XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 2 ottobre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il grave sisma che ha colpito il 6 aprile 2009 l'Abruzzo, in particolare L'Aquila e il suo territorio, provocando centinaia di morti e danni ingentissimi, è stato affrontato con prontezza ed efficienza dalla protezione civile, dal suo direttore e Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso, dai vigili del fuoco, dalle Forze armate e dell'ordine, dalla Croce rossa, dai volontari di ogni estrazione e dall'intero Paese, in un impegno di solidarietà di straordinario valore e generosità che ha avuto una vasta eco internazionale, anche per la decisione di tenere a L'Aquila il G8 nel mese di luglio 2009, con la presenza dei Capi di Stato dei principali Paesi;
il Governo, in modo particolare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Sottosegretario di Stato Gianni Letta, hanno dimostrato un'attenzione assidua e particolare per l'opera di soccorso e le politiche di assistenza e di avvio della ricostruzione nei comuni terremotati, che merita rispetto e gratitudine da parte del Parlamento e del Paese;
la complessità delle politiche di ricostruzione e di rilancio dello sviluppo economico nei territori colpiti dal sisma è tale che ogni impegno deve essere caratterizzato dal massimo spirito unitario, dalla piena collaborazione tra le istituzioni e le forze politiche, dall'assenza di faziosità di ogni natura;
superata la fase propria dell'emergenza si sta ora avviando la fase della ricostruzione, con una maggiore responsabilizzazione degli enti locali a partire dai seguenti dati di fatto: da un censimento effettuato questa estate risulta che 12.707 abitazioni private sono state dichiarate inagibili (classificazione E e F), privando circa 32.433 persone di un alloggio; dei circa 67.500 sfollati iniziali, a fine settembre 2009 ne sono rimasti meno della metà, circa 32.949, ancora privi di una abitazione definitiva (di questi ultimi 15.133 sono ancora ricoverati negli alberghi e nella caserma della guardia di finanza di Coppito, 9.017 in case private, 8.799 nelle tendopoli, ormai ridotte a 82 campi dai 171 iniziali);
l'impegno per fronteggiare questa grave emergenza abitativa si muove su due linee progettuali: il piano «c.a.s.e.», che si propone di fornire complessivamente 4.700 alloggi (di questi 4.000 consegnati entro dicembre 2009 e 700 entro gennaio 2010), permettendo così di ospitare quasi 17.000 persone in 170 edifici, per una superficie complessiva di circa 1.278.648 metri quadri, un'operazione dal costo complessivo di oltre 726 milioni (726.217.267 euro totali, per un costo di circa 2.428 euro al metro quadro), di cui 700 milioni circa stanziati dal cosiddetto «decreto Abruzzo» e circa 40 milioni provenienti dalle donazioni; la costruzione di 2.300 moduli abitativi provvisori (attualmente sono 181 quelli già installati, mentre 494 quelli in corso di costruzione), con cui si presuppone di alloggiare 6.250 persone, per un costo complessivo di 129 milioni di euro. L'offerta è integrata dalla disponibilità di circa 500 alloggi da parte di un fondo etico costituito allo scopo e dalle requisizioni di case sfitte avviate in questi giorni;
prescindendo dalle valutazioni critiche e dal dibattito relativi alla localizzazione urbanistica degli interventi e ad altri profili tecnici e gestionali, occorre rilevare che l'imponente sforzo sin qui sostenuto deve essere accompagnato dal coerente rispetto degli impegni assunti dal Governo a seguito della votazione degli ordini del giorno nella seduta della Camera dei deputati del 23 giugno 2009 e tra questi, in particolare, dei seguenti:
a) a valutare l'opportunità di considerare la detrazione di imposta del 55 per cento per la messa in sicurezza

sismica strategica nella prevenzione antisismica e ad individuare le risorse finanziarie necessarie per consentire l'ampliamento delle agevolazioni fiscali già previste per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici anche agli interventi antisismici, privilegiando interventi di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio, senza produrre ulteriore consumo di territorio, e ad avviare in tempi brevi la costituzione di un'efficace rete tecnica di controllo ed assistenza per le costruzioni nelle zone di alta e media sismicità, nel rispetto del principio di adeguatezza, prevedendo, se necessario, l'assunzione dell'occorrente personale tecnico qualificato (ordine del giorno 9/2468/66, accolto);
b) ad assumere, in stretta collaborazione con tutti gli organi istituzionali centrali e periferici, gli organi amministrativi, tecnico-scientifici e professionali, le regioni e gli enti locali, ogni opportuna iniziativa politico-legislativa volta a promuovere nel Paese un'autentica, effettiva ed efficace etica anti-sismica, ad incentivare la ricerca scientifica per la prevenzione dei terremoti, nonché a patrocinare il rigoroso rispetto dei criteri antisismici e di sicurezza per le nuove e vecchie costruzioni (ordine del giorno 9/2468/43, accolto);
c) a verificare l'opportunità di individuare gli strumenti più idonei affinché i soggetti residenti in Abruzzo che svolgono alla data del 6 aprile 2009 la propria attività lavorativa fuori dal territorio regionale, abbiano la precedenza, in sede di trasferimento a domanda presso le sedi abruzzesi, con particolare riguardo per coloro che, ai sensi dell'articolo 33, comma 5, della legge 5 febbraio 1992 n. 104, assistono familiari disabili (ordine del giorno 9/2468/31, accolto);
d) a verificare la possibilità di prevedere una forma di riconoscimento ai cittadini delle zone colpite dal terremoto rimasti invalidi, deceduti o dispersi, della qualifica di infortunati del lavoro, compresi coloro che da tale evento abbiano subito l'aggravamento della loro invalidità e di prevedere la corresponsione di una rendita per tutti quei cittadini, che, in conseguenza dell'evento sismico, risultino permanentemente invalidi, nonché l'equiparazione per superstiti di cittadini che sono deceduti o dispersi con i superstiti di lavoratori deceduti sul lavoro o per malattia professionale e di riconoscere ai cittadini temporaneamente inabili in conseguenza dell'evento sismico del 6 aprile il trattamento economico di malattia per un periodo di sei mesi, previa certificazione (ordine del giorno 9/2468/78, accolto);
e) a valutare con atti successivi la necessità di reperire adeguate risorse finalizzate al restauro del patrimonio danneggiato e della sua restituzione alla fruizione pubblica e a considerare l'opportunità di prevedere misure di organizzazione e di sostegno dell'opera dei tanti volontari che si offrono per il recupero dei beni culturali mobili (ordine del giorno 9/2468/83, accolto);
f) a prevedere, nelle ordinanze che verranno emanate nei prossimi mesi, nel calcolo degli indennizzi che saranno concessi alle attività produttive danneggiate dal sisma, anche la valutazione del «mancato guadagno» e del «calo del fatturato» che hanno colpito le aziende a seguito dell'evento calamitoso (ordine del giorno 9/2468/89, accolto come raccomandazione);
g) al fine di permettere una rapida ripresa del settore produttivo abruzzese è importante promuovere la realizzazione di interventi di reindustrializzazione e risanamento ambientale, individuando i siti di Bussi sul Tirino, Pile e Avezzano, quali «siti di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale», così come stabilito dall'articolo 252-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché prevedendo ulteriori interventi di bonifica e risanamento nel sito di interesse nazionale dei fiumi Saline e Alento, ad individuare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, le risorse necessarie per avviare, insieme alla

politica di ricostruzione prevista dal provvedimento in esame, i necessari interventi che possano agevolmente consentire una rapida ripresa dell'attività produttiva, anche e, soprattutto, attraverso i descritti interventi di messa in sicurezza e bonifica ambientale dei siti già riconosciuti dalla normativa vigente (ordine del giorno 9/2468/90, accolto);
in modo particolare occorre ricordare che, nello specifico, nell'ordine del giorno 9/2468/79, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta del 23 giugno 2009, si rilevava:
a) l'urgenza di introdurre misure per le imprese, interventi adeguati per le professioni, il commercio, l'agricoltura ed il turismo, danneggiati in modo durissimo dagli eventi,
b) l'insufficienza delle risorse previste dal decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, per affrontare l'immediata emergenza delle imprese colpite dal terremoto e per la ricostruzione del tessuto economico, in modo particolare per quanto riguarda i fondi destinati alla zona franca urbana; i previsti 45 milioni di euro per un periodo di tre o quattro anni sono una cifra irrisoria in relazione alla zona franca urbana, che, peraltro, si riferisce alle sole piccole aziende ed alle aziende di nuovo insediamento;
c) la farraginosità e complessità delle procedure che riguardano le imprese per permettere ai tanti proprietari di imprese grandi e piccole, di riaprire velocemente le proprie attività e rientrare nel breve periodo delle spese inattese dovute all'evento sismico;
d) la gravosa mancanza nel provvedimento della previsione della perizia giurata nel caso di richiesta di indennizzi da parte delle attività produttive per la riparazione o per il nuovo acquisto di beni immobili strumentali, scorte e altri materiali danneggiati dagli eventi sismici;
e) la necessità di evitare il definitivo spostamento delle attività del commercio, dell'artigianato, dei servizi, delle professioni fuori dai centri storici e la ricerca di reperire soluzioni alternative per i capannoni industriali;
ed in tal senso il Governo si è impegnato a verificare l'opportunità di:
a) incrementare nel primo provvedimento utile le risorse destinate al finanziamento delle zone franche urbane ai territori dell'Abruzzo colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009;
b) destinare maggiori risorse per indennizzare le attività d'impresa o professionali i cui locali, anche in regime di locazione, siano stati distrutti o gravemente danneggiati dal sisma;
c) prevedere un contributo per le imprese che non faccia riferimento solo al danno emergente, ma anche al lucro cessante, per garantire al tessuto sociale delle zone colpite la possibilità di riattivarsi;
d) stabilire procedure più semplificate per permettere ai tanti proprietari di imprese grandi, piccole e piccolissime, di riaprire le attività e rientrare nell'immediato delle spese inattese derivanti dagli eventi sismici;
e) prevedere un intervento economico specifico per il potenziamento delle strutture turistiche, site nei territori dei comuni colpiti dal terremoto, con particolare riferimento alle opere finalizzate al rilancio dell'offerta turistica invernale;
sulla base di questo impegno è assolutamente necessario che il Governo, con le opportune intese in sede di Unione europea, garantisca il finanziamento della zona franca per un importo non inferiore a 300 milioni di euro per i prossimi cinque anni;
con nota del Governo del 15 giugno 2009, fu affermato che «anche le seconde case ubicate nel centro storico dell'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato»; lo stesso impegno è stato poi assunto personalmente dal Presidente del Consiglio dei

ministri in data 25 giugno 2009 a Coppito, con la seguente testuale dichiarazione: «Il Governo si è impegnato a rispondere e non ci saranno dei no. Le seconde case saranno ricostruite dallo Stato al cento per cento»;
in data 28 luglio 2009 il Ministro dell'economia e delle finanze ha assunto l'impegno solenne di rinviare la scadenza della sospensione dei tributi fiscali prevista per il 31 dicembre 2009. Infatti, la previsione, contenuta nell'articolo 25, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 78 del 2009 di una ripresa, a decorrere dal 1o gennaio 2010, del regolare versamento dei tributi e dei contributi e dell'integrale restituzione in 24 rate di quelli sospesi per l'anno 2009 dal decreto del ministero dell'economia e delle finanze del 9 aprile 2009, risulta del tutto ingiusta ed irrealistica; basti pensare che il valore economico di questa richiesta ai cittadini aquilani ammonta a 256,5 milioni di euro l'anno per gli anni 2010 e 2011 e che per i terremotati di Marche e Umbria la restituzione è cominciata 13 anni dopo, dilazionata in 120 rate e nella misura del 40 per cento del dovuto. Occorre che il trattamento fiscale e contributivo dei cittadini terremotati dell'Abruzzo sia del tutto equiparato a quello avuto dai cittadini terremotati dell'Umbria e delle Marche;
i vigili del fuoco sono stati e sono protagonisti straordinari e ammirevoli degli interventi nelle zone terremotate, come riconosciuto con le alte onorificenze concesse dal Capo dello Stato in data 30 settembre 2009, e ad essi, che continuano ad operare in condizioni di particolare difficoltà, va riconosciuta la corresponsione delle ore di straordinario e delle indennità dovute da contratto e per legge. Si ricorda che, nella seduta della Camera dei deputati del 23 giugno 2009, il Governo ha assunto l'impegno: ad adottare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, le iniziative legislative necessarie volte a ripianare le gravi carenze di organico del personale del Corpo nazionale del vigili del fuoco attraverso l'assunzione di un congruo numero di vigili, ad assicurare il potenziamento dei mezzi e delle dotazioni logistiche necessari per l'espletamento dell'attività di soccorso attraverso lo stanziamento di ulteriori fondi e a proseguire, in maniera concreta, attraverso altro stanziamento per il finanziamento della speciale indennità operativa per il servizio di soccorso tecnico urgente espletato all'esterno, nel processo di riallineamento dei trattamenti economici del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco rispetto a quelli delle forze di polizia (ordine del giorno 9/2468/100, accolto);
anche in considerazione delle rigide temperature e degli elevatissimi consumi di energia che gravano sulle famiglie e sulle attività produttive e commerciali è necessario che, per i comuni del «cratere», come definiti sulla base del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e delle conseguenti ordinanze, siano stabilite, d'intesa con l'Autorità garante per l'energia elettrica e il gas, le stesse tariffe speciali dell'energia elettrica disposte per i terremotati di Marche e Umbria, con deliberazione del 4 ottobre 2000;
sotto il profilo finanziario è evidente la forte discrepanza tra le risorse attualmente stanziate e quelle necessarie per la difficile opera di ricostruzione: la copertura stabilita dal decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, consiste in 5,9 miliardi di euro spalmati fino all'anno 2033, pari a 1.152,5 milioni di euro per l'anno 2009, a 539,2 milioni di euro per l'anno 2010, a 331,8 milioni di euro per l'anno 2011, a 468,7 milioni di euro per l'anno 2012, a 500 milioni di euro per ciascuno degli anni 2013 e 2014, a 394,8 milioni di euro per l'anno 2015, a 239 milioni di euro per l'anno 2016, a 133,8 milioni di euro per l'anno 2017, a 115,6 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2029, a 81,8 milioni di euro per l'anno 2030, a 48 milioni di euro per l'anno 2031, a 14,2 milioni di euro per

l'anno 2032 e a 2,9 milioni di euro a decorrere dall'anno 2033. A questa disponibilità finanziaria si aggiungono ulteriori risorse, per un importo compreso tra 2 e 4 miliardi di euro, a carico del fondo per le aree sottoutilizzate e circa 408,5 milioni a valere sul fondo per le infrastrutture. Lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, in una recente sua visita in Abruzzo, ha ufficialmente dichiarato che saranno necessari almeno 30 miliardi di euro per la ricostruzione. Poiché è fondamentale non l'immediata disponibilità di tutte le risorse ma la certezza della copertura finanziaria dei principali impegni assunti per avviare la ricostruzione, è indispensabile che sia garantita la disponibilità di un importo non inferiore a 1,4 miliardi per l'anno 2010, che sarà decisivo per l'avvio delle principali opere pubbliche e per gli indennizzi reali dei lavori di ripristino e messa in sicurezza degli edifici privati;
in vista dell'imminente conclusione della fase straordinaria dell'emergenza e dell'avvio di un processo di nuova governance della complessa fase della ricostruzione da parte degli enti locali e della regione Abruzzo, sono opportuni la massima collaborazione del Governo e della protezione civile nel trasferimento di informazioni, dati e risorse tecniche e l'impegno a sostenere, anche con misure normative, lo snellimento delle procedure urbanistiche e di affidamento di lavori e servizi, nel rispetto dei fondamentali principi di partecipazione, di trasparenza e concorrenza nelle gare;


impegna il Governo


a dare seguito, con coerenza e sollecitudine, agli impegni assunti e alle dichiarazioni rilasciate dai suoi membri in questi mesi, in favore dei cittadini terremotati dell'Abruzzo, così come richiamati nella presente mozione e ancora largamente disattesi, in quanto tali impegni non si esauriscono nella sola realizzazione del progetto «c.a.s.e.», che corrisponde alle sole esigenze abitative di un quarto degli sfollati.
(1-00247)
«Mantini, Vietti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Galletti, Libè, Naro».

La Camera,
premesso che:
la grave crisi economica in atto nel mondo ha investito duramente anche l'Italia;
2.893.000 persone, pari al 4,9 per cento della popolazione vivono in condizioni di povertà assoluta e la povertà colpisce in modo particolare le famiglie con tre o più bambini;
diventa necessario in questo contesto uno sforzo straordinario a sostegno delle condizioni di povertà estrema, con modalità che consentano di arrivare rapidamente e direttamente laddove è più grave il bisogno;
il Consiglio permanente della CEI, riunitosi a Roma dal 23 al 26 marzo 2009, considerata la gravità e l'ampiezza della crisi finanziaria ed economica in atto, ha deliberato la costituzione di un fondo di garanzia a sostegno delle famiglie numerose o gravate da malattia o disabilità che, abbiano perso ogni fonte di reddito così come individuate nell'accordo quadro firmato tra la Conferenza episcopale italiana e l'Associazione bancaria italiana;
il fondo di garanzia, con una dotazione iniziale di 30 milioni di euro, eventualmente integrabili con successivi contributi, sarà gestito da una primaria banca nazionale già incaricata delle funzioni di tesoreria per la CEI stessa;
i finanziamenti ammissibili alla garanzia hanno un importo non superiore a 6 mila euro e vengono erogati in tranche successive pari a 500 euro mensili, ovvero secondo modalità concordate tra banca e cliente;

nelle circostanze attuali questo sostegno può rappresentare la differenza tra la vita e la morte per molti cittadini italiani e le loro famiglie,


impegna il Governo:


a stanziare un finanziamento di ulteriori 30 milioni di euro, analogo a quello messo in campo dalla Chiesa cattolica, per provvedere alle emergenze delle famiglie più povere, da distribuire con analoghe modalità a chi ne ha veramente bisogno, direttamente attraverso la rete delle organizzazioni caritatevoli, a partire dalla Caritas italiana.
(1-00248)
«Buttiglione, Volontè, Capitanio Santolini, Delfino, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Cesa».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione
premesso che:
in riferimento alle aspre polemiche che hanno visto il direttore dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna sottoposto a violenti attacchi e polemiche da parte della sinistra bolognese, del sindaco e di assessori per il semplice fatto di avere richiamato un dirigente scolastico al dovere di lealtà verso lo Stato ed alla necessità di usare un linguaggio sobrio nelle esternazioni pubbliche, al fine di evitare l'identificazione della pubblica amministrazione con una sola parte politica, va riaffermata la necessità che la scuola non può trasformarsi in luogo di propaganda politica da parte dei docenti e dirigenti, che hanno il delicato compito di assicurare la crescita culturale delle giovani generazioni, evitando forzature e condizionamenti ideologici;
in tal senso è opportuno ribadire in ogni sede istituzionale la necessità di un'assoluta imparzialità e conseguente sobrietà di linguaggio di docenti e dirigenti soprattutto durante l'orario scolastico;
libera e legittima manifestazione di opinioni politiche non può diventare indottrinamento politico permanente,


impegna il Governo


ad adottare iniziative volte ad elaborare un codice di comportamento per docenti e dirigenti scolastici che definisca i loro diritti e i loro doveri in quanto dipendenti dello Stato e garanti dell'imparzialità della pubblica amministrazione.
(7-00209) «Garagnani, Carlucci».

TESTO AGGIORNATO AL 5 OTTOBRE 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per i rapporti con le regioni, per sapere - premesso che:
nel luglio 2009 l'Isola della Maddalena, avrebbe dovuto ospitare il vertice del G8 presieduto dall'Italia; in vista di tale appuntamento, all'inizio del 2008, il Governo Prodi e la giunta regionale sarda presieduta da Renato Soru avevano finanziato alcune opere collaterali: l'allargamento della strada Olbia-Sassari, l'allungamento della pista dell'aeroporto di Olbia-Costa Smeralda, lo spostamento della stazione di Olbia dal centro della città, con conseguente eliminazione dei passaggi a livello, e dello svincolo di Rio Padrongianus sulla strada statale n. 125, e la costruzione del molo di levante di Porto Torres;

tra le opere succitate massima priorità veniva assegnata all'allargamento a quattro corsie del principale collegamento trasversale del nord della Sardegna, la strada Olbia-Sassari, il cui tasso d'incidentalità per l'intensità di traffico e di mezzi pesanti è così elevato da rendere improcrastinabile tale intervento basti pensare che dal 1995 al 1999 in quel tratto di strada hanno perso la vita più di settanta persone e più di duecento sono rimaste ferite;
solo nella scorsa settimana sono decedute 4 persone; in data 21 settembre in uno degli innumerevoli tratti pericolosi della attuale strada Sassari-Olbia perdeva la vita nell'ennesimo incidente un giovane di Olbia di 21 anni, Ivan Bazzu, un altro automobilista rimaneva ferito. Pochi giorni dopo morivano altre tre persone: Marcello Piga, 42 anni, impresario di Berchidda, diretto a Olbia; Graziano Ezza, 39, titolare di una ditta di giardinaggio, insieme al dipendente Albino Piga, di 42 anni, di Usini. Un terzo operaio, Stefano Derosas, 36 anni è rimasto ferito;
le vicende relative ai finanziamenti per la realizzazione delle opere del G8 hanno visto un impegno di spesa del precedente Governo di 522.000.000 euro quale anticipazione a valere sulle attribuzioni del Programma attuativo FAS 2007-2013 - regione Sardegna - di cui alla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166. Ad un secondo stanziamento pari a 100 milioni di euro, provvide sempre il Governo Prodi all'inizio del 2008. Il nuovo esecutivo dispose con l'ordinanza n. 3698, un ammontare di risorse pari a 740 milioni circa; di questi ultimi, 644 sono fondi regionali e comprendono un'anticipazione di 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate della regione Sardegna e 96 milioni sono fondi statali; con il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2008, n. 201, però lo stanziamento di 740 milioni è stato drasticamente ridotto a 233 milioni, in quanto scomparve l'anticipazione dei 522 milioni di quote del Fondo per le aree sottoutilizzate destinate, tra l'altro, alla realizzazione della Olbia-Sassari;
il 14 novembre 2008 il sottosegretario Bertolaso, rispondendo all'interpellanza urgente presentata alla Camera dei deputati sardi del PD (n. 2-00215), nella quale si chiedevano chiarimenti sulla riduzione dei finanziamenti, rispondeva che la differenza di cifre tra la spesa immaginata nell'ordinanza dell'agosto 2008 e quella prevista dal successivo decreto-legge dipendeva esclusivamente dalla scelta operata dal Governo di demandare al Cipe, in una successiva riunione, l'approvazione delle delibere per le opere complementari al G8, in particolare per la Olbia-Sassari;
il 6 marzo 2009 si è riunito il Cipe, che ha deliberato un piano di interventi per 17,8 miliardi di euro, di cui 16,6 miliardi destinati alle grandi opere e 1,2 miliardi di euro per l'edilizia scolastica, ma nulla ha disposto per quanto attiene alla realizzazione degli otto lotti necessari per l'ammodernamento della tratta Olbia-Sassari. Altre riunioni del CIPE hanno sortito analogo risultato;
nel rispondere poi ad un'interrogazione a risposta immediata (3-00425) presentata dal gruppo del PD, primo firmatario l'on. Soro, nel marzo del 2009, il Ministro Vito confermava le preoccupazione sulla riduzione delle risorse anche se ribadiva l'impegno del Governo al finanziamento della Sassari-Olbia; analogo impegno veniva confermato in numerose dichiarazione rese dal Ministro Matteoli, dal Ministro Scajola e dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri durante la campagna elettorale per le elezioni regionali in Sardegna;
anche dopo il trasferimento del G8 dall'isola di La Maddalena a L'Aquila il Presidente del consiglio dei ministri ed altri ministri ribadivano l'impegno per il finanziamento della Olbia-Sassari. A tale impegno non ha fatto seguito nessuna iniziativa normativa da parte del Governo - nonostante le numerose proposte presentate sia alla Camera che al Senato da parlamentari del PD - né alcuna delibera del CIPE;

in data 23 settembre 2009 il Presidente della regione, on. Ugo Cappellacci annunciava l'avvenuto trasferimento, dal Ministero dello sviluppo economico, alla «Struttura di Missione» (soggetto attuatore della Presidenza del Consiglio dei ministri) della seconda tranche dei fondi FAS, oltre 111 milioni di euro, per la realizzazione della nuova quattro corsie Sassari-Olbia. Tale trasferimento veniva definito nel comunicato dell'ufficio stampa della regione «Un grande risultato raggiunto dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, grazie ad una serie di incontri ed interlocuzioni avuti, di recente, con Palazzo Chigi. Ma soprattutto è l'esito del forte e costante impegno dello stesso Presidente che ha chiesto, ed ottenuto, che il Governo mantenesse, nei confronti della Sardegna, tutti gli impegni previsti in fase di organizzazione del G8»;
a tale annuncio corrispondevano le preoccupazioni relative ai problemi e ai finanziamenti del previsto e poi annullato G8 a La Maddalena e di tutte le opere collaterali. A tale riguardo si riporta la dichiarazione del presidente di confindustria sarda, Massimo Putzu: «Non dobbiamo stupirci se quei soldi verranno spesi per tutto, tranne che per la strada a quattro corsie. Più che una denuncia - ha precisato Putzu - è una preoccupazione. O, meglio, è una domanda»;
la preoccupazione nasce dal fatto che il Ministero dello sviluppo economico non ha competenza a decidere alcunché in materia di destinazione di fondi Fas, ma figura come detentore delle risorse che trasferisce a comando ai diversi centri di spesa: la competenza è infatti del Cipe. Inoltre quei fondi, pari a 111,4 milioni, sono esattamente la quota delle risorse Fas che, già destinate alla Sardegna nella delibera nel 2007, quindi dal Governo Prodi, nel 2008 sono state autorizzate a favore della Regione nel piano del G8 alla Maddalena. Infatti, come già riportato nell'interpellanza urgente presentata dai deputati sardi del PD il 10 novembre del 2008 «quanto ai 111,044 milioni di euro, si tratta di risorse destinate alla regione Sardegna dalla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166: nel decreto-legge n. 162 del 2008 il Governo dispone pertanto unilateralmente delle risorse FAS della regione Sardegna per un importo di 111,044 milioni, autorizzando la spesa di tali risorse "in favore della regione Sardegna"; appare evidente che tali fondi sono destinati a finanziare tutte le attività connesse al "grande evento" del G8 che sono, ovviamente, di interesse nazionale»;
alla luce di tali considerazioni vi è perciò il rischio che si tratti di un mero trasferimento di cassa dal Ministero dello sviluppo economico al dipartimento della protezione civile a fronte di analoghi fondi verosimilmente anticipati dallo stesso dipartimento per le spese del G8 che si sarebbe dovuto tenere a La Maddalena;
le risorse sbloccate verrebbero, quindi, probabilmente o necessariamente, dirottate a la Maddalena in quanto affidata alla struttura di missione che si è occupata solo dei lavori principali per il G8, mentre la Sassari-Olbia era iscritta come opera collaterale e quindi affidata ad altre strutture -:
se effettivamente le risorse siano state sbloccate come annunciato dal Presidente della regione Sardegna;
come il Governo intenda assicurare la destinazione di tali risorse per la strada Olbia-Sassari e non a titolo di rimborso per la struttura di missione che si è occupata dell'organizzazione del G8 che si sarebbe dovuto svolgere a La Maddalena a fronte delle anticipazioni effettuate per lavori nell'isola dalla protezione civile;
quali garanzie il Governo intenda fornire affinché le risorse trasmesse alla struttura di missione siano destinate a rendere immediatamente cantierabili le opere della Olbia-Sassari secondo il progetto già approvato e concertato con le popolazioni locali e non al pagamento delle aziende ancora creditrici dello Stato per i lavori effettuati nell'isola di La Maddalena;

per quali ragioni la cifra delle risorse trasferite alla struttura di missione costituisca solo un quarto della cifra necessaria per la realizzazione della nuova strada Sassari-Olbia;
per quali ragioni non sia stata disposta l'immediata autorizzazione di spesa per l'anticipazione di 522.000.000 di euro sui fondi FAS 2007-2013 della regione Sardegna, già disposta dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3698 del 29 agosto 2008 per la realizzazione delle opere collaterali al G8 e, in particolare del collegamento Sassari-Olbia;
quali misure intenda assumere il Governo al fine di garantire il completamento del collegamento Olbia-Sassari in tempi brevi, anzitutto provvedendo ad adottare le urgenti iniziative di propria competenza in materia di finanziamento integrale dell'intervento.
(2-00495)
«Calvisi, Melis, Fadda, Marrocu, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru, Esposito, Vico, Touadi, Fiano, Piccolo, Coscia, De Torre, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Burtone, Berretta, Vannucci, Lulli, Zunino, Scarpetti, Boccia, Villecco Calipari, Concia, Federico Testa, Lenzi, Murer, Mariani, Maran».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in relazione alle intense ed eccezionali avversità atmosferiche avvenute dal 26 al 30 aprile in seguito alle quali si sono verificate esondazioni di fiumi e torrenti, allagamenti, smottamenti, gravi movimenti franosi, danni alle infrastrutture pubbliche e ad edifici pubblici e privati nonché gravi danni alle attività produttive nel territorio della regione Piemonte determinando situazioni di pericolo per la pubblica e privata incolumità, è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009 con il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza;
in data 21 settembre 2009 è stata emanata ai sensi della legge n. 225 del 1992 un'ordinanza di protezione civile per l'attuazione degli interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni con una disponibilità di euro 21,5 milioni e un conseguente riparto delle risorse tra le province piemontesi ed altri enti -:
quali siano i criteri adottati per il riparto fra le provincie e gli enti interessati in questa prima fase, quali siano le disposizioni utili a comprendere se le risorse saranno assegnate alla Presidente della Regione, quale Commissario straordinario, o direttamente agli enti indicati quali destinatari secondo un procedimento anomalo che di fatto vanificherebbe la possibilità di un controllo sull'esatta corrispondenza tra quanto dichiarato dagli enti e l'entità reale del danno.
(2-00498)
«Fiorio, Lovelli, Damiano, Bobba, Rampi, Esposito, Ferrari, Giorgio Merlo, Fogliardi, Mosca, Oliverio, Rossa, Marco Carra, Boccuzzi, Barbi, Zucchi, Portas, Lucà, Amici, Agostini, Lusetti, Calgaro, Trappolino, Migliavacca, Castagnetti, Fontanelli, Farinone, Mario Pepe (PD), Meta, Bonavitacola, Capodicasa, Enzo Carra, Misiani, Motta, Samperi».

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'interpellante con atto di sindacato ispettivo 2-00152 del 1o ottobre 2008, (esattamente un anno fa) ha inteso richiedere l'attenzione del Governo sulla gravità della situazione ambientale nella città di Crotone e nel territorio limitrofo;

l'interpellante, però, a quell'atto di sindacato ispettivo, presentato un anno fa, non ha avuto alcun riscontro;
in data 7 ottobre 2008 l'interpellante ha, altresì, inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, un dossier sul «caso Crotone», pregandolo di porre personalmente adeguata attenzione alla problematica esposta;
l'allarme sul «caso Crotone» era scattato in seguito alla scoperta, da parte della Procura di Crotone, dell'utilizzo di 350 mila tonnellate di scorie pericolose per la realizzazione, tra l'altro, dei piazzali di tre scuole pubbliche della città, i parcheggi di attività commerciali, la pavimentazione di una delle banchine del porto e il piazzale su cui sorge la Questura;
i materiali pericolosi risulterebbero provenienti dall'industria «Pertusola Sud» di Crotone (chiusa alla fine degli anni '90 e di proprietà dell'ENI), che anziché farli smaltire in discariche specializzate, li avrebbe ceduti ad imprese di costruzioni e da queste sarebbero stati usati per vari lavori edili;
sembra, altresì, che i materiali in questione siano costituiti da altre scorie provenienti anche dall'llva di Taranto;
le scorie utilizzate per i vari lavori sono risultate costituite da miscela di metalli altamente cancerogeni;
dalle indagini è emerso che le società alle quali venivano cedute le scorie pericolose erano la «Crotoncsavi Srl» e la «Ciampà Paolo», le quali utilizzavano l'approvvigionamento per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali;
negli anni scorsi alcuni appalti concessi al gruppo «Ciampà» hanno portato all'accesso antimafia al comune e alla provincia di Crotone;
le indagini della Procura di Crotone sono iniziate nel lontano 1999 e sono sfociate, nel 2008, e solo dopo il pensionamento di Franco Tricoli, già capo di quella Procura, nell'operazione Black Mountain;
nei giorni scorsi l'inchiesta giudiziaria Black Mountain, grazie all'impegno del sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni, titolare dell'inchiesta e del Procuratore Raffaele Mazzotta, si è conclusa con 47 avvisi di garanzia nei confronti di politici, amministratori locali, imprenditori, manager e tecnici, con le accuse di concorso nella realizzazione di discariche non autorizzate di rifiuti pericolosi provenienti dagli impianti dismessi della ex Pertusola, per disastro ambientale e avvelenamento delle acque;
appare davvero gravissimo quanto emerge dall'inchiesta, giacché non solo il conglomerato idraulico catalizzato veniva usato come materiale edile, ma veniva anche depositato, in polvere, sul nudo terreno, senza un preventivo sistema di protezione contro la percolazione, per la tutela delle acque di falda e di quelle marine;
sempre dalla stessa inchiesta, da adeguati incarichi di consulenza affidati dalla Procura di Crotone e dagli esami di tipo biologico, fatti su un campione di 290 alunni di scuole crotonesi, è emersa la presenza nei loro organismi di cadmio, arsenico, nichel e piombo in misura di 3 - 4 volte superiore ai valori normali, con il rischio, nel tempo, di patologie epatiche, renali, gastrointestinali e delle ossa;
ed ancora, risultano sospette le morti di alcuni uomini della Polizia di Stato, che sarebbero stati colpiti da tumori fulminanti;
addirittura, sembrerebbe che il conglomerato idraulico catalizzato sarebbe stato usato anche per la costruzione di edifici civili;
l'inchiesta in questione ha tra l'altro ipotizzato che gli scarti tossici della Pertusola siano finiti anche nel mare crotonese;
di fatto, dopo oltre dieci anni d'indagini, nonostante si sia parlato di progetti di disinquinamento dell'ex Pertusola Sud di Crotone, la bonifica non è ancora iniziata;

considerato il giro di affari della 'ndrangheta legato al traffico, smaltimento illecito e reimpiego di rifiuti tossici, appare prevedibile la presenza della criminalità organizzata anche nel giro degli scarti tossici dell'ex Pertusola -:
quali siano gli interventi che il Governo intende predisporre per dare attuazione urgente al disinquinamento dell'ex Pertusola Sud di Crotone e quali gli interventi per il controllo e la verifica della situazione ambientale della città di Crotone e del limitrofo territorio provinciale;
quanti finanziamenti siano stati stanziati, elargiti e spesi negli anni passati per il mai avvenuto risanamento ambientale dell'area industriale ex Pertusola Sud;
quali i motivi che hanno impedito alle precedenti società aggiudicatarie dei progetti di bonifica dell'ex Pertusola, di avviare e portare gli stessi a compimento;
quali siano stati gli interventi ed i controlli sulla problematica crotonese, fatti dall'Ufficio del Commissario per l'emergenza in Calabria, in carica da oltre undici anni;
se sia stato erogato e come sia stato speso il finanziamento, previsto nel 2002-2003, per la bonifica e il ripristino ambientale del sito della Pertusola di Crotone, a norma della legge n. 468 del 2001, con decreto ministeriale 26 novembre 2002;
se, alla luce delle potenzialità delle cosche della 'ndrangheta crotonese, emergano gli interessi delle stesse anche nella gestione delle scorie pericolose in questione;
se siano stati attenzionati i vagoni merci sigillati e da anni giacenti presso la stazione ferroviaria di Crotone;
se non ritengano di assumere iniziative normative dirette a rivisitare le norme del codice penale e ad aggravare le pene per i reati di carattere ambientale.
(2-00494) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta orale:

CALVISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 24 settembre 2009 la costa nord-est della Sardegna è stata colpita da un nubifragio di straordinaria intensità che ha causato ingenti danni nella zona a sud di Olbia;
nelle campagne di Padru ha trovato la morte un allevatore, Andrea Pira, 39 anni di Gavoi, che stava tentando di mettere in salvo il bestiame quando è stato travolto da un'ondata del fiume in piena;
in località San Teodoro la piena del fiume ha devastato diversi chilometri di litorale e ha spazzato via dune millenarie alte circa venti metri;
la spiaggia di San Teodoro, di grande pregio ambientale e di importante valore turistico, è attualmente minacciata dal rischio di nuove piene;
diversi comuni costieri hanno subito gravi danni economici oltre che ambientali ed è indubbia la necessità di interventi di ripristino e di messa in sicurezza delle aree colpite;
la portata d'acqua rilevata durante l'alluvione è stata di una eccezionalità tale da far salire di un metro e mezzo il livello della laguna - estesa 220 ettari -, provocando danni ingentissimi alla spiaggia attigua;
le onde hanno travolto il cordone dunale che separava l'arenile dallo stagno e hanno aperto quattro enormi varchi verso il mare: quattro foci, profonde circa tre metri e larghe circa sessanta metri, che hanno alterato profondamente la geografia dei luoghi e hanno reso pressoché irriconoscibile la zona denominata «La Cinta», individuata - insieme allo stagno - come SIC (sito di interesse comunitario) e tutelata ai sensi della direttiva 92/43/CEE in materia di conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (cosiddetta direttiva «Habitat»);

le autorità locali hanno espresso una forte preoccupazione per il rischio che comporterebbero eventuali nuove ondate di maltempo, considerata la mancanza del cordone dunale che proteggeva la zona e l'evidente maggiore vulnerabilità della spiaggia;
secondo le prime stime il danno economico provocato dall'alluvione alle infrastrutture ammonta a circa 25 milioni di euro, per il solo comune di San Teodoro, e di altri 15 per gli altri paesi. Bisogna considerare poi centinaia di case devastate dall'onda di piena, nonché le perdite create alle attività economiche produttive e al settore agricolo, senza tener conto degli altri ambientali, difficilmente quantificabili;
le abbondanti piogge che la scorsa settimana hanno interessato la Gallura si sono riversate anche sul sistema viario, danneggiando gravemente la statale 125, che ha subito il crollo di un ponte sul rio San Simone a Posada al km 270,500 e l'erosione di 100 metri di strada al km 280; da segnalare poi il crollo nel Comune di San Teodoro di tre ponti importanti che hanno determinati l'isolamento di borgate e frazioni, nonché la distruzione degli argini del Rio San Teodoro che l'amministrazione aveva costruito dopo l'alluvione del 4 novembre 2008;
particolarmente difficile poi si è rivelata la situazione in località Budoni, dove sono state evacuate oltre 700 persone, in gran parte turisti, da quattro strutture ricettive di Agrustos, rese inagibili; l'esondazione del Rio Budoni insieme alla pioggia torrenziale ha provocato veri disastri spazzando via decine di roulotte, dai campeggi, cancellando lunghi tratti di spiagge, allagando case e attività commerciali e mettendo in pericolo la vita di diverse persone travolte dalla piena;
a Ottiolu l'ondata di acqua e fango è arrivata fino al mare, facendo affondare numerose barche, mentre un container è stato recuperato al largo;
in tutta la zona sono stati registrati ingenti danni e persino una vittima, un pastore che è stato trascinato dall'onda di piena mentre cercava di mettere in salvo il bestiame -:
se il Governo non intenda porre in essere sin da subito un piano di interventi di restauro ambientale e per la messa in sicurezza del territorio; con particolare riferimento allo studio per la messa in opera di un ripascimento naturale della spiaggia della Cinta con conseguente ripristino dell'habitat naturale preesistente;
se il Governo non ritenga di dover avviare la procedura per la dichiarazione dello stato di calamità naturale, prevedendo in particolare una forma di indennizzo già assegnato ad altre regioni per eventi naturali di questa natura, per le zone colpite dall'alluvione, ed in particolare per i comuni di Padru, Budoni, San Teodoro e Loiri Porto San Paolo;
se il Governo non consideri di particolare urgenza l'avvio di uno studio per valutare se vi sia una correlazione tra la crescita del consumo del territorio, causata da anni di speculazioni edilizie, e l'aumento della pericolosità degli eventi calamitosi.
(3-00690)

CHIAPPORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al fine di gestire l'emergenza venutasi a creare nell'asta fluviale del bacino del Fiume Aterno, in provincia di Pescara, è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2005 relativo allo stato di emergenza dichiarato fino al 31 dicembre 2006, in relazione alla crisi di natura socio-economico ambientale determinatasi nella citata asta fluviale;
con l'ordinanza del 9 marzo 2006, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 64 del 17 marzo 2006, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione civile, è

stato nominato commissario delegato il dottor Adriano Goio, con il compito di superare la situazione di emergenza;
per il raggiungimento degli obiettivi indicati nell'ordinanza, sono stati messi a disposizione ingenti risorse finanziarie, circa 15 milioni di euro, nonché strutture e comitati ad hoc;
nell'ordinanza, inoltre, è stata prevista l'istituzione di uno specifico comitato con il compito di esaminare e valutare tutte le attività svolte dal commissario, indicando altresì quali misure fossero ritenute necessarie per il rientro nell'ordinario;
ad oggi, all'interrogante non risulta svolta alcuna attività da parte del commissario nominato, né la presentazione di documentazione, né delle relazioni che lo stesso avrebbe dovuto redigere trimestralmente al Dipartimento della Protezione civile e al Ministero dell'ambiente, come da ordinanza -:
se il Presidente del Consiglio ed il Ministro in indirizzo ritengano conclusa l'emergenza venutasi a creare nell'asta fluviale del bacino del Fiume Aterno;
se siano a conoscenza dell'attività svolta dal Commissario e, qualora fosse appurata la sostanziale inattività del commissario stesso, quali iniziative intendano intraprendere per rimuove la gravissima situazione di stallo prodottasi e per chiarire i costi sostenuti in questo periodo di oltre due anni di sostanziale inattività.
(3-00694)

MARCO CARRA e MARANTELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è appreso, attraverso gli organi di informazione locale, che una parte dei rifiuti della Campania verrebbero smaltiti in alcuni impianti situati in provincia di Mantova;
nessuna delle amministrazioni di quei comuni sedi di impianti, né tantomeno l'amministrazione provinciale di Mantova sono state informate su questa eventualità;
se corrisponda a realtà che una parte dei rifiuti campani saranno smaltiti in provincia di Mantova;
sulla base di quale criterio si sia giunti a questa determinazione (posto che alla prima richiesta la risposta sia affermativa).
(3-00695)

Interrogazioni a risposta scritta:

GERMANÀ e GAROFALO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel tardo pomeriggio di giovedì 1o ottobre 2009, un violentissimo nubifragio si è abbattuto su parte della Sicilia orientale, manifestando una grandissima forza distruttiva e causando danni e, purtroppo, anche diverse vittime soprattutto in alcune località vicine alla città di Messina nonché in tanti comuni della riviera ionica, già colpiti giorni or sono da un altro nubifragio, che ha costretto gli organi preposti a chiudere la strada statale SS 114, l'autostrada A18 Messina-Catania e la linea ferroviaria ionica -:
se non ritenga assolutamente necessario ed urgente che venga riconosciuto lo stato di calamità naturale e in qual modo intenda intervenire immediatamente con aiuti economici a sostegno dell'azione dei sindaci delle zone colpite per gli interventi necessari.
(4-04396)

OLIVERIO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - Premesso che:
l'ondata di maltempo dell'ultima decade del mese di settembre, che ha colpito

prevalentemente la Calabria, ha provocato danni ingenti e disagi su tutto il territorio regionale, in particolare lungo tutta la costa jonica. Le frane hanno reso inagibili strade provinciali e urbane, gli smottamenti e movimenti franosi hanno interessato numerosi comuni, fortissime mareggiate si sono abbattute su tutto il litorale;
in provincia di Reggio Calabria, i centri più colpiti sono stati Roccella Ionica, Gioiosa, Caulonia, Grotteria, Mammola, Riace, Monasterace, Bovalino, Locri e la Valle dello Stilaro. I vigili del fuoco hanno operato in queste zone diversi interventi per allagamenti. L'acqua piovana ha invaso scantinati e case, creando problemi alla linea ferroviaria ionica e alla circolazione stradale sulla statale 106. Automobilisti sono rimasti bloccati nei loro veicoli e diverse persone si sono trovate in gravi difficoltà nelle abitazioni allagate;
molti comuni della costa jonica della provincia di Catanzaro sono rimasti isolati. Gravi i disagi provocati per diversi giorni. Tra i comuni più colpiti, quelli di Botricello, Sellia Marina, Soverato, Montepaone, Guardavalle e Petronà;
nel crotonese sempre a causa del maltempo è stata sospesa la circolazione dei treni sulla linea ionica, nella zona compresa tra Crucoli-Torretta e Gabella, per l'allagamento dei binari dovuta all'esondazione del fiume Neto. Le scuole della città sono rimaste chiuse per diversi giorni a seguito di ordinanza del Sindaco. Numerose le strade interrotte, tutti i comuni della provincia sono stati colpiti da forte maltempo. Ingenti danni si sono manifestati sui terreni agricoli dell'intera provincia, con ricadute negative sui sistemi economici locali e in particolare sui raccolti stagionali;
danni enormi sono stati registrati anche nel litorale della provincia di Cosenza e in particolare a Corigliano Calabro dove è esondato il fiume Crati e nella frazione di Schiavonea dove sono esondati due torrenti il Musolito e il Calardo. Sono stati danneggiati moltissimi terreni agricoli, il maltempo ha provocato seri danni a tutte le coltivazioni di clementine di Calabria IPG e allagato moltissime strutture di trasformazione del prezioso agrume. L'intera piana di Sibari ha visto poi messo a rischio le numerose piantagioni agricole (agrumi, oliveti, risaie), che costituiscono la principale risorsa economica del territorio;
i danni complessivi accertati ammonterebbero a diversi milioni di euro, in quanto molte delle zone colpite erano state già oggetto di altri eventi calamitosi manifestatisi nei mesi scorsi;
il maltempo ha danneggiato soprattutto le reti stradali, fognarie, idriche ed elettriche, nonché diverse scuole ed edifici pubblici, attività imprenditoriali e commerciali e moltissime abitazioni private. La Protezione civile ha precisato che nell'intera area jonica, le precipitazioni hanno raggiunto negli scorsi giorni quantitativi straordinari, tra i 350 e i 500 mm, ossia da un terzo a due terzi delle precipitazioni che si registrano in un intero anno;
la Regione, per far fronte alle prime emergenze, ha messo a disposizione dei comuni colpiti, gli operai idraulici forestali dell'Afor e dei Consorzi di bonifica ed ogni utile e disponibile strumentazione -:
quali provvedimenti il Governo intenda immediatamente adottare, alla luce dei gravi danni subiti dalla Regione, al fine di aiutare le amministrazioni locali colpite a garantire la messa in sicurezza dei loro territori, consentendo anche il ripristino della viabilità e delle infrastrutture danneggiate, nonché di intervenire a sostegno delle numerose aziende agricole che hanno subito gravi danni;
se non ritengano i Ministri interrogati di attivare le procedure per la proclamazione dello stato di calamità naturale, per le aree interessate dai suddetti fenomeni.
(4-04409)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 84 del 1994 riguardante il «riordino della legislazione in materia portuale» all'articolo 3 recita: «L'Ispettorato generale delle capitanerie di porto è costituito in comando generale del corpo delle Capitanerie di Porto (...), dipende dal Ministero dei trasporti e della navigazione (...); esercita altresì le competenze in materia di sicurezza della navigazione attribuite al Ministero dei trasporti e della navigazione. Il Ministero dell'ambiente si avvale delle Capitanerie di porto»;
al Corpo delle capitanerie sono state, dunque, attribuite numerose rilevanti competenze quali: il soccorso in mare, la difesa nazionale, il contrasto all'immigrazione clandestina, il contrasto al traffico di sostanze stupefacenti (alle dipendenze del Ministero dell'interno), una serie di attività alle dipendenze dell'autorità giudiziaria, le attività di vigilanza pesca, la tutela di ambiente e territorio, le attività di polizia marittima nonché le delicate attività di «security portuale» affidate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con decreto ministeriale del 18 giugno del 2004;
a differenza di quanto già accade per la nomina dei Comandanti generali dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza (i quali vengono nominati, previa proposta dei Ministeri competenti, attraverso la diretta delibera del Consiglio dei ministri), il Comandante generale della Capitaneria di porto viene nominato su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con successivo mero conferimento di incarico da parte del Consiglio dei ministri stesso mediante decreto del Presidente della Repubblica;
ad avviso dell'interrogante, l'incarico di Comandante generale del corpo delle capitanerie di porto viene dunque assegnato mancando di una nomina e di una delibera dello stesso Consiglio dei ministri con la conseguente mancanza di una chiara scelta politica da parte dello stesso Consiglio dei ministri;
in tale stato di cose l'incarico di Comandante generale delle capitanerie viene normalmente affidato all'ufficiale più anziano del Corpo cosiddetto «Capo di Corpo», alla stregua di ciò che avviene per le procedure previste dall'articolo 30-bis decreto legislativo n. 490 del 1997 riguardante l'avanzamento degli ufficiali delle Forze armate -:
sia intenzione del Governo rendere più autorevole la figura del Corpo delle capitanerie di porto, avocando a sé la decisione, nominando e deliberando in seno al Consiglio dei ministri l'Ufficiale ammiraglio della Guardia costiera alla stessa stregua di quanto avviene per i Comandanti generali dell'arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza.
(4-04416)

PROIETTI COSIMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i comuni di Roviano, Arsoli, Marano Equo e Agosta tutti nella provincia di Roma, da anni utilizzano gli autovelox solo per far cassa nei conti comunali; difatti sono collocati lungo il tratto di strada statale che attraversa il loro territorio ma non il paese;
gli automobilisti non sono in grado di poter accertare se tali strumenti siano utilizzati legalmente, e con tutte le autorizzazioni che la legge impone;
i vigili urbani di tali comuni troppo spesso, installati gli strumenti, si nascondono e non restano in prossimità degli stessi, tradendo lo spirito della legge -:
quali siano le procedure per la verifica della regolarità degli autovelox e la documentazione necessaria per poterli utilizzare;
se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga di assumere iniziative volte a garantire che i proventi delle contravvenzioni siano utilizzati nel rispetto della normativa vigente;

quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per far cessare eventuali abusi nell'uso degli autovelox.
(4-04417)

ANIELLO FORMISANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Fondo di previdenza per il personale della Cassa di risparmio di Firenze è ente morale riconosciuto con decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 1963 n. 439 e, a seguito della cessazione del regime di esonero dall'assicurazione generale obbligatoria per la invalidità, la vecchiaia e i superstiti (legge 30 luglio 1990 n. 218 e articolo 5 decreto-legge 20 novembre 1990 n. 357) è stato trasformato in fondo integrativo dell'AGO;
scopo del fondo è di garantire un trattamento previdenziale a favore degli iscritti - circa 4.000 tra personale in servizio e pensionati - assunti in Cassa di risparmio di Firenze entro il 31 dicembre 1990;
il Fondo è amministrato da un Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) composto da 5 rappresentanti della Banca cassa di risparmio di Firenze designati dal C.d.A. della medesima e da 5 rappresentanti del personale in servizio e dei pensionati eletti dagli iscritti tramite elezioni. Il consiglio, che resta in carica per un triennio, elegge tra i propri membri il Presidente e il Vice Presidente;
lo Statuto del Fondo stabilisce che qualora il presidente sia scelto tra i rappresentanti della banca il vice presidente sarà scelto tra i rappresentanti degli iscritti e viceversa;
il Consiglio di amministrazione ha tutti i poteri per la gestione del patrimonio del fondo che ammonta contabilmente a circa 300 milioni di euro di cui 53 milioni in beni immobili di proprietà valutati al loro costo storico e che, considerando l'attuale valore di mercato degli immobili di proprietà, il patrimonio del Fondo si avvicina ad un importo di circa 500 milioni di euro;
l'attuale Consiglio di amministrazione del fondo, nominato con le modalità di cui sopra, si è insediato a partire dal 1o luglio 2007 ed il suo mandato sarebbe terminato il 31 dicembre del 2009;
all'inizio del mandato è stato nominato presidente del Consiglio di amministrazione del Fondo un rappresentante della Banca cassa di risparmio di Firenze che ha rassegnato le proprie dimissioni nell'adunanza del 18 dicembre 2008 in seguito a contrapposizioni interne su tematiche relative alla misura delle prestazioni pensionistiche e successivamente nel C.d.A. non è stato raggiunto il necessario consenso per eleggere il nuovo Presidente e pertanto la carica di Presidente è stata assunta dal vice presidente membro del Consiglio di amministrazione eletto dagli iscritti;
i consiglieri di nomina degli iscritti hanno sistematicamente denunciato in sede di Consiglio di amministrazione e con dettagliate comunicazioni all'organo di vigilanza (COVIP) la perdurante situazione di criticità dovute, a loro avviso, all'atteggiamento dilatorio dei membri del Consiglio di amministrazione nominati dalla Banca;
tali criticità sono aggravate dalla mancanza per il Fondo di proprie strutture (infatti è «la Banca che fornisce al Fondo, per la sua amministrazione, il personale, i locali e gli altri mezzi necessari» secondo l'articolo 24 dello Statuto del Fondo di previdenza per il personale della Cassa di Risparmio di Firenze);
elemento di forte criticità è riscontrabile nella gestione dell'ingente patrimonio immobiliare che risulta caratterizzata da scarsa trasparenza, dall'assenza di adeguati controlli e dal palese conflitto di interessi riguardante gli immobili del Fondo locati direttamente alla Banca stessa;

altro fattore critico consiste nel fatto che il patrimonio mobiliare per tutto il 2009 è rimasto in un conto corrente della Banca cassa di risparmio di Firenze a tassi non remunerativi;
ulteriore elemento di criticità è nelle modalità di calcolo delle pensioni che, dall'ormai lontano 2001, sono liquidate ancora in via provvisoria in quanto non si è provveduto alla stipula di accordo sindacale tra le fonti istitutive del fondo, come previsto dallo Statuto;
per ovviare a questa situazione sia i consiglieri rappresentanti del personale sia le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative in banca cassa di risparmio di Firenze hanno più volte, nel corso degli ultimi anni, richiesto alla Banca di iniziare una trattativa sulle tematiche riguardanti la previdenza complementare senza avere alcuna risposta;
su proposta della commissione di vigilanza dei fondi pensioni (COVIP) il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha decretato, in data 16 luglio 2009, lo scioglimento del consiglio di amministrazione e del Collegio dei Sindaci del Fondo di previdenza e la nomina degli organi di amministrazione straordinaria;
il provvedimento si fonda sulla «perdurante situazione di non regolare funzionamento dell'organo di amministrazione del fondo» che costituisce il presupposto contemplato nel comma 1, lettera a) dell'articolo 70 del decreto-legge n. 385 del 1993 che espressamente recita: «il ministro del tesoro può disporre con decreto lo scioglimento degli organi con funzione di amministrazione e di controllo quando risultino gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero grave violazione delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie;
sono comunque gravi i problemi che affliggono l'altro fondo pensioni esistente in Banca cassa rurale di Firenze, ed al quale sono iscritti la totalità dei dipendenti e pensionati della Banca. Tali problematiche derivano da un effettivo e conclamato squilibrio attuariale, reiteratamente denunciato dalle organizzazioni sindacali, che è stato motivo peraltro di disdetta dagli accordi istitutivi da parte della azienda stessa in data 27 luglio 2009. La disdetta, nell'ipotesi che non vengano trovate adeguate soluzioni, operativa dal 1o novembre 2009, provocherà il venir meno dell'attuale copertura previdenziale per gli interessati con grave danno per il loro futuro -:
quali siano, nel dettaglio, i fatti e le considerazioni che hanno determinato lo scioglimento degli organi amministrativi del fondo vista la non perfetta corrispondenza tra il fondamento invocato nel provvedimento ministeriale e la norma di legge;
quali siano le attività che il commissario straordinario dovrà adottare per ovviare alle problematiche emerse nella gestione del Fondo e già reiteratamente denunciate dai membri eletti dal personale e dalle Organizzazioni sindacali;
quale sia la durata prevista per l'amministrazione straordinaria e se questa è finalizzata ad avviare quanto prima, come logica vorrebbe, le procedure per il rinnovo dei membri del C.d.A. in modo da ripristinare al più presto la rappresentanza degli iscritti;
quali siano le ragioni per le quali la COVIP ed il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali hanno ritenuto di intervenire sul primo fondo ma non sul secondo che si trova, ad avviso dell'interrogante, una situazione ben peggiore.
(4-04418)

REGUZZONI, FEDRIGA, DESIDERATI, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da ormai alcuni anni è operativa una struttura denominata «Varese Convention Bureau», originata da un accordo tra

provincia di Varese e Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Varese;
detto organismo opera con successo nella promozione del territorio varesino, favorendo la realizzazione di un piano strategico di marketing territoriale a suo tempo promosso e condiviso dalle istituzioni e dalle organizzazioni sindacali e di categoria del territorio;
l'azione di marketing del territorio della provincia di Varese ha suscitato commenti positivi in Italia e all'estero -:
se il Ministro del turismo non intenda verificare quali siano i risultati effettivi raggiunti, ad esempio in termini di posti letto, nuovi esercizi alberghieri, nuovi centri congressi in provincia di Varese, ad esempio nel periodo 2000-2009 e prendere a modello tali iniziative per la promozione del territorio nazionale;
se e come intende supportare il Varese Convention Bureau e diffonderne la conoscenza allo scopo di indicarlo quale eccellenza della nostra organizzazione turistica.
(4-04419)

SCILIPOTI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 1o ottobre 2009, a seguito del violento nubifragio che ha colpito il messinese, si è verificata una serie di frane e smottamenti che hanno causato, ad oggi, la tragica morte di ben 18 persone, oltre 700 feriti e danni incalcolabili;
come è noto, l'alluvione del mese di ottobre 2007 aveva interessato le stesse zone dell'evento calamitoso odierno e che pertanto era stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2007 avente ad oggetto la «Dichiarazione dello stato di emergenza in ordine agli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2007 nel comuni della fascia jonica della provincia di Messina»;
il suddetto provvedimento era stato reiterato con scadenza 31 dicembre 2008;
il prefetto di Messina aveva insediato un gruppo di lavoro tecnico-istituzionale che aveva prodotto una relazione conclusiva che identificava i siti dove intervenire ed il costo degli interventi;
l'Anas aveva predisposto un progetto definitivo relativamente alla «Messa in sicurezza e consolidamento del costone in contrada Moderino-Capo Alì» che avrebbe risolto parzialmente il problema della viabilità sulla strada statale 114;
il Consorzio autostrade siciliane aveva individuato una serie di interventi poco onerosi per evitare l'invasione della carreggiata autostradale da parte del fango;
la rete ferroviaria italiana (RFI) aveva individuato degli interventi per la messa in sicurezza dei versanti e dei costoni rocciosi per un importo abbastanza contenuto;
il Prefetto di Messina, dottor F. Alecci, più volte aveva segnalato alla Presidenza del Consiglio quanto sopra rilevato ed in particolare la carenza di mezzi ed attrezzature della Protezione Civile;
la Protezione civile regionale (sede di Messina) dispone di un organico abbastanza corposo e rileva, invece, una notevole carenza di mezzi ed attrezzature -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, abbia valutato lo stato del territorio in oggetto, e cosa preveda a riguardo della messa in sicurezza dello stesso e dei territori limitrofi;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario e urgente acquisire la relazione conclusiva su enunciata, richiedendo un ulteriore aggiornamento alla luce degli

eventi odierni ed individuare le somme necessarie per gli interventi strutturali di che trattasi;
se l'Anas onde realizzare in tempi brevissimi il progetto di cui alla presente interrogazione, ovvero la «Messa in sicurezza e consolidamento del costone in contrada Moderino-Capo Alì»;
se RFI intenda prontamente realizzare gli interventi di competenza;
se la Presidenza del Consiglio dei ministri, con la dichiarazione di emergenza emanata abbia previsto anche la nomina di un commissario delegato a potere realizzare gli interventi necessari e se, infine, abbia garantito la copertura finanziaria dello stesso decreto;
se intendano prendere in considerazione la possibilità di concedere sgravi fiscali totali, per coloro che esercitavano attività commerciali ed imprenditoriali nelle zone colpite dagli eventi calamitosi.
(4-04423)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la diffusione dei dati sui ritardi che si verificano negli scali aeroportuali europei ha evidenziato che l'aeroporto di Fiumicino registra i dati peggiori in assoluto;
lo scalo di Fiumicino è utilizzato come aeroporto italiano principale in molti accordi bilaterali inerenti il trasporto aereo -:
se il Ministro abbia intenzione di tener conto delle pessime condizioni di efficienza dello scalo di Fiumicino, sostituendolo - ove, quando e se possibile - con l'aeroporto di Malpensa ovvero affidando ad altri vettori diversi da quelli operanti a Fiumicino il ruolo di vettore aereo nazionale, quando previsto;
se in futuro e nell'elaborazione di accordi bilaterali intenda tener conto di una maggiore distribuzione territoriale dei voli.
(4-04397)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

PILI, VELLA, MURGIA, NIZZI, PORCU e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'ENI avrebbe in animo di realizzare sulla costa nord occidentale della Sardegna, nel sito industriale di Porto Torres un parco serbatoi con una capacità di un milione e 650 mila metri cubi di combustibile;
nel Golfo dell'Asinara a seguito di questo imponente parco serbatoi potrebbero transitare seicento petroliere all'anno quadruplicando il traffico navale rispetto a quello legato al polo chimico;
l'impatto occupazione sarebbe di non più di quarantacinque posti di lavoro diretti;
l'intervento del quale non si conoscono le procedure autorizzative avviate ricade in un'area di bonifica e ripristino ambientale dell'area industriale e dell'area marina antistante lo stabilimento industriale di Porto Torres;
all'interno del perimetro dell'area definito dal decreto del Ministero dell'ambiente del 26 febbraio 2003 sono presenti:
Polo Petrolchimico: stabilimento Syndial S.p.A., Sasol Italy S.p.A., EVC

S.p.A., Turris Espansi, Turris Pack, Coseplast, Isoex, SarEuroplast, Officina meccanica Ormes;
Laterizi Torres della Sarda Laterizi;
Distoms S.r.l.;
Deposito costiero ENI S.p.A.;
Deposito costiero ESSO Italiana S.r.l.;
Deposito costiero Liquigas S.r.l.;
Ex Ferriere Sarde;
Endesa S.p.A.;
Wanda (impianto itticultura dismesso);
area marino costieraprospiciente il sito di bonifica di interesse nazionale di Porto Torres;
l'area a terra interna alla perimetrazione occupa una superficie di circa 1.830 ettari ha nel territorio del comune Porto Torres (provincia di Sassari) ed è caratterizzata dalla presenza di nuclei industriali di notevole entità, quali:
1) il polo petrolchimico: costituito da 19 unità (di cui alcune chiuse nel 1992) in cui si ha la produzione di cloro-soda, dicloroetano, VCM, PVC, polietilene, poliolefine, benzene, detergenti, derivati del carbone, fertilizzanti, cicloesano, ciclesanone, fenolo, rumene, solventi organici, acido solforico, anidride italica;
lo stabilimento petrolchimico è nato agli inizi degli anni '60 ad opera della Sarda Industria Resine (S.I.R.) ed ha un'estensione complessiva pari a 1.165. All'interno dello stabilimento, la società Syndial rappresenta la maggior presenza industriale, ma sono anche presenti attività gestite dalla EVC (Italia) S.p.A. e dalla Sasol S.p.A. (già Conda Augusta) ed operano inoltre autonomamente altre piccole realtà;
2) la centrale Endesa Italia di Fiume Santo: centrale termoelettrica in cui viene utilizzato come combustibile Orimulsion e carbone;
all'interno dell'area sono presenti il Porto commerciale ed il Porto industriale di Porto Torres nonché un'elevato numero di serbatoi di stoccaggio di materie prime e prodotti petroliferi;
l'area marina perimetrata ha un'ampiezza complessiva pari a circa 2.700 ha e si estende, fra la diga foranea del porto industriale e la foce del fiume Santo;
l'intera area perimetrata risulta fortemente antropizzata e le numerose attività presenti comportano un notevole impatto su un territorio che si trova inserito in un contesto ambientale di notevole pregio come il Golfo dell'Asinara (area marina protetta);
sono presenti stabilimenti che producono DCE/CVM, PVC e prodotti chimici, depositi di prodotti petroliferi, discariche, aree con presenza di notevoli quantità di coperture in eternit, aree industriali dismesse, una centrale di produzione termoelettrica, l'area marina antistante il polo industriale;
l'area di stabilimento è caratterizzata soprattutto da un inquinamento da composti organici, sia in fase disciolta che in galleggiamento, nelle acque di infiltrazione superficiale e in quelle dell'acquifero calcarenitico;
all'interno dell'insediamento Syndial sono presenti numerosi impianti dismessi e, nel settore occidentale dello stabilimento, discariche controllate e non controllate;
nel sito Endesa Italia di Fiume Santo nel febbraio 2000 si è verificato il versamento accidentale di circa 700 mc di combustibile Orimulsion a seguito della rottura di una tubazione di ricircolo;
l'area marina antistante il sito di Porto Torres presenta diversi gradi di compromissione in relazione alla vicinanza al porto industriale, alla città di Porto Torres ed alla foce del Rio Mannu;
il progetto presentato alle organizzazioni sindacali per il colossale deposito

costituirebbe di fatto una potenziale bomba ecologica essendo risaputi i pericoli legati alle sostanze depositabili;
i codici di sicurezza adottati per analoghi serbatoi descrivono tali materiali come infiammabili, estremamente infiammabili, nocivi per inalazione, nocivi per ingestione, irritante per gli occhi, le vie respiratorie, pelle, pericolo di effetti irreversibili, possono provocare il cancro, altamente tossici per gli organismi acquatici, possono provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente, possono ridurre la fertilità, l'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini;
le organizzazioni sindacali esplicitano un «palese disimpegno produttivo dell'Eni sulla chimica» e dichiarano: «il deposito è un'operazione commerciale e non produttiva»;
le organizzazioni sindacali parlano «di progetto fuori da ogni logica» con «volumetrie incredibili» -:
se il ministro dell'Ambiente sia a conoscenza del progetto di serbatoio di un milione e seicentomila metri cubi nell'area industriale di Porto Torres davanti all'area marina protetta;
se non ritenga di dover preventivamente dichiarare la propria decisa contrarietà ad un'ipotesi che pregiudicherebbe in maniera ulteriore e irrimediabile lo sviluppo turistico del Nord Sardegna e in tal caso se non ritenga, nell'ambito delle proprie competenze, disporre le azioni necessarie al fine di evitare che si possa perpetrare ai danni di quel territorio un ulteriore grave danno ambientale anche convocando immediatamente i responsabili dell'Eni per valutare lo stato delle operazioni di bonifiche nelle aree di loro proprietà, e sollecitare l'avvio concreto del piano e non con cifre che appaiono irrisorie rispetto a quelle realmente necessarie;
se non ritenga, il Ministro dello sviluppo economico, convocare l'Eni per conoscere la reale situazione legata alla ripresa produttiva non solo del cracking di Porto Torres ma dell'intero comparto chimico sardo considerato che si continua con la politica degli annunci da parte dell'Eni senza nessuna concreta azione;
se non ritenga, il Ministro dello sviluppo economico intervenire al fine di evitare che l'Eni avvii contrattazioni in ambito locale su progetti che appaiono all'interrogante un vero e proprio ricatto ai danni della Sardegna e dei lavoratori, utilizzando la Sardegna come piattaforma di depositi petroliferi senza nessun tipo di sviluppo serio e credibile.
(4-04412)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Ionio Gas s.r.l., ha chiesto l'autorizzazione alla costruzione di un terminale di rigassificazione di GNL (gas naturale liquido), da ubicare nell'area ASI del comune di Melilli (Siracusa);
il progetto prevede tre serbatoi interrati della capacità di circa 150 mila metri cubi ciascuno;
al di là delle certificazioni di sorta, è noto a tutti l'alto potenziale di rischio di tali impianti;
l'impianto in questione, verrebbe realizzato in prossimità dei centri abitati di Melilli, Augusta, e Priolo (a circa 1.800 metri);
l'area individuata per la realizzazione dell'impianto, interessa il Parco archeologico Megara Iblea, il sito archeologico «Thapsos» e l'area protetta «Saline di Priolo»;
inoltre, l'impianto citato verrebbe realizzato in prossimità della strada statale 114, della ferrovia Catania-Siracusa, della construenda autostrada Catania-Siracusa, del porto militare di Augusta;
parte dell'impianto, ovvero il pontile gasiere, si troverebbe a brevissima di

stanza (circa 200 metri) dal pontile sommergibili ove attraccano sommergibili nucleari NATO;
la localizzazione del sito, nel cuore del polo petrolchimico di Melilli-Priolo-Augusta, potrebbe, in caso di incidente, con o senza innesco di effetto domino, avere effetti catastrofici sugli abitanti e le strutture, non quantificabili allo stato odierno;
inoltre non è molto lontano dalla base militare di Sigonella, probabilmente ad alto rischio nucleare;
l'area nella quale si vorrebbe collocare l'impianto è zona sismica di primo grado, dichiarata «zona ad alto rischio sismico (S12)» ai sensi della legge 10 dicembre 1981, n. 741;
il territorio dell'area industriale di Melilli-Priolo-Augusta è stato dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale con decreto ministeriale del 30 novembre 1990, ed assoggettato a piano di risanamento ex decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 1998;
nel dare parere positivo per la valutazione di impatto ambientale (VIA), il Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare non ha considerato la vicinanza del rigassificatore ad industrie classificate a rischio secondo la direttiva Seveso (direttive 82/501/CE, 96/82/CE), oltre che la vicinanza a città, strade, ferrovia, porto nonché la quantità e tipo di sostanze che vi transitano, soprattutto in previsione di rischio da «effetto domino», di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 334 del 1999 (la previsione è che il rigassificatore comporterebbe la movimentazione fino a 8 miliardi di metri cubi l'anno e la presenza annua di circa 110 navi da 130-140 tonnellate);
propedeuticamente al rilascio della VIA, non è stata consultata la popolazione interessata come, invece, prevede la Convenzione di Aarhus del 25 giugno 1998 e la legge di recepimento della stessa, n. 108 del 2001, nonché le normative Seveso (decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 - «Seveso bis» e decreto legislativo 21 settembre 2005, n. 238 in attuazione delle direttive 96/82/CE e 2003/105/CE);
esiste una sentenza del TAR Puglia n. 1628, nella quale l'autorizzazione ministeriale viene giudicata «titolo inidoneo per l'inizio dei lavori in quanto, contrariamente a quanto dettato dalla direttiva 96/82/CE e dal decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, articolo 23, la popolazione non è stata consultata»;
come già detto pare non sia stata considerata la vicinanza del progettato rigassificatore, ad industrie classificate a rischio di incidente rilevante, secondo le direttive «Seveso» (direttiva n. 82/501/CE, ora 96/82/CE «Seveso II», direttiva 2003/105/CE o Seveso 3 e relativi decreti legislativi di attuazione), oltre che la vicinanza alle città, alla strada, alla costruenda autostrada Siracusa-Catania, alla ferrovia che, di fatto, attraversa lo stabilimento ERG, al porto e la quantità e tipo di sostanze che vi transitano, anche al fine del rischio «effetto domino», di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 334 del 1999;
secondo la normativa nazionale, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può rilasciare la VIA solo dopo aver acquisito il parere della regione interessata, così come prescritto dalla legge 8 luglio 1986, n. 349 articolo 6, comma 4, non risulta da alcun documento, che la Regione Sicilia abbia mai dato alcun parere in merito;
il decreto di VIA è stato emanato, preso atto che il CTR (Comitato tecnico regionale) con delibera n. 78 del 20 giugno 2006 ha rilasciato il nulla osta di fattibilità (NOF) ai sensi del decreto legislativo n. 34 del 1999;
lo stesso CTR, a seguito di sopralluogo, non effettuato propedeuticamente al rilascio del NOF, ma solo successivamente ad esso, con delibera n. 111 del 2008, peraltro firmata dagli stessi firmatari del precedente NOF;

ha constatato come la realtà dei luoghi non corrispondesse a quanto dichiarato dalla ERG, nel rapporto di sicurezza sul quale si basò il rilascio del NOF;
il CTR ha giudicato pericoloso il progettato impianto, per rischio di effetto domino, e dichiarato che non potranno essere prese in considerazione istanze relative a progetti di ampliamento degli impianti esistenti o che, comunque, comportino un incremento dell'attuale livello di rischio;
la ERG è stata, pertanto, invitata a sanare tempestivamente le gravissime inadempienze che hanno indotto il CTR ad esprimere parere negativo sulla sicurezza dello stabilimento;
a tutt'oggi non risultano sanate le inadempienze contestate dal CTR;
è evidente che il NOF concesso nel 2006 fu rilasciato sulla base di insussistenti presupposti, e il CTR, conseguentemente, fu tratto in errore da un rapporto di sicurezza presentato dalla ERG, nel quale la reale condizione di pericolosità dello stabilimento in relazione al rischio di effetto domino venne sottaciuta e solo nel 2008 portata alla luce a seguito di sopralluogo finalmente effettuato dal CTR;
poiché il rilascio della VIA, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è basato sul NOF prodotto in merito, è chiaro che anche la VIA risulta fondata su errati e falsi presupposti;
dalla delibera n. 111 del 2008 del CTR, risulta che il rischio di effetto domino è già incombente e verrebbe amplificato in misura improponibile dalla realizzazione del rigassificatore;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 1990, l'area Priolo-Melilli-Augusta è stata dichiarata area ad elevato rischio di crisi ambientale (come risulta dal quadro comunitario di sostegno per le regioni italiane dell'obiettivo 1/2000-2006);
l'area all'interno della Raffineria ISAB Impianti Nord, che insiste nel territorio del comune di Melilli, rientra tra le aree che secondo l'articolo 74 del decreto legislativo n. 112 del 1998 sono «...caratterizzate da gravi alterazioni degli equilibri ecologici nei corpi idrici, nell'atmosfera e nel suolo che comportano rischio per l'ambiente e la popolazione...»;
per le suddette aree, lo stesso articolo 74, al quarto comma, prevede testualmente che «...le regioni definiscono, per le aree di cui al comma 2, un piano di risanamento teso ad individuare in via prioritaria le misure urgenti atte a rimuovere le situazioni di rischio e al ripristino ambientale...»;
ai sensi dell'articolo 74 del decreto legislativo n. 112 del 1998, l'area sulla quale si dovrebbe realizzare il cosiddetto rigassificatore è quindi un'area sulla quale si deve intervenire per rimuovere le situazioni di rischio e per procedere al ripristino ambientale;
la localizzazione delle aree suindicate, per la realizzazione del cosiddetto rigassificatore, contrasta con quanto previsto dall'articolo 74 del decreto legislativo n. 112 del 1998;
la prescrizione normativa dell'obbligo della rimozione delle situazioni di rischio, non è in alcun modo conciliabile con la realizzazione - nel medesimo sito che per obbligo di legge si dovrebbe bonificare - di una attività ad elevatissimo rischio, il contrasto tra quanto previsto dalla norma e quanto si intenderebbe realizzare è insanabile;
la procedura seguita non appare conforme al diritto comunitario vigente in tema di valutazione d'impatto ambientale (direttiva 85/337/CEE e seguenti) e di rischio di incidenti rilevanti (direttiva 96/82/CE recepita dall'Italia con il decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334);
in Italia esiste una delibera dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la delibera n. 178/2005 che di fatto, «garantisce ai gestori degli impianti di rigassificazione,

l'80 per cento dei ricavi di riferimento per 20 anni, anche in caso di inutilizzo dell'impianto» (evenienza resa assai probabile dal fatto che i Paesi liquefattori stentano, per carenza di gas liquido, a rifornire i 53 rigassificatori ad oggi esistenti sul pianeta ed è logico aspettarsi che i 15 rigassificatori progettati in Italia avranno gravissimi problemi di rifornimento);
l'area è zona sismica di primo grado, infatti con la legge 10 dicembre 1981, n. 741 la Sicilia sud-orientale (ed in particolare Augusta) fu dichiarata «zona ad alto rischio sismico (S 12)»;
in caso di sisma, qualunque precauzione tecnologica sarebbe inutile;
a seguito di un evento sismico di proporzioni pari a quello del 1990 o superiori, i gas troverebbero sicuro «innesco» nelle fiaccole sempre attive del petrolchimico;
un eventuale effetto domino determinerebbe eventi catastrofici con devastazione dei territori circostanti, perdita di un numero improponibile di vite umane e scarico, in atmosfera, di abnormi quantità di tossici e cancerogeni che graverebbero sulla salute e sulla vita delle popolazioni, anche molto distanti dalla Sicilia, per decine di anni;
tale rischio di incidente rilevante, derivante da cause naturali, trova ulteriore motivo di allarme nel fattore di rischio provocato dalla base militare navale italiana e del deposito NATO, dove, tra l'altro, non si sa con precisione quale tipo di armi siano stoccate;
il pauroso incendio della ERG del 30 aprile 2006, e l'altro, non meno pericoloso, verificatosi presso la raffineria ESSO circa una settimana dopo il primo, sono avvenuti proprio nel sito in cui si vorrebbe realizzare l'impianto di rigassificazione -:
sulla base di quali presupposti siano state rilasciate le autorizzazioni concesse sin ora e se esse siano conformi alle disposizioni di diritto comunitario ambientale, recepite dalla Repubblica italiana in materia di VIA, di rischio industriale e di tutela dell'ambiente, con particolare riferimento alle direttive 96/82/CE e 2003/105/CE;
se le citate autorizzazioni siano state rilasciate in conformità al principio di partecipazione del pubblico interessato, di cui all'articolo 13, paragrafo 5, della direttiva 96/82/CE e della legislazione nazionale di recepimento (articolo 23, decreto legislativo n. 334 del 1999) e alle disposizioni della Convenzione di Aarhus ratificata dall'Italia con legge n. 10 del 2001;
se risultino essere stati rispettati, in tema di localizzazione di impianti a rischio di incidente rilevante, i dettami della direttiva 96/82/CE e del decreto legislativo n. 334 del 1999 di recepimento della stessa e della direttiva 2003/105/CE e del decreto legislativo 21 settembre 2005, n. 238 di attuazione della stessa;
se sia al corrente che la realizzazione dell'impianto di Melilli è in grado di generare un notevole impatto ambientale sia per la sua dimensione che per la localizzazione;
se l'area individuata per la realizzazione dell'impianto, non sia in contrasto con la natura delle aree del Parco archeologico Megara Iblea, del sito archeologico «Thapsos» e dell'area protetta «Saline di Priolo»;
quali siano le ragioni che giustifichino un progetto così rischioso, anche alla luce della delibera n. 111/2008.
(4-04415)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel corso di lavori di recupero conservativo e restauro presso il Monastero di

Cairate (Varese), realizzati dalla provincia di Varese sotto la sorveglianza ed il coordinamento della Soprintendenza archeologica della Lombardia, sono stati rinvenuti e recuperati importanti reperti archeologici di epoche differenti, alcuni dei quali risalenti alla dominazione romana;
alcuni reperti - come ad esempio un muro di cinta evidenziante l'epoca medievale - sono stati ricompresi in un avveniristico progetto in loco, con la realizzazione di coperture speciali in cristallo temperato;
altri reperti sono stati asportati e destinati ad altra sede -:
quali e quanti siano i reperti rinvenuti, di quale epoca, di che tipo e - per ciascuno - quale sia la destinazione ipotizzata in futuro.
(4-04402)

LARATTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sembra ormai certo che i Bronzi di Riace saranno trasferiti da Reggio Calabria a Roma per il restauro delle stesse statue in bronzo;
l'improvvisa decisione di trasferire i Bronzi a Roma suscita molte perplessità;
si tratta di un'operazione assai delicata e per certi aspetti non sufficientemente motivata, visto che le due statue, nel 1994, sono state sottoposte ad una lunga operazione di restauro. E poi, non si comprende bene il perché il check-up debba avvenire a Roma, quando il restyling si sarebbe potuto effettuare a Reggio Calabria. Proprio su questo, c'è da registrare la disponibilità del Presidente del Consiglio regionale della Calabria che aveva offerto le risorse necessarie pur di non far trasferire i Bronzi -:
quali siano i motivi che hanno reso necessario e opportuno trasferire le statue dei due guerrieri da Reggio Calabria a Roma;
se siano state verificate le alternative e perché non siano state prese in considerazione;
quali siano i tempi previsti per i lavori di restauro;
quando sia previsto il rientro al museo nazionale di Reggio Calabria.
(4-04410)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dal secondo dopoguerra ad oggi l'Italia ha partecipato sempre più intensamente a missioni militari fuori dai confini nazionali ed il ruolo delle Forze armate è divenuto sempre più significativo come strumento di politica estera e di sicurezza nell'ambito della comunità internazionale;
la missione primaria delle Forze armate è sempre più concretamente volta alla prevenzione, al controllo ed alla stabilizzazione delle crisi che mettono in pericolo la pace e la sicurezza internazionale, divenendo tutt'uno con gli interessi della difesa nazionale;
ne deriva un concetto di difesa più ampio, dinamico e costruttivo rispetto al tradizionale schieramento lungo i confini e negli spazi territoriali nazionali, inadeguato a corrispondere efficacemente alle grandi sfide caratterizzate oggi da eventi e fenomeni, fortemente interdipendenti;
per assicurare nel futuro a tutti gli operatori addestramento e dotazioni omogenee ed integrabili e per facilitare l'individuazione concreta di azioni volte a razionalizzare le forze armate nei vari settori e a perseguire il recupero ed il mantenimento dell'efficienza, il Ministero della difesa ha deciso di istituire «la Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione del sistema di sicurezza e difesa nazionale»;

detta Commissione avrebbe dovuto avere il compito di pervenire a un riassetto delle Forze armate e a una revisione del modello di difesa esistente, per non soggiacere ad una logica di mera compatibilità finanziaria, avrebbe dovuto avvalersi di un più ampio spettro di contributi, come di esperti del settore, di esponenti della società civile e di membri del Parlamento e da ultimo, ma non per ultimo, della Commissione difesa, sempre più spesso relegata ad un ruolo residuale di ratifica di scelte e provvedimenti definiti altrove, secondo un approccio multidisciplinare esteso anche alle altre amministrazioni dello Stato che svolgono un ruolo significativo nel settore della sicurezza e difesa, considerato nella sua più ampia accezione;
la Commissione avrebbe dovuto concludere i lavori il 31 luglio 2009 con la presentazione di un progetto di riforma delle Forze Armate, ma non ha mantenuto fede al mandato ricevuto -:
se la «Commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione del sistema di sicurezza e difesa nazionale» sia ancora operativa e se il Ministro non reputi opportuno valutare i risultati dei lavori della Commissione stessa alla luce della spesa necessaria per il suo mantenimento.
(4-04407)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'attuale situazione di crisi finanziaria rende molto delicati per le piccole e medie aziende le scadenze finanziarie ed il recupero dei crediti;
il Governo ha dimostrato di aver ben presente tale situazione, intervenendo con provvedimenti efficaci a sostegno della liquidità e dell'accesso al credito della Pmi;
numerose imprese vantano posizioni creditorie nei confronti dell'Agenzia delle entrate in relazione all'Iva versata, e da recuperare tramite rimborsi;
i fondi - stanziati dal ministero - debbono poi essere ripartiti su base provinciale e solo successivamente destinati all'impresa cui competono -:
quali siano i tempi medi di attesa per ottenere un rimborso Iva;
se e in che misura abbia influito nella riduzione di dette tempistiche l'ottimo programma di erogazione dei rimborsi in conto fiscale varato nella seconda metà del 2008;
quale sia, in riferimento alla provincia di Varese, il totale dei fondi già stanziati nel 1o semestre 2009 e come si rapportino le proiezioni annuali rispetto agli anni precedenti (110 milioni e 60 milioni nel 2008 e nel 2007, rispettivamente).
(4-04400)

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da più parti si ha notizia di autorevoli esponenti politici che invocano una maggiore attenzione per il sud del Paese;
il Governo è impegnato in un programma condiviso è molto positivo di investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno;
il Ministro dell'economia mantiene giustamente una posizione equilibrata e responsabile -:
a quanto ammontino - in euro correnti - gli investimenti effettuati nelle regioni meridionali dalla nascita della Repubblica ad oggi e finalizzati a recuperare il divario economico nord-sud;

quali siano le principali opere in programma presso il Cipe e a quanto ammontano complessivamente gli investimenti, per le regioni del sud, oggi;
quali siano le ragioni del mancato sviluppo e in che modo il Governo intenda muoversi allo scopo - unanimemente condiviso - di evitare gli errori del passato e favorire la crescita del mezzogiorno a vantaggio di tutto il Paese.
(4-04405)

VIGNALI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 8, della legge n. 244 del 2007 prevede fino all'anno 2010 l'utilizzo di una quota delle entrate derivanti da «permessi di costruire» per il finanziamento delle spese correnti di bilancio degli enti territoriali, ed in particolare un limite massimo pari al 50 per cento per spese correnti e un ulteriore limite massimo pari al 25 per cento per spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale;
la normativa vigente non prevede per gli anni successivi al 2010, la possibilità di utilizzare una quota di entrate derivanti da «permessi di costruire» per finanziare la parte corrente di bilancio con conseguenti notevoli difficoltà in merito alla stesura dei prossimi bilanci preventivi e dei bilanci pluriennali 2010-2012 dei comuni -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito a tale preannunciata problematicità legata, anche alla stesura dei prossimi bilanci preventivi comunali e, se intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a una riproposizione di quanto disposto dal succitato articolo 2, comma 8, della legge n. 244 del 2007 sia per l'anno 2010 che per gli anni futuri;
se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative legislative volte a stabilire in via definitiva quale sia la percentuale di «permessi di costruire» da destinare alle spese correnti di bilancio, per mezzo di una norma di legge permanente, al fine di evitare negli anni a venire incertezze nella stesura dei bilanci preventivi.
(4-04413)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso i tribunali di Busto Arsizio (Varese) e Varese operano - in sede di controllo di sicurezza agli ingressi dei rispettivi edifici - agenti di polizia locale della provincia e dei rispettivi comuni;
tale fatto deriva da una reale necessità dei tribunali e da una non dovuta ma opportuna disponibilità degli enti locali interessati;
altro personale degli enti locali è stato ed è messo a disposizione dalle strutture del tribunale per sopperire ad evidenti carenze di organico -:
se e come il Governo intenda intervenire, ripristinando le competenze, gli oneri e i doveri previsti dalla normativa;
quale sia - anche in termini quantitativi - la situazione anche negli altri tribunali del Paese.
(4-04404)

PINI e DAL LAGO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
i Sostituti Procuratori della Repubblica presso la Procura di Forlì dottor Fabio di Vizio e dottor Marco Forte sono titolari di due corpose inchieste relative a

evasione, riciclaggio e altri reati di natura fiscale che coinvolgono centinaia di persone, fisiche e giuridiche;
le risultanze delle indagini, che per i tempi previsti dal codice di procedura penale dovrebbero volgere al termine entro breve, sono contenute in oltre 80.000 pagine di documenti;
l'accesso agli atti dell'indagine garantito dal nostro ordinamento in materia obbliga pertanto a fornire una copia di tali documenti ad ogni singolo indagato ed ad ogni singolo avvocato difensore;
per tutto quanto sopra, è verosimile che potenzialmente la Procura di Forlì possa dover sostenere nei prossimi mesi una richiesta che sfiora i 10 milioni di fotocopie dei citati documenti componenti l'indagine;
il costo approssimativo per tale adempimento potrebbe superare complessivamente il milione di euro, totalmente a carico della Procura e quindi del bilancio dello stato;
l'impatto ambientale per simili adempimenti in termini di consumo di carta e di emissioni di CO2 è ingente e comunque in contrasto con gli obiettivi sottoscritti in sede comunitaria da parte della Repubblica italiana per la tutela dell'ambiente;
il bilancio della Procura di Forlì non è assolutamente in grado di supportare tale esborso;
le moderne tecnologie di digitalizzazione dei documenti cartacei e successiva memorizzazione su supporti digitali, oltre a limitare il lavoro di copiatura ad una singola operazione, comporta costi enormemente inferiori, stimabili in circa 1000 euro ogni 10.000 cartelle, garantendone altresì l'impossibilità di operarne modifiche -:
se non ritenga opportuno finanziare urgentemente un progetto sperimentale di digitalizzazione degli atti relativi alle inchieste in oggetto aperte presso la procura di Forlì.
(4-04408)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, GRIMOLDI, NICOLA MOLTENI e FEDRIGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
spesso lungo le strade a più alta percorrenza compare una selva di cartelloni pubblicitari di svariate forme e dimensioni, quasi mai autorizzati dagli enti proprietari;
la legislazione in materia rende difficoltosa la rimozione - da parte dell'ente proprietario - dei cartelloni posizionati su proprietà di terzi;
alcuni enti locali - tra i quali la provincia di Varese - hanno condotto con successo operazioni di rimozione forzata dei cartelloni pubblicitari abusivi;
a volte può capitare che le agenzie agiscano contra legem a causa della materiale impossibilità di ottenere i previsti permessi dagli enti preposti a causa di procedure non standardizzate o troppo lunghe;
la presenza incontrollata di cartelloni pubblicitari può diventare fonte di distrazione per l'automobilista, e quindi potenziale pericolo per la sicurezza stradale -:
quali siano le intenzioni del Ministro al riguardo delle problematiche citate, ed in particolare se ravvisi la necessità di modificare e/o interventi normativi;
quali siano le procedure corrette per poter ottenere una autorizzazione alla collocazione di un impianto pubblicitario lungo una strada statale e quali siano i tempi medi di risposta da parte di ANAS; ed inoltre, di quali dati si disponga in merito alle altre tipologie di strade;
per quale ragione il fenomeno descritto in premessa paia ridotto in corrispondenza delle autostrade.
(4-04403)

EVANGELISTI, MIGLIORI, MARIANI e POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come è ormai noto, alle 23,48 del 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio si è verificato il più grave disastro ferroviario degli ultimi decenni che ha causato la morte di 31 persone, il ferimento di oltre 100 e al momento ancora nessun indagato;
nel rispetto della piena autonomia dell'autorità giudiziaria le cause della tragedia, sulla base delle prime sommarie informazioni trapelate dalle indagini, sarebbero da attribuire alla rottura dell'asse del primo carro, di proprietà della società GATX Rail, che ha determinato prima lo svio dalla rotaia della ruota e del carrello e poi il ribaltamento e la rottura dell'involucro della cisterna, appena al di fuori delle aree adibite ai viaggiatori della stazione di Viareggio;
la ricostruzione della catena di responsabilità del trasporto vede una pluralità di soggetti coinvolti, e in particolare: la raffineria Sarpom, che ha sede a San Martino di Trecate (Novara), la Aversana Petroli, di Casal di Principe (Caserta), rispettivamente mittente e destinataria del carico; Fs logistica, incaricata della spedizione; Rete ferroviaria italiana Spa, gestore dell'infrastruttura, responsabile dell'esercizio ferroviario e dell'ammissione dei convogli sulle rete; Trenitalia Spa, titolare del trasporto, con personale e locomotiva propria (queste ultime tutte società del Gruppo Ferrovie dello Stato Spa); la società GATX Rail proprietaria del carro-cisterna; la società CIMA di Mantova, qualificata da FS-Trenitalia, che ha effettuato, per conto della già menzionata GATX Rail, la manutenzione sui carri utilizzando dei carrelli della predetta società precedentemente revisionati dall'officina tedesca Jungenthal Waggon Gmbh di Hannover;
come si può notare La GATX Rail è chiamata più volte in causa e proprio per questo l'interrogante aveva già richiesto, attraverso l'interpellanza 2-00454 discussa lo scorso 17 settembre e sulla quale il sottosegretario Giachino non ha fornito alcun chiarimento in relazione a tale società, di poter conoscere il contenuto del contratto stipulato con la GATX Rail di Vienna;
tale richiesta è stata inoltrata anche ai vertici di Trenitalia con lettera datata 29 luglio anche ai sensi della Legge 241/90 «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi», senza ottenere alcun riscontro -:
quali siano, pur nel rispetto delle indagini in corso da parte della Magistratura, i motivi ostativi per la conoscenza di un atto pubblico quale si configura essere un contratto come quello stipulato con la società viennese di cui sopra.
(4-04406)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Sindacato unitario lavoratori di Polizia ha recentemente evidenziato la situazione dell'organico della Polizia di Stato del Friuli-Venezia Giulia sottolineando come a fronte di circa 1.150 unità di Trieste, 850 di Udine, 600 di Gorizia, spicchi il dato di Pordenone cui risultano assegnate 315 unità in servizio;
tra l'altro, nel mese di settembre, a Pordenone è stato assegnato un contingente di militari nel contesto del quale opera ulteriore personale della Questura;
la Provincia di Pordenone è contraddistinta dall'esistenza della base USAF di Aviano mentre la presenza di cittadini immigrati regolari ha raggiunto circa il 13 per cento della popolazione con conseguenze notevoli circa il carico di lavoro

per la trattazione delle pratiche amministrative relative a detta consistente presenza;
sempre nel mese di settembre è entrato in vigore un nuovo protocollo sperimentale per il rilascio dei permessi di soggiorno in un tempo non superiore a 45 giorni, che si aggiunge alle liste di attesa precedenti per le quali sono previsti appuntamenti sino alla fine del 2010;
nella città è stata istituita la figura del poliziotto di quartiere che richiede ulteriore dispiego di personale della Questura;
continui sono gli impieghi in manifestazioni sportive e sociali conseguenti, purtroppo, alle situazioni di crisi aziendali che stanno caratterizzando il periodo attuale;
nel corso del 2009 risultano collocate in quiescenza alcune unità di personale non sostituite mentre, entro il prossimo semestre, ne verranno collocate altre con l'effetto di aumentare il disagio delle Forze di Polizia che registrano ormai un'età media di circa 45 anni;
il sindacato ha suggerito, tra l'altro, un'aggregazione temporanea della sezione di Polizia postale da poter affiancare alle pattuglie miste con i militari nonché una rivisitazione delle «zone di intervento» del «poliziotto di quartiere» -:
se sia al corrente della forte sperequazione delle unità di Polizia assegnate alla Provincia di Pordenone ed effettivamente in servizio rispetto alle altre province;
quali urgenti iniziative intenda adottare per porre rimedio alla difficile situazione rappresentata dal sindacato di Polizia;
se sia possibile assicurare, all'esito del corso per agenti di Polizia che dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno, l'invio di personale in grado di sostituire i dipendenti, oltre una decina, collocati o in via di collocamento in quiescenza.
(5-01872)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
gli impianti di condizionamento dell'aria ad uso civile producono biossido di carbonio, gas nocivo all'ambiente;
il numero e la dimensione di detti impianti è in aumento costante da anni;
si registrano spesso e in modo sistematico situazioni in cui la temperatura impostata è eccessivamente bassa;
un eccessivo divario tra temperatura esterna e temperatura interna può generare - soprattutto nei luoghi pubblici - danni alla salute e problemi legati a continui «shock termici»;
è dato - attraverso la vigente normativa - potere regolatorio ai Sindaci in tema di impianti di riscaldamento, ma non in tema di impianti di condizionamento -:
quale sia l'orientamento del Ministro in merito alle problematiche sollevate in premessa e quali iniziative intenda attuare;
se il Ministro ritenga possibile assumere iniziative volte a estendere ai Sindaci alcuni poteri regolatori circa gli impianti di condizionamento, in modo analogo a quanto avviene per gli impianti di riscaldamento.
(4-04420)

RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
all'avvio della fiaccolata del 19 settembre 2009 nel comune di Sesto San Giovanni uno sparuto gruppuscolo di provocatori antidemocratici provenienti dai centri sociali si radunava vicino al comune ed era fermato dalle forze dell'ordine;

durante questa contestazione antidemocratica dal gruppo dei centri sociali venivano lanciati dei petardi all'indirizzo sia delle forze dell'ordine sia della folla intervenuta alla fiaccolata;
incidentalmente va segnalato che in data 13 settembre 2009 compariva sulla rassegna stampa del sito internet del comune di Sesto San Giovanni la segnalazione di un articolo del quotidiano La Padania avente come titolo «onorevole Mario Borghezio»;
l'articolo in questione altro non era che gli appuntamenti dell'onorevole Mario Borghezio con evidenziato la parola «Sesto» all'interno della frase che ne preannunciava l'intervento alla fiaccolata del 19 settembre 2009 a Sesto San Giovanni;
è quanto meno singolare che nonostante La Padania abbia pubblicato tra il 15 e il 19 settembre 2009 l'impegno a Sesto San Giovanni di diversi esponenti della Lega Nord, nella rassegna stampa comunale sia stato dato risalto solo alla presenza dell'onorevole Borghezio, i cui interventi sul territorio vengono sovente presi di mira dalle frange violente dei centri sociali; quindi la pubblicazione sul sito ha di fatto «chiamato a raccolta» i facinorosi antidemocratici che hanno tentato di disturbare una pacifica manifestazione regolarmente autorizzata dalla questura di Milano -:
se le Forze dell'ordine fossero al corrente dei rischi connessi alla manifestazione;
quali siano i motivi per cui le Forze dell'ordine, seppur presenti in numero quantomeno uguale a quello dei provocatori provenienti dai centri sociali, non abbiano provveduto come minimo all'identificazione degli stessi.
(4-04422)

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2009

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'articolo 33 della Costituzione prevede che: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento» e che: «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato» concretizzati in autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile;
a partire dalla legge n. 168 del 1989, con la quale veniva istituito il Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, le riforme successive hanno cercato di valorizzare la responsabilità dei singoli atenei per garantire la qualità dell'offerta formativa con l'obiettivo di adeguarla alla domanda di competenze richiesta dallo sviluppo della cultura e dall'evoluzione del mercato delle professioni;
al termine del decennio di applicazione delle riforme previste dal decreto ministeriale n. 509 del 1999, recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei, risulta evidente il mancato raggiungimento degli obiettivi indicati ed il verificarsi di gravi distorsioni del sistema universitario provocate soprattutto dalla frantumazione dei curricula accademici irresponsabilmente operata dal cosiddetto 3+2»;
la constatazione del fallimento del decreto ministeriale n. 509 del 1999 avrebbe dovuto produrre una decisa azione del Ministero dell'istruzione, dell'umanità e della ricerca per sanarne le distorsioni proprio a partire dal superamento del dannoso modello 3+2», primo responsabile della moltiplicazione del fabbisogno di docenti destinati a sostenere la struttura delle migliaia di inutili corsi di laurea creati con l'applicazione del suddetto decreto ministeriale;

per rimediare a questa incontrollata proliferazione di corsi e quindi al crescente fabbisogno di docenti, ci si è in gran parte affidati ai discussi concorsi universitari e, solo in minima parte, a contratti annuali di docenza ai sensi dell'articolo 1, comma 10, della legge n. 230 del 2005;
ora il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, anziché intervenire con decisione dettando parametri di compatibilità basati sulla domanda (un numero di studenti di almeno 250 per corso) e ristabilire la continuità curriculare con la prescrizione di corsi unitari di quattro o cinque anni, intende ricorrere al principio generalizzato dell'incardinamento in ruolo che già allo stato attuale incide gravemente sulle già esauste casse dello Stato;
a tale scopo si intende procedere aggravando le norme relative alle risorse di docenza (cosiddetti requisiti minimi) fissate per l'attivazione dei corsi di laurea, secondo procedure affidate ad astruse tabelle di ambiti, settori e crediti, elaborate sulla base di parametri che non hanno nulla a che fare con la programmazione delle competenze necessarie per una moderna formazione degli operatori professionali, mentre, ad avviso degli interpellanti, rispecchiano piuttosto gli articolati interessi della corporazione accademica;
del resto l'obiettivo di pervenire ad una composizione del corpo docente affidata alla sola qualifica di professore di ruolo è decisamente impensabile sotto il profilo economico dati i costi dei relativi adeguamenti stipendiali; ma è anche pericolosamente evocativa secondo gli interpellanti di una concezione cupamente statalista da democrazia popolare intesa a privilegiare un'idea di funzionario docente del tutto privo di autonomia dal potere amministrativo;
corollario di tale principio, di cui si riconosce facilmente la natura ideologica, è l'abolizione, ora anticipata dalle linee di indirizzo del 4 settembre 2009, del fecondo sistema di scambio tra il sistema universitario e il sistema produttivo, tra il mondo della ricerca e della cultura e il sistema delle attività sociali, che oggi è ancora garantito proprio da quel contratto annuale di docenza che costituisce anche il residuo di autonomia didattica che ancora resta agli atenei virtuosi;
con il complesso di tali norme si delinea una concezione certamente in controtendenza rispetto alle timide aperture contenute nello stato giuridico di cui alla legge n. 230 del 2005, poiché l'università finisce per costituire a giudizio degli interpellanti, sostanzialmente un «ufficio di collocamento» che provvede a costruire un sistema assolutamente autoreferenziale, chiuso in se stesso e del tutto isolato dai processi di innovazione che costituiscono il seme vitale delle dinamiche sociali del cambiamento senza il quale viene meno il modello stesso dell'universitas studiorum -:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere per evitare che l'Università assuma sempre più la connotazione di quello che agli interpellanti appare un «ufficio di collocamento», con conseguente svilimento per la professione docente che richiede invece una vocazione per una vita di sacrifici e impegni sul piano personale ma di profonde soddisfazioni sul piano culturale ed intellettuale che non tutti riescono a cogliere e per impedire, altresì, che si verifichi un sostanziale aggravamento della disciplina dei requisiti quantitativi e qualitativi necessari all'attivazione dei corsi di studio, peraltro già gravosa, che vanificherebbe proprio gli obiettivi di qualificazione del corpo docente degli atenei disciplinati dalla normativa in vigore.
(2-00496)
«Marinello, Gioacchino Alfano, Traversa, Osvaldo Napoli, Pagano, Vincenzo Antonio Fontana, Franzoso, Ventucci, Fallica, Dima, Catanoso, De Angelis, Savino, Germanà, Mariarosaria Rossi, Toccafondi, Girlanda, Nola, Cristaldi, Romele, D'Ippolito Vitale, Marsilio, Rosso, Taddei, Mussolini, Polidori, Antonione, Lo Presti, Soglia, Biancofiore, Polledri, Bernardo, Porcu, Zorzato».

Interrogazioni a risposta orale:

VIETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che
il comma 4 dell'articolo 2 (Scuola dell'infanzia) del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 20 marzo 2009, recante «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», dispone che «L'istituzione di nuove scuole e di nuove sezioni avviene in collaborazione con gli enti territoriali, assicurando la coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole paritarie al sistema scolastico nel suo complesso»;
nella programmazione della rete scolastica, pertanto, gli enti locali devono tenere conto della presenza della scuola paritaria, prima di aprire una nuova scuola dell'infanzia;
tuttavia, nei comuni di Valperga e di Piobesi, in provincia di Torino, l'Ufficio scolastico regionale ha autorizzato l'apertura di sezioni di scuole materne statali, utilizzando in alcuni casi soluzioni scarsamente idonee (si parla di locali adibiti nel passato ad attività commerciali);
si tratta di scelte contrarie al principio della libertà di educazione, tutelato costituzionalmente, che finisce per penalizzare particolarmente, anche in Piemonte, le scuole cattoliche dell'infanzia -:
se non ritenga di intervenire in tempi rapidi presso l'Ufficio scolastico regionale del Piemonte al fine di evitare che la domanda di scolarizzazione infantile nel territorio piemontese venga dirottata su nuove sezioni di scuole materne statali, privando le scuole paritarie della possibilità, prevista dalla legge, di aprire le proprie sezioni ai nuovi scolari.
(3-00691)

ROMANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerosi i genitori che protestano chiedendo alle istituzioni competenti di trovare una soluzione ad un problema, quello degli zaini troppo pesanti, che rischia di creare non poche conseguenze alla salute dei ragazzi;
molto spesso, infatti, gli alunni delle scuole sono costretti a portare giornalmente sulle spalle un peso che oscilla dai sette ai dieci chili e non è nemmeno un caso che molti ragazzi siano stati costretti a ricorrere a visite ortopediche per problemi alla colonna vertebrale;
si tratta di una problematica non nuova, oggetto anche di iniziative legislative giacenti in Parlamento, ma spesso lasciata alla libera iniziativa estemporanea di amministratori locali che hanno emanato più che altro disposizioni comportamentali;
già nel 1999 il Consiglio superiore di sanità espresse un parere richiedendo alle istituzioni di competenza che fossero portati a conoscenza del problema tutti gli organi scolastici funzionanti in ciascuna delle circoscrizioni territoriali; in tale rapporto, in via cautelativa, il limite massimo che si riteneva potesse essere tollerato dallo scolaro, in considerazione del peso corporeo, della configurazione fisica, della massa muscolare, della conformazione scheletrica e, infine, della percorrenza - tenendo conto del rapporto tra spazio, percorso e tempo impiegato - con tale carico, si ritenne non dovesse superare un range compreso tra il 10 e il 15 per cento del peso corporeo;
a seguito delle loro proteste e segnalazioni i genitori affermano di avere ottenuto dai dirigenti scolastici e dagli insegnanti

solo assicurazioni generiche ma non proposte di soluzioni vere e proprie -:
se non ritenga giunto il momento di adottare iniziative di propria competenza volte a prevenire l'insorgenza di disturbi funzionali non strutturati e, nei casi più gravi, di alterazioni anatomiche strutturate, talvolta evolutive, a carico della colonna vertebrale dei bambini e degli adolescenti a causa degli zaini, delle cartelle e ogni altro tipo di supporto adibito al trasporto del loro materiale didattico.
(3-00692)

BARBIERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel corso dei dibattiti riguardanti l'immigrazione l'integrazione non è stata tenuta nella giusta considerazione quella che è stata l'esperienza dei nostri connazionali, dimenticando forse di essere stato il nostro, un Paese di emigranti e che i problemi degli immigrati di oggi sono stati i problemi dei nostri connazionali partiti verso paesi stranieri, ieri;
l'integrazione si realizza innanzitutto attraverso l'apprendimento della lingua e la condivisione della cultura e dei costumi del luogo che ci ospita;
tuttavia è utile la conservazione della propria lingua, ben sapendo che il bilinguismo rappresenta una ricchezza personale e per la società;
molto spesso i figli e ancor più i nipoti dei nostri connazionali emigrati verso paesi lontani non hanno conservato la lingua paterna e con essa hanno perso un patrimonio significativo;
sarebbe oltremodo significativo dare a questi nostri connazionali l'opportunità di poter conservare la lingua e la cultura italiane;
la presenza di italiani o di discendenti di italiani bilingue potrebbe costituire anche uno strumento di raccordo e di riferimento per i nostri imprenditori che spesso hanno lamentato la mancanza di personale con adeguate conoscenze linguistiche e culturali italiane in paesi stranieri;
tra i molti diritti concessi agli italiani residenti all'estero forse sarebbe opportuno introdurre il «dovere» di frequentare corsi di lingua italiana -:
se non ritengano di adottare incisive iniziative volte a consentire ai nostri connazionali e ai loro figli di frequentare corsi di lingua e cultura italiane presso le nostre rappresentanza diplomatiche e consolari, o presso altre strutture idonee.
(3-00693)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENTEMERO, CARLUCCI, CERONI, GRIMOLDI e FRASSINETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la costituzione delle nuove province di Monza e Brianza, Andria-Trani-Barletta e Fermo rende necessaria l'attribuzione alle scuole di Monza e Brianza di un nuovo codice meccanografico, senza il quale il sistema informativo non può riconoscere né le scuole né le relative titolarità e non può gestire autonomamente alcuna procedura;
questa operazione non può essere fatta prima del consolidamento dei dati relativi all'anno in corso 2009/2010 (organico di fatto), ma dovrebbe essere fatta prima del rilascio delle funzioni di aggiornamento dell'anagrafe delle istituzioni scolastiche agli uffici, perché trattasi di operazione a carattere generale che non può essere demandata ad aggiornamenti manuali. Lo scorso anno queste funzioni furono aperte il 19 novembre (nota ministeriale prot. n. 1495 del 19 novembre 2008). Comunque l'attribuzione dei nuovi codici per l'anno scolastico 2010/2011 deve essere definita prima della pubblicazione

dei Bollettini ufficiali (in genere a inizio febbraio), che è il primo atto di sistema relativo al prossimo anno scolastico;
l'operazione è di competenza ministeriale sia perché si tratta di chiedere una prestazione extra al gestore del sistema informativo il cui contratto è gestito dal Ministero, sia perché il problema riguarda le province di nuova istituzione, ma soprattutto perché con la suddivisione delle province si hanno conseguenze di carattere giuridico con riflessi sia all'interno della provincia in cui si opera (il movimento da una scuola all'altra può divenire interprovinciale mentre adesso sarebbe all'interno della provincia; occorrerebbe sdoppiare le graduatorie provinciali della provincia madre - ma, essendo le stesse «ad esaurimento», la conseguenza non è scontata - e definire se l'attribuzione alla nuova graduatoria debba avvenire solo per opzione, o essere automatica per chi ha in corso una supplenza annuale, e definire le relative procedure e i tempi di attuazione) sia nei rapporti esterni alla provincia madre e alla regione stessa (movimenti interprovinciali eccetera) ed è quindi necessario un intervento normativo centralizzato sia per definire le conseguenze giuridiche dell'istituzione dei nuovi organici provinciali sia per fornire indicazioni operative uniformi sul territorio nazionale (tutto ciò potrebbe richiedere un passaggio in sede contrattuale) -:
quali strumenti intenda attuare in merito per velocizzare le predette operazioni.
(5-01868)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la precedente interrogazione n. 5/00848, depositata il 15 gennaio 2009, si è segnalata la discrepanza tra i criteri del bando FIRB «Futuro in ricerca» e la originaria volontà del legislatore di sostenere progetti di ricerca di giovani studiosi garantendo trasparenza nella valutazione delle proposte e valorizzazione del merito;
ad oggi, come si apprende dagli organi di stampa, dopo più di sette mesi dalla scadenza dei termini per la presentazione progetti, non è stata ancora insediata la commissione preposta ad esaminare gli oltre 3700 progetti pervenuti;
3700 giovani ricercatori hanno creduto nella possibilità di ottenere finanziamenti per le proprie idee ed hanno pensato, alcuni, di poter rientrare dall'estero; a tali legittime attese il Ministero risponde bloccando l'iter di valutazione dei progetti e la conseguente attribuzione del finanziamento a quelli selezionati;
la risposta alla citata interrogazione, resa in Commissione in data 12 febbraio 2009, in merito all'età dei beneficianti, afferma che «si tratta di giovani dei quali si vuole favorire, con una finalità ulteriore rispetto a quanto previsto finora da tutti gli interventi a favore dei giovani ricercatori, l'inserimento nelle strutture degli atenei e degli enti di ricerca afferenti al Ministero, con un ruolo di protagonisti rispetto a quello tradizionale di semplici operatori della ricerca, e con l'avvio di un possibile futuro percorso di tenure track allo scopo di porre freno, in questo settore, al fenomeno della "precarizzazione a tempo indeterminato". Ciò consentirà, tra l'altro, di porre preventivamente un freno al cosiddetto fenomeno del brain drain (fuga di cervelli). La previsione di apertura del bando anche a giovani ricercatori non italiani, purché comunitari, consentirà altresì di favorire un tentativo di brain gain (acquisto di cervelli) a compensazione dell'eventuale fisiologico brain drain, e, in ogni caso, sarà a totale vantaggio della internazionalizzazione del nostro sistema ricerca»;
il colpevole ritardo nella procedura di selezione disattende gli obiettivi originari del bando e soprattutto smentisce le stesse argomentazioni rappresentate dal Ministro circa la volontà di contrastare la «fuga dei cervelli» e la «precarizzazione a tempo indeterminato» -:
quali siano le ragioni del ritardo nella selezione dei progetti meritevoli di

finanziamento e se il Ministro non ritenga che, trascorsi oramai più di nove mesi dal licenziamento del bando e sette dalla scadenza dei termini per la presentazione delle domande, non si debba insediare, senza ulteriori deroghe, la commissione esaminatrice, per rispondere alle legittime attese degli oltre tremila ricercatori che hanno fatto richiesta di accesso ai fondi stanziati.
(5-01870)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli approvvigionamenti dei vari livelli delle autonomie scolastiche avvengono tramite procedure di gara internazionale;
la carne bovina e la carne suina rappresentano un elemento importante nella dieta di bambini e adolescenti -:
da dove provenga la carne bovina e suina acquistata dalla scuola del nostro Paese, ovvero destinata alle mense scolastiche dello stesso;
quali siano le razze di animali macellate e se si tratta di razze nostrane o di provenienza straniera;
se e quali controlli vengano effettuati per controllare la veridicità delle dichiarazioni circa la provenienza degli animali in origine e delle varie fasi di macellazione e lavorazione.
(4-04401)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nel giugno 2008 il Viceministro Ferruccio Fazio istituì un comitato di esperti per elaborare un bando riguardante il finanziamento per la ricerca sulle cellule staminali;
il 26 febbraio 2009 la Conferenza Stato-Regioni ed il viceministro Fazio firmano il bando per la ricerca sulle cellule staminali elaborato dal suddetto comitato;
il testo approvato esclude la ricerca sulle cellule staminali, divergendo da quello fornito dal comitato di esperti che non conteneva nessuna preclusione, come affermato da un autorevole componente del comitato stesso, il dottor Giulio Cossu, biologo del San Raffaele di Milano, che ha partecipato ai lavori con la rassicurazione che il bando non avrebbe contenuto nessuna preclusione per la ricerca;
il Viceministro Fazio ha affermato che la modifica che esclude dal bando la ricerca sulle cellule staminali umane è stata richiesta dalla Conferenza delle regioni;
l'assessore Enrico Rossi, coordinatore degli assessori regionali alla sanità, ha smentito pubblicamente la ricostruzione del viceministro Fazio, precisando che le Regioni non hanno avanzato nessuna proposta di modifica del bando e tantomeno la richiesta di esclusione dal finanziamento della ricerca sulle staminali embrionali umane;
il 24 giugno 2009 le ricercatrici dottoresse Elena Cattaneo (Università di Milano), Elisabetta Cerbai (Università di Firenze) e Silvia Garagna (Università di Pavia) hanno fatto ricorso al TAR contro la decisione del Governo di escludere dal finanziamento le ricerche sulle cellule staminali umane in quanto decisione contraria alla libertà di ricerca sancita dalla Costituzione;

sulla vicenda del bando e sul ricorso al TAR si sviluppa una attenzione del mondo scientifico internazionale, a partire dalla autorevole rivista Nature;
il 16 luglio 2009 il TAR bocciando il ricorso delle ricorrenti con la seguente motivazione: «tenuto conto del quadro normativo di riferimento desumibile dalla legge n. 40/2004, che pone specifici limiti alla sperimentazione sugli embrioni umani, considerato che non appare comprovata la legittimazione attiva delle ricorrenti con riguardo alla impugnazione della clausola interdittiva dell'invito a partecipare, atteso che il ricorso non risulta proposto né dai destinatari istituzionali, né da istituzioni esterne collegate con i primi da specifici accordi, il Tar del lazio, Sez. III-Quater, respinge l'istanza di sospensione del provvedimento impugnato;
le suddette ricercatrici hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato;
nell'interpretazione del TAR il ricercatore universitario non solo non è funzionario delle regioni ma neppure istituzione esterna, cioè università in senso stretto, e ciò appare discutibile poiché implica che la progettazione e la proposizione della ricerca spetti all'ente pubblico e non al ricercatore stesso, contraddicendo una serie di leggi in merito alla autonomia universitaria e dei ricercatori, ed è in palese contrasto con gli statuti delle università, esso inoltre viola e contraddice regolamenti e procedure esistenti che attribuiscono al ricercatore il ruolo di soggetto proponente e responsabile delle ricerche e ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, alle università ed alle strutture in cui operano i ricercatori, quello di promotori e coordinatori, ferma restando l'autonomia di ogni singolo docente ricercatore;
il ricercatore e gli scienziati non sono autonomi ed indipendenti nella scelta delle loro linee di ricerca e quello che possono o non possono fare è preventivamente sottoposto ad un controllo politico da parte degli enti di ricerca;
ad avviso degli interpellanti il bando prodotto dal Governo è a rischio di illegittimità in quanto il Governo, non può introdurre una limitazione che non è giustificata dalla legge in vigore, legge n. 40 del 2004, che vieta la distruzione di embrioni residui, ma non di fare ricerche in Italia con cellule staminali embrionali già esistenti ed ottenibili dai laboratori internazionali;
la viceministro Roccella in un articolo del 10 luglio 2009 pubblicato su Il Foglio dice che il Governo può fare quello che vuole e che la libertà di ricerca va distinta dalle politiche di finanziamento, mettendo così gravemente in discussione ad avviso degli interpellanti la libertà di ricerca e subordinandola ad un presunto principio etico -:
chi abbia introdotto la modifica al bando escludendo la ricerca sulle cellule staminali embrionali;
quali iniziative intenda adottare il Governo per far applicare la legge n. 40 del 2004 che non prevede tale divieto, superando la illegittimità del bando prodotto;
quali iniziative intenda assumere il Governo per tutelare la libertà di ricerca e l'autonomia del ricercatore che è garantita dall'articolo 33 della Costituzione italiana.
(2-00497)
«Mattesini, Gnecchi, De Biasi, Bratti, Ghizzoni, Tidei, Bachelet, Causi, Santagata, Brandolini, Corsini, Cuomo, Graziano, Ginoble, Miglioli, Colombo, Zampa, Servodio, Sposetti, Schirru, Tempestini, Scarpetti, Luongo, Fedi, Giulietti, Laganà Fortugno, D'Incecco, De Micheli, Pollastrini, Bellanova, Zaccaria, Vernetti, Velo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CECCUZZI, DAMIANO, GATTI, CENNI, BINDI, BERSANI, MIGLIAVACCA, CODURELLI, LOVELLI, DE MICHELI, FOGLIARDI, ZUCCHI, BRANDOLINI e GRAZIANO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Rdb spa (con sede legale ed amministrativa a Pontenure, in provincia di Piacenza) rappresenta una delle aziende leader, a livello nazionale, nella progettazione, produzione e installazione di sistemi e strutture prefabbricate per attività industriali, commerciali, infrastrutturali, sociali e di logistica e nella produzione di componenti per l'edilizia residenziale e le ristrutturazioni;
i 18 punti produttivi dell'azienda dislocati su tutto il territorio nazionale, che occupano molte centinaia di lavoratori, assumono una rilevanza per l'occupazione e per lo sviluppo di ciascun territorio di insediamento;
l'attività produttiva dell'azienda è suddivisa in tre settori (strutture e sistemi costruttivi prefabbricati, mattoni faccia a vista, calcestruzzo cellulare Gasbeton), 18 stabilimenti e 200 centri vendita;
l'azienda ha comunicato, il 24 settembre 2009, in una lettera inviata alle associazioni sindacali ed agli enti locali interessati, la necessità di ricorrere alle procedure di mobilità, di cui agli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, «nei confronti di 38 lavoratori resisi strutturalmente in esubero»;
le ragioni addotte dall'azienda riguardano: «la situazione di crisi strutturale» che registra da anni il settore dell'edilizia prefabbricata, l'attuale crisi finanziaria internazionale, il calo di fatturato registrato dalla società nel 1o semestre del 2009 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;
in conseguenza di queste motivazioni l'azienda Rdb ha quindi annunciato e messo in atto azioni mirate per reagire a tale crisi strutturale, a partire dalla riduzione dei livelli occupazionali;
i 38 lavoratori collocati in mobilità (con qualifica impiegatizia) provengono dai seguenti stabilimenti: sede centrale di Pontenure (6 impiegati - provincia di Piacenza), stabilimento di Monticelli D'Ongina (3 impiegati - provincia di Piacenza), stabilimento di Occimiano (3 impiegati - provincia di Alessandria), stabilimento di Lomagna (2 impiegati - provincia di Lecco), stabilimento di Bellona (6 impiegati - provincia di Caserta), stabilimento di Belfiore (1 impiegato - provincia di Verona), stabilimento di Lomello (1 impiegato - provincia di Pavia) e stabilimento di Montepulciano (16 impiegati - provincia di Siena);
l'azienda ha anche comunicato che, negli stabilimenti sopracitati, non verranno rinnovati i contratti a tempo determinato, in scadenza, a 26 operai e 12 impiegati;
secondo indiscrezioni è stata convocata dalla stessa azienda Rdb per il 13 ottobre 2009 un tavolo di trattativa, presso la sede di Confindustria di Piacenza, alla quale sono stati invitati, tra gli altri, i rappresentanti della rappresentanza sindacale unitaria degli stabilimenti coinvolti dai licenziamenti ed i responsabili sindacali nazionali del settore -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per favorire una soluzione che punti a salvaguardare i 38 posti di lavoro interessati in tutta Italia alla procedura di mobilità richiesta dall'azienda Rdb e per verificare quali siano le prospettive industriali, finanziarie e di mercato dell'azienda per intraprendere ulteriori iniziative di sostegno e rilancio.
(5-01873)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI, BRANDOLINI, CENNI, ENZO CARRA, FIORIO, OLIVERIO, AGOSTINI, SANI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento Ce n. 1580/2007 della Commissione, recante modalità applicative dei regolamenti nel settore degli ortofrutticoli, all'articolo 8 recita: «Le autorità di coordinamento e gli organismi di controllo possono essere pubblici o privati»;
l'Agecontrol spa, società pubblica deputata ai controlli, totalmente controllata da Agea, diretta dal luglio scorso da un amministratore unico nominato per 3 mesi poi prorogato fino al prossimo gennaio, non risulta aver presentato alcun piano di riorganizzazione che tenga conto del nuovo regolamento sopracitato;
i dipendenti dell'agenzia, da tempo in stato di agitazione per il mancato rinnovo del contratto integrativo aziendale, hanno esteso la protesta al trasferimento della società in una sede nella disponibilità di Agea senza che ci sia stato un confronto sul futuro che l'azienda intenda darsi -:
quali iniziative intenda porre in essere per assicurare un ruolo strategico all'agenzia pubblica fino ad ora deputata ai controlli richiesti dalla Comunità europea nel settore agro-alimentare;
quale forma di gestione della società si intenda prevedere alla scadenza, oramai prossima, dell'amministratore unico.
(5-01869)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Governo è impegnato fortemente nel migliorare la trasparenza della pubblica amministrazione e nella lotta agli sprechi, e su questi temi ha ottenuto ottimi e condivisi risultati;
nella percezione dell'opinione pubblica, particolare importanza viene attribuita giustamente alla lotta contro l'assenteismo;
è un fatto evidente che l'assenza per malattia inesistente può essere giustificata solo con la compiacenza di un medico -:
quali siano gli intendimenti del Governo per ottenere una miglior attenzione dei medici nel rilasciare certificati di malattia;
se e quali iniziative siano state avviate e/o si intendano attuare al fine di reprimere gli abusi e le infrazioni alla legge;
quanti medici siano stati condannati negli ultimi anni per aver violato le normative in merito al rilascio di dichiarazioni utili ai fini dell'assenza per malattia sul luogo di lavoro.
(4-04399)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Tecnotest nasce a Parma nei primi anni '80; fin dalle sue origini si occupa di progettazione e produzione di

apparecchiature per autofficine e servizi per la manutenzione di autoveicoli, motocicli e veicoli pesanti;
a fine anni '90 la Tecnotest è stata ceduta alla SPX Corporation, una multinazionale con sede a Pittsburgh (Usa) che conta 24 mila dipendenti in tutto il mondo e i cui azionisti sono prevalentemente banche e fondi di investimento;
attualmente la SPX Italia ha sede nel comune di Sala Baganza in provincia di Parma e occupa 147 lavoratori;
secondo i dati resi noti dalla stampa locale tra il 2007 e il 2008 l'azienda ha fatturato circa 30 milioni di euro, con utili operativi lordi di oltre 1 milione di euro all'anno;
per il 2009 le previsioni parlano di un calo del fatturato stimato tra il 15 per cento e il 20 per cento rispetto agli anni precedenti pur mantenendo un margine operativo lordo comunque in pareggio;
il 24 luglio 2009 l'azienda ha presentato un piano industriale che prevede il trasferimento della produzione in Germania e Francia con il conseguente avvio della procedura di mobilità per 45 operai, nonostante in questi Paesi il costo del lavoro sia superiore del 30 per cento rispetto a quello in Italia;
i lavoratori sostengono che tale piano industriale rischia, di fatto, di portare al progressivo ridimensionamento del polo di Sala Baganza fino ad una sua possibile chiusura nel giro di pochi anni. Questo nonostante l'azienda si dichiari intenzionata ad investire sull'azienda pur senza dettagliare l'entità e la natura del possibile intervento;
lo scorso 14 settembre i dipendenti della Spx Italia hanno iniziato uno sciopero ad oltranza ed hanno allestito un presidio permanente per protestare contro la decisione dei dirigenti, ritenendo inspiegabile, alla luce delle buone condizioni economiche e finanziarie di cui gode l'azienda, la volontà di trasferire la produzione. Gli stessi lavoratori hanno proposto un piano di riorganizzazione alternativo a quello presentato dai dirigenti che l'azienda si è riservata di valutare;
su iniziativa dell'amministrazione provinciale, il 17 settembre si è aperto il tavolo istituzionale che coinvolge la Provincia di Parma (Assessorato alle attività produttive, Assessorato alla formazione e alle politiche attive del lavoro), il Comune di Sala Baganza, i rappresentanti dei lavoratori e l'azienda che, fino a quel momento, proprio per il suo carattere di multinazionale, non aveva dato disponibilità al confronto;
il 22 settembre 2009 a seguito di un incontro tra i dirigenti d'azienda e i rappresentanti sindacali è stato siglato un accordo che prevede la sospensione provvisoria della messa in mobilità in vista di un successivo incontro tra azienda e lavoratori finalizzato all'analisi del piano industriale e alla valutazione del ricorso ad eventuali ammortizzatori sociali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione industriale della Spx Italia di Sala Baganza in provincia di Parma e quali interventi intenda adottare per salvaguardare il livello occupazionale di un'azienda che, allo stato attuale, non può certamente considerarsi in crisi.
(5-01871)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dello sviluppo economico sta ben operando ai fini di garantire alle nostre imprese le migliori condizioni di competitività sui mercati internazionali;
condizione molto importante per la competitività del nostro sistema industriale è la possibilità di accesso al trasporto aereo di merci e passeggeri;
il maggiore aeroporto del Paese per transito di merci ed importanza internazionale per il sistema industriale è quello di Malpensa;

l'aeroporto di Malpensa non è collegato alla rete ferroviaria nazionale, poiché l'unico collegamento su ferro è quello costituito dalle Ferrovie Nord Milano e che porta solo alla stazione di Milano Cadorna;
esistono da anni progetti - non eccessivamente onerosi e realizzabili con l'accordo del territorio, poiché a basso impatto ambientale - funzionali alla realizzazione del collegamento di Malpensa con la rete ferroviaria nazionale;
la mancanza di collegamenti tra la rete ferroviaria nazionale e l'aeroporto di Malpensa nuoce gravemente alla competitività del nostro sistema economico ed industriale, aumentando il flusso di merci verso aeroporti stranieri e penalizzando le nostre aziende -:
quale sia l'intendimento del Ministro in proposito, ed in particolare se e come il Ministro intenda sottolineare la strategicità del collegamento di Malpensa alla rete ferroviaria nazionale e attraverso quali atti ed azioni - eventualmente anche normativi - sia possibile la realizzazione di detta infrastruttura;
se sia opportuna - e in che modo e in che tempi - una azione incisiva del Ministro in tale direzione anche nei confronti delle aziende ex Ferrovie dello Stato;
se tale opera possa rientrare, viste le esigenze di competitività e vista anche la localizzazione parzialmente inserita in un'area ex obiettivo 2, in un eventuale protocollo di intesa che si avvalga di speciali fondi e/o normative.
(4-04398)

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore orafo-argentiero-gioielliero italiano ha da sempre rappresentato uno dei comparti manifatturieri trainanti nella promozione del made in Italy nel mondo;
si tratta di un settore produttivo che si concentra in alcuni distretti di punta, come Vicenza, Arezzo, Valenza Po, Napoli per l'oreficeria e la gioielleria in oro, Padova, Firenze e Palermo per l'argenteria, e che conta 10.000 unità produttive in tutta Italia, dando lavoro diretto ad oltre 45.000 addetti senza calcolare il valore della filiera distributiva (24.000 punti vendita in Italia) e dell'indotto (fiere, assicurazioni, sistemi di sicurezza, trasporto valori);
anche questo mercato ha dovuto sperimentare il lato amaro della globalizzazione e subire una forte instabilità a seguito dei problemi che hanno colpito il made in Italy che, pur essendo diventato con il passare degli anni sinonimo di eccellenza produttiva, ha necessità di tutela;
gli effetti della recessione e della crisi internazionale si stanno manifestando in tutta lo loro gravità in tutte le zone ed in tutti i settori produttivi del paese;
in particolare il bilancio è negativo soprattutto per quanto riguarda le piccole imprese che hanno difficoltà di accesso al credito e che senza adeguato sostegno entrano in una crisi senza via di ritorno;
proprio in questa incresciosa situazione versa il noto produttore di argento palermitano, Gaetano D'Agostino, che da piccolo artigiano argentiere è diventato titolare di una delle prime industrie di argenteria con più di ottanta dipendenti;
a causa proprio della mancanza di liquidità e del passivo in bilancio si è visto negare l'accesso ai fondi di garanzia e altre forme di agevolazione, che, lamenta l'interessato, sembrano riservate solo alle aziende sane e con liquidità;
le difficoltà economiche in cui versa lo hanno costretto a licenziare molti lavoratori nonostante la sostenuta domanda di prodotto, che rimane, suo malgrado, insoddisfatta trovandosi privo di liquidità per l'acquisto della materia prima, l'argento;

in questi anni le istituzioni hanno seguito con attenzione lo sviluppo e le problematiche dei piccoli e medi imprenditori cercando di intervenire tempestivamente con politiche adeguate in grado di promuovere la qualità del prodotto, la crescita dei livelli occupazionali sul territorio -:
se sia a conoscenza della grave situazione in cui versano imprenditori e artigiani, come Gaetano D'Agostino e quali misure intenda adottare per favorire l'accesso al credito che permetta loro di rimettersi sul mercato;
quali iniziative urgenti intenda inoltre intraprendere per tutelare l'arte argentiera italiana e del prodotto made in Italy anche per salvaguardarne i livelli occupazionali del comparto e le professionalità presenti nel settore.
(4-04411)

SANGA e MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Bergamo consta di ben 244 comuni, molti dei quali ubicati in zone di montagna o comunque svantaggiati geograficamente o per le infrastrutture viabilistiche;
per quanto attiene ai servizi postali, le amministrazioni comunali hanno sempre manifestato concretamente disponibilità a garantire strutture e locali idonei;
gli uffici postali della provincia di Bergamo si trovano da anni con un organico inadeguato;
Poste italiane sta programmando la chiusura del turno pomeridiano di alcuni uffici postali della provincia, determinando situazioni di grande difficoltà per le comunità e i cittadini coinvolti;
tra i comuni oggetto di questa nuova programmazione dei servizi postali c'è il comune di San Pellegrino Terme, comune montano della Valbrembana, da sempre punto di riferimento per l'intera vallata, sia storicamente che geograficamente;
il comune di San Pellegrino ha avviato una grande operazione di rilancio turistico-termale d'intesa con la regione Lombardia, provincia, imprenditori privati che prevede investimenti per oltre 140 milioni di euro;
l'intera valle brembana è già stata oggetto di una penalizzante riorganizzazione del servizio postale -:
se confermino la nuova programmazione dei servizi come sopra richiamato e, nel caso, quali iniziative intendano assumere per impedire che delle comunità già fortemente penalizzate da una carente rete di trasporto pubblico e da forti criticità infrastrutturali siano ulteriormente penalizzate da una riorganizzazione dei servizi postali che peserà significativamente sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese del comune di San Pellegrino e dell'intera valle brembana.
(4-04414)

REGUZZONI, DESIDERATI, FEDRIGA, GRIMOLDI e NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della Compagnia aerea italiana ha dichiarato - nel corso di una trasmissione televisiva trasmessa da Sky in data 9 agosto 2009 - che «tutte le compagnie nazionali sono in qualche modo sostenute e aiutate» e che pertanto anche CAI ha e avrà bisogno di aiuto e sostegno da parte del Governo -:
se risulti al nostro Paese che vi siano «sostegni» e «aiuti» prestati dai Governi della Unione europea a compagnie aeree aventi sede nei propri territori e, se sì, perché non si sia ancora proceduto con una richiesta di apertura di una procedura di infrazione nei confronti degli stati membri responsabili;
se esistano accordi per un «sostegno» presente e futuro da parte del Governo alla compagnia CAI e, se sì, perché non siano stati resi noti, quali siano e se

siano compatibili con la normativa comunitaria.
(4-04421)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Lolli e altri n. 1-00244, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Garofalo e altri n. 5-01845, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Misuraca.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Marco Carra e Marantelli n. 5-00242 del 22 luglio 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00695;
interrogazione a risposta in Commissione Chiappori n. 5-00347 del 18 settembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-00694.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza Oliverio e Laganà Fortugno n. 2-00491 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 224 del 1o ottobre 2009. Alla pagina 8131, prima colonna, dalla riga dodicesima alla riga tredicesima, deve leggersi: «Interpellanza» e non: «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento)», come stampato. Alla pagina 8134, prima colonna, dalla riga ventiquattresima alla riga venticinquesima, deve leggersi: «Interpellanza» e non: «Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento)»: come stampato.

Interpellanza urgente Pedoto e altri n. 2-00493 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 224 del 1o ottobre 2009. Alla pagina 8155, seconda colonna, dalla riga trentottesima alla riga quarantesima, deve leggersi: «che, per aiutare il figlio, si è licenziato dal lavoro, perché - ha dichiarato - in Italia non esiste una norma che» e non: «che, per aiutare il figlio, si è dovuto licenziare dal lavoro, perché - ha dichiarato - in Italia non esiste una norma che», come stampato.