XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 10 giugno 2009

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il personale volontario del Corpo nazionale di Vigili del fuoco è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e di conseguenza ad affrontarne gli stessi pericoli;
le recenti disposizioni delle leggi finanziarie 2007 e 2008 hanno definito il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco come «precario», inserendolo nelle procedure di stabilizzazione. Inoltre lo stesso personale è stato incluso come figura parificata al dipendente nel nuovo testo unico sulla sicurezza, il decreto legislativo n. 81 del 2008;
la questione di una tutela previdenziale seria e dignitosa in caso di infortunio o decesso, costituisce un problema concreto di primaria importanza perché quotidianamente il personale dei circa 300 distaccamenti volontari opera su tutto il territorio nazionale, così come vi sono a tutt'oggi centinaia di giovani volontari che, giornalmente, integrano le squadre permanenti nei servizi di soccorso;
per quanto riguarda la copertura assicurativa, in caso di morte o inabilità permanente (assoluta o parziale) spetta al personale volontario, ex articolo 10 del decreto legislativo n. 139 del 2006, un trattamento economico pari al massimo a 51,7 mila euro, parificato al cosiddetto «equo indennizzo» che compete al personale di ruolo;
in ambito previdenziale, in caso di morte o invalidità, sono riconosciuti i benefici di cui all'articolo 6 della legge n. 222 del 1984: assegno ordinario di invalidità se sussiste una riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo, ovvero la pensione ordinaria di inabilità, in caso di assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa;
ai sensi della legge n. 335 del 1995 il calcolo di tale trattamento privilegiato è effettuato sulla base dei contributi versati dall'assicurato vigile volontario. L'applicazione del metodo contributivo a soggetti la cui retribuzione (e conseguente contribuzione) è molto ridotta determina un trattamento altrettanto esiguo, tenuto conto che il vigile volontario che opera presso un distaccamento è retribuito solamente per i servizi effettuati, che un singolo intervento ha una durata media di circa 1 ora ed un distaccamento volontario compie mediamente 200 interventi all'anno;
in caso di infortunio gravemente invalidante, ad esempio un caso di paraplegia, un vigile permanente oltre a beneficiare di un'indennità una tantum di 25 o 40 milioni di vecchie lire, di cui alla legge n. 19 del 1980, e dell'equo indennizzo, nella misura ridotta del 50 per cento ai sensi dell'articolo 144 del testo unico n. 1092 del 1973, ha diritto ad una pensione privilegiata di prima categoria, tabella A, commisurata allo stipendio percepito alla data della risoluzione dal rapporto d'impiego, nonché a svariati assegni, non reversibili, quali l'assegno di superinvalidità e di accompagnamento, e l'assegno per cure fisioterapiche (benefici corrisposti sulla base di giudizi medico legali a cura delle competenti Commissioni mediche ospedaliere);
sono, inoltre, spettanti, a domanda, ulteriori assegni, sempre non reversibili, quali l'assegno d'integrazione al 2o e 3o accompagnatore militare, l'assegno sostitutivo di cui alla legge n. 288 del 2002, i cui rispettivi importi raggiungono un ammontare complessivo mensile di svariate migliaia di euro;
un vigile volontario con la medesima patologia contratta per cause di servizio ha invece diritto, e solo dal 1999 (articolo 52 della legge n. 144 del 1999), solo all'indennità di accompagnamento di cui alla legge n. 118 del 1971, di poche centinaia di euro;

un vigile volontario che subisca un infortunio al di fuori del soccorso, anche se dichiarato idoneo al servizio d'istituto, fruisce del solo beneficio assicurativo;
con l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 e delle norme della legge finanziaria 2008, sono stati estesi ed ampliati i benefici relativi alle vittime del terrorismo anche alle vittime del dovere (quindi anche a tutti i vigili del fuoco infortunatisi o deceduti in attività di soccorso), tuttavia da questi benefici resta escluso il personale riconosciuto «vittima del servizio», deceduto per causa violenta nell'adempimento del servizio (al di fuori del soccorso);
quindi il caso di un vigile del fuoco volontario che dovesse perdere la vita nel corso di un intervento di soccorso fruisce di ampie misure di sostegno e di tutela previste dalla legislazione in vigore. Il volontario vigile del fuoco deceduto durante l'obbligatorio addestramento o in tutte le altre situazioni di servizio, diverse dal soccorso, ne resta escluso;
ai superstiti del vigile volontario riconosciuto «vittima del servizio» spetta la speciale elargizione nella misura ridotta di circa 100 mila euro di cui alla legge n. 308 del 1981, l'assicurazione sopra descritta ed un'eventuale pensione di reversibilità di modesta entità;
il vigile volontario invalido per servizio, in caso di infortunio, di fatto beneficia della sola assicurazione in parola;
in materia di infortuni sul lavoro nei riguardi del personale volontario, l'articolo 26, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004, prevede che al personale predetto competano, in caso di infortunio occorso in attività di servizio, gli analoghi benefici spettanti al personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tale disposizione risulta non essere stata mai attuata;
recenti modificazioni normative hanno portato all'emanazione del decreto legislativo n. 217 del 2005 che disciplina il rapporto di lavoro del personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco secondo la disciplina pubblicistica escludendo, per espressa previsione della legge delega, il personale volontario;
tale esclusione pare porsi in disaccordo con il diritto sancito nell'articolo 21 della legge n. 521 del 1988, mai abrogato espressamente, che prevede la possibilità di assunzione dei familiari del personale rimasto invalido o deceduto nello svolgimento di attività d'istituto, ivi compreso il personale volontario;
il nuovo ordinamento di cui al decreto legislativo 217 del 2005, non consente l'assunzione nell'ambito del Corpo nazionale dei vigili del fuoco dei familiari superstiti del vigile volontario infortunato o caduto vittima del dovere o vittima del servizio;
istanze di assunzione da parte dei diretti interessati non sono state accolte dall'Amministrazione proprio in funzione di tale motivazione;
l'onere per il riconoscimento di un trattamento previdenziale equipollente alla componente permanente potrebbe essere quantificato, ad oggi, secondo quanto appreso da diverse fonti in circa 2 milioni di euro all'anno,

impegna il Governo:

a predisporre gli strumenti necessari al fine dell'adozione di una normativa specifica che regoli la materia, equiparando il sistema di tutela previdenziale e pensionistica, oltreché in materia di assunzioni a favore dei congiunti di vigili volontari vittime del dovere e del servizio, della componente volontaria a quello della componente permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di infortunio comportante invalidità totale o parziale o decesso dipendenti da causa di servizio, comprendendo a detto fine anche il periodo di addestramento iniziale reso dagli aspiranti vigili a titolo gratuito, coperto soltanto dal punto di vista assicurativo ma

non sotto il profilo previdenziale e ponendo così fine alle disparità di trattamento segnalate in premessa.
(1-00189) «Benamati, Zampa, Scarpetti, Bellanova, Rossa, Melis, Barbi, Villecco Calipari, Froner, Marco Carra, Zucchi, Mosca, De Pasquale».

Risoluzioni in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
il rilascio e l'utilizzo del contrassegno per parcheggi per disabili è disciplinato dall'articolo 188 del Nuovo Codice della Strada e dall'articolo 381 del suo regolamento di attuazione;
l'articolo 188, comma 1, del Nuovo Codice della Strada, decreto legislativo n. 285 del 1992, impone agli enti proprietari di strade di consentire e agevolare la mobilità delle persone invalide, mediante l'allestimento e la manutenzione di apposite strutture per la circolazione e la sosta dei veicoli al loro servizio, e della relativa segnaletica;
il successivo comma 2 rinvia al Regolamento di Esecuzione e di Attuazione, decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992, per le formalità e i limiti della prescritta autorizzazione, il cui rilascio è posto in capo al sindaco del comune di residenza. Il comma 3, infine, esonera i veicoli al servizio delle persone invalide, debitamente autorizzate, dal rispetto dei limiti di tempo nelle aree di sosta a tempo determinato. Particolari sanzioni sono previste dai commi 3 e 4 rispettivamente per l'uso non autorizzato o improprio delle suddette strutture, ovvero per il mancato rispetto delle condizioni e dei limiti indicati nella prescritta autorizzazione;
l'articolo 381, comma 2, del Regolamento, al riguardo, prevede il rilascio, da parte del sindaco del comune di residenza, di una apposita autorizzazione in deroga, resa nota mediante l'esposizione di uno specifico «contrassegno invalidi»; tale contrassegno è strettamente personale, non è vincolato ad uno specifico veicolo, ed è valido sull'intero territorio nazionale. Tali disposizioni sono ribadite dall'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, concernente il «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici»;
in particolare il comma 1 impone alle autorità competenti di consentire la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, purché ciò non costituisca grave intralcio al traffico, nel caso di sospensione o limitazione della circolazione, ovvero nel caso di obblighi o divieti di carattere permanente o temporaneo, oppure di sosta vietata o limitata. Ai sensi del successivo comma 2, tali facilitazioni possono essere subordinate alla osservanza di eventuali motivate condizioni e cautele;
il comma 3 consente la circolazione e la sosta nelle «aree pedonali» di cui all'articolo 3 comma 1, n. 2), e nelle «zone a traffico limitato» di cui all'articolo 3, comma 1, n. 54) del Codice, qualora è autorizzato l'accesso anche ad una sola categoria di veicoli per l'espletamento di servizi di trasporto di pubblica utilità;
il comma 4, inoltre, consente la circolazione anche sui percorsi o sulle corsie preferenziali riservati, oltre che ai mezzi di trasporto pubblico collettivo, anche ai taxi; il comma 5, infine, riserva gratuitamente, ai detentori del contrassegno, almeno 1 posto ogni 50 o frazione di 50 nei parcheggi o nelle attrezzature per la sosta, muniti di dispositivi di controllo della durata ovvero con custodia. Giova rammentare che, ai sensi dell'articolo 354, comma 4, del Regolamento, è vietata la rimozione dei veicoli al servizio degli invalidi, purché muniti dell'apposito contrassegno. Ciò premesso, appare chiaro che il legislatore ha inteso riservare una tutela particolare alla circolazione e alla sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, ponendo in capo agli enti proprietari

e ai sindaci dei comuni di residenza l'onere di allestire le strutture necessarie e di rilasciare le prescritte autorizzazioni, nonché il controllo della sussistenza dei requisiti necessari; gli aventi diritto hanno l'onere di esporre ed esibire il prescritto contrassegno. Conseguentemente i comuni che istituiscono zone a traffico limitato sono titolati ad accertare con le modalità opportune il diritto di accesso riconosciuto ai soggetti sopra indicati, ma nessun altro onere deve essere a questi imposto, al di fuori di quello prescritto in merito al possesso dell'autorizzazione valida sull'intero territorio nazionale;
il Giudice di pace di Arezzo, con sentenza del 27 giugno 2006 dava ragione al genitore di un ragazzo disabile che aveva presentato ricorso per una contravvenzione subita a causa della mancata comunicazione al comune del numero di targa del veicolo utilizzato per il trasporto del figlio all'interno della ZTL, con la motivazione: «L'osservazione del comune che una persona diversamente abile munita di regolare contrassegno, deve richiedere preventiva o successiva (entro le 48 ore successive) autorizzazione ad accedere alla ZTL, comunicando il numero di targa del veicolo, non è conforme alle norme del vigente Codice della strada, che riserva libertà di accesso nella ZTL su tutto il territorio nazionale ai veicoli con portatori di handicap»;
il comune di Brescia, nel disporre le modalità necessarie per l'accesso alla ZTL cittadina soggetto a controllo computerizzato, ha di fatto ad avviso degli interroganti disatteso tali norme generali sul contrassegno, subordinandone la validità al fine suddetto, per le persone residenti in città alla comunicazione di non oltre due numeri di targa delle automobili usate, e per le persone provenienti da altre località alla comunicazione ogni volta, prima di accedere alla ZTL, o entro le 48 ore successive, delle generalità della persona disabile, del numero del contrassegno, della data del rilascio e del nome del comune che lo ha rilasciato;
queste disposizioni, oltre ad essere in palese contrasto con le citate norme generali in materia, penalizzano gravemente le persone disabili provenienti da altre località, tanto più perché non sono accompagnate da iniziative tecniche o amministrative in grado (tranne limitatissimi e non significativi casi) di evitare gli abusi eventualmente commessi nell'uso del contrassegno in oggetto, costituendo, di fatto, un «rimedio» peggiore del danno che si vorrebbe combattere;
l'Associazione dei genitori di bambini e ragazzi con difficoltà Onlus, l'Associazione Insieme per l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate Onlus, la Cooperativa Pa.Sol, il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato di Botticino, la Cooperativa L'Aliante, l'Associazione di Volontariato «Icaro» Onlus con lettera del 6 luglio 2007 hanno chiesto all'Amministrazione comunale di Brescia di annullare con urgenza tali procedure, disagevoli e illegittimamente condizionanti l'uso del contrassegno stesso;
a seguito della risposta del comune di Brescia del primo agosto 2007 che confermava tale procedura ritenendola conforme alle disposizioni legislative in materia, con lettera del 14 agosto 2007 è stata ribadita l'opposizione già esposta, avanzando altresì la proposta che una possibile soluzione del problema potrebbe essere quella di fornire a tutte le persone diversamente abili un chip elettronico da inserire nel permesso, che funzioni da pass al rilievo del sistema computerizzato dei portali ZTL, ed in futuro anche per i parcheggi dei disabili, evitando così abusi ingiustificati. Per altro, essendo il permesso di valenza per tutto il territorio nazionale, è necessario concordare la frequenza utilizzata per i chip con tutte le città che hanno adottato la ZTL computerizzata;
in risposta all'interrogazione Caparini 5-01549, presentata nella XV legislatura, il viceministro Cesare De Piccoli ha

dichiarato che nel caso segnalato nell'atto ispettivo, si osserva che la possibilità, offerta dal comune di Brescia ai non residenti, di comunicare entro 48 ore l'avvenuto transito nella ZTL dell'avente diritto, appare non onerosa, ma predisposta a suo esclusivo vantaggio, onde evitare un inutile contenzioso che si risolverebbe comunque a favore del soggetto invalido, ma solo dopo la conclusione del connesso procedimento amministrativo. Tale possibilità appare al contempo coerente sia con l'esigenza del controllo del titolo autorizzativo sia con l'esigenza di mobilità degli interessati. Circa l'opportunità di dotare i veicoli posti al loro servizio di dispositivi atti ad interloquire con le apparecchiature per il controllo degli accessi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 250 del 1999, si osserva che la stessa, certamente auspicabile, prevede una realizzazione nel lungo periodo, in considerazione dell'estrema diversità delle apparecchiature adottate dalle singole amministrazioni comunali. Infine, si ritiene opportuno segnalare che sul sito istituzionale del Ministero alla voce «trasporto terrestre», sub «guide e servizi», è disponibile l'elenco dei comuni che hanno istituito zone a traffico limitato, con i recapiti telefonici dei referenti che possono fornire informazioni utili circa i varchi predisposti dalle amministrazioni locali,

impegna il Governo:

ad intraprendere iniziative volte a disciplinare le modalità di applicazione della normativa di riferimento;
a verificare il rispetto della legislazione vigente al fine di garantire l'accesso alle persone diversamente abili provviste del contrassegno H nelle ZTL, in particolare se elettronicamente vigilate;
ad intervenire al fine di rinvenire indirizzi uniformi che le amministrazioni locali interessate potrebbero adottare;
(7-00176) «Salvini, Grimoldi, Goisis, Nicola Molteni, Volpi, Allasia».

La X Commissione,
premesso che:
nonostante i numerosi interventi da parte di Governi e Parlamenti, sia in ambito comunitario che internazionale, le problematiche relative al rispetto dei diritti umani, della tutela del lavoro, della sicurezza e della concorrenza sono ancora irrisolte in diversi Paesi del mondo;
ancora oggi, esistono nella Repubblica popolare cinese dei veri e propri campi di concentramento, voluti nel 1950 da Mao Zetong per la «riabilitazione dei criminali» e conosciuti come laogai, in cui gli individui privati della libertà e degli altri diritti fondamentali sono obbligati ai lavori forzati, a vantaggio economico del regime comunista cinese;
in Cina, secondo la Laogai research foundation, esistono almeno 1.045 campi di rieducazione, ovviamente calcoli precisi non sono possibili per il riserbo cinese sul tema, in cui sono detenuti fra i 4 e i 6 milioni di individui, tra cui i dissidenti politici, i sostenitori del sistema democratico, i religiosi e i leader di minoranze etniche, che lavorano fino a 18 ore al giorno, subendo maltrattamenti e torture;
uno degli scopi principali dei laogai è quello di fornire un'enorme massa di forza lavoro che alimenti le produzioni cinesi a bassissimo costo; l'importanza economica dei laogai per il regime cinese è fondamentale per la conquista dei mercati. Mentre, inizialmente, la produzione nei laogai riguardava prodotti destinati al mercato interno, oggi la stessa si rivolge prevalentemente all'esportazione, invadendo i mercati internazionali con prodotti che sono frutto di forme di lavoro illegale e lesivo dei diritti dell'uomo;
ogni laogai si presenta come una vera e propria unità produttiva, tanto che ciascun campo ha solitamente due nomi uno come prigione e uno come impresa commerciale. Il rapporto della Laogai research foundation, pubblicato nel mese di

giugno 2008, indica che sono almeno 314 i laogai presentati come normali aziende commerciali;
l'Italia è il Paese più danneggiato, all'interno dell'UE dall'invasione dei prodotti cinesi che minacciano lo sviluppo e alla competitività delle imprese nazionali;
anche se molti Paesi, compresi gli Stati Uniti e l'Unione europea, vietano l'importazione di merci prodotte nei laogai è impossibile stabilire la provenienza di tali beni senza la collaborazione del Governo cinese a quel che pare ai firmatari del presente atto, il partito comunista cinese rappresenta infatti il miglior partner commerciale per qualsiasi impresa, nazionale o multinazionale, locale o straniera che abbia l'ambizione di perseguire il massimo profitto senza alcun rispetto per la tutela dei diritti umani;
per sostenere tale sistema produttivo, secondo fonti accreditate, nel 2003, il Governo cinese ha elaborato diverse leggi per aumentare le contribuzioni finanziarie e gli investimenti nei laogai, riconoscendo quindi al lavoro forzato dei campi di concentramento il punto di forza dell'imponente sviluppo economico della Repubblica popolare cinese;
l'integrazione dei mercati è tale che ad oggi risulta impossibile impedire l'arrivo nel nostro Paese di merci prodotte nei campi di lavoro forzato. A tal fine è necessario responsabilizzare le imprese che intrattengono rapporti commerciali con la Repubblica popolare cinese sulle problematiche legate allo sfruttamento umano e alle pratiche dei campi laogai,

impegna il Governo:

a sollecitare, presso l'Unione europea, l'adozione di più stringenti disposizioni per la tutela dei mercati comunitari, valutando anche l'opportunità di ricorrere ad iniziative per limitare l'ingresso nell'Unione europea di merci provenienti dalla Cina che siano il frutto del lavoro forzato e dello sfruttamento umano;
ad adoperarsi, nelle opportune sedi, affinché vengano adottate politiche comunitarie compatibili con l'introduzione di sistemi di certificazione obbligatoria per le imprese che importano nell'Unione europea dalla Cina con l'adozione di criteri selettivi sulla qualità dei prodotti, permettendo anche l'identificazione dei luoghi di produzione dei prodotti stessi.
(7-00174) «Allasia, Grimoldi, Goisis, Nicola Molteni, Volpi».

La XI Commissione,
premesso che:
nel quadro delle procedure di mobilità intercompartimentale, previste nell'intesa tra il Governo e le organizzazioni sindacali sottoscritta il 10 dicembre 1997, allo scopo di valorizzare la funzione dei docenti e del loro ruolo nella società, nonché in relazione alle linee di indirizzo delle disposizioni di cui al decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 35, tendenti a ridurre le situazioni di esubero del personale della scuola, si è provveduto, con ordinanza ministeriale 6 maggio 1998, n. 217, a disciplinare le modalità di trasferimento del personale scolastico, in possesso di specifici requisiti, alle dipendenze dell'INPS, in funzione delle vacanze di posti disponibili, segnalate dall'Ente stesso;
ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della citata ordinanza ministeriale, il docente collocato nei ruoli dell'INPS, alla VII qualifica funzionale, aveva diritto a conservare «l'anzianità maturata e il trattamento economico in godimento, all'atto del trasferimento, se più favorevole oltre ai trattamenti accessori previsti per il personale dello stesso INPS»;
al momento del transito all'INPS dei 799 docenti del MIUR che hanno usufruito delle procedure di mobilità intercompartimentale, è stato loro attribuito un assegno ad personam, che garantiva il trattamento economico fondamentale

fruito presso il comparto scuola, comprendente anche il valore economico dell'anzianità;
l'INPS sta ora provvedendo al riassorbimento di tale assegno, attraverso l'applicazione di considerevoli trattenute sugli stipendi del suddetto personale, in ragione di una supposta illegittimità della differenziazione di trattamento economico di cui esso avrebbe goduto; tale riassorbimento ha interessato anche la quota parte imputabile all'anzianità di servizio (RIA);
il personale interessato ha instaurato un contenzioso contro l'istituto richiedendo, tra l'altro, l'estrapolazione della RIA dal riassorbimento dell'assegno e la non riassorbibilità della stessa;
l'INPS ha formalmente risposto che l'istituto della RIA è effettivamente «previsto dalla contrattazione del comparto scuola, ma di fatto non è mai stato evidenziato come importo distinto dallo stipendio tabellare; per tale motivo, all'atto del passaggio, non è stato indicato all'INPS, dai relativi Provveditorati agli studi, l'importo del RIA del personale interessato. Pertanto, l'assegno ad personam corrisposto agli interessati era comprensivo anche del valore economico dell'anzianità maturata ed il riassorbimento del suddetto assegno ha inevitabilmente interessato anche la quota parte imputabile all'anzianità di servizio»;
tale interpretazione è stata confermata dal MEF - Dipartimento Ragioneria Generale dello Stato, cui la Funzione pubblica aveva rimesso il parere, il quale, con nota prot. n. 0151368 del 24 dicembre 2008, ha espresso parere negativo in ordine alla possibilità di individuare, e quindi riconoscere agli interessati, il valore economico della RIA senza possibilità di riassorbimento;
la mancata effettuazione, imputabile al MIUR, della distinzione tra importo della RIA e dello stipendio tabellare, sta comportando gravi conseguenze ai danni dei 799 docenti che hanno usufruito delle procedure di mobilità intercompartimentale previste dall'ordinanza ministeriale 6 maggio 1998, n. 217, i quali oltre al riassorbimento dell'assegno ad personam, che prevede la restituzione di somme considerevoli oscillanti tra i 20.000 e i 30.000 euro, sono costretti a subire il riassorbimento della RIA e l'azzeramento dell'anzianità maturata nel corso degli anni di lavoro presso il Ministero della pubblica istruzione,

impegna il Governo:

a provvedere immediatamente all'instaurazione di un tavolo di confronto tra il Governo e le organizzazioni sindacali al fine di impedire che le disfunzioni provocate dalle Amministrazioni statali ricadano sulle spalle dei lavoratori;
ad adoperarsi affinché siano individuati interventi, anche di carattere normativo, che consentano al personale in oggetto di non subire, a causa della mancanza di chiarezza e di informazione, imputabile alle diverse amministrazioni interessante, gravi e ingiuste conseguenze di carattere economico.
(7-00175) «Bellanova, Vannucci».

TESTO AGGIORNATO AL 17 GIUGNO 2009

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

CODURELLI, CORSINI, FARINONE, FIANO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 5 giugno 2009, nel corso della Festa dell'Arma dei Carabinieri a Lecco come rappresentante del Governo era presente il Ministro del Turismo, Michela Brambilla;

durante la cerimonia, dopo l'inno nazionale, il Ministro Brambilla come si può evincere dalle foto pubblicate da un giornale locale ha pensato bene di salutare il pubblico con il braccio teso del saluto fascista -:
se non reputi grave che un Ministro, il quale ha giurato fedeltà e obbedienza alla Costituzione ponga in essere, tanto più in cerimonie pubbliche, atti e comportamenti che la Costituzione medesima espressamente vieta;
quali provvedimenti intenda assumere per evitare il ripetersi di analoghi episodi.
(4-03224)

FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 2 giugno, anniversario della Festa della Repubblica, in occasione di una manifestazione di campagna elettorale del Pdl, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, onorevole Mariastella Gelmini, si è recata a Besana Brianza;
il volantino distribuito al fine di promuovere l'incontro, denominato «Festa ...in famiglia», si riferiva direttamente ai minori esortandoli alla partecipazione con lo slogan, così come testualmente riportato, «Bambini vi aspettiamo!», in quanto sarebbero stati presenti intrattenimenti ludici, quali gonfiabili, palloncini e maghetti e sarebbero stati distribuiti «ghiaccioli, bibite e pizzette a go-go»;
alla manifestazione erano presenti circa 350 persone, tra cui autorità civili e religiose, ma soprattutto famiglie con bambini ed educatori scolastici, vista la presenza del Ministro;
alcuni genitori ed educatori hanno esposto uno striscione che testualmente riportava lo slogan «Se la scuola è costosa oggi, chissà quanto ci costerà l'ignoranza domani»;
alla vista di detto cartello, il Ministro ha apostrofato come «pirla» coloro che lo esponevano, in modo pacifico, asserendo anche che questi ultimi «non sanno cos'è la democrazia»;
lo stesso Ministro dell'istruzione, con proprio decreto, ha ritenuto essenziale la valutazione del comportamento degli studenti, in quanto ritenuto elemento significativo per formare la personalità dei ragazzi -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri non ritenga particolarmente grave il comportamento posto in essere dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la terminologia utilizzata in un pubblico evento, proprio nel giorno dell'anniversario della Festa della Repubblica, comportamento secondo l'interrogante offensivo verso i presenti e pessimo esempio per tutta la popolazione scolastica, e se non intenda assumere iniziative al riguardo;
se in particolare il Presidente del Consiglio dei ministri non intenda esprimere pubbliche scuse a nome del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca onorevole Gelmini visto che la stessa non si è espressa al riguardo, pur non avendo negato l'accaduto.
(4-03225)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con la Convenzione sull'aiuto alimentare fatta a Londra il 13 aprile 1999, i governi aderenti si sono impegnati a perseguire la sicurezza alimentare nel mondo e a migliorare la capacità di far fronte a situazioni di emergenza alimentare rendendo disponibili annualmente prodotti alimentari per 2,5 milioni di tonnellate in equivalente grano;

detta Convenzione, scaduta il 30 giugno 2002 è stata più volte prorogata;
alla Convenzione hanno aderito l'Argentina, l'Australia, il Canada, l'Unione europea, il Giappone, la Norvegia, la Svizzera e gli Stati Uniti;
l'Unione europea e i Paesi membri si sono impegnati a rendere disponibili 1,32 milioni di tonnellate di aiuti annui, pari a 422 milioni di euro, incluse le spese di trasporto e gli altri costi operativi;
dal 1999 ad oggi l'Italia si è impegnata a fornire una quota parte dell'aiuto dell'Unione europea, per 87.000 tonnellate annue di cereali, pari a 36,2 milioni di euro annui;
con la legge 29 dicembre 2000, n. 413, l'Italia ha stanziato 108,6 milioni di euro per il triennio 2000-2002;
con la successiva legge 17 giugno 2004, n. 155, ha stanziato ulteriori 36,2 milioni di euro per il solo 2003, accumulando un primo ritardo di oltre un anno rispetto agli impegni assunti;
con l'ulteriore legge 11 novembre 2005, n. 231, ha stanziato altri 18,1 milioni di euro per il solo primo semestre 2004;
dopo la legge n. 231 del 2005, nessuna altra norma ha stanziato le risorse per tener fede agli impegni assunti in sede internazionale e relativi al secondo semestre 2004, al 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009;
dallo scorso anno l'Italia ha terminato tutte le risorse disponibili e ha completamente sospeso ogni azione di aiuto alimentare;
l'Italia risulta l'unico Paese inadempiente rispetto agli impegni assunti, non avendo stanziato 199,1 milioni di euro;
per quanto precede l'Italia rischia di essere esclusa dalla Convenzione sull'aiuto alimentare;
nel 2000, 189 Capi di Stato e di Governo hanno adottato la cosiddetta Dichiarazione del millennio, tra i cui obiettivi il primo consiste nello sradicare la povertà estrema e la fame;
questo obiettivo è inserito tra le priorità del G8 che verrà presieduto dall'Italia all'inizio di luglio;
la situazione di inadempienza rispetto alle forniture di aiuti alimentari pone l'Italia in profondo imbarazzo in vista del prossimo G8 -:
come intende il Ministro degli affari esteri porre rimedio alla situazione determinatasi, anche rendendo immediatamente disponibile almeno una parte degli stanziamenti necessari per riprendere le azioni di aiuto alimentare, e quali altre iniziative intende intraprendere per ottemperare interamente agli impegni assunti.
(5-01498)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la nuova sede del Consolato di Bahia Blanca, in Argentina, è da anni oggetto di denunce e di malumori da parte degli italiani residenti nell'area e segnatamente da coloro che dovrebbero lavorare nelle sue strutture, poiché inagibile essendo stata ristrutturata in malo modo con conseguenti gravissimi problemi di carattere strutturale;
la ditta di Buenos Aires che ha vinto l'appalto per la ristrutturazione della nuova sede era nota nella cittadina e nella regione, per l'incompetenza dei suoi referenti e dei suoi progetti, ma al momento non risulta un riconoscimento di responsabilità nei confronti della stessa;
non sono chiare le modalità di assegnazione dell'appalto ed i parametri in base ai quali è stata designata la suddetta società;
recentemente il piano basso della struttura, dove si sarebbe dovuto trovare l'archivio è stato inondato da reflussi fognari,

la pavimentazione è stata completamente distrutta dagli allagamenti ed il consolato continua a usare la vecchia sede, pagando il solito affitto;
la ditta di Buenos Aires non consegnerà la nuova sede fino a quando non avrà riscosso il totale dei costi concertati per un ammontare di circa 500.000 euro, e poiché per il momento è stato versato dal nostro ministero il 93 per cento del totale e malgrado il sussistere di molteplici problematiche per le quali il Consolato ha anche proposto di farsi carico, non essendo stato consegnato l'intero importo del lavoro, non è stato possibile approdare ad un accordo;
un gruppo di impiegati del consolato di Bahia Blanca ha esposto denuncia al Ministero degli Affari esteri due anni fa al fine di ottenere un chiarimento sulla situazione creatasi, nella quale si evidenziava la sussistenza di una frode ai danni dello stesso dicastero nell'acquisto e nella ristrutturazione dell'immobile;
presso lo stesso consolato, nel 2008 è stato indetto un concorso per due posti di impiegati a contratto, le cui procedure e lo svolgimento delle prove appaiono alquanto confusi e lasciano emergere delle presunte irregolarità soprattutto per quanto concerne il riconoscimento di uno dei due posti; elemento questo che ha amplificato con rinnovata forza il malumore della categoria degli impiegati presso la struttura -:
quali iniziative intenda predisporre al fine di dare soluzione alla situazione di impasse in cui si trova la struttura nuova del Consolato nonché al fine di avviare adeguati procedimenti contro i responsabili della cattiva ristrutturazione ed il conseguente riconoscimento degli aventi colpa;
quali provvedimenti intenda definire al fine di fare chiarezza sulle procedure di conferimento degli incarichi di impiegato a contratto che sono state esplicate nel 2008, citate nella premessa del presente atto.
(4-03221)

TESTO AGGIORNATO AL 9 LUGLIO 2009

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURGIA e APREA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le biblioteche nel mondo, tra cui anche quella di Roma, offrono il cibo quotidiano a studiosi, ricercatori, laureandi e dottorandi;
la loro specificità sta nel raccogliere, catalogare e conservare l'intero patrimonio librario di un Paese, non solo volumi a stampa, ma anche manoscritti antichi, incunaboli, periodici, fascicoli eccetera;
il loro compito è star dietro al flusso imponente delle nuove pubblicazioni, collaborare con analoghi istituti all'estero, partecipare a programmi di ricerca;
in gennaio, la Biblioteca Nazionale di Roma, per mancanza di fondi, ha sospeso i prestiti pomeridiani;
è notizia di questi giorni che il provvedimento è «ineludibile» anche per un'altra istituzione storica come la Biblioteca Nazionale di Firenze;
la situazione in cui versa la Biblioteca Nazionale di Firenze è un paradigma dell'Italia di oggi;
gli sprechi perpetrati negli ultimi vent'anni hanno portato a ridurre, progressivamente, il personale e persino a privare le toilette della carta igienica;
non si riesce a capire come mai quelle che altrove sono considerate un orgoglio nazionale, da noi languono nell'indifferenza generale -:
se il Governo ed il Ministro interrogato, abbiano intenzione di assistere impassibili alla paralisi, o peggio, all'agonia di una delle colonne portanti della nostra cultura;

se il Governo non ritenga necessario affiancare ai contributi derivanti da partner privati, delle sovvenzioni pubbliche indispensabili per il funzionamento ordinario di uno dei fondamenti del nostro patrimonio di conoscenze.
(5-01504)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Bolzano le associazioni d'Arma rivestono un'importanza particolare come rete connettiva della comunità di lingua italiana;
costituiscono un riferimento importante per gli ex militari, le loro famiglie ed i simpatizzanti, promuovendo attività aggregative, culturali, di solidarietà, ricreative e sportive;
la riduzione delle truppe alpine ha comportato una minore presenza sul territorio anche degli ex militari ed un certo ridimensionamento delle varie associazioni d'Arma, alcune delle quali sono praticamente scomparse dopo qualche anno dal trasferimento dei reparti di appartenenza, come nel caso della Cavalleria, altre si dibattono in crescenti difficoltà economiche;
le sedi di molte associazioni d'Arma, comprese le più attive e numerose come quella degli Alpini, sono generalmente ubicate in strutture militari non più utilizzate ma rischiano di essere permutate con il programma già in corso con la Provincia Autonoma di Bolzano;
attualmente sono a rischio tutte le associazioni d'Arma ubicate nella palazzina di via S. Quirino a Bolzano dove tra l'altro hanno sede l'Associazione Nazionale Alpini, i Paracadutisti, il Corpo Militare CRI, il Corpo Infermiere Volontarie CRI, l'Associazione Sottufficiali, le sedi dei gruppi ANA di Merano e Marlengo attualmente ubicate in due piccole palazzine in un'area recintata ed autonoma in via Palade a Merano -:
se il Ministro della difesa intenda assumere iniziative per risolvere il problema delle sedi delle associazioni d'Arma in provincia di Bolzano, vista la particolare e delicata situazione della comunità di lingua italiana e la necessità di mantenere uno stretto legame tra i cittadini e le Forze Armate e come intenda comportarsi, in particolare, per le sedi di Bolzano e Merano.
(4-03215)

TESTO AGGIORNATO AL 29 LUGLIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

VANNUCCI e SERENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante, tra l'altro, la definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, ai sensi dell'articolo 2, comma 109, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) convertito, con modificazioni della legge n. 201 del 1988 ha previsto la restituzione in misura ridotta al 40 per cento dei contributi previdenziali ed assistenziali, nonché delle entrate di natura patrimoniale ed assimilata (cosiddetta «busta pesante») oggetto di sospensione per effetto degli eventi sismici che hanno colpito i territori delle due regioni nel settembre 1907;
il citato decreto-legge ha previsto altresì che la restituzione debba avvenire in centoventi rate mensili di pari importo da versare entro il giorno 16 di ciascun mese a decorrere da giugno 2009;
tali modalità di restituzione hanno comportato un impegno finanziario significativo per il bilancio statale, ma sono

state concepite prima che la recessione emergesse clamorosamente su scala globale e, in particolare per quest'area, prima della crisi dell'Antonio Merloni e delle sue drammatiche conseguenze economiche e sociali;
la ripresa della riscossione a giugno 2009 si realizzerebbe pertanto in un quadro in cui la crisi internazionale e nazionale sopravvenuta sta producendo ulteriori e pesanti effetti negativi rispetto alle già enormi difficoltà provocate dalla crisi dell'Antonio Merloni, costituendo un onere insostenibile per cittadini, famiglie e imprese interessate;
la crisi economica e occupazionale in atto coinvolge anche migliaia di lavoratori dell'indotto di piccole imprese concentrati nell'entroterra di Marche e Umbria ed è per questo motivo che le due Regioni stanno definendo uno specifico Accordo di programma con il Governo, per la difesa ed il rilancio dell'occupazione e della coesione sociale di questi territori;
i presidenti di Umbria e Marche Gian Mario Spacca e Maria Rita Lorenzetti, in una lettera congiunta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al sottosegretario Gianni Letta, al ministro dell'economia Giulio Tremonti, hanno rappresentato il grave stato di crisi e hanno chiesto di rinviare l'inizio della restituzione della «busta pesante» al 2010;
anche numerose associazioni di categoria e organizzazioni sindacali concordano con questa richiesta e sulla stampa locale numerose sono le prese di posizione in questo senso;
in queste ultime ore anche l'Ordine regionale dei commercialisti dell'Umbria sottolinea l'inopportuna collocazione temporale del pagamento della prima rata delle somme sospese e della presentazione dell'istanza, che, sovrapponendosi alla scadenza del pagamento delle imposte 2008, sta creando significativi inconvenienti ai soggetti interessati, ai professionisti coinvolti e anche agli uffici decentrati dell'Amministrazione finanziaria;
la ricostruzione delle posizioni appare piuttosto complicata e le richieste degli uffici tributari oltremodo impegnative sul piano burocratico e tali da richiedere tempo per la impostazione delle pratiche;
appare necessario prevedere una semplificazione delle procedure previste -:
se non ritenga opportuno adottare le necessarie iniziative normative volte a tutelare i lavoratori, le famiglie e le imprese colpite dalla crisi, attraverso il rinvio della restituzione degli oneri sospesi almeno a fine 2010, ovvero attraverso l'incremento della quota di esonero della restituzione dei medesimi dal 60 al 90 per cento o ancora più in generale attraverso la semplificazione delle procedure per la ricostruzione delle posizioni e della conseguente restituzione.
(5-01500)

Interrogazione a risposta scritta:

RAINIERI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge 30 dicembre 1993 n. 557, convertito con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133, sono state definite le condizioni affinché i fabbricati o porzioni di fabbricati destinati ad edilizia abitativa possano conseguire il riconoscimento della ruralità degli immobili agli effetti fiscali, anche se iscritti o ascrivibili al catasto dei fabbricati;
il comma 1-bis dell'articolo 23 del decreto legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, ha stabilito che ai sensi e per gli effetti dell'articolo 1, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, l'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 (secondo cui per fabbricato si intende l'unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano, considerandosi parte integrante del fabbricato

l'area occupata dalla costruzione e quella che ne costituisce pertinenza; il fabbricato di nuova costruzione è soggetto all'imposta a partire dalla data di ultimazione dei lavori di costruzione ovvero, se antecedente, dalla data in cui è comunque utilizzato), deve intendersi nel senso che non si considerano fabbricati le unità immobiliari, anche iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati, per le quali ricorrono i requisiti di ruralità di cui all'articolo 9 del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133, e successive modificazioni;
la disposizione recata dal predetto comma 1-bis del decreto-legge n. 207 del 2008 si deve intendere applicabile a decorrere dalla data di entrata in vigore della norma interpretata, ossia dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 504 del 1992 e precisamente, per quanto riguarda l'imposta comunale sugli immobili (ICI), dall'anno 1993;
è interpretazione costante considerare l'ICI dei fabbricati rurali già assorbita dalla rendita catastale (reddito dominicale) dei terreni ed in tal senso impedendo una duplicazione sperequativa della tassazione degli stessi;
in tale materia di recente la società Etruria servizi srl operante in provincia di Siena, quale soggetto abilitato alle attività di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi degli enti locali, è intervenuta in maniera autonoma dichiarando di non tener conto dell'esclusione dell'ICI sui fabbricati rurali come da ultimo interpretato dal decreto-legge n. 207 del 2008 nel testo vigente. La società in questione, in effetti, ha inviato una nota al Comune di Montalcino (Siena) in cui indica che ad ogni odo è dovuto il pagamento dell'ICI sui fabbricati rurali perché, secondo la stessa, la norma interpretativa in oggetto presenterebbe delle ambiguità in ordine agli effetti retroattivi -:
se non intenda adottare specifiche iniziative normative tese a garantire la coerente applicazione del comma 1-bis dell'articolo 23 del decreto-legge n. 207 del 2008 ed in tal senso chiarendo che l'ICI sui fabbricati rurali non è dovuta fin da quando la stessa ICI è stata istituita, ossia a decorrere dall'anno 1993.
(4-03219)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
a Modena, in pieno svolgimento della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale del capoluogo e del Consiglio Provinciale di Modena, è rimbalzata con grande evidenza sulla stampa la notizia che la Guardia di Finanza, con un blitz spettacolare condotto da una decina di militari, ha proceduto al sequestro di un fascicolo presso lo studio dell'avvocato Luca Ghelfi, candidato alla Presidenza della Provincia di Modena per il PDL;
lo stesso, in esito alla denuncia di un suo cliente, risulterebbe indagato per turbativa d'asta;
altre perquisizioni sono state effettuate dalla Guardia di Finanza a carico di un familiare, di un altro candidato, del PDL per il Comune di Modena;
in ambedue i casi si è trattato di denuncie di privati e che nel caso di Ghelfi si era appena all'inizio delle indagini preliminari;
suscitano notevoli dubbi e perplessità le modalità spettacolari ed il clamore mediatico che hanno accompagnato la vicenda, sviluppatosi alla vigilia, tra l'altro, di un'importante tornata elettorale, nei

riguardi di un candidato alle elezioni amministrative a cui non è stata garantita la dovuta riservatezza e discrezione -:
se non intenda adottare iniziative, nell'ambito delle sue competenze, anche di carattere ispettivo, in relazione alle vicende descritte in premessa, con particolare riferimento alla divulgazione di notizie riservate.
(2-00398) «Barbieri, Carlucci».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

ROSSOMANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la nostra Costituzione, con l'articolo 24, sancisce che il diritto alla difesa è, per ogni cittadino, un diritto inviolabile, e proprio a garanzia di tale diritto, prevede il riconoscimento dell'assistenza legale gratuita, per le persone che non hanno i mezzi per sostenere le spese necessarie a promuovere un giudizio o per difendersi davanti al giudice;
si tratta dell'istituto del «gratuito patrocinio», uno degli istituti che meglio rappresenta la civiltà giuridica del nostro Paese;
purtroppo però il funzionamento del sistema è seriamente inficiato dalla lentezza, nel migliore dei casi, o addirittura della totale mancanza di pagamento delle parcelle dovute da parte dello Stato a seguito dell'ammissione al «gratuito patrocinio»;
a Torino, ad esempio, vi sono avvocati che attendono la liquidazione di parcelle che risalgono al 2006, alcune addirittura al 2005;
in media le richieste di liquidazione hanno tempi di attesa che vanno da 6 mesi a un anno, poi il successivo mandato di pagamento richiede altrettanto tempo, al quale si deve aggiungere l'effettivo trasferimento dei fondi dal Ministero di giustizia al tribunale, che ha invece tempi insondabili;
ma il problema è sicuramente più articolato e vasto, e riguardo l'entità delle somme stanziate nel capitolo di bilancio dello Stato per il finanziamento dell'intera attività di gratuito patrocinio nonché la loro ripartizione;
gli avvocati della Camera Penale del Piemonte e Valle d'Aosta dopo una recente assemblea, hanno deliberato di chiedere ufficialmente al presidente del tribunale e della corte d'appello quali sono gli importi iscritti e stanziati per il finanziamento del gratuito patrocinio;
il problema ha già una certa consistenza, ed, è, inoltre, destinato ad aggravarsi, anche in virtù delle norme contenute nel decreto-legge n. 92 del 2009, che ha previsto l'accesso al gratuito patrocinio per le vittime di reati di violenza sessuale, nonché in ragione dell'introduzione «del reato di ingresso irregolare», norma di prossima approvazione, il cui impatto comporterà sicuramente un grande incremento di richieste;
secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dal Ministero della giustizia, nel corso del 2007 sono state ammesse al gratuito patrocinio 94.401 persone non abbienti per un totale di costi di 84.916.200 euro (costi al lordo delle somme eventualmente recuperate), e l'ammontare complessivo degli onorari degli avvocati (Iva inclusa) è stato di quasi 80 milioni di euro;
nel solo distretto di Torino sono state calcolate 7.486 persone interessate (di cui un quinto straniere, e ancora non si parlava del reato di clandestinità), e 6.361 sono stati gli imputati che hanno fatto ricorso alla difesa di un avvocato d'ufficio;
gli onorari dei legali ammontano a 4.050.669 euro, ma come già mostrato non per tutti sono arrivati gli importi liquidati e dovuti e i legali della camera penale del Piemonte e della Valle d'Aosta hanno chiesto di poter incontrare i presidenti

del tribunale e della corte d'appello per discutere al più presto della questione;
sarebbe opportuno che il Ministro faccia chiarezza sulla questione che attiene alla ripartizione dei fondi stanziati nel capitolo di bilancio riservato alle spese di giustizia, relativamente al finanziamento dell'attività di gratuito patrocinio nonché la loro destinazione nei vari distretti -:
se non ritenga che il mancato riconoscimento delle competenze liquidate nell'ambito del gratuito patrocinio rischi di depotenziare e svuotare un importante istituto che garantisce il rispetto dei principi costituzionali del diritto alla difesa ed all'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
(5-01497)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

CICCHITTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
domenica 31 maggio si sono verificati nella tratta ferroviaria Roma-Bologna gravissimi disservizi che hanno comportato notevoli ritardi per vari convogli ferroviari e di conseguenza disagi gravi per numerosi passeggeri;
stupisce che tali inconvenienti si siano verificati proprio in una linea fondamentale della rete ferroviaria italiana quale la Roma-Firenze-Bologna, che è stata oggetto di importantissimi investimenti per la realizzazione dell'alta velocità, che tanto hanno pesato sui bilanci delle Ferrovie e quindi dello Stato -:
quali siano le cause tecniche precise che hanno determinato i disservizi di cui in premessa e se gli inconvenienti sono da addebitarsi a difetti del materiale rotabile, della linea o degli impianti tecnologici;
quali provvedimenti urgenti sono stati adottati o si intendano adottare per evitare il ripetersi di simili disservizi assolutamente inaccettabili specie in una tratta il cui rinnovamento, della rete e del materiale rotabile, è costato tanto ai contribuenti italiani.
(4-03220)

ARACRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Fiumicino nel lontano 1997 aveva annunciato che si sarebbero riscosse somme ingenti per il risanamento acustico e viario nei Comuni nel territorio dei quali si trova l'Aeroporto;
l'articolo 90 della legge n. 342 del 21 novembre 2000 istituiva l'I.R.E.S.A. Imposta regionale sulle emissioni Sonore degli Aerei, la quale a decorrere dall'anno 2001 diveniva operativa;
il comma 3 dell'articolo 90 della legge n. 342 del 21 novembre 2000 recita: «La ripartizione del gettito dell'imposta viene effettuata al proprio interno da ciascuna regione e provincia autonoma sulla base dei programmi di risanamento e di disinquinamento acustico presentati dai comuni dell'intorno aeroportuale ed elaborati sui dati rilevati dai sistemi di monitoraggio acustico realizzati in conformità al decreto del Ministro dell'ambiente del 20 maggio 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 225 del 24 settembre 1999»;
in data 3 luglio 2007, l'ENAC (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile), ha emanato una circolare finalizzata all'attuazione della normativa in materia di contenimento dell'inquinamento acustico nell'intorno aeroportuale;
ai sensi dell'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 31 ottobre 1997 l'aeroporto di Fiumicino avrebbe nominato una Commissione aeroportuale, ma non si ha notizia né di quante volte si sia riunita né tantomeno se si siano inflitte sanzioni

ai vettori per il superamento dei limiti acustici previsti per le zone di rispetto -:
se il ministro voglia accertare quanto sopra evidenziato e in particolare se sia disponibile la somma necessaria ai progetti di risanamento acustico e viario;
quali misure siano state messe in campo per il controllo dei sistemi di monitoraggio acustico nell'aeroporto di Fiumicino e quali misure si possano adottare per garantire il miglioramento della qualità della vita a migliaia di nostri concittadini che ad oggi non vedono nessun tipo di assistenza da parte delle istituzioni.
(4-03223)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel giorno 28 maggio 2009 è apparso un articolo sulla stampa locale (segnatamente il quotidiano La Provincia pavese) riguardante un episodio limite e a tratti preoccupante sulle forze di polizia;
tale articolo riportava una denuncia del Sindacato autonomo di polizia a seguito della carenza di mezzi e fondi per l'esercizio dell'attività di controllo da parte della polizia stradale di Pavia, che si è vista costretta ad utilizzare un'auto civile (una Fiat Bravo) con agenti in divisa per poter espletare il servizio notturno di pattuglia;
in diverse altre occasioni le organizzazioni sindacali di polizia hanno manifestato situazioni di disagio per carenze di fondi, attrezzature e personale per il normale svolgimento delle attività di controllo e ordine pubblico -:
quali chiarimenti possa fornire il Ministro rispetto alla situazione delle forze di polizia impiegate nella Provincia di Pavia e come intenda intervenire per dotarle di risorse e mezzi sufficienti affinché possano svolgere al meglio la loro funzione.
(5-01502)

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 5 e 6 giugno 2009 in tutti i Paesi europei si sono svolte le consultazioni per l'elezione dei rappresentati al Parlamento europeo;
moltissimi cittadini italiani residenti all'estero e regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero hanno avuto la possibilità, per la prima volta, di votare anche per i candidati delle circoscrizioni italiane;
il 4 giugno 2009 diversi connazionali residenti all'estero, in particolare, nei Paesi Bassi, in Inghilterra, in Spagna e in Francia, non avevano ancora ricevuto il certificato elettorale e non riuscivano ad ottenere spiegazioni soddisfacenti dai diversi consolati;
alcuni certificati sono stati recapitati ai cittadini solamente il 3 giugno 2009;
diversi certificati elettorali sono arrivati ai cittadini dopo lo svolgimento delle elezioni, il 9 giugno 2009;
alcuni cittadini italiani, ad esempio in Inghilterra, hanno ricevuto dei certificati privi dell'indirizzo del seggio in cui recarsi per espletare il voto;
alcuni seggi, riorganizzati considerando anche la distribuzione dei cittadini italiani all'estero, sono stati collocati in zone diverse rispetto alle precedenti consultazioni, per cui in alcuni casi i nostri connazionali sono stati costretti a votare presso seggi elettorali che distavano sino a due ore di viaggio dalla propria residenza;
alcuni seggi adibiti agli italiani all'estero si trovavano in condizioni tali da impedire l'accesso ai diversamente abili;

il ritardo nell'invio dei certificati e la grande distanza dai seggi hanno fatto sì che molti connazionali rinunciassero al voto;
in Olanda, ad alcuni cittadini italiani è stato impedito di votare per i candidati italiani poiché in possesso di un duplice certificato elettorale (italiano e del Paese di residenza);
il diritto di voto deve essere garantito anche ai cittadini residenti all'estero, e deve esserne assicurata l'effettività -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale difficoltosa ed inefficiente organizzazione delle procedure di voto per gli italiani all'estero;
quali provvedimenti intendano prendere affinché il diritto di voto, base della democrazia e della libertà di scelta, sia garantito anche ai cittadini italiani residenti negli altri Paesi dell'Unione europea.
(4-03222)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio dell'anno scolastico la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano è priva del sovrintendente scolastico;
la mancata intesa tra il Ministero e la Provincia Autonoma di Bolzano ha portato ad una gestione commissariale della scuola in lingua italiana, affidata ad un funzionario amministrativo;
tale situazione sta causando danni alla scuola di lingua italiana che non ha avviato alcuna innovazione o sperimentazione, limitandosi a rinnovare o prorogare quelle precedenti;
l'ultimo fatto, estremamente grave, è la stampa delle pagelle scolastiche alle quali è stata tolta l'intestazione «Repubblica italiana» ed il relativo stemma, lasciando solo la dicitura «Provincia Autonoma di Bolzano»;
nella predisposizione della relativa delibera della Giunta Provinciale, la Sovrintendenza scolastica in lingua italiana non ha neppure segnalato all'Assessore competente la cancellazione e così la delibera è stata approvata dalla Giunta -:
cosa intenda fare il Ministro in ordine all'intesa con la Provincia Autonoma di Bolzano per giungere alla nomina di un nuovo sovrintendente scolastico;
quali siano gli aspiranti a detto incarico e quale sia la loro esperienza in qualità di dirigenti scolastici;
come intenda comportarsi in relazione alla cancellazione della dicitura «Repubblica Italiana» e del relativo stemma dalle pagelle scolastiche della provincia di Bolzano.
(4-03216)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 4 giugno 2009 nel corso della trasmissione «Porta a Porta» il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato «Oggi non c'è nessuno che perdendo

il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto»;
in precedenza, il 29 maggio il Governatore Mario Draghi, in occasione dell'Assemblea della Banca d'Italia, nelle considerazioni finali, aveva affermato: «Si stima che 1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento»;
il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione della trasmissione radiofonica «Radio anch'io» del 5 giugno scorso, alle affermazioni citate del Governatore della Banca d'Italia, replicava: «Questa è un'informazione di Draghi che non corrisponde alle cose che emergono dalla nostra conoscenza della realtà italiana»;
dalle tabelle elaborate dalla Banca d'Italia su dati Istat emerge che in caso di perdita del lavoro tra coloro che rimarrebbero senza alcun tipo di sostengo al reddito ci sarebbero 800 mila lavoratori autonomi parasubordinati (diversi dai collaboratori), la grande maggioranza dei quasi 400 mila collaboratori e quasi 700 mila lavoratori a tempo determinato e interinali;
attualmente, i lavoratori precari possono usufruire, a norma dell'articolo 19 del decreto-legge n. 185 del 2008, dell'erogazione di una somma una tantum a favore dei collaboratori a progetto iscritti esclusivamente alla gestione separata del lavoro autonomo, che abbiano perso il lavoro. Per il solo anno in corso, l'articolo 7-ter della legge n. 33 del 2009 determina tale somma nella misura del 20 per cento del reddito percepito dal collaboratore nell'anno precedente a quello di riferimento, per il quale il Governo ha stanziato ulteriori 100 milioni di euro; tale una tantum tornerà ad essere calcolata sul 10 per cento del reddito nel 2010;
a favore di questi lavoratori non interviene, dunque, la cassa integrazione, né ordinaria, né in deroga, ma una misura di sostegno forfettaria calcolata su un reddito che non può essere inferiore al 5 mila euro e superiore a 13.819. Ciò significa che il contributo previsto dal Governo per tale categoria di lavoratori si sostanzierebbe in una somma variabile tra i 1.000 e i 2.764, come somma una tantum;
per gli apprendisti, sospesi dal lavoro o licenziati, sono destinati interventi di sostegno al reddito per un massimo di 90 giornate nell'intero periodo di vigenza del contratto di apprendistato purché intervenga un ente bilaterale nella misura del 20 per cento;
a conoscenza degli interroganti non esiste altra misura di sostegno al reddito per i lavoratori precari -:
quali siano le ulteriori informazioni di cui è in possesso il Ministro interrogato, che, secondo quanto affermato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, smentiscono le affermazioni del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, secondo il quale sarebbero 1,6 milioni i lavoratori che in caso di perdita del posto di lavoro non avranno diritto ad alcun sostegno da parte dello Stato.
(5-01501)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a Serra d'Aiello, in provincia di Cosenza, si trova quella che è stata soprannominata da alcuni quotidiani nazionali «la casa degli orrori». Si tratta in realtà di una struttura adibita a ricovero per circa 900 degenti, e che attualmente ne ospita quasi 300, fra i quali si trovano malati di mente, invalidi, mutilati, paralitici, di qualsiasi età, accomunati soltanto dal fatto di essere orfani o essere stati abbandonati dalle famiglie;
secondo quanto riscontrato dagli inquirenti addetti alle indagini, dal 1997 sono letteralmente scomparsi nel nulla i primi pazienti. Alcuni cittadini del paese si

ricordano i nomi: il tutto è iniziato con la sparizione di un certo Bruno, poi di una donna, ed in seguito, di un giovane che all'epoca aveva soltanto 29 anni, dodici dei quali passati all'interno della casa di cura Papa Giovanni XXIII. Stando alla testimonianza della persona che condivideva la stanza con il giovane, in una notte dell'estate 2001 qualcuno è entrato nella stanza dove dormivano e, con la forza, ha portato via il ragazzo;
nonostante le numerose testimonianze di chi viveva la grave situazione all'interno della casa di cura, è solo da qualche mese che il sostituto procuratore di Paola, ha formalizzato un'inchiesta sulle 12 persone scomparse dalla struttura, e su 15 «possibili omicidi». Ad aggravare l'inchiesta ci sono circa cento casi di pazienti che hanno subito lesioni gravi, perpetuate nel tempo; E non solo una volta. Gli investigatori ipotizzano che dentro all'istituto Papa Giovanni XXIII sarebbero stati fatti sparire uomini e donne per appropriarsi dei loro beni;
le condizioni igieniche dei malati erano a dir poco precarie e fatiscenti: venivano lasciati per giorni in mezzo alla sporcizia, con le zecche in corsia, che hanno anche provocato epidemie di scabbia. Dormivano su letti vecchi e rotti, senza coperte; le stanze avevano finestre senza vetri, ed i bagni non venivano mai puliti;
l'ipotesi degli inquirenti è che i dipendenti della casa di cura avrebbero fatto sparire uomini e donne per appropriarsi dei beni degli stessi, come testimoniano i verbali dell'ispezione della Guardia di Finanza a casa del direttore dell'intera struttura, nella quale sono stati ritrovati molti beni di lusso. Ad avvalorare questa tesi c'è il fatto che la Regione Calabria versava per ogni ricoverato una retta giornaliera dai 110 ai 195 euro. Quello che però effettivamente veniva speso per i malati andava dagli 8 agli 11 euro al giorno, ed il restante denaro andava ad incrementare le casse private del direttore della struttura, e dei suoi collaboratori. L'accusa ha calcolato che in pochi anni gli amministratori della fondazione si sono impossessati di 13 milioni di finanziamenti e di altri 15 milioni di contributi mai pagati;
allo scandalo dei finanziamenti, si aggiunge quello delle cartelle cliniche: alcune scomparse, altre falsificate. Di queste ultime centinaia sembravano compilate in fotocopia, tutte uguali. Come sempre le stesse risultavano le diagnosi di diversi pazienti: ad esempio, chi aveva problemi alla gambe, risultava avere la stessa diagnosi di chi aveva problemi alla testa -:
di quali elementi disponga e quali iniziative urgenti il Ministro intende intraprendere in relazione alle situazioni della casa di cura Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello, e in particolare riferimento alle persone scomparse dalla struttura e delle quali non si hanno più notizie.
(4-03217)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dopo l'improvvisa emergenza causata dalla tragedia del terremoto in Abruzzo, il segretario regionale del Fialp Cisal Cri Lombardia, ha sottolineato l'esigenza che tutti i mezzi di soccorso, appartengano essi alle Asl, alle Forze dell'ordine, ai Vigili del Fuoco o alla Protezione Civile, dispongano di una migliore dotazione tecnica, in grado di salvare migliaia di vite ogni anno;
la morte cardiaca improvvisa, come si suol denominare in gergo l'infarto, è una patologia che in Italia provoca 60.000 vittime ogni anno, fra le quali si riscontrano persone spesso giovani che non hanno mai manifestato sintomi della malattia in passato. Nei primi tre mesi del 2009, l'arresto cardiaco ha già statisticamente ucciso oltre 15.000 persone; l'incremento del fenomeno è ormai oggetto di studio da anni, tanto che la comunità scientifica internazionale ha universalmente stabilito che per soccorrere un paziente in arresto cardiaco determinato da un'aritmia, occorre intervenire entro 5

minuti erogando una scossa elettrica controllata mediante un defibrillatore, in modo da resettare le cellule cardiache e permettendone una efficace ripresa di funzionalità;
la normativa vigente, promulgata nel 2001 (legge 120), consente l'utilizzo dei moderni defibrillatori semi-automatici sia al personale sanitario non medico che al personale non sanitario, previa la partecipazione di quest'ultimo ad un breve corso di formazione. Tale disposizione ha evidentemente lo scopo di capillarizzare la presenza di apparecchi sul territorio nazionale, dato che attualmente la percentuale di sopravvivenza dei pazienti colpiti da arresto cardiaco è drammaticamente attestata all'1 per cento, anche se in alcune zone del Paese, dove sono stati avviati opportuni progetti di defibrillazione precoce, la percentuale si è innalzata fino al 20 per cento;
nonostante la promulgazione della suddetta legge, a causa della mancata emanazione di decreti attuativi e della successiva difforme deliberazione di ogni singola regione, si è di fatto ostacolato il fine ultimo del legislatore. Ne deriva, quindi, che mentre in altri Paesi europei i defibrillatori sono presenti addirittura nelle cabine telefoniche e nelle stazioni della metropolitana, in Italia, ad oggi, esistono ambulanze, appartenenti al servizio di emergenza sanitaria, prive dello strumento salva-vite;
da oltre tre anni si sta discutendo al Senato, senza tuttavia essere giunti ancora ad un'adeguata conclusione, un progetto di riforma della legge n. 120 del 2001, che prevedrebbe l'obbligo di installazione di defibrillatori, oltre che su tutte le ambulanze, anche sui mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco, delle Forze dell'ordine e in numerosi edifici pubblici ed impianti sportivi dove vi sia un grande affollamento di persone -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per promuovere la diffusione dei defibrillatori sui mezzi di soccorso, negli edifici pubblici e negli impianti caratterizzati da grande affollamento di persone.
(4-03218)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 63 dello schema di decreto legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009, senza fare alcun esplicito riferimento ad alcuna applicazione della norma prevista dalla fonte primaria, afferma che «per consentire l'adeguamento dei meccanismi di rilevazione della rappresentatività sindacale a seguito dell'entrata in vigore del presente decreto secondo quanto previsto dagli articoli 42 e 43 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per i rinnovi contrattuali relativi al primo periodo successivo a quello in corso la medesima rappresentatività rimane determinata con riferimento alla media fra dato associativo e dato elettorale rilevati per il biennio contrattuale 2008-2009. Conseguentemente, in deroga all'articolo 42, comma 4, del decreto n. 165 del 2001, sono prorogati per il successivo triennio gli organismi di Rappresentanza unitaria del personale»;
il comma 5 dell'articolo 72 dello stesso schema di decreto afferma che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono determinati i limiti e modalità di applicazione delle disposizioni dei Titoli II e III del presente decreto al personale docente della scuola e delle accademie, conservatori e istituti assimilati e ai ricercatori negli Enti di ricerca»;

l'articolo 42, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, d'altronde, recita che con «appositi accordi o contratti collettivi nazionali, tra l'Aran e le confederazioni o organizzazioni sindacali rappresentative ai sensi dell'articolo 43, sono definite la composizione dell'organismo di rappresentanza unitaria del personale e le specifiche modalità delle elezioni, prevedendo in ogni caso il voto segreto, il metodo proporzionale e il periodico rinnovo, con esclusione della prorogabilità»;
nell'accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009, il Governo e alcune organizzazioni sindacali rappresentative convergono di realizzare un accordo sulle regole e procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente, in particolare stabilendo al punto 17 che «i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipotesi che devono essere adottate con accordo», e al punto 18 che «le nuove regole possono determinare, limitatamente alla contrattazione di secondo livello nelle aziende di servizi pubblici locali, l'insieme dei sindacati, rappresentativi della maggioranza dei lavoratori, che possano proclamare gli scioperi al termine della tregua sindacale definita», senza, tuttavia, individuare nelle «Disposizioni finali sull'Intesa per l'applicazione dell'Accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali del 22 gennaio 2009 ai comparti contrattuali del settore pubblico», firmato dal Governo e da alcune organizzazioni sindacali rappresentative il 30 aprile 2009 nuovi criteri in merito alla rappresentatività, peraltro non previsti dalla legge, tanto che al punto 6 ribadiscono che «per un regolato sistema di relazioni sindacali le parti si impegnano a rispettare e a far rispettare - nell'esercizio delle potestà e delle funzioni proprie di ciascuno dei soggetti firmatari - tutte le regole che liberamente sono definite in materia di contrattazione collettiva»;
rimane vigente l'Accordo Collettivo quadro per la Costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie per il personale dei comparti delle pubbliche amministrazioni e per la definizione del relativo regolamento elettorale firmato il 7 agosto 1998 e sue successive integrazioni;
entro la fine del 2009 devono essere indette le procedure di elezione per il rinnovo delle RSU nel Comparto Scuola, il cui numero di lavoratori rappresenta un terzo del Comparto pubblico -:
se in vista dell'emanazione del Decreto Legislativo attuativo della legge n. 15 del 4 marzo 2009 intenda garantire la regolare indizione delle elezioni dei rappresentanti sindacali unitari nei singoli comparti alla loro naturale scadenza, in particolare nel comparto Scuola, prima della fine del corrente anno solare nel rispetto della normativa vigente, in particolare degli articoli 40 e 42 del Decreto legislativo n. 165 del 2001, per non incorrere in vizi di illegittimità per eccesso di delega, e per non attentare alle attuali regole di democrazia sindacale che determinano la rappresentatività dei lavoratori.
(5-01503)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOLLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Transcom Worldwide spa ha annunciato la sospensione delle attività presso la sede di L'Aquila;
tale decisione comporta il licenziamento di 354 persone;
dopo il terremoto del 6 aprile 2009 si è cercato con grande impegno di trovare una soluzione logistica per la Transcom come per tutte le altre aziende del territorio;

tale impegno ha portato alla possibilità per l'azienda, che d'altro canto aveva annunciato ai sindacati la decisione di mantenere la struttura e l'occupazione nello stabilimento dell'Aquila, di insediarsi nello stabile occupato prima del terremoto;
la drammatica situazione sociale e lavorativa nelle zone colpite dal sisma è sotto gli occhi di tutti. Il lavoro collettivo per ridare un futuro al nostro territorio ha bisogno dell'impegno di tutti e la chiusura di questa azienda dopo la moltitudine di parole di solidarietà e di sostegno ai cittadini colpiti dal sisma è troppo stridente per le difficoltà e il disagio profondo in cui mette 354 persone e le loro famiglie proprio in questo momento;
il comunicato di Confindustria L'Aquila di supporto all'azienda parla di problemi legati alle commesse aziendali, di gare non corrette, di problemi del mercato dei call center e delle loro regolamentazioni; c'è, quindi, la sensazione che si vogliano avanzare richieste al Governo -:
cosa intenda fare il Ministro nei confronti della Transcom Worldwide Spa e della sua decisione di chiudere lo stabilimento dell'Aquila;
in quale modo intenda affrontare il tema delle commesse aziendali sollevato nei comunicati dell'azienda e di Confindustria L'Aquila.
(5-01499)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Ghizzoni e altri n. 7-00172, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bellanova.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Sereni e altri 2-00396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Santagata.