XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 8 ottobre 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI e BRATTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28, comma 1, del decreto legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», al fine di garantire la razionalizzazione delle strutture tecniche statali, ha istituito l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA);
l'articolo 28, comma 2, del succitato decreto legge ha attribuito all'ISPRA le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e personale dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM), i quali sono soppressi a decorrere dalla data di insediamento dei commissari di cui al comma 5 del medesimo articolo;
l'ISPRA in forza delle suddette norme continua a svolgere le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici di cui all'articolo 38 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 e successive modificazioni, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica di cui alla legge 11 febbraio 1992, n. 157 e successive modificazioni, e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61;
i compiti istituzionali dell'ex APAT, ora ISPRA, in tema di difesa del suolo comprendono le attività tecnico-scientifiche concernenti il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, nonché ogni altro compito a supporto dello Stato per le funzioni di rilievo nazionale previste dalla normativa, il supporto all'istruttoria dei programmi nazionali per gli interventi sulla difesa del suolo, le attività di monitoraggio sugli interventi strutturali per la difesa del suolo finanziati con leggi nazionali, ordinanze di protezione civile e atti d'ambito locale;
tra i compiti dell'ex APAT c'è anche la definizione e la realizzazione del sistema informativo unico per la difesa del suolo e l'implementazione con i dati del monitoraggio interventi e la produzione di aggiornamenti sistematici e rapporti analitici sull'attuazione dei programmi di difesa del suolo, in relazione agli interventi monitorati. L'Istituto svolge attività di monitoraggio tecnico-attuativo sui programmi di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico di cui al decreto legge n. 180 del 1998 e successive modifiche e integrazioni;
dal sito web dell'ISPRA risulta che l'istituto ha sviluppato un progetto denominato «Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo (ReNDiS)» finalizzato alla realizzazione di un archivio informatizzato di tutti gli interventi per la salvaguardia dal dissesto idrogeologico -:
quale sia lo stato di attuazione dell'archivio ReNDiS e se questo strumento possa fornire un quadro aggiornato dello stato di attuazione dei programmi di difesa del suolo sull'intero territorio nazionale con particolare riferimento alla regione Siciliana, in relazione ai recenti tragici eventi che hanno interessato il messinese;
quale sia il numero di interventi urgenti finanziati ai sensi del decreto legge

n. 180 del 1998 monitorati da ISPRA, ad oggi;
se dai rapporti analitici sull'attuazione degli interventi di difesa del suolo, trasmessi da ISPRA al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, siano mai emerse criticità relativamente alla realizzazione degli interventi monitorati e, in caso affermativo, in quali aree del territorio e quali provvedimenti siano stati intrapresi;
se le valutazioni effettuate dall'ISPRA all'interno dei rapporti di monitoraggio trasmessi al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, comprendano anche la congruità tecnico-economica degli interventi e, in caso affermativo, quali siano le risultanze di tali valutazioni;
in che modo le attività di ISPRA in tema difesa del suolo si inseriscano all'interno dei piani di emergenza predisposti dal Dipartimento della protezione civile.
(5-01908)

Interrogazione a risposta scritta:

TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto per la promozione industriale (IPI) con sede in Roma, in data 22 marzo 2005 ha stipulato un contratto di collaborazione coordinata e continuativa con la dottoressa Maria Cristina Mihalcea nata a Bacau (Romania) ora cittadina italiana, domiciliata a Roma, per la realizzazione di un progetto per il periodo che va dal primo aprile 2005 al 31 luglio 2005 (numero d'ordine del contratto I 1407/514);
successivamente con contratto I 1407, il precedente contratto è stato prorogato fino al 31 marzo 2006 e poi ancora fino al 26 luglio 2007 (n. APS/1820) e dal 6 settembre 2007 al 31 dicembre 2008 (PIM/1106);
successivamente con numero d'ordine RPA/432/4324 tale contratto, pur conservando le caratteristiche e l'oggetto di quelli a progetto che lo avevano preceduto ex articolo 409 del codice di procedura civile: più di 30 giorni lavorativi, ed esistenza del coordinamento ex articolo 61 della legge n. 276 del 2003, è stato trasformato in contratto di lavoro autonomo di natura occasionale fino al 31 dicembre 2008;
non si conoscono i motivi che non hanno più consentito la prosecuzione dell'attività lavorativa della dottoressa Mihalcea, né le motivazioni che hanno comportato che la retribuzione spettante le fosse corrisposta solo a fine luglio 2009 -:
quali urgenti iniziative intendano adottare in base alle rispettive competenze per sanare la violazione di legge indicata in premessa e quali i provvedimenti previsti per assicurare alla dottoressa Mihalcea almeno il lavoro che aveva, atteso che altro personale nella stessa posizione giuridica è stato sistemato in via definitiva o con rapporto a tempo determinato presso l'IPI.
(4-04482)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il vescovo della diocesi di Tombura-Yambo, nel Sudan meridionale, Monsignor Eduardo Hiibiro Kussala, ha riportato la notizia della drammatica fine di sette cattolici, rapiti mentre pregavano in chiesa;

il fatto è accaduto verso la metà di agosto ma la notizia è giunta a noi solo in questi giorni a causa delle difficoltà di comunicazione;
si tratta dell'ennesimo raid oltre frontiera dei ribelli ugandesi della Lord's Resistance Army, un gruppo armato nato nel l'Uganda del Nord e responsabile di attacchi contro i civili nella zona confinante con il Sudan;
il fatto si caratterizza per l'efferatezza dell'esecuzione, in quanto chi ha scoperto i cadaveri ha descritto la scena come «una parodia di una crocefissione»;
il vescovo Kussala ha lanciato un appello alla comunità internazionale «senza un intervento esterno non sarà possibile fermare le violenze e garantire la sicurezza di donne, bambine e civili innocenti, divenuti il bersaglio di attacchi quasi quotidiani»;
secondo l'ONU gli attacchi dei ribelli nel Sudan meridionale stanno aumentando nel corso delle settimane;
la comunità cattolica in Sudan conta circa 20 mila fedeli -:
se non ritenga di attivare iniziative urgenti a livello internazionale per garantire la sicurezza di donne, bambini e civili innocenti presenti nel Sudan, minacciata dai raid dei ribelli sanguinari ugandesi.
(3-00703)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la signora Marina Tognetti lamenta che nelle ultime elezioni europee le sia stato negato il diritto di voto di cittadina italiana residente all'estero, e come a lei a tanti altri;
i cittadini olandesi hanno votato per il Parlamento europeo giovedì 4 giugno 2009. I cittadini italiani in Olanda avevano invece due giorni per votare, il venerdì 5 ed il sabato 6;
sabato pomeriggio 6 giugno 2009 la signora si è presentata al consolato italiano ad Amsterdam per votare;
al seggio elettorale l'impiegato dopo aver consultato l'elenco le comunicò che non risultava nella lista. Presentò all'addetto il foglio che aveva ricevuto con l'invito a votare. L'impiegato le comunicò che purtroppo non era l'unica e che altre persone erano state rimandate a casa per lo stesso motivo. Sembra siano 300 gli italiani che al seggio di Amsterdam non hanno potuto votare;
l'impiegato addusse come motivo non ben precisati problemi organizzativi. Alcuni cittadini italiani avevano la possibilità di votare o per l'Olanda o per l'Italia e sarebbero dovuti andare giovedì 4 giugno 2009 al seggio olandese e scegliere, opt in. Altrimenti decadeva la possibilità di votare;
la comunicazione nella lettera inviata agli italiani all'estero, portava invece l'indicazione che la votazione sarebbe avvenuta venerdì o sabato -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e cosa si intenda fare affinché quanto sopra, per le prossime elezioni, non privi più i cittadini italiani all'estero del legittimo diritto di voto.
(4-04477)

BORGHESI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
quaranta turisti dell'Est veronese sono stati «sequestrati» per dieci ore dalla polizia francese alla periferia di Parigi, per presunte irregolarità nei documenti di circolazione del pullman (alcune presunte manomissioni al cronotachigrafo) infrazioni peraltro respinte decisamente dall'autista del pullman signor Gasparini;
per tornare in Italia, dopo una giornata di tribolazioni, i turisti hanno dovuto

pagare una multa di ben 10.320 euro in contanti, raccolti con una colletta fra i passeggeri;
i turisti si sono lamentati e sono rimasti indignati per le modalità con cui sono stati trattati soprattutto dall'atteggiamento tenuto dal commissario della polizia francese (una giovane donna che parlava un po' l'italiano);
l'autista e titolare del pullman, Oscar Gasparini, è stato interrogato per tre ore. E quando finalmente è risalito sul pullman annunciando che sarebbero ripartiti, il commissario di polizia si è rifiutato, lo ha spintonato, ha fatto entrare nel commissariato l'altro autista e ha urlato «adesso ascoltiamo lui»;
il secondo autista era presente sul pullman proprio per alternare la guida e quindi per evitare problemi nel caso si fossero superate le sei ore di guida;
la poliziotta, secondo la quale gli autisti avevano commesso una serie di infrazioni incredibili, ai turisti continuata a ripetere: «voi non siete incriminati, potete andare dove volete, siete liberi»;
i turisti esasperati dopo lunghe ore di attesa sul marciapiedi, ad un certo punto hanno pensato di telefonare all'ambasciata italiana, la quale non avrebbe però dato alcun segno di vita. Sono riusciti a contattare il Console il quale con un paio di telefonate al capo comitiva ha sbrigativamente detto che dovevano fare ciò che diceva la polizia, per poter definire in fretta la questione e cioè pagare la multa e sottoscrivere una dichiarazione ad avviso dell'interrogante inaccettabile;
solo dopo sette ore, bloccati dalle nove del mattino, con pullman e bagagli a fianco del dipartimento della polizia francese, due poliziotti hanno chiesto ai turisti se avevano bisogno di qualcosa. La comitiva era composta da famiglie con bambini (una di soli tre anni) e qualche anziano. «Se qualcuno sollecitava l'urgenza di tornare in Italia entro la serata, la polizia rispondeva di prendere l'aereo»;
la cosa incredibile per l'interrogante è stata la multa, che hanno dovuto pagare in contanti. «Né assegni, né carta di credito, né semplici anticipi. Solo contanti, altrimenti il pullman non si sarebbe mosso da Parigi. Dunque per arrivare a tale cifra i turisti hanno dovuto fare una colletta e sono ritornati in Italia con la ricevuta. Alle ore 10 del sabato anziché il venerdì sera» -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga che la rappresentanza italiana in loco abbia dimostrato scarsa disponibilità nell'assistere i nostri connazionali;
che cosa intenda fare affinché si stabilisca a livello europeo che in casi simili possa essere trattenuto l'autista ma sia lasciato proseguire il mezzo ed i viaggiatori.
cosa intendano fare affinché siano regolamentate a livello europeo in maniera chiara e trasparente tali disposizioni del codice della strada.
(4-04484)

MARINELLO e PAGANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la sera del 6 ottobre 2009 durante la trasmissione del programma «Le iene» è andata in onda, fra l'altro, un'intervista ad alcuni dipendenti del Ministero degli affari esteri in servizio presso gli uffici consolari in territorio indiano, i quali, in anonimato, riferivano alcuni episodi inquietanti;
si tratta di una sorta di «traffico» in cui coppie italiane, a causa dell'infertilità di uno dei due coniugi o addirittura anche per meri motivi estetici, pagano cifre cospicue a donne indiane affinché queste mettano a disposizione il proprio utero per un inseminazione artificiale. I figli nati dal buon esito di questa pratica sono a tutti gli effetti figli biologici della coppia la quale, può far rientro in Italia registrando la nascita presso i nostri uffici consolari in loco;

dall'intervista si evince che tale pratica si sta diffondendo al punto tale che i dipendenti del Ministero degli affari esteri in servizio presso gli uffici consolari in India, ne sarebbero al corrente ed adotterebbero un atteggiamento eccessivamente tollerante nel disbrigo delle pratiche delle registrazioni delle nascite e del conseguente rientro dei neo-genitori -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordini ai fatti sopra esposti;
se non si ritenga urgente ed indispensabile richiamare il personale diplomatico ad una condotta più scrupolosa e diligente, al fine di contrastare tale crescente malcostume che, al fine di aggirare la legislazione italiana, abusa dello stato di grave indigenza della popolazione locale.
(4-04495)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo una notizia di agenzia, «il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare finirà l'indagine sulla "nave dei veleni" e poi procederà, in tempi "rapidissimi", al recupero dei fusti della nave affondata nel Tirreno calabrese»;
l'impegno del Ministro Prestigiacomo riteniamo sia molto positivo, ma rimangono altre perplessità sulla vicenda della nave dei veleni di Cetraro;
risulta in particolare assai urgente che, nelle more del recupero dei fusti sia disposto il sequestro del relitto -:
quando avranno inizio i lavori;
quali saranno i tempi per il recupero della nave affondata a largo di Cetraro (Cosenza), chi eseguirà i lavori e quali saranno i costi dell'operazione;
quali iniziative - anche a livello internazionale - si intenda assumere per controllare i nostri mari e per evitare che altri mercantili possano compiere azioni finalizzate all'affondamento di materiale tossico o radioattivo, molto nocivo per la salute dell'uomo e per l'ecosistema marino;
quali iniziative il Governo intenda assumere per la tutela della salute dei cittadini e dell'ecosistema marino, posto che in Calabria (oltre a Cetraro e Paola, ci sono Serra d'Aiello, Aiello, Crotone) dopo la diffusione di notizie che riguardano l'aumento di casi di morte per tumori fra la popolazione delle zone interessate, e tenuto conto che sono stati diffusi rapporti molto preoccupanti in tal senso, esistono forti preoccupazioni in tal senso;
quando e come saranno previsti aiuti economici a sostegno delle imprese calabresi legate alla pesca, alle aziende turistiche, alle imprese familiari impegnate in attività che sono quasi sempre l'unica fonte di reddito messe a rischio da tali situazioni.
(4-04498)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BOSSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Museo archeologico dei Campi flegrei, in provincia di Napoli, è ospitato nel castello di Baia, un edificio del 1495, ed è dotato di 52 sale attrezzate dove sono collocati materiali archeologici di età romana provenienti dal territorio di Baia, Miseno e dai fondali marini delle aree circostanti;

detto museo nell'anno 2008 è stato premiato come uno dei più belli d'Italia ed è inserito in un contesto storico e geografico di pregio come quello dei Campi flegrei, che per tradizione, natura e storia è meta di turismo nazionale e internazionale;
detto museo nell'anno 2009 è stato aperto solo nove giorni, sbarrando l'ingresso nelle altre giornate e lasciando molti turisti, soprattutto stranieri, che lo trovano indicato su guide e mappe, sorpresi e delusi, con un conseguente, grave, danno per l'immagine del nostro Paese;
detto museo apre al pubblico una sola delle 52 sale attrezzate, quella del Rione Terra, mentre tiene incredibilmente chiuse le altre zone espositive pur essendo esse attrezzate con reperti di grande pregio e bellezza;
detto museo resta generalmente chiuso per buona parte della settimana e mediamente apre al pubblico solo uno o due giorni settimanali;
detto complesso museale è stato beneficiato nell'anno 2008 del finanziamento regionale nell'ambito del Pit Grande attrattore culturale Campi flegrei nella misura di 12 milioni di euro, ricevendo sempre dalla Regione Campania la cifra di 14 milioni di euro per aggiornamento e formazione del personale;
nel museo sopra menzionato lavorano a tempo pieno solo venti custodi divisi su più turni e, a detta della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, sono insufficienti a garantire la vigilanza della struttura e determinano la chiusura del museo per diversi giorni a settimana e di gran parte delle sue sale -:
se il Governo non consideri tale situazione un danno gravissimo per l'immagine del Paese e per le aspettative di studiosi, appassionati, turisti che raggiungono il Museo e lo trovano chiuso, nonostante esso sia attrezzato per le visite;
se e come il Governo intenda intervenire sulla incresciosa situazione, potenziando il numero dei custodi, incrementando il personale incaricato, strutturando nuovi meccanismi di gestione.
(4-04493)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nel luglio 2009 il Governo ha adottato i decreti attuativi della normativa sul credito di imposta e sulla detassazione degli utili per le imprese cinematografiche;
la normativa ha come scopo di arginare il dissesto finanziario in cui versa il mondo del cinema, fornendo risorse dirette e attivando la produzione;
risulta tuttavia assente la modulistica relativa alla detassazione degli utili che per molte aziende produttrici rappresenta una agevolazione significativa;
nonostante, infatti, la retroattività della norma, i ritardi di pubblicazione della modulistica e quindi delle relative richieste, rischiano di non consentire alle aziende che hanno già approvato il bilancio di poter usufruire dei vantaggi fiscali del 2008;
inoltre, parrebbe che l'Anica (Associazione nazionale industria cinematografiche audiovisive e multimediali), oltre a farsi pagare dai produttori 3.000 euro circa per redigere le pratiche del tax credit, chiede anche una percentuale sull'importo del credito d'imposta generato dalla singola impresa -:
quali iniziative ritenga di assumere in relazione a quanto rappresentato in premessa

e al fine di una riconsiderazione della la normativa in questione che sembra essere utile e vantaggiosa solo per le grandi società che possono permettersi i costi che da essa derivano.
(2-00507) «Ciocchetti».

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato da alcuni quotidiani nazionali e locali, il Presidente di Equitalia Nomos, Matilde Carla Panzeri, già funzionario generale della Banca d'Italia, risulterebbe anche a capo della NPL Management, società che ha per oggetto esclusivo l'acquisto e la cessione dei crediti pro-soluto e pro-solvendo, la concessione dei finanziamenti sotto qualsiasi forma, l'acquisto sia diretto che indiretto di beni immobili di qualunque genere o destinazione, al fine della loro successiva alienazione anche mediante operazioni finanziaria e/o societarie di ogni tipo, se del caso con l'utilizzo di società veicolo;
le case ipotecate da Equitalia Nomos dal 2006 al 2009, a seguito di mancata contribuzione INPS, per mancato pagamento del canone RAI, per il recupero delle tasse nazionali, dei contributi INAIL, dell'imposta comunale sugli immobili ante 2006 e della Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ante 2006, ammontano a circa 70 mila unità, solo su Torino e provincia -:
se, ove corrisponda al vero quanto esposto in premessa, non ritenga di verificare se e quanti siano gli immobili acquistati dalla NPL nel periodo in cui la Panzeri rivestiva la carica di presidente delle due società citate, se non rinvenga in tale situazione un conflitto di interessi e quali iniziative in tal caso intenda adottare.
(3-00702)

Interrogazioni a risposta scritta:

DELFINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la vicenda riassunta nel prosieguo rappresenta un chiaro esempio della grave e irrecuperabile gestione dei rapporti fiscali tra le Amministrazioni pubbliche e le imprese;
tale vicenda ha il suo principio a metà degli anni Settanta, e non è ancora giunta a soluzione. Nel 1975 la guardia di finanza accertò un illecito traffico di prodotti petrolieri nei confronti di una società del cuneese e precisamente la «Domestic Petrol Service» con sede in Caraglio: in estrema sintesi, tale società cedeva gasolio destinato ad uso trazione (soggetto all'epoca ad imposta di fabbricazione in misura pari a 59,76 lire al Kg) spacciandolo per gasolio da riscaldamento (soggetto all'epoca alla stessa imposta in misura pari a 3,50 lire al Kg) e lucrando, appunto, sulla differenza di tale imposta;
è necessario sottolineare che gli autotrasportatori coinvolti non hanno lucrato alcuna somma da tale traffico illecito, essendosi limitati ad eseguire il trasporto dei prodotti petroliferi e, anzi, hanno perduto anche parte dei loro crediti per l'esecuzione di tali trasporti; ciononostante, nel 1984 si svolse il processo nei confronti degli imputati di detto traffico, tra cui (sebbene, si ripete, non abbiano mai avuto parte in tale traffico illecito) gli undici autotrasportatori, poi assolti «per intervenuta prescrizione»;
nel 1993 i medesimi autotrasportatori ricevono la notifica di un avviso di mora da parte dell'Agenzia delle dogane per importi variabili tra i 4 e gli 8 miliardi di lire (peraltro, importi intestati ad uno degli imputati del traffico di cui sopra è risultato assolto per non aver commesso il fatto), e contro detto avviso proposero ricorso alla commissione tributaria che, nell'udienza di discussione, rilevò il proprio difetto di giurisdizione. Nel marzo

1994, inoltre, l'Agenzia delle dogane rettificavano gli avvisi di mora di cui sopra, richiedendo cifre inferiori ma pur sempre rilevanti (ad esempio 99 milioni di lire);
da tali fatti trae avvio un iter giudiziario estremamente lungo, che trova una prima e, ad avviso paradossale conclusione nel 2008. Tale vicenda può riassumersi nel seguente modo:
nel 2001 i predetti autotrasportatori si rivolsero al tribunale di Cuneo, che rilevò la propria incompetenza territoriale;
i medesimi si rivolsero quindi al tribunale di Torino, che nel 2003 accolse il ricorso e dichiarò che nulla era da loro dovuto all'Agenzia delle dogane;
l'Agenzia delle dogane propose appello contro la sentenza del tribunale di Torino, e la Corte d'appello di Torino accolse il ricorso dell'Agenzia delle dogane condannandoli al pagamento di quanto richiesto nel 1994;
nel 2006 venne notificata la cartella di pagamento per la quale, su istanza degli interessati, venne accolta la richiesta di sospensione dalla riscossione, in attesa della sentenza della Corte di cassazione, alla quale i medesimi presentarono ricorso per la riforma della sentenza della Corte di appello;
la Corte di cassazione, nel 2008, ha confermato la sentenza della Corte d'appello, precisando che la questione era prescritta, ma che l'intervenuta prescrizione doveva essere quantomeno richiesta davanti alla Corte d'appello: nessuno, nemmeno i giudici della Corte d'appello, avevano rilevato l'intervenuta prescrizione;
a rendere poi ulteriormente paradossale detta vicenda vi è la circostanza che, a seguito di tale sentenza, Equitalia ha notificato ai predetti autotrasportatori iscrizioni di ipoteche su immobili, intimazioni al pagamento ed altri atti che rischiano di compromettere le attività sia di alcuni loro eredi che esercitano attività in proprio, sia le condizioni di vita di altri, che risultano ormai titolari di redditi di pensione;
in fine i predetti autotrasportatori hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, poiché una vicenda come quella in questione non può certo protrarsi dal 1975 al 2009, per ben 34 anni, per giungere ad una sentenza che, solo per errori di forma, si trasforma in sentenza contraria;
peraltro, i medesimi hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri, al direttore dell'Agenzia delle dogane, ai Ministri dell'economia e delle finanze e della giustizia, per segnalare la loro incredibile vicenda e stanno rendendola nota anche agli organi di stampa e ad alcune trasmissioni televisive;
tutto ciò premesso, l'interrogante ritiene ingiustificata e profondamente iniqua la situazione illustrata -:
se non ritenga necessario, anche alla luce del vigente statuto del contribuente, verificare puntualmente la situazione e adottare le iniziative indispensabili per garantire chiarezza ed equità a favore di questi autotrasportatori che hanno subito un calvario incredibile per fatti non commessi;
se intenda promuovere idonee iniziative per scongiurare in futuro analoghe vicende.
(4-04478)

MIGLIORI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Isola D'Elba (Provincia di Livorno) non è ancora raggiunta, dal continente, da una rete di metanizzazione che provvede all'approvvigionamento;
attualmente il GPL per uso domestico rappresenta la fonte principale di energia, con 6 milioni di litri di uso annuo, su tutto il territorio dell'isola;

l'approvvigionamento è effettuato, per bombola o cisterna interrata, da quattro compagnie che servono il territorio;
il costo del combustibile è superiore di un 20-25 per cento rispetto a quello disponibile sul continente, nonostante il contributo di agevolazione di Stato per le zone montane ed insulari;
il costo di trasporto risulta essere 8 volte superiore a quello effettuato per la Sardegna e viene effettuato in regime di monopolio da una sola compagnia marittima;
l'Elba è sottoposta a tutela ambientale, essendo il proprio territorio compreso nell'ambito del Parco nazionale Arcipelago toscano -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere, per riportare il GPL in un regime di concorrenza, essendo uno degli elementi di uso fondamentale per i cittadini e l'economia elbana.
(4-04486)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Liguria è la Regione in Italia con la percentuale minore di poliziotti penitenziari in servizio rispetto a quelli previsti;
da una indagine del 31 agosto 2009 risulta che nelle carceri liguri sono impiegati 858 agenti a fronte dei 1.264 previsti, pari al 67 per cento contro la media nazionale dell'85 per cento;
dall'altro lato si assiste ad una emergenza sovraffollamento che raggiunge il 142 per cento della capienza regolamentare per un totale di 1.623 persone detenute a fronte delle 1.140 previste;
la situazione che fino ad oggi è stata contenuta grazie all'impegno, al senso di responsabilità e alla professionalità delle donne e degli uomini del Corpo della polizia penitenziaria, ora non è più sostenibile -:
se sia a conoscenza della situazione illustrata;
se siano in atto strumenti idonei a risolvere la grave e drammatica situazione delle carceri liguri.
(5-01903)

LENZI, BELTRANDI, SAMPERI e ZAMPA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli istituti di pena dell'Emilia-Romagna sono i più sovraffollati del nostro Paese e, nonostante l'impegno e la disponibilità di gran parte dei dirigenti e di tutto il personale di polizia penitenziaria di tutte le strutture, questa situazione determina condizioni di vita insostenibili per detenuti ed operatori;
strumenti diversi dalla detenzione, quali la concessione di misure alternative, hanno costi minori e sono più vantaggiosi per la comunità, orientati al reinserimento lavorativo e sociale;
per ciò che riguarda in particolare il carcere di Bologna, risulta un ormai costante ed immotivato rigetto della quasi totalità delle istanze presentate dai detenuti per ottenere le cosiddette misure alternative alla detenzione -:
se sia a conoscenza di quante siano in totale le istanze di misure alternative alla detenzione presentate dai detenuti e quante di queste siano state accolte.
(5-01905)

CICCANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, istitutivo del giudice unico, ha proceduto alla soppressione delle preture e previsto l'istituzione di sezioni distaccate

di tribunale, secondo criteri oggettivi ed omogenei che tengono conto della estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei sistemi di mobilità e della complessità delle attività economiche e sociali che si svolgono nello stesso territorio;
sulla base dei criteri summenzionati, è stata istituita la sezione distaccata di San Benedetto del Tronto del tribunale di Ascoli Piceno (modifica della tabella B, annessa all'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12);
a detta sezione distaccata devono essere ricondotti i comuni della ex pretura di Ripatransone, così come hanno chiesto, con proprie delibere consiliari, gli stessi comuni di Grottammare, Massignano, Cossignano e Cupra Marittima in quanto, per urbanizzazione ed attività economico e sociali, si inseriscono «naturalmente» nell'alveo del territorio di San Benedetto del Tronto;
tale esigenza è fortemente avvertita dall'utenza che trova assolutamente dannoso ed illogico andare a chiedere «giustizia» a 40 chilometri di distanza, ossia presso il tribunale di Fermo;
in tale direzione si è più volte espresso l'Ordine degli avvocati, a partire dal 27 marzo 2000 e da ultimo in data 10 settembre 2009 con l'Avvocatura di San Benedetto del Tronto; come pure, analogamente, si sono espressi il Collegio dei ragionieri e periti commerciali;
la struttura giudiziaria di San Benedetto del Tronto, per modernità ed ampiezza, è idonea a sostenere l'adeguamento organizzativo auspicato;
sul punto sono stati presentati dal 2001 diversi disegni di legge al Senato ed alla Camera, alcuni dei quali anche a firma dell'interrogante -:
se ritenga di assumere iniziative in materia di revisione delle circoscrizioni giudiziarie in termini organici, ovvero anche parziali, tra cui quella auspicata in premessa;
quali iniziative intenda assumere per definire una situazione, di per sé ovvia e scontata, come quella dianzi auspicata da tutti i soggetti ed istituzioni interessate.
(5-01906)

ZAZZERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che dopo un anno e mezzo non siano ancora stati identificati i responsabili della morte di Peppino Basile, consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei Valori ucciso quasi un anno fa ad Ugento (Lecce), né siano state individuate le ragioni di un delitto così efferato;
le indagini sul caso, affidate ai sostituti procuratori Giovanni De Palma e Ennio Cillo e che in un primo momento sembravano concentrarsi principalmente sulla vita privata della vittima, successivamente si sono estese all'attività politica-amministrativa di Basile;
la difficoltà delle autorità competenti nel fare chiarezza sul complesso caso Basile è emersa subito con la divisione delle indagini affidate alla Polizia per il filone politico-amministrativo, e all'Arma dei carabinieri per quello di matrice passionale;
al ritrovamento del corpo vi sarebbe stata l'alterazione del campo probatorio causata dalla mancata protezione dello scenario del delitto, e ciò ha reso l'attività di indagine ancora più complessa;
il fatto che le indagini trovino evidenti difficoltà è confermato dal persistere di un vero e proprio silenzio dei cittadini ugentini e dai continui interrogatori che non hanno portato ad oggettivi risultati;
ad oggi gli unici indagati sul caso sarebbero i vicini di casa del consigliere, un ragazzo minorenne e suo padre, che come dichiarato dai legali Antonio Melileo e Roberto Bray, sarebbero accusati di false dichiarazioni al pubblico ministero;

la stampa riporta che dal giorno del tragico omicidio, padre e figlio subirebbero atteggiamenti persecutori e minacciosi da parte degli inquirenti;
il disagio dei due indagati sarebbe tale da aver indotto gli avvocati difensori a rendere noto che gli assistiti riceverebbero pressioni al fine di confessare l'omicidio Basile, con l'intimidazione di subire una condanna a 20 anni di reclusione come concorrenti nel delitto;
risulta inoltre che recentemente sarebbero state piazzate delle microspie nella loro automobile, con conseguente danneggiamento della vettura;
a quanto riportato dalla stampa, l'unico coinvolgimento del minore e del padre dipenderebbe dalla fatalità di abitare nella casa vicina a quella del consigliere, e dal primo soccorso che avrebbero prestato all'uomo avendone udito le grida prima di morire;
per questo i due sarebbero continuamente sotto controllo da parte delle forze dell'ordine e sottoposti a continui estenuanti interrogatori;
sempre tramite i legali, padre e figlio ammettono inoltre che alcune contraddizioni nelle dichiarazioni rilasciate al pubblico ministero, circa gli eventi di quella tragica notte, sarebbero dovute proprio allo stress derivante da quella che agli stessi appare come una persecuzione giudiziaria, e non da ultimo, dallo stato di forte turbamento vissuto nell'aver trovato il vicino massacrato davanti al vialetto di ingresso dell'abitazione;
da quel giorno i vicini di Basile si sentirebbero braccati e violentati nella loro vita e nei loro diritti. A oltre un anno e mezzo dall'omicidio, le indagini sono a un punto morto e restano sconosciuti mandanti ed esecutori -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se ritenga di assumere iniziative di carattere ispettivo ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(5-01909)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - AI Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per le prestazioni professionali inerenti le attività di consulenti tecnici per operazioni eseguite su disposizione dell'autorità giudiziaria sia in materia civile che penale, il decreto ministeriale 30 maggio 2002, prevede la retribuzione di un onorario di euro 14,68 per la prima vacazione, e per le successive nella giornata di euro 8,15 orarie. Onorario da epurare da imposte, come dovute, e contributo alle Casse Nazionali;
si tratta di una norma che risale a 8 anni fa;
utilizzare esperti, vuole dire anche retribuirli per la loro applicazione, competenza e scienza -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga opportuno un aggiornamento a breve dei compensi.
(4-04476)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero il 29 settembre 2009, ha pubblicato un articolo dal titolo: «Lanciano: il carcere scoppia, troppi detenuti e pochi agenti»;
in particolare, si scrive di «celle di 10 metri quadri ammassati 3-4 detenuti, mancano i materassi e c'è chi ha dormito per terra sulle coperte. E poi i topi e la carenza di acqua con rischi sanitari. Scoppia il carcere ad alta sorveglianza di Lanciano dove a fronte del raddoppio di detenuti (315) calano gli agenti di polizia penitenziaria passati da 180 a 135 effettivi, esclusi quelli distaccati o in missione o ancora quelli assenti impegnati in servizi di trasferimento dei detenuti da un carcere all'altro»;

i sindacati parlano di «miscela esplosiva che non consente più di tutelare la sicurezza di carcerati e agenti», e per questo gli agenti di polizia penitenziaria sono scesi in stato di agitazione degli agenti con tre ore di protesta davanti al carcere e astensione dalla mensa -:
quali siano gli intendimenti dei ministri in ordine a quanto sopra descritto;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte di tale gravissima situazione.
(4-04487)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere:
se siano a conoscenza di quanto riferito dall'agenzia ANSA il 29 settembre 2009, e cioè che attualmente nel carcere cagliaritano di Buoncammino sono rinchiusi un piccolo di 13 mesi, e una neonata di sette mesi, arrivati da poco con la mamma, una giovane nomade -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri in ordine a quanto sopra descritto;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte di tale gravissima situazione.
(4-04489)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione nelle carceri abruzzesi appare sempre più allarmante: nel carcere di Lanciano, gli agenti della polizia penitenziaria denunciano un organico ridotto a fronte di una situazione che vede raddoppiare il numero dei detenuti rispetto alla capienza consentita, si è arrivati a 310;
stessa situazione di sovraffollamento si riscontra nelle carceri di Teramo, Pescara e Chieti -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati in ordine a quanto sopra descritto;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte di tale gravissima situazione.
(4-04490)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI, BERNARDINI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i trentanove psicologi carcerari non assunti dal DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria), hanno diffuso una dichiarazione congiunta nella quale si sostiene che in relazione all'emergenza derivante dal sovraffollamento delle carceri e alla luce dei sempre più frequenti eventi tragici che stanno sconvolgendo ogni giorno il mondo penitenziario italiano, con suicidi e aggressioni che riguardano sia i detenuti che i poliziotti penitenziari, è opportuno fornire alcune precisazioni che diano l'esatta contezza della situazione;
la Costituzione Italiana (articolo 27 comma 3: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»), le leggi che riguardano l'Ordinamento Penitenziario (in particolare la legge n. 354 del 1975 e successive modifiche) e le cosiddette «misure alternative» si incentrano tutte sul principio della rieducazione e della riabilitazione del detenuto. Il recupero di un detenuto non dovrebbe essere solo un mero proclama legislativo o un'aspirazione teorica, ma un concreto doveroso obiettivo, considerato che la civiltà di un popolo si misura anche dal suo sistema carcerario. Il detenuto recuperato, inoltre, rappresenta una persona in meno che delinque;

i suicidi dei detenuti e quelli dei poliziotti, le aggressioni quotidiane che si registrano tutti i giorni, il sovraffollamento costante sono ormai indice di una situazione esplosiva e malata che solo atteggiamenti miopi non riconosco;
eppure il Ministero della giustizia - Dap - sin dal 2004 aveva avviato un concorso per l'assunzione di 39 psicologi per coprire almeno parzialmente la totale carenza in organico di tali figure professionali (previste in totale 70) e aveva quindi approvato la graduatoria nel 2006 (B.U. Ministero della giustizia n. 17 del 15 settembre 2006);
da allora, sorprendentemente, l'Amministrazione non ha proceduto ad alcuna assunzione, pur in presenza di tutte le condizioni economiche (disponibilità di risorse per assicurare tali prestazioni essenziali) e giuridiche e pur a fronte dell'aggravarsi della situazione nel sistema penitenziario, preferendo, invece, affidarsi ad un sistema di frammentate collaborazioni precarie e insufficienti;
non si riesce, a questo punto, a capire come sia possibile che autorevoli rappresentanti di Governo e gli stessi Dirigenti dell'Amministrazione continuino a dichiararsi attenti e sensibili a quanto sta accadendo nelle carceri e poi non si attivino concretamente e seriamente ad affrontare tale stato di crisi, opponendosi addirittura, con pretestuose argomentazioni, all'assunzione degli psicologi vincitori di concorso, ledendone in modo così palese i diritti;
il Dap arriva così a sostenere che le prestazioni svolte dagli psicologi sarebbero state trasferite al S.S.N. in base alla recente riforma sulla sanità penitenziaria attuata con Dpcm 1o aprile 2008, quando poi contraddittoriamente afferma che le prestazioni psicologiche trattamentali e dell'osservazione sarebbero rimaste alla sua competenza. Esso non spiega allora il motivo per cui tali prestazioni non possano essere svolte dai vincitori di concorso assunti;
viene il dubbio, allora, che non esista una concreta volontà di affrontare tale problema, anzitutto attraverso un (tra l'altro doveroso) reclutamento del personale psicologo per il quale è stato indetto un apposito concorso;
come è possibile che detenuti e operatori non possano disporre di un aiuto concreto così importante perché si possano realizzare al meglio la rieducazione efficace dei primi e le condizioni di lavoro adeguate per i secondi? A quanti suicidi (12 poliziotti suicidatisi negli ultimi due anni; 46 detenuti nel 2008 e 48 al 31 agosto 2009, secondo i dati consultabili su www.ristretti.it) dovremo ancora assistere prima della nostra immissione in ruolo: possono consulenze di poche ore al mese affrontare situazioni così drammatiche?;
occorrerebbero diversi psicologi a tempo pieno per ogni Istituto Penitenziario e per ogni Uepe esistenti in Italia, ma oggi addirittura non vengono assunti neppure i 39 vincitori del primo e unico concorso a psicologo su scala nazionale, che rappresenterebbero, quanto meno, il primo concreto segnale positivo;
ai detenuti e agli operatori, in particolare ai poliziotti penitenziari, alle loro famiglie vogliamo comunicare che stiamo facendo di tutto per essere assunti, da anni, esercitando un nostro diritto. Noi non ci arrendiamo, comunque: siamo in mobilitazione permanente perché crediamo nell'utilità del nostro lavoro;
manifesteremo ancora nei prossimi giorni a Roma. Non possiamo ancora aiutarvi concretamente, ma siamo con Tutti Voi -:
quali siano gli intendimenti dei Ministri interrogati in ordine a quanto sopra descritto;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte della situazione denunciata dai trentanove psicologi carcerari.
(4-04491)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MARZO 2011

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

PAGANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 settembre 2009 - in occasione del vertice italo-spagnolo alla Maddalena - è stato firmato un accordo tra i due Paesi finalizzato a garantire, attraverso l'implementazione delle autostrade del mare, il trasferimento dal trasporto terrestre a quello via mare di circa 400 mila TIR nei prossimi due anni;
l'accordo prevede, tra l'altro, l'istituzione di una Commissione mista con il compito di selezionare le varie proposte per i collegamenti marittimi tra Italia e Spagna attraverso apposite gare internazionali e l'elaborazione di un programma per determinare le modalità di finanziamento dei collegamenti;
le tratte marittime interessate al progetto sono undici Civitavecchia-Barcellona; Civitavecchia-Tarragona; Genova-Algeciras; Genova-Barcellona; Livorno-Barcellona; Livorno-Tarragona; Livorno-Valencia; Palermo-Valencia; Salerno-Tarragona; Salerno-Valencia; Marina di Carrara-Castellon de la Plana;
in prospettiva i benefici legati al raggiungimento dell'obiettivo di dirottare sul mare il traffico dei mezzi pesanti saranno molteplici soprattutto dal punto di vista commerciale, con un notevole incremento dei traffici tra Italia e Spagna, e dal punto di vista ambientale con l'abbattimento dei livelli di emissione di CO2;
le tratte fuori dal progetto rischiano concretamente di essere penalizzate in termini di sviluppo delle imprese e quindi di sviluppo economico;
ripercussioni più pesanti si avranno su realtà economiche e produttive più fragili come quella della Sicilia, la quale vede menzionata - tra quelle individuate - solo la tratta Palermo-Valencia mentre non viene indicata alcuna tratta che interessi la Sicilia meridionale;
così facendo si rischia di escludere la Sicilia da nuove occasioni di crescita e di indebolire anche le relazioni economico-sociali con i Paesi dell'area mediterranea che l'Italia intrattiene passando per i corridoi commerciali che attraversano l'isola;
il 21 e il 22 ottobre prossimi, il governo italiano e l'Unione europea ospiteranno a Napoli la Conferenza sul progetto TEN-T (Trans European Network Transports), il quale comprende grandi progetti prioritari che concernono il trasporto su strada e quello combinato, le vie navigabili e i porti marittimi nonché la rete europea dei treni a grande velocità. Anche i sistemi intelligenti di gestione dei trasporti rientrano in questa categoria, tra cui il progetto Galileo di posizionamento geografico via satellite;
in occasione della conferenza di Napoli, gli Stati membri si confronteranno, in particolare, sulle questioni concernenti il rapporto con il continente africano e il ruolo sempre più incisivo del Mediterraneo dal punto di vista geopolitico e commerciale;
il sud dell'Italia, e la Sicilia in particolare, avranno in questa prospettiva un ruolo sempre più strategico;
attualmente il Governo sta profondendo grande impegno nel sostenere a livello europeo - nell'ambito del rafforzamento del corridoio 24 (Genova-Rotterdam) e del corridoio V (Lisbona-Kiev) - la realizzazione di un progetto finalizzato a fare di Genova e Trieste dei «super porti» (o più tecnicamente, «porti corridoi») ovvero due corridoi intermodali capaci di collegare le navi alle ferrovie e ai centri di smistamento, governati da commissari con ampi poteri (addirittura sostitutivi di quelli degli amministratori locali) e finanziati attraverso il project financing che

consente di coinvolgere la finanza e le imprese -:
quali iniziative intenda tempestivamente approntare al fine di valorizzare il ruolo della Sicilia - con particolare attenzione a quella meridionale - nella prospettiva di un incremento delle relazioni commerciali con i Paesi del Mediterraneo (il Nord Africa ma anche la Spagna), evitando in tal modo che i benefici commerciali e politici connessi alla realizzazione del progetto TEN-T siano dispersi con effetti negativi sull'economia dell'intero Paese;
se ritenga praticabile - altresì - la possibilità di realizzare, anche nel sud del Paese, un progetto analogo a quello citato ed attualmente in itinere nel Nord Ovest e nel Nord Est del Paese.
(4-04479)

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni numerosi soggetti, tra cui regioni, province, comuni, consorzi, aziende ed associazioni si sono attivate per il recupero della storica idrovia di origine medievale che collega il lago Maggiore al mare Adriatico (Locarno-Milano-Venezia);
la regione Emilia Romagna, tramite l'Azienda Regionale per la Navigazione Interna Regione Emilia Romagna (ARNI) avvierà a breve la costruzione della Conca di Isola Serafini nel tratto Milano-Venezia;
la regione Lombardia ha inaugurato la Conca della Miorina, prima opera idraulica realizzata nel tratto Locarno-Milano;
la regione Lombardia ed il comune di Milano, inoltre, hanno già restaurato le prime due conche sul Naviglio di Pavia ed è in programma la restaurazione delle conche della Maddalena e del Panperduto necessarie per raggiungere dal lago Maggiore il canale industriale;
per completare quest'ultimo tratto è necessario che la regione Piemonte realizzi la nuova Conca di Porto Torre, per la quale è già stato redatto il progetto esecutivo e sono già state concesse le autorizzazioni necessarie;
la regione Piemonte ha stanziato in bilancio 7.700.000 euro per la realizzazione dell'intervento, a fronte però di una spesa complessiva necessaria di 11.300.000 euro;
l'opera in questione è di rilevanza strategica fondamentale in quanto permetterebbe di raggiungere, attraverso il canale industriale, l'aeroporto intercontinentale della Malpensa;
nel programma operativo di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera 2007-2013 è previsto il progetto «Il porto fluviale della Malpensa, un collegamento fluviale tra la Svizzera e lo scalo intercontinentale»;
la parte Svizzera del progetto attende notizie sui lavori di realizzazione della Conca di Porto Torre in quanto quest'opera è ritenuta di fondamentale importanza per l'intero progetto succitato, poiché viene vista come segnale di intenzioni concrete sull'intera tratta di navigazione Locarno-Venezia; in assenza di garanzie sulla sua realizzazione, si opterà per altri progetti;
inoltre, la realizzazione di quest'opera, insieme a quelle programmate da regione Lombardia, consentirebbe di realizzare prima del 2015 il collegamento via acqua tra il lago Maggiore e l'aeroporto intercontinentale della Malpensa con tutti gli effetti indotti per il trasporto turistico e per passeggeri che la via d'acqua consentirebbe in vista dell'Expo -:
quali iniziative concrete intenda intraprendere il Ministro interrogato, anche d'intesa con la Regione Piemonte, affinché la Conca di Porto Torre sia completamente finanziata, appaltata e realizzata nel più breve tempo possibile, in considerazione della rilevanza strategica dell'opera all'interno

del progetto di navigazione Locarno-Malpensa-Milano-Venezia.
(4-04497)

BELCASTRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie della Calabria Srl gestiscono gran parte del trasporto pubblico locale nella regione Calabria;
all'interno della suddetta SrL si è costituito il sindacato FAST-FerroVIE con una rappresentanza sindacale corposa, costituita da agenti con la qualifica di macchinisti e capi treno;
con una serie di motivazioni, in atto oggetto di un ricorso giacente presso il tribunale di Catanzaro, le Ferrovie della Calabria non hanno inteso riconoscere la suddetta organizzazione sindacale e addirittura hanno negato l'accredito delle relative deleghe sottoscritte dai lavoratori;
in data 17 giugno 2008 il sindacato FAST-FerroVie ha promosso ed effettuato una prima azione di sciopero per rivendicare alcune gravi inadempienze da parte aziendale, con conseguenze pesanti per la circolazione dei treni interprovinciali (sui sei treni previsti cinque sono stati soppressi);
a seguito di tale protesta le Ferrovie della Calabria con un atto di grave imperio, hanno proceduto con provvedimenti disciplinari contro i lavoratori che hanno partecipato alla stessa, adducendo che il sindacato, in quanto non firmatario di contratto del settore, non avrebbe potuto proclamare la protesta sindacale, il tutto in contrasto, secondo l'interrogante con il dettato costituzionale e il diritto di sciopero e sembrano ignorare i livelli più elementari sul diritto di associazione e libertà di espressione;
per tali ragioni la Commissione di garanzia sui servizi essenziali nel settore dei trasporti pubblici, dopo aver sollecitato più volte le Ferrovie della Calabria ad attenersi alle procedure previste dalla legge n. 146 del 1990 e n. 83 del 2000, ha deliberato l'apertura di un procedimento di valutazione e di eventuale successiva sanzione amministrativa contro le stesse (Delibera n. 30944 del 17 settembre 2008);
le Ferrovie della Calabria Srl, a seguito di detta deliberazione, chiedevano un'audizione presso la suddetta Commissione di garanzia in Roma e nel contempo avviavano un ricorso presso il TAR Lazio (quest'ultimo ricorso non risulta ancora discusso);
nel corso dell'audizione le FdC si impegnavano, con la Commissione, a convocare la FAST-FerroVie per i turni aziendali in vigore dal 2009;
in data 24 novembre 2008 la Commissione di garanzia deliberava di accogliere le motivazioni addotte dalle Ferrovie della Calabria (anche alla luce della disponibilità ad aprire il tavolo delle trattative con la fast per cui decideva di deliberare l'archiviazione del provvedimento sanzionatorio aperto con la precedente deliberazione. Tuttavia quest'ultima procedura, giudiziosamente non impugnata dalla FAST, appare legalmente anomala rispetto al dettato della legge n. 146 del 1990 che di fatto era stato già disatteso (Delibera n. 08/612);
a seguito di ciò si teneva un incontro informale tra La FAST-FerroVie e il presidente pro tempore delle Ferrovie della Calabria il quale confermava l'intendimento e l'impegno della Società a convocare regolarmente il sindacato e ad accreditare le relative somme dovute quali deleghe sindacali;
nonostante tali impegni assunti, di fronte ad una Istituzione prestigiosa quale appunto la Commissione di garanzia nonché lo stesso sindacato, le Ferrovie della Calabria non hanno inteso onorare l'impegno ne tantomeno conciliare il contenzioso giudiziario giacente oltre che al tribunale di Catanzaro anche in quello di Cosenza;
nonostante in data 30 aprile 2009, presso il Ministero delle infrastrutture dei Trasporti, sia stato siglato il protocollo

preliminare che ha sancito l'apertura del tavolo negoziale, finalizzato alla firma del Contratto collettivo nazionale del lavoro unico degli addetti al trasporto locale e servizi, di cui la FAST-FerroVie è firmataria unitamente a tutte le altre sigle sindacali di livello nazionale, (firma che ha consentito la regolarizzazione economica di tutti i dipendenti del Gruppo FS e degli Autoferrotranvieri), da parte delle Ferrovie della Calabria si e continuato a ignorare ogni forma di relazione industriale con la suddetta organizzazione sindacale;
le precedenti interrogazioni parlamentari e relative risposte da parte di codesto Ministro dei trasporti non hanno sortito alcuna inversione di rotta, nonostante nell'ultima risposta scritta il Ministro Matteoli avesse assicurato la risoluzione della vertenza, anche per effetto degli impegni assunti dalle Ferrovie della Calabria in sede di audizione di fronte alla Commissione di garanzia (Risposta a interrogazione onorevole Dima del 24 novembre 2009);
la società Ferrovie della Calabria sembrerebbe interessata ad allargare le proprie competenze anche sulla rete ferroviaria nazionale, e ciò di per se richiederebbe alla stessa un atteggiamento più lineare e rispettoso delle leggi dello Stato, cosa che dai fatti denunciati ripetutamente dalla FAST, anche attraverso comunicati stampa, non corrisponderebbe ad una Società di trasporto dove vigano trasparenza e corrette relazioni industriali;
non si giustifica e comprende l'atteggiamento della società volto a non far entrare in azienda un sindacato con oltre settantanni di storia e per contro risulta siano convocate una miriade di sigle sindacali, tra cui alcune non presenti nel tavolo nazionale, a differenza della FAST-FerroVie che risulta firmataria, come già detto, sia con il Governo che con le parti datoriali dell'ultimo accordo preliminare al contratto nazionale unico della mobilità -:
quali provvedimenti o iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di far cessare tali iniqui comportamenti assunti dalle Ferrovie della Calabria, procedendo favorendo la definizione del contenzioso giudiziario così come da disponibilità offerta dal sindacato FAST-FerroVie, e convocando il suddetto sindacato al tavolo negoziale aziendale secondo gli impegni assunti e non onorati, dimostrando così che le Ferrovie della Calabria sono una SrL all'insegna della trasparenza amministrativa e nulla hanno da temere dalla presenza di un sindacato rispettoso delle leggi e soprattutto riconosciuto per le grandi battaglie di trasparenza e legalità.
(4-04499)

LEHNER e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
SITAF S.p.A. (Società Italiana Trafori Autostradale del Frejus) risulta titolare per la costruzione e la gestione della tratta autostradale Torino Bardonecchia A32 e del Traforo del Frejus T4, in forza delle Convenzioni stipulate con A.N.A.S. S.p.A., entrambe con scadenza nell'anno 2050;
Presidente di SITAF Sp.A. attualmente in carica è l'architetto Giuseppe Cerutti già deputato nella X e XI legislatura;
il 17 luglio 2009 ANAS S.p.A. rendeva nota la composizione del proprio C.d.A., del quale risulta membro in qualità di Consigliere lo stesso Presidente di SITAF S.p.A. architetto Giuseppe Cerutti;
A.N.A.S. S.p.A partecipa SITAF S.p.A. per una quota del 31,746 per cento;
con legge 7 febbraio 1961 n. 59 «Riordinamento strutturale e revisione dei ruoli organici dell'azienda nazionale autonoma delle strade (A.N.A.S.)», pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 59 del 7 marzo 1961, si fissano i criteri e le incompatibilità dei membri del C.d.A. di A.N.A.S. S.p.A con altre cariche, e precisamente all'articolo 15: «La carica di Consigliere di amministrazione è incompatibile con la qualità di proprietario, amministratore,

rappresentante, consulente o comunque partecipe di società o ditte la cui attività sia rivolta alla costruzione, sistemazione o manutenzione di strade... Omissis..».
SITAF S.p.A. nell'ambito della verifica della conformità del proprio sistema organizzativo e di controllo interno alle prescrizioni del decreto legislativo n. 231 del 2001 ha adottato il «Codice etico e di comportamento», che prevede: all'articolo 1.1 Principi generali «... Nessun comportamento contrario alla legislazione vigente, al presente Codice Etico o alle normative interne, posto in essere dagli organi di governo societario, dalla direzione aziendale ed in generale da tutti i dipendenti e collaboratori nell'esecuzione delle mansioni o degli incarichi affidati può considerarsi giustificato e comporta l'adozione di provvedimenti sanzionatori da parte della Società stessa»; all'articolo 2.5 Principi nei rapporti con i dipendenti e i terzi - Rapporti con la Società Concedente: «Sitaf impronta la gestione dei rapporti con la Società Concedente, al rispetto dei criteri di correttezza, collaborazione e trasparenza, consapevole dell'importanza del rapporto concessorio e dell'elemento fiduciario insito nello stesso»; all'articolo 9.3 Vigilanza sull'applicazione del Codice etico e conseguenze della sua violazione - Conseguenze della violazione del Codice per i Dirigenti, gli Amministratori ed i Sindaci: «... In caso di violazione del Codice Etico da parte di Amministratori e Sindaci della Società, l'Organismo di vigilanza informerà l'intero Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale i quali provvederanno ad assumere le opportune iniziative ai sensi di legge»;
già la Relazione della Corte dei conti al Parlamento - sulla gestione finanziaria degli Enti sottoposti al controllo in applicazione della legge 21 marzo 1958, n. 259 - ANAS S.p.A. (esercizio 2003) nella parte relativa alle concessionarie e al ruolo dell'ANAS S.p.A quale concedente, auspicava l'abbandono del ruolo di concedente, «... stante la sua funzione di regolatore del sistema e di controllore nei confronti delle concessionarie ed imprese appaltatrici, per le quali sono ipotizzabili situazioni di conflitto di interessi, specie per quanto attiene alle concessionarie partecipate dall'ANAS stessa» -:
se la presenza dell'architetto Giuseppe Cerutti in entrambi Consigli di amministrazione di Sitaf ed ANAS rappresenti una violazione dell'articolo 15 della legge 7 febbraio 1961 n. 59, e quali provvedimenti intenda assumere per ripristinare il rispetto delle previsioni di legge;
se al Ministero risulti se Sitaf S.p.A. abbia istruito indagine nei confronti dell'architetto Giuseppe Cerutti in violazione del proprio codice etico, o se, in caso di risposta affermativa al primo quesito, codesto Ministero intenda attivarsi per sollevare presso il comitato di vigilanza Sitaf S.p.A. questione di violazione del codice etico e/o presso il comitato di vigilanza di A.N.A.S. S.p.A;
se non ritenga opportuno, al fine di mantenere la corretta distanza tra controllore e controllato e in ottemperanza ai criteri di trasparenza amministrativa, di sollevare l'architetto Giuseppe Cerutti del suo ruolo di consigliere d'amministrazione di A.N.A.S. S.p.A. in difetto di dimissioni dal ruolo di Presidente di S.I.T.A.F. S.p.A..
(4-04501)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Piera Aiello diventa testimone di giustizia nel 1991, quando decide di rompere il silenzio e denunciare i crimini commessi da membri della sua stessa famiglia, appartenenti alla cosca mafiosa di Partanna, contribuendo in modo significativo alle indagini condotte dall'allora Procuratore Paolo Borsellino;

dal momento in cui decise di testimoniare, Piera Aiello, insieme alla cognata Rita Atria, è stata sottoposta al programma di protezione per i testimoni di giustizia previsto dalla legge n. 8 del 15 gennaio 1991, successivamente sostituita dalla legge n. 45 del 2001, sottoposta a trasferimento in una destinazione segreta, costretta ad affrontare forti ripercussioni affettive, psicologiche e grandi disagi, dovendo abbandonare la propria vita e la propria identità per essere protetta dallo Stato;
la vicenda di Piera Aiello è diventata un simbolo di coraggio e determinazione nell'affrontare tutte le difficoltà dei testimoni di giustizia, anche a seguito del tragico suicidio della cognata Rita Atria, che si tolse la vita a soli 18 anni, dopo un periodo trascorso sotto protezione a Roma;
Piera Aiello più volte, insieme ad altri testimoni di giustizia, presenta delle istanze in cui denuncia le gravi mancanze del programma di protezione e la necessità di una maggiore presenza dello Stato a difesa della scelta di testimoniare;
nell'aprile 2009 si viene a conoscenza della revoca della scorta per Piera Aiello: risulta attraverso una comunicazione del Servizio centrale di protezione, che Piera Aiello è considerata un ex testimone; Il 5 ottobre 2009 Piera Aiello abbandona la falsa identità donatale dal programma per i testimoni e fa ritorno nella propria abitazione a Partarina -:
quali azioni il Ministro intenda intraprendere al fine di una revisione complessiva della normativa in merito al programma di protezione in favore dei testimoni di giustizia, tenendo in debita considerazione quanto contenuto nella «Relazione sui testimoni di giustizia» elaborata nell'ambito della Commissione Antimafia, per rendere tali programmi maggiormente rispettosi della dignità delle persone coinvolte, garantendo al tempo stesso una maggiore garanzia di sicurezza e di continuità nel tempo, non essendo la condizione di testimone considerabile come transitoria fino a quando sussista il pericolo;
se e per quali ragioni il Servizio di protezione centrale consideri Piera Aiello una ex testimone di giustizia, se non si ritenga che sussistano tuttora le ragioni di temere per la sua incolumità e in questo caso quali misure verranno prese per consentire alla testimone Aiello di vedere riconosciuta la propria scelta, di fondamentale importanza per l'impegno dello Stato contro le mafie.
(5-01902)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

VIETTI, GALLETTI, VOLONTÈ, BUTTIGLIONE e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo un comunicato della Federazione italiana scuole materne non risulterebbe ripristinato il taglio di 135 milioni di euro ai contributi per le scuole paritarie (che includono oltre alle scuole dell'infanzia Fism, le scuole dei comuni e di altre tipologie di gestione), operato dal Governo con la manovra 2009;
fonti governative assicurano che il recupero del taglio potrà realizzarsi attraverso le risorse che lo Stato introiterà con lo scudo fiscale;
tuttavia, secondo la FISM, resta il fatto che i contributi necessari per il funzionamento di un servizio pubblico essenziale alle famiglie non solo non sono stati incrementati ma sono stati decurtati di un quarto, nonostante le numerose dichiarazioni rilasciate dall'esecutivo in tal senso;
oltre alle difficoltà ed al disagio delle famiglie, desta preoccupazione il futuro

del personale (40.000 dipendenti tra insegnanti e non) impegnato nelle scuole dell'infanzia paritarie;
analoga situazione si riscontra per le scuole dell'infanzia dei comuni, già alle prese con le difficoltà conseguenti alle restrizioni del patto di stabilità contenute nella manovra 2009 -:
se non ritenga di adottare iniziative volte a ripristinare immediatamente i fondi per le scuole paritarie, promessi in più di una occasione, al fine di eliminare l'emergenza educativa che sta montando nel Paese, consentendo la piena applicazione e rispetto dei princìpi costituzionali della parità scolastica e della libertà di educazione e di evitare tensioni occupazionali tra gli addetti del comparto.
(3-00704)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto Musicale di Bergamo (oggi Istituto superiore di studi musicali - I.S.S.M.) trae origine dalle Lezioni caritatevoli di musica istituite da Simone Mayr nel 1806 per dare ai ragazzi delle classi sociali meno abbienti una istruzione e quindi un mezzo di sostentamento. L'Istituto fu amministrato dalla Misericordia maggiore fino al 1958, anno in cui la sua gestione passò al comune di Bergamo con la nuova denominazione di Civico istituto musicale Gaetano Donizetti;
nel 2006 l'Istituto Donizetti ha ottenuto l'approvazione e l'entrata in vigore del proprio Statuto per l'autonomia, guadagnando così il rango di «Istituto superiore di studi musicali»;
secondo quanto si è appreso da notizie di stampa, il rappresentante del Ministero per l'università e la ricerca, dottoressa Alessandra Cannizzo, il 30 marzo 2009 avrebbe presentato le proprie dimissioni, a soli due mesi dalla nomina;
nella sua lettera di dimissioni Alessandra Cannizzo parlerebbe, stando a quanto riportato dalla stampa, di «gravi violazioni del principio di trasparenza degli atti e delle procedure». La rappresentante del ministero avrebbe trovato «impossibile svolgere il proprio ruolo di controllo della correttezza e della trasparenza degli atti amministrativi, delle procedure formali e didattiche», lamentando una serie di irregolarità, tra le quali la «mancata attivazione del nucleo di valutazione» (organo previsto per legge nello Statuto che doveva essere istituito entro il 31 marzo 2009) e «la mancanza di documentazione di supporto al bilancio» -:
se a fronte delle presunte irregolarità rilevate dalla dottoressa Cannizzo e comunicate al Ministro, il Ministero si sia attivato per verificare la fondatezza delle stesse e quali siano gli esiti di tale verifica.
(4-04481)

BOSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso l'Università di Pisa è attivo da qualche anno il corso di laurea, unico in Italia, in scienze per la pace;
tale corso di laurea è nato come risposta al bisogno di arricchire e far crescere quella cultura internazionale della pace, sorta nel secondo dopoguerra, con istituti e università di Peace Studies in molte zone degli Stati Uniti e del nord Europa;
il corso di laurea dell'Università di Pisa offre l'opportunità di studiare la ricerca e la costruzione di soluzioni alternative e non violente ai conflitti, con un approccio di studi interdisciplinare che consente agli allievi di acquisire uno sguardo completo, aperto, sulla realtà;
l'Italia ha una tradizione nobile nel pensiero non violento con filosofi e maestri che tutto il mondo studia e ci riconosce: Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lanza

dal Vasto, Lorenzo Milani, Tonino Bello, Ernesto Balducci. Una ricchezza culturale a cui garantire continuità e che deve rimanere negli ambienti accademici e universitari italiani;
oggi questo corso di laurea rischia di essere dimezzato, vanificandone sostanzialmente il progetto. I motivi sono molteplici, dai tagli economici degli ultimi Governi alla mancanza di un numero adeguato di iscrizioni;
l'Ateneo di Pisa, così come il Comune di Pisa proclamatosi «Comune per la Pace», hanno assunto sempre un giusto vanto per la presenza di questo corso di laurea e del prestigio che ne derivava, considerandolo un patrimonio il cui valore andava ben al di là della sola offerta formativa interna all'Università e si irradiava sull'intera vita culturale del Paese, stimolandolo a riflettere, analizzare, elaborare strumenti di pace;
se il corso di laurea in scienze per la pace scomparisse verrebbe meno un centro nevralgico di studi e promozione della cultura di pace che è patrimonio delle istituzioni democratiche del nostro Paese -:
se l'Università di Pisa abbia comunicato, ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005, la soppressione del corso di laurea in scienze per la pace e, in caso affermativo, quali siano state le valutazioni del Ministro interrogato in merito a tale decisione;
se il Ministro interrogato non ritenga di assumere idonee iniziative, in sede di riparto del fondo per il finanziamento ordinario dell'università, per favorire il mantenimento del citato corso, considerato che esso non solo ha valore all'interno della vicenda didattica dell'ateneo toscano, ma assume, per profondità e originalità degli studi, un significato oggettivo per la vita culturale italiana.
(4-04496)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
negli ultimi due anni, le scelte politiche di regolazione della materia del banking del cordone ombelicale, allogenico e autologo, hanno subito significativi mutamenti rispetto al passato;
l'articolo 8-bis del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 («disposizioni inerenti alla conservazione di cellule staminali del cordone ombelicale») prorogava al 30 giugno 2008 il termine di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, per la predisposizione, con decreto del Ministro della salute, di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali. A tal fine e per incrementare la disponibilità di cellule staminali del cordone ombelicale ai fini di trapianto, veniva prevista l'autorizzazione della raccolta autologa, la conservazione lo stoccaggio del cordone ombelicale da parte di strutture pubbliche e private autorizzate dalle Regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano: la raccolta doveva avvenire senza oneri per il servizio sanitario nazionale e previo consenso alla donazione per uso allogenico in caso di necessità per paziente compatibile;
l'ordinanza 19 giugno 2008 del Ministro interpellato, ravvisata la necessità, ai fini della predisposizione del decreto ministeriale sopra richiamato, della pregiudiziale definizione, in conformità alle disposizioni vigenti, dei requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici delle strutture deputate allo svolgimento delle attività previste, come pure delle linee guida per il loro accreditamento, sulla base delle indicazioni a tal fine fornite dal Centro nazionale sangue e dal Centro

nazionale trapianti, da condividere con le Regioni, e ritenuto che la scadenza del 30 giugno 2008 non consentiva di ultimare i previsti preliminari incombenti, prorogava il termine di validità dell'ordinanze del Ministro della salute 4 maggio 2007 al 28 febbraio 2009;
il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 all'articolo 35, comma 14, differiva al 31 dicembre 2009 il termine di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, per la predisposizione, con decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, previo accordo con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali. Il comma 15 dell'articolo 35 del decreto-legge n. 207 del 2008 abrogava l'articolo 8-bis, comma 1, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, e successive modificazioni;
l'ordinanza 26 febbraio 2009 del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, («Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale»), considera, nonostante le informazioni diffuse dai mass media promuoventi la conservazione del sangue cordonale per un possibile futuro uso proprio (autologo), l'attività di raccolta ad uso autologo ancora gravata da rilevanti incertezze in ordine alla capacità di soddisfare eventuali esigenze terapeutiche future. Considerato, inoltre, che nell'ambito della donazione pubblica è già contemplata e correttamente praticata la raccolta del sangue cordonale per uso cosiddetto «dedicato», ovvero conservato esclusivamente per quel bambino o per quella famiglia, nella quale già esiste una patologia o il rischio di avere ulteriori figli affetti da malattie geneticamente determinate, consente, quindi, la raccolta del cordone ombelicale, senza oneri a carico dei richiedenti, presso le strutture trasfusionali pubbliche, nonché presso quelle individuate dall'articolo 23 della legge n. 219 del 2005 e presso le strutture di cui all'accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome del 10 luglio 2003, autorizzate ed accreditate ai sensi delle disposizioni normative vigenti, secondo tali modalità:
per uso allogenico a fini solidaristici ai sensi dell'articolo 3, comma 3, legge n. 219 del 2005;
per uso dedicato al neonato o a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta, per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria;
per uso dedicato nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria rilasciata da parte di un medico specialista nel relativo ambito clinico;
al comma 7, dell'articolo 1 viene demandato ad un decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, da emanarsi entro il 31 dicembre 2009, la disciplina per la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso autologo sulla base di indicazioni appropriate sostenute da evidenze scientifiche consolidate. L'articolo 3, prevede, inoltre, che l'autorizzazione all'esportazione di campioni di sangue da cordone ombelicale per uso autologo venga rilasciata di volta in volta dalla Regione o dalla Provincia Autonoma di competenza, sulla base di modalità definite con accordo Stato-Regioni. Nelle more della definizione dell'accordo, l'autorizzazione alla esportazione di campioni di sangue cordonale per uso autologo viene rilasciata dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dietro richiesta dei soggetti interessati e secondo le modalità già in essere;

la conferenza Stato-Regioni e Province Autonome ha approvato il 25 marzo 2009 l'accordo per la realizzazione degli obiettivi del piano sanitario nazionale per l'anno 2009, tra i quali interventi in materia di biobanche di materiale umano finalizzato ad incrementare la raccolta e la conservazione del sangue cordonale volontariamente donato ad uso trapiantologico, per far fronte all'aumento del fabbisogno nazionale ed internazionale in questo settore terapeutico;
il Ministro interpellato ha provveduto a sottoporre alla conferenza Stato-regioni due importanti provvedimenti che completano l'architettura nazionale della rete delle banche del cordone ombelicale, anche nei termini di definizione degli standard minimi di qualità:
a) schema di decreto ministeriale recante: «Istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale»;
b) schema di accordo tra Governo, Regioni e Province autonome recante: «Requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici minimi per l'esercizio delle attività sanitarie delle banche di sangue da cordone ombelicale»;
ne consegue pertanto che la scelta politica, alla luce della normativa citata, è stata molto chiara nell'affermare che solamente il banking del sangue cordonale per uso allogenico, nonché di quello dedicato nei casi specificamente previsti, è da considerarsi livello essenziale di assistenza;
le richieste di raccolta del sangue cordonale per uso autologo per esportazione sono in netto incremento. Va considerato che l'impegno del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e delle strutture sanitarie regionali è notevole, coinvolgendo il medesimo Ministero (nel prossimo futuro le Regioni) per l'autorizzazione alla esportazione dei campioni, le Direzioni sanitarie sede del parto per la documentazione attestante la negatività ai marcatori sierologici di infezione, l'avvenuto counselling e la rispondenza del confezionamento ai requisiti previsti in materia di trasporto e spedizione dei materiali biologici, nonché le unità operative di ostetricia per la raccolta del cordone: questa attività deve essere posta al carico del cittadino, necessariamente con modalità condivise tra Governo, Regioni e Province autonome, per i risvolti di valenza normativa, etica ed organizzativa che tale materia pone nel suo complesso -:
se il ministro interpellato ritenga opportuno assumere iniziative volte a definire, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni:
a) una quota minima di compartecipazione alla spesa da parte dell'utente, per le attività connesse alla raccolta e conservazione del cordone ombelicale per uso autologo;
b) l'inserimento della figura professionale dell'ostetrica, che appare fondamentale, nell'ambito del processo di donazione e per la stessa qualità della raccolta, così come indicato nei LEA;
c) il coinvolgimento delle associazioni di volontariato per l'opera di sensibilizzazione nei confronti della popolazione.
(2-00506)
«Gava, Mistrello Destro, Milanato, Zorzato».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DAMIANO, FASSINO, ROSSOMANDO, GIORGIO MERLO, CALGARO, VERNETTI, ESPOSITO, PORTAS, LUCÀ, LOVELLI, BARBI, FIORIO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo MAHLE è una multinazionale tedesca che rappresenta uno dei principali fornitori della componentistica automotive a livello internazionale e impiega

circa 49.000 dipendenti in tutto il mondo; in Italia il gruppo è presente con 5 stabilimenti (sino a pochi mesi fa, vi era un sesto stabilimento italiano, la MAHLE Pistoni, di Potenza, che è stato chiuso alla fine del 2008, lasciando senza lavoro 106 dipendenti): la MAHLE Componenti Motori Italia, di La Loggia, che produce pistoni e impiega 350 lavoratori; la fonderia di Saluzzo che ne vede impegnati 250; la Glacier Vanderwell Italy, sita a Gardolo (Trento) e specializzata nella produzione di cuscinetti, che impiega 317 persone; la MAHLER Filtrazione Industriale (ex Amafilter), alle cui dipendenze lavorano 30 dipendenti dediti alla produzione di elementi filtranti e la MAHLE Valve Train Italia, operante a Volvera (Torino), produttrice di valvole per motori, con 94 dipendenti;
per quest'ultimo stabilimento è stata recentemente preannunciata il 23 settembre 2009, procedura di cessazione di attività, da parte del presidente MAHLE Italia, Helmuth Althans;
l'impegno della multinazionale MAHLE a Volvera è iniziato nel 1998, con l'acquisto di una quota di capitale della CIVA Srl di proprietà della famiglia Schneuwly, avente lo scopo di farne uno stabilimento di punta del gruppo; la CIVA produceva valvole per motore endotermici con il prestigioso marchio VERA, conosciuto sul mercato come una delle eccellenze del made in Italy;
negli anni successivi la multinazionale tedesca ha fatto produrre in Italia alcune valvole automobilistiche di primo impianto e lo stabilimento di Volvera è arrivato a produrre, con risultati soddisfacenti, sino a 6 milioni di valvole; il declino dello stabilimento è iniziato nel 2004, con la decisione di trasferire la produzione di una importante valvola in una nuova fabbrica, ubicata in Polonia; tale scelta, però, è stata accompagnata dalla promessa di sostituire tale attività con una più remunerativa;
le promesse non sono state mantenute, poiché dal 2004 in poi le competenze dello stabilimento di Volvera sono andate sempre più dequalificandosi: si è passati dalla produzione di valvole di serie automobilistiche a quelle di tipo track, da valvole di serie con grandi volumi a valvole di piccoli volumi, dal primo impianto al mercato dell'aftermark; vanno ricordati anche i progetti lanciati e poi non eseguiti come il trasferimento di intere linee produttive dalla vecchia fabbrica di Bad Homburg, il progetto konstantdrossel o i molti prototipi fatti e poi assegnati ad altri stabilimenti;
per arginare le dannose conseguenze causate da questa miope strategia aziendale, si è provveduto a fondere la MAHLE Valvole con l'unità commerciale della MAHLE Valve Train Italia, che comprava alti tipi di prodotti dagli stabilimenti MAHLE nel mondo per rivenderli a FIAT;
nel 2006 è uscito definitivamente dall'azienda anche il vecchio proprietario rimasto in ditta con il ruolo di manager, e il gruppo dirigente della MAHLE Italia ne ha approfittato per svuotare lo stabilimento di Volvera della funzione chiave del commerciale, che veniva trasferito dall'Italia alla Germania;
da allora, le produzioni di primo impianto sono state abbandonate a causa del forte incremento del prezzo delle materie prime e dell'incapacità del commerciale di far aggiornare i prezzi dei prodotti fermi agli anni '90; inoltre è stata data disposizione di non produrre e vendere più valvole ai clienti che si rifacevano alla gestione CIVA: essi avrebbero dovuto rivolgersi direttamente, in Germania, alla MAHLE Aftermarket. A tale decisione ha fatto riscontro l'indisponibilità dei vecchi clienti a comprare i prodotti della MAHLE Valve Train Italia, stante il nuovo costoso packaging e il ricarico di prezzo aggiuntivo imposto dalla Germania;
nel 2008 la produzione di valvole di primo impianto si è ridotto al 30 per cento del totale delle vendite, mentre la restante parte è stata sostituita da ordini della MAHLE Aftermarket GmbH; inoltre gli extraordini richiesti allo stabilimento di

Volvera nel 2008 non sono stati completamente assorbiti dal mercato, nonostante le vendite nel mercato, dell'Aftermarket siano in costante crescita;
la criticità della situazione si è acuita con l'avvio della crisi internazionale, che ha spinto il gruppo a intraprendere una politica di riduzione dei costi, la quale prevedeva in un primo momento la diminuzione dei magazzini e della capacità produttiva e, infine, dei posti di lavoro; il sindacato e la direzione avevano intrapreso, a questo scopo, una lunga trattativa che aveva portato alla definizione di un piano industriale basato sul dimezzamento dei volumi di vendita; il piano prevedeva la messa in mobilità di quei lavoratori che, con la cassa integrazione, avrebbero raggiunto la pensione, e la disponibilità, per gli altri, ad effettuare dei distacchi presso lo stabilimento di La Loggia; era inoltre prevista la stipula di un «contratto di solidarietà», con orario di lavoro ridotto per tutti i lavoratori rimasti;
al momento della firma dell'accordo si è invece prodotta una rottura tra le parti a causa dell'annuncio effettuato dal Presidente MAHLE Italia, Helmuth Halthans (il quale sostituiva in quell'occasione l'amministratore delegato Roberto Mancuso, che aveva sino a quel momento condotto le trattative per conto dell'azienda), di presentare la procedura di cessazione dell'attività;
la notizia ha creato incredulità e riprovazione perché lo stabilimento di Volvera, oltre a non esser mai stato costretto a ricorrere alla cassa integrazione per i suoi dipendenti, è l'unico in grado di produrre circa 3.000 tipologie di valvole diverse, essendo costituito da isole di lavoro e non da linee di grande serie, come invece accade per gli altri produttori di valvole MAHLE nel mondo;
i sindacati, oltre che la difesa dei posti dì lavoro, hanno posto una questione fondamentale per il futuro del sistema produttivo e industriale italiano, reclamando la difesa dei siti produttivi, a maggior ragione quando le ragioni della crisi non sono sufficienti per cancellare posti di lavoro, reddito sul territorio e la professionalità dei lavoratori -:
se non ritenga di convocare urgentemente un tavolo di lavoro tra i sindacati e la dirigenza della MAHLE Italia, allo scopo di permettere che il piano industriale concordato dai suddetti soggetti, e attualmente vanificato dall'annunciata procedura di cessazione di attività effettuata dal Presidente Helmuth Althans, sia reso operativo, a tutela dei posti di lavoro e della professionalità dei 94 dipendenti della MAHLE Valve Train Italia.
(5-01900)

CODURELLI, LULLI e VIGNALI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la produzione motociclistica italiana ha sempre rappresentato un elemento di eccellenza del made in Italy, storicamente riscuotendo ampi apprezzamenti internazionali sia per gli aspetti tecnici sia per il design, con una diffusa e affezionata clientela in tutto il mondo;
gli effetti della crisi economica internazionale si stanno ovviamente riflettendo anche sul comparto motociclistico, rischiando di compromettere un patrimonio produttivo di eccellenza, professionalità e tradizione industriale;
in tale contesto, si inserisce la vicenda dell'azienda Moto Guzzi, che dal 1921 produce a Mandello del Lario moto vendute in tutto il mondo, e che rappresenta un marchio conosciuto e prestigioso per l'economia del territorio Lecchese;
proprio a Mandello l'azienda ha saputo creare capacità, competenza e innovazione, consolidando le caratteristiche irrinunciabili delle moto che vengono prodotte e, malgrado le crisi già vissute, ha mantenuto nel tempo l'attenzione e l'affetto di tutti gli appassionati, ritagliandosi una fetta importante del mercato mondiale delle moto;

da più parti è stato invocato l'attuazione del piano di rilancio della Moto Guzzi, sottoscritto nel 2006 con le organizzazioni sindacali, e che aveva visto anche il coinvolgimento delle istituzioni comunali e provinciali che hanno sempre dimostrato grande attenzione verso questa azienda;
il mantenimento di una forte presenza produttiva motociclistica in un territorio che storicamente ha rappresentato un ideale contesto culturale, professionale e organizzativo, appare un obiettivo di interesse nazionale -:
quale strategia il Governo intenda intraprendere affinché il settore della produzione motociclistica possa mantenere le sue caratteristiche di eccellenza ed il patrimonio di professionalità prodottosi nel corso dei decenni;
in particolare, quali iniziative intenda assumere, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate e delle parti sociali - anche attraverso la definizione di specifici piani di sviluppo nazionale per definire le nuove priorità, la conservazione dei livelli occupazionali, il contrasto delle delocalizzazioni e lo sviluppo di nuova imprenditorialità - per affrontare la peculiare situazione degli impianti Guzzi di Mandello.
(5-01901)

VELO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la vicenda riguardante il riconoscimento dei danni causati dall'esposizione all'amianto ha provocato in questi anni accese controversie, incentrate soprattutto sul riconoscimento dell'estensione del periodo di tale esposizione e sulle tipologie di lavoratori cui i benefici previdenziali sono rivolti;
i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto hanno la loro fonte normativa originaria nella legge n. 257 del 1992, la quale è stata più volte modificata nel corso degli anni; con riferimento ad alcune specifiche realtà aziendali, negli anni 2000-2001, l'allora Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha emesso atti di indirizzo nei quali sono contenuti gli elementi utili alla certificazione della esposizione all'amianto;
la situazione dei lavoratori della centrale termoelettrica di Torre del sale, a Piombino, è emblematica delle difficoltà incontrate da alcune categorie di lavoratori, vittime dell'esposizione all'amianto, a far valere i propri diritti; basti pensare che, dal punto di vista dei riconoscimenti, ai sensi della legge n. 257 del 1992, vi è stata una prima fase in cui non tutti i lavoratori del reparto manutenzione si sono visti riconoscere l'esposizione; solo un intervento coordinato del patronato e del sindacato ha convinto l'INAIL ad accettare la tesi che le attività svolte da quei lavoratori (strumentisti), erano assimilabili a quelle di chi si occupava di manutenzione elettrica;
in ogni sede di giudizio, sia in primo grado che in corte di appello, la richiesta avanzata dai lavoratori, di riconoscere l'esposizione all'amianto sino al 31 dicembre 1992, e non sino al dicembre 1989 come previsto dalle linee guida riguardanti le varie realtà dell'ENEL, è stata accolta senza difficoltà; di fatto, prima della legge 24 dicembre 2007, n. 247, non esisteva più una differenza tra lavoratori inseriti nelle linee di indirizzo e lavoratori che avevano ottenuto gli stessi riconoscimenti ricorrendo in giudizio: erano, in entrambi i casi, lavoratori cui era stata riconosciuta una esposizione a rischio amianto, durante la loro attività lavorativa, sino al 31 dicembre 1992;
la suddetta legge 24 dicembre 2007, n. 247, ha previsto la certificazione da parte dell'INAIL, «ai lavoratori che abbiano presentato domanda al predetto Istituto entro il 15 giugno 2005, per periodi di attività svolta con esposizione all'amianto fino all'avvio dell'azione di bonifica e, comunque, non oltre il 2 ottobre 2003, nelle aziende interessate dagli atti di indirizzo già emanati in materia dal Ministero

del lavoro e della previdenza sociale»;
con decreto ministeriale 12 marzo 2008 (Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2008) è stata disposta la possibilità di riesame delle domande di esposizione all'amianto per coloro che: a) hanno presentato all'INAIL domanda per il riconoscimento dell'esposizione all'amianto entro il 15 giugno 2005; b) hanno prestato nelle aziende elencate negli atti di indirizzo adottati dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale la propria attività lavorativa, con esposizione all'amianto per i periodi successivi all'anno 1992, fino all'avvio dell'azione di bonifica e, comunque, non oltre il 2 ottobre 2003, con le mansioni e nei reparti indicati nei predetti atti di indirizzo, limitatamente ai reparti od aree produttive per i quali i medesimi atti riconoscano l'esposizione protratta fino al 1992; c) non sono titolari di trattamento pensionistico con decorrenza anteriore al 1o gennaio 2008;
la situazione attuale prende in considerazione quelle realtà lavorative che erano presenti negli atti di indirizzo che riconoscevano esposizione all'amianto fino al 31 dicembre 1992, estendendo il periodo di esposizione, solo per lavoratori ancora in attività, e che abbiano presentato domanda per il riconoscimento entro il 15 giugno 2005, sino al momento dell'eventuale bonifica del sito industriale, comunque non oltre il 2 ottobre 2003;
questi criteri finiscono per escludere dai benefici una parte dei lavoratori presenti in azienda, i quali, pur avendo operato negli stessi ambienti e nelle stesse condizioni degli altri, non sono stati individuati come beneficiari dall'attuale normativa; ciò potrà produrre l'avvio di una nuova serie di richieste aventi lo scopo di eliminare le ingiuste discriminazioni tra colleghi; infatti, essendo gli atti di indirizzo atti propositivi, nel senso che affermano una tesi ma non negano eventuali diritti a chi ne è escluso, è facile prevedere, come già verificatosi nei tribunali di tutto il territorio nazionale, che in sede giudiziaria si riusciranno a dimostrare analogie con situazioni descritte in tali atti e a vedere riconosciuti i diritti degli altri lavoratori;
ai sensi della stessa legge n. 247 del 2007 diviene inoltre fondamentale valutare se e quando sia stata effettuata una bonifica degli ambienti di lavoro; nel caso specifico della centrale termoelettrica ENEL di Torre del sale, si può escludere categoricamente che sia stata compiuta una bonifica integrale date le ingenti quantità di MCA censite e tenute, ad oggi, sotto sorveglianza; inoltre, data la complessità dell'impianto non è possibile escludere che vi siano zone, ancora non individuate, in cui è stato utilizzato l'amianto, visto che l'ultimo accertamento risale al dicembre 2008; stando così le cose, non essendo stata ancora effettuata una bonifica di tutto l'amianto presente, i lavoratori della suddetta centrale ENEL dovrebbero vedersi riconosciuta, se inseriti negli atti di indirizzo, una esposizione sino al 2 ottobre 2003 -:
quali iniziative intenda adottare per fare in modo che tutti gli impianti a rischio amianto, e in particolare la centrale termoelettrica ENEL di Torre del sale, a Piombino, siano definitivamente bonificati, garantendo così la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori ivi impegnati;
quali iniziative e provvedimenti intenda adottare allo scopo di favorire l'uguaglianza di trattamento riguardo ai benefici previdenziali spettanti ai lavoratori esposti all'amianto, evitando così di creare inique differenziazioni di accesso ai suddetti benefici, per lavoratori che hanno operato nelle medesime condizioni ambientali subendo gli stessi danni fisici e psichici, scongiurando l'avvio di una serie di lunghi e costosi contenziosi giudiziari;
se non intenda adoperarsi al fine di consentire a tutti i lavoratori esposti all'amianto, a prescindere dalla data di presentazione della domanda di riconoscimento, di avere accesso ai benefici previdenziali previsti dalla legge, evitando così

che un principio fondamentale, quale quello della tutela della salute, sia subordinato rispetto a un criterio di natura formale.
(5-01907)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI e SANGA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la multinazionale americana Emerson (140 mila dipendenti e 23 miliardi di dollari di fatturato a livello mondiale) alla fine del 2008 ha acquistato la System Plast di Telgate (Bergamo);
da impresa a conduzione familiare, la System Plast - azienda con circa 120 dipendenti distribuiti in quattro unità operative - è diventata il secondo gruppo al mondo nella produzione di componentistica per l'industria alimentare (soprattutto vengono costruite ruote di traino). Grazie ai consistenti investimenti sull'innovazione del prodotto la System Plast è sempre stata competitiva sul mercato, ottenendo risultati molto interessanti sotto il profilo del bilancio e dell'incremento del fatturato;
all'epoca dell'acquisto da parte della Emerson, i vertici aziendali avevano assicurato ai rappresentanti sindacali la volontà di aumentare la gamma dei prodotti e, possibilmente, anche l'occupazione;
il 28 settembre la Emerson ha annunciato ai sindacati l'intenzione di spostare tutta l'attività produttiva in un altro stabilimento in Germania. Secondo quanto riferito dai vertici aziendali, questa decisione è legata ad incentivi fiscali;
lo spostamento in Germania delle produzioni comporterebbe un taglio di una cinquantina di posti di lavoro. Agli operai della System Plast i vertici aziendali hanno offerto la possibilità di trasferirsi a lavorare in Germania (per un numero molto limitato e solo per addestramento) e la messa in mobilità (per la stragrande maggioranza);
il trasferimento in Germania delle attività della System Plast porterebbe in prospettiva ad una presenza solo commerciale e logistica, aggravando il depauperamento industriale ed occupazionale in una zona già duramente colpita dalla crisi economica -:
quali iniziative intendano assumere al fine di salvaguardare la continuità produttiva dello stabilimento e tutelare i lavoratori e le lavoratrici della System Plast di Telgate.
(4-04480)

MEREU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe in atto un processo di riorganizzazione dell'Inps su tutto il territorio nazionale e in particolar modo nella regione Sardegna dove i sindaci denunciano un preoccupante declassamento di alcune sedi provinciali, quali quelle di Olbia-Tempio, Oristano, Nuoro, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia-Iglesias;
inoltre, secondo quanto previsto nella circolare dell'Istituto di previdenza sociale dello scorso 2 agosto, la riorganizzazione delle direzioni provinciali, in Sardegna, porterebbe alla chiusura di 13 sedi, di cui 5 in Provincia di Cagliari: Pirri, Quarto Sant'Elena, La Palina, Senorbì, Isili;
all'Inps si rivolgono prevalentemente le fasce deboli della popolazione, come pensionati, disoccupati, inoccupati e invalidi. Privarle di un punto di riferimento nel territorio creerebbe enormi difficoltà a gran parte della popolazione;
mettendo in atto le disposizioni contenute nella circolare INPS sopraddetta, si inciderebbe su un terzo dell'intera popolazione regionale a discapito non solo degli utenti più deboli, ma anche degli esponenti datoriali (artigiani, commercianti, imprese), costretti ad un difficile pendolarismo verso i capoluoghi di provincia, collegati

male dal punto di vista della viabilità e serviti male dal trasporto pubblico locale -:
quali urgenti provvedimenti intenda intraprendere per impedire le gravi conseguenze previste a discapito della popolazione e che aggravano la già drammatica situazione socio-economica dei piccoli centri in termini occupazionali e di qualità della vita, nel caso in cui venisse applicata la circolare INPS di riorganizzazione e declassamento su tutto il territorio nazionale e nello specifico in quello della regione Sardegna.
(4-04483)

PICCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i patronati ex lege n. 152 del 30 marzo 2001, possono operare anche all'estero, e per tali attività ricevono uno specifico contributo previsto dall'articolo 13 della stessa legge -:
quali patronati abbiano operato all'estero negli anni 2008 e 2009;
quale sia l'ammontare complessivo e quello individuale ricevuto per le attività all'estero e il punteggio raggiunto da ciascun patronato sulla cui base si è determinata la ripartizione dei fondi;
quali e quanti controlli siano stati effettuati dal Ministero ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 152 del 2001.
(4-04485)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ultima ispezione compiuta il mese di agosto dall'Azienda sanitaria di Pordenone ha dato un verdetto inequivocabile: non c'è alternativa alla chiusura del carcere della città. Lo ha annunciato ufficialmente in consiglio comunale il sindaco, per il quale se il piano carceri non conterrà finanziamenti si procederà con la chiusura;
l'ispezione compiuta dall'Azienda sanitaria il mese scorso, ha riferito il sindaco, ha stabilito che «non solo ci sono tutte le condizioni per chiudere la struttura, ma l'unico modo per risolvere il problema è proprio la chiusura», che nessun rattoppo o lavoro di manutenzione straordinaria, quindi, nel giudizio dei tecnici sanitari, sarà in grado di garantire la vivibilità per detenuti e polizia penitenziaria -:
se siano a conoscenza di tali fatti e quali siano gli intendimenti dei ministri in ordine a quanto sopra descritto;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte di tale gravissima situazione.
(4-04488)

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 l'INPS (Istituto nazionale per la previdenza sociale) ha bandito un concorso pubblico per esami a 293 posti nel profilo di ispettore di vigilanza, area funzionale C, posizione economica C1 (bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale concorsi ed esami, del 26 giugno 2007), concorso, le cui prove si sono concluse nel 2009, basato sulla conoscenza approfondita di 10 materie, complesse e molto differenti l'una dall'altra;
il decreto-legge n. 78 del 2009 (cosiddetto «decreto anti crisi»), all'articolo 17, comma 7, ha tuttavia sancito il divieto di procedere a nuove assunzioni di personale;
consta all'interrogante che l'INPS lamenta una forte carenza di organico, in particolare per il ruolo di ispettore di vigilanza (ove sarebbero necessarie circa 1.000 unità);
i circa 800 candidati, avendo profuso nella preparazione del concorso un impegno

totalizzante, ed avendo superato tutte le prove previste, si sono riuniti in un comitato, il CO.F.I.V.E. (Comitato futuri ispettori di vigilanza esterni), e chiedono con forza la possibilità di una deroga, in loro favore, all'attuale blocco delle assunzioni;
gli ispettori di vigilanza costituiscono in ogni caso una risorsa per le casse erariali, non un costo. L'attività ispettiva, infatti, garantisce allo Stato entrate per miliardi di euro, derivanti dal recupero dei contributi omessi: l'aumento del gettito contributivo, come si può osservare esaminando i bilanci preventivi dell'INPS per il 2009, è dovuto, tra l'altro, agli effetti della lotta all'evasione e al contrasto all'elusione contributiva, grazie specialmente l'attività di vigilanza degli ispettori;
gli ispettori sono altresì importantissimi sia nella lotta al fenomeno del lavoro nero che per il rispetto rigoroso delle garanzie riguardanti la sicurezza sul lavoro -:
se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce delle pregresse considerazioni, di assumere iniziative volte a modificare la normativa vigente onde consentire - in presenza di esigenze tanto cogenti - una maggiore flessibilità dell'amministrazione e specificamente l'assunzione dei legittimi vincitori di un concorso regolarmente espletato.
(4-04492)

CONTENTO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio provinciale del lavoro di Pordenone è attualmente ubicato in un edificio condominiale di non facile accesso soprattutto per le persone diversamente abili;
essendo stato ricavato da uno spazio destinato originariamente a residenza, l'ufficio in questione è anche connotato da una serie di controindicazioni sia in ordine all'attività svolta verso il pubblico, sia in relazione alle prestazioni svolte dai dipendenti anche con riferimento alle disposizioni vigenti in tema di sicurezza del lavoro;
risulterebbe, quindi, oppongono trasferire il predetto ufficio in altra sede magari in una zona ove già siano presenti altri uffici pubblici allo scopo di ovviare alla situazione denunciata -:
quali iniziative intenda adottare per porre rimedio agli inconvenienti evidenziati in relazione all'immobile in cui è insediato l'ufficio del lavoro di Pordenone.
(4-04494)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 2 ottobre 2009, la giornalista Alessandra Retico ha pubblicato sul quotidiano La Repubblica un articolo nel quale si riferisce del modo in cui ospedali e pronto soccorsi si attrezzano per affrontare l'eventuale pandemia da influenza A;
nel citato articolo si riferisce di come sostanzialmente le varie regioni stiano predisponendo piani per contenere l'annunciata pandemia ognuna dotandosi di piani straordinari, affidati alle singole realtà regionali; si raccoglie la dichiarazione del direttore scientifico dell'istituto Spallanzani di Roma, dottor Giuseppe Ippolito, secondo il quale «Non tutti gli ospedali hanno le strutture adatte al contenimento dei contagi in caso di epidemia di influenza A»;
a conferma di quanto sostenuto dal dottor Ippolito, si riferisce il caso verificatosi al policlinico Gemelli di Roma nel mese di luglio 2009: un paziente, il signor Filippo Petrilli racconta di aver atteso per ore su una panchina di legno i risultati delle analisi. Era arrivato al pronto soccorso alle 19.27 con 39 di febbre, è uscito alle 00.44. La diagnosi: sospetto virus H1N1. All'ospedale è tornato il 29 luglio 2009, è stato ricoverato e dimesso il 31. Diagnosi «Polmonite batterica»; si rac

conta inoltre che all'ospedale civico di Palermo, il più grande della Sicilia, i pazienti a rischio vengono ospitati in osservazioni in sale comuni, e lo stesso accade a Villa Sofia;
appare grave che all'ospedale civico di Palermo e a villa Sofia i pazienti a rischio pandemia siano ricoverati in sale comuni -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine a quanto rappresentato in premessa e quali siano i suoi intendimenti in proposito;
se più in generale non si ritenga opportuno e necessario raccogliere tutte le informazioni possibili relative ai piani straordinari che le Regioni hanno approntato o stanno approntando per contenere l'annunciata pandemia, nonché valutare, se sia necessario approntare piani con univoci criteri generali.
(4-04500)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 23 luglio 2009 il Parlamento ha approvato la legge n. 99 del 2009, recante disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia;
all'articolo 30, comma 9, il provvedimento dispone misure per l'efficienza del settore energetico, con esplicito riferimento all'aumento del livello di concorrenza del mercato elettrico nella regione Sardegna, attraverso l'adozione, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, di misure finalizzate ad ampliare l'offerta di energia, mediante l'individuazione di un sistema di mercato che favorisca l'acquisizione e la cessione di capacità produttiva virtuale, entro i trenta giorni dall'entrata in vigore della legge e sulla base degli indirizzi emanati dal Ministro dello sviluppo economico, sino alla conclusione della realizzazione delle infrastrutture energetiche necessarie per l'integrazione con la rete nazionale;
il 17 agosto 2009 il Ministero dello sviluppo economico ha inviato all'Autorità per l'energia elettrica e il gas gli indirizzi necessari per rendere effettiva l'attuazione del noto Virtual Power Plant (VVP), consentendo l'acquisizione a mezzo della cessione virtuale di capacità produttiva e concludendo in tal modo favorevolmente la procedura di infrazione condotta dalla Commissione europea sui regimi tariffari speciali;
la delibera emanata dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas prevede che, fino al 2014, il 25 per cento dell'energia prodotta nella regione potrà essere sottoposta ad asta pubblica, accessibile a tutti gli operatori del mercato in grado di esercitare un'efficace pressione competitiva al fine di ridurre i costi attuali mediante tale liberalizzazione e abbattere gli attuali divari legati all'insularità;
ratio del provvedimento è il riconoscimento di un riequilibrio tariffario che consenta alle industrie sarde di avere costi energetici in linea con le altre realtà europee, rendendole nuovamente competitive, con costi di produzione più adeguati rispetto a quelli attuali, favorendone l'attestazione di più elevati livelli occupazionali e una maggiore stabilità delle stesse aziende;
numerose perplessità sono, però, sopraggiunte subito dopo la deliberazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, sia da parte delle organizzazioni sindacali e industriali, sia delle aziende stesse, in merito all'efficacia e alla reale applicazione del già menzionato piano e delle relative tariffe energetiche;
gli elementi che destano maggiore preoccupazione sono legati alla non previsione di un vincolo esclusivo della destinazione dei 375 megawatt per le industrie energivore sarde, in quanto l'energia acquistata mediante le previste procedure

concorsuali (che, tra l'altro, al momento risultano ancora essere, ad avviso dell'interpellante, pressoché «oscure»), potrebbe essere acquistata all'asta da intermediari autorizzati a parteciparvi e rivenduta alle aziende con il rischio di un costo finale più alto rispetto a quello medio europeo, vanificando l'obiettivo del provvedimento, ossia rendere le industrie sarde più competitive nel mercato energetico;
da quanto sopra descritto risulterebbe opportuno far chiarezza sulle problematiche evidenziate e prevedere soluzioni strutturali adeguate, al fine di assicurare non solo la competitività delle aziende energivore sarde ma il prosieguo delle loro attività produttive -:
quali urgenti iniziative anche normative, nell'ambito delle proprie competenze, sia in sede nazionale, sia in sede europea, intenda adottare in relazione a quanto riportato in premessa al fine di favorire il mantenimento e lo sviluppo delle imprese energivore sarde.
(2-00508) «Mereu».

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVA, ALLASIA, REGUZZONI e TORAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere, premesso che:
i risultati dell'accordo raggiunto dal sindacato della «Nuova Sala» di Sabbioneta con i vertici dell'azienda, confermano con drammaticità la forte crisi che ha colpito il mondo del lavoro;
sono tredici, infatti, gli operai a cui è stata accordata la procedura di mobilità volontaria, mentre è ancora incerto e rischioso il futuro degli altri ventisei impiegati presso l'azienda;
lo stabilimento fa capo al colosso bresciano Meneghini, specializzato nel settore lattiero-caseario, con quattrocento dipendenti impiegati nelle sedi di Sabbioneta, Baganzola, Mazzano, e nelle altre otto sedi d'Italia, con commesse importanti in Germania e Gran Bretagna e con trecento milioni di euro di fatturato;
a Sabbioneta si produce Grana Padano grattugiato ed un eventuale cessazione dell'attività rappresenterebbe un seria battuta d'arresto allo sviluppo del mercato del Made in Italy e delle produzioni locali;
il rifiuto da parte dell'azienda di accedere agli ammortizzatori sociali ha generato timori ed insicurezze per i dipendenti che, diversamente, con il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, potrebbero sperare nel superamento della fase più acuta della crisi economica;
ad aggravare ulteriormente la situazione è il fatto che nessun operaio coinvolto dalla mobilità è prossimo all'età pensionabile e le maestranze sono in maggioranza di sesso femminile e di età piuttosto giovane -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione in atto presso lo stabilimento di Sabbioneta e se voglia adoperarsi affinché vengano adottate le misure più opportune per tutelare i lavoratori interessati dalla crisi della «Nuova Sala», garantendo anche la continuità della produzione locale.
(5-01904)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Scandroglio e altri n. 2-00487, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Antonino Foti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Misiani n. 4-04443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.