XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 24 luglio 2009

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la città di Gioia Tauro è un comune di oltre 18.000 mila abitanti della provincia di Reggio Calabria; il suo consiglio comunale è stato sciolto per ben due volte a causa di infiltrazioni mafiose;
le cosche mafiose Piromani e Molè hanno da sempre influito sulle varie attività economiche e sull'attività amministrativa della città e dell'intera piana di Gioia Tauro;
in quel territorio, è nato nel 1994 il porto di Gioia Tauro che oggi rappresenta il più grande terminal per il trashipment del Mediterraneo ed il principale scalo commerciale marittimo dell'area metropolitana di Reggio Calabria;
nel mese di maggio 2009 è stato avviato il procedimento per la costruzione di un rigassificatore a Gioia Tauro;
l'interpellante ritiene che anche dall'attuale Governo nazionale ci sia stata una sottovalutazione delle necessità della piana di Gioia Tauro, sia in termini di adeguamenti degli organici delle Forze dell'ordine e della magistratura, sia a livello di programmazione economica;
la pesante situazione coinvolge l'intera piana di Gioia Tauro, che oggi vede ben cinque comuni del territorio sciolti per infiltrazione mafiosa ed altri sottoposti ad adeguati controlli;
ad avviso dell'interpellante, questa situazione richiederebbe maggiore attenzione da parte del Governo nazionale sia in termini d'interventi sia sulle scelte delle persone nominate a gestire questo territorio incancrenito da una pressante e pericolosa mano mafiosa;
il 24 aprile del 2008, per la seconda volta, è stato sciolto il consiglio comunale della città di Gioia Tauro, essendo state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata;
nel mese di ottobre 2008 è stato arrestato l'ex sindaco del Comune di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa; oggi rinviato a giudizio insieme ad altre 14 persone tra le quali alcuni boss delle cosche Piromalli e Molè, considerate tra le più influenti della 'ndrangheta;
così come riportato nel citato decreto di scioglimento: «La Piana di Gioia Tauro, rappresenta una delle principali aree di radicamento e sviluppo della «'ndrangheta» costituendo, per l'esistenza del porto, motivo di attrazione per le «ndrine» insediate sul territorio in ragione delle ingenti risorse finanziarie statali e comunitarie investite nel traffico portuale e nel relativo indotto»;
della prima terna commissariale, nominata a gestire il comune di Gioia Tauro, dopo il secondo scioglimento per infiltrazione mafiosa, fino al 21 luglio 2009 era rimasto in carica solo il viceprefetto Domenico Rocco Galati; gli altri due componenti erano il prefetto Mario Fasano, deceduto il 12 gennaio 2009 ed il dott. Gerardo Bisogno, dimessosi per gravi motivi di salute nel mese di febbraio 2009;
nel mese di marzo 2009 la terna commissariale è stata ricomposta con la nomina del prefetto Oreste Iovino e di Maurizio Alicandro in aggiunta al viceprefetto Domenico Galati;
la stampa regionale calabrese nell'ultimo periodo aveva iniziato a riportare notizie relative a pesanti situazioni interne al comune di Gioia Tauro;

martedì 21 luglio 2009 il viceprefetto Domenico Rocco Galati ha presentato le dimissioni dall'incarico di commissario straordinario del comune di Gioia Tauro, motivandole con ragioni strettamente personali, ma sembrerebbero dettate dalla ricezione di un avviso di garanzia;
oggi, 24 luglio 2009, notizie di stampa riportano delle dimissioni anche degli altri due componenti la commissione straordinaria, il prefetto Oreste Iovino e il dirigente Maurizio Alicandro;
da indiscrezioni della stampa sembrerebbe che le citate dimissioni siano legate ad «insormontabili difficoltà sulla condizione del comune di Gioia Tauro che scaturirebbero dalla presenza di «notevoli incrostazioni nella pubblica amministrazione» e dalle «numerose resistenze interne al palazzo riscontrate nella loro azione di pulizia e di trasparenza della macchina amministrativa»;
le dimissioni, indubbiamente allarmanti per il nuovo vuoto che si è venuto a creare nella gestione della vita amministrativa della città di Gioia Tauro, appaiono preoccupanti allorché valutate anche alla luce degli interessi che la criminalità organizzata potrebbe evidenziare su tutto quanto ruota attorno all'area del porto e di quel territorio -:
se non ritengano di dover provvedere con la massima urgenza alla nomina di una nuova terna commissariale costituita da persone in grado di eliminare le «notevoli incrostazioni» presenti all'interno del comune di Gioia Tauro;
se non ritengano, altresì, di assumere iniziative per l'invio di una commissione d'accesso, al fine di fare chiarezza su quanto avvenuto al comune di Gioia Tauro, anche in relazione alla condotta di funzionari e dirigenti;
se non ritengano, ancora, di verificare se sono state avviate indagini in ordine a quanto rappresentato in premessa e se ne siano noti gli esiti.
(2-00436)«Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Siae, Società Italiana Autori ed Editori, ente pubblico a base associativa ai sensi del decreto legislativo n. 419 del 1999, si trova in una situazione assai grave;
il mandato dell'attuale Presidente della Siae è scaduto, e il 23 giugno 2009 sarebbe dovuto procedere all'elezione del nuovo Presidente, nel corso della riunione dell'assemblea degli associati convocata appositamente;
dopo ripetuti scontri polemici tra i delegati, il presidente uscente stesso, e alcuni dirigenti, in relazione alla spinosa situazione societaria, il cui pareggio nel bilancio consuntivo 2008, ancorché i dati siano riportati in forma tale da assicurarlo formalmente, non riesce a nascondere l'infausto calo nella raccolta dei diritti, una buona metà dei membri dell'assemblea ha abbandonato la riunione, per protesta;
venuto meno il numero legale, la riunione è stata sospesa, senza che si fosse eletto il nuovo Presidente;
la situazione della SIAE è la conseguenza di una sequela di atti discutibili e di decisioni improvvide, prese a cascata l'una per coprire i danni delle altre, in difformità delle normative e con grave danno per gli autori, che pagano di tasca propria la faraonica e farraginosa macchina della Società vedendosi destinare solo gli avanzi di gestioni non rispondenti alle esigenze del settore;
in controtendenza con le altre Società d'Autore Europee e del mondo, la SIAE evidenzia perdite invece che utili -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quali misure intenda adottare alla luce di quanto sopra, in modo da porre

fine alla grave situazione riportata in premessa.
(4-03722)

COSENZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n.177 del 2005 la disciplina del sistema televisivo garantisce la diffusione di trasmissioni pubblicitarie e di televendite leali ed oneste, che rispettino la dignità della persona, non evochino discriminazioni di razza, sesso e nazionalità, non offendano convinzioni religiose o ideali, non inducano a comportamenti pregiudizievoli per la salute, la sicurezza e l'ambiente, non possano arrecare pregiudizio morale o fisico a minorenni, non siano inserite nei cartoni animati destinati ai bambini religione siano riconoscibili come tali e distinte dal resto dei programmi con mezzi di evidente percezione;
il paragrafo 4.1 del «Codice di autoregolamentazione tv e minori», sottoscritto dalle principali imprese televisive italiane, recita: «Le Imprese televisive si impegnano a controllare i contenuti della pubblicità, dei trailer e dei promo dei programmi, e a non trasmettere pubblicità e autopromozioni che possano ledere l'armonico sviluppo della personalità dei minori o che possano costituire fonte di pericolo fisico o morale per i minori stessi dedicando particolare attenzione alla fascia protetta. Volendo garantire una particolare tutela di questa parte del pubblico che ha minore capacità di giudizio e di discernimento nei confronti dei messaggi pubblicitari e nel riconoscere la particolare validità delle norme a tutela dei minori come esplicitate nel Codice di autodisciplina pubblicitaria, promosso dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria, le imprese televisive si impegnano ad accogliere - ove dia garanzie di maggiore tutela - e a rispettare tale disciplina, da considerarsi parte integrante del presente Codice»;
nonostante le previsioni sopra richiamate di fatto oggi la televisione trasmette, anche nella fascia in teoria più protetta per i minori (dalle ore 19 alle ore 22), spot di film violenti che esaltano, proprio al fine di attrarre il maggior numero di spettatori possibile, comportamenti i quali possono traumatizzare i giovanissimi telespettatori causando sofferenza psicologica oppure inducendo loro a pericolose forme di emulazione;
questo tema è oggi più attuale che mai perché, nell'attuale società, è un dato di fatto che siano spesso proprio i mezzi di comunicazione a imporre ai giovani modelli di comportamento nei cui confronti le famiglie si trovano a tentare battaglie impari -:
se vi sia oggi in Italia un problema di concreto rispetto riguardo l'effettiva attuazione del decreto legislativo n.177 del 2005 in tema di pubblicità e del «Codice di autoregolamentazione tv e minori»;
quali eventuali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere la pubblicità violenta sia definitivamente bandita dalla televisione italiana.
(4-03734)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
molti clienti dell'agenzia Viaggi Todomondo, leader nelle prenotazioni su internet, con sede operativa a Gallarate (Va), in Largo Buffoni hanno ricevuto, a partire dal 17 luglio 2009 fino a data da destinarsi, l'annullamento delle prenotazioni e delle partenze programmate;
sul sito dell'Agenzia una nota ufficiale riporta che «a seguito dell'azione di responsabilità e della revoca deliberate dall'assemblea del 14 luglio 2009 nei confronti dell'amministratore delegato, la società intende agire a tutela dei suoi clienti e dei propri diritti nelle opportune sedi giudiziarie (....) Nel frattempo, resta confermata la sospensione delle partenze»;
Centinaia di cittadini ignari e inconsapevoli si trovano oggi in una situazione

che rischia di compromettere in modo irrimediabile le proprie sospirate e meritate vacanze;
Tali situazioni purtroppo si ripetono spesso, incentivate dalla prassi che prevede il versamento totale delle quote di un soggiorno prima della partenza e senza che venga rilasciata da parte dell'Agenzia o del Tour Operator alcuna garanzia reale -:
se il Governo ritenga di assumere iniziative normative al fine di risolvere o, quanto meno, attenuare i disagi rappresentati in premessa per il futuro, estendendo al comparto dei viaggi organizzati quanto già previsto nel settore dell'edilizia, strutturando ad esempio l'obbligo di polizze fideiussorie a garanzia delle caparre versate.
(4-03735)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (A.C. 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro: «il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere dì due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakistan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);

2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afrigiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano, su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto: nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur un presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni di limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
al citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;
la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i Paesi citati nell'ordine del giorno vi è il Kazakistan, che non aveva accesso su Milano;
recentemente i rapporti tra il nostro Paese e il Kazakistan hanno registrato una vitalità notevole, soprattutto sul fronte economico -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Kazakistan secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03717)

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha accolto in data 10 giugno 2008 l'ordine del giorno a firma Cota, Reguzzoni, Dal Lago (atto Camera 9/1094-A-R/2) che recita, tra l'altro:
«il traffico aereo di linea fra due Stati è regolamentato da accordi bilaterali, articolati in base a schemi fissi, sottoscritti dai Governi dei due Paesi interessati; attraverso la stipula di un accordo bilaterale viene sancito un regime regolamentare che definisce la quantità di voli offerti, il numero dei soggetti ammessi ad operare e il numero di destinazioni servite tra i due Paesi;
tali accordi, sottoscritti non soltanto secondo puri criteri commerciali, possono essere di due tipi:
open sky: consentono a tutti i vettori delle due parti di collegare qualsiasi punto del proprio territorio con tutti

i punti della controparte, in genere senza limitazioni di frequenze (ad esempio Italia/USA e da marzo 2008 UE/USA);
accordi tradizionali: prevedono il numero di vettori designabili da ciascuna parte e abilitati ad operare i collegamenti tra i due Paesi (designazione singola, designazione multipla); prevedono i punti d'accesso di ciascuna parte presso i quali i vettori designati possono atterrare (ogni compagnia è invece generalmente libera di partire da qualsiasi punto all'interno del proprio Paese); prevedono il numero di frequenze operabili tra i due Paesi, i posti offerti e le tariffe;
l'area di Milano e del Nord Italia, ad esempio, subisce al momento forti limitazioni in termini di accessibilità aerea dovute all'attuale configurazione degli accordi bilaterali vigenti che, di fatto, ostacolano o impediscono il concreto sviluppo del trasporto aereo in tale area, attraverso la predeterminazione del vettore designato (monodesignazione), la limitazione delle frequenze e dei punti di accesso;
il riposizionamento su Roma della maggior parte dei servizi extra europei di Alitalia accentua pesantemente queste limitazioni soprattutto, ma non solo, con riferimento all'aeroporto di Malpensa al quale non sono al momento garantite paritarie condizioni di accessibilità con l'altro principale scalo nazionale pur in presenza di richieste di vettori italiani e stranieri intenzionati ad attivare, nel breve-medio termine, nuovi collegamenti e/o ad incrementare il numero delle frequenze su detto aeroporto; tali richieste, il cui accoglimento è ostacolato dai vigenti accordi bilaterali o dalla concreta attuazione data agli stessi, riguardano:
1) l'accesso su Milano dei seguenti vettori: Belavia (Bielorussia), Malaysia Airlines (Malesia), Korean Air/Asiana (Corea del Sud), Biman (Bangladesh), Air Moldova (Moldova), Gulf Air (Bahrain), Air Astana (Kazakhstan), Kuwait Airways (Kuwait), China Airlines/Eva Air (Taiwan);
2) l'incremento di frequenze nei seguenti collegamenti: Riyadh/Milano (Saudi Arabia - Arabia Saudita), Amman/Milano (Royal Jordanian - Giordania), Tripoli/Milano (Lybian Arab/Afriqiyah - Libia), Tunisi/Milano (Tunis Air - Tunisia);
3) l'attivazione di nuovi collegamenti da Milano o incremento degli attuali da parte dei seguenti vettori nazionali: Air Italy, Blue Panorama, Eurofly/Meridiana, Livingston, Neos verso i seguenti paesi: Argentina, Brasile, Egitto, Ghana, Giappone, Israele, Nigeria, Russia, Tunisia, Venezuela;
inoltre, con riferimento agli altri aeroporti, risultano inevase numerose e fondate richieste miranti a ristabilire per tutti gli aeroporti del Paese regole di libero mercato e condizioni di parità di accesso;
alla luce del riposizionamento di Alitalia sullo scalo di Roma, i vigenti accordi aeronautici bilaterali determinano su Milano e sugli altri aeroporti notevoli elementi di criticità in quanto:
nella maggior parte dei casi il numero delle frequenze previste, pur in presenza di pluridesignazione, è interamente, o quasi interamente, operato da Alitalia (ad esempio Argentina, Algeria, Ghana, Brasile);
le previsioni di monodesignazione limitano alla sola Alitalia il diritto di operare (ad esempio Egitto e Venezuela);
le eventuali previsioni dì limitazione dei punti di accesso sono state finora attuate unicamente a favore di Roma»;
il citato ordine del giorno ha impegnato il Governo «ad adottare ogni possibile iniziativa ed impartire ogni necessaria istruzione affinché si pervenga ad un'urgente revisione/ridefinizione dei vigenti accordi bilaterali in modo da garantire, anche su Malpensa e sugli altri aeroporti, l'effettiva liberalizzazione dei diritti di traffico con riguardo al numero dei vettori designati, al numero delle frequenze consentite e al numero dei punti di accesso»;

la fusione Alitalia-Air One con la contestuale privatizzazione della prima, ha creato non solo una situazione di monopolio su alcune rotte, ma anche il pericoloso e non accettabile ruolo di una compagnia privata cui viene affidato in esclusiva il collegamento del nostro paese con alcuni paesi terzi;
tra i paesi citati nell'ordine del giorno vi è il Bangladesh, che non aveva accesso su Milano -:
se siano stati avviati colloqui finalizzati alla ridefinizione degli accordi bilaterali in tema di collegamenti aerei con il Bangladesh secondo quanto previsto dall'ordine del giorno Cota, Reguzzoni, Dal Lago sopra citato;
quali siano i contenuti di detti colloqui e i tempi per la loro conclusione.
(4-03718)

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2009

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da tempo in Campania, come dimostrano i dati sull'inquinamento della maggior parte delle coste regionali e il permanente divieto di balneazione nel Golfo di Napoli, è in atto un grave disastro ambientale causato dal malfunzionamento degli impianti di depurazione delle acque;
nel corso del tempo la Regione Campania, dimostratasi secondo l'interrogante del tutto incapace di garantire il corretto funzionamento dei depuratori e una sana amministrazione degli stessi, ha accumulato dirette e pesanti responsabilità;
in tale contesto si ha notizia che intorno agli impianti di depurazione delle acque, siano sorte attività riconducibili alla malavita organizzata e si siano verificati scandalosi episodi di incapacità gestionale da parte dei soggetti aggiudicatari degli appalti per la costruzione e la gestione degli stessi -:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza e nell'ottica di garantire anche ai cittadini campani la tutela della salute, intenda assumere per contrastare il disastro ambientale causato dal non funzionamento dei depuratori della Campania;
se sia valutabile l'ipotesi, sulla scorta di quanto fatto per le discariche regionali con il decreto legge n. 90 del 2008 nel caso dell'emergenza rifiuti in Campania, di affidare ai militari la gestione e la vigilanza degli impianti di depurazione campani così da eliminare la malagestione e le infiltrazioni malavitose.
(3-00618)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in Basilicata esistono gravi problemi ambientali sia con riferimento alle zone urbane (per esempio non sono certi i dati sull'inquinamento ambientale a Potenza) sia con riferimento a situazioni come quella relativa alla bonifica del sito di interesse nazionale di Tito Scalo rispetto al quale il primo firmatario del presente atto ha presentato un'interrogazione (atto n. 4-03572) priva al momento di risposta;
da fonti di stampa si desume tuttavia che esistono margini di incertezza relativamente alla reale entità delle problematiche ambientali in Basilicata e ciò può compromettere non soltanto il territorio ma anche la salute dei cittadini lucani;
in particolare da un articolo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 22 luglio 2009 si apprende che l'Arpab, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, istituita con la legge regionale n. 27 del maggio 1997, opera senza essere «accreditata». L'accreditamento dell'Arpab sarebbe obbligatorio per legge per le prove analitiche in campo sanitario (alimenti, acque minerali e potabili) mentre sarebbe volontaria (anche se vivamente consigliata) su matrici ambientali (rifiuti, fanghi, suolo, acque di scarico e superficiali);
questo fatto è grave perché l'Arpab esegue analisi per conto delle aziende sanitarie locali di tutta la regione Basilicata che hanno per obbligo di legge (decreto legislativo n. 31 del 2001) compiti in materia sanitaria, come le acque destinate al consumo umano e che volontariamente hanno scelto di affidare all'Arpab;

la disponibilità di informazioni ambientali corrette, trasparenti ed accessibili a tutti i cittadini è un obiettivo fondamentale che deve essere perseguito in modo da assicurare standard omogenei e soddisfacenti su tutto il territorio nazionale -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda acquisire informazioni in relazione alla effettiva ed attuale situazione ambientale in Basilicata e quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la correttezza, la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni ambientali tanto in Basilicata quanto in tutto il territorio nazionale. (4-03732)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

GHIZZONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il combinato disposto dell'articolo 26, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e dell'articolo 2, comma 634, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, prevede, nel più generale contesto dell'organizzazione della pubblica amministrazione, iniziative di riordino, trasformazione o soppressione e messa in liquidazione degli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle cinquanta unità;
al fine di evitare l'automatica soppressione di uno dei suddetti enti, l'Unione italiana di tiro a segno (UITS), è stato adottato uno schema di decreto del presidente della Repubblica recante il Regolamento di riordino dell'ente suddetto, il cui iter è attualmente in corso. La relazione tecnica al detto schema di regolamento giustifica infatti l'intervento con «la evidente necessità di sottrarre l'UITS all'automatica soppressione, in quanto ente pubblico preposto a funzioni di assoluto rilievo e di indiscusso interesse collettivo». Altresì, lo schema di riordino prevede, al comma 2, lettera b), dell'articolo 1 (natura e finalità dell'ente), che la UITS «realizza i fini di istruzione, addestramento e certificazione per il tramite delle sezioni di TSN [tiro a segno nazionale]...»;
i poligoni di tiro a segno nazionali sono quasi tutti dislocati all'interno di aree dell'amministrazione militare e concessi in uso gratuito dallo Stato, per l'espletamento dei fini governativi e di quelli secondari dello sport;
gli impianti, molti dei quali risalenti all'inizio o alla metà del secolo scorso, devono garantire elevati standard di sicurezza previsti dalle norme per gli edifici pubblici in zone sismiche, il rispetto delle barriere architettoniche e di quelle relative al rumore e all'inquinamento acustico;
riguardo la sicurezza balistica per i poligoni a cielo aperto è valida la direttiva tecnica DT-P2 edizione 2006, per i poligoni in galleria è invece valida la direttiva tecnica DT-P1 edizione 2005, mentre le norme previste per i poligoni di tiro a 10 metri, il cui uso è regolato dall'UITS, sono contenute nella direttiva tecnica UITS in vigore dal 2001;
tali direttive raccomandano l'attuazione di una seria programmazione manutentiva che permetta agli impianti di conservare l'agibilità e le caratteristiche iniziali, condizione necessaria per tutelare la sicurezza, la salute e il benessere individuale e collettivo dei fruitori;
sono invece sempre più scarsi e inadeguati i fondi necessari per l'ordinario mantenimento degli impianti di tiro a segno nazionale con grave nocumento ai livelli di sicurezza statico-balistica;
la tutela della sicurezza degli impianti e la garanzia delle risorse necessarie rappresentano un tema centrale per assicurare un corretto funzionamento del tiro a segno nazionale;

la situazione è resa ancor più problematica dal fatto che, delle entrate previste per la UITS solo una parte viene restituita alle circa 300 sezioni comunali di tiro a segno nazionale e che invece di investire risorse per risolvere i problemi di agibilità e sicurezza che affliggono molti dei poligoni di tiro italiani, si preferisce acquistare armi e bersagli elettronici;
la sicurezza dei poligoni di tiro non risulta essere garantita, dato che gli incidenti, anche mortali e con feriti gravissimi, si ripetono con inquietante e inaccettabile frequenza (Prato, Pistoia, Pordenone per citare gli ultimi episodi);
uno dei casi più recenti verificato il 24 luglio 2008, quando uno spaventoso incendio divampato presso la sezione di TSN di Pistoia ha causato la morte di Riccardo Tarlati, travolto dalle fiamme. Per i familiari della vittima, al dolore si è aggiunta la profonda amarezza per l'atteggiamento dei vertici della UITS, i quali non hanno fatto pervenire loro alcuna attestazione di solidarietà e dichiarazione di sostegno;
non è la prima volta che il comportamento del Presidente nazionale dell'UITS, ingegner Ernfried Obrist, suscita perplessità e interrogativi, i quali hanno portato a chiedere trasparenza riguardo alla sua condotta istituzionale, attraverso l'interrogazione 4-03324, depositata il 23 giugno 2009 -:
come intenda adoperarsi al fine di garantire i livelli di agibilità e di sicurezza all'interno dei poligoni di tiro del TSN e se non intenda verificare se il comportamento dei vertici dell'UITS e del suo Presidente, ingegner Ernfried Obrist, con riguardo a questo tema risponda a criteri di serietà e correttezza istituzionale.
(4-03733)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dopo lunghi anni in cui Velletri ha rappresentato per l'Enel una sede tecnico-operativa molto importante, dal 2007 la città non è più sede della unità operativa Enel e le competenze e gli uffici sono stati accorpati all'unità operativa di Albano;
l'unità operativa Enel di Albano, competente sui territori dei comuni di Albano, Ariccia, Genzano, Nemi, Castel Gandolfo, Velletri, Lariano, Lanuvio è attualmente ubicata sul territorio del comune di Ariccia;
l'attuale sede di Ariccia dovrà essere lasciata e gli uffici verranno trasferiti in altro stabile da reperire sul territorio;
questa situazione rappresenta un'occasione unica per restituire alla città di Velletri un struttura tecnico-operativa di tutto rilievo, in considerazione anche del fatto che il comune di Velletri è di gran lunga il più importante - per estensione di territorio, per numero di utenze, per chilometri di linee elettriche e per strutture di servizi - tra i comuni compresi nell'unità operativa suddetta;
la sede Enel già esistente, sita in via Fontana della Rosa, 211, risulta ancora tecnicamente funzionante e quindi del tutto idonea alle esigenze di trasferimento della sede di Ariccia, oltre ad essere inserita in un contesto urbano facilmente raggiungibile dall'utenza anche con mezzi pubblici;
a fronte di ciò, è inspiegabile la ricerca da parte dell'Enel di alternative indubbiamente più onerose oltre che più disagevoli per l'utenza e per i dipendenti stessi;
nel Lazio, tutte le unità operative soppresse, pur facendo capo ad altra unità

operativa, hanno mantenuto il personale in loco per una più funzionale gestione delle attività sul territorio e per continuare a fornire agli utenti un contatto diretto attraverso il quale ottenere tutte le informazioni tecniche che li interessano, mentre invece nel caso di Velletri, i cittadini sono costretti a interfacciarsi esclusivamente con i «numeri verdi» istituiti dall'azienda, con notevoli difficoltà di utilizzo del servizio da parte delle persone anziane o inesperte, oppure a spostarsi fino ad Ariccia per raggiungere la sede di zona più vicina che però non è servita da mezzi pubblici -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare per verificare l'effettiva possibilità di ricollocare gli uffici della unità operativa di Albano presso la sede Enel di Velletri, in via Fontana della Rosa, n. 211, scelta che risulterebbe logisticamente adeguata per controllare tutto il territorio ed evitare disagi e disservizi all'utenza, e che allo stesso tempo ristabilirebbe un equilibrio politico/economico con Albano, già sede di zona, ovvero di una struttura di coordinamento di più unità operative.
(4-03730)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

PALAGIANO, DI PIETRO e GIULIETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da diverse notizie di stampa nazionale, in particolare nelle pagine del blog, di Beppe Grillo (ultimo post del 22 luglio 2009), il 14 ottobre 2007, alle 8 del mattino, Aldo Bianzino, falegname di 44 anni residente nelle colline intorno a Città di Castello, viene trovato morto in una cella di isolamento del carcere perugino di Capanne;
Bianzino è stato rinchiuso nel carcere di Capanne per coltivazione illegale di sostanze stupefacenti, dopo una perquisizione avvenuta nella prima mattinata del 12 ottobre 2007 ad opera della polizia di Città di Castello, durante la quale sono state trovate nel giardino di casa Bianzino alcune piante di canapa indiana;
la morte, avvenuta meno di due giorni dopo l'arresto, potrebbe essere conseguente alle percosse che l'uomo avrebbe subito nelle ore in cui è stato recluso nella cella di isolamento del carcere di Capanne;
in particolare, da una prima autopsia sarebbe emerso che Aldo Bianzino è morto a causa di quattro ematomi cerebrali, lesioni epatiche e spleniche, oltre a due costole fratturate. Il medico legale avrebbe aggiunto che i colpi che hanno ucciso Bianzino sembrerebbero essere stati inferti con l'intento di uccidere;
il pubblico ministero che ha seguito la vicenda, responsabile anche dell'arresto di Bianzino, ha avviato immediatamente un'indagine per omicidio; inizialmente veniva iscritto nel registro degli indagati anche un'agente della polizia penitenziaria del carcere di Capanne, per omissione di soccorso;
a distanza di un mese una seconda autopsia avrebbe stabilito, per la prima volta, che Bianzino sarebbe morto per cause naturali, esattamente per un presunto aneurisma cerebrale. Niente più tracce delle fratture, degli ematomi e della rottura di milza e fegato, inducendo conseguentemente il pubblico ministero ad archiviare l'indagine sulla morte di Aldo Bianzino -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraelencati, e se intenda disporre le verifiche del caso, e, qualora emergessero responsabilità da parte di chi era addetto alla vigilanza e sicurezza del detenuto, quali iniziative intenda assumere in merito.
(4-03723)

LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso la V sezione penale della Corte di appello di Napoli da diversi anni è stata di fatto soppressa o comunque assai fortemente rallentata l'attività connessa al pagamento delle competenze professionali in favore degli avvocati che hanno prestato la loro opera per soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato;
le altre attività dell'ufficio, quali trasmissione di appelli, rilascio di copie, fissazione di udienze, assistenza alle stesse, esecuzioni, nonostante i problemi logistici e le carenze di personale, vengono comunque effettuate;
tale situazione potrebbe rendere di fatto impossibile la difesa dei cittadini meno abbienti, rischiando di compromettere i diritti riconosciuti dal dettato costituzionale e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, esponendo lo Stato italiano a rischio di condanna per violazione di essa;
i fondi messi a disposizione delle Autorità giudiziarie del distretto della Corte di appello di Napoli per detta causale sono del tutto insufficienti, non essendo stati ancora pagati gli arretrati relativi agli anni 2007 e 2008 e che si riferiscono a procedimenti anteriori a tali anni -:
se e quali urgenti iniziative intenda porre in essere per impedire il protrarsi di tale situazione.
(4-03725)

BOFFA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno giovedì 2 aprile 2009 (seduta n. 158) l'interrogante presentava una interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro della giustizia e alla quale ancora non si è data risposta con la quale si chiedeva di fare luce sulla questione inerente all'individuazione della città meridionale designata come sede della Scuola superiore della magistratura;
l'istituzione della sopra citata Scuola superiore della magistratura è prevista dalla legge di riforma dell'ordinamento giudiziario (legge 25 luglio 2005, n. 150);
la legge n. 150 ha inoltre previsto tre sedi, una per il Nord del Paese, una per il Centro ed una per il Sud. Con il decreto interministeriale del 27 aprile 2006 le sedi venivano individuate nelle città di Bergamo per il Nord Italia, Latina per il Centro e Catanzaro per il Sud;
successivamente, con il decreto 30 novembre 2006, n. 26, Benevento veniva designata come sede meridionale della Scuola superiore di magistratura in luogo di Catanzaro;
il suddetto decreto oltre ad indicare il capoluogo sannita quale sede meridionale della Scuola, individuava Firenze per il Centro Italia e Bergamo per il Nord, modificando in parte quanto stabilito dal precedente decreto;
a seguire, in data 24 febbraio 2007, è stato siglato un accordo di programma tra Ministero di giustizia, comune e provincia di Benevento e Università del Sannio per l'insediamento della struttura nei locali della ex caserma Guidoni sita in città;
alla scelta contenuta nel decreto 30 novembre 2006, n. 26, si sono opposte la Regione Calabria, la provincia ed il comune di Catanzaro con appositi ricorsi al Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio;
con sentenza n. 3087 del 2009 il TAR Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla provincia di Catanzaro contro il decreto che designò Benevento come sede meridionale della Scuola superiore di magistratura, adducendo tra le ragioni dell'inefficacia del decreto ministeriale la carenza di istruttoria preliminare;
lo stesso TAR Lazio ha però dichiarato inammissibili i ricorsi, egualmente

finalizzati ad opporsi all'insediamento nel capoluogo sannita, presentati dalla Regione Calabria e dal comune di Catanzaro;
al contempo la suddetta sentenza ha vanificato il successivo accordo quadro siglato il 24 febbraio 2007 tra Ministero della giustizia, comune e provincia di Benevento e Università degli Studi del Sannio;
nel frattempo la provincia di Benevento, sulla base di quanto deciso dai competenti organi ministeriali, ha investito per la sola Scuola una cifra che si aggira intorno ai 4 milioni di euro di fondi propri ed ha inoltre richiesto alla Regione Campania nell'ambito del cosiddetto «Parco progetti» ulteriori fondi per 4,9 milioni di euro e tale richiesta è stata accolta;
i lavori di adeguamento, ristrutturazione e sistemazione presso il complesso della ex caserma Guidoni al viale degli Atlantici di Benevento sono stati realizzati nel rispetto dei programmi;
ad oggi dobbiamo registrare ancora l'assenza di una determinazione definitiva da parte del Ministero della giustizia riguardo all'effettivo insediamento della sezione meridionale della Scuola superiore della magistratura nella città di Benevento;
questa situazione di incertezza contribuisce ad alimentare tra le istituzioni e le rappresentanze istituzionali sannite nonché tra tutte le forze politiche e sociali quel sentimento di legittima preoccupazione già emerso all'indomani della pubblicazione della sentenza del Tar con la quale era stata accolta l'istanza presentata dalla provincia di Catanzaro e contro cui il comune e la provincia di Benevento annunciarono il ricorso immediato -:
se il Ministro della Giustizia non ritenga opportuno esprimersi con urgenza sulla controversia in questione e riconfermare la scelta di Benevento quale sede meridionale della Scuola superiore della magistratura, sostituendo il predetto decreto con provvedimento analogo fornito questa volta di adeguata istruttoria preliminare ed adeguata motivazione.
(4-03729)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse il 19 luglio sul quotidiano La Repubblica, risulta che l'avvocato Luca Cianferoni, da dodici anni legale di Totò Rima, rispondendo ad una domanda avrebbe affermato: È tornato a parlare della vicenda Mancino, come aveva fatto nell'udienza del 24 gennaio 1998. Sempre al processo di Firenze, quel giorno Riina chiese alla Corte di chiedere a Mancino, ai tempi del suo arresto ministro dell'Interno, come fosse a conoscenza - una settimana prima - della sua cattura -:
se risulti agli atti una comunicazione al Ministro dell'interno pro tempore delle forze che stavano procedendo alla cattura del latitante Riina.
(4-03736)

LABOCCETTA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il parcheggio, destinato alla sosta degli avvocati, antistante il palazzo di giustizia di Napoli, di per sé assolutamente insufficiente al numero degli stessi, è chiuso da tempo per asserite esigenze di sicurezza, mentre sono utilizzati dal personale amministrativo e dai magistrati i parcheggi posti sotto il palazzo e che, per la loro ubicazione, sono esposti a un rischio strutturale maggiore del primo;
tale situazione incide sulla funzionalità dell'attività degli avvocati che sono soggetti ad una maggiore mobilità, talvolta per raggiungere altre sedi, e che rappresenta, di fatto, una discriminazione per la categoria rispetto alle altre sopracitate;

tutti gli spazi prossimi al suddetto palazzo sono o a pagamento o sistematicamente occupati da posteggiatori abusivi;
i pochi interventi delle Forze dell'ordine si sono risolti nella chiusura e sequestro di suddetto spazio libero, sottraendolo di fatto agli avvocati;
risulta all'interrogante che la gestione del parcheggio rientri nell'ambito delle competenze dell'ufficio speciale presso il Ministero di grazia e giustizia per la gestione e la manutenzione degli uffici giudiziari della città di Napoli, istituito dalla legge 11 febbraio 1994, n. 102, di conversione del decreto-legge 16 dicembre 1993, n. 522 -:
se sia a conoscenza della situazione e se e quali iniziative il Ministero intenda adottare, anche mediante intese con le competenti autorità locali, al fine di ovviare a tale situazione.
(4-03737)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la lotta agli sprechi che questo Governo ha posto in atto in ogni settore della pubblica amministrazione è da considerarsi uno degli strumenti prioritari per un riordino delle finanze pubbliche;
un settore nel quale poco si interviene, visto la sua poca visibilità è quello relativo alla gestione delle pratiche della Motorizzazione civile;
a quanto risulta il nostro è l'unico Paese nel quale la patente di guida viene predisposta prima del superamento dell'esame di guida: in caso di idoneità vi è la consegna del supporto, in caso contrario lo stesso viene distrutto;
nel 2007 sono stati respinti all'esame di guida circa 126.666 candidati;
incrociando i dati si può presupporre che nel triennio 2006/2008 siano stati distrutti 379.998 supporti per patenti;
gli uffici della Motorizzazione non permettono di conoscere il numero delle patenti emesse e successivamente distrutte per vari motivi, siano essi riconducibili ad anticipata emissione o a difetti tecnici -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda porre in essere per evitare o ridurre al minimo uno spreco che, visti i numeri in premessa, rappresenta una grossa voce di bilancio nelle passività degli uffici della Motorizzazione civile.
(4-03716)

PILI, NIZZI, VELLA, MURGIA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il documento di programmazione economica finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 allegato infrastrutturale trasmesso alla Presidenza della Camera il 17 luglio 2009 contiene un quadro articolato di opere strategiche;
tali opere sono articolate in diversi piani e nella fattispecie:
piano delle infrastrutture strategiche avviate e percentuale di avanzamento programmatico;
opere rientranti nel piano delle infrastrutture strategiche di cui si dispone solo della apposita delibera del Cipe;
opere rientranti nel piano delle infrastrutture strategiche non sottoposte ancora al Cipe ed in corso di istruttoria presso la struttura tecnica di missione del dicastero delle infrastrutture e dei trasporti;
opere proposte dalle regioni ed inserite nelle intese generali quadro;

il Dpef rivolge lo sforzo programmatico verso un insieme di opere strategiche:
a) il nuovo tunnel del Frejus sull'asse Torino-Lione;
b) il nuovo tunnel ferroviario del Brennero lungo il corridoio Berlino-Palermo;
c) il terzo valico dei Giovi lungo il corridoio Rotterdam-Genova;
d) le opere connesse con l'Expo 2015;
e) le reti metropolitane della città di Roma;
f) l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria;
g) il ponte sullo stretto di Messina;
h) la componente tecnologica del Mo.s.e.;
i) i nodi intermodali configurati come hub di Taranto e di Trieste;
l) le piastre logistiche così come definite nell'allegato infrastrutture dello scorso anno;
nel marzo del 2009, la disponibilità di fondi Fas si componeva delle disponibilità assegnate con delibera Cipe 112 del 2008 di 7.356 milioni di euro oltre ad una disponibilità aggiuntiva di 5 miliardi di euro derivante dall'assegnazione avvenuta proprio in data 6 marzo 2009;
la seconda assegnazione era comprensiva di 1 miliardo di euro assegnati a valere sull'edilizia scolastica ed universitaria e 200 milioni di euro per l'edilizia carceraria;
da questa disponibilità si devono sottrarre inoltre:
1. adeguamento prezzi materiale da costruzione: 900 milioni di euro;
2. finanziamento società Tirrenia: 390 milioni di euro;
3. finanziamento servizi regionali ferroviari: 1.440 milioni di euro;
4. finanziamento obblighi di servizio media lunga percorrenza ferroviari: 330 milioni di euro;
5. investimenti del gruppo ferrovie dello stato: 960 milioni di euro;
il fondo infrastrutture ha quindi un valore di 7.136 milioni di euro a cui vanno riassegnate le risorse dedicate ad investimenti in infrastrutture ferroviarie derivanti dal decreto interministeriale di cui all'articolo 25 del decreto-legge n. 185 del 2008;
sul valore di 7.596 milioni di euro così ottenuto, si è proceduto ad adempiere all'obbligo di ripartizione territoriale 15 per cento e 85 per cento nel rispetto delle indicazioni formulate dal dicastero dello sviluppo economico coerentemente a quanto previsto dall'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008;
nel 2009, in realtà, l'impegno di competenza pubblica è stata di 9,916 miliardi di euro (2,3 miliardi di euro per rifinanziamento legge obiettivo e 7,6 miliardi di euro fondi Fas) per investimenti in infrastrutture;
entro il mese di settembre 2009 sarà sottoposto al Cipe un programma di opere medio piccole di competenza dei provveditorati alle opere pubbliche del dicastero per un importo di circa 815 milioni di euro;
entro l'anno, saranno sottoposti al Cipe interventi per un valore globale di 15 miliardi di euro relativi al programma di interventi deliberati dal Cipe nella seduta del 6 marzo 2009 e del 26 giugno 2009;
dal quadro finanziario relativo alle opere infrastrutturali e le effettive disponibilità emerge una palese e consistente discriminazione nei confronti della Regione Sardegna;
nel quadro degli interventi sul fondo infrastrutture previste nel quadro di dettaglio della delibera del 6 marzo 2009 (delibera Cipe 26 giugno 2009) su 60 opere solo una riguarda la Sardegna e in particolar modo la città di Cagliari;

dal quadro finanziario riportato nel Dpef si prevede una previsione di spesa totale di 31.169 milioni di euro;
per l'intervento relativo alla Sardegna e in particolare per i nodi e sistemi urbani e metropolitani di Cagliari si fa una previsione generica di 330 milioni da ripartire anche tra Palermo Catania e Bari;
da un esame più dettagliato risultano disponibili per l'intervento sardo solo 13 milioni per il 2010, 26 milioni per il 2011 e 91 milioni dopo il 2011;
il quadro relativo agli investimenti per la Sardegna risulta essere ancora più preoccupante se rispondesse al vero la previsione di spesa approvata dalla conferenza unificata stato regioni attraverso l'allegato infrastrutture al Dpef 2009-2011 nella seduta di esame dell'allegato infrastrutture dello scorso anno dove furono indicate un insieme di opere indicate nella tabella n. 3.8 (opere parzialmente finanziate da avviare entro il 2013);
le opere indicate dalle regioni alla conferenza unificata stato regioni, furono dalla stessa conferenza accolte favorevolmente nell'ambito del predetto allegato infrastrutture;
negli aggiornamenti avvenuti nell'ultimo anno di attività della struttura tecnica di missione proprio su quei piani, per la Sardegna risultano solamente richiamati due progetti nemmeno allo stadio preliminare; strada statale n. 291 della Nurra, 1 lotto, per 96,36 milioni e strada statale n. 291 della Nurra lotto 4 per 45,00 milioni;
il costo delle opere previste nel programma di aggiornamento approvato dalla conferenza Stato regioni risulta essere di 37.969 milioni con uno stanziamento disponibile della legge obiettivo di 1675,02 milioni, altre fonti statali per 1.826,85 milioni, 1.368,35 milioni dagli enti locali, 377 milioni dall'Unione europea, 12.468 milioni dai privati, 20.252 milioni da reperire;
lo stanziamento effettivo di disponibilità per la Sardegna relativo al programma aggiornato dalla Conferenza Stato-Regioni è pari a zero (0);
nella seduta del 6 marzo 2009, il Cipe ha approvato il piano delle opere infrastrutturali previste per il 2009 alimentato finanziariamente, per una parte a valere sulle risorse stanziate dall'articolo 21 del decreto-legge n. 185 del 2008, a favore degli interventi strategici di preminente interesse nazionale di cui alla legge n. 443 del 2001, per l'altra a valere sulle risorse Fas stanziate per il fondo infrastrutture di cui all'articolo 6-quinques del decreto-legge n. 112 del 2008, quest'ultimo, con una dotazione complessiva pari a 12,35 miliardi di euro e con criteri di riparto pari all'85 per cento a favore delle regioni del mezzogiorno e al 15 per cento per le regioni del centro-nord;
successivamente, in data 26 giugno 2009, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con il ministero dello sviluppo economico, ha presentato al Cipe il programma degli interventi da finanziare con le assegnazioni disposte dallo stesso comitato sia in data 18 dicembre 2008 che in data 6 marzo 2009;
nell'ambito del predetto piano sono state approvate dal Cipe opere nel periodo 6 marzo 2009-26 giugno 2009 per un importo di 5,53 miliardi di euro con nuove assegnazioni pari a 693,31 milioni di euro come si evince dalla tabella seguente;
nelle tabelle allegate al Dpef si richiama anche la manovra triennale 2009-2011 dalla quale risulta una disponibilità nazionale di 66.892 milioni e una per la piastra logistica euro-mediterranea della Sardegna di appena 133,340 milioni di euro pari allo 0,2 per cento dello stanziamento nazionale;
lo stato attuale delle «Intese generali quadro» e le disponibilità censite dalle tabelle allegate al Dpef fanno emergere

una situazione macroscopica e insostenibile nella ripartizione delle risorse sia programmate che disponibili:
Regione: Sardegna; legge obiettivo: 296; altre fonti statali: 18;
Regione: Sicilia; legge obiettivo: 1.335; altre fonti statali: 5.459;
Regione: Puglia; legge obiettivo: 225; altre fonti statali: 475;
Regione: Lombardia; legge obiettivo: 2.202; altre fonti statali: 1.890;
Regione: Liguria; legge obiettivo: 458; altre fonti statali: 1.236;
Regione: Lazio; legge obiettivo: 1.963; altre fonti statali: 2.010;
Regione: Campania; legge obiettivo: 578; altre fonti statali: 1.416;
Regione: Calabria; legge obiettivo: 1.043; altre fonti statali: 1.291 -:
se non ritenga il Governo di dover provvedere immediatamente, sin dalla prossima programmazione finanziaria e comunque non oltre la prossima riunione del Cipe ad una seria politica di riequilibrio territoriale, tesa non solo ad una mera ripartizione finanziaria ma ad una puntuale analisi dei relativi divari infrastrutturali e alla determinazione di precisi piani di riallineamento così come previsto nell'ordine del giorno approvato dal governo in sede di approvazione dei federalismo fiscale;
se non ritenga di dover immediatamente aggiornare, anche attraverso una puntuale riprogrammazione delle risorse statali, l'accordo di programma infrastrutturale risalente ormai all'ottobre del 2002 relativo alla Sardegna definendo precise risorse e individuando puntualmente le opere immediatamente cantierabili;
se non ritenga di dover disporre l'immediato riavvio dei bandi per la realizzazione della strada statale Olbia-Sassari le cui procedure risultano avviate da parte dell'unità di missione per i 150 dell'unità d'Italia;
se non ritenga di dover dar mandato all'Anas, anche attraverso risorse proprie, che risultano stranamente disponibili per altre regioni, vedasi Sicilia, per il completamento della strada statale 131 Cagliari-Sassari;
se non ritenga di non dover riprogrammare le risorse finanziarie inutilizzate per oltre 30 milioni di euro destinate inizialmente alla realizzazione del cosiddetto Betile per realizzare, invece, il tunnel sotterraneo nella centrale via Roma a Cagliari;
se non ritenga di dover avviare di concerto con la Regione Sardegna una puntuale azione tesa a realizzare tutti gli investimenti necessari per rompere l'isolamento delle zone interne dell'isola, a partire dalla cosiddetta Trasversale centrale sarda;
se non ritenga di dover immediatamente definire la spesa dei fondi Fas in capo alla Regione Sardegna attraverso l'approvazione del piano di spesa.
(4-03724)

TESTO AGGIORNATO AL 28 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

CALVISI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente istituzione della provincia di Olbia-Tempio ha sancito ufficialmente l'importanza che Olbia e i territori circostanti hanno ormai assunto in Sardegna; la provincia sarda, con i suoi insediamenti turistici che ne fanno uno dei maggiori poli di attrazione dell'isola, rappresenta infatti una realtà in rapida espansione economica e commerciale;
lo sviluppo economico ha permesso la concentrazione di ingenti investimenti immobiliari, tra i quali, però, possono nascondersi infiltrazioni malavitose e capitali

illeciti; è necessario quindi garantire un efficace controllo di possibili fenomeni criminali attraverso un'intensa e costruttiva attività di collaborazione tra gli enti territoriali e le forze dell'ordine;
a questo scopo forze sociali e forze politiche di tutti gli schieramenti hanno sollevato da anni il problema di avere nel territorio della nuova provincia strutture e mezzi logisticamente più adatte per potenziare la presenza dello stato e per condurre politiche della sicurezza e della repressioni di attività illecite più efficaci;
l'amministrazione comunale di Olbia, con delibera di Consiglio n. 90 del 25 luglio 2006, cedeva al ministero dell'interno, in diritto di superficie, un'area di oltre 12.000 metri quadrati, situata nel nord della città; in questo spazio, anche nell'ambito degli interventi infrastrutturali e complementari connessi al vertice G8, doveva sorgere la nuova questura di Olbia:
il Ministero dell'interno, con nota n. 4903 del 18 giugno 2008, trasmetteva alla Regione Sardegna il progetto di «Realizzazione della nuova sede degli organismi della Polizia di Stato di Olbia», ottenendo il nulla osta della Giunta regionale, ai sensi dell'articolo 15, comma 7, delle norme tecniche di attuazione del piano paesaggistico regionale;
il 26 novembre 2008, alla presenza dei rappresentanti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Lazio-Abruzzo e Sardegna e dell'Amministrazione comunale, veniva ufficialmente consegnata alla ditta aggiudicataria dei lavori la superficie sulla quale dovevano sorgere gli uffici del nuovo commissariato di Olbia;
la conclusione dei lavori e la consegna dello stabile, situato nel quadrante nord della città, in un punto strategico per la mobilità, data la presenza delle principali direttrici stradali, era prevista per il 29 maggio 2008, in modo da consentire alla struttura di operare in piena efficienza durante il G8, in programma nel mese di luglio alla Maddalena;
lo spostamento del summit internazionale da Olbia alla città de L'Aquila ha comportato dapprima un rallentamento dei lavori, la cui conclusione si ritardava al 29 settembre, e a partire dal 18 giugno 2009, un vero e proprio blocco; infatti le risorse economiche necessarie al completamento dell'opera sembra siano venute a mancare a causa dello spostamento del vertice ad altra sede, il quale avrebbe provocato una ridislocazione dei fondi;
la sicurezza dell'ordine pubblico e della sicurezza è legata, come affermato dal Prefetto Guglielmann, al potenziamento logistico delle strutture essenziali per le attività di intelligence e di controllo del territorio;
a pagare le conseguenze di questa incresciosa situazione non saranno solo gli agenti di polizia e i cittadini olbiesi, che non potranno godere ancora per molto di una struttura preannunciata come avveniristica, e supertecnologica, ideale per fronteggiare la criminalità, ma anche i sessanta operai della ditta appaltatrice, che sono stati mandati a casa: per i più fortunati di loro ci sarà la cassa integrazione mentre per i carpentieri è scattato il licenziamento immediato;
il titolare della ditta appaltatrice dei lavori, Vincenzo Lattanzi, ha dichiarato di aver anticipato un'ingente somma, circa 6 milioni e mezzo di euro, per la realizzazione dei lavori, senza aver ancora ricevuto alcun compenso;
le organizzazioni sindacali del territorio sono mobilitate affinché sia recepita dalle autorità competenti l'importanza degli stanziamenti necessari alla conclusione dell'opera -:
se intenda chiarire quali erano le fonti di finanziamento e attraverso quale voce di bilancio, in capo a quale Ministero si era trovata copertura per la costruzione dell'opera;
se il mancato completamento dell'opera sia da mettere in relazione con lo spostamento del G8 a L'Aquila;

se corrisponde al vero che il finanziamento era stato attivato con 10 milioni di euro di fondi FAS e che poi tale finanziamento sia stato revocato, o comunque le risorse inizialmente programmate siano state stornate, per la costruzione di altre opere al di fuori del territorio della Sardegna;
se sia a conoscenza delle motivazioni che hanno condotto all'interruzione dei lavori di costruzione della questura di Olbia;
quali iniziative intenda adottare al fine di ripristinare le condizioni necessarie affinché sia portata a compimento un'opera di vitale importanza per l'intera provincia di Olbia-Tempio.
(3-00619)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCARIA e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 3, della Costituzione sancisce il diritto d'asilo nel territorio della Repubblica italiana per lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l'esercizio delle libertà democratiche;
l'articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani e l'articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea garantiscono il diritto di chiedere asilo in caso di persecuzione, il principio di diritto consuetudinario internazionale detto del «non respingimento» (non refoulemen) esclude il ritorno a situazioni dove la vita o la libertà dell'individuo siano messe a repentaglio;
la direttiva 2004/83/CE del Consiglio, del 29 aprile 2004, sulla qualifica di rifugiato, recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251, introduce la definizione di «protezione sussidiaria» quale concetto in grado di realizzare una sostanziale convergenza tra quello costituzionale dell'asilo e la definizione di rifugiato contenuta nella citata Convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951;
a seguito dell'accordo bilaterale stipulato dal Governo italiano con il Governo della Repubblica libica a Bengasi il 30 agosto del 2008 - legge di autorizzazione alla ratifica 6 febbraio 2009 n. 7 - è stata introdotta, in maniera operativa a partire dal maggio 2009, la nuova politica dei pattugliamenti congiunti e dei respingimenti nel canale di Sicilia, quali misure volte a contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina;
secondo quanto riportato dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), fino in data 14 luglio 2009, il numero di persone respinte dall'Italia verso altri Paesi ammonterebbe ad almeno 900;
mercoledì 1o luglio 2009 la Marina militare italiana ha intercettato a trenta miglia a largo dell'isola di Lampedusa e ha successivamente respinto in Libia 82 persone, imbarcandole su di una motovedetta battente bandiera del Paese nordafricano;
come si apprende da quanto riportato al briefing per la stampa che l'alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha tenuto a Ginevra in data 14 luglio 2009, i rappresentanti UNHCR hanno avuto la possibilità di visitare le 82 persone respinte in Libia in data 1o luglio 2009 e trasportate presso i centri di detenzione libici;
durante tali colloqui è stato possibile individuare tra di essi 76 cittadini eritrei, di cui 9 donne e almeno 6 bambini. I colloqui hanno altresì evidenziato che non risulta che le autorità italiane a bordo della nave abbiano tentato di stabilire la nazionalità delle 82 persone intercettate né tantomeno le motivazioni che le avessero spinte a fuggire dai propri Paesi;
sulla base di quanto rilevato dai rappresentanti UNHCR e dalle informazioni che si evincono dalla stampa e dai rapporti delle organizzazioni che si occupano di diritti umani, relativamente alla

situazione in Eritrea è possibile sostenere che un buon numero di tali persone risultassero essere bisognose di protezione internazionale;
stando alle dichiarazioni del Ministro dell'interno e del Ministro della difesa tra le persone respinte non vi erano richiedenti asilo;
durante gli stessi colloqui sono state raccolte testimonianze relative all'uso della forza da parte dei militari italiani durante il trasbordo sulla motovedetta libica. In base a queste testimonianze 6 eritrei avrebbero avuto necessità di cure mediche in seguito ai maltrattamenti;
le stesse persone affermano che i loro effetti personali, fra i quali documenti di vitale importanza, sarebbero stati confiscati dai militari italiani durante le operazioni e non più riconsegnati;
in una dichiarazione del Ministro della difesa riportata dall'ANSA il 14 luglio 2009, viene affermato, riguardo ad alcuni dettagli della confisca di tali effetti personali, che «tutto è stato messo in sacchetti individuali che sono stati consegnati ai militare della Guardia dì Finanza che si trovava a bordo della motovedetta libica»;
le persone ascoltate hanno riferito che avevano trascorso quattro giorni in mare prima di essere intercettati e che al momento dell'intercettamento da parte della Marina militare italiana essi non hanno ricevuto alcun tipo di cibo dai militari italiani nel corso dell'intera operazione, della durata complessiva di 12 ore;
a seguito delle rivelazioni raccolte nei centri di detenzione libici, l'UNHCR ha ritenuto di indirizzare una lettera formale al Governo italiano nella quale venivano richiesti chiarimenti sul trattamento riservato alle persone respinte in Libia in violazione della normativa internazionale in materia di richiedenti asilo e rifugiati;
la Commissione europea in data 15 luglio 2009 ha indirizzato una lettera al Governo italiano nella quale, sottolineando l'applicabilità del principio del «non-respingimento» (non-refoulement) anche in alto mare, richiede quali misure siano state previste dalle autorità italiane per garantire il rispetto di tale principio -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'esigenza di assicurare il rispetto delle garanzie dovute alle persone richiedenti tutela internazionale;
quale modalità di accertamento ed eventualmente quali iniziative il Ministro della difesa intenda adottare al fine di stabilire delle responsabilità più precise tra i militari italiani che non avrebbero fornito adeguata assistenza umanitaria alle 82 persone intercettate in mare;
per quanto riguarda il sequestro degli oggetti personali, in base a quali presupposti lo stesso sia stato effettuato se ne sia stato redatto verbale e se, ove previsto, sia intervenuta relativa convalida giurisdizionale;
quali siano state le misure adottate per mettere le persone respinte in grado di formulare un'eventuale richiesta di asilo;
ed, infine, quale posizione intenda prendere il Governo a fronte dei rilievi da parte della Commissione europea sugli obblighi internazionali che vincolano le autorità italiane durante operazioni svolte in alto mare.
(4-03727)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i Carabinieri hanno effettuato un'importante operazione nei confronti del clan camorristico dei Casalesi, che ha portato all'arresto di 44 persone, di cui ben 12 in Provincia di Modena, accusate di gestire bische clandestine;
questa operazione si aggiunge ad altre già effettuate nel territorio modenese e contribuisce a far emergere una realtà

inquietante, che vede Modena e la sua provincia da decenni al centro degli affari della camorra e oggi considerata la roccaforte del clan dei Casalesi e dei loro affari nel nord Italia;
il Procuratore aggiunto del Dipartimento antimafia di Napoli, Federico Cafiero De Raho, infatti, in una conferenza stampa ha sottolineato come «quella dei Casalesi a Modena non sia una infiltrazione, ma un vero e proprio radicamento, che dura da almeno vent'anni»;
tale forte radicamento sarebbe confermato dalla presenza, all'interno della rete di affiliati operanti sul territorio modenese, non solo di soggetti di origine campana, ma anche di persone nate e residenti a Modena;
dalle indagini è emerso che Modena era la sede della bisca clandestina più importante per i Casalesi per l'ammontare degli introiti, visto che da questa provenivano circa 6o.ooo euro al mese, destinati alle famiglie dei «boss» dell'organizzazione;
l'attività della camorra nel territorio modenese non è legata solo alle bische, come già evidenziato da precedenti operazioni delle Forze dell'ordine e dai rapporti dell'Antimafia, ma anche al settore delle estorsioni nei confronti di imprenditori operanti soprattutto nel settore edile;
i dati e le informazioni diffuse dal Procuratore del Dipartimento antimafia di Napoli e il quadro criminale complessivo emerso dalle indagini sono estremamente preoccupanti;
nonostante i numerosi segnali di allarme relativi alle infiltrazioni camorristiche a Modena e provincia ed i conseguenti impegni assunti dagli enti locali per intensificare i controlli e prevenirne l'ulteriore diffusione, la criminalità organizzata ha incrementato il proprio radicamento e la portata delle proprie attività -:
se intenda mettere al corrente la Camera dei deputati di eventuali nuove circostanze;
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordine ai dati presentati e alle valutazioni espresse dal Procuratore aggiunto del Dipartimento antimafia di Napoli, durante la conferenza stampa di presentazione dell'operazione sopraindicata;
quali iniziative, anche di concerto con le istituzioni locali, con le organizzazioni sociali ed imprenditoriali, intenda porre in essere al fine di contrastare la diffusione ed il radicamento della criminalità organizzata nel territorio dell'Emilia Romagna e della provincia di Modena, particolarmente colpita dal fenomeno.
(4-03728)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogate con il quale si chiedevano chiarimenti sulla catena di negozi denominata «Alkemico», che commercia e promuove sostanze stupefacenti, kit per sniffare, semi per piantare marijuana e skunk, boccette di etere e popper da inalare, oltre a libri che inducono all'uso di droghe, il Governo ha risposto che tali negozi (con sede in Milano, Bologna, Rimini, Latina e Riccione) sono stati oggetto di molte verifiche, ma che non sono state rilevate irregolarità di tipo penale o amministrativo, così come per il relativo sito web, sottoposto ad un controllo costante da parte della polizia postale;
il Governo, poi, nella sua risposta specificava che «detti esercizi possiedono un tipico assortimento di prodotti, in genere di origine vegetale, che, seppur non soggetti a controllo di legge, per le loro proprietà psicoattive risultano in grado di produrre effetti stimolanti simili a quelli della cocaina» e che comunque «ulteriori accertamenti sono in corso presso le sedi produttive dei prodotti commercializzati»;
il marchio «Alkemico» e la catena commerciale, compreso il sito web vengono

gestiti dalla «International Brand Agency» (IBA), con sede nella Repubblica di San Marino, ove è ubicato il magazzino centrale;
recentemente il Congresso di Stato della Repubblica di San Marino, sede della società dell'International Brand Agency, ha deciso di revocare la licenza alla società che detiene il marchio «Alkemico», in base alle relazioni della Polizia civile e dell'Ufficio di controllo e vigilanza sulle attività economiche;
l'importante decisione del Congresso di Stato della Repubblica di San Marino rappresenta un atto significativo a tutela della salute pubblica e a favore delle politiche di prevenzione sulle droghe a vantaggio di tutti i cittadini, in particolare dei più giovani -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della decisione assunta dal Congresso di Stato della Repubblica di San Marino di revocare la licenza alla società IBA e quali siano gli intendimenti del Governo al riguardo;
se il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali non ritenga, alla luce di tale decisione, di aggiornare l'elenco delle sostanze contemplate dalle tabelle di cui agli articoli 13 e 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, al fine di impedire la prosecuzione dell'attività commerciale della catena «Alkemico» sul territorio italiano e di contribuire alla impegnativa e difficile azione di prevenzione contro tutti i tipi di droghe, che deve essere portata avanti nell'interesse dei cittadini.
(4-03731)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decisioni inappellabili n. 477 del 2009 e n. 478 del 2009 pubblicate in data 25 maggio 2009, il Consiglio di Giustizia Amministrativa (massimo organo di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana ha annullato la procedura concorsuale a livello regionale per il reclutamento di n. 200 dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria di primo grado, per le scuole secondarie superiori e per le istituzioni educative, indetta con Decreto Dirigenziale del 22 novembre 2004;
tali decisioni sono state emanate a seguito dei ricorsi principali e dei successivi ricorsi che avevano impugnato il procedimento seguito dalla commissione giudicatrice del concorso, sia per l'illegittima composizione, per incompletezza della commissione, in quanto o nell'una o nell'altra era assente il Presidente, sia per illegittimità di tutti gli atti del concorso per assoluta carenza di istruttoria, nonché per talune circostanze di estrema gravità che, tra l'altro, erano state evidenziate nella trasmissione Mi manda Rai tre. - II conduttore della trasmissione, Vianello, rappresentando la farsesca lettura degli elaborati, aveva messo in evidenza l'assurda pretesa di poter correggere elaborati di otto facciate in due minuti, ed aveva evidenziato come erano stati valutati con punteggi massimi elaborati che contenevano errori ortografici oltre che di sintassi. Aveva colpito in modo particolare il pubblico e gli stessi candidati presenti, l'affermazione dei direttore generale regionale Guido Di Stefano al quale era demandato il controllo della legittimità delle operazioni, l'affermazione che gli elaborati erano stati corretti ictu oculi;
nelle more, in data 23 luglio 2007, la graduatoria del concorso veniva approvata e pubblicata ed i vincitori del concorso venivano, in data 1o settembre 2007, nominati Presidi ed assegnati alle varie sedi vacanti, mentre per scorrimento della graduatoria gli idonei, in data 1o settembre 2008, venivano nominati, Presidi ed assegnati alle varie sedi;

la decisione del massimo organo di giustizia amministrativa comporta l'annullamento della nomina per i 200 dirigenti scolastici nominati in base alla procedura concorsuale annullata;
una sentenza - che ha fatto giustizia, annullando provvedimenti palesemente illegittimi posti in essere dalla commissione giudicatrice ed avallati dall'Ufficio, scolastico, regionale che, anziché procedere ad una dettagliata ed accurata disamina degli atti concorsuale, ha proceduto all'immediata approvazione della graduatoria ed alla nomina dei vincitori del concorso nei posti di Presidi vacanti nella Regione Sicilia;
vi sono ancora ricorsi pendenti dinanzi al Consiglio di Stato da parte di candidati delle altre Regioni, per situazioni analoghe a quelle che hanno trovato accoglimento dinanzi all'organo di giustizia amministrativa della regione Sicilia;
si potrebbe arrivare a situazioni che potrebbero comportare l'annullamento delle procedure concorsuale, con tutte le conseguenze del caso;
alla luce delle sentenze pronunciate dal Consiglio di giustizia amministrativa e, in considerazione dei ricorsi ancora pendenti, appare necessario un intervento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che in autotutela in esecuzione tra l'altro di sentenze passate in giudicato proceda, con la massima urgenza, agli atti di annullamento di tutte le graduatorie inficiate;
è necessaria una diffida per vigilare sull'operato dell'amministrazione per la puntuale applicazione delle sentenze del Consiglio di giustizia amministrativa Sicilia con le quali è stato disposto l'annullamento del concorso;
il dato di fatto certo e incontrovertibile è che il Consiglio di giustizia amministrativa ha annullato il concorso ordinario in Sicilia, l'intera procedura concorsuale;
Guido Di Stefano ha addirittura detto in un'intervista su Repubblica: «Non mi è stato ancora notificato nulla, ma in genere questi provvedimenti valgono esclusivamente per i ricorrenti, che potrebbero rientrare in gioco; comunque seguirò le indicazioni dell'Avvocatura dello Stato per applicare il provvedimento»;
il direttore regionale Guido Di Stefano non può fare simili affermazioni perché non è stata impegnata la valutazione dei ricorrenti ma è stata annullata l'intera procedura concorsuale: il Consiglio di giustizia amministrativa ha invalidato tutti gli atti del concorso ordinario in Sicilia, l'avvocatura dello Stato ha perso il ricorso;
è evidente che deve essere azzerata la graduatoria concorsuale; i 200 presidi immessi in ruolo risultano così «non idonei» ed è quindi inevitabile la risoluzione del loro contratto;
i posti liberati in Sicilia devono essere dati a coloro che sono inseriti nelle graduatorie provinciali degli incarichi di presidenza in applicazione dell'articolo 1 sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, nella legge 31 marzo 2005, n. 43;
anche il concorso-riservato, indetto con decreto ministeriale 3 ottobre 2006, in Sicilia ma anche nelle altre regioni e gravato da ricorsi giurisdizionali pendenti che denunciano l'illegittimità sia della composizione della commissione giudicatrice sia degli atti;
interrogazioni parlamentari (n. 4/03797 del 30 maggio 2007, n. 4/04437 del 19 luglio 2007 dell'onorevole Rino Piscitello e n. 4/02606 del senatore Bartolo Fazio) avevano già denunciato la grave difformità e disomogeneità di giudizio, la disparità di trattamento nonché, ancora più grave, l'illegittima composizione della commissione esaminatrice in Sicilia, in Liguria ed in altre regioni;
in Sicilia e in Liguria è stato violato l'articolo 9, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 194, n. 487, il quale in maniera chiara ed

inequivocabile afferma che «l'utilizzazione del personale in quiescenza non è consentita, in ogni caso, qualora la decorrenza del collocamento a riposo risalga ad oltre un triennio dalla data di pubblicazione del bando di concorso»; un componente della commissione giudicatrice in Sicilia e in Liguria risulta essere in quiescenza dal 2002 e dunque oltre il periodo consentito dal decreto del Presidente della Repubblica citato e quindi incompatibile con la funzione richiesta;
a questo punto il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve inevitabilmente «sanare» tutte queste situazioni. Ci sono, difatti, gli «ex idonei» del concorso ordinario in Sicilia e i «non idonei» del concorso riservato», i quali sono inseriti nelle graduatorie degli incarichi di presidenza -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
come intenda procedere affinché il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca applichi le sentenze del Consiglio di giustizia amministrativa Sicilia ed azzeri, così com'è stato sentenziato, le graduatorie del Concorso ordinario in Sicilia;
se intenda verificare altresì se gli stessi hanno ripristinato la legalità.
(4-03719)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
molti istituti tecnici periti aziendali e corrispondenti (ITPA) in lingue estere, utilizzando le opportunità offerte da sperimentazioni quali ERICA, hanno concretamente realizzato percorsi di studio che offrono una approfondita ed ampia preparazione linguistica, non strettamente legata al mondo del commercio secondo schemi del passato, ma ampliata a comprendere e trattare anche gli aspetti culturali e relazionali dei Paesi esteri;
ad esempio la Provincia di Varese attraverso i propri ITPA è all'avanguardia nelle relazioni con istituti esteri, negli scambi interculturali e nei viaggi di studio con Canada, Repubblica Popolare Cinese, numerosi paesi europei, stabilendo relazioni di gemellaggio e mostrando chiaramente livelli di eccellenza e ed aderenza alle esigenze del mercato;
tale specificità non pare riconosciuta nello «Schema di regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti tecnici ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»; tale schema infatti - se da un lato salvaguarda con l'«indirizzo turismo» le esperienze nel campo del turismo parimenti maturate anche da molti I.T.P.A. con il progetto ITER - dall'altro lato esaurisce nell'indirizzo «Amministrazione, finanza e marketing» la ricchissima esperienza e funzionalità degli ITPA nel capo linguistico;
si ritiene che tali specificità avrebbero potuto essere riconosciute e rilanciate strategicamente qualora nel riordino dei Licei fosse stata prevista la creazione di un «Liceo Linguistico» con forte caratterizzazione economica internazionale;
le considerazioni suesposte sono ben rappresentate in una missiva al Ministero da parte dell'assessore alla Formazione e Pubblica Istruzione della Provincia di Varese, dr. avv. Andrea Pellicini, che ipotizza alcune possibili soluzioni tecniche -:
quale sia l'intendimento del Ministro in ordine alle considerazioni di cui alle premesse;
se e come il Ministro intenda dare risposta adeguata alle esigenze di modernità, internazionalizzazione e aderenza al mercato del lavoro sopra rappresentate;
se e come il Ministro intenda dare riscontro alle proposte della Provincia di Varese.
(4-03720)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 FEBBRAIO 2009

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con delibera n. 998 del 2008, il Direttore Generale della Asl 3 di Catania ha disposto il trasferimento di diversi direttori medici di presidio, tra i quali Giarre, Paternò e Bronte, in sedi diverse da quelle di assegnazione, o in servizi non oggetto dell'originario concorso. Tali trasferimenti sono avvenuti senza le preventive procedure previste dal contratto, e in violazione delle norme che disciplinano le relazioni sindacali, avendo proceduto senza il preventivo assenso dell'interessato e dell'organizzazione sindacale di appartenenza, al trasferimento di un dirigente sindacale che in atto fruisce dei diritti sindacali ai sensi del contatto collettivo di lavoro;
con lo stesso atto deliberativo, il direttore medico del presidio di Acireale è stato rimosso dall'incarico e gli è stato affidato l'incarico di Responsabile dell'U.O.C. Anziani e ADI, per il quale lo stesso non possiede i titoli, prevedendo il decreto assessoriale 3 maggio 2007, la specializzazione in geriatria e l'espletamento della procedura concorsuale;
con la stessa delibera la direzione medica del presidio ospedaliero di Acireale è stata affidata ad un dirigente di struttura semplice non afferente all'u.o. direzione medica del presidio del presidio ospedaliero, avvalendosi dell'articolo 18 del CCNL 8 giugno 2000 che, nello specifico, prevede caso mai il conferimento ad interim, a direttore medico di altro presidio, dell'incarico di che trattasi;
contro la delibera suddetta sono tuttora pendenti ricorsi instaurati innanzi al giudice del lavoro, mentre il ricorso presentato dal dirigente sindacale è stato accolto;
le scelte della direzione aziendale della Asl 3 appaiono senz'altro censurabili poiché il superiore provvedimento è stato adottato senza alcun rispetto delle regole contrattuali e delle norme vigenti;
la gestione del personale da parte dei vertici aziendali si presta a numerose osservazioni anche in riferimento al ricorso immotivato e reiterato all'articolo 15 septies del decreto legislativo n. 502 del 1992;
di recente è stata effettuata la conferma di un incarico nonostante l'emanazione di direttive assessoriali che lo vietano;
si fa inoltre ricorso all'impiego di personale a rapporto convenzionale nei reparti ospedalieri, ad incarichi di consulenza, all'indizione di bandi di concorso su posti già coperti;
l'adozione di atti programmatori importanti - atto aziendale, rimodulazione della rete ospedaliera - è avvenuta senza la preventiva informazione alle organizzazioni sindacali, l'approvazione del consiglio dei sanitari e il confronto con le istituzioni locali interessate -:
se non intenda valutare se sussistono i presupposti per inviare un'ispezione al fine di accertare se si rilevino condotte lesive dei diritti sindacali.
(3-00620)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 1o e 2 giugno 2009 si è svolto ad Avellino un importante convegno internazionale del CNR dal titolo: «Alimentarsi sana...mente: i prodotti dei Mediterraneo fonte di salute e benessere»;

nel corso dei lavori sono emersi con chiarezza tre elementi principali:
a) l'importanza nutrizionale - soprattutto per i bambini, oggi più esposti che mai al rischio di una alimentazione poco sana a base di additivi e coloranti verso cui sono attratti anche a causa di forme pubblicitarie sempre più aggressive - di una dieta basata sui prodotti più sani e naturali della tradizione mediterranea;
b) il rischio che proprio i prodotti tipici della dieta mediterranea subiscano i danni più gravi dal sempre più prepotente emergere, sul mercato italiano, di alimenti contraffatti nella loro provenienza geografica che vengono spacciati per locali quando invece giungono sottocosto dall'estero;
c) la necessità di un forte impegno delle istituzioni perché la dieta mediterranea sia tutelata e, senza dimenticare i risvolti legati allo sviluppo economico e al turismo, ottenga forme di riconoscimento a livello internazionale;
già da tempo è in atto un dibattito nei Paesi europei affacciati nel mar Mediterraneo su come valorizzare le proprie tradizioni alimentari e in alcune realtà, come la Spagna, ci sono già proposte concrete, appoggiate dalle Istituzioni in carica, per l'inserimento della dieta mediterranea tra i beni immateriali del patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO;
in tale direzione va peraltro anche la mozione bipartisan n. 1-00009, approvata dal Senato, che impegna il Governo sulla dieta mediterranea con specifico riferimento proprio ai tre temi emersi nel convegno del CNR e sopra sinteticamente riportati -:
quali siano stati i provvedimenti finora presi dal Governo in favore della dieta mediterranea;
quali iniziative intenda assumere per favorire, tra i bambini, un'alimentazione realmente genuina;
in che modo sia possibile prevenire e contrastare la contraffazione degli alimenti tipici della dieta mediterranea garantendo la piena tracciabilità della loro filiera produttiva;
quali misure siano previste per valorizzare anche sul piano economico e turistico la centralità della dieta mediterranea nel mondo dell'alimentazione e della ristorazione del nostro Paese;
se la proposta spagnola sull'inserimento della dieta mediterranea nel patrimonio mondiale dell'umanità sia condivisa dal Governo e, in caso di risposta affermativa, quali passi intenda percorrere per contribuire al suo successo.
(4-03714)

COSENZA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
ogni anno l'agricoltura italiana perde 2,8 miliardi di euro a causa del crescente assalto dell'agropirateria sui mercati internazionali, che genera un business di 52,6 miliardi di euro, praticamente poco meno della metà del fatturato agroalimentare italiano;
è quindi forte l'esigenza di una difesa che non significa soltanto la tutela di un intero patrimonio culturale, quindi dell'immagine stessa dell'Italia, e della salute dei consumatori, ma anche la valorizzazione di un settore economico che ha un fatturato al consumo di 8,9 miliardi di euro ed un export di 1,8 miliardi di euro;
l'agropirateria, che fiorisce anche grazie all'assenza di indicazioni chiare sull'origine geografica e sulla reale composizione degli alimenti e delle bevande nelle etichette, costituisce anche un danno per la salute del consumatore e per la consapevolezza di quest'ultimo nella scelta dei prodotti;
nel settore dell'olio extra-vergine d'oliva c'è stata l'importante conquista del Regolamento (CE) n. 82/2009 della Commissione, in vigore dal 1o luglio 2009, ma a livello europeo molti passi devono essere

ancora effettuati per quanto riguarda le altre produzioni agroalimentari caratteristiche dell'Italia -:
quali iniziative il Governo intenda assumere, in sede comunitaria, sul tema del contrasto all'agropirateria e sulla creazione di un marchio europeo di garanzia appositamente dedicato per i prodotti agroalimentari che, tramite un sistema basato su forme di etichettatura chiare e pienamente trasparenti sull'intera filiera produttiva, garantisca la salute e la consapevolezza di scelta dei consumatori.
(4-03715)

SARDELLI, LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO e MILO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea, con decisione 2004/585/CE del Consiglio, del 19 luglio 2004, ha istituito i consigli consultivi regionali nell'ambito della politica comune della pesca per ciascuna delle seguenti aree:
a) Mar Baltico;
b) Mare Mediterraneo;
c) Mare del Nord;
d) Acque nordoccidentali;
e) Acque sudoccidentali;
f) Stock pelagici;
g) Flotta d'alto mare/oceanica;
gli Stati membri dell'Unione europea (Italia, Spagna, Croazia, Grecia, Slovenia, Malta e Cipro), interessati alla gestione delle risorse ittiche nel mare Mediterraneo, hanno promosso la costituzione del Consiglio consultivo regionale per il Mediterraneo (CCR Mediterraneo);
l'Unione europea, con decisione del 28 agosto 2008, ha dichiarato operativo il Consiglio consultivo regionale per il Mare Mediterraneo, decretandone l'ingresso nelle funzioni a partire dal 15 settembre 2008;
la decisione 2004/585/CE, all'articolo 3, prevede che i rappresentanti del settore della pesca e di altri gruppi di interesse, che desiderino lavorare nell'ambito di uno dei consigli consultivi regionali, presentino una domanda in tal senso agli Stati membri interessati c alla Commissione;
la costituzione dell'assemblea e del comitato esecutivo del CCR Mediterraneo sarebbe avvenuta a seguito di trattative informali fra alcune associazioni presenti in seno alle organizzazioni europee Europeche e Cogeca;
non risulta essere stata attivata, a livello nazionale, alcuna procedura di coinvolgimento della Commissione consultiva centrale per la pesca e l'acquacoltura, che è il massimo organismo di consultazione dell'Amministrazione nazionale in materia di pesca;
in assenza di procedure amministrative standardizzate, la costituzione del CCR Mediterraneo è stata lasciata allo spontaneismo organizzativo di alcune associazioni che, a prescindere da oggettive valutazioni sulla loro consistenza rappresentativa, godono di una maggiore visibilità sul livello europeo;
è pervenuta segnalazione agli interroganti che le domande di alcune associazioni della pesca, che pure da lungo tempo siedono in seno alla Commissione consultiva nazionale per la pesca e l'acquacoltura, non siano state prese in considerazione;
non è dato conoscere per vie ufficiali la sede ed i recapiti del CCR Mediterraneo e la corrispondenza inviata presso l'indirizzo ufficiosamente segnalato viene restituita dalle poste al mittente;
il CCR Mediterraneo, che pure avrebbe sede a Roma in base a quanto si apprende da organi di stampa, si riunisce in località diverse in Italia e all'estero -:
per quali motivi la Commissione consultiva centrale per la pesca e l'acquacoltura sia rimasta lungamente inattiva e non

sia mai stata convocata per l'acquisizione di pareri in ordine alla costituzione del CCR Mediterraneo;
in base a quali criteri sia stata designata la delegazione italiana in seno all'Assemblea e al comitato esecutivo del CCR Mediterraneo;
quali siano i criteri di funzionamento del CCR Mediterraneo, con particolare riferimento alle modalità di convocazione e di riunione degli organi;
se corrisponda al vero l'informazione secondo cui il CCR Mediterraneo avrebbe natura associativa e se sia previsto il pagamento di quote;
se non si ritenga necessario assumere iniziative per ricostituire la delegazione italiana in seno al CCR Mediterraneo e procedere, in sede di organi nazionali di amministrazione consultiva, ad una attenta valutazione sulle caratteristiche di rappresentatività di tutte le associazioni attualmente presenti.
(4-03726)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Trentino Alto-Adige è stata una delle prime regioni a passare al digitale terrestre esattamente il 15 febbraio 2009 e pertanto, già da tempo senza decoder non si dovrebbero ricevere rai 2 e rete 4;
i residenti di Rovereto (Trento) con un vecchio televisore senza decoder quindi con il sistema analogico non ricevono rai 2, mentre vedono perfettamente rete 4 -:
se il Ministro si a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover intervenire tempestivamente al fine di garantire condizioni di pari concorrenza tra RAI e Mediaset.
(4-03721)