XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 28 settembre 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
nel luglio 2009 l'Isola della Maddalena, avrebbe dovuto ospitare il vertice del G8 presieduto dall'Italia; in vista di tale appuntamento, all'inizio del 2008, il Governo Prodi e la giunta regionale sarda presieduta da Renato Soru avevano finanziato alcune opere collaterali: l'allargamento della strada Olbia-Sassari, l'allungamento della pista dell'aeroporto di Olbia-Costa Smeralda, lo spostamento della stazione di Olbia dal centro della città, con conseguente eliminazione dei passaggi a livello, e dello svincolo di Rio Padrongianus sulla strada statale n. 125, e la costruzione del molo di levante di Porto Torres;
tra le opere succitate massima priorità veniva assegnata all'allargamento a quattro corsie del principale collegamento trasversale del nord della Sardegna, la strada Olbia-Sassari, il cui tasso d'incidentalità per l'intensità di traffico e di mezzi pesanti è così elevato da rendere improcrastinabile tale intervento, basti pensare che dal 1995 al 1999 in quel tratto di strada hanno perso la vita più di settanta persone e più di duecento sono rimaste ferite;
solo nella scorsa settimana sono decedute 4 persone; in data 21 settembre in uno degli innumerevoli tratti pericolosi della attuale strada Sassari Olbia perdeva la vita nell'ennesimo incidente un giovane di Olbia di 21 anni, Ivan Bazzu, un altro automobilista rimaneva ferito. Pochi giorni dopo morivano altre tre persone: Marcello Piga, 42 anni, impresario di Berchidda, diretto a Olbia; Graziano Ezza, 39, titolare di una ditta di giardinaggio, insieme al dipendente Albino Piga, di 42 anni, di Usini. Un terzo operaio, Stefano Derosas, 36 anni è rimasto ferito;
le vicende relative ai finanziamenti per la realizzazione delle opere del G8 hanno visto un impegno di spesa del precedente Governo di 522.000.000,00 quale anticipazione a valere sulle attribuzioni del Programma attuativo FAS 2007-2013 - regione Sardegna - di cui alla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166. Ad un secondo stanziamento pari a 100 milioni di euro, provvide sempre il Governo Prodi all'inizio del 2008. Il nuovo esecutivo dispose con l'ordinanza n. 3698, un ammontare di risorse pari a 740 milioni circa; di questi ultimi, 644 sono fondi regionali e comprendono un'anticipazione di 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate della regione Sardegna e 96 milioni sono fondi statali; con il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, n. 201, però, lo stanziamento di 740 milioni è stato drasticamente ridotto a 233 milioni, in quanto scomparve l'anticipazione dei 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate destinate, tra l'altro, alla realizzazione della Olbia-Sassari;
il 14 novembre 2008 il sottosegretario Bertolaso, rispondendo all'interpellanza urgente presentata alla Camera dai deputati sardi del PD (n. 2-00215), nella quale si chiedevano chiarimenti sulla riduzione dei finanziamenti, rispondeva che la differenza di cifre tra la spesa immaginata nell'ordinanza dell'agosto 2008 e quella prevista dal successivo decreto-legge dipendeva esclusivamente dalla scelta operata dal Governo di demandare al Cipe, in una successiva riunione, l'approvazione delle delibere per le opere complementari al G8, in particolare per la Olbia-Sassari;
il 6 marzo 2009 si è riunito il Cipe, che ha deliberato un piano di interventi

per 17,8 miliardi di euro, di cui 16,6 miliardi destinati alle grandi opere e 1,2 miliardi di euro per l'edilizia scolastica, ma nulla ha disposto per quanto attiene alla realizzazione degli otto lotti necessari per l'ammodernamento della tratta Olbia-Sassari. Altre riunioni del CIPE hanno sortito analogo risultato;
nel rispondere poi ad un'interrogazione a risposta immediata (3-00425) presentata dal gruppo del PD, primo firmatario l'on Soro, nel marzo del 2009 il Ministro Vito confermava le preoccupazione sullo scippo delle risorse anche se ribadiva l'impegno del Governo al finanziamento della Sassari Olbia; analogo impegno veniva confermato in numerose dichiarazione rese dal Ministro Matteoli, dal Ministro Scajola e dallo stesso on. Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Sardegna;
anche dopo il trasferimento del G8 dall'isola di La Maddalena a L'Aquila il Presidente del consiglio ed altri ministri ribadivano l'impegno per il finanziamento della Olbia-Sassari. A tale impegno non ha fatto seguito nessun provvedimento di legge - nonostante le numerose proposte presentate sia alla Camera che al Senato da parlamentari del PD durante le numerose occasioni in cui il Parlamento ha discusso e votato la conversione in legge di decreti omnibus - ne alcuna delibera del CIPE;
in data 23 settembre 2009 il Presidente della regione, on. Ugo Cappellacci annunciava l'avvenuto trasferimento, dal Ministero dello sviluppo economico, alla «Struttura di Missione» (soggetto attuatore della Presidenza del Consiglio dei ministri) della seconda tranche dei fondi FAS, oltre 111 milioni di euro, per la realizzazione della nuova quattro corsie Sassari-Olbia. Tale trasferimento veniva definito nel comunicato enfatico dell'ufficio stampa della regione «Un grande risultato raggiunto dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, grazie ad una serie di incontri ed interlocuzioni avuti, di recente, con Palazzo Chigi. Ma soprattutto è l'esito del forte e costante impegno dello stesso Presidente che ha chiesto, ed ottenuto, che il Governo mantenesse, nei confronti della Sardegna, tutti gli impegni previsti in fase di organizzazione del G8;
a tale annuncio corrispondevano le preoccupazioni relative ai problemi e ai finanziamenti del previsto e poi annullato G8 a La Maddalena e di tutte le opere collaterali. A tale riguardo si riporta la dichiarazione del presidente di confindustria sarda, Massimo Putzu: «Non dobbiamo stupirci se quei soldi verranno spesi per tutto, tranne che per la strada a quattro corsie. Più che una denuncia - ha precisato Putzu - è una preoccupazione. O, meglio, è una domanda»;
la preoccupazione nasce dal fatto che il Ministero dello sviluppo economico non ha competenza a decidere alcunché in materia di destinazione di fondi Fas, ma figura come detentore delle risorse che trasferisce a comando ai diversi centri di spesa: la competenza è infatti del Cipe. Inoltre quei fondi, pari a 111,4 milioni, sono esattamente la quota delle risorse Fas che, già destinate alla Sardegna nella delibera nel 2007, quindi dal governo Prodi, nel 2008 sono state autorizzate a favore della Regione nel piano del G8 alla Maddalena». Infatti, come già riportato nell'interpellanza urgente presentata dai deputati sardi del PD il 10 novembre del 2008 «quanto ai 111,044 milioni di euro, si tratta di risorse destinate alla regione Sardegna dalla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166: nel decreto-legge n. 162 del 2008 il Governo dispone pertanto unilateralmente delle risorse FAS della regione Sardegna per un importo di 111,044 milioni, autorizzando la spesa di tali risorse "in favore della regione Sardegna"; appare evidente che tali fondi sono destinati a finanziare tutte le attività connesse al "grande evento" del G8 che sono, ovviamente, di interesse nazionale»;
alla luce di tali considerazioni vi è perciò il rischio che si tratti di un mero trasferimento di cassa dal Ministero dello

sviluppo economico al dipartimento della protezione civile a fronte di analoghi fondi verosimilmente anticipati dallo stesso dipartimento per le spese del G8 a La Maddalena;
le risorse sbloccate verrebbero, quindi probabilmente o necessariamente, dirottate sulla Maddalena in quanto affidati alla struttura di missione che si è occupata solo dei lavori principali per il G8, mentre la Sassari-Olbia era iscritta come opera collaterale e quindi affidata ad altre strutture -:
se effettivamente le risorse siano state sbloccate come annunciato dal presidente della regione Sardegna;
come il Governo intenda assicurare la destinazione di tali risorse per la strada Olbia-Sassari e non a titolo di rimborso per la struttura di missione che si è occupata dell'organizzazione del G8 a La Maddalena a fronte delle anticipazioni effettuate per il lavori nell'isola dalla protezione civile;
quali garanzie il Governo intenda fornire affinché le risorse trasmesse alla struttura di missione siano destinate a rendere immediatamente cantierabili le opere della Olbia-Sassari secondo il progetto già approvato e concertato con le popolazioni locali e non al pagamento delle aziende ancora creditrici dello Stato per i lavori effettuati nell'isola di La Maddalena;
per quali ragioni la cifra delle risorse trasferite alla struttura di missione costituisce solo un quarto della cifra necessaria per la realizzazione della nuova strada Sassari-Olbia;
per quali ragioni non è stata disposta l'immediata autorizzazione di spesa per l'anticipazione di 522.000.000 di euro sui fondi FAS 2007-2013 della regione Sardegna, già disposta dall'ordinanza n. 3698 del 29 agosto 2008 per la realizzazione delle opere collaterali al G8 e, in particolare del collegamento Sassari-Olbia;
quali misure intenda il Governo assumere al fine di garantire il completamento del collegamento Olbia-Sassari in tempi brevi, anzitutto provvedendo ad adottare le urgenti iniziative di propria competenza in materia di finanziamento integrale dell'intervento.
(2-00484)«Calvisi».

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere se il Governo non ritenga opportuno intervenire con la massima urgenza per fare fronte, anche per il tramite della Protezione civile, ai gravissimi danni alle strutture pubbliche e private arrecati dagli eventi alluvionali che hanno colpito la provincia di Messina e segnatamente il comune di Letojanni, l'hinterland di Taormina e il territorio della zona jonica messinese (Gallodoro, Mongiuffi Melia, S. Alessio Siculo, Forza D'Agrò, S. Teresa di Riva).
(4-04328)

PORFIDIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni la regione Campania è stata colpita da una serie ininterrotta di offese ambientali e il suo territorio è a tutt'oggi tra i più martoriati dall'attività delle cosiddette ecomafie i cui affari, secondo il rapporto di Legambiente del maggio 2009 ammonterebbero a più di 20 miliardi di euro per circa 26 mila reati a sfondo ambientale accertati; nel rapporto si parla di 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali scomparsi nel nulla;
ad oggi, seppur pienamente consci della gravità della situazione ancora non si conosce con esattezza l'effettiva entità dei danni apportati dalle pratiche di smaltimento illecito dei rifiuti all'ambiente e sulle persone;

ora si sa che affidarsi agli eco-criminali consente un abbattimento dei costi a fronte di un corretto smaltimento dei rifiuti pari fino a circa il 90 per cento e tale dato dovrebbe aprire una seria e matura riflessione nazionale sul costo ambientale che il nostro Paese ha pagato e continua a pagare a fronte del cosiddetto sviluppo economico degli ultimi decenni del secolo scorso;
la Campania è ormai una regione avvelenata dal suo interno: più di 2.500 siti potenzialmente contaminati che interessano 80 comuni concentrati in prevalenza nelle province di Napoli e Caserta; falde acquifere inquinate da continui versamenti pericolosi e cancerogeni, centinaia di tonnellate di rifiuti industriali tossici sparsi in una quantità indefinibile di discariche abusive, che se da un lato hanno arricchito criminalità, politici e imprenditori corrotti, dall'altro hanno costruito un ambiente altamente insalubre per la popolazione locale, sempre più soggetta a malattie mortali e malformazioni congenite;
di fronte a tale scenario ad avviso dell'interrogante è più che necessaria una penetrante opera di bonifica per ridonare dignità e vivibilità all'intero territorio campano e scongiurare un livello bassissimo di vivibilità ambientale per le generazioni presenti e future della regione. Secondo l'interrogante, l'opera di bonifica può rappresentare un'autentica fonte per la creazione di nuovi e duraturi posti di lavoro qualificato per centinaia di giovani campani, altrimenti costretti a lasciare le proprie terre all'incuria e al degrado più diffuso. È da tenere presente che anche facendo sparire tutti i rifiuti dalle strade, come è auspicabile che avvenga quanto prima, il terreno non bonificato rimarrà comunque mortificato;
nel 2000 Antonio Bassolino, già presidente della Regione Campania è stato nominato Commissario delegato alle bonifiche, ed è rimasto in carica fino al gennaio 2008 quando è stato sostituito, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri da Massimo Menegozzo;
con delibera della Giunta regionale della Campania n. 942 del 14 marzo 2003 è sorta da un iniziativa della Regione Campania con Italia Lavoro S.p.A. la Recam S.p.A., un soggetto imprenditoriale misto pubblico/privato a cui affidare la gestione di interventi di recupero ambientale e della funzionalità idraulica dei lagni del Monte Somma-Vesuvio e della Piana del Nolano, con il vincolo di assumere, in questa iniziativa produttiva, personale proveniente dal bacino dei lavoratori socialmente utili (decreto legislativo n. 81 del 2000);
il 19 dicembre 2003 il Comitato tecnico regionale della Campania ha approvato il progetto esecutivo elaborato dalla società, e con successiva delibera della Giunta regionale della Campania n. 856 del 10 giugno 2004 esso viene assunto dalla Regione Campania. Nel mese di luglio 2006 sono stati positivamente certificati da apposita commissione di collaudo i primi tre anni di attività di lavoro e di svolgimento del servizio affidato all'azienda dalla Regione Campania (convenzione quadro Recam S.p.A. - Regione Campania del 30 luglio 2003);
con la delibera della giunta regionale Campania n. 1105/2007, la Recam S.p.A. è stata autorizzata a rimodulare il progetto originario al fine di svolgere attività di bonifica su tutto il territorio regionale, con particolare riferimento al perimetro territoriale del sito di interesse nazionale litorale domitio flegreo agro aversano;
nel triennio 2004/2006 ha registrato ricavi complessivi per 37.637.495,00 di euro. I bilanci consuntivi di tale periodo hanno sempre registrato un buon equilibrio di gestione senza perdite di esercizio ed essi sono certificati dalla società Ernst & Young S.p.A;
nel novembre 2008 la Recam S.p.A. è stata sostituita dalla Astir (Azienda regionale per lo sviluppo sostenibile del territorio e per interventi di recupero ambientale) la quale ha ereditato dalla vecchia società oltre all'opera di bonifica anche 17 milioni di euro di debiti e 400 lavoratori;

la nuova società (che deve assorbire Arpac Multiservizi - ex Pam - per convogliare il più possibile i fondi attesi nel settore) non si occuperà solo di bonifica, ma si propone di gestire tutte le azioni inerenti al settore ambientale, in particolare:
azioni per la riduzione dei rifiuti, vendita prodotti alla spina e altro;
ciclo integrato dei rifiuti;
manutenzione dei parchi naturali;
nuova gestione degli impianti CDR (combustibile derivato dai rifiuti) da trasformare in strutture per la produzione di compost;
informazione e formazione ambientale;
reintroduzione del vuoto a rendere;
creazione di una task force per lo sviluppo della raccolta differenziata per arrivare al 65 per cento nel 2013 e consulenza per armonizzare i piani esistenti ed applicati dai vari comuni;
il 18 luglio 2008 è stato firmato l'accordo di programma per gli interventi di compensazione ambientale nei comuni della Campania. Le risorse stanziate per l'attuazione dell'accordo sono pari a 526 milioni di euro, di cui 263 a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e 263 a carico della Regione. Ulteriori risorse aggiuntive saranno individuate su quelle stanziate dalla politica di coesione 2007/2013;
l'Accordo è stato firmato, alla presenza del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo, dal Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, dal Sottosegretariato di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri Guido Bertolaso e dal Commissario delegato alle bonifiche Massimo Menegozzo. Anche l'Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania è stata chiamata a dare il suo contributo specifico;
l'Accordo prevedeva la rimozione degli abbandoni incontrollati di rifiuti; la messa in sicurezza e bonifica delle vecchie discariche; la bonifica di siti inquinati; il potenziamento delle strutture relative al ciclo delle acque reflue; una generale riqualificazione ambientale;
nell'accordo è stato altresì deciso di realizzare un intervento strategico di risanamento del sistema dei regi lagni, attuato dal Commissariato alle bonifiche, con priorità per la rimozione degli abbandoni incontrollati di rifiuti;
ad oggi, nonostante gli accordi raggiunti tra Governo ed enti locali ed i milioni di euro stanziati ad avviso dell'interrogante sono insoddisfacenti i risultati ottenuti sul versante delle bonifiche. Non si conosce a che punto sono i lavori di bonifica di intere aree altamente offese come la discarica Mastropietro in località Lo Uttaro, la cava Mastroianni, di interi terreni siti nei comuni di Maddaloni e San Nicola la Strada, per non parlare delle discariche individuate a Savignano Irpinio, Andreatta, Serre, Terzigno, Santa Maria La Fossa e tanti altri, un vero e proprio percorso di guerra regionale -:
a che punto sia il lavoro di bonifica nella regione Campania e come sia attualmente ripartito il lavoro tra gli enti e le società coinvolte, e con particolare riguardo dell'Astir S.p.A., quale sia il piano industriale e se siano previsti l'acquisto di mezzi e strumenti atti alla bonifica e la riqualificazione del personale impiegato;
come siano stati utilizzati i fondi stanziati per l'opera generale di bonifica, quali i siti interessati e quali gli obiettivi futuri;
se il Governo non ritenga opportuno istituire una Commissione medica per lo studio e il monitoraggio del livello di vivibilità ambientale campana;

se il Governo abbia tenuto conto di stilare una mappatura dei siti da bonificare compresi corsi di fiumi, falde acquifere e litorali marini;
se il Governo non intenda assumere iniziative normative volte a rafforzare la tutela della salute per le popolazioni che attualmente risiedono vicino ai territori che risultano fortemente inquinati;
se il Governo non intenda assumere iniziative normative volte a rafforzare i controlli di qualità sulle produzioni agricole provenienti da terreni che risultano fortemente inquinati;
se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative specifiche di carattere culturale volte ad illustrare tra la popolazione e in particolar modo nelle scuole - con particolare riguardo alla situazione campana che presenta picchi di particolare intensità - i danni che l'inquinamento reca all'ambiente e alle popolazioni.
(4-04334)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ex fabbrica denominata Fibronit, è individuata in un'area semicentrale della città di Bari, ad alta densità abitativa, che ha prodotto per molti anni, fino al 1985 manufatti per l'edilizia in cemento-amianto, in particolare il famigerato Eternit;
a giudizio della magistratura, il sito dove è tuttora situato l'ex stabilimento, in cui per anni sono state depositate tonnellate di scarti della lavorazione dell'amianto e manufatti in Eternit in evidente stato di degrado, ha causato in meno di vent'anni, la morte di circa 200 individui, a seguito di tumori polmonari;
nonostante l'area interessata sia stata inserita nell'elenco dei siti inquinati di interesse nazionale del programma nazionale di bonifica e di ripristino ambientale previsto dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 18 settembre 2001, n. 468, nonché dai provvedimenti di immediata messa in sicurezza del sito, adottati dall'amministrazione comunale del 2002, attualmente permane uno stato di abbandono della superficie coinvolta;
inoltre, sebbene sia stata, confermata in diverse occasioni, anche pubblicamente, un'accelerazione delle procedure per addivenire in tempi brevi alla progettazione definitiva della messa in sicurezza permanente dell'area dell'ex Fibronit da parte degli attuali organi locali, si moltiplicano i sentimenti di preoccupazione e di sospetto fra i residenti della zona, che temono per la propria incolumità e salute;
il Comitato Fibronit infatti, rappresentato da un'organizzazione di cittadini che da anni si batte per portare fine a questa lunga e dolorosa vicenda della fabbrica di amianto, ha denunciato come, nonostante dallo scorso febbraio siano stati confermati da parte degli organi locali una celere ripresa dell'attività nell'area inquinata necessaria al completamento delle opere di caratterizzazione del sottosuolo, nonché il successivo passaggio alla fase progettuale dei lavori di messa in sicurezza, la situazione attualmente è in realtà di evidente paralisi, ed il livello di pericolosità delle sostanze inquinanti permane, con tutta la sua gravità, nell'intera area interessata -:
quale sia effettivamente la situazione in merito alla progettazione della messa in sicurezza dell'ex stabilimento Fibronit, considerando che l'area interessata rientra nell'elenco dei siti inquinati di interesse nazionale, previsto dal programma nazionale di bonifica, cosi come riportato in premessa;

se i Ministeri interrogati si siano recentemente attivati nei confronti degli organi locali, al fine di provvedere alla bonifica del territorio in maniera definitiva ed eventualmente quali siano i tempi che i Ministeri interrogati hanno fissato, nei confronti degli stessi organi locali, per stabilire una scadenza della messa in sicurezza dell'area;
nel caso fossero stati compiuti progressi in fase di progettazione e di ricerche, quali sviluppi ci siano stati, dalle ultime indagini nel sottosuolo;
nel caso, inoltre, la predetta situazione dell'ex Fibronit sia tuttora immutata, ovvero confermi le condizioni di stallo esistenti, e quindi di evidente complessità sostenute dal Comitato Fibronit, quali iniziative urgenti nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere, al fine di tutelare l'area interessata, disponendone la bonifica del territorio, nonché la salvaguardia della salute dei cittadini residenti, nei confronti dei quali recentemente erano state fatte da parte degli organi locali in carica, promesse e rassicurazioni confortanti quali la creazione di un parco e addirittura una scuola di de-amiantizzazione.
(5-01840)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal Quotidiano della Basilicata del 22 settembre a firma del dirigente radicale Maurizio Bolognetti si apprende che l'inquinamento della falda acquifera del fiume Ofanto era stato rilevato già il 6 febbraio 2008 dalla stessa Fenice S.p.A. di San Nicola di Melfi;
l'articolo 304 comma 2 del decreto legislativo n. 152 del 2006 impone che la presenza di agenti inquinanti oltre i valori di soglia venga comunicata entro le 24 ore agli enti interessati;
dall'articolo si apprende inoltre che «Fenice invia regolarmente le sue prove di analisi all'Arpab e la stessa Arpab è tenuta al monitoraggio delle matrici ambientali del vulture-melfese»;
l'Arpab avrebbe però riscontrare solo in data 14 gennaio 2009 l'inquinamento della falda dando comunicazione del «superamento delle concentrazioni di soglia delle acque sotterranee» al sindaco di Melfi, Ernesto Navazio solo il 3 marzo del 2009 mentre Fenice spa ne avrebbe dato comunicazione allo stesso solo il 12 marzo 2009;
una volta ricevuta la comunicazione, il sindaco di Melfi ha disposto, in data 14 marzo 2009, il divieto di utilizzo delle acque dei pozzi presenti all'interno del perimetro «del sito dell'impianto di termovalorizzazione Fenice, nonché di quelli a valle dello stesso»;
inoltre si legge nell'articolo, «Fenice avrebbe utilizzato unità di misura fuorvianti nel trasmettere i dati. Tanto per essere chiari: Fenice anziché utilizzare quale parametro PPB (parti per bilione) avrebbe utilizzato PPM (parti per milione)»;
nonostante dirigenti radicali abbiano chiesto di poter avere accesso ai dati inerenti al monitoraggio ambientale del vulture-melfese ed in particolare ai rilievi effettuati sulle matrici ambientali acqua e terra, il direttore dell'Arpab, dottor Vincenzo Sigillito, ha risposto che non poteva soddisfare la richiesta, perché quei dati erano stati acquisiti dalla Procura di Melfi;
il Tgr Basilicata ha dato la notizia che l'Arpab sapeva dell'inquinamento della falda del fiume Ofanto dal marzo del 2008. Testualmente, nel servizio del Tgr Basilicata del 25 settembre (ore 19.30) viene attribuita al dottor Bove la seguente dichiarazione: «Già dal marzo del 2008 eravamo a conoscenza dei livelli preoccupanti di mercurio nella falda, ma non spettava al nostro ente lanciare l'allarme per legge è Fenice a dover comunicare entro 24 ore il superamento della soglia»;

la dichiarazione a giudizio degli interroganti è particolarmente grave se si considera la mission dell'agenzia per l'ambiente e il fatto che dal 2002 l'Arpab è tenuta al monitoraggio delle matrici ambientali del vulture-melfese;
le modalità operative dell'Agenzia contrastano secondo gli interroganti con quanto è dato leggere sul sito della stessa: «L'Agenzia regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata (Arpab) è preposta al monitoraggio e al controllo dei fattori di rischio per la protezione dell'ambiente, informa la cittadinanza sullo stato dell'ambiente e promuove cultura e comportamenti coerenti con i principi e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile»;
la Procura di Melfi non ha proceduto al sequestro dell'impianto o quanto meno al fermo cautelativo del forno rotante e al momento è stata disposta una sanzione amministrativa a carico di Fenice, che a quanto risulta agli interroganti non è nemmeno stata pagata -:
se quanto sopra riferito sia a conoscenza dei Ministri interrogati e se intendano verificare le notizie riportate in premessa;
se non ritenga necessario che i dati concernenti lo stato dell'ambiente e, in particolare, come si intenda verificare che i tempi previsti dalla legge per le comunicazioni obbligatorie di danni ambientali siano rispettati al fine di evitare rischi per la compromissione della salute dei cittadini e dell'ambiente, debbano rientrare nella disponibilità di tutti i cittadini;
quali provvedimenti intendano assumere per assicurare la trasparenza delle informazioni concernenti i dati ambientali in Basilicata;
se sia noto presso quali strutture e attraverso quali procedimenti vengono oggi trattate le acque reflue derivate dai cicli produttivi del termodistruttore Fenice.
(5-01842)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il lago di Vico, zona umida di protezione speciale, per la sua bellezza e per le sue acque rappresenta un patrimonio naturalistico ed una risorsa per l'intera provincia di Viterbo, in particolare per i comuni di Ronciglione e Caprarola che ne utilizzano le sue acque anche per uso potabile;
il suo ecosistema presenta delle criticità, ormai ben note da alcuni anni e attualmente in fase di peggioramento (processo di eutrofizzazioni), che necessitano di soluzioni efficaci, definitive e non più rimandabili;
le acque di questo lago, a causa della sua origine vulcanica sono ricche di arsenico, un elemento classificato come cancerogeno dalla Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) e presentano da qualche anno periodiche fioriture di un'alga denominata Plankthotrix rubescens (alga rossa);
la Plankthotrix rubescens (alga rossa) produce una microcistina dannosa per la salute delle persone ma anche per la flora e la fauna ittica lacustre;
questa microcistina è classificata, sempre dall'I.A.R.C., come elemento cancerogeno di classe 2 b;
lo sviluppo dell'alga Plankthotrix rubescens, è favorito dalla presenza di composti azotati e fosfati che le fanno da nutrimento e che possono derivare dalla presenza di scarichi civili abusivi come da pratiche agricole inidonee che utilizzano eccessivi quantitativi di sostanze fertilizzanti e fitofarmaci;
l'area circostante il lago è, tra l'altro, adibita in gran parte alla produzione di nocciole;

come documentato scientificamente, gli effetti delle microcistine sulle persone e gli animali possono così essere riassunti:
a) epatotossicosi acuta, per ingestione diretta;
b) polmoniti allergiche ed epatotossicosi, se respirate, ad esempio, nel corso di attività ricreative e sportive in sistemi, idrici e non, contaminati da alghe in fase di fioritura;
c) promozione di tumori, se ingerite in dosi sub-acute per diverso tempo (tumori epatici, gastrointestinali, epiteliali);
l'esposizione alle microcistine possono verificarsi anche:
a) attraverso l'ingestione di acqua potabile contaminata da alghe in fase di fioritura;
b) tramite la balneazione;
c) tramite l'inalazione di aerosol durante attività ricreative in prossimità delle aree di fioritura dell'alga;
d) con l'assunzione di alimenti trattati e realizzati con acque contaminate (la microcistina non è termolabile);
e) durante i trattamenti di emodialisi;
la fauna ittica che vive nel bacino e negli invasi contaminati è anch'essa esposta alle microcistine, e ne viene contaminata a sua volta;
gli animali che vivono in allevamenti, nel caso vengano abbeverati con acque contaminate dalle microcistine, ne vengono contaminati a loro volta;
le specie vegetali, qualora vengano irrigate con acque contaminate dalle microcistine, ne vengono contaminati a loro volta;
la flora e la fauna, una volta contaminate da queste microcistine, possono divenire ulteriori vettori di esposizione per le persone in quanto entrano a far parte della catena alimentare;
l'Associazione italiana medici per l'ambiente-Isde, sezione di Viterbo, fin dal giugno 2008 ha più volte richiamato l'attenzione degli Enti preposti su questa situazione che può determinare grave danno alla salute e all'ambiente;
la stessa associazione italiana medici per l'ambiente-Isde, sezione di Viterbo, ha promosso un incontro scientifico il 20 gennaio 2009 sul tema «L'ecosistema del lago di Vico: problematiche generali in relazione alla potabilità e salubrità delle sue acque»;
a questo incontro sono intervenuti in qualità di relatori: la dottoressa Milena Bruno dell'Istituto Superiore di Sanità; il professor Giuseppe Capelli e il professor Roberto Mazza del dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università degli Studi «Roma Tre», responsabili dello studio sullo stato idrogeologico delle acque del lago di Vico (2007); il professor Giuseppe Nascetti, ordinario di Ecologia, prorettore dell'Università della Tuscia; la dottoressa Elisabetta Preziosi, ricercatrice dell'Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA-CNR); il dottor Mauro Mocci, del Coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde e la dottoressa Antonella Litta, referente per Viterbo dell'Isde;
da questo incontro sono emerse precise indicazioni circa gli interventi urgenti da avviare per il risanamento del lago e a garanzia della salubrità delle sue acque destinate a consumo umano, consistenti in:
a) nel monitoraggio più intenso e costante dello stato delle acque, della flora e della fauna, e soprattutto della microcistina nelle acque destinate a consumo umano;
b) nel più corretto ed appropriato uso dei potabilizzatori degli acquedotti comunali, che devono essere dotati di sistemi e filtri adatti ad eliminare i diversi e possibili inquinanti, come l'arsenico, i pesticidi e la microcistina tossica prodotta dell'alga rossa;
c) nell'individuazione di fonti alternative di approvvigionamento idrico, ad esempio pozzi;

d) nell'avvio immediato delle più corrette pratiche agricole che prevedano la riduzione sostanziale dell'uso di fertilizzanti e fitofarmaci;
e) nell'eliminazione di eventuali scarichi fognari abusivi;
non esistono dati certi, relativi ai processi di potabilizzazione e monitoraggio delle acque, provenienti dal lago di Vico e destinate all'approvvigionamento idrico dei cittadini di Caprarola e Ronciglione;
la totale assenza di i cittadini di Caprarola e Ronciglione vivono in uno stato di grande preoccupazione per la propria salute -:
quali iniziative intendano prendere i Ministri interrogati, per acquisire tutte le informazioni relative agli interventi finora intrapresi al fine di assicurare piena pubblicità alle notizie concernenti lo stato ambientale del lago di Vico, zona di protezione speciale, e per garantire la conservazione di questa importante zona umida italiana;
se e quali disposizioni siano state emanate per impedire l'ulteriore peggioramento delle condizioni delle acque del lago e quindi della qualità delle acque che vengono consumate dai residenti nei comuni di Ronciglione e Caprarola sin dalla prima segnalazione della presenza dell'alga Plankthotrix rubescens nel lago;
se di questa situazione sia stata informata adeguatamente la popolazione, come previsto dalla vigente normativa e, quindi, se se siano stati rispettati ed attuati in modo corretto il comma 3 dell'articolo 5 e il comma 4 dell'articolo 10 del decreto-legge n. 31 del 2 febbraio 2001 «Attuazione della direttiva 98/83 CE relativa alla qualità delle acque destinate a consumo umano»;
se sia noto quali siano i risultati del monitoraggio, sulla concentrazione di microcistina, nelle carni dei pesci di più largo consumo alimentare e soggetti a vendita, dalla prima segnalazione della presenza dell'alga Plankthotrix rubescens ad oggi.
(4-04333)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CIOCCHETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in un periodo in cui la cultura e il mondo del cinema in particolare vivono un momento di grave crisi economica si assiste paradossalmente ad un deprecabile spreco di denaro sul quale non è possibile sorvolare;
Cinecittà Luce doveva essere il risultato della ristrutturazione portata avanti dal Ministero per i beni e le attività culturali al fine di razionalizzare, evitare sprechi e riqualificare le attività di servizio del gruppo pubblico;
la società è il risultato della fusione, avvenuta nel maggio 2009, tra l'Istituto Luce e la sua controllante Cinecittà Holding;
essa non ha una mission ben definita e sembra occuparsi esclusivamente della produzione e distribuzione di materiale cinematografico a spese dei contribuenti, poiché i suoi dirigenti nella scelta della produzione cinematografica non rischiano di tasca propria come qualsiasi altro imprenditore;
inoltre, in una situazione di comprovata difficoltà economica di tutto il settore cinematografico, non si capisce la presenza massiccia al recente festival di Venezia di tutto lo staff manageriale della società in questione e di un gruppo di circa venti persone tra dipendenti e consulenti vari: presenza che sicuramente

avrà avuto un costo piuttosto elevato anche se forse giustificato per il bene del cinema -:
quali siano i risultati prodotti dalla società Cinecittà Luce e a quanto ammonti il costo della citata trasferta dell'intero management della società in occasione del festival del cinema di Venezia.
(5-01839)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che il giorno 7 settembre 2009, presso la caserma dei Carabinieri di Altamura (Bari) si sia verificata una colluttazione tra Francesco Dipalo e il Maresciallo dei Carabinieri Lo Giudice;
Francesco Dipalo è un imprenditore di sanitari più volte minacciato e che ha denunciato esponenti della criminalità per le estorsioni subite dal 2001 al 2003;
il 4 settembre 2009 Francesco Dipalo si è recato alla caserma dei Carabinieri di Altamura per denunciare l'ennesima minaccia ricevuta;
Francesco Dipalo, il quale da qualche tempo ha ottenuto lo status di testimone di giustizia, e la famiglia rientrano in un programma di protezione, ma la tutela garantita loro non sarebbe sufficiente a preservarli da pressioni e minacce;
il testimone di giustizia è il fratello del giornalista e conduttore di Radio Regio Alessio Dipalo, il quale durante la sua trasmissione radiofonica tratta di problematiche ambientali e di ecomafia, non risparmiando di citare i nomi e cognomi delle persone delle quali è provato il coinvolgimento in reati legati allo smaltimento del traffico di rifiuti. Proprio a causa di tale attività, il giornalista in passato ha subito aggressioni e atti intimidatori;
Alessio Dipalo è uno dei teste chiave dell'inchiesta giudiziaria sulla sanità in Puglia condotta dal sostituto procuratore antimafia Desirèe Digeronimo e che riguarda i rapporti tra l'assessore regionale alla salute Alberto Tedesco con l'imprenditore Carlo Dante Columella e alcuni esponenti della criminalità organizzata;
proprio il timore di ulteriori condizionamenti avrebbe convinto il testimone di giustizia a recarsi dai Carabinieri il 7 settembre 2009, per ritirare la denuncia depositata qualche giorno prima;
in particolare, risulterebbe che in quell'occasione, seduto in una vettura parcheggiata davanti alla Caserma, vi fosse il Maresciallo Lo Giudice, persona denunciata diverse volte da Alessio Dipalo attraverso i programmi della sua radio;
il Maresciallo Lo Giudice, in borghese, avrebbe rivolto con dei gesti delle offese all'uomo, il quale avrebbe replicato con tono alterato: «cosa vuoi da me, non basta quello che a causa tua sto subendo in questi anni, sapevo che eri stato sospeso dal servizio e invece ti ritrovo qua e mi offendo con quei gesti, ma cosa vuoi da me, io non sono Alessio»;
anziché ricevere soccorsi, risulterebbe che il testimone di giustizia sia stato portato di peso dal Maresciallo e da un altro Carabiniere in una stanza della Caserma, e lì sia stato picchiato e umiliato;
in seguito alle percosse subite l'uomo sarebbe svenuto e cadendo, avrebbe sbattuto la testa per terra. Una volta ripresosi avrebbe chiesto di essere portato in ospedale o comunque l'assistenza di un medico, cosa che gli sarebbe stata negata;
gli sarebbe stata negata anche la possibilità di contattare telefonicamente l'avvocato e il servizio centrale di protezione per informarli dell'accaduto;

nel frattempo però il Maresciallo Lo Giudice si sarebbe recato in ospedale ove avrebbe ottenuto un certificato medico con prognosi di tre giorni;
sulla base di tale certificato Lo Giudice avrebbe inoltre ottenuto un mandato di arresto in carcere per aggressione a pubblico ufficiale;
Francesco Dipalo dopo essere stato tradotto agli arresti domiciliari il 9 settembre 2009 ha tentato il suicidio -:
se i gravi fatti descritti nella presente interrogazione corrispondano al vero e in caso affermativo, quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare al fine di preservare l'incolumità del testimone di giustizia vittima dei succitati atti di violenza e quali iniziative intenda adottare nei confronti dei soggetti facenti parte dell'arma dei Carabinieri di Altamura resosi complici dell'aggressione ai danni del testimone di giustizia;
se il trattamento che le forze dell'ordine sono tenute a garantire ad un testimone di giustizia inserito in un programma di protezione sia compatibile con quello riservato al soggetto della premessa, e in caso negativo, quali provvedimenti intenda adottare nei confronti dei responsabili di eventuali inadempienze o irregolarità.
(5-01841)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
conta all'interrogante che un cittadino sardo malato, costretto in barella, in data 15 giugno 2009 per effettuare la tratta aerea Cagliari-Milano solo andata ha dovuto pagare n. 4 biglietti, tre biglietti non residenti e uno per residente, per un totale, per la sola andata, di 761,68 euro;
l'interrogante dispone dei vergognosi titoli di viaggio e del preventivo dell'agenzia di viaggi cagliaritana;
si tratta di un fatto talmente grave che nega i più elementari diritti di movimento e di libertà di circolazione con l'aggravio che tali limiti vengono ulteriormente aggravati per una persona malata;
tale procedura adottata dalle compagnie aeree per i malati costretti in barella costituisce un atteggiamento lesivo dei diritti e della dignità dei cittadini sardi;
ad avviso dell'interrogante risulta inaccettabile che un cittadino sardo debba pagare 4 biglietti, di cui tre per non residenti, per poter andare a curarsi in un centro specializzato e che lo stesso sia un caso emblematico di una continuità territoriale che deve essere radicalmente modificata senza ulteriori ritardi;
il caso del cittadino cagliaritano costretto a pagare tre biglietti da 228 euro e uno da 78 per recarsi in un centro specializzato di Milano per un delicato intervento chirurgico determina un delicato problema di libertà di movimento dei cittadini sardi, che si trovano costretti ad affrontare i collegamenti con il resto del Paese, senza veder garantito il diritto di muoversi a pari condizioni di tutti gli altri cittadini;
il modello di continuità territoriale in vigore in Sardegna continua a diventare sempre di più un ostacolo piuttosto che un riequilibrio;
il caso del malato sardo costretto ad un esborso senza precedenti rappresenta una palese violazione della carta del passeggero e del malato;
appare impossibile all'interrogante che una clausola così vessatoria possa essere contenuta in atti sottoscritti tra le compagnie aeree e l'Ente nazionale per l'aviazione civile;

risulta arbitrario questo atteggiamento delle compagnie che operano in dispregio della più elementare nozione di servizio pubblico;
quello che all'interrogante appare un misfatto nei confronti di un passeggero malato, che per tre quarti del suo biglietto non è più sardo, diventa ancora più esemplare se per un'altra compagnia, secondo il preventivo formalizzato da un'agenzia di viaggi cagliaritana, avrebbe dovuto pagare per essere trasportato in barella ben 4 biglietti a tariffa piena ed uno a tariffa residenti;
in questo caso, come si legge nel documento, la tariffa piena sarebbe stata di 299 euro per quattro biglietti più uno residente di 86,72 euro per un totale di 122,72;
risultano insostenibili tariffe non residenti, che raggiungono cifre inaccettabili da regime monopolistico;
non risulta accettabile che si emettano biglietti per fa stessa tratta, con oscillazioni dai 228 euro ai 299, per un viaggio di solo andata tra Cagliari e Milano;
risultano essere in vigore tariffe che costituiscono un'indebita sottrazione di risorse ai danni dei sardi costretti ad utilizzare senza valide alternative i collegamenti aerei per raggiungere il continente -:
se i Ministri, anche tramite gli appositi enti vigilanti sul trasporto aereo, non intendano fare luce sull'accaduto;
se non ritengano di assumere iniziative volte a regolamentare i diritti dei passeggeri barellati e a verificare la correttezza dell'operato delle compagnie aeree;
se non ritengano di avviare una profonda rivisitazione della continuità territoriale da e per la Sardegna al fine assicurare il legittimo diritto di lasciare e raggiungere l'isola con il pieno rispetto degli oneri del servizio pubblico.
(5-01838)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 9 maggio del 1978, 5 giorni prima dalla sua elezione a consigliere comunale di Cinisi (Palermo), fu ritrovato cadavere Giuseppe Impastato, detto Peppino, giovane esponente politico, fondatore di un giornale locale, di un circolo culturale e di una emittente radio autofinanziata. Impegnato in prima linea nella lotta alla mafia, ha denunciato i traffici di droga, le speculazioni edilizie e lo stretto legame affaristico viscerale tra criminalità organizzata, potere politico ed economico;
con deliberazione della Giunta comunale, n. 80 dell'8 maggio 2008, la precedente Amministrazione di Ponteranica (Bergamo) aveva intitolato alla memoria di Peppino Impastato i locali della biblioteca comunale;
il significativo gesto di intitolare un luogo di cultura a chi, come Peppino, si è battuto contro la criminalità organizzata, attraverso «l'arma della cultura» e dell'informazione libera, giunse al termine di un percorso educativo e culturale che aveva coinvolto le scuole, le associazioni e la società civile di Ponteranica;
con delibera della Giunta comunale n. 114, del 31 agosto 2009, la nuova Amministrazione ha revocato, con «decorrenza immediata», l'intitolazione alla memoria di Impastato dichiarando, «stante l'urgenza», «immediatamente eseguibile la succitata delibera, ai sensi dell'articolo 134, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000»;
dopo due archiviazioni delle indagini sulla morte del giornalista ed esponente di Democrazia proletaria, Peppino Impastato, la prima nel 1984 e la seconda nel 1992, nell'aprile del 1995 la riapertura dell'inchiesta

ha condotto, l'11 aprile 2002, alla condanna all'ergastolo del boss mafioso Tano Badalamenti ed a 30 anni del suo braccio destro Vito Palazzolo: condanne, 23 anni dopo l'omicidio, che hanno definitivamente chiarito che Impastato fu inequivocabilmente vittima di mafia e che il delitto compiuto la notte tra l'8 e il 9 maggio 1978 fu un delitto «contro la parola»;
non si comprende quali siano i presupposti di urgenza specificamente richiamati nel deliberato della Giunta comunale, n. 114 del 31 agosto 2009, nel rispetto di quanto previsto dalla legge n. 267 del 2000;
sarebbe opportuno che il Sindaco e la Giunta comunale di Ponteranica rivedessero in toto la suddetta delibera, contraria per altro al forte impegno antimafia di cui lo stesso Governo e il Ministero dell'interno si fanno quotidianamente promotori, come gesto di civiltà e rispetto nei confronti di Peppino e di tutte le vittime di mafia, lanciando un segnale chiaro e forte verso una direzione inequivocabilmente rivolta alla lotta alla criminalità organizzata a tutti i livelli istituzionali -:
se e quali iniziative intenda adottare affinché il valore della memoria di martiri come Peppino Impastato venga preservato e non vada disperso.
(4-04332)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi sono tre tipi di strutture ufficialmente destinate all'accoglienza e all'assistenza degli immigrati irregolari, i centri di accoglienza (CDA), i centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) e i centri di identificazione ed espulsione (CIE);
i Centri di identificazione ed espulsione (CIE), così denominati con decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, sono gli ex centri di permanenza temporanea ed assistenza: strutture destinate al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione. Previsti dall'articolo 14 del testo unico sull'immigrazione n. 286 del 1998, come modificato dall'articolo 12 della legge n. 189 del 2002, tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell'ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Dall'8 agosto 2009, con l'entrata in vigore della legge 15 luglio 2009, n. 94, il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri è passato da 60 a 180 giorni complessivi. Attualmente sono operativi i seguenti centri:
1) Bari-Palese, area aeroportuale - 196 posti;
2) Bologna, Caserma Chiarini - 95 posti;
3) Caltanissetta, Contrada Pian del Lago - 96 posti;
4) Catanzaro, Lamezia Terme - 75 posti;
5) Gorizia, Gradisca d'Isonzo - 248 posti;
6) Milano, Via Corelli - 132 posti;
7) Modena, Località Sant'Anna - 60 posti;
8) Roma, Ponte Galeria - 364 posti;
9) Torino, Corso Brunelleschi - 90 posti;
10) Trapani, Serraino Vulpitta - 43 posti;
11) Brindisi, Restinco - 83 posti;
12) Lampedusa - 200 posti;
13) Crotone, S. Anna - 124 posti;
i centri sono pianificati dalla direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo e sono gestiti a cura delle prefetture-utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio. Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni

sono: assistenza alla persona; assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali eccetera); assistenza sanitaria; assistenza psico-sociale; mediazione linguistico culturale; ristorazione; servizio di pulizia ed igiene ambientale; manutenzione della struttura e degli impianti -:
quale sia la detenzione media per centro prima che avvenga l'espulsione dell'immigrato irregolare nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
quanti fossero i posti disponibili per centro al 1o gennaio 2008 e al 30 giugno 2009 e a cosa siano dovuti gli eventuali aumenti o diminuzioni di posti;
quante persone siano morte durante la detenzione nei centri e per quali cause e quante siano morte in ospedale a seguito di trasferimento dai centri, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
quante persone siano entrate nei centri, quante di queste siano state allontanate e quante invece siano rimaste legittimamente sul territorio italiano e con quale status, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
per quanto attiene alla gestione e per ciascun centro a quale soggetto siano stati appaltati i diversi servizi, per quanto tempo, con quali procedure, a quale costo, specificando quali siano stati i parametri di calcolo del costo dell'appalto.
(4-04335)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi sono tre tipi di strutture ufficialmente destinate all'accoglienza e all'assistenza degli immigrati irregolari, i centri di accoglienza (CDA), i centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) i centri di identificazione ed espulsione (CIE);
i Centri di accoglienza (CDA), istituiti con legge n. 563 del 1995, vorrebbero essere strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale e l'accoglienza nel centro dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento. Attualmente sono operativi i seguenti centri:
1)Agrigento, Lampedusa - 804 posti (centro di primo soccorso e accoglienza);
2)Bari Palese, area aereoportuale - 744 posti;
3)Brindisi, Restinco - 180 posti;
4)Cagliari, Elmas - 200 posti (centro di primo soccorso e accoglienza);
5)Caltanissetta, Contrada Pian del Lago - 360 posti;
6)Crotone, località Sant'Anna - 1.202 posti;
7)Foggia, Borgo Mezzanone - 342 posti;
8)Gorizia, Gradisca d'Isonzo - 112 posti;
9)Siracusa, Cassibile - 200 posti;
10)Trapani, Pantelleria - 25 posti (Centro di primo soccorso e accoglienza);
i centri sono pianificati dalla direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo e sono gestiti a cura delle prefetture-utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio. Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni sono: assistenza alla persona-assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali ecc.); assistenza sanitaria-assistenza psico-sociale; mediazione linguistico culturale; Ristorazione;

Servizio di pulizia ed igiene ambientale; Manutenzione della struttura e degli impianti -:
quale sia la detenzione media per centro ai fini di stabilire l'identità e la legittimità della permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento dell'immigrato irregolare nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
quanti fossero i posti disponibili per centro al 1o gennaio 2008 e al 30 giugno 2009 e a cosa siano dovuti gli eventuali aumenti o diminuzioni di posti;
quante persone siano morte durante la detenzione nei centri e per quali cause e quante siano morte in ospedale a seguito di trasferimento dai centri, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
quante persone siano entrate nei centri, quante di queste siano state allontanate e quante invece siano rimaste legittimamente sul territorio italiano e con quale status, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
per quanto attiene alla gestione e per ciascun centro a quale soggetto siano stati appaltati i diversi servizi, per quanto tempo, con quali procedure, a quale costo, specificando quali siano stati i parametri di calcolo del costo dell'appalto.
(4-04336)

MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
vi sono tre tipi di strutture ufficialmente destinate all'accoglienza e all'assistenza degli immigrati irregolari, i centri di accoglienza (CDA), i centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) e i centri di identificazione ed espulsione (CIE);
i Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA), istituiti con decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 2004 - decreto legislativo 28 gennaio 2008 n. 25, vorrebbero essere strutture destinate nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l'identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. Attualmente sono operativi i seguenti centri:
1) Caltanissetta, Contrada Pian del Lago - 96 posti;
2) Crotone, località Sant'Anna - 256 posti;
3) Foggia, Borgo Mezzanone - 198 posti;
4) Gorizia, Gradisca d'Isonzo - 150 posti;
5) Milano, via Corelli - 20 posti;
6) Trapani, Salina Grande - 260 posti;
e con decreto del Ministro dell'interno vengono utilizzati per le finalità dei centri di accoglienza per richiedenti asilo anche i CDA di Bari e Siracusa;
i centri sono pianificati dalla direzione centrale dei servizi civili per l'immigrazione e l'asilo e sono gestiti a cura delle Prefetture-utg tramite convenzioni con enti, associazioni o cooperative aggiudicatarie di appalti del servizio. Le prestazioni e i servizi assicurati dalle convenzioni sono: assistenza alla persona; assistenza alle persone (vitto, alloggio, fornitura effetti personali eccetera); assistenza sanitaria; assistenza psico-sociale; mediazione linguistico culturale; ristorazione; servizio di pulizia ed igiene ambientale; manutenzione della struttura e degli impianti;
quale sia la detenzione media per centro ai fini di consentire l'identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;

quanti fossero i posti disponibili per centro al 1o gennaio 2008 e al 30 giugno 2009 e a cosa siano dovuti gli eventuali aumenti o diminuzioni di posti;
quante persone siano morte durante la detenzione nei centri e per quali cause e quante siano morte in ospedale a seguito di trasferimento dai centri, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
quante persone siano entrate nei centri, quante di queste siano state allontanate e quante invece siano rimaste legittimamente sul territorio italiano e con quale status, nel primo e secondo semestre del 2008 e nel primo semestre del 2009;
per quanto attiene alla gestione e per ciascun centro a quale soggetto siano stati appaltati i diversi servizi, per quanto tempo, con quali procedure, a quale costo, specificando quali siano stati i parametri di calcolo del costo dell'appalto.
(4-04337)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le attuali disposizioni legislative prevedono che il pagamento delle rette agli istituti che ospitano minori a seguito di affidamento giudiziale siano a carico dei comuni;
tali disposizioni paiono spesso troppo onerose per le finanze di molti comuni di piccole e medie dimensioni;
esistono numerose istanze tese a rivedere la normativa in parola: tra queste si citano le deliberazioni dei Consigli Comunali dei comuni di Lonate Pozzolo (Varese) e Casorate Sempione (Varese) [verbale cc del 17 aprile 2009] -:
se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative finalizzate ad acquisire, d'intesa con le regioni e le altre istituzioni interessate, dati aggiornati in ordine agli oneri sostenuti dagli enti locali per le rette corrisposte agli istituti che ospitano minori a seguito di affidamento giudiziale, anche al fine di individuare eventuali criticità.
(4-04340)

CAZZOLA, MAZZUCA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un articolo intitolato «Cossiga: Marco Biagi fu minacciato da amici», a firma di Francesco Alberti pubblicato a pagina 16 del Corriere della Sera del 24 settembre 2009, vengono commentate alcune affermazioni - riguardanti l'omicidio del professor Marco Biagi - del presidente emerito Francesco Cossiga contenute in un libro-intervista di Claudio Sabelli Fioretti dal titolo «Francesco Cossiga - Novissime picconate» Alberti editore;
nell'articolo citato l'ex Presidente sostiene che «le lettere e le telefonate anonime erano opera degli assistenti e degli amici» del giuslavorista ucciso dalle BR, il 19 marzo del 2002, sulla porta della sua abitazione;
quando scoprì - aggiunge il Presidente emerito - chi erano veramente gli autori delle telefonate il questore di Bologna di quei tempi, Romano Argenio, ritenne che non sussistessero le condizioni per ridare la scorta al professor Biagi dal momento che le lettere e le telefonate anonime che dicevano che lui era in pericolo erano opera dei suoi assistenti e dei suoi amici e che pertanto non vi fossero rischi per la sua vita;
non risultano smentite queste affermazioni del Presidente Cossiga -:
per quali motivi le autorità competenti non informarono il professor Marco Biagi su chi fossero gli amici e gli assistenti «infedeli» che lo ossessionavano con telefonate minacciose e, visto che minacciare di morte una persona è un reato e non uno scherzo da buontemponi, se siano state avviate indagini su tali fatti e quali ne siano stati gli esiti.
(4-04342)

TESTO AGGIORNATO AL 24 MARZO 2011

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa seguito a precedenti atti di sindacato ispettivo e a quanto affermato recentemente dal Ministro Gelmini sulla necessità di tenere distinta l'attività politica da quella scolastica, per denunciare il persistente clima di tensione politica e di faziosità presente nella città felsinea, ove, secondo gli interpellanti, mancano le elementari condizioni per manifestare il proprio pensiero ed il rispetto della legge a causa delle prevaricazioni e dei condizionamenti della sinistra che pretende di imporre, in quello che considera un proprio esclusivo «campo di azione», unicamente il proprio pensiero improntato a contestazione radicale della legislazione scolastica vigente;
in questo contesto gli interpellanti rilevano come atto di particolare gravità l'utilizzo di bambini per manifestazioni politiche, con particolare riferimento a quanto avvenuto il 18 settembre 2009 nelle strade di Bologna, ove sono sfilati manifestanti che tenevano per mano bambini recanti cartelli contro il Ministro Gelmini;
quanto sopra dimostra, sempre ad avviso degli interpellanti, il livello di imbarbarimento al quale è giunta la contrapposizione politica a Bologna, ove si utilizzano spregiudicatamente anche dei bambini pur di raggiungere le proprie finalità;
tutto ciò per sottolineare l'urgenza di un monitoraggio continuo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sulla situazione della scuola a Bologna e la necessità di provvedimenti per il rispetto della legge in svariati casi disattesa da parte degli operatori della scuola, che, ad avviso degli interpellanti, paiono essere più attenti alle esigenze di partito che non alla loro funzione educativa; ed in questo senso occorre dimostrare una volta per tutte che la scuola a Bologna ed in Emilia Romagna è sottoposta a regole precise non all'arbitrio di docenti o dirigenti politicizzati -:
quali iniziative di competenza intenda assumere con riferimento a quanto riportato in premessa.
(2-00485) «Garagnani, Cazzola».

Interrogazioni a risposta scritta:

ROMELE, MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 maggio 1999, n. 124, recante disposizioni in materia di personale scolastico, prevedeva il trasferimento di funzioni, e personale dagli enti locali al Ministero della pubblica istruzione e, in maniera specifica, all'articolo 8, veniva disposto che al personale trasferito fosse riconosciuta ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
si sono invece verificati numerosi casi in cui ai lavoratori provenienti dagli enti locali (circa 80.000) transitati allo Stato ex lege n. 124 del 1999 non è stata riconosciuta l'anzianità di servizio maturata nell'ente locale, per cui gli stipendi sono stati calcolati su un numero di anni di servizio nettamente al di sotto di quello effettivamente prestato;
tale situazione denota una notevole disparità di trattamento tra i lavoratori provenienti dagli enti locali transitati allo Stato ed il personale della scuole, con gravi ripercussioni negative soprattutto economiche -:
se il Ministro non ritenga urgente adottare le opportune iniziative normative al fine di provvedere al riconoscimento

totale, ai fini giuridici ed economici, dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza ai circa 80.000 lavoratori provenienti dagli enti locali e transitati allo Stato, come disposto dalla legge n. 124 del 1999, anche al fine di porre fine alle evidenti disparità di trattamento rispetto a quello riservato al restante personale scolastico.
(4-04329)

MARINELLO, ROMELE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in seguito al tragico attentato avvenuto il 17 settembre 2009 a Kabul, in cui hanno perso la vita sei paracadutisti della Folgore e venti civili afgani, il Consiglio dei ministri ha proclamato il lutto nazionale ed ha disposto che, in occasione dei funerali solenni, tutte le scuole e gli uffici pubblici osservassero un minuto di silenzio;
in alcune scuole si è deciso di non osservare il minuto di silenzio in memoria dei sei militari uccisi durante una missione di pace, adducendo pretestuose quanto inaccettabili giustificazioni politico-ideologiche;
tali deprecabili comportamenti denotano secondo gli interrogati una totale mancanza di rispetto verso i soldati italiani che, per il nostro Paese, hanno sacrificato la loro vita e sono fortemente diseducativi -:
quali iniziative, anche disciplinari, il Ministro interrogato intenda adottare a carico dei dirigenti scolastici responsabili di questo gravissimo atteggiamento irrispettoso e diseducativo, anche in considerazione del fatto che la scuola rappresenta uno dei luoghi fondamentali deputati alla formazione dei giovani cittadini.
(4-04330)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di stampa nazionale e locale, in data 19 agosto 2009, presso l'Ospedale di Pisa, l'équipe del Professor Ugo Boggi ha effettuato un trapianto di rene su un bambino di 5 anni, Tommaso R., affetto fin dalla nascita da insufficienza renale cronica;
l'organo trapiantato è stato donato dal padre del bambino, Pier Enrico R., che, per aiutare il figlio, si è licenziato, perché - ha dichiarato - in Italia non esiste una norma che tuteli la donazione da vivente, cioè che non è riconosciuta l'assenza dal lavoro per malattia a chi doni un organo in favore di un'altra persona;
l'articolo 5 della legge 26 giugno 1967, n. 458 «Trapianto del rene tra persone viventi» equipara lo stato giuridico del donatore a quello del paziente e precisamente: «Per l'intervento chirurgico del prelievo del rene, il donatore è ammesso a godere dei benefici previsti dalle leggi vigenti per i lavoratori autonomi o subordinati in stato di infermità; è altresì assicurato contro i rischi immediati e futuri inerenti all'intervento operatorio e alla menomazione subìta»;
l'articolo 8 della citata legge prevede l'emanazione di un regolamento ministeriale di esecuzione entro sei mesi dall'entrata in vigore della citata legge;
in questi quarantadue anni non sono stati fatti passi avanti in tal senso;
la conferenza Stato-Regioni nella seduta dell'8 aprile 2009 ha dato parere favorevole allo schema di decreto recante: «Regolamento per lo svolgimento delle attività di trapianto di organi da donatore vivente» -:
se e in quali tempi il Ministro intenda adottare il tanto atteso regolamento di

esecuzione così come previsto dall'articolo 8 della legge del 26 giugno 1967 n. 458, onde tradurre in realtà le disposizioni dell'articolo 5 evitando così il ripetersi di situazioni incresciose come quella avvenuta a Pisa quest'estate che penalizzano ulteriormente coloro che compiono gesti di così elevato valore morale, oltre che di salvaguardia della salute del singolo e della collettività, nonché quali iniziative intenda adottare per fare in modo che ai cittadini che hanno subito espianti vengano riconosciuti i diritti pregressi lesi da tali gravi omissioni da parte dello Stato e dei Governi che si sono succeduti.
(2-00483)
«Pedoto, Livia Turco, Binetti, Bocci, Bossa, Cesario, De Pasquale, Ferranti, Fioroni, Fogliardi, Fontanelli, Froner, Garavini, Gatti, Genovese, Giacomelli, Grassi, Iannuzzi, Lenzi, Losacco, Madia, Margiotta, Martella, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Merloni, Murer, Pes, Realacci, Rubinato, Sanga, Strizzolo».

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO e PORTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'INPS, con la campagna «RED-EST», ha promosso un'ampia verifica dei redditi percepiti dai cittadini italiani all'estero per gli anni 2006, 2007 e 2008 e una rilevazione delle situazioni in sospeso relativamente agli anni 2002, 2004 e 2005;
il fatto che l'accertamento abbia avuto carattere triennale, nonostante la prescrizione dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 412 del 1991 che prevede la verifica annuale delle situazioni reddituali dei pensionati, ha determinato un grande e complesso impegno di ricostruzione delle situazioni reddituali e, nello stesso tempo, l'accumularsi di indebiti nei confronti dell'Istituto, la cui restituzione mette in grave difficoltà i pensionati interessati;
la situazione, dal punto di vista degli adempimenti amministrativi, è complicata dal fatto che l'importo dei redditi percepiti all'estero è comunicato all'INPS non dall'ente erogatore, ma dallo stesso pensionato, con l'assistenza dei patronati;
la scadenza dei novanta giorni imposta dall'istituto italiano per la presentazione della documentazione ha creato gravi difficoltà sia per i pensionati che per i patronati, che sono restati investiti dall'onda delle richieste, tanto più che lo stesso Istituto previdenziale non ha tenuto conto dei dati anagrafici e postali già inviati dagli stessi patronati -:
se il Ministro non intenda accertare che l'INPS consideri la scadenza fissata per la presentazione della documentazione come un termine puramente ordinario disponendosi a recuperare, quindi, anche le comunicazioni non pervenute entro tale data;
se il Governo, in considerazione del disposto del citato articolo 13, comma 2 della legge n. 412 del 1991 che prevede il recupero entro l'anno successivo di quanto eventualmente pagato dall'INPS in eccedenza, non debba assumere le opportune iniziative per prevedere con i documenti finanziari relativi al 2010 una sanatoria, la cui entità andrebbe definita con equilibrio, degli indebiti il cui peso risulta obiettivamente insostenibile per i pensionati interessati in ragione del reddito di cui possono disporre.
(4-04331)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa del 25 settembre si apprende che, nella relazione svolta dal

professor Sebastiano Andò, e disposta dalla Procura di Crotone, per verificare i danni causati dallo smaltimento di sostanze tossiche a Crotone, per centinaia di studenti crotonesi si profila il rischio di patologie all'apparato renale, gastrointestinale e osseo a causa di contaminazione da arsenico e altri metalli pericolosi;
queste sostanze sono una miscela di rifiuti tossici provenienti dagli scarti di lavorazione dello stabilimento la Pertusola, società che un tempo apparteneva al gruppo Eni e che li avrebbe poi smaltiti a tonnellate a Crotone in aree su cui sarebbero state successivamente edificate opere pubbliche tra cui anche scuole;
la contaminazione viene attribuita principalmente al «conglomerato idraulico catalizzato» (C.I.C.) una miscela ottenuta dall'unione del «cubilot» (rifiuto pericoloso, proveniente dalla fusione dello zinco) e della «loppa d'alto forno» (rifiuto non pericoloso);
questa sostanza «cubilot» nel 1998, fu declassata con un decreto ministeriale;
l'area dello stabilimento ex Pertusola è un sito da bonificare di interesse nazionale -:
se i Ministri interrogati siano al corrente di questa situazione, quali intendano adottare per monitorare nella zona le condizioni ambientali e sanitarie e quali provvedimenti intendano adottare a tutela della salute pubblica e dell'ambiente di tutta la zona;
se la sostanza «cubilot» sia ancora considerato rifiuto non pericoloso ed in caso affermativo se intende il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare riclassificarlo tra i rifiuti pericolosi.
(4-04339)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che le regioni Lombardia e Campania, per risanare i conti della sanità hanno adottato la discutibilissima misura di far pagare alle famiglie con disabili gravi e anziani il ricovero nelle residenze sanitarie assistite e il soggiorno nei centri diurni; e questo nonostante decisioni simili siano già state bloccate dai Tribunali amministrativi di Catania, Ancona e Firenze, e la regione Lombardia sia stata obbligata dal TAR regionale a fare marcia indietro, e ora una commissione sta valutando soluzioni alternative;
nonostante ciò, la regione Campania, come riferisce il settimanale «Il Venerdì di Repubblica» nella sua edizione del 4 settembre 2009 ha approvato, lo scorso mese di luglio una delibera che «fissa la soglia di reddito per l'esenzione del pagamento delle cure a soli 4999 euro; tra i parametri per calcolare il reddito, sono state inserite anche le indennità di accompagnamento e altri sussidi che in genere il fisco si guarda bene dal colpire»;
come conferma il responsabile del sito «handylex», dottor Carlo Giacobini, «basta ricevere l'assegno sociale (409 euro per tredici mesi) o un'indennità di accompagnamento da 450 euro, per superare la soglia di reddito annuale che impone di pagarsi le cure»; cure che, nel caso di un anziano in una residenza assistita, possono giungere a costare fino a 103 euro al giorno, e in quello di un disabile, fino a 113 euro al giorno -:
se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative finalizzate ad acquisire, d'intesa con le regioni, le autonomie locali e le altre istituzioni interessate, dati aggiornati in ordine agli oneri sostenuti per il ricovero di anziani e disabili gravi nelle residenze sanitarie assistite e nei centri diurni, anche al fine di individuare eventuali criticità.
(4-04341)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano Il sole 24 ore del 21 settembre 2009 emerge che a quasi tre mesi dall'entrata in vigore, la certificazione energetica degli edifici è estremamente confusa per il sovrapporsi di norme nazionali e regionali;
la certificazione nello spirito della direttiva 2002/91/Ce deve garantire all'utente il consumo di energia primaria necessario per fornire i servizi di riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria e condizionamento estivo (quest'ultimo non ancora implementato dalla normativa);
il calcolo, secondo le linee guida nazionali contenute nel decreto ministeriale 26 giugno 2009, deve essere in conformità con la normativa europea, come interpretata dalle norme UNI TS della serie 1130 attraverso l'uso di calcoli verificati e validati dal comitato termotecnico italiano;
inoltre sempre secondo il decreto ministeriale 26 giugno 2009, è prevista una classificazione degli edifici sempre conforme alla normativa europea al fine di fornire ai cittadini il metro della misura per la valutazione della qualità energetica;
l'articolo 17 del decreto legislativo 192 del 2005 riconosce alle regioni piena autonomia legislativa in materia, salvo il rispetto dei vincoli derivanti dal diritto comunitario e dai principi fondamentali desumibili dal suddetto decreto e dalla direttiva 2002/91/Ce;
i principi fondamentali però non sono identificati in modo chiaro e in Lombardia le procedure di certificazione sono state modificate 14 volte in due anni mentre i programmi di calcolo messi a disposizione della regione sono cambiati 8 volte, generando così problemi sulla attendibilità di certificati redatti secondo norme diverse e con difficoltà per i progettisti di individuare i criteri da usare, dal momento che le costruzioni dovranno essere in regola con le norme vigenti al momento della loro ultimazione;
le differenze maggiori riguardano però la classificazione degli edifici con le sole normative nazionali e liguri rispettose delle norme europee mentre tutte le altre, oltre a non soddisfare l'esigenza di uniformità avvertita in tutta Europa, sono diverse tra loro e rendono impossibile il confronto delle prestazioni di edifici ubicati in regioni diverse -:
se e quali iniziative intendano assumere nell'ambito delle rispettive competenze per assicurare chiarezza, uniformità e trasparenza delle classi energetiche su tutto il territorio nazionale.
(4-04338)

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Pubblicazione di un testo riformulato

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Occhiuto n. 4-04327, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 220 del 24 settembre 2009.

OCCHIUTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in risposta all'interrogazione n. 4-00207 dell'onorevole Angela Napoli, ha garantito che le opere di messa in sicurezza della diga sull'Esaro (Cosenza), appaltate dalla regione Calabria, a Torno Internazionale spa nell'ottobre 2002 erano quasi ultimate: a tutt'oggi, come risulta anche da articoli di stampa (Gazzetta del

Sud del 15 settembre 2009) i lavori di messa in sicurezza paiono ben lungi dall'essere conclusi; nella stessa risposta si precisava che Sorical spa, subentrata alla regione dall'ottobre 2004, stava ultimando gli elaborati integrativi del progetto già approvato a livello esecutivo dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, per l'appalto di completamento della diga, finanziato nell'ambito delle modifiche all'accordo di programma quadro per 125 milioni di euro, giusta delibera della Giunta regionale n. 933/05, di cui 75 milioni di euro di provenienza statale e 50 milioni di euro messi a disposizione dalla regione Calabria;
nel giugno 2009 Sorical spa ha presentato agli organi di controllo tecnico amministrativo un progetto in variante delle opere di derivazione, il cui progetto originale era già stato approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici nell'ambito del progetto generale di massima dell'utilizzazione intersettoriale delle acque della Calabria settentrionale;
lo Stato ha messo a disposizione della regione Calabria, per il completamento della diga 75 milioni di euro, come risulta dalla menzionata delibera della Giunta regionale 933/05, che sembrerebbe siano stati destinati a più opere regionali dell'idrico sanitario;
risulterebbe che l'ulteriore somma di 50 milioni di euro, sia stata, tra l'altro destinata nel progetto in variante a rilevanti ed onerose «opere provvisorie»;
dette opere di derivazione sono funzionali ad un progetto di diga in materiali sciolti presentato al pubblico nell'ambito di una riunione successiva ad un consiglio di amministrazione di Sorical spa tenutosi due anni or sono nel cantiere della diga: questa soluzione, anch'essa in variante al progetto esecutivo già approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, renderebbe inutili tutte le opere realizzate nonché le infrastrutture, le attrezzature e gli impianti esistenti finanziati dallo Stato per centinaia di milioni di euro;
ad avviso dell'interrogante è evidente, considerato quanto appena descritto e visti i maggiori oneri diretti ed indotti dalla gestione dell'ultimo triennio, che il completamento dell'opera non rientra tra gli interessi della società di gestione, Sorical spa, per il rilevante immobilizzo di capitali che le competerebbe rispetto ad un più veloce ritorno degli investimenti, forse vantaggioso per il socio privato ma, secondo l'interrogante, non certamente per la pubblica amministrazione, rinveniente dalle sole opere di derivazione; tutto ciò potrebbe portare ad un rinvio della realizzazione dello sbarramento, a danno della società calabrese che da decenni attende la realizzazione della diga e delle opere annesse per risolvere i gravi problemi di siccità e di sicurezza del territorio -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per consentire l'effettivo completamento delle opere di messa in sicurezza della diga, nonché il completamento della diga medesima nel rispetto dei criteri di trasparenza ed economicità. (4-04327)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Pili n. 4-03649 del 16 luglio 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-01838.