XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 29 luglio 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 29 luglio 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bocci, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 28 luglio 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
MATTESINI: «Modifica all'articolo 17 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, concernente l'istituzione delle circoscrizioni di decentramento comunale» (2651);
CARLUCCI: «Disposizioni per la valorizzazione turistica, culturale e ambientale degli itinerari culturali della Puglia riconosciuti da parte del Consiglio d'Europa» (2652);
LULLI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale» (2653);
DELFINO ed altri: «Disposizioni per la tutela professionale e previdenziale nonché interventi di carattere sociale in favore dei lavoratori dello spettacolo» (2654).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

La proposta di legge REALACCI ed altri: «Introduzione del titolo VI-bis del libro II del codice penale, in materia di delitti contro l'ambiente» (56) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge REALACCI ed altri: «Disposizioni per la promozione del commercio equo e solidale» (58) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge ENZO CARRA ed altri: «Disposizioni in favore dell'arte contemporanea» (101) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge CECCUZZI ed altri: «Disposizioni fiscali per il sostegno delle iniziative in favore del territorio e del patrimonio artistico, promosse dai consorzi volontari di tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche, per la valorizzazione dei luoghi di provenienza dei prodotti agroalimentari» (128) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge QUARTIANI ed altri: «Legge per la montagna» (321) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge LUSETTI ed altri: «Disposizioni in materia di tutela dei diritti della famiglia e istituzione dell'Autorità garante della famiglia» (560) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.
La proposta di legge IANNUZZI ed altri: «Riqualificazione e recupero dei centri storici» (582) è stata successivamente sottoscritta dal deputato De Pasquale.

Modifica nell'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede referente.

Le seguenti proposte di legge - già assegnate alla I Commissione (Affari costituzionali) - sono assegnate, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia), che ne ha fatto richiesta al fine di procedere all'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77 del regolamento, con le proposte di legge numeri 825, 783 e 972:

MISITI: Modifiche alla legge 31 maggio 1965, n. 575, in materia di divieto di svolgimento di propaganda elettorale nei confronti delle persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza» (954) Parere della I Commissione;

OCCHIUTO e TASSONE: «Modifiche alla legge 31 maggio 1965, n, 575, in materia di divieto di svolgimento di propaganda elettorale nei confronti delle persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza» (1767) Parere della I Commissione.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
SORO ed altri: «Introduzione dell'articolo 1-ter della legge 13 febbraio 1953, n. 60, in materia di incompatibilità delle cariche di presidente di giunta provinciale e di sindaco di comune con popolazione superiore a 20.000 abitanti con il mandato parlamentare» (2557).

VII Commissione (Cultura):
GALATI: «Istituzione di borse di studio in favore di giovani in possesso di laurea specialistica o magistrale in progettazione e gestione di sistemi turistici» (2581) Parere delle Commissioni I, V e X;
GALATI: «Introduzione del corso di primo soccorso nelle scuole secondarie di primo grado» (2582) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XIII Commissione (Agricoltura):
BELLOTTI: «Disciplina dell'attività professionale agromeccanica» (1328) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VII, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
DI STANISLAO e DONADI: «Disciplina della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali» (2605) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XII.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Accademia nazionale dei Lincei, per gli esercizi 2006 e 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 117).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

La Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 14 del 2009, emessa dalla sezione stessa nell'adunanza del 7 luglio 2009, e la relativa relazione concernente gli interventi infrastrutturali per la realizzazione delle «autostrade del mare».
Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissioni dal ministro dell'economia e delle finanze.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettere del 24 e del 28 luglio 2009, ha trasmesso quattro note relative all'attuazione data agli ordini del giorno CAUSI ed altri n. 9/1713/197, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 13 novembre 2008, riguardante interventi di riforma del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale e potenziamento del ruolo dei paesi in via di sviluppo e delle economie emergenti nelle IFI, DAL LAGO ed altri n. 9/1972/104, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 14 gennaio 2009, concernente l'estensione dei benefici concessi al comune di Roma in tema di Patto di stabilità interno ai comuni con le stesse specificità e a quelli virtuosi che necessitano di investimenti in opere infrastrutturali, e per la parte di propria competenza, MILANESE n. 9/2187-A/14, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 aprile 2009, concernente il finanziamento a favore dei soggetti impegnati in lavori socialmente utili presso gli istituti scolastici, nonché finalizzati all'effettuazione di interventi connessi al Vertice G8, ai Giochi del Mediterraneo 2009, alla festa degli Alpini svoltasi nel maggio 2009 ed al Programma nazionale di ricerche in Antartide, VILLECCO CALIPARI ed altri n. 9/1802/20, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 19 novembre 2008, riguardante il finanziamento del Fondo per le missioni internazionali.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio) e VI Commissione (Finanze), competenti per materia.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15-bis, comma 2, della legge 4 febbraio 2005, n. 11, introdotto dall'articolo 7, comma 1, della legge 6 febbraio 2007, n. 13, la relazione - predisposta di concerto con il ministro per le politiche europee - relativa all'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso comunitari riguardanti l'Italia, aggiornata al 31 dicembre 2008 (doc. LXXIII, n. 2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Il ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 28 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 229, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, la relazione - predisposta congiuntamente alla società FINTECNA Spa - sullo stato delle liquidazioni degli enti pubblici, di cui alla legge 4 dicembre 1956, n. 1404, concernente l'esercizio 2008 (doc. CVII, n. 2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal ministro della difesa.

Il ministro della difesa, con lettera del 27 luglio 2009, ha trasmesso una nota relativa all'attuazione data alla risoluzione conclusiva VILLECCO CALIPARI ed altri n. 8/00044, approvata dalla IV Commissione (Difesa) nella seduta del 26 maggio 2009, sull'eventuale utilizzo temporaneo della caserma Pace (Sulmona) e di parte della caserma Pasquali (L'Aquila) per lo svolgimento di attività delle pubbliche amministrazioni locali.
La suddetta nota è a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare ed è trasmessa alla IV Commissione (Difesa) competente per materia.

Trasmissioni dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 33, comma 2, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, i rapporti informativi, relativi all'anno 2006, in merito a vigilanza e repressione degli illeciti in materia venatoria, trasmessi dalle regioni Molise e Campania, nonché i rapporti informativi relativi all'anno 2007 riguardanti le regioni Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Sardegna, Toscana, Molise, Campania, Sicilia e delle province autonome di Trento e di Bolzano (doc. CXCIX, n. 1).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XIII Commissione (Agricoltura).

Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 59, comma 5, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, la relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni sullo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità, riferita agli anni dal 2005 al 2007 (doc. CLXXVI, n. 1).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di progetti di atti comunitari e dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 28 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti comunitari e dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sul documento n. 11968/09 - Libro verde: Promuovere la mobilità dei giovani per l'apprendimento (COM(2009) 329 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla VII Commissione (Cultura).

Annunzio di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 24 luglio 2009, ha dato comunicazione, ai sensi della legge 9 gennaio 2006, n. 12, delle seguenti sentenze pronunciate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano, passate in giudicato nel mese di aprile 2009, che sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia nonché alla III Commissione (Affari esteri):
sentenza 10 marzo 2009: Shaw n. 981/04, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 6, paragrafo 1, 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto ad un processo equo sotto il profilo della ragionevole durata, al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, nonché degli articoli 1 del Protocollo n. 1 e 2 del Protocollo n. 4, relativi alla protezione della proprietà ed alla libertà di circolazione con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 137) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Moroni n. 40261/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 138) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Cifra n. 26735/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 139) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Valentini n. 40664/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 140) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Umberto Pedicini e Pierpaolo Pedicini n. 8681/05 in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 141) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Furno n. 40824/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV , n. 142) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Maria Assunta Massimo n. 11000/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 143) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: D'Apolito n. 33226/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 144) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Puzella e Cosentino n. 38264/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 145) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 10 marzo 2009: Fabiano n. 40807/05, in materia di fallimento. Constata la violazione degli articoli 8 e 13 CEDU, relativi rispettivamente al diritto al rispetto della vita privata e familiare e al diritto ad un ricorso effettivo, con riferimento a procedura fallimentare anteriore all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 5 del 2006 (doc. CLXXIV, n. 146) - alla II Commissione (Giustizia);
sentenza 31 marzo 2009: Simaldone n. 22644/03, in materia di ragionevole durata del processo. Constata la violazione degli articoli 6, paragrafo 1, e 1 del Protocollo n. 1 CEDU, relativi rispettivamente al diritto ad un processo equo sotto il profilo della ragionevole durata ed alla protezione della proprietà in riferimento al ritardo nell'erogazione dell'equa riparazione ex lege n. 89 del 2001 oltre un ragionevole termine dalla data in cui la pronuncia che l'ha stabilita è divenuta definitiva. Non sussiste violazione dell'articolo 13, relativo al diritto ad un ricorso effettivo, in quanto l'equa riparazione prevista dalla legge n. 89 del 2001, sebbene presenti dei problemi di funzionamento a causa dei ritardi nell'erogazione dei pagamenti, non costituisce al momento un rimedio strutturalmente non effettivo (doc. CLXXIV, n. 147) - alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal Garante per la protezione dei dati personali.

Il Garante per la protezione dei dati personali, con lettera in data 27 luglio 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 154, comma 1, lettera m), del codice in materia di protezione dei dati personali di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, la relazione sull'attività svolta e sullo stato di attuazione del medesimo codice, riferita all'anno 2008 (doc. CXXXVI, n. 2).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Comunicazione di nomine ministeriali.

Il ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 28 luglio 2009, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, delle nomine del dottor Bernabò Bocca, del dottor Pier Andrea Chevallard, del dottor Giuseppe Morandini e del dottor Paolo Zegna a componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale per il commercio estero (ICE).
Tale comunicazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA RELATIVO ALLA MANOVRA DI FINANZA PUBBLICA PER GLI ANNI 2010-2013 (DOC. LVII, N. 2)

Doc. LVII, n. 2 - Risoluzioni

RISOLUZIONI

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
in base alla legge di contabilità vigente (legge n. 468 del 1978 e successive modificazioni), il Governo ha l'obbligo di presentare il Documento di programmazione economico-finanziaria, entro il 30 giugno di ogni anno, al fine di consentire alle Camere di esaminarne in tempi congrui i contenuti e assumere le conseguenti deliberazioni mediante l'approvazione di una risoluzione, definendo così l'entità della successiva manovra finanziaria e le ripercussioni che essa avrà sui saldi di finanza pubblica. Non si tratta di indicazioni di carattere meramente programmatico, ma di decisioni che assumono rilievo vincolante per la successiva sessione di bilancio: il procedimento legislativo di esame dei disegni di legge finanziaria e di bilancio dovrà infatti svilupparsi in modo coerente con le previsioni del Documento di programmazione;
anche quest'anno, il DPEF al nostro esame, oltre ad essere molto reticente sui reali impegni e sugli interventi previsti, è carente per quanto riguarda alcuni elementi essenziali, previsti dalla legge n. 468 del 1978, infatti, il Documento non corrisponde:
ai requisiti dell'articolo 3, comma 2, lettera f), della legge n. 468 del 1978, in quanto manca completamente «.....l'articolazione degli interventi, anche di settore, collegati alla manovra di finanza pubblica per il periodo compreso nel bilancio pluriennale, necessari per il conseguimento degli obiettivi di cui alle precedenti lettere.....con la valutazione di massima dell'effetto economico-finanziario attribuito a ciascun tipo di intervento in rapporto all'andamento tendenziale»;
ai requisiti dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 468 del 1978 poiché non indica i disegni di legge collegati di cui al comma 1, lettera c), dell'articolo 1-bis della medesima legge, se non con riferimento al decreto-legge n. 78 del 1o luglio 2009, attualmente all'esame della Camera, prima dell'inizio formale della sessione di bilancio;
il Governo ha nuovamente operato una violazione delle prerogative del Parlamento cui l'articolo 81 della Costituzione attribuisce la funzione di indirizzo e controllo in merito alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche;
per l'intero 2009 viene stimata dal DPEF una riduzione del PIL del 5,2 per cento: il Governo è passato così dalla stima di crescita di quasi un punto percentuale (0,9) prodotta con il DPEF presentato lo scorso anno, ad una previsione dimezzata (0,5) a settembre scorso, per scendere, a febbraio 2009, al -2 per cento e poi, ad aprile, con la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF), accettare il dato del -4,2 per cento. Oggi il Governo ammette, così come era stato evidenziato dai principali centri di osservazione economica, che il PIL subisce un riduzione del 5,2 per cento rivedendo così tutte le stime di finanza pubblica che ne conseguono;
il Documento registra il calo verticale delle entrate tributarie, in parte certamente imputabili ad una forte ripresa dell'evasione e dell'elusione fiscale, che incide sui saldi insieme ad un vistoso incremento di spesa che non deriva da interventi anticiclici adottati per combattere la crisi: quegli interventi, infatti, sono stati estremamente modesti, giustificando tale parsimonia con la necessità di mantenere sotto controllo i saldi della finanza pubblica. Dei 22,8 miliardi di aumento della spesa corrente, prevista per il 2009, solo 3,2 miliardi derivano da interventi anticrisi. Tutto il resto, è conseguenza, in parte, della spesa pensionistica e, soprattutto, di una nuova impennata della spesa per acquisti di beni e servizi;
il Governo registra - e non potrebbe fare diversamente - il calo verticale delle entrate tributarie imputandone la causa alla crisi economica, insistendo nel sostenere il proprio strenuo impegno nella lotta all'evasione fiscale. Viceversa l'incidenza di un vistoso incremento dell'evasione è facilmente riscontrabile dalla lettura di diversi documenti. Ad esempio, la Corte dei Conti, nella relazione sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relative alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2008, depositata in Parlamento in data 21 gennaio 2009, ha evidenziato forti perplessità in relazione alle iniziative intraprese dal Governo in materia di semplificazione e lotta all'evasione, in conseguenza delle quali si sono registrati importanti mancati introiti per il bilancio dello Stato;
le conseguenze di queste dinamiche si riversano sui saldi di finanza pubblica in maniera alquanto peggiorativa rispetto alle stime indicate nella RUEF. Particolarmente preoccupanti appaiono i dati relativi al saldo primario, destinato a collocarsi per la prima volta sotto lo zero e, di conseguenza, quello sulla crescita del debito che arriverà a sfiorare il 120 per cento del PIL nel 2010 (esattamente 118,2);
l'aggiornamento degli andamenti tendenziali degli aggregati di finanza pubblica, comprensivo degli effetti dell'assestamento di bilancio, determina una revisione del rapporto deficit/PIL di quest'anno al 5,3 per cento, in rialzo di 0,7 punti percentuali di PIL rispetto a quanto indicato nella RUEF, di -0,4 per cento nel 2010 e di -0,1 per cento nel 2011;
nel 2009 l'indebitamento netto tendenziale è previsto pari al -5,3 per cento del PIL, con un peggioramento di -2,6 punti di PIL rispetto al valore registrato nel 2008; l'avanzo primario tendenziale, pari al 2,4 nel 2008, è previsto negativo nel 2009 (pari al -0,4 per cento del PIL); la spesa per interessi viene prevista in crescita di 1 punto sul PIL; rispetto alle previsioni presentate nella RUEF l'indebitamento netto tendenziale della pubblica amministrazione mostra un peggioramento di 0,7 punti percentuali per il 2009. Il peggioramento del saldo rispetto alle stime di aprile deriva principalmente, dal lato della spesa, agli effetti riconducibili dal disegno di legge di assestamento per il 2009, inclusi negli andamenti tendenziali del conto economico della pubblica amministrazione. Il quadro tendenziale della PA incorpora gli effetti dell'assestamento e ricorda che tale provvedimento peggiora il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di circa 37 miliardi, determinando un incremento dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione in rapporto al PIL di 0,3 punti percentuali. In relazione a ciò, emerge che, così come rilevato dal Servizio di bilancio del Senato, il quadro informativo presentato dal DPEF non consente di valutare gli effetti finanziari associati al disegno di legge di assestamento, il quale non reca la valutazione delle misure proposte in termini di fabbisogno ed indebitamento netto. Pertanto per meglio ricostruire l'effetto del disegno di legge di assestamento sul conto economico della pubblica amministrazione il Governo deve fornire una valutazione più dettagliata - in particolare, la scomposizione tra componenti di entrata e di spesa - del peggioramento di 0,3 punti rispetto al PIL dell'indebitamento netto associato al disegno di legge di assestamento;
al fine di consentire una compiuta valutazione delle scelte di politica economica operate sarebbe opportuno che il Governo fornisse un quadro tendenziale a legislazione vigente non comprensivo dell'assestamento, nonché un quadro tendenziale dei conti di cassa del settore pubblico;
con il DPEF il Governo si impegna al pareggio di bilancio «non appena la ripresa sarà consolidata», ma sin da ora, al centro delle preoccupazioni del Governo dovrebbero esserci la necessità di controllare la spesa pubblica, dopo che la Banca d'Italia ha diffuso i dati sull'andamento del debito pubblico, in relazione al quale è stato registrato un nuovo massimo storico a maggio: 1.752,188 miliardi di euro, in crescita di circa 4 miliardi rispetto al mese precedente e in notevole salita rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso;
nell'anno in corso i consumi privati sono previsti in calo (-2,2 per cento). Sulle decisioni di spesa delle famiglie peserebbero, secondo il Governo, le condizioni sfavorevoli del mercato del lavoro e la contrazione della ricchezza finanziaria. Alla fine del 2008 la ricchezza delle famiglie è risultata in calo del 13,5 per cento rispetto alla fine del 2007. Questo calo influirà negativamente sui consumi reali delle famiglie per il 2009. Impatto negativo che secondo il Governo, sarà alleviato, dopo il mese di marzo del 2010 in seguito alla ripresa dei mercati finanziari;
i dati relativi al quadro tendenziale di finanza pubblica integrato con gli effetti del decreto-legge n. 78 del 2009, evidenziano una ricomposizione del conto che «non incide sul livello dell'indebitamento per gli anni 2009-2012, determinando solo nel 2013 una marginale riduzione del deficit per effetto di maggiori entrate tributarie e lievi minori esborsi per prestazioni sociali.» Pertanto, tenuto conto dell'andamento tendenziale, il Governo indica la necessità di una manovra correttiva sul saldo primario, pari a circa l'1,2 per cento del PIL, solo nel triennio 2011-2013;
nel quadro tendenziale del DPEF la pressione fiscale supera il 43 per cento del PIL nel 2009 e rimane sugli stessi livelli per tutto l'orizzonte temporale previsto. Si tratta di valori molto elevati, che collocano il nostro Paese ampiamente sopra la media degli altri Paesi dell'area euro;
inoltre, il carico fiscale incide in larga misura quasi unicamente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, redditi a cui si applicano aliquote molto alte a causa di un'ampia fascia di evasione fiscale tollerata e perfino incoraggiata che comporta una perdita di gettito di oltre 100 miliardi di euro l'anno;
con la Finanziaria 2007 il Governo Prodi mise in campo un primo pacchetto di misure per contrastare l'evasione, quali la riorganizzazione dell'anagrafe tributaria, la «tracciabilità» dei compensi dei professionisti, l'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi, la tenuta dell'elenco clienti-fornitori, l'anagrafe dei conti correnti bancari, la lotta alle frodi IVA, la contabilità semplificata e agevolata per 950.000 imprese minori, il cosidetto «forfettone» per i contribuenti minimi con reddito inferiore a 30 mila euro. Con queste misure furono incassati 23 miliardi in più e nel contempo le entrate da ruoli e riscossioni coattive crebbero del 20 per cento;
dopo avere smantellato in meno di un anno tutte queste disposizioni, si rinnova da parte del Governo Berlusconi la scelta di ricorrere alla vituperata arma dei condoni, vecchio arnese della politica tributaria, che fu utilizzato a piene mani dal Ministro Tremonti nel biennio 2003-2004, con lo scudo fiscale inserito nel decreto anticrisi e con altre misure in preparazione;
risulta estremamente grave l'atteggiamento del Governo il quale con il presente DPEF rinuncia ad intervenire sui saldi specificando che non ci sarà alcuna manovra per rilanciare l'economia o per migliorare i conti pubblici nel 2010;
si tratta in realtà di una «non manovra» che si evidenzia in tutta la sua pochezza se si confrontano i saldi netti programmatici (risultanti della manovra di bilancio prevista) con i dati netti tendenziali (senza manovra): stesso indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (- 5 per cento per il 2010) e stesso mancato incremento del PIL;
il quadro programmatico indicato nel DPEF non include alcuna informazione sui livelli e sulla composizione delle entrate e delle spese. Nel Documento si indica unicamente che, dal lato delle entrate, gli interventi correttivi tenderanno a rafforzare le misure di contrasto all'evasione ed elusione fiscale, mentre dal lato della spesa, si indicano interventi volti ad assicurare il rientro dei disavanzi sanitari regionali e a conseguire modalità più efficienti nell'erogazione dei servizi pubblici. L'assenza di informazioni sugli obiettivi per le entrate e per le spese rende impossibile valutare compiutamente il quadro programmatico delineato dal Governo e le scelte di politica di bilancio impostate e delineate nel DPEF e rende ancor più difficile valutare la potenziale efficacia dell'azione di contenimento;
all'elencazione della manovra programmatica dovrebbe inoltre essere associata la presentazione di una elencazione degli impegni a politiche invariate, quali ad esempio, i rinnovi contrattuali, i contratti di servizio e gli impegni internazionali, in assenza delle quali il quadro di programmazione non renderebbe pienamente la rappresentazione dell'azione di contenimento richiesta in via programmatica. Ad esempio, il conto tendenziale evidenzia un forte calo della spesa in conto capitale nel 2010. In particolare la spesa per investimenti - dopo essere salita del 6,3 per cento nel 2009 - scenderebbe del 6,6 per cento (escludendo gli oneri per il riacquisto degli immobili cartolarizzati nel 2002) riportandosi sul valore registrato nel 2006. In una fase congiunturale che rimarrà prevedibilmente delicata, sarebbe necessario mantenere questo sostegno del settore pubblico alla domanda aggregata;
il decreto-legge n. 78 del 2009, varato dal Governo per aggiornare la manovra impostata lo scorso anno con il decreto-legge n. 112 del 2008, secondo il DPEF non avrà alcun impatto netto sui saldi di finanza pubblica, mentre alle maggiori spese o minori entrate lorde disposte corrisponderanno altrettante misure per maggiori entrate o minori spese, in modo tale che l'entità netta complessiva degli interventi a sostegno dell'economia messi sin qui in atto dal Governo ammonta appena a circa 3 miliardi di euro;
le misure a favore dell'occupazione e per il potenziamento degli ammortizzatori sociali previste dal decreto-legge n. 78 del 2009 - oltre a non rappresentare risorse aggiuntive perché finanziate attraverso la riduzione del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto legge n. 185 del 2008 - non risolvono il problema della massa di lavoratori dipendenti o parasubordinati che non hanno diritto ad alcun trattamento in caso di sospensione o cessazione del rapporto di lavoro e consistono semplicemente in un intervento di proroga della possibilità concessa ai lavoratori in cassa integrazione di allungare ulteriormente la durata dei trattamenti loro riservati. Inoltre, tale misura non è di immediata applicazione. Infatti, ai sensi del comma 3 dell'articolo 1 decreto-legge n. 78 del 2009 sarà necessario attendere l'emanazione di un decreto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che disciplini le modalità attuative della norma;
non solo, non si prevede niente per i lavoratori atipici, ma addirittura nella legge di conversione del decreto legge n. 78 del 2009 (articolo 1, comma 8-ter), si annullano i 100 milioni già destinati all'attuazione dell'istituto sperimentale di tutela del reddito, una tantum e nella misura del 20 per cento del reddito percepito l'anno precedente, per i collaboratori a progetto (peraltro sostanzialmente fallito visto che solo 1.800 lavoratori avevano presentato la domanda entro la data fissata del 30 giugno scorso), mentre si poteva prevedere una revisione delle condizioni per accedere a tale beneficio ed una sua estensione a tutte le forme di lavoro atipico, nonché un incremento del beneficio, attualmente davvero misero;
il DPEF non propone ciò che servirebbe veramente in Italia: una seria riforma degli ammortizzatori sociali.
si deve esprimere viva preoccupazione per l'assenza di una chiara impronta riformatrice dell'esecutivo soprattutto in relazione ai meccanismi di pensionamento, anche in relazione alle stime del DPEF che rilevano un vistoso incremento dell'incidenza della spesa pensionistica sul PIL che a causa della recessione, ma non dell'aumento della spesa in sé, crescerà di più di un punto percentuale, passando dal 14,2 per cento del PIL nel 2008 al 15,2 per cento, nel 2009;
il DPEF, pur dedicando un intero capitolo alla tendenza della spesa pensionistica, non propone alcun dettaglio al riguardo della riforma delle pensioni divenuta ormai essenziale;
mentre nel decreto anticrisi (n. 78 del 2009) si innalza l'età pensionabile per le dipendenti pubbliche, nello stesso decreto si prevede la «rottamazione» dei dipendenti pubblici, a discrezione dei dirigenti, al raggiungimento dei 40 anni di anzianità contributiva. Da un lato, dunque, si dice di voler tagliare la spesa previdenziale, dall'altro si opera in senso contrario, aumentandola;
in Italia, le donne subiscono gravi discriminazioni: nell'accesso al mercato del lavoro, nelle opportunità di carriera, nella crescente disparità salariale, nelle condizioni di lavoro, nel progressivo aggravarsi del lavoro di cura conseguente ai tagli ai servizi sociali;
la possibilità di andare in pensione a 60 anni non è un obbligo, ma una libera scelta che le donne possono compiere, così come, se lo desiderano, già oggi possono continuare a lavorare fino a 65 anni e oltre come i loro colleghi maschi;
il Governo mira ad eliminare il solo riconoscimento esistente oggi - quello pensionistico - del doppio lavoro che le donne quotidianamente svolgono;
è dunque necessario un welfare moderno, che consenta alle donne di lavorare, fare carriera ed essere madri. È necessario incentivare la crescita dell'occupazione femminile. È necessario operare attivamente per la parità salariale. E tutto questo prima, o al massimo nel mentre, si innalza in modo graduale e facoltativo l'età pensionabile delle lavoratrici del pubblico impiego;
emerge con chiarezza la volontà del Governo di scaricare i costi della crisi su lavoratrici e lavoratori, nel mentre si condonano i grandi evasori con le norme sul cosi detto «scudo fiscale»;
si esprime preoccupazione per l'assenza di politiche strutturali volte a favorire una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia. L'unico riferimento a tale questione è contenuto in mere enunciazioni di principio in evidente contrasto con gli interventi che l'attuale Governo ha adottato sino ad oggi che hanno, di fatto, peggiorato la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, citiamo ad esempio i tagli all'organico del corpo docente e la detassazione degli straordinari: una misura, quest'ultima, come noto, che può essere applicata solo nei confronti dei lavoratori uomini, che fanno, o che possono fare, gli straordinari e non certo alle donne con figli piccoli. Queste scelte hanno provocato l'effetto di bloccare il tasso di partecipazione femminile nel mercato del lavoro che quest'anno non è aumentato neanche di un punto percentuale. Si ricorda infine che sul tema della conciliazione lavoro e famiglia, durante la scorsa legislatura, con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), sono stati previsti vari interventi a sostegno della maternità e paternità soprattutto per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, come ad esempio l'estensione della possibilità di usufruire del congedo parentale ai lavoratori a progetto e le categorie assimilate (articolo 1, comma 788);
sorprende il fatto che all'interno del DPEF si affermino gravi inesattezze sulla fase di esame in Parlamento di alcuni disegni di legge quali: il disegno di legge delega in materia di lavori usuranti e riforma del processo del lavoro, collegato alla manovra di finanza pubblica, il disegno di legge sulle forme di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese ed, infine, il disegno di legge relativo alla regolamentazione del diritto di sciopero nel settore dei trasporti. Tutti provvedimenti il cui iter procede a stento;
il Documento di programmazione economico-finanziaria indica per la spesa sanitaria, per gli anni 2010 -2013, un tasso di crescita medio del 3,1 per cento, indicando nell'attuazione della cosiddetta legge sul federalismo fiscale lo strumento con il quale prevedere rigorose attività di individuazione dei costi standard dei servizi da offrire ai cittadini, al fine di generare - parallelamente alla diffusione territoriale delle «best practices» - economie di spesa significative le quali, seppur «prudenzialmente non inserite nella programmazione finanziaria», potrebbero assicurare la copertura dell'aumento della spesa citato per gli anni a venire. Per altro già dall'esercizio finanziario in corso la legge finanziaria per il 2009 (legge 22 dicembre 2008, n. 203), ha previsto una riduzione della missione n. 20 «Tutela della salute» di oltre il 15 per cento rispetto all'esercizio precedente;
le risorse destinate al contrasto alla crisi, sia sul versante del sostegno all'economia, sia su quello del sostegno sociale, sono state in gran parte reperite sottraendole ad altre destinazioni, con rilevante aggravamento delle sofferenze per i settori così privati di risorse, primo fra tutti il Mezzogiorno. Il DPEF, peraltro, non affronta minimamente il problema della disoccupazione nel Mezzogiorno, nonostante il recente rapporto Svimez rilevi che, dal 2004 al 2008, i disoccupati impliciti e gli scoraggiati siano aumentati di 424 mila unità, provocando un calo del Pil del 3,8 per cento;
l'antica questione meridionale sembra essere stata cancellata dall'agenda politica del nostro Paese: nel DPEF non esiste alcuna analisi o richiamo ai dati, sempre più allarmanti che riguardano la nostra economia nel Mezzogiorno. Il Sud è in agonia, lo dice con lucidità e fermezza l'ultimo Rapporto Svimez sullo stato dell'economia meridionale: il risultato del rapporto Svimez mette in luce un Mezzogiorno in recessione, colpito particolarmente dalla crisi nel settore industriale che da sette anni cresce meno del Centro Nord, cosa mai avvenuta dal dopoguerra ad oggi, senza che di questo il DPEF provveda a dire una parola. Le piccole e medie imprese sono più deboli rispetto a quelle del Nord, risultando penalizzate da infrastrutture insufficienti e di scarsa qualità e dalla difficoltà di accesso al credito. Le responsabilità di questo ritardo sono certamente storiche, tuttavia non possiamo non ricordare che a novembre 2008 il Governo ha finanziato tutte le misure adottate per fronteggiare la crisi togliendo risorse al Sud. Addirittura per fronteggiare i disavanzi dei Comuni di Catania e di Roma sono stati sottratti soldi dai Fondi FAS. Praticamente non ci saranno più risorse pubbliche nazionali per il Sud fino al 2015;
per il 2010, anno in cui secondo le stime del Governo dovrebbe palesarsi la ripresa, è impossibile attendersi una significativa inversione di tendenza se non interverranno urgenti iniziative di sostegno e di stimolo alla produzione e alla domanda, che il Governo si vede bene dall'indicare;
gli interventi normativi fino ad ora adottati dall'esecutivo per il comparto della giustizia, ed in particolare gli ingenti tagli finanziari operati - contrariamente a quanto sostenuto nel DPEF, laddove si afferma che si è provveduto ad un incremento di risorse - determineranno la vanificazione di ogni progetto di ristrutturazione del sistema, con particolare riferimento all'informatizzazione degli uffici, alla definitiva introduzione del processo telematico ed all'auspicata introduzione dell'ufficio per il processo, impedendo di provvedere alla spese primarie e quotidiane e considerato inoltre che un analogo riflesso negativo sul funzionamento delle attività sarà determinato anche per i servizi resi dalle forze dell'ordine sul territorio;
il DPEF elogia gli interventi varati dall'attuale Governo per il sostegno delle imprese, citando in particolare la norma prevista dall'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2009 sulla detassazione degli utili reinvestiti in macchinari, ma nulla di concreto prevede per incrementare gli investimenti in ricerca e innovazione, nonostante l'esigenza di una seria politica pubblica che favorisca questi interventi sia diventata sempre più pressante ed urgente. La situazione è infatti realmente tragica. Anche il mercato ICT (Information and Comunication Technology) in Italia, l'unico che finora aveva sostanzialmente retto alla crisi economica mondiale, mostra segni di pesantissimi cedimenti. Un crollo della domanda che investe tutti i settori e che, nel comparto delle tecnologie, risente anche di un perdurante blocco alla modernizzazione, mettendo fortemente a rischio i germi di una rinascita che aveva fatto moderatamente sperare alla fine del 2008. Nel 2009 il calo della spesa nell'ICT sfiora il record negativo del meno 5,9 per cento, il peggior risultato dell'informatica italiana nella sua storia. A precipitare sono innanzitutto le telecomunicazioni (meno 11 per cento), seguite dalle banche (meno 9 per cento), dai trasporti e dall'industria (meno 4,9 per cento). E per la prima volta, il segno negativo si registra anche nel settore consumer (meno 3,5 per cento), quello che lo scorso anno era riuscito a sostenere l'information technology italiana, garantendo un ristrettissimo più 0,8 per cento;
nell'ultimo anno si sono manifestati in maniera evidente gli effetti di una crisi finanziaria che ha coinvolto la totalità dei Paesi occidentali, in particolare quelli maggiormente industrializzati, e molti Paesi emergenti;
i Governi occidentali, incluso quello italiano, di fronte alla grave crisi dei mercati finanziari sono intervenuti avendo a cuore soprattutto la stabilità del sistema del credito e di quello finanziario (interventi necessari anche se effettuati con delle modalità discutibili), mettendo a disposizione, a tal fine, ingenti risorse senza ottenere dalle banche garanzie su un futuro comportamento più corretto, senza prevedere le dovute tutele per i risparmiatori, senza predisporre adeguate misure per il credito a favore della piccole e medie imprese che, in particolare nel nostro Paese, rappresentano tanta parte del nostro apparato produttivo, e più in generale, senza definire un quadro di interventi in grado di rilanciare l'economia sulla base di un nuovo modello di sviluppo;
assistiamo già oggi a un profondo peggioramento dell'economia reale e dell'occupazione perché gli effetti della crisi si stanno propagando in tutto il sistema produttivo e dei servizi, mentre la situazione occupazionale peggiorerà in autunno;
l'aumento vertiginoso della cassa integrazione ed il calo degli investimenti pongono come priorità il rilancio dell'economia, dell'occupazione e il sostegno ai redditi delle classi popolari;
in Italia, metà della ricchezza è posseduta dal 10 per cento delle famiglie; una tale concentrazione di ricchezza favorisce la crescita degli investimenti speculativi e non produttivi che generano bolle finanziarie, mentre il calo dei consumi determina una pericolosa crisi dell'economia;
il DPEF nulla prevede al fine di promuovere la modernizzazione delle università italiane attraverso la cooperazione strategica tra università e piccole e medie imprese, nonostante in data 2 aprile 2009 la Commissione europea abbia presentato una comunicazione intesa a promuovere un nuovo partenariato per la modernizzazione delle università (COM(2009)158);
la legge finanziaria 2009 ha operato un taglio all'incirca di 131 milioni al Fondo unico per lo spettacolo (FUS) portando i finanziamenti al minimo storico. Tale Fondo era stato istituito per fornire sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza nazionale in Italia o all'estero. Il mancato reintegro dei fondi penalizza fortemente l'intera industria culturale e cinematografica nazionale, che rappresenta un settore trainante dell'economia complessiva del Paese. Il settore dello spettacolo in Italia, conta all'incirca 250.000 lavoratori (artisti, autori, tecnici, truccatori, agenti, amministratori) e una tale scarsità di finanziamenti pubblici mette in serio rischio i livelli occupazionali dell'intero comparto;
si deve registrare l'assenza di una coerente e decisa politica di stimolo inserita nel quadro complessivo dell'azione di Governo in materia economica e finanziaria, la quale sembra invece orientata ad un percorso in cui la ripresa viene affidata al futuro traino delle altre economie ed alla conseguente rivitalizzazione delle esportazioni italiane, mentre la resistenza alle difficoltà attuali delle imprese dovrebbe essere assicurata da una nuova tolleranza verso l'evasione fiscale;
al di là del debito e del disavanzo che eserciteranno la loro influenza (negativa) sulle nostre politiche di bilancio (con conseguente aumento di pressione fiscale o tagli alle spese) il problema dell'Italia rimarrà quello di una crescita stentata, una stagnazione prolungata che a sua volta renderà molto più difficile, lungo e faticoso il superamento della crisi rispetto a quanto sarà possibile per gli altri Paesi europei;
il DPEF tace sullo scudo fiscale, ovvero sulla norma volta a favorire il rientro dei capitali depositati all'estero, inserita, con emendamento al decreto-legge n.78 del 2009, oltre a non dire nulla sulle misure necessarie in campo sociale;
nonostante la tardiva palese presa d'atto del Governo delle dinamiche recessive in corso, le stime fornite conservano la tendenza ad edulcorare la negatività dei dati: le misure correttive adottate in funzione anticiclica, contenute entro limiti estremamente esigui giustificati dalla preoccupazione per i vincoli di bilancio e di debito, non hanno avuto efficacia nel contrasto alla crisi e non hanno neppure permesso di arginare la deriva fortemente negativa della finanza pubblica;
appare del tutto inappropriata la valutazione esaltante che l'attuale Governo esprime con riferimento agli interventi attuati nel settore delle infrastrutture; interventi che il Governo contrappone con sfacciata evidenza ad un supposto immobilismo del precedente Governo Prodi;
non migliora la gravissima situazione di difficoltà nell'avanzamento anche delle più piccole opere, specie nelle regioni del Mezzogiorno;
il Governo ha finanziato tutte le misure adottate per fronteggiare la crisi togliendo risorse al Sud. Il conto che riporta lo Svimez è impressionante: 18 miliardi di fondi del FAS, risorse sottratte al Sud, alle quali se si aggiungono quelle per fronteggiare il terremoto in Abruzzo, si va ben oltre i 20 miliardi di euro. Praticamente non ci saranno più risorse pubbliche nazionali per il Sud fino al 2015. Il progressivo spostamento o allargamento verso il Nord di risorse e di politiche di sostegno, prima dedicate esclusivamente al Sud, contribuisce in modo decisivo al ritardo del Mezzogiorno, che oltre al confronto con il Nord, si manifesta con le altre aree deboli dell'Unione europea;
l'Allegato infrastrutture si configura come un mero catalogo di impegni privo di ogni garanzia sulla certezza dei tempi di avanzamento sia delle grandi che delle piccole opere. Per quanto riguarda l'Italia meridionale, nonostante si ribadisca l'impegno al completamento della Salerno-Reggio Calabria e venga sottolineata l'importanza strategica dell'asse ferroviario Napoli-Bari, della statale 106 Ionica, nonché degli hub portuali ed interportuali di Augusta, Brindisi e Taranto, appare contraddittoria la tempistica con la quale i finanziamenti potranno essere di fatto erogati. Con riferimento, ad esempio, al completamento dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria macro lotto 3-parte 4o, si rileva che nonostante per tale intervento sia stato autorizzato un finanziamento pari a 345 milioni di euro e 205,80 milioni di questi potranno essere assegnati solo dopo il 2001;
preoccupa l'incertezza dei dati relativi ai tempi di progettazione e di realizzazione di interventi connessi all'Expo 2015 di Milano, quali le linee metropolitane M4 ed M5, come pure i dati per attivare gli assi infrastrutturali strategici all'interno del Corridoio n. 5 (Lisbona-Kiev) il traforo del Fréjus, il traforo del Brennero (Corridoio n. 1), la Brescia-Bergamo-Milano (BRE.BE.MI), il terzo valico della Milano-Genova ed il completamento della TAV fino a Venezia;
appare inammissibile la decisione governativa di destinare 1,3 miliardi di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ed ulteriori 904 milioni di euro per gli interventi a terra connessi alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, quando queste stesse risorse potrebbero essere utilizzate, ad esempio, per affrontare l'emergenza del terremoto avvenuto il 6 aprile scorso in Abruzzo, o per adeguare la viabilità stradale in Sicilia e Calabria;
per quanto riguarda il progetto di ampliamento della banda larga, si considerano spropositate le stime su ipotesi di investimento di 1,471 miliardi di euro per lo sviluppo di reti telematiche di nuova generazione, dal momento che un iniziale finanziamento, stimato in ottocento milioni di euro, sarà nella realtà inferiore alla previsione iniziale;

impegna il Governo:

a rivedere e completare il quadro programmatico per l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e per gli altri saldi di finanza pubblica, definendo in maniera puntuale l'articolazione della manovra in termini di entrate e di spese e fornendo altresì informazioni sulla composizione del saldo programmatico, con particolare riferimento alle grandezze riferite alla pressione fiscale e alle spese correnti sul PIL;
a porre in essere ogni atto di competenza volto ad estendere tutte le tipologie di ammortizzatori sociali, attuali e future, a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni;
a porre in essere ogni atto di competenza volto a valorizzare il confronto tra Governo e parti sociali, tali da consentire un indirizzo chiaro per una riforma strutturale del sistema di ammortizzatori sociali, che garantisca le misure adeguate sia a determinare l'estensione delle differenti tipologie di ammortizzatori sociali ai lavoratori che ancora non ne godono, sia a favorire il reinserimento dei lavoratori nel mercato del lavoro;
ad attuare e finanziare in maniera adeguata, nel quadro della riforma degli ammortizzatori sociali, iniziative che tendano a colmare lo squilibrio tra il Nord e il Sud del Paese, attraverso forme di promozione dell'occupazione e di sostegno al reddito nelle regioni meridionali, in particolare nei casi di crisi occupazionale, anche assegnando sgravi fiscali a quelle imprese, in particolare piccole e medie, che assumono a tempo indeterminato e investendo risorse congrue per favorire iniziative imprenditoriali di microimprese da parte di giovani meridionali;
a prendere, dopo un confronto con tutte le parti sociali, le opportune iniziative per:
ritornare ai criteri di flessibilità per la parificazione uomo/donna contenuti nella legge n.335 del 1995, ed avviare una discussione approfondita sui coefficienti per i giovani;
sviluppare una vera politica di pari opportunità che investa nei servizi pubblici, che sostenga le donne nel mercato del lavoro, che dia risposte al lavoro di cura, che allevi le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della vita;
distinguere tra le lavoratrici e le madri lavoratrici che si prendono cura dei figli oppure le lavoratrici che si curano delle persone non autosufficienti, per le quali tali gravosi compiti si aggiungono agli altri carichi familiari, con una diversa e maggiore valorizzazione contributiva per i periodi di maternità e di congedo parentale;
ad adottare iniziative legislative realmente efficaci per incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche attraverso misure a sostegno della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia, integrando con risorse economiche adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000, in modo da garantire su tutto il territorio nazionale alle persone e alle famiglie una migliore qualità della vita, con la qualificazione e il potenziamento della rete dei servizi degli enti locali;
ad intervenire con urgenza per sostenere il rilancio dei consumi ed in tale prospettiva ad introdurre già, entro il 2010, un'adeguata forma di detassazione capace di aumentare il potere d'acquisto dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ad iniziare dalla restituzione del fiscal drag, dall'incremento delle agevolazioni fiscali per i carichi familiari e dalla maggiorazione delle deduzioni per i redditi da lavoro e da pensione;
ad adottare significativi interventi di razionalizzazione del sistema sanitario nel suo complesso, prevedendo al contempo il rinnovo contrattuale dell'intero comparto sanità, nonché ad indicare chiaramente la provenienza dei fondi necessari a far fronte al citato aumento della spesa sanitaria nazionale - stimato in oltre il 3 per cento annuo - specificando al contempo che, in attuazione della legge sul federalismo fiscale, non saranno ridotti i trasferimenti agli enti locali utili al mantenimento, in ogni caso, dei servizi e delle prestazioni offerte attualmente, garantite dai livelli essenziali d'assistenza;
a provvedere, in riferimento all'intero comprato della giustizia e della sicurezza:
al reperimento delle risorse adeguate per assicurare l'efficacia della riforma organica del processo sia civile che penale, con particolare riferimento all'auspicata introduzione del'ufficio per il processo, in modo da consentire agli uffici giudiziari di gestire il carico degli adempimenti e di superare i ritardi nella trattazione dei processi determinati per meri problemi procedurali e meramente formali;
ad incrementare i fondi dedicati al personale ed alle strutture di supporto delle forze dell'ordine, in modo da assicurarne l'ammodernamento e da consentire una più razionale presenza sul territorio nazionale, indispensabile per una efficiente lotta alla criminalità organizzata e diffusa;
a prevedere, nel comparto giustizia, un forte incremento di personale sia giudicante che amministrativo, con particolare riferimento ai servizi di cancelleria, assicurando inoltre un intervento urgente per garantire la verbalizzazione e la trascrizione degli atti presso tutti i singoli uffici giudiziari, quale passaggio fondamentale per lo svolgimento dei processi penali;
a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retributivi degli operatori delle forze dell'ordine, della giustizia e del settore carcerario, prevedendo l'ampliamento e l'ammodernamento delle strutture penitenziarie esistenti, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti nelle ultime leggi finanziarie;
a reintegrare le risorse destinate al Fondo unico giustizia destinate al Ministero della giustizia, consentendo così il pressoché totale autofinanziamento del sistema giudiziario, recependo tra l'altro le proposte avanzate dalla Commissione «per lo studio e la proposta di riforme e di interventi per la razionalizzazione, armonizzazione e semplificazione delle procedure processuali ed amministrative relative alle sanzioni pecuniarie da reato applicate a norma del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, alle spese processuali ed alla gestione dei beni confiscati ed in giudiziale sequestro nonché la verifica ed ampliamento delle forme di contrasto alla criminalità economica con riferimento particolare all'ambito di applicazione della responsabilità degli enti»;
ad inserire nel DPEF un resoconto puntuale sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall'attuazione del Protocollo di Kyoto e sui relativi indirizzi, come previsto dall'articolo 3, comma 2-ter, del decreto-legge n. 273 del 2004, indicando in particolare le proposte di modifica e di integrazione del Piano nazionale di assegnazione delle quote di emissioni che si rendano necessarie;
a promuovere la modernizzazione ecologica dell'economia, un vero e proprio «green new deal», tramite la riconversione dell'insieme delle attività produttive e dei servizi, basata sulla regolazione ecologica e contenente giacimenti d'impiego consistenti nelle energie rinnovabili, nell'edilizia, nei trasporti, in agricoltura, nella manutenzione, nel rifornimento dei materiali, nella riparazione, il riciclaggio, il commercio locale, la ricerca e l'innovazione o la protezione degli ecosistemi;
ad avviare un programma di lavori pubblici di immediata esecuzione dando la priorità ad un piano triennale per la messa in sicurezza, coibentazione e alimentazione con energie rinnovabili degli edifici scolastici;
a sostenere i processi di risparmio ed efficienza energetica nella produzione, nei trasporti e nel civile;
ad incrementare le risorse e gli investimenti per lo sviluppo dell'innovazione e della ricerca a favore delle piccole e medie imprese;
a promuovere lo sviluppo della cooperazione strategica tra università e piccole e medie imprese in coerenza con gli indirizzi dell'Unione europea anche attraverso l'individuazione di programmi tesi a costituire forme di partenariato strutturato per l'organizzazione dei cicli di istruzione;
per quanto concerne gli investimenti infrastrutturali, a porre in essere un'efficace selezione delle priorità e una pianificazione finanziaria da elaborare e aggiornare in funzione delle reali necessità del Paese assicurando un percorso di crescita delle risorse pubbliche ed indicando in modo certo, trasparente e puntuale gli impegni finanziari, provvedendo in particolare nel prossimo triennio:
a destinare all'emergenza del terremoto della Regione Abruzzo ulteriori risorse rispetto a quelle già disposte con il decreto-legge n. 39 del 2009, ivi comprese quelle attualmente previste, pari a 1, 3 miliardi euro, per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e gli ulteriori 904 milioni di euro per i conseguenti interventi a terra;
a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato sia ad incrementare sia ad accelerare l'erogazione delle risorse volte a garantire l'avanzamento dei lavori della autostrada Salerno-Reggio Calabria, dell'asse ferroviario Napoli-Bari, della statale 106 Ionica, nonché degli hub portuali ed interportuali di individuati dall'Allegato infrastrutture;
a velocizzare i tempi di progettazione e di realizzazione di interventi connessi all'Expo 2015 di Milano, quali le linee metropolitane M4 ed M5, come pure i dati per attivare gli assi infrastrutturali strategici all'interno del Corridoio n. 5 (Lisbona-Kiev) il traforo del Fréjus, il traforo del Brennero (Corridoio n. 1), la Brescia-Bergamo-Milano (BRE.BE.MI), il terzo valico della Milano-Genova ed il completamento della TAV fino a Venezia;
a destinare adeguate risorse per garantire la piena attuazione del progetto di ampliamento della banda larga, mantenendo fermo l'iniziale finanziamento di ottocento milioni di euro destinato a tal fine;
a fornire un quadro aggiornato e dettagliato delle risorse dei fondi FAS per il periodo 2007-2013 e a dare conto, dettagliatamente, della reale consistenza del Fondo sociale per occupazione e formazione, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, nonché del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in base a quanto stabilito del decreto-legge n. 185 del 2008 e dal decreto-legge n. 39 del 2009;
a rifinanziare adeguatamente il FAS restituendo le somme non utilizzate nella percentuale dell'85 per cento a favore dei territori meridionali;
ad adottare una politica di sviluppo nazionale con una visione unitaria del Paese al fine di conciliare la sopravvivenza e la crescita dei sistemi produttivi più forti con la salvaguardia di una azione costante per la riduzione del divario di sviluppo tra Nord e Sud, soprattutto in vista dell'entrata in vigore del federalismo fiscale. Dovranno quindi concretizzarsi a favore del Mezzogiorno - oltre alle misure già previste, ma non ancora attivate, quali le «zone franche urbane», che potrebbero avere un ruolo molto importante per promuovere lo sviluppo del Sud, o quelle già esaurite che il Governo dovrebbe prorogare, come i crediti di imposta per la nuova occupazione, che hanno prodotto risultati positivi - nuove misure, anche endogene, giocando tra l'altro sul ruolo che possono avere le università, dove andrebbe fortemente potenziata la ricerca, in collegamento con il sistema produttivo meridionale e dove andrebbe potenziata ancora più fortemente l'offerta di istruzione, anche nei confronti dei Paesi dell'area meridionale e orientale del Mediterraneo;
a rifinanziare in maniera adeguata il Fondo unico per il settore dello spettacolo;
ad utilizzare, per la realizzazione di tali programmi, le maggiori risorse derivanti:
1) dal recupero, con procedure semplificate ed immediate, dei 5,2 miliardi di euro delle somme non pagate relative ai condoni dell'anno 2001 e seguenti;
2) dal ripristino delle norme anti evasione abrogate da questo Governo, quali la riorganizzazione dell'anagrafe tributaria, la «tracciabilità» dei compensi dei professionisti, l'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi, la tenuta dell'elenco clienti-fornitori, l'anagrafe dei conti correnti bancari, la lotta alle frodi IVA;
3) dal taglio dei costi e degli sprechi della politica, cioè il dimezzamento del numero dei parlamentari, l'abolizione delle province, la diminuzione del numero dei consiglieri delle municipalizzate e delle società partecipate dagli enti locali, la soppressione delle comunità montane, il taglio dei quattrocentomila stipendi o prebende e consulenze che ogni anno la politica distribuisce in Italia;
infine, in relazione all'attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, quale occasione per rendere più efficiente la gestione delle risorse pubbliche e razionalizzare la spesa, sempre conservando il principio della solidarietà sociale, a voler precisare - in allegato al primo schema di decreto legislativo recante i principi fondamentali in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici - i fabbisogni complessivi in riferimento al quadro di finanziamento degli enti territoriali, della struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni e gli enti locali, con l'indicazione puntuale delle possibili distribuzioni delle risorse.
(6-00023) «Donadi, Borghesi, Evangelisti, Di Pietro, Cambursano, Barbato, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Favia, Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Pisicchio, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
il quadro macro economico contenuto nel DPEF 2010-2013 indica i dati della crisi economica mondiale che dal 2006 ad oggi ha visto una caduta del PIL di oltre 7 punti percentuali in maniera uniforme in tutta Europa;
lo scenario macro economico nazionale attesta che a fronte di una tenuta nei consumi si registra un sensibile calo degli investimenti stimato al 6.5 per cento;
per quanto riguarda l'occupazione il DPEF 2010-2013 afferma che l'Italia registra 300.000 disoccupati in più;
risulterebbero essere 5 milioni i lavoratori fuori dal mercato del lavoro e di questi 3 milioni sono residenti nel sud dell'Italia;
il Sud si presenta come la vera grande emergenza nazionale, sottovalutata e non affrontata, ed allo stesso tempo come la vittima di un pesante drenaggio di risorse in direzione esattamente contraria a quello che sarebbe necessario per il suo sviluppo e per quello del Paese, anche in considerazione del fatto che la sua più ampia potenzialità di crescita potrebbe svolgere una funzione trainante per il rilancio dell'intera economia italiana;
le politiche degli ultimi anni dei Governi che si sono succeduti non hanno colto in nessun modo la dimensione nazionale della questione meridionale e non hanno mai affrontato il problema nelle sue reali dimensioni;
il Mezzogiorno, che vive una grave carenza di infrastrutture e livelli gravi ed eccezionali di disoccupazione e inoccupazione, in particolare giovanile e di lavoratori fuoriusciti dal sistema produttivo, ha anzi visto il continuo storno di fondi destinati alle aree sottoutilizzate;
in particolare nell'allegato III del DPEF, nella relazione del Ministero dello sviluppo economico, si afferma che solo prendendo a riferimento gli interventi anticrisi e le misure attuate dal Governo hanno trovato, tra gli altri, parziale o totale copertura finanziaria prelevando risorse dal Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS): a) l'incremento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione per 4 miliardi di euro; b) la creazione del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale per 9,05 miliardi di euro dei quali circa 4 miliardi destinati agli interventi di ripristino dei danni conseguenti al terremoto in Abruzzo e per interventi relativi al vertice mondiale G8;
nell'ultimo anno è stata più volte confermata la pratica di utilizzare le disponibilità del FAS come un «bancomat» improprio, a copertura degli oneri di disposizioni legislative che nulla o poco hanno a che fare con la ripresa economico-strutturale del Mezzogiorno, causando decurtazioni di stanziamenti pari a 16,4 miliardi nel solo periodo 2008-2011. Questo vero e proprio saccheggio ha comportato, in termini di programmazione economica, una riduzione del FAS di oltre 13,8 miliardi, di cui 10,5 miliardi a valere sul ciclo di programmazione 2007-2013, e, cosa ancora più grave, ha sospeso una serie di interventi già programmati dal Ministero per lo sviluppo economico in favore delle aree del sud d'Italia: si tratta, in particolare, di 2 miliardi destinati al recupero dei siti industriali inquinati, di 1,8 miliardi per nuovi contratti di sviluppo per il Mezzogiorno, di 200 milioni destinati all'estensione del programma «Industria 2015», di 800 milioni per la rete a banda larga; di 700 milioni per incentivare l'utilizzo di fonti rinnovabili e il risparmio energetico, oltre a 100 milioni per l'avvio delle zone franche urbane;
in questo modo si è penalizzato fortemente il Mezzogiorno, mentre vi è la necessità di dotare il sud dell'Italia di un sistema di infrastrutture e di servizi che consenta allo stesso di «competere» ad armi pari con il resto del Paese, al fine di non rendere vani gli sforzi prodotti in tal senso dalle popolazioni locali, dagli imprenditori, dai giovani e dagli enti locali tesi a rendere autonoma e competitiva l'economia locale;
si assiste in maniera netta all'impoverimento dell'intero Paese e tale fenomeno investe, in modo particolare, le famiglie numerose e le popolazioni del Mezzogiorno da sempre afflitte da maggiori tassi di disoccupazione e lavoro precario, soprattutto femminile;
la grave situazione economica e sociale che stiamo vivendo richiederebbe un' attenzione particolare nei confronti delle politiche sociali, e un ulteriore sforzo che superi definitivamente quella visione puramente assistenzialistica e risarcitoria che fino ad oggi ha caratterizzato le scelte delle politiche del welfare, utilizzando quegli interventi e quelle prestazioni per rilanciare e rafforzare lo sviluppo nazionale e del Mezzogiorno, in particolare la crisi può rappresentare l'occasione per il nostro Paese per riconvertire il sistema di welfare, mettendo al centro dell'azione politica la famiglia, la non autosufficienza ed il terzo settore;
nel 2008 il Pil ha segnato nel Mezzogiorno meno 1,1 per cento ed è da sette anni che il Sud cresce meno del Centro-Nord;
tra le tante difficoltà percepite dalle aziende del Sud, oltre a quella dell'aggravarsi delle condizioni economiche di contesto, vi è quella riconducibile alla loro difficoltà di accesso al credito. L'avvio di nuove imprese nel Mezzogiorno è impedito in particolare da un sistema creditizio e bancario inefficace, in cui il costo del denaro è uno dei più alti d'Europa;
il sistema finanziario italiano, marcatamente «bancocentrico», nel corso degli anni novanta ha visto il graduale processo di integrazione nazionale dei mercati bancari regionali (noto anche come «debancarizzazione del Mezzogiorno»), che ha avuto come conseguenza diretta, da un lato che una parte rilevante dell'offerta finanziaria nelle diverse aree del Paese fa oggi capo agli stessi gruppi creditizi (per lo più del Nord) e dall'altro che gli stessi, nel corso di tale processo, hanno drenato ingenti flussi di denaro, con relativo trasferimento di risorse (incentivi e risparmio) dalle regioni meridionali a quelle del Centro-Nord. Da tale assorbimento è derivata anche una riduzione della capacità di offerta di credito in questa area del Paese;
la situazione di grave crisi economica che investe il Paese detta anche la necessità di un'articolazione di iniziative che consentano, soprattutto nelle aree depresse del Paese, una possibilità di ripresa. In tal senso anche gli enti locali possono rappresentare un volano importante per lo sviluppo e, conseguentemente, è necessario trovare nuove fonti di investimento che li vedano protagonisti;
il divario Nord -Sud si misura su altri indicatori anche storici: ad esempio nel 2008 il PIL per abitante è stato nel sud di 17.971 euro, il 59 per cento in meno di quello del Centro-Nord in cui è stato di 30.681 euro;
nel 1951 nel Mezzogiorno veniva prodotto il 23,9 per cento del PIL nazionale, nel 2008 il PIL prodotto nella stessa zona del Paese è stato addirittura inferiore: il 23,8 per cento;
il DPEF 2010-2013 risulta quindi essere totalmente insufficiente rispetto alle necessità e alle aspettative del Mezzogiorno, non fornendo alcuna indicazione strutturale e non individuando alcuna forma aggiuntiva di finanziamento per sostenere l'attuazione di un non più prorogabile piano straordinario per il mezzogiorno che sostenga tra l'altro: l'adeguamento e lo sviluppo di una rete infrastrutturale, il sostegno alle piccole e medie imprese, il sostegno al reddito delle famiglie, la garanzia di una rete di servizi efficienti ed efficaci, la programmazione di azioni forti a sostegno dell'agricoltura e, nel campo dell'energia, la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili;
il Mezzogiorno, fisicamente e storicamente proiettato nell'area mediterranea, potrebbe candidarsi a divenire zona-cerniera, ponte del partenariato e della zona di libero scambio euro mediterranei;

impegna il Governo:

a modificare profondamente le politiche nei confronti del Sud, avviando, a partire dalla prossima manovra di finanza pubblica, una profonda inversione di rotta sul piano degli investimenti economici e finanziari, restituendo al Mezzogiorno, in modo progressivo ma in tempi certi, le risorse sottratte negli ultimi anni, nonché a prendere atto della dimensione nazionale della questione meridionale e dell'impossibilità per una nazione di mantenere la propria unità se parti di essa procedono a diverse velocità, accentuando fra loro il disequilibrio;
a prevedere la predisposizione entro novanta giorni di un articolato ed efficace Piano straordinario per il Mezzogiorno, sostenuto da adeguate e congrue risorse finanziarie, aggiuntive rispetto a quelle derivanti da Fondi europei;
a promuovere una maggiore coesione ed equità sociale, finalizzata a favorire un modello di sviluppo economico che coinvolga l'intero Paese e, in particolare, a sostenere le aree più svantaggiate;
a valutare attentamente le opere infrastrutturali da realizzare dal punto di vista della loro sostenibilità economica ed ambientale e della loro funzionalità, concentrando le risorse verso interventi infrastrutturali realmente utili al nostro Paese, definendo uno specifico Piano infrastrutturale per il Mezzogiorno, in particolare assumendo come fondamentale, la definizione del Corridoio 1 Palermo-Berlino, attraverso la costruzione del ponte sullo Stretto, il completamento dell'autostrada Reggio Calabria-Salerno, la realizzazione e l'ammodernamento delle opere di viabilità primaria e secondaria, nonché l'alta velocità Napoli-Bari;
a prevedere, attraverso iniziative normative di Governo certe nei tempi e nelle modalità, la restituzione delle risorse sottratte al Meridione con l'approvazione del decreto-legge n. 93 del 2008;
a rafforzare i sistemi portuale ed aeroportuale meridionali, nonché le attività di logistica ad essi connesse, così da sfruttare la vocazione dell'Italia - del Sud e delle isole in particolare - come naturale piattaforma logistica nel Mediterraneo, ancora di più in vista dell'apertura dell'area di libero scambio nel 2010, completando e realizzando le autostrade del mare;
a provvedere all'ottimizzazione delle reti ferroviarie del Sud, in particolare di quelle capaci di ottimizzare il trasporto pubblico locale, e a trasferire il trasporto di merci e passeggeri dalla gomma al ferro;
ad intensificare gli investimenti nel settore della sostenibilità ambientale nel Mezzogiorno per far fronte e risolvere l'emergenza rifiuti e l'emergenza idrica;
a sviluppare il sistema delle telecomunicazioni, delle energie alternative, della difesa del suolo e del recupero dei centri storici delle città meridionali;
a rifinanziare, rendendolo uno strumento serio e radicato, il sistema del credito d'imposta automatico e diretto per le imprese che investono nelle aree dell'ex «Obiettivo 1» e per le assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato, anche privilegiando il settore primario e manifatturiero, l'occupazione femminile e la produzione di servizi esposti alla concorrenza internazionale;
a promuovere l'emersione del lavoro irregolare, con particolare riguardo al Mezzogiorno, riconoscendo i contributi per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro;
ad introdurre nel nostro sistema tributario, per quanto riguarda il Mezzogiorno, valutati i profili di compatibilità con la disciplina dell'Unione europea, la fiscalità di vantaggio per promuovere l'aggregazione tra le imprese operanti nel Mezzogiorno, al fine di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale puntando sul rafforzamento dei legami di rete e cooperazione;
ad incentivare nel Mezzogiorno la creazione di distretti industriali, sistemi produttivi locali e reti di piccole e medie imprese per migliorare le produttività, il tasso di innovazione e il livello di apertura internazionale delle imprese che, singolarmente, non possiedono le capacità di rischio e di investimento necessarie;
a sostenere, anche in sede europea, la necessità di dedicare risorse per la messa in opera delle zone franche urbane, in particolare nel Sud, al fine di sviluppare nuove logiche di implementazione o di ristrutturazione industriale;
ad incentivare il rilancio dell'agricoltura come settore economico di valore strategico, in particolare per il Mezzogiorno, garantendo politiche volte a definire, in un quadro di sviluppo sostenibile, il settore delle produzioni tipiche;
ad implementare, sempre per il Mezzogiorno, una politica complessiva di incentivazione della localizzazione degli investimenti esteri, in particolare mediante un organico piano di marketing territoriale;
a rafforzare la riduzione del cuneo fiscale secondo un criterio di distinzione territoriale che tenga conto delle aree sottoutilizzate;
a favorire l'accesso al credito da parte delle realtà produttive del Mezzogiorno, rafforzando il sistema delle forme di garanzia collettiva fidi anche come azione di contrasto al ricorso a forme alternative ed illegali, come l'usura, di finanziamento da parte delle imprese, con conseguente riduzione del peso della criminalità sul sistema imprenditoriale, studiando la possibilità, a tal fine, di uno specifico fondo rivolto agli enti territoriali (regioni ed enti locali) competenti per le aree dell'Obiettivo 1, finalizzato all'attivazione, anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria, di strumenti (consorzi di garanzia collettiva dei fidi) atti ad assistere in modo strutturato le imprese attraverso lo svolgimento di funzioni di accompagnamento al mercato, nonché attraverso azioni di intermediazione informativa e formativa finalizzata;
a prevedere la istituzione di un fondo di garanzia per il microcredito, destinato a finanziare l'avvio di nuove imprese da parte di soggetti disoccupati residenti nelle regioni meridionali, gestito dalla Cassa depositi e prestiti, che copra il 50 per cento dei rischi di insolvenza a favore degli intermediari finanziari che erogano il prestito;
a prevedere un aumento delle soglie di accesso, da parte degli enti locali, ai finanziamenti del cosiddetto Fondo rotativo per la progettualità, ed un aumento della soglia di indebitamento dell'importo annuale degli interessi dei mutui precedentemente contratti dagli stessi, al fine di rimettere in moto la loro attività di investimento con chiaro beneficio per i singoli territori ed in particolari per quelli del Mezzogiorno;
a dedicare maggiore attenzione alle famiglie che, stante il livello di inflazione e l'inadeguatezza dei salari, rischiano di vedere ulteriormente peggiorate le loro condizioni di vita, con particolare riferimento al Mezzogiorno dove disoccupazione e lavoro precario rendono più difficile sostenere gli attuali livelli di vivibilità;
a dare centralità e riconoscimento alla famiglia, costretta, nel nostro Paese, ad un sovraccarico funzionale, partendo dall'adozione di politiche fiscali che tengano conto dei carichi familiari, sostenendo in tutte le istituzioni l'introduzione nel nostro sistema fiscale del quoziente familiare, forma di prelievo calcolato, non solo sulla base del reddito percepito, ma anche del numero dei componenti del nucleo soggetto a tassazione, e che tenga conto dei costi più alti che i nuclei familiari con più figli a carico devono necessariamente fronteggiare, mettendoli, così, al riparo dalla eccessiva pressione fiscale che altrimenti subirebbero;
a sostenere, a tutti i livelli istituzionali, il miglioramento della rete territoriale di servizi adeguati a sostegno della non autosufficienza, attraverso un programma di sostegno alle famiglie e agli anziani, e la congrua e costante implementazione del Fondo nazionale per la non autosufficienza, stanziando per esso adeguate risorse finanziarie da integrare con cofinanziamenti degli enti territoriali interessati, rafforzando l'assistenza domiciliare, anche attraverso la predisposizione di opportuni incentivi, al fine di soddisfare la crescente domanda di assistenza proveniente, in particolare, dalla popolazione più anziana, e garantire un flusso costante ed adeguato di risorse in maniera uniforme, al fine di ridurre le disparità territoriali presenti nel nostro Paese.
(6-00024) «Lo Monte, Commercio, Milo, Belcastro, Iannaccone, Latteri, Lombardo, Sardelli».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
considerato che:
con tale documento il Governo aggiorna il conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per il periodo 2010-2013;
negli ultimi mesi l'economia italiana, in conseguenza della grave crisi finanziaria mondiale con impatti anche sull'economia reale, ha prodotto risultati negativi su tutti gli indicatori microeconomici e macroeconomici, risultati non previsti nella loro gravosità con la manovra di bilancio triennale ipotizzata un anno fa dal Governo; l'Italia, pur subendo in maniera meno incisiva e violenta le conseguenze della crisi, che in molti Paesi ha comportato un massiccio intervento finanziario pubblico a sostegno di importanti istituti di credito sull'orlo di uno stato di insolvenza, ha risentito in maniera forte del drastico ridimensionamento degli scambi internazionali e della appurata carenza di dotazione infrastrutturale rispetto ai principali Paesi industrializzati, gap infrastrutturale che presumibilmente renderà più ardua la ripresa del sistema economico;
il PIL per l'intero anno 2009 registra una diminuzione del 5,2 per cento, e a rafforzare la tesi di una ripresa lenta, il Governo prevede che nel 2010 il Pil aumenterà solo dello 0,10 per cento, mentre nel triennio successivo la crescita media annua si attesterebbe intorno al 2,0 per cento, peraltro sostenuta in particolar modo dall'atteso e non scontato recupero del commercio internazionale;
nel DPEF il debito aggregato del Paese, comprensivo sia del settore privato che di quello pubblico, viene presentato come tendenzialmente migliorato dal 1995 al 2007 rispetto agli altri Paesi europei;
si evidenzia, da una parte, il crollo dei consumi (-2,2 per cento), conseguenza anche di un pericoloso ridimensionamento di redditi reali e potere d'acquisto, e, dall'altra, una contrazione del mercato del lavoro con conseguente aumento della disoccupazione. Alla fine del 2008 si rileva una diminuzione del 13,5 per cento rispetto al 2007 della ricchezza finanziaria netta delle famiglie;
a testimonianza di quanto suesposto, il Documento di programmazione economico-finanziaria evidenzia come soprattutto negli ultimi mesi la qualità del credito ad imprese e famiglie si è deteriorata, rilevando a maggio, rispetto a novembre, un aumento del rapporto tra sofferenze e credito concesso, pari, nel caso delle imprese, al 3,6 per cento e, nel caso delle famiglie, al 2,7 per cento;
non si può pensare che la ripresa dei consumi possa essere sostenuta, come allude il Documento, dalla trascurabile influenza degli incentivi all'acquisto dell'auto proposta dal Governo, misura questa, che sembra essere orientata al sostegno del settore metalmeccanico piuttosto che alla ripresa dei consumi delle famiglie;
si citano alcuni dati della Banca d'Italia secondo i quali si conferma a maggio la tendenza al rallentamento del credito bancario erogato alle imprese (-2,6 per cento rispetto all'anno precedente), con ciò sottolineando come le misure messe in atto dal Governo non sono valse a spingere le banche a concedere maggiore credito alle piccole e medie imprese, banche che si sono racchiuse dietro il solenne rispetto dei principi di Basilea 2;
il rischio che la stretta creditizia possa contribuire a far crollare il sistema produttivo del Paese è forte, se non altro vista la caratterizzazione del tessuto imprenditoriale nazionale fondato per il 95 per cento da imprese di piccola dimensione, che necessitano di interventi volti alla ricapitalizzazione per poter affrontare gli investimenti cruciali per la sopravvivenza ed il conseguente sviluppo;
l'impossibilità a disporre della necessaria liquidità in grado di permettere la riorganizzazione degli investimenti delle imprese ha prodotto come conseguenza per il sistema Italia un drastico calo degli scambi internazionali ed in particolar modo delle esportazioni, contratte del 19,2 per cento nel 2009;
l'istituzione del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, volto a favorire in linea teorica l'accesso al credito delle PMI, si rivela come un meccanismo macchinoso e poco snello che non tiene conto delle contingenze e dello stato di insolvenza di gran parte delle realtà produttive;
anche i dati sull'occupazione sono preoccupanti: nel primo trimestre del 2009 il DPEF rileva un decremento dell'1 per cento del tasso di occupazione rispetto allo stesso periodo del 2008, ed il tasso di disoccupazione è salito al 7,9 per cento, mentre per l'intero 2009 la disoccupazione, in assenza di crescita dell'offerta di lavoro, si attesterà all'8,8 per cento e nel 2010 peggiorerà ulteriormente;
nonostante nel periodo considerato gli aumenti più significativi di disoccupazione si sono registrati nel Nord Italia (1,1 per cento) e nel Centro (1,6 per cento) rispetto al Sud (0,2 per cento), risulta comunque preoccupante il dato che attesta nel Mezzogiorno un tasso di disoccupazione complessivo del 13,2 per cento;
i dati sul mercato del lavoro testimoniano come il ricorso agli ammortizzatori sociali produce la sua valenza in periodo di crisi, ma corrisponde comunque ad uno strumento provvisorio e non strutturale;
nonostante il DPEF evidenzi che la brusca frenata dei prezzi delle materie prime energetiche ed alimentari, corollata dalla debolezza della domanda mondiale, ha determinato un forte rallentamento nella crescita dei prezzi al consumo, i prezzi dei prodotti petroliferi e dell'energia non ha subito, almeno proporzionalmente e come ci si aspettava, il ridimensionamento dei prezzi citato;
nel quadro del sostegno agli investimenti, messi a disposizione dal Governo per offrire risposte alla crisi finanziaria, poche risorse (573 milioni di euro nel 2009, ma zero dal 2010 in poi) sono state destinate all'innovazione ed alle attività di ricerca e sviluppo, rilevando questo come un fatto grave, visto lo stato di inviluppo che progressivamente sta interessando questo settore cruciale nel Paese rispetto ai principali Paesi europei;
con riferimento ai sostegni destinati alle famiglie, che comprendono nell'ammontare il bonus previsto nel decreto-legge, e considerando l'ammontare delle risorse a sostegno dei redditi in generale che ammontano a soli 136 milioni di euro nel 2009, per poi diminuire negli anni successivi, le stesse disponibilità sarebbero potute essere destinate all'introduzione di misure più incisive;
i dati tendenziali degli aggregati di finanza pubblica attestano un rapporto deficit/PIL del 5,3 per cento, in rialzo rispetto al periodo precedente e non in misura con i dettami europei;
la gestione del debito, come risulta dal Documento, è ancora fortemente influenzata dalle conseguenze della crisi finanziaria internazionale, con ciò cercando di giustificare anche la volatilità dei mercati finanziari, e la conseguente difficoltà nel funzionamento del segmento dedicato al piazzamento dei titoli di Stato, sia in termini di minore liquidità che di contrazione degli scambi;
l'aggravarsi della crisi, che ha spinto anche gli altri Paesi a ricorrere massicciamente all'emissione di titoli pubblici, con maggiori spinte concorrenziali sul lato dell'offerta, ha ridotto drasticamente la facilità di piazzamento, l'appetibilità e competitività dei titoli di Stato, visto l'aumento dei differenziali di rendimento a favore dei titoli esteri;
le misure previste dal provvedimento emanato a fine giugno dal Governo, con l'intenzione di mirare a sostenere l'occupazione ed a rilanciare gli investimenti delle imprese, hanno di fatto introdotto, a favore dell'occupazione, esclusivamente una maggiore flessibilità nell'utilizzo degli ammortizzatori sociali piuttosto che veri e propri interventi e incentivi volti a favorire la crescita di nuova occupazione;
a sostegno delle imprese sono state previste misure fiscali, quali la detassazione degli investimenti in beni durevoli, apprezzabili, ma di fatto poco funzionali alla soluzione del problema di carenza di liquidità che caratterizza la maggior parte delle imprese, né le misure a favore del contenimento dei costi delle commissioni bancarie e l'accorciamento dei tempi di valuta di bonifici e assegni può considerarsi destinata a coprire quelle prioritarie necessità;
nonostante gli annunci e le promesse elettorali, non sono stati realizzati interventi di carattere strutturale in favore delle famiglie, soprattutto quelle con prole;
una vera e concreta fiscalità di vantaggio a chi investe nel Mezzogiorno, quale strumento per promuovere sviluppo e consentire più solidarietà,' non si è ancora tradotta in atti concreti da parte del Governo nonostante i ripetuti annunci al riguardo. Una fiscalità differenziata potrà fornire un nuovo impulso alle imprese e all'occupazione nel Mezzogiorno;
l'agricoltura nazionale, soprattutto quella del Mezzogiorno, è sottoposta alle gravissime conseguenze della crisi economico-finanziaria mondiale: i redditi degli agricoltori, dopo l'aumento fatto registrare nel 2008, sono ovunque in calo e le aziende agricole sono sempre più indebitate e stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali;
il turismo rappresenta una risorsa preziosa per l'economia del Paese ma le sue enormi potenzialità non sono ancora pienamente sfruttate, tanto che le strutture ricettive e le infrastrutture collegate sono ancora lontane dagli standard degli altri principali competitor europei, soprattutto Spagna e Francia,

impegna il Governo:

a definire ed adottare efficaci misure di sostegno all'economia, volte a rilanciare i consumi e gli investimenti strutturali e le opere pubbliche necessari ai fini di una reale crescita del Paese;
ad introdurre nel sistema Italia riforme strutturali irrinunciabili a sostegno della famiglia, prima fra tutte l'istituzione del meccanismo del «Quoziente familiare» nella previsione della tassazione dei redditi;
a predisporre, nell'ottica delle riforme sociali, un «Patto Generazionale», con necessaria predisposizione di misure volte a riformare il sistema previdenziale e pensionistico, innalzando l'età pensionabile in modo tale da equipararla agli altri Paesi europei;
a prevedere misure che, in un'ottica di snellezza burocratica e di facilità di accesso, privilegino la concessione di maggiore liquidità alle piccole e medie imprese attraverso il sistema bancario;
a impostare misure volte al contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico;
a farsi promotore in ambito internazionale di una accelerazione nel processo di revisione dei parametri quali-quantitativi previsti da «Basilea 2», proponendo anche una moratoria di due anni del rispetto degli stessi, in modo tale da evitare la stretta creditizia condizionata da discutibili pretesti come il necessario rispetto degli ormai obsoleti indicatori di rating creditizio, nel concedere prestiti e finanziamenti alle piccole e medie imprese;
a indicare, in un'ottica di doveroso rispetto dei vincoli di bilancio e del contenimento della spesa pubblica e del deficit pubblico, quali misure di exit-strategies intende attuare non appena la crisi verrà gradualmente superata;
a prevedere, in un'ottica sistemica e dando privilegio alla valorizzazione delle eccellenze italiane, misure in grado di sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l'esportazione di modelli imprenditoriali vincenti quali i distretti italiani;
ad adottare efficaci azioni volte ad incrementare la produttività attraverso misure tali da accrescere la produttività dei servizi pubblici aprendoli al mercato, abbattere le rendite improduttive, rafforzare la concorrenza a livello nazionale e locale, investire nell'università e nella scuola, adeguare le infrastrutture, moderare la tassazione e semplificare il quadro legislativo;
a rappresentare con forza presso le istituzioni europee la necessità di una rapida autorizzazione per la realizzazione di una fiscalità differenziata per le regioni meridionali quale strumento per agevolare e promuovere lo sviluppo delle aree meno industrializzate e come volano per la ripresa economica dei paesi dell'Unione europea;
a considerare, in un'ottica di politica industriale e di sviluppo internazionale, il Mezzogiorno d'Italia come un ideale ponte economico con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, vista l'importanza crescente di tali realtà nello scenario economico mondiale;
nel quadro delle misure a favore dell'energia e dell'ambiente, prevedere una unificazione dei processi autorizzativi per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, privilegiando, inoltre, la snellezza burocratica;
ad adottare misure affinché il ridimensionamento dei prezzi di materie prime energetiche si possa avvertire anche in un calo dei prezzi al consumo delle bollette elettriche e del gas, nonché dei prezzi dei prodotti petroliferi quali la benzina;
a sollecitare interventi immediati necessari per la tenuta competitiva del settore agroalimentare e della pesca, in particolare a rifinanziare in tempi rapidi il Fondo di solidarietà nazionale al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura e favorire l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e ittici sempre più alle prese con problemi di liquidità;
a sostenere adeguatamente il settore turistico, che rappresenta una significativa componente del prodotto interno lordo del Paese, attraverso l'adozione di misure volte ad attrarre investitori nel settore, eliminare le criticità strutturali e le carenze infrastrutturali e favorirne, con risorse adeguate, la promozione, quale leva per stimolare l'aumento della domanda.
(6-00025) «Galletti, Tabacci, Occhiuto, Delfino, Ruvolo, Tassone, Romano, Compagnon».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
premesso che:
la crisi sta determinando pesantissimi effetti economici e sociali: il prodotto interno lordo crolla nel 2009 (-5,2 per cento), dopo essere caduto di un punto nel 2008, perdendo ulteriore terreno rispetto all'Area dell'euro (nei due anni, il divario di crescita raggiunge i 2,3 punti percentuali); l'occupazione, in lieve calo nel 2008 (-0,1 per cento), è prevista in forte discesa nel presente anno (-2,7 per cento) e continuerà a cadere ancora nel 2010 (-0,2 per cento); la produttività, misurata sul PIL, è diminuita dello 0,9 per cento nel 2008 e cadrà del 2,6 per cento nel 2009, tornando in area positiva solo nel 2010, mentre la produttività totale dei fattori, diminuita nel 2009 dello 0,3 per cento, scenderà ulteriormente dello 0,1 per cento nel 2010 e tornerà a crescere solo nel 2012;
per quanto riguarda la situazione dei conti pubblici, nel 2009 l'indebitamento netto dovrebbe aumentare di 2,6 punti percentuali, raggiungendo il 5,3 per cento; il debito pubblico è previsto aumentare di quasi 10 punti percentuali, salendo al 115,3 per cento del PIL. Per la prima volta dopo 18 anni si registrerà un disavanzo primario, pari allo 0,4 per cento del PIL;
secondo il DPEF l'incidenza della spesa primaria corrente è in forte aumento e dovrebbe salire dal 40,4 al 43,4 per cento del PIL, un massimo storico, superiore di circa 6 punti percentuali ai valori registrati alla fine degli anni novanta; è possibile valutare che meno di un quarto dell'incremento atteso per l'anno in corso sia riconducibile all'espansione della spesa per ammortizzatori sociali e agli effetti delle misure di sostegno dell'economia, mentre il resto è attribuibile, nonostante la politica dei tagli lineari e la presunta riorganizzazione e riqualificazione della pubblica amministrazione, ad una incapacità di governare la spesa pubblica;
il Documento prefigura una ulteriore contrazione delle entrate (-1,2 per cento), particolarmente marcata nel caso di quelle tributarie, con le imposte indirette in diminuzione del 3,8 per cento e le dirette dell'1,5 per cento. Nel 2008 il gettito dell'IVA era già inspiegabilmente diminuito dell'1,5 per cento a fronte di una crescita del 2,3 per cento dei consumi delle famiglie, la variabile macroeconomica che meglio approssima la base imponibile del tributo. Nel primo trimestre dell'anno in corso l'IVA è diminuita del 10,2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2008, mentre i consumi sono scesi del 2,6 per cento e solo una parte del divario sembra riconducibile a una ricomposizione dei consumi verso beni essenziali, caratterizzati da aliquote più basse;
nel quadro tendenziale la pressione fiscale è prevista aumentare per l'anno in corso di 0,6 punti percentuali, tanto da arrivare al 43,4 per cento del PIL nel 2009 e rimanere su livelli prossimi al 43 per cento in tutto l'orizzonte previsivo;
considerato che:
la gravità della crisi ha creato un vasto consenso a livello internazionale sulla necessità di affiancare agli stabilizzatori automatici e alla politica monetaria interventi discrezionali di bilancio a fini anticiclici;
tuttavia, il Governo ha sin qui rifiutato di adottare una politica di bilancio anticiclica, secondo qualità e quantità della manovra corrispondenti alla gravità delle condizioni della nostra finanza pubblica: la tavola III 9 del DPEF dà conto del marcato carattere prociclico della politica fiscale del Governo, che sta determinando un grave deterioramento dei saldi di finanza pubblica, senza al contempo produrre apprezzabili effetti di sostegno dell'economia e di riduzione dell'impatto sociale della crisi;
i gruppi del Partito Democratico di Camera e Senato hanno proposto - prima in occasione della sessione di bilancio del 2008, poi nel corso del mese di febbraio del 2009 - di adottare una manovra espansiva anticiclica per un punto di PIL, da compensare attraverso l'immediata adozione di misure, legislative ed amministrative, tali da realizzare un riduzione della spesa corrente a partire dal 2010, così da tutelare il merito di credito del Paese. Il Governo ha respinto questa proposta, per due ordini di ragioni: a) un debito pubblico così elevato da non consentire manovre in deficit, sia pure limitate ad un solo anno e inserite in una strategia di risanamento strutturale; b) le fasi di grave recessione non sarebbero quelle adatte all'adozione di incisive riforme strutturali;
rifiutandosi di governare la crisi - accompagnando l'azione degli stabilizzatori automatici con politiche discrezionali anticicliche, modeste per entità finanziaria, ma capaci di agire sulle aspettative delle imprese e delle famiglie - il Governo si è fatto trascinare dagli eventi. Prova ne è il disegno di legge di assestamento del bilancio all'esame del Parlamento, che contiene una manovra espansiva di tipo discrezionale per circa un punto di PIL, con un marcato effetto peggiorativo del fabbisogno e dell'indebitamento netto, quando le regole fissate dalla legge di contabilità (n 468 del 1978) impediscono esplicitamente di usare l'assestamento di bilancio per modificare - attraverso scelte discrezionali di spesa che non derivino da maggiori entrate - la legislazione vigente, a partire dalla legge di bilancio in vigore. Senza dichiararlo, il Governo modifica in corso d'anno il suo orientamento, ma non programma contenuti, metodi e strumenti della manovra: i contenuti e i beneficiari della stessa non rispondono ad un preciso ordine di priorità, né ad un ordinato disegno di politica fiscale;
il Governo continua a perseverare nell'errore, attendendo soltanto una inversione del ciclo, lasciando che la crisi in corso produca i suoi effetti e, in tal modo, mettendo a rischio la coesione sociale, con il ritorno a forme estese di elusione ed evasione fiscale e, conseguentemente, a una perdita di prestigio dello Stato;

valutato che:
nel Mezzogiorno si sta manifestando un aggravamento delle condizioni materiali, tale da lasciare esposta la fascia più debole della popolazione al reclutamento nella grande e nella microcriminalità. Questo non è, però, un problema solo del Mezzogiorno. Il Governatore della Banca d'Italia ha sottolineato come durante le crisi tutte le imprese siano più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata attraverso l'esercizio dell'usura nelle sue diverse configurazioni;
il Governo ha vanificato l'efficacia di tutte le agevolazioni fiscali automatiche che costituivano un punto di avanzamento reale per il Mezzogiorno; inoltre, nel DPEF non sono individuati gli strumenti per conseguire gli annunciati obiettivi di sviluppo territoriale, sia del Mezzogiorno ma anche nelle aree sottoutilizzate del Centro-Nord;
le disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2009, che il DPEF 2010-2013 definisce collegato, sono insufficienti e persino dannose. In particolare:
a) una misura come lo scudo fiscale, che consentirà di rimpatriare in forma anonima i capitali esportati all'estero pagando una aliquota del 5 per cento sul capitale e garantirà l'immunità da futuri accertamenti, non è prevista in nessun paese al mondo: negli Stati Uniti il contribuente che voglia regolarizzare la propria posizione deve produrre una dichiarazione in cui descrivere le origini dei redditi la cui dichiarazione è stata omessa e impegnarsi a pagare le imposte, gli interessi e le sanzioni;
b) diversamente da quanto previsto in precedenza in casi analoghi, si stabilisce che le popolazioni terremotate dell'Abruzzo, a partire da gennaio, debbano riprendere regolarmente a versare imposte e contributi e restituire in ventiquattro mesi il 100 per cento di quanto è stato loro concesso in termini di esenzione dal pagamento dei tributi e degli oneri previdenziali per il 2009;
c) per risolvere il problema della liquidità per le imprese, in luogo della moratoria sui debiti, si introduce esclusivamente una norma programmatica relativa alla stipula di una convenzione tra il Ministro dell'economia e delle finanze e l'ABI diretta ad attenuare gli oneri finanziari a carico delle piccole e medie imprese in difficoltà finanziaria;
d) in materia di lavoro, si interviene nuovamente in maniera parziale e, soprattutto, si rinvia ancora una organica riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali, in grado di garantire eque tutele per tutti i lavoratori. Invece, si introduce una «riforma» della previdenza in materia di limiti di età per l'accesso al trattamento previdenziale delle donne nel pubblico impiego, del tutto a scapito delle lavoratrici, soprattutto laddove non accompagnata da una strategia di attuazione degli obiettivi di Lisbona;
e) gli enti locali virtuosi sono esclusi dai vincoli del Patto per i pagamenti per spese in conto capitale effettuati nel corso dell'anno 2009 fino ad un importo complessivo pari a 2,25 miliardi di euro. È una misura insufficiente, a fronte di quelle varate nel corso della presente legislatura, quali l'inadeguata copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell'ICI sulla prima casa, il blocco dell'autonomia impositiva, il taglio dei trasferimenti erariali;

constatato che:
il DPEF non definisce obiettivi - né per il prossimo anno, né per quelli successivi - sul terreno della ripresa di controllo degli andamenti della finanza pubblica, specie sul versante della spesa corrente;
il DPEF non individua strategie né strumenti da seguire per ottenere una graduale e rapida discesa del volume globale del debito sotto il 100 per cento del PIL, cui il debito stesso tendeva, prima che la crisi e l'assenza di iniziativa del Governo lo facessero tornare ai livelli di metà degli anni Novanta; non prospetta alcun provvedimento - né di tipo legislativo, né di tipo amministrativo - volto a favorire il recupero di capacità competitive del Paese attraverso un netto accrescimento della produttività totale dei fattori;
non è chiaro come possano essere raggiunti i valori programmatici per l'indebitamento netto, inferiori a quelli tendenziali di 0,4 punti nel 2011 e di circa 1,2 punti nel 2012 e nel 2013. Al termine dell'orizzonte previsivo si programma addirittura un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL. Il saldo primario migliorerebbe di 0,6 punti percentuali del PIL nel 2010, segnando un avanzo di 0,2 punti, e di 3,3 punti nell'arco del successivo triennio;
l'assenza di informazioni sugli obiettivi per le entrate e per le spese rende impossibile valutare alcuni aspetti cruciali della politica di bilancio delineata nel DPEF. Ad esempio, il conto tendenziale evidenzia un forte calo della spesa in conto capitale nel 2010. In particolare, la spesa per investimenti scenderebbe del 6,6 per cento, riportandosi sul valore registrato nel 2006, mentre in una fase congiunturale che rimarrà prevedibilmente delicata sarebbe necessario mantenere questo sostegno del settore pubblico alla domanda aggregata;
per conseguire nel 2013 l'obiettivo previsto di disavanzo senza intervenire sulle prestazioni sociali, le altre spese primarie correnti dovrebbero ridursi in termini reali di circa il 3 per cento in media all'anno, un valore che sembra impossibile alla luce degli andamenti sin qui registrati e dell'assenza di qualunque politica di efficientamento della pubblica amministrazione: senza progressi significativi nella riduzione della spesa corrente e senza una ripresa della crescita vi è la certezza che il debito e la pressione fiscale rimarranno a lungo su livelli molto elevati;
non basta ritornare ai ritmi di crescita degli ultimi anni, estremamente modesti nel confronto internazionale. Sono necessarie riforme strutturali che pongano il nostro sistema produttivo nelle condizioni migliori per poter cogliere le opportunità che saranno offerte dalla ripresa economica mondiale. Una volta superata la crisi, il nostro Paese si ritroverà con un capitale, fisico e umano, depauperato dal forte calo degli investimenti e dall'aumento della disoccupazione. La caduta della crescita potenziale del prodotto che ne potrebbe derivare è una delle conseguenze più preoccupanti della crisi,

impegna il Governo:

a ritirare, per le ragioni esposte in premessa, il disegno di legge di assestamento del bilancio, così ottenendo un miglioramento del fabbisogno e dell'indebitamento per l'anno in corso pari ad almeno un punto di PIL;
ad impostare - per la restante parte del 2009 - una manovra di sostegno alle imprese e alle famiglie, recuperando il governo delle scelte di politica fiscale ed economica e visione unitaria delle misure anticicliche necessarie, che la confusione e la dispersione in diversi strumenti legislativi - spesso del tutto inadatti - hanno reso rispettivamente impossibile e assente, affiancando a tali misure le riforme strutturali idonee a perseguire il rientro graduale dal debito pubblico e restituire, per tale via, competitività e credibilità internazionale al Paese;
a ritirare, inoltre, il DPEF, ripresentando entro la fine di luglio un DPEF:
che definisca, nel medio lungo periodo:
i termini di una manovra pluriennale (almeno fino al 2015) di rientro del volume globale del debito pubblico, indicando puntualmente obiettivi quantitativi e temporali, oltre alle scelte essenziali - anche dal lato della valorizzazione del patrimonio pubblico - capaci di conseguirli;
le scelte di alta amministrazione e di revisione della spesa pubblica, necessarie per ridurre la spesa corrente primaria, nel primo anno arrestandone la crescita, in quelli successivi conseguendo precisi e predefiniti obiettivi di riduzione;
gli interventi di infrastrutturazione materiale e immateriale del Paese - realizzabili anche col concorso di capitali privati - che il Governo intende realizzare nell'arco della presente legislatura, con particolare riferimento al Mezzogiorno;
un piano straordinario per il sostegno e il rilancio del Mezzogiorno e il ripristino delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, mantenendo fermo il principio della ripartizione territoriale del FAS, che prevede che almeno l'85 per cento delle risorse sia destinato alle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, elemento imprescindibile per la realizzazione di una politica di coesione, nonché la conferma dell'obiettivo programmatico di destinare almeno il 45 per cento della spesa complessiva nazionale in conto capitale al Mezzogiorno, quota necessaria per avviare un processo di riequilibrio delle dotazione di infrastrutture dell'area;
puntuali misure - di tipo fiscale e infrastrutturale - capaci di ottenere, nei prossimi quattro anni, un significativo accrescimento del tasso di partecipazione alle forze di lavoro in particolare nel Mezzogiorno; i cinque milioni di lavoratori (4 milioni sono donne) che «mancano» all'Italia per raggiungere il livello di partecipazione al lavoro di grandi partner europei costituiscono la principale risorsa impiegabile per ottenere una crescita nel ritmo di sviluppo;
che preveda, altresì:
la riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali con l'obiettivo di creare uno strumento indirizzato al sostegno del reddito delle persone che passano dallo stato di occupazione allo stato di disoccupazione e al reinserimento lavorativo dei soggetti disoccupati, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro, integrato con le politiche attive del lavoro;
la riforma della pubblica amministrazione, con l'obiettivo di garantirne la piena autonomia gestionale e di valorizzare ed accrescere, in un'ottica di maggiore efficienza, trasparenza e produttività le professionalità del personale in organico, nonché di ridurne gli sprechi;
la revisione delle decisioni adottate in materia di riorganizzazione del sistema scolastico al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del personale scolastico delle scuole di ogni ordine e grado, di garantire in tutto il territorio nazionale il diritto allo studio e le pari opportunità per i bambini e i ragazzi, ivi compresi quelli con disabilità o in una condizione di svantaggio economico e sociale, nonché delle decisioni in materia di valorizzazione del merito e della qualità del sistema universitario;
un'effettiva riforma dei servizi pubblici locali, al fine di garantire una vera apertura al mercato degli stessi, modificando a tal fine le norme introdotte con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008;
le scelte fiscali e di bilancio funzionali allo sviluppo della green economy, con particolare riguardo agli obiettivi del miglioramento dell'efficienza nella produzione e negli usi energetici, dello sviluppo delle fonti energetiche «pulite», della mobilità sostenibile e del risanamento ambientale del Paese, rendendo credibili gli impegni assunti in occasione dello svolgimento del G8 a L'Aquila ed in sede europea;
l'avvio di una credibile politica per la casa, con relativo stanziamento di adeguate risorse, nell'ambito della quale lo Stato assuma, insieme ai privati, un ruolo attivo nella soluzione delle problematiche relativo alla realizzazione di alloggi a prezzi di mercato sostenibili da destinare in via prioritaria ai soggetti più deboli della società, alle famiglie e alle giovani coppie;
il riavvio degli interventi di liberalizzazione, allo scopo di ridurre le rendite di posizione, rimuovere gli ostacoli nell'accesso alle attività economiche, professionali e di ricerca, e garantire la libera concorrenza fra imprese, favorendo per tale via la diminuzione dei costi a carico del cittadino-consumatore;
nel brevissimo periodo:
a modificare il Patto di stabilità interno, per consentire ai comuni virtuosi di investire in opere pubbliche immediatamente cantierabili; e a trasferire integralmente ai comuni stessi le risorse compensative del mancato gettito dell'ICI prima casa;
a concertare con la Cassa depositi e prestiti un intervento volto ad accelerare tutti i pagamenti della pubbliche amministrazioni verso il sistema delle imprese, così da esaurire il pregresso, definendo per il futuro tempi di pagamento della PA altrettanto certi di quelli assegnati al contribuente per l'assolvimento dei suoi obblighi verso la PA stessa;
ad introdurre una detrazione fiscale specifica per le madri lavoratrici al fine di contribuire alla copertura dei costi connessi agli impegni di cura, utilizzando a tal fine anche i risparmi che saranno conseguiti con l'equiparazione dell'età pensionabile uomo-donna nel pubblico impiego;
a introdurre, a valere sulla quota a carico dei lavoratori e senza riflessi sui diritti pensionistici, un incentivo contributivo automatico sulla parte di retribuzione legata alla produttività;
a ridurre la pressione fiscale nei confronti dei percettori di redditi di lavoro e di pensione attraverso l'innalzamento delle detrazioni dall'imposta sul reddito delle persone fisiche, ovvero mediante un assegno o una maggiorazione della pensione per i contribuenti incapienti e per i pensionati al di sotto di mille euro di pensione;
a prevedere tempi e risorse certe per l'attuazione delle misure finalizzate all'accesso anticipato alla pensione dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi economicamente dipendenti impiegati in mansioni usuranti;
a ripristinare la piena operatività degli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione;
a garantire, in linea con quanto già affermato dal Governatore della Banca d'Italia, l'effettivo accesso al credito alle piccole e medie imprese, impegnando a tale scopo il sistema bancario e garantendo l'effettivo trasferimento di risorse ai consorzi fidi;
ad estendere gli incentivi per gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici esistenti anche alle abitazioni di nuova costruzione, allineando e limitando le detrazioni fiscali al 30 per cento delle spese sostenute a tale scopo dal contribuente;
a stanziare le risorse necessarie a garantire l'integrale copertura degli oneri di ricostruzione degli immobili pubblici e privati distrutti dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo, con particolare riferimento ai centri storici e alle case dei non residenti, nonché a prevedere che, per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni, a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche;
a rafforzare le azioni di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, al lavoro nero e al riciclaggio di denaro, al fine di recuperare base imponibile, ridurre l'onere della pressione fiscale sui contribuenti leali nei confronti dell'obbligazione fiscale e correggere le distorsioni che riducono la competitività di larga parte delle imprese;
a ripristinare le disposizioni sulla trasparenza e sulla tracciabilità dei redditi e delle basi imponibili, e a rafforzare la normativa in materia di accertamento, consolidando per tale via una cultura di non tolleranza dell'evasione e dell'elusione fiscale;
ad adeguare le risorse destinate alla difesa, all'ordine pubblico e alla sicurezza, rafforzando per tale via servizi e funzioni di necessità impellente per il Paese;
a ripristinare le risorse del Fondo unico dello spettacolo (FUS), tagliate dal Governo con l'approvazione dell'ultima finanziaria, al fine di salvaguardare la produzione e l'industria dello spettacolo italiani e i livelli occupazionali dell'intero comparto.
(6-00026) «Marchi, Soro, Sereni, Bressa, Baretta, Bersani, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Duilio, Genovese, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
premesso che:
la crisi sta determinando pesantissimi effetti economici e sociali: il prodotto interno lordo crolla nel 2009 (-5,2 per cento), dopo essere caduto di un punto nel 2008, perdendo ulteriore terreno rispetto all'Area dell'euro (nei due anni, il divario di crescita raggiunge i 2,3 punti percentuali); l'occupazione, in lieve calo nel 2008 (-0,1 per cento), è prevista in forte discesa nel presente anno (-2,7 per cento) e continuerà a cadere ancora nel 2010 (-0,2 per cento); la produttività, misurata sul PIL, è diminuita dello 0,9 per cento nel 2008 e cadrà del 2,6 per cento nel 2009, tornando in area positiva solo nel 2010, mentre la produttività totale dei fattori, diminuita nel 2009 dello 0,3 per cento, scenderà ulteriormente dello 0,1 per cento nel 2010 e tornerà a crescere solo nel 2012;
per quanto riguarda la situazione dei conti pubblici, nel 2009 l'indebitamento netto dovrebbe aumentare di 2,6 punti percentuali, raggiungendo il 5,3 per cento; il debito pubblico è previsto aumentare di quasi 10 punti percentuali, salendo al 115,3 per cento del PIL. Per la prima volta dopo 18 anni si registrerà un disavanzo primario, pari allo 0,4 per cento del PIL;
secondo il DPEF l'incidenza della spesa primaria corrente è in forte aumento e dovrebbe salire dal 40,4 al 43,4 per cento del PIL, un massimo storico, superiore di circa 6 punti percentuali ai valori registrati alla fine degli anni novanta; è possibile valutare che meno di un quarto dell'incremento atteso per l'anno in corso sia riconducibile all'espansione della spesa per ammortizzatori sociali e agli effetti delle misure di sostegno dell'economia, mentre il resto è attribuibile, nonostante la politica dei tagli lineari e la presunta riorganizzazione e riqualificazione della pubblica amministrazione, ad una incapacità di governare la spesa pubblica;
il Documento prefigura una ulteriore contrazione delle entrate (-1,2 per cento), particolarmente marcata nel caso di quelle tributarie, con le imposte indirette in diminuzione del 3,8 per cento e le dirette dell'1,5 per cento. Nel 2008 il gettito dell'IVA era già inspiegabilmente diminuito dell'1,5 per cento a fronte di una crescita del 2,3 per cento dei consumi delle famiglie, la variabile macroeconomica che meglio approssima la base imponibile del tributo. Nel primo trimestre dell'anno in corso l'IVA è diminuita del 10,2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2008, mentre i consumi sono scesi del 2,6 per cento e solo una parte del divario sembra riconducibile a una ricomposizione dei consumi verso beni essenziali, caratterizzati da aliquote più basse;
nel quadro tendenziale la pressione fiscale è prevista aumentare per l'anno in corso di 0,6 punti percentuali, tanto da arrivare al 43,4 per cento del PIL nel 2009 e rimanere su livelli prossimi al 43 per cento in tutto l'orizzonte previsivo;
considerato che:
la gravità della crisi ha creato un vasto consenso a livello internazionale sulla necessità di affiancare agli stabilizzatori automatici e alla politica monetaria interventi discrezionali di bilancio a fini anticiclici;
tuttavia, il Governo ha sin qui rifiutato di adottare una politica di bilancio anticiclica, secondo qualità e quantità della manovra corrispondenti alla gravità delle condizioni della nostra finanza pubblica: la tavola III 9 del DPEF dà conto del marcato carattere prociclico della politica fiscale del Governo, che sta determinando un grave deterioramento dei saldi di finanza pubblica, senza al contempo produrre apprezzabili effetti di sostegno dell'economia e di riduzione dell'impatto sociale della crisi;
i gruppi del Partito Democratico di Camera e Senato hanno proposto - prima in occasione della sessione di bilancio del 2008, poi nel corso del mese di febbraio del 2009 - di adottare una manovra espansiva anticiclica per un punto di PIL, da compensare attraverso l'immediata adozione di misure, legislative ed amministrative, tali da realizzare un riduzione della spesa corrente a partire dal 2010, così da tutelare il merito di credito del Paese. Il Governo ha respinto questa proposta, per due ordini di ragioni: a) un debito pubblico così elevato da non consentire manovre in deficit, sia pure limitate ad un solo anno e inserite in una strategia di risanamento strutturale; b) le fasi di grave recessione non sarebbero quelle adatte all'adozione di incisive riforme strutturali;
rifiutandosi di governare la crisi - accompagnando l'azione degli stabilizzatori automatici con politiche discrezionali anticicliche, modeste per entità finanziaria, ma capaci di agire sulle aspettative delle imprese e delle famiglie - il Governo si è fatto trascinare dagli eventi. Prova ne è il disegno di legge di assestamento del bilancio all'esame del Parlamento, che contiene una manovra espansiva di tipo discrezionale per circa un punto di PIL, con un marcato effetto peggiorativo del fabbisogno e dell'indebitamento netto, quando le regole fissate dalla legge di contabilità (n 468 del 1978) impediscono esplicitamente di usare l'assestamento di bilancio per modificare - attraverso scelte discrezionali di spesa che non derivino da maggiori entrate - la legislazione vigente, a partire dalla legge di bilancio in vigore. Senza dichiararlo, il Governo modifica in corso d'anno il suo orientamento, ma non programma contenuti, metodi e strumenti della manovra: i contenuti e i beneficiari della stessa non rispondono ad un preciso ordine di priorità, né ad un ordinato disegno di politica fiscale;
il Governo continua a perseverare nell'errore, attendendo soltanto una inversione del ciclo, lasciando che la crisi in corso produca i suoi effetti e, in tal modo, mettendo a rischio la coesione sociale, con il ritorno a forme estese di elusione ed evasione fiscale e, conseguentemente, a una perdita di prestigio dello Stato;
valutato che:
nel Mezzogiorno si sta manifestando un aggravamento delle condizioni materiali, tale da lasciare esposta la fascia più debole della popolazione al reclutamento nella grande e nella microcriminalità. Questo non è, però, un problema solo del Mezzogiorno. Il Governatore della Banca d'Italia ha sottolineato come durante le crisi tutte le imprese siano più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata attraverso l'esercizio dell'usura nelle sue diverse configurazioni;
il Governo ha vanificato l'efficacia di tutte le agevolazioni fiscali automatiche che costituivano un punto di avanzamento reale per il Mezzogiorno; inoltre, nel DPEF non sono individuati gli strumenti per conseguire gli annunciati obiettivi di sviluppo territoriale, sia del Mezzogiorno ma anche nelle aree sottoutilizzate del Centro-Nord;
le disposizioni del decreto-legge n. 78 del 2009, che il DPEF 2010-2013 definisce collegato, sono insufficienti e persino dannose. In particolare:
a) una misura come lo scudo fiscale, che consentirà di rimpatriare in forma anonima i capitali esportati all'estero pagando una aliquota del 5 per cento sul capitale e garantirà l'immunità da futuri accertamenti, non è prevista in nessun paese al mondo: negli Stati Uniti il contribuente che voglia regolarizzare la propria posizione deve produrre una dichiarazione in cui descrivere le origini dei redditi la cui dichiarazione è stata omessa e impegnarsi a pagare le imposte, gli interessi e le sanzioni;
b) diversamente da quanto previsto in precedenza in casi analoghi, si stabilisce che le popolazioni terremotate dell'Abruzzo, a partire da gennaio, debbano riprendere regolarmente a versare imposte e contributi e restituire in ventiquattro mesi il 100 per cento di quanto è stato loro concesso in termini di esenzione dal pagamento dei tributi e degli oneri previdenziali per il 2009;
c) per risolvere il problema della liquidità per le imprese, in luogo della moratoria sui debiti, si introduce esclusivamente una norma programmatica relativa alla stipula di una convenzione tra il Ministro dell'economia e delle finanze e l'ABI diretta ad attenuare gli oneri finanziari a carico delle piccole e medie imprese in difficoltà finanziaria;
d) in materia di lavoro, si interviene nuovamente in maniera parziale e, soprattutto, si rinvia ancora una organica riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali, in grado di garantire eque tutele per tutti i lavoratori. Invece, si introduce una «riforma» della previdenza in materia di limiti di età per l'accesso al trattamento previdenziale delle donne nel pubblico impiego, del tutto a scapito delle lavoratrici, soprattutto laddove non accompagnata da una strategia di attuazione degli obiettivi di Lisbona;
e) gli enti locali virtuosi sono esclusi dai vincoli del Patto per i pagamenti per spese in conto capitale effettuati nel corso dell'anno 2009 fino ad un importo complessivo pari a 2,25 miliardi di euro. È una misura insufficiente, a fronte di quelle varate nel corso della presente legislatura, quali l'inadeguata copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell'ICI sulla prima casa, il blocco dell'autonomia impositiva, il taglio dei trasferimenti erariali;
constatato che:
il DPEF non definisce obiettivi - né per il prossimo anno, né per quelli successivi - sul terreno della ripresa di controllo degli andamenti della finanza pubblica, specie sul versante della spesa corrente;
il DPEF non individua strategie né strumenti da seguire per ottenere una graduale e rapida discesa del volume globale del debito sotto il 100 per cento del PIL, cui il debito stesso tendeva, prima che la crisi e l'assenza di iniziativa del Governo lo facessero tornare ai livelli di metà degli anni Novanta; non prospetta alcun provvedimento - né di tipo legislativo, né di tipo amministrativo - volto a favorire il recupero di capacità competitive del Paese attraverso un netto accrescimento della produttività totale dei fattori;
non è chiaro come possano essere raggiunti i valori programmatici per l'indebitamento netto, inferiori a quelli tendenziali di 0,4 punti nel 2011 e di circa 1,2 punti nel 2012 e nel 2013. Al termine dell'orizzonte previsivo si programma addirittura un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del PIL. Il saldo primario migliorerebbe di 0,6 punti percentuali del PIL nel 2010, segnando un avanzo di 0,2 punti, e di 3,3 punti nell'arco del successivo triennio,
l'assenza di informazioni sugli obiettivi per le entrate e per le spese rende impossibile valutare alcuni aspetti cruciali della politica di bilancio delineata nel DPEF. Ad esempio, il conto tendenziale evidenzia un forte calo della spesa in conto capitale nel 2010. In particolare, la spesa per investimenti scenderebbe del 6,6 per cento, riportandosi sul valore registrato nel 2006, mentre in una fase congiunturale che rimarrà prevedibilmente delicata sarebbe necessario mantenere questo sostegno del settore pubblico alla domanda aggregata;
per conseguire nel 2013 l'obiettivo previsto di disavanzo senza intervenire sulle prestazioni sociali, le altre spese primarie correnti dovrebbero ridursi in termini reali di circa il 3 per cento in media all'anno, un valore che sembra impossibile alla luce degli andamenti sin qui registrati e dell'assenza di qualunque politica di efficientamento della pubblica amministrazione: senza progressi significativi nella riduzione della spesa corrente e senza una ripresa della crescita vi è la certezza che il debito e la pressione fiscale rimarranno a lungo su livelli molto elevati;
non basta ritornare ai ritmi di crescita degli ultimi anni, estremamente modesti nel confronto internazionale. Sono necessarie riforme strutturali che pongano il nostro sistema produttivo nelle condizioni migliori per poter cogliere le opportunità che saranno offerte dalla ripresa economica mondiale. Una volta superata la crisi, il nostro Paese si ritroverà con un capitale, fisico e umano, depauperato dal forte calo degli investimenti e dall'aumento della disoccupazione. La caduta della crescita potenziale del prodotto che ne potrebbe derivare è una delle conseguenze più preoccupanti della crisi,

impegna il Governo:

a ritirare, per le ragioni esposte in premessa, il disegno di legge di assestamento del bilancio, così ottenendo un miglioramento del fabbisogno e dell'indebitamento per l'anno in corso pari ad almeno un punto di PIL;
ad impostare - per la restante parte del 2009 - una manovra di sostegno alle imprese e alle famiglie, recuperando il governo delle scelte di politica fiscale ed economica e visione unitaria delle misure anticicliche necessarie, che la confusione e la dispersione in diversi strumenti legislativi - spesso del tutto inadatti - hanno reso rispettivamente impossibile e assente, affiancando a tali misure le riforme strutturali idonee a perseguire il rientro graduale dal debito pubblico e restituire, per tale via, competitività e credibilità internazionale al Paese;
a ritirare, inoltre, il DPEF, ripresentando entro la fine di luglio un DPEF:
che definisca, nel medio lungo periodo:
i termini di una manovra pluriennale (almeno fino al 2015) di rientro del volume globale del debito pubblico, indicando puntualmente obiettivi quantitativi e temporali, oltre alle scelte essenziali - anche dal lato della valorizzazione del patrimonio pubblico - capaci di conseguirli;
le scelte di alta amministrazione e di revisione della spesa pubblica, necessarie per ridurre la spesa corrente primaria, nel primo anno arrestandone la crescita, in quelli successivi conseguendo precisi e predefiniti obiettivi di riduzione;
gli interventi di infrastrutturazione materiale e immateriale del Paese - realizzabili anche col concorso di capitali privati - che il Governo intende realizzare nell'arco della presente legislatura, con particolare riferimento al Mezzogiorno;
un piano straordinario per il sostegno e il rilancio del Mezzogiorno e il ripristino delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, mantenendo fermo il principio della ripartizione territoriale del FAS, che prevede che almeno l'85 per cento delle risorse sia destinato alle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, elemento imprescindibile per la realizzazione di una politica di coesione, nonché la conferma dell'obiettivo programmatico di destinare almeno il 45 per cento della spesa complessiva nazionale in conto capitale al Mezzogiorno, quota necessaria per avviare un processo di riequilibrio delle dotazione di infrastrutture dell'area;
puntuali misure - di tipo fiscale e infrastrutturale - capaci di ottenere, nei prossimi quattro anni, un significativo accrescimento del tasso di partecipazione alle forze di lavoro in particolare nel Mezzogiorno; i cinque milioni di lavoratori (4 milioni sono donne) che «mancano» all'Italia per raggiungere il livello di partecipazione al lavoro di grandi partner europei costituiscono la principale risorsa impiegabile per ottenere una crescita nel ritmo di sviluppo;
che preveda, altresì:
la riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali con l'obiettivo di creare uno strumento indirizzato al sostegno del reddito delle persone che passano dallo stato di occupazione allo stato di disoccupazione e al reinserimento lavorativo dei soggetti disoccupati, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro, integrato con le politiche attive del lavoro;
la riforma della pubblica amministrazione, con l'obiettivo di garantirne la piena autonomia gestionale e di valorizzare ed accrescere, in un'ottica di maggiore efficienza, trasparenza e produttività le professionalità del personale in organico, nonché di ridurne gli sprechi;
la revisione delle decisioni adottate in materia di riorganizzazione del sistema scolastico al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del personale scolastico delle scuole di ogni ordine e grado, di garantire in tutto il territorio nazionale il diritto allo studio e le pari opportunità per i bambini e i ragazzi, ivi compresi quelli con disabilità o in una condizione di svantaggio economico e sociale, nonché delle decisioni in materia di valorizzazione del merito e della qualità del sistema universitario;
un'effettiva riforma dei servizi pubblici locali, al fine di garantire una vera apertura al mercato degli stessi, modificando a tal fine le norme introdotte con il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008;
le scelte fiscali e di bilancio funzionali allo sviluppo della green economy, con particolare riguardo agli obiettivi del miglioramento dell'efficienza nella produzione e negli usi energetici, dello sviluppo delle fonti energetiche «pulite», della mobilità sostenibile e del risanamento ambientale del Paese, rendendo credibili gli impegni assunti in occasione dello svolgimento del G8 a L'Aquila ed in sede europea;
l'avvio di una credibile politica per la casa, con relativo stanziamento di adeguate risorse, nell'ambito della quale lo Stato assuma, insieme ai privati, un ruolo attivo nella soluzione delle problematiche relativo alla realizzazione di alloggi a prezzi di mercato sostenibili da destinare in via prioritaria ai soggetti più deboli della società, alle famiglie e alle giovani coppie;
il riavvio degli interventi di liberalizzazione, allo scopo di ridurre le rendite di posizione, rimuovere gli ostacoli nell'accesso alle attività economiche, professionali e di ricerca, e garantire la libera concorrenza fra imprese, favorendo per tale via la diminuzione dei costi a carico del cittadino-consumatore;
nel brevissimo periodo:
a modificare il Patto di stabilità interno, per consentire ai comuni virtuosi di investire in opere pubbliche immediatamente cantierabili; e a trasferire integralmente ai comuni stessi le risorse compensative del mancato gettito dell'ICI prima casa;
a concertare con la Cassa depositi e prestiti un intervento volto ad accelerare tutti i pagamenti della pubbliche amministrazioni verso il sistema delle imprese, così da esaurire il pregresso, definendo per il futuro tempi di pagamento della PA altrettanto certi di quelli assegnati al contribuente per l'assolvimento dei suoi obblighi verso la PA stessa;
ad introdurre una detrazione fiscale specifica per le madri lavoratrici al fine di contribuire alla copertura dei costi connessi agli impegni di cura, utilizzando a tal fine anche i risparmi che saranno conseguiti con l'equiparazione dell'età pensionabile uomo-donna nel pubblico impiego;
a introdurre, a valere sulla quota a carico dei lavoratori e senza riflessi sui diritti pensionistici, un incentivo contributivo automatico sulla parte di retribuzione legata alla produttività;
a ridurre la pressione fiscale nei confronti dei percettori di redditi di lavoro e di pensione attraverso l'innalzamento delle detrazioni dall'imposta sul reddito delle persone fisiche, ovvero mediante un assegno o una maggiorazione della pensione per i contribuenti incapienti e per i pensionati al di sotto di mille euro di pensione;
a trasmettere, nonostante la ristrettezza dei tempi, quanto deliberato dal CIPE alle Camere e a garantire maggiore trasparenza nei confronti del Parlamento per quanto riguarda le future delibere del CIPE;
a prevedere tempi e risorse certe per l'attuazione delle misure finalizzate all'accesso anticipato alla pensione dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi economicamente dipendenti impiegati in mansioni usuranti;
a ripristinare la piena operatività degli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione;
a garantire, in linea con quanto già affermato dal Governatore della Banca d'Italia, l'effettivo accesso al credito alle piccole e medie imprese, impegnando a tale scopo il sistema bancario e garantendo l'effettivo trasferimento di risorse ai consorzi fidi;
ad estendere gli incentivi per gli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici esistenti anche alle abitazioni di nuova costruzione, allineando e limitando le detrazioni fiscali al 30 per cento delle spese sostenute a tale scopo dal contribuente;
a stanziare le risorse necessarie a garantire l'integrale copertura degli oneri di ricostruzione degli immobili pubblici e privati distrutti dal sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo, con particolare riferimento ai centri storici e alle case dei non residenti, nonché a prevedere che, per quanto concerne gli obblighi di natura fiscale e contributiva, le popolazioni dell'Abruzzo vengano esattamente equiparate, nei tempi, nell'entità e nelle dilazioni, a quanto riconosciuto alle popolazioni di Umbria e Marche;
a rafforzare le azioni di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, al lavoro nero e al riciclaggio di denaro, al fine di recuperare base imponibile, ridurre l'onere della pressione fiscale sui contribuenti leali nei confronti dell'obbligazione fiscale e correggere le distorsioni che riducono la competitività di larga parte delle imprese;
a ripristinare le disposizioni sulla trasparenza e sulla tracciabilità dei redditi e delle basi imponibili, e a rafforzare la normativa in materia di accertamento, consolidando per tale via una cultura di non tolleranza dell'evasione e dell'elusione fiscale;
ad adeguare le risorse destinate alla difesa, all'ordine pubblico e alla sicurezza, rafforzando per tale via servizi e funzioni di necessità impellente per il Paese;
a ripristinare le risorse del Fondo unico dello spettacolo (FUS), tagliate dal Governo con l'approvazione dell'ultima finanziaria, al fine di salvaguardare la produzione e l'industria dello spettacolo italiani e i livelli occupazionali dell'intero comparto.
(6-00026) (Nuova formulazione) «Marchi, Soro, Sereni, Bressa, Baretta, Bersani, Boccia, Calvisi, Capodicasa, Duilio, Genovese, Cesare Marini, Misiani, Nannicini, Andrea Orlando, Rubinato, Vannucci, Ventura».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013;
premesso che:
la recessione economica che dalla fine del 2008 ha interessato l'economia nazionale si sta riflettendo con particolare intensità nelle regioni del Mezzogiorno, con brusche riduzioni dell'occupazione, contemporanei incrementi del tasso di disoccupazione e conseguente contrazione dei redditi da lavoro delle famiglie;
se, tradizionalmente, nelle fasi congiunturali negative il Mezzogiorno, a causa della sua minore apertura internazionale, tendeva a risentire meno del rallentamento dell'economia mondiale, stavolta invece è proprio nel Sud che la crisi rischia di colpire maggiormente, con effetti fortemente negativi sulla dinamica dei consumi, degli investimenti e dell'occupazione.. Questo perché l'economia meridionale somma all'inversione ciclica debolezze strutturali che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell'attuale fase congiunturale;
tra gennaio 2009 e gennaio 2008 si sono persi al Sud 114 mila posti di lavoro. Nel solo comparto industriale meridionale, l'occupazione si è ridotta di 57 mila unità (- 6,6 per cento a fronte del -0,6 per cento al Centro-Nord). Simili dinamiche, in un'area dove lavora appena il 44 per cento della popolazione in età da lavoro, e le donne che lavorano sono meno di 3 su 10, costituiscono una situazione di potenziale emergenza sociale, trascurata dalla politica nazionale, che richiede risposte assai più incisive;
ogni anno circa 120 mila persone abbandonano permanentemente il Sud per cercare lavoro nel resto d'Italia, con enormi rischi che la nuova fuga di giovani laureati e diplomati e l'aggravarsi delle condizioni sociali lasci esposta la parte meno attrezzata culturalmente e socialmente della popolazione al reclutamento nella grande e nella microcriminalità. Recentemente, il Governatore della Banca d'Italia ha sottolineato come durante la crisi le imprese siano più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata attraverso l'esercizio dell'usura nelle sue diverse configurazioni e come fra gli ostacoli che in vaste aree del Paese frenano il tasso di crescita vi siano organizzazioni criminali aggressive, pervasive, opprimenti e che proprio per questo l'azione di contrasto deve farsi ancora più attenta e decisa;
l'attuale mix di crisi economica e delegittimazione politica che il Sud sta attraversando pone ad alto rischio la possibilità di completare la transizione verso una economia più competitiva e allo stesso tempo indebolisce qualsiasi prospettiva di ripresa del sistema nazionale;
un progetto nazionale per la crescita del Mezzogiorno e per la valorizzazione delle sue potenzialità dipende in larga parte dal sostegno che una rinnovata azione pubblica (europea, nazionale e delle regioni) saprà fornire al sistema delle imprese e alle famiglie, sia attraverso le politiche anticongiunturali sia attraverso politiche strutturali di crescita e coesione nel campo delle infrastrutture, dell'innovazione e ricerca e per lo sviluppo dell'industria, dei sistemi produttivi locali e la valorizzazione delle risorse endogene;
se, fino ad oggi, il contributo della politica di coesione comunitaria ai processi di crescita e di convergenza nell'Unione europea è valutabile per il complesso delle regioni ex obiettivo 1 in circa mezzo punto all'anno di crescita aggiuntiva, tale contributo scende, per le regioni ex obiettivo 1 del Sud, in circa 0,25 decimi di punto: un simile risultato non è riconducibile soltanto a difetti interni alla politica regionale, ma anche ai limiti delle politiche generali nazionali e richiede una valutazione dei limiti della politica di sviluppo nei suoi aspetti quantitativi ma anche qualitativi;
considerato che:
sinora la discussione sul Mezzogiorno è stata fatta di troppi luoghi comuni e troppe ipocrisie;
è, ad esempio, un luogo comune un Mezzogiorno dove tutto è fallito e fallimentare. Questo luogo comune è stato costruito, nel corso degli ultimi anni, nella zona grigia dove si incontrano politica e comunicazione e che esercita un'influenza determinante sulla discussione pubblica in Italia. È lì che si è determinato il fatto che emblema del Mezzogiorno diventassero i rifiuti di Napoli piuttosto che le nuove metropolitane di Napoli oppure che indicatore dell'inefficienza delle amministrazioni locali diventasse il caso di Catania, un comune dissestato da operazioni di cartolarizzazione sbagliate, e non fosse, invece, adeguatamente valorizzato il caso di Bari, dove in pochi anni la flotta di autobus è stata rinnovata e la politica urbanistica rimessa in sesto;
nelle regioni del Meridione si dislocano, sia pure con diversa intensità nella loro localizzazione territoriale, almeno dodici settori strategici dell'industria nazionale: siderurgia e metallurgia non ferrosa, chimica di base, industria petrolifera e raffinazione, energia, industria aerospaziale, automotive, ICT, navalmeccanica, cemento e materiali da costruzione, armatoria, porti terminal container. Ad essi si aggiunge la cosiddetta industria leggera del «made in Italy»: agroalimentare, tessile-abbigliamento-calzaturiero, legno e mobili;
il Mezzogiorno è fatto anche da molti imprenditori, associazioni e altrettanti sindaci e amministratori locali impegnati in prima fila nella battaglia civile per la legalità, per le regole, contro la criminalità organizzata. C'è un eccessivo silenzio sui Comuni che aiutano con sgravi sulle imposte e sulle tariffe comunali gli imprenditori che denunciano racket, usura ed estorsione. Senza aiuti, almeno finora, da parte dello Stato. C'è silenzio sui tanti territori locali che hanno investito su politiche di sviluppo sostenibile: dall'eccellenza della ricerca e dei laboratori del polo universitario di Catania all'Università della Calabria, che risulta in base alle recenti valutazioni nel lotto delle migliori d'Italia, fino ai numerosi distretti industriali e agroalimentari in Puglia, Campania, Sicilia, che soffrono in questa fase di crisi ancor più di quelli del Nord, soprattutto per le condizioni del credito;
il Governo, fortemente condizionato dalla Lega Nord, ha reiteratamente e volutamente colpito il Sud, ancor più che nell'assegnazione e nella sottrazione di risorse, nella sua stessa legittimità ad autogovernarsi. Si assiste al paradosso di un Governo che ha un programma federalista, ma che vorrebbe commissariare tutto il Sud (al Nord l'autogoverno, al Sud i prefetti);
per il Partito Democratico l'unità nazionale è un valore non negoziabile: le differenze territoriali sono una risorsa del Paese, non una ragione di divisione e di rivalsa degli uni contro gli altri. Le regole vanno da tutti rispettate. L'efficienza è un sfida per tutti, al Nord come al Sud;
la legge n, 42 del 2009, di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, stabilisce una nuova regola, quella dei costi standard per i servizi pubblici essenziali. Il Governo non è stato in grado di fornire alcuna stima. I Gruppi parlamentari del Partito Democratico, attraverso uno studio commissionato a ricercatori indipendenti, hanno dimostrato che, prendendo in considerazione quella parte della spesa sanitaria determinata direttamente dall'intervento pubblico, il metodo dei costi standard può generare risparmi su tutto il territorio nazionale, a partire dal Lazio, dalla Lombardia, dal Veneto, dal Trentino Alto Adige e in tutte le regioni del Sud. I costi standard non sono un problema per il solo Mezzogiorno;
però, nel Mezzogiorno è lunga la strada per raggiungere obiettivi di quantità e di qualità dei servizi pubblici essenziali paragonabili a quelli del Nord, così come a quelli europei;
questa è la vera questione: il funzionamento, nel Sud, dei servizi essenziali, di quelli da cui dipende quotidianamente la qualità della vita dei cittadini e il sistema di riferimento per le imprese: legalità, sicurezza, istruzione, assistenza agli anziani, asili nido, sanità, mobilità urbana e metropolitana, raccolta e trattamento dei rifiuti, sistema idrico, depurazione delle acque, mobilità delle merci e delle persone a livello transregionale ed europeo, manutenzione e valorizzazione dei beni pubblici e collettivi, a partire dai beni culturali e ambientali e soprattutto di quelli a valenza turistica;
è necessario, allora, discutere non solo dell'intervento aggiuntivo che si realizza nel Mezzogiorno con i fondi comunitari e con i fondi FAS, taglieggiati in un solo anno per responsabilità del Governo, ma della somma, dell'intreccio, fra questi fondi aggiuntivi e le risorse ordinarie che sostengono le azioni pubbliche nel Mezzogiorno. Quando si discute del Mezzogiorno pensando solo alle risorse aggiuntive destinate al suo sviluppo (circa nove miliardi all'anno su circa cento di risorse ordinarie) si resta alla superficie del problema, facendo operazioni politiche di corto respiro;
la vera sfida, infatti, è di intrecciare i finanziamenti aggiuntivi con quelli ordinari. Concentrare i primi sulle infrastrutture necessarie per migliorare gli obiettivi di servizio pubblico essenziale e la competitività delle imprese. Valutare i secondi, quelli ordinari, in ragione degli stessi obiettivi di servizio: dalla raccolta differenziata dei rifiuti ai parametri stabiliti dal «patto per la salute» per la qualità e il costo delle prestazioni sanitarie;
valutato che:
il Governo ha sistematicamente smantellato l'efficacia di tutte le agevolazioni fiscali automatiche che costituivano un punto di avanzamento reale delle politiche per il Sud, perché uscivano dalla discrezionalità e premiavano chi veramente investiva, mentre continua la propaganda del Ponte sullo Stretto, una infrastruttura di dubbia fattibilità e utilità, e rimangono incompiute le grandi infrastrutture ferroviarie, stradali e portuali necessarie allo sviluppo del Mezzogiorno;
il Governo, con i decreti «anticrisi», ha spostato una parte consistente delle risorse del FAS destinate al Mezzogiorno verso le aree a più alto tasso di sviluppo inaugurando un «modello redistributivo delle risorse» funzionale alla ristrutturazione di una sola parte del Paese. Il Governo ha dirottato verso il settore del credito grande parte delle risorse disponibili, precedentemente programmate per la politica industriale, favorendo la ricapitalizzazione delle banche (Tremonti bond, Confidi, ecc.) e cancellando le agevolazioni per il Sud. Le agevolazioni per il Mezzogiorno sono passate da 6,5 miliardi di curo a 1,5 miliardi: al Sud si sono ridotte dell'86 per cento, al Centro-Nord del 27 per cento. Le risorse rivenienti dalle revoche della legge n. 488 del 1992 sono state spostate nella spesa ordinaria, sono stati vanificati i crediti di imposta per gli investimenti, i contratti di programma non sono più limitati alle aree sottoutilizzate, la detassazione degli utili reinvestiti (cosiddetta Tremonti ter) non prevede, contrariamente all'indirizzo della legge n. 42 del 2009 in merito a forme di fiscalità di sviluppo, alcuna differenziazione in favore del Mezzogiorno, le Zone franche urbane non riescono ancora a decollare in attesa dei decreti di attuazione e la definitiva autorizzazione europea;
il Governo ha attinto in modo reiterato e distorto alle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS): all'inizio dello scorso anno il FAS poteva contare su 64 miliardi e 379 milioni, di cui l'85 per cento destinato alle aree meridionali e il restante 15 per cento alle zone sotto utilizzate del Centro-Nord. Una cospicua parto dei fondi Fas, nel corso del 2008 e dei primi mesi del 2009, è stata destinata, con leggi e con delibere Cipe, alla copertura finanziaria di altre esigenze (è il caso dei provvedimenti «anticrisi» ma anche di quelli a carattere emergenziale come l'emergenza rifiuti, il contributo ai bilanci dei comuni di Roma e Catania). I tagli effettuati hanno sottratto risorse al Sud destinandole ad altri scopi e hanno comportato una dequalificazione della spesa pubblica (per di più ogni euro di spesa corrente fatto con le risorse del F AS provoca, contabilmente, un taglio sul Fondo pari ad almeno il triplo). In seguito ai tagli di risorse del FAS, a marzo 2009 la dotazione del FAS era diminuita a circa 53 miliardi e mezzo. Il Cipe, il 6 marzo, dopo aver preso atto di una destinazione al Fondo infrastrutture di circa 7 miliardi, ha ripartito la somma di 45 miliardi, destinando 27 miliardi circa alle amministrazioni regionali e ripartendo la quota restante pari a a circa 18 miliardi tra i tre fondi; il Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, il Fondo infrastrutture, il Fondo strategico a sostegno dell'economia reale. Tali fondi, pur formalmente vincolati per legge (85 per cento in favore del Mezzogiorno e 15 per cento in favore del Centro-Nord), di fatto sono stati successivamente utilizzati per finalità specifiche non condizionate a particolari destinazioni territoriali;
con il decreto legge n. 39 del 2009 sull'emergenza in Abruzzo, per la prima volta nella storia, si è previsto che la ricostruzione gravi interamente su una sola area territoriale, il Mezzogiorno; infatti l'onere maggiore della ricostruzione è coperto a valere sulle risorse del Fondo strategico per l'economia reale;
a maggio 2009 risultavano utilizzi del FAS per oltre 18 miliardi di euro a valere sulle risorse stanziate per il periodo 2008-2012;
il Documento di programmazione economica e finanziaria appare gravemente carente per quanto riguarda le politiche per il Mezzogiorno; è assente, in particolare, l'individuazione degli strumenti per conseguire gli annunciati obiettivi di sviluppo territoriale,

impegna il Governo:

a ripristinare un corretto metodo di programmazione per le risorse destinate alle politiche di sviluppo e di coesione e, soprattutto, le somme destinate alla programmazione 2007-2013 e, ad avviso dei presentatori, ingiustamente sottratte dal Governo, informando il Parlamento del monitoraggio delle realizzazioni e dei flussi effettivi di cassa. Rimodulazioni e spostamenti all'interno delle cifre programmate vanno effettuati, se necessari, per migliorare l'efficienza della spesa, ma vanno sempre dimostrati e non devono intaccare le risorse complessivamente destinate alle politiche di sviluppo territoriale;
a proporre concreti piani di investimenti pluriennali da concordare con tutte le amministrazioni pubbliche e i concessionari di pubblici servizi, a partire da Ferrovie dello Stato, Anas, Telecom, Enel, ecc., per corrispondere alle previsioni di legge e cioè per raggiungere una quota della spesa pubblica in conto capitale destinata al Mezzogiorno del 45 per cento contro l'attuale 34,9 per cento;
a sbloccare le risorse FAS destinate ai piani di sviluppo e di investimento regionali, impegnando le regioni a partecipare a progetti e programmi di carattere sovraregionale la cui cabina di regia sia coordinata e condivisa;
a ripristinare forme efficaci di incentivazione per le attività produttive localizzate nelle aree svantaggiate - anzitutto restituendo piena operatività e copertura finanziaria allo strumento automatico del credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Sud, garantendo da subito la fruizione del credito da parte delle imprese del Mezzogiorno che hanno già presentato la domanda all'Agenzia delle entrate - e ulteriori differenziazioni a valere sugli strumenti nazionali (ricerca e sviluppo, detassazione degli utili reinvestiti, ecc), non dimenticando la priorità anche per gli interventi di dimensione micro territoriale, come le Zone franche urbane e l'aiuto ai Comuni e agli enti locali che a loro volta aiutano gli imprenditori esposti sul fronte delle estorsioni e dell'usura;
ad affiancare con appropriate misure di assistenza tecnica e di premialità le amministrazioni pubbliche, statali, regionali e locali, impegnate nel Mezzogiorno ad innalzare la qualità dei servizi offerti, a raggiungere più elevati obiettivi di servizio nel campo delle funzioni pubbliche essenziali, a rendere più efficienti i costi delle prestazioni con la finalizzazione ai costi standard;
a focalizzare le risorse su un numero limitato di interventi, con l'obiettivo di ridurre considerevolmente l'inaccettabile divario esistente tra Nord e Sud nelle infrastrutture e negli standard di servizio, assicurando adeguate risorse per le seguenti opere prioritarie:
realizzazione delle infrastrutture connesse al corridoio europeo Berlino-Palermo, consistenti nel potenziamento e ammodernamento della rete ferroviaria da Battipaglia a Reggio Calabria e da Catania a Palermo;
realizzazione dell'AV/AC ferroviaria Napoli Bari (scomparsa totalmente dalle priorità del Governo);
completamento della Salerno-Reggio Calabria e ammodernamento della S.S. 106 Taranto-Reggio Calabria (Statale Jonica), realizzazione della S.S. Olbia-Sassari e completamento della S.S. 131 Cagliari-Sassari (Carlo Felice);
potenziamento del sistema di trasporto locale delle grandi aree urbane meridionali (Napoli, Palermo, Cagliari, Bari, Reggio Calabria, ecc);
potenziamento del sistema portuale e aeroportuale.
(6-00027) «Soro, Sereni, Bressa, Baretta, Marchi, Bellanova, Berretta, Boccia, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Burtone, Calvisi, Capano, Capodicasa, Cardinale, Enzo Carra, Causi, Cesario, Ciriello, Concia, Cuomo, D'Alema, D'Antona, D'Antoni, D'Incecco, Fadda, Gaglione, Genovese, Ginefra, Ginoble, Grassi, Graziano, Iannuzzi, Laganà Fortugno, Laratta, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Luongo, Margiotta, Cesare Marini, Marrocu, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mazzarella, Melis, Minniti, Mosella, Nicolais, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Antonino Russo, Samperi, Santagata, Sarubbi, Schirru, Servodio, Siragusa, Tenaglia, Livia Turco, Vaccaro, Vico, Villecco Calipari».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013,
considerato che:
a) L'Italia nel quadro della crisi economica finanziaria internazionale:
la crisi economico-finanziaria, che, iniziata negli Stati Uniti, ha assunto i caratteri di un sommovimento mondiale profondo e duraturo, ha provocato una forte decelerazione dell'economia internazionale e una inversione pressoché generalizzata dell'andamento del PIL dei maggiori Paesi industrializzati. Tale circostanza ha creato la necessità di contrastare la crisi attraverso un più ampio margine di manovra per la politica di bilancio, pur nel rispetto del Patto di stabilità e crescita;
nonostante la crisi internazionale, il Governo italiano ha evitato di porre in essere una politica economica e finanziaria fondata prevalentemente su un incremento delle entrate e quindi su un inasprimento fiscale a carico dei cittadini, già messi a dura prova dagli effetti della recessione. Le misure del Governo hanno trovato copertura originaria negli stessi provvedimenti in cui sono state inserite ovvero attraverso un riorientamento complessivo dei fondi disponibili in una logica anticrisi;
secondo un'analisi del debito aggregato, comprensivo del debito del settore pubblico e di quello del settore privato, il Paese nel 2007 si colloca rispetto alle altre nazioni europee esaminate al di sotto della media, mentre nel 1995 l'indebitamento dell'Italia era al di sopra della media;
l'azione di Governo, nel corso della crisi, ha cercato di garantire condizioni di stabilità per la finanza pubblica. In particolare, il Governo ha agito al fine di salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio delle famiglie, sostenere i redditi e i consumi, estendere e rifinanziare gli ammortizzatori sociali, potenziare ed accelerare gli investimenti pubblici e incentivare gli investimenti privati;
in conseguenza dell'aggravarsi della crisi finanziaria, il Governo, di concerto con i Paesi dell'Unione europea, ha fronteggiato la recessione sia con misure a supporto del settore finanziario, al fine di promuovere l'erogazione del credito a famiglie e imprese, sia di stimolo fiscale, attraverso l'utilizzo della politica di bilancio in funzione anticiclica;
b) Le politiche adottate fino al decreto legge n. 78 del 2009:
l'azione di Governo ha dovuto contemperare l'esigenza di implementare misure antirecessive con la presenza di un elevato debito pubblico e la necessità di evitare effetti negativi connessi a un potenziale aumento dei tassi di interesse sul debito. Il Governo ha cercato, quindi, di massimizzare l'efficacia degli interventi nonostante la presenza di forti vincoli di bilancio. Gli interventi sono stati realizzati in modo tale da risultare quanto più possibile neutrali in termini di saldo di bilancio. Tale impostazione è risultata necessaria per l'alto livello del debito pubblico in relazione al PIL, rapporto che è destinato ad accrescersi nel biennio 2009-2010 per effetto del peggioramento del disavanzo pubblico dovuto principalmente al decremento del PIL e all'operare degli stabilizzatori automatici;
nell'ambito delle misure anticrisi, circa il 22 per cento delle risorse stanziate per il 2009 e il 46 per cento di quelle disposte per il 2010 riguardano il mercato del lavoro (ammortizzatori sociali, riduzione imposte sui redditi di lavoro, rafforzamento della flessibilità sul mercato del lavoro). Tra l'altro si è proceduto ad estendere la rete di protezione sociale sotto il profilo soggettivo, consentendo in Italia più che altrove il mantenimento di una larga parte della base produttiva ed occupazionale;
con riferimento al Mezzogiorno, il Governo ha avviato una riforma delle procedure di spesa relative ai fondi destinati alle regioni meridionali, in particolare del FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate), al fine di accelerare la spesa e di assicurare la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno;
le misure messe in atto dal Governo, come riconosciuto anche a livello internazionale sono state tempestive e mirate;
è previsto che l'economia internazionale cominci a registrare un'inversione di tendenza nel corso del 2010: la fase di progressivo peggioramento della congiuntura sembra essersi arrestata e si registrano segnali positivi che consentono di prefigurare una ripresa dell'economia a livello mondiale con conseguente crescita dell'attività produttiva nel corso del 2010;
l'incidenza della spesa per interessi sul PIL aumenterà nei prossimi anni, attestandosi al 5 per cento nel 2009, al 5,1 per cento nel 2010, al 5,5 per cento nel 2011, fino a raggiungere il 5,9 per cento nel 2013;
un aumento del disavanzo pubblico per effetto di interventi discrezionali di policy potrebbe determinare una pressione al rialzo sui tassi di interessi del debito pubblico e un conseguente incremento della spesa per interessi. L'incremento generalizzato dei tassi di interesse potrebbe vanificare qualsiasi beneficio recato da politiche di stimolo fiscale;
lo spazio di manovra della politica di bilancio risulta di conseguenza alquanto limitato per effetto dell'elevato ammontare del debito pubblico. Oltretutto, la crisi economica si ripercuote negativamente sui conti pubblici, acuendo le difficoltà di manovra della politica di bilancio discrezionale;
c) L'aggiornamento del quadro programmatico per il futuro triennio:
il DPEF 2010-2013 si propone pertanto, in coerenza con gli impegni assunti in sede europea, di mantenere il controllo sul disavanzo pubblico attraverso una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica, con particolare riferimento a quella corrente primaria. Il risanamento finanziario sarà scandito dal miglioramento della congiuntura economica e opererà a partire dal 2011, allorché le condizioni economiche e sociali italiane miglioreranno;
per mantenere il controllo sul disavanzo pubblico è pertanto necessaria una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica e, in particolare, di quella corrente primaria. La spesa pubblica va ridotta selettivamente e finalizzata a ridurre l'incidenza dello Stato sull'economia e quindi sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Occorre intervenire, quindi, sulle politiche che moltiplicano i livelli di intermediazione della pubblica amministrazione senza creare nuovo benessere ai cittadini; in tal senso si deve completare il riordino degli enti locali con la chiara definizione delle funzioni di Province, Comuni e Regioni;
il miglioramento della qualità della spesa pubblica richiede la conoscenza dei processi che la regolano e l'individuazione degli innumerevoli fattori che possono comprometterne la realizzazione. Risulta imprescindibile la valutazione di efficienza ed efficacia della spesa pubblica, sia pure con i dovuti limiti per la peculiarità dell'attività svolta dall'amministrazione pubblica, dotando anche il settore pubblico di una serie di idonei indicatori di performance, in modo tale da poter misurare al meglio i risultati effettivamente conseguiti a fronte degli obiettivi prefissati e delle risorse impiegate allo scopo;
la politica di bilancio dei prossimi anni deve essere pertanto indirizzata al sostegno alla crescita e al recupero di produttività, al mantenimento degli equilibri di finanza pubblica, alla prosecuzione del sostegno temporaneo alle famiglie e alle imprese;
resta, in sintesi, fondamentale incrementare, proseguendo l'azione già intrapresa dal Governo, il sostegno al sistema produttivo, promuovendo un'elevata offerta di liquidità e stimolando la ripresa dell'attività creditizia in funzione di contrasto di una ancora elevata avversione al rischio, nonché rafforzare una politica di bilancio finalizzata al contenimento ed alla riqualificazione della spesa, anche attraverso le necessarie riforme di carattere strutturale, destinandola alle attività produttive e al sostegno delle esigenze delle famiglie;
d) Impegno del Parlamento per completamento dei processi di riforma già in corso nel campo della finanza pubblica:
la crisi economico finanziaria richiede una netta accelerazione dei processi di riforma in corso e spetta alle istituzioni parlamentari adeguare le procedure che ad esse fanno capo secondo le seguenti priorità:
rafforzare le procedure che impegnano a costruire tra Parlamento e Governo e autonomie territoriali linee condivise di politica generale a medio termine che armonizzino i diversi settori di governo;
attribuire alla riforma della legge di contabilità generale dello Stato il compito di promuovere la evoluzione del patto di stabilità e crescita in ambito europeo, l'adeguamento delle procedure contabili presso gli enti territoriali, la coerente attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale, e degli aspetti di gestione amministrativa compresi nella legge delega 4 marzo 2009, n. 15, in tema di riforma delle pubbliche amministrazioni;
indirizzare l'insieme di queste riforme verso un nuovo coerente sistema della finanza pubblica su base territoriale e verso un processo strutturale di riduzione, riqualificazione e parziale delegificazione della spesa pubblica attraverso la sua riorganizzazione in programmi dotati di flessibilità, discrezionalità, responsabilità e finalizzazione ai risultati attraverso metodi di valutazione e di contabilità analitica,

impegna il Governo

a) quanto agli obiettivi della manovra di finanza pubblica relativa agli anni 2010-2013:
a portare avanti con determinazione gli obiettivi e le linee di azione indicati nel DPEF per gli anni 2010-2013 ed in particolare:
a proseguire nell'azione di contrasto della crisi economica e di stimolo all'economia reale, contenendo nel contempo l'andamento del rapporto debito/PIL, anche in considerazione della contrazione del PIL nominale che soltanto nel 2011 tornerà su livelli di crescita sopra il 3 per cento, in modo tale che nel 2011 il rapporto in questione torni a ridursi al 118 per cento ed arrivi nel 2013 al 114,1 per cento. In particolare gli obiettivi devono essere quelli di contenere l'indebitamento netto al livello del 5,3 nel 2009, del 5 per cento nel 2010, del 4 per cento nel 2011, per raggiungere valori al di sotto del 3 per cento e in linea con i parametri europei negli anni 2012 e 2013;
a contenere il debito pubblico al 118,2 per cento del PIL nel 2010, al 118 per cento nel 2011, al 116,5 per cento nel 2012 e al 114,1 per cento nel 2013;
a migliorare progressivamente l'avanzo primario, portandolo dallo 0,2 per cento del 2010, all'1,5 per cento nel 2011, al 2,9 per cento nel 2012, al 3,5 per cento nel 2013;
a far sì che il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, non sia superiore a 61,4 miliardi di euro per il 2010, a 48,1 miliardi di euro per il 2011 e a 40,6 miliardi di euro per il 2012;
a ridurre gradualmente il fabbisogno di cassa del settore statale portandolo dal 5,9 per cento del PIL nel 2009, al 4,6 per cento nel 2010, al 3,6 per cento nel 2011, al 2,2 per cento nel 2012, fino all'1,5 per cento nel 2013;
b) quanto al completamento dei processi di riforma:
a promuovere l'ulteriore approfondimento - di intesa tra le due Camere e tra tutte le forze politiche impegnate nel risanamento della finanza pubblica - e la approvazione definitiva, entro il mese di novembre del disegno di legge quadro in materia di contabilità e finanza pubblica attualmente all'esame della Camera dei deputati (AC 2555), assicurandone il coordinamento con il più ampio processo di riforma in corso per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e dell'insieme delle pubbliche amministrazioni;
a proseguire nell'attuazione del federalismo fiscale, come chiave per ristabilire e rilanciare il patto su cui si fonda l'unità nazionale, mediante l'approvazione dei decreti delegati previsti dalla legge n. 42 del 2009, secondo le procedure di collegamento tra Parlamento, Governo e autonomie previste dalla legge medesima;
ad effettuare, in questo contesto, una rigorosa attività di individuazione dei costi standard delle funzioni e delle prestazioni da svolgere basate su forme di contabilità analitica e a completare su queste basi il risanamento dei bilanci sanitari delle regioni in disavanzo;
a presentare con sollecitudine alle Camere il disegno di legge recante il codice delle autonomie - da considerare provvedimento collegato anche alla manovra finanziaria relativa agli anni 2010-2013 - in parallelo con l'attuazione del federalismo fiscale, con l'individuazione delle funzioni fondamentali di province, comuni, città metropolitane e di semplificazione, razionalizzazione e riordino di taluni aspetti dell'ordinamento locale e di alcune strutture decentrate;
c) quanto alla individuazione degli obiettivi prioritari dell'azione di governo in una visione di politica generale e nell'interesse della comunità nazionale:
ad avviare le opere strategiche per l'infrastrutturazione del Mezzogiorno d'Italia, invitando a tal fine il Governo a presentare uno specifico piano per la sua infrastrutturazione, al fine di promuovere lo sviluppo e la competitività internazionale;
a valutare la possibilità di introdurre, tenendo conto delle compatibilità di finanza pubblica, un sistema di «fiscalità di vantaggio» in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali;
a portare avanti l'azione di riordino e riqualificazione della spesa corrente considerando che ogni tipologia di spesa richiede strumenti di intervento differenziati e non riduzioni generalizzate avendo come obiettivo quello di aumentare l'efficienza dell'uso di tali risorse in maniera tale da migliorare i servizi offerti e i risultati ottenuti;
a proseguire l'azione di accrescimento dell'efficienza operativa dell'amministrazione pubblica, la trasparenza amministrativa, la semplificazione normativa e la riduzione dei tempi operativi, anche prevedendo nuovi moduli legislativi in relazione al tema dei programmi di spesa in funzione della valutazione dei risultati;
a procedere nella politica di affrancamento dell'Italia dalla dipendenza dal petrolio e dalle altre fonti energetiche di cui il Paese risulta privo, continuando a perseguire la politica di autosufficienza attraverso le risorse energetiche provenienti da fonti rinnovabili e con l'utilizzo dell'energia nucleare;
a valutare l'opportunità di iniziare una seria riflessione sulle modalità di finanziamento di alcune tipologie di servizi al cittadino, soprattutto quelli a domanda individuale, in modo tale da attribuire una maggiore autonomia economica ai cittadini, alle famiglie e alle imprese e nel contempo ridurre il peso dello Stato quale soggetto intermediario del sistema. La riduzione del finanziamento dei servizi a domanda individuale da parte dello Stato consentirà ai cittadini di accedervi in maniera autonoma in virtù alla maggiore disponibilità finanziaria creatasi per effetto della riduzione dell'intervento pubblico nell'economia;
a ricercare un confronto con le parti sociali al fine di individuare possibili percorsi di contenimento della spesa pensionistica, anche alla luce delle sollecitazioni giunte da molti organismi internazionali;
a continuare il programma di analisi e valutazione della spesa in modo tale da analizzare la spesa in termini di produttività, efficienza ed efficacia rispetto agli utilizzi effettuati, dirottandola laddove risulta maggiore la ricaduta in termini di benessere collettivo e di crescita del sistema economico;
a proseguire nella politica di attuare manovre correttive senza comportare un incremento della pressione fiscale a carico delle famiglie e delle imprese, evitando di ridurre il livello dei servizi alla collettività attraverso una ottimizzazione dell'impiego delle risorse, anche elaborando un sistema di imposizione fiscale basato sul quoziente familiare, nonché ad adottare, ai fini di invertire il trend demografico negativo che vede l'Italia, a livello europeo e mondiale, tra i Paesi con il più basso tasso di natalità, misure di sostegno della natalità e della famiglia;
ad individuare adeguate misure, anche di carattere finanziario, a favore dei giovani che, avendo completato il periodo di ferma volontaria nelle forze armate, siano alla ricerca di nuova occupazione, privilegiando, in particolare, le iniziative volte a favorire il loro transito nel servizio permanente nelle forze armate, nelle forze di polizia e, più in generale, il loro stabile inserimento nella pubblica amministrazione;
ad impegnarsi maggiormente nella tutela del Made in Italy in tutte le sue declinazioni, dal tessile all'agroalimentare, e reclamare una maggiore tutela da parte dell'UE per la via europea al «fare impresa» nel rispetto dei lavoratori, dell'ambiente, della sicurezza, della salute adottando adeguate misure di contrasto della concorrenza sleale di coloro i quali, nella produzione, nel commercio nella finanza, non rispettano gli stessi valori;
a fare propri i principi contenuti nella risoluzione del Parlamento europeo del 4 dicembre 2008 su «La strada verso il miglioramento dell'ambiente per le PMI in Europa - Atto sulle piccole imprese ("Small Business Act")» a sostegno dello sviluppo delle piccole e medie imprese;
a fronte della grave situazione di crisi in cui versa il settore agricolo, a provvedere ad attuare, nel più breve tempo possibile, la linea programmatica contenuta nel DPEF attinente il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla ristrutturazione e alla modernizzazione del settore ittico, al fine del riposizionamento competitivo delle imprese della pesca;
a completare nel più breve tempo possibile la rete infrastrutturale di supporto tecnologico per la banda larga;
a procedere ad una analisi complessiva e approfondita relativa all'applicazione del patto di stabilità interno per gli enti locali, almeno per quelli considerati «virtuosi», superando la prassi della revisione delle regole per approssimazioni successive, che pur risolvendo alcune incongruenze, non consentono una programmazione della spesa da parte degli enti, indispensabile per un uso efficiente delle risorse specialmente di quelle in conto capitale al contrario di quanto si renderebbe possibile attraverso una riforma permanente, in linea con le finalità di riallocazione delle risorse e di miglioramento della qualità della spesa fatte proprie dal DPEF;
a valutare l'opportunità di prevedere, per gli enti interessati, la possibilità di rinegoziare il complesso dei mutui contratti da ciascuno per la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di ottenere una semplificazione delle posizioni in essere ed un miglioramento delle condizioni a favore degli enti locali;
a prevedere, nell'ambito della ripartizione delle risorse destinate agli interventi di realizzazione delle opere strategiche e di quelle collegate alle reti transeuropee di trasporto TEN, il completamento, nel più breve tempo possibile, delle opere dei corridoi multimodali paneuropei che interessano il territorio nazionale, nonché dei necessari collegamenti trasversali e dei valichi alpini, al fine di facilitare il superamento della barriera naturale delle Alpi verso l'Europa centrale e garantire all'Italia un ruolo di ponte tra l'Unione europea e i Paesi del bacino mediterraneo e di cerniera tra l'Est e l'Ovest, nell'ambito del crescente traffico europeo e dell'economia internazionale e ad individuare come priorità le infrastrutture necessarie per Expo 2015, con particolare riferimento a quelle connesse alla tratta di alta velocità Torino - Milano e Milano - Venezia - Trieste, al collegamento tra la S.S. 11 «Padana superiore» a Magenta e la Tangenziale Ovest di Milano-Variante di Abbiategrasso sulla S.S. 494 e all'hub interportuale di Novara;
a prevedere, nell'ambito della ripartizione delle risorse destinate agli interventi di realizzazione delle opere strategiche, affinché sia avviato per la regione Sardegna il rilancio economico sociale ed occupazionale, adeguate risorse per la realizzazione di opere infrastrutturali, con l'ulteriore l'obiettivo di modernizzare la rete viaria; in particolare si dovrà provvedere nel più breve tempo possibile alla realizzazione della Sassari - Olbia, all'adeguamento della SS n.131 Carlo Felice, alla realizzazione della trasversale centrale sarda e del tunnel sotterraneo a Cagliari;
a considerare provvedimenti collegati alla manovra finanziaria il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento e carta delle autonomie locali», il disegno di legge recante disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della pubblica amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della carta dei doveri delle Amministrazioni pubbliche; nonché il disegno di legge di «Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali (AS 1167)»;
ad attivare le procedure necessarie alla riforma del sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego e ad introdurre strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli territoriali di governo nella gestione della contrattazione collettiva;
al fine di valorizzare i beni storici- artistici e naturalistici del Paese, con particolare attenzione ai siti UNESCO, a sviluppare le attività peculiari - dai prodotti alimentari alle iniziative culturali - di questi territori, in un'ottica di promozione dell'occupazione e rilancio del turismo, anche attraverso il federalismo demaniale.
(6-00028) «Cicchitto, Cota».

La Camera,
esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013,
considerato che:
a) L'Italia nel quadro della crisi economica finanziaria internazionale:
la crisi economico-finanziaria, che, iniziata negli Stati Uniti, ha assunto i caratteri di un sommovimento mondiale profondo e duraturo, ha provocato una forte decelerazione dell'economia internazionale e una inversione pressoché generalizzata dell'andamento del PIL dei maggiori Paesi industrializzati. Tale circostanza ha creato la necessità di contrastare la crisi attraverso un più ampio margine di manovra per la politica di bilancio, pur nel rispetto del Patto di stabilità e crescita;
nonostante la crisi internazionale, il Governo italiano ha evitato di porre in essere una politica economica e finanziaria fondata prevalentemente su un incremento delle entrate e quindi su un inasprimento fiscale a carico dei cittadini, già messi a dura prova dagli effetti della recessione. Le misure del Governo hanno trovato copertura originaria negli stessi provvedimenti in cui sono state inserite ovvero attraverso un riorientamento complessivo dei fondi disponibili in una logica anticrisi;
secondo un'analisi del debito aggregato, comprensivo del debito del settore pubblico e di quello del settore privato, il Paese nel 2007 si colloca rispetto alle altre nazioni europee esaminate al di sotto della media, mentre nel 1995 l'indebitamento dell'Italia era al di sopra della media;
l'azione di Governo, nel corso della crisi, ha cercato di garantire condizioni di stabilità per la finanza pubblica. In particolare, il Governo ha agito al fine di salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio delle famiglie, sostenere i redditi e i consumi, estendere e rifinanziare gli ammortizzatori sociali, potenziare ed accelerare gli investimenti pubblici e incentivare gli investimenti privati;
in conseguenza dell'aggravarsi della crisi finanziaria, il Governo, di concerto con i Paesi dell'Unione europea, ha fronteggiato la recessione sia con misure a supporto del settore finanziario, al fine di promuovere l'erogazione del credito a famiglie e imprese, sia di stimolo fiscale, attraverso l'utilizzo della politica di bilancio in funzione anticiclica;
b) Le politiche adottate fino al decreto legge n. 78 del 2009:
l'azione di Governo ha dovuto contemperare l'esigenza di implementare misure antirecessive con la presenza di un elevato debito pubblico e la necessità di evitare effetti negativi connessi a un potenziale aumento dei tassi di interesse sul debito. Il Governo ha cercato, quindi, di massimizzare l'efficacia degli interventi nonostante la presenza di forti vincoli di bilancio. Gli interventi sono stati realizzati in modo tale da risultare quanto più possibile neutrali in termini di saldo di bilancio. Tale impostazione è risultata necessaria per l'alto livello del debito pubblico in relazione al PIL, rapporto che è destinato ad accrescersi nel biennio 2009-2010 per effetto del peggioramento del disavanzo pubblico dovuto principalmente al decremento del PIL e all'operare degli stabilizzatori automatici;
nell'ambito delle misure anticrisi, circa il 22 per cento delle risorse stanziate per il 2009 e il 46 per cento di quelle disposte per il 2010 riguardano il mercato del lavoro (ammortizzatori sociali, riduzione imposte sui redditi di lavoro, rafforzamento della flessibilità sul mercato del lavoro). Tra l'altro si è proceduto ad estendere la rete di protezione sociale sotto il profilo soggettivo, consentendo in Italia più che altrove il mantenimento di una larga parte della base produttiva ed occupazionale;
con riferimento al Mezzogiorno, il Governo ha avviato una riforma delle procedure di spesa relative ai fondi destinati alle regioni meridionali, in particolare del FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate), al fine di accelerare la spesa e di assicurare la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Mezzogiorno;
le misure messe in atto dal Governo, come riconosciuto anche a livello internazionale sono state tempestive e mirate;
è previsto che l'economia internazionale cominci a registrare un'inversione di tendenza nel corso del 2010: la fase di progressivo peggioramento della congiuntura sembra essersi arrestata e si registrano segnali positivi che consentono di prefigurare una ripresa dell'economia a livello mondiale con conseguente crescita dell'attività produttiva nel corso del 2010;
l'incidenza della spesa per interessi sul PIL aumenterà nei prossimi anni, attestandosi al 5 per cento nel 2009, al 5,1 per cento nel 2010, al 5,5 per cento nel 2011, fino a raggiungere il 5,9 per cento nel 2013;
un aumento del disavanzo pubblico per effetto di interventi discrezionali di policy potrebbe determinare una pressione al rialzo sui tassi di interessi del debito pubblico e un conseguente incremento della spesa per interessi. L'incremento generalizzato dei tassi di interesse potrebbe vanificare qualsiasi beneficio recato da politiche di stimolo fiscale;
lo spazio di manovra della politica di bilancio risulta di conseguenza alquanto limitato per effetto dell'elevato ammontare del debito pubblico. Oltretutto, la crisi economica si ripercuote negativamente sui conti pubblici, acuendo le difficoltà di manovra della politica di bilancio discrezionale;
c) L'aggiornamento del quadro programmatico per il futuro triennio:
il DPEF 2010-2013 si propone pertanto, in coerenza con gli impegni assunti in sede europea, di mantenere il controllo sul disavanzo pubblico attraverso una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica, con particolare riferimento a quella corrente primaria. Il risanamento finanziario sarà scandito dal miglioramento della congiuntura economica e opererà a partire dal 2011, allorché le condizioni economiche e sociali italiane miglioreranno;
per mantenere il controllo sul disavanzo pubblico è pertanto necessaria una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica e, in particolare, di quella corrente primaria. La spesa pubblica va ridotta selettivamente e finalizzata a ridurre l'incidenza dello Stato sull'economia e quindi sui bilanci delle famiglie e delle imprese. Occorre intervenire, quindi, sulle politiche che moltiplicano i livelli di intermediazione della pubblica amministrazione senza creare nuovo benessere ai cittadini; in tal senso si deve completare il riordino degli enti locali con la chiara definizione delle funzioni di Province, Comuni e Regioni;
il miglioramento della qualità della spesa pubblica richiede la conoscenza dei processi che la regolano e l'individuazione degli innumerevoli fattori che possono comprometterne la realizzazione. Risulta imprescindibile la valutazione di efficienza ed efficacia della spesa pubblica, sia pure con i dovuti limiti per la peculiarità dell'attività svolta dall'amministrazione pubblica, dotando anche il settore pubblico di una serie di idonei indicatori di performance, in modo tale da poter misurare al meglio i risultati effettivamente conseguiti a fronte degli obiettivi prefissati e delle risorse impiegate allo scopo;
la politica di bilancio dei prossimi anni deve essere pertanto indirizzata al sostegno alla crescita e al recupero di produttività, al mantenimento degli equilibri di finanza pubblica, alla prosecuzione del sostegno temporaneo alle famiglie e alle imprese;
resta, in sintesi, fondamentale incrementare, proseguendo l'azione già intrapresa dal Governo, il sostegno al sistema produttivo, promuovendo un'elevata offerta di liquidità e stimolando la ripresa dell'attività creditizia in funzione di contrasto di una ancora elevata avversione al rischio, nonché rafforzare una politica di bilancio finalizzata al contenimento ed alla riqualificazione della spesa, anche attraverso le necessarie riforme di carattere strutturale, destinandola alle attività produttive e al sostegno delle esigenze delle famiglie;
d) Impegno del Parlamento per completamento dei processi di riforma già in corso nel campo della finanza pubblica:
la crisi economico finanziaria richiede una netta accelerazione dei processi di riforma in corso e spetta alle istituzioni parlamentari adeguare le procedure che ad esse fanno capo secondo le seguenti priorità:
rafforzare le procedure che impegnano a costruire tra Parlamento e Governo e autonomie territoriali linee condivise di politica generale a medio termine che armonizzino i diversi settori di governo;
attribuire alla riforma della legge di contabilità generale dello Stato il compito di promuovere la evoluzione del patto di stabilità e crescita in ambito europeo, l'adeguamento delle procedure contabili presso gli enti territoriali, la coerente attuazione della legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale, e degli aspetti di gestione amministrativa compresi nella legge delega 4 marzo 2009, n. 15, in tema di riforma delle pubbliche amministrazioni;
indirizzare l'insieme di queste riforme verso un nuovo coerente sistema della finanza pubblica su base territoriale e verso un processo strutturale di riduzione, riqualificazione e parziale delegificazione della spesa pubblica attraverso la sua riorganizzazione in programmi dotati di flessibilità, discrezionalità, responsabilità e finalizzazione ai risultati attraverso metodi di valutazione e di contabilità analitica,

impegna il Governo

a) quanto agli obiettivi della manovra di finanza pubblica relativa agli anni 2010-2013:
a portare avanti con determinazione gli obiettivi e le linee di azione indicati nel DPEF per gli anni 2010-2013 ed in particolare:
a proseguire nell'azione di contrasto della crisi economica e di stimolo all'economia reale, contenendo nel contempo l'andamento del rapporto debito/PIL, anche in considerazione della contrazione del PIL nominale che soltanto nel 2011 tornerà su livelli di crescita sopra il 3 per cento, in modo tale che nel 2011 il rapporto in questione torni a ridursi al 118 per cento ed arrivi nel 2013 al 114,1 per cento. In particolare gli obiettivi devono essere quelli di contenere l'indebitamento netto al livello del 5,3 nel 2009, del 5 per cento nel 2010, del 4 per cento nel 2011, per raggiungere valori al di sotto del 3 per cento e in linea con i parametri europei negli anni 2012 e 2013;
a contenere il debito pubblico al 118,2 per cento del PIL nel 2010, al 118 per cento nel 2011, al 116,5 per cento nel 2012 e al 114,1 per cento nel 2013;
a migliorare progressivamente l'avanzo primario, portandolo dallo 0,2 per cento del 2010, all'1,5 per cento nel 2011, al 2,9 per cento nel 2012, al 3,5 per cento nel 2013;
a far sì che il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, non sia superiore a 61,4 miliardi di euro per il 2010, a 48,1 miliardi di euro per il 2011 e a 40,6 miliardi di euro per il 2012;
a ridurre gradualmente il fabbisogno di cassa del settore statale portandolo dal 5,9 per cento del PIL nel 2009, al 4,6 per cento nel 2010, al 3,6 per cento nel 2011, al 2,2 per cento nel 2012, fino all'1,5 per cento nel 2013;
b) quanto al completamento dei processi di riforma:
a promuovere l'ulteriore approfondimento - di intesa tra le due Camere e tra tutte le forze politiche impegnate nel risanamento della finanza pubblica - e la approvazione definitiva, entro il mese di novembre del disegno di legge quadro in materia di contabilità e finanza pubblica attualmente all'esame della Camera dei deputati (AC 2555), assicurandone il coordinamento con il più ampio processo di riforma in corso per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione e dell'insieme delle pubbliche amministrazioni;
a proseguire nell'attuazione del federalismo fiscale, come chiave per ristabilire e rilanciare il patto su cui si fonda l'unità nazionale, mediante l'approvazione dei decreti delegati previsti dalla legge n. 42 del 2009, secondo le procedure di collegamento tra Parlamento, Governo e autonomie previste dalla legge medesima;
ad effettuare, in questo contesto, una rigorosa attività di individuazione dei costi standard delle funzioni e delle prestazioni da svolgere basate su forme di contabilità analitica e a completare su queste basi il risanamento dei bilanci sanitari delle regioni in disavanzo;
a presentare con sollecitudine alle Camere il disegno di legge recante il codice delle autonomie - da considerare provvedimento collegato anche alla manovra finanziaria relativa agli anni 2010-2013 - in parallelo con l'attuazione del federalismo fiscale, con l'individuazione delle funzioni fondamentali di province, comuni, città metropolitane e di semplificazione, razionalizzazione e riordino di taluni aspetti dell'ordinamento locale e di alcune strutture decentrate;
c) quanto alla individuazione degli obiettivi prioritari dell'azione di governo in una visione di politica generale e nell'interesse della comunità nazionale:
ad avviare le opere strategiche per l'infrastrutturazione del Mezzogiorno d'Italia, invitando a tal fine il Governo a presentare uno specifico piano per la sua infrastrutturazione, al fine di promuovere lo sviluppo e la competitività internazionale;
a valutare la possibilità di introdurre, tenendo conto delle compatibilità di finanza pubblica, un sistema di «fiscalità di vantaggio» in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali;
a portare avanti l'azione di riordino e riqualificazione della spesa corrente considerando che ogni tipologia di spesa richiede strumenti di intervento differenziati e non riduzioni generalizzate avendo come obiettivo quello di aumentare l'efficienza dell'uso di tali risorse in maniera tale da migliorare i servizi offerti e i risultati ottenuti;
a proseguire l'azione di accrescimento dell'efficienza operativa dell'amministrazione pubblica, la trasparenza amministrativa, la semplificazione normativa e la riduzione dei tempi operativi, anche prevedendo nuovi moduli legislativi in relazione al tema dei programmi di spesa in funzione della valutazione dei risultati;
a procedere nella politica di affrancamento dell'Italia dalla dipendenza dal petrolio e dalle altre fonti energetiche di cui il Paese risulta privo, continuando a perseguire la politica di autosufficienza attraverso le risorse energetiche provenienti da fonti rinnovabili e con l'utilizzo dell'energia nucleare;
a valutare l'opportunità di iniziare una seria riflessione sulle modalità di finanziamento di alcune tipologie di servizi al cittadino, soprattutto quelli a domanda individuale, in modo tale da attribuire una maggiore autonomia economica ai cittadini, alle famiglie e alle imprese e nel contempo ridurre il peso dello Stato quale soggetto intermediario del sistema. La riduzione del finanziamento dei servizi a domanda individuale da parte dello Stato consentirà ai cittadini di accedervi in maniera autonoma in virtù alla maggiore disponibilità finanziaria creatasi per effetto della riduzione dell'intervento pubblico nell'economia;
a ricercare un confronto con le parti sociali al fine di individuare possibili percorsi di contenimento della spesa pensionistica, anche alla luce delle sollecitazioni giunte da molti organismi internazionali;
a continuare il programma di analisi e valutazione della spesa in modo tale da analizzare la spesa in termini di produttività, efficienza ed efficacia rispetto agli utilizzi effettuati, dirottandola laddove risulta maggiore la ricaduta in termini di benessere collettivo e di crescita del sistema economico;
a proseguire nella politica di attuare manovre correttive senza comportare un incremento della pressione fiscale a carico delle famiglie e delle imprese, evitando di ridurre il livello dei servizi alla collettività attraverso una ottimizzazione dell'impiego delle risorse, anche elaborando un sistema di imposizione fiscale basato sul quoziente familiare, nonché ad adottare, ai fini di invertire il trend demografico negativo che vede l'Italia, a livello europeo e mondiale, tra i Paesi con il più basso tasso di natalità, misure di sostegno della natalità e della famiglia;
ad individuare adeguate misure, anche di carattere finanziario, a favore dei giovani che, avendo completato il periodo di ferma volontaria nelle forze armate, siano alla ricerca di nuova occupazione, privilegiando, in particolare, le iniziative volte a favorire il loro transito nel servizio permanente nelle forze armate, nelle forze di polizia e, più in generale, il loro stabile inserimento nella pubblica amministrazione;
ad impegnarsi maggiormente nella tutela del Made in Italy in tutte le sue declinazioni, dal tessile all'agroalimentare, e reclamare una maggiore tutela da parte dell'UE per la via europea al «fare impresa» nel rispetto dei lavoratori, dell'ambiente, della sicurezza, della salute adottando adeguate misure di contrasto della concorrenza sleale di coloro i quali, nella produzione, nel commercio nella finanza, non rispettano gli stessi valori;
a fare propri i principi contenuti nella risoluzione del Parlamento europeo del 4 dicembre 2008 su «La strada verso il miglioramento dell'ambiente per le PMI in Europa - Atto sulle piccole imprese ("Small Business Act")» a sostegno dello sviluppo delle piccole e medie imprese;
a fronte della grave situazione di crisi in cui versa il settore agricolo, a provvedere ad attuare, nel più breve tempo possibile, la linea programmatica contenuta nel DPEF attinente il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla ristrutturazione e alla modernizzazione del settore ittico, al fine del riposizionamento competitivo delle imprese della pesca;
a completare nel più breve tempo possibile la rete infrastrutturale di supporto tecnologico per la banda larga;
a procedere ad una analisi complessiva e approfondita relativa all'applicazione del patto di stabilità interno per gli enti locali, almeno per quelli considerati «virtuosi», superando la prassi della revisione delle regole per approssimazioni successive, che pur risolvendo alcune incongruenze, non consentono una programmazione della spesa da parte degli enti, indispensabile per un uso efficiente delle risorse specialmente di quelle in conto capitale al contrario di quanto si renderebbe possibile attraverso una riforma permanente, in linea con le finalità di riallocazione delle risorse e di miglioramento della qualità della spesa fatte proprie dal DPEF;
a valutare l'opportunità di prevedere, per gli enti interessati, la possibilità di rinegoziare il complesso dei mutui contratti da ciascuno per la Cassa Depositi e Prestiti, al fine di ottenere una semplificazione delle posizioni in essere ed un miglioramento delle condizioni a favore degli enti locali;
a trasmettere tempestivamente alle Camere, ai fini dell'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari, gli schemi di delibere adottati dal CIPE in attuazione dell'articolo all'articolo 6-quinquies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, relativi alla ripartizione di risorse del Fondo per il finanziamento degli interventi finalizzati al potenziamento della rete infrastrutturale di livello nazionale, fermo restando che le predette delibere menzionate nell'Allegato n. 2 devono intendersi adottate in via preliminare;
a prevedere, nell'ambito della ripartizione delle risorse destinate agli interventi di realizzazione delle opere strategiche e di quelle collegate alle reti transeuropee di trasporto TEN, il completamento, nel più breve tempo possibile, delle opere dei corridoi multimodali paneuropei che interessano il territorio nazionale, nonché dei necessari collegamenti trasversali e dei valichi alpini, al fine di facilitare il superamento della barriera naturale delle Alpi verso l'Europa centrale e garantire all'Italia un ruolo di ponte tra l'Unione europea e i Paesi del bacino mediterraneo e di cerniera tra l'Est e l'Ovest, nell'ambito del crescente traffico europeo e dell'economia internazionale e ad individuare come priorità le infrastrutture necessarie per Expo 2015, con particolare riferimento a quelle connesse alla tratta di alta velocità Torino - Milano e Milano - Venezia - Trieste, al collegamento tra la S.S. 11 «Padana superiore» a Magenta e la Tangenziale Ovest di Milano-Variante di Abbiategrasso sulla S.S. 494 e all'hub interportuale di Novara;
a prevedere, nell'ambito della ripartizione delle risorse destinate agli interventi di realizzazione delle opere strategiche, affinché sia avviato per la regione Sardegna il rilancio economico sociale ed occupazionale, adeguate risorse per la realizzazione di opere infrastrutturali, con l'ulteriore l'obiettivo di modernizzare la rete viaria; in particolare si dovrà provvedere nel più breve tempo possibile alla realizzazione della Sassari - Olbia, all'adeguamento della SS n.131 Carlo Felice, alla realizzazione della trasversale centrale sarda e del tunnel sotterraneo a Cagliari;
a considerare provvedimenti collegati alla manovra finanziaria il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento e carta delle autonomie locali», il disegno di legge recante disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della pubblica amministrazione con cittadini e imprese e delega al Governo per l'emanazione della carta dei doveri delle Amministrazioni pubbliche; nonché il disegno di legge di «Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali (AS 1167)»;
ad attivare le procedure necessarie alla riforma del sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego e ad introdurre strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli territoriali di governo nella gestione della contrattazione collettiva;
al fine di valorizzare i beni storici- artistici e naturalistici del Paese, con particolare attenzione ai siti UNESCO, a sviluppare le attività peculiari - dai prodotti alimentari alle iniziative culturali - di questi territori, in un'ottica di promozione dell'occupazione e rilancio del turismo, anche attraverso il federalismo demaniale.
(6-00028) (Nuova formulazione) «Cicchitto, Cota».

DISEGNO DI LEGGE: S. 1555 - RATIFICA ED ESECUZIONE DEI SEGUENTI ACCORDI: A) ACCORDO TRA GLI STATI MEMBRI DELL'UNIONE EUROPEA RELATIVO ALLO STATUTO DEI MILITARI E DEL PERSONALE CIVILE DISTACCATI PRESSO LE ISTITUZIONI DELL'UNIONE EUROPEA, DEI QUARTIERI GENERALI, E DELLE FORZE CHE POTREBBERO ESSERE MESSI A DISPOSIZIONE DELL'UNIONE EUROPEA NELL'AMBITO DELLA PREPARAZIONE E DELL'ESECUZIONE DEI COMPITI DI CUI ALL'ARTICOLO 17, PARAGRAFO 2 DEL TRATTATO SULL'UNIONE EUROPEA, COMPRESE LE ESERCITAZIONI, NONCHÉ DEI MILITARI E DEL PERSONALE CIVILE DEGLI STATI MEMBRI MESSI A DISPOSIZIONE DELL'UNIONE EUROPEA PER ESSERE IMPIEGATI IN TALE AMBITO (SOFA UE), FATTO A BRUXELLES IL 17 NOVEMBRE 2003; B) ACCORDO TRA GLI STATI MEMBRI DELLA UNIONE EUROPEA RELATIVO ALLE RICHIESTE DI INDENNIZZO PRESENTATE DA UNO STATO MEMBRO NEI CONFRONTI DI UN ALTRO STATO MEMBRO PER DANNI CAUSATI AI BENI DI SUA PROPRIETÀ O DA ESSO UTILIZZATI O GESTITI O NEL CASO IN CUI UN MILITARE O UN MEMBRO DEL PERSONALE CIVILE DEI SUOI SERVIZI ABBIA SUBITO FERITE O SIA DECEDUTO NELL'AMBITO DI UN'OPERAZIONE DELL'UE DI GESTIONE DELLE CRISI, FIRMATO A BRUXELLES IL 28 APRILE 2004 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2553)

A.C. 2553 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare i seguenti Accordi:
a) Accordo tra gli Stati membri dell'Unione europea relativo allo statuto dei militari e del personale civile distaccati presso le istituzioni dell'Unione europea, dei Quartieri generali, e delle Forze che potrebbero essere messi a disposizione dell'Unione europea nell'ambito della preparazione e dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 17, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione europea, comprese le esercitazioni, nonché dei militari e del personale civile degli Stati membri messi a disposizione dell'Unione europea per essere impiegati in tale ambito (SOFA UE), fatto a Bruxelles il 17 novembre 2003;
b) Accordo tra gli Stati membri della Unione europea relativo alle richieste di indennizzo presentate da uno Stato membro nei confronti di un altro Stato membro per danni causati ai beni di sua proprietà o da esso utilizzati o gestiti o nel caso in cui un militare o un membro del personale civile dei suoi servizi abbia subito ferite o sia deceduto nell'ambito di un'operazione dell'UE di gestione delle crisi, firmato a Bruxelles il 28 aprile 2004.

A.C. 2553 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data agli Accordi di cui all'articolo 1 a decorrere dalla data della loro entrata in vigore in conformità con quanto stabilito rispettivamente dall'articolo 19 dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), e dall'articolo 8 dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b).

A.C. 2553 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Procedure relative all'esercizio della giurisdizione).

1. Con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono individuate le autorità competenti e definite le procedure e le modalità per l'attuazione degli articoli 8, paragrafi 3 e 5, e 17, paragrafo 6, dell'Accordo di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), della presente legge.

A.C. 2553 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1559 - RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI COOPERAZIONE IN MATERIA DI LOTTA ALLA CRIMINALITÀ TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA ED IL GOVERNO DEL REGNO DELL'ARABIA SAUDITA, FATTO A ROMA IL 6 NOVEMBRE 2007 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 2554)

A.C. 2554 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di cooperazione in materia di lotta alla criminalità tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita, fatto a Roma il 6 novembre 2007.

A.C. 2554 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 12 dell'Accordo stesso.

A.C. 2554 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 178.740 per l'anno 2009, di euro 158.120 per l'anno 2010 e di euro 178.740 a decorrere dall'anno 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 2554 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 2554 - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
nell'approvare le intese tra Italia ed Arabia Saudita per la regolamentazione degli atteggiamenti reciproci da tenersi nel campo della giustizia e della sicurezza;
premesso che:
in Arabia Saudita vige tuttora la pena di morte cui potrebbero essere condannati imputati di cui ai reati normati nell'atto in approvazione;
si impone pertanto una particolare attenzione nella consegna di eventuali ricercati od imputati per reati che in Arabia Saudita potrebbero comportare la pena di morte;
in merito sono state già emesse pronunce dai supremi organismi giudiziari,

impegna il Governo

ad analizzare con la massima attenzione l'eventuale estradizione in Arabia Saudita di imputati, detenuti, condannati od anche solo sospettati di reati che possano comportare l'applicazione in quel Paese della pena di morte, al fine di rispettare un preciso dettame del nostro ordinamento giuridico.
9/2554/1. Zacchera, Mecacci.

La Camera,
nell'approvare le intese tra Italia ed Arabia Saudita per la regolamentazione degli atteggiamenti reciproci da tenersi nel campo della giustizia e della sicurezza;
premesso che:
in Arabia Saudita vige tuttora la pena di morte cui potrebbero essere condannati imputati di cui ai reati normati nell'atto in approvazione;
si impone pertanto una particolare attenzione nella consegna di eventuali ricercati od imputati per reati che in Arabia Saudita potrebbero comportare la pena di morte;
in merito sono state già emesse pronunce dai supremi organismi giudiziari,

impegna il Governo

ad analizzare con la massima attenzione l'eventuale estradizione in Arabia Saudita di imputati, detenuti, condannati od anche solo sospettati di reati che possano comportare l'applicazione in quel Paese della pena di morte, al fine di rispettare un preciso dettame del nostro ordinamento giuridico.
9/2554/2. Evangelisti, Borghesi, Donadi.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative per l'abrogazione della normativa che istituisce le cosiddette «ronde» - n. 3-00627

MINNITI, SORO, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, AMICI, ZACCARIA, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI e VASSALLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di informazione, è di cinque poliziotti feriti e di due ragazzi fermati il bilancio degli scontri avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2009 a Marina di Massa (Massa Carrara). A scontrarsi sono stati alcuni esponenti dei «carc» (comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo), che stavano dando vita a una «ronda proletaria antifascista», contro giovani della destra locale, che hanno istituito delle ronde sotto la sigla «sss» (servizio sociale di sicurezza);
agli scontri, secondo una notizia riportata dall'Ansa, di cui si chiede eventuale conferma al Ministro interrogato, avrebbe partecipato un maresciallo dei carabinieri in servizio a Pisa;
come questo episodio dimostra, l'istituzione delle ronde previste dal cosiddetto «disegno di legge sicurezza» del Governo, ora legge n. 94 del 2009, non solo non garantirà un miglior controllo del territorio, ma produrrà tensioni, confusione e, di fatto, maggiore insicurezza;
queste «ronde», su cui il Presidente della Repubblica ha espresso perplessità all'atto della promulgazione della legge n. 94 del 2009, da un lato mettono apertamente in discussione prerogative essenziali di uno Stato democratico e dall'altro fanno irrompere in un campo così delicato, come quello della sicurezza, il peggior spirito di fazione politica -:
se il Ministro interrogato intenda promuovere, nell'ambito dell'iniziativa legislativa del Governo, l'abrogazione della norma che istituisce le cosiddette «ronde», per fermare questa pericolosa deriva.
(3-00627)

Operatività del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese - n. 3-00628

VERSACE e BALDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e finanziaria internazionale, che in questi ultimi tempi ha coinvolto anche il nostro Paese, ha prodotto effetti negativi sul sistema produttivo e sull'occupazione ed ha investito un numero notevole di imprese, penalizzando particolarmente quelle di media e piccola dimensione, maggiormente esposte al rischio di una contrazione del credito da parte del sistema bancario;
il Governo ha adottato dei provvedimenti a sostegno della produzione e dell'occupazione, nonché misure dirette a dare stabilità al settore bancario: il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che, all'articolo 11, ha previsto il potenziamento finanziario del fondo di garanzia alle piccole e medie imprese, l'estensione dello stesso anche alle imprese artigiane e il ricorso alla garanzia dello Stato, quale ultima istanza per assistere gli interventi del fondo;
sono state adottate importanti misure per la ripresa ed il sostegno delle piccole e medie imprese anche con il decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, che ha previsto un ulteriore incremento della dotazione finanziaria del fondo di garanzia per gli anni 2010, 2011 e 2012, anche in considerazione dell'estensione degli interventi per quanto attiene al consolidamento delle situazioni debitorie delle imprese;
la presenza sul territorio di piccole e medie imprese rappresenta un fondamentale serbatoio di crescita imprenditoriale e di sviluppo -:
quale sia l'effettiva operatività delle misure previste per il fondo di garanzia.
(3-00628)

Iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico per la tutela degli utenti in relazione a disservizi da parte di Telecom Italia - n. 3-00629

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa locali hanno riportato negli ultimi giorni numerose notizie relative a disservizi da parte della compagnia telefonica Telecom Italia, in riferimento ai mal funzionamenti delle linee telefoniche e delle linee adsl, che stanno causando gravi disagi a tutta la cittadinanza;
i cittadini lamentano isolamenti telefonici per intere settimane, ritardi nelle riparazioni delle linee telefoniche e delle strade comunali utilizzate dalla Telecom Italia per lavori sulla rete, impossibilità di utilizzare la rete internet per lunghi periodi;
internet, la posta elettronica, la linea per gli accessi rapidi sulla rete sono diventati per gli imprenditori e per le piccole e grandi aziende uno strumento indispensabile nello svolgimento della propria attività, senza il quale si rischia di rimanere esclusi dalla competizione commerciale;
le strutture di ricezione turistica presenti sui territori coinvolti, che utilizzano le linee telefoniche ed internet come strumento base per la propria attività, vengono danneggiate da questi disservizi, che disincentivano, fra l'altro, l'afflusso di turisti;
aziende italiane, produttrici di beni di fama internazionale, vedono danneggiata la propria immagine e il proprio fatturato a causa dell'impossibilità di ammodernamento dei propri sistemi di comunicazione;
i sindaci di molti comuni coinvolti, principalmente di piccoli comuni situati nel Nord d'Italia, hanno denunciato, attraverso i mezzi di informazione, la seria e preoccupante situazione che si trovano a vivere i propri cittadini a causa di questi disagi imputabili alla compagnia Telecom Italia, particolarmente gravi per coloro che sono costretti a lavorare dal proprio domicilio, a causa di impossibilità fisiche e gravi problemi di salute, utilizzando strumenti informatici e telematici;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, «Codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale;
ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del medesimo codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera 49/09/CSP), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo per l'anno 2009, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che l'impresa designata, attualmente Telecom Italia, si deve impegnare a raggiungere;
tra gli obiettivi di qualità sono indicati, fra gli altri, il tempo di fornitura dell'allacciamento iniziale, che non deve superare i 18 giorni, e il tempo di riparazione dei malfunzionamenti, che non deve superare le 48 ore;
gli utenti lamentano una notevole discordanza fra gli standard imposti alla compagnia telefonica e quelli effettivamente applicati, ritenendo ingiusto il pagamento del canone a fronte di un mancato servizio da parte di Telecom Italia;
nonostante i circa 5 miliardi di euro annui che Telecom Italia percepisce grazie al solo canone telefonico su 26 milioni di linee, finalizzato a mantenere ed ammodernare la rete telefonica, tuttora circa il 15-20 per cento delle centrali non possono erogare i servizi adsl per la presenza di apparecchiature limitanti;
la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità garante per le comunicazioni degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi -:
quali interventi il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, intenda mettere in atto al fine di tutelare i diritti degli utenti consumatori, che hanno subito e continuano a subire disagi nella propria vita personale e professionale a causa dei disservizi imputabili alla compagnia Telecom Italia, valutando il rispetto degli impegni assunti, in particolare l'effettivo utilizzo delle risorse economiche derivanti dal canone mensile per gli investimenti sulle infrastrutture telefoniche.
(3-00629)

Rispetto da parte di CAI degli impegni relativi all'acquisto di Alitalia e iniziative per il rilancio della compagnia aerea - n. 3-00630

FAVIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 13 gennaio 2009 è avvenuto il passaggio di consegne ufficiali da parte del commissario liquidatore di Alitalia s.p.a. alla Compagnia aerea italiana (Cai), con la relativa operatività e i diritti di volo che sono stati trasferiti ai soci della nuova compagnia. I soci Cai hanno, quindi, sottoscritto un impegno finanziario di 847 milioni di euro;
il passaggio dell'ex compagnia di bandiera alla Cai è stato finora contrassegnato da perdite economico-finanziarie, non solo per il bilancio dello Stato, ma anche per migliaia di cittadini che avevano investito i propri risparmi in Alitalia SpA, e da un costo sociale altrettanto pesante per i lavoratori colpiti direttamente dalla crisi Alitalia;
il progetto Cai mostra ancora una volta tutta la sua fragilità. Come riporta Il Sole 24 ore del 15 luglio 2009, la nuova compagnia «è tra le peggiori compagnie in Europa per i ritardi dei voli», senza contare i voli quotidianamente cancellati;
nei primi tre mesi del 2009 il 26,2 per cento dei voli a breve e medio raggio è arrivato in ritardo. In pratica, la compagnia si colloca al ventiquattresimo posto in Europa sulle 27 censite dalle statistiche dell'Aea, associazione di Bruxelles tra i vettori tradizionali;
inoltre, ad agosto 2009 la compagnia dovrà prepararsi a pagare la prima rata - circa 138 milioni di euro - per gli asset della vecchia Alitalia e, quindi, la seconda rata a fine 2010, al netto dei debiti della vecchia Alitalia;
nei giorni scorsi il commissario della vecchia Alitalia, Augusto Fantozzi, come riportato da diversi quotidiani, ha ricevuto la lettera della Cai, relativamente alla prima rata che la nuova compagnia si era impegnata a versare, sulla base di impegni concordati nel mese di novembre 2008, per l'acquisto dei beni e degli aerei della vecchia Alitalia, e la cifra contenuta nella lettera sarebbe stata inferiore di circa la metà rispetto alle intese prese;
come se non bastasse, si parla, infine, di un possibile buco di bilancio di quasi 500 milioni di euro a fine 2009 per la nuova compagnia -:
con quali garanzie per la tutela del capitale umano e logistico, gli asset della vecchia Alitalia vadano a confluire nella nuova compagnia Cai, visto che quest'ultima fino ad oggi non ha rispettato gli accordi con i sindacati e il Governo, e se non intenda adoperarsi al fine di favorire un progetto e un reale piano industriale in grado seriamente di rispondere alle attuali inefficienze con investimenti strategici in grado di rilanciare la compagnia aerea, che sempre più rischia di essere relegata a mediocre compagnia regionale.
(3-00630)

Misure a favore delle imprese che usufruiscono dei benefici previsti dalla legge n. 488 del 1992 e che non riescono ad ottemperare ai requisiti inerenti ai livelli occupazionali - n. 3-00631

MANNINO, ROMANO, RUVOLO, NARO, DRAGO, VIETTI, ANNA TERESA FORMISANO, OCCHIUTO, LIBÈ, GALLETTI e COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica, in corso di svolgimento da tutto il 2008 sino ad oggi, ha determinato e sta determinando forti difficoltà al sistema delle imprese produttive;
in particolare, hanno risentito di queste difficoltà le piccole e medie imprese del Sud, che hanno dovuto fare ricorso, anche quelle più grandi, alla cassa integrazione;
in questo quadro di difficoltà si muovono le imprese produttive che hanno beneficiato del sostegno previsto dalla legge n. 488 del 1992 e degli strumenti di agevolazione affini, come patti territoriali ed altro;
queste imprese si sono venute a trovare in una delicata condizione nella quale non hanno potuto, né possono ottemperare alla realizzazione del carico occupazionale, previsto come criterio di determinazione dell'intervento di sostegno ed agevolazione;
si profila una situazione alquanto preoccupante che potrebbe portare alla decadenza o anche alla revoca del finanziamento;
sarebbe allora opportuno, con una visione realistica, procedere alla sospensione dell'obbligo assunto a realizzare un determinato carico occupazionale;
la sospensione, e non esenzione, potrebbe essere successivamente ristabilita, con provvedimento amministrativo ministeriale, quando il ciclo della crisi sarà superato -:
se non ritenga opportuno adottare provvedimenti che possano ovviare alle criticità espresse in premessa.
(3-00631)

Orientamenti del Governo in merito alla nomina dei rappresentanti statali nelle commissioni paritetiche del Trentino-Alto Adige - n. 3-00632

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
ai fini delle norme di attuazione dello statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige Südtirol, hanno un ruolo fondamentale su base regionale la commissione paritetica composta di dodici membri, dei quali sei in rappresentanza dello Stato, e su base provinciale la commissione per le norme di attuazione relative alle materie attribuite alla competenza della provincia di Bolzano, composta di sei membri, di cui tre in rappresentanza dello Stato;
è prassi costante che in occasione delle elezioni politiche nazionali e delle elezioni nelle province autonome di Bolzano e Trento vi sia il rinnovo dei rappresentanti nelle commissioni paritetiche, mentre nel 2008 ciò è avvenuto esclusivamente per i rappresentanti delle province autonome di Bolzano e Trento e della regione e non da parte del Governo, nonostante sia passato oltre un anno dal rinnovo delle Camere;
in regione e nelle province autonome su materie essenziali vi sono norme di attuazione già definite e su cui è indispensabile il parere che le commissioni paritetiche non possono pronunciare, in attesa del loro completamento con la nomina dei rappresentanti dello Stato;
ciò contribuisce a rendere più difficile l'azione di governo nelle province autonome, anche in ragione dei principi di convivenza e di tutela delle minoranze linguistiche, giacché le commissioni paritetiche sono essenziali in una visione moderna e dinamica dell'autonomia speciale;
la mancata nomina dei rappresentanti del Governo nelle commissioni paritetiche appare in contraddizione con gli impegni recepiti nella legge delega sul federalismo fiscale a tutela delle autonomie speciali;
il Governo ha preannunciato più volte l'indicazione dei rappresentanti nelle commissioni, senza mai dar seguito a tale impegno -:
quali siano le ragioni che ad oggi hanno impedito al Governo i necessari adempimenti in ordine alle commissioni paritetiche e quali siano gli indirizzi che il Governo intende adottare con urgenza.
(3-00632)

MOZIONI BENAMATI ED ALTRI N. 1-00189, VIETTI ED ALTRI N. 1-00226 E CAZZOLA, CAPARINI, LO MONTE ED ALTRI N. 1-00228 CONCERNENTI INIZIATIVE PER L'ESTENSIONE DEGLI STRUMENTI DI TUTELA PREVIDENZIALE E PENSIONISTICA AL PERSONALE VOLONTARIO DEL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e, di conseguenza, ad affrontarne gli stessi pericoli;
le recenti disposizioni delle leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008 hanno definito il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco come «precario», inserendolo nelle procedure di stabilizzazione. Inoltre, lo stesso personale è stato incluso come figura parificata al dipendente nel nuovo testo unico sulla sicurezza, il decreto legislativo n. 81 del 2008;
la questione di una tutela previdenziale seria e dignitosa in caso di infortunio o decesso costituisce un problema concreto di primaria importanza, perché quotidianamente il personale dei circa 300 distaccamenti volontari opera su tutto il territorio nazionale, così come vi sono a tutt'oggi centinaia di giovani volontari, che, giornalmente, integrano le squadre permanenti nei servizi di soccorso;
per quanto riguarda la copertura assicurativa, in caso di morte o inabilità permanente (assoluta o parziale) spetta al personale volontario, ex articolo 10 del decreto legislativo n. 139 del 2006, un trattamento economico pari al massimo a 51,7 mila euro, parificato al cosiddetto «equo indennizzo» che compete al personale di ruolo;
in ambito previdenziale, in caso di morte o invalidità, sono riconosciuti i benefici di cui all'articolo 6 della legge n. 222 del 1984: assegno ordinario di invalidità, se sussiste una riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo, ovvero la pensione ordinaria di inabilità, in caso di assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa;
ai sensi della legge n. 335 del 1995, il calcolo di tale trattamento privilegiato è effettuato sulla base dei contributi versati dall'assicurato vigile volontario. L'applicazione del metodo contributivo a soggetti la cui retribuzione (e conseguente contribuzione) è molto ridotta determina un trattamento altrettanto esiguo, tenuto conto che il vigile volontario che opera presso un distaccamento è retribuito solamente per i servizi effettuati, che un singolo intervento ha una durata media di circa 1 ora ed un distaccamento volontario compie mediamente 200 interventi all'anno;
in caso di infortunio gravemente invalidante, ad esempio un caso di paraplegia, un vigile permanente, oltre a beneficiare di un'indennità una tantum di 25 o 40 milioni di vecchie lire, di cui alla legge n. 19 del 1980, e dell'equo indennizzo, nella misura ridotta del 50 per cento ai sensi dell'articolo 144 del testo unico n. 1092 del 1973, ha diritto ad una pensione privilegiata di prima categoria, tabella A, commisurata allo stipendio percepito alla data della risoluzione dal rapporto d'impiego, nonché a svariati assegni, non reversibili, quali l'assegno di superinvalidità e di accompagnamento, e l'assegno per cure fisioterapiche (benefici corrisposti sulla base di giudizi medico legali a cura delle competenti commissioni mediche ospedaliere);
sono, inoltre, spettanti, a domanda, ulteriori assegni, sempre non reversibili, quali l'assegno d'integrazione al 2o e 3o accompagnatore militare e l'assegno sostitutivo di cui alla legge n. 288 del 2002, i cui rispettivi importi raggiungono un ammontare complessivo mensile di svariate migliaia di euro;
un vigile volontario, con la medesima patologia contratta per cause di servizio, ha invece diritto, e solo dal 1999 (articolo 52 della legge n. 144 del 1999), solo all'indennità di accompagnamento, di cui alla legge n. 118 del 1971, di poche centinaia di euro;
un vigile volontario, che subisca un infortunio al di fuori del soccorso, anche se dichiarato idoneo al servizio d'istituto, fruisce del solo beneficio assicurativo;
con l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 e delle norme della legge finanziaria per il 2008, sono stati estesi ed ampliati i benefici relativi alle vittime del terrorismo anche alle vittime del dovere (quindi anche a tutti i vigili del fuoco infortunatisi o deceduti in attività di soccorso); tuttavia, da questi benefici resta escluso il personale riconosciuto «vittima del servizio», deceduto per causa violenta nell'adempimento del servizio (al di fuori del soccorso);
quindi, il vigile del fuoco volontario, che dovesse perdere la vita nel corso di un intervento di soccorso, fruisce di ampie misure di sostegno e di tutela previste dalla legislazione in vigore. Il volontario vigile del fuoco, deceduto durante l'obbligatorio addestramento o in tutte le altre situazioni di servizio, diverse dal soccorso, ne resta escluso;
ai superstiti del vigile volontario riconosciuto «vittima del servizio» spetta la speciale elargizione nella misura ridotta di circa 100 mila euro, di cui alla legge n. 308 del 1981, l'assicurazione sopra descritta ed un'eventuale pensione di reversibilità di modesta entità;
il vigile volontario invalido per servizio, in caso di infortunio, di fatto beneficia della sola assicurazione in parola;
in materia di infortuni sul lavoro nei riguardi del personale volontario, l'articolo 26, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004 prevede che al personale predetto competano, in caso di infortunio occorso in attività di servizio, gli analoghi benefici spettanti al personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Tale disposizione risulta non essere stata mai attuata;
recenti modificazioni normative hanno portato all'emanazione del decreto legislativo n. 217 del 2005 che disciplina il rapporto di lavoro del personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco secondo la disciplina pubblicistica, escludendo, per espressa previsione della legge delega, il personale volontario;
tale esclusione pare porsi in disaccordo con il diritto sancito nell'articolo 21 della legge n. 521 del 1988, mai abrogato espressamente, che prevede la possibilità di assunzione dei familiari del personale rimasto invalido o deceduto nello svolgimento di attività d'istituto, ivi compreso il personale volontario;
il nuovo ordinamento, di cui al decreto legislativo n. 217 del 2005, non consente l'assunzione nell'ambito del Corpo nazionale dei vigili del fuoco dei familiari superstiti del vigile volontario infortunato o caduto vittima del dovere o vittima del servizio;
istanze di assunzione da parte dei diretti interessati non sono state accolte dall'amministrazione proprio in funzione di tale motivazione;
l'onere per il riconoscimento di un trattamento previdenziale equipollente alla componente permanente potrebbe essere quantificato, ad oggi, secondo quanto appreso da diverse fonti in circa 2 milioni di euro all'anno,

impegna il Governo

a predisporre gli strumenti necessari al fine dell'adozione di una normativa specifica che regoli la materia, equiparando il sistema di tutela previdenziale e pensionistica, oltre che in materia di assunzioni a favore dei congiunti di vigili volontari vittime del dovere e del servizio, della componente volontaria a quello della componente permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di infortunio comportante invalidità totale o parziale o decesso dipendenti da causa di servizio, comprendendo a detto fine anche il periodo di addestramento iniziale reso dagli aspiranti vigili a titolo gratuito, coperto soltanto dal punto di vista assicurativo ma non sotto il profilo previdenziale, e ponendo così fine alle disparità di trattamento segnalate in premessa.
(1-00189) «Benamati, Zampa, Scarpetti, Bellanova, Rossa, Melis, Barbi, Villecco Calipari, Froner, Marco Carra, Zucchi, Mosca, De Pasquale».

La Camera,
premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è formato, oltre che da personale permanente operativo, anche da personale volontario, che viene chiamato in servizio ogni qual volta se ne ravvisi la necessità, ma non è vincolato, a differenza di quello permanente, dallo stesso rapporto di impiego con l'amministrazione;
al personale volontario si applicano le disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004, concernente la disciplina delle procedure per il reclutamento, l'avanzamento e l'impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e, inoltre, in quanto compatibili, le vigenti disposizioni in materia di doveri, compiti e responsabilità, previste per il personale permanente di pari qualifica, limitatamente alle attività inerenti al soccorso;
i vigili del fuoco volontari appartengono al Corpo nazionale dei vigili del fuoco del ministero dell'interno; grazie al decreto di nomina hanno gli stessi obblighi dei vigili permanenti; durante l'espletamento delle funzioni hanno la qualifica di agente o ufficiale di polizia giudiziaria, a seconda del grado in possesso. Le squadre dei distaccamenti volontari dipendono funzionalmente ed operativamente dal comando provinciale e operano tutti i giorni dell'anno; il personale volontario ha anche l'obbligo di effettuare un addestramento periodico, tale da mantenere al meglio lo standard qualitativo del servizio;
in Italia ci sono circa 300 sedi di vigili del fuoco volontari nelle quali agiscono complessivamente circa 5000 unità, quasi un quinto delle oltre 25.000 di ruolo. Nella gran parte dei casi queste sedi lavorano in completa autonomia operativa con squadre formate esclusivamente da volontari, compiendo oltre 45.000 interventi l'anno, con l'incidenza, in alcune province, fino al 40 per cento del numero complessivo. Non si tratta di «precari», ma di pompieri «a chiamata», che hanno un altro mestiere e che intervengono solo quando allertati e per questo motivo hanno un costo modestissimo, essendo retribuiti solo per il tempo strettamente necessario all'espletamento del servizio;
le squadre di vigili del fuoco volontari sono ordinariamente chiamate a svolgere gli stessi interventi dei colleghi di ruolo e, di conseguenza, se ne assumono gli stessi rischi. I pompieri volontari in Germania sono oltre 1 milione, in Francia oltre 250.000, in Svizzera, a dispetto delle dimensioni, quasi 200.000, in Austria e Slovenia il 99 per cento dei vigili del fuoco sono volontari. In Italia, invece, c'è 1 vigile del fuoco ogni 2.400 abitanti (se si aggiungono anche i volontari si arriva ad 1 ogni 1.300), mentre la media europea è di 1 vigile ogni 1.500, che con molta probabilità sarà un pompiere volontario;
pur svolgendo gli stessi compiti operativi dei colleghi di ruolo, i vigili del fuoco volontari non godono delle stesse tutele in caso di decesso o di infortunio permanentemente invalidante. Le disposizioni normative vigenti, infatti, testimoniano che i volontari hanno gli stessi doveri, compiti e responsabilità del personale permanente, ma non gli stessi diritti;
il decreto legislativo n. 81 del 2008, noto come testo unico sulla sicurezza e riguardante il riassetto e la riforma delle vigenti disposizioni in materia di salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, individua quali ambiti di applicazione del testo unico tutti i luoghi di lavoro in cui sono presenti lavoratori dipendenti e lavoratori ad essi assimilati, in ciò includendo anche i volontari dei vigili del fuoco;
il sopra citato decreto rappresenta una svolta di grande importanza per il volontariato, che per la prima volta è direttamente coinvolto in un testo normativo. In particolare, la figura del volontario è inserita all'interno dell'articolo 2, comma 1, lettera a), in cui è equiparato al lavoratore dipendente;
il trattamento economico e assicurativo del personale volontario è disciplinato dall'articolo 10 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, in base al quale al personale volontario richiamato in servizio temporaneo, per l'intera durata di tale richiamo, spetta il trattamento economico iniziale del personale permanente di corrispondente qualifica, il trattamento di missione, i compensi inerenti alle prestazioni di lavoro straordinario. Il personale volontario è assicurato contro gli infortuni in servizio e le infermità contratte per causa diretta ed immediata di servizio e l'amministrazione è esonerata da ogni responsabilità;
i volontari rientrano nel regime previdenziale individuato dall'articolo 6 della legge n. 222 del 1984, che prevede l'assegno privilegiato di invalidità e la pensione privilegiata di inabilità od ai superstiti, per cause di servizio. L'importo riconosciuto in caso di morte o invalidità è, comunque, estremamente ridotto, in quanto applicato (in riferimento alla legge n. 335 del 1995 inerente alla riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare) con metodo contributivo a soggetti la cui retribuzione è di per sé bassa e relativa ai soli servizi effettuati, mediamente 200 interventi l'anno;
mentre il vigile permanente, in caso di infortunio invalidante, gode di un'indennità una tantum, della pensione privilegiata commisurata all'ultimo stipendio percepito e di assegni di ammontare mensile complessivo di svariate migliaia di euro, il vigile volontario nello stesso caso ha diritto solo ad un'esigua indennità di accompagnamento e qualora subisca un infortunio al di fuori del soccorso, gode del beneficio assicurativo, ma non di quello previdenziale,

impegna il Governo:

a valutare l'adozione di ogni possibile iniziativa normativa volta a sanare le ingiustificate difformità di trattamento nei confronti dei vigili del fuoco volontari (e dei loro familiari), vittime di incidenti in servizio;
ad assicurare un equo trattamento a tutti i caduti e a tutti gli invalidi nello svolgimento del proprio ruolo di volontario, indipendentemente dalla tipologia di impiego o servizio;
a predisporre organiche disposizioni normative volte a disciplinare la tutela previdenziale e pensionistica del personale volontario, equiparandola progressivamente a quella del personale permanente;
a valutare l'opportunità di prevedere agevolazioni fiscali o contributi per coloro i quali - operando economicamente nei comuni sede di distaccamento di vigili del fuoco volontari - assumano il personale operativo in tali presidi, al fine di migliorarne l'operatività e meglio garantire la tutela delle collettività locali.
(1-00226) «Vietti, Delfino, Poli, Compagnon, Volontè, Ciccanti, Tassone, Anna Teresa Formisano, Libè, Galletti, Naro».

La Camera,
premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco assicura, con professionalità, abnegazione e sacrificio, la sicurezza dei cittadini e delle comunità;
il personale volontario, che collabora attivamente nell'ambito del Corpo nazionale, è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e, di conseguenza, ad affrontarne gli stessi pericoli;
le recenti disposizioni delle leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008 hanno previsto che il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco possa essere inserito nelle procedure di stabilizzazione;
lo stesso personale volontario è incluso come figura parificata al dipendente nel nuovo testo unico sulla sicurezza, il decreto legislativo n. 81 del 2008, e tale disposizione trova conferma anche nello schema di decreto correttivo predisposto dal Governo, sul quale le Camere hanno fornito il previsto parere;
sotto il profilo pensionistico e indennitario, la legislazione vigente, già prevede in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di morte e di invalidità da causa di servizio, benefici sostanzialmente equiparabili a quelli riconosciuti in analoghe condizioni al personale permanente;
qualora un vigile volontario deceda in circostanze tali da poterlo qualificare vittima del dovere, ai familiari superstiti spetta, alle medesime condizioni dei vigili permanenti, innanzitutto una speciale elargizione in misura di 200 mila euro soggetta a rivalutazione Istat sino alla data di corresponsione. In secondo luogo, è previsto un assegno vitalizio di 258 euro mensili soggetto a perequazione automatica e dovuto a ciascun familiare superstite avente diritto, previo inserimento in un'apposita graduatoria nazionale prevista dalla legge. Spetta, altresì, un ulteriore assegno vitalizio di 1.033 euro, anch'esso soggetto a perequazione automatica, dovuto a ciascun superstite (articolo 2, comma 105, della legge n. 244 del 2007);
è, inoltre, previsto espressamente a favore del personale volontario un premio assicurativo assimilabile all'istituto dell'equo indennizzo spettante al personale permanente;
sussistono, invece, talune differenze per quanto riguarda la tutela previdenziale fra le due componenti - volontaria e permanente - del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in particolare per quanto concerne la pensione privilegiata, diretta o di reversibilità;
a differenza dei vigili del fuoco permanenti, la cui pensione privilegiata è a carico dell'Inpdap in virtù del rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l'amministrazione, ai vigili volontari viene attualmente erogata una pensione privilegiata da parte dell'Inps (istituto previdenziale cui tale personale è iscritto in ragione della temporaneità del servizio reso), che, essendo commisurata ai contributi versati, è di importo sempre minore rispetto a quello dei permanenti,

impegna il Governo

a valutare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, ogni possibile iniziativa, anche graduale, per proseguire nell'armonizzazione del sistema di tutela previdenziale e assistenziale tra il personale permanente e quello volontario.
(1-00228) «Cazzola, Caparini, Lo Monte, Baldelli, Fedriga, Iannaccone, Antonino Foti, Osvaldo Napoli, Di Biagio, Mannucci, Mazzuca, Pelino, Saltamartini, Scandroglio».

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI STABILIZZAZIONE E DI ASSOCIAZIONE TRA LE COMUNITÀ EUROPEE E I LORO STATI MEMBRI, DA UNA PARTE, E LA REPUBBLICA DI MONTENEGRO, DALL'ALTRA, CON ALLEGATI, PROTOCOLLI E ATTO FINALE CON DICHIARAZIONI ALLEGATE, FATTO A LUSSEMBURGO IL 15 OTTOBRE 2007 (A.C. 2539)

A.C. 2539 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007.

A.C. 2539 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 138 dell'Accordo stesso.

A.C. 2539 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI COOPERAZIONE RELATIVO A UN SISTEMA GLOBALE DI NAVIGAZIONE SATELLITARE (GNSS) AD USO CIVILE TRA LA COMUNITÀ EUROPEA E I SUOI STATI MEMBRI, E IL REGNO DEL MAROCCO, FATTO A BRUXELLES IL 12 DICEMBRE 2006 (A.C. 2541)

A.C. 2541 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.

A.C. 2541 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1 a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 18, paragrafo 1, dell'Accordo stesso.

A.C. 2541 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO EUROMEDITERRANEO SUL TRASPORTO AEREO, FRA LA COMUNITÀ EUROPEA E I SUOI STATI MEMBRI, DA UN LATO, E IL REGNO DEL MAROCCO, DALL'ALTRO, FATTO A BRUXELLES IL 12 DICEMBRE 2006 (A.C. 2542)

A.C. 2542 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.

A.C. 2542 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 30 dell'Accordo stesso.

A.C. 2542 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE SULLA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE SUBACQUEO, CON ALLEGATO, ADOTTATA A PARIGI IL 2 NOVEMBRE 2001, E NORME DI ADEGUAMENTO DELL'ORDINAMENTO INTERNO (A.C. 2411-A)

A.C. 2411-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, di seguito denominata «Convenzione».

A.C. 2411-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 27 della Convenzione stessa.

A.C. 2411-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 3.
(Patrimonio culturale subacqueo tra le 12 e le 24 miglia marine).

1. Quando la zona indicata dall'articolo 94 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, si sovrappone con un'analoga zona di un altro Stato e non è ancora intervenuto un accordo di delimitazione, le competenze esercitate dall'Italia non si estendono oltre la linea mediana di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 8 febbraio 2006, n. 61.

A.C. 2411-A - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 4.
(Patrimonio culturale subacqueo nelle zone di protezione ecologica).

1. Gli interventi sul patrimonio culturale subacqueo nelle zone di protezione ecologica, istituite ai sensi della legge 8 febbraio 2006, n. 61, oltre le 24 miglia marine dalla linea di base del mare territoriale italiano, sono disciplinati dagli articoli 9 e 10 della Convenzione e dalle Regole di cui all'Allegato alla stessa Convenzione.
2. Fino alla data di entrata in vigore degli accordi di delimitazione con gli Stati il cui territorio è adiacente al territorio dell'Italia o lo fronteggia, il limite esterno delle zone di protezione ecologica è quello fissato dall'articolo 1, comma 3, della legge 8 febbraio 2006, n. 61.

A.C. 2411-A - Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 5.
(Denuncia di ritrovamento e richiesta di autorizzazione).

1. Ai sensi degli articoli 9, paragrafo 1, lettera (a), e 10, paragrafo 2, della Convenzione, chiunque ritrova oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo ai sensi dell'articolo 1 della medesima Convenzione, localizzati nelle zone di protezione ecologica o sulla piattaforma continentale italiane, come delimitate dalla legge e dagli accordi internazionali di delimitazione, deve denunciare entro tre giorni, anche mediante comunicazione trasmessa per via radio o con mezzi elettronici, l'avvenuto ritrovamento all'Autorità marittima più vicina. Chiunque intende impegnarsi in interventi sul patrimonio culturale subacqueo situato nelle predette aree, presenta al Ministero per i beni e le attività culturali, per il tramite della medesima Autorità marittima, un'apposita richiesta di autorizzazione ai sensi della Regola 9 di cui all'Allegato alla Convenzione, accompagnata dalla descrizione del progetto, ai sensi della Regola 10 di cui al medesimo Allegato.
2. L'Autorità marittima trasmette senza indugio le denunce o le richieste di autorizzazione di cui al comma 1 ad essa pervenute al Ministero per i beni e le attività culturali, che rilascia o nega l'autorizzazione di cui all'articolo 10 della Convenzione entro il termine di sessanta giorni dalla richiesta. L'Autorità marittima trasmette copia delle denunce e delle richieste di autorizzazione anche al Ministero degli affari esteri e, se esse riguardano navi di Stato o da guerra, anche al Ministero della difesa.
3. Ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 1, lettera (b), della Convenzione, i cittadini italiani o il comandante di una nave battente bandiera italiana che ritrovano oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo, localizzati nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di un altro Stato parte della medesima Convenzione, o che intendono impegnarsi in interventi sul patrimonio culturale subacqueo ivi localizzati, devono farne denuncia alla competente Autorità consolare italiana, rispettivamente, entro tre giorni dal ritrovamento, anche mediante comunicazione trasmessa per via radio o con mezzi elettronici, o almeno tre mesi prima dell'inizio delle attività.
4. L'Autorità consolare trasmette, nel più breve tempo possibile, le informazioni ricevute ai sensi del comma 3 all'Autorità competente dello Stato nella cui zona economica esclusiva o sulla cui piattaforma continentale è avvenuto il ritrovamento o sono programmate le attività, nonché al Ministero degli affari esteri italiano.
5. Quando la piattaforma continentale italiana si sovrappone con la piattaforma continentale di un altro Stato e non è ancora intervenuto un accordo di delimitazione, i commi 1 e 3 si applicano soltanto ai ritrovamenti e alle attività localizzati, rispettivamente, entro e oltre la linea mediana di cui all'articolo 1, comma 3, della legge 8 febbraio 2006, n. 61.
6. Quando il ritrovamento è effettuato da una nave militare italiana, le informazioni previste dal presente articolo sono fornite tenuto conto della necessità di non compromettere le capacità operative della nave ovvero lo svolgimento di operazioni che sono o che possono essere affidate alla nave stessa.
7. Ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 3, della Convenzione, il Ministero degli affari esteri notifica le informazioni ricevute ai sensi dei commi 2 e 4 del presente articolo al Direttore generale dell'UNESCO e comunica allo Stato parte nella cui zona economica esclusiva o sulla cui piattaforma continentale si trova il patrimonio culturale subacqueo la dichiarazione prevista dall'articolo 9, paragrafo 5, della citata Convenzione.
8. Nelle consultazioni previste dall'articolo 10, paragrafo 3, della Convenzione, l'Italia è rappresentata dal Ministero degli affari esteri, in raccordo con le altre amministrazioni interessate, in particolare il Ministero per i beni e le attività culturali e, se il bene in questione è una nave di Stato o da guerra, il Ministero della difesa.

A.C. 2411-A - Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 6.
(Dichiarazione e notificazione del patrimonio culturale subacqueo nell'Area internazionale dei fondi marini e nel relativo sottosuolo).

1. Ai sensi dell'articolo 11, paragrafo l, della Convenzione, i cittadini italiani o il comandante di una nave battente bandiera italiana che ritrovano oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo localizzati nell'Area internazionale dei fondi marini o nel relativo sottosuolo o che intendono impegnarsi in interventi sul patrimonio culturale subacqueo ivi localizzato devono farne denuncia al Ministero degli affari esteri, rispettivamente, entro tre giorni dal ritrovamento, anche mediante comunicazione trasmessa per via radio o con mezzi elettronici, o almeno tre mesi prima dell'inizio delle attività. Il Ministero degli affari esteri trasmette, nel più breve tempo possibile, tali informazioni al Ministero per i beni e le attività culturali e, se il bene in questione è una nave di Stato o da guerra, al Ministero della difesa e provvede alle notifiche previste dal citato articolo 11, paragrafo 2, della Convenzione.
2. Nelle consultazioni previste dall'articolo 12, paragrafo 2, della Convenzione, l'Italia è rappresentata dal Ministero degli affari esteri, in raccordo con le altre amministrazioni interessate, in particolare il Ministero per i beni e le attività culturali e, se il bene in questione è una nave di Stato o da guerra, il Ministero della difesa.

A.C. 2411-A - Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 7.
(Notifica dei beni sequestrati).

1. Ai sensi dell'articolo 18, paragrafo 3, della Convenzione, il Ministero degli affari esteri notifica al Direttore generale dell'UNESCO e agli Stati che possono vantare un legame verificabile, in particolare culturale, storico o archeologico, l'avvenuta confisca degli oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo in quanto recuperati in modo non conforme alla Convenzione.

A.C. 2411-A - Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 8.
(Autorità competente per le operazioni di inventariazione, protezione, conservazione e gestione del patrimonio culturale subacqueo).

1. Il Ministero per i beni e le attività culturali effettua le operazioni di cui all'articolo 22 della Convenzione. Per le navi di Stato o da guerra, le operazioni sono svolte in cooperazione con il Ministero della difesa.

A.C. 2411-A - Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 9.
(Descrizione del progetto).

1. Nella descrizione del progetto e nel programma di documentazione, previsti rispettivamente dalle Regole 10, 26 e 27 di cui all'Allegato alla Convenzione, devono anche essere indicate le coordinate geografiche del sito, con la sua possibile estensione, o il luogo dove un rinvenimento è stato effettuato.

A.C. 2411-A - Articolo 10

ARTICOLO 10 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 10.
(Sanzioni).

1. Chiunque non denuncia all'Autorità indicata nell'articolo 5, comma 1, il ritrovamento di oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo, situati nelle zone di protezione ecologica o sulla piattaforma continentale italiane, è punito con l'arresto fino a un anno e con l'ammenda da euro 310 a euro 3.099.
2. Il cittadino italiano o il comandante di una nave battente bandiera italiana che non denuncia alle Autorità indicate nell'articolo 5, comma 3, e dall'articolo 6, comma 1, il ritrovamento di oggetti ascrivibili al patrimonio culturale subacqueo, situati nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di un altro Stato parte della Convenzione o nell'Area internazionale dei fondi marini o nel relativo sottosuolo, è punito con l'arresto fino a un anno e con l'ammenda da euro 310 a euro 3.099.
3. In luogo delle pene previste nei commi 1 e 2, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250 a euro 2.500 nel caso in cui la denuncia sia presentata dopo il termine di tre giorni stabilito, rispettivamente, negli articoli 5, comma 1, primo periodo, e comma 3, e 6, comma 1.
4. Il cittadino italiano o il comandante di una nave battente bandiera italiana che, senza averne fatto preventiva denuncia all'Autorità indicata dall'articolo 5, comma 3, o dall'articolo 6, comma 1, effettua un intervento sul patrimonio culturale subacqueo situato, rispettivamente, nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di un altro Stato parte della Convenzione o nell'Area internazionale dei fondi marini o nel relativo sottosuolo, è punito con l'arresto fino a un anno e con l'ammenda da euro 310 a euro 3.099.
5. Chiunque effettua un intervento sul patrimonio culturale subacqueo situato nelle zone di protezione ecologica o sulla piattaforma continentale italiane, senza avere ottenuto l'autorizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali, è punito con l'arresto fino a un anno e con l'ammenda da euro 310 a euro 3.099. La stessa pena si applica a chiunque non osserva la descrizione del progetto ap provata nel provvedimento di autorizzazione. Le disposizioni del presente comma non si applicano nel caso in cui, ai sensi dell'articolo 10, paragrafo 5, lettera (b), della Convenzione, si sia convenuto che l'autorizzazione all'intervento non sia rilasciata dall'Italia.
6. Chiunque effettua un intervento sul patrimonio culturale subacqueo situato nella zona economica esclusiva o sulla piattaforma continentale di un altro Stato parte della Convenzione o nell'Area internazionale dei fondi marini o nel relativo sottosuolo, dopo la denuncia, ma prima del rilascio del provvedimento di autorizzazione, è punito, qualora, ai sensi degli articoli 10, paragrafo 5, lettera (b), o 12, paragrafo 4, lettera (b), della Convenzione, si sia convenuto che l'Italia è competente al rilascio del medesimo, con l'arresto fino a un anno e con l'ammenda da euro 310 a euro 3.099. La stessa pena si applica a chiunque non osserva la descrizione del progetto approvata nel provvedimento di autorizzazione.
7. Chiunque introduce o commercia nel territorio dello Stato beni del patrimonio culturale subacqueo recuperati mediante un intervento non autorizzato a norma della Convenzione è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da euro 50 a euro 500.
8. Restano ferme, in quanto applicabili, le sanzioni penali e amministrative previste dal citato codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

A.C. 2411-A - Articolo 11

ARTICOLO 11 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI

Art. 11.
(Copertura finanziaria).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 13.455 annui, ad anni alterni, a decorrere dall'anno 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'eco nomia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 2411-A - Articolo 12

ARTICOLO 12 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLE COMMISSIONI IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 12.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

PROGETTO DI LEGGE: S. 816-848-1594 - SENATORI: CASSON ED ALTRI; LI GOTTI ED ALTRI; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE DELL'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE CONTRO LA CORRUZIONE, ADOTTATA DALLA ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU IL 31 OTTOBRE 2003 CON RISOLUZIONE N. 58/4, FIRMATA DALLO STATO ITALIANO IL 9 DICEMBRE 2003, NONCHÉ NORME DI ADEGUAMENTO INTERNO E MODIFICHE AL CODICE PENALE E AL CODICE DI PROCEDURA PENALE (APPROVATI, IN UN TESTO UNIFICATO, DAL SENATO DELLA REPUBBLICA) (A.C. 2551); ABBINATA PROPOSTA DI LEGGE: DI PIETRO ED ALTRI (A.C. 1788)

A.C. 2551 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dalla Assemblea generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003.

A.C. 2551 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione di cui all'articolo 1, di seguito denominata «Convenzione», a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 68 della medesima Convenzione.

A.C. 2551 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Modifiche al codice penale).

1. All'articolo 322-bis, secondo comma, numero 2), del codice penale sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «ovvero al fine di ottenere o di mantenere un'attività economica o finanziaria».

A.C. 2551 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Introduzione dell'articolo 25-novies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231).

1. Dopo l'articolo 25-octies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è inserito il seguente:
«Art. 25-novies. - (Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria). - 1. In relazione alla commissione del delitto di cui all'articolo 377-bis del codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote».

A.C. 2551 - Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 5.
(Introduzione degli articoli 740-bis e 740-ter del codice di procedura penale).

1. Dopo l'articolo 740 del codice di procedura penale sono inseriti i seguenti:
«Art. 740-bis. - (Devoluzione ad uno Stato estero delle cose confiscate). - 1. Nei casi previsti dagli accordi internazionali in vigore per lo Stato, le cose confiscate con sentenza definitiva o con altro provvedimento irrevocabile sono devolute allo Stato estero nel quale è stata pronunciata la sentenza ovvero è stato adottato il provvedimento di confisca.
2. La devoluzione di cui al comma 1 è ordinata quando ricorrono i seguenti presupposti:
a) lo Stato estero ne ha fatto espressa richiesta;
b) la sentenza ovvero il provvedimento di cui al comma 1 sono stati riconosciuti nello Stato ai sensi degli articoli 731, 733 e 734.

Art. 740-ter. - (Ordine di devoluzione). - 1. La corte di appello, nel deliberare il riconoscimento della sentenza straniera o del provvedimento di confisca, ordina la devoluzione delle cose confiscate ai sensi dell'articolo 740-bis.
2. Copia del provvedimento è immediatamente trasmessa al Ministro della giustizia, che concorda le modalità della devoluzione con lo Stato richiedente».

A.C. 2551 - Articolo 6

ARTICOLO 6 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 6.
(Autorità nazionale anti-corruzione).

1. È designato quale autorità nazionale ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione il soggetto al quale sono state trasferite le funzioni dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 68, comma 6-bis, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
2. Al soggetto di cui al comma 1 sono assicurate autonomia ed indipendenza nell'attività.

A.C. 2551 - Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 7.
(Autorità centrale).

1. In relazione alle disposizioni previste dall'articolo 46, paragrafo 13, della Convenzione l'Italia designa come autorità centrale il Ministro della giustizia.
2. Le richieste di assistenza giudiziaria devono pervenire tradotte in lingua italiana.
3. Il Ministro della giustizia provvede, altresì, nei casi previsti dagli articoli 46, paragrafo 7, e 57 della Convenzione.

A.C. 2551 - Articolo 8

ARTICOLO 8 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 8.
(Norma di copertura).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa annua di euro 29.230 a decorrere dall'anno 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 2551 - Articolo 9

ARTICOLO 9 DEL PROGETTO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 9.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.