XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 28 MARZO 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico l'opinione pubblica è fortemente colpita e impressionata dalla gravità degli effetti prodotti dalle cosiddette riforme realizzate con i provvedimenti governativi sulla scuola;
tagliare nel solo anno scolastico 2009/2010 oltre 42 mila posti di personale docente e più di 15 mila posti di personale ATA, come anticipo dei complessivi 130 mila che si prevede di eliminare entro il prossimo triennio, significa il licenziamento di oltre 18 mila docenti e di oltre 8 mila tecnici, amministrativi ed ausiliari, che da anni svolgono la propria mansione con incarichi annuali costantemente rinnovati su posti vacanti disponibili non coperti da nomine a tempo indeterminato per una scelta di risparmio da parte dello Stato. Le rassicuranti affermazioni, espresse nei mesi scorsi dal Ministro Gelmini e dal Presidente del Consiglio dei ministri, secondo le quali nessuno sarebbe stato licenziato sono pertanto disattese dai fatti, che coincidono con le previsioni formulate dal Partito Democratico e dalle organizzazioni sindacali;
tale massiccio licenziamento - che può essere definito senza tema di essere smentiti «il più grande licenziamento di massa nella storia del nostro Paese» - sta producendo, in occasione delle operazioni di nomina da parte degli uffici scolastici provinciali, drammatiche e diffuse iniziative di protesta;
le recenti 16 mila nomine a tempo indeterminato, 8 mila docenti e 8 mila ATA (ben inferiori alla tranche annuale di 50 mila docenti e 10 mila ATA del piano triennale di immissione in ruolo previsto dalla legge finanziaria 2007 e mai abrogato dal presente Governo), non hanno coperto tutti i posti lasciati liberi dai pensionamenti; inoltre, va ricordato che nell'anno scolastico 2009/2010 vi saranno migliaia di incarichi annuali coperti da lavoratori precari destinati al licenziamento nei prossimi anni per ottemperare al pesantissimo taglio di personale previsto dall'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, (per l'anno scolastico 2010/2011: 25.560 docenti e 15.167 ATA; per l'anno scolastico 2011/2012: 19.676 docenti e 14.167 ATA). Peraltro, la legge di assestamento del bilancio 2009 approvata nel luglio 2009 ha definito ulteriori massicce decurtazioni alla spesa per gli incarichi a tempo determinato, che diminuisce complessivamente di 577.064.995 euro. Con tale riduzione, che risulta aggiuntiva rispetto a quella di 456 milioni già operata in attuazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, di fatto sarà impossibile garantire, per i primi quattro mesi del nuovo anno scolastico, la regolare retribuzione di quanti comunque riceveranno un incarico annuale;
i precari della scuola, docenti e ATA, sono in numero ben maggiore ai 26 mila che non saranno confermati nell'anno scolastico che sta per iniziare: secondo le stime ufficiali del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca relative all'anno 2008, i docenti con incarico a tempo determinato sono stati ben 131 mila. Questo dato non rappresenta solo l'avvilente incertezza per il futuro professionale dei lavoratori coinvolti, ma denuncia anche la mancata continuità didattica che viene negata a migliaia di studenti;
ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, la citata massiccia riduzione di personale, che anticipa quella prevista per il prossimo biennio, avrà effetti molto gravi sulla quantità dell'offerta e sulla qualità del funzionamento delle scuole di ogni ordine e grado. Ad esempio:
non sono state attivate numerose sezioni di scuola per l'infanzia, seppur richieste;
nella scuola primaria, in molti casi non si è data risposta alla domanda di tempo pieno, che non può essere confuso con un tempo scuola a 40 ore poiché diverso è il modello didattico offerto. La riduzione delle compresenze, inoltre, tanto nel tempo pieno quanto nell'organizzazione modulare del team di 3 docenti su due classi, produrrà gravi conseguenze sul piano della continuità didattica e, quindi, della qualità del processo di insegnamento-apprendimento;
analoghe conseguenze si avranno nella scuola secondaria di primo grado: la diminuzione delle ore di italiano, di tecnologia e, in molti casi, della seconda lingua comunitaria, determina non solo la riduzione del tempo scuola, ma avrà inevitabili ricadute sul piano dello sviluppo delle conoscenze dei nostri ragazzi;
si aggrava il problema della gestione degli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica, poiché è in aumento in ogni ordine di scuola la mancata organizzazione - per l'assenza di personale dovuta all'abolizione delle compresenze e alla riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore - delle attività didattiche e formative alternative al detto insegnamento;
l'incremento del numero di alunne/i per classe, provocato dalla volontà di impedire l'apertura di numerose classi della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, avrà conseguenze gravi sulla qualità didattica e sui livelli di apprendimento, e produrrà un diffuso mancato rispetto delle norme di sicurezza nelle aule scolastiche;
le situazioni descritte, citate a titolo di esempio, e, più in generale, il taglio draconiano della spesa per l'istruzione - previsto dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 e dalla legge finanziaria 2009 - sono foriere di conseguenze facilmente immaginabili sul futuro economico, sociale ed educativo del nostro Paese. Inoltre, contrariamente alle assicurazioni fornite nei mesi scorsi dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la decisione di decurtare pesantemente gli organici della scuola contribuisce ad alimentare la crisi economica che ha colpito il Paese e ad incrementare la già enorme platea di chi ha perso il lavoro di ulteriori 26.000 persone, prevalentemente donne, poiché l'occupazione nella scuola è in maggioranza femminile e residenti nelle regioni meridionali, dove i tagli si sono abbattuti con maggior pesantezza;
a partire dalla riduzione delle prestazioni delle scuole statali, il Governo pare, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, inconsapevole della gravità dei guasti prodotti dalle misure assunte;
l'emanazione dei regolamenti recanti le «norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64 comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133» e la «revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133» (decreti del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, nn. 81 e 89) non ha contribuito a rendere più chiaro il quadro normativo; i provvedimenti del Governo in materia sono infatti oggetto di specifiche contestazioni presso i Tribunali amministrativi regionali e hanno determinato anche l'instaurazione di giudizi di legittimità costituzionale; inoltre, si stigmatizza con forza che non sia ancora ufficialmente esistente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale sugli organici, in base al quale sono stati costituiti gli organici delle singole scuole e operate le descritte massicce riduzioni di posti;
la soluzione prospettata con i cosiddetti «contratti di disponibilità» è del tutto insufficiente, poiché se da un lato sostituisce di fatto i limitati ammortizzatori sociali già operanti nel passato anche per il personale scolastico, dall'altro non salvaguarda la risorsa docente e al contrario crea discriminazione tra i precari, dato che la priorità per le supplenze brevi offerta esclusivamente a coloro che nel 2008 sono stati destinatari di una supplenza annuale sottrae le uniche opportunità di impiego a quei docenti che da anni lavorano con supplenze di circolo o di istituto;
la scelta del Governo di ricercare accordi con le singole regioni, affinché integrino con risorse proprie quelle già previste per l'indennità di disoccupazione, è un palese tentativo di scaricare sulle regioni il costo sociale dei tagli irresponsabili imposti al sistema scolastico nazionale dall'Esecutivo Berlusconi: tali accordi - che potranno semmai avere carattere aggiuntivo e mai sostitutivo - mancano del necessario riferimento nazionale e pertanto presentano impostazioni, procedure e modalità di intervento differenti (con conseguenze negative sulle stesse graduatorie), condizionate dalle risorse messe a disposizione dalle regioni e dalle legittime esigenze territoriali che l'autonomia regionale esprime,
impegna il Governo:
a predisporre un piano straordinario, sostenuto da risorse aggiuntive, finalizzato all'abolizione dei tagli introdotti dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 e all'immissione in ruolo per docenti e ATA, così come previsto dalla legge finanziaria 2007;
ad adottare iniziative per attribuire un'indennità di disoccupazione per due anni (pari al 60 per cento della retribuzione nel primo anno e al 50 per cento nel secondo) ai precari, il cui contratto non possa sere assolutamente rinnovato, che hanno lavorato per almeno 180 giorni nell'anno scolastico 2008/2009 e a garantire la maturazione del punteggio di servizio nelle graduatorie ad esaurimento;
a realizzare un incremento degli organici del personale ATA, per fare fronte ad una situazione di assoluta emergenza per la mancata apertura di molti plessi e sedi scolastiche e per l'impossibilità in molte istituzioni scolastiche di garantire la normale attività amministrativa e didattica di inizio anno scolastico;
a garantire che gli eventuali accordi regionali per il precariato debbano mantenere criteri d'intervento e di applicazione unitaria e, pertanto, che uno schema di convenzione sia discusso con la massima urgenza al tavolo di confronto della Conferenza unificata Stato/regioni, assicurando che questi accordi interventi prevedano comunque garanzie per tutto il personale precario della scuola, sia docente sia ATA;
a prevedere che gli interventi e i progetti per l'utilizzo straordinario e provvisorio del personale che ha perduto l'incarico o la supplenza annuale, rispondano all'esigenza di: innalzare la qualità complessiva dell'offerta formativa; di favorire l'innovazione didattica; di consentire l'aggiornamento e la formazione degli insegnanti; di intervenire sull'allungamento-ripristino del tempo scuola realizzando un efficace rapporto docenti/alunni (tenendo presente le garanzie per gli alunni diversamente abili) e il connesso incremento del tempo scuola individuale; di applicare correttamente l'accordo concordatario di avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, prevedendo attività didattiche e formative alternative al detto insegnamento; di prevenire e contrastare, con interventi specifici, le situazioni di disagio sociale e di abbandono scolastico;
a fare in modo che i «contratti di disponibilità» siano attivati direttamente dal Ministero e che gli accordi con la Conferenza Stato/regioni siano volti alla qualificazione dell'offerta formativa territoriale;
ad assegnare un numero certo e stabile di insegnanti e di personale ATA (organico funzionale) alle scuole sulla base di criteri oggettivi, in modo da garantire continuità didattica e autonomia, per realizzare un piano dell'offerta formativa (POF) di qualità, nel rispetto delle norme nazionali.
(1-00229)
«Ghizzoni, Franceschini, Soro, Sereni, Bressa, Fioroni, Coscia, Bachelet, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Pes, Picierno, Rossa, Antonino Russo, Sarubbi, Siragusa, Marco Carra, Bellanova, Berretta, Bordo, Bossa, Braga, Bucchino, Cardinale, Ceccuzzi, Cenni, Ciriello, Codurelli, Corsini, D'Antona, Esposito, Farinone, Fedi, Ferranti, Froner, Ginefra, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laratta, Lenzi, Lovelli, Lucà, Madia, Marchi, Marchioni, Margiotta, Melis, Miglioli, Motta, Murer, Naccarato, Andrea Orlando, Mario Pepe (PD), Piccolo, Quartiani, Rampi, Realacci, Rigoni, Schirru, Servodio, Tidei, Tocci, Velo, Verini, Zampa, Mattesini, Castagnetti, Samperi».
Risoluzioni in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
in vista dell'apertura dell'anno scolastico appare necessario favorire, pur nel rispetto delle diversità di opinioni, una pacifica convivenza all'interno della comunità scolastica, che ha come presupposto il rispetto della legge da parte di tutti gli operatori della scuola, alla luce anche dei fatti incresciosi accaduti recentemente in provincia di Bologna, ove un dirigente scolastico, che in quanto tale è tenuto ad un obbligo di lealtà e di imparzialità verso lo Stato, ha criticato duramente il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per quanto riguarda provvedimenti che è tenuto ad applicare in ragione della sua funzione di dirigente;
il disagio verificatosi nella comunità scolastica e nella cittadinanza in genere, per effetto dell'identificazione nella stessa persona di ruolo politico e dirigenziale, si è ripetuto con altre modalità anche nell'ottobre 2008 ed ha visto coinvolti altri dirigenti scolastici di Bologna;
tali comportamenti, ad avviso del sottoscrittore del presente atto di indirizzo, si pongono in contrasto con quanto disposto dall'articolo 97 della Costituzione, che dice fra l'altro: «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione»,
impegna il Governo
ad assumere iniziative di carattere normativo volte a modificare la disciplina vigente per i pubblici dipendenti, particolarmente della scuola, che svolgono funzioni dirigenziali, al fine di definire una rigorosa disciplina delle esternazioni dei dirigenti in relazione ad atti adottati dai vertici dell'amministrazione di appartenenza.
(7-00204)«Garagnani, Carlucci».
La VIII Commissione,
premesso che:
il comma 14) dell'articolo 52 della legge 28 dicembre 2001, n. 448 recita «Per finalità di tutela ambientale correlate al potenziamento del settore della ricostruzione dei pneumatici usati, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, degli enti locali e i gestori di servizi pubblici e dei servizi di pubblica utilità, pubblici e privati, nell'acquisto dei pneumatici di ricambio per le loro flotte di autovetture e di autoveicoli commerciali e industriali, riservano una quota dell'acquisto di pneumatici ricostruiti pari ad almeno il 20 per cento del totale»;
dal 13 settembre 2006 è entrato in vigore l'obbligo di porre in commercio esclusivamente pneumatici ricostruiti omologati secondo le norme ECE ONU 108 o 109 che prevedono, tra l'altro, le stesse prove di sicurezza e durata previste per i pneumatici nuovi;
l'obbligo di cui al citato articolo 52 della legge 28 dicembre 2001 riguarda tutte le amministrazioni dello Stato, comprese quelle militari;
l'utilizzazione dei pneumatici ricostruiti - oltre a rispondere a esigenze di
tutela ambientale in quanto la ricostruzione rallenta lo smaltimento di pneumatici usati potenzialmente inquinanti - ha anche precisa valenza economica in quanto consente notevoli risparmi nell'acquisto di pneumatici di ricambio;
la maggior parte delle aziende private di trasporto riservano per ragioni economiche ai pneumatici ricostruiti quote mediamente pari al 50 per cento sugli acquisti di pneumatici di ricambio,
impegna il Governo
ad avviare un'azione di sensibilizzazione nei confronti degli enti tenuti ad osservare l'obbligo di legge in premessa richiamato, comprese le amministrazioni militari, allo scopo di: assicurare che venga scrupolosamente rispettata la riserva del 20 per cento ai pneumatici ricostruiti nell'acquisto di pneumatici di ricambio; elevare la quota riservata ai ricostruiti almeno al 50 per cento.
(7-00206)«Tommaso Foti».
La VIII Commissione,
premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009, veniva dichiarato, fino al 30 aprile 2010, lo stato di emergenza in relazione alle intense ed eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel mese di aprile 2009 nel territorio della regione Piemonte e delle province di Piacenza e Pavia ed alla violenta mareggiata che aveva interessato le province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2009, la dichiarazione dello stato di emergenza di cui sopra veniva estesa al territorio delle province di Lodi e di Parma,
impegna il Governo:
a riferire quanto prima sull'entità complessiva dei danni verificatisi in occasione delle avversità atmosferiche in premessa richiamate, con distinzione tra i danni che hanno colpito beni pubblici e quelli che hanno interessato i privati;
a predisporre, entro il 30 ottobre 2009, un piano di intervento che consenta agli, enti locali di potere procedere quanto meno alla messa in sicurezza dei luoghi colpiti dagli eventi, prevedendo anche adeguati stanziamenti a titolo di rimborso per quegli enti locali che hanno anticipato le spese per rendere percorribili quanto meno le principali strade provinciali e comunali.
(7-00207)«Tommaso Foti».
La XIII Commissione,
premesso che:
da oltre due anni il settore dell'allevamento nazionale del coniglio da carne (cunicoltura) è in crisi e si sta verificando un drastico ridimensionamento delle imprese cunicole, nonostante i consumi nazionali siano in costante, seppur graduale, crescita;
nel medesimo periodo è stata immessa al consumo una crescente quantità di carni di coniglio importate, prive delle indicazioni dei requisiti di qualità e soprattutto dell'indicazione in etichetta dei Paesi di allevamento di origine;
le quotazioni del coniglio vivo nel corso del 2007 sono scese del 16 per cento a fronte di un incremento dei costi generali, in particolare dei mangimi, con una perdita per gli allevatori di oltre 0,30 euro per chilogrammo di coniglio vivo prodotto;
dall'inizio del 2009, dopo una discreta ripresa e pur in presenza di una contrazione dell'offerta nazionale, i listini sono ulteriormente crollati; con un costo di produzione di circa 1,80 euro al chilo ed un prezzo di vendita dei conigli da macello di 1,50 euro al chilo si produce una perdita per gli allevatori di 0,30 euro al chilo;
fino al 2007 la cunicoltura italiana deteneva il primato di produzione a livello comunitario ed europeo, con 93.500 tonnellate di prodotto, equivalente a 67,5 milioni di capi all'anno, pari al 54 per cento del totale della produzione, mentre a livello mondiale era seconda soltanto alla Cina; prima della crisi, in Italia, si contavano circa 5.000 allevamenti cunicoli, di cui 1.600 professionali, 51 macelli con bollo CEE e 14 mangimifici medio grandi;
circa il 60 per cento-70 per cento del consumo nazionale di carni di coniglio è concentrato nelle aree campane, siciliane, pugliesi, laziali, mentre la struttura produttiva vede talune grosse aziende al nord del Paese (Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna), industrializzate e in grado di gestire l'intera filiera (dalla produzione di mangime alla macellazione) e numerose aziende medio-piccole sparse su tutto il territorio nazionale;
la crisi del settore è stata immediatamente posta sotto osservazione dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali mediante l'attivazione del tavolo della filiera cunicola nel settembre 2008; il 12 maggio 2009 la Commissione agricoltura del Senato ha approvato uno specifico documento di indirizzo politico con la risoluzione 7-00025; il 24 giugno 2009 l'Assemblea del Senato ha approvato la mozione 1-00145 volta ad estendere l'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti agroalimentari, ivi compresa espressamente la carne di coniglio;
nelle premesse della risoluzione 7-00025 si dichiara che «la crisi che sta attraversando il comparto cunicolo appare del tutto anomala poiché a fronte di un mercato al consumo in lenta espansione corrisponde una produzione sostanzialmente invariata e autosufficiente per il nostro paese, ma con prezzi in forte diminuzione»;
con un esposto all'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, l'associazione nazionale liberi allevatori di conigli (ANLAC) ha chiesto di avviare un'istruttoria ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990 per:
a) violazione delle regole della concorrenza, tutelate dall'articolo 82 del Trattato UE;
b) abuso di posizione dominante ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 287 del 1990;
c) mancata attivazione delle misure anticrisi che i produttori possono autonomamente adottare, ai sensi dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 102 del 2005, riducendo i volumi immessi sui mercato,
impegna il Governo:
a valutare quanto esposto in premessa e a dichiarare, con urgenza, lo stato di crisi per il settore cunicolo, attivando le risorse del Fondo per le crisi di mercato di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per il rilancio del comparto e per il sostegno del reddito degli allevatori;
ad avviare, nell'ambito dei propri poteri, una campagna di controlli per reprimere le vendite sottocosto e la vendita di carne di coniglio di provenienza estera e presentata come prodotto made in Italy;
in generale, a promuovere anche mediante l'Autorità garante per la sorveglianza dei prezzi, le necessarie iniziative per il controllo dei prezzi nel settore cunicolo;
ad adottare apposite misure per l'etichettatura e la tracciabilità obbligatoria delle carni di coniglio prodotte in Italia, come più volte sollecitato dal Parlamento;
ad adottare strumenti idonei per consentire un rapido accesso ai credito in favore degli allevamenti cunicoli in stato di crisi, tramite prestiti garantiti dall'Ismea, anche al fine di diluire le passività accumulate e ristrutturare il debito, ivi compreso quello delle aziende cunicole insolventi, nel medio e lungo periodo;
a garantire la trasparenza nella formazione dei prezzi all'ingrosso nell'ambito delle Borse merci attraverso la definizione con le Camere di commercio e la Borsa telematica di un diverso sistema di rilevazione delle quotazioni dei conigli, con una periodicità più lunga, possibilmente trimestrale, in linea con le esigenze della moderna distribuzione e l'individuazione di un mercato unico nazionale più neutrale e trasparente;
a promuovere un accordo tra le associazioni degli allevatori e la grande distribuzione organizzata (GDO) mirato a favorire l'incremento delle vendite di conigli made in Italy.
(7-00205) «De Girolamo, Carlucci».
...
ATTI DI CONTROLLO
AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
l'ultima legge finanziaria ha previsto un taglio degli stanziamenti pari al 56 per cento circa delle risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo, scese ad un ammontare di circa 322 milioni di euro per l'anno 2009, contribuendo pesantemente nella realizzazione del programmato depauperamento delle risorse pubbliche a favore dei Paesi in via di sviluppo e collocando l'Italia definitivamente come fanalino di coda per gli stanziamenti alla cooperazione internazionale, alla lotta alle pandemie e alla sicurezza alimentare;
tale cospicua decurtazione di risorse, l'ennesima nella XVI legislatura, riduce ulteriormente la percentuale di PIL destinata alla cooperazione allo sviluppo - ridottasi già allo 0,19 per cento nel 2007, e pari, secondo i dati OCSE-Dac, ad appena lo 0,22 per cento del PIL italiano nel 2008 - e, ad avviso degli interpellanti, allontana definitivamente l'Italia dal rispetto degli impegni internazionali assunti, in particolare al G8 di Gleneagles, e in sede europea, dove l'Italia si era impegnata assieme agli altri Stati a destinare almeno lo 0,51 per cento del proprio PIL entro il 2010 e lo 0,7 entro il 2015;
nella giornata conclusiva del G8 de L'Aquila, i leader mondiali, hanno rilevato che «l'effetto combinato di investimenti poco mirati in agricoltura e in sicurezza alimentare, l'aumento dei prezzi e la crisi economica» hanno fatto crescere la fame e la povertà nei Paesi in via di sviluppo, facendo peggiorare le già difficili condizioni di sussistenza di oltre 100 milioni di persone e allontanando il raggiungimento dei cosiddetti obiettivi del Millennio;
gli stessi leader mondiali hanno pertanto sottoscritto «L'Aquila Joint Statement on Global Food Security» e preso l'impegno di dare supporto alla sicurezza alimentare e all'aiuto allo sviluppo rurale dei Paesi poveri, decidendo di incrementare gli aiuti all'agricoltura e alla sicurezza alimentare nel perseguimento dell'obiettivo, sottoscritto anche dal Governo italiano, di «mobilitare 20 miliardi di dollari in tre anni» attraverso una strategia per lo sviluppo agricolo sostenibile coordinata e integrata;
il Governo italiano, oltre a dover recuperare i gravi ritardi rispetto agli obiettivi dello 0,51 per cento del PIL per il 2010 e dello 0,7 per il 2015, nel dare seguito ai nuovi impegni assunti in occasione di un G8 che presiedeva, dovrà mobilitare fondi e risorse aggiuntive rispetto a quelle già previste nel documento di programmazione economica e finanziaria 2009-2011 -:
come il Governo intenda adempiere agli impegni assunti per l'anno 2010, conseguentemente prevedendo già nell'imminente manovra finanziaria i necessari stanziamenti, al contempo individuando le modalità e programmando le opportune risorse per il conseguimento entro il 2015 del rispetto di tutti gli impegni presi nelle sedi internazionali ed europee, nonché per
dare attuazione ai nuovi obblighi assunti dal Governo in occasione del vertice G8 de L'Aquila.
(2-00465)
«Quartiani, Soro, Sereni, Maran».
TESTO AGGIORNATO AL 28 MARZO 2011
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
dai risultati delle ultime indagini condotte dalla procura della Repubblica calabrese e dall'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria), in merito alla possibile presenza di elementi radioattivi lungo il greto del fiume Olivo, tra Aiello Calabro e Serra d'Aiello (CS), emergerebbe una forte contaminazione di questa area della provincia di Cosenza;
tali notizie hanno subito e comprensibilmente generato nella pubblica opinione una forte preoccupazione, a causa del possibile pericolo per le popolazioni del luogo dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre gravi patologie anche e soprattutto tumorali;
i sopraddetti rischi troverebbero conferma, come rilevano organi di stampa, anche da parte del dipartimento per la salute della Regione che, in un documento prodotto, segnala espressamente la presenza di un pericolo per la popolazione residente nei territori circostanti il letto del fiume Olivo, in località Foresta, ricadenti nei comuni di Serra Aiello, San Pietro in Amantea, Cleto, Amantea e Aiello. Il tutto sembrerebbe legato all'affondamento, nel 1990, della nave Jolly Rosso, probabilmente carica di rifiuti tossici;
i magistrati della procura della Repubblica calabrese sospettano, inoltre, che in questa area sia stata occultata un'enorme quantità di materiale radioattivo che sarebbe frutto, quasi sicuramente, di traffici legati all'illegale stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi. Le perizie tecniche hanno accertato, attraverso i carotaggi del terreno e le misurazioni dell'aria, l'esistenza di un livello di radioattività cinque volte superiore al normale, nonché la presenza di radionuclidi come il cesio 137, che è la stessa sostanza Fuoriuscita dalla centrale nucleare di Chernobyl, e lo stronzio che sono elementi radioattivi altamente cancerogeni;
il ritrovamento del relitto di un mercantile carico di fusti sospetti al largo di Cetraro (Cosenza), avvenuto il 12 settembre 2009, conferma le denunce di Legambiente sulle navi che sarebbero state affondate in mare volontariamente per smaltire in modo rapido e illegale rifiuti tossici e radioattivi;
il procuratore capo di Paola (CS), Bruno Giordano, che sta coordinando l'inchiesta, dopo aver visionato le immagini filmate da un robot subacqueo del relitto scoperto a Cetraro, ha trovato ulteriori riscontri alle dichiarazioni del pentito Francesco Fonti sull'affondamento di mercantili carichi di rifiuti pericolosi che sarebbero stati condotti dalla 'ndrangheta non solo in mare, ma anche sulla costa calabrese;
negli ultimi anni, nelle sopraddette zone, si è verificato un aumento statistico di morti, per cancri e leucemie. Un dato che, secondo la procura di Paola, sarebbe collegabile alla presenza delle scorie tossiche nella zona -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per fare luce su quanto elencato in premessa e per assicurare adeguati finanziamenti per l'effettuazione di una bonifica radicale e sicura delle zone interessate;
se non ritenga opportuno, utilizzando le tecnologie già disponibili, procedere nella ricerca di eventuali ulteriori relitti, così come paventato, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini e del delicato ecosistema del Mediterraneo.
(2-00466)
«Occhiuto, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Libè, Cera, Dionisi, Compagnon, Ciccanti, Zinzi, Volontè, Naro, Vietti, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Ciocchetti, De Poli, Delfino, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Mannino, Mereu, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci».
Interrogazioni a risposta immediata:
CERA, RUGGERI, LIBÈ, DIONISI, VIETTI, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ e NARO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni violenti nubifragi si sono abbattuti in Puglia, creando notevoli problemi e disagi alla popolazione e alle colture, in particolar modo nel comprensorio del Gargano, dove la situazione appare ancora critica e dove si conta anche la morte di un uomo;
la violenza della pioggia ha provocato smottamenti, riversando a valle fango e detriti, che hanno allagato moltissime aree nella provincia della Capitanata e reso particolarmente critico e difficoltoso lo svolgimento delle principali attività economiche e la viabilità in tutta la zona pedegarganica, interessando, soprattutto, i centri abitati di San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis e Manfredonia, rimasti per alcune ore isolati e senza corrente elettrica;
fortissime criticità sotto il profilo economico si riscontrano nel comprensorio di San Giovanni Rotondo, dove numerosissime attività commerciali e artigianali, legate al turismo dei pellegrini di San Pio da Pietralcina, hanno subito danni stimabili in decine di milioni di euro;
ulteriore situazione di estrema criticità è presente, inoltre, nella zona a valle di San Marco in Lamis, dove l'esondazione di alcuni torrenti adiacenti la città ha portato numerosissimi allagamenti nel centro abitato e l'ingrossamento della totalità dei bacini idrici presenti nella città comporterebbe il rischio di una vera e propria catastrofe al verificarsi di un successivo evento alluvionale;
anche il settore delle attività agricole ha subito ingenti danni con numerose aziende isolate, strade rurali scomparse e profondissimi solchi di diversi metri che l'acqua ha creato nelle aree coltivate, a fronte dei quali la Coldiretti ha chiesto di avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità;
non è la prima volta che eventi calamitosi di questa portata si abbattono sulla zona provocando enormi disagi e danni per la popolazione interessata, evidenziando, come già denunciato da più parti e dalle amministrazioni locali in passato, la necessità di interventi nella zona che permettano la messa in sicurezza delle zone montane e dei bacini idrici, per cercare di evitare il più possibile, al verificarsi di eventi calamitosi, le numerose frane e le esondazioni, che, invece, costantemente continuano a verificarsi, provocando ingenti disagi sia alle popolazioni che alle attività economiche presenti nella zona;
pur riconoscendo il pronto intervento e l'operato della protezione civile al verificarsi degli eventi alluvionali, vi è necessità, però, di un'azione strategica e straordinaria che permetta all'intera area garganica di dotarsi di sistemi che proteggano le popolazioni e i territori al verificarsi di successivi eventi calamitosi -:
quali urgenti misure intenda adottare per risolvere la problematica emergenziale attuale presente nel territorio garganico e
realizzare un piano strategico d'azione per la messa in sicurezza delle aree montane e dei bacini idrici del territorio, impegnando risorse finanziarie, umane e mezzi tecnici e strumentali.
(3-00657)
REALACCI, MARIANI, SERENI, BRESSA, QUARTIANI, GIACHETTI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MASTROMAURO, MORASSUT, MOTTA, VIOLA, LAGANÀ FORTUGNO, LARATTA, LO MORO, CESARE MARINI, MINNITI, OLIVERIO, VILLECCO CALIPARI e SARUBBI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 12 settembre 2009 è stata scoperta una grossa nave mercantile adagiata sul fondale antistante Cetraro (Cosenza). Il ritrovamento è stato effettuato dal mezzo telecomandato sottomarino della nave che la regione Calabria sta utilizzando per fare luce sulla vicenda relativa al fatto che quel tratto del Mar Tirreno sia un possibile deposito di scorie tossiche o, con tutta probabilità, anche radioattive. Il sospetto da parte degli inquirenti è che si tratti della Cursky, segnalata da un pentito, Francesco Fonti, e descritta come una nave che trasportava 120 fusti di materiale tossico. Secondo Fonti, la nave farebbe parte di un gruppo di tre imbarcazioni, fatte sparire grazie all'aiuto della cosca Muto di Cetraro;
l'importante ritrovamento del relitto affondato a largo di Cetraro costituisce un elemento determinante per affrontare con nuovo vigore le inchieste chiuse, ad avviso degli interroganti forse troppo frettolosamente, e le indagini mai correttamente approfondite su una pratica assai diffusa che ha visto, tra gli anni '80 e '90, una quarantina di navi affondare misteriosamente nei punti più profondi del Mediterraneo. È il caso della motonave Nikos I, sparita nel 1985 durante un viaggio iniziato a La Spezia per giungere a Lomé (Togo), probabilmente affondata a largo tra il Libano e la Grecia; della Mikigan, partita nel 1986 dal porto di Marina di Carrara e affondata nel Mar Tirreno calabrese con tutto il suo carico sospetto. Il 21 settembre del 1987, a 20 miglia da Capo Spartivento in Calabria, naufragò invece la Rigel, unico caso in cui, grazie alle denunce delle associazioni ambientaliste, è stata ricostruita almeno in parte la verità giudiziaria. Nel dicembre del 1990 è la motonave Rosso (ex Jolly Rosso) a spiaggiarsi lungo la costa tirrenica in provincia di Cosenza. Nel 1989 sarà la motonave maltese Anni ad affondare a largo di Ravenna in acque internazionali, mentre nel 1993 sarà la Marco Polo a sparire nel Canale di Sicilia e ancora nel novembre del 1995 affonda a largo di Ustica la nave tedesca Koraline;
il 31 agosto 2009 il Tg1, nell'edizione delle ore 20, ha aperto con la notizia di una forte contaminazione radioattiva in un'area molto vasta in provincia di Cosenza, tra i comuni di Aiello Calabro e Serra d'Aiello, lungo il greto del fiume Oliva. Dalle mappe pubblicate dai giornali, la contaminazione interessa l'intera provincia di Cosenza e parte di quella di Catanzaro. Nel lungo servizio del Tg1 si parla di aumenti esponenziali di malattie tumorali, che stanno investendo le popolazioni locali. Il rischio attuale per gli abitanti è confermato dallo stesso dipartimento calabrese per la salute che in un documento di oltre 300 pagine segnala «l'esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse, comprese tra il mare e Foresta)». Un allarme, che secondo le affermazioni del dirigente Giacomino Brancati, è «dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non», a cui va sommato «un consistente danno ambientale»;
le analisi scientifiche che da tempo stanno interessando quest'area del cosentino sono state richieste dal procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, per indagare
se l'area in esame è stata utilizzata in passato per occultare rifiuti tossici e nucleari. Di questi traffici si sono occupati nel tempo diversi uffici giudiziari (le procure di Reggio Calabria, di Paola, di Catanzaro, di Matera, di Potenza, di Padova, di La Spezia, di Bari e di Asti), che hanno individuato diversi filoni di indagini tutti riconducibili ad un network criminale dedito professionalmente allo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi in mare, lungo le coste di Paesi africani (Somalia, Libia ed altri) o nelle montagne dell'Aspromonte e della Lucania);
tutte le indagini condotte negli anni portano alle stesse persone e vedono il coinvolgimento di soggetti appartenenti al mondo imprenditoriale e delle professioni, armatori, esponenti di spicco di organizzazioni criminali di stampo mafioso, faccendieri e soggetti legati anche ai servizi segreti deviati. Purtroppo fino ad oggi nessuna indagine è riuscita a fare chiarezza: mentre indagavano su queste vicenda hanno perso la vita il capitano di corvetta della capitaneria di porto di Reggio Calabria, Natale de Grazia, e i giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin;
la notizia del Tg1 segue un'inchiesta de L'Espresso della settimana del 28 agosto 2009, che rende pubblici i risultati delle analisi fatte dall'Arpacal e dal Cnr, su richiesta della procura di Paola, per valutare se quell'area sia stata oggetto di traffici illeciti di rifiuti tossici e nucleari. E i risultati sono stati, purtroppo, molto allarmanti. Dopo un primo monitoraggio nei mesi scorsi, che ha permesso di individuare «limitate seppur significative anomalie di radioattività», il 2 marzo 2009 l'Arpacal ha trasmesso alla procura «l'esito delle analisi radiometriche campali» attorno al fiume Oliva. Ed è giunta l'ennesima conferma, supportata dai rilievi in una vecchia cava che «si estende per 200-300 metri dalla provinciale 53, al chilometro sei», di fianco all'Oliva. Il risultato è che ci sono tracce di contaminazione. Non solo: sono stati rivelati «radionuclidi artificiali», che «non dovrebbero normalmente essere presenti nel terreno». L'Arpacal ha, perciò, suggerito ai magistrati di svolgere ancora accertamenti, per «escludere un qualsiasi aumento del rischio alla popolazione, soprattutto di inalazione e/o ingestione»;
in un articolo apparso nel quotidiano La Gazzetta del Sud del 1o settembre 2009, il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, afferma di aver disposto rilievi satellitari che hanno confermato lo sconcertante esito degli accertamenti: nella zona il livello della radioattività è cinque volte superiore alle fonti naturali. E i satelliti rilevano dall'alto escursioni termiche che testimoniano della presenza delle sostanze sospette. È poi lo stesso procuratore Giordano che considera «altamente probabile» che i rifiuti radioattivi finiti nella collina cosentina siano da attribuire alla motonave Jolly Rosso. Così come riportano gli organi di stampa, l'area investita dalla forte presenza di radioattività si trova proprio nella collina che sovrasta la spiaggia di Formiche: la stessa dove si arenò la motonave Jolly Rosso;
sulla vicenda la stessa Commissione di indagine sul ciclo illegale dei rifiuti della XIV legislatura, presieduta dall'onorevole Paolo Russo, nella relazione finale, ebbe modo di sottolinearne i notevoli dubbi rimasti irrisolti;
Legambiente, sin dalla fine degli anni '80, ha prodotto una corposa documentazione in dossier, studi e rapporti dettagliati, che ricostruiscono il legame tra la criminalità organizzata e la pratica dello smaltimento illecito dei rifiuti con il sistema dell'affondamento delle navi. Grazie ad un esposto/denuncia di Legambiente, è emerso un presunto traffico via mare di rifiuti tossici e nucleari che finivano per essere occultati nei fondali marini, anche grazie agli strani affondamenti in mare di intere carrette, o nelle montagne subito a ridosso delle coste calabresi: un quadro questo che pare essere confermato dalle ultime indagini;
a queste attività criminali fanno riferimento anche importanti documenti istituzionali, come le relazioni approvate
dalle diverse commissioni parlamentari d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, succedutesi dal 1995 ad oggi, e le testimonianze raccolte dalle stesse commissioni. A questo proposito si ricorda quanto affermato nel 1999 dall'allora procuratore di Reggio Calabria, Antonio Catanese, secondo il quale, in base agli elementi probatori fino ad allora acquisiti, si poteva affermare che colui che era considerato a capo della rete aveva provveduto ad affondare circa trentadue navi, grazie alla complicità delle cosche reggine;
sempre sul tema, in un articolo apparso su La Gazzetta del Sud del 4 settembre 2009, il sostituto procuratore antimafia Alberto Cisterna, titolare dopo il 1996 dell'inchiesta sugli affondamenti sospetti di navi, a proposito della Rigel, la nave affondata al largo delle coste calabresi il 21 settembre 1987, il cui relitto con il misterioso carico non è mai stato trovato, nonostante gli organizzatori del finto naufragio siano stati condannati, afferma che «oggi probabilmente potrebbero essere compiute ricerche con metodi ancora più moderni ed efficaci. Si potrebbero infatti utilizzare sommergibili in grado di scendere a 1400 metri di profondità, radar e sonar di ultima generazione. Trovata la Rigel e stabilito con certezza cosa trasportava, avremo in questa indagine un punto fermo. Credo, perciò, che occorra fare di tutto per rimettere in moto la macchina delle ricerche» -:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per fare luce sulla vicenda e per verificare l'esistenza di rischi per le popolazioni ivi residenti e se non ritenga opportuno avviare urgentemente un piano di bonifica, a tal fine dando seguito alle richieste del «Comitato per la verità sui traffici nazionali e internazionali di rifiuti e materiali radioattivi», che da tempo chiede, oltre al pieno sostegno alla magistratura, un'approfondita campagna di monitoraggio nei siti marini dove si presuma siano avvenuti gli affondamenti delle navi e dei loro carichi tossici.
(3-00658)
Interrogazione a risposta orale:
MARIO PEPE (PdL) e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano è stato istituito dall'articolo 34 della legge quadro sulle aree protette (legge 6 dicembre 1991, n. 394); il relativo Statuto, indicante anche la denominazione definitiva, è stato approvato dal Ministero dell'ambiente il 22 dicembre 1998;
tuttavia la denominazione in titolo non rispecchia appieno la reale composizione dell'area protetta, nonostante l'articolo 34 della legge n. 394 del 1991 citata indicasse chiaramente le aree interessate (Cervati, Gelbison, Alburni, Monte Stella e Monte Bulgheria);
in sostanza gli Alburni offrono il 65 per cento delle aree naturali; il Vallo di Diano, la Certosa di Padula e alcuni monti; il Cilento per la maggior parte aree costiere -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a modificare il nome del Parco indicato in premessa in Parco nazionale degli Alburni del Cilento e Vallo di Diano.
(3-00652)
...
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata:
LUCIANO ROSSI e BALDELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'iniziativa del Ministro interrogato di avviare una serie di stage volontari presso le caserme, aperti ai giovani di età compresa fra i 18 ed i 25 anni finalizzati alla preparazione atletico-militare, rappresenta un fatto estremamente utile e positivo per avvicinare i giovani alle Forze armate;
l'iniziativa, meglio conosciuta come «mini-naja», appare particolarmente opportuna dopo il superamento della leva obbligatoria e il passaggio all'esercito professionale -:
quale sia l'effettiva articolazione di questi stage nell'ambito delle Forze armate e quali siano gli sviluppi che si intendono dare in futuro a questa iniziativa.
(3-00654)
COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2009 ha avuto inizio presso la caserma Cantore di San Candido, in provincia di Bolzano, un esperimento che coinvolge per il momento circa 150 giovani, ai quali è stata offerta la possibilità di trascorrere un breve periodo presso una sede militare del comando truppe alpine, per svolgervi attività addestrative;
l'iniziativa rientra in un programma denominato «pianeta difesa»;
i giovani ammessi all'esperimento sono stati selezionati dall'Associazione nazionale alpini, la quale, stando alle dichiarazioni rese dal Ministro interrogato in data 4 settembre 2009, potrà successivamente iscriverli tra i propri soci;
la dirigenza dell'Associazione nazionale alpini, tuttavia, ha sostanzialmente negato che ciò possa accadere, dal momento che ai giovani partecipanti all'esperimento pilota del programma «pianeta difesa» non è stato riconosciuto lo status di militari richiesto per iscriversi -:
quali siano l'ampiezza, le finalità ed i costi del progetto «pianeta difesa» e le ragioni che hanno portato l'amministrazione militare a scegliere per l'esperimento pilota il Corpo degli alpini e ad affidare all'Associazione nazionale alpini il compito di selezionare i giovani ammessi all'iniziativa.
(3-00655)
TESTO AGGIORNATO AL 16 SETTEMBRE 2009
...
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la sussidiarietà, detta orizzontale, è un principio cardine della democrazia sia rappresentativa sia partecipativa, che attua un'equilibrata distribuzione di funzioni tra i soggetti istituzionali, i soggetti sociali e i soggetti economici di mercato e che legittima non solo l'esistenza e il ruolo dei soggetti sociali, dalle fondazioni, alle associazioni, alle Onlus di varia natura;
il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Maurizio Sacconi nel «Libro bianco sul futuro del modello sociale. La vita buona nella società attiva», approvato dal Consiglio dei ministri nel maggio scorso, afferma che «il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona... Da questo valore discende la tesi di un welfare delle opportunità e delle responsabilità... Un modello sociale così definito si realizza non solo attraverso le funzioni pubbliche,
ma anche riconoscendo, in sussidiarietà, il valore della famiglia, della impresa profittevole e non, come di tutti i corpi intermedi che concorrono a fare la comunità» (http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=36366);
l'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, inverte la disciplina fiscale finora vigente in Italia sulle quote associative introducendo la regola generale della loro imponibilità;
la disposizione introdotta nel nostro sistema tributario dispone l'invio telematico del modello all'Agenzia delle entrate, quale condizione per l'applicazione delle comuni regole e principi fiscali già presenti nel nostro ordinamento, come nel caso di specie articoli 143 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917 e successive modificazioni ed integrazioni;
in data 2 settembre 2009 è stato approvato il modello con le relative istruzioni per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali da parte degli enti associativi, che dovrà essere presentato sia dagli enti già costituiti al 29 novembre 2008, data di entrata in vigore del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, sia da quelli costituitisi successivamente a tale data;
in detto modello l'Agenzia delle entrate prevede che il mancato invio di un modello costituisce, sic et simpliciter, presupposto di imponibilità fiscale delle entrate, quali esse siano, di un ente non commerciale/associativo, anche alla luce del disposto dell'articolo 53 della Costituzione ed al cosiddetto principio di capacità contributiva;
nell'attuale sistema previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi e dall'imposta sul valore aggiunto in caso di omesso invio del modello di dichiarazione annuale, l'amministrazione finanziaria per poter individuare l'area di evasione e la conseguente esistenza di eventuali redditi imponibili, è comunque tenuta all'osservanza di una procedura, seppur semplificata, di accertamento e delle relative regole poste anche a garanzia del contribuente per evitare abusi, disposta dal decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e dalle corrispondenti norme IVA, volte peraltro a consentire il fondamentale diritto alla difesa garantito costituzionalmente dall'articolo 24 della Costituzione (articolo 30, comma 1);
l'obbligo dell'invio del modello grava indistintamente sulle associazioni senza distinzione di ragione e scopo sociale, comprendendo anche partiti e sindacati, accomunando grossolanamente tipologie di associazioni molto diverse tra loro anche per struttura e disciplina, gran parte delle quali regolamentate da specifiche leggi settoriali;
dalla circolare dell'Agenzia delle entrate è quindi evidente che non si tiene conto delle numerose, articolate e sostanziali differenze esistenti nel terzo settore;
nel modello viene altresì richiesto che il rappresentante legale dell'ente associativo sia tenuto a dichiarare se «uno o più amministratori svolgono la medesima funzione anche in altre associazioni non lucrative», pertanto, il rappresentante legale dell'associazione, pur non avendo poteri di indagine, deve assumersi la responsabilità di quanto gli viene riferito;
alcuni enti associativi, come quelli di promozione sportiva registrati presso il CONI, non sono tenuti a fornire i dati di cui all'articolo 30, decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, da ciò deriva che tale esonero dovrebbe interessare anche le associazioni di promozione sociale, che non svolgono attività commerciale, infatti per esse esiste un Registro a livello nazionale che già raccoglie i dati richiesti dal modello, nonché esistono anche Registri a livello regionale;
la trasmissione del modello ha come finalità esplicitamente dichiarata dall'articolo 30,
comma 1, della citata legge, quella di «consentire gli opportuni controlli», di conseguenza, saranno oggetto di verifica le associazioni grandi o piccole che sono dotate di un codice fiscale identificativo e che effettueranno l'invio telematico, mentre, quelle che non hanno un codice fiscale e che non faranno l'invio del modello rimarranno sommerse ed eviteranno il controllo diretto dell'Agenzia delle entrate;
il modello, al punto 29, richiede la comunicazione di informazioni, che vanno ben oltre i «dati e notizie rilevanti ai fini fiscali», facendo sorgere il dubbio di legittimità, in quanto sconfinano i limiti stabiliti dalla legge n. 2 del 2009, articolo 30;
il modello così formulato non ottempera nemmeno ai principi di eguaglianza formale e sostanziale, di cui all'articolo 3 della Costituzione, così come si evince dai commi 2, 3 e 3-bis dell'articolo 30 della legge in oggetto;
l'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, istituita con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 2000 con cui si è dato seguito alla delega prevista dall'articolo 3 della legge n. 662 del 23 dicembre 1996, che opera sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui è tenuta ad inviare annualmente una relazione sull'attività svolta, non ha poteri effettivi, nonostante sia l'organo più adatto a gestire il complesso mondo del terzo settore, anche sul piano della fiscalità;
appare infine quanto meno anomalo che alcune tipologie di associazioni siano state sollevate dall'obbligo della trasmissione del modello, mentre su altre di natura e finalità del tutto analoghe si dispone un meccanismo di controllo eccessivo e vessatorio -:
se i ministri non ritengano di assumere iniziative normative volte a modificare l'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185;
come si spieghi la differenza di trattamento giuridico tra associazioni con natura e finalità del tutto analoghe;
se gli stessi ministri intendano assumere le necessarie iniziative affinché il modello dell'Agenzia delle entrate, emanato con provvedimento del 2 settembre 2009, sia riformulato dato che appare agli interpellanti altamente lesivo della dignità e della ratio ispiratrice delle associazioni non lucrative del terzo settore.
(2-00468) «Bobba, Sereni, Soro, Mosella».
Interrogazioni a risposta orale:
CICCANTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999, finalizzato al riordino della organizzazione delle amministrazioni centrali dello Stato a seguito della delega di cui all'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n. 59, ha operato un intervento di rilevante impatto sull'amministrazione finanziaria con l'introduzione di quattro agenzie fiscali (entrate, territori, dogane e demanio);
il capo II, titolo V, del citato decreto legislativo ha fissato criteri basilari riguardo all'articolazione degli uffici, all'organizzazione ed al funzionamento delle medesime agenzie, dettando regole certe, chiare ed inequivocabili;
specificatamente all'accesso alla dirigenza ed in linea con i principi di cui all'articolo 36 del decreto legislativo n. 29 del 1993, i regolamenti di amministrazione hanno definito criteri e modalità per la copertura dei posti vacanti e disponibili, prevedendo altresì procedure selettive pubbliche sia dall'interno che dall'esterno;
per particolari esigenze di servizio l'agenzia può stipulare, previa specifica valutazione comparativa della idoneità a ricoprire provvisoriamente l'incarico, contratti individuali di lavoro a termine con propri funzionari con l'obbligo di avviare rapidamente le procedure concorsuali;
si registrano anomalie procedurali nell'assegnazione di incarichi a personale direttivo e dirigente, effettuati in difformità a norme regolamentari e di legge o in assenza di procedimenti selettivi -:
se la Direzione centrale dell'Agenzia abbia conferito eventuali incarichi ad interim di Capo Reparto di II fascia omettendo qualsivoglia valutazione comparativa e senza tenere in debita considerazione le conseguenze in termini economici e di rendimento di tale decisione;
se, per le parti di propria competenza, intendano attivare con urgenza tutti i controlli per accertare se sia vero quanto sopra evidenziato;
e, in caso affermativo, cosa intendano fare per eliminare tutte le situazioni di irregolarità sopra denunciate, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione (imparzialità e buon andamento dell'Amministrazione).
(3-00649)
CICCANTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, articolo 72, comma 7 e comma 11, vengono introdotte forti restrizioni riguardo al trattenimento in servizio dei pubblici dipendenti;
la tendenza attuale nei Paesi dell'Unione europea è quella di prevedere un graduale aumento dell'età pensionabile sia in considerazione della crescente longevità di tutta la popolazione che della grossa difficoltà in cui versa l'attuale sistema previdenziale;
l'OCSE in particolare ha evidenziato in modo chiaro ed inequivocabile come la percentuale di popolazione attiva in Italia nella fascia di età compresa tra i 60 ed i 65 anni si ferma al 19 per cento rispetto alla media dei Paesi industrializzati che supera abbondantemente il 35 per cento;
il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, in occasione del discorso d'apertura dell'anno finanziario ha commentato il dato dell'OCSE ribadendo la necessità di riformare il sistema previdenziale e la notizia è apparsa su tutti i maggiori quotidiani, tra i quali il Corriere della Sera dell'8 luglio 2008;
i tre Nobel per l'economia, Robert Mundell, James Heckman e Robert Solow hanno ribadito la necessità di innalzare l'età pensionabile, così motivando; «i costi del sistema attuale non sono più sostenibili. La gente vive oltre gli 80 anni e può continuare a lavorare anziché restare inattiva per 20 anni», in armonia con il pensiero dell'economista statunitense Franco Modigliani, che parlando di equità sociale si espresse in questi termini: «una spesa pensionistica eccessiva sottrae sicuramente risorse ad altri investimenti pubblici che maggiormente possono contribuire allo sviluppo del Paese»;
per effetto dell'applicazione delle norme in questione, nelle amministrazioni pubbliche ci saranno lavoratori di 65 anni che potranno restare in servizio fino a 67 anni e lavoratori di 57 anni costretti a lasciare il servizio per aver maturato 40 anni di contribuzione -:
se, per le parti di propria competenza, intendano assumere iniziative normative modificative della norma epigrafata al fine di evitare ingiustificati trattamenti di fine rapporto nell'ambito del personale afferente al medesimo comparto di contrattazione;
se non si intenda riproporre quanto disposto dall'articolo 1, comma 12, della legge n. 243 del 23 agosto 2004 (legge Maroni) che favoriva il posticipo del pensionamento del personale che aveva maturato il diritto alla quiescenza attraverso bonus contributivi;
se non ritenga che la soluzione prospettata contribuisca alla riduzione della spesa previdenziale e concorra quindi al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.
(3-00650)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
FLUVI e VICO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con contratto del 25 novembre 2005 per rogito notarile Prospero Mobilio in Ginosa, la San Giorgio spa (oggi Tributi Italia spa) si è impegnata ad espletare il servizio di gestione, liquidazione, accertamento e riscossione delle entrate tributarie, extratributarie e patrimoniali e relative fasi del comune di Ferrandina;
nel corso del rapporto contrattuale, e già a partire dal mese di novembre 2005, si constatavano gravissime irregolarità ed inadempienze nell'adempimento delle obbligazioni assunte da parte della Tributi Italia spa, sfociate nella determinazione n. 53 del 31 ottobre 2008, con la quale si pronunciava la risoluzione e decadenza del contratto;
tali gravissime inadempienze consistono essenzialmente:
a) nel mancato riversamento nelle casse comunali da parte della Tributi Italia spa di una somma, alla data del 20 febbraio 2009, pari ad euro 935.829,70;
b) nel mancato rilascio da parte della Tributi Italia spa, ai sensi dell'articolo 6 del contratto, della fideiussione o polizza fideiussoria a favore del comune da primario istituto di credito e/o primaria compagnia di assicurazione di gradimento dell'ente con massimale pari alle riscossioni di competenza dell'anno precedente ed a garanzia dei riversamenti da effettuare nell'anno in corso;
c) della mancata sostituzione della fideiussione di cui all'articolo 10 del contratto, emessa dalla Fidecomm il 24 luglio 2007 per un massimale di euro 172.960,92, con analoga garanzia bancaria o assicurativa, in considerazione che detta società non opera ai sensi dell'articolo 107 del T.U.B. di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993;
nel corso del rapporto contrattuale la società concessionaria ha posto in essere ulteriori e denunciati ritardi, abusi ed inadempimenti tanto da determinare negli ultimi anni disfunzioni e difficoltà di cassa dell'ente civico (costringendolo anche ad anticipazioni di cassa) e, quindi, nella gestione e programmazione delle spese, con conseguente negativa influenza sull'attività economico-finanziaria, di gestione dei servizi pubblici e programmazione comunale, soggetta purtroppo a rallentamenti e rinvii;
i danni che ha subito, e subisce, il comune di Ferrandina non si limitano solamente ad un mancato introito di somme rivenienti dal pagamento dei tributi da parte dei contribuenti ferrandinesi (la Tributi Italia spa detiene illegittimamente somme non sue), ma si estendono all'intera gestione della cosa pubblica;
infatti il comune di Ferrandina, non potendo godere di una gestione corretta e normale delle entrate tributarie ed extratributarie e non disponendo di dette somme, non riesce ad assicurare i servizi pubblici essenziali e minimi per l'intera comunità (si pensi alle attività di assistenza, alle attività sociali, al pagamento dei mutui, al pagamento degli stipendi, alla programmazione delle opere pubbliche, eccetera), esso non è inoltre in grado di rispettare il patto di stabilità, con la conseguenza che non potrà neanche stabilizzare gli L.S.U. e ricorrere alle ordinarie operazioni di cassa;
dalle notizie pervenute a mezzo stampa risulta che la Tributi Italia spa deve al comune di Brindisi euro 15.000.000,00, al comune di Foggia euro 800.000,00, al comune di Bologna euro 4.700.000,00, senza contare il comune di Caserta; inoltre, nel corso dell'anno, a seguito di denunce presentate da diversi comuni della provincia di Roma, per i numerosi ammanchi, gli amministratori ed autorevoli esponenti della Tributi Italia spa
risultano oggetto di indagine anche per peculato, nel cui ambito sono stati disposti gli arresti domiciliari del signor Giuseppe Maggese;
ad oggi si attendono gli eventuali sviluppi a seguito delle diverse denunce e sollecitazioni inoltrate dal comune di Ferrandina alla Procura della Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica del Tribunale di Matera e al Ministero dell'economia (deputato alla tenuta dell'albo dei concessionari della pubblica riscossione e al loro controllo) -:
quali iniziative intenda porre in essere il Ministro in merito a quanto esposto al fine di garantire al comune di Ferrandina, così come agli altri comuni interessati, il corretto funzionamento del servizio della riscossione tributi, indispensabile per assicurare l'erogazione dei servizi.
(5-01752)
CONTE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 31 della legge n. 88 del 2009 - legge Comunitaria 2008 - conferisce una delega al Governo per l'attuazione della direttiva 2007/36/CE, relativa all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate;
il medesimo articolo 31, stabilendo i principi e criteri direttivi della delega, stabilisce, all'articolo 1, lettera a), che il legislatore delegato, nel definire l'ambito di applicazione delle norme di recepimento della predetta direttiva 2007/36/CE, escluda, tra l'altro, le società cooperative;
tale previsione trova fondamento nello stesso dettato della direttiva 2007/36, la quale prevede, all'articolo 1, comma 3, lettera c), che i singoli Stati membri possano escludere dall'ambito di applicazione delle direttiva medesima le società cooperative;
la bozza di decreto legislativo attuativo della citata delega, attualmente in consultazione e disponibile sul sito internet del dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, non contiene alcuna disposizione che esplicitamente escluda le società cooperative dalle norme ivi contenute, determinando pertanto il rischio che esse possano ritenersi applicabili anche nei confronti di tale tipologia di società e, quindi, segnatamente, alle banche popolari e alle banche di credito cooperativo;
le organizzazioni rappresentative delle banche popolari segnalano l'esigenza di chiarire esplicitamente l'esclusione del mondo cooperativo da tale disciplina, evidenziando come ogni diversa soluzione determinerebbe notevoli dubbi interpretativi ed una imponente mole di contenzioso, con conseguenze particolarmente gravi per l'operatività di tali soggetti -:
quali siano le ragioni che hanno indotto a non inserire nel testo della bozza di decreto legislativo una clausola di esplicita esclusione delle società cooperative, e se ritenga che la mancanza di una tale previsione non si porrebbe in contrasto con i principi della delega legislativa in materia, col rischio di ingenerare un vizio di illegittimità costituzionale nel provvedimento.
(5-01753)
MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 3 settembre è disponibile, sul sito internet dell'Agenzia delle entrate, il modello per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali per gli enti associativi, come previsto dall'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, che deve essere presentato dagli enti associativi di natura privatistica, incluse le società sportive dilettantistiche e le organizzazioni di volontariato, per godere dei benefici fiscali ai fini delle imposte sui redditi e dell'Iva;
per gli enti già esistenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge 185 del 2008 il direttore dell'Agenzia delle entrate ha stabilito che il modello dovrà essere presentato entro il 30 ottobre 2009;
la compilazione del modulo, disponibile in provincia di Bolzano solo in lingua italiana, risulta assai complesso per i soggetti di madre lingua italiana e diventa particolarmente difficoltoso per gli interessati di madre lingua tedesca, con un alto rischio di una compilazione errata che annullerebbe qualsiasi possibilità di poter usufruire delle detrazioni fiscali;
per evitare tali inconvenienti, secondo le norme di attuazione dello statuto speciale del Trentino-Alto Adige in materia di uso della lingua tedesca nei rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione e nei procedimenti giudiziari, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 574, la pubblica amministrazione deve predisporre i mezzi tecnici e quelli documentali nelle due lingue;
la predisposizione del modulo nella sola lingua italiana costituisce dunque l'ennesima grave violazione delle norme costituzionali in materia di bilinguismo e dei diritti dei cittadini di lingua tedesca residenti in Provincia di Bolzano;
è quindi prevedibile che gli enti associativi della provincia di Bolzano sarebbero costretti ad instaurare una serie di contenziosi per l'evidente violazione delle prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 574 -:
quali misure il Ministro intenda tempestivamente assumere per assicurare il pieno rispetto del principio del bilinguismo, consentendo in tal modo anche agli enti associativi di natura privatistica della Provincia di Bolzano di adempiere per tempo agli obblighi previsti dall'articolo 30 del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185, e se non ritenga di prendere in considerazione un eventuale rinvio della scadenza almeno per gli enti associativi con sede in Provincia di Bolzano.
(5-01754)
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAZZOLA, TOMMASO FOTI, GALLETTI e BELTRANDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Bologna, in data 27 agosto 2009 segnalava come 55 detenuti della sezione F della Casa circondariale di Piacenza si fossero rivolti al ministro per evidenziare le criticità prodotte dal sovraffollamento della sezione citata e le problematiche di natura igienico-sanitaria che ne derivano;
nella denuncia collettiva, firmata da 55 detenuti si fa presente che la sezione F della Casa circondariale in questione, può ospitare solo 25 detenuti -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire che il numero delle persone recluse nella sezione F della Casa circondariale di Piacenza non superi la capienza prevista, anche al fine di garantire alle persone lì detenute le adeguate condizioni igienico-sanitarie.
(5-01757)
Interrogazione a risposta scritta:
EVANGELISTI. - Al ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo stato in cui versano attualmente le carceri italiane è tornato a essere quello precedente all'approvazione dell'indulto nel 2006 (60.710 detenuti presenti), anzi vieppiù aggravato visto che al 31 agosto 2009 le presenze negli istituti penitenziari italiani risultano essere di 63.993 persone circa, di cui 37,02 per cento stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 41.306 posti prevista nei 206 istituti penitenziari italiani; inoltre, risultano essere dodici le Regioni «fuori legge», quelle cioè le cui carceri hanno superato la capienza «tollerabile» di persone detenute: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto;
l'emergenza è reale e, d'altra parte, ampiamente prevista proprio dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) che ha paventato la prospettiva che entro l'anno, se il numero dei detenuti avrà questo ritmo di crescita, ovvero di circa 1.000 al mese, si possa raggiungere la drammatica cifra di 70.000 presenze nelle nostre prigioni;
recentemente, a seguito dell'iniziativa «Ferragosto in carcere» promossa dal movimento Radicali Italiani che ha avuto l'adesione trasversale di molti parlamentari compreso l'interrogante, si è potuto constatare de visu la situazione in cui versa il sistema detentivo italiano;
per quanto riguarda l'interrogante, nello specifico, avendo avuto modo di visitare le carceri di Massa e Firenze (Sollicciano e il cosiddetto Solliccianino, l'Istituto Gozzini), nell'indirizzarmi una lettera, i detenuti di Massa mi hanno comunicato tutto il loro disagio e le ristrettezze («persone stipate in anguste celle, chiuse 20 ore al giorno su pericolosi letti a castello, non è da paese civile...» recita un passaggio della stessa) con i quali sono costretti a convivere; inoltre, molti dei detenuti presenti lo sono a seguito di reati minori come qualche piccolo furto di cibo in un supermercato, qualche spinello e adesso vi si aggiungerà (con esiti tutti da verificare, ma potenzialmente disastrosi) il recente reato di clandestinità;
è evidente che con queste condizioni detentive non vi è alcuna possibilità di reinserimento, mancano le indicazioni minime per applicare quanto previsto dall'articolo 27 della Costituzione; si segnalano cronicamente una serie di insufficienze: quella del personale di polizia penitenziaria, di quello civile, di educatori, assistenti sociali e psicologi a fronte di una popolazione carceraria in costante aumento; a peggiorare, in tal senso, le cose risulta allo scrivente che le autorità competenti abbiano intenzione di chiudere la scuola media del carcere di Massa, presidio educativo e di recupero -:
quali siano i necessari e urgenti interventi che intende adottare per facilitare una soluzione definitiva e stabile del collasso delle carceri italiane e affinché non vengano meno il rispetto minimo della dignità della persona, degli affetti negati;
quali provvedimenti intenda adottare per rendere più efficace il trattamento penitenziario proprio nella direzione e nello spirito del citato articolo della Costituzione e in considerazione dell'importanza del diritto allo studio come strumento principe per raggiungere questo obiettivo.
(4-04116)
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la strada statale n. 166 «degli Alburni» in provincia di Salerno è tormentata da continue frane e dissesti a causa della natura dei luoghi e della tortuosità del percorso; la querelle sulle sue precarie e pericolose condizioni impegna ormai da lustri il dibattito politico locale;
la strada è stata trasferita alla gestione dell'ANAS dalla Regione Campania all'inizio del 2007, anche al fine di favorire interventi di riqualificazione tramite fondi statali; tuttavia nel mese di dicembre 2008 i sindaci dei comuni di Corleto Manforte, Ottati, Bellosguardo, Sant'Angelo a Fasanella e Roscigno hanno protestato, tramite una lettera aperta inviata all'ANAS per il prolungarsi dei lavori di ripristino, chiedendo interventi risolutivi finalizzati alla definitiva messa in Sicurezza della strada;
nel maggio 2009 è stato pubblicato un bando di gara, per un importo di circa 1 milione di euro, per l'appalto di esecuzione del 2o stralcio dei lavori di manutenzione straordinaria strada statale n. 166 «degli Alburni», compresi gli interventi per la sistemazione di frane e
dissesti in tratti saltuari tra i chilometri 22,000 e 61,275 e la sistemazione idraulica; l'ANAS ha altresì fatto presente di non disporre a breve di ulteriori fondi per la riqualificazione dell'arteria;
a tutt'oggi risultano ancora restringimenti di carreggiata in corrispondenza delle località di Aquara, Bellosguardo, Corleto Monforte, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Roccadaspide (Salerno). Nei tratti interessati dai lavori, la circolazione procede a senso unico alternato regolato da semaforo; in particolare in località Sette Luci è consentito l'attraversamento di un ponte a senso unico alternato alle sole autovetture, mentre pullman e camion sono dirottati su un percorso alternativo di diverse decine di chilometri;
la statale n. 166 percorre il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, uno dei parchi più turisticamente frequentati d'Italia; ma oltre questo, costituisce la via diretta di comunicazione utilizzata dagli studenti, da quanti hanno bisogno di cure ospedaliere e da tutti coloro che quotidianamente si recano dagli Alburni al Vallo di Diano o intendano raggiungere l'autostrada Salerno-Reggio Calabria o la Basilicata;
per l'anno scolastico 2009-2010 i mezzi del trasporto pubblico locale utilizzati in particolare da studenti, saranno obbligati ad allungare di ore i tempi di percorrenza; la situazione è tale da ledere i principi del diritto allo studio e della pari opportunità economica tra cittadini -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire presso l'ANAS in termini di urgenza al fine di installare un ponte provvisorio, anche di tipologia militare, nella località indicata in premessa della statale n. 166 «degli Alburni», al fine di rendere percorribile quel tratto di strada anche ai mezzi pesanti ed in particolare ai pullman che trasportano studenti e pendolari;
se il Ministro interrogato non ritenga indispensabile ed urgente intervenire nei confronti dell'ANAS al fine di destinare ulteriori fondi al ripristino della statale n. 166 degli Alburni.
(2-00462)
«Mario Pepe (PdL), Luciano Rossi, Stradella, Ceroni, Calabria, Nunzio Francesco Testa, De Girolamo, Iannaccone, Castellani, Di Virgilio, Mario Pepe (PD), Milanato, Pecorella, Zinzi, Polledri, Farinone, Cirielli, Cesaro, Aracu, Gioacchino Alfano, Soglia, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Palumbo, Di Centa, Paniz, Romele, Binetti, Pedoto, Mura, Palagiano, Paolo Russo, Ceccacci Rubino, Della Vedova, Osvaldo Napoli, Paroli, Bruno, Lehner».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
a pochi mesi dal debutto della nuova Alitalia le condizioni in cui versa la società, già fortemente compromessa, continuano ad essere più che mai allarmanti;
l'intervento di salvataggio avvenuto circa sei mesi fa auspicava sicuramente un rilancio effettivo della compagnia di bandiera, che garantisse ai passeggeri un adeguato livello di servizi, ed ai propri dipendenti la possibilità di tornare a lavorare;
a distanza di poco tempo, invece, la situazione è a dir poco scandalosa, e altrettanto lo sono i servizi da essa erogati; i disagi che gli utenti segnalano sono relativi a continui ritardi, voli cancellati per guasti o per altri ingiustificabili motivi, bagagli perduti, servizi igienici inutilizzabili, refrigeratori per i pasti non funzionanti, compattatori dei rifiuti fuori uso e magazzini senza scorte;
il 10 luglio 2009 un noto settimanale ha pubblicato un'inchiesta dedicata proprio ai disservizi della nuova Alitalia, da
cui sono emersi dati e testimonianze inquietanti, sui quali è necessaria una profonda riflessione ed un intervento immediato;
è emerso che le inefficienze della compagnia rischiano in futuro di abbassare la sicurezza del trasporto aereo, oltre ad arrecare continui disagi ai passeggeri, con un processo lento che tende a vanificare gli standard richiesti;
paradossale risulta che le telecamere di sorveglianza anti-terrorismo non funzionino già da giorni, sono sottovalutate le certificazioni di aeronavigabilità, scadute con la relativa messa in revisione degli aerei interessati;
infatti la manutenzione degli aeromobili viene effettuata in Turchia, Israele e Singapore, compromettendo la posizione lavorativa di circa 2000 tecnici italiani che rischiano di vedere annullata la manutenzione in Italia;
il rilancio della nuova compagnia doveva essere lo strumento attraverso il quale migliorare l'intero settore, cosa che non è affatto avvenuta, vista la persistente diminuzione della forza lavoro. Contrariamente a quanto previsto dallo stesso piano CAI, circa 800 tra comandanti e piloti rischiano di non vedere rinnovato il proprio contratto di lavoro, con la relativa perdita di qualifica e l'impossibilità di reimpiego, sia in ambito nazionale che internazionale;
la progressiva perdita di passeggeri, stimata in 2,7 milioni di unità in meno, nei primi 5 mesi del 2009, sta incidendo negativamente sull'economia della nuova società, generando uno squilibrio finanziario davvero preoccupante;
inoltre l'ardua fusione tra ALITALIA ed AIRONE, che si prospetta all'orizzonte, evidenzia come il piano del Governo e dei nuovi soggetti imprenditoriali che hanno assunto la guida di CAI, si sta rivelando un vero e proprio fallimento, la risposta del Ministro resa al Parlamento prima della sospensione dei lavori parlamentari appare elusiva e lontana da quella realtà che continua a sottovalutare l'entità dei disservizi e dei relativi effetti, in questo modo vengono raggirati i principali elementi della certezza del trasporto aereo che si fondano su tre cardini fondamentali: efficienza della compagnia, competitività e rispetto delle regole e la inidoneità dei servizi delle società aeroportuali -:
cosa intenda fare il Governo e quali urgenti iniziative intenda adottare nei confronti della CAI, al fine di rendere il trasporto aereo più efficiente, quali interventi, nell'ambito della normativa vigente, intenda assumere nei confronti delle società aeroportuali che anche a fronte di rinnovati accordi con ENAC, presentano rilevanti disservizi, questo per evitare che i passeggeri siano oggetto di continue violazioni dei loro diritti, che di fatto contraddicono la stessa ratio del trasporto aereo.
(2-00464)
«Tassone, Vietti».
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo l'entrata nell'Unione europea di paesi quali Polonia, Repubbliche Baltiche, Bulgaria, molti aerei di costruzione russa sono stati automaticamente registrati in Europa, con l'obbligo di rispondere alle norme di costruzione ad oggi vigenti. Con un decreto del 2003, alcuni modelli erano già stati autorizzati ad operare in EU, ma dopo le restrizioni del 28 marzo 2008, la maggior parte degli aeromobili russi sono stati banditi, restando in circolazione solo due tipologie, che dovevano essere omologate dalla EASA (Agenzia europea per la sicurezza aerea): l'Antonov AN26 ed il Kamov 32;
l'Antonov An-26 è un bimotore a turboelica da trasporto leggero, realizzato in Unione Sovietica negli anni settanta. Venne progettato per uso principalmente militare ed è caratterizzato dalla dotazione, nella parte posteriore della fusoliera,
di un ampio portellone di carico che funge anche da rampa. Ne venne ricavata anche una versione destinata al servizio civile. A causa della sua pesantezza, e delle tecniche di costruzioni non rispondenti alle direttrici UE, l'Antonov è uno dei velivoli per i quali è stato applicato il decreto deroga EC 287/2008;
il Kamov Ka-27 è un elicottero antisommergibile e antinave biturbina con rotori controrotanti a tre pale, impiegato inizialmente dalla aviazione navale Sovietica. Il sopraccitato decreto EC 287/2008, riguardante sia l'Antonov An-26 che il Kamov Ka-27, estendeva l'autorizzazione all'impiego fino al 28 settembre 2009. Entro tale data, si doveva concludere il processo di omologazione per entrambi i velivoli;
i velivoli di provenienza russa stanno volando in deroga, nei cieli europei dal 2003, con ovvie lamentele da parte degli operatori del settore, che investono in nuovi aerei, rispondenti alle attuali richieste di abbassamento di emissioni CO2, mentre il mercato continua ad essere intaccato da macchine che, nonostante il basso standard economico, risultano oggettivamente poco sicure, molto rumorose ed inquinanti;
l'Unione europea ha richiesto, a tutti gli operatori aerei, la presentazione, entro fine settembre, di un programma di monitoraggio delle emissioni di CO2 finalizzato ad una progressiva diminuzione degli elementi inquinanti. In tale ambito sarebbe quantomai contraddittorio continuare a far operare velivoli come l'Antonov An-26 ed il Kamov 32, le cui emissioni non sono affatto rispondenti alla ratio delle normative vigenti e la cui omologazione richiederebbe eccessivi costi aggiuntivi, quando esistono macchine come il Fokker 27 o il Fokker 50 che rispettano in toto i parametri europei;
per gli operatori del settore, mettere in servizio gli Antonov An 26 ed i Kamov 32, significherebbe riaprire i mercati a nuovi concorrenti, avvantaggiati da investimenti ridotti, contrapposti al serio impegno finanziario delle compagnie che hanno deliberato di investire in velivoli altamente qualificati sia dal punto di vista operativo che ambientale -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda intraprendere in ambito europeo al fine di bandire dai cieli europei velivoli non rispondenti alla richieste di bassa emissione dettate della UE, come Antonov An 26 e Kamov 32, non totalmente in linea con le normative vigenti in tema di sicurezza dei voli.
(4-04119)
TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è data facoltà agli Stati membri dell'Unione europea di autorizzare, sul proprio territorio, l'utilizzo di cisterne e veicoli che trasportano merci pericolose, costruiti anteriormente al 1o gennaio 1997 e aventi requisiti non conformi a quelli introdotti dalla direttiva 2008/68/CE ma che risultino costruiti secondo le disposizioni nazionali in vigore al 31 dicembre 1996, purché cisterne e veicoli in questione siano mantenuti in condizioni atte a garantire i livelli di sicurezza richiesti;
è previsto altresì che le cisterne e i veicoli costruiti a decorrere dal 1o gennaio 1997 aventi requisiti non conformi a quelli introdotti dalla direttiva 2008/68/CE, ma costruiti secondo le prescrizioni della direttiva 94/55/CE, in vigore alla data della costruzione degli stessi possono continuare ad essere utilizzati per operazioni di trasporto nazionale;
la crisi economica ha indubbiamente colpito in modo massiccio il mondo dell'autotrasporto e il venire meno delle facoltà in premessa evocate fatalmente aggraverebbe la situazione in cui le imprese del settore versano, non potendo più le stesse utilizzare sul territorio nazionale le cisterne e i veicoli per i quali fino ad oggi opera il regime della deroga -:
se intenda avvalersi, anche per i prossimi anni, della facoltà di deroga sopra
richiamata nell'applicazione delle norme citate in premessa.
(4-04122)
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INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
LENZI e MARCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa gli interroganti hanno appreso che il 30 agosto 2009 i carabinieri di Sant'Agata Bolognese in provincia di Bologna hanno fermato il signor Simonetti residente nel medesimo comune, mentre aggrediva con violenza e insultava con epiti razzisti un uomo di nazionalità senegalese;
conseguentemente all'arresto del suddetto Simonetti, un gruppo di circa 30 persone riconducibili al clan camorristico dei Casalesi, ha compiuto un tentativo di assalto alla caserma dei carabinieri di S. Agata Bolognese, per liberarlo. Simonetti è nipote di uno dei capi del suddetto clan;
grazie all'arrivo di numerose gazzelle dei carabinieri dai comuni limitrofi è stato possibile sedare l'assalto e ristabilire nuovamente l'ordine pubblico;
il fatto rende palese la numerosità e la fino ad ora silente presenza del clan camorristico sul territorio bolognese e suscita quindi profonda preoccupazione -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per contrastare il progressivo insediamento della camorra nel territorio della regione.
(5-01751)
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo è impegnato in un notevole e condivisibile sforzo teso al ripristino della legalità e del rispetto delle leggi, della semplificazione amministrativa e della chiarezza normativa;
il dettato legislativo prevede che alla società per azioni che gestisce il casinò di Campione d'Italia (Co) partecipi - tra gli altri azionisti e con pari dignità - anche la Provincia di Varese;
il citato dettato legislativo da anni non è rispettato, nonostante le disponibilità, gli sforzi e gli appelli della Provincia di Varese in tale senso -:
se, in forza delle competenze attribuite ai Ministri interrogati dai commi 37 e 38 dell'articolo 31 della legge n. 448 del 1998, il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative volte a verificare se la mancata partecipazione della provincia di Varese al capitale azionario della società di gestione del casinò di Campione d'Italia sia ascrivibile a comportamenti ostativi degli altri soggetti istituzionali aventi qualità di azionisti, per quali ragioni ciò si sia verificato e quale sia la situazione attuale;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di ripristinare il rispetto delle leggi e consentire dunque alla Provincia di Varese di divenire a pieno titolo azionista della società che gestisce il Casinò di Campione d'Italia.
(4-04125)
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il nuovo anno scolastico è appena iniziato, eppure già si vedono gli effetti, secondo gli interpellanti, devastanti dei tagli attuati a seguito del decreto-legge n. 112 del 2008, del decreto-legge n. 137 del 2008 e della legge finanziaria 2008, alla scuola, alla qualità dell'istruzione nel nostro
Paese, di fatto al nostro futuro, per cui si inizia un anno scolastico nel segno dei pesanti tagli, delle riduzioni orarie e di risorse;
si tratta delle conseguenze, già più volte denunciate dal Partito Democratico, dai sindacati e da tanta parte della società civile, di quello che gli interpellanti considerano un attacco senza precedenti alla scuola pubblica, che viene privata delle garanzie necessarie perché possa offrire un'istruzione efficace e di qualità;
è indispensabile, vista la gravità della situazione, che il Governo riferisca con precisione, e renda conto ai cittadini, del reale ammontare dei tagli effettuati, anche a seguito della legge di assestamento 2009, e quindi delle relative cifre in ordine alle diverse voci colpite dalle riduzioni;
è indispensabile, inoltre, che il Governo renda note le conseguenze che siffatte scelte di diminuzione degli investimenti nella scuola comporteranno per la formazione e l'istruzione dei nostri ragazzi, per la loro sicurezza; per l'intero sistema sociale nel nostro Paese; per la ricerca innovativa che consentirebbe di rispondere con ulteriori prospettive alla crisi, di creare di conseguenza anche nuova occupazione (così come in questi giorni ci ricorda l'«Ocse») e di ingenerare un benefico impatto sul nostro «patrimonio comune» -:
quante migliaia di unità di personale docente e non docente siano rimaste senza lavoro rispetto allo scorso anno scolastico;
in quante province del Paese ed in quante scuole ancora non siano stati nominati i docenti ed il personale ausiliario tecnico ed amministrativo, con la conseguenza di un avvio dell'anno scolastico caotico e che non garantisce la qualità dell'istruzione e l'espletamento del regolare numero di giorni di reale insegnamento;
quanto sia aumentato il numero di alunne/i per ogni classe e per questo quante classi in meno, rispetto al precedente anno scolastico, e rispetto all'aumento di richieste di iscrizione da parte dei bambini e delle bambine, siano state aperte nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado;
in quante aule scolastiche non vengano più rispettate le norme di sicurezza a causa del sovraffollamento determinato dall'indiscriminato aumento degli alunni per classe;
rispetto al precedente anno scolastico, quante ore in meno di insegnamento siano state autorizzate nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado, in particolare, in quest'ultimo ordine di scuola, quante ore in meno di insegnamento di lettere e di tecnologia, per laboratori o recuperi o arricchimenti, per supporto ad alunni disabili con meno ore di sostegno, per attività alternative o insegnamento dell'italiano agli stranieri, per le supplenze dei colleghi assenti;
quante classi in meno a «tempo pieno» effettivo, quale sistema metodologico di didattica di qualità e non snaturato mediante la soppressione delle ore di compresenza, siano state autorizzate rispetto allo scorso anno scolastico, e di conseguenza, quante ore di compresenza siano state soppresse;
quante classi di scuola dell'infanzia non siano state attivate, a causa dei tagli in organico, lasciando a casa decine di migliaia di bambini e bambine le cui famiglie ne avevano richiesto l'iscrizione;
quanti insegnanti specialisti di lingua inglese in meno, rispetto allo scorso anno, siano stati assegnati alle scuole primarie;
a quanto ammonta la prima tranche di tagli lineari al personale ausiliario tecnico ed amministrativo, considerando che, a causa di ciò, i ragazzi e le ragazze rimarranno nei plessi scolastici senza alcuna sorveglianza, numerose scuole avranno difficoltà persino nell'apertura e nella chiusura dello stabile e nel mantenimento di una dignitosa pulizia dello stesso, le segreterie dovranno effettuare orari ridotti a causa della mancanza di personale e i laboratori delle scuole,
spesso modelli di tecnologia per i notevoli investimenti ivi effettuati, rimarranno chiusi a causa della mancanza di assistenti tecnici;
quante classi in scuole di piccoli comuni di montagna e delle piccole isole non siano state riaperte o siano state accorpate a quelle dei comuni più vicini, obbligando così i ragazzi/e a percorrere ogni giorno numerosi chilometri spesso in situazioni estremamente disagiate;
quante sezioni primavera non siano ancora state attivate;
quale sia l'ammontare totale dei debiti che le nostre scuole possiedono e che non stanno consentendo loro di garantire più un servizio di qualità anche perché dall'ottobre del 2008 non hanno più ricevuto fondi per il proprio funzionamento, per le supplenze, per l'offerta formativa, per il supporto alla autonomia, per l'implementazione di una feconda ricerca/azione che genera crescita culturale di istruzione e di innovazione, sono stati solo accreditati fondi irrisori per i corsi di recupero obbligatori che hanno funzionato con orari ridotti ed accorpati per più ambiti disciplinari;
quanti corsi per gli adulti siano stati drasticamente tagliati e quanti investimenti in meno siano stati stanziati per l'istruzione e la formazione destinate agli adulti;
quanti fondi in meno siano stati erogati per l'edilizia scolastica rispetto a quelli che il Governo Prodi aveva stanziato al fine di attivare un lungimirante piano pluriennale, di concerto con le regioni, per la messa a norma e la modernizzazione dei plessi scolastici e perché non siano stati ancora assegnati quelli previsti nello scorso mese di marzo dalle delibere CIPE che hanno riprogrammato i FAS.
(2-00467)
«De Pasquale, Ghizzoni, Coscia, Trappolino, Esposito, Brugger, Nicco, D'Incecco, Gnecchi, Lo Moro, Nicolais, Siragusa, Misiani, Miotto, Rampi, Portas, Gianni Farina, Sarubbi, Braga, Mariani, Rossa, Bindi, Motta, Mosella, Bachelet, Realacci, Ventura, Fluvi».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
quello che attualmente si sta prefigurando all'interno del sistema «scuola» può essere definito, a detta degli interroganti, come una vera e propria «catastrofe»;
il Ministro interpellato in conferenza stampa ha dichiarato che «il taglio previsto per quest'anno è di 43000 posti; 30000 si sono resi liberi con i pensionamenti, dunque rimangono fuori appena 12-13 mila docenti». Naturalmente non si fa nessuna menzione del personale Ata, della decurtazione delle ore di sostegno e di altre questioni fondamentali;
si è pensato di varare una norma ad hoc da inserire nel cosiddetto decreto Ronchi per lanciare un salvagente a questi «fortunati», ma solo per quest'anno perché, come sostiene il Ministro, il prossimo anno non ci saranno questi problemi. Sembrerebbe tutto perfetto, tutto risolto, tutto coperto anche con quella che è, secondo gli interpellanti la «benedizione mediatica»;
quello che, sempre a parere degli interpellanti, si può definire «massacro», continuerà nel prossimo triennio per arrivare alle decurtazione di 87 mila docenti e 44 mila Ata, mentre nei prossimi due anni la scuola perderà ancora 20 mila insegnanti e 15 mila addetti al personale Ata; l'Unità del 10 settembre 2009 ha riportato questi numeri, confermati da fonti sindacali: si tratta del più grande licenziamento di massa operato dallo Stato, molto di più di quanto non sia successo con Alitalia e con la Fiat, un'operazione che però vuole essere fatta passare come «riforma di rigore e di merito»;
solo in Sicilia sono stati persi 7800 posti di lavoro di cui 1500 solo a Catania;
e non bisogna mai dimenticare che dietro un posto in meno potrebbe esserci una famiglia magari monoreddito, una donna separata, una vedova, un mutuo da continuare a pagare, dei figli da mantenere e da fare crescere; c'è chi è invecchiato da precario arrivando a 56 anni nell'attesa di una stabilizzazione che non potrà avere; il Governo afferma che la ripresa economica è in atto, ma è noto a tutti che sono ancora a rischio ben 700 mila posti di lavoro, e la paura che i lavoratori italiani sono costretti a subire è quella di trovarsi improvvisamente senza quello che si stava cercando di costruire e non sapere come provvedere alla propria sopravvivenza e a quella dei propri figli;
le cifre e le storie dei lavoratori italiani rappresentano, a giudizio degli interpellanti, la fase acuta di una malattia che ha portato negli ultimi 20 anni ad una totale assenza di un modello educativo in grado di essere al di sopra delle parti, un bene da tutelare che facesse da traino per una nazione che sembra non essere più in grado di tutelare il bene più prezioso: i figli;
i «famosi» contratti di disponibilità «salva-precari» avrebbero lo scopo di stendere, sempre a parere degli interpellanti, una «cortina di fumo» su quella che è invece la sostanza, e, quindi, la realtà della questione scuola: sovraffollamento della classi (da un minimo di 28 alunni fino a 35 e più in certi casi); riduzione fino all'eliminazione delle compresenze; riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre senza ore a disposizione; riforma delle scuola superiore che vedrà sparire materie come il diritto, e perdere ancora ore di italiano a biennio e al triennio, con il probabile rischio di dover ricorrere ai ripari per le matricole universitarie, per le quali si renderebbero necessari corsi di alfabetizzazione a causa delle gravi carenze dell'istruzione liceale; accorpamento delle scuole per risparmiare sia sul personale Ata che sui docenti;
è vero che la scuola non può essere un ammortizzatore sociale, che ci deve essere un maggiore riconoscimento del merito, che non si può spendere il 97 per cento delle risorse in stipendi; ma è anche vero che molti insegnanti hanno coperto posti vuoti spesso disagiati e hanno contribuito a mandare avanti la scuola; e poi, se la scuola deve produrre conoscenza e cultura, è ovvio investire e spendere per pagare chi fa questo lavoro. Non bisogna farsi abbagliare da quella che si configura per gli interpellanti come una campagna di demolizione sul valore del lavoro intellettuale, che non può essere misurato come in una catena di montaggio, perché dietro l'attività intellettuale c'è l'uomo, ciò in cui crede, le sue paure, le sua fragilità, la sua passione;
c'è bisogno di informazione, e di difendere la scuola pubblica e il suo personale, affinché il diritto all'istruzione, costituzionalmente garantito, venga pienamente tutelato; procedere con la politica dei «tagli» indiscriminati non è sicuramente la strada per valorizzare la scuola, e garantire il diritto allo studio -:
se il Governo non ritenga opportuno prevedere l'immissione in ruolo di quei docenti che da anni prestano servizio seriamente e con passione, senza essere «fannulloni», e non annullare o ridimensionare nel valore le graduatorie permanenti che gli stessi docenti hanno raggiunto con duro lavoro e sacrifici;
se non sia opportuno rivedere l'intera riforma della scuola, nonché i tagli previsti dalle politiche attuate dal Governo, all'interno di un dibattito serio e non demagogico su ciò che è alla base del futuro dell'intero Paese.
(2-00469)
«Di Pietro, Donadi».
Interrogazione a risposta orale:
NEGRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi, è venuta alla ribalta la grave situazione dell'Istituto superiore
«Guarino Veronese» di San Bonifacio (Verona), con particolare riguardo ai forti contrasti tra il corpo docente e i genitori da una parte, e la dirigente scolastica, prof. Alessandra Ronconi, dall'altra, con il ripetuto interessamento dei dirigenti scolastici superiori, del sindaco di San Bonifacio, del presidente della provincia di Verona, dell'assessore regionale alla pubblica istruzione;
negli anni precedenti episodi di una certa rilevanza avrebbero portato l'allora vicepreside del citato istituto scolastico a stigmatizzare per iscritto il comportamento della dirigente in parola;
alcuni documenti, emanati dalla dirigente dell'istituto Guarino mostrerebbero che si sarebbe in presenza di una situazione ormai compromessa, sia dal punto di vista formale, per il decoroso funzionamento dell'istituto scolastico, che da quello personale per il rapporto tra corpo docente, genitori e dirigente scolastica;
la questione non può più essere affrontata solo in termini burocratici, ma anche disciplinari e procedurali, poiché investe aspetti pedagogici, educativi, sindacali e sociali che si riverberano direttamente e negativamente sugli oltre mille studenti dell'istituto e sulle loro famiglie di uno dei centri più popolosi dell'est veronese;
l'ufficio scolastico provinciale di Verona avrebbe investito del problema quello regionale;
l'ufficio scolastico regionale avrebbe già incontrato la dirigente ed i genitori senza però comunicare alcun provvedimento o esito;
i genitori di circa 1.200 studenti starebbero attendendo una risposta dallo scorso 25 giugno 2009 e avrebbero già sollecitato più volte il Ministero della pubblica istruzione;
40 docenti, il 1o luglio 2009, avrebbero inviato una comunicazione sul loro disagio chiedendo agli uffici regionali di essere ascoltati;
non risulterebbe essere stata mai effettuata né prevista alcuna ispezione ministeriale al riguardo -:
se siano a conoscenza di presunti comportamenti scorretti adottati dalla dirigente scolastica ed evidenziati a più riprese da genitori e corpo docente;
quali iniziative intenda intraprendere in merito all'accertamento della gravissima situazione dell'istituto scolastico «Guarino Veronese» di San Bonifacio (Verona), che ha invaso le cronache di tutti i giornali della stampa locale e regionale;
quali iniziative nell'immediato, si intendano adottare per la salvaguardia degli aspetti pedagogici, educativi, sindacali e sociali, che si riverberano direttamente e negativamente sugli oltre 1.200 studenti dell'istituto e sulle loro famiglie che, in questo momento, non sono affatto garantiti all'istituto scolastico pubblico di San Bonifacio e minacciano, invece, il ritiro dei figli dalla scuola.
(3-00651)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PICIERNO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le prove d'ammissione alle facoltà di medicina e chirurgia del 4 settembre 2007, svoltesi sulla base e con le modalità previste dalla legge n. 264 del 1999, si sono caratterizzate da gravissime irregolarità, verificatesi durante lo svolgimento della prova, e dalla presenza, appurata da apposita perizia, di 18 quesiti su 80 dalla formulazione errata;
tale circostanza ha condotto immediatamente alla proposizione di migliaia di contenziosi amministrativi e all'apertura di fascicoli d'indagine da parte di numerose procure della Repubblica;
alla situazione di totale incertezza determinatasi, l'allora Ministro dell'università e della ricerca rispose sanando ex post (decreto ministeriale del 21 novembre 2007) l'illegittima procedura di annullamento
di due quesiti e di tutte le irregolarità riscontrate durante lo svolgimento della prova;
a seguito di un ricorso collettivo presentato da migliaia di studenti, il 18 giugno 2008 il TAR del Lazio, con un'articolata sentenza (sentenza n. 5986/08), disponeva la caducazione del postumo decreto nel quale trovavano fondamento le graduatorie di ammissione elaborate dai singoli atenei e constatava la violazione del principio di trasparenza come conseguenza dell'assenza dei verbali della Commissione che elaborò i quesiti della prova e la riproposizione di quesiti di edizioni precedenti del concorso;
lo stesso TAR, inoltre, auspicava un intervento legislativo e istituzionale atto a elaborare una soluzione immediata che non ledesse le posizioni di coloro che erano stati già ammessi considerando contemporaneamente la posizione degli oramai pochi studenti ricorrenti; il Ministro ha ritenuto di appellarsi al Consiglio di Stato, che si è pronunciato il 3 febbraio 2009, sospendendo l'efficacia della citata sentenza del TAR;
nonostante le problematiche evidenziatesi e le inchieste pendenti, devesi constatare come anche nell'edizione del test d'accesso all'anno accademico 2008/09 si sia proceduto, a posteriori, ad un annullamento di una domanda, la numero 62, secondo la numerazione del Miur della prova di odontoiatria;
alcuni quesiti sono stati mal formulati e, circostanza biasimevole, molti sono completamente uguali a quelli presentati nelle prove svoltesi in alcuni casi il giorno prima e nonostante la commissione incaricata si fosse auto-imposta «l'obiettivo di predisporre materiale inedito»;
secondo le testimonianze di diversi studenti che hanno preso parte alle prove di accesso alle facoltà di Medicina ed Odontoiatria nelle date del 2 e 4 settembre 2009 presso diverse università italiane, con particolare riferimento all'Università «La Sapienza» di Roma, di Napoli e di Messina, nonché a fatti riportati da alcuni quotidiani, anche in quest'ultimo caso si sarebbero verificati fatti degni di opportuna e immediata verifica;
sono state segnalate gravissime irregolarità quali l'apertura di plichi prima del termine delle prove, l'ingresso in aula di persone non coinvolte nello svolgimento dei test, l'uso di telefoni cellulari all'interno delle aule, confusione generante la possibilità di comunicare fra gli studenti durante lo svolgimento delle prove;
anche in questo caso sono state segnalate almeno due domande per le quali sono state rese note le risposte errate (la numero 54 e la numero 72 secondo la numerazione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca) e diversi quesiti dubbi o trattanti temi non compresi nel programma ministeriale -:
se e come il Ministro interrogato intenda procedere al fine di accertare con urgenza l'entità delle irregolarità verificatesi durante lo svolgimento dei test di accesso alle Facoltà di Medicina e Chirurgia del 2 e 4 settembre 2009;
se sia intenzione del Ministro, procedere ad una revisione della materia che consenta di arginare il fenomeno del ricorso all'accesso programmato nelle sole ipotesi di stretta necessità e in ogni caso sulla base di selezioni più eque.
(5-01755)
ZAMPA, BENAMATI, LA FORGIA, LENZI e VASSALLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la dottoressa Daniela Turci è un dirigente scolastico di grande esperienza e professionalità, dirige l'ottavo circolo didattico della provincia di Bologna ed è inoltre consigliere comunale del Partito democratico nel comune di Bologna;
la dottoressa Turci, di grande esperienza e serietà professionale, ha sempre
svolto i compiti e gli impegni connessi al suo ruolo applicando correttamente e con coerenza quanto previsto dalla legge;
la dottoressa Turci avrebbe espresso nella sua veste di consigliere comunale valutazioni critiche sulla politica scolastica condotta dal Ministro interrogato;
come si apprende in questi giorni dalla stampa, il dottor Marcello Limina, dirigente dell'Ufficio scolastico regionale dell'Emilia-Romagna, raccogliendo direttamente sollecitazioni provenienti da esponenti politici nazionali è intervenuto nella vicenda convocando la dottoressa Turci ed esprimendo il suo pensiero «sull'opportunità che un dirigente debba mantenere un rapporto di lealtà nei confronti del suo datore di lavoro e che dichiarazioni contro la politica del ministero siano disdicevoli»;
il dottor Limina, funzionario del Ministero e superiore gerarchico della dottoressa Turci, avrebbe fatto presente alla dottoressa Turci «che era necessario si astenesse da simili giudizi sulla stampa ed in pubblico»;
l'inconsueto svolgimento e la singolarità di questa vicenda, vista l'importanza dei funzionari coinvolti, può lasciare intendere l'esistenza di pressioni improprie e di segnali intimidatori verso la dottoressa Turci -:
se sia a conoscenza di quanto esposto, se ciò corrisponda a precise istruzioni impartite dal ministero stesso ed in caso negativo quali misure intenda assumere per tutelare chi, svolgendo con correttezza il propria ruolo, si avvale delle prerogative costituzionali di libertà di opinione e di pensiero al fine di evitare in futuro il ripetersi di episodi quali quello in oggetto.
(5-01758)
Interrogazioni a risposta scritta:
CALLEGARI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso il liceo ginnasio Marco Foscarini di Venezia risulta essere docente a tempo indeterminato di materie letterarie, latino e greco (AO52) tale professor Marcello Madaro;
nel corso dell'anno 2006/2007 il suddetto docente sarebbe stato sottoposto a ispezione ministeriale volta a valutare il suo operato e la fondatezza delle lamentele da parte di genitori e studenti dovute alle ripetute assenze e ai metodi di insegnamento e di valutazione;
le ripetute assenze del docente in parola avrebbero reso impossibile un efficace apprendimento da parte degli studenti, determinata anche dalla trattazione generica e sintetica, nonché episodica degli argomenti previsti dal programma;
l'ispettore ministeriale, prof. Stefano Quaglia, al termine della sua ispezione avrebbe redatto una relazione che sarebbe stata depositata presso la dirigente dell'ufficio scolastico regionale del Veneto;
le lamentele da parte dei genitori e degli studenti non accennerebbero a diminuire, tant'è che i genitori avrebbero manifestato l'intenzione di trasferire i figli ad altri istituti qualora dovessero avere anche nel corso dell'anno scolastico 2009/2010 il professor Madaro tra i loro docenti;
in data 8 giugno 2009 gli studenti avrebbero indirizzato al dirigente scolastico del citato liceo-ginnasio una lettera di stigmatizzazione del tipo di insegnamento adottato dal docente in parola -:
quali siano stati i riscontri dell'ispezione ministeriale;
se non ritenga opportuno assumere iniziative affinché sia valutata dalle competenti Autorità scolastiche l'opportunità di avviare in caso di reiterato comportamento di scarso impegno nella didattica, un eventuale provvedimento disciplinare.
(4-04118)
PALOMBA e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati disponibili, gli effetti in Sardegna del «Regolamento per la riorganizzazione della rete scolastica saranno
ad avviso degli interroganti devastanti per il sistema scolastico formativo isolano;
a cominciare dall'anno scolastico, 2009-2010, durante il quale risulterà a rischio l'erogazione del servizio scolastico e difficoltoso garantire il diritto all'istruzione per bambini, ragazzi e giovani sardi, con particolare riguardo ai diversamente abili. Ciò risulterà determinato da una serie di fattori concatenati quali la riduzione del tempo scuola e degli insegnamenti, il peggioramento della didattica e dei risultati scolastici, l'inadeguatezza dei luoghi scolastici e dei servizi di supporto, il caro-scuola, le inefficienze dell'amministrazione scolastica (che stanno producendo una enormità di ricorsi), le aggravate condizioni di lavoro del personale di ruolo, le ridotte opportunità del personale precario di poter lavorare e di essere occupato stabilmente (con i conseguenti drammi umani);
in particolare, sulle scuole sarde si abbatterà un disastro in termini di drastico ridimensionamento della rete scolastica entro il 2012: sono a rischio di chiusura 300 edifici scolastici considerati semivuoti e sono a rischio di soppressione 225 autonomie scolastiche su 426 in quanto costituite con meno di 500 alunni. In termini di posti di lavoro ciò significherà 80 dirigenti scolastici in meno, 80 direttori S.G.A. (segretari), molti meno collaboratori scolastici (bidelli) ed assistenti amministrativi (ufficio di segreteria);
l'Ufficio Scolastico Regionale ha fatto in organico di diritto più tagli di quelli previsti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nelle scuole elementari ha tagliato ulteriori 105 posti («restituiti» al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e neppure recuperati come promesso nell'organico di fatto) e nelle medie 77, mentre ha realizzato 37 posti in più nelle superiori. Sul sostegno l'Ufficio scolastico regionale ha disposto solo 1979 posti sui 1995 previsti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca tagliando altri 16 posti in più («restituiti» al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca). Il saldo finale negativo è appunto di 121: mentre il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca prevedeva per la Sardegna 22004 posti, l'Ufficio scolastico regionale ne ha disposto 21883. Come se non bastasse, l'Ufficio scolastico regionale aggiunge che farà inoltre altri tagli per 131 posti in organico di fatto. Ancor più grave è che sul sostegno l'Ufficio scolastico regionale ritiene di dover attivare in organico di fatto solo 2421 posti complessivi per i circa 4400 alunni disabili, utilizzando solo 442 delle 490 deroghe previste («restituiti» al M.I.U.R.). A parte i deleteri effetti rappresentati dai seri problemi di funzionamento delle scuole e di erogazione del servizio scolastico, si avranno circa 1000 soprannumerari costretti a cambiare scuola, riduzione dei posti su cui fare immissioni in ruolo (meno 16 rispetto a quelle possibili), dimezzamento delle supplenze assegnate dagli Uffici scolastici provinciali rispetto all'anno scorso con previsione di 1200 supplenti in meno, spesa di oltre 20 milioni di euro dei fondi della regione per riparare i danni del Ministero dell'istruzione e dell'Ufficio scolastico regionale;
la «controriforma» del maestro unico alle elementari, che agli interroganti appare deleteria, se integralmente applicata, in Sardegna comporterebbe sulle sole 725 classi prime, per 12.985 bambini, circa 362 insegnanti in meno; a regime, su tutte le cinque le classi (3.833 classi circa per 65.479 bambini) della scuola elementare si perderanno, nei prossimi anni, circa 1.916 insegnanti. Nelle scuole secondarie, oltre alla saturazione delle cattedre a 18 ore, ne sono state costituite molte con un orario superiore, in aperta violazione della normativa, con un grave peggioramento della didattica e delle condizioni di lavoro del personale e con la soppressione di posti di organico. Vista nei suoi termini diacronici e più generali, dal 1998/1999 ad oggi sono stati tagliati circa 5500 (-20 per cento) posti docenti e 2350 (-23 per cento) altre
unità di personale; sono andati in pensione 11500 docenti; sono state concretamente chiuse 95 scuole. Ridottissime sono state le nuove assunzioni stabili: soltanto 242 docenti e 198 unità A.T.A., rispettivamente appena il 23,2 per cento e 12,35 per cento di copertura dei posti vacanti. Perciò risulta ancor più grave il comportamento dell'Ufficio scolastico regionale che, avendo fatto più tagli del dovuto, ha prodotto anche l'effetto di ridurre le immissioni in ruolo di almeno 16 unità;
per effetto di quella che agli interroganti appare una disastrosa controriforma, intere zone della Sardegna subiranno un processo di desertificazione culturale-formativa e resteranno private di uno degli ultimi essenziali baluardi della presenza statale. Il danno sarà enorme considerato che la Sardegna ha i numeri più elevati in termini di interruzione, ritardo e dispersione scolastica. Basteranno alcuni numeri per visualizzare la «fatica» dello studiare in Sardegna: il 22 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni hanno solo la licenza media, mentre il tasso di dispersione dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni, a livello nazionale, è del 16,4 per cento, in Sardegna esso sale al 18 per cento. Gli scrutinati non ammessi all'anno successivo, qualsiasi esso sia, oscilla tra il 17 per cento ed il 27 per cento, laddove razionalmente oscilla tra il 10,4 per cento e il 18,9 per cento. Hanno conseguito la licenza media solo il 96,5 per cento dei ragazzi sardi a fronte del 98,2 per cento nazionale. Nei recenti scrutini delle scuole secondarie di 1o e di 2o grado, i peggiori risultati in ogni tipologia di istruzione sono riscontrati nelle Isole il 52 per cento e il 77 per cento dei ragazzi, rispettivamente nel 1o e nel 2o grado, riporta insufficienze, a fronte de 47,8 per cento e dei 74 per cento nazionali. Anche nel comportamento i peggiori risultati sono registrati nelle Isole;
per quanto riguarda l'edilizia scolastica, secondo una recente indagine il 62,9 per cento degli edifici scolastici isolani, a fronte del 51,5 per cento del Centro e del 41,3 per cento del Nord, necessita di interventi urgenti, a fronte della media più bassa per quanto riguarda gli investimenti nel settore. Il 35 per cento degli edifici è stato costruito prima del 1974, il 47,5 per cento tra il 1974 e il 1990. Nella graduatoria del livello qualità edilizia la Sardegna è nella fascia più bassa. Soltanto il 47 per cento delle scuole gode di un servizio di scuola-bus; non hanno strutture sportive il 45 per cento delle scuole; sono prive di scale di sicurezza il 45 per cento delle scuole e il 32 per cento non ha il certificato di prevenzione incendi. La mappatura regionale degli edifici scolastici è ancora ferma ad appena 400 edifici, pari al 20 per cento del patrimonio edilizio scolastico sardo;
sono riscontrati aumenti nei costi per l'istruzione, per quanto riguarda i materiali didattici tra il 10 per cento e 16 per cento rispetto al 2008 (anche 900 euro di spesa per bambino). Per quanto riguarda i libri di testo, la cui adozione è stata imposta illegittimamente senza variazione per 5 anni, sono previsti aumenti del 3-5 per cento con spesa media di 440/450 euro per alunno. Sono da prevedere anche altri 250/300 euro di spesa per il ricambio in corso d'anno del materiale didattico;
l'accordo tra Ministero dell'istruzione regione sarda è stato concluso per gli interroganti in totale perdita per la Sardegna, con una desolante acquiescenza ai diktat nazionali, malgrado la regione sarda, anche in virtù della propria autonomia e specialità, avrebbe potuto, al contrario, spuntare un trattamento migliore rispetto al resto dell'Italia proprio in considerazione della sua conformazione orografica e del suo tessuto sociale che rende particolarmente difficile il godimento del fondamentale diritto costituzionale all'istruzione. Tutto ciò avviene in spregio a quanto disposto dall'articolo 3 della Costituzione, che dispone l'uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge con il conseguente dovere per la Repubblica di porre in essere condizioni di
discriminazione positiva nel senso di intervenire più massicciamente nelle situazioni di grave disuguaglianza, quale quella che si verifica in Sardegna su tanti fronti, non ultimo quello dell'istruzione. Altrimenti, i giovani sardi, privati della conoscenza che sempre più rappresenta elemento essenziale di competitività, resteranno esclusi da tutte le opportunità non per loro demerito, ma per l'ingiusta insensibilità dello Stato che i diritti fondamentali dovrebbe, invece, garantire;
su un altro ma non meno rilevante versante, la condizione di precariato inutilizzato condanna alla disperante marginalità un numero enorme di qualificatissimi servitori dello Stato che per anni hanno meritoriamente svolto l'essenziale servizio formativo scolastico e che con molta difficoltà troveranno un'altra occupazione anche a cagione dell'età spesso avanzata, ed ai quali ora pare materializzarsi un volto feroce dello Stato che pare volerli buttare via come carta straccia, apparendo quasi beffarda l'elemosina di poche centinaia di euro certamente insufficienti per una vita dignitosa o di sopravvivenza di una famiglia. Pertanto, lo Stato deve in Sardegna far lavorare e pagare tutti i precari assumendosi doverosamente il costo di una ristrutturazione da esso esclusivamente imposta, anche se inopportunamente subita in maniera acritica dalla Regione Sarda -:
se abbia cognizione e coscienza degli effetti che la cosiddetta «ristrutturazione» del servizio scolastico avrebbe sulla condizione formativa della gioventù sarda e sulla dignità di fedeli e qualificati servitori dello Stato che agli interroganti appaiono devastati e se non ritenga, alla luce delle considerazioni ed illustrazioni sopra effettuate, di porre in campo ogni possibile azione per rimediarvi alla luce del principio costituzionale di uguaglianza, che esige azioni di discriminazione positiva nelle situazioni di maggiore disuguaglianza.
(4-04120)
GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in merito alla situazione della scuola in provincia di Bologna e in Emilia Romagna, va segnalato il «ruolo anomalo» della regione e degli enti locali che, in coincidenza con l'inizio dell'anno scolastico, stanno attuando, ad avviso dell'interrogante, una politica di «vera e propria aggressione» al Governo, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, invadendone in parte la sfera di competenza e condizionandone pesantemente l'attività per finalità estranee alla gestione ordinaria della scuola, con conseguenze particolarmente negative su famiglie e studenti, che si vedono esposti a dispute «politiche» non strettamente attinenti all'attività di insegnamento;
nel richiamare i precedenti atti di sindacato ispettivo, l'interrogante ritiene opportuno evidenziare le segnalazioni giunte attraverso il «telefono verità» messo a disposizione di famiglie e docenti, i quali, temendo ritorsioni sul proprio percorso scolastico, evitano di rivolgersi alle autorità scolastiche competenti, a testimonianza di un clima di esasperata tensione, che ovviamente non riguarda tutti i docenti e dirigenti ma la parte più politicizzata e legata ai partiti di sinistra, clima che non può essere tollerato in quanto mette a repentaglio la libertà di educazione ed i principi fondamentali garantiti dalla Carta costituzionale;
il Ministro interrogato ha recentemente sottolineato che la scuola non è il luogo deputato a svolgere attività politica da parte del personale dirigente e docente -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordine a quanto rappresentato in premessa e quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire il sereno svolgimento dell'attività scolastica a Bologna e in Emilia-Romagna e per evitare fenomeni di impropria politicizzazione della scuola.
(4-04124)
TESTO AGGIORNATO AL 28 MARZO 2011
LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta immediata:
DONADI, MURA e PALAGIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'insufficienza nell'offerta dei servizi socio-educativi per l'infanzia influisce negativamente e scoraggia la partecipazione femminile al mercato del lavoro, inducendo le donne a rinunciare alla ricerca di un'occupazione. Vanno ricordate, infatti, le maggiori difficoltà che ancora oggi una donna incontra nel mondo del lavoro. Nonostante la creazione tra il 2004 e il 2006 di un milione di posti di lavoro per le donne, il tasso di occupazione femminile, che era pari al 50,8 per cento nel 2006 (nel 2000 era al 48,4 per cento) pone l'Italia all'ultimo posto nella graduatoria europea del livello di attività;
in questo ambito è, quindi, improcrastinabile individuare efficaci politiche attive del lavoro, che puntino a favorire la buona e stabile occupazione femminile nel nostro Paese. Per far ciò, dette politiche non possono non intrecciarsi inevitabilmente con le esigenze di cura della famiglia e, quindi, anche con un aumento dell'offerta qualitativa e quantitativa della scuola, del tempo pieno, dei servizi socio-educativi per l'infanzia;
lo stesso libro bianco sul futuro del modello sociale, presentato a maggio 2009 dal Ministro interrogato, riconosce come «le donne vorrebbero più figli di quelli che in realtà fanno. Si pone un problema inedito di libertà femminile che riguarda la possibilità di procreare, di avere bambini senza essere pesantemente penalizzate»;
quanto sopra esposto è, a maggior ragione, indispensabile anche alla luce di quanto previsto dal decreto-legge n. 78 del 2009, all'articolo 22-ter, con il quale il Governo ha disposto l'incremento graduale dell'età pensionabile delle donne dipendenti delle pubbliche amministrazioni, prevedendo, al contempo, che le conseguenti economie vadano (tutte o in parte) a favore di interventi dedicati a politiche sociali e familiari, anche se non si stabilisce con la necessaria chiarezza che tutti questi risparmi debbano essere destinati a politiche a favore delle donne lavoratrici;
tale norma pare contrastare con quanto giustamente sottolineato dal suddetto libro bianco sul futuro del modello sociale, che, a proposito di politiche di pari opportunità, afferma: «non si devono ignorare le differenze di genere: la discriminazione si verifica, infatti, non solo quando soggetti uguali vengono trattati in modo diverso, ma anche quando soggetti diversi vengono trattati in modo uguale»;
si assisterebbe in pratica ad un'ulteriore penalizzazione per le donne se questa norma non fosse accompagnata fin da subito da interventi e azioni positive, con l'obiettivo di salvaguardare il diritto delle donne alle pari opportunità sul lavoro, realizzando contestualmente misure a sostegno della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia;
la ripresa del lavoro dopo la pausa estiva ha drammaticamente riproposto per moltissime famiglie l'annosa impossibilità di poter beneficiare degli asili nido e dei servizi socio-educativi per i propri figli, evidenziando ancora una volta la forte carenza delle strutture per l'infanzia presenti nel nostro Paese, dove le statistiche sottolineano che, nella fascia fino a tre anni, i posti disponibili sono soltanto l'11 per cento dei bambini di questa età: un dato questo da confrontare con quello europeo, che vede al contrario una rete di asili che coprono fino a circa il 90 per cento della domanda;
a ciò si aggiunge un inaccettabile divario tra Nord e Sud, una disparità regionale rispetto all'assistenza offerta che deve essere urgentemente colmata. Se a Milano il rapporto tra le domande presentate
e le domande accolte relativamente agli asili nido è di oltre il 97 per cento, a Palermo è del 21,5 per cento;
è, quindi, indispensabile incrementare a tal fine le risorse del piano straordinario per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, istituito dalla legge finanziaria per il 2007;
i principali fondi di sostegno diretto o indiretto e finalizzati alle politiche per la famiglia e al welfare sono stati ridotti dalla legge finanziaria per il 2009 rispetto a quella dello scorso Governo: il fondo per le politiche della famiglia, al quale l'ultima finanziaria del Governo Prodi assegnava 276.462.000 euro per il 2009, ha visto ridurre lo stanziamento a 186.564.000 euro; il fondo per le politiche giovanili, che aveva uno stanziamento per il 2009 di circa 138 milioni di euro, è stato portato a 79.756.000 euro; il fondo per le politiche sociali, al quale la finanziaria dello scorso Governo assegnava per il 2009 poco meno di 1 miliardo e 600 milioni, è stato ridotto a poco più di 1 miliardo e 311 milioni dalla legge finanziaria per il 2009 -:
se il Governo non intenda assumere iniziative al fine di destinare tutti i risparmi conseguenti alle disposizioni introdotte dal suddetto articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2009 a favore di misure di sostegno alle donne lavoratrici, promuovendo, anche mediante intese con altre amministrazioni competenti, ogni iniziativa utile alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia, anche mediante la previsione di benefici fiscali per le imprese che istituiscono asili nido aziendali.
(3-00653)
Interrogazioni a risposta scritta:
TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n.185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, ha disposto il riconoscimento di una somma una tantum a favore dei collaboratori coordinati e continuativi (anche a progetto), iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps, per i quali si sia verificato l'evento del «fine lavoro»;
la predetta una tantum è pari al 20 per cento del reddito da lavoro percepito dai collaboratori in questione nell'anno 2008, mentre per gli anni 2010 e 2011 la stessa è pari al 10 per cento del reddito da lavoro percepito;
al fine di ottenere la detta somma una tantum era necessario presentare apposita domanda all'Inps entro il 30 giugno 2009 (per il «fine lavoro» verificatosi entro il 30 maggio 2009) o entro i trenta giorni successivi per il «fine lavoro» verificatosi dopo il 30 maggio 2009 -:
quali siano i tempi entro i quali la somma una tantum in questione verrà riconosciuta e liquidata a coloro che, avendone titolo ex lege, abbiano presentato istanza all'Inps entro i termini suindicati.
(4-04121)
TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 35-novies dell'articolo 17 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, introdotto in seguito all'approvazione di un emendamento nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione e successivamente confermato dal maxiemendamento del Governo al disegno di legge di conversione del citato decreto-legge, sostituisce totalmente il comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, così come modificato dall'articolo 6, comma 3, della legge n. 15 del 2009, sicché il pensionamento obbligatorio a 40 anni, per i dipendenti pubblici, compresi i dirigenti, è calcolato su base contributiva, e non effettiva;
la possibilità per le pubbliche amministrazioni di mandare in pensione con atto unilaterale, dietro preavviso di sei mesi, i dipendenti che abbiano raggiunto i quaranta anni di contribuzione, compresi
quelli figurativi, derivati - ad esempio - dal riscatto del periodo di leva o degli studi universitari, con esclusione dei magistrati, dei professori universitari e dei dirigenti medici responsabili di struttura complessa, comporta per il Servizio sanitario nazionale un danno notevole, rappresentando i medici ed i veterinari dipendenti la categoria maggiormente colpita dal provvedimento in questione avendo a proprie spese riscattato gli anni di laurea e di specializzazione;
la predetta norma determinerà, nei prossimi anni, la fuoriuscita obbligata dal Servizio sanitario nazionale di dirigenti aventi un'età compresa tra i 58 e i 60 anni, in netta controtendenza con le politiche previdenziali perseguite in Europa e nel nostro Paese;
nel corso dell'esame degli ordini del giorno riferiti al provvedimento legislativo in premessa evocato, il Governo ebbe ad impegnarsi a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative, nonché interpretative, al fine di specificare che il pensionamento con atto unilaterale dell'amministrazione dopo 40 anni di contribuzione figurativa non riguardava tutta la categoria dei dirigenti medici, veterinari e sanitari del Servizio sanitario nazionale -:
se e quali iniziative siano state assunte al riguardo.
(4-04123)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
i produttori vitivinicoli di Pantelleria chiedono la tutela dei vini dell'isola e la modifica del disciplinare della Denominazione di origine;
tali produttori sono rappresentati dal Consorzio volontario per la tutela dei vini di Pantelleria, che per i limiti dell'attuale legislazione non ha rappresentanza generale ed esclusiva degli interessi dei produttori;
la richiesta riguarda la modifica del sistema delle rese, richiesta che prescinde dalla norma contemplata nell'attuale disciplinare che prevede come limite della resa per ettaro di 100 quintali;
una pur limitata conoscenza della realtà ampelografia dell'isola permette di avere la certezza che molto raramente o mai si è registrata negli ultimi anni una tale resa;
dunque, intrecciare su questa improbabile resa della produzione una resa da uva fresca in vino dal 50-60 al 70 per cento significherebbe soltanto allargare le maglie disciplinari in particolare per il prodotto liquoroso sino al limite dell'impossibile;
il quadro della produzione che è possibile rilevare dai dati della Camera di commercio industria e agricoltura di Trapani (CCIA) per il 2007 indica tra Moscati e Passiti circa 1,8 milioni di bottiglie nei diversi formati;
di questa produzione si stima 1,5 milioni di bottiglie di liquoroso e 0,3 milioni di bottiglie al naturale;
la resa richiesta nella modifica del disciplinare Doc per il liquoroso avrebbe la conseguenza di restringere ulteriormente i margini per il prodotto naturale;
l'allargamento artificiale del prodotto liquoroso non implica incrementi della produzione viticola, ma una utilizzazione di tipo cartolare delle stesse quantità prodotte in Pantelleria;
indubbiamente è opportuna una tutela del prodotto liquoroso che nel corso del tempo si è imposto e sovrapposto al prodotto naturale, proprio della tradizione viticola ed enologica di Pantelleria;
questa tutela non può significare l'avvio della consunzione dello spazio del prodotto naturale;
infatti, il prodotto liquoroso è un prodotto largamente artificiale, degno di essere tutelato ma non con il sacrificio di una produzione, quella naturale che merita il privilegio di una speciale tutela;
proprio questa situazione sottolinea che l'esigenza di modifica del disciplinare Doc avrebbe, invece, dovuto prendere in considerazione una separazione delle discipline e dei destini del moscato e del passito naturale da quelli liquorosi;
sarebbe, infatti, stata già opportuna e necessaria la definizione e introduzione di un disciplinare Docg per il prodotto naturale, da preservare e tutelare come prodotto tipico e locale con una caratterizzazione che anche la storia dell'isola ha consacrato in modo autentico;
il prodotto liquoroso è proprio di un'impostazione di tipo industriale che ha anche i suoi meriti ma che rappresenta ove non si configuri una precisa disciplina come l'alternativa al prodotto naturale;
tutte le aziende di Pantelleria che producono il moscato ed il passito naturale hanno criteri di selezione delle uve che si riflettono anche sul piano dei prezzi;
per il prodotto liquoroso, invece, è possibile una utilizzazione delle uve che prescinde da ogni selezione e quindi da ogni cura nella produzione delle uve e nella loro stessa vendemmia;
al limite si può dire che il prodotto liquoroso avrà l'effetto di spiazzare il prodotto naturale;
la conseguenza per i viticoltori di Pantelleria, che diverranno sempre più un numero minore, sarà quello di mantenere le proprie vigne soltanto al livello minimale con una raccolta di massa che si qualifica di per sé;
già oggi, l'uva di massa diventa un orizzonte produttivo sempre più limitato;
in ipotesi immaginaria, come nel caso di introduzione della Doc Sicilia, rimpiazzato da uve prodotte fuori Pantelleria e lavorate e imbottigliate fuori Pantelleria;
è dunque necessario che il Ministero e la Regione abbiano una linea comune che salvaguardi il prodotto naturale diversificando il quadro di riferimento che per il prodotto liquoroso può rimanere la Doc e per il prodotto naturale la Docg;
in tal modo si ripristinerebbe il principio imprescindibile per la tutela del prodotto tipico che è dato dall'obbligo di imbottigliamento nel luogo di produzione;
tale criterio dovrebbe essere tenuto rigorosamente fermo dalle politiche del Ministero;
nella competizione dell'economia globale i vini italiani si potranno affermare soltanto con l'assoluto ed inderogabile criterio di riferimento al territorio, come dimostra l'esperienza della Francia che continua a privilegiare il riferimento al territorio;
tali considerazioni, dovrebbero confermare il Ministro nel proposito lodevole di non introdurre Doc regionali che sacrificherebbero in modo disastroso le Doc territoriali che sono state invocate e realizzate in questi anni per la migliore tutela delle produzioni nella loro tipicità -:
quali siano le eventuali decisioni del Ministro con riguardo alla richiesta di tutela avanzata dai produttori vitivinicoli di Pantelleria e se ritenga opportuno riferire sulle linee che il Ministero terrà al riguardo dei problemi della vitivinicoltura di Pantelleria, anche per il loro valore fortemente rappresentativo dei problemi della vitivinicoltura italiana alla luce dell'entrata in vigore dell'Organizzazione comune di mercato vino.
(2-00463)«Mannino, Vietti».
RAPPORTI CON IL PARLAMENTO
Interrogazione a risposta immediata:
COMMERCIO, LO MONTE, LOMBARDO e LATTERI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
un evento vulcanico di rilevanti proporzioni abbattutosi nella notte tra il 26 e il 27 ottobre del 2002 su di un comprensorio di tredici comuni della provincia di Catania (Acicatena, Acireale, Belpasso, Castiglione, Giarre, Linguaglossa, Milo, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Ragaina, Sant'Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea) ha causato ingenti danni a strutture pubbliche e private di un'area geografica ad altissimo rischio sismico e ad altissima densità abitativa;
l'iter del processo di ricostruzione del suddetto comprensorio è stato avviato grazie all'emanazione, nel novembre del 2002, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3254, con la quale, per fronteggiare l'emergenza, si è dato ampio potere all'iniziativa dei sindaci dei comuni stessi per la realizzazione di un piano di interventi urgenti;
il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine poi di agevolare la ricostruzione del patrimonio edilizio e l'avvio delle imprese economiche, ha, con successivi decreti, prorogato la sospensione dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti di obblighi tributari a favore dei soggetti residenti ovvero aventi sede legale od operativa, alla data del 29 ottobre 2002, nei tredici comuni interessati direttamente dagli eventi sismici ed eruttivi;
un altro importante passo in avanti è stato, poi, compiuto grazie alla proroga (fino a tutto l'anno 2008) della dichiarazione dello stato di emergenza, che avrebbe dovuto consentire il completamento dell'opera di ricostruzione degli edifici e delle strutture dell'intero territorio danneggiato dagli eventi vulcanici e sismici;
la ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico è stata interamente ultimata grazie alla prontezza degli amministratori locali, che hanno dato esempio di buona gestione delle somme immediatamente loro assegnate, anche se già all'epoca risultava chiaro che le stesse non sarebbero state sufficienti ad ultimare anche i lavori di riedificazione delle strutture private danneggiate, considerato che, a fronte di danni stimati in oltre 400 milioni di euro, ne sono stati nella realtà assegnati 150, grazie comunque ai quali è stato effettuato il recupero di una considerevole parte degli immobili (circa l'85 per cento di quelli privati e dichiarati, a suo tempo, inagibili e il 60 per cento di quelli pubblici, inagibili e non);
gli ultimi fondi, elargiti nel corso dell'anno 2008 dal dipartimento regionale per la protezione civile, non hanno consentito di portare avanti il progetto di ricostruzione e riqualificazione del territorio e di buona parte del patrimonio abitativo privato;
in relazione ai gravi fenomeni vulcanici predetti permane ancora una situazione di criticità. Proprio per questo motivo è stata emanata il 22 gennaio 2009 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri un'ulteriore ordinanza, con la quale si tende ad adottare ogni iniziativa utile, per continuare ad assicurare sia il monitoraggio delle attività poste in essere in regime straordinario, sia il completamento degli interventi finalizzati al definitivo ritorno alla normalità;
lo stesso «Accordo di programma quadro eventi vulcanici», stipulato il 14 giugno 2004, tra Governo e Regione siciliana prevede la definizione e la stipula di atti aggiuntivi che aggiornino il quadro attuativo dello stesso accordo ed il piano finanziario;
la Regione siciliana si è recentemente impegnata a farsi interprete presso il Cipe dei disagi patiti dalle popolazioni interessate dall'evento calamitoso, al fine di stanziare una somma di finanziamenti congrua per completare il piano di intervento nell'area del pedemontano;
il 10 febbraio 2009, il Governo, nel rispondere ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea (la n. 3-00366), rassicurava l'interrogante che il Governo si sarebbe tempestivamente impegnato al fine di consentire il completamento dell'intero patrimonio abitativo danneggiato e delle opere pubbliche finanziate;
lo stesso Governo non ha fino ad oggi ancora ottemperato all'impegno assunto con un ordine del giorno presentato dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo in occasione dell'approvazione, il 24 febbraio 2009, del decreto-legge n. 207 del 2008 (cosiddetto «decreto milleproroghe»), di valutare il ripristino dei fondi economici, al fine di dare piena attuazione alla suddetta ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3254 del 2002, di concedere un'adeguata proroga del termine di cessazione dello stato di emergenza per risolvere la crisi delle zone interessate e, di conseguenza, raggiungere l'obiettivo del ripristino del 100 per cento delle strutture danneggiate dall'evento calamitoso e di approntare un serio piano di interventi finalizzati alla prevenzione e alla messa in sicurezza di gran parte degli edifici e delle infrastrutture della zona;
con protocollo n. 6476 dell'11 maggio del 2004, il commissario delegato - Presidente della Regione siciliana - ha adottato il «Piano di ricostruzione», nel quale, sulla base degli accertamenti e della segnalazioni acquisite e d'intesa con i comuni interessati, sono state indicate le previsioni degli interventi di riparazione e ricostruzione delle infrastrutture pubbliche, i contributi per la riparazione del patrimonio privato, sia inagibile che non, e delle infrastrutture produttive, turistiche e di servizio, nonché le modalità di attuazione;
ad oggi gli interventi di cui all'obiettivo A) (edilizia privata) e previste dal suddetto piano sono stati finanziati per un importo complessivo di euro 70 milioni, contro un fabbisogno di circa 110 milioni della priorità 1 (edifici inagibili). Lo stesso piano evidenzia che resta da finanziare l'intera priorità 1.1. (edifici significativamente danneggiati ma agibili) per 70 milioni di euro circa. In totale necessitano 100 milioni di euro per l'edilizia privata e le attività produttive;
quanto invece all'edilizia pubblica, obiettivi B), C), D), e E), del «Piano di ricostruzione», sono stati ad oggi finanziati interventi per un importo complessivo di euro 70 milioni, contro un fabbisogno di circa 110 milioni (priorità 1 - inagibili o gravemente danneggiati). Restano da finanziare, altresì, gli interventi in priorità 1.1. (significativamente danneggiati e opere di prevenzione prioritarie), pari ad euro 105 milioni circa. In totale necessitano 145 milioni per le opere pubbliche;
in definitiva sono stati finanziati ad oggi circa 135 milioni di euro per le opere private e pubbliche, contro un fabbisogno di circa 385 milioni di euro. Da una recente stima effettuata le cifre che attualmente bisogna reperire per completare il piano di intervento nell'area del pedemontano ammontano a 250 milioni di euro -:
se non ritenga oramai improcrastinabile il reperimento di ulteriori risorse finanziarie necessarie per ultimare la ricostruzione di quei territori e rispondere alle legittime aspettative, ad avviso degli interroganti già colpevolmente eluse, di tutta la popolazione terremotata.
(3-00656)
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PALOMBA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che nell'Ufficio Postale di Capoterra in Sardegna, per effettuare qualunque operazione ci siano tempi di attesa valutabili tra i 50 minuti e
1 ora, con punte, in corrispondenza di particolari scadenze, di gran lunga superiori a questo tempo;
si tratta di una situazione mortificante degna di un Paese del terzo mondo, che contrasta clamorosamente con quanto ebbe a dire, qualche anno fa, in occasione dell'inaugurazione del nuovo locale, il rettore in servizio, che aveva altamente decantato la nuova sistemazione come punto di partenza per un netto miglioramento del servizio a favore dell'utenza capoterrese in crescente sviluppo;
già in quella circostanza consiglieri comunali avevano comunque evidenziato l'insufficienza di un solo ufficio postale per una località in vasta espansione che già allora contava oltre 18 mila abitanti, ricevendo ampie assicurazioni per una positiva valutazione del problema. Oggi che la popolazione conta quasi 24 mila abitanti non si è fatto nulla per razionalizzare la situazione, cosicché essa è decisamente peggiorata;
malgrado le continue e vibrate proteste da parte dei cittadini, l'amministrazione postale non le ha prese in considerazione, lasciando che la situazione peggiorasse tanto che è divenuta insostenibile ed esige, quindi, interventi immediati per farla uscire dalla condizione non propria di un Paese civile;
una lettera dell'interrogante al direttore delle Poste in Sardegna non ha sortito alcun effetto e non ha neppure ottenuto la cortesia di una risposta -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra descritta e quali urgenti misure di competenza intendano porre in essere per porvi immediato rimedio mettendo i cittadini in condizione di usufruire di un servizio postale decente.
(5-01756)
TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 25 e 26 della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», prevedono un futuro utilizzo dell'energia nucleare;
si tratta di una scelta importante e fondamentale per l'indipendenza energetica del nostro Paese che deve accompagnarsi ad una serena ed approfondita valutazione delle questioni rimaste aperte riferite alla passata generazione del nucleare: in particolare, quella relativa alle compensazioni ambientali - assegnate agli enti locali che hanno ospitato gli impianti nucleari - previste dalla legge n. 368 del 2003;
le leggi finanziarie del 2005 e del 2006, infatti, hanno sottratto ai detti enti locali una parte delle risorse agli stessi destinate, provenienti da un'aliquota della componente della tariffa elettrica che era stata istituita in ragione della sopra citata legge;
sul punto è intervenuta anche la segnalazione dell'Autorità dell'energia elettrica e del gas del 19 aprile 2008, atto n. 17/07, che ha richiesto che le somme in origine destinate alle servitù nucleari venissero riassegnate -:
se non ritenga di assumere iniziative di carattere normativo finalizzate al ripristino della originaria disciplina afferente le compensazioni a favore degli enti locali sedi di impianti nucleari, secondo la lettera della legge n. 368 del 2003.
(5-01759)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI PIETRO e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione di grave crisi in cui versa la Fiat auto rischia di determinare la chiusura di impianti in Italia e in Europa;
in particolare, negli stabilimenti Fiat di Termini Imerese, negli ultimi mesi migliaia di lavoratori hanno scioperato e sfilato, dando vita ad una serie di manifestazioni, organizzate, unitariamente, da quasi tutte le sigle sindacali da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl;
gli scioperi sono scattati per protestare contro l'ipotesi di chiusura della fabbrica, che avrebbe pesanti e gravissime ricadute sull'occupazione non solo in tutto il comprensorio di Termini Imerese, ma anche nel territorio delle Madonie;
tale decisione, oltre alla preoccupazione per il venir meno di centinaia di posti di lavoro con conseguenze sull'indotto e su tutta l'economia locale sta provocando gravi preoccupazioni in tutto il tessuto sociale e grande apprensione nelle famiglie, dal momento che non è dato conoscere soluzioni che in prospettiva possano garantire il futuro dei lavoratori;
nel processo di riorganizzazione dell'azienda verso la produzione di nuovi modelli probabilmente verrà utilizzata la cassa integrazione, mentre per alcune aziende dell'indotto già nei prossimi mesi termina il periodo massimo di cassa integrazione dei dipendenti;
i lavoratori italiani, alle prese con la crisi economica, e, quindi, con le aziende che chiudono o che comunque in ogni caso tendono ad attuare piani di ridimensionamento del personale, sono sempre più preoccupati, dando vita ad una sorta di disperazione sociale che rischia di provocare conseguenze irreversibili per il nostro Paese -:
quali provvedimenti intenda adottare il Governo per salvaguardare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese e la continuità della produzione di autovetture, e, in particolare, con quali interventi si intenda incentivare la realizzazione di un nuovo modello di auto che sostituisca la Lancia Y, la cui produzione dovrebbe terminare nel 2011;
quali siano gli interventi pubblici sulle infrastrutture di Termini Imerese necessari a consolidare un indotto tale da poter ridurre i costi di produzione;
quali iniziative si intendano assumere per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e se, per i lavoratori attualmente in cassa integrazione, non si renda comunque necessario un intervento specifico del Governo per raddoppiare le attuali 52 settimane di cassa integrazione ordinaria e mantenere il reddito dei lavoratori all'80 per cento dello stipendio netto;
se il Governo non intenda presentare, nel quadro delle trattative con FIAT, proposte concrete all'azienda automobilistica per impedire che si decreti un declassamento dello stabilimento di Termini Imerese e una riconversione di produzione.
(4-04117)
TOMMASO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o settembre 2009 è entrato in vigore il decreto del Ministero dello sviluppo economico 23 luglio 2009 in materia di sicurezza degli ascensori, provvedimento con cui è stata disposta - con diverse scadenze in relazione alla data di installazione dei singoli impianti - una verifica straordinaria, «finalizzata alla realizzazione di un'analisi delle situazioni di rischio», su tutti gli ascensori installati e messi in esercizio prima del 1999, prevedendo inoltre la realizzazione dei «conseguenti interventi di adeguamento», anche in questo caso con scadenze legate alla data di costruzione degli ascensori;
«Monti ascensori» (una delle maggiori aziende del settore) ha recentemente comunicato che, secondo le associazioni che raggruppano le aziende che curano la sicurezza degli ascensori, il costo medio degli interventi imposti dal predetto decreto potrebbe essere di 15.000 euro ad
impianto, con un fatturato - e, di conseguenza, un onere a carico delle famiglie italiane - di circa 6 miliardi di euro -:
quali siano le motivazioni in ragione delle quali il decreto ministeriale citato in premessa sia stato emanato, atteso che non risulta richiesto da alcuna normativa europea;
se sia nota l'opposizione della più importante associazione della proprietà edilizia all'adozione del citato decreto;
se risponda al vero che, in un recente passato, un provvedimento analogo per contenuto e materia a quello in questione sia stato impugnato avanti il giudice amministrativo che, in sede di giudizio, ne ha censurato il contenuto;
se non ritenga opportuno prevedere la sospensione degli effetti del decreto emanato;
quali siano, in ogni caso, i costi stimati dal Ministero dello sviluppo economico conseguenti all'attuazione del detto decreto e se non si intendano quanto meno prevedere opportune iniziative volte ad alleviarne gli oneri, che allo stato appaiono particolarmente gravosi per i proprietari di casa e ciò proprio in un momento di grave crisi che colpisce da mesi le famiglie italiane.
(4-04126)
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Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Villecco Calipari e altri n. 7-00203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Garofani.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Vico n. 5-01685 del 27 luglio 2009;
interpellanza Tassone n. 2-00445 del 30 luglio 2009.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Ciccanti n. 4-01624 del 13 novembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00649;
interrogazione a risposta scritta Ciccanti n. 4-01739 del 26 novembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00650.