utilizzando il mezzo televisivo, insolitamente compiacente, e che mal si conciliavano, a dir poco, con i doveri di correttezza, trasparenza e legalità che devono, per definizione, ispirare i comportamenti di un magistrato.
De Magistris, nel frattempo punito dal CSM con una delle più gravi sanzioni previste dall'ordinamento, ha avuto buon gioco nell'inserirsi in un sistema, questo sì collaudato ed esteso, che gli ha garantito Pag. 17un'inaudita esposizione mediatica e la copertura giudiziaria per continuare a perseguire un lucido disegno non nuovo né originale, per la verità, che lo possa condurre a occupare un comodo seggio parlamentare in Europa.
Signor Presidente, il sottosegretario ha riferito degli accertamenti disposti, se ho ben capito. Devo dire che il Governo ha colto pienamente in questo punto l'esigenza che in vicende come questa, il cui esito può ledere l'immagine della nostra nazione e la nostra stessa cultura democratica e costituire un pericolo per le garanzie costituzionali dei cittadini, quelle più elementari, ci si debba muovere con incisività, determinazione e tempestività.
Adesso, insieme ai miei colleghi, resto pazientemente in attesa di conoscere l'esito dell'ispezione annunciata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico in merito al sistema di rilevazione dei dati di ascolto radiofonici - n. 2-00388)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00388, concernente iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico in merito al sistema di rilevazione dei dati di ascolto radiofonici (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere.

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Con delibera n. 75/2009/CSP, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a conclusione di un'articolata istruttoria sugli indici di ascolto radiofonici, avviata a seguito di segnalazioni da parte di operatori ed associazioni di categoria del mercato radiofonico, ha approvato specifiche misure e raccomandazioni nei confronti della società Audiradio. In particolare, le misure adottate riguardano la governance della società Audiradio, l'introduzione di criteri di maggior correttezza e trasparenza dell'indagine sugli indici di ascolto radiofonici e la valutazione sulle novità introdotte da Audiradio nell'indagine 2009.
Per quanto riguarda la governance, la citata delibera stabilisce che Audiradio dovrà attuare un progressivo ribilanciamento delle partecipazioni, attualmente detenute dai soci, e un allargamento delle partecipazioni al capitale sociale alle componenti della radiofonia attualmente non rappresentate (in particolare il settore delle emittenti locali), con l'obiettivo di assicurare la massima rappresentatività dell'intero comparto.
In merito alla trasparenza dell'indagine sugli indici di ascolto radiofonici, la delibera prevede che Audiradio, al fine di soddisfare le esigenze di correttezza, sia tenuta a realizzare un sistema di controllo della qualità dell'indagine, che sarà verificato da un soggetto terzo, super partes, individuato dalla stessa società. Tale soggetto dovrà inviare un report annuale all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sui risultati della verifica effettuata. Inoltre, ai fini di una maggior trasparenza, i dati e le procedure adottate per la stima degli ascolti dovranno essere resi accessibili a tutti gli iscritti all'indagine.
Per quanto riguarda l'innalzamento della soglia di pubblicazione (da 24 a 30 casi), si evidenzia che l'Autorità ha ritenuto che tale innovazione, seppure conduca a risultati metodologicamente più affidabili, possa essere utilizzata solo nella rilevazione bimestrale ma non in quelle semestrale ed annuale, nelle quali può determinare l'esclusione di un numero considerevole di emittenti dalla rilevazione degli indici di ascolto. L'Autorità ha infine precisato che vigilerà sul rispetto delle disposizioni impartite, in base ai poteri che le sono conferiti dalla legge in materia di rilevazione degli indici di ascolto. Pag. 18
Ciò per quanto riguarda le decisioni assunte dall'Agcom; per quanto attiene al Ministero, assicuriamo all'interpellante l'impegno a valutare eventuali ulteriori iniziative affinché l'obiettivo della trasparenza e della serietà di queste indagini sia raggiunto anche evitando elementi di conflitto di interessi.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, signor sottosegretario Saglia, mi dichiaro soddisfatto per la parte finale, cioè per l'intenzione del Governo di valorizzare al massimo la radiofonia locale e accettare suggerimenti affinché ciò possa effettivamente realizzarsi.
Per capire però perché non sono invece soddisfatto di quanto statuito dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (anche se non è rappresentata in Aula, di fatto il Governo se ne è fatto portavoce) devo fare un po' la storia dell'interpellanza urgente in discussione. Succede infatti che il mercato pubblicitario, che è fonte prioritaria di sostentamento delle radio sia nazionali che locali, ha un crollo a causa della crisi, e succede che la società di rilevazione degli ascolti da cui dipende la spartizione del mercato pubblicitario è controllata - e lo si evince dalla composizione del consiglio di amministrazione - dai principali network e dalle principali agenzie pubblicitarie. E proprio in una fase di grave crisi, cosa si fa? Si adotta un criterio per individuare gli ascolti, che fa sì che la grandissima parte delle radio locali risulti avere ascolti zero.
Mi chiedo allora se tutto ciò non insinui un certo dubbio sulla presunta scientificità di queste rilevazioni. Di certo - e questo è inoppugnabile - mostra un palese conflitto di interessi: un conflitto di interessi che, in questo caso, è palesemente nocivo per i soggetti deboli, che sono però i più preziosi (e lo sappiamo bene noi che ne usufruiamo), rappresentati dalle radio locali.
Ed è per questo che Radio Lombardia, facendosi portavoce di molte altre radio iscritte anch'esse all'Audiradio ma non rappresentate nel consiglio di amministrazione, ha fatto appello all'Agcom e all'Antitrust per rimediare a questa situazione anomala. E lo ha fatto con un esposto che ha ricevuto questa risposta, che è giunta dall'Agcom mentre si aspettava la risposta del Governo alla mia interpellanza, ed è dunque stata successiva ad essa.
Insomma, l'Agcom è inadempiente. La legge che la istituisce stabilisce infatti che la Commissione per i servizi e i prodotti dell'Autorità «cura le rilevazioni degli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione». Nel testo non si prevede chi debba svolgere questa rilevazione, ma si lascia intendere che debba essere la stessa Agcom. Invece accade che, senza alcuna trasparenza, senza una gara o un concorso pubblico sottoposti al principio della libera concorrenza, una società di fatto monopolistica prende possesso di questa attività, e l'Agcom lascia tranquillamente fare. Questo è insostenibile, e spero che l'Antitrust, che è stata investita della questione, dica qualcosa su questo punto, poiché si tratta di una totale anomalia. Il fatto poi che l'Agcom adesso intervenga sull'assetto societario di questa società privata dimostra che essa è l'unica investita di questo potere di rilevazione senza che esista alcun atto pubblico che lo decida. È come se l'Agcom prendesse atto di una situazione di fatto e la consacrasse, predisponendo addirittura che questa società si apra all'ingresso di altre persone nel consiglio di amministrazione.
Ma vi è anche un ulteriore problema. Come è possibile che l'Agcom affermi - leggo dal computer - che «Per soddisfare le esigenze di correttezza - spiega ancora l'Agcom - la società è tenuta a realizzare un sistema di controllo della qualità dell'indagine, che sarà verificato da un soggetto terzo, super partes, individuato da Audiradio»? «Individuato da Audiradio»? Ma come è possibile? Io sono controllato e scelgono il mio controllore? Ma allora facciamo scegliere agli studenti i professori che li esamineranno all'esame di maturità! Questo mi ricorda la vicenda per cui, sapendosi che il Corriere della seraPag. 19doveva avere un direttore di sinistra, fu scelto un garante che lo scegliesse a sinistra. Mi domando se questa sia serietà, e se non dovremmo allora noi stessi vigilare sull'autorità garante: cioè se non vi debba essere un'autorità che vigili sull'autorità!
Questa decisione, così paradossale e così incongrua, è insomma di grande gravità, poiché non tutela minimamente le radio locali - verso cui questo Governo ha dimostrato e dimostra una forte attenzione - che invece io ritengo meritino una cura maggiore. In particolare, esse meritano di essere tutelate anche nel senso della rilevazione dei dati di ascolto che - io ritengo da ascoltatore e da persona che ha seguito queste pratiche negli anni scorsi - sono tenute artificiosamente basse (mi rendo conto di dire cose non originali ma condivise da molti: ma son cose che vanno dette!), a sostegno dei soggetti forti, che in questo modo possono raccogliere meglio la pubblicità e realizzare così un monopolio o oligopolio di fatto.

PRESIDENTE. Saluto la scuola media «Cesare Piva» di Roma, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Questo è un momento dei lavori dell'Aula al quale partecipano solo i parlamentari che interpellano il Governo, ed è per questo motivo, quindi, che non trovate i banchi della Camera al loro completo.

(Ipotesi di chiusura di alcune scuole di specializzazione dell'Università Magna Graecia di Catanzaro - n. 2-00393)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00393, concernente ipotesi di chiusura di alcune scuole di specializzazione dell'Università Magna Graecia di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che la nostra interpellanza sia estremamente chiara ed esaustiva nella descrizione. Vorrei però fare qualche sottolineatura e qualche commento ulteriore perché, signor Presidente, siamo in presenza di una vicenda del tutto particolare e, per alcuni versi, inusuale, relativa alle prospettive della struttura universitaria di Catanzaro.
Ieri siamo stati impegnati a discutere anche una mozione che riguardava lo sviluppo del Mezzogiorno e l'inserimento dei giovani nel circuito del lavoro e nel circuito produttivo, e vi sono stati sufficienti auspici e diffusi impegni assunti non soltanto da parte dei parlamentari, ma anche del Governo.
Si è detto più volte che bisogna puntare sul sapere, sulla professionalità, sulla specializzazione, sulla valorizzazione delle energie, dell'intelligenza e della creatività per mettere i giovani in condizione di trovare uno sbocco che sia idoneo e sintonizzato con la grande prospettiva di evoluzione civile e di sviluppo economico.
Non vi è dubbio che si è sempre guardato alla scuola con una grande attenzione: essa è uno dei momenti fondanti, certamente dopo la famiglia, attraverso il quale si ha la grande opportunità di forgiare i cittadini e le nuove generazioni rispetto alle esigenze di una società moderna ed evoluta sul terreno della civiltà e del progresso umano.
Non vi è dubbio che si è sempre rifiutata - almeno per quanto mi riguarda - una concezione del Mezzogiorno che sa, a mio avviso, di stantio (mi riferisco ad una vecchia concezione del Mezzogiorno che ha puntato più volte sull'assistenzialismo); questo tipo di politica o di letteratura che si è un po' rinnovata nel tempo ha creato qualche equivoco in più, delle frantumazioni e delle diversificazioni in più, un malinteso anche nei confronti di altre regioni.
Quando auspichiamo lo sviluppo del Mezzogiorno, parliamo quindi di integrazione e di sviluppo armonico del nostro Paese, e certo il momento dell'educazione e dell'istruzione universitaria costituisce uno dei più qualificanti, più significativi e più importanti.
Se non guardiamo a tutto questo, rischiamo certamente di arretrare rispetto ad una prospettiva che invece è necessario Pag. 20inseguire. Vi è sempre un tema e un problema che ci dilania continuamente e ci travaglia: il problema dei costi e dei risultati. Certo l'equilibrio tra costi e benefici è sempre delicato. Tuttavia, tale equilibrio non va valutato in termini tecnici e matematici, ma il costo di un'intrapresa, soprattutto di carattere civile, è certamente certo nella fase di partenza ma il beneficio non può essere quantificato e contabilizzato all'indomani: si tratta di un investimento sul sociale, rispetto al quale certamente gli effetti e i ritorni si fanno intravedere in tempi medio-lunghi.
Ritengo che l'impegno a favore della società civile sia un dato importante che deve rappresentare l'impegno di un Paese e di un Governo il quale, in sostanza, ne interpreta i bisogni e le esigenze. Siamo un Paese che si confronta con gli altri Paesi a livello europeo e siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale importante, quello del 6 e 7 giugno, in occasione del quale certamente rinnoviamo il Parlamento europeo ma dovremmo rinnovare anche un impegno e un patto con i cittadini e persino un patto con la nostra storia o rinnovare la nostra storia rispetto a ciò che deve essere l'Europa e l'Unione europea, che sempre di più si allontana rispetto ad una vecchia intuizione e rispetto ad un nostro convincimento che ritorna, si ripropone e si attualizza nel momento in cui noi parliamo.
Se consideriamo tale aspetto, non vi è dubbio che tutta la problematica dell'università debba essere sottratta ad una visione puramente tecnica, burocratica e amministrativa. C'è bisogno di un più ampio respiro e di guardare al futuro, perché la realtà delle università non può essere circoscritta e limitata, come dicevo poc'anzi, a piccoli o grossi conteggi di contabilità che sanno di cose modeste e certamente non guardano ad una prospettiva molto più ampia e più esaltante.
La mia interpellanza urgente, signor Presidente, pone tale questione. Certamente prendo spunto da una vicenda come quella dell'università di Catanzaro, per riproporre tale questione, come sto facendo in questo momento, a lei, signor Presidente, e al sottosegretario. Mi fa piacere che sia presente il sottosegretario Pizza, calabrese come me e che ha vissuto per vie dirette o indirette le vicende e i travagli di una regione sempre di più disponibile nel diffuso orientamento e nei diffusi atteggiamenti della gran parte di cittadini, a sottrarsi a condizionamenti ambientali - tanto per usare un eufemismo - ma soprattutto a una condizione di minorità che certamente non può essere sopportata e tollerata.
Se noi vogliamo che il Mezzogiorno sia un peso, può esserlo. Se parliamo della criminalità
Organizzata, ne possiamo parlarne diffusamente. Ma se puntiamo certamente sulle grandi proiezioni e sulle grandi prospettive cui poc'anzi facevo riferimento, non vi è dubbio che le strutture universitarie hanno un senso e un significato: non soltanto le strutture universitarie ma anche tutte le strutture legate al sapere, a tutta la scuola (scuola materna, scuola elementare, scuola media, scuola superiore), ossia tutta la realtà scolastica dove si forma e nasce una comunità di uomini e dove, come si suol dire con una battuta retorica, si formano i cittadini del domani. Ma il problema della scuola non riguarda semplicemente i cittadini del domani, ma la condizione e soprattutto l'impegno di oggi.
Quando parliamo del nostro Paese rispetto all'appuntamento europeo, esso, come nel passato, giunge all'appuntamento europeo in una condizione minimale sia nell'ambito della ricerca scientifica sia rispetto alle condizioni delle sue strutture universitarie.
Proprio da questo convincimento e da questa valutazione, signor Presidente, nasce la nostra interpellanza urgente in esame.
A Catanzaro alcuni anni fa nasceva un'università ed esiste una facoltà di medicina che è stata accompagnata da grandi attese e da grandi speranze. Su tale università ho avuto modo anche nel passato, in quest'Aula, di puntualizzare alcune cose che non andavano, ma questa università è partita e la facoltà di medicina è stata Pag. 21guardata sempre con una grande considerazione e - lo ripeto - con una grande speranza rispetto a tutta la problematica sanitaria in Calabria, che ritorna anche drammaticamente in questi giorni: ritorna il problema del commissariamento della sanità in Calabria ed esistono ovviamente difficoltà di organizzazione che risalgono al passato, ma che si ripropongono e sono aumentate anche nel presente.
Dunque, non v'è dubbio che la struttura universitaria con la facoltà di medicina non può semplicemente elargire lauree. Vi è bisogno di puntare sulla formazione, sulla ricerca e sulla specializzazione.
Signor Presidente, il decreto ministeriale del 31 marzo 2009 ha assegnato 5.000 borse di studio ministeriali destinate alle specializzazioni mediche, non rispettando le richieste della conferenza Stato-regioni basate sulle reali esigenze dell'intero territorio nazionale, che erano 8.848. Inoltre, lo stesso provvedimento è stato accompagnato - ed è questo il senso ed il motivo della mia interpellanza urgente - dalla previsione dell'accorpamento di ben 16 scuole di specializzazione dell'università di Catanzaro con l'università di Bari e con l'università Federico II di Napoli (rispettivamente, 14 e 2). Tutto ciò ovviamente fa anche riferimento al decreto ministeriale del 1o agosto 2005, che determina che le università possono mantenere le scuole di specializzazione che abbiano un numero di iscritti che non sia inferiore a 3 l'anno. Tuttavia, rispetto a questa disposizione normativa vi sono state delle deroghe, perché possono continuare a mantenere più scuole di specializzazione della stessa tipologia gli atenei di Cagliari, di Sassari, di Genova, di Palermo e di Messina, in difformità rispetto alla norma cui facevo poc'anzi riferimento, e alcune scuole di specializzazione con una sola borsa di studio. Lo stesso dicasi per alcune università private, ad esempio il San Raffaele di Milano e il Campus Bio-Medico di Roma.
Tutto questo svuotamento delle specializzazioni determina di fatto lo svuotamento delle università o quantomeno determina una riduzione ed un affievolimento di una prospettiva della struttura universitaria e della facoltà di medicina della città di Catanzaro. Quando grosse specializzazioni vengono trasferite, non vi è dubbio che si toglie anche la speranza ai giovani, ma soprattutto si mortifica ovviamente ogni slancio, ogni potenziale che vi può essere per quanto riguarda l'area della ricerca. Se manca tutto ciò e mancano la speranza e la ricerca, vengono meno le condizioni per rimanere in loco e non v'è dubbio che si vanifica sostanzialmente il ruolo di una struttura universitaria come quella di Catanzaro.
Il Ministro Gelmini è irremovibile e ascolteremo anche la risposta del sottosegretario Pizza, però questo è un problema non di pura rivendicazione da parte di un parlamentare che usa lo strumento del sindacato ispettivo per pietire o per chiedere al Ministro di rivedere la propria posizione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Qui si ricompone una citazione diversa - concludo, signor Presidente - rispetto alla politica di questo Governo e alla politica dell'istruzione di questo Governo.
Credo che questo sia un grande quesito che si riferisce, in particolare, all'identità e alla capacità di questo Governo di cogliere i sussulti e, soprattutto, i cambiamenti che esistono, pur con grande difficoltà, in una regione come quella calabrese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente illustrata dall'onorevole interpellante, con la quale chiede elementi informativi e di valutazione sulle scuole di specializzazione mediche, si fa presente che il Ministero, Pag. 22nell'esigenza di razionalizzare l'offerta formativa delle scuole di specializzazione, ha ritenuto di procedere, nella prima fase sperimentale, accorpando le scuole con l'assegnazione di un solo contratto.
In considerazione del fatto che la Calabria è l'unica regione che nell'anno accademico 2007/2008 ha avuto un numero di contratti superiore (n. 78 contratti) al numero di immatricolati in medicina nello stesso anno (n. 70), si è convenuto di accorpare, nella maggior parte dei casi, l'università Magna Graecia di Catanzaro con la Federico II di Napoli, in virtù del legame pluriennale fra i due atenei.
Per quanto riguarda il pubblico concorso indetto dall'ateneo capofila, si ritiene che in tal modo venga data la possibilità ai medici delle università federate - compreso, quindi, l'ateneo di Catanzaro - di confrontarsi su un tavolo comune per l'ammissione alle scuole di specializzazione, scegliendo per i contratti statali, la rete formativa ove intendano seguire i relativi corsi.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare e di dichiarare se si ritiene soddisfatto.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, mi mette veramente in difficoltà. Sa che la stimo e la considero moltissimo, ma è un po' difficile dire, a caldo, se sono soddisfatto o meno. Ma capisco che questa è la formula di rito.
Ringrazio sinceramente il sottosegretario Pizza e ringrazio il Ministero, anche sul piano personale, perché vi sono due modi con cui rispondere alle interpellanze o alle interrogazioni. Uno di questi consiste nel fare una lunga descrizione e parlare dei massimi sistemi, per poi andare alle questioni sostanziali. Invece, il sottosegretario Pizza, gentilmente, ci ha risparmiato una serie di considerazioni che, a volte, sanno di depistaggio rispetto all'argomento che si sta trattando.
Signor sottosegretario, capisco il senso della sua risposta, che va in sintonia con quanto ha detto, più volte, il Ministro Gelmini, tuttavia, non possiamo - se non ringraziarla per la sua gentilezza, come dicevo poc'anzi - accogliere il senso e il significato della risposta. Se il Ministro Gelmini fosse un dirigente dell'ufficio del registro, questo tipo di risposta avrebbe senso e significato: si mettono bollo e il visto. Il Ministro Gelmini, però, non ha una grande memoria rispetto alla genesi dell'università di Catanzaro. Quando parla di federazione con l'università Federico II di Napoli - e non ho nulla in contrario nei confronti di questa università - evidentemente, non conosce o non si è fatta dire la storia dell'università di Catanzaro.
Quest'ultima è nata, a suo tempo, come un momento «a cascata» di ampliamento dell'università di Napoli, con professori di Napoli e che, nel tempo, sono stati trasferiti a Catanzaro.
Man mano, dopo le prime grandi difficoltà, questa università ha raggiunto una sua robustezza, una sua fisionomia, grazie al corpo docente, ai cattedratici, a tutti gli operatori, all'attuale preside di facoltà, all'attuale rettore, cioè a tutti coloro che sono impegnati in questa prospettiva, a cui voglio aggiungere anche gli studenti, che decidono di capire e comprendere.
Signor Presidente, desidero chiedere al sottosegretario Pizza cosa significa federare l'università. Per la mia esperienza - mi riferisco ad un dato che non ha nulla a che fare con l'università -, quando si parlava, a suo tempo, di autorità portuale, si parlava anche di federazione tra varie autorità portuali. Questo accorpamento tra autorità portuali non ha funzionato. Come si pensa ora - con un discorso limitato ai contratti e con una valutazione un po' burocratica - che possa funzionare un'università dove lo studente che segue un modo di lavoro debba poi cambiare per la sua specializzazione e passare alla Federico II di Napoli o all'Università di Bari? Stiamo parlando di 14 specializzazioni a Napoli, le più significative, e due a Bari. Come si può pensare tutto questo? Non si tratta del trasferimento per un aggiornamento o per un corso breve, non si parla di un impiegato statale che deve frequentare un corso di aggiornamento; forse non si è capito che qui parliamo di Pag. 23università e, come dicevo poc'anzi quando illustravo la nostra interpellanza, qui si tratta di puntare sul sapere reale e sostanziale.
Così non si va da nessuna parte, anche se capisco che questi provvedimenti sono stati dettati dalla necessità del risparmio e dell'economicità che, però, a volte, non salvaguarda la vera economia. Infatti, si vuole risparmiare adesso - perché ci sono più contratti - per ottenere, poi, quale tipo di risultato? Non si risparmia qualcosa adesso per poi perdere moltissimo domani in termini di ritorno profondamente negativo.
Mi chiedo, inoltre, per quale motivo non si sono consultati gli organi accademici, perché non c'è stato alcun tipo di raccordo? Perché questo provvedimento non ha avuto la possibilità di essere socializzato con gli organi responsabili? C'è la preoccupazione - che non è di carattere presuntivo - che il problema sia un altro: signor Presidente, il problema è far vivere o meno la facoltà di medicina della città di Catanzaro, dove sono state stanziate ingentissime risorse con risultati che, in questo momento, possono essere vanificati. Non c'è solo il danno delle borse di studio che vengono dirottate verso altre università, ma il danno è anche psicologico, perché si toglie agli studenti stessi la speranza e la disponibilità ad investire su questa università. Infatti, se su alcune materie importanti e fondamentali si esclude la possibilità della ricerca e della specializzazione, non c'è neanche la prospettiva di creare aggiunte, aggregazioni e richiami per la ricerca, che rappresenta un'esigenza fondamentale.
C'è poi un altro aspetto che desidero ribadire. Se il problema è quello cui faceva riferimento il sottosegretario, mi si deve rispondere per quale motivo le altre università che ho citato poc'anzi sono state sottratte a questo tipo di provvedimento normativo?
Perché ho fatto i nomi? Perché hanno una situazione diversa, una diversa condizione? Oppure quella di Catanzaro è meno importante? A mio avviso, è la più importante e significativa. C'è una situazione di squilibrio, ma soprattutto di non armonizzazione di un'esigenza che, invece, deve essere salvaguardata se vogliamo inserirci nel circuito del buon governo. C'è un diverso trattamento, uno squilibrio, perché ci sono le eccezioni per cui il rigore e la scure del Ministro Gelmini...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. ... guarda caso - ho concluso signor Presidente - ripropone semplicemente i problemi di casa.
Per questo, signor Presidente, tanto per rispondere alla sua cortese e gentile domanda, mi dichiaro insoddisfatto, anche se ringrazio il sottosegretario Pizza per la gentilezza di aver risposto, e auspico che qualcosa verrà fuori, perché la vicenda non finisce qui.
Non si tratta di un'esigenza localistica, signor Presidente, bensì di una situazione e di una gestione politica dell'università e della scuola che sa più di maestrine di campagna che non di persone che rappresentano e dovrebbero esprimere l'esigenza di un Paese che guarda all'oggi per costruire il futuro. Questo, credo, è il dato che più mi sgomenta e mi preoccupa e che dovrebbe preoccupare tutti noialtri.

(Tempi di emanazione del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze relativo all'assegnazione dei fondi a favore di Sea previsti dalla legge n. 449 del 1995 - n. 2-00389)

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di illustrare l'interpellanza Cota n. 2-00389, concernente tempi di emanazione del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze relativo all'assegnazione dei fondi a favore di Sea previsti dalla legge n. 449 del 1995 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, la legge n. 449 del 1995 ha stanziato 482,5 milioni di euro a favore di Sea per lo sviluppo infrastrutturale di Malpensa Pag. 242000, prevedendo un meccanismo di assegnazione dei fondi. Alla data del 15 marzo 2009, Sea ha maturato crediti verso ENAC per 57,2 milioni di euro, di cui 47,9 milioni sono in attesa del compimento dell'emanazione di un decreto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze che consenta la messa a disposizione della competenza e della cassa necessarie ad effettuare i trasferimenti a favore di Sea.
A seguito delle ultime informazioni ricevute dal dipartimento delle Ragioneria generale dello Stato, si segnala che il Fondo dedicato alle riassegnazioni per il 2009, già in questa prima fase dell'anno, è quasi esaurito e non potrà accogliere la richiesta Sea di 47,9 milioni di euro presentata a ENAC nel giugno 2008.
Il non accoglimento della richiesta è dovuto alla scarsità delle risorse finanziarie disponibili presso il Ministero dell'economia e delle finanze, che non ha permesso di stanziare una somma che comprendesse tutte le richieste inevase accumulatesi negli anni precedenti.
Il Fondo dedicato alle riassegnazioni è stato rifinanziato nel 2009 per un totale di circa 900 milioni di euro, di cui solo 11 milioni a disposizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Relativamente alla residua quota di crediti Sea verso ENAC, vi è una seconda richiesta di riassegnazione per 9,2 milioni di euro, in via di evasione da parte di ENAC. Sono in fase di emissione ulteriori richieste Sea ad ENAC per il reintegro di pagamenti effettuati ad appaltatori nel corso del mese di dicembre 2008 per un controvalore di 1,4 milioni di euro e, nel corso del 2009, saranno pagati ad appaltatori ulteriori 10 milioni euro, incrementando il credito Sea verso ENAC di altri 11,4 milioni di euro.
I ritardi nei pagamenti hanno comportato la necessità per Sea di finanziare autonomamente tali esborsi, ricorrendo ad una linea bancaria di anticipazione (garantita dai crediti verso ENAC), il cui costo è pari al tasso Euribor 3 mesi più lo 0,39 per cento e con obbligo di rimborso da parte di Sea entro il 26 aprile 2010 delle somme anticipate non ancora liquidate da ENAC.
Al 15 marzo 2009 la linea bancaria di anticipazione risulta utilizzata per 55,9 milioni di euro, per cui, se entro aprile 2010, Sea non ottenesse il saldo del credito evidenziato in precedenza dovrebbe procedere all'apertura di nuovi finanziamenti per onorare gli impegni con l'istituto finanziatore.
Alla luce di tutto questo, chiediamo di sapere se il Ministro interpellato, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire in tempi rapidissimi, al fine di ripristinare una normale operatività del fondo, dal momento che, dall'emanazione della legge n. 449 del 1985, il 2009 è il primo anno nel quale si verifica una situazione insostenibile che consiste nel posporre all'anno successivo l'emanazione del decreto di riassegnazione e, nel nuovo anno, nel non effettuarla per mancato rifinanziamento del capitolo di spesa relativamente ai sospesi dell'anno precedente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'interpellanza n. 2-00389 degli onorevoli Cota e Crosio concerne l'assegnazione di somme cadute in perenzione e destinate all'aeroporto di Malpensa. Gli interpellanti, in particolare, lamentano la mancata assegnazione dei fondi richiesti, dovuti alla scarsità delle risorse disponibili sull'apposito fondo di bilancio.
Al riguardo, occorre premettere che il fondo in questione è stato rifinanziato nel 2009 per un totale di circa 900 milioni di euro, secondo le priorità indicate dai Ministeri competenti.
Per quanto riguarda l'ulteriore implementazione del citato fondo, si fa presente che, in sede di predisposizione del bilancio di assestamento per l'anno in corso, compatibilmente con le risorse che si renderanno disponibili e nel rispetto degli equilibri finanza pubblica, potrà essere proposta Pag. 25l'integrazione del fondo medesimo da proiettare, se del caso, anche nelle previsioni di bilancio del 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Crosio ha facoltà di replicare.

JONNY CROSIO. Signor Presidente, signor segretario Pizza, lei non ha del tutto eliminato i dubbi che ci attanagliano riguardo a questa vicenda dei mancati esborsi verso Sea. Lei sottolinea che nella revisione di bilancio, compatibilmente e in funzione della disponibilità finanziarie, verrà fatto ogni sforzo. Noi non abbiamo ragione di credere che questo Governo non intenda avere un occhio di riguardo non dico verso Sea e gli aeroporti milanesi, ma verso tutto il sistema di trasporto aeronautico italiano.
Di fatto, Malpensa e di conseguenza gli aeroporti milanesi, compreso Linate, fanno parte di un circolo virtuoso del nostro sistema dei trasporti. Noi avevamo sottolineato una preoccupazione già tempo addietro. Ricordo che nella dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo concernente il provvedimento sulle imprese in difficoltà abbiamo chiesto un chiaro impegno da parte dell'Esecutivo, in modo particolare per quanto riguarda l'aeroporto di Malpensa, che fuori da ogni dubbio non gode dei favori di certe logiche alle quali ci opponiamo fermamente.
È fuori dubbio che l'abbandono da parte di Alitalia di Malpensa sia stato un dato molto preoccupante e significativo, tant'è vero che dobbiamo comunque sottolineare che Sea e tutto il sistema dei trasporti degli aeroporti milanesi ha risposto - su questo non avevamo dubbi - in maniera molto chiara e precisa.
Noi crediamo che assolutamente che Sea sia una società sana e ben gestita, però non dobbiamo dimenticare che, come ricordava anche il presidente Bonomi in Commissione trasporti durante la sua audizione, non bisogna confondere i bilanci positivi di una azienda con la questione finanziaria ed economica.
Pertanto, credo che mettere Sea nelle condizioni di dover autofinanziare quello che dovrebbe essere un normale giro amministrativo di competenze ci sembra fuori luogo.
Siamo comunque fiduciosi che l'attuale Governo troverà le risorse necessarie per far fronte a questa situazione; come dicevo poc'anzi non si tratta di nient'altro che, diciamo pure in maniera banale, di una partita di giro. Questo in ogni caso va fatto e vigileremo che venga fatto, come abbiamo chiesto, in tempi rapidissimi.
Colgo comunque l'occasione per chiedere ancora una volta al Governo tramite lei, sottosegretario Pizza, che ci sia un chiaro impegno a favore degli aeroporti milanesi, anche in virtù di un fatto. La società Sea si sta preparando autonomamente al grande appuntamento del 2015, quello dell'Expo; chiederà di fare una nuova pista a Malpensa proprio per non presentarsi a questo importante appuntamento con un aeroporto di serie «B» (questo credo che nessuno lo voglia). C'è un grande impegno di Sea in questa direzione e altrettanto deve esserci un chiaro impegno da parte del Governo nelle normali procedure amministrative e nelle programmazioni dinamiche sempre più puntuali per quanto riguarda il sistema di trasporto aereo anche per il nord.
Non si tratta di un favore per il nord né per un partito, ma di una sana amministrazione, un concetto sicuramente forte per tutto il sistema Paese dei trasporti aerei.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Approvazioni in Commissione (ore 11.32).

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, martedì 26 maggio 2009, la I Commissione permanente (Affari costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, i seguenti progetti di legge:
Modifica della legge 5 ottobre 1993, n. 409, di approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e la Pag. 26Tavola valdese, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione (Approvato dalla I Commissione permanente del Senato della Repubblica) (2321);
Modifica della legge 22 novembre 1988, n. 516, recante approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7o giorno, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione (Approvato dalla I Commissione permanente del Senato della Repubblica) (2262).

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 11,34).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, sono costretto ad intervenire per segnalare che purtroppo ad oggi non c'è stata una risposta da parte del Governo ad una interrogazione a risposta orale, la n. 3-00450, che oltre alla mia alla firma reca anche quella dei colleghi Gottardo, Di Centa e Compagnon, in cui chiedevamo un intervento del Governo, in particolare del Ministro per lo sviluppo economico, sulla crisi che si sta vivendo nell'azienda del gruppo Safilo nei due stabilimenti di Martignacco e di Precenicco, in provincia di Udine.
Credo che rispetto a questa situazione (ancora oggi nella stampa locale viene riportato una considerazione in tal senso da parte del governo regionale) ci sia una sorta di rassegnazione rispetto alla prospettiva di recuperare queste due unità produttive.
Qui sono in gioco quasi mille posti di lavoro, per l'80-90 per cento costituito da personale femminile. Quindi, si tratta di una situazione gravissima rispetto alla quale sia i lavoratori ma anche le rappresentanze sindacali hanno sollecitato interventi e iniziative del Governo. C'erano state delle promesse, ma non c'è stato alcunché di concreto. È una situazione molto grave e molto seria che riguarda questo gruppo.
L'altra sollecitazione che, signor Presidente, la pregherei di inoltrare al Governo, riguarda l'interrogazione, anch'essa a risposta orale, n. 3-00461 del 31 marzo 2009, sottoscritta oltre che da me, dai colleghi Maran, Rosato, Cuperlo, Monai e Compagnon concernente il problema relativo ad un'altra azienda del Friuli Venezia Giulia, la Chimica Caffaro di Torviscosa, con riferimento alla quale è ancora in corso una discussione con il Ministero dell'ambiente per la definizione di una transazione per le bonifiche e il risanamento ambientale.
Con questa interrogazione chiedevamo di conoscere quali iniziative intenda assumere il Governo con riferimento anche a quei 3 miliardi di risorse che erano stati stanziati per le bonifiche riferite a circa venticinque siti industriali collocati in diverse parti d'Italia, tra i quali rientra anche il sito inquinato dove è ubicata l'azienda Chimica Caffaro. Qui sono a rischio centinaia di posti di lavoro e anche con riferimento a questa grave e preoccupante situazione c'è una sostanziale latitanza del Governo. Nondimeno, oltre al Governo nazionale, dobbiamo purtroppo sottolineare anche una certa inadeguatezza da parte del governo regionale nell'affrontare queste due situazioni di crisi che ho segnalato.
La ringrazio, signor Presidente, e la prego, attraverso i suoi collegamenti, di sollecitare una risposta da parte del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,36).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, anche a nome e per conto del collega Federico Palomba, che avrebbe voluto farlo qui personalmente questa mattina, ma si è fermato in Sardegna a seguito della tragedia dei tre operai morti ieri sul lavoro, nello stabilimento Saras, vorrei leggere, se me lo permette, la seguente dichiarazione che vorrei che fosse poi lasciata agli atti di questa seduta. «La grave crisi che ha investito il sistema industriale italiano sta colpendo con grande durezza la Sardegna, con particolare riferimento ai poli industriali di Ottana, di Porto Torres e del Sulcis Iglesiente, dove si sono registrate e si stanno registrando chiusure di impianti con conseguente perdita di posti di lavoro e termine del ciclo produttivo.
In particolare, mi voglio soffermare sulla gravissima crisi che ha riguardato il territorio del Sulcis Iglesiente, che ho personalmente visitato pochi giorni or sono»- ovviamente è l'onorevole Palomba che parla - «attingendo dirette notizie ed informazioni dalle maestranze, dalle rappresentanze sindacali unitarie e dalla dirigenza aziendale.
Come Ella saprà, in quel martoriato territorio la filiera dell'alluminio (Rusal-Alcoa-Otefall Sail e SMS) e l'industria del piombo-zinco (Glencore-Portovesme ed altre) sono state coinvolte, nella crisi mondiale, dal tracollo dei grandi produttori di auto, dalla crisi delle banche, restie a erogare credito, e da quelle dell'edilizia.
Tutto ciò sta determinando gravi effetti; in specie, si registrano chiusure pesanti e non si sa ancora se temporanee o meno per quanto riguarda la Rusal/Eurallumina, l'Otefall Sail, la Glencore-Portovesme, la Rockwooll di Iglesias (...)». Ovviamente salto dei passaggi per andare alla questione che intendo sottoporre alla sua attenzione, ma, lo ripeto, mi riservo di lasciare agli atti un testo scritto.
Il collega Palomba prosegue: «Vorrei riservare una considerazione particolare all'Alcoa Trasformazioni Srl, industria multinazionale che produce alluminio primario. L'Alcoa è l'ultimo stabilimento industriale a restare ancora in funzione; l'industria sta resistendo anche perché, a differenza di altre tipologie di impianti, il processo elettrolitico è particolarmente costoso e per riavviarlo dopo la fermata ci vorrebbero ingenti somme di denaro. L'Alcoa, industria solida e bene amministrata, merita una speciale attenzione anche perché, oltre al crollo del prezzo dell'alluminio in questi mesi, passato da 3.400 dollari a tonnellata a 1.300 dollari a tonnellata, deve registrare un altro grave fattore di crisi, rappresentato dagli altissimi costi di produzione derivanti dal fatto che l'Alcoa è uno stabilimento ad alta intensità energivora. Basti pensare che consuma da sola il 20 per cento di tutta l'energia elettrica consumata in Sardegna.
Nell'isola non arriva la rete del metano e se l'azienda dovesse produrre a tariffa normale la produzione sarebbe assolutamente fuori mercato. Ora, l'industria gode ancora di un regime tariffario particolare, ma a costo di garanzie estremamente onerose prestate dalla casa madre (parent company guarantee), regime che non può essere ulteriormente procrastinato.
Da anni essa chiede l'applicazione di un regime tariffario speciale che prima aveva e che adesso è sotto procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea».
Della questione ce ne si è occupati nel disegno di legge presentato al Senato n. 1195 (che abbiamo già approvato) e che all'articolo 18 prevedeva, secondo un emendamento governativo, la produzione energetica virtuale (il cosiddetto virtual power plant) che dovrebbe garantire ad Alcoa tariffe energetiche agevolate tramite contratti bilaterali con l'ente produttore (in questo caso ENEL) in modo che entro il 31 dicembre 2009 cessi l'applicazione delle condizioni tariffarie precedenti.
Vi sono seri dubbi che il tempo possa essere rispettato e vi è l'urgentissima esigenza che il Governo ponga in essere ogni attività di straordinaria accelerazione dell'iter del provvedimento, riguardante sia il procedimento legislativo, sia le procedure di attuazione delle disposizioni richiamate. Di conseguenza, chiedo di segnalare l'esigenza che l'Autorità dell'energia sia immediatamente Pag. 28attivata affinché incominci a predisporre gli incombenti necessari.
Ovvero, se questo obiettivo non si rivelasse possibile, chiedo che il Governo possa far ricorso ai propri poteri prevedendo un adeguato spostamento del termine qualora questo si fosse dimostrato ormai troppo ristretto, fino al punto di far ricorso ad un decreto-legge limitatamente al punto in questione, successivamente all'entrata in vigore del collegato in questione.

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Evangelisti. Ci uniamo alla sua solidarietà manifestata nei confronti di chi ieri ha perso la vita nei luoghi di lavoro. Per il resto, lei può depositare presso la Presidenza la documentazione citata.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, vorrei svolgere un piccolo intervento, perché veramente sono sconsolato come novello parlamentare per ciò che sta accadendo nel nostro Paese. Sono sconcertato perché non mi sembra che il nostro Paese abbia bisogno del gossip continuo su quello che fa o non fa il Presidente del Consiglio. Mi accorgo, invece, che per tanti politici (soprattutto della parte di sinistra) il problema principale è sapere cosa fa il Presidente del Consiglio.
Allora, mi chiedo, signor Presidente, se è più importante sapere qual è il rapporto tra il Presidente del Consiglio e la signorina Noemi, o è più importante sapere cosa facciamo per il lavoro, per i giovani, per la disoccupazione, per le pensioni future di chi (ad esempio come mio figlio che ha sei anni) vedrà con il binocolo la pensione in questo Paese riempito di debiti grazie a trent'anni di malgoverno dei sui colleghi che sono stati in questi banchi. Vogliamo parlare magari dei problemi della sicurezza, degli extracomunitari, dei clandestini o vogliamo continuamente parlare di quello che si vede sui giornali? Oppure di ciò che alcune trasmissioni televisive, tra l'altro pagate dai contribuenti italiani, continuano a fare come ieri sera a Ballarò o ad Annozero?
Se questo è il Paese che voi volete, perché lei Presidente ne fa parte, allora mi vergogno di essere un parlamentare. Mi vergogno di venire in quest'Aula e vedere tanta gente che guarda per aria quando il nostro Paese va per aria.
Non c'è possibilità di dare delle risposte! Vogliamo parlare magari di cosa è successo due anni fa, quando il portavoce dell'ex Presidente del Consiglio Sircana fu fotografato perché parlava con un transessuale? Sono queste le cose serie? Vogliamo magari parlare dell'ipocrisia che c'è in questa sala, o nei corridoi, o in Transatlantico, l'ipocrisia assoluta dove tutto il sistema ne fa parte? Vogliamo parlare di quanti qui dentro hanno l'amante? Di quanti magari vanno con le prostitute? Di quante donne pagano degli uomini? Ma cosa ce ne frega a noi di tutte queste cose!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la prego. Già il suo intervento è assolutamente irrituale...

GIANLUCA BUONANNO. Ogni volta che parlo io è irrituale. Io sto dicendo quello che pensa la gente!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, mi dispiace molto, ma evidentemente lei non ha ancora chiaro il Regolamento di questa Camera. Capisco che lei è alla prima esperienza, ma forse dovrebbe supplire con uno studio ulteriore, perché il suo intervento è assolutamente irrituale per il momento nel quale lei mi ha chiesto di parlare. Queste sono considerazioni politiche. La prego inoltre...

GIANLUCA BUONANNO. Forse perché le mie dichiarazioni danno fastidio!

PRESIDENTE. No, onorevole Buonanno, lei non mi dà nessun fastidio.

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GIANLUCA BUONANNO. Voi del Palazzo avete paura! È questa la verità! Voi state qua e non sapete quello che pensa la gente!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la richiamo all'ordine.
Sospendo la seduta...

GIANLUCA BUONANNO. È un'ipocrisia!

PRESIDENTE. ...che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro per i beni e le attività culturali.

(Ulteriori iniziative del Governo in materia di contrasto all'immigrazione clandestina - n. 3-00540)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota ed altri n. 3-00540, concernente ulteriori iniziative del Governo in materia di contrasto all'immigrazione clandestina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'attuale Governo ha avviato sin dal suo insediamento un indirizzo molto chiaro e inflessibile in tema di contrasto all'immigrazione clandestina, articolandolo in diverse direzioni: sia tramite l'adozione di provvedimenti d'urgenza, capaci di dispiegare in maniera immediata l'azione di contrasto, sia attraverso disegni di legge in via di approvazione, sia, infine, mediante un'intensa attività di negoziazione sul piano internazionale, come nel caso del Trattato con la Libia.
Tutte queste importanti azioni hanno portato sia ad un miglioramento della sicurezza interna sia ad un blocco dei flussi di clandestini provenienti dal Nord Africa, che spesso diventavano manodopera della criminalità. Con questa interrogazione intendiamo chiedere al Governo quali ulteriori iniziative intenda assumere per proseguire nella linea, già meritoriamente intrapresa, di contrasto all'immigrazione clandestina.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'efficacia della politica del Governo per contrastare l'immigrazione clandestina, in particolare quella che arriva sulle coste meridionali partendo dai Paesi africani, è testimoniata dal fatto che da quando abbiamo messo in atto le politiche dei riaccompagnamenti e dei respingimenti, cioè dal 6 maggio scorso, si è praticamente azzerato il flusso, che era costante e in costante aumento, soprattutto in questi mesi, da parte di clandestini sulle coste siciliane, in particolare di Lampedusa.
Peraltro a Lampedusa, che nelle cronache giornalistiche è stata sempre dipinta come il luogo dove un gran numero di clandestini si trovavano ammassati nel centro di prima accoglienza, oltre 2 mila Pag. 30persone (abbiamo avuto picchi anche superiori negli anni passati, con problemi di ogni tipo), sono lieto di annunciare che il centro è oggi sostanzialmente vuoto, perché le ultime venti persone, venti clandestini, tutti richiedenti asilo, sono stati portati nei centri di competenza dei richiedenti asilo.
Questo non ci induce a smantellare il centro di Lampedusa, però il risultato che abbiamo ottenuto è quello che avevamo ipotizzato all'inizio dell'anno, quando io personalmente andai a Lampedusa e dissi: «L'intenzione del Governo è di bloccare gli sbarchi, perché Lampedusa torni ad essere l'isola che è, cioè l'isola del turismo».
È una situazione che si è realizzata: questo grazie agli Accordi con la Libia, grazie all'impegno delle autorità libiche, grazie ai pattugliamenti congiunti, che sono partiti, grazie all'azione principalmente svolta dal Governo italiano, anche in nome e per conto di tutti gli altri Paesi europei, perché l'Italia è il Paese di ingresso in Europa da parte degli immigrati clandestini. È per questo che, anche se la situazione oggi è nettamente migliorata rispetto ai mesi scorsi, continuiamo a chiedere all'Unione europea quell'impegno che finora è mancato.
Nei prossimi giorni incontrerò in Italia i vertici del Governo libico in occasione, qualche giorno prima, del prossimo Consiglio dell'interno e della giustizia dell'Unione europea, che si terrà il 4 e 5 giugno, per portare in quella sede la richiesta forte e condivisa, anche col Governo libico, di un impegno maggiore della Commissione europea per gestire l'immigrazione clandestina nel Mediterraneo, il contrasto all'immigrazione clandestina e l'aiuto ai Paesi da cui l'immigrazione parte, in particolare la Libia.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di replicare.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor Ministro, vi sono dei momenti in cui il nostro cuore, il cuore di noi parlamentari della Lega Nord, si riempie di orgoglio; e questo è uno di quelli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci rendiamo infatti conto che la nostra azione sta portando dei risultati concreti, ci rendiamo conto che, grazie a un Ministro che con abnegazione e perseveranza continua sulla giusta rotta indicata dai tanti milioni di cittadini che lo scorso anno hanno portato il nostro movimento politico alla guida del Paese, si sta mettendo finalmente argine ad uno dei problemi più gravi del nostro periodo storico.
Signor Ministro, nei primi quattro mesi e mezzo di quest'anno solo a Milano 25 donne sono state violentate, e in 23 casi il colpevole è un extracomunitario: lo sappiamo perché l'attività della Polizia è stata importante, e sono stati tutti assicurati alla giustizia. Quante vite sono state rovinate! E quante vite lo sarebbero ancora, se non si fosse messo un freno ai continui sbarchi di queste persone. Certo, non tutti gli extracomunitari sono delinquenti, e per questo è giusto effettuare delle verifiche prima del loro arrivo sul nostro territorio, e procedere poi, col supporto di tutta l'Unione europea, all'eventuale accoglimento di chi ne avesse i requisiti.
Su questi temi, signor Ministro, avrà sempre un continuo ed incondizionato appoggio da parte mia, da parte di tutto il gruppo parlamentare della Lega Nord, da parte dei più di tre milioni di cittadini che alle scorse elezioni hanno dato il proprio voto al nostro grande movimento politico. Ma non solo: a dispetto delle sterili critiche di un'opposizione ormai senza più guida ed idee, avrà e continuerà ad avere sempre il sostegno della maggioranza dei cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Risorse umane e finanziarie per affrontare l'emergenza sicurezza nei quartieri periferici delle metropoli italiane, con particolare riferimento a Milano e Roma - n. 3-00541)

PRESIDENTE. L'onorevole Soro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00541, concernente risorse umane e Pag. 31finanziarie per affrontare l'emergenza sicurezza nei quartieri periferici delle metropoli italiane, con particolare riferimento a Milano e Roma (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, signor Ministro, gli organi di informazione hanno in questi giorni registrato nuovi inquietanti episodi di criminalità, che per il numero e per le forme sembrano segnalare una pericolosa riduzione di sicurezza nelle città italiane. L'altro ieri a Milano, nel quartiere popoloso di Quarto Oggiaro, si è verificato un omicidio con tutte le caratteristiche dei delitti di mafia; e ieri, a Roma, un nuovo impressionante delitto nel quartiere Trullo: un quartiere indifeso, come lei sa, dove il crimine sembra incontrare ostacoli sempre minori.
L'elenco potrebbe essere più lungo, ma lei, signor Ministro, lo conosce. Si ha la sensazione che la criminalità, e specificamente quella organizzata, stia occupando parti sempre più estese del territorio nazionale, lontano dai luoghi consueti, nei quali peraltro non solo resiste ma sembra spesso riprodursi come una metastasi.
Le chiedo, signor Ministro, se non avverta anche lei l'aggravarsi della situazione, e se abbia cominciato a chiedersi quali siano le ragioni di questo fallimento.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, colleghi, per quanto riguarda la criminalità organizzata, voglio subito precisare che non passa giorno senza che non vi siano operazioni della Polizia, dei Carabinieri contro la criminalità organizzata. Stiamo vivendo, da questo punto di vista, una stagione fortunata: sono oltre 70 i latitanti catturati nei primi mesi di quest'anno, nell'elenco dei trenta o dei cento più pericolosi criminali; oggi e ieri vi sono state altre due operazioni che hanno portato a sgominare delle bande criminali affiliate alla camorra e alla mafia. Penso che in nessun periodo come in questo la pressione dello Stato contro la criminalità organizzata stia portando a grandi risultati; ritengo quindi che la parola fallimento si addica ad altre circostanze, ma non certo alla lotta dello Stato contro la criminalità organizzata, e sono i numeri, i dati a testimoniarlo.
Per quanto riguarda i recenti episodi delittuosi citati dagli interroganti, avvenuti a Milano e a Roma, essi sono oggetto di indagini di polizia giudiziaria già in fase avanzata che hanno consentito di trarre in arresto i presunti autori degli omicidi (quello relativo al caso di Quarto Oggiaro è avvenuto ieri sera). Dagli elementi finora raccolti, tuttavia, contrariamente a quanto affermano gli interroganti, i delitti non sono riconducibili alla criminalità organizzata bensì a semplici questioni personali.
Desidero infine evidenziare che l'affermazione degli interroganti circa una nuova ondata di delinquenza nelle due metropoli è smentita dai dati statistici sull'andamento della criminalità, che fanno registrare sia Roma che a Milano una generalizzata e sensibile tendenza alla diminuzione rispetto al 2008, anno in cui già si verificò una riduzione rispetto al 2007. Per quanto riguarda specificamente Roma, preciso che, in attuazione di un articolato piano di azione di controllo del territorio con caratteristiche di flessibilità e mobilità sulle diverse aree urbane, nel quartiere Trullo, citato dagli interroganti, oltre agli ordinari servizi di prevenzione è giornalmente predisposto l'impiego di una stazione mobile dalle ore 8 alle ore 20, ed è allo studio l'istituzione di una nuova stazione dei Carabinieri. Quanto a Milano, le autorità di pubblica sicurezza hanno recentemente riprogrammato i servizi di controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, specie nelle zone a rischio, in particolare a Quarto Oggiaro. La maggior presenza delle forze di polizia e i positivi risultati raggiunti, anche con numerosi arresti, hanno innescato una proficua collaborazione anche da parte dei residenti che apprezzano gli sforzi fatti.
Mi pare dunque che l'azione delle forze dell'ordine sia a Roma che a Milano che Pag. 32in tutte le altre città sia meritevole dell'apprezzamento dei cittadini e stia portando a risultati molto positivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Soro ha facoltà di replicare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, sono non solo insoddisfatto ma, se possibile, ancora più preoccupato. Signor Ministro, sembra che lei non sia consapevole della gravità della situazione. Ha usato l'espressione «stagione fortunata»: noi le ricorderemmo in più di una circostanza questa frase imprudente pronunciata oggi.
Oggi noi constatiamo come le politiche e i provvedimenti di questo Governo siano del tutto inadeguati e pericolosamente insufficienti. E non lo diciamo solo noi: lo dicono gli operatori di polizia e i rappresentanti delle forze dell'ordine di qualunque orientamento. Avete sbandierato l'uso dell'esercito come una soluzione efficace di questo problema: ma l'uso improprio dei militari si è dimostrato assolutamente inadeguato anche là dove - e sono pochi i posti in Italia dove la gente se ne è accorta - li avete mandati. Avete scelto di mettere in campo le milizie private, con una scelta, quella delle ronde, che costituisce non solo una evidente forzatura di sistema ma anche una risposta velleitaria, inadeguata e inefficace, che umilia la responsabilità e la professionalità delle forze dell'ordine senza dare maggiore sicurezza ai cittadini.
Ma soprattutto, drammaticamente dannosi sono stati i tagli al bilancio della sicurezza: tagli che non possono essere nascosti dietro i trucchi contabili. Nel 2009, meno 400 milioni di euro: questo significa meno manutenzione, meno mezzi, meno uomini, insomma meno controllo del territorio. Non basta l'orgoglio leghista per invertire la verità, signor Ministro.
Noi pensiamo che non sia giusto che il Ministro dell'interno faccia propaganda: il suo compito è governare e assicurare il controllo del territorio. Non basta evocare la paura: bisogna essere in grado di governare i processi della sicurezza nel nostro Paese. Questo obiettivo, in quest'anno di Governo, è stato mancato. Avete fallito sul terreno sul quale più forte era stata la proposta del vostro schieramento politico. Vede, signor Ministro, cavalcando la paura si vince una campagna elettorale, ma non si governa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Piano di ristrutturazione finanziaria del quotidiano Il Mattino e intendimenti del Governo sulla concessione dei contributi statali all'editoria per la salvaguardia del pluralismo dell'informazione - n. 3-00542)

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00542 concernente piano di ristrutturazione finanziaria del quotidiano Il Mattino e intendimenti del Governo sulla concessione dei contributi statali all'editoria per la salvaguardia del pluralismo dell'informazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signor Ministro, è incontrovertibile che la crisi economica abbia avvinghiato anche il settore dell'editoria, ma è altrettanto vero che alla richiesta dell'editore Caltagirone di tagli per 25 persone con pensionamenti e prepensionamenti il sindacato e i giornalisti abbiano risposto mettendo a disposizione 23 stipendi con pensionamenti e due unità da salvare con i contratti di solidarietà. Però poi diventa incomprensibile il fatto che non si voglia pensare ad un piano industriale per risanare e per risparmiare, rispetto al quale abbiamo visto la disponibilità dei giornalisti de Il Mattino. Chiudendo la redazione di Roma de Il Mattino non si realizzano infatti risparmi, ma si cerca semplicemente di concentrare in un unico giornale tutte le operazioni e tutte le prime pagine. Ricordo che le sovvenzioni ai gruppi editoriali servono per salvaguardare il pluralismo dell'informazione, sancito dalla Costituzione, e per tutelare i patrimoni culturali dei vari giornali.

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PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevole Barbato, come lei ha correttamente detto il settore dell'editoria vive una situazione di crisi particolare legata certamente al calo delle vendite e degli investimenti pubblicitari, ma anche in relazione alle conseguenze negative della più generale crisi economica internazionale.
La società editrice de Il Mattino per fronteggiare tale stato di crisi ha elaborato un piano sulla base delle caratteristiche fondamentali del giornale, che è diffuso nell'area campana per il 92 per cento.
Va detto che proprio il radicamento nel territorio della testata è stata la chiave del successo per quasi 120 anni de Il Mattino. In Campania vengono editate, tra l'altro, circa quindici testate locali con una vendita di 45 mila copie al giorno.
La nuova organizzazione giornalistica de Il Mattino sarà fortemente focalizzata quindi sull'area campana e napoletana, che assorbirà una percentuale delle risorse giornalistiche maggiore rispetto ad oggi in un'organizzazione complessivamente più contenuta ed efficiente e più strutturalmente sostenibile.
Va inoltre tenuto presente che Il Mattino non percepisce alcun contributo dello Stato all'editoria, ma unicamente usufruisce di agevolazioni tariffarie relative agli abbonamenti postali e telefonici come tutti i giornali italiani.
Comunque il Governo è intervenuto tempestivamente sia con strumenti per l'emergenza, sia promuovendo una concertazione tra le parti sociali. Per la prima volta, stante la situazione di oggettiva crisi dell'editoria, con il decreto-legge cosiddetto milleproroghe si è provveduto a finanziare con 20 milioni di euro per il 2009 i piani di prepensionamento delle imprese editoriali che avviino questi piani di ristrutturazione. E grazie all'intesa raggiunta lo scorso 5 maggio presso la Presidenza del Consiglio tra il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, la FIEG, la FNSI e l'INPGI, è stato previsto che gli editori italiani contribuiscano direttamente al sistema degli ammortizzatori sociali con un contributo all'INPGI pari al 30 per cento.
Contemporaneamente, il Governo ha attivamente lavorato anche per la ratifica e la definitiva entrata in vigore del nuovo contratto di lavoro. Concludendo, signora Presidente, il 25 maggio scorso è pervenuta comunque al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali un'istanza di convocazione per l'espletamento della procedura di consultazione sindacale, ai sensi della legge n. 62 del 2001. Naturalmente l'amministrazione competente del Governo provvederà a convocare formalmente le parti per il mese di giugno.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BARBATO. Signor Ministro, questo è Il Mattino di oggi, che recita a caratteri cubitali: «Rischio povertà per un campano su tre» (sono dati che derivano dal rapporto ISTAT di ieri). Allora, chi parlerà da domani in avanti dei problemi del Mezzogiorno d'Italia? Questo è il problema vero: Il Mattino rappresenta l'esposizione e l'informazione sul Mezzogiorno d'Italia. Da domani, chi parlerà più della questione meridionale? Chi parlerà più della criminalità organizzata come ha fatto Giancarlo Siani rimettendoci la vita? Questo è il problema vero. Noi per la terza volta veniamo messi sotto e riceviamo un colpo basso nel Mezzogiorno: prima, con i fondi FAS che avete rubato al sud (17 miliardi); poi, successivamente, con il provvedimento farsa sulla sicurezza che prevede le ronde al sud; ora, infine, con l'informazione libera che non avremo più, perché Il Mattino rappresenta l'informazione libera.
In questo modo noi vogliamo essere al fianco dei cittadini e del Mezzogiorno d'Italia. Mi rendo conto per quale ragione oggi il PD parla solo di Noemi e Berlusconi, pensa solo a Noemi: dei problemi veri come questo, ossia dell'informazione che deve servire per accompagnare il Mezzogiorno Pag. 34e per risollevare la questione meridionale, non se ne parla seriamente, come invece vorrei che si facesse.
Caltagirone non può pensare solo a fare il costruttore e a realizzare i suoi imperi a discapito di un'informazione libera. I giornalisti de Il Mattino diventeranno una colonia de Il Messaggero perché le pagine nazionali verranno fatte dai giornalisti de Il Messaggero, mentre avremmo bisogno di giornalisti che parlino e respirino i problemi del Mezzogiorno. Questo è il problema de Il Mattino, ed ecco perché l'Italia dei Valori diventa il partito de Il Mattino e del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Interventi per il potenziamento e l'ammodernamento dell'aeroporto di Reggio Calabria - n. 3-00543)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00543, concernente interventi per il potenziamento e l'ammodernamento dell'aeroporto di Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, qualche settimana fa a Reggio Calabria per un fenomeno che succede quasi ad ogni inizio di estate dovuto al troppo caldo, il vapore acqueo del mare ha formato una specie di banco di nebbia che volgarmente i pescatori chiamano «lupazza»; tutto il resto del territorio è visibile e sereno, tranne questa striscia di nebbione che sta sul mare, dovuta al vapore acqueo. Per tale motivo l'aeroporto di Reggio Calabria è stato chiuso. Alla domanda dei passeggeri: visto che tutto è sereno perché l'aereo non decolla? La risposta è stata: si può decollare, ma in caso di necessitato rientro non possiamo atterrare e, quindi, non partiamo. Visto che Reggio Calabria è stata dichiarata dal Parlamento italiano città metropolitana, così come Messina era stata dichiarata città metropolitana dall'assemblea regionale siciliana, la domanda che rivolgiamo al Governo è: come sia possibile avere in queste condizioni l'aeroporto dello Stretto che serve due città metropolitane? Il problema è annoso, non è recente, dura da lungo tempo, ma abbiamo bisogno di sapere qualcosa.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come ha correttamente ricordato l'onorevole Nucara, il 10 marzo scorso, per la ridotta visibilità nell'area aeroportuale, si è determinato, per due brevi, distinti periodi, la chiusura dello scalo «Tito Minniti» di Reggio Calabria. Tale decisione è stata assunta in relazione alle particolari caratteristiche dell'aeroporto - ricordate dall'onorevole Nucara - al fine di assicurare naturalmente, ed esclusivamente, le migliori e ottimali condizioni operative secondo quanto disposto dall'ENAC. In breve, per le operazioni di atterraggio e decollo sono previsti dei minimi di visibilità al di sotto dei quali non è consentito procedere ulteriormente. Gli standard internazionali prevedono che, appunto, in caso di bassa visibilità devono essere in ogni caso sospesi decolli e atterraggi. Comunque, proprio per affrontare le particolari condizioni morfologiche sulle quali si trova l'aeroporto di Reggio Calabria, ed evitare per il futuro il verificarsi di nuove condizioni che possono determinare la sospensione delle partenze e degli arrivi in tale aeroporto, il 13 marzo, successivamente alla chiusura, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'ENAC e la regione Calabria, che porterà sicuramente a un miglior utilizzo dello scalo stesso.
Per quanto riguarda, poi, la destinazione dei fondi per lo sviluppo delle infrastrutture aeroportuali della regione Calabria, il protocollo d'intesa siglato tra l'ENAC, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Calabria, la Sacal (società che gestisce l'aeroporto di Lamezia Pag. 35Terme) l'aeroporto di Sant'Anna di Crotone, e la Sogas (società che gestisce l'aeroporto di Reggio Calabria) ha assegnato a quest'ultimo - all'aeroporto di Reggio Calabria - una somma già pari a 30 milioni di euro, finanziati attraverso i programmi operativi nazionali, i programmi operativi regionali della Calabria, i FAS, e altri fondi privati per complessivi 11 interventi, tra i quali, in particolare, l'ammodernamento delle apparecchiature elettriche per il miglioramento del controllo operativo, la realizzazione del nuovo piazzale e il potenziamento delle infrastrutture di volo. Il Governo confida, quindi, che tale protocollo potrà sicuramente contribuire a superare le criticità evidenziate dall'onorevole Nucara e ad evitare il ripetersi di tali situazioni spiacevoli per i viaggiatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, potrei dichiarami soddisfatto della risposta, ma il problema è politico, non riguarda soltanto gli interventi che si faranno sulla base di quanto lei ha detto e che erano già a mia conoscenza. Il problema politico è come realizzare un aeroporto che serva due città metropolitane, perché i fondi che sono stati destinati dal programma di accordo siglato tra la regione Calabria, le società di gestione e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sono a mio avviso sbilanciati.
Se l'aeroporto di Reggio Calabria diventerà - non a caso si chiama Aeroporto dello Stretto - l'aeroporto di due città metropolitane forse avrà bisogno di maggiori risorse finanziarie rispetto al 25 per cento della somma complessiva previsto nell'accordo di programma-quadro. Infatti le risorse finanziarie arrivano dal programma operativo nazionale e dal programma operativo regionale. Ora il programma operativo nazionale lo registra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e si deve preoccupare delle infrastrutture che servono il territorio nazionale. Poco importa che le società di gestione (che hanno altri problemi e altri doveri nei confronti dell'utenza) abbiano sottoscritto quell'accordo. Il problema è che cosa si vuole fare di questo aeroporto di Reggio Calabria. Dobbiamo destinarlo alla chiusura? Oppure diventa un aeroporto? Tenga presente, signor Ministro, che l'autostrada Salerno-Reggio Calabria è un inferno, che la ferrovia è pari all'autostrada perché spesso si interrompe, e che l'aeroporto di Catania chiuderà per parecchi mesi per lavori programmati. Come arriverà la gente in Sicilia, in Calabria, o comunque nella sponda orientale della Sicilia e in Calabria solo Dio lo sa. Quindi la prego, visto che lei è un efficiente ed efficace Ministro per i rapporti con il Parlamento, di portare queste mie osservazioni al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti affinché, quanto prima, possa provvedere a realizzare un programma diverso da quello contemplato nell'accordo di programma-quadro, con risorse aggiuntive.

(Orientamenti del Governo in merito alla liberalizzazione dei servizi pubblici, con particolare riferimento a quelli locali - n. 3-00544)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00544, concernente orientamenti del Governo in merito alla liberalizzazione dei servizi pubblici, con particolare riferimento a quelli locali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ridurre i costi di alcuni servizi primari per i cittadini credo sia oltre che un dovere anche un obiettivo. Anche il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha specificato che, in settori come quelli dell'energia, delle telecomunicazioni, delle assicurazioni e del credito, questo non sta avvenendo. Se questi settori fossero liberalizzati sicuramente si darebbe una prima risposta alle famiglie e ai Pag. 36cittadini. Oltre modo il nostro Paese è dipinto come un Paese che sta con un piede nel mercato e con l'altro nell'interventismo statale, posizione ambigua che soprattutto non dà risposte ai cittadini. Allora noi chiediamo a questo Governo e a lei signor Ministro quali siano i motivi di questo silenzio istituzionale su un argomento che si pone in modo drammatico e ci pone in forte condizione di inferiorità rispetto agli altri Paesi europei, silenzio che inoltre non dà risposte ai cittadini e alle famiglie italiane.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevole Compagnon, il Governo condivide in tema di concorrenza l'obiettivo (che lei ha indicato) di sviluppare appunto la concorrenza e di liberalizzare i settori produttivi e dei servizi da vincoli protezionistici che non consentono di trasferire ai consumatori i benefici in termini di maggiore qualità dei prodotti e il relativo contenimento dei prezzi. Devo però contestarle che in questo primo anno di azione del Governo siano state assunte delle politiche o messe in opera degli atti che non siano andati nella direzione che ho indicato. In particolare per i settori ai quali lei ha fatto riferimento le citerò alcune norme. Per quanto riguarda il settore assicurativo il Governo e in particolare il Ministero dello sviluppo economico hanno manifestato la loro contrarietà alla proposta parlamentare di abrogazione del divieto di mandato esclusivo per gli agenti di assicurazione, ritenendo che l'innovazione fin qui sperimentata merita di essere ancora verificata. Per quanto riguarda poi il settore dei carburanti con l'articolo 83-bis del decreto-legge 25 luglio 2008 n. 112 sono stati eliminati tutti i vincoli nazionali e regionali che impediscono l'ingresso di altri operatori nella distribuzione di carburanti e nella rete in Italia.
Inoltre è stata prevista, con l'articolo 47 del disegno di legge per lo sviluppo delle imprese (adesso all'esame per la definitiva - è auspicabile - lettura della Camera), la legge annuale sulla concorrenza, che si ritiene possa essere un utile strumento normativo stabile e periodico, che può servire proprio a liberalizzare ulteriormente interventi nel settore produttivo.
Inoltre con il recepimento della direttiva servizi all'interno della legge comunitaria 2008, votata dal Senato e modificata dalla Camera e che anche in questo caso è in attesa della lettura definitiva dell'altro lato del Parlamento, tutte le attività che potranno essere prestate dietro compenso economico dovranno essere aperte alla concorrenza tra i prestatori di servizio.
Infine per quanto concerne la questione specifica posta dal testo scritto della sua interrogazione in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, il Governo ha ritenuto che per tali settori, come per altri che hanno un particolare impatto sociale, si debba seguire la strada della definizione degli obiettivi attraverso un percorso di scelte condivise tra Stato, regioni e operatori dei diversi settori. Il confronto è stato avviato ed è tuttora in corso ed è curato in particolare dal Ministro per i rapporti con le regioni, onorevole Fitto...

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Vito.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ...e si ritiene che questo percorso possa sicuramente portare ad attuare quanto previsto già con la legge n. 133 del 2008 che il Governo ha visto approvata da entrambi i rami del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, devo dire che il Governo in parte ha dato una risposta. Tuttavia io non sono qui per rispondere se sono soddisfatto o meno, perché, piuttosto, mi sento preoccupato in quanto complessivamente vedo che le difficoltà incontrate rispetto alle liberalizzazioni, Pag. 37finalizzate ad un costo inferiore dei servizi per i cittadini, non si muovono.
Lei non ha toccato la questione del credito che, in questo momento, è erogato in regime di vero e proprio monopolio e non dà risposte alla piccola e media impresa, agli artigiani e a coloro che in questo momento avrebbero veramente bisogno di essere sostenuti. Riguardo al problema delle assicurazioni qualcosa si è fatto ma sono stati stabiliti più doveri e più costi. Non abbiamo sentito nulla sulle telecomunicazioni che non soltanto costano ma sono anche ossessionanti rispetto alle richieste. Pertanto concludo dicendo che il problema energia, servizi locali, municipalizzate ha a che vedere con 6 mila poltrone distribuite. I parlamentari sono seicento. Se cominciassimo a liberalizzare soprattutto le municipalizzate, daremmo risposte veramente efficienti in termini di costi e di chiarezza.
Pertanto, in conclusione, signor Presidente e signor Ministro, per noi dell'UDC merito e liberalizzazione sono sempre state una bandiera perché significano efficienza e meno costi al cittadino. Cerchiamo di dare risposte alle domande del cittadino semplice, della famiglia, del ceto medio che è asse portante di questo Paese e che è sempre più debole. Dunque nelle tante difficoltà si possono dare alcune prime risposte liberalizzando almeno nel senso detto. Questa è una risposta che noi dobbiamo ai cittadini e se questo Governo intende portarla avanti, troverà l'UDC al suo fianco perché siamo impegnati a valutare i provvedimenti positivi che vengono adottati nei confronti dei nostri cittadini. Si possono fare, possiamo farli insieme: diamo delle risposte perché sono dovute in questo momento di difficoltà a tutto il nostro Paese e a tutte le nostre famiglie.

(Interventi a favore della Scuola archeologica italiana di Atene, anche in vista della celebrazione del suo centenario - n. 3-00545)

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto ed altri n. 3-00545, concernente interventi in favore della Scuola archeologica italiana di Atene, anche in vista della celebrazione del suo centenario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, signor Ministro, la Scuola archeologica italiana di Atene, istituita nel 1909, ha una tradizione storica e culturale pluriennale ed è riconosciuta a livello internazionale. Rappresenta una punta di eccellenza della ricerca italiana in campo archeologico essendo al tempo stesso ente di ricerca all'estero e scuola di specializzazione e di perfezionamento. La sua storia è molto prestigiosa avendo organizzato gli illustri scavi di Gortyna, di Festos e della Villa di Haghia Triada: i più importanti siti archeologici di Creta. Al di là di questi prestigiosi riconoscimenti la dotazione finanziaria è andata progressivamente a ridursi dai due miliardi di lire del 2000 agli 806 mila euro del 2008 e nel 2009 il budget previsto si è ridotto a soli 553 mila euro.
Pertanto si chiede quale intervento, anche di natura economica, il Governo intenda porre in essere al fine di evitare la marginalizzazione del rilevante lavoro di ricerca e di insegnamento della Scuola, assicurandone, nel contempo la prosecuzione ed il rilancio della prestigiosa attività scientifica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha facoltà di rispondere.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, grazie all'interrogazione dell'onorevole Cicchitto, dell'onorevole Bocchino, dell'onorevole Centemero ed altri ho la possibilità di parlare di una delle più autorevoli istituzioni culturali italiane all'estero che, con la sua prestigiosa storia di studi e di ricerche, ha fornito e continua a fornire grande lustro all'immagine dell'Italia nel contesto internazionale. Pag. 38
Proprio quest'anno ricorre, come è stato ricordato dall'onorevole Centemero, il centenario della fondazione della Scuola ed è mia intenzione recarmi il mese prossimo ad Atene per partecipare alle celebrazioni dell'evento. Come lei ha ricordato, onorevole Centemero, da un secolo la Scuola è il punto di riferimento di tutti gli archeologi e gli storici dell'antichità, che dalle università, dal CNR o dalle sovrintendenze svolgono attività di ricerca in Grecia.
Proprio nella consapevolezza di tale ruolo, ho ritenuto opportuno costituire presso l'Ufficio legislativo del mio Ministero un apposito gruppo di studio composto da insigni studiosi, al fine di approfondire le problematiche più rilevanti per il funzionamento della Scuola ed individuare i possibili ambiti di intervento normativo. Al termine dei lavori, il gruppo ha prodotto una relazione in cui è stata rappresentata l'urgenza di porre mano ad una riforma complessiva della Scuola, che tenga conto dei tempi mutati e della necessità di adeguare questo organismo culturale italiano a standard internazionali e all'esigenza di potenziare lo studio e la ricerca italiane in Grecia e nelle aree del Mediterraneo di cultura ellenica, valorizzandone attività e risultato.
Tale riforma è ancora più opportuna sia per conformare la struttura di questa istituzione alla normativa vigente sulle scuole di specializzazione, sia per renderla funzionale ai nuovi percorsi della didattica e della ricerca. Gli interventi di carattere normativo dovranno garantire l'adeguamento e la razionalizzazione della Scuola, nonché la partecipazione alla sua gestione di tutti i rami dell'amministrazione statale che curano gli interessi coinvolti dall'attività della Scuola stessa. Verrà in ogni caso mantenuta la triplice funzione svolta storicamente da questa istituzione, ossia di luogo di formazione per studiosi di archeologia, di centro di ricerche archeologiche e storiche e di punto di incontro di scambi culturali nel campo dell'archeologia e della cultura classica fra Paesi dell'area mediterranea.
A tal fine è in corso di definizione, presso il Ministero, un apposito disegno di legge che dovrà essere condiviso naturalmente con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al quale, insieme al Ministero per i beni e le attività culturali, è demandata la vigilanza sulla Scuola.
Voglio infine assicurare l'impegno del Ministero, unitamente agli altri Dicasteri competenti, a reperire le risorse necessarie per la prosecuzione ed il rilancio dell'attività scientifica della Scuola, pur dovendoci confrontare, com'è evidente, con le condizione del bilancio generale dello Stato e dell'attuale crisi economica.

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di replicare.

ELENA CENTEMERO. Signor Presidente e signor Ministro, mi dichiaro soddisfatta anche alla luce del fatto che proprio quest'anno, come lei ha ricordato, ricorre il centenario dell'istituzione della Scuola archeologica italiana di Atene. Infatti, nel 1909 l'Italia arrivò ad avere questa importantissima stazione archeologica di ricerca in Grecia, accanto ad altre stazioni di ricerca molto più importanti come l'École française, il Deutsches institut, l'American school, la British school. Nel 1914 la Scuola ha inoltre iniziato un'importantissima attività di pubblicazione a carattere scientifico: in questi anni si sono susseguite numerose pubblicazioni di alto livello, che hanno raccolto scritti di carattere archeologico, storico e antropologico.
Oggi l'attività di scavo della Scuola è di grandissima importanza e si svolge soprattutto a Creta e a Lemnos.
A noi, in questo momento, preme soprattutto guardare al futuro, all'innovazione necessaria e alla conservazione delle punte di eccellenza della ricerca italiana e della formazione italiana e quindi ci preme in particolar modo il mantenimento di questa stazione di ricerca di eccellenza. Essa non è completamente al riparo dal rischio di vedere ridotto il suo prestigioso operato, come abbiamo ricordato. Pag. 39
Sono ben note a tutti, come lei ricordava signor Ministro, le difficoltà economiche che stiamo attraversando, ma apprezzo l'impegno assunto dal Governo di destinare risorse per il mantenimento di questa importantissima Scuola. La Scuola ha infatti ha una grandissima identità, una forte identità: la formazione dei giovani che dovranno tutelare il patrimonio storico e archeologico dell'Italia e la ricerca. La Scuola come istituto si è identificata con la Scuola come luogo di formazione e di specializzazione post laurea.
Ma, come ricordava lei, ha un assoluto bisogno di riforma e di modernizzazione. Quindi, un barlume di grande speranza ci viene proprio dalla sua decisione, Ministro Bondi, di nominare un gruppo di studio che ha già lavorato e che ha elaborato una proposta di riforma della Scuola, anche perché il vecchio ordinamento è oramai superato.

PRESIDENTE. Onorevole Centemero, la prego di concludere.

ELENA CENTEMERO. L'occasione è, dunque, propizia per dare un nuovo assetto ad un'istituzione che non merita di essere abbandonata e che può continuare a dare un contributo rilevante allo studio della storia e della cultura, dall'età minoica a quella bizantina, in una parte importante del Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,45).

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI. Signor Presidente, intendo approfittare della presenza del Ministro per richiamare l'attenzione su un problema legato alla legge sullo spettacolo. Abbiamo lavorato e so che la Commissione cultura ha presentato una prima proposta, peraltro condivisa anche dall'opposizione, per cui si può arrivare forse ad una soluzione.
Tendevo a sottolineare l'urgenza della questione, perché la situazione dello spettacolo italiano è pressoché catastrofica, non solo per motivi economici contingenti e reali, ma anche perché nell'ultimo anno c'è stata un'accelerazione dell'arrivo in Italia di tutte le multinazionali dello spettacolo dal vivo. Pertanto, si crea un meccanismo molto pericoloso. Così come abbiamo perso quote di mercato nel cinema e anche nei format televisivi, che comunque hanno una tradizione culturale legata al nostro Paese, nel momento in cui grandi gruppi arriveranno in Italia portando spettacoli in cui l'investimento economico è fuori dalla portata di qualsiasi investimento italiano, ci troveremo l'anno prossimo - faccio un esempio relativo alla città di Milano - ad avere quattro multinazionali che apriranno con degli spettacoli e che assorbiranno un portafoglio di spesa dell'ordine di qualche milione di euro, uccidendo definitivamente lo spettacolo dal vivo italiano.
Credo che una legge sia importantissima, in quanto dobbiamo creare e far crescere dei produttori di eccellenza di spettacolo dal vivo, perché altrimenti lo scontro sarà ad armi impari e rischieremo di avere, come è già accaduto quest'anno a Milano, prodotti addirittura fatti con i sottotitoli, neanche in lingua originale italiana, che tolgono tutto il bacino di utenza. La proposta di legge non tiene conto di queste cose, per cui mi auguro che in fase poi di lavoro si facciano degli emendamenti in questo senso, ma questo continuo ritardo sta uccidendo un indotto che fra teatro, cinema e spettacolo è di oltre 200 mila persone.
Pertanto, credo sia importante tener conto di questo, perché poi una volta uccisa una generazione abbastanza numerosa - che già tende a non incominciare a fare questo lavoro perché non ha più un senso dal punto di vista economico - sarà difficile far rinascere le nuove generazioni Pag. 40nel campo degli attori, degli sceneggiatori, dei registi, perché verranno sostituiti dagli stranieri.
Mi permetto di portare ciò alla sua attenzione, perché lo stato di emergenza - vengo da una riunione all'AGIS a Milano - è di sofferenza enorme e si rischia che non sia la legge ad uccidere lo spettacolo italiano, ma sia il Basilea 2, cioè le banche, che ad un certo punto metteranno gli operatori culturali in condizione di non poter più operare. La ringrazio, signor Ministro, e ringrazio il Presidente per questa opportunità.

PRESIDENTE. Onorevole Barbareschi, normalmente è la Presidenza che si incarica di riferire al Governo, ma in questo caso il Ministro ha ascoltato direttamente la sua sollecitazione. Come lei sa, le sue considerazioni potranno peraltro formare oggetto di un eventuale atto di sindacato ispettivo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 9 giugno 2009, alle 11:

1. - Discussione della mozione Franceschini n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (c.d. "lodo Alfano"), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia (per la discussione sulle linee generali).

(ore 14)

2. - Seguito della discussione della mozione Franceschini n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (c.d. "lodo Alfano"), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (1415-A)
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; CONTENTO; TENAGLIA ed altri; VIETTI e RAO; BERNARDINI ed altri (290-406-1510-1555-1977).
- Relatori: Bongiorno, per la maggioranza; Palomba e Ferranti, di minoranza.

La seduta termina alle 15,45.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 26 maggio 2009, a pagina 61, seconda colonna, la ventiquattresima riga, si intende sostituita dalle seguenti parole: «Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento».