XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 14 luglio 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
gli ammortizzatori sociali sono un intervento che ha ricadute diverse a seconda delle aree territoriali e delle regioni alle quali si rivolge. Nel Sud, pur essendo presente una realtà industriale, questa ha numeri di occupati e presenza territoriale assai diversa dal Nord del Paese;
in tale ambito la cassa integrazione non può essere l'unica modalità attraverso la quale leggere l'impatto della crisi attraversata dal sistema produttivo nazionale: infatti, il Mezzogiorno è caratterizzato da una forte presenza di lavoro precario e da una disoccupazione rilevante;
nelle regioni del Mezzogiorno i disoccupati, di fatto, sono senza ammortizzatori sociali, mentre le risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno sono utilizzate per affrontare la crisi dell'intero Paese, oltretutto le regioni del Mezzogiorno non hanno gli strumenti per erogare direttamente misure che affrontino la grave crisi occupazionale;
l'economia del Mezzogiorno, attraverso la concatenazione fra problemi irrisolti e minacce derivanti dalla globalizzazione, è ancora più fragile con gravi problemi strutturali, non attraendo investimenti ed esportando in maniera largamente insufficiente;
sovente si afferma che la crisi economica riguarda soprattutto il Centro-Nord: la realtà è ben altra e più complessa, più articolata e più difficile;
le ragioni del convincimento che la crisi economica riguardi esclusivamente il Nord risiede nell'osservazione esclusiva dell'indicatore congiunturale della cassa integrazione. Infatti, ad esempio, i dati della cassa integrazione guadagni ordinaria relativi al mese di febbraio 2009 furono impressionanti: risultava che la crescita delle ore autorizzate rispetto al 2008 raggiungeva il 527 per cento nel Nord, il 386 per cento nel Centro e il 300 per cento nel Sud. Su 65 milioni di ore, ben 50 milioni erano nelle regioni del Centro-Nord: oggi questi dati sembrano migliorare grazie all'azione del Governo;
il quadro cambia profondamente se si analizzano i dati dell'indagine Istat sulle forze lavoro, relativi al quarto trimestre 2008, sulla cui base emerge che il mercato del lavoro meridionale è realmente drammatico. Infatti, al Sud alla fine del 2008 l'occupazione si è ridotta di 126 mila unità rispetto al 2007. Nel medesimo periodo nel Centro-Nord, pur con un forte rallentamento, l'occupazione è aumentata di 150 mila unità;
relativamente alla sola industria meridionale, questa ha perso nel 2008 circa 65 mila addetti, mentre il settore delle costruzioni ne ha persi altri 30 mila. Questi dati, che non sono riscontrabili nella crescita della cassa integrazione, ci dicono che migliaia di lavoratori con contratto a termine, una delle categorie dei precari fortemente presente nel Mezzogiorno, sono irrimediabilmente senza lavoro e senza reddito, nonché privi di copertura di un sistema di ammortizzatori sociali adeguato;
i dati del 2009 nel settore industriale meridionale, pur non ancora ufficiali, ugualmente raccontano della terribile situazione sul versante dei licenziamenti nelle piccole imprese dell'indotto e nell'appalto dei grandi insediamenti produttivi, che da sempre ricorrono ai contratti a termine. Scatta, infatti, la cassa integrazione ordinaria per i lavoratori dei grandi insediamenti della siderurgia (Taranto), dell'auto (Pomigliano d'Arco, Termini Imerese, Termoli, Sulmona, Cnh di Lecce ed altri), della meccanica varia (elettrodomestici in Campania), della metallurgia non ferrosa e chimica di base sarda (Portovesme, Porto Torres), della componentistica pugliese, del mobile imbottito murgiano-lucano, del tessile, abbigliamento e calzaturiero;

mentre per i contratti a termine delle piccole imprese scattano i licenziamenti;
questo è un quadro che, anche se riferito alla sola industria, evidenzia la necessità di dare risposte immediate nell'ambito del sostegno ai redditi, oltre che in supporto al sistema produttivo. Ma il sistema attuale degli ammortizzatori sociali si presenta incompleto ed asimmetrico, non in grado di assicurare le tutele universali;
con la crisi sono emerse gerarchie di gravità sempre maggiori. Ci sono coloro che hanno perso il posto di lavoro e hanno meccanismi di protezione sociale, a cominciare dalla cassa integrazione. Ci sono i disoccupati da lungo tempo, sopra i cinquant'anni, che non sanno come rientrare nel circuito attivo, ci sono i laureati e i giovani in genere che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, a ciò si deve aggiungere l'emergenza, che impone di non lasciare centinaia di migliaia di persone di colpo a reddito zero;
giova ricordare che l'accordo Governo-regioni sugli ammortizzatori sociali è stato finanziato quasi totalmente con fondi delle regioni meridionali. Degli 8 miliardi complessivi, 2,6 miliardi sono a carico del fondo sociale europeo e ben 4 miliardi sono del fondo per le aree sottoutilizzate, per 185 per cento vincolato alle regioni meridionali. Questo pur importante e prezioso accordo copre il sistema cassa integrazione e deroghe, ma ovviamente non interviene su quella parte di mercato del lavoro meridionale che registra i licenziamenti, non interviene sul precariato, non interviene con alcuna norma di sostegno al reddito;
il vero intervento di ammortizzatori sociali per il Mezzogiorno dovrebbe essere quello di avviare e sostenere una serie di misure che affrontino il disequilibrio tra Nord e Sud, tenendo conto delle peculiarità del Mezzogiorno attraverso forme di promozione dell'occupazione, sia di quella giovanile, che di quella in uscita dalle realtà di piccole, medie e grandi imprese;
con il decreto-legge n. 78 del 2009 il Governo, ferme restando le iniziative intraprese a sostegno delle imprese, è intervenuto con azioni nei confronti di lavoratori che sono percettori di sostegno al reddito, al fine di sviluppare progetti di formazione e riqualificazione; inoltre, si è provveduto al rifinanziamento delle proroghe a 24 mesi della cassa integrazione per cessazione attività e all'aumento del 20 per cento del trattamento di integrazione salariale nei contratti di solidarietà;
interventi, quelli attivati dal Governo, certamente positivi, ma che ancora una volta vengono finanziati da risorse del fondo per le aree sottoutilizzate, quindi del Mezzogiorno, che sono state destinate al fondo sociale per l'occupazione, e in ogni caso ancora insufficienti per contrastare la disoccupazione e l'inoccupazione presente nel Sud e che ancora meno affrontano in maniera decisa la precarietà lavorativa e la povertà di larghe fasce di popolazioni del Sud,

impegna il Governo:

ad attuare e finanziare in maniera adeguata, nel quadro della riforma degli ammortizzatori sociali, iniziative che tendano a colmare il disequilibrio tra il Nord e il Sud del Paese, attraverso forme di promozione dell'occupazione e di sostegno al reddito nelle regioni meridionali, in particolare nei casi di crisi occupazionale, anche assegnando sgravi fiscali a quelle imprese, in particolare piccole e medie, che assumono a tempo indeterminato e investendo risorse congrue per favorire iniziative imprenditoriali di microimprese da parte di giovani meridionali;
a promuovere e sostenere tutte le iniziative per garantire la tutela dei lavoratori precari e atipici che perdono il lavoro, anche favorendone la stabilizzazione;
a considerare e a promuovere l'accesso al microcredito da parte di soggetti, disoccupati da almeno 12 mesi, inattivi o appartenenti a categorie svantaggiate, residenti

nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;
a favorire il sostegno alle famiglie, in particolare ai lavoratori delle piccole e medie imprese, comprese quelle artigiane, del commercio e dell'agricoltura, nonché ai lavoratori atipici, che rappresentano più del 90 per cento della realtà del nostro Paese e sono destinatari degli ammortizzatori sociali in deroga, anche adottando iniziative normative volte a non computare ai fini del rispetto del patto di stabilità interno gli stanziamenti destinati al sostegno del reddito dei lavoratori espulsi dai processi produttivi.
(1-00223)
«Lo Monte, Belcastro, Commercio, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli, Brugger».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
il Fondo unico per lo spettacolo (FUS), istituito con la legge n. 163 del 1985, è lo strumento finanziario attraverso il quale lo Stato sostiene le attività del settore dello spettacolo, sia del cinema che dello spettacolo dal vivo, esso, rifinanziato ogni anno con la legge finanziaria, viene ripartito tra i vari settori con un decreto del Ministro per i beni e le attività culturali;
la gestione del suddetto Fondo consente, infatti, di assegnare contributi ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, della danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché di promuovere e sostenere manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all'estero;
la legge finanziaria 2007 del Governo Prodi aveva provveduto a reintegrare il FUS di 50 milioni annui per il triennio 2006-2008, prevedendo una dotazione di 444 milioni per il 2007 e di 544 milioni di euro per il 2008 e il 2009;
la legge finanziaria 2009, riconfermando una politica disinteressata al settore dello spettacolo, decurta tale fondo di circa 200 milioni di euro portando i finanziamenti al minimo storico;
l'inadeguatezza e la scarsità di tali stanziamenti per la produzione e l'industria dello spettacolo italiani potrebbero determinare, di fatto, la chiusura di interi settori di attività che, al contrario, sono da considerare strategici per la ripresa del Paese e necessitano di adeguatezza progettuale, sia in termini di finanziamento, sia in termini di programmazione e di politica di interventi;
la gravissima situazione finanziaria che interessa, in particolare, lo spettacolo dal vivo mette a rischio la possibilità di portare a termine la riforma del settore, attesa da più di trent'anni, attualmente in discussione in sede di comitato ristretto presso la Commissione VII della Camera, con inedite e positive convergenze e con proficue innovazioni nei contenuti e nel metodo di lavoro;
lostato in cui versano le fondazioni lirico sinfoniche richiede un intervento urgente;
il cinema italiano vive una stagione felice, che potrà essere interrotta dalla mancanza di adeguate risorse per la crescita e la qualità del prodotto cinematografico e audiovisivo e dalla sottovalutazione dell'importanza dell'industria dei contenuti, essenziale per ricollocare l'Italia nel mercato europeo e globale della comunicazione;
lo spettacolo in Italia, nel suo complesso, conta all'incirca 250.000 addetti, tra artisti, tecnici, operatori, maestranze e una tale esiguità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto e il sistema dei diritti e degli ammortizzatori sociali;

assemblee, mobilitazioni, scioperi hanno chiamato a raccolta tutto il mondo dello spettacolo fortemente preoccupato per i consistenti tagli;
è urgente intervenire al fine di evitare il blocco di ogni attività,

impegna il Governo

a reperire risorse adeguate a garantire il ripristino del Fondo unico dello spettacolo almeno ai livelli stabiliti dalla legge finanziaria 2007 per il triennio, a mettere in atto tutte le iniziative necessarie a prevenire una crisi del settore, che potrebbe avere riflessi devastanti sull'intera industria culturale nazionale, e ad intraprendere con decisione la strada della valorizzazione e della crescita delle attività dello spettacolo, parte essenziale dell'identità nazionale.
(7-00192)
«De Biasi, Franceschini, Melandri, Ghizzoni, Levi, Nicolais, Sarubbi, Bachelet, Coscia, De Pasquale, De Torre, Lolli, Mazzarella, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Siragusa».

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ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Al Molky Maged Youssef, è stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Genova per avere fatto parte del commando che sequestrò, il 7 ottobre 1985, la nave da crociera Achille Lauro;
tra le autorità italiane ed il commando furono raggiunti degli accordi consistenti nella resa dell'intero commando stesso e della liberazione di tutti gli ostaggi in cambio della concessione d'un salvacondotto che desse loro la possibilità di essere condotti al di fuori dell'Italia, in particolare in Tunisia;
sulla base dell'immunità concordata e della conseguente resa dei terroristi, essi furono fatti salire sull'aereo egiziano che li avrebbe dovuti condurre in Tunisia;
l'11 ottobre del 1985, durante il volo, dei caccia statunitensi intercettarono l'aereo egiziano che trasportava i sequestratori costringendo il pilota dell'aereo a modificare la propria rotta per dirigersi non più in Tunisia, bensì verso la base NATO di Sigonella, in Italia, dove fu autorizzato ad atterrare poco dopo la mezzanotte;
i quattro membri del commando terrorista vennero immediatamente presi in consegna dalla polizia italiana e rinchiusi nel carcere di Siracusa dove furono in seguito condannati, scontando la pena in Italia;
Al Molky Maged Youssef non si è mai sottratto ai controlli di frontiera per l'evidente motivo che è stato costretto ad atterrare nel territorio italiano manu militari e che, certamente, non si è volontariamente trattenuto nel nostro territorio in condizioni di irregolarità, in quanto processato per la vicenda dell'Achille Lauro ed essendo stato riconosciuto colpevole dei reati contestati, condannato e costretto a scontare la pena reclusiva presso gli istituti carcerari italiani;
a quanto consta all'interrogante le Autorità di Polizia, durante tutto il periodo della sua detenzione, non lo hanno mai messo al corrente che, anche dal carcere, poteva inoltrare istanza di permesso di soggiorno o tutelare diversamente la propria posizione soggettiva, in quanto regolarmente sposato con una cittadina italiana;
Al Molky Maged Youssef ha terminato di espiare la propria pena detentiva

inflittagli in seguito alla sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Genova il 27 gennaio 1999;
il 29 aprile 2009 il magistrato di sorveglianza di Palermo gli ha concesso la libertà vigilata;
il giorno stesso della scarcerazione gli è stato immediatamente formalizzato un decreto prefettizio di espulsione con conseguente ordine del Questore, entrambi datati 29 aprile 2009, ed a seguito di ciò è stato immediatamente accompagnato presso il C.I.E. «Serraino Vulpitta» di Trapani;
il 27 giugno Al Molky Maged Youssef, è stato prelevato dalla polizia presso il centro di accoglienza «Serraino Vulpetta» per essere accompagnato a Roma al fine di espellerlo dall'Italia, con destinazione finale la Siria;
Al Molky Maged Youssef rischia di essere oggetto di persecuzioni dalle autorità siriane, Paese del quale non possiede allo stato la nazionalità, e che, pertanto, rischia di essere rinviato verso altri stati senza alcuna garanzia per la propria incolumità, poiché è nota l'inimicizia delle autorità israeliane ed americane che hanno ventilato un eventuale richiesta di estradizione;
proprio in riferimento alla vicenda per la quale il palestinese è stato condannato in Italia, oggi rischia in concreto un processo negli U.S.A., con accertato riconoscimento della pena capitale;
la Costituzione italiana sancisce, agli articoli 10 e 26, il divieto di estradizione per reati politici, concetto che va esteso a tutti quei casi in cui comunque il reo rischia la pena di morte, così come espressamente stabilito dalla giurisprudenza della Corte costituzionale;
Youssef Maged Al Molky, in seguito all'espulsione in Siria, rischia effettivamente una condanna alla pena capitale;
il provvedimento preso è ad avviso dell'interrogante palesemente illegittimo perché non si è doverosamente attesa la pronuncia del giudice presso il quale Youssef Maged Al Molky ha presentato ricorso contro il decreto di espulsione, generando un potenziale conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, nello specifico tra potere giudiziario e potere esecutivo, rappresentato dal Ministro dell'interno pro tempore;
il decreto prefettizio è ad avviso dell'interrogante in potenziale contrasto con la legge nazionale per violazione della normativa relativa alla concessione dello status di rifugiato contenuta nel decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, con specifico riferimento ai seguenti articoli: articolo 7, che disciplina i casi in cui si debba garantire il diritto di rimanere nel territorio dello Stato durante l'esame della domanda, dell'articolo 20, che disciplina i casi in cui debba essere concessa l'accoglienza e dell'articolo 21 che specifica i casi di trattenimento, nonché in contrasto con le disposizioni del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 contenenti le disposizioni che regolano la disciplina dell'immigrazione e la condizione dello straniero, in particolare l'articolo 19, che elenca tassativamente i casi in cui vige il divieto di espulsione e di respingimento, nel caso in oggetto, quello dello straniero coniuge di un cittadino italiano, come evidenziato sopra, e dell'articolo 20 che prevede i casi in cui debbano essere concesse delle misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali;
il provvedimento prefettizio è sempre secondo l'interrogante ulteriormente illegittimo poiché in netto contrasto con il provvedimento dell'autorità giudiziaria penale, la Corte di assise di appello di Genova che ha confermato la sentenza di condanna emessa in primo grado con la quale si è stabilita la misura per tre anni della libertà vigilata da scontarsi sul territorio italiano -:
per quale motivo il Potere esecutivo ha illegittimamente disposto l'esecuzione d'un provvedimento amministrativo senza aver preventivamente atteso la doverosa pronuncia del potere giudiziario;

quali siano state le circostanze di diritto e di fatto che hanno determinato l'espulsione di Youssef Maged Al Molky, ponendo potenzialmente in pericolo la sua vita, anche in considerazione del dettato costituzionale e dell'interpretazione che ne ha dato la giurisprudenza della Corte costituzionale stessa;
se, e nell'eventualità positiva, quali siano state le richieste di garanzie formulate dal Governo italiano a quello siriano ed eventualmente quali garanzie siano state fornite dal Governo siriano a quello italiano al fine di scongiurare la comminazione della pena capitale a Youssef Maged Al Molky.
(5-01628)

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Ministero degli esteri, come confermato da dichiarazioni rese dal sottosegretario Mantica, si appresterebbe a sopprimere alcune sedi consolari italiane all'estero: il tutto nell'ottica delle esigenze di razionalizzazione dei servizi e di risparmio di risorse finanziarie;
ad avviso dell'interrogante tuttavia alla riduzione delle sedi consolari dovrebbe corrispondere la istituzione, la creazione di nuove sedi consolari a titolo onorario ciò allo scopo di adeguare le esigenze di risparmio con il diritto, comunque da salvaguardare, dei connazionali italiani residenti all'estero, fruitori di servizi e funzioni resi dai consolati;
ciò vale in particolare con riguardo a quella fascia di connazionali deboli (purtroppo sempre più numerosa!) che, per età o per condizioni economiche sarebbero penalizzati dalla programmata soppressione di posti consolari;
la figura e le funzioni delle strutture consolari onorarie sono regolamentate dagli articoli 45-47 e 50 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 (ordinamento del Ministero degli esteri), dalla convenzione di Vienna sulle convenzioni consolari del 24 aprile 1963 (artt. 5 e 58); oltre che dal decreto del Presidente della Repubblica n. 200 del 5 gennaio 1967 (disposizioni sulle funzioni e sui poteri consolari);
pur nella consapevolezza dei limiti normativi che incontra la figura del console onorario (in termini di funzioni) rispetto alla figura classica, tradizionale, del console di carriera la presenza territoriale di una tale struttura andrebbe sicuramente a vantaggio dei locali connazionali, che potrebbero risparmiarsi il dispendio di energie e di tempo che deriverebbe dal fatto di doversi invece recare esclusivamente presso la sede del Consolato di carriera di prima o di seconda categoria;
un Consolato onorario assolverebbe quindi a questo compito di raccordo, per quanto attiene i servizi consolari, tra le legittime esigenze della collettività italiana in loco e l'erogazione di servizi consolari con il vantaggio, per lo Stato italiano, di non doversi accollare alcun onere finanziario per il funzionamento della struttura onoraria, esclusivamente a carico della persona cui sarebbe conferito l'incarico (sia esso agente consolare; o viceconsole; o console o console generale onorario);
nel caso della Svizzera in specie va segnalata la situazione particolare riguardante la città ed il Cantone di Lucerna, luogo di residenza dell'interrogante e nella cui circoscrizione risiedono circa 20.000 italiani;
Lucerna, geograficamente, dista quasi 70 chilometri da Zurigo ed il collegamento con quest'ultima città, sede del Consolato generale d'Italia che ha giurisdizione sul Cantone di Lucerna, non è dei più agevoli costringendo molti connazionali a spostamenti a Zurigo dispendiosi in termini di tempo ed anche di costi;
a Lucerna esiste una «sede distaccata» del Consolato generale di prima categoria di Zurigo operativa soltanto mezza giornata di ogni settimana; un funzionario

consolare qui si reca per espletare le sue funzioni e ricevere i connazionali;
sulla sede distaccata del Consolato di Lucerna gravitano anche i connazionali italiani residenti in Cantoni limitrofi, quali quello di Uri, Niedwald ed Oberwald: la popolazione italiana di questi Cantoni si riversa su Lucerna (per ragioni di praticità ed anche di distanze) e, solo se necessario, si recano a Zurigo;
il limitato tempo che oggi viene dedicato al funzionamento della sede distaccata di Lucerna del Consolato non è in alcuna relazione con le continue, giornaliere esigenze della popolazione italiana residente nel Cantone che, legittimamente, vorrebbero servizi consolari più frequenti e, quindi, più efficienti;
non va inoltre sottovalutato il fatto che il funzionamento, anche oggi, della sede consolare distaccata di Lucerna non provoca allo Stato italiano alcun onere a titolo di locazione degli immobili: la sede distaccata consolare infatti è ubicata all'interno della Casa d'Italia, palazzo importante di proprietà pubblica;
con l'istituzione pertanto di una sede consolare onoraria a Lucerna, operativa tutti i giorni della settimana, il connazionale avrebbe a disposizione una struttura istituzionale al proprio servizio senza costi ed oneri per la Repubblica italiana -:
se, nell'ambito della programmata razionalizzazione e riduzione delle sedi consolari italiane all'estero, per il Cantone di Lucerna e per quella moltitudine di italiani ivi residenti, si intenda procedere all'istituzione di una sede consolare onoraria che renderebbe sicuramente meno difficili i contatti tra struttura consolare e comunità italiana su quel territorio.
(4-03599)

TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2009

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'Eni ha annunciato la sospensione dell'attività del petrolchimico di Porto Torres e non sembra ritenere urgente la presentazione di un piano industriale in grado di affrontare le crisi che toccano tutti i siti della chimica italiana: da Porto Marghera ad Assemini, da Mantova a Priolo, da Brindisi a Ferrara, da Ravenna a Gela;
Eni spa nel 2008 a fronte di un utile ante-tasse di circa 7 miliardi di euro, versa all'erario italiano poco più di 300 milioni di imposte nette, con un'incidenza fiscale inferiore al 5 per cento, mentre crescono le imposte versate all'estero probabilmente per sfruttare quei regimi fiscali più favorevoli -:
se reputino accettabile e coerente con la natura di principale società partecipata dallo Stato Italiano il comportamento della ENI SpA e quali iniziative intendano intraprendere per bloccare la rottamazione della chimica italiana e spingere la società a forti investimenti nelle aree di crisi, attivando gli accordi di programma e sollecitando l'Eni a predisporre urgentemente adeguati piani industriali per frenare il declino del settore.
(2-00428)
«Vico, Lulli, Sereni, Fadda, Calvisi, Pes, Melis, Marrocu, Arturo Mario Luigi Parisi, Schirru, Marco Carra, Bratti, Albonetti, Murer».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
l'evasione fiscale è un comportamento illecito finalizzato ad occultare volontariamente,

in tutto o in parte, la base imponibile di un tributo e si realizza tipicamente attraverso la sottodichiarazione dei ricavi, la sopravvalutazione dei costi oppure l'omessa dichiarazione dei redditi;
l'evasione fiscale in Italia è enorme. Essa non è solo riprovevole dal punto di vista etico e civile, è una piaga, una «pandemia» che comporta una gravissima alterazione del mercato e dell'intero sistema economico e provoca danni ingenti a tutti: alle imprese, che si trovano di fatto a competere in un mercato gravemente distorto, alle famiglie che devono fare i conti con un prelievo eccessivo e servizi scadenti e, in definitiva, allo stesso Stato, costretto ad abdicare alla sua funzione «naturale» di accorto mediatore tra gli interessi e le molteplici spinte che provengono dalla società. Fondamentale è la percezione dell'efficienza, della capacità di accertamento dell'amministrazione finanziaria e delle modalità con cui quest'ultimo viene realizzato. In poche parole; è evidente che la «tentazione» a evadere è strettamente correlata all'eventualità di subire un accertamento;
l'«arma» dei condoni, utilizzata a piene mani dal Ministro Tremonti nel biennio 2003-2004, nel quale rastrellò 30 miliardi di euro, e poi ancora il concordato, l'integrativa semplice, la sanatoria delle tasse locali, del canone RAI, delle liti fiscali pendenti senza più soglia limite, ma anche lo «scudo fiscale» del 2002 per il rientro dei capitali esportati illegalmente, che venne esteso alle società, e poi ancora il condono edilizio, sono pessime scelte di politica tributaria, che, ad avviso degli interpellanti, oltre ad essere strumenti di dubbia «moralità», non fanno altro che offrire agli evasori continue aspettative future di condoni fiscali, rendendo più appetibile l'evasione;
da notizie di stampa di questi giorni si apprende poi della possibilità di una nuova sanatoria da inserire all'interno del provvedimento anti-crisi in discussione alla Camera; si tratterebbe di un piano di Governo e maggioranza che prevede l'«esclusione di punibilità» per una serie di reati fiscali, valutari, societari e fallimentari, tra cui il falso in bilancio e la bancarotta; lo «scudo fiscale» che permetterebbe ai capitali attualmente detenuti all'estero di rientrare nel territorio italiano no farebbe altro che riportare in Italia capitali che non possono che provenire, a giudizio degli interpellanti, da evasioni fiscali, falsi in bilancio, bancarotte fraudolente, emissione di fatture false, o ancor peggio traffico di droga, traffico di armi, di organi, di sfruttamento della prostituzione e simili;
in Italia, l'evasione fiscale è pari al triplo di quella presente nei Paesi europei più abili nella lotta al «nero» e al doppio della media europea. L'Istat ha stimato che, solo per l'anno 2007, sono state evase tasse per un importo di 100 miliardi di euro, una cifra che vale più di tre manovre finanziarie, circa sette punti percentuali del prodotto interno lordo, come l'intera spesa sanitaria: in pratica, livelli di evasione incompatibili con la democrazia;
livelli così alti di evasione inducono aliquote di tassazione più elevate del necessario, creano distorsioni nella concorrenza e iniquità sociali tra chi paga e chi non paga le imposte, riducono la competitività internazionale del nostro sistema economico e rischiano di alimentare altre piaghe come l'illegalità, la corruzione e la criminalità;
in realtà, l'evasione di tasse e contributi ha segnato nel 2007 un buon arretramento rispetto all'anno precedente, quando l'importo delle somme sfuggite alle casse dello Stato aveva sfiorato quota 115 miliardi. Si tratta di un dato incoraggiante, conseguenza delle politiche anti-evasione adottate dal precedente Governo, che inverte una tendenza di tre anni consecutivi di crescita dell'economia sommersa;
la legge finanziaria 2007 aveva messo in campo un primo pacchetto di misure per contrastare l'evasione: riorganizzazione dell'anagrafe tributaria; «tracciabilità» dei compensi dei professionisti; obbligo

di trasmissione telematica dei corrispettivi; tenuta dell'elenco clienti-fornitori; anagrafe dei conti correnti bancari; lotta alle frodi IVA; contabilità semplificata e agevolata per 950.000 imprese minori, il cosiddetto «forfettone» per i contribuenti minimi con reddito inferiore a 30.000 euro; il risultato è che sono stati incassati 23 miliardi in più e nel contempo le entrate da ruoli e riscossioni coattive sono cresciute del 20 per cento;
gli stessi dati del 2008, anno in cui erano in vigore le misure introdotte dalla legge finanziaria 2007, dimostrato che l'attività di accertamento è stata positiva e ha portato nelle casse dell'erario 3,7 miliardi di euro, il 28 per cento in più rispetto al 2007;
la strada tracciata nella lotta all'evasione fiscale in questo primo anno del nuovo Governo Berlusconi ha previsto la cancellazione di alcuni adempimenti e, nel contempo, l'introduzione di nuove modalità di accertamento; ad avviso degli interpellanti, la risposta chiara del Governo Berlusconi-Tremonti all'evasione fiscale si trova quindi nel testo definitivo del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, asse portante della manovra triennale 2009-2011: eliminazione dell'elenco clienti-fornitori; eliminazione della «tracciabilità» dei compensi; eliminazione dell'anagrafe dei conti correnti bancari;
sempre a proposito di evasione fiscale, se ci si sofferma sull'Agenzia delle entrate, il cuore dell'amministrazione finanziaria, basta poco per rendersi conto che la situazione è abbastanza sconcertante: i funzionari addetti all'attività di controllo sono poco più di 14.000; i trattamenti e gli incentivi di carriera sono inadeguati, il personale è mal distribuito sul territorio, gli strumenti a disposizione sono insufficienti, la preparazione tecnica è insufficiente. La distribuzione del personale appare come l'anello più debole della catena: si registrano gravi carenze al Nord, che pure è la parte più produttiva del Paese. I dirigenti sono pochi, circa 1.000, e quasi due terzi dei posti di dirigente in organico sono vacanti, coperti in modo precario da funzionari reggenti. In queste condizioni, l'azione di deterrenza dell'evasione resta ancora un'arma in gran parte spuntata;
il meccanismo che alimenta i fondi per la remunerazione della produttività individuale e collettiva dei dipendenti delle Agenzie fiscali, dell'Agenzia del demanio, dei Monopoli dello Stato e del Dipartimento delle finanze (legge n. 350 del 2003, articolo 3, comma 165), è di fatto bloccato, in ragione delle disposizioni di cui all'articolo 67, comma 2, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito con modificazioni della legge n. 133 del 2008;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 luglio 2009, che stabilisce le modalità per la restituzione delle risorse del trattamento accessorio, già tagliate dal decreto-legge n. 112 del 2008, ai dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici, sono individuati i criteri per l'attribuzione delle somme ai singoli enti, ma non vengono quantificati né l'entità delle somme, né gli anni di riferimento, né i tempi di erogazione;
i fondi relativi all'anno 2008, destinati a retribuire i risultati raggiunti nell'anno 2007, non risultano quindi essere ancora, a tutt'oggi, nella disponibilità dei soggetti titolati a porre in essere accordi contrattuali, per l'individuazione sia dei percettori sia del quantum di salario incentivante 2008;
i processi riformistici legati al decreto legislativo n. 300 del 1999, cosiddetta riforma Bassanini, hanno prodotto profonde trasformazioni nell'Amministrazione finanziaria, mediante la creazione delle Agenzie fiscali (Entrate, Dogane e Territorio), dell'Ente pubblico economico Agenzia del demanio (trasformatasi in seguito alle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 173 del 2003), ed ai Monopoli di Stato (in corso di trasformazione in Agenzia fiscale - Ente pubblico non economico);

il sistema agenziale di cui sopra, opera in termini qualificati secondo un moderno schema Principal-Agent, supportato da un rapporto convenzionale triennale (per l'Agenzia del demanio un contratto di servizio) a cui risulta allegato, per ogni struttura operativa, un qualificato piano aziendale annuale indicante obiettivi e modalità di raggiungimento degli stessi; il «sistema fisco» ricomprende altre importanti e qualificate strutture di supporto come la società «Equitalia spa» che si occupa di riscossione, la «Sogei spa», che in convenzione si occupa del supporto e sviluppo informatico di tutto l'apparato dell'ex Amministrazione finanziaria, eil Dipartimento delle finanze che ha il delicato ruolo di «governance» del sistema medesimo;
tale carattere di eterogeneità è anche il frutto di un tessuto normativo che richiederebbe opportuni interventi aventi l'obiettivo sia di rafforzare la governance del sistema sia di rafforzare l'autonomia gestionale delle singole strutture rispetto all'indirizzo politico;
in questi mesi sono state effettuate sia in Commissione finanze della Camera dei deputati sia in Commissione finanze e Tesoro del Senato della Repubblica diverse audizioni aventi anche lo scopo di indagare l'efficienza, l'economicità e l'efficacia delle diverse strutture;
sarebbe opportuno rivedere l'organizzazione del Comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate, che attualmente è composto per metà da membri esterni e per metà da dirigenti interni, non garantendo affatto una forte azione di controllo e di indirizzo operativo, nonché la procedura degli atti da esso approvati; le delibere del Comitato sono infatti sottoposte al silenzio-rifiuto ovvero devono avere il preventivo nulla osta del Ministro competente -:
quali siano le misure e le iniziative del Governo per far fronte al problema dell'evasione fiscale, e se si ritenga di continuare ad utilizzare gli strumenti delle sanatorie e degli scudi fiscali, che, ad avviso degli interpellanti, oltre ad essere mezzi eticamente e socialmente discutibili, non fanno altro che peggiorare la situazione, causando aspettative di impunità e minando il consenso alla base della tassazione;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine al ripristino delle somme mancanti nell'anno 2008 ai dipendenti dell'Amministrazioni finanziaria, e se intenda individuare un sostitutivo meccanismo normativo che sia in grado di correlare direttamente le maggiori risorse erariali introitate rispetto ad una specifica e qualificata complessiva prestazione lavorativa dei dipendenti dell'Amministrazione finanziaria, legata al raggiungimento di precisi risultati sia con riferimento agli obiettivi dei singoli piani aziendali sia ai più generali obiettivi di carattere fiscale;
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'esigenza di offrire coerenza ed omogeneità all'intera macchina del fisco, al fine di rafforzare l'autonomia gestionale delle strutture rispetto all'indirizzo politico e valorizzare le specificità professionali degli operatori.
(2-00429)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

Interrogazione a risposta immediata:

PISICCHIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema della riscossione delle imposte locali, tributi che complessivamente si aggirano intorno ai 20 miliardi di euro annui, poggia in misura preponderante sulla società a capitale pubblico Equitalia, alle cui competenze sono affidati 4637 comuni, con una popolazione complessiva di 30 milioni di cittadini;
tale società, che è stata più volte al centro di controverse vicende, chiamata in causa dalle associazioni dei consumatori per gli innumerevoli episodi legati alle cosiddette «cartelle pazze», vale a dire cartelle esattoriali emanate per crediti

inesistenti e procedure di pignoramento illegittime, esprime la sua attività d'istituto in una condizione alquanto paradossale;
la società pubblica, infatti, da un lato fa registrare, rispetto all'immenso ammontare dei crediti non esatti, circa 200 miliardi di euro nel periodo 2000/2007, una percentuale di recupero delle imposte pari soltanto al 4 per cento del valore dell'evaso, dall'altro continua ad esercitare la sua missione di recupero crediti facendo registrare gravi e non infrequenti episodi di negligenza;
gli errori di Equitalia, che si traducono, ad avviso dell'interrogante, in vere e proprie vessazioni di gabellieri medievali nei confronti dei cittadini-consumatori, hanno anche recentemente interessato la Corte dei conti, che, con sentenza n. 28 del 2009, ha condannato la società al pagamento di 1.465.384 euro con rivalutazione ed interessi, a motivo di interventi di esazione non dovuti;
le stime dei contribuenti parlano di 9,8 miliardi di euro (per quasi cinquanta milioni di cartelle esattoriali illegittime) non dovuti pagati in dieci anni da cittadini ignari o disposti ad accettare una vessazione pecuniaria di entità limitata, pur di non imbarcarsi in un'odissea giudiziaria per veder riconosciuto il diritto a non pagare nuovamente la multa già pagata, in molti casi accettando consapevolmente la vessazione per evitare il pignoramento del veicolo -:
quali tempestivi e risolutivi interventi, compresa una procedura formale di verifica, il Ministro interrogato intenda adottare per far cessare una situazione che all'interrogante appare di inaccettabile vessazione nei confronti dei cittadini da parte di una società pubblica, la cui missione, invece, sarebbe quella di recuperare le risorse ingenti sottratte all'erario e, quindi, tali da ridurre drasticamente il nostro debito pubblico.
(3-00600)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

CONTE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta che alcuni comuni stiano inviando atti di accertamento nei confronti di soggetti esercenti sale cinematografiche, richiedendo il versamento dell'imposta comunale sulla pubblicità anche per le pubblicità effettuate nell'ambito di proiezioni cinematografiche svolte all'interno dei cinema, fondando la propria pretesa impositiva sul dettato del comma 4 dell'articolo 14, del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, il quale assoggetta all'imposta la pubblicità realizzata in luoghi pubblici o aperti al pubblico anche attraverso proiezioni luminose o cinematografiche;
tale interpretazione della normativa che disciplina l'imposta comunale sulla pubblicità, contenuta nel Capo I del decreto legislativo n. 507 dei 1993, non tiene tuttavia conto del dettato dell'articolo 1 del predetto decreto legislativo n. 507, il quale, nel definire l'ambito di applicazione dell'imposta, stabilisce che essa si applichi alla sola pubblicità esterna;
pertanto, il mero richiamo al dettato del comma 4 dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 507 del 1993 non può giustificare l'estensione del tributo anche alle pubblicità contenute nelle proiezioni cinematografiche realizzate all'interno dei cinema, in quanto tali proiezioni, sebbene effettuate in luoghi aperti al pubblico, non hanno il carattere esterno richiesto dal già citato articolo 1 del decreto legislativo;
la predetta estensione dell'ambito di applicazione del predetto tributo risulta dunque assolutamente contraria al chiaro ed incontrovertibile dettato normativo;
inoltre, la predetta interpretazione si pone in evidente contrasto con la ratio dell'intera disciplina dell'imposta sulla pubblicità, la quale si riferisce a quelle

attività che abbiano esclusivo o precipuo carattere pubblicitario e non anche alle attività, quali la proiezione di opere cinematografiche, in cui gli eventuali messaggi pubblicitari hanno natura del tutto marginale ed accessoria;
al di là degli argomenti testuali, occorre inoltre evidenziare come l'applicazione dell'imposta alle pubblicità cinematografiche effettuate nei cinema determinerebbe una evidente ed ingiustificata discriminazione rispetto alle pubblicità effettuate in locali aperti al pubblico mediante altri mezzi di comunicazione visiva, quali, ad esempio, la televisione;
deve altresì rilevarsi come tale deteriore trattamento fiscale rischierebbe di pregiudicare ulteriormente gli equilibri economici di un settore, quello cinematografico, che sta attraversando una delicata congiuntura economica, comportando un'ulteriore riduzione degli investimenti pubblicitari nel settore, che hanno già conosciuto un forte ridimensionamento nel corso degli ultimi anni -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di chiarire che l'imposta sulla pubblicità non si applica alle pubblicità contenute nell'ambito di proiezioni cinematografiche, così da eliminare ogni dubbio in materia ed escludere applicazioni distorte e differenziate della disciplina sulla predetta imposta, che determinerebbero una ingiustificata disparità di trattamento in danno del settore cinematografico.
(5-01629)

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-01174 del 29 settembre 2008, l'interrogante, nel denunziare i risvolti giudiziari che hanno portato alla condanna in primo grado dell'imprenditore Raffaele Vrenna di Crotone (per il quale è in corso il processo d'appello a Catanzaro), ha posto una richiesta specifica sulla di lui moglie Comito Patrizia, impiegata presso la Procura della Repubblica di Crotone;
la richiesta è stata ribadita dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-02861 del 23 aprile 2009, a tutt'oggi privo di risposta;
l'imprenditore Vrenna, al momento della condanna di primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, era comproprietario con il fratello Giovanni della società «Sovreco S.p.A.», con partecipazione diretta al capitale sociale di ben 6 società miste sparse in tutta la Calabria e con qualche legame anche in Campania, tutto nel settore di gestione dei rifiuti;
dopo la condanna in primo grado riportata nel processo «Puma», Raffaele Vrenna ha ceduto tutte le quote di partecipazione nelle varie società ai suoi familiari, tra i quali la moglie Comito Patrizia;
i familiari avrebbero creato una nuova società che solo nei giorni scorsi e dopo svariati ricorsi sarebbe riuscita ad ottenere dal Consiglio di Stato la certificazione antimafia;
in questi ultimi giorni sono state pubblicate sul Quotidiano della Calabria le deposizioni di tre collaboratori di giustizia, nelle quali vengono rivolte pesanti accuse a Raffaele Vrenna;
il collaboratore Luigi Bonaventura, tra le varie risposte al pubblico ministero, afferma: «...lui (Raffaele Vrenna) diceva che aveva persone nei palazzi potenti, amici nei palazzi potenti, e vantava questo... poi da altre voci si parlava del suo... del suo modo di trarre informazioni tramite la moglie che si occupava in reparti del Tribunale...» Ed ancora: «...si diceva chiaramente che la moglie era un componente con la quale Raffaele Vrenna riusciva

a mediare con qualcuno per avere le dovute informazioni, questa era una cosa abbastanza assodata!...»;
la moglie, Comito Patrizia, ha svolto per molti anni il ruolo di segretaria dell'ex Procuratore Capo di Crotone, Franco Tricoli, il quale nell'agosto 2008, subito dopo la richiesta di collocamento in pensione, come si evince da notizie di stampa, avrebbe assunto l'incarico di presidente del trust che il gruppo Vrenna avrebbe inteso realizzare per sottrarsi alle conseguenze insite nella condanna a quattro anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa di Raffaele Vrenna;
a tutt'oggi la signora Comito Patrizia continua a ricoprire incarichi importanti presso la Procura della Repubblica di Crotone, attendendo alle misure di prevenzione e al protocollo informatico -:
se non ritenga di dover assumere con la massima urgenza ogni iniziativa di competenza perché si avvi la procedura di trasferimento dalla Procura di Crotone, per incompatibilità ambientale, della signora Comito Patrizia, moglie di Raffaele Vrenna ed azionista delle società delle quali il marito era proprietario prima della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
(4-03593)

CASSINELLI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 8 luglio 2009, è evaso dal carcere di Imperia Faical Ben Farah Trabelsi, condannato a 30 anni per traffico internazionale di droga, che avrebbe dovuto scontare la pena fino al 2025;
dall'agosto del 2006 ad oggi, si tratta della quarta evasione dalla casa circondariale imperiese;
la circostanza appare ancor più grave se si pensa che Farah Trabelsi ha utilizzato per la propria evasione una finestra tramite cui in passato un altro detenuto era riuscito ad abbandonare la struttura carceraria;
giovedì 9 luglio 2009, nel medesimo penitenziario di Imperia, un altro detenuto, di nazionalità tunisina, ha tentato il suicidio, impiccandosi, e non ha perso la vita solo grazie al pronto intervento degli agenti di turno che si sono resi conto dell'accaduto e lo hanno rianimato;
questi avvenimenti sono causati dall'assoluta carenza di personale della Polizia penitenziaria che, nonostante l'alta professionalità degli agenti e l'impegno da loro profuso, ha un organico sottodimensionato (composto da 50 unità) se si pensa al numero di detenuti che scontano la propria pena ad Imperia (attualmente 125, a fronte di una capienza di 78) -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché presso la casa circondariale di Imperia cessi il verificarsi di evasioni che mettono a repentaglio la sicurezza dello Stato, affinché le strutture carcerarie italiane siano dotate di adeguate risorse umane e affinché siano realizzate, anche con il contributo di privati, nuove carceri in grado di contenere in sicurezza tutti i detenuti.
(4-03594)

PIONATI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel periodo 2005-2008 la direttrice del Carcere di Avellino non avrebbe predisposto e non ha avrebbe formato le graduatorie per la nomina del personale medico SIAS, da predisporsi e pubblicarsi entro il 30 settembre di ogni anno, al fine di poter attingere dalle predette graduatorie il personale medico che deve prestare servizio di guardia medica, da rendersi presso quell'Istituto Penitenziario;
così agendo non avrebbe ottemperato a quanto disposto dalla circolare del Ministero di grazia e giustizia - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Segreteria Generale - n. 3804 - 5058 diramata con nota prot. 130697/1 - 21-B recante la data del 25 novembre 1995;
se sono state formalizzate le predette graduatorie esse non sarebbero state definite

avvalendosi della collaborazione del dirigente o coordinatore sanitario nella persona del medico incaricato, che per quell'anno era in servizio presso la predetta struttura;
così agendo non avrebbe ottemperato a quanto disposto dalla circolare del Ministero di grazia e giustizia - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Segreteria Generale - n. 3804 - 5058 diramata con nota prot. 130697/1 - 21-B recante la data del 25 novembre 1995;
nella formazione delle citate graduatorie, la Direttrice del carcere di Avellino si è servita della collaborazione del medico incaricato, che svolge le funzioni di coordinatore sanitario pro-tempore, perché per gli anni 2005 e 2007 non lo avrebbe fatto con la collaborazione del coordinatore sanitario per quegli anni;
essendosi servita della collaborazione del coordinatore sanitario per quegli anni, in calce alle graduatorie non risulterebbe apposta la firma dello stesso;
per la nomina del personale SIAS (medici di guardia) è necessario attingere alle graduatorie in atto, la cui formazione deve essere definita entro il trenta settembre di ciascun anno, in forza di quanto è stato disposto con la richiamata circolare;
con decorrenza dal primo settembre duemilasei (2006) avrebbe il servizio SIAS (cioè di medico di guardia) un medico, che era stato iscritto all'ordine dei medici di Avellino in data 30 agosto 2006 e cioè due giorni prima della data di inizio dell'inizio del suo servizio;
non esistendo la graduatoria per la nomina dei medici SIAS, doveva servire per l'anno 2006 la graduatoria che era stata formata entro il 30 settembre 2005;
il citato medico, per quanto disposto nella richiamata circolare ministeriale, non avrebbe potuto essere chiamato in servizio, per il fatto di non essere compreso nella eventuale graduatoria esistente;
in riferimento a quanto precedentemente detto se esistesse una graduatoria, questa nomina sarebbe stata disposta contrariamente ad ogni ordine di precedenza dei medici compresi nella predetta graduatoria;
nel caso in cui non sia stata formata la graduatoria, come disposto dalla predetta circolare, dovrebbe essere accertata la ragione di tale omissione;
il predetto medico presta attualmente servizio presso quell'istituto di pena, a seguito dell'anomala procedura innanzi rappresentata e che gli ha consentito il conferimento del suo incarico;
in forza della procedura innanzi menzionata, il predetto professionista, avrebbe ottenuto la possibilità di essere inserito tra il personale SIAS (medici di guardia) trasferito alla competenze delle ASL di Avellino e di Vallo della Lucania, in forza del decreto dirigenziale della ASL di Avellino del 30 settembre 2008 e della delibera del Direttore Generale della ASL Vallo di Lucania n. 1332 del 13 novembre 2008 -:
se dagli atti depositati risulti che i fatti sopra descritti corrispondono a realtà e quali iniziative intenda porre in essere il Ministro della Giustizia al fine di rimuovere le eventuali incompatibilità ambientali determinatesi a seguito di questi fatti che ad avviso dell'interrogante ledono l'immagine di un organo periferico del Ministero.
(4-03597)

TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:

VALDUCCI, BALDELLI, TESTONI, LANDOLFI, ANTONINO FOTI, TRAVERSA e TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Cipe, con delibera adottata nella seduta del 26 giugno 2009, ha definito il

piano delle opere prioritarie 2009, finanziato anche dal fondo infrastrutture per un importo di 7.596 milioni di euro, e ha proceduto all'approvazione di alcune delibere di assegnazione dei fondi;
è imminente la presentazione del documento di programmazione economico-finanziaria e dell'allegato relativo alle infrastrutture strategiche;
la politica di realizzazione delle infrastrutture rappresenta un elemento essenziale, sia per favorire nel breve termine la ripresa dell'economia nazionale, sia per porre le condizioni, nel medio e lungo termine, di un incremento delle potenzialità di crescita del Paese -:
quali siano le opere cantierabili entro il 31 dicembre 2009, a quanto ammontino i finanziamenti che saranno destinati a ciascuna di esse e quali siano i tempi presumibili per la loro realizzazione.
(3-00596)

OCCHIUTO, VIETTI, COMPAGNON, DRAGO, CICCANTI, VOLONTÈ, NARO, GALLETTI, LIBÈ e RUVOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ammonterebbero a oltre tre miliardi e mezzo i costi del salvataggio della ex compagnia di bandiera Alitalia, cui andrebbero aggiunti quelli riguardanti la cassa integrazione e le conseguenze di un monopolio che, di fatto, permane;
parlando a margine dell'assembla annuale della Consob a Milano, l'amministratore delegato di Alitalia, Roberto Colaninno, a chi gli chiedeva se ci sarà una fusione tra la sua compagnia e Air One ha affermato che «è troppo presto per dirlo», anche se il settimanale L'Espresso della scorsa settimana cita un comunicato dell'amministratore delegato della Cai, Sabelli, in cui viene dato l'addio definitivo al progetto di fusione con una mail ai manager;
nella citata mail Sabelli scrive che: «È stato definito l'assetto strutturale con cinque operatori aerei a presidio dei rispettivi asset e segmenti di attività: Alitalia focalizzata sul mercato intercontinentale e sul mercato di breve/medio raggio; Air One orientata a integrare l'operatività sul mercato breve/medio raggio; Cai 2 (Volare) volta ad integrare l'attività di Alitalia ed Air One; Cai 1 (Alitalia express) e City liner dedicate ad attività di tipo regionale. Le flotte ed i rispettivi equipaggi verranno progressivamente allineati a questo assetto in un arco temporale di 4-5 mesi»;
intanto, crescono i disagi segnalati dagli utenti, con voli cancellati per guasti o per altri ingiustificati motivi, equipaggi in cronico ritardo, bagagli perduti o lasciati in partenza perché non imbarcabili su aerei troppo piccoli, servizi scadenti, magazzini senza scorte e riparazioni rinviate;
l'elenco dei casi di inefficienze segnalati da L'Espresso sono numerosi: si va dal portello in alluminio del pannello carburante da fissare con nastro adesivo ad ogni rifornimento, ai monitor guasti per vedere i film anche in prima classe, dai servizi igienici inutilizzabili anche su lunghe tratte, ai compattatori dei rifiuti fuori uso, dai refrigeratori per i pasti in panne alle telecamere di sorveglianza antiterrorismo fuori uso, così come le apparecchiature ausiliarie per fornire energia;
si parla anche di certificati di aeronavigabilità scaduti che dovrebbero tenere a terra gli aerei per la revisione, mentre con i vecchi manuali Alitalia anche una toilette guasta avrebbe impedito il decollo e costretto alla sostituzione dell'aereo;
le manutenzioni degli aerei, secondo il settimanale, sono fatte in Turchia, Israele e Singapore, mentre quasi duemila tecnici italiani, tra società primarie ed indotto, rischiano di perdere il lavoro causando l'azzeramento delle manutenzioni in Italia: come chiedeva Air France, la cui offerta fu poi fatta naufragare dal Governo;
la pubblicazione delle statistiche relative a puntualità, cancellazione dei voli

e smarrimento dei bagagli da parte dell'Associazione delle compagnie aeree europee (Aea), per quanto riguarda il periodo novembre 2008 - marzo 2009, conferma quanto evidenziato dall'articolo citato;
tutto questo non poteva non avere delle conseguenze: ed infatti, secondo il Corriere economia di lunedì 15 giugno 2009, Alitalia avrebbe avuto nei primi cinque mesi del 2009 una perdita secca di 2,7 milioni di passeggeri, nonostante il monopolio esistente sulla rotta Milano-Roma, quella che raccoglie più passeggeri in Europa;
dal momento che le tariffe praticate dalla compagnia sono superiori a quelle delle compagnie low cost, sempre secondo il Corriere economia, Alitalia penserebbe ad una nuova politica di prezzi, ma, data la struttura dei suoi costi e la sua organizzazione logistica, difficilmente potrebbe ottenere ricavi se solo provasse a vendere i biglietti allo stesso prezzo delle vere compagnie low cost;
se il «piano Fenice» prevedeva di trasportare 28 milioni di passeggeri nel 2009 (giunti quasi a metà 2009 non si è arrivati neanche a un terzo) per contenere le perdite a 200 milioni di euro (preventivando prezzi dei biglietti più alti di quelli attuali, così come quelli del carburante), ci si chiede quali saranno le conseguenze per gli utenti di questo squilibrio finanziario sempre più accentuato;
la nuova compagnia nei proclami del Governo doveva essere lo strumento per incentivare la ripresa nel settore del turismo, ma la strategia della ricerca di una posizione di rendita sul mercato domestico è fallita, in quanto i passeggeri hanno «tradito» le attese, un po' per la crisi economica, un po' perché hanno trovato più conveniente viaggiare con la Freccia rossa di Trenitalia o con compagnie low cost;
sembrerebbe che la decisione di salvare Alitalia non abbia più sostenitori, stando alle dichiarazioni di esponenti della maggioranza di Governo che hanno persino invitato le centinaia di viaggiatori, costretti nelle ultime settimane a fare i conti con voli cancellati e consistenti ritardi per voli in partenza dall'aeroporto di Torino Caselle, a fare causa all'Alitalia, dimenticando di aver avallato politicamente tale scelta;
l'ingente esborso di denaro pubblico avrebbe potuto avere una destinazione più proficua (ad esempio, il quoziente familiare), senza contare la perdurante chiusura del mercato del servizio di trasporto aereo e i disservizi recati alla clientela, che si sta orientando verso altre compagnie che forniscono migliori servizi a costi inferiori, non curandosi della difesa dell'italianità -:
che cosa il Governo intenda fare per garantire ai passeggeri italiani la possibilità di volare con puntualità a costi ragionevoli e con servizi in linea con gli standard delle altre compagnie europee.
(3-00597)

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INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI,

PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 4 luglio 2009, in coincidenza con la festa nazionale degli Stati Uniti ed in vista del vertice del G8 che avrebbe avuto luogo nella settimana successiva, è stata indetta a Vicenza una manifestazione per protestare contro i lavori di ampliamento del locale aeroporto Dal Molin, parte di un progetto di potenziamento della presenza militare americana nella città di Vicenza;
per la prima volta, dal comando statunitense, al fine di scongiurare i pericoli derivanti dalla presenza di eventuali facinorosi, è stata negata alla cittadinanza la possibilità di visitare la base americana Ederle, solitamente aperta in occasione della festa nazionale statunitense;
durante la suddetta manifestazione, alla quale hanno preso parte anche persone a volto coperto, alcune delle quali con caschi, si sono registrati momenti di forte tensione e scontri, con lanci di sassi e fumogeni da parte dei manifestanti contro la polizia;
la manifestazione è soltanto l'ultima di una serie che ha interessato la città di Vicenza negli ultimi anni, generando un significativo allarme sociale per le possibili conseguenze sull'ordine pubblico;
l'amministrazione comunale di Vicenza ha spesso assunto, ad avviso degli interroganti, un atteggiamento ambiguo verso queste manifestazioni (a cui talora hanno partecipato esponenti della stessa amministrazione comunale), a dispetto dei rischi e dei disagi che esse inevitabilmente comportano, e tuttora continua a fare pressioni, in sintonia con i comitati «No Dal Molin», affinché l'ampliamento della base statunitense non avvenga, nonostante che i lavori siano già iniziati -:
quali siano le informazioni di cui disponga il Governo in merito ai fatti citati nella premessa a riguardo della manifestazione svoltasi a Vicenza il 4 luglio 2009, nonché quali misure intenda adottare per prevenire in futuro il ripetersi di incidenti, anche alla luce del fatto che parte delle forze di polizia presenti nella provincia di Vicenza sono destinate al controllo del presidio permanente Dal Molin (organizzato contro l'ampliamento della base statunitense) e, quindi, sottratte alle loro normali funzioni di garanzia dell'ordine pubblico.
(3-00601)

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la sentenza della VI sezione della Corte di Giustizia europea del 19 marzo 2002, nella causa C224/anno 2000, ha condannato la Repubblica Italiana per violazione degli obblighi di cui all'articolo 6) del trattato CE (divenuto, in seguito a modifiche, articolo 12 CE);
la Corte, in quella causa, condanna la Repubblica italiana «che mantiene in vigore l'articolo 207 del Codice della Strada applicando in tal modo un trattamento differenziato e non proporzionato per i trasgressori del Codice della Strada esclusivamente a fronte del luogo di immatricolazione del veicolo»;
la Corte mette in evidenza che l'articolo 207 del Codice della strada italiano (mantenuto in vigore nonostante le recentissime modifiche legislative) «introduce una disparità di trattamento a scapito dei trasgressori in possesso di un veicolo immatricolato in un altro Stato membro»; l'interrogante ricorda, preliminarmente, che l'articolo 6 del Trattato è espressione specifica del principio generale di uguaglianza di tutti i cittadini comunitari e vieta quindi ogni discriminazione tra di loro;
le norme relative alla parità di trattamento fra cittadini di uno Stato membro con i cittadini di altri Stati membri vietano non soltanto le discriminazioni palesi in base alla cittadinanza, ma anche qualsiasi

discriminazione dissimulata che, basandosi su altri criteri di distinzioni, pervenga di fatto al medesimo risultato discriminatorio;
l'articolo 207 del citato Codice riserva ai trasgressori (alla guida di un veicolo) un trattamento differenziato in funzione del luogo di immatricolazione della autovettura: in particolare, in caso di violazione commessa con un veicolo immatricolato in Italia, il conducente ha tempo 60 giorni per il pagamento della multa o per ricorrere al prefetto, se invece l'infrazione al Codice della Strada viene commessa in Italia da una vettura con targa straniera, il trasgressore, in questo caso, deve versare immediatamente l'importo della multa, oppure - se intende contestare l'infrazione - deve versare una cauzione pari al doppio del minimo edittale, altrimenti gli viene ritirata subito la patente oppure gli viene bloccato subito l'automezzo (fermo amministrativo del veicolo);
è quindi evidente come l'articolo 207 del Codice introduca una disparità di trattamento a scapito dei trasgressori in possesso di un veicolo immatricolato in un altro Stato membro: tale disparità di trattamento comporta, di fatto, il medesimo risultato di una discriminazione basata sulla cittadinanza;
la Corte dunque censura e condanna il comportamento della Repubblica italiana che mantiene in vigore quella normativa nella parte in cui differenzia le sanzioni in base alla targa del veicolo;
il Governo italiano, nella causa citata, sostanzialmente ha riconosciuto il carattere discriminatorio della norma, anche se si è giustificato con il fatto che andare a recuperare all'estero le somme a titolo di multa, è molto difficile e quindi si rende necessaria tale previsione di legge;
a parere dell'interrogante queste giustificazioni - peraltro datate nel tempo, risalenti a ben 8 anni addietro - non sono oggi più di attualità sol che si pensi alla molteplicità degli accordi (a livello comunitario come anche con Paesi non aderenti alla Comunità) per l'assistenza, in campo amministrativo, per il recupero delle multe eventualmente non versate;
dispiace constatare che il Governo italiano nel 1998 non abbia ottemperato all'invito della Commissione europea di adottare, entro mesi 2 dalla notifica, le misure necessarie per conformare l'articolo 207 del Codice della strada al principio comunitario dell'articolo 6) del Trattato: se ciò fosse avvenuto si sarebbe evitata la causa e la condanna ricordata in questa interrogazione;
è necessario che il Governo recepisca nell'ordinamento giuridico italiano il principio giudiziale della Corte di Giustizia europea: con conseguente modifica dell'articolo 207 del codice della strada nella parte in cui prevede soluzioni differenziate e discriminatorie di sanzioni per veicoli con targa straniera che circolano in Italia rispetto a veicoli con targa nazionale;
l'interrogante è stato destinatario, da mesi, di rimostranze di parecchi connazionali residenti all'estero come anche da parte di cittadini di altri Paesi comunitari e non, bersaglio, tutti di sanzioni del genere, che sostanzialmente qualificano discriminatorie-:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda adottare affinché l'articolo 207 del consiglio di Stato venga modificato in conformità alla pronuncia della VI sezione della Corte di Giustizia europea cosa che si rileverebbe, tra l'altro, un giusto e dovuto riconoscimento anche per quei milioni di cittadini italiani emigrati all'estero che, con periodicità, rientrano in Patria e che oggi purtroppo sono penalizzati rispetto ai connazionali che guidano una vettura a targa italiana.
(4-03600)

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2009

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si ripropone con rinnovata drammaticità la questione dei compensi da erogare ai presidenti e ai commissari delle commissioni giudicatrici degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore;
lo stanziamento previsto per tali compensi è stato stabilito in 183 milioni di euro dalla legge 11 gennaio n. 2007 n. 1 che ha rinviato alla contrattazione collettiva nazionale la competenza per la definizione dei relativi adeguamenti finanziari;
tramite un monitoraggio, realizzato nel mese di luglio, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dovrebbe provvedere al saldo della spesa prevista di 183 milioni;
per quanto riguarda l'adeguamento dei compensi previsti nella tabella allegata al Decreto interministeriale 24 maggio 2007 il primo incontro tra sindacati scuola e Aran, così come previsto dall'articolo 90, comma 7 del contratto vigente, si è concluso con un nulla di fatto in quanto l'Aran ha semplicemente informato i sindacati sia sull'entità delle risorse sia sul numero del personale già impegnato lo scorso anno e del totale delle classi coinvolte negli esami di Stato. Inoltre, secondo le stime del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca risulterebbe che il finanziamento di 183 milioni di euro sarebbe appena sufficiente a coprire gli esami di stato dello scorso anno scolastico;
da queste informazioni preliminari emerge con molta chiarezza che i finanziamenti a disposizione non consentono neanche l'adeguamento dei compensi al dato dell'inflazione -:
quali garanzie il Ministro interrogato sia in grado di fornire sia in ordine alla copertura dell'intero fabbisogno sia per il reperimento di risorse aggiuntive per consentire alla trattativa avviata in sede di ARAN di definire le nuove misure dei compensi fermi ormai a quelli definiti nel 2007.
(5-01626)

SIRAGUSA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'anno accademico 1991/92 veniva istituita, con decreto rettorale dell'Università di Palermo, la Scuola diretta a fini speciali per operatori tecnico scientifici per i beni culturali ed ambientali-settore archeologico, la cui durata triennale riconosceva competenze specifiche in tre aree di formazione: a) area delle metodologie e delle tecniche di scavo; b) area dell'archeologia classica, post-classica e medievale; c) area del restauro;
si trattava di corsi universitari ufficiali, come recitava l'articolo 7 del bando di concorso a numero limitato (articolo 5), istituiti dalla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Palermo (articolo 1), a cui si accedeva per il tramite di un pubblico concorso (articolo 8);
l'entità delle tasse era equivalente a quella pagata da tutti gli studenti universitari;
la frequenza ai corsi era obbligatoria e la durata degli studi era fissata in anni tre;
all'epoca, questi corsi di studio venivano ufficiosamente intesi quali «lauree brevi», inseriti al I livello della classe degli studi universitari (6° livello EQF), riconoscendo loro una valenza tecnica specializzante alla stregua dei «baccalaureati» di tipo anglosassone;
a seguito della riforma degli ordinamenti didattici universitari (legge 19 novembre 1990, n. 341), codeste scuole furono soppresse e commutate in corsi di diploma universitario che, a loro volta, il decreto ministeriale n. 509 del 3 novembre 1999 sostituiva con le «lauree triennali», il cui fine risultava essere identico a quello che il legislatore delle «scuole a fini speciali», in seguito «diplomi universitari», si era prefisso ab origine;
quest'ultima riforma (di cui al decreto ministeriale n. 509), nel tentativo di europeizzare i nuovi titoli accademici italiani, ha messo in discussione il valore degli studi di I livello del cosiddetto «vecchio ordinamento» aprendo la strada ad ingiuste distinzioni;
la nuova legge, infatti, non ha previsto l'equiparazione/equipollenza dei vecchi titoli anzidetti con la corrispondente laurea di I livello, ma si è comunque preoccupata, giustamente, di dichiarare equipollenti e lauree quadriennali a quella nuova di durata quinquennale;
la riforma di cui al decreto ministeriale n. 509 prevede per gli studenti già diplomati alle scuole universitarie, o per i «diplomati universitari» (si fa presente, tra l'altro, che neanche queste due categorie di diplomi furono dichiarati, a loro volta, equipollenti, eccetto che per quella riportata alla legge 14 gennaio 1999, n. 4, articolo 1, comma 20), semplicemente l'iscrizione ai corsi di laurea triennale, delegando ai Consigli di facoltà la valutazione del percorso di studio che, nella maggior parte dei casi, si fa appena corrispondere all'iscrizione al II anno della facoltà omologa;
in base a quanto sopra descritto lo studente dovrebbe sottostare ad altri due

anni di studio (comprensivi della redazione di una nuova dissertazione finale) che, sommati ai tre già frequentati, porterebbero a 5 anni il suo curriculum di studi, oggi sufficienti ad acquisire addirittura la «laurea specialistica»;
ciò non sembra equo, soprattutto perché mette in discussione la titolarità e la competenza accademica già conseguita da quanti hanno seguito un percorso (scuole a fini speciali, DU) che, nell'intendimento del legislatore, era lo stesso di quello che oggi si riconosce alle lauree triennali;
la mancanza di provvedimenti espressamente dichiarativi di equipollenza-equivalenza non impedisce che essa possa desumersi, anche implicitamente, da fonti normative indirette, sia ai fini didattici sia ai fini dell'ammissione a pubblici concorsi per l'accesso a livelli funzionali del pubblico impiego per le quali è prevista la laurea di primo livello;
si pone a tal fine all'attenzione la norma di cui al comma 10, dell'articolo 1 del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402 «Disposizioni urgenti in materia di personale sanitario», convertito, con modificazioni, dalla legge 8 gennaio 2002, n. 1, che così dispone: 10. I diplomi conseguiti in base alla normativa precedente, dagli appartenenti alle professioni sanitarie di cui alla legge 26 febbraio 1999, n. 42, e alla legge 10 agosto 2000, n. 251 e i diplomi di assistente sociale sono validi ai fini dell'accesso ai corsi di laurea specialistica, ai master ed agli altri corsi di formazione post-base di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509 attivati dalle università»;
l'articolo 22 della successiva legge 16 gennaio 2003, n. 3 recante una «Disposizione interpretativa» ha voluto precisare che: «Il comma 10 dell'articolo 1 del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 gennaio 2002, n. 1, si interpreta nel senso che i diplomi di assistente sociale validi ai fini dell'accesso ai corsi di laurea specialistica, ai master ed agli altri corsi di formazione post-base di cui al decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, sono i diplomi universitari di assistente sociale»;
con la nota del 3 febbraio 2003, prot. 245, ai Rettori delle università il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca-Dipartimento per la programmazione economica, il coordinamento e gli affari economici-SAUS Ufficio VI, ha precisato che l'espressione «diplomi universitari di assistente sociale» contenuta nel richiamato articolo 22 deve intendersi riferita esclusivamente:
ai diplomi universitari in servizio sociale (D.U-S.S.) istituiti ai sensi della legge 19 novembre 1990, n. 341;
ai diplomi di assistente sociale conseguiti presso le Scuole dirette a fini speciali universitarie di assistente sociale di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 1982;
ai diplomi di assistente sociale e di servizio sociale già rilasciati dalle Scuole universitarie di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 14 del 1987 e dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 280 del 1989 (Università di Siena, Parma, Firenze, perugina, Pisa, Roma La Sapienza e Istituto pareggiato «Maria SS. Assunta» di Roma e Cagliari);
ai diplomi di assistente sociale «convalidati» dalle università sedi di scuole dirette a fini speciali universitarie di assistente sociale e di corsi di diploma universitario in servizio sociale ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 14 del 1987;
la precisazione del Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca di cui alla nota 3 febbraio 2003 protocollo 245, è stata indirettamente confermata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 409/05 con la quale - pronunciando sul dubbio di costituzionalità della «norma interpretativa» dell'articolo 22 della legge

16 gennaio 2003, n. 3 sollevato dal TAR Calabria relativamente alla parte che escludeva ai fini dell'accesso ai corsi di laurea specialistica e agli altri corsi di formazione post-laurea i diplomi di assistente sociale rilasciati da scuole dichiarate idonee con decreto ministeriale ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 14 del 1987 e i diplomi di assistente sociale regolamentati dall'articolo 4 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 14 del 1987 integrato dal decreto ministeriale n. 340 del 1998 - la Corte ha dichiarato che la norma dell'articolo 22 «non può essere considerata irragionevole nel contesto della normativa esistente», confermando implicitamente la valenza, ai fini dell'iscrizione al corso di laurea specialistica del diploma universitario in servizio sociale (D.U.S.S.) e dei diplomi di assistente sociale «universitari» indicati nella nota ministeriale;
considerata quindi la disposizione di cui all'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509 «Regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei», secondo la quale «per essere ammessi ad un corso di laurea specialistica occorre essere in possesso della laurea...», non può non concludersi che la norma di cui all'articolo 1, comma 10, del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402 abbia comportato l'equiparazione-equivalenza del diploma universitario in servizio sociale e dei diplomi di assistente sociale «universitari» in essa considerati alla laurea di primo livello, classe 6, scienze del servizio sociale;
l'equiparazione-equivalenza qui evidenziata non appare modificata ma, anzi, rafforzata dal decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270, «Modifiche al regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei approvato con decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509», che ha sostituito la denominazione «laurea specialistica» con «laurea magistrale»;
l'articolo 6, comma 2, del decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270 stabilisce infatti: «Per essere ammessi ad un corso di laurea magistrale occorre essere in possesso della laurea o del diploma universitario di durata triennale»;

deve pertanto concludersi che la norma di cui all'articolo 1, comma 10, del decreto-legge n. 402 del 2001 abbia determinato la sostanziale equiparazione-equipollenza del diploma universitario in servizio sociale e degli altri diplomi di assistente sociale «universitari» sopra richiamati alla laurea di primo livello (classe 6-scienze del servizio sociale e, quindi, laurea classe L 39 in servizio sociale introdotta con decreto ministeriale 16 marzo 2007 «Determinazioni delle classi delle lauree universitarie») sia sotto il profilo didattico sia, come automatico effetto consequenziale, sotto il profilo dell'ammissione ai pubblici concorsi per l'accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali è richiesto il possesso della laurea di primo livello -:
se non ritenga opportuno, anche alla luce di quanto illustrato in premessa, adottare iniziative volte a sancire l'equipollenza-equivalenza del diploma delle scuole dirette a fini speciali e del diploma universitario, ambedue aventi avuto durata triennale, alla laurea di primo livello. (5-01627)

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo schema di decreto interministeriale relativo agli organici dell'anno scolastico 2009-2010 trasmesso con la circolare ministeriale n. 38 del 2 aprile 2009, ha previsto che le riduzioni stabilite dal decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 per l'anno scolastico 2009-2010, avvenissero in parte inorganico di diritto (per una quota pari a 37.000 unità) e in parte in organico di fatto (per una quota di 5.000 posti);
questa ulteriore riduzione comporterà che rispetto alle deroghe di posti in più autorizzate ed attivate nello sorso anno nel passaggio dall'organico di diritto a quello di fatto, per il prossimo anno ne dovranno essere autorizzate 5.000 in meno;
i tagli aggiuntivi previsti sono 5003 posti che, sommati ai 37.101 tagli effettuati in organico di diritto, comportano un decremento di organico di 42.104 posti per l'anno scolastico 2009/10, nel rispetto di quanto previsto in finanziaria;
è evidente che non c'è nessuno sconto rispetto all'ammontare complessivo dei tagli, né sul personale docente, pari a 42.000 unità, né sul personale ATA, pari a 15.000 unità; dunque l'ulteriore riduzione di 5.000 docenti, mentre le scuole sono già in ginocchio per la mancanza di fondi e di personale, risulta davvero insostenibile;
il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca, in un incontro tenuto il 10 giugno 2009, con le organizzazioni sindacali, aveva illustrato un'ipotesi di intervento articolato che, utilizzando anche risorse economiche diverse (dalle Regioni e quote dell'accantonamento del 30 per cento) avrebbe garantito il sostegno al reddito nei periodi di disoccupazione, oltre ad una tutela giuridica per il personale precario della scuola; si è trattato, però, di semplici annunci di possibili interventi che, al momento, sono rimasti sulla carta;
solo poche settimane fa inoltre, il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca aveva preannunciato la presentazione di un piano d'intervento a favore dei precari della scuola (su cui gli interventi avevano espresso forti perplessità sia per la limitatezza dello stesso e soprattutto sulle garanzie per il personale ATA) che prevedeva l'attivazione di un contratto di «disponibilità» con l'utilizzo dell'indennità di disoccupazione; la proposta era stata presentata con l'impegno da parte del Ministro dell'apertura urgente di un tavolo tecnico che non si è mai aperto;
tra le misure cosiddette «anticrisi» varate dal Consiglio dei ministri, attualmente all'esame alla Camera, nessuna iniziativa è stata prevista a tutela del personale precario della scuola -:
se rientri fra gli intendimenti del Governo adottare iniziative urgenti finalizzate alla concretizzazione, in tempi

brevi, della conferma in servizio, nell'anno scolastico 2009-2010 di tutti i supplenti con incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche.
(4-03598)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CASSINELLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 18 luglio 2008, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha disposto, per le imbarcazioni autorizzate ai sistemi di pesca a strascico e/o volante iscritte nei compartimenti da Brindisi a Imperia, l'interruzione temporanea obbligatoria della pesca, per trenta giorni consecutivi, dal 3 settembre al 2 ottobre;
fra i compartimenti destinatari dell'interruzione temporanea obbligatoria della pesca vi sono tutti quelli che esercitano la propria attività nel mar ligure ed, in particolare, nel golfo del Tigullio;
il periodo di interruzione temporanea obbligatoria indicato nel decreto è, per il mar ligure, generalmente favorevole alla pesca per le condizioni climatico-ambientali del luogo, e tradizionalmente positivo anche in termini di vendita di prodotti ittici;
ciò necessariamente è causa di un significativo danno finanziario ai pescatori operanti nel mar ligure e nel golfo del Tigullio, che rappresentano una fondamentale realtà produttiva per l'economia locale, ed altresì rischia di mettere a repentaglio l'incolumità fisica dei marinai in forza ai pescherecci della Liguria, i quali, non potendo lavorare quando le condizioni climatiche sarebbero ottimali, si vedono, terminato il periodo di interruzione, costretti ad uscire anche con situazioni meteorologiche sfavorevoli, per cercare di limitare il danno finanziario causato dall'interruzione temporanea obbligatoria di cui al già citato decreto del 18 luglio 2008;
la circostanza sopra esposta potrebbe agevolmente evitarsi facendo slittare, quantomeno per le imbarcazioni iscritte nei compartimenti della Liguria, l'interruzione temporanea obbligatoria della pesca al mese di novembre, quando le condizioni ambientali del luogo sono comunque d'intralcio ad un sicuro esercizio della pesca ed il mercato dei prodotti ittici è generalmente meno attivo -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga opportuno modificare la disposizione in tema di interruzione temporanea obbligatoria della pesca, citata in premessa.
(4-03596)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

D'ANTONI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BERRETTA, BURTONE, CAPODICASA, CARDINALE, ENZO CARRA, CAUSI, GENOVESE, LEVI, PIERDOMENICO MARTINO, ANTONINO RUSSO, SAMPERI e SIRAGUSA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta ufficiale del 3 luglio 2009 è stata pubblicata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi n. 3786, che per il comune di Palermo dispone «in deroga all'articolo 77-bis, comma 30, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito in legge 6 agosto 2008, n. 133, a deliberare, entro il 30 settembre 2009, la variazione dell'addizionale comunale all'imposta sul reddito delle persone fisiche»;
tale ordinanza, che permette specificatamente ed esclusivamente all'amministrazione palermitana di centrodestra di aumentare le addizionali irpef, è ritagliata,

ad avviso degli interroganti, sulle necessità del sindaco Diego Cammarata, che intende ripianare in questo modo e, dunque, a spese dei cittadini, i debiti dell'Amia, azienda partecipata che si occupa della gestione dei rifiuti;
secondo indiscrezioni sempre più pressanti e verosimili, il sindaco di Palermo intende addirittura raddoppiare l'addizionale in questione, portandola dall'attuale 0,4 per cento allo 0,8 per cento;
se si intendessero raddrizzare le storture che hanno portato all'attuale debito dell'Amia e alla conseguente emergenza rifiuti di Palermo, ad avviso degli interroganti, si dovrebbero compiere ben altre azioni: rinunciare alle assunzioni clientelari, razionalizzare gli uffici, implementare sistemi di controllo che certifichino la produttività e l'efficienza, congedare definitivamente la classe dirigente che ha permesso un tale dissesto;
il semplice «fare cassa» non modifica le cause strutturali che stanno dietro alle ingenti perdite delle aziende comunali. Ad avviso degli interroganti, se questo «fare cassa» si traduce, come nel caso specifico, in quello che appare uno scippo ai danni dei più deboli, allora si rende solo evidente l'assenza di un'amministrazione, la quale, inoltre, appare tecnicamente e politicamente inadeguata ad affrontare la questione;
in campagna elettorale, il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha proclamato più volte l'intenzione di non aumentare in alcun modo la pressione fiscale sugli italiani -:
se il Governo intenda proseguire su questa linea, che incentiva, ad avviso degli interroganti, la mala amministrazione e scarica tutti i costi e tutti i sacrifici sulle fasce sociali più deboli o se, invece, sul caso concreto intenda assumere iniziative tali da incidere sulle cause reali e strutturali alla base dell'attuale crisi dei rifiuti a Palermo.
(3-00598)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

LA MALFA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento ha approvato nei giorni scorsi la decisione di riavviare Italia un programma di costruzioni di centrali nucleari;
è inevitabile, dopo la forzata interruzione della costruzione di impianti nucleari in Italia, stringere un patto di collaborazione con dei costruttori stranieri che forniscano la migliore tecnologia ad oggi disponibile;
è, comunque, indispensabile nell'interesse dello sviluppo tecnologico del nostro Paese che, parallelamente alla costruzione di nuovi impianti, vi sia anche l'acquisizione e l'interiorizzazione di tecnologia nucleare da parte di imprese italiane;
è stato annunciato nei mesi scorsi un accordo fra il Governo francese e il Governo italiano -:
se e quali società italiane siano state o saranno chiamate a partecipare all'iniziativa e quali siano le prevedibili ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali per il nostro sistema economico.
(3-00599)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli anni il gruppo imprenditoriale cui faceva capo la società produttrice dei famosi «Amaretti di Saronno» ha ottenuto notevoli contributi economici;
detto gruppo imprenditoriale - attraverso chiusure di stabilimenti e cessioni di aziende e/o rami d'azienda - ha nella sostanza proceduto a delocalizzare dal

nord al sud del Paese alcune produzioni, tra cui quella famosa degli «Amaretti di Saronno», prodotti per anni a Isola del Gran Sasso;
i processi delocalizzativi di cui sopra sono stati realizzati anche attraverso contributi pubblici;
la finalità di detti contributi pubblici era quella di favorire nuove iniziative in aree depresse, non certo quella di incentivare delocalizzazioni interne al Paese;
la nuova proprietà ha più volte dichiarato di voler mantenere a Saronno (Varese) la produzione degli Amaretti, ma al riguardo l'interrogante non ha avuto riscontri -:
di quali elementi disponga in ordine alle regolarità della destinazione di contributi pubblici e in ordine alle effettive intenzioni della proprietà dell'azienda;
se esistano altri casi analoghi a quello citato e quali;
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per scongiurare fenomeni di delocalizzazione aziendale che rischiano di determinare gravi ricadute sul contesto produttivo, economico e occupazionale dei territori interessati e per impedire che la produzione di un bene di consumo come gli «Amaretti di Saronno» venga effettuata in un territorio diverso da quello esplicitamente indicato nel nome, generano pertanto confusione per il consumatore finale.
(4-03592)

FUGATTI e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerosi cittadini dei comuni della zona Valsugana lamentano da giorni gravi disservizi da parte della compagnia telefonica Tele2, vedendosi impossibilitati ad utilizzare le linee telefoniche su rete fissa e mobile;
il mancato funzionamento delle linee telefoniche di Tele2 perdura da quasi due settimane e sta causando disagi personali e danni economici a privati ed aziende, impedendo agli utenti disagiati di lavorare o studiare con questi strumenti;
i cittadini, anche in seguito alle numerose telefonate agli sportelli telefonici, non riescono a ricevere una risposta chiara sulla gravità del danno e soprattutto sui tempi di ripristino del servizio;
alcuni operatori dei call center hanno assicurato agli utenti un intervento immediato fra i 2 e i 5 giorni per il ripristino del servizio telefonico e della linea Adsl, ma così non è stato;
l'isolamento telefonico e telematico, particolarmente preoccupante per le persone anziane che vivono sole, ha obbligato gli utenti ad utilizzare il telefono mobile, costringendoli di fatto a sostenere dei costi superiori per effettuare le chiamate locali;
gli utenti disagiati esigono di sapere i tempi e le modalità entro cui sarà ripristinato il servizio telefonico e le motivazioni di un così grave ritardo nei tempi di intervento -:
di quali elementi disponga circa le questioni segnalate in premessa e se non intenda assumere ogni iniziativa di sua competenza, anche di carattere normativo, al fine di assicurare ai cittadini adeguate garanzie, con particolare riferimento alle procedure per il risarcimento del danno subito.
(4-03595)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Livia Turco e altri n. 1-00221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Braga, Pes, D'Incecco.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti e Di Biagio n. 5-01149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vincenzo Antonio Fontana.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta orale Mecacci n. 3-00578 del 1o luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01628.