XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 22 settembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 14 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito Isaf (Nato), che - di fatto - si può considerare una continuazione dell'iniziativa statunitense Enduring freedom, avviata all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001;
una differenza ed una contraddizione evidente c'è sempre stata fra queste due ultime missioni: la Isaf è sempre stata intesa e percepita, e come tale si è sviluppata, come assistenza o sostegno alla popolazione, secondo i canoni di una vera o propria operazione di peacekeeping, mentre quella sotto il diretto comando Usa è sempre apparsa come una missione di lotta al terrorismo, secondo le logiche e le strategie di una guerra tout court;
tuttavia, nonostante il diffuso apprezzamento per l'azione del nostro contingente in Afghanistan, negli ultimi 4 anni si sono contati già 21 caduti fra i nostri militari e nel frattempo sembrano svaniti o dimenticati i presupposti e le ragioni per cui i nostri soldati partecipano alla missione Isaf;
come risulta da numerose denunce anche degli osservatori dell'Unione europea e dell'Onu, la produzione di oppio è continuata a crescere e i grandi trafficanti hanno fatto campagna elettorale in stretta alleanza con i signori della guerra;
l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in quel Paese ha, ormai, assunto i caratteri di un vero e proprio conflitto armato, che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta costituzionale, e con la dovuta attenzione alla sicurezza dei nostri militari;
il nostro contingente si trova a operare nel pieno di una vera e propria guerra civile ed è quindi necessario porre al centro dell'attenzione nelle sedi internazionali una exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
il nostro Paese, allorquando il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato la nuova strategia americana, prevedendo l'invio di 30.000 soldati in più in Afghanistan entro l'estate 2010, ha fatto sapere di poter assicurare la presenza di ulteriori 1.000 nostri militari (170 dei quali da subito, come indicato nel decreto-legge n. 1 del 2010, in attesa di essere convertito in legge tra qualche settimana), senza che un impegno di tal genere fosse stato portato all'attenzione nelle opportune sedi parlamentari;
il 28 gennaio 2010 si terrà a Londra una conferenza internazionale sull'Afghanistan e la sua stabilizzazione politica, cui parteciperà ovviamente anche il nostro Paese, e proprio su questo vale la pena ricordare che il neo Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato: «ora sarà necessario un nuovo patto, un contratto tra Afghanistan e la comunità internazionale con una conferenza che al più presto, all'inizio del 2010, lanci un messaggio forte e chiaro»;
è pertanto auspicabile e non più rinviabile l'avvio di un confronto parlamentare, di un dibattito sereno, equilibrato e maturo sul nostro impegno in Afghanistan,

impegna il Governo:

a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi e della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
a compiere tutti i passi necessari, in occasione della partecipazione alla citata conferenza internazionale di Londra, per tradurre in azioni concrete e efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa la maggior responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan, quali la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica, la riconciliazione nazionale.
(1-00239)
(Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del

territorio e del mare, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il ritrovamento, nei giorni scorsi (12 settembre 2009) di un'imbarcazione di grandi dimensioni apparentemente senza identità, inabissata a meno di 20 miglia dalla costa e a 483 metri di profondità, a largo di Cetraro (Cosenza), in una zona indicata da un pentito di mafia, Francesco Fonti, accredita le denunce portate avanti da anni da Legambiente sulle cosiddette «navi dei veleni» e la ricostruzione fornita dal Fonti che si è dichiarato diretto autore dell'affondamento di tre «navi a perdere», la Cunski, a largo di Cetraro (Cosenza), la Yvonne A a largo di Maratea (Potenza) e la Voriais Sporadais, a largo di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria);
secondo notizie di stampa sarebbero oltre trenta le navi con le stive cariche di sostanze tossiche o radioattive mandate a picco sui fondali intorno alla Calabria tra gli anni '80 e'90. Sull'unica nave allo stato rinvenuta, grazie al lavoro svolto dalla procura di Paola (Cosenza), sotto la guida del procuratore capo dottor Bruno Giordano, ed alla collaborazione prestata dalla Regione Calabria, dovranno essere effettuati i necessari controlli per stabilire se si tratta effettivamente della Cunski (ufficialmente smantellata il 23 gennaio del 1992) e se, come dichiarato dal pentito, trasportava nella stiva 120 bidoni contenenti scorie radioattive. Le prime foto scattate confermano la presenza di fusti, due dei quali fuoriusciti dalla stiva probabilmente a seguito dell'impatto;
intanto, sempre nell'alto tirreno cosentino, tracce di interramento di sostanze radioattive, da ricondurre, secondo l'ipotesi che si va accreditando, a materiale trasportato sulla motonave Rosso (ex Jolly Rosso), abbandonata il 14 dicembre 1990 a largo di Amantea ed arenatasi sulla spiaggia di Formiciche (Cosenza), sono state rilevate a pochi chilometri dalla predetta spiaggia, sulla strada provinciale 53, che sale verso la collina, nella zona di terreno percorsa dal torrente Olivo. Un'indagine epidemiologica, espletata su incarico della procura di Paola, sulla popolazione dei comuni vicini all'area oggetto di verifica ha accertato un incremento anomalo della mortalità per tumori maligni tra il 1992 ed il 2001;
le dichiarazioni del pentito, ex «santista», affiliato alla cosca Romeo di San Luca, Reggio Calabria, che è stato sentito dall'autorità giudiziaria ed ha anche rilasciato diverse interviste, fanno seguito e fruiscono ulteriori dettagli in ordini al contenuto di un dossier che il pentito avrebbe depositato nel 2003 presso la Direzione nazionale antimafia, in cui avrebbe ricostruito la vicenda delle «navi dei veleni», precisando il ruolo svolto dalla 'ndrangheta, che sarebbe stata coinvolta dai servizi segreti italiani per l'occultamento di rifiuti tossici e radioattivi;
secondo la ricostruzione del pentito, in particolare, le cosche avevano interesse ad incassare l'elevato compenso (si partiva da 4 miliardi di vecchie lire per un carico e si arrivava anche a 30), ma il contatto per i singoli affari veniva attivato da agenti dei servizi che chiedevano la disponibilità e indicavano la quantità di materiale tossico che bisognava fare sparire. Il pentito, che afferma di aver avuto rapporti diretti anche con politici, riferisce che i soldi pattuiti venivano versati su conti correnti aperti su banche estere, intestati a persone inesistenti, e che più volte si era recato ad effettuare i prelievi con macchine fornite dai servizi, delle quali aveva conservato i numeri di matricola (Fiat Croma blindata con matricola VL 7214 A, CD-11-01; Audi con matricola BG 146-791; Mercedes con matricola BG 454-602 come riportato nell'articolo «Politici e 007 dietro le navi dei veleni» di Riccardo Bocca, pubblicato su L'Espresso n. 38 anno LV del 24 settembre 2009), peraltro annotati nel dossier consegnato alla Direzione nazionale antimafia;
da dichiarazioni rilasciate da magistrati che nel tempo si sono occupati delle cosiddette «navi dei veleni» in Calabria (in particolare a Reggio Calabria e a Paola), trova conferma il possibile coinvolgimento

nella vicenda di agenti dei servizi di sicurezza (come risulta dall'articolo «Dai pm un argine al Sismi» di Roberto Galullo, pubblicato su Il Sole 24 ore del 18 settembre 2009). Emerge altresì che i predetti servizi, e in particolare il Sismi, avrebbero collaborato con il sostituto procuratore Franco Neri, primo titolare dell'inchiesta a Reggio Calabria, mentre sarebbero stati invece lasciati volutamente fuori dalle indagini da Alberto Cisterna, allora sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, al quale la collaborazione era stata espressamente offerta, e dal procuratore capo della procura di Paola Bruno Giordano;
dei due casi richiamati in premessa (affondamento motonave Cunski e spiaggiamento motonave Rosso) si sta occupando la procura di Paola, con scarsità di mezzi e di risorse tecniche e umane (alla procura di Paola è assegnato attualmente un solo sostituto) -:
se si sia predisposto quanto necessario per recuperare e smaltire il carico della motonave localizzata a largo di Cetraro in acque territoriali e per intracciare le altre due motonavi di cui ha parlato il pentito;
se in tale operazione e nella bonifica del sito a terra in provincia di Cosenza, risultato contaminato, non sia il caso di coinvolgere i competenti organismi europei;
se sia vero che nel dossier consegnato dal pentito Francesco Fonti alla Direzione nazionale antimafia nel 2003, che peraltro secondo alcune fonti di stampa risulterebbe già pubblicato, si fa riferimento ad agenti dei servizi segreti; in particolare siano note al Governo le persone citate dal Fonti, se davvero appartenessero ai servizi di sicurezza e se appartengano tuttora ai servizi di sicurezza o ad altri apparati pubblici;
se i numeri di matricola indicati dal pentito siano riconducibili a macchine in uso ai servizi o ad altri soggetti pubblici;
se ci siano garanzie in ordini al fatto che lo smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi non continui ad essere espletato illegalmente con lo stesso sistema dell'affondamento di navi e dell'interramento in zone interne sotto il controllo della criminalità organizzata;
se ci siano garanzie in ordine al fatto che attualmente in un tale sistema non siano in alcun modo coinvolti i servizi di sicurezza;
quali iniziative urgenti si intendano adottare per potenziare la procura di Paola e assegnare adeguate risorse economiche e tecniche agli uffici giudiziari competenti sulla vicenda.
(2-00480)
«Lo Moro, Garavini, Amici, Bressa, Zaccaria, Mariani, Cuperlo, Bratti, Oliverio, De Micheli, Graziano, Cuomo, Bernardini, Giachetti, De Biasi, Pollastrini, Corsini, Concia, Codurelli, De Torre, Mastromauro, Ferrari, Piccolo, Carella, Tidei, Picierno, Bossa, Ferranti, Tempestini, Touadi, Fiorio, Cenni, Cirielli, D'Antoni, Laratta, Marchioni, Laganà Fortugno».

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la vicenda che riguarda la sdemanializzazione del complesso industriale ex Società prodotti esplodenti autarchici (Spea), situato in località Narni Scalo, si trascina da oltre un decennio senza che si intraveda una soluzione;
si tratta di uno stabilimento elettrochimico del 1907 (vi si produceva carburo di calcio) importante esempio di archeologia industriale, di proprietà della Marina

militare e ancora integro in tutte le strutture murarie, che ha conosciuto vari cambiamenti gestionali e anche un periodo di inattività, finché nel 1930, in pieno ventennio fascista, viene rilevato dalla Spea, dalla Società anonima acetati e derivati e dalla Società italiana prodotti esplodenti, con lo scopo di costruire e di esercitare stabilimenti per la fabbricazione di prodotti esplosivi, relative materia prime, prodotti intermedi e derivati, nonché di prodotti chimici in genere; con la seconda guerra mondiale il complesso cessa comunque la sua attività e da allora versa in uno stato di abbandono; inoltre, non si conosce attraverso quale tipo di autorizzazione, il terreno circostante sia stato destinato al pascolo dei bovini;
già da tempo il comune di Narni si è attivato al fine di acquisire la titolarità dell'area ma, nonostante l'assenso a tale alienazione più volte manifestato dal Ministero della difesa, non si è ancora addivenuti a un accordo;
nell'ottobre del 1990 viene avanzata la prima, formale richiesta all'allora Ministero delle finanze, da cui dipendeva la proprietà del bene, mentre tre mesi dopo il Ministero della difesa, nel gennaio 1991, confermava il proprio parere favorevole all'alienazione dell'area sostenendo esplicitamente che l'ex Spea non era più di interesse militare; a tale chiarezza purtroppo non è seguita altrettanta solerzia pratica al punto che la richiesta di acquisizione di tale area dovette essere reiterata nel marzo 1994, non appena varata la legge n. 579 del 1993, prevedendo quest'ultima che il trasferimento dei beni demaniali dismissibili avvenisse con decreto del ministero delle finanze, motivato con la necessità degli enti locali di realizzare opere o di svolgere attività di interesse pubblico;
ancora una volta viene reiterata da parte del comune di Narni la richiesta di cessione di tale area nel marzo del 1996, non appena varata la legge n. 549 del 1995, e finalmente il direttore del Dipartimento centrale del demanio dell'allora Ministero delle finanze, in data 10 maggio 1996, disponeva che la sezione staccata demanio, di concerto con l'ufficio tecnico erariale, assumesse i necessari contatti con i competenti organi militari periferici per evitare ulteriori ritardi con conseguente aggravio dello stato di abbandono del complesso industriale in oggetto;
il comune di Narni viene invitato dalla citata sezione staccata a produrre tutta la documentazione prevista dalla legge n. 579 del 1993 per l'acquisto del compendio, necessaria per la preliminare istruttoria ai sensi della circolare del ministero delle finanze 56/r del 19 maggio 1994; il comune interessato, con una nota del 4 giugno 1996, presenta richiesta al Ministero della difesa per l'assegnazione di tale area ex Spea;
a seguito di reiterati contatti successivi, che hanno ulteriormente evidenziato i notevoli ritardi nell'attività di valutazione del compendio da parte della sezione staccata demanio di Terni, l'amministrazione comunale affida un incarico professionale per la redazione di un progetto per la realizzazione di un centro di produzione cinematografica disposto nel maggio 1997 e approvato il successivo 11 settembre con delibera della giunta, trasmesso al Ministero delle finanze in pari data; nel frattempo, la speranza di acquisire il bene viene ulteriormente alimentata dall'approvazione della cosiddetta «legge Bassanini bis» che all'articolo 17, comma 65, afferma l'innovativo principio della gratuità nella concessione dei beni immobili dello Stato agli enti locali territoriali, concorrendo la non utilizzazione da almeno dieci anni; nonostante le buone premesse la situazione stagna ai limiti dell'assurdo e sembra avvolta da un'alea di mistero visto che, a tutt'oggi, non risulta ancora assegnato il compendio industriale in oggetto dal Ministero della difesa a quello dell'economia e delle finanze, sebbene fosse comune convinzione che tale presa in consegna fosse già avvenuta;
negli anni successivi vi sono state reiterate sollecitazioni, anche da parte di

parlamentari, per un'azione risolutiva della questione; ma, ancora nel giugno del 1998 il Ministero delle finanze notificava al citato comune un provvedimento dal quale era possibile evincere che l'immobile indicato in oggetto era incluso nell'elenco dei beni dismissibili della difesa, da alienare in conformità all'articolo 3, comma 12, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 e che per conoscere gli sviluppi della pratica sarebbe stato necessario attendere il relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; sulla materia, poi, sono state successivamente emanate le leggi n. 448 del 1998 e n. 488 e del 1999 che confermavano sostanzialmente quanto disposto dalla citata legge n. 662 del 1996;
con una nota del 30 giugno 1999, il Ministero delle finanze comunicava finalmente al comune di Narni che l'immobile ex Spea era incluso nell'elenco dei beni dismissibili;
nell'ottobre del 1999 si è svolto un incontro presso la direzione generale dei lavori e del demanio, al palazzo della marina, con i vertici dell'ufficio speciale dismissioni, cui seguirono due ulteriori richieste, il 14 marzo 2000 e il 2 maggio 2000, in seno alle quali fu evidenziato che, nel frattempo, la disponibilità dell'area ex Spea era divenuta ancora più indispensabile, in ragione dell'inserimento sulla stessa di alcuni dei progetti ricompresi nel Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (Prusst) della conca ternana, cui era interessata anche l'amministrazione provinciale di Terni, la quale in data 19 aprile 2001 si rivolse al Ministero della difesa per favorire una risoluzione immediata della questione, senza ottenere risposta;
nel dicembre 2001 si riusciva finalmente ad avviare un tavolo di concertazione con tutti i soggetti interessati alla materia in oggetto, che non riuscì, però, a semplificare la procedura perché, il 25 gennaio 2002, il Ministero della difesa faceva sapere che era ancora in corso l'iter istruttorio inteso a definire il quadro normativo di riferimento in materia di dismissione del patrimonio immobiliare dello Stato, a seguito dell'emanazione della legge n. 410 del 2001, invocando in tal modo le variazioni della normativa applicabile per non portare a compimento una vicenda iniziata da oltre 10 anni;
in data 18 gennaio 2002 l'amministrazione comunale di Narni si rivolgeva, invano, direttamente al Ministro dell'economia e delle finanze rinnovando la determinazione ad acquisire, ancorché a titolo oneroso, i beni dell'area ex Spea; anche il presidente della regione Umbria, in data 4 febbraio 2002, si adoperava presso i Ministeri interessati affinché si arrivasse a un atto collaborativo da parte di tutti; altre iniziative si sono succedute nel senso di una rapida soluzione di questa vicenda, non ultimo il tavolo di concertazione del Prusst-Conca ternana convocato lo scorso 24 ottobre 2002, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dal quale si evincevano indicazioni di segno totalmente opposto a una rapida soluzione della questione;
sulla vicenda narrata il Ministro della difesa, in data 13 giugno 2002, rispondendo all'interrogazione n. 4-01370 affermava che «... Nel caso di specie la competente Direzione generale dei lavori e del demanio sta valutando la possibilità di alienare il compendio di cui trattasi anche mediante gli strumenti offerti dalla ricordata legislazione speciale per le dismissioni della difesa. Occorre, pertanto, attendere che gli uffici competenti sviluppino le modalità operative per dare attuazione alle future possibili dismissioni, anche con riferimento al bene in argomento...»;
a parere dell'interrogante, considerata l'immutata situazione e il lungo arco di tempo trascorso, non può più essere tollerato il notevole danno che l'intera collettività sta subendo dal protrarsi di questo stato di cose, soprattutto alla luce della crisi della grande industria, alla necessità della riconversione, alle nuove strade da intraprendere in settori innovativi quali il turismo, la cultura, il terziario;

per non parlare della mancata realizzazione delle opere di ristrutturazione, al non insediamento di nuove attività economiche e produttive capaci di generare sviluppo economico, dei danni all'imprenditoria direttamente coinvolta nell'operazione di recupero e valorizzazione di quest'area -:
quali urgenti provvedimenti intendano, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, adottare per accelerare la cessione dell'area ex Spea al comune di Narni così come previsto dalle norme vigenti, al fine di permettere alle istituzioni locali di avviare i piani di riqualificazione dell'area per un migliore sviluppo economico delle comunità interessate;
se abbiano concesso autorizzazioni affinché nel compendio militare sia a tutt'oggi possibile far pascolare, da anni, intere e sempre più consistenti mandrie di bovini, a quale costo e a vantaggio di chi;
se intendano verificare se tutti gli atti prodotti dai vari organi competenti e da essi controllati, nel corso dell'intera vicenda, siano stati improntati alla massima chiarezza e trasparenza e, in caso contrario, se intendano avviare accertamenti interni per chiarire le motivazioni dei ritardi nella dismissione dei beni del compendio ex Spea, accertando eventuali responsabilità, di carattere amministrativo o disciplinare.
(4-04260)

MURA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel palinsesto delle trasmissioni dell'emittente radiofonica nazionale RTL 102,5 risulta presente all'interno della trasmissione «l'indignato Speciale» una rubrica settimanale denominata «Brunetta della domenica»;
dal sito internet dell'emittente radiofonica si apprende che nella rubrica denominata «Brunetta della domenica, che va in onda ogni domenica mattina, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, tratta temi legati al suo Ministero, le iniziative per la riforma dell'amministrazione, lo sviluppo della società dell'informazione e le innovazioni tecnologiche per pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese, e che il programma è curato dalla redazione giornalistica di RTL 102.5;
il Ministro Brunetta nel corso di detta rubrica tratta anche temi di attualità politica che lo riguardano, come è accaduto domenica 20 settembre 2009, quando il Ministro è tornato sulle polemiche suscitate da alcune sue affermazioni rilasciate il giorno precedente, nelle quali aveva sostenuto la tesi dell'esistenza di un piano ordito da non meglio precisati poteri forti volto a far cadere il governo, ed aveva inoltre fatto riferimento ad una certa «sinistra per male» che dovrebbe «andare a morire ammazzata» -:
se lo spazio radiofonico nel quale va in onda la rubrica «Brunetta della Domenica» sia a titolo gratuito o se invece si tratti di uno spazio a pagamento acquistato dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione e, qualora così fosse, a quanto ammonti, l'importo della spesa totale per la realizzazione dell'intero ciclo di trasmissioni radiofoniche previste dall'eventuale contratto.
(4-04261)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in virtù di un accordo raggiunto nel 2006 tra la Provincia di Varese e l'Australian Sport Commission, lo Stato australiano localizzerà in territorio varesino - e più precisamente a Gavirate - l'European Training Center, centro che fungerà da vero e proprio snodo per gli atleti della nazionale australiana in molteplici discipline;
la scelta del territorio varesino premia la bellezza del territorio, la varietà dell'offerta sportiva, la straordinaria presenza di molteplici caratteristiche ambientali

e climatiche, ma anche gli sforzi dell'ente Provincia che costruirà il complesso edilizio e lo affitterà per 10 anni all'Australian Sport Commission;
la presenza di migliaia di atleti e campioni australiani rappresenterà motivo positivo sia in chiave sportiva, sia in termini di immagine del nostro Paese -:
se e come il Governo intenda sostenere iniziative come quella rappresentata in premessa, anche con misure che favoriscano l'accessibilità agli impianti sportivi, l'organizzazione di attività sportive collaterali e a mezzo di altri concreti aiuti economici.
(4-04266)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno, il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto da lungo tempo sciogliere, per infiltrazioni mafiose, il comune di Fondi;
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente su pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero, sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non avere a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per il Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente e ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi -:
se il Presidente del Consiglio non intenda adoperarsi, alla luce del suo potere di mantenimento dell'unità di indirizzo politico, perché il Governo raggiunga un indirizzo unitario a favore dello scioglimento del comune di Fondi;
quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'interno, nell'ambito delle sue responsabilità in materia di ordine pubblico, visto che, pur essendo peraltro la sua posizione condivisa dai prefetti italiani, non è stato adeguatamente ascoltato.
(4-04267)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Presidente del Consiglio, l'8 maggio 2009 è stata nominata Ministro senza portafoglio per il turismo l'onorevole Michela Brambilla;
non sono noti i suoi meriti tecnici o scientifici nel settore del turismo; non è nota la sua pregressa competenza in materia;
recenti avvenimenti non depongono a favore di tale competenza: sul quotidiano Repubblica del 21 luglio 2009 è stata riportata la notizia secondo la quale importanti organi di stampa giapponesi riferiscono di un decremento del flusso di turismo nipponico verso l'Italia per le truffe e gli abusi commerciali subiti dai turisti giapponesi. Il Ministro avrebbe dato mandato all'Avvocatura dello Stato di adire le vie legali per chiedere la condanna del ristorante di Roma colpevole di una truffa, per danno all'immagine. Ma tanto non è bastato a far ricredere i giapponesi che hanno rifiutato di tornare in Italia, quantunque a spese dell'erario italiano. Evidentemente, il Ministro si è mosso goffamente e in ritardo;
casi di disguidi, inefficienze e ruberie nelle strutture ricettive italiane sono ormai

quotidiane; è del 26 luglio 2009 la notizia che i Campionati mondiali di nuoto sono stati funestati da fenomeni illeciti di contorno, quali i taglieggiamenti da parte dei parcheggiatori abusivi e la sporcizia intorno al Foro italico;
tutto ciò non stupisce, giacché nel decreto-legge n. 78 del 2009 (A.C. 2561) non sono contenute disposizioni di sostegno al settore del turismo;
manca ogni politica integrata per il turismo che renda i trasporti urbani e extraurbani agevoli o che predisponga un ambiente favorevole all'arrivo dei turisti, come per esempio la promozione dell'uso delle lingue straniere - non più solo l'inglese ma anche il russo, il cinese e l'arabo - o convenzioni con i ristoranti volte a prevedere il pasto per bambini a prezzi fissi e ridotti;
simili iniziative amministrative ed economiche risultano essere adottate solo per iniziativa autonoma di talune regioni, mentre non sarebbe conferente l'obiezione che lo Stato non può intervenire in materia giacché si tratta di ambito legislativo regionale. Il turismo, infatti, s'interseca con ambiti che sono rimessi alla legislazione statale come la valorizzazione dei beni culturali, la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e le reti di trasporto;
ad avviso dell'interrogante, sembra mancare al Ministro Brambilla ogni sensibilità per il bene supremo di cui l'Italia dispone, vale a dire il patrimonio culturale che nonostante tutto attrae ancora molti turisti, sebbene in calo rispetto ad anni passati;
in quasi quattro mesi dal suo insediamento non sono note iniziative volte a fronteggiare la crisi di cui anche questo settore soffre, specie nelle regioni tirreniche e adriatiche a vocazione marina, come la Toscana, la Romagna, le Marche e l'Abruzzo;
la sua non acclarata competenza dovrebbe essere stata constatata anche dal Presidente del Consiglio, il quale risulta aver revocato, su sollecitazione del sottosegretario Bertolaso, il proprio decreto del 13 luglio 2009, che istituiva il Commissario per l'emergenza del settore turistico. Si apprende infatti dall'Espresso del 15-22 agosto 2009 che Michela Brambilla «potrebbe entrare nel Guinness dei primati per l'ordinanza più breve della storia. Il 15 luglio Berlusconi ha abrogato un dispositivo da lei fortemente voluto, che era entrato in vigore solo due giorni prima. Mai visto. Cosa è successo? Il Ministro del turismo ha fatto arrabbiare il potente Guido Bertolaso. Il 13 luglio, leggendo la Gazzetta ufficiale, il capo della Protezione civile scopre che, attraverso una "disposizione urgente" di protezione civile firmata dal premier, la fantomatica "Struttura di missione per il rilancio dell'immagine dell'Italia" gestita dalla Brambilla viene fortemente potenziata. Bertolaso strabuzza gli occhi: con uno strumento eccezionale usato solo per calamità o grandi eventi, si definivano i poteri del coordinatore e i criteri con cui stipulare 12 contratti a termine. Il braccio destro del ministro, Carlo Modica de Mohac, veniva nominato commissario delegato, con una maggiorazione di stipendio del 25 per cento. Stesso benefit per tutti i dirigenti della Brambilla coinvolti. In più l'ufficio, per rilanciare il turismo in Abruzzo avrebbe assunto quattro consulenti giuridici con un'indennità di 30 mila euro l'anno. Il decreto parla anche di campagne pubblicitarie, scritturazione di registi e attori, appalti per mostre e concerti. Bertolaso finisce di leggere e chiama Berlusconi. Che, forte anche della perplessità espresse off the record dalla Corte dei conti, blocca tutto» -:
se non ritenga - in attuazione del potere di mantenimento dell'unità dell'indirizzo politico - richiamare il Ministro Brambilla ad un puntuale esercizio delle sue competenze;
quali iniziative intenda assumere per contrastare la crisi del settore del turismo in Italia e per rilanciare e sostenere una così importante e fondamentale fonte di attrazione di stranieri.
(4-04269)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

NARDUCCI, MARAN e FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la III Commissione affari esteri e comunitari ha discusso più volte la proposta di riorganizzazione della rete diplomatica e consolare italiana nel mondo, anche congiuntamente con la Commissione affari esteri del Senato, presentata dal Ministero degli affari esteri;
il progetto di riorganizzazione della rete diplomatica e consolare, con le relative decisioni, reso noto il 14 giugno 2009 dal Ministero degli affari esteri, ha suscitato un forte malcontento nelle comunità italiane residenti nelle circoscrizioni consolari colpite dalle decisioni di chiusura degli uffici, nonché numerose manifestazioni pubbliche di protesta, l'ultima delle quali in ordine di tempo si è svolta il 19 settembre 2009 a Norimberga (Germania);
la riorganizzazione della rete consolare ha visto anche uno straordinario interessamento delle autorità istituzionali e politiche, nonché di numerose organizzazioni (associazioni, Caritas e altro) delle nazioni in cui si progetta di chiudere gli uffici consolari e che ospitano popolose comunità di cittadini italiani, che si sono rivolti sia al Presidente del Consiglio dei ministri sia al Ministro degli affari esteri, onorevole Franco Frattini, chiedendo di mantenere le nostre sedi di rappresentanza e offrendo, in alcuni casi, supporto logistico;
la III Commissione affari esteri e comunitari ha discusso, il 21 luglio 2009, la risoluzione 7-00193 (Narducci e altri) sul processo di razionalizzazione della rete degli uffici all'estero, presentata con spirito bipartisan da numerosi parlamentari della Commissione, al fine di ricercare soluzioni adeguate agli interessi del nostro Paese e delle comunità italiane emigrate confrontate con la soppressione di servizi di primaria importanza (con approvazione della risoluzione conclusiva numero 8-00050);
la risoluzione sopra menzionata impegna il Governo: «riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero» e a presentare il progetto complessivo al Parlamento e al Consiglio generale degli italiani all'estero entro il 2009. Inoltre, la risoluzione impegna il Governo «a verificare le modalità transnazionali di accesso alle strutture consolari da parte dei nostri cittadini per evitare loro di dover percorrere centinaia di chilometri (esempio: Mulhouse/Basilea anziché Metz)», in considerazione del fatto che gli Stati interessati dalle chiusure in Europa appartengono tutti «all'area Schengen» -:
quali atti amministrativi abbia nel frattempo adottato il Governo, o sia in procinto di adottare, sulla ristrutturazione della rete diplomatico-consolare italiana, conformemente alle determinazioni della risoluzione sopra richiamata.
(5-01809)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dopo lunga attesa e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 27 maggio 2009, del decreto n. 53 del 2009, si è conclusa la fase transitoria prevista dall'articolo 182, comma 1-bis del «Codice dei Beni culturali e del Paesaggio» in tema di acquisizione della qualifica di restauratore dei beni culturali nonché della qualifica di collaboratore dei beni culturali;

il suddetto provvedimento detta una nuova disciplina individuando i requisiti di ammissione e le modalità per lo svolgimento della prova di idoneità finalizzata all'acquisizione della qualifica di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore, in applicazione del regime transitorio di cui all'articolo 182, comma 1-bis del Codice dei beni culturali;
in virtù delle norme contenute nel decreto ministeriale n. 53 del 2009, la qualifica di restauratore spetta a coloro che hanno conseguito un diploma presso una scuola di restauro riconosciuta e accreditata e svolto attività di restauro per almeno due anni, numero di anni che cresce fino a diventare otto qualora non si sia in possesso del titolo di studio;
il nuovo regime normativo consente finalmente di individuare con certezza i soggetti che ad oggi devono ritenersi in possesso della qualifica professionale di restauratore di beni culturali oppure della qualifica di collaboratore, attestazioni che consentiranno di eseguire interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici, per i quali l'articolo 29, comma 6 del «Codice dei beni culturali ed ambientali», prevede una riserva professionale in favore di tali figure;
in attesa della pubblicazione del bando per l'esame di idoneità sono state predisposte dal Ministero per i beni e le attività culturali, con la circolare n. 35 del 12 agosto 2009, le «Linee guida applicative», che riordinano la materia e regolano il conseguimento della qualifica professionale di restauratore di beni culturali previste dalla disciplina transitoria dell'articolo 182 sia in base al comma 1 dello stesso che prevede la ipotesi in cui il possesso dei requisiti individuati dalla norma determina direttamente il conseguimento (cosiddetto riconoscimento diretto, ope legis) della qualifica di restauratore, sia in base al comma 1-bis (che prevede l'ipotesi in cui il possesso di altri requisiti consente di partecipare ad una prova di idoneità al cui superamento è legata l'attribuzione della predetta qualifica) e l'ipotesi, infine, in cui il possesso dei requisiti individuati dalla norma determina il conseguimento della qualifica di collaboratore restauratore (comma 1-quinquies);
pur prendendo atto della tanto auspicata conclusione di un percorso che si attendeva da anni, e pur riconoscendo al legislatore lo sforzo di aver fatto chiarezza su alcuni profili di competenza e sui percorsi formativi e di aver voluto sanare una situazione pregressa caratterizzata ormai da tempo da ambiguità e confusione, gli interroganti non possono non rilevare alcune riserve in merito ad alcuni aspetti della nuova normativa e la cui attuazione, sempre a parere degli interroganti, escluderà dal mercato a vario titolo migliaia di operatori qualificati, aggravando una situazione occupazionale peraltro già molto critica;
il primo rilievo che sollevano gli interrogati è che il testo del decreto n. 53 del 2009, presenta un'interpretazione molto restrittiva dell'articolo 182 del citato decreto legislativo n. 63 del 2008 (Codice dei Beni culturali e del Paesaggio), ed in particolare riguardo alla certificazione che i candidati dovranno addurre per potersi iscrivere alla prova di idoneità, iscrizione che è stata vincolata alla presentazione di requisiti sostanzialmente impossibili da recuperare per i lavoratori, con il risultato che decine di migliaia di essi verranno escluse dalla possibilità di accedere alla prova finalizzata all'acquisizione in via definitiva del titolo di restauratore pur avendo, di fatto, svolto questo ruolo fino ad oggi, con gravissime ripercussioni per il loro futuro lavorativo;
numerosi di questi lavoratori infatti si sono formati, lavorando per anni, direttamente nei cantieri in condizioni di precarietà, e malgrado vantassero una grande specializzazione e numerosi anni di studio alle spalle, hanno goduto di meno tutele e spesso di minor salario rispetto agli altri lavoratori dell'edilizia;
molte delle difficoltà di reperimento delle certificazioni atte a comprovare

l'esperienza lavorativa hanno come matrice l'assenza di un contratto nazionale dei restauratori che definisca con esattezza le figure professionali operanti nel settore. Attualmente, infatti, ci si riferisce al contratto dell'edilizia che non individua figure professionali corrispondenti alle categorie del restauro (ad esempio la figura del «capo cantiere») con la conseguente difficoltà, per quei dipendenti che dirigono i lavori, di figurare nelle certificazioni di buon esito dei lavori. Più precisamente è, soltanto con il C.C.N.L. per i lavoratori dipendenti delle imprese artigiane e delle piccole imprese industriali del settore delle costruzioni, siglato il 15 giugno 2000, che all'articolo 78 (Classificazione dei lavoratori) viene riconosciuta ed inquadrata per la prima volta al 3o livello, la figura del restauratore;
dopo il 2001, anno del varo del primo decreto riformatore, nel nostro Paese si è continuata a fare formazione in modo confuso e disordinato, creando tra i giovani aspettative per poi ritrovarsi con titoli di studio non riconosciuti. Gli operatori già attivi a quella data, invece, hanno di fatto continuato, indipendentemente dal titolo, ad essere utilizzati dalle imprese per svolgere attività di restauro a tutti gli effetti, spesso vedendosi affidata ufficiosamente la gestione dei cantieri, favorendo così la proliferazione di sfruttamento e precarietà;
esistono, inoltre, molti imprenditori del settore, che, pur avendo frequentato scuole di restauro regionali, ma accreditati dalle regioni stesse solo in un secondo momento, corrono il rischio di dover comprovare otto anni di lavoro continuativo e certificato con la Soprintendenza precedenti al 2001, data del varo del primo decreto ministeriale in materia;
le stesse Soprintendenze non dispongono di un modello di certificazione unificato e molto spesso tardano a rilasciare la certificazione ben oltre i 30 giorni previsti dalla normativa;
numerose sono inoltre quelle imprese che pur avendo eseguito lavori di restauro negli anni '80 e negli anni '90, quando le certificazioni non erano necessarie, se ne trovano oggi sprovviste, ed appare difficile che, in vista della prova di idoneità, a distanza di così tanto tempo, le possano ottenere;
nel frastagliato mondo del restauro vi è poi la condizione di coloro che passando, in modo alternato, da dipendenti a parasubordinati e poi a partite iva individuali, alla fine non si ritrovano alcun riconoscimento formale dell'opera eseguita;
un ulteriore impedimento alla partecipazione alla prova di idoneità è rappresentato dal requisito che il certificato dovrà attestare non più solamente la responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento, ma anche «la responsabilità diretta del candidato nella scelta delle metodologie, dei tempi e dell'esecuzione dell'intervento di restauro sul bene, con un ruolo almeno pari a quello di direttore di cantiere»;
lo stesso decreto n. 53 del 2009 fissa in 60 giorni dalla pubblicazione dei decreti attuativi, la data di avvio delle prove di esame. Gli stessi, inoltre, si svolgeranno una tantum, senza possibilità di appello, stabilendo così in via definitiva le sorti professionali ed il futuro lavorativo di migliaia di persone;
dare solo 60 giorni di tempo agli interessati per ricostruire e presentare tutta la documentazione attestante numerosi anni di lavoro, con tutte le suddette difficoltà nel reperirla, appare però lesivo dei diritti più elementari di questi lavoratori e impedisce di fatto alla maggioranza di essi di accedere ad un futuro lavorativo. Sarebbe pertanto necessario prorogare ulteriormente la data di espletamento delle prove di esame -:
se non ritenga, alla luce di quanto premesso, di dover rivedere i criteri di selezione per l'accesso alla prova d'idoneità, ed il sistema di valutazione della documentazione dei titoli e la cui validità è indispensabile per operare nel settore, anche prevedendo la possibilità di ricorrere

ad una commissione esaminatrice che operi con neutralità e valuti le capacità professionali di ogni singolo aspirante, venendo così incontro alle esigenze di una categoria che si sente penalizzata dalle recenti disposizioni governative;
se non ritenga che sia necessario predisporre un modello di certificazione unificato da far compilare alle Soprintendenze ed alle imprese private;
se non ritenga opportuno considerare nel sistema di valutazione anche gli studenti che si formano con corsi di restauro appropriati nelle scuole d'arte;
se non reputi necessario disporre una proroga della data di espletamento delle prove di esame.
(4-04262)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI e CAUSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
una recente pronuncia della Corte costituzionale (sentenza n. 238 del 2009), pur vertendo sulla competenza giurisdizionale delle Commissioni tributarie, ha incidentalmente riaffermato la tesi della natura tributaria della TIA (tariffa di igiene ambientale), come tale non assoggettabile al pagamento dell'IVA; com'è a tutti noto, si tratta di una questione giurisprudenziale annosa, finora risolta, anche sulla base di precise indicazioni e risoluzioni dell'Agenzia delle entrate, nel senso opposto dell'assoggettabilità ad IVA della tariffa in questione;
la pronuncia della Corte costituzionale fa ricadere invece la tariffa di igiene ambientale nell'ambito delle prestazioni patrimoniali imposte: ciò implica, con ogni evidenza, la necessità di un urgente riassestamento dell'intero apparato normativo di secondo livello collegato alla stessa tariffa, nonché di una modifica di numerose prassi operative consolidatesi nel tempo; non secondario, poi, appare il potenziale impatto di tale decisione non solo sui conti dello Stato, soggetto percettore in ultima istanza dell'IVA, ma anche su quelli dei soggetti gestori in via diretta (Comuni, A.T.O. e altro) o in via indiretta (aziende concessionarie) delle responsabilità in merito alla fornitura dei servizi ambientali nonché alla riscossione dei relativi pagamenti da parte di famiglie e imprese;
numerosi segnali di allarme e di preoccupazione si sono infatti diffusi nel settore in seguito a tale sentenza, con il rischio di appesantire una crisi già incipiente del sistema gestionale dei rifiuti, producendo ulteriore incertezza su un quadro normativo di per sé confuso e farraginoso, nonché danni alla operatività delle aziende e frustrazione delle legittime aspettative dei cittadini;
ciò non solo per il presente e per il futuro, ma anche per l'ulteriore incertezza relativa all'applicazioni con efficacia retroattiva delle decisioni della Corte -:
quali iniziative intenda assumere il Governo, a seguito della citata sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 2009, per dare risposta alle preoccupazioni degli amministratori locali e alle legittime attese dei cittadini, scongiurando ogni rischio di soluzioni penalizzanti per gli utenti o peggiorative per le aziende del settore e per i bilanci degli enti locali.
(5-01807)

FUGATTI e FEDRIGA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 4 della legge del 21 dicembre 1978, n. 852, «Al personale in servizio nell'amministrazione periferica delle dogane e delle imposte indirette assegnato presso uffici di confine od aeroportuali posti in località isolate oppure presso uffici compresi in piccoli centri

abitati nei quali non vi sia la disponibilità di alloggi di tipo economico o popolare, spetta un trattamento pari a quello fissato per le trasferte orarie dalle norme generali in materia, in deroga ai limiti di distanza e di durata ivi previsti», ed inoltre «al personale dell'amministrazione periferica delle dogane ed imposte indirette che, per lo svolgimento dei propri compiti, abbia frequente necessità di recarsi in località comprese nell'ambito territoriale di competenza dell'Ufficio di appartenenza, l'uso di un proprio mezzo di trasporto previsto dalle vigenti disposizioni in materia di trattamento di missione dei dipendenti statali, con conseguente corresponsione dell'indennità chilometrica, può essere consentito anche se la località nella quale deve essere espletato il servizio si trova oltre i limiti del territorio della provincia dove ha sede l'Ufficio»;
il successivo articolo 6 della medesima legge dispone che: «Agli impiegati in servizio presso gli uffici doganali di confine ed aeroportuali posti in località disagiata compete una indennità di confine di lire 1.500 per ciascun giorno effettivo di servizio. Gli Uffici che danno titolo alla corresponsione della suddetta indennità sono stabiliti con decreto del Ministero delle finanze sentite le organizzazioni sindacali a carattere nazionale maggiormente rappresentative»;
trattasi delle cosiddette «indennità di trasferta» e «indennità disagiata», tuttora riconosciute ai dipendenti delle Dogane quale trattamento accessorio oltre allo stipendio, esclusivamente al fine di restituire le somme anticipate dai dipendenti per recarsi, con il proprio veicolo, sul posto di lavoro in località disagiate oltre che per coprire altre specifiche realtà doganali svantaggiate;
nonostante la rivalutazione parziale di importi fissati per legge nel lontano 1978, si tratta di cifre irrisorie (oggi la cosiddetta «disagiata» è mediamente pari alle vecchie 6.000 lire giornaliere lorde, pur con le dovute differenze legate alle variegate sedi svantaggiate trattate diversamente a seconda della distanza dall'ufficio di appartenenza, mentre l'indennità di trasferta è pari a lire 1.650 lorde per ora per un totale di circa 10.000 delle vecchie lire al giorno) che non compensano effettivamente le spese ed i disagi realmente sostenuti: basti pensare al costo del carburante, che negli ultimi tempi ha subito una lievitazione incredibile assieme al costo di manutenzione dei veicoli ed alle connesse spese di esercizio, nonché al fatto che i posti doganali di frontiera sono storicamente ubicati in zone «difficili» come, ad esempio, i valichi terrestri (si ricordano i trafori del Monte Bianco, i «vecchi» e dismessi valichi di Tarvisio, del Brennero, e altro);
ciononostante, sia pure trattandosi di rimborsi inadeguati, se accumulati, rappresentano somme non trascurabili per i soggetti che sostengono le spese, specie in periodi di recessione economica quale quello che il Paese sta attraversando;
il ritardo e le modalità di corresponsione delle predette indennità è infatti diventata oramai questione annosa: con l'istituzione dell'Agenzia delle dogane le medesime non sono più erogate quasi mensilmente ai lavoratori beneficiari, in una logica di straordinario pagato per garantire il servizio alle frontiere h24, bensì sono oggetto di contrattazione annuale posticipata tra l'Agenzia e le organizzazioni sindacali relativamente al riparto delle stesse, con l'unico effetto concreto che il calcolo avviene sistematicamente in ritardo e sempre per gli anni pregressi essendo fatto solo alla firma della contrattazione collettiva integrativa;
più precisamente, oggi, le citate indennità vengono accorpate nell'ambito degli accordi svolti in sede di contrattazione annuale tra i sindacati e l'agenzia alle altre voci del salario accessorio dei doganali, come ad esempio, il FPSRU (fondo per le politiche di sviluppo delle risorse umane), voce nella quale rientrano le somme ero- gate

a titolo di premio produttività al personale per il raggiungimento degli obbiettivi fissati di volta in volta -:
quali motivazioni abbiano indotto a prevedere che le indennità di disagiata e trasferta, erogate precedentemente alla costituzione dell'Agenzia delle dogane con una cadenza bimestrale e trimestrale, venissero accorpate alla contrattazione collettiva nazionale integrativa tra le organizzazioni sindacali e l'Agenzia, posticipata e con valenza per l'anno precedente e se concordi nel considerarle somme erogate come rimborso per spese già sostenute alla stregua di un salario accessorio come le somme concesse a titolo di premio produttività legate al raggiungimento degli obiettivi, ovvero se non reputi corretto che il computo e l'erogazione di tali indennità debba essere stralciata dalla contrattazione periodica vigente tra le organizzazioni sindacali e l'agenzia delle Dogane, per far sì che tali somme vengano corrisposte ai lavoratori senza colpevoli ritardi e con carattere di continuità in ragione della loro già citata natura e per il principio di correttezza ed equità sociale.
(5-01808)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, RAO, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, VOLONTÈ e MANTINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono circa 800 i giudici di pace nominati nel 1995 il cui mandato scadrà definitivamente ad aprile 2010;
si tratta di giudici che non hanno raggiunto ancora l'età pensionabile, che hanno smesso di esercitare la professione da anni per dedicarsi solo alla funzione di giudice di pace (e che si troverebbero, pertanto, in forte difficoltà allo scadere dell'ultimo mandato);
nonostante i giudici di pace siano privi di alcune tutele fondamentali (una per tutte quella previdenziale), hanno continuato negli anni a prestare la loro opera in maniera encomiabile;
altri giudici di pace termineranno il loro mandato tra qualche anno senza possibilità di facile ricambio;
si registra un cospicuo aumento dei compiti legislativi assegnati ai giudici di pace, anche a seguito delle modifiche intervenute in tema di leggi sull'immigrazione, e senza il contributo di questi apprezzati professionisti la giustizia italiana si avvierebbe inesorabilmente verso una situazione di ancor maggior inefficienza;
la mancata riforma della magistratura di pace e delle piante organiche ha bloccato le nuove nomine e l'attivazione dei nuovi concorsi, per cui i giudici in servizio non sono sostituibili prima di tre/quattro anni, a causa della complessità delle procedure concorsuali -:
se non ritenga opportuno, alla luce dell'opera meritoria ed insostituibile svolta fino ad oggi dai giudici di pace ed in considerazione dell'aumento dell'attività evasa dagli uffici per effetto delle numerose novità legislative introdotte recentemente dal Governo e dal Parlamento e della necessità di dare ai giudici in servizio una giusta motivazione per assolvere al gravoso impegno, prevedere immediatamente un ulteriore e auspicabilmente definitivo rinnovo quadriennale nei confronti dei giudici di pace in servizio, anche al fine di evitare la perdita di un prezioso bagaglio di esperienza e professionalità ed ulteriori difficoltà per gli uffici giudiziari italiani.
(3-00671)

CONSOLO e BALDELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni lo stato della giustizia ha registrato continui peggioramenti in termini di efficienza, con notevole allungamento dei tempi dei processi;

in passato per l'informatizzazione della giustizia sono state investite ingentissime risorse finanziarie, che hanno consentito di conseguire risultati al di sotto delle attese, in quanto sono stati varati innumerevoli progetti, spesso di grandi dimensioni, che non hanno trovato avvio adeguato (si pensi al processo telematico, previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 123, che a stento ha trovato parziale avvio);
l'Unione europea, l'Ocse e altri organismi internazionali, nonché alcune attente indagini svolte da organismi terzi, hanno evidenziato la necessità urgente di porre mano ad una radicale inversione di tendenza nell'azione del Governo per quanto riguarda la digitalizzazione, che consenta di risparmiare risorse, accelerare i processi e offrire servizi on line ai cittadini ed agli avvocati;
altre amministrazioni hanno avviato efficaci azioni di razionalizzazione dei costi di gestione, liberando importanti risorse finanziarie da impiegare in progetti innovativi;
un'azione isolata da parte del ministero della giustizia non può consentire di ottenere significativi risultati -:
quali siano le azioni poste in essere per razionalizzare i costi di gestione del servizio informatico del ministero della giustizia e quali azioni di semplificazione e standardizzazione tecnologica intenda intraprendere per accelerare la diffusione dei progetti di digitalizzazione e, in primis, del processo telematico.
(3-00672)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nonostante i ripetuti annunci del Governo, continua ad enumerare innumerevoli cantieri aperti che rappresentano un vero e proprio pericolo per i viaggiatori. È diventato oramai un miraggio pensare di raggiungere la Calabria da Roma in sei ore. Soprattutto alcune tratte, quali la sala Consilina-Lagonegro e la Bagnara-Reggio Calabria, rappresentano una vera e propria avventura. Inoltre, la gestione di cantieri è tutta protesa a garantire, ad avviso dell'interrogante, il massimo profitto alle imprese, compensato dal massimo disagio per gli utenti;
lo scalo aeroportuale di Reggio Calabria, unico aeroporto dello Stretto, continua a registrare un andamento negativo, nonostante la domanda di viaggiatori in partenza ed in arrivo sia in continuo aumento. L'aeroporto dello Stretto serve due città metropolitane, Reggio Calabria e Messina, ma ciò pare del tutto ininfluente nelle decisioni del ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
le Ferrovie dello Stato non sono ancora riuscite ad adeguare le proprie strutture di trasporto ad una moderna e civile rete ferroviaria, sia in termini di qualità dei servizi che in termini di tempi di percorrenza. L'alta velocità promessa dal Governo non arriverà mai. Non si riesce ancora a capire a cosa servirà il ponte sullo Stretto se tutto intorno c'è il deserto infrastrutturale; e vale la pena di ricordare che nel centro di Messina 3336 famiglie vivono ancora nelle baracche costruite dopo il terremoto del 1908;
ad avviso dell'interrogante, è palesemente violato l'articolo 16 della Costituzione, che stabilisce che «ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale» -:
quali provvedimenti urgenti intenda assumere il Governo per porre fine a queste carenze, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate a disposizione del Cipe e di possibili surroghe sostitutive degli obblighi di enti inadempienti, Anas compresa, per

evitare che il divario tra il Nord e il Sud del Paese, in termini di infrastrutture, diventi ancora maggiore.
(3-00667)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARBARESCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, un robot subacqueo ha consentito di individuare un relitto di nave mercantile al largo delle coste di Cetraro, in Calabria, a circa 500 metri di profondità;
si tratterebbe della nave russa Cunski, carica di rifiuti tossici, il cui affondamento, sulla base delle dichiarazioni rese alla Procura di Paola dal collaboratore di giustizia Francesco Fonti, sarebbe avvenuto nei 1992;
il Fonti aveva a suo tempo dichiarato che nella stessa area sarebbero state affondate altre due navi, anch'esse cariche di rifiuti tossici;
la Procura di Paola, titolare dell'inchiesta avviata già da molti anni, sta procedendo a nuovi accertamenti per verificare il contenuto del carico del mercantile russo, e la effettiva presenza degli altri relitti nella stessa zona di mare;
secondo notizie comparse sugli organi di stampa, altre navi mercantili, cariche di rifiuti pericolosi, sarebbero state affondate negli anni scorsi al largo delle coste italiane, senza che finora siano stati individuati i relitti di tali imbarcazioni;
appare sorprendente che soltanto a distanza di molti anni si venga a conoscenza di fatti di estrema gravità, che potrebbero causare situazioni di rischio per la salute dei cittadini e per l'integrità dell'ambiente marino e costiero;
è altresì motivo di preoccupazione il fatto che gli eventi sopra richiamati siano stati resi noti solo a seguito di dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia;
si impone l'esigenza di verificare che anche in altre aree marittime non siano presenti nei fondali relitti contenenti rifiuti tossici o radioattivi -:
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze per chiarire la dinamica dei fatti indicati in premessa, per individuare le ragioni per le quali tali fatti non siano stati finora resi pubblicamente noti, per verificare se siano presenti altri relitti contenenti rifiuti pericolosi nell'area marittima in questione, o in altre aree poste in prossimità delle coste italiane;
quali iniziative intendano assumere per garantire adeguati livelli di sicurezza nei trasporti marittimi nelle aree interessate dai fatti sopra richiamati;
quali iniziative intendano assumere al fine di assicurare la tutela dell'ambiente marino e della salute dei cittadini di fronte alla possibile presenza nei fondali di rifiuti tossici o radioattivi.
(5-01805)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
domenica sera, 20 settembre 2009, un treno merci fortunatamente vuoto è deragliato mentre percorreva un tratto della sopraelevata in viale Monza a Milano;
da quanto si apprende dalla stampa due carrozze si sono staccate e sono precipitate per dieci metri, fortunatamente senza conseguenze, nel cortile di un palazzo;
solitamente due carrozze ferroviarie non si sganciano facilmente dal proprio convoglio;
un secondo treno, che stava sopraggiungendo, si è trovato davanti il convoglio deragliato, ma è riuscito a fermarsi a distanza;
le circostanze riferite avrebbero potuto avere conseguenze devastanti in termini

di perdite di vite umane, evitate solo dal susseguirsi di una serie di coincidenze fortuite e fortunate;
il giorno successivo si sono registrati ritardi sulle linee ferroviarie afferenti al capoluogo lombardo ed interessanti migliaia di pendolari -:
quali siano le reali cause dell'incidente e se intenda, nell'ambito delle proprie prerogative, accertare se vi siano delle responsabilità attribuibili alle Ferrovie dello Stato o ad altro ente o società;
quali siano le reali conseguenze in termini di puntualità della linea ferroviaria milanese;
se e come il Ministro intenda intervenire per evitare che in futuro si ripetano episodi analoghi.
(4-04265)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, FAVIA, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la delibera in merito allo scioglimento del consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose, indicato come necessario dal prefetto di Latina nella relazione depositata un anno fa, l'8 settembre 2008, - frutto delle indagini effettuate dai Corpi di polizia, carabinieri e guardia di finanza - ritenuto «atto doveroso» dal Ministro interrogato, si sta immotivatamente ed inspiegabilmente trascinando;
secondo notizia di stampa, dalla relazione sopra citata emerge che «il comune di Fondi mantiene comportamenti, che si riflettono nelle scelte politico-amministrative dell'ente, di indubbia gravità, dimostrando un'allarmante insensibilità verso l'esigenza di una corretta e trasparente azione che dissolva il sospetto di porsi al servizio di interessi di tipo criminale, in ciò dimostrandosi oggettivamente collusiva»;
non è dato sapere perché il Ministro interrogato abbia temporeggiato così a lungo, trasmettendo solo nel febbraio 2009, a distanza, dunque, di cinque mesi, la richiesta di scioglimento del comune di Fondi all'attenzione del Consiglio dei ministri;
incomprensibile risulta anche la scelta del rinvio, adottata da subito dal Consiglio dei ministri, reiterata dal mese di febbraio 2009 a tutt'oggi: scelta anomala, che ha reso il mancato scioglimento del comune di Fondi un caso unico nella storia del nostro Paese e lo ha proiettato, infatti, alla ribalta nazionale, presente quasi ogni giorno sui giornali nel corso degli ultimi mesi;
le dichiarazioni di esponenti del Governo, a difesa e giustificazione del continuo rinvio, sono state le più diverse: che nessun amministratore del comune di Fondi fosse indagato, che, a seguito dell'approvazione di nuove norme in materia di scioglimento dei consigli comunali, la questione dovesse essere riconsiderata;
l'atto dello scioglimento è strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata, segnale inequivocabile della volontà e dell'attenzione da parte delle istituzioni, preventivo ed autonomo rispetto all'azione penale;
inoltre, nella seduta del 24 luglio 2009, successivamente all'entrata in vigore della legge in materia di sicurezza e delle nuove norme sullo scioglimento dei consigli comunali, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento dei consigli comunali di Fabrizia (Vibo Valentia) e di Vallelunga Pratameno (Caltanissetta): tali delibere hanno dato seguito immediato alle risultanze delle indagini, durate tre mesi, della commissione prefettizia, che ha accertato «forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata»;
nella stessa seduta, il Consiglio dei ministri, da quanto risulta dal comunicato

stampa, ha deciso di rinviare la decisione sullo scioglimento del consiglio comunale di Fondi e, al contempo, di far partire una seconda indagine prefettizia, che, secondo notizie della stampa, dovrebbe essere stata depositata alla questura di Latina lunedì 14 settembre 2009;
nel corso dell'ultimo anno nella città di Fondi si sono susseguiti atti di illegalità e di violenza: un atto incendiario, in particolare, risalente al mese di giugno 2009, ha fatto esplodere l'autovettura di un esponente delle forze dell'ordine, oltre ad ondate di arresti per mafia, l'ultima nel mese di luglio 2009, atti che, ad avviso degli interroganti, rendono incomprensibile il procrastinarsi della decisione in merito allo scioglimento del comune, e sollevano interrogativi in merito all'anomalo trattamento riservato al caso e all'indifferenza istituzionale che emerge a parere degli interroganti;
l'ultimo gravissimo atto intimidatorio si è consumato a Fondi nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2009, con l'esplosione di un furgone, sotto il quale era stata piazzata una carica esplosiva di «elevato potenziale», come ha dichiarato la questura di Latina -:
quali motivi giustifichino il diverso e, ad avviso degli interroganti, anomalo trattamento riservato, primo caso nella storia d'Italia ed immotivato precedente, allo scioglimento del comune di Fondi.
(3-00668)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i flussi migratori verso il nostro Paese sono aumentati in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni, passando dalle 500 mila persone del 1987 alle attuali 3 milioni 500 mila circa, dato in costante aumento;
gli immigrati che giungono clandestinamente sulle nostre coste ammonterebbero a circa trentaseimila unità solo nel 2008, dei quali circa 30 mila sono approdati a Lampedusa (erano 14.855 nel 2005, 18.096 nel 2006, 11.749 nel 2007), mentre nel 2007 erano 20.453. Degli sbarcati sulle coste italiane la maggior parte sono tunisini, seguono i nigeriani, i somali e gli eritrei;
la grave situazione di Lampedusa, principale punto di approdo dei clandestini, ha indotto il Ministro interrogato a promuovere la decisione assunta dal Consiglio dei ministri di attivare un centro di identificazione ed espulsione sull'isola, localizzato in una vecchia base militare, lontano dai centri abitati, con l'evidente finalità di consentire il trattenimento dei clandestini in attesa della loro identificazione e del successivo rimpatrio;
le misure da ultimo citate si inseriscono in una strategia di estremo rigore adottata dall'attuale Governo in materia di immigrazione, che si è articolata in una serie di provvedimenti dei quali si ricordano: il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica; il decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, recante misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina; il decreto legislativo 3 ottobre 2008, n. 159, sui rifugiati politici; il decreto legislativo 3 ottobre 2008, n. 160, sui ricongiungimenti familiari; la ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato

e cooperazione tra la Repubblica italiana e la grande Giamahiria araba libica popolare sociale; l'Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prum); la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica;
nonostante alcune polemiche, i citati provvedimenti, in particolare gli accordi siglati con la Libia, hanno dispiegato una notevole efficacia, come dimostra il fatto che, a quanto risulta, gli sbarchi sulle coste italiane si sono ridotti drasticamente ed il centro di identificazione di Lampedusa è praticamente vuoto -:
quali siano i dati a disposizione del ministero dell'interno circa l'effettiva diminuzione di arrivi di clandestini sulle coste italiane, dopo l'adozione dei citati provvedimenti.
(3-00669)

BRESSA, SERENI, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LANZILLOTTA, LO MORO, MINNITI, NACCARATO, PICCOLO, POLLASTRINI, VASSALLO e ZACCARIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta, intervenendo ad un convegno il 19 settembre 2009, ha dichiarato: «Le élite stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato». «Mentre gestivamo, con tutte le difficoltà del caso, questa crisi, non abbiamo visto l'opposizione - ha detto Brunetta - Abbiamo visto invece un'élite, o una sedicente élite, irresponsabile», impegnata «non tanto a criticare il Governo per quello che faceva e non faceva, ma per buttare giù il Governo». «Sono sempre le solite: quelle della rendita parassitaria, della rendita burocratica, della rendita finanziaria, della rendita editoriale, senza alcuna legittimazione democratica e popolare. Questa sedicente élite - ha aggiunto Brunetta - che ha la puzza sotto il naso, che ci spiega sempre come va il mondo, ha pensato solo a come far cadere il Governo» -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle responsabilità a lui affidate, sia in possesso di elementi in grado di confermare il rischio di un imminente colpo di Stato, così come dichiarato dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per scongiurare tale pericolo.
(3-00670)

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CICCANTI e CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Presidenza del Consiglio dei ministri, con nota del 18 agosto 2009, protocollo DICA OO118445.1.1, ha trasmesso al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per competenza, il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica proposto dai genitori esercenti la potestà di una minore alunna della scuola media statale «Luciani» di Ascoli Piceno, per chiedere l'annullamento del «documento di valutazione per l'anno scolastico 2008-2009 del 4 giugno 2009» con cui si definisce la ripetizione dell'anno scolastico della stessa alunna per "scarso senso di responsabilità ed atteggiamenti di immaturità»;
si contesta al consiglio di classe la incongruenza della valutazione finale rispetto

ad un corso scolastico inappuntabile dell'alunna di che trattasi (giudizio di ottimo alle elementari, buon approccio al primo anno di scuola media e giudizio positivo nel primo quadrimestre e migliore nel secondo quadrimestre del secondo anno di scuola media, con il voto di otto in condotta);
non si comprende la logicità di una negativa conclusione di un iter scolastico che non ha visto l'attivazione di corsi di recupero, ovvero richiama episodi di deviazione od intolleranza dell'alunna rispetto ad un corretto e normale approccio relazionale con gli insegnanti e compagni di classe -:
se non intenda promuovere iniziative di carattere ispettivo al fine di accertare:
la logicità e consequenzialità tra rendimento scolastico, eventuali azioni di recupero dell'alunna proposte ed attuate ed esito negativo del giudizio finale con relativa ripetizione dell'anno scolastico;
la correttezza del comportamento degli insegnanti, a cominciare dalla dirigente scolastica, rispetto ai doveri imposti dalle norme, dalle circolari, dalla prassi e dal principio del «buon padre di famiglia» per fronteggiare situazioni come quelle sostanziate nel giudizio finale: «scarso senso di responsabilità ed atteggiamenti di immaturità», quantunque rinvenibili in fatti e circostanze oggettive e riscontrabili;
quali iniziative d'ordine amministrativo e disciplinare intenda assumere, anche nei confronti della dirigente scolastica, qualora siano accertati i fatti sopra esposti, ovvero una sola parte di essi.
(5-01811)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO e DONADI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
quello che attualmente si sta prefigurando all'interno del sistema «scuola» può essere definito, a detta degli interroganti, come una vera e propria «catastrofe»;
il Ministro interpellato in conferenza stampa ha dichiarato che «il taglio previsto per quest'anno è di 43000 posti; 30000 si sono resi liberi con i pensionamenti, dunque rimangono fuori appena 12-13 mila docenti». Naturalmente non si fa nessuna menzione del personale Ata, della decurtazione delle ore di sostegno e di altre questioni fondamentali;
si è pensato di varare una norma ad hoc da inserire nel cosiddetto decreto Ronchi per lanciare un salvagente a questi «fortunati», ma solo per quest'anno perché, come sostiene il Ministro, il prossimo anno non ci saranno questi problemi. Sembrerebbe tutto perfetto, tutto risolto, tutto coperto anche con quella che è, secondo gli interpellanti la «benedizione mediatica»;
quello che, sempre a parere degli interpellanti, si può definire «massacro», continuerà nel prossimo triennio per arrivare alle decurtazione di 87 mila docenti e 44 mila Ata, mentre nei prossimi due anni la scuola perderà ancora 20 mila insegnanti e 15 mila addetti al personale Ata; l'Unità del 10 settembre 2009 ha riportato questi numeri, confermati da fonti sindacali: si tratta del più grande licenziamento di massa operato dallo Stato, molto di più di quanto non sia successo con Alitalia e con la Fiat, un'operazione che però vuole essere fatta passare come «riforma di rigore e di merito»;
solo in Sicilia sono stati persi 7800 posti di lavoro di cui 1500 solo a Catania; e non bisogna mai dimenticare che dietro un posto in meno potrebbe esserci una famiglia magari monoreddito, una donna separata, una vedova, un mutuo da continuare a pagare, dei figli da mantenere e da fare crescere; c'è chi è invecchiato da precario arrivando a 56 anni nell'attesa di una stabilizzazione che non potrà avere; il Governo afferma che la ripresa economica è in atto, ma è noto a tutti che sono ancora a rischio ben 700 mila posti di

lavoro, e la paura che i lavoratori italiani sono costretti a subire è quella di trovarsi improvvisamente senza quello che si stava cercando di costruire e non sapere come provvedere alla propria sopravvivenza e a quella dei propri figli;
le cifre e le storie dei lavoratori italiani rappresentano, a giudizio degli interpellanti, la fase acuta di una malattia che ha portato negli ultimi 20 anni ad una totale assenza di un modello educativo in grado di essere al di sopra delle parti, un bene da tutelare che facesse da traino per una nazione che sembra non essere più in grado di tutelare il bene più prezioso: i figli;
i «famosi» contratti di disponibilità «salva-precari» avrebbero lo scopo di stendere, sempre a parere degli interpellanti, una «cortina di fumo» su quella che è invece la sostanza, e, quindi, la realtà della questione scuola: sovraffollamento della classi (da un minimo di 28 alunni fino a 35 e più in certi casi); riduzione fino all'eliminazione delle compresenze; riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre senza ore a disposizione; riforma delle scuola superiore che vedrà sparire materie come il diritto, e perdere ancora ore di italiano a biennio e al triennio, con il probabile rischio di dover ricorrere ai ripari per le matricole universitarie, per le quali si renderebbero necessari corsi di alfabetizzazione a causa delle gravi carenze dell'istruzione liceale; accorpamento delle scuole per risparmiare sia sul personale Ata che sui docenti;
è vero che la scuola non può essere un ammortizzatore sociale, che ci deve essere un maggiore riconoscimento del merito, che non si può spendere il 97 per cento delle risorse in stipendi; ma è anche vero che molti insegnanti hanno coperto posti vuoti spesso disagiati e hanno contribuito a mandare avanti la scuola; e poi, se la scuola deve produrre conoscenza e cultura, è ovvio investire e spendere per pagare chi fa questo lavoro. Non bisogna farsi abbagliare da quella che si configura per gli interpellanti come una campagna di demolizione sul valore del lavoro intellettuale, che non può essere misurato come in una catena di montaggio, perché dietro l'attività intellettuale c'è l'uomo, ciò in cui crede, le sue paure, le sua fragilità, la sua passione;
c'è bisogno di informazione, e di difendere la scuola pubblica e il suo personale, affinché il diritto all'istruzione, costituzionalmente garantito, venga pienamente tutelato; procedere con la politica dei «tagli» indiscriminati non è sicuramente la strada per valorizzare la scuola, e garantire il diritto allo studio -:
se il Governo non ritenga opportuno prevedere l'immissione in ruolo di quei docenti che da anni prestano servizio seriamente e con passione, senza essere «fannulloni», e non annullare o ridimensionare nel valore le graduatorie permanenti che gli stessi docenti hanno raggiunto con duro lavoro e sacrifici;
se non sia opportuno rivedere l'intera riforma della scuola, nonché i tagli previsti dalle politiche attuate dal Governo, all'interno di un dibattito serio e non demagogico su ciò che è alla base del futuro dell'intero Paese.
(4-04263)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sanità della Regione Campania è commissariata per una paurosa inefficienza dei servizi socio-sanitari e assistenziali. A fronte di una spesa crescente diminuisce sempre più la qualità e l'efficienza

del servizio nell'ambito di una situazione contabile fuori controllo che paralizza, di fatto, ogni attività;
i centri di riabilitazione stanno attuando la chiusura ad oltranza per non avere ricevuto oltre 35 mensilità dall'Asl Na 1. Il tavolo di confronto tra la Regione, il commissario dell'Asl Na 1 e i rappresentanti datoriali non ha dato risultati positivi e si temono ulteriori situazioni negative;
lunedì 21 settembre 2009, nella città di Napoli si sono registrati scontri tra i dipendenti dei 20 centri di riabilitazione che operano nel territorio della Asl Na 1 e la polizia è intervenuta durante la protesta degli stessi operatori dei centri di riabilitazione che rischiano la chiusura;
la Regione Campania non eroga denaro da ben tre anni (rischiano il posto di lavoro circa 4 mila persone) nonostante i ripetuti solleciti e le richieste di incontro avanzate dai responsabili dei centri e non è mai intervenuta per risolvere la questione divenuta ormai drammatica;
la conseguenza più grave della situazione venutasi a creare è che, con la chiusura dei centri, è venuta a mancare l'assistenza per circa 20 mila pazienti con forti ripercussioni per gli stessi e per le loro famiglie;
in ordine alla situazione che si è venuta a creare ed alle eventuali responsabilità dei vertici regionali va rilevato che le sospensioni dell'attività di assistenza erano note da giorni così come la manifestazione di protesta che si è svolta dinanzi Santa Lucia. Nonostante tutto questo, a parere degli interpellanti, la Regione, nonché l'attuale Commissario presidente della Regione, non si sono minimamente preoccupati di intervenire per rispondere alle legittime richieste dei diversamente abili. Questo fatto è particolarmente grave e testimonia la totale insensibilità nei confronti dei centri che si aspettavano un intervento chiarificatore e risolutore della questione in atto;
occorre tenere sotto osservazione fenomeni e situazioni di questa natura per i quali elevata è la sensibilità dei cittadini interessati e, magari, esasperati anche dagli avvenimenti stessi -:
quali iniziative intenda adottare per favorire la normalizzazione della situazione relativa ai servizi socio-sanitari essenziali e, dunque, la erogazione delle prestazioni assistenziali, anche al fine di evitare il ripetersi di fenomeni come quello verificatosi il 21 settembre scorso.
(2-00479)
«Taglialatela, Lehner, Landolfi, Malgieri, De Girolamo, Briguglio, Massimo Parisi, Calgaro, Cirielli, Iapicca, Dima, Di Biagio, Lisi, Angeli, Cesaro, Nizzi, Barani, Lorenzin, Castiello, Barbaro, Soglia, Sbai, Bonciani, Papa, Formichella, Saltamartini, Stasi, Gioacchino Alfano, Cosenza, Proietti Cosimi, Paglia, De Angelis, Di Caterina, Corsaro».

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la liquidazione concordataria dei beni di «Casamercato Srl» ha comunicato, mediante pubblico avviso, che nel quadro delle attività finalizzate al realizzo delle attività cedute, intende procedere alla vendita dei due rami aziendali compresi tra i beni ceduti ai creditori, e segnatamente il ramo d'azienda sito in Alseno (Piacenza) e quello sito in Cava Manara (Pavia);
nel mentre ciò opportunamente accade, non si spiega tuttavia il motivo per cui non risulti essere stata ancora formalmente definita da Casamercato la cessione del ramo d'azienda denominato «Rossetti Market»;

non si comprende, ad avviso dell'interrogante, per quali ragioni non si sia dato seguito alla cessione di cui sopra, che consentirebbe di corrispondere gli stipendi ai dipendenti oltre che estinguere i crediti;
in ogni caso, è necessario evitare che la situazione determinatasi comporti la chiusura degli stabilimenti, circostanza che causerebbe una considerevole perdita di posti di lavoro (149) e un evidente danno per la realtà produttiva locale -:
di quali ulteriori elementi dispongano in ordine alla situazione rappresentata in premessa e quali iniziative intendano adottare al fine di salvaguardare il tessuto produttivo e i livelli occupazionali.
(5-01810)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO, ANGELI, PICCHI e BERARDI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'avvocatura di Stato di Zurigo avrebbe accertato un considerevole ammanco di capitale ai danni di italiani residenti all'estero, causato da operazioni truffaldine del direttore del patronato Inca-Cgil di Zurigo;
l'ammanco e le irregolarità amministrative ad esso legate risulterebbero imputabili al signor Antonio Giacchetta direttore del suddetto patronato e membro della federazione dei socialisti italiani nella Confederazione, arrestato lo scorso 3 agosto 2009, il quale avrebbe sottratto le risorse ai connazionali residenti nel territorio svizzero, che si sarebbero rivolti al patronato al fine di ottenere l'assistenza per il disbrigo delle pratiche in materia di previdenza complementare;
stando alla ricostruzione dell'accusa, il signor Giacchetta, nella sua veste di responsabile del patronato, avrebbe funto da intermediario tra le compagnie di assicurazione, che in Svizzera gestiscono il trattamento di fine rapporto e il lavoratore, disponendo completamente dei risparmi che i connazionali avevano accumulato in anni di duro lavoro, appropriandosene indebitamente;
le suddette manovre finanziarie operate dal signor Antonio Giacchetta, talvolta necessitavano di interventi specifici presso il Consolato generale d'Italia in Zurigo, al fine di consentire agli enti gestori delle casse pensioni svizzere di far fronte alle richieste di riscossione delle somme da parte degli assicurati, che venivano poi versate su conti correnti intestati al signor Giacchetta;
l'eventuale coinvolgimento della struttura consolare di Zurigo, e la potenziale connivenza con le attività illegali condotte da Giacchetta lascerebbero emergere preoccupanti criticità, legittimate proprio dal fatto che il suddetto avrebbe avuto l'esigenza di ottenere deleghe presso il consolato di Zurigo tali da consentire il corretto prosieguo delle pratiche dallo stesso avviate;
sono circa un centinaio le famiglie coinvolte in questa grave truffa, per un danno che ammonta a circa trenta milioni di franchi svizzeri;
ai sensi della legge 30 marzo 2001, n. 152, il Ministero del lavoro è chiamato ad esercitare un'attività di vigilanza sulle attività dei patronati nelle sedi estere, prevedendo specifiche misure qualora emergano dalle apposite istruttorie eventuali irregolarità o lacune contabili e amministrative;
le attività truffaldine condotte dal signor Giacchetta prescindono completamente dalle attività e dall'impegno che i patronati ed i singoli sindacati, qualsiasi sia il loro colore politico, dimostrano quotidianamente a sostegno dei cittadini italiani -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle irregolarità prodotte dal signor Giacchetta all'interno del patronato emerse nelle indagini condotte dalle autorità svizzere;

se si intenda predisporre un accertamento accurato tale da consentire l'analisi dei fatti e l'accertamento della eventuale connivenza tra taluni funzionari e/o dipendenti della sede consolare di Zurigo con il signor Giacchetta.
(4-04259)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da più parti è sorta la richiesta di attuare un nuovo contratto nazionale di lavoro dei servizi innovativi: si veda - ad esempio - la richiesta avanzata dal Presidente di confindustria servizi innovativi e tecnologici, dottor Alberto Tripi;
tale richiesta pare fondata alla luce della molteplicità di contrasti CCNL utilizzati ma non adatti alle esigenze delle parti -:
se e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo al fine di agevolare una nuova tipologia di contratto collettivo nazionale, tenendo conto della richiesta rappresentata in premessa.
(4-04264)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Antonietta Raco, la donna lucana che, si dice essere affetta da sclerosi laterale amiotrofica (SLA), ha ripreso a camminare dopo un pellegrinaggio al santuario di Lourdes. Negli ultimi quattro anni la malattia aveva costretto la signora Raco alla carrozzella;
il neurologo dell'ospedale delle Molinette di Torino, dottor Adriano Chiò, che ha in cura la signora dal 2006, ha dichiarato che il fenomeno «non è spiegabile con i mezzi di cui scientificamente dispongo»;
secondo quanto riferito dal dottor Chiò, «a giugno, quando ho visitato la signora, non era in grado di camminare, ma solo di sollevarsi dalla sedia a rotelle e stare in piedi con un appoggio. Ora cammina normalmente e senza stancarsi e le è rimasto solo un leggero disturbo alla gamba sinistra, da cui era partito il male. Non ho mai osservato una situazione del genere in malati di sla. La diagnosi era inequivocabile: la signora aveva una forma di sla a lenta evoluzione. Una malattia che può rallentare e al massimo fermarsi, ma che non crediamo possibile che migliori, perché intacca i neuroni irreversibilmente»;
la signora Raco ha raccontato di aver sentito delle voci non soltanto quando si era immersa nella vasca di acqua benedetta a Lourdes, ma anche a casa: «Ero con mio marito seduta sul divano, quando ho sentito una voce che mi diceva diglielo, diglielo ed era chiaro che era un invito a raccontare a mio marito la guarigione, visto che lui a Lourdes non era venuto;
è da ritenere che il caso della signora Raco abbia suscitato comprensibili, umanissime aspettative di guarigione da parte di molti pazienti e malati affetti da identica malattia di quella della signora Raco -:
se intenda assumere ogni utile iniziativa di competenza per approfondire il caso richiamato in premessa al fine di assicurare una corretta informazione nei confronti dei cittadini con particolare attenzione a procedure e terapie per le quali non si registrano evidenze scientifiche.
(4-04270)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settimanale l'Espresso nella sua edizione del 27 agosto 2009, n. 34 ha pubblicato un'inchiesta della giornalista Nadia Francalacci, significativamente intitolato «Frodi alla salute»;

nella citata inchiesta si riferisce di ricoveri banali rimborsati come urgenti. Garze a prezzo d'oro. Forniture gonfiate. In tre anni scoperti dalla Guardia di Finanza raggiri per 137 milioni, e danni per il Fisco per oltre 487 milioni di euro;
solo tra gennaio e marzo di quest'anno, sempre secondo gli accertamenti compiuti dalla Guardia di Finanza e dalla relazione dell'Ufficio Spesa e Mercati della Guardia di Finanza, le frodi sono aumentate del 51 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2008;
che per quanto riguarda i falsi invalidi, «solo nella regione Calabria in due anni ne sono stati denunciati più di duemila, costati allo Stato quasi 8 milioni di euro. Poi ci sono i «disoccupati» che hanno la Porsche posteggiata sotto casa ma si autocertificano indigenti per non pagare il ticket sanitario: 720 erano residenti solo nella città di Bari. Quindi i medici di base che percepiscono compensi per assistiti morti da anni: 67 mila le posizioni irregolari scoperte in tutta Italia, un buco da 22,5 milioni di euro»;
sempre a quanto si apprende dall'inchiesta pubblicata da l'Espresso, i primi posti della black list sono occupati da decine di case di cura private convenzionate con il servizio sanitario: rimborsi spesa stratosferici, prestazioni inesistenti, ricoveri gonfiati che hanno fruttato, in meno di ventiquattro mesi, 72,7 milioni di euro. Di questi 9,7 milioni solo per dieci cliniche piemontesi;
risulterebbe inoltre che alcune cliniche abruzzesi abbiano «architettato falsi casi urgenti e con questo escamotage hanno intascato oltre 63 milioni di euro», dichiarando la necessità di procedure d'urgenza nonostante le cliniche coinvolte non fossero state autorizzate ad erogare quel tipo di servizio, e in questo modo facevano scattare il rimborso maggiorato -:
quali urgenti iniziative si intendono promuovere, adottare, sollecitare a fronte di una così grave e scandalosa situazione, nelle regioni nelle quali esiste un piano di rientro sanitario come la Calabria.
(4-04271)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENNI, OLIVERIO, BRANDOLINI, SERVODIO e MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale della cinofilia italiana (Enci) riconosciuto dallo Stato e fondato nel 1882 ha consentito al nostro Paese di raggiungere, in oltre cento anni di attività, i vertici della cinofilia europea e mondiale. L'Enci è federata alla Federation Cynologique Internationale (Fci);
nel 1940 l'Enci ottiene anche il riconoscimento dal Ministero dell'agricoltura. Dopo la seconda guerra mondiale vengono inoltre approvati i primi regolamenti relativi a manifestazioni zootecniche e prove attitudinali. Nel frattempo gli iscritti al libro genealogico raggiungono le 8.636 unità;
i membri del consiglio direttivo dell'Enci sono tredici, oltre al presidente e al vice presidente. Uno dei tredici consiglieri viene nominato dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e uno dall'Associazione italiana allevatori;
nei primi giorni del mese di agosto 2009 viene rimosso, dal Ministro interrogato il consigliere di nomina ministeriale Marco Ciarafoni;
con quest'atto, ritenuto dagli interroganti, frettoloso e incomprensibile, anche in considerazione del fatto che l'attuale consiglio direttivo dell'Enci scadrebbe nella primavera del 2010, viene sostituito un rappresentante della componente storicamente

più responsabile e moderata del mondo venatorio. Una personalità dalla indubbia esperienza e competenza in materia che aveva incontrato il favore e la fattiva collaborazione sia delle associazioni che si occupano della protezione degli animali e sia degli allevatori italiani del settore;
il consigliere Marco Ciarafoni è stato sostituito con un rappresentante appartenente notoriamente alla cultura venatoria più radicale;
questa scelta del Ministro interrogato, che si configura, ad avviso degli interroganti, come un intervento improvviso, avviene inoltre mentre è in corso un inopportuno commissariamento ad acta dell'Ente;
numerose associazioni che si occupano della salute e dei diritti degli animali e il variegato mondo della cinofilia italiana si sono mobilitate contro questa rimozione forzata, esprimendo parere negativo rispetto alla scelta operata dal Ministro interrogato, dichiarando che con questa rimozione si pregiudica quell'esigenza di equilibrio che era stata raggiunta grazie anche all'operato del consigliere Marco Ciarafoni -:
quali siano i gravi motivi che hanno indotto il Ministro interrogato a rimuovere così repentinamente il consigliere Marco Ciarafoni dal ruolo che aveva rivestito in questi anni con serietà, professionalità e competenza (incontrando il favore e la fattiva collaborazione sia delle associazioni che si occupano della protezione degli animali sia degli allevatori italiani) ed a sostituirlo con un rappresentante della cultura venatoria radicale.
(5-01806)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
l'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, dispone che le pensioni ordinarie per i funzionari direttivi dello Stato, già appartenenti alle qualifiche di ispettore generale e di direttore di divisione o equiparate dei cosiddetti ruoli ad esaurimento vanno liquidate «sulla base del trattamento economico che sarebbe ad essi spettato se, all'atto della cessazione dal servizio, avessero conseguito l'inquadramento a primo dirigente», ora dirigente di seconda fascia;
trattasi di una norma speciale intesa a garantire un giusto risarcimento morale e materiale ai soggetti interessati che, pur dotati dei requisiti richiesti, non vennero a suo tempo inquadrati nei ruoli della dirigenza per carenza di posti disponibili e furono quindi gravemente discriminati rispetto ai loro ex colleghi direttivi che conseguirono tale inquadramento solo grazie alla loro maggiore anzianità di servizio;
detta norma, comportando un beneficio di natura pensionistica, è tuttora vigente nonostante la soppressione dei ruoli ad esaurimento avvenuta ad opera dell'articolo 25, comma 4, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 - trasfuso nell'articolo 69, comma 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 - con la contestuale conservazione ad personam delle relative qualifiche nei confronti dei rispettivi titolari;
atteso che gli effetti del citato articolo 73, comma 2, decorrono dal momento terminale del rapporto di servizio di detti soggetti, va da sé che, nel caso specifico, le voci retributive da prendere in considerazione per determinare la base pensionabile, non potendo corrispondere a quelle connesse allo svolgimento delle funzioni dirigenziali, devono necessariamente riferirsi a tutti quegli emolumenti di natura fissa e ricorrente (nessuno escluso), la cui sommatoria rappresenta il trattamento

economico fondamentale che l'ex primo dirigente percepisce in relazione alla sola qualifica posseduta, prescindendo dall'esercizio di tali funzioni;
dal punto di vista amministrativo, la materia è tuttora regolata dalla Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000 che viene in parte contestata, in quanto, pur avendo disposto che le pensioni in parola vanno commisurate - oltre che alla retribuzione individuale di anzianità (RIA) maturata al 30 novembre 1995 - al predetto trattamento economico fondamentale, ha tuttavia impropriamente omesso di includere in quest'ultimo, la parte fissa o minima della retribuzione di posizione dell'ex primo dirigente, che pure rappresenta una delle sue componenti essenziali. Prova ne sia che tale quota retributiva, corrisposta in ugual misura a tutti i dirigenti della medesima fascia, viene ad essi riconosciuta perfino nei casi di aspettativa o di distacco presso altra sede di servizio che comporti l'assenza temporanea delle funzioni dirigenziali;
ad ulteriore conferma che la parte fissa o minima della retribuzione di posizione rientra nel trattamento economico fondamentale dell'ex primo dirigente e, quindi, nella pensione del personale dei ruoli ad esaurimento, si possono anche citare, tra l'altro:
a) le norme di contrattazione collettiva vigenti in materia;
b) la Deliberazione n. 2/2004/P adottata il 26 febbraio 2004 dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti;
c) alcune lettere ufficiali, particolarmente significative, facenti parte di una corrispondenza intercorsa in ordine alla materia, tra lo stesso Dipartimento della Funzione Pubblica e la Ragioneria Generale dello Stato;
sul piano giurisdizionale, si segnala inoltre che negli anni dal 2003 al 2007, sono state emesse ben tredici sentenze da parte delle competenti Sezioni regionali della stessa Corte dei Conti per il Lazio, la Lombardia, l'Abruzzo, la Sardegna, le Marche, la Liguria, il Molise e la Toscana, in base alle quali i ricorrenti (tutti ex funzionari dei ruoli ad esaurimento) hanno visto accogliere le proprie istanze con il riconoscimento del diritto alla riliquidazione del loro trattamento di quiescenza con il computo nella base pensionabile anche della retribuzione di posizione di parte fissa o minima, appunto perché ritenuta una delle componenti essenziali del trattamento economico fondamentale del dirigente. Una di queste sentenze (n. 271/2003 - Sez. Abruzzo) è stata anche oggetto di positivo apprezzamento da parte dell'Avvocatura Generale dello Stato con lettera n. CS 24351/04 Sez. 7 del 17 maggio 2004;
si sono peraltro venute a creare, in tal modo, anche gravi difformità di trattamento tra soggetti che, pur essendo titolari del medesimo diritto e pur avendo rivestito durante la loro attività di servizio posizioni assolutamente identiche, percepiscono trattamenti pensionistici differenziati a seconda del modo con cui l'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, viene di volta in volta interpretato, in sede di giudizio, da questo o da quel magistrato contabile;
non si può non segnalare la recente Circolare n. 7/2008 del 17 luglio 2008, con cui il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel disporre in ordine alle assenze per malattia dei pubblici dipendenti in attuazione dell'articolo 71 del decreto-legge n. 112 del 2008, ha espressamente dichiarato che tra le voci del trattamento economico fondamentale dei dirigenti dell'Area I° (dirigenti ministeriali) rientra anche la retribuzione di posizione di parte fissa, contrariamente a quanto risulta dalla Circolare n. 12 del 24 ottobre 2000, che invece la esclude, con conseguente riduzione, del tutto impropria, della base pensionabile dei rispettivi destinatari;
si è dunque determinata un'aberrante contraddizione tra due atti di indirizzo

del medesimo Dipartimento della Funzione Pubblica (la Circolare n. 12/2000 e la Circolare n. 7/2008) in ciascuno dei quali viene attribuita al trattamento economico fondamentale del dirigente (che è uno e uno solo per sua stessa definizione) una diversa composizione a seconda del motivo per cui esso viene preso in considerazione -:
se il Governo non intenda modificare la predetta Circolare n. 12/2000 al fine di prevedere in favore degli aventi diritto un trattamento pensionistico da commisurare, non solo alle voci retributive già indicate nella circolare stessa, ma anche a quella relativa alla retribuzione di posizione di parte fissa o minima.
(2-00478)
«Di Pietro, Donadi, Paladini, Porcino, Favia, Pisicchio».

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto da lungo tempo sciogliere, per infiltrazioni mafiose, il comune di Fondi (Latina);
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente su pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della Libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non aver a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per il Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente e ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi;
risulta altresì (Repubblica del 14 settembre 2009) che il Ministro Brunetta abbia definito i lavoratori del settore cinematografico italiano come parte di un «culturame parassita»;
dopo l'inchiesta apparsa sull'ultimo numero del settimanale l'Espresso a proposito della battaglia anti-fannulloni, il Ministro interrogato ha utilizzato il sito istituzionale per replicare ai dati riportati nell'articolo citato, fatto contestato dagli stessi frequentatori del blog del sito, come accade sempre ad avviso dell'interrogante quando si predica bene e si razzola male;
è noto che il Ministro si circonda di consiglieri di Stato e di altro qualificato personale nel suo gabinetto che guadagnano doppi e tripli stipendi. Rispondendo a un'interrogazione (la n. 4-01571) del sottoscritto interrogante, il Ministro ha risposto che la fonte normativa dell'attribuzione di tali sontuosi incarichi va rinvenuta nell'articolo 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che, al comma 1, prevede che l'autorità di indirizzo politico amministrativo si avvale, per l'esercizio delle sue funzioni, di uffici di diretta collaborazione aventi esclusive competenze di supporto e di raccordo con l'amministrazione; il personale assegnato a tali uffici sarebbe composto da dipendenti pubblici anche in posizione di aspettativa, comando o fuori ruolo; collaboratori assunti con contratti di diritto privato a tempo determinato; esperti o consulenti per particolari professionalità e specializzazioni con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa; essi percepiscono un trattamento economico accessorio, che nel caso di dipendente pubblico si aggiunge a quello fondamentale erogato dalla amministrazione di provenienza, la cui «ratio giustificatrice» va rinvenuta

nelle responsabilità, negli obblighi di reperibilità e di disponibilità ad orari disagevoli di cui sono gravati i soggetti in argomento, anche tenendo conto del fatto che tale trattamento, da corrispondersi mensilmente, sostituisce tutti i compensi dovuti per il lavoro straordinario, per la produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale; la natura delle competenze del personale di diretta collaborazione, funzionalizzate all'esercizio dell'attività di indirizzo politico amministrativo di cui è responsabile il Ministro, determina uno stretto rapporto fiduciario con l'autorità di governo e giustifica il fatto che la valutazione dell'operato di tali uffici sia rimesso al personale apprezzamento della suddetta autorità;
in pratica, se si è qualificati grand commis da strapagare dipende dalle soggettive valutazioni del Ministro;
è infatti evidente che anche il Fondo unico dello spettacolo ha una «ratio giustificatrice»: quella di promuovere la cultura e di tramandare le tradizione del grande cinema italiano, da Rossellini a Fellini, da Germi a Monicelli e ad altri fino a Moretti, Archibugi, Mazzacurati, Soldini e altri;
per quale motivo siano parassiti costoro e invece siano assistiti da doppio stipendio per una legittima «ratio giustificatrice» i facoltosi dirigenti pubblici che assistono le battaglie del Ministro Brunetta è tutto da dimostrare;
occorre rammentare che nell'interrogazione a risposta scritta n. 01571, cui il ministro ha risposto, era posto un ulteriore quesito, inerente al lussuoso ufficio veneziano che a spese del contribuente il ministro si è fatto allestire e dal quale ha verosimilmente lanciato la sua improvvisa invettiva contro Michele Placido e altri lavoratori dello spettacolo: a tale quesito il ministro si è ben guardato dal rispondere;
ad avviso dell'interrogante, il Ministro Brunetta farebbe bene a tacere su materie di cui non conosce bene ambiti e struttura. A fare i tuttologi si rischia sempre la gaffe -:
per quale motivo abbia votato in Consiglio dei ministri contro lo scioglimento del comune di Fondi;
quale «ratio giustificatrice» ritenga debba sorreggere la legislazione sullo spettacolo e sul cinema per far sì che i lavoratori del settore non siano espressione di «culturame parassita» e se abbia intenzione di promuovere iniziative normative in materia;
se abbia notizia di quanto sia costato all'erario il suo lussuoso studio sul Canal Grande a Venezia;
come ritenga giustificabile l'utilizzo ad avviso dell'interrogante privato di un sito istituzionale, quindi bene pubblico pagato con denaro pubblico, per replicare ai rilievi formulati dal settimanale citato in premessa.
(4-04268)

...

RAPPORTI CON LE REGIONI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, QUARTIANI, SERENI, FRONER, DE TORRE, MIGLIOLI, MOTTA e DE BIASI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 3 settembre 2009 ha deliberato, su proposta del Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, l'avvio della procedura per la nomina del signor Massimo Romagnoli a Presidente dell'Ente italiano montagna (EIM);
nonostante la nomina di un nuovo Presidente dell'EIM sia certamente essenziale per il superamento della situazione «patologica» in cui si trova l'ente, dopo più di un anno e mezzo di commissariamento, non si può non rilevare per quanto risulta agli interroganti, l'assoluta estraneità

della persona designata da ogni contesto che faccia riferimento alla montagna;
logica conseguenza del lavoro di «ristrutturazione» e rilancio dell'Ente, sarebbe stata la designazione di una persona che non solo avesse i requisiti previsti dallo statuto dell'ente per esserne il presidente, ma che rappresentasse, al contempo, un riconoscimento della centralità dell'ente per le politiche che il Governo intende perseguire nell'ambito della ricerca per le montagne italiane;
la nomina del signor Massimo Romagnoli a nuovo Presidente dell'Ente Italiano della montagna si pone, inoltre, in palese contrasto con lo Statuto dell'Ente (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio successivo) che all'articolo 5, comma 1, prevede che il Presidente sia scelto «tra esperti delle discipline giuridiche e della realtà socio-economica dei territori montani, in possesso di alta, riconosciuta e documentata professionalità»;
la designazione effettuata dal Ministro competente risponde, secondo gli interroganti, ad esigenze diverse da quelle dell'interesse per la montagna, anzi in questo caso il Governo dimostra, con il suo comportamento, un palese disinteresse per le politiche e le necessità della montagna italiana, che si sono ulteriormente aggravate considerata inoltre la situazione di crisi in cui versa l'intero Paese;
l'Ente italiano della montagna (EIM) è un ente pubblico di ricerca, sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato al supporto delle politiche e allo sviluppo socio-economico e culturale dei territori montani;
l'EIM, istituito con la legge 27 dicembre 2006, n. 296, (legge finanziaria per il 2007), ha raccolto l'eredità dell'istituto nazionale della montagna (IMONT), contestualmente soppresso dalla medesima legge finanziaria. In base al nuovo assetto statutario, l'EIM, pur raccogliendo l'eredità di conoscenze e di esperienze già maturate nella precedente configurazione istituzionale, si presenta come una struttura dal carattere fortemente innovativo, uno strumento di ricerca al servizio dello sviluppo e della valorizzazione dei territori montani, in linea con le esigenze espresse dai maggiori rappresentanti economici, sociali e istituzionali del mondo della montagna italiana;
in particolare i pilastri su cui poggia la nuova azione dell'ente sono essenzialmente tre:
a) l'attività di supporto alle amministrazioni pubbliche per il governo e la gestione delle aree montane;
b) la valorizzazione e la diffusione della cultura e delle conoscenze sulla montagna;
c) l'approccio trasversale e multidisciplinare per lo studio dei fenomeni e delle variabili che caratterizzano, contraddistinguono e minacciano i territori montani;
l'articolazione scientifica di tali pilastri offre l'opportunità di definire sia un nuovo modello di ricerca per la montagna, sia moderni e innovativi strumenti per il suo sviluppo socio-economico. Infatti, oltre a recepire le indicazioni strategiche degli attori istituzionali, l'EIM si pone come interprete delle esigenze espresse ed inevase dal mondo della montagna nei seguenti campi:
i nuovi modelli economici e sociali per lo sviluppo sostenibile delle aree montane;
l'accessibilità dei territori montani in termini di infrastrutture fisiche e telematiche;
la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, storiche e culturali, inserite in un modello complessivo di gestione e tutela delle aree montane;
la promozione e il rafforzamento delle identità locali nello scenario della globalizzazione;

l'elaborazione di politiche in grado di creare condizioni di pari opportunità economiche e sociali tra montagna e pianura;
il miglioramento dei servizi e il rafforzamento delle istituzioni locali e delle varie forme di aggregazione e partecipazione;
la ricerca in ambito montano e per la montagna con particolare riferimento a tutti quei modelli di sviluppo che possono migliorarne le condizioni di vita.

Si tratta di tematiche sulle quali le amministrazioni pubbliche sono chiamate sempre più a confrontarsi per venire incontro alle crescenti aspettative dei cittadini e delle imprese che vivono e operano nei territori montani;
nonostante la grave situazione di incertezza finanziaria - ancora persistente in quanto non vi è nessuna previsione di finanziamento per il 2010 - determinatasi a causa del mancato trasferimento delle risorse spettanti all'ente e necessarie a garantire il funzionamento e il lavoro dello stesso negli esercizi finanziari 2007 e 2008, l'ente è riuscito, utilizzando al meglio le risorse disponibili, a garantire, nei limiti del possibile, una continuità nelle attività di ricerca ed incrementare l'attività propositiva dell'ente nel supportare le istituzioni nei processi decisionali sui delicati temi della governance della montagna e dell'applicazione del federalismo fiscale;
l'assenza del trasferimento delle risorse e la conseguente necessità di ottimizzare le risorse pubbliche disponibili, unitamente all'esigenza di promuovere un nuovo assetto statutario ha comportato che si procedesse ad una riduzione dei componenti degli organi istituzionali, prevedendo degli specifici requisiti, in termini di competenza, esperienza e professionalità, per la nomina dei componenti al fine di permettere all'Ente di perseguire appieno gli scopi istituzionali. Nello specifico: il Consiglio Direttivo dell'EIM dovrà essere composto da 3 membri, compreso il Presidente; il Comitato Scientifico dovrà essere composto da 3 membri, così come il Collegio dei Revisori dei Conti. Se da un lato tale riduzione consente di generare un sostanziale risparmio finanziario, dall'altro lato diviene indispensabile, al fine di evitare di rendere vani gli sforzi compiuti di rivitalizzazione dell'Ente, ed induce a valutare con attenzione i profili professionali che avranno l'onere e l'onore di promuovere l'attività istituzionale e di ricerca dell'EIM;
per questi motivi, come già ricordato, lo Statuto dell'Ente specifica in modo inequivocabile, all'articolo 5, comma 1, che il presidente venga scelto «tra esperti delle discipline giuridiche e della realtà socio-economica dei territori montani, in possesso di alta, riconosciuta e documentata professionalità»;
da quanto si è potuto reperire circa le competenze e l'esperienza del signor Massimo Romagnoli, in tema di ricerca scientifica e applicata e specificamente nei settori di interesse dell'EIM, emerge che il medesimo non possiede nessuno dei requisiti definiti nello Statuto: per quanto risulta agli interroganti, non solo non possiede né una laurea né una qualsiasi certificata specializzazione, ma non ha nessuna esperienza nel campo della ricerca e della montagna, tanto meno nella promozione del suo sviluppo socio-economico -:
quali siano i motivi che hanno portato alla designazione del signor Massimo Romagnoli quale nuovo Presidente dell'Ente italiano della montagna;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno e doveroso, al fine di non rendere vani gli sforzi compiuti durante il periodo di commissariamento ed affinché l'Ente possa esprimere appieno le sue potenzialità, scegliere come Presidente dell'EIM una persona competente, idonea a svolgere questo delicato incarico, in possesso quantomeno dei requisiti di cui all'articolo 5 dello statuto dell'Ente italiano della montagna, al fine di rendere possibile una reale politica per la ricerca in montagna.
(5-01812)

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Ghizzoni e altri n. 1-00229, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Castagnetti.

La mozione Sereni e altri n. 1-00236, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fontanelli.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta in Commissione Sanga e altri n. 5-01790, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Misiani.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Fedriga n. 5-00858 del 20 gennaio 2009;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-03387 del 30 giugno 2009;
interpellanza urgente Di Pietro n. 2-00469 del 15 settembre 2009.