XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 1 luglio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 18 dicembre 2007, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, con una maggioranza amplissima, la risoluzione che chiede una moratoria internazionale sulla pena di morte, un decisivo passo avanti verso la completa affermazione di una cultura della vita e della sua difesa, in ogni parte del mondo;
la scienza dimostra che la vita di un nuovo essere umano ha inizio nel momento della fecondazione e che l'embrione è in potenza esattamente quello che sarà in atto, in quanto possiede già totalmente il suo patrimonio cromosomico e genetico. Tale patrimonio, detto genoma, è un «manuale completo di istruzioni per la fabbricazione e il funzionamento dell'intero organismo» ed è esclusivo, unico per ciascun individuo;
la scienza, anche grazie alle nuove ecografie tridimensionali, ci dice che il feto, in utero, ascolta, gusta i sapori, sente i movimenti, gli odori, percepisce dolore e piacere, forse anche sogna e ride, espressione quest'ultima, diceva Aristotele, propria solo del genere umano;
l'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'Onu del 10 dicembre 1948 afferma che «ogni uomo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona»;
il comma 5 dell'articolo 6 del Patto internazionale dei diritti civili e politici approvato dall'Onu a New York il 16 dicembre 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo 1976 (in Italia il 15 dicembre 1978) afferma che: «una sentenza capitale non può essere pronunciata per delitti commessi dai minori di 18 anni e non può essere eseguita nei confronti di donne incinte»;
nel preambolo della convenzione ONU sui diritti dell'infanzia si afferma: «Tenendo presente che il fanciullo, a causa della sua mancanza di maturità fisica ed intellettuale, necessita di una protezione e di cure particolari, ivi compresa una protezione legale appropriata, sia prima che dopo la nascita, saranno assicurate sia a lui che alla madre, una speciale cura e protezione, inclusa una cura prenatale e postnatale adeguata»;
secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno nel mondo sarebbero praticati circa 50 milioni di aborti, un numero di vittime innocenti pari a quelle provocate dall'intera Seconda guerra mondiale (1939-1945) considerato «l'evento più distruttivo della storia umana». Ogni giorno nel mondo vengono praticati circa 126.000 aborti e in Europa, ogni 25 secondi, una donna abortisce;
le statistiche, a livello mondiale, dimostrano che non è la legge a fermare una donna che ha intenzione di abortire. Il tasso di interruzioni volontarie di gravidanza nei paesi che prevedono per legge questa possibilità è infatti uguale (e talvolta inferiore) a quello stimato nei paesi dove l'aborto è praticato solo clandestinamente. A rivelarlo è il più ampio studio condotto finora sull'argomento: un resoconto dettagliato (pubblicato su Lancet) sui numeri e sulle conseguenze dell'interruzione volontaria di gravidanza paese per paese dal 1995 al 2003, l'anno più recente per cui i ricercatori del Guttmacher Institute di New York e dell'OMS avevano dati a livello mondiale. Dallo studio emerge che non ci sono differenze tra l'Europa, dove l'aborto è legale, ad eccezione della Polonia e dell'Irlanda, e l'Africa, dove invece è clandestino praticamente in tutte le nazioni: qui nel 2003 gli aborti sono stati 29 per 1.000 donne incinte, contro i 28 delle europee;
in Cina, dai primi anni Ottanta, è entrato in vigore il programma di controllo delle nascite, che impone il limite di un solo figlio per famiglia. Ogni anno nel Paese asiatico pratiche illegali di pianificazione

familiare avvengono in palese violazione dei diritti dei cittadini, attraverso migliaia di aborti e sterilizzazioni compiute contro la volontà delle persone interessate; in India negli ultimi vent'anni, per una selezione di tipo sessista, sono state eliminate, prima della nascita, milioni di bambine;
in Corea del Nord si ricorre all'aborto selettivo, per eliminare in modo radicale ogni tipo di disabilità;
in Europa i Paesi con il maggior numero di aborti sono la Francia (210.669), il Regno Unito (194.353), la Romania (191.038), l'Italia (136.715), la Germania (129.650) e la Spagna (84.985). In Spagna il numero degli aborti negli ultimi dieci anni è aumentato addirittura del 75 per cento, seguita dal Belgio con il 50 per cento ed i Paesi Bassi con il 45 per cento;
nel nostro Paese la legge n. 194 del 1978, la quale afferma che «l'interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite», approvata ormai 30 anni fa, di fatto non solo non è applicata in tutti i suoi punti, ma proprio perché datata, non tiene conto dei progressi medici e scientifici avvenuti negli ultimi decenni;
appare ormai improrogabile, proprio nell'anno che celebra il sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo dell'ONU, interrogarsi se tale carta sia davvero rispettata e se le pratiche abortive non siano state (e lo siano tuttora), invece, utilizzate in molti Stati delle Nazioni Unite come mero metodo anticoncezionale, o come uno strumento di selezione eugenetica, razziale o sessuale, in violazione dei diritti del nascituro e dell'uguaglianza tra gli uomini,

impegna il Governo

a farsi promotore, presso le Nazioni Unite, di un documento «per una moratoria internazionale di qualsiasi politica pubblica di discriminazione eugenetica e dell'uso dell'aborto come strumento di prevenzione delle nascite», per impedire che si diffonda come consueta una pratica che deve, invece, rivestire caratteri di assoluta eccezionalità, in considerazione del principio secondo cui ogni individuo, dal concepimento fino alla morte naturale, ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
(1-00201)
«Carlucci, Scalera, Aprea, Speciale, De Angelis, Di Virgilio, Zacchera, Barba, Holzmann, Giulio Marini, Mazzoni, Vessa, Barbareschi».

La Camera,
premesso che:
dalle considerazioni finali rese dal Governatore della Banca d'Italia Draghi, il 29 maggio 2009 emerge un'esortazione al Governo a non compiere ulteriori passi indietro nella direzione di una rinnovata promozione dei processi di liberalizzazione con specifico riferimento al settore dei servizi pubblici locali, laddove l'assenza di una disciplina e di un regime giuridico applicabili improntati ai canoni della tutela della concorrenza e della salvaguardia dei bisogni degli utenti ed, in particolare, il palese conflitto di interessi tra ente affidante e soggetto gestore, sono fonte di inefficienze e si traducono in costi più elevati sostenuti dalle famiglie e dalle imprese;
le simulazioni effettuate attraverso l'analisi del modello strutturale dell'economia italiana ed europea dagli uffici della Banca d'Italia evidenziano come una maggiore concorrenza nei settori meno esposti alla competizione economica internazionale - in prevalenza, i servizi - determinerebbe diffusi effetti virtuosi, quali, in particolare, diminuzioni dei prezzi e più elevati livelli di consumi, occupazione, investimenti e produzione;
secondo quanto riportato dalla relazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato del 16 giugno 2009, «I

servizi pubblici locali costituiscono da anni una delle ultime roccaforti nelle quali il principio di concorrenza incontra diffuse resistenze e stenta ad affermarsi. Molti ambiti di mercato in tale settore sono caratterizzati dall'esistenza di monopoli naturali. Si tratta di un dato strutturale largamente riconosciuto, a fronte del quale, tuttavia, il ricorso alla concorrenza per il mercato quale meccanismo stimolatore di efficienza ha trovato nell'ordinamento ostacoli quasi insormontabili»;
in aperta contraddizione con le rigorose indicazioni provenienti dall'ordinamento comunitario dirette a favorire metodi di gestione dei servizi fondati, innanzitutto, sulle regole dell'evidenza pubblica, il ricorso, soprattutto nella prassi, a modalità di affidamento diretto dei servizi o, comunque, a forme di autoproduzione come l'in house providing, ha reso possibile il protrarsi di obiettive situazioni di preclusione ad ogni confronto concorrenziale, con tutto ciò che ne consegue, a detrimento degli utenti, sul piano dell'inefficienza e del progressivo scadimento della qualità e della quantità dei servizi offerti;
con l'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si è apparentemente tentato di procedere ad un complessivo riordino della materia mediante l'introduzione di una serie di disposizioni applicabili in via generale a tutti i servizi pubblici locali e prevalenti sulle relative discipline di settore con esse incompatibili;
nella realtà, si è trattato dell'ennesima occasione mancata: il decreto-legge n. 112 del 2008, non obbliga, infatti, l'ente affidante a ricorrere necessariamente all'esperimento delle procedure di gara, limitandosi a richiedere un generico onere motivazionale relativamente alle diverse scelte compiute in ordine alla modalità di affidamento della gestione del servizio: opzione, questa, che non risulta sufficiente a conseguire l'obiettivo annunciato, configurandosi come un argine debolissimo di fronte ad interpretazioni estensive della derogabilità della gara. Questo, invero, per almeno due ragioni: in primo luogo, per il carattere non vincolante dei contenuti del parere prescritto; in secondo luogo, per la scarsa legittimazione della stessa Autorità chiamata a valutare aspetti di tipo sociale (ad esempio, occupazionale) oppure ambientale o geomorfologico;
il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Catricalà è stato ancora più esplicito nell'affermare che «[...] sono troppe le aziende pubbliche che svolgono servizi loro affidati dagli enti territoriali proprietari in palese conflitto di obbligazioni», lasciando intendere, neppure troppo velatamente, che il combinato disposto della proprietà e della gestione sostanzialmente pubblica è - in sé e per sé - fonte di distorsioni e che, pertanto, occorre «[...] restituire al mercato attività così rilevanti per la nostra economia»;
inoltre, a conferma di quanto la presunta riforma sia palesemente fallace e lacunosa, si registra il colpevole ritardo nell'emanazione delle disposizioni regolamentari da parte del Governo, nonostante la scadenza per l'adozione fosse stata fissata in 180 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione e, dunque, al 16 febbraio 2009: un ritardo che non è passato inosservato, al punto che la presidente Marcegaglia ne ha sottolineato la gravità nel corso dell'Assemblea di Confindustria, rilevando il fatto che le società pubbliche che gestiscono i servizi pubblici locali sono gli alfieri «dell'avanzata impressionante del neo statalismo» e che si sta assistendo all'insabbiamento della riforma nonostante le liberalizzazioni costituiscano uno dei pilastri da cui partire per ritornare a crescere;
sempre il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato poi, intervenendo ad un convegno presso

l'Università Luiss, ha rivolto un accorato appello contro il tentativo in atto di portare indietro le lancette dell'orologio: «Non ci sono posizioni ufficiali del Governo né della maggioranza. Le dichiarazioni sono tutte nel senso che bisogna andare avanti nella concorrenza. Ma la verità è che ci sono molti interventi sporadici, ma significativi, che in Parlamento tentano di riportare indietro l'orologio»;
l'articolo 61 del disegno di legge recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» (A.C. 1441-ter-C), infatti, prevede un ampliamento della possibilità di affidamenti in house, nell'ambito del settore dei trasporti pubblici locali, compiendo un ulteriore passo indietro sul piano della concorrenzialità ed evidenziando una differente impostazione, se non addirittura, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, una certa ambiguità, della politica delle liberalizzazioni intrapresa dal Governo;
il rapporto Ocse sull'Italia 2009 sottolinea che, nonostante una serie di riforme avviate, l'Italia registra da anni una bassa crescita dovuta, in parte, ad un eccesso di regolazione, alla scarsa concorrenza in alcuni settori ed all'inefficienza del settore pubblico. Rileva, in particolare, l'Ocse nel citato rapporto che solo affrontando tali nodi strutturali sarà possibile «restaurare la fiducia nell'economia italiana», a partire dal settore dei servizi locali che rimane «largamente protetto e con eccessi di regole, talvolta anche a livello regionale». L'Ocse sottolinea, altresì, che e fondamentale «mantenere la strada delle liberalizzazioni», rammentando che i settori dove intervenire con urgenza sono quelli dei servizi e delle libere professioni. Nei servizi pubblici locali, soprattutto, l'Ocse ribadisce la necessità di progressi e l'esigenza di una «[...] piena e netta separazione tra gli interessi della proprietà dei servizi e i governi locali»;
l'Indice delle liberalizzazioni (IBL) 2009, diffuso dall'Istituto Bruno Leoni, conferma i ritardi dell'Italia sulla strada delle liberalizzazioni e del libero mercato. A livello generale, il valore registrato è risultato uguale a quello degli anni passati il che, fatalmente, non solo lascia il Paese in mezzo ad un vero e proprio guado, ma conferma anche lo sconcertante disinteresse del Governo e della maggioranza ad esprimere un'azione politica effettivamente riformatrice ed incisiva in un settore così strategico per il sviluppo del sistema-Paese ed il benessere della comunità;
il mercato elettrico, vantando il grado di liberalizzazione più elevato - già pari al 70 per cento nel 2008 e salito al 77 per cento nel 2009 - rappresenta un ottimo precedente per proseguire sulla strada delle riforme, grazie ad un percorso virtuoso iniziato con la privatizzazione dell'Enel; secondo l'Indice delle liberalizzazioni, inoltre, alcuni miglioramenti si sono verificati nel campo dei servizi idrici, dei servizi finanziari e del mercato del lavoro, ma - per il resto -, lo stesso indice registra un sostanziale immobilismo degli altri indicatori, dalla televisione al gas naturale, dalla pubblica amministrazione ai servizi postali, passando per il trasporto ferroviario, le telecomunicazioni, le professioni ed il trasporto aereo (rimanendo comunque da valutare gli effetti della «nuova» Alitalia e la «legittimità» del quasi monopolio che si è realizzato sulla tratta Roma-Milano);
nel settore del trasporto ferroviario, per esempio, come rilevato anche da una recente segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, convivono paradossalmente assetti concorrenziali aperti al mercato con profili tipici propri di un regime a monopolio di fatto: l'Italia, infatti, ha già attuato la liberalizzazione dal lato tariffario, con largo anticipo rispetto al termine ultimo del 2010 stabilito dall'Unione europea - tanto è vero che Trenitalia ha recentemente effettuato autonomamente aumenti dei prezzi -, ma il servizio continua ad essere attribuito a Trenitalia tramite affidamento diretto a negoziazione;

inoltre, per assicurare i servizi ferroviari di trasporto ordinario e al fine di procedere alla stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia, il cosiddetto «decreto anti-crisi» ha stanziato 480 milioni per gli anni 2010 e 2011: in sostanza, Trenitalia ottiene risorse pubbliche e, al contempo, fornisce servizi a condizioni di mercato, con indiscutibili effetti lesivi per la concorrenza, inducendo altresì i passeggeri ad acquistare i servizi a prezzo libero, nonostante si tratti di servizi universali;
a dispetto di quanto evidenziato, però, gli enti locali perseverano nella creazione di nuove aziende che, occupando una moltitudine di persone, distribuendo incarichi a pioggia e gestendo milioni di utenti, contribuiscono alla formazione ed alla consolidazione di vaste aree di clientelismo politico-amministrativo;
secondo uno studio di Confindustria, accrescendo il grado di competizione nei servizi fino al punto di ricondurlo al livello della media dei Paesi dell'area euro, il PIL salirebbe dell'11 per cento, con metà dell'incremento nei primi tre anni;
il fallito tentativo della stagione delle cosiddette «lenzuolate» della XV legislatura è imputabile, in prima battuta, proprio alla mancanza di coraggio nell'abbattimento degli ostacoli regolatori alla concorrenza;
la necessità di contrastare gli effetti perniciosi della drammatica crisi economica in atto - con iniezioni, in dosi massicce, di vitalità economica - rende improcrastinabile la riapertura immediata del «fronte liberalizzazioni»: con l'avvertenza - scontata, ma necessaria - che i processi di privatizzazione e liberalizzazione non si trasformino, come spesso è accaduto in passato, in altrettanti trasferimenti a soggetti privati di rendite monopolistiche di fatto, provvedendo, per questa via, alla separazione netta tra la proprietà pubblica delle reti e la gestione dei servizi da parte di soggetti privati scelti tramite procedure di gara;
in un contesto internazionale segnato in profondità dalla recessione è fondamentale inaugurare quanto prima una nuova e più coraggiosa stagione di liberalizzazioni, così da permettere al sistema Paese di reggere l'urto della durissima competizione economica che si aprirà non appena emergeranno i primi segnali di ripresa a livello globale, ridurre i costi sostenuti dai cittadini, dalle famiglie e dalle imprese e fronteggiare i rischi di un crescita incontrollata dell'inflazione;

impegna il Governo

a reintrodurre il tema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali tra le priorità dell'agenda politica, adottando iniziative per procedere, settore per settore, ad una sollecita e sistematica azione di rimozione degli ostacoli e dei freni che si frappongono al libero dispiegarsi della concorrenza tra gli operatori del mercato ed affrancando utenti e consumatori dall'insostenibile aggravio di costi sostenuti a causa di un sistema, espressione di una cultura politico-amministrativa conservatrice, che tende inequivocabilmente a preservare le rendite monopolistiche acquisite nel tempo.
(1-00202)
«Galletti, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Rao, Occhiuto, Libè, Delfino».

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
negli accordi siglati, il 31 ottobree il 14 novembre 2008, tra la Compagnia

Aerea Italiana (CAI), le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti del Governo venivano convenuti i criteri di assunzione a tempo indeterminato ai fini della determinazione degli organici complessivi del gruppo CAI;
la CAI starebbe disattendendo i criteri di scelta di personale convenuti negli accordi summenzionati, in particolare il criterio della localizzazione in riferimento alla base Alitalia/CAI di Catania;
la base di Alitalia/CAI di Catania Fontanarossa sarebbe l'unica non ancora operativa, delle sei previste sul territorio nazionale dal piano industriale, e non sarebbero ancora completi gli organici;
14 lavoratori provenienti dal gruppo Alitalia, attualmente in cassa integrazione, con residenza a Catania e provincia rischiano di non essere assunti subendo un'inaccettabile discriminazione;
il ritardo nell'apertura della base di armamento Alitalia di Catania rischia di compromettere le possibilità di sviluppo e di acquisizione di quote di mercato dell'aeroporto di Fontanarossa -:
se i fatti suesposti corrispondano al vero;
quali iniziative abbiano assunto per verificare che la CAI rispetti i criteri di assunzione contenuti negli accordi siglati;
quali iniziative intendano assumere presso la CAI al fine di rendere operativa la base Alitalia di Fontanarossa Catania e completare gli organici previsti;
quali iniziative intendano assumere al fine di garantire la stabilizzazione degli organici appartenenti alle categorie piloti e assistenti di volo attualmente in Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) provenienti dal gruppo Alitalia, con residenza a Catania e provincia, nel rispetto del principio della localizzazione per residenza previsto negli accordi siglati, il 31 ottobre e il 14 novembre 2008, tra la Compagnia Aerea Italiana, le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti del Governo.
(2-00413)«Berretta, Damiano»

Interrogazioni a risposta scritta:

TORRISI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in Sicilia e in particolare nella provincia di Catania, nei Comuni ricadenti nel comprensorio «Simeto Ambiente S.p.a. - A.T.O. 3» con sede in Catania, si sono verificati gravissimi disservizi che hanno determinato la mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani da oltre quindici giorni. Tale omissione ha causato e causa notevoli inconvenienti di carattere igienico-sanitario per gli abitanti anche in considerazione delle condizioni climatiche abbastanza calde;
vista l'assoluta gravità della situazione occorre prendere in considerazione la possibilità di procedere ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992 -:
se il Governo intenda procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza, per eliminare gli inconvenienti che hanno determinato la mancata raccolta dei rifiuti e per scongiurare l'insorgenza di eventuali epidemie.
(4-03416)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da una inchiesta pubblicata sul noto quotidiana nazionale La Stampa attraverso gli articoli del 13 maggio 2009 «Amici e parenti la grande famiglia della Forestale», 14 maggio 2009 «Scandalo Forestale in Procura» e 15 maggio 2009 «Quella mattina tra regolamenti di conti e insulti - Nel 2008 l'UGL denuncia abusi. L'indomani trova l'ufficio distrutto», si è avuto modo di apprendere di fatti gravissimi che riguarderebbero la gestione del

Corpo forestale dello Stato, nonché le procedure di selezione, in riferimento ad alcune ultime assunzioni nella pianta organica del suddetto Corpo;
più specificamente detta grave e incresciosa situazione, come si apprende da La Stampa, sembrerebbe riguardare, tra le innumerevoli anomalie, anche i trasferimenti e le determinazioni delle piante organiche;
se trovasse conferma quanto sembra essersi verificato nell'ufficio dell'UGL, così come riportato dal quotidiano La Stampa, con risvolti di violenze anche personali, saremmo senz'altro di fronte ad una vera e propria rappresaglia nei confronti di chi ha avuto il coraggio di denunciare gravi fatti illeciti e illegittimi;
dalla stessa inchiesta si apprende, altresì, che il Consiglio di amministrazione del Corpo forestale avrebbe proceduto recentemente ad una serie di promozioni e, tra queste, in particolare, otto dei nove candidati selezionati e promossi proverrebbero dal nord Italia, soprattutto dal Veneto, con un forte squilibrio della rappresentanza per il resto del Paese;
detta grave incresciosa situazione è tanto più preoccupante in quanto non investe il vertice apicale di un qualsiasi ramo della pubblica amministrazione, ma segnatamente quello di uno dei cinque corpi di polizia della Repubblica italiana;
il protrarsi del suddetto stato di cose già di per sé inammissibile, con enorme danno e disdoro all'immagine dello Stato italiano, della pubblica amministrazione e delle Forze di polizia, se non troverà adeguata risposta nelle istituzioni costituirà un ulteriore gravissimo cattivo esempio per i cittadini messo in atto proprio da chi dovrebbe rappresentare le istituzioni e tanto più grave in considerazione dell'eventuale coinvolgimento dei vertici di un corpo di polizia ed aumenterà ancora di più il sentimento di distanza e di diffidenza dei governati nei confronti dei governanti;
in un paese normale, civile e democratico, quale dovrebbe essere l'Italia, fatti del genere richiedono una severa analisi per accertare tutte le irregolarità eventualmente riscontrabili, con i conseguenti provvedimenti che il caso richiede -:
se il Governo e il Ministro interrogato siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali provvedimenti urgenti, nell'ambito delle proprie competenze, si intendano adottare al fine di verificare la correttezza e la trasparenza di ogni fase dei procedimenti relativi ai concorsi ed alle promozioni indicati in premessa, accertando eventuali abusi e favoritismi nell'espletamento di tali selezioni, dei trasferimenti e delle determinazioni delle piante organiche del personale ad ogni livello, sia pure periferico;
quali azioni verranno intraprese per comminare le previste sanzioni ai presunti responsabili, al fine di garantire la piena legittimità delle procedure e degli incarichi ricoperti, così ripristinando la fiducia nelle istituzioni che appare gravemente compromessa dai fatti.
(4-03418)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

MECACCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Al Molky Maged Youssef, è stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Genova per avere fatto parte del commando che sequestrò, il 7 ottobre 1985, la nave da crociera Achille Lauro;
tra le autorità italiane ed il commando furono raggiunti degli accordi consistenti nella resa dell'intero commando stesso e della liberazione di tutti gli ostaggi in cambio della concessione d'un salvacondotto

che desse loro la possibilità di essere condotti al di fuori dell'Italia, in particolare in Tunisia;
sulla base dell'immunità concordata e della conseguente resa dei terroristi, essi furono fatti salire sull'aereo egiziano che li avrebbe dovuti condurre in Tunisia;
l'11 ottobre del 1985, durante il volo, dei caccia statunitensi intercettarono l'aereo egiziano che trasportava i sequestratori costringendo il pilota dell'aereo a modificare la propria rotta per dirigersi non più in Tunisia, bensì verso la base NATO di Sigonella, in Italia, dove fu autorizzato ad atterrare poco dopo la mezzanotte;
i quattro membri del commando terrorista vennero immediatamente presi in consegna dalla polizia italiana e rinchiusi nel carcere di Siracusa dove furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia;
Al Molky Maged Youssef non si è mai sottratto ai controlli di frontiera per l'evidente motivo che è stato costretto ad atterrare nel territorio italiano manu militari e che, certamente, non si è volontariamente trattenuto nel nostro territorio in condizioni di irregolarità, in quanto processato per la vicenda dell'Achille Lauro ed essendo stato riconosciuto colpevole dei reati contestati, condannato e costretto a scontare la pena reclusiva presso gli istituti carcerari italiani;
a quanto consta all'interrogante le Autorità di Polizia, durante tutto il periodo della sua detenzione, non lo hanno mai messo al corrente che, anche dal carcere, poteva inoltrare istanza di permesso di soggiorno o tutelare diversamente la propria posizione soggettiva, in quanto regolarmente sposato con una cittadina italiana;
Al Molky Maged Youssef ha terminato di espiare la propria pena detentiva inflittagli in seguito alla sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Genova il 27 gennaio 1999;
il 29 aprile 2009 il magistrato di sorveglianza di Palermo gli ha concesso la libertà vigilata;
il giorno stesso della scarcerazione gli è stato immediatamente formalizzato un decreto prefettizio di espulsione con conseguente ordine del Questore, entrambi datati 29 aprile 2009, ed a seguito di ciò è stato immediatamente accompagnato presso il C.I.E. «Serraino Vulpitta» di Trapani;
il 27 giugno Al Molky Maged Youssef, è stato prelevato dalla polizia presso il centro di accoglienza «Serraino Vulpetta» per essere accompagnato a Roma al fine di espellerlo dall'Italia, con destinazione finale la Siria;
Al Molky Maged Youssef rischia di essere oggetto di persecuzioni dalle autorità siriane, Paese del quale non possiede allo stato la nazionalità, e che, pertanto, rischia di essere rinviato verso altri stati senza alcuna garanzia per la propria incolumità, poiché è nota l'inimicizia delle autorità israeliane ed americane che hanno ventilato un eventuale richiesta di estradizione;
proprio in riferimento alla vicenda per la quale il palestinese è stato condannato in Italia, oggi rischia in concreto un processo negli U.S.A., con accertato riconoscimento della pena capitale;
la Costituzione italiana sancisce, agli articoli 10 e 26, il divieto di estradizione per reati politici, concetto che va esteso a tutti quei casi in cui comunque il reo rischia la pena di morte, così come espressamente stabilito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
Youssef Maged Al Molky, in seguito all'espulsione in Siria, rischia effettivamente una condanna alla pena capitale;
il provvedimento preso è ad avviso dell'interrogante palesemente illegittimo perché non si è doverosamente attesa la pronuncia del giudice presso il quale Youssef Maged Al Molky ha presentato ricorso contro il decreto di espulsione,

generando un potenziale conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, nello specifico tra potere giudiziario e potere esecutivo, rappresentato dal Ministro dell'interno pro tempore;
il decreto prefettizio è ad avviso dell'interrogante in potenziale contrasto con la legge nazionale per violazione della normativa relativa alla concessione dello status di rifugiato contenuta nel decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, con specifico riferimento ai seguenti articoli: articolo 7, che disciplina i casi in cui si debba garantire il diritto di rimanere nel territorio dello Stato durante l'esame della domanda, dell'articolo 20, che disciplina i casi in cui debba essere concessa l'accoglienza e dell'articolo 21 che specifica i casi di trattenimento, nonché in contrasto con le disposizioni del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 contenenti le disposizioni che regolano la disciplina dell'immigrazione e la condizione dello straniero, in particolare l'articolo 19, che elenca tassativamente i casi in cui vige il divieto di espulsione e di respingimento, nel caso in oggetto, quello dello straniero coniuge di un cittadino italiano, come evidenziato sopra, e dell'articolo 20 che prevede i casi in cui debbano essere concesse delle misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali;
il provvedimento prefettizio è sempre secondo l'interrogante ulteriormente illegittimo poiché in netto contrasto con il provvedimento dell'autorità giudiziaria penale, la Corte di assise di appello di Genova che ha confermato la sentenza di condanna emessa in primo grado con la quale si è stabilita la misura per tre anni della libertà vigilata da scontarsi sul territorio italiano -:
per quale motivo il Potere esecutivo ha illegittimamente disposto l'esecuzione d'un provvedimento amministrativo senza aver preventivamente atteso la doverosa pronuncia del potere giudiziario;
quali siano state le circostanze di diritto e di fatto che hanno determinato l'espulsione di Youssef Maged Al Molky, ponendo potenzialmente in pericolo la sua vita, anche in considerazione del dettato costituzionale e dell'interpretazione che ne ha dato la giurisprudenza della Corte costituzionale stessa;
se, e nell'eventualità positiva, quali siano state le richieste di garanzie formulate dal Governo italiano a quello siriano ed eventualmente quali garanzie siano state fornite dal Governo siriano a quello italiano al fine di scongiurare la comminazione della pena capitale a Youssef Maged Al Molky.
(3-00578)

Interrogazione a risposta scritta:

PIONATI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Sicilia, da sempre ritenuta «la culla della civiltà mediterranea» potrà ricoprire in un futuro prossimo un ruolo di preminenza assoluta nel panorama geo-politico europeo facendo da «Filtro» fra le culture e gli interessi comuni crescenti nei paesi del Medio Oriente e quelli del Sud dell'Europa, prima fra tutti l'Italia;
il Presidente della Provincia Regionale di Catania ha assegnato la delega ai rapporti con le istituzioni militari della base di Sigonella all'Assessore Provinciale allo Sport e alle Politiche Giovanili;
è la prima volta che un ente locale, se pur nell'ambito dell'autonomia regionale alla Regione Sicilia, decide di curare le relazioni con la comunità statunitense, creando uno stabile rapporto istituzionale con i vertici americani;
il Governo americano e la politica di eccellenza della NATO hanno recentemente scelto la base Nato di Sigonella (in provincia di Catania e vicina al territorio del Comune di Motta S. Anastasia) quale sito strategico da ampliare e su cui investire; il Comune di Motta S. Anastasia, quindi ancora una volta, si troverebbe, come nell'immediato dopoguerra, in una posizione di privilegio per recitare un

ruolo di primo piano nei rapporti culturali, economici e diplomatici fra i paesi del mediterraneo; Motta S. Anastasia potrebbe divenire quindi principale punto di riferimento e di partnership con la Comunità americana militare della base di Sigonella;
sarebbe opportuno istituire una commissione paritetica composta da: un rappresentante del Ministero degli Affari Esteri; un rappresentante della Provincia Regionale di Catania; un rappresentante degli Stati Uniti della Base Militare di Sigonella; un rappresentante dell'Italia della Base Militare di Sigonella; un rappresentante del Comune di Motta S. Anastasia;
la commissione paritetica servirà a migliorare i rapporti tra la Comunità americana della Base NATO e i cittadini dei paesi vicini alla base, primi fra tutti quelli di Motta S. Anastasia, a instaurare delle iniziative di ampio respiro che possano accrescere l'interscambio culturale, educativo, sociale e anche lavorativo;
la commissione paritetica potrà operare mediante una serie di iniziative e di programmi di intesa bilaterale, in ambiti diversi: adeguamento della viabilità tra i paesi circonvicini e la base NATO; predisposizione di proposte di modifiche urbanistiche che consentano l'integrazione sociale e civile dei cittadini americani e delle loro famiglie con gli abitanti dei territori viciniori; miglioramento dell'offerta commerciale e di scambio nei paesi vicini; adeguamento e ristrutturazione delle strutture sportive e ludiche; creazione di corsi di lingua italiana e/o di lingua inglese per un migliore scambio socioculturale e per una più efficiente comunicazione e intesa; attivazione di strutture per riunioni e/o congressi bilaterali di informazione sociale, culturale e scientifica che riguardino entrambe le comunità o adeguamento di strutture già esistenti; programmazione di spettacoli, eventi culturali, spettacoli musicali e rassegne cinematografiche in lingua inglese e italiana al fine di apprendere più facilmente la seconda lingua (italiano o inglese); programmazione di Corsi di Educazione stradale con lo scopo di prevenire gli incidenti e di indurre a rispettare le normativa sullo stato di ebbrezza per una maggiore sicurezza dei cittadini delle due comunità; insediamento di organismi di controllo delle strade provinciali e di collegamento con la Base per monitorare la velocità dei veicoli; organizzazione di un servizio di bus navetta da e per la Base per i bambini e i ragazzi americani che frequentano le scuole dell'obbligo all'interno della Base stessa -:
se intenda istituire una commissione paritetica con la composizione ed i compiti ricordati in premessa.
(4-03414)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

RUGGHIA e RECCHIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel settembre del 2005 la giunta della Regione Lazio varava l'ampliamento del parco archeologico e paesaggistico dell'Appia Antica. Il progetto prevedeva l'estensione del parco di ulteriori 1.600 ettari, collegando il cuore imperiale di Roma con i Castelli Romani: dalle Terme di Caracalla fino al Santuario del Divino Amore, a Castel di Leva;
a distanza di oltre tre anni, il progetto è ancora sulla carta. L'assenza di vincoli regionali e di una proposta che non diventa legge, ha nel frattempo permesso al comune di Roma di dare il via alla progettazione di un insieme di opere finalizzate alla realizzazione, alla manutenzione, all'ammodernamento delle urbanizzazioni primarie e secondarie, all'edificazione di completamento ed integrazione dei complessi urbanistici esistenti, nonché all'inserimento di arredo urbano, alla manutenzione

ordinaria e straordinaria, al restauro e al risanamento conservativo e alla ristrutturazione edilizia degli edifici;
tra queste opere figura l'edificazione, in località Colle della Strega, di 72 mila metri cubi destinati ad edilizia residenziale. Di fatto, in un'area destinata a verde pubblico dal piano legislatore generale vigente e vincolata ai sensi della legge n. 431 del 1985, viene ad inserirsi uno stanziamento assolutamente nuovo di ben 900 abitanti, equivalente ad un paese intero;
l'intervento si inserisce nell'ambito dei Programmi di recupero urbano istituiti con l'articolo 11 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 398, convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993, n. 493, rispetto ai quali l'amministrazione del Comune di Roma ha successivamente adottato la delibera n. 16/2001, riguardante il programma di recupero urbano del quartiere Laurentino;
l'area in cui è previsto l'intervento edilizio è localizzata nella zona verde intorno al Fosso della Cecchignola ed è esterna rispetto al perimetro del programma di recupero del quartiere Laurentino. Questa zona rappresenta, tra l'altro, il solo polmone verde ancora esistente tra i diversi quartieri di Colle di Mezzo, Giuliano Dalmata, Prato Smeraldo, Fonte Meravigliosa e Cecchignola Sud (tutti quartieri esterni al piano Laurentino);
la zona verde del fosso della Cecchignola comprende un fitto bosco, certificato per la sua consistenza dallo stesso comune di Roma ai sensi del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, e dunque vincolato secondo quanto prescritto dalla legge regionale 28 ottobre 2002, n. 39. Il bosco, si sviluppa lungo le sponde dei fiumi, su substrato alluvionale, ed è caratterizzato dalla presenza di salici, pioppi, e spesso da un sottobosco adatto al pascolo. Rappresenta un elemento di grande valenza fitogeografica ed ecologica, in quanto ricco di specie centro-europee legate ad un tipo di habitat di tipo submontano; compatibilmente con le attività agricole sfuma con una formazione arbustiva di margine popolata da specie quali il prugnolo e la berretta da prete o evonimo. La copertura arborea è costituita da rilevanti specie forestali;
oltre alla carta regionale dell'uso del suolo si fa riferimento alla perimetrazione effettuata dal servizio giardini - Dipartimento X del Comune di Roma - per la certificazione delle consistenze boschive, in base alla quale il vincolo sul bosco è divenuto cogente. La rarità di questa tipologia forestale all'interno della cinta del grande raccordo anulare ne rende ancora più preziosa la presenza all'interno dell'area del Fosso della Cecchignola. Nell'area vi sono vere e proprie emergenze faunistiche sottoposte a particolari regimi di tutela per le quali l'Unione europea e l'Italia richiedono misure di protezione assoluta;
inoltre i Programmi di recupero urbano prevedono il concorso di risorse pubbliche e private: i privati vengono selezionati sulla base di un procedimento, con caratteristiche di evidenza pubblica. Con la delibera di Consiglio comunale n. 41/95 furono definiti i criteri per la formazione dei Programmi preliminari e gli ambiti di recupero urbano e con successiva delibera 4468/97 si approvarono i Programmi preliminari e lo schema di bando, che nello specifico Titolo III articolo 7 punto 3 afferma che «le proposte di intervento devono essere compatibili con [....] strumenti di pianificazione ambientale»;
la questione è particolarmente sentita dalla cittadinanza, che già nel 2000 costituisce l'associazione «Colle della strega», con lo scopo di salvaguardare quest'area strategica. Nel corso degli anni la stessa associazione si è fatta promotrice di molteplici iniziative contro l'edificazione: ha organizzato sit-in; si è mobilitata nel 2005 per la raccolta di oltre 14.000 firme, la stragrande maggioranza nel XII Municipio, consegnata all'allora sindaco Veltroni per chiedere l'ampliamento del Parco dell'Appia Antica con l'inclusione dell'area del Fosso della

Cecchignola; ha presentato la pubblicazione «L'area Verde del Fosso della Cecchignola». Inoltre, dal 2001 ad oggi sono diverse le testate giornalistiche nazionali (Il Tempo, la Repubblica, l'Unità) e radio-televisive (Roma Uno, TG3 Lazio) che continuano a dare risalto alla notizia -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri, nell'ambito delle proprie competenze, per salvaguardare l'area verde del Fosso della Cecchignola e per valutare se gli interventi citati in premessa violino la normativa in vigore in materia di vincoli ambientali, paesaggistici e idrogeologici, in particolar modo tenendo conto del rilevante patrimonio di biodiversità animale e vegetale dell'area in questione, nell'ambito delle previsioni del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 e delle linee guida in materia di politica di conservazione previste dall'Europa, come la direttiva habitat n. 43/92/CE, la Direttiva uccelli 79/409/CE, la Convenzione di Berna.
(3-00577)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE CAMILLIS e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 1, lettera d), del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, definisce in modo specifico la sospensione dei contributi consortili, così come era già stato fatto per il sisma delle regioni Umbria e Marche con l'articolo 1-bis del decreto-legge 27 ottobre 1997, n. 364, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 1997, n. 434;
i tributi consortili rientrano nella categoria generale dei tributi ai sensi dell'articolo 23 della Costituzione;
a seguito degli eventi sismici del 31 ottobre 2002 verificatisi nelle regioni Molise e Puglia, con il decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazione, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, si è stabilito che «con provvedimento adottato ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, sono sospesi fino al 31 marzo 2003 i termini per l'adempimento di obblighi di natura tributaria» e con successivi provvedimenti il termine è stato prorogato fino al 30 giugno 2008;
con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, si sono stabiliti, per i cittadini delle regioni Molise e Puglia che avevano usufruito della sospensione, le modalità e i tempi di restituzione, nonché l'abbattimento del 60 per cento dell'ammontare complessivo dei contributi e dei tributi sospesi, così come era già stato fatto con la legge n. 244 del 2007 (articolo 2, comma 109) e con il decreto-legge n. 61 del 2008 (articolo 2, comma 1) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 103 del 2008, e successive modifiche;
alla luce di queste norme, molti consorziati del «Consorzio di bonifica integrale larinese», ricadenti nell'area del cosiddetto cratere sismico, hanno sospeso i versamenti dei contributi consortili dal 31 ottobre 2002 fino al 30 giugno 2008 e chiedono oggi di poter restituire quanto dovuto ai sensi del citato decreto-legge n. 185 del 2008;
il Consorzio di bonifica integrale larinese, per non incorrere in un dissesto finanziario, derivante dalle minori entrate dovute alle sospensioni e al successivo abbattimento dei tributi non versati dai consorziati, si è visto costretto a intimare il pagamento dei tributi nei confronti dei consorziati che invece ritenevano di poter usufruire delle sospensioni previste dalle normative vigenti;
la sentenza n. 73/02/2009 della seconda sezione della Commissione tributaria provinciale di Campobasso specifica: «ritenuto che il Consorzio di bonifica di Larino, a seguito dell'ordinanza di sospensione

del pagamento dei tributi, non poteva richiedere il pagamento dei contributi consortili nel periodo de quo, ne deriva che gli atti di intimazione di pagamento emessi sulla base delle cartelle di pagamento notificate alla contribuente sono nulle per violazione dei termini di sospensione previsti dalla richiamata ordinanza del P.C.M» -:
se intendano assumere iniziative, anche di natura normativa, al fine di chiarire che la sospensione dei tributi previsti dalla normativa vigente, per i territori del Molise e della Puglia che hanno subito il sisma del 31 ottobre 2002, riguarda anche i tributi consortili;
se intendano utilizzare le risorse previste dal decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, per la copertura finanziaria delle minori entrate del Consorzio di bonifica larinese che diversamente andrebbe verso il dissesto finanziario.
(5-01587)

Interrogazioni a risposta scritta:

FRONER, VELO e LULLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
non è stata data risposta alla interrogazione a risposta orale, a firma degli interroganti, n.3-00030 del 5 giugno 2008, nella quale si esponeva la situazione della società Tele Sistemi Ferroviari, principalmente in riferimento al nodo delle partecipazioni azionarie, che a quel momento risultavano della società Almaviva per il 61 per cento e delle Ferrovie per il 39 per cento e al problema del perdurante regime di proroga a seguito dell'annullamento da parte del TAR e del Consiglio di Stato, per imperdonabili errori procedurali, della gara pluriennale per la gestione dei servizi informatici di Ferrovie, e si chiedeva l'intervento del Governo per individuare le caratteristiche della nuova gara;
successivamente, nello stesso giugno 2008, il cda di Ferrovie, incurante delle preoccupazioni e proteste di lavoratrici e lavoratori, e del danno che il perdurante regime di proroga aveva arrecato alla società, ha deliberato la vendita della quota di partecipazione in Tsf con procedura di evidenza pubblica. Per le modalità di vendita della partecipazione, nell'alternativa tra cedere la quota con prelazione ad Almaviva, che aveva già la quota di maggioranza e poi mettere in gara l'outsourcing dei servizi a Fs, oppure mettere in gara anche la partecipazione di minoranza, è prevalsa la seconda soluzione: gara con base d'asta a 32 milioni e poi nuova gara per i servizi informatici. L'abbandono del modello di gara usato nel 2007, con la scelta di vendere prima la partecipazione FS del 39 per cento, assegna a TSF non il ruolo di «oggetto» della gara ma quello di «concorrente» alla gara stessa, con, a giudizio dell'interrogante, conseguenti prevedibili rischi occupazionali e di continuità e qualità del servizio erogato;
scaduto, il 20 marzo 2009, il termine per la presentazione delle offerte relative all'acquisto del 39 per cento, nessuna delle aziende che aveva manifestato interesse si è fatta avanti; di conseguenza, Ferrovie può procedere a vendita a trattativa privata. L'esito negativo della vendita del 39 per cento ha allungato ulteriormente i tempi di decisione sulla nuova gara, svilendo, a giudizio dell'interrogante, le professionalità e le potenzialità di sviluppo dell'azienda e accentuandone la svalutazione economica (da 107 a 82 Mln in 18 mesi);
tutto ciò rischia di danneggiare in modo irreparabile sia il futuro di TSF (una realtà industriale sana, unica del settore in Italia, ricca di professionalità e che dà lavoro a circa 1.500, tra dipendenti diretti e dell'indotto), sia la qualità del servizio erogato a Ferrovie;
nell'aprile 2009, la presidenza della Tsf è passata da Ferrovie alla società Almaviva -:
quali urgenti iniziative il Governo intende adottare per garantire la rapidità

e la correttezza procedurale della nuova gara, l'integrità dell'azienda TSF, evitando ogni ipotesi di frazionamento della gara stessa e i conseguenti rischi di spezzatino industriale, la salvaguardia occupazionale dell'intero bacino di lavoratrici e lavoratori (1.500 dipendenti compreso l'indotto), che operano per Ferrovie nell'ambito delle attività oggetto della gara, il mantenimento di tutti gli attuali siti produttivi e assetti tecnologici, evitando qualsiasi tipo di esternalizzazione o terziarizzazione.
(4-03413)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino, nella sua edizione del 10 giugno 2009 pubblicava la lettera-sfogo del signor Salvatore Pilato di Napoli, «Agenzia delle Entrate, cronaca di una mattina»;
il signor Pilato raccontava di come a suo figlio Vincenzo fosse pervenuta «una comunicazione dell'Agenzia delle Entrate Napoli 3 di via Vespucci, riguardante un credito di imposta Inps... Arrivo altre 12, con regolare delega di mio figlio, l'impiegato della postazione «Prima informazione» mi dice che ci sono molte persone in attesa per cui, visto l'orario, sicuramente non sarei stato chiamato, gli uffici chiudono alle 13. «Torni domani, alle otto e si metta in lista». II giorno dopo è un venerdì, giornata piovosa, alle 8,15 sono lì, in via Vespucci, scrivo il mio cognome sulla lista, al numero 25 e aspetto. Noto che il numero di sedie è insufficiente e due ascensori non funzionano. Alle 9 una guardia giurata preleva la lista e usciamo tutti fuori per essere chiamati cinque-sei alla volta. Piove, ci consentono di stare sulla scala elicoidale che ci porterà poi agli uffici. Finalmente arriva il mio turno. Altra fila allo sportello «Prima informazione». L'impiegato trascrive il mio nome su un'altra lista. Non sa se sarò ricevuto perché devono esaurire prima la lista telematica e poi quella manuale. Io ho la sfortuna di stare nella manuale. Ma una volta accettata la prenotazione - osservo - non potete mandar via l'utente. «Le disposizioni sono queste. Noi accettiamo tutti quelli che vogliono iscriversi ma arrivati alle 13 gli impiegati terminano il loro lavoro. Torni lunedì se crede». E se anche lunedì non rientro tra quelli che saranno ricevuti? Risposta: «Ritorni martedì e se anche martedì non sarà chiamato ritorni mercoledì e così via". Mi conviene aspettare e nel frattempo leggo un avviso all'utenza: il cittadino può formulare segnalazioni, suggerimenti o reclami utilizzando l'apposito modulo prestampato oppure per ogni altra informazione si può rivolgere al coordinatore, stanza 1A07. Ma il coordinatore è in ferie, in quella stanza ci sono cinque scrivanie con computer ma non c'è anima viva. Finalmente sento echeggiare il mio nome. Alle ore 12,28, dopo poco più di quattro ore, l'impiegato dello sportello 11 mi conferma che c'è un credito di imposta Inps di 166,94 euro e mi invita ad andare all'Inps per risolvere il problema. Mi chiedo: non sarebbe stato più semplice scrivere sulla comunicazione pervenuta a casa che il credito di imposta Inps era di 166,94 euro e che l'utente doveva recarsi presso gli sportelli Inps senza passare per l'Agenzia delle Entrate?» -:
quali iniziative si intendano adottare a promuovere e sollecitare in relazione alla situazione raccontata dal signor Pilato che appare sintomatica di una cattiva organizzazione degli uffici ricordati in premessa.
(4-03420)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il settimanale L'Espresso, nel numero in edicola questa settimana, riferisce la

notizia secondo cui nella casa del giudice della Corte costituzionale, Luigi Mazzella, vi sarebbe stata una cena alla presenza del Ministro della giustizia, del Presidente del Consiglio dei ministri, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, del presidente della commissione affari costituzionali del Senato, Carlo Vizzini, nonché del giudice della Corte costituzionale, Paolo Maria Napolitano;
l'incontro è stato confermato dallo stesso giudice Mazzella che ha presentato l'accaduto quale cena privata, un invito al desco di un vecchio amico;
ad avviso degli interroganti sono evidenti i profili di grave inopportunità dell'episodio, svolgendosi il predetto incontro conviviale alla vigilia della decisione sulla costituzionalità della legge 23 luglio 2008, n. 124, nota come «Lodo Alfano», che avrà immediati riflessi sullo sviluppo di un processo che vede quale imputato il Presidente del Consiglio. Incidentalmente va rilevato che ove la vicenda avesse riguardato un giudice ordinario, lo stesso avrebbe potuto essere sottoposto a procedimento disciplinare, in forza di una norma approvata su impulso dell'attuale maggioranza di Governo -:
se corrisponda al vero quanto riportato nell'articolo de L'Espresso e, in caso affermativo, in particolare, se nel corso della cena si sia discusso di un'ipotetica riforma della giustizia contenuta in una bozza di proposta di legge, redatta dal giudice Mazzella, che il Governo intenderebbe presentare alle Camere.
(2-00416)
«Tenaglia, Ferranti, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tidei, Touadi, Vaccaro, Marco Carra».

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'annosa e ben nota vicenda delle condizioni di forte precarietà in cui è costretto ad operare il Tribunale di Reggio Emilia sta assumendo ultimamente aspetti di preoccupante criticità;
dall'interno del Tribunale si fa sapere che la situazione delle cancellerie civili è ormai prossima al collasso, denunciando che la pianta organica della struttura è sottodimensionata rispetto alla mole di lavoro che deve espletare, che tra l'altro è aumentato in maniera allarmante nel corso del corrente anno, sicché si creano gravissimi disagi all'utenza ed alla gestione della giustizia. Al riguardo vengono riferiti episodi incresciosi come fascicoli che spariscono o che vengono passati in ritardo ai giudici, oppure difficoltà da parte di alcune cancellerie in cui gli utenti attendono lunghe ore in fila per lo più in piedi in corridoi angusti;
in alcune cancellerie si osserva la chiusura in giorni determinati e l'orario di apertura, viene progressivamente ridotto;
risulterebbe per altro che vi sia in essere un progetto di riduzione ulteriore della pianta organica, il che determinerebbe una vera e propria catastrofe;
fino ad oggi si cercato di minimizzare le difficoltà operative del Tribunale anche tramite il supporto di personale preso in ausilio dall'amministrazione del comune di Reggio Emilia, ma pare che tale sussidio non possa più proseguire per il futuro;
a corollario di tali circostanze sfavorevoli si segnala che risulta tuttora vacante il posto di dirigente della cancelleria, sicché spesso è lo stesso presidente del tribunale che si impegna per svolgere funzioni che di fatto non gli competono;
l'associazione forense si è attivata per attirare l'attenzione delle istituzioni sulla questione e sembra che altrettanto farà anche l'Ordine degli avvocati;
appare necessario fare una seria verifica sulla criticità di funzionamento gestionale del Tribunale di Reggio Emilia e parallelamente adottare tutti quei provvedimenti

che siano in grado di riportare funzionalità ed efficienza alla relativa struttura giudiziaria -:
se sia a conoscenza delle preoccupanti condizioni in cui versa il funzionamento e la gestione operativa del Tribunale di Reggio Emilia e se non intenda intraprendere iniziative urgenti volte a farvi fronte.
(5-01586)

Interrogazioni a risposta scritta:

TENAGLIA e RIGONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la diffusione dei dati statistici provenienti dalla Commissione flussi istituita presso il Consiglio giudiziario della Corte d'appello di Genova evidenzia, con riferimento al tribunale di Massa, una situazione di squilibrio rispetto agli altri tribunali del distretto;
nell'anno 2006 a Massa la media delle sopravvenienze è stata, infatti, di 234 cause civili ordinarie per magistrato, contro le 89 di Genova, le 75 di Imperia, le 115 della Spezia, le 117 di Savona, le 116 di Chiavari e le 112 di Sanremo;
nell'anno 2007 la situazione è stata ancora peggiore: 252 cause sopravvenute a Massa per magistrato in pianta organica, contro le 97 di Genova, le 66 di Imperia, e così via;
a fronte di tali sopravvenienze, il tribunale di Massa ha definito, nel 2006, 298 procedimenti (in media) per magistrato, a fronte di 96 procedimenti definiti da ciascuno dei colleghi di Genova, dei 67 definiti a Imperia, dei 141 alla Spezia, dei 107 a Savona, dei 151 a Chiavari, dei 97 a Sanremo;
il Presidente del tribunale ha evidenziato in numerosissime occasioni una grave insufficienza dell'organico del Tribunale e in particolare in occasione:
della relazione sull'andamento generale dell'ufficio nel 2007, diretta al Consiglio giudiziario in data 29 luglio 2008;
della relazione di accompagnamento alle Tabelle triennali, diretta al C.S.M. il 31 gennaio 2009;
della relazione inviata alla Corte d'appello in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, 20 ottobre 2008;
della relazione predisposta in occasione della recentissima ispezione (12 dicembre 2008);
richiesta di pubblicazione urgente del posto vacante, inoltrata il 7 maggio 2008;

a tali documenti devono poi aggiungersi le richieste di applicazione del personale amministrativo (al Ministero della giustizia il 17 luglio 2008; al Presidente della Corte il 5 novembre 2008) e la presa d'atto della situazione espressa con una nota del presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati;
la situazione descritta incide pesantemente sulla risposta alle esigenze di giustizia del territorio, impedisce la piena effettività dei diritti dei cittadini e rischia di diminuire il contrasto alla criminalità e di mettere a rischio la sicurezza dei cittadini -:
quali iniziative di competenza intenda adottare per far fronte alla situazione descritta e se, in particolare, intenda aumentare l'organico dei magistrati e coprire le vacanze di organico del personale amministrativo.
(4-03403)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è stata fatta una grave denuncia del garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, secondo il quale «gli agenti sono

costretti a svolgere un lavoro massacrante. Questa situazione rende ancor più difficile la vita all'interno delle carceri»;
l'ormai cronica carenza di personale (secondo i sindacati sono oltre 5.000 gli agenti in meno rispetto alla pianta organica) e i disagi che d'estate caratterizzano le strutture penitenziarie (come il calo delle attività trattamentali) si ripercuotono negativamente sulla vita di tutti i giorni in carcere. Gli operatori del Garante che quotidianamente monitorano la situazione nel Lazio, segnalano diversi casi specchio di una situazione che tende sempre più ad acuirsi e che colpisce indistintamente tutta la popolazione che ruota intorno al carcere. Capita, ad esempio, che un solo agente debba occuparsi della vigilanza di un reparto con più di 200 detenuti, che, per carenze di organico, vengano serviti i pasti una sola volta al giorno e che i familiari che devono incontrare i parenti reclusi sono costretti ad aspettare ore prima di sostenere il colloquio;
sono calati drasticamente i tempi di socializzazione dei reclusi, ci sono difficoltà concrete di intervento in caso di tensioni o di gesti di autolesionismo;
a Rieti un nuovo carcere all'avanguardia pronto ad ospitare oltre 250 detenuti, e ad alleviare i problemi del sovraffollamento nel Lazio, è chiuso per mancanza di personale -:
se quanto riferito dal Garante per i detenuti della Regione Lazio dottor Angiolo Marroni corrisponda al vero;
in caso affermativo se non ritengano inquietante oltre che pericoloso che si possano creare situazioni in cui un solo agente della polizia penitenziaria debba vigilare un reparto con oltre duecento detenuti, che possa accadere che siano serviti pasti una sola volta al giorno e i familiari debbano attendere ore prima di poter incontrare, per il colloquio, i parenti detenuti;
se sia vero che un nuovo carcere all'avanguardia a Rieti, pronto per ospitare 250 detenuti non sia operativo per mancanza di personale;
quali urgenti iniziative, a fronte di una così grave situazione, si intendano promuovere, sollecitare e adottare.
(4-03421)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel carcere di Sollicciano è deceduta la detenuta Anna Nuvoloni;
il Garante dei diritti dei detenuti di Firenze dottor Franco Corleone ha spiegato che la signora Nuvoloni era ospite dal febbraio 2008 presso il reparto «Casa di Cura e Custodia» e sarebbe uscita per fine pena tra un mese e mezzo. Si trovava in questo reparto che è destinato normalmente per le detenute dichiarate seminferme di mente, non per una misura di sicurezza, ma per una decisione del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria;
da anni chiedo che la Casa di Cura e Custodia sia abolita e comunque trasferita dal carcere di Firenze. Recentemente ho riproposto la questione al Capo dei Dap, dottor Franco Ionta, sottolineando che delle 10 ospiti solo 2 donne sono toscane, che potrebbero quindi essere affidate in misura alternativa a strutture diverse dal carcere o affidate in cura ai servizi psichiatrici territoriali. Questo lutto conferma lo stato di difficoltà della vita in carcere per i detenuti e per chi vi lavora. Mi auguro che il suicidio avvenuto 15 giorni fa e questa morte «accidentale» spingano tutti a offrire maggiore attenzione al destino del carcere ridotto a contenitore di corpi -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità e in caso affermativo, cosa impedisca di accogliere le richieste e le proposte formulate da tempo dal Garante dei diritti dei detenuti di Firenze dottor Corleone.
(4-03422)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
lunedì 8 giugno 2009, secondo quanto riferito dall'Osservatorio sulle condizioni di detenzione dell'Associazione Antigone Campania due detenuti sarebbero morti nelle carceri campane;
una delle due morti è avvenuta nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, dove è deceduto V.N. 65 enne di origini napoletane. Il rappresentante dell'associazione Antigone Campania, dottor Dario Sefano Dell'Aquila ha riferito che la storia dell'internato ad Aversa «ha dell'incredibile. Gravemente malato è stato ricoverato in una struttura sanitaria esterna, poi è rientrato in ospedale psichiatrico giudiziario per essere nuovamente ricoverato, ormai in fin di vita, solo poche ore prima della morte. Dal 2006 si trovava in regime di proroga delle misure di sicurezza»;
l'altro decesso è avvenuto nel carcere di Secondigliano, dove è morto un uomo di 79 anni -:
se quanto sopra riferito corrisponda verità;
quali siano i motivi per i quali i due detenuti si trovavano in carcere, e a quale pena erano stati condannati.
(4-03423)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
il Direttore Generale per l'attuazione dei provvedimenti giudiziari per i minori dottoressa Serenella Pesarin, intervenuta alla festa del corpo di polizia penitenziaria al Beccaria di Milano ha informato che anche negli istituti penali per i minorenni c'è sovraffollamento. I reclusi di età fra i 14 e i 18 anni, sono infatti 540 in Italia, circa 100 in più rispetto alla loro capienza;
«possono sembrare numeri piccoli - afferma la dottoressa Pesarin nel suo accorato allarme - se paragonati ai circa 60 mila detenuti delle carceri per adulti. Ma 100 minori in più rispetto a una capienza di 400 è una situazione ancora più grave». Rispetto al 2008 la Situazione è peggiorata: in media l'anno scorso erano reclusi 470 minori, il 55 per cento italiani e il 45 per cento stranieri;
il tutto esaurito nei 18 istituti penitenziari non dipende da un aumento dei reati. «Stanno cambiando le modalità con le quali i minori delinquono - ha spiegato la dottoressa Pesarin - sono sempre più violenti e per questo finiscono in istituto»;
occorrono, sostiene la dottoressa Pesarin «più progetti educativi che permettano a questi giovani di scontare la pena fuori. Inoltre gli adulti devono chiedersi che tipo di educazione stanno dando alle future generazioni. Sono giovani senza punti di riferimento» -:
se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, a fronte di una così autorevole e circostanziata pubblica denuncia relativa a una situazione la cui gravità è evidente, si intendono promuovere, sollecitare e adottare.
(4-03424)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sindacato UIL PA ha fatto una denunzia pubblica della grave situazione in cui versano i 14 penitenziari del Lazio;
secondo quanto riferito dalla UIL PA la situazione di grave sovraffollamento dei penitenziari, con la relativa mancanza di spazi e la cronica carenza degli organici della polizia penitenziaria, sostiene il segretario regionale della Uil Pa Penitenziari

del Lazio Daniele Nicastrini, costringe il personale «a turni gravosi ed è foriera di tensioni interne che potrebbero a breve sfociare in vere rivolte. Credo di poter dire che lo stesso mandato costituzionale affidato al Corpo di polizia penitenziaria sia a rischio. Come si fa, in queste condizioni, ad assicurare sicurezza? Non parliamo di reinserimento e rieducazione che ormai appartengono all'utopia e alla letteratura»;
anche gli ultimi provvedimenti adottati dal Dap sembrano aver contribuito ad alimentare polemiche e tensioni «A distanza di un mese dalla visita del presidente Ionta al Provveditorato di Roma nulla è mutato. Paradossalmente la situazione è peggiorata. Il Dap ha emesso recentemente alcuni provvedimenti che sottraggono unità dal Femminile di Rebibbia per destinarle alle comode poltrone di Centri Amministrativi - denuncia la Uil Penitenziari del Lazio - ampliando le difficoltà. Al Dap è ben noto che le persone sono molte di più delle sedie disponibili, ma nulla si fa per riparare a questo spreco che è un'offesa alle difficoltà operative della periferia. Per far fronte all'emergenza occorrono almeno 200 unità, che si possono reperire proprio al Dap. D'altro canto l'amministrazione pretende che si ricorra allo straordinario ma non provvede al pagamento. Sono a rischio le ferie. Saltano i riposi settimanali. In questa situazione non possiamo non ribadire lo stato di agitazione e la sospensione di ogni confronto sindacale -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative, a fronte di una così grave situazione, si intendano promuovere, sollecitare e adottare.
(4-03425)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nuova Venezia, nella sua edizione del 17 giugno 2009 ha pubblicato un articolo nel quale si riferisce del decesso di un detenuto del carcere veneziano di Santa Maria Maggiore, il signor Rino Gerardi, 38 anni, ambulante di Castello;
il signor Gerardi sarebbe stato trovato senza vita i due compagni con cui divideva la cella del carcere veneziano. Stava scontando una pena per traffico di sostanze stupefacenti e, stando ad una prima ricostruzione, si sarebbe ucciso inalando il gas della bomboletta che tutti i detenuti usano per farsi il caffè o la pastasciutta in cella;
in tre mesi è il secondo morto in un carcere che scoppia: i detenuti sono 325, quando al massimo le celle potrebbero ospitarne 180; nelle celle, ormai, ci sono i letti a tre piani e c'è chi dorme col materasso gettato a terra. Inoltre, vista la carenza d'organico tra gli agenti di custodia, molte attività sono praticamente bloccate. Dunque, è doppia la pena per chi è rinchiuso a Santa Maria Maggiore: c'è la limitazione della libertà; e c'è il sovraffollamento, la promiscuità, l'assenza di diritti, imposta dalle condizioni disumane di molte carceri italiane -:
se quanto riferito, che riassume il contenuto dell'articolo de La Nuova Venezia corrisponda a verità;
quale sia l'esatta dinamica della morte del signor Gerardi;
quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della gravissima situazione in cui versa il carcere veneziano di Santa Maria Maggiore.
(4-03427)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nazione nella sua edizione del 17 giugno 2009 ha pubblicato

il seguente articolo: «Un detenuto malato di Tbc sarebbe «rimasto 45 giorni in una sezione a regime comune» del carcere «Don Bosco» di Pisa: è quanto sostiene l'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) che, in una nota inviata al direttore della casa circondariale e al Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria a Firenze, parla anche di «grave situazione igienico-sanitaria» e di «presenza di ratti e scarafaggi» nell'istituto penitenziario. «Il grave e ultimo episodio di tubercolosi attiva - scrive Franco Paglia, segretario provinciale dell'Osapp - riscontrato a un detenuto che ha sostato per oltre 45 giorni presso una sezione a regime comune e il ritardo, ovvero la superficialità con cui si è messa in moto la macchina della profilassi, cioè soltanto lunedì, alimenta ulteriormente il malumore e il disagio del personale», elementi che sono «di grave nocumento al buon andamento dell'istituto». Il sindacato chiede dunque al direttore del carcere e al Provveditorato Regionale «urgenti spiegazioni», invitandoli «a porre in essere ogni iniziativa atta a ristabilire condizioni lavorative di maggior vivibilità ed a rendere più salubri gli ambienti e le postazioni lavorative del carcere». Già in passato l'Osapp aveva denunciato una «grave situazione igienico-sanitaria» in cui verserebbe l'istituto, «per la presenza di ratti e scarafaggi». In particolare, qualche mese fa era scoppiata l'emergenza nel braccio «Terra A», dove i topi uscivano dagli scarichi e spesso si verificavano anche allagamenti, tanto che almeno dodici detenuti erano stati trasferiti nell'infermeria. In questo caso, la denuncia era arrivata da uno dei medici che per conto dell'Azienda Usl svolgono il servizio in carcere. Dopo l'episodio della Tbc, dunque, il sindacato ribadisce ed esprime «forte dissenso e sconcerto sulla pessima considerazione della tutela della salute dei poliziotti penitenziari da parte dell'Amministrazione Penitenziaria». E chiede interventi immediati» -:
se quanto riferito da La Nazione corrisponda al vero;
come sia potuto accadere che un detenuto malato di Tbc per ben 45 giorni sia rimasto in una sezione a regime comune, con le intuibili, gravi conseguenze per sé e per le persone che gli erano vicine;
se non si ritenga necessario e opportuno promuovere un'inchiesta amministrativa per fare luce sul grave episodio, e per accertare la fondatezza delle gravi accuse mosse dal segretario provinciale dell'OSAPP Franco Paglia.
(4-03428)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nuova Venezia nella sua edizione del 22 giugno 2009 ha pubblicato un articolo del giornalista Giorgio Cecchetti, nel quale tra l'altro si legge la grave denuncia della direttrice delle carceri veneziane Gabriella Straffi, secondo la quale «le condizioni di vita nelle carceri, a causa del sovraffollamento e del taglio dei finanziamenti, rischiano di far degenerare la situazione, rischiano di far scoppiare manifestazioni di rabbia e di violenza da parte dei detenuti. Nel carcere di Santa Maria Maggiore, che potrebbe ospitare 111 detenuti e avrebbe una capienza massima di 245, in questi giorni ci sono ben 326 ospiti, di cui il 62 per cento stranieri di ben 35 diverse nazionalità. A questa situazione di sovraffollamento si aggiunge il taglio dei finanziamenti dello Stato che mette addirittura a repentaglio le condizioni igienico sanitarie in cui vivono i detenuti;
non è solo il carcere di Venezia a trovarsi in queste condizioni; la dottoressa Sraffi ha spiegato che accade in tutti i penitenziari del Veneto, «tanto che la nostra regione è la seconda dopo l'Emilia Romagna per tasso di sovraffollamento e

una delle prime anche per le vistose carenze d'organico tra la Polizia penitenziaria» -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare, promuovere e sollecitare a fronte di questa drammatica situazione.
(4-03429)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicamente denunciato dalla Camera penale di Vicenza, e riportato dal Giornale di Vicenza nella sua edizione del 12 giugno 2009, la situazione del carcere San Pio X sta diventando «insostenibile»;
«è una soglia mai raggiunta prima. Attualmente nel carcere di San Pio X ci sono 336 detenuti, gran parte dei quali stranieri»; una situazione che gli avvocati penalisti con un manifesto pubblico dal titolo «denuncia pubblica» definiscono «esplosiva. Siamo oltre l'emergenza»;
a quanto riferito dal presidente della locale camera penale Lino Roetta e dal collega Paolo Mele senior, che si occupa dell'osservatorio carcere, «a fronteggiare questo alto numero di persone ci sono soltanto 141 agenti»;
denunciano gli avvocati penalisti, «il disagio è palpabile per chi frequenta ogni giorno il San Pio X, anche perché a causa dell'elevato numero di detenuti e della scarsità degli agenti, sono negati i colloqui tra gli operatori delle comunità terapeutiche e delle associazioni di volontariato...». «Questi incontri - spiega Roetta - sono indispensabili per favorire il recupero e il futuro reinserimento sociale degli individui privati della libertà e non possiamo non denunciare questo stato di cose allarmante. Il sovraffollamento è molto pericoloso»;
da tempo viene sollecitato un intervento del Ministero di giustizia, il quale «gia più volte è stato sollecitato dal provveditorato degli istituti di pena veneti e dai locali sindacati di polizia penitenziaria» -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità e quali urgenti iniziative si intendono adottare e sollecitare a fronte di una così grave situazione.
(4-03430)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sindacato Sappe, il 7 maggio 2009 il sindacato Sappe ha diffuso il seguente comunicato: «Viene riferito a questa segreteria regionale, da parte di quella locale di Barcellona Pozzo di Gotto, un possibile e ulteriore forte disagio per il personale che opera presso l'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, oltre a quello che in questa momento la stesso sta vivendo;
sembra che qualche mese or sono è stata effettuata una visita da parte del Dottor Consolo Santi funzionario generale dell'amministrazione penitenziaria centrale di Roma unitamente al Dottor Faramo Provveditore Regionale di Palermo;
la visita, per quanto viene riferita era finalizzata per l'ulteriore designazione di altri 100 internati su quelli 270 attuali presenti, con una eventuale totalità di internati complessiva da gestire di 370 utenti;
la domanda che viene posta a questa Segreteria Regionale è questa: Con quale personale di polizia personale si intenderà gestire l'utenza di cui sopra se con l'attuale non si riesce a garantire l'attività attuale? Risulta inimmaginabile pensare l'apertura di altro reparto con lo stesso personale;
la segreteria locale del Sappe rappresenta inoltre che con riferimento alla pianta organica del 2001 sebbene risulta che il personale sia in esubero di circa venti unità, viene dimenticato oggi che 14

unità di quel distaccamento sana andati in quiescenza negli ultimi 24 mesi; ulteriori 8 unità negli ultimi 12 mesi risultano essere in aspettativa per patologie di natura psichica. L'utenza è aumentata del 26 per cento rispetto a quella gestita quando era stata stabilita l'organico, a tal punto da contenere utenti con disagi psichiatrici in stanza con sette internati con letti a castello. La percentuale degli episodi etereo-autolesionistici degli internati negli ultimi 4 mesi è aumentata del 12 per cento a causa della sospensione delle attività ludiche e ricreative;
a quanto sopra esposta viene sottolineato inoltre che il personale di polizia penitenziaria, quotidianamente, dall'oggi per domani viene utilizzato per le esigenze della casa Circondariale di Messina, inducendo quello in servizio all'Opg a sopperire durante le otto ore lavorative due, tre (e quando è sfortunato anche quattro) posti di servizio. Come la mettiamo con la garanzia nella sicurezza del personale medesimo? La segnalazione di allerta da parte della segreteria locale di Barcellona Pozzo di Gotto non può essere sottaciuta in quanto così come fatta, viene determinata quale preventiva di allarme, al fine evitare che possano sorgere, all'atto dell'eventuale esecuzione di assegnazione di internati problematiche da non sottovalutare anche in considerazione che il personale che espleta attività di servizio pressa l'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto e di elevata età anagrafica -:
se quanto riportato dal comunicato del Sappe corrisponda al vero ed in caso affermativo quali risposte si intendano fornire alle domande e alle questioni urgenti poste dal sindacato SAPPE.
(4-03431)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dal quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno nella sua edizione del 22 giugno 2009 i detenuti del carcere di Foggia si sono appellati al ministro, denunciando di essere costretti a vivere «come topi»;
nel carcere di Foggia i detenuti dovrebbero essere 390 con una situazione di tolleranza che non dovrebbe superare le 500 unità, mentre sono quasi 750; il che significa che in celle di pochi metri quadri nate per ospitare 2 o 3 persone, ce ne sono almeno il doppio. E la polizia penitenziaria (meno di 350 unità) è insufficiente a fronte di una popolazione carceraria così numerosa, tant'è che spesso un solo agente deve occuparsi di sezioni dove sono rinchiusi fino a 80 detenuti;
alla redazione della Gazzetta del Mezzogiorno sono giunte numerose lettere di detenuti che denunciano le precarie condizioni in cui sono reclusi. «Sono un detenuto del carcere di Foggia», si legge in una di queste lettere firmata «i discriminati», «scrivo questa lettera nella speranza che oltre al ministro si possa scuotere anche l'opinione pubblica per quello che riguarda l'invivibilità delle carceri. Chiediamo l'aiuto dell'opinione pubblica non per uscire dal carcere, ma per vivere in maniera più dignitosa. In celle costruite per due o tre persone, ci obbligano a stare in cinque o sei. Il carcere di Foggia porta una capienza di 330 detenuti, mentre attualmente siamo 750: lascio a voi immaginare il caos. Per questo stimatissimi italiani chiediamo il vostro aiuto: il primo luglio, in accordo con tutte le carceri italiane, noi detenuti e i nostri familiari faremo uno sciopero pacifico. Ricordatevi che pure noi siamo esseri umani, non fateci vivere più come le bestie»;
che c'è anche chi ha tentato di togliersi la vita in cella, venendo salvato dalla polizia penitenziaria. Lo racconta nella lettera che segue un detenuto che si firma R.M.: «Nei giorni scorsi ho tentato il suicidio in carcere: il fallimento del mio gesto ha raddoppiato in me il senso della disperazione, impedendomi di valutare correttamente l'infermo intorno a me. Avrei voluto andarmene con il silenzio e l'indifferenza: la filosofia di queste mie

parole è la metafora del volto oscuro della questione carceraria con il suo vergognoso sovraffollamento. Il limite della sopportazione appartiene alla condizione umana e io sono arrivato ben oltre»;
a chiedere l'intervento delle istituzioni è anche un detenuto ai domiciliari che presto tornerà in cella: «Scrivo alla Gazzetta questa lettera perché sono molto arrabbiato: nei giorni scorsi sul vostro giornale ho letto dei problemi di sovraffollamento nel carcere di Foggia. Scrivo per far sapere che sono vicino a tutti i detenuti, visto che nelle carceri si vive una vita indecente e di gravissimi disagi. Non si vive bene perché in celle di 2 persone, ce ne stanno 4 o 5. Il problema del superaffollamento dipende anche dal fatto che non sempre vengono riconosciuti i diritti del detenuto da parte dei magistrati: non concedono i domiciliari, non ti fanno andare in affidamento lavorativo. Io sono detenuto da un anno e mezzo, da 5 mesi ai domiciliari: non riesco ad avere l'affidamento lavorativo e so che tra qualche mese, con la condanna che diverrà definitiva, tornerà di nuovo dentro. Tra le difficoltà della vita in cella, c'è anche quella di vivere 24 ore su 24 con persone di etnia diversa, con usanze molto diverse dalle nostre. Al ministro vorrei dire di prendere provvedimenti seri: il carcere non deve essere un luogo dove ci si finisce di rovinare, ma di recupero. Ma con questo sovraffollamento non si recupera proprio nessuno. Invece di costruire nuove carceri, che comporterà tempi lunghi, si può ricorrere alle misure alternative alla detenzione in cella -:
quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte della gravissima situazione in cui versa il carcere di Foggia.
(4-03432)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Corriere della Sera, nella sua edizione del 20 giugno 2009 ha pubblicato articolo del giornalista Marco Immarisio, intitolato «Giustizia: registro "materassi a terra", ammissione di sconfitta»;
nel citato articolo si può leggere che «l'ubicazione del quinto detenuto deve essere adottata a rotazione, in via provvisoria e con materasso a terra». L'ordine di servizio che istituisce il registro è categorico. I «nuovi giunti» dormono a turno sul pavimento, «in stanze da 4, ma per necessità utilizzate a 5 e più». Alla fine di maggio è arrivato il caldo, anche a Trieste;
con la temperatura salgono anche gli odori, lo stress. Soprattutto tra persone che vivono rinchiuse in spazi sempre più angusti. Una lite è avvenuta a causa di scarpe da tennis considerate troppo puzzolenti, un'altra perché a notte fonda, nello scendere dalla branda per andare in bagno, un detenuto ha poggiato il piede sul giaciglio di un compagno di detenzione. E poi c'erano i pakistani che si sentivano discriminati, sostenevano che troppe volte toccava a loro ospitare gli ultimi arrivati, in celle a due posti già stipate da sei persone, come minimo;
il registro dei materassi a terra, la cui esistenza è stata segnalata da Radio Carcere, è nato per questo. Garantire almeno equità nella spartizione dei disagi, allontanare l'accusa di favorire qualche gruppo etnico, dettaglio importante in un carcere che conta detenuti di sessanta diverse nazionalità. La notte al livello del suolo tocca sempre agli ultimi arrivati, i «nuovi giunti». Il numero delle notti passate per terra viene annotato insieme alla celle dove vengono disposti i materassi. Il tentativo di garantire un decente turnover dipende dalle uscite dal carcere. Solo quando si libera una brandina è possibile procedere all'indennizzo, chiamiamolo così. «Capisco che possa sembrare una idea folle, ma funziona. Le liti e le proteste

si sono ridotte. Trovo ragionevole che lo Stato si preoccupi almeno di gestire la mancanza assoluta di spazio fisico». Enrico Sbriglia sa bene che la sua trovata rappresenta l'ammissione di una sconfitta. E non solo per il Coroneo, il carcere che dirige da 17 anni. A Trieste lo chiamano tutti così, con il nome della via che lo ospita nel pieno centro della città, a ridosso del Tribunale. Molto spesso i turisti ci si fermano davanti, incuriositi dal dialogo fatto di gesti tra i parenti e i detenuti affacciati alle finestre. La struttura è vecchia ma ancora dignitosa, come sottolineato dagli ultimi parlamentari che lo hanno visitato. Solo che dentro ci dovrebbero stare al massimo 158 persone, mentre alla conta di ieri i detenuti che hanno risposto presente erano 261. Non c'è spazio per tutti, neppure per impilare altre reti metalliche. La capienza di ogni stanza viene moltiplicata per tre, ma ancora non basta. Quindi, si dorme per terra;
potrebbe essere un buon titolo per un racconto surreale, il registro dei materassi a terra. Invece è la presa d'atto di una realtà quotidiana sempre più deteriorata. Le carceri italiane scoppiano. La notizia non è certamente nuova, ma il livello di guardia sta per essere raggiunto. Appena due giorni fa, l'associazione Ristretti Orizzonti stimava che il totale dei detenuti avesse raggiunto quota 63.460, quando la capienza «tollerabile» dei nostri istituti di pena, oltre la quale non c'è più spazio nemmeno per uno spillo, è di 63.623 persone. «C'è da vergognarsi. A queste persone noi prendiamo la libertà senza dare indietro nulla. Siamo stanchi di essere i custodi dell'illegalità, di lavorare fuorilegge senza poter garantire un contesto di vita dignitoso a chi deve scontare la pena»;
il Coroneo non è certo una eccezione. Dati alla mano, rappresenta il carcere italiano medio. Sovraffollato, multietnico. E ovviamente in attesa di giudizio, condizione che riguarda il 60 per cento dei suoi detenuti. Sbriglia prende in mano una Circolare emanata dalla Direzione dell'amministrazione penitenziaria nel 2007 e legge le regole per la prima accoglienza dei detenuti appena giunti in carcere. Oltre alle visite specialistiche, per evitare traumi si raccomanda l'assegnazione «a stanza diversa, più confortevole rispetto all'ordinario»;
terminata la lettura, ecco il commento. «Tutte balle. La verità è che non c'è niente. Chi ci governa deve capire che questa situazione non è una pseudo emergenza, ma un fatto vero». Alla fine si capisce che dietro il registro dei materassi a terra non c'è solo la necessità di mettere ordine al caos. C'è anche una richiesta d'aiuto, fatta da uno dei pochi appartenenti a questo microcosmo insalubre autorizzato a comunicare con l'esterno, in quanto segretario del Sindacato che riunisce Direttori e Funzionari degli istituti di pena;
«non voglio fare il profeta di sventura, ma la situazione è tremenda. Abbiamo accumulato anni di ritardo e parole vuote, adesso siamo al punto di non ritorno». Sbriglia non è un novello Brubaker, il direttore di penitenziario interpretato da Robert Redford che voleva cambiare il mondo. È piuttosto un moderato, ex assessore al Bilancio del Comune di Trieste, iscritto ad Alleanza Nazionale. Prima del Coroneo era a Pordenone. «Lo chiamano il Castello. Un carcere che ti fa pensare a Silvio Pellico. Trent'anni fa ne era stato promesso uno nuovo, più grande e moderno. Stiamo ancora aspettando la posa della prima pietra. Poi, uno si stupisce dei nostri materassi a terra;
tale situazione appare agli interroganti ben al di là del limite tollerabile e consentito, un qualcosa di degradante e incivile -:
se quanto pubblicato dal Corriere della Sera corrisponda a verità;
in caso affermativo, quali siano gli intendimenti del ministro in relazione alla forzata decisione dell'amministrazione di istituire a rotazione, il cosiddetto «registro dei materassi a terra», che si traduce

concretamente nel fatto che molti detenuti sono costretti a dormire, sia pure a rotazione, sul pavimento;
quali iniziative urgenti si intendano promuovere, sollecitare e adottare per risolvere la situazione in cui versa il carcere di Trieste, anche alla luce della precisa denuncia del direttore Enrico Sbriglia: «Non voglio fare il profeta di sventura, ma la situazione è tremenda. Abbiamo accumulato anni di ritardo e parole vuote, adesso siamo al punto di non ritorno».
(4-03433)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRAGA e MARANTELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto del ministero dei lavori pubblici, di concerto con il ministero del bilancio e della programmazione economica e con il Ministro del tesoro, n. 1524 del 31 agosto 1990 venivano assentiti in concessione alla società autostrada pedemontana lombarda Spa la promozione, lo studio, la progettazione, la costruzione e l'esercizio dell'autostrada pedemontana lombarda;
a seguito della decisione di modificare il tracciato spostandolo verso Milano, il 9 novembre 1999 nell'ambito del Sistema viabilistico pedemontano veniva firmato il protocollo di intesa per il sistema tangenziale di Como. Nelle premesse il sistema tangenziale di Como «rappresenta una priorità assoluta a livello regionale e nazionale, anche in rapporto alle relazioni internazionali». Al punto 2 «il sistema tangenziale di Como viene riconosciuto come opera prioritaria nella strategia di adeguamento e perfezionamento della rete viaria di accesso e distribuzione dei grandi centri urbani della Lombardia» e al punto 3 «il sistema tangenziale di Como fa parte del sistema viabilistico pedemontano»;
al punto 6 del medesimo atto «autostrada pedemontana lombarda Spa individua nel sistema tangenziale di Como la tratta autostradale ricadente nell'esercizio della concessione di cui è titolare relativamente al collegamento Varese-Como-Dalmine e alle opere connesse»;
il 29 marzo 2006 nella delibera del Cipe n. 77 con cui si approvava il progetto preliminare della Pedemontana, si indica il collegamento che «comprende la realizzazione della tangenziale di Como che collega la A9 Milano-Chiasso, la strada provinciale 35 Cantù-Como e la ex strada statale 342 Briantea in Comune di Albese con uno sviluppo di 9 chilometri». Al punto 7 si prevede inoltre che «in sede di progettazione definitiva, il crono programma attuativo dia priorità alla realizzazione delle tangenziali di Como e Varese rispetto al collegamento principale est-ovest». Tesi ribadita al punto 1.2 e 2.1 della deliberazione che prescrive che venga attribuita priorità «alla ulteriore fase di progettazione e alla realizzazione del completamento del sistema tangenziale di Varese e della tangenziale di Como»;
secondo quanto prescritto dalla citata delibera CIPE, il piano finanziario non comprende i secondi lotti delle tangenziali di Varese e Como, delle quali non è prevista la tariffazione che costituiscono peraltro parti integranti del sistema autostradale e che la concessionaria è tenuta a progettare a livello definitivo ed avviare ad approvazione, sospendendone la realizzazione sino a che non siano reperite le risorse pubbliche necessarie al relativo integrale finanziamento, tale da garantire la stabilità del piano finanziario complessivo dell'opera, che non ha potuto essere conseguito in sede di approvazione del progetto preliminare in ragione dell'indisponibilità di sufficiente contributo pubblico;
il 19 febbraio 2007 viene firmato l'accordo di programma tra Ministero, Regione,

Province di Como, Bergamo, Milano e Varese, ANAS, Pedemontana e Comuni;
l'articolo 10 prevede che «Le parti danno atto che l'opera dovrà essere realizzata, nella sua interezza. Il progetto definitivo dovrà essere predisposto per l'intera opera»; l'articolo 11 riguarda i finanziamenti: «il Ministero delle infrastrutture e ANAS si impegnano a predisporre i necessari provvedimenti al fine di garantire, in attuazione delle deliberazione del CIPE n. 77 del 2006, i finanziamenti necessari alla realizzazione dell'intero sistema viabilistico pedemontano»;
a tale riguardo il Governo ha accolto, rispettivamente, l'ordine del giorno n. 9/01386/074 nella seduta della Camera dei deputati del 23 luglio 2008, relativo al provvedimento n. 1386, concernente «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» e l'ordine del giorno n. 9/01713/234 nella seduta della Camera dei deputati del 13 novembre 2008, relativo al provvedimento n. 1713 «Disposizioni per la formulazione del bilancio annuale e pluriannuale dello Stato (legge finanziaria 2009)», impegnandosi ad individuare con urgenza, nei prossimi provvedimenti di propria competenza, le risorse necessarie per completare la realizzazione del sistema viabilistico pedemontano;
il 19 marzo 2009 il consiglio di amministrazione della società autostrada pedemontana lombarda Spa ha approvato il progetto definitivo dell'intero sistema viabilistico pedemontano e in data 21 aprile 2009 ha provveduto, a seguito dell'approvazione del progetto da parte della Società concedente C.A.L. (Concessioni Autostradali Lombarde), alla pubblicazione del progetto, comprensivo dei secondi lotti delle tangenziali di Como e Varese. I costi relativi ai secondi lotti delle tangenziali di Como e Varese (quantificati rispettivamente in 859 e 419 milioni di euro, in significativo aumento rispetto a quelli definiti dal progetto preliminare) sono indicati a parte in quanto non finanziati;
la mancata realizzazione del secondo lotto della tangenziale di Como costituirebbe una grave penalizzazione nel raggiungimento degli obiettivi di miglioramento della viabilità nonché della sicurezza stradale, in un'area altamente congestionata e cruciale per i collegamenti internazionali, compromettendo l'efficacia anche del primo lotto (lunghezza di 2,4 chilometri sui 9 chilometri complessivi dell'intero sistema tangenziale di Como) in quanto non si andrebbe a risolvere il nodo costituito dalla zona che da via Oltrecolle porta ai Comuni di Lipomo, Tavernerio e Albese e da lì in direzione Bergamo e Lecco -:
se la concessione alla società autostrada pedemontana lombarda Spa per la promozione, lo studio, la progettazione, la costruzione e l'esercizio dell'autostrada pedemontana lombarda sia da ritenersi ancora valida sul piano giuridico qualora venisse realizzato solo il primo lotto della Tangenziale di Como, considerato che la stessa è fondata sulla realizzazione di un sistema viabilistico complessivo in grado di collegare i capoluoghi di Varese, Como e Bergamo;
come il Governo intenda reperire le risorse finanziarie utili al finanziamento dei secondi lotti delle tangenziali di Como e Varese.
(5-01580)

STRADELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 27 e 28 aprile 2009 nell'area geografica del bacino del fiume Tanaro ci sono state forti precipitazioni piovose che hanno determinato esondazioni con danni a strutture e proprietà private;
nella zona urbana di San Michele e Osterietta del Comune di Alessandria la situazione è stata aggravata dallo straripamento del Rio Loreto;

l'esondazione del Rio Loreto è stata determinata in parte dalla insufficiente portata del corso ed in modo determinante dal reflusso nello stesso rio delle acque del fiume Tanaro a causa dell'assenza di una chiavica di impedimento del ritorno;
a margine dell'area alluvionata è in costruzione un tratto di tangenziale che in futuro potrebbe, secondo pareri tecnici, peggiorare la situazione;
l'AIPO, Ente a cui è preposta la sicurezza dei corsi d'acqua del bacino del Po, sostiene di non potere intervenire per carenza di fondi peraltro destinati ad altri interventi che potrebbero essere rinviati a vantaggio della sistemazione delle aree di cui sopra;
la mancata assunzione di provvedimenti urgenti e definitivi mette in pericolo la sicurezza ed il patrimonio abitativo di alcune decine di famiglie colpevoli solo di essere vittime di incuria e di errori passati -:
quali iniziative intenda assumere il Ministero per consentire l'avvio dei lavori di regimazione del Rio Loreto e per il ristoro di danni subiti dai residenti della zona interessata.
(5-01581)

CARDINALE e BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane le Ferrovie dello Stato hanno predisposto il taglio di posti passeggeri e vagoni dei treni da e per la Sicilia;
in particolare la riduzione è stata prevista per i treni 1924, 1925, 1938 e 1939 diretti dalla Sicilia a Roma, con il taglio di 64 posti nelle vetture destinate alle cuccette notturne e di 60 posti per i treni 1920 e 1921 diretti a Milano;
queste scelte, oltre a recare disservizi e disagi, con un'allarmante disaffezione dei cittadini nell'utilizzo del treno, stanno determinando ripercussioni di carattere occupazionale per i tagli di posti di lavoro -:
se non ritenga queste scelte in contraddizione con l'accordo di programma, stipulato tra la Regione Siciliana e Trenitalia, che dovrebbe prevedere il potenziamento, delle strutture ferroviarie dell'isola e se intenda acquisire elementi da Trenitalia su questo punto;
quali iniziative intenda adottare per evitare i gravi disagi alla comunità siciliana che utilizza il treno per le lunghe distanze e per frenare le conseguenze di natura occupazionale in un territorio pesantemente colpito dalla piaga della disoccupazione.
(5-01584)

Interrogazioni a risposta scritta:

COTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi mesi i voli Alitalia-CAI in partenza ed in arrivo all'aeroporto torinese di Caselle hanno fatto registrare dei ritardi record, che hanno avuto una notevole eco sulla stampa;
da quanto si apprende da un'inchiesta pubblicata sulla Stampa del 29 giugno 2009, nel periodo dal 30 marzo al 5 aprile 2009 su 140 voli decollati da Caselle solo 40 sono risultati in orario e nel periodo dal 6 al 12 aprile sono stati in orario solo 50 voli su 130;
l'ultimo episodio eclatante è quello del 27 giugno 2009 quando il volo AP 6330 previsto in partenza per Bari alle 17.15 è decollato alle 22.45 con un ritardo di 5 ore e mezza, mentre il 21 giugno si è verificato addirittura un ritardo di 17 ore per il volo AP 6860 in partenza da Fiumicino con destinazione Caselle;
le ragioni di questi ritardi non sono note, ma sembrano ascrivibili a errate scelte organizzative e addirittura si fa rilevare che i voli low cost in partenza da

Torino avrebbero la precedenza in quanto eventuali ritardi determinerebbero il pagamento di pesanti penali per il gestore dello scalo;
i disagi che i viaggiatori in partenza o diretti a Torino hanno dovuto subire non si limitano ai denunciati ritardi, ma anche a frequenti cancellazioni ed accorpamenti dei voli, così da configurare in qualche caso l'effettiva interruzione di pubblico servizio;
le frequenti segnalazioni dei viaggiatori avrebbero determinato anche l'avvio di un'inchiesta da parte della Procura di Torino, come si apprende da un articolo pubblicato sulla Stampa del 30 giugno 2009 -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per assicurare il ripristino della normalità del traffico aereo sull'aeroporto di Caselle, anche facendo sì ed accertando che i passeggeri siano edotti sugli strumenti di tutela che essi possono attivare per il risarcimento dei rilevanti danni subiti.
(4-03404)

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 29 giugno 2009 si è verificato, a Viareggio, un gravissimo incidente ferroviario - tra i più gravi nella storia della Repubblica italiana - causato, secondo quanto comunicato da Trenitalia agli organi di stampa, dal cedimento strutturale del carrello di uno dei vagoni cisterna, che trasportava GPL, facente parte di un convoglio merci;
tali vagoni cisterna risultano essere di proprietà di ditte straniere - polacche nel caso in questione - e vengono affittati a compagnie ferroviarie in occasione di trasporti come quello durante il quale l'incidente si è verificato;
sono stati sollevati dubbi in merito alla validità dei controlli di sicurezza sul materiale rotabile di cui trattasi, che, per prassi, vengono effettuati solo dalle ditte che affittano i vagoni in parola, senza verifica alcuna da parte di Trenitalia;
l'incidente ferroviario di Viareggio ha provocato una vera e propria strage tra la popolazione civile con decine di morti, la distruzione di interi edifici e lo sfollamento di centinaia di persone;
indipendentemente dalle cause, si tratta del secondo grave incidente ferroviario verificatosi nel giro di pochi giorni nella Regione Toscana dopo quello di Prato, ove era stato parimenti interessato un convoglio merci -:
se corrisponda al vero il fatto che il trasporto di materiale ad alto rischio, quale il GPL od altro di analoga pericolosità, venga effettuato impiegando vagoni cisterna, di proprietà di ditte private, anche straniere, i cui controlli di sicurezza vengono effettuati senza verifica alcuna da parte di Trenitalia e, in caso affermativo, quali azioni intenda intraprendere;
se non ritenga che due incidenti, di natura gravissima entrambi, verificatisi nell'ambito della Regione Toscana, siano un campanello di allarme da non ignorare e che l'accaduto imponga una seria riorganizzazione di tutti i criteri e le procedure di sicurezza e di manutenzione afferenti al funzionamento delle ferrovie italiane sia per quanto riguarda l'ammissione alla circolazione sulla rete del materiale rotabile sia per la salvaguardia della vita e delle proprietà dei viaggiatori e della popolazione civile.
(4-03407)

DI BIAGIO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, ANTONINO FOTI, GIAMMANCO, CAZZOLA, GRANATA, MURGIA, FRASSINETTI, GIBIINO, GERMANÀ, PAGLIA, GHIGLIA, BARANI, CALDORO e BARBARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 29 giugno 2009, nei pressi della stazione di Viareggio il deragliamento

di un treno merci ha portato all'esplosione di due delle cisterne dello stesso treno contenenti GPL;
la deflagrazione conseguente alla fuga di gas ha coinvolto molti edifici circostanti la stazione provocando pesanti crolli, una consistente evacuazione degli abitanti della zona e soprattutto 16 vittime e circa 50 feriti gravi;
sulla tragedia è stata aperta una inchiesta da parte della procura di Lucca, che al momento sta acquisendo le informazioni atte a comprendere la reale dinamica dell'incidente;
dai primi rilievi le cause della sciagura vanno ricercate nel cedimento dell'asse di uno dei carrelli, di proprietà di una società straniera, i cui rischi erano stati più volte messi in evidenza dagli stessi ferrovieri;
erano state messe in evidenza più volte segnalazioni di pericolo e di precarietà di alcune strutture di trasporto che però sembrerebbero essere state completamente disattese delle istituzioni competenti -:
quali provvedimenti urgenti intenda predisporre per riportare il livello di sicurezza del sistema dei trasporti ferroviari italiani ai parametri comunitari ed internazionali e quali iniziative intenda intraprendere al fine di modificare le modalità di controllo e di verifica adottate per l'autorizzazione a circolare sulla rete italiana di convogli o strutture di trasporto di proprietà di aziende straniere o non, carenti sotto il profilo tecnologico, strutturale e di sicurezza.
(4-03409)

MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 14 giugno 2009 è stata inaugurata la nuova stazione ferroviaria di Pregnana Milanese, servita dalla linea Suburbana delle FS, S6 Novara-Milano Rogoredo;
con l'entrata in vigore del nuovo orario delle Ferrovie dello Stato i treni regionali non fermano più a Rho città, ma alla nuova fermata Rho-Fiera di Milano causando disagi per centinaia di pendolari che si vedranno costretti a dover effettuare un cambio di treno con evidente disagio e perdita di tempo;
la linea suburbana S6 Novara-Milano Rogoredo è utilizzata quotidianamente da centinaia di pendolari che si recano al lavoro o a scuola e sono costretti a viaggiare da anni in condizioni pessime a causa dei convogli malmessi, caldi in estate e spesso freddi in inverno, vagoni al limite della decenza anche per quanto riguarda l'arredo interno che in alcuni casi si traduce in mancanza dell'imbottitura dei sedili ed evidenti tracce di ruggine all'esterno;
a fronte dell'apertura di nuove stazioni e di conseguenza dell'incremento dell'utenza su questa linea, si registrano disservizi pesanti in termini di materiale rotabile e ritardi cronici -:
se il Governo intenda sollecitare RFI a sostituire i vagoni ormai datati ed in alcuni casi fatiscenti sulla Linea S6 Novara-Milano Rogoredo;
se il Governo intenda assumere un'iniziativa diretta a superare i disagi citati in premessa per i fruitori della linea Novara-Milano Rogoredo, in particolare se intenda assumere elementi da Trenitalia SpA in ordine alle ragioni della soppressione della fermata di Rho.
(4-03415)

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è opinione comune che l'aeroporto di Verona Villafranca rivesta un importanza strategica nel nord est del Paese, sia per un servizio di clientela business sia per il sistema turistico;
l'avvio dell'iter per il passaggio di status da militare a civile ha creato e sta

creando una serie di disagi rilevanti per gli utenti; infatti i ritardi certificati dall'ente aeroportuale sono tali da generale un allarme per il prosieguo dell'operatività dello scalo;
l'attuale operatività dell'aeroporto è garantita da un encomiabile lavoro da parte dei controllori militari, il cui numero si è ridotto dopo il passaggio dello status;
notizie riportano come siano ancora lunghi i tempi per un pieno subentro dell'Ente nazionale per l'assistenza al volo (Enav) nella gestione del traffico aereo;
appare indispensabile ricordare come la gestione del servizio di controllo dei voli non dipenda dalla struttura aeroportuali ma dall'Enav direttamente;
tale situazione sta creando problemi di sicurezza a causa delle limitazione degli spazi di manovra degli aerei che affollano le aree di terra in attesa di avere le autorizzazioni al decollo;
la situazione che si è venuta a creare fa prospettare scenari di crisi sia nei breve che nel medio periodo: infatti da un lato basta ricordare come la stagione turistica stia iniziando in questi giorni per il traffico sia in uscita che in entrata e, dall'altro è realistico prevedere che i vettori penalizzati possano lasciare lo scalo;
al verificarsi di tali scenari anche i livelli occupazionali sull'indotto economico del veronese avranno sicuramente contrazioni rilevanti;
la burocrazia che è relativa al passaggio di consegne sta ostacolando anche l'arrivo delle risorse per gli adeguamenti impiantistici, infrastrutturali ed organizzativi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire in tempi rapidi sia per risolvere ed eliminare nell'immediato i disagi per l'utenza, sia per provvedere al completamento dell'iter burocratico relativo al subentro dell'Enav all'Aeronautica militare in modo da garantire un'immediata ripartenza a pieno regime dei servizi di controllo aereo e la piena operatività dello scalo, al fine di non penalizzare un territorio che, in un momento di grave crisi economica, ha bisogno di tutte le strutture necessarie per il superamento delle difficoltà e per un pronto rilancio.
(4-03417)

CARLUCCI, SCALERA, DI CAGNO ABBRESCIA, HOLZMANN, ARACRI, RAMPELLI, MONDELLO, FRASSINETTI, SPECIALE, GIULIO MARINI, MAZZONI, PERINA, GAROFALO, PALMIERI, MURGIA, GRANATA, GERMANÀ, GHIGLIA, TOMMASO FOTI, APREA, PILI, VELLA, BARBA, ZACCHERA, RUBEN, DE ANGELIS, VESSA, BARBARESCHI, OSVALDO NAPOLI, BRUNO e STRACQUADANIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i recenti gravi incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulla strada statale n. 16 Adriatica, nella zona tra Barletta e Trani, ripropongono drammaticamente l'ormai annoso problema della sicurezza per coloro che percorrono questa fondamentale via di comunicazione;
ad un traffico che nel periodo estivo si fa più consistente per l'afflusso dei turisti devono aggiungersi la crescente mobilità dei cittadini pugliesi e, in prospettiva, la necessità di fornire alla provincia di Barletta-Trani-Andria, appena nata, un adeguato supporto infrastrutturale;
a seguito di numerosi atti di sindacato ispettivo presentati dagli interpellanti nel corso della XIV e XV legislatura presso la Camera dei deputati, l'Anas ha disposto l'adozione di un tappeto drenante nel tratto della strada statale 16-bis compreso tra Barletta e Bisceglie, oltre a lavori di messa in sicurezza degli svincoli di Trani;
evidentemente tali interventi non si sono rivelati risolutivi e necessitano di ulteriori lavori per porre definitivamente in sicurezza questo tratto stradale -:
quali interventi l'Anas intenda prossimamente eseguire per mettere in sicurezza

il tratto della strada statale n. 16 Adriatica tra Barletta e Trani, ivi compresi gli svincoli e se i Ministri interpellati non ritengano opportuno assumere iniziative per incrementare la vigilanza delle forze di polizia e provvedere all'installazione di autovelox nei tratti considerati più pericolosi, in considerazione del fatto che la velocità resta il fattore scatenante della gran parte degli incidenti.
(4-03419)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 23 giugno, la signora Monica Morra di 33 anni è stata uccisa a coltellate dall'ex marito Massimo Merafina davanti all'asilo nido in via Cova, a Milano, dove stava accompagnando il suo bambino di due anni;
secondo la dinamica descritta dai testimoni l'assassino ha agito con una violenza inaudita, senza farsi alcuno scrupolo davanti a suo figlio e alle decine di mamme e bambini presenti davanti all'asilo;
alcuni giorni prima dell'aggressione, in data 18 giugno e poi successivamente in data 19 giugno, la donna, vittima di pesantissime minacce nonché di incursioni violente nella propria abitazione da parte del Merafina, si sarebbe recata al commissariato di polizia di Lambrate per denunciare l'ex marito del reato di stalking;
secondo autorevoli fonti di stampa le denunce avrebbero raggiunto la procura della Repubblica solamente in data 23 o 24 giugno, a distanza cioè di circa cinque giorni dalla presentazione del primo esposto da parte della vittima;
in considerazione delle circostanze denunciate dalla donna alla polizia del commissariato di Lambrate e delle gravi e reiterate minacce e violenze perpetrate dall'aggressore potrebbero essersi verificate gravi omissioni da parte del commissariato al quale le due denunce erano state rivolte;
anche se il comma 1 dell'articolo 347 del codice di procedura penale non indica un termine perentorio per la trasmissione della notizia di reato al pubblico ministero, prevedendo che la polizia giudiziaria, senza ritardo, riferisca al pubblico ministero la notizia di reato, è chiaro che sulla tempestività della trasmissione c'è una valutazione discrezionale della stessa polizia giudiziaria che in base alla gravità dei fatti ed ai rischi ad essi connessi è tenuta ad intervenire;
purtroppo sono frequenti i casi in cui le autorità competenti non riescono ad intervenire prontamente per evitare il verificarsi di episodi di aggressione, che spesso degenerano in tragici omicidi, ai danni di persone che ripetutamente, in precedenza, avevano segnalato e denunciato le gravi violenze e minacce dei loro aggressori;
la legge sullo stalking, da poco approvata dal Parlamento, ha proprio lo scopo principale di tutelare le persone vittime di comportamenti persecutori, rendendoli perseguibili per legge e consentendo, altresì, da parte delle autorità di polizia la possibilità di un pronto intervento, onde evitare che i predetti comportamenti consistenti in insulti, minacce e lesioni, sfocino in reati più gravi -:
se i Ministri interrogati, valutate ed approfondite le circostanze del caso, intendano assumere le iniziative di competenza per verificare eventuali responsabilità ed attivare le più opportune procedure per agevolare interventi più immediati ed efficaci da parte della polizia giudiziaria e della magistratura.
(2-00415)
«Frassinetti, Saltamartini, Bocciardo, Castellani, De Corato,

Mancuso, Patarino, Di Virgilio, Mistrello Destro, Golfo, De Camillis, Repetti, Faenzi, Murgia, Palmieri, De Nichilo Rizzoli, Corsaro, Bernini Bovicelli, Moroni, Bianconi, Lorenzin, Cota, Goisis, Brigandì, Berruti, Laffranco, Polidori, Nastri, Galati, Di Caterina, Della Vedova, Rivolta, Versace, De Biasi, Anna Teresa Formisano, Comaroli, Negro, Boniver, Bertolini, Bongiorno, Petrenga, Scalia, Grimoldi, Nicola Molteni, Del Tenno, Crosio, Stasi, Bernardo, Perina, Giammanco, Vincenzo Antonio Fontana, Cazzola, Caldoro, Tommaso Foti, Stradella, Tortoli, Garofalo, Mondello, Barani, De Luca, Ciccioli, Scandroglio, Nola, Beccalossi, D'Ippolito Vitale, Dima, Castiello, Gava, Mannucci, Bergamini».

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO, MARAN, STRIZZOLO e MONAI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in occasione del vertice G8 in programma a L'Aquila, il Ministero dell'interno ha disposto il ripristino temporaneo dei controlli di frontiera in deroga al trattato di Schengen dalla mezzanotte di domenica 28 giugno alla mezzanotte di mercoledì 15 luglio 2009, facendo così obbligo di esibire un documento valido ai cittadini europei che entrano nel nostro Paese;
in conseguenza di ciò, sul confine tra l'Italia e la Slovenia, già nella mattina del 28 giugno, al valico di Rabuiese, presidiato da quattro agenti di polizia, si sono formate file lunghe un paio di chilometri di vetture in uscita, mentre i controlli in entrata hanno anche intasato il valico di Fernetti, dove i veicoli i hanno formato una lunga fila, al cui controllo erano stati preposti due agenti di polizia, di cui uno addetto alle verifiche elettroniche dei dati;
secondo quanto asserito dai sindacati di polizia, il personale in servizio sui posti di frontiera sarebbe inferiore di meno della metà rispetto a quanto necessario, dal momento che, ad esempio nei valichi presidiati della provincia di Trieste, vi sarebbero poco più di 100 agenti, contro i 250 originariamente previsti;
dei 40 valichi di confine esistenti in Friuli Venezia Giulia, dalla notte del 28 giugno e fino al 15 luglio ne saranno attivi solo una parte: i 14 italo-sloveni in provincia di Trieste e gli otto italo-austriaci della provincia di Udine, mentre alcuni dei 18 valichi nel Goriziano avranno solo una cosiddetta «vigilanza dinamica», nel senso che non saranno presidiati 24 ore su 24;
un provvedimento analogo a quello adottato oggi fu preso nel 2001 per il vertice G8 di Genova, allorché si ripristinarono per una paio di settimane i controlli di frontiera per i cittadini europei in transito, senza che la misura di prevenzione riuscisse a impedire le note, violente degenerazioni;
nella circostanza del vertice G8 de L'Aquila è opportuno e auspicabile che le misure più idonee vengano adottate al fine di evitare il ripetersi dei gravi episodi di disordine e violenza già verificatisi a Genova nel 2001, e comunque a garanzia dell'ordine e della sicurezza pubbliche, a tutela sia delle autorità straniere convenute sia dei cittadini italiani -:
se il Ministro dell'Interno abbia diramato alle forze dell'ordine disposizioni specifiche relative alla necessità di effettuare controlli anche sul traffico in uscita dall'Italia, e se, comunque, non ritenga opportuno precisare che tali controlli sono superflui;
quali siano gli intendimenti conseguenti del Ministro dell'interno, sul piano degli effetti per la sicurezza, in ordine all'adozione di una misura di ripristino dei

controlli di polizia alle frontiere, dalla quale rimane tuttavia sostanzialmente escluso un certo numero di valichi e che viene effettuata con un organico insufficiente.
(4-03405)

TESTO AGGIORNATO AL 2 MARZO 2011

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le famiglie locatarie di unità immobiliari site a Roma, di proprietà della fondazione Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (ENPAM), che lamentano ingiustificati aumenti del canone di locazione nelle proposte di rinnovo dei contratti (in alcuni casi si tratta di aumenti anche del 100 per cento);
solo sulla città di Roma si parla di migliaia di famiglie a rischio di sfratto per morosità perché non in grado di pagare i nuovi contratti capestro proposti dall'Enpam;
le preoccupazioni dei nuclei familiari sono aggravate dal fatto che, oltre a questi aumenti del canone di affitto, troppo onerosi per i loro bilanci, l'Enpam ha in programma di procedere alla dismissione in blocco del patrimonio immobiliare;
non si conoscono i parametri con i quali verranno calcolati i prezzi delle unità immobiliari messe in vendita -:
se non ritenga di avviare ogni utile iniziativa volta a verificare le modalità con le quali l'Enpam sta procedendo alla dismissione del proprio patrimonio immobiliare, avendo cura di verificare se gli aumenti dei canoni di locazione proposti siano effettivamente giustificati, e se non ritenga di assumere iniziative affinché siano sospese tali procedure anche alla luce della situazione di crisi e di difficoltà che stanno attraversando le famiglie italiane.
(3-00579)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FEDRIGA, CAPARINI, BONINO, MUNERATO e FOLLEGOT. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 80 del decreto-legge n.112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008 n. 133, prevede che l'Inps attui nell'anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile;
secondo quanto riportato sul quotidiano Corriere della sera di martedì 30 giugno 2009, le verifiche finora condotte dall'Inps hanno portato alla revoca del 13 per cento delle pensioni, con punte di quasi il 22 per cento in Sardegna e Sicilia, del 19 per cento in Calabria e del 15,5 per cento in Campania e Puglia;
stando sempre all'articolo del citato giornale, l'articolo 20 del decreto-legge «salva-crisi» varato dal Governo il 26 giugno 2009 e recante «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», per risolvere l'annosa questione dei «falsi invalidi» prevede che a decorrere dal 1o gennaio 2010, le commissioni mediche delle Asl siano integrate anche da un medico dell'Inps quale membro effettivo, attribuendo al medesimo Istituto l'accertamento definitivo per la concessione o meno del sussidio;
tale scelta di modifica legislativa, combinata con il numero delle invalidità civili in costante crescita (circa il 30 per cento in più rispetto al 2004, con una spesa annua di circa 15 miliardi di euro), lascerebbe presupporre un qualche comportamento arbitrario da parte dei medici delle Asl nel riconoscimento della sussistenza o meno dei requisiti di invalidità civile -:

quante revoche, di quel 13 per cento di pensioni annullate, costituiscono false invalidità e quanti, invece, sono i trattamenti di invalidità revocati per il venir meno dei requisiti sanitari;
quali siano gli intendimenti del Ministro in merito all'esigenza di recuperare le risorse pubbliche in relazione alla concessione di pensioni d'invalidità civile poi revocate a causa dell'insussistenza dei requisiti e quali iniziative intenda assumere per l'eventuale risarcimento dei danni erariali.
(5-01583)

MANCUSO, FRASSINETTI, GIAMMANCO, REPETTI, MANNUCCI e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da anni si assiste ad un rituale che rischia di passare inosservato: camion, furgoni, alcune volte aerei, partono dal nostro Paese per località estere (Germania ed Austria in testa) carichi di cani e gatti abbandonati ed in alcuni casi, anche sottratti ai legittimi proprietari;
si contano a migliaia gli animali raccolti in strada, nei canili o presso privati che non sanno più cosa farsene con la falsa promessa di essere riadottati in altri Paesi;
questi animali, dopo varie peripezie e false promesse, spariscono nel nulla, inghiottiti da un giro d'affari che coinvolge trafficanti di animali, prestanomi e personaggi dalla dubbia moralità;
adottati nel nostro Paese, gli animali, appena passato il confine, diventano oggetto di un commercio assai vantaggioso: la merce è pressoché gratuita all'origine tuttavia una volta a destinazione si arriva sino a 350-400 euro per un meticcio qualunque (il prezzo in Germania si chiama «tassa di protezione animale», come quella dei canili pubblici, ed è presentato come rimborso spese);
molti Paesi del nord Europa hanno leggi molto più elastiche in materia di sperimentazione sugli animali;
molte associazioni animaliste si sono da tempo attivate per combattere questo assurdo vulnus legislativo, come ad esempio l'Ente nazionale protezioni animali che ha addirittura avviato una raccolta firme a livello nazionale -:
se il Governo intenda adottare un regime di stretta sorveglianza del fenomeno descritto in premessa;
se sia intenzione del Governo assumere, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative volte a garantire l'affidamento dell'animale esclusivamente al soggetto interessato previa esibizione dei necessari documenti;
se il Governo intenda adottare provvedimenti miranti all'accertamento della rintracciabilità del soggetto affidatario dell'animale.
(5-01585)

Interrogazioni a risposta scritta:

GALATI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie apprese da organi d'informazione, il settore termale italiano sta vivendo una situazione di grave crisi e difficoltà;
ciò in seguito alla mancata ratifica in Conferenza Stato-Regioni, ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della legge n. 323 del 2000, dell'intesa raggiunta con le Regioni per il rinnovo delle tariffe che il Servizio sanitario nazionale riconosce per le cure termali, scadute fin dal 31 dicembre 2005;
all'accordo si è giunti dopo circa tre anni di trattative in sede tecnica tra Federterme ed il Coordinamento interregionale degli assessori alla sanità, con l'inspiegabile assenza, agli incontri, del Governo;

le risorse che le Regioni si sono impegnate a porre a carico dei propri bilanci per il rinnovo dell'accordo sono pari a circa 8 milioni di euro nel biennio 2008/2009 ed incidono in maniera irrisoria (complessivamente poco più di 2 milioni in due anni) sui conti delle Regioni sottoposte ai cosiddetti «piani di rientro»;
il mancato recepimento dell'accordo si sta ripercuotendo negativamente sul sistema termale nazionale, sui livelli occupazionali del settore e sulla corretta erogazione delle prestazioni;
lo stallo così generatosi sta producendo soprattutto gravi ripercussioni sul territorio calabrese, anche sul piano dell'occupazione, con la prevista diminuzione del numero degli assunti ed una riduzione del periodo di lavoro rispetto allo scorso anno -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto sopra illustrato;
se intendano intervenire e quali iniziative urgenti intendano assumere per rispondere alla crisi del settore termale, al fine di giungere in tempi rapidi al rinnovo concordato delle tariffe che il Servizio sanitario nazionale riconosce alle cure termali, di dare finalmente piena attuazione alla legge n. 323 del 2000 e di salvaguardare l'attività ed i livelli occupazionali di tutti gli stabilimenti termali.
(4-03401)

MANCUSO, PORCU e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, all'articolo 80 prevede un condivisibile piano straordinario di verifica delle invalidità civili;
le posizioni da verificare - seguendo i criteri espressi dal decreto-legge n. 112 del 2008 e dal decreto ministeriale 29 gennaio 2009, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2009, «attuazione di un piano straordinario di verifica delle invalidità civili» nonché dalla circolare dell'Inps n. 26 del 23 febbraio 2009, sono circa 400 mila e, tra queste se ne prevedono circa 200 mila;
ai fini della elaborazione del campione di soggetti rientranti nel piano straordinario sono stati esclusi coloro che risultino affetti dalle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, relativo a tipologie di malattia a carattere ingravescente, che, come è noto, non sono sottoponibili a visite di revisione, a condizione che la documentazione sanitaria in possesso della Asl sia confacente a quella prevista dal decreto citato;
per i soggetti esclusi dal piano di verifica, l'Inps afferma che l'esonero deve essere confermato dalla commissione medica decentrata che ha l'onere di valutare la documentazione agli atti;
l'Inps sta chiamando a verifica anche persone disabili rientranti in uno dei molteplici casi previsti dal decreto ministeriale del 2 agosto 2007 poiché ritiene non sufficiente la documentazione in suo possesso -:
quante siano le persone rientranti nelle tipologie previste dal decreto ministeriale del 2 agosto 2007 che nonostante ciò siano state chiamate dall'Inps per accertare la loro invalidità e tra queste quante siano quelle che si sono viste revocare la pensione.
(4-03402)

COMMERCIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 18 giugno 2009 l'amministratore delegato di «FIAT Auto», dottor Sergio Marchionne, nel corso dei tavolo tenutosi tra l'azienda, il Governo ed i sindacati, ha esternato la volontà del manegement dell'azienda torinese di mantenere presso lo stabilimento di Termini Imprese (Palermo) la presenza industriale, ma con produzioni diverse da quella automobilistica;
a parere dell'interrogante, il dottor Marchionne è ricorso all'eufemismo della

«riconversione industriale» per indicare il ridimensionamento, se non addirittura la chiusura del suddetto stabilimento, evento, quest'ultimo che rappresenterebbe un colpo durissimo per l'industria siciliana, che vede proprio nello stabilimento di Termini Imerese, che conta oltre duemila addetti, la sua espressione più significativa. Per non parlare degli effetti sull'indotto e delle conseguenze occupazionali, economiche e sociali che ricadrebbero sul territorio;
l'idea di una riconversione industriale è stata esplicitamente e fortemente respinta dal Governo regionale siciliano che, schieratosi dalla parte dei lavoratori, ha stanziato 250 milioni per il rilancio del sito produttivo siciliano, grazie a fondi derivanti dal vecchio piano, poi arenatosi a causa di una lunga inerzia, che avrebbe dovuto rendere più funzionali le infrastrutture. Con interventi finanziari di tale portata, il Governo regionale è convinto che si renderà conveniente per la Fiat rafforzare e mantenere la sua presenza nell'isola;
il Governo regionale, comprendendo la gravità della situazione, ha ritenuto inoltre di doversi agganciare al negoziato nazionale avviatosi a Palazzo Chigi tra azienda, Governo e parti sociali, aprendo un tavolo permanente che verifichi gli sviluppi dell'intera vicenda;
il 26 giugno 2009 il Cipe ha definitivamente approvato il progetto preliminare dell'Interporto di Termini Imerese, già incluso tra gli hub interportuali del programma delle infrastrutture strategiche varato nel 2001, stanziando 80 milioni di euro capaci di costituire un potente volano in grado di ridare fiato a tutta l'economia regionale e a sostenere l'occupazione;
lo stesso 26 giugno 2009 con parole che, ad avviso dell'interrogante, suonano gravissime, l'amministratore delegato di Fiat Auto, dottor Sergio Marchionne, con riferimento allo stabilimento di Termini Imerese dichiarava testualmente: «È impossibile concepire la continuità di quello stabilimento come un asset produttivo di autovetture, considerando che non esiste il minimo livello di indotto intorno allo stesso. È una cosa che non può essere sostenuta: non c'è niente intorno ed i costi di logistica sono enormi», lasciando intendere che, anche se la Regione Sicilia dovesse investire nelle infrastrutture, migliorandole, «A Termini Imerese non c'è indotto (...) il problema è la collocazione geografica. Termini non ha ragione di esistere (...) è un luogo stranissimo dove non c'è niente intorno. Noi non stampiamo a Termini e lì ci sono costi di logistica che sono enormi»;
nei giorni scorsi i lavoratori sono tornati, ancora una volta, alla mobilitazione a difesa della loro fabbrica, che nell'ultimo decennio, come altre aziende siciliane ha beneficiato di agevolazioni pubbliche a fronte di prospettive di salvaguardia e di sviluppo occupazionale puntualmente disattese, ricorrendo a tutte le forme di protesta possibili (dal volantinaggio in autostrada, ai picchetti in fabbrica, al blocco totale della linea ferroviaria e di quella autostradale tra Palermo e Messina facendo andare in tilt per parecchie ore il traffico);
l'incertezza del futuro assetto di SicilFiat continuerà a generare inevitabilmente forti malesseri sociali e a minare la serenità degli operai e delle loro famiglie -:
se non ritenga oramai ineludibile per il Governo trovare in tempi brevi una soluzione che garantisca il mantenimento della produzione industriale, la continuità operativa dello stabilimento e la salvaguardia dei posti di lavoro, anche grazie alla definizione di un piano complessivo di iniziative volte al rilancio dell'insediamento produttivo siciliano di Termini Imerese, anche al fine di scongiurare la scomparsa di una realtà economica importante che, in un momento di grave crisi quale quello in corso, avrebbe pesanti ripercussioni sul piano sociale;
se è a conoscenza delle cause che hanno portato l'amministratore delegato

della Fiat a ritrattare sulle condizioni pattuite nel corso della trattativa con il Governo;
se non ritiene di dover avviare iniziative, anche di natura normativa, vincolino i finanziamenti pubblici stanziati in favore delle imprese allo sviluppo del territorio.
(4-03406)

CESARE MARINI, LO MORO, OLIVERIO, VILLECCO CALIPARI, MINNITI, LARATTA e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Gruppo azioni locali (Gal) Serre Vibonesi ha stipulato con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali in data 31 maggio 1999 una convenzione, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 173 del 26 luglio 1999;
gli investimenti previsti nella convenzione sono stati ultimati entro il dicembre 2004, nel pieno rispetto dei tempi concordati;
le ventotto aziende costitutive del GAL danno stabilmente lavoro a circa 220 lavoratori, numero di occupati di grande rilievo in considerazione delle condizioni di depressione della provincia di Vibo;
l'aggravamento delle condizioni del Mezzogiorno, e, in particolare della Calabria, come evidenziato da tutti gli indicatori economici, suggerisce il rafforzamento delle politiche di incentivazione delle attività produttive;
il ritardo nell'erogazione dei contributi in conto capitale rischia di provocare un danno grave e irreversibile per le aziende beneficiarie e di sconsigliare nuove iniziative;
nel 2007 le aziende del GAL Serre Vibonesi hanno ottenuto il collaudo tre anni dopo la chiusura degli investimenti;
tutt'ora dette aziende debbono ricevere circa il 30 per cento del contributo;
l'eccessivo ritardo ha già riversato sulle aziende di cui sopra difficoltà enormi per il ricorso oneroso al credito bancario, resosi necessario nella fase degli investimenti;
il costo del denaro, come è noto, è mediamente più alto nel Mezzogiorno, per cui incide, in maniera rilevante, sui costi di produzione;
l'attesa di più anni per ottenere il credito vantato nei confronti dello Stato da parte delle imprese mortifica le già scarse iniziative produttive in Calabria -:
quali iniziative intenda adottare per assicurare la liquidazione del credito che le aziende del GAL Serre Vibonesi vantano nei confronti del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
(4-03408)

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il Piano di contenimento, di riorganizzazione e di riqualificazione della rete ospedaliera e di riordino della rete territoriale di cui alla delibera n. 212 del 23 settembre 2008, approvata dalla Giunta regionale siciliana e reso valido da un provvedimento emanato l'11 novembre dello stesso anno dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, nonché dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, persegue l'equilibrio economico del Sistema Sanitario Regionale;
la Legge Regionale n. 5 del 14 aprile 2009, emanata al suddetto fine, viene contraddetta dal successivo decreto attuativo del 15 giugno 2009, che priva i Direttori Generali dell'autonomia valutativa affinché i territori abbiano garanzia di servizi appropriati sia per il numero di utenti che per i L.E.A. ad essi dovuti;
il presidio ospedaliero della Casa del Sole, con i suoi 32.000 accessi annui, svolge, soprattutto per le fasce più deboli

della popolazione, un fondamentale ruolo nel campo della pediatria, che non disporrebbe altrimenti di sufficienti posti letto;
esiste un progetto, con copertura finanziaria, per riunire le due strutture pediatriche di Palermo, la Casa del Sole e l'Ospedale dei Bambini, al fine di creare un polo materno-infantile -:
se, al fine di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza, che la Costituzione - articolo 117, comma 2, lettera m) - assegna a competenza esclusiva dello Stato, non sia assolutamente indispensabile mantenere il presidio ospedaliero pediatrico della Casa del Sole di Palermo.
(4-03411)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del secondo comma dell'articolo 109 del decreto legislativo n. 267 del 2000, nei Comuni privi di personale con qualifica dirigenziale e a bassa incidenza demografica, «le funzioni di dirigenza possono essere attribuite ai responsabili degli uffici o dei servizi, indipendentemente dalla loro qualifica funzionale e anche in deroga ad ogni diversa disposizione»;
tale nomina avviene con provvedimento motivato del Sindaco;
la disposizione di cui sopra viene ripresa anche dall'articolo 34 del contratto collettivo di lavoro attualmente in vigore nei confronti della categoria dei dipendenti non dirigenti;
in svariati Comuni italiani tale norma di cui sopra avrebbe portato, nel tempo, ad una lunga serie di nomine dirigenziali straordinarie, con situazioni difficilmente comprensibili, quali l'attribuzione della contemporanea qualifica di dirigente e di responsabile del servizio alla medesima persona fisica;
in altri termini, vi sarebbero dei Comuni nei quali l'unico dipendente di un dato ufficio sarebbe anche dirigente e responsabile di se stesso, con ovvi aggravi di spesa a carico dell'ente locale e senza che a monte della nomina sussista un'evidente necessità di servizio -:
se la situazione sopra denunciata risulti al Ministero interrogato e, in caso di risposta affermativa, in quali proporzioni e con quale incidenza sugli emolumenti complessivamente versati a questa particolare categoria di personale della Pubblica Amministrazione;
sempre in caso di risposta affermativa al precedente quesito, se e quali iniziative intenda adottare per limitare la facoltà di nomina ai soli casi che concretamente giustifichino un simile provvedimento.
(5-01582)

Interrogazione a risposta scritta:

FRONER, GNECCHI e MIOTTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 72 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha previsto il pensionamento coatto dei dipendenti pubblici con 40 anni di servizio;
il testo originario dell'articolo prevedeva l'obbligo di pensionamento, per tutti coloro che fossero in possesso di 40 anni di contribuzione, ma una valutazione più approfondita, ha portato ad una modifica della norma sulla base della considerazione che fosse sbagliato considerare anche il riscatto del periodo di laurea. Sarebbe penalizzante, infatti, che, a fronte dell'onere per una prestazione pensionistica

migliore, si impedisse a lavoratori e lavoratrici di poter proseguire la propria attività con un rischio effettivo di peggioramento;
risulta inoltre che le singole amministrazioni assumono orientamenti diversi, non in base alle esigenze di servizio o alla carenza di organico o ad esuberi, ma in base ad interpretazione difformi della norma;
con l'approvazione di un emendamento all'articolo 6 della legge n. 15 del 2009, veniva stabilito che per il collocamento a riposo coatto è necessaria almeno l'anzianità massima di servizio effettivo di 40 anni;
suddetta modifica al comma 11 dell'articolo 72 rischia di creare un'evidente disparità di trattamento nei confronti di lavoratori e lavoratrici delle qualifiche medio-basse, per i/le quali vengono comunque considerati, nei 40 anni di effettivo servizio, eventuali periodi di lavoro ricongiunti: è frequente infatti che nelle qualifiche operaie si arrivi al pubblico impiego dopo anni fatti nel privato; la ricongiunzione può avvenire a titolo gratuito od oneroso, ma sicuramente il collocamento a riposo coatto, non permette di utilizzare retribuzioni che a fine carriera potrebbero garantire una pensione migliore -:
quali iniziative, anche di natura normativa, intenda adottare per correggere questa evidente disparità di trattamento relativa al pensionamento coatto previsto dal comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato, che penalizza fortemente le qualifiche medio-basse della pubblica amministrazione.
(4-03412)

...

SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, ZAMPARUTTI e MECACCI. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
nell'articolo «Re Umberto di Padania» del giornalista Roberto Di Caro, pubblicato su L'Espresso n. 24 del 18 giugno 2009, viene riportata la seguente affermazione attribuita al Ministro interrogato: «Lo sa quanti enti intermediari abbiamo trovato che per la Costituzione neanche dovrebbero esistere? 34mila, ognuno con suo presidente, consiglio di amministrazione, gettoni, sedi: comunità montane anche al mare, Ato rifiuti, consorzi di bonifica, commissari alle acque, enti parco regionali, circoscrizioni...» -:
se quanto sopra riportato e attribuito al ministro Calderoli corrisponda al vero;
quali siano i 34mila enti intermediari che per la Costituzione neanche dovrebbero esistere;
quante persone, tra presidente e consiglio di amministrazione, risultano impegnate e impiegate, in questi 34mila enti;
a quanto ammontino i gettoni per presidenti e componenti del consiglio di amministrazione;
se effettivamente il ministro abbia, nei limiti delle proprie competenze, intenzione di abolire i citati 34mila enti;
in caso affermativo, in che tempi si realizzerà l'annunciata abolizione.
(4-03426)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nella seduta n. 175 del 12 maggio il Pd ha presentato una interpellanza urgente (2-00378) su «iniziative per garantire

la continuità operativa degli stabilimenti e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali del gruppo FIAT in Italia» indirizzata al Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola alla quale rispondeva il sottosegretario per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, assicurando che - come si legge nel resoconto della seduta - il Ministro Scajola ha indirizzato una lettera al vertice di FIAT per definire le modalità di un'informativa a riguardo. In particolare, il Governo ha deciso di ribadire al gruppo quale sia la propria opinione, che è molto ferma in merito alla difesa degli stabilimenti industriali italiani e di conseguenza dei livelli occupazionali.»;
il sottosegretario inoltre sottolineava che «per quanto riguarda poi il sito di Termini Imerese, FIAT ha fatto presente che sono stati realizzati importanti investimenti sul modello Ypsilon, che attualmente è prodotto a Termini Imerese, avendo introdotto, da alcune settimane, la versione GPL, che sta riscuotendo, anche grazie agli incentivi, un buon successo commerciale. Inoltre, ha precisato che è stato deciso di investire sulla versione Euro 5, che sarà disponibile a partire dal prossimo anno, in modo da poter proseguire la produzione e quindi, grazie a queste decisioni, sarà possibile uscire anticipatamente dalla Cassa integrazione. Infine, FIAT ha precisato che l'attuale situazione dei mercati le consente di proseguire con le attuali produzioni e che, nelle prossime settimane, appena sarà definito il quadro di accordi internazionali, sarà possibile delineare un quadro strategico generale che sarà attentamente vagliato dal Ministero dello sviluppo economico che, in coordinamento - data l'importanza della vicenda - con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, avrà certamente modo, al termine di questa operazione, di convocare un tavolo di confronto»;
è stato istituito il tavolo tecnico e si sono già tenute alcune riunioni sui temi in oggetto;
sono stati stanzianti 300 milioni di euro nella seduta del Cipe del 26 giugno 2009 per le aeree industriali di crisi della Fiat (Termini e Pomigliano);
la Regione siciliana si è impegnata a stanziare fondi per il rilancio dello stabilimento;
gli accordi di cooperazione con altre società estere non possono esseri fatti a danno degli stabilimenti, del lavoro, dei tecnici e degli operai italiani;
il Governo italiano non può essere da meno rispetto agli altri Governi europei che hanno messo tra gli obiettivi principali la salvaguardia degli impianti produttivi e dei relativi livelli occupazionali;
i vertici della Fiat hanno annunciato un piano di riconversione dello stabilimento di Termini Imerese che sostanzialmente prevede, a partire dal 2011, la cessazione della fabbricazione di auto nell'impianto siciliano che si occupa della produzione della Lancia Ypsilon;
i lavoratori dello stabilimento e dell'indotto, circa 2800, dell'area industriale di Termini Imerese hanno indetto in queste ore diverse ore di sciopero e manifestazioni, a giudicare dalle intenzioni delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori, le manifestazioni si intensificheranno;
il piano annunciato dall'amministratore delegato della Fiat porterebbe ad una sostanziale desertificazione di una delle poche realtà industriali della Sicilia con gravi ripercussioni sul sistema economico e sociale in gran parte del territorio termitano e madonita, nonché riflessi in tanti altri comuni della cintura della suddetta area -:
quali siano le intenzioni del Governo al fine di garantire la salvaguardia della mission degli stabilimenti, la continuità della produzione di autovetture ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali;
se intenda presentare, nel quadro delle trattative con Fiat, proposte concrete all'azienda automobilistica per impedire che si decreti un declassamento di Termini Imerese e che si provochi un gravissimo

danno ad alcune migliaia di famiglie siciliane e numerose città del comprensorio di Termini Imerese e delle Madonie.
(2-00414)
«Antonino Russo, Burtone, Bellanova, Siragusa, Pes, Scarpetti, Lolli, Tempestini, Capodicasa, Berretta, Servodio, Albonetti, Sani, Samperi, Villecco Calipari, Cardinale, Rugghia, Sanga, Causi, Fadda, Tocci, Sposetti, Damiano, Coscia, Vannucci, Mazzarella, Genovese, Bordo, Giovanelli, Enzo Carra».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 2 luglio 2009 presso il Ministero dello sviluppo economico si terrà un importante incontro tra il Ministro Claudio Scajola, il sindacato nazionale dei chimici e le Federazioni unitarie lavoratori chimici provinciali friulane e lombarde per adottare delle iniziative di rilancio del complesso industriale cloro-soda di Torviscosa, in provincia di Udine;
all'incontro dovrebbero partecipare anche il presidente della giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo, il presidente della giunta regionale della Lombardia, Roberto Formigoni, ed il commissario giudiziale della Società Caffaro r.l., Marco Cappelletto;
a tutt'oggi, l'Amministrazione comunale di Torviscosa non è stata incredibilmente coinvolta nell'incontro, del quale ha appreso la notizia solo dagli organi di stampa;
l'interrogante non ritiene consona ad un corretto e costruttivo dialogo istituzionale la decisione di non coinvolgere l'amministrazione comunale di Torviscosa in un appuntamento economico così rilevante per le sorti di un territorio e di una comunità che, negli ultimi settanta anni di storia dell'industria della Bassa friulana, ha svolto un ruolo di primaria importanza e vitalità -:
se non ritiene opportuno ed utile estendere tempestivamente l'invito all'imminente riunione anche all'Amministrazione comunale di Torviscosa, direttamente interessata alla problematica, in modo tale da conferire al predetto incontro la più ampia coralità, nonché la più vasta condivisione delle eventuali soluzioni proposte per il processo di rilancio del sito industriale in parola e dell'intero sistema socio-economico del territorio.
(3-00576)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIGNOLI, BRATTI, ZAMPA, MARIANI, BRAGA, MARGIOTTA, MASTROMAURO, LENZI, CAPODICASA, MOTTA, CALVISI, PIZZETTI, ZUNINO, MISIANI, SANI, MIGLIOLI, SCARPETTI, MARTELLA, VENTURA, TULLO, CORSINI, SANTAGATA, OLIVERIO, BARETTA, FLUVI, FRONER, LULLI, NANNICINI, VELO, ROSSA, SPOSETTI, TOUADI, SBROLLINI, TOCCI, AGOSTINI, DE BIASI, FIANO, MARANTELLI, CONCIA, SERVODIO, ALBONETTI, CASTAGNETTI e POLLASTRINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella città di Imola è ubicato uno stabilimento della CNH, facente parte del gruppo FIAT, nel quale si producono macchine per il movimento terra;
lo stabilimento imolese occupa 454 persone, in cassa integrazione ordinaria dal 22 settembre 2008, e dallo stesso stabilimento dipendono altre due aziende di servizi che hanno ulteriori 16 addetti;
durante l'incontro tra le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale della CNH, svoltosi a Torino nella giornata di martedì 23 giugno 2009, quest'ultima ha annunciato la chiusura dello stabilimento produttivo di Imola -:

quali azioni intenda intraprendere il Governo al fine di affrontare una situazione che impatta gravemente sulle lavoratrici e sui lavoratori dell'azienda nonché sul tessuto sociale dell'intero territorio imolese;
quali iniziative intenda assumere al fine di scongiurare la chiusura dello stabilimento produttivo imolese e salvaguardare l'occupazione degli attuali dipendenti;
se intenda promuovere iniziative di sostegno pubblico all'innovazione ed alla ricerca, condizione indispensabile per essere competitivi oggi e nel futuro nella produzione di macchine movimento terra, macchine agricole e nella componentistica.
(5-01588)

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie riportate dal quotidiano Messaggero Veneto sia nella edizione di Udine che in quella di Pordenone, si apprende che Poste Italiane Spa ha deciso di ridurre il numero di giornate e/o di mezze giornate il servizio in un nutrito e consistente numero di sportelli che interessano vari comuni delle due Province e negli stessi due capoluoghi Udine e Pordenone;
la chiusura degli sportelli è prevista anche nelle giornate di sabato che notoriamente sono le giornate che riscontrano un notevole aumento di utenti del servizio postale;
la motivazione delle decisioni di restringere le giornate e gli orari di apertura al pubblico dei molti sportelli del Friuli sarebbe legata al periodo delle ferie estive e alle conseguenti carenze di personale;
la scelta di Poste Italiane, se confermata, penalizza complessivamente il Friuli e, in particolare, molte località ubicate in zone montane e comunque già sofferenti per carenze di altri servizi pubblici;
il numero di giorni di chiusura in alcune realtà è di addirittura di due o tre e che si delinea una sorta di labirinto di aperture-chiusure in alcune zone che determinano un forte disagio, se non anche un comprensibile disorientamento per i cittadini e le imprese che normalmente usufruiscono del servizio -:
in base a quali indirizzi operativo-strategici Poste Italiane abbia deciso di penalizzare così pesantemente cittadini e imprese delle province di Udine e di Pordenone, posto che non risulta che analoghe decisioni siano assunte in altre realtà - quantomeno in una siffatta proporzione - del Paese;
se tali decisioni siano state precedute da adeguati e tempestivi momenti di confronto con gli enti locali interessati ai provvedimenti e con le rappresentanze dei lavoratori.
(4-03410)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Sbrollini n. 4-03371, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Calearo Ciman.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Ruvolo n. 5-01576, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paolo Russo.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

interrogazione a risposta orale Froner e altri n. 3-00519 del 7 maggio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03413;
interpellanza urgente Marchignoli e altri n. 2-00407 del 24 giugno 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01588;
interpellanza urgente Carlucci e altri n. 2-00411 del 30 giugno 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03419.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione Nola n. 5-01578 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 194 del 30 giugno 2009. Alla pagina n. 6607, prima colonna, alla riga ventunesima, deve leggersi: «BECCALOSSI e NOLA. - Al Ministro» e non «NOLA e BECCALOSSI. - Al Ministro», come stampato.