XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 15 ottobre 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
«L'unità d'Italia, l'indipendenza e la libertà sono conquiste straordinarie che vanno difese ogni giorno», come ebbe a dire il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, celebrando al Quirinale il 4 novembre, anniversario della vittoria, giorno dell'unità nazionale e festa delle Forze armate. «Queste conquiste straordinarie - aggiunse Ciampi - vanno difese come capacità di cooperare per il bene comune, come desiderio di provare, anche individualmente, la gioia di fare qualcosa per il bene dell'Italia, per il suo prestigio nel mondo, per il benessere della nostra comunità»;
in occasione dei festeggiamenti per il 150o anniversario dell'unità d'Italia è opportuno nonché doveroso sottolineare l'importanza del ruolo e il contributo che hanno dato le comunità italiane emigrate in ogni parte del mondo alla costruzione, allo sviluppo economico e all'affermazione della nostra Nazione nel mondo. Un ruolo evidenziato ancora una volta dal Presidente Ciampi nel discorso tenuto alla II Conferenza Stato-Regioni-province autonome-CGIE: «I nostri connazionali sono un ponte prezioso con culture diverse, mantenendo intatti i valori e i tratti distintivi dell'italianità: gli affetti familiari, l'amore per la terra, la dignità nel lavoro, una profonda umanità, la tenacia, l'ingegnosità. Condividono con gli italiani in Patria la consapevolezza di essere parte di un'unica Grande Nazione, indipendentemente dai confini geografici»;
le comunità emigrate, ancor prima della proclamazione dell'unità d'Italia, hanno vissuto la propria condizione sociale e umana con un forte senso di appartenenza ad una identità ancorata ai valori culturali della madrepatria. Lo comprovano le numerose società di mutuo soccorso nate nei Paesi di emigrazione, in particolare dell'America Latina, nonché le scuole e gli ospedali italiani costruiti ovunque. La posa delle prima pietra dell'ospedale italiano di Buenos Aires, ad esempio, risale al 1854, ancor prima della proclamazione dell'indipendenza dell'Italia;
la storia dell'emigrazione italiana nel mondo è costellata di innumerevoli tragedie legate alle traversate oceaniche e ai drammi dei caduti sul lavoro. Luoghi come Marcinelle, Monongah e Mattmark hanno segnato per sempre la mappa dei luoghi dove si è consumato il sacrificio della vita di tanti cittadini italiani. La giornata del sacrificio italiano nel mondo, che si celebra l'8 agosto, riassume gli sforzi e la fatica che i nostri connazionali emigrati dovettero affrontare lontano dall'Italia, in condizioni difficili e mettendo a rischio la propria vita per il benessere dell'Italia;
in questo viaggio nella memoria per far vivere le radici del futuro in occasione del 150o anniversario dell'unità d'Italia, è necessario sentirsi legati e presenti nei luoghi stessi che hanno segnato la coscienza collettiva dei milioni d'italiani emigrati, affinché quanti hanno vissuto l'esperienza migratoria e i loro discendenti percepiscano in modo ancor più evidente, attraverso momenti istituzionali di affettuosa vicinanza, il loro legame con l'Italia,

impegna il Governo

ad assumere iniziative affinché la rete consolare e degli istituti italiani di cultura, in collaborazione con gli organismi di rappresentanza e dell'associazionismo italiano operanti all'estero e in Italia a livello regionale, programmi ed effettui una serie di almeno otto eventi celebrativi a carattere storico-culturale - specificatamente due in America Latina, due nel Nord America, uno in Australia, uno in Africa e due in Europa - diretti a rafforzare le radici del concetto di italianità nel mondo, nell'ambito delle iniziative per il centocinquantesimo anniversario dell'Unità.
(7-00211)
«Narducci, Maran, Fedi, Porta, Corsini».

La VII Commissione,
premesso che:
la legge n. 440 del 1997 crea disposizioni volte al finanziamento della legge istitutiva dell'autonomia scolastica (legge n. 59 del 1997); approvata in sede legislativa dalla VII Commissione della Camera il 30 luglio 1997 e varata definitivamente al Senato l'11 dicembre 1997, ha raggiunto quest'anno, i 12 anni di vita e, nel decennale del regolamento dell'autonomia scolastica (decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999), richiederebbe una verifica profonda;
l'intento originario e l'obiettivo prioritario della legge erano - così come attestano la relazione illustrativa e il dibattito parlamentare di allora - quelli di accompagnare l'impegnativa riforma di sistema dell'autonomia scolastica, finanziando in modo mirato la scuola con un Fondo permanente, che, destinato particolarmente ai territori, anticipava l'idea di un fondo perequativo;
l'autonomia delle istituzioni scolastiche - ivi compresa l'autonomia didattica - rimane ancora un obbiettivo da raggiungere come si constata quotidianamente e come confermano le comparazioni internazionali che valutano il sistema scolastico italiano centralistico e con scarsa autonomia;
sono da raggiungere, e talvolta non sono ancora stati affrontati sistematicamente, obiettivi correlati alla riforma dell'autonomia e indicati dalla legge n. 440 del 1997, all'articolo 1, primo fra tutti la valutazione dell'efficienza e dell'efficacia del sistema scolastico, valutazione ancora assente e già allora definita «fondamentale per il sostegno dell'autonomia delle scuole, strumento di cui il nostro sistema scolastico, l'unico fra quelli dei Paesi sviluppati, non è ancora dotato»;
i precedenti elementi giustificano da sé l'attualità e la necessità della legge n. 440 del 1997, ma parimenti, domandano una coraggiosa valutazione «strategica» delle modalità e degli esiti dell'applicazione della legge, in particolare degli spazi di autonomia introdotti e del raggiungimento di una migliore qualità ed equità dell'intero sistema scolastico italiano attraverso progetti e azioni finanziati col Fondo, valutazione fino ad ora mai affrontata;
per affrontare una revisione della legge occorre disporre di un quadro informativo più ampio del semplice cespite finanziario messo a disposizione annualmente dalla direttiva ed è, dunque, essenziale che il Governo, a cui è affidata l'attuazione della legge, fornisca elementi puntuali e proprie valutazioni sul funzionamento reale dell'autonomia scolastica, sull'ammontare e sulla provenienza delle risorse che intende destinare allo sviluppo dell'autonomia, sulle azioni di monitoraggio che intende effettuare;
una revisione ed un potenziamento della legge n. 440 del 1997, in prospettiva di una nuova fase di attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e di un impegno finalizzato e non generico ai fini del raggiungimento di una reale qualità della scuola italiana, richiedono espliciti criteri di raffronto e di orientamento, quali:
a) promuovere l'autonomia di ricerca e sviluppo delle scuole, per stimolare il miglioramento della qualità dell'istruzione (ad esempio, con specifici finanziamenti per istituire Dipartimenti disciplinari di scuola, progetti di innovazione curricolare, e altro);
b) rafforzare la professionalità degli operatori scolastici attraverso idonee iniziative di formazione in servizio, da interpretare come riflessione sul lavoro d'aula, come costituzione di comunità di studio e di pratica, come partecipazione ad iniziative di alta qualificazione, master, specializzazioni, e altro);
c) sviluppare un'aggiornata cultura dell'organizzazione che consenta ad ogni comunità scolastica di utilizzare tutti gli strumenti previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999

in materia di flessibilità ed autonomia organizzativa e didattica (ad esempio funzioni di staff, leadership distribuita, forme di progettazione partecipata, e altro);
d) stimolare l'innovazione degli ambienti di apprendimento in termini di sviluppo di tecnologie, utilizzo effettivo di laboratori ed attrezzature, miglioramento dei metodi di insegnamento orientati a promuovere negli allievi autonomia di studio, padronanza di competenze, spirito di iniziativa, in sintonia con gli indirizzi in materia dell'Unione europea;
e) realizzare - a livello di scuola - sistemi di autovalutazione e di verifica degli apprendimenti, dell'insegnamento e dell'organizzazione, in correlazione con gli organismi di valutazione esterna, per favorire una maggiore riflessività dell'organizzazione scolastica e forme di rendicontazione pubblica (ad esempio, bilancio sociale);
f) promuovere forme di apertura dell'istituzione scolastica ad una fruizione più ampia da parte degli allievi, della famiglia, della comunità attraverso iniziative culturali, artistiche, sportive, anche d'intesa con gli enti locali e l'associazionismo, per favorire autorealizzazione, protagonismo, impegno dei ragazzi;
g) sostenere la cultura e la pratica della rete e della concertazione tra le scuole, per contrastare fenomeni di autarchia e competizione, rafforzare i sistemi educativi territoriali, agevolare i rapporti con gli enti locali, anche in previsione di una più incisiva partecipazione degli stessi alla gestione del sistema educativo;
sarebbe oltremodo opportuna un'approfondita verifica in sede parlamentare degli esiti prodotti dalla legge in relazione alle finalità per le quali è stata promulgata in modo da avviare, in tempo utile per la direttiva 2010, un percorso di valutazione della legge n. 440 del 1997,

impegna il Governo:

a fornire tutti gli elementi utili finalizzati alla valutazione tecnica della stessa legge, con l'apporto di tutte le strutture ministeriali interessate;
a riferire approfonditamente - in tempo utile per la ripartizione del Fondo 2010 - sugli esiti dell'applicazione della legge n. 440 del 1997 in relazione all'implementazione della autonomia scolastica, dall'emanazione della legge ad oggi, attraverso quadri di sintesi esplicativi che evidenzino le aree tematiche di volta in volta privilegiate, il livello di erogazione dei fondi (alle scuole, all'amministrazione periferica, al Ministero centrale), l'incidenza sul curricolo scolastico e sulla qualità dell'insegnamento e degli apprendimenti, al fine di individuare le effettive carenze normative e finanziarie da colmare per una piena realizzazione dell'autonomia scolastica;
a fornire indicazioni utili per una eventuale revisione della legge n. 440 del 1997 in funzione dell'attuale nuova fase dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e di un impegno mirato e non generico per il raggiungimento della qualità dell'intero sistema scolastico italiano, anche in considerazione della necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di istruzione, così come previsto della legge sul federalismo fiscale.
(7-00212)
«Ghizzoni, De Torre, De Pasquale, Levi, Pes, Nicolais, Coscia, Bachelet, Picierno, Rossa».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia

e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la provincia autonoma di Trento ha deciso di abbattere le carceri ottocentesche, dal momento che sta realizzando a nord della città la nuova casa circondariale;
il FAI, fondo per l'ambiente italiano, ha ampiamente dimostrato l'importanza storica, architettonica ed urbanistica dell'edificio che ospita il palazzo di giustizia di Trento nel suo integrale complesso di carcere e tribunale;
il palazzo di giustizia di Trento rappresenta la memoria storica di quell'alta concezione civile e sociale che ha caratterizzato e contrassegnato gli edifici pubblici dell'Impero austro-ungarico;
il palazzo di giustizia di Trento fu costruito quando il trentino faceva parte dell'impero austro-ungarico, progettato nel 1877 dal celebre architetto di Vienna, Karl Schaden;
il palazzo rientrava in un contesto urbanistico più ampio con caserme, ospedale militare e abitazioni civili, un progetto urbanistico che è preziosa testimonianza armonica e irripetibile di un'architettura immersa nel fascino mitteleuropeo;
l'indiscusso valore storico, architettonico e urbanistico delle carceri, nell'integrità del palazzo di giustizia, è stato puntualizzato è confermato in una «Tavola Rotonda» (22 febbraio 2008) organizzata a Trento dal FAI e da Italia Nostra;
anche il Professor Andreas Lehne della Sovrintendenza federale ai Monumenti di Vienna e l'ex-Soprintendente ai beni culturali della Provincia Autonoma di Bolzano, Dott. Helmur Stampfere, hanno fatto notare che il palazzo di giustizia di Trento è uno dei più imponenti e maestosi, tra gli altri, realizzati in quello che fu l'impero austro-ungarico;
le carceri di Trento, sarebbero, tra l'altro, le uniche carceri austro-ungariche a venire demolite tra tutte quelle che si trovano in Europa e che sono tutelate dai Beni Culturali dei vari Stati di appartenenza, dalla Polonia alla Repubblica Ceca, all'Austria, alla Slovenia, alla Croazia, all'Ungheria;
il palazzo di giustizia di Trento, è uno dei più importanti monumenti sui quali si dovrebbe fondare la coscienza socio-culturale dell'Europa al pari di un ponte o un acquedotto romano, una cattedrale o un monumento benedettino e quindi, solo per questo, di grande importanza turistica per la città;
le carceri insieme alla loro chiesa dedicata al Buon Pastore, opportunamente restaurate potrebbero essere incluse, con nuova destinazione, nel previsto polo giudiziario;
la delegazione FAI di Trento ha lanciato una raccolta firme, sostenuta anche dall'istituto di studi per l'Alto Adige, da Italia Nostra e dall'Associazione dimore storiche italiane, contro la costruzione di un nuovo edificio in vetro-cemento al posto della parte «carceri» del palazzo di giustizia;
i costi di realizzazione della nuova sede unificata per gli uffici giudiziari di Trento, sono passati dai 32.536.786,64 (costi originari previsti nell'accordo del 2002) ai 112.200.000,00 (Costi aggiornati al 12 febbraio 2008), ai 103.200.000,00 (Costi risultanti in base a possibili riduzioni di costo per circa 9 milioni di per ribassi d'asta) -:
quali risultino essere le informazioni in possesso del Governo in merito alla situazione del Palazzo di Giustizia di Trento;
se i signori Ministri interrogati ritengano possibile evitare la prevista demolizione del carcere, promuovendo la modifica dell'accordo-quadro stipulato tra lo Stato e la Provincia Autonoma di Trento nel 2002 e aggiornato nel febbraio 2009;
se si ritenga opportuno richiedere una audizione al Consiglio superiore per i

beni culturali e paesaggistici, in quanto organo consultivo del Ministero per i beni e le attività culturali, a carattere tecnico-scientifico in materia di beni culturali e paesaggistici;
quali siano i costi di realizzazione della nuova sede unificata per gli uffici giudiziari di Trento;
se il Governo intenda valutare l'opportunità di prevedere, unitamente alla Provincia Autonoma di Trento, opportuna modifica dell'Accordo di Programma Quadro, concernente interventi per la razionalizzazione delle sedi e delle strutture statali e provinciali della città di Trento, stipulato nel 2002 e modificato nell'aprile 2008.
(4-04573)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli accordi di fornitura stipulati dal Governo con la multinazionale farmaceutica Novartis a proposito del vaccino del virus H1N1, a cominciare dal costo dei 24 milioni di dosi commissionato, sono - come riferisce Il Corriere della Sera del 15 ottobre 2009 nell'articolo del giornalista Mario Sensini, «avvolti nel mistero più totale», anche se secondo indiscrezioni ammonterebbe a circa 200 milioni di euro;
neppure la Corte dei Conti, pur avendo sollevato in sede di controllo più di qualche dubbio e riserva, è riuscita a fare luce sui costi e gli stanziamenti;
il visto della Corte dei Conti per la necessaria registrazione dell'atto è arrivato perché il provvedimento, emanato a seguito di Ordinanze del Presidente del Consiglio che prevedono una lunga serie di deroghe alla normativa, è stato ritenuto «al di fuori degli ordinari schemi contrattuali», e motivato da caratteri di «eccezionalità e di somma urgenza»;
nonostante il rilascio del visto, i magistrati contabili non hanno nascosto perplessità, a cominciare dalle premesse dell'accordo: «sicuramente particolare visto che aveva per oggetto un prodotto, il vaccino Focetria autorizzato solo recentemente dall'Unione Europea, e che al momento della stipula non esisteva ancora»;
sempre i magistrati contabili precisano che «l'esito delle ricerche, la capacità di sviluppare con successo il vaccino, i tempi di produzione, la qualità dell'inoculo virale e la capacità produttiva sono ancora in corso di definizione, la premessa sembra vanificare a favore di Novartis tutti i successivi vincoli contrattuali»;
ben due articoli del contratto, nota la Corte dei Conti, prevedono «la possibilità di mancato rispetto delle date di consegna del prodotto senza l'applicazione di alcuna penalità»;
il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sarebbe comunque «obbligato ad accettare il vaccino anche in assenza dell'autorizzazione all'immissione in commercio in Italia»;
in caso di mancata autorizzazione, sostiene la Corte dei Conti, le garanzie in favore del ministero non sarebbero «correlate all'esborso sopportato»; e il contratto sempre nel caso che la Novartis non ottenesse l'autorizzazione, obbligherebbe il Governo a versare 24 milioni di euro «come partecipazione dei costi»;
il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, secondo la delibera della Corte, sarebbe rimborsato dalla società per danni causati a terzi solo a causa di difetti di fabbricazione, mentre in tutti gli altri casi, ad essere rimborsata sarebbe la Novartis; senza il cui accordo, come previsto dall'articolo 4, punto 2, del contratto, non sarebbe comunque possibile stabilire l'esistenza di questi eventuali «difetti di fabbricazione»;
secondo l'ufficio controllo della Corte dei conti il contratto sarebbe «carente del parere di un organo tecnico in grado di attestare la congruità dei prezzi» -:
se quanto rappresentato in premessa sia vero;

per quali ragioni il contratto stipulato con la Novartis a proposito dei 24 milioni di dosi di vaccino del virus H1N1, sia avvolto «nel mistero più totale» e non si renda noto il costo;
per quali ragioni si sia negata alla Corte dei conti la documentazione e le informazioni richieste;
se sia vero che la Corte dei Conti abbia dato il visto d'acquisto pur rilevando perplessità in ben undici punti;
per quali ragioni si sia ritenuto opportuno di sottoscrivere un contratto nonostante contempli due articoli che prevedono «la possibilità di mancato rispetto delle date di consegna del prodotto senza penalità» per l'inadempiente;
se sia vero che il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sarebbe rimborsato per danni causati a terzi solo a causa di difetti di fabbricazione, ma non sembra possibile stabilirne l'esistenza.
(4-04578)

GIULIETTI, TABACCI, ZACCARIA, LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Consiglio dei ministri ha affermato «presto ne sentirete delle belle» sul conto del giudice Mesiano -:
quali siano gli elementi in possesso del Presidente del Consiglio dei ministri che l'abbiano spinto ad una simile affermazione.
(4-04581)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si è assistito a Bologna ad una ridda di polemiche e scontri verbali prontamente raccolti dai media locali a proposito di un conflitto - in questo caso proprio di interessi personali - tra l'assessore alla promozione culturale del comune di Bologna, Nicoletta Mantovani, e le maestranze del Teatro comunale;
la signora Mantovani Pavarotti avrebbe concordato con il sovraintendente del teatro comunale Marco Tutino la prestazione gratuita dell'orchestra e delle maestranze artistiche del teatro comunale in occasione del concerto celebrativo dell'anniversario della nascita di Pavarotti che si è tenuto il 12 ottobre 2009 nel Teatro comunale di Bologna;
l'accordo cui avevano dato adesione positiva i sindacati CGIL, CISL e UIL è stato respinto a stragrande maggioranza con 170 voti contrari e solo 16 favorevoli;
dopo alcuni tentativi falliti di coinvolgere altre orchestre, se ne è trovata una casuale che si è esibita al posto dell'orchestra del Teatro comunale con risultati artistici modesti. Pare che in questo caso non vi sia stata gratuità da parte dei musicisti;
il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, presidente del teatro comunale ha espresso, così come riportano i giornali, giudizi negativi con parole severe nei confronti dell'orchestra del teatro («è stato uno sgarbo alla città, (...) un'occasione persa che ha messo in cattiva luce agli occhi della città quella che ne è invece un pezzo importante: l'orchestra del comunale su questo dovrebbe ripensare se ha fatto una cosa giusta»);
il 6 ottobre 2009 si è svolto l'incontro tra l'assessore comunale alle attività produttive Luciano Sita e i sindacati a cui è stato presentato il piano industriale elaborato dal comune per il rilancio della Fondazione Teatro comunale di Bologna, «assente il sovrintendente Marco Tutino» come riferisce la stampa. Si riferisce di «un incontro disteso e con molta responsabilità da parte di tutti»;

visto che la legislazione vigente, oltre allo statuto della Fondazione del Teatro comunale di Bologna, assegna al sovrintendente le responsabilità primarie della gestione amministrativa, finanziaria, non che delle relazioni industriali -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in ordine alla vicenda esposta in premessa, con particolare riferimento alla situazione economico finanziaria della Fondazione Teatro comunale di Bologna e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(4-04580)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BITONCI e NEGRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la normativa sul patto di stabilità per gli anni 2009-2011, introdotta dall'articolo 77-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, è stata oggetto nel corso del 2009 di una serie di modifiche finalizzate a rendere meno stringenti i vincoli del patto per consentire ai comuni, in particolare quelli cosiddetti «virtuosi», di effettuare nuovi investimenti in opere e infrastrutture, mediante l'esclusione dal saldo finanziario di una serie di pagamenti in conto capitale correlati ad impegni già assunti;
le modifiche apportate con l'articolo 7-quater del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 e l'ultima contenuta nell'articolo 9-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 rispecchiano la volontà trasversale costituitasi nelle Commissioni parlamentari competenti di consentire una maggiore autonomia di spesa per i comuni, laddove siano disponibili risorse;
in sede di applicazione della normativa sul patto di stabilità dettata dal citato articolo 77-bis, il conteggio dei trasferimenti erariali e regionali non avviene più secondo il criterio dell'accertamento convenzionale, previsto dal comma 682 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, normativa non riproposta dall'articolo 77-bis;
l'imputazione ai fini del calcolo del saldo finanziario dei suddetti trasferimenti con la nuova normativa della competenza mista di cui al comma 5 del sopraccitato articolo 77-bis, apporterà una riduzione delle risorse a disposizione dei comuni, annullando, di fatto, il proposito del legislatore di compensare con interventi legislativi ad hoc gli stretti vincoli del patto per il triennio 2009-2011 -:
se il Ministro intenda assumere iniziative normative per ripristinare il metodo di calcolo mediante l'accertamento convenzionale dei trasferimenti erariali e contributi dello Stato, al fine di consentire maggiori disponibilità finanziarie ai comuni, compensando gli effetti finanziari con le maggiori risorse che si dovessero rendere disponibili.
(5-01962)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Vibo Valentia ed il suo intero territorio provinciale vivono da anni sotto la cappa delle potenti cosche della 'ndrangheta;
grazie all'attività investigativa delle Forze dell'ordine, nonché al proficuo lavoro del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Marisa Manzini, sono stati inferti duri colpi alla principale cosca della 'ndrangheta di quel territorio, i Mancuso di Limbadi (condannati nei giorni scorsi con sentenza della Corte di Cassazione) e alle

cosche satelliti Lo Bianco di Vibo Valentia, Bonavota di Sant'Onofrio, Fiarè di San Gregorio, la Rosa di Tropea, Anello di Filadelfia e Soriano di Filandari;
l'intenso e proficuo lavoro della dottoressa Manzini ha anche incoraggiato civili cittadini di quella provincia a pesanti denunzie contro la 'ndrangheta, rendendo indispensabile l'assegnazione agli stessi dello status di testimone di giustizia;
dal 10 ottobre 2009 la dottoressa Manzini è stata sottratta al suo incarico presso la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ed è stata trasferita presso la procura ordinaria del capoluogo calabrese;
purtroppo, questo trasferimento è stato l'atto finale che ha portato, negli ultimi due anni, allo sfaldamento di un efficace ed efficiente pool antimafia;
il tutto nel mentre sono ancora in corso importanti processi giudiziari, conseguenti ad eccezionali attività investigative, contro gli uomini delle citate cosche vibonesi;
nel 2007 avevano lasciato il rispettivo incarico, a distanza di un mese l'uno dall'altro, il capo della squadra mobile di Vibo ed il suo vice e successivamente anche un ufficiale dei Carabinieri, tutti e tre protagonisti di importanti successi nel contrasto alla criminalità organizzata;
ad oggi non è stato ancora designato il sostituto della dottoressa Manzini, con grave conseguenza per la prosieguo dei processi contro la 'ndrangheta -:
quali urgenti iniziative intendano assumere per i settori di competenza per garantire che venga proseguito l'importante ed efficace contrasto al locale crimine organizzato ed alle sue collusioni.
(4-04569)

ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato da Il Quotidiano della Basilicata del 14 ottobre 2009 a firma Paride Leporace emerge che il pubblico ministero Basentini si era attivato per ottenere l'impiego di moderne tecnologie di telerilevamento aereo per poter accertare la presenza di rifiuti tossici in aree della Basilicata;
la tecnologia Lara in dotazione al Centro nazionale ricerche (CNR) è ritenuta utile ai fini delle ricerche di rifiuti tossici così come diverse società pubbliche e private che hanno bisogno di conoscere i diversi parametri delle mutate condizioni naturali ed antropiche del sottosuolo fanno ricorso allo scanner iperspettrale Mivis;
la guardia di finanza di Roma risulta inoltre essere dotata di un telerilevamento chiamato Dedalus che è in grado di accertare con sicurezza le aree in cui sono sepolti i rifiuti radioattivi, tecnologia che è stata ad esempio utilizzata in un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia pugliese per verificare l'attendibilità di alcune dichiarazioni di un pentito legato alla sacra corona unita;
come ricordato nell'interrogazione 4-04174, il pentito Fonti ha dichiarato, in merito all'affondamento delle navi dei veleni, che si era deciso di farne affondare «una verso lo Ionio, a Metaponto, e l'altra verso Maratea»;
dopo il ritrovamento del relitto Cetraro, la nave Astrea è giunta nelle acque di Maratea dove sta effettuando ricerche in mare senza punti di riferimento, con l'unico dato a disposizione degli operatori chiamati a scandagliare le acque del Golfo di Policastro consistente nelle indicazioni di alcuni pescatori del posto che hanno parlato di un punto dove spesso le reti si sono impigliate;
a giudizio degli interroganti la vicenda ricorda molto quanto accadde oltre 10 anni fa, quando l'ex sostituto procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri,

chiese nel 1995, al Ministero della giustizia risorse che furono negate senza una spiegazione per ricerche che voleva condurre la procura di Reggio Calabria che stava indagando sull'affondamento al largo delle coste calabresi di alcune navi dei veleni; come ebbe a dire Francesco Neri nel corso di un'audizione in Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti il 18 gennaio 2005 «avevo chiesto alla Nasa di aiutarmi nella ricerca per cui con determinati satelliti saremmo riusciti a trovare le navi» in tutto una trentina; quando l'indagine passò nelle mani della direzione distrettuale antimafia il sostituto procuratore Alberto Cisterna ottenne dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'autorizzazione a cercare la nave Rigel, ricerca che venne affidata all'Impresub di Trento che scandagliò i fondali nel 1997 con costi nettamente superiori a quelli a cui si sarebbe incorsi con l'uso dei satelliti e senza alcun risultato perché, come ebbe a dichiarare lo sesso Cisterna in un articolo pubblicato dal Sole 24 Ore del 16 settembre 2009 «le coordinate dichiarate per l'affondamento erano false e la stessa Impresub se ne rese subito conto» -:
per quale motivo non si è dato seguito alle richieste dei magistrati lucani volte a richiedere risorse per l'utilizzo del telerilevamento per l'individuazione di rifiuti tossici;
per quale motivo non è consentito verificare l'attendibilità delle dichiarazioni del pentito Fonti con la tecnologia in dotazione alla guardia di finanza e denominata Dedalus, come avvenuto nell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia pugliese in merito alle dichiarazioni del pentito Annacondia, affidando la ricerca della presunta nave affondata nel Golfo di Policastro ad una imbarcazione che sta procedendo senza coordinate;
quali iniziative intendano assumere, a tutela della salute e dell'ambiente, per avviare un monitoraggio satellitare sul piano nazionale della presenza di rifiuti tossici e discariche abusive.
(4-04571)

PISICCHIO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la trasmissione televisiva Striscia la Notizia ha reso noto, nel corso di un servizio andato in onda martedì 13 ottobre 2009, il fatto che la Telecom si sarebbe aggiudicata un appalto di undici milioni di euro annui per la durata di dieci anni (con un ammontare complessivo, dunque, di 110 milioni di euro) per la fornitura al Ministero della giustizia di bracciali elettronici per il controllo a distanza, volti a garantire una misura alternativa alla detenzione;
secondo la denuncia avanzata da un sindacato degli agenti di custodia e raccolta dalla trasmissione televisiva, sarebbero in giacenza presso il Ministero dell'interno 400 bracciali mai usati, mentre uno solo avrebbe trovato impiego su una persona sottoposta a misure restrittive della libertà -:
se la denuncia del sindacato rispondesse al vero, ci troveremmo di fronte ad un gravissimo episodio di spreco di risorse pubbliche cui occorrerebbe porre immediato riparo;
se i ministri interrogati non intendano, verificata l'attendibilità della denuncia, porre tempestivo rimedio ad una situazione di grave pregiudizio per il pubblico erario.
(4-04572)

CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 89 del 2001, denominata legge Pinto, ha introdotto nell'ordinamento giuridico lo strumento che consente «un'equa riparazione per chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto della violazione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali»;
i soggetti coinvolti in un processo della durata superiore ai 4 anni in primo grado - un anno in appello possono chiedere la condanna dello Stato al rimborso

del danno (che può essere patrimoniale e morale). Nella maggior parte dei casi, le istanze hanno un fondamento e pertanto vengono accolte. L'entità del risarcimento è calcolato, di volta in volta, in base alla gravità del danno e della durata del processo;
al tribunale di Bari nel 2006 i ricorsi contro la giustizia lumaca furono 85, tre anni dopo sono più che quadruplicati. Tra gennaio 2008 e settembre 2009, sono stati infatti presentati nel solo distretto barese 386 ricorsi per la violazione della legge Pinto. Di questi, 107 sono stati già definiti: la corte d'appello di Lecce, competente su Bari, ha condannato lo Stato a pagare circa 700.000 euro complessivamente. I dati sono quelli elaborati dallo stesso Tribunale barese;
secondo l'associazione nazionale dei magistrati (ANM) di Bari le cause sono da rintracciarsi negli organici ormai ridotti all'osso. Infatti mentre i carichi di lavoro aumentano, giudici e cancellieri diminuiscono;
il tribunale civile di Bari può contare su 13 giudici che devono barcamenarsi tra i 110mila procedimenti di lavoro e previdenza. Nella sezione lavoro, ogni giornata d'udienza vengono fissati 70 processi; nelle cause previdenziali si tocca punte di 350 nuovi procedimenti al giorno;
«Bari e Foggia sono delle anomalie», ha dichiarato il presidente della giunta distrettuale dell'Anm, Salvatore Casciaro. «La situazione - prosegue - è a dir poco clamorosa, le risorse umane e materiali sono limitatissime. C'è un ministero che dovrebbe distribuire le risorse in maniera equa;
per comprendere la gravità della situazione basti pensare che mentre nel distretto di Catania (bacino di utenti di 940mila residenti) sono a lavoro 110 giudici e 40 sostituti procuratori; nel distretto barese - un milione di abitanti - in organico ci sono 86 giudici e 28 pubblici ministeri. La sezione lavoro è quella più malconcia, con 13 giudici. «A Caltanissetta - prosegue Casciaro ogni giudice del lavoro è chiamato a decidere, in media, su 500 procedimenti; a Roma siamo poco sopra i 500 processi a magistrato. A Bari ogni giudice, invece, segue settemila procedimenti. Per non parlare di Foggia dove tocchiamo punte di 11.000 processi a magistrato»;
quindi, l'aumento dei ricorsi contro la giustizia «lumaca» secondo l'Anm - è da imputare principalmente all'aumento delle iscrizioni a molo e all'incongruo numero di magistrati. Solo nei primi cinque mesi del 2009 sono 18 mila i fascicoli pervenuti al tribunale di Bari in attesa della prima udienza, di cui 11.104 riguardanti la sezione lavoro per cause relative a licenziamenti, trasferimenti, tutela della salute e sinistri. A questi, si aggiungono altre 6.500 pendenze nelle restanti sezioni del civile ordinario. Nel 2008 le pendenze relative ai procedimenti di lavoro e previdenza erano 92.581 -:
se sia a conoscenza dei dati illustrati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere le carenze di organico di cui soffre il tribunale di Bari.
(4-04574)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

BARBARESCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Sardegna, già penalizzata per via dell'insularità, subisce il limite di essere tuttora dotata del sistema ferroviario più obsoleto di tutta la rete nazionale a causa di una serie di gravi carenze strutturali, patendo così forti ostacoli nello sviluppo delle attività che maggiormente rispondono alla vocazione economico-turistica della regione;

la rete ferroviaria sarda, che si estende per quasi 1.100 chilometri è l'unica, insieme a quella valdostana, a non utilizzare la rete elettrificata, ed è inoltre la regione con la più bassa percentuale di rete a binario doppio: infatti solo il 4 per cento è a doppio binario, contro una media del Sud Italia che si attesta intorno al 23 per cento, mentre al Centro e al Nord le percentuali si aggirano intorno, rispettivamente, al 54 per cento e al 43 per cento;
nonostante quanto sopra riportato, con riferimento alla realizzazione delle infrastrutture strategiche in Sardegna, tra gli interventi deliberati in attuazione della cosiddetta «legge obiettivo» (legge n. 443 del 2001), non figurano, ad oggi, stanziamenti destinati al potenziamento della rete ferroviaria;
come posto anche in evidenza dalla Corte dei conti - sezione del controllo per la regione Sardegna - in occasione di una recente indagine sulla gestione dei «Trasporti pubblici locali in Sardegna», il livello del servizio ferroviario appare decisamente scadente in primo luogo perché i tracciati, vecchi di oltre un secolo collocano la Sardegna agli ultimi posti nella graduatoria del traffico (appena il 2 per cento di quello nazionale) sia per l'accentuata tortuosità dei tracciati che consente una velocità media non superiore ai 40 chilometri orari sia per il fatto che nessuna linea serve località turistiche costiere, come sarebbe quanto mai auspicabile per lo sviluppo turistico;
la riforma del trasporto ferroviario appare ivi del tutto inattuata nonostante la cosiddetta legge Bassanini del 1997 abbia delegato alla regione le funzioni di programmazione ed amministrazione del trasporto ferroviario a far data dal 1o gennaio 2000, attraverso l'adozione di contratti di servizio di durata non ultra novennale, l'espletamento del servizio secondo principi di economicità ed efficienza, il superamento degli assetti monopolistici mediante regole di concorrenzialità nella gestione per conseguire l'abbassamento delle tariffe nonché la gestione efficiente ed economica del servizio;
la rete ferroviaria gestita dallo Stato risulta ormai vecchia di oltre un secolo determinando una notevole penalizzazione della qualità e velocità del servizio così come il regime del sistema ferroviario secondario, ormai attempato e quasi totalmente da ristrutturare -:
quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di implementare il processo di riorganizzazione del servizio ferroviario nella regione Sardegna quale condizione imprescindibile per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e ridurre i consumi energetici e le cause di inquinamento ambientale riavviando, al contempo, un giusto processo di sviluppo dell'intera economia regionale.
(3-00713)

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso si registrano dei ritardi nei collegamenti ferroviari sul territorio nazionale, unitamente ad un livello molto basso nella qualità della pulizia e dell'igiene a bordo dei treni, anche in quelli che dovrebbero essere i convogli «fiore all'occhiello» della flotta di Trenitalia;
in particolare, a riprova delle considerazioni sopra riportate, ieri si è verificato un grave ritardo nel collegamento tra l'aeroporto di Roma Fiumicino e il centro di Roma con il convoglio delle 8.27 partito esattamente un'ora dopo l'orario esposto sui tabelloni elettronici;
il grave ritardo è ancora più inaccettabile perché veniva annunciato non subito nella sua effettiva e già conosciuta (ai responsabili del servizio) dimensione di un'ora bensì con annunci agli utenti - in attesa sul ciglio del binario numero 3 - di

quindici minuti in quindici minuti a mezzo altoparlante impedendo così la ricerca di una soluzione alternativa;
il fatto ancora più grave è che l'interrogante, anche per cercare di dare una spiegazione plausibile alla folla esasperata di utenti in attesa, rivolgendosi ad un addetto al servizio ferroviario otteneva la risposta che il ritardo era dovuto ad un guasto e che - pur sapendo che il ritardo sarebbe stato di circa un'ora - per disposizioni superiori doveva annunciare il ritardo «a rate», così impedendo agli utenti di scegliere liberamente un'alterativa per raggiungere il centro di Roma;
oltre alla gravità di quanto accaduto e sopra descritto in sintesi, quando assieme agli utenti, molti anche stranieri, l'interrogante è salito su una delle carrozze che componevano il convoglio diretto a Fara Sabina, ha riscontrato a bordo una sporcizia e un tanfo decisamente insopportabili e non degni di un normale servizio pubblico -:
quali siano le iniziative che il Ministro intenda adottare per assicurare un servizio di trasporto pubblico su ferrovia di qualità accettabile e dignitosa per un Paese che vuole ancora essere fra quelli più avanzati;
quali siano le iniziative che il Ministro intenda assumere nei confronti dei vertici societari preposti all'amministrazione delle Ferrovie dello Stato che dimostrano - con l'episodio sopra descritto - di non essere all'altezza della gestione di un servizio pubblico strategico per il Paese;
se non ritenga per quanto di competenza di assumere iniziative volte ad addivenire, quanto prima, alla sostituzione degli attuali amministratori per imprimere una svolta nella gestione, al fine di renderla più efficace e più accettabile prima di tutto da parte dei cittadini utenti che, giornalmente, sopportano gli attuali disservizi e le gravi carenze di pulizia e igienico-sanitarie che si riscontrano oggi su moltissimi convogli affidati alla gestione insufficiente e inadeguata di manager super pagati che spesso non rispondono a nessuno di queste gravi e insopportabili mala gestio di un patrimonio pubblico.
(4-04575)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

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INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'attentato kamikaze dei giorni scorsi a Milano, ampiamente illustrato dalla stampa, costituisce, ad avviso degli interpellanti, un segnale preoccupante di minaccia terroristica da non sottovalutare e desta preoccupazione in gran parte dell'opinione pubblica -:
quali siano gli interventi programmati per garantire la sicurezza del Paese e per potenziare i controlli nelle città con particolare riguardo ai luoghi che dovrebbero essere solo di attività religiosa e che invece, molto spesso si trasformano in centri di diffusione ed esaltazione di certe forme di terrorismo;
se e quali iniziative siano previste al fine di verificare l'eventuale collegamento tra ambienti dell'estremismo islamico, settori no-global ed estrema sinistra su cui gli interpellanti auspicano massima attenzione;
quali iniziative intenda assumere il Governo per far fronte a questa emergenza non solo in città come Milano, ma anche in tutte quelle dove esistono o sono in costruzione moschee o strutture analoghe il cui carattere religioso, a parere degli interpellanti, deve essere riaffermato.
(2-00513) «Garagnani, Biasotti, Carlucci».

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante l'incontro del 7 ottobre 2009 fra i rappresentanti delle organizzazioni

sindacali rappresentative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed i vertici dell'amministrazione avente per oggetto l'emergenza Abruzzo, secondo quanto riferisce la Confsal vigili del fuoco, a proposito della partenza dei prossimi contingenti di allievi vigili permanenti da assumere nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco previsti per il 3 novembre 2009 (301 unità) ed entro la fine dello stesso anno (735 unita), le graduatorie interessate da cui sarebbero assunti i vari contingenti sarebbero secondo i vertici del dipartimento dei vigili del fuoco quelle degli ex ausiliari 2004, ex ausiliari 2005 e della stabilizzazione del precariato;
a seguito del varo della legge 27 febbraio 2009, n. 14, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 2007, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti, che disciplina, tra l'altro, la validità delle graduatorie dei concorsi e delle selezioni svolte dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 è prorogato al 31 dicembre 2009 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni;
dal prospetto consegnato dal dipartimento dei vigili del fuoco alle medesime organizzazioni sindacali l'8 ottobre 2009 si evince che, riguardo alla prossima assunzione di un contingente pari a 445 unità, l'articolo 17, commi 35-sexies e seguenti, del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, stabilisce che per dette assunzioni occorre attingere da graduatorie di concorsi pubblici o in difetto dalla graduatoria della stabilizzazione e a decorrere dal 31 ottobre 2009;
attualmente le graduatorie aperte a seguito dell'approvazione del decreto-legge «Milleproroghe», per quanto attiene al corpo nazionale dei vigili del fuoco, sono quelle per 173 posti da discontinuo, 184 a mestieri, ex ausiliari 2004 e 2005, stabilizzazione del precariato, volontari in ferma breve e 28 direttori antincendio;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal vigili del fuoco il dipartimento avrebbe dovuto attingere anche dalle altre due graduatorie, anch'esse valide fino al 31 dicembre 2009 e con un bacino di idonei ancora importante e desideroso di essere assunto nel Corpo -:
se il ministro interrogato, non intenda intraprendere le opportune iniziative affinché si proceda all'assunzione anche dalle altre graduatorie di idonei dei vigili del fuoco italiani.
(4-04576)

PINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito della legge 24 dicembre 2007 n. 244, che prevede che solo i comuni con popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti possono istituire le circoscrizioni di decentramento, il comune di Cesena, con un numero di abitanti minore di 100.000, ha rivisto organizzazione e le funzioni dei suoi quartieri, trasformandoli da organismi di decentramento in organismi di partecipazione, con riferimento all'articolo 8, «Partecipazione popolare», del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267);
il sindaco del comune di Cesena ha dichiarato pubblicamente che le elezioni dei consigli di quartiere si terranno assieme a quelle regionali del 21 e 22 marzo 2010;
la partecipazione popolare prevista dall'articolo 8 del Testo unico si articola principalmente su istanze, petizioni e proposte, oltre a forme di consultazione, anche su base di quartieri e libere forme associative, come il referendum, elemento più consistente in termini di coinvolgimento popolare, per cui si può dire che il

referendum comunale rappresenta il riferimento principe per le altre componenti la partecipazione popolare;
i comuni sono tenuti a prevedere, nei loro statuti, le forme partecipative e a definirne gli opportuni regolamenti, in primis quello relativo al referendum;
il regolamento dei quartieri del comune di Cesena, approvato dal consiglio comunale con delibera n. 113 del 23 aprile 2009, non prevede modalità elettorali, ma semplicemente, stabilisce al suo articolo 8, che: «Il Sindaco, con apposito manifesto, convoca i comizi per le elezioni dei Consigli di quartiere non oltre 12 mesi dall'elezione del nuovo Consiglio comunale», ma il periodo di 12 mesi, molto insolito rispetto ai consueti 60-120 giorni di tempo per definire i quartieri, fa inevitabilmente pensare alla possibile preordinazione di una elezione dei consigli di quartiere in concomitanza delle elezioni regionali previste per marzo 2010;
il regolamento dei quartieri del Comune di Cesena non stabilisce tempi e regole elettorali, e il regolamento del referendum consultivo, approvato dal consiglio comunale con delibera n. 193 del 28 settembre 1998, invece articola esattamente tutti i riferimenti normativi per le votazioni, la definizione dei consigli di quartiere, quale presupposto alle espressioni di diritto partecipativo, deve essere equiparata, se non sottoposta, alle regole per i referendum comunali;
detto regolamento dei referendum, all'articolo 17, cita testualmente: «Ogni attività ed operazione relativa al referendum è sospesa: (...):
nei tre mesi antecedenti alla data fissata per elezioni politiche, amministrative o referendarie, salvo l'ipotesi in cui disposizioni di leggi anche emanande consentano la possibilità di svolgimento contemporaneo delle elezioni politiche, amministrative e referendarie nazionali con le consultazioni referendarie locali;
al momento non risulta che siano state emanate leggi che consentono lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali dell'Emilia Romagna e di quelle dei quartieri delle sue realtà comunali;
consultazioni relative ai quartieri non potrebbero comunque svolgersi negli stessi seggi ove si svolgono le consultazioni regionali e pertanto a nulla può valere la tesi di un ipotetico risparmio di costi. Anzi, in aggravio vi è comunque da considerare il fatto che la potenziale moltiplicazione di seggi nella città impiegherebbe un numero abnorme di forze dell'ordine mettendo a rischio la copertura dei seggi istituzionali ove si svolgeranno le consultazioni regionali -:
se il contingente delle Forze dell'ordine sia sufficiente a garantire la copertura dei seggi in caso di concomitanza delle elezioni regionali e di quelle per i consigli di quartiere del comune di Cesena, ovvero se sussistano altre difficoltà organizzative e, in tal caso, quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare al riguardo;
se il Ministro intenda assumere le iniziative di competenza volte ad evitare ogni forma di confusione nell'elettorato e nella gestione dei seggi e ad assicurare il corretto e regolare esercizio del diritto di voto, anche in considerazione dei diversi presupposti per l'esercizio del medesimo nelle due citate consultazioni elettorali.
(4-04579)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI, MADIA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 6, dell'articolo 51 della legge n. 449 del 1997 (legge finanziaria per

il 1998), disciplina il conferimento degli assegni per la collaborazione ad attività di ricerca, i quali, secondo lo stesso comma, «hanno durata non superiore a quattro anni e possono essere rinviati nel limite massimo di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero di quattro anni se il titolare ha usufruito della borsa per il dottorato di ricerca»;
università ed enti di ricerca hanno frequentemente interpretato questa norma nel senso che i suddetti limiti di rinnovabilità dovessero essere riferiti a un unico assegno, permettendo così ai moltissimi titolari di assegno che avevano usufruito della borsa di dottorato, al termine del quadriennio, di partecipare alle selezioni per nuovi assegni e di continuare a esercitare l'attività di ricercatori;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), con la nota del 10 settembre 2003, protocollo 1858, ha espresso un parere secondo il quale «la durata massima di quattro anni (rinnovo per un massimo di quattro anni) per coloro che hanno usufruito della borsa di dottorato non si riferisce esclusivamente all'ipotesi di rinnovo dello stesso contratto bensì si estende anche al caso di assegni conferiti a seguito di concorsi diversi»; tale indicazione, però, è stata sistematicamente disattesa, al punto che è venuto creandosi un regime de facto, nel quale la sussistenza economica di migliaia di persone e nuclei familiari è dipesa pressoché esclusivamente da assegni di ricerca e da analoghe forme contrattuali;
negli ultimi mesi la banca dati MIUR-CINECA (Consorzio interuniversitario), nella quale sono inseriti i dati riguardo agli assegni di ricerca attivati da ciascuna università ed ente di ricerca, è stata modificata in modo tale da non consentire più la registrazione di nuovi assegni che siano in contrasto con l'interpretazione restrittiva indicata dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca nella nota del 10 settembre 2003, protocollo 1858, costringendo così università a interrompere collaborazioni e contratti già avviati;
questa decisione, apparentemente di carattere esclusivamente amministrativo, sembra essere frutto di una precisa scelta di indirizzo politico che avrà conseguenze nefaste per migliaia di famiglie, le quali verranno private della propria unica fonte di reddito;
l'avvio di politiche atte a rendere sempre più difficoltosa la permanenza dei ricercatori non strutturati nelle nostre università, alle quali vanno aggiunte quelle segnalate dalla risoluzione Ghizzoni (7/00172, presentata il 9 giugno 2009), è, inoltre, in palese contraddizione con le dichiarazioni relative al «rientro dei cervelli», effettuate dal Ministro interrogato avrà pesanti e dannose conseguenze sul funzionamento del nostro sistema di ricerca e di innovazione pubblica; infatti, moltissimi dei lavoratori precari vittime di questi provvedimenti svolgono una funzione strutturalmente fondamentale per la ricerca e la didattica nelle nostre Università e il loro allontanamento priverà la maggior parte dei gruppi di ricerca italiani di competenze indispensabili al prosieguo della propria attività -:
se non intenda assumere iniziative per accelerare le procedure per l'espletamento del concorso relativo alla terza tranche di posti a ricercatore, previsti dalla legge finanziaria per il 2006 (quota Mussi), e, nelle more dell'espletamento del medesimo concorso, se non intenda adoperarsi per rivedere le interpretazioni restrittive riguardo alla rinnovabilità degli assegni di ricerca, al fine di tutelare il lavoro dei tanti ricercatori che nel corso degli anni, mediante la loro opera di ricerca e didattica, hanno valorizzato il sistema universitario italiano, nonché per evitare che gli stessi ricercatori e le loro famiglie subiscano gravissimi disagi economici, imputabili all'improvviso irrigidimento compiuto dal MIUR relativamente ai criteri di assegnazione dei suddetti assegni di ricerca.
(5-01963)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a pagina 15 del Quotidiano Nazionale del 10 ottobre 2009 è apparso un articolo a firma di Cristiana Privitera dal titolo: «Gemelle malate di talassemia. Il fratellino in vitro le salverà»; e, più sotto: «Montecatini, gli embrioni selezionati in un centro specialistico di Atene»;
l'articolo racconta la triste vicenda delle gemelle Lisa e Delia, di anni cinque, entrambe malate di «talassemia major», una grave forma di anemia mediterranea che le costringe da quando avevano due mesi a periodiche trasfusioni di sangue (trasfusioni alle quali la loro malattia genetica le condanna per tutta la vita);
dopo la nascita di Lisa e Delia, Giulia Zaccaro e Stefano D'Errico, portatori sani di talassemia e genitori delle gemelle, hanno capito che l'unica possibilità per far guarire le figlie era rappresentata dal trapianto di midollo, che oggi assicura il 95 per cento di successi; sicché gli stessi sono ricorsi alla fecondazione in vitro e alla selezione degli embrioni, così da assicurarsi che il nascituro non fosse anche lui malato e avesse un corredo genetico compatibile per il trapianto;
nel nostro Paese la diagnosi pre-impianto non è di fatto consentita, ancorché la legge n. 40 del 2004 non la vieti espressamente, sicché l'intervento è stato eseguito ad Atene, sotto la supervisione dello specialista Francesco Fiorentino, biologo molecolare del centro «Genoma» di Roma; dalla fecondazione in vitro è dunque nato Flavio, il cui cordone ombelicale è stato subito prelevato dai medici perché ricco di quelle cellule staminali che forse riusciranno a garantire, da sole, il trapianto per tutte e due le gemelle; in caso contrario sarà invece necessario aspettare che Flavio abbia 8-9 mesi per un prelievo di cellule da aggiungere a quelle prelevate dal cordone;
i genitori di Lisa e Delia, nell'articolo sopra citato, sostengono che per effettuare l'intervento di fecondazione in vitro e conseguente selezione degli embrioni hanno dovuto spendere 50mila euro, somma alla quale dovranno aggiungersi i costi necessari a vivere lontani da casa; spese che la Regione Toscana non rimborsa;
secondo pressoché tutti i più recenti dati statistici, sono sempre più numerose le coppie che - affette da patologie genetiche trasmissibili - stanno ricorrendo ai viaggi all'estero per poter effettuare la fecondazione assistita con diagnosi preimpianto, proprio per non trasmettere la propria patologia ai bambini;
nonostante il divieto della diagnosi preimpianto non sia contenuto nella legge sulla procreazione assistita, subito dopo la sua approvazione il Ministro della Salute; pro-tempore emanò le linee guida con le quali, si decideva secondo gli interrogandi in maniera assurda di consentire solo l'esame morfologico dell'embrione, cioè la ricerca di anomalie visibili al microscopio;
nel settembre 2007 il tribunale civile di Cagliari - ritenendo illegittime proprio le linee guida della legge n. 40 del 2004 approvate dal Ministro della Salute - ammetteva la diagnosi preimpianto nel pieno rispetto del principio intangibile della tutela della salute (articolo 32 della Costituzione italiana), accogliendo così l'istanza di una donna, portatrice sana di betatalassemia, per la diagnosi preimpianto del suo embrione congelato e disponendone l'esecuzione in un centro ospedaliero;
un anno e mezzo fa, il tribunale amministrativo del Lazio, con la sentenza

del 21 gennaio 2008 n. 398, ha annullato le linee Guida ministeriali (decreto ministeriale 21 luglio 2004) recanti «norme attuative della legge sulla fecondazione assistita», ritenendole illegittime per eccesso di potere. Più precisamente la parte delle linee guida che prevede una indagine osservazionale sull'embrione risulta illegittima perché contraria alla legge n. 40 del 2004 che secondo l'interpretazione dei giudici amministrativi consentirebbe al contrario anche l'indagine genetica sull'embrione;
secondo le più recenti rilevazioni statistiche i talassemici italiani sono circa 7 mila, ma a questo numero vanno aggiunti altri 2 milioni di mezzo di portatori sani che rischiano di trasmettere la malattia ai propri figli; inoltre, non si hanno dati certi sugli extracomunitari malati e portatori sani della talassemia -:
quanti siano - secondo i dati più aggiornati - i talassemici e i portatori sani di talassemia in Italia, compresi gli extracomunitari presenti sul nostro territorio;
quali interventi ritenga di poter mettere in atto, anche alla luce della vicenda che ha visto coinvolte le gemelle Lisa e Delia, affinché anche in Italia siano possibili interventi come quelli descritti in premessa senza dover ricorrere ai viaggi della speranza all'estero;
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere - anche alla luce della giurisprudenza citata - affinché sia rispettata la legge n. 40 del 2004, sia nel contenuto che nella sua pratica applicazione, ciò al fine di tutelare tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche di fecondazione assistita così come imposto dai principi essenziali del nostro ordinamento giuridico a cui la legge n. 40 del 2004 deve attenersi.
(4-04570)

TESTO AGGIORNATO AL 9 NOVEMBRE 2009

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e GIBELLI.- Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che;
la decisione, rilevata dai vertici aziendali verso la fine di settembre 2009, di chiusura dello stabilimento di Fombio (in provincia di Lodi) di proprietà dell'Akzo Nobel (multinazionale olandese leader nel campo della produzione di vernici) rischia di determinare gravi effetti occupazionali, atteso che sono 185 i lavoratori che la stessa occupa;
l'iniziativa di cui sopra pare legata all'andamento delle vendite registrate da Akzo Nobel negli ultimi tre anni, aggravato dalla crisi internazionale e dalla concorrenza proveniente dai mercati asiatici;
in questi ultimi giorni sono emerse alcune timide disponibilità da parte della detta multinazionale che si sarebbe dichiarata disposta ad attuare una strategia diversa, il che potrebbe consentire una mitigazione dei negativi effetti occupazionali più sopra ipotizzati -:
se la vicenda sia nota al Governo e se intenda farsi parte attiva per una positiva conclusione delle trattative in corso, con evidente benefici per l'occupazione e economia della zona.
(5-01961)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, BOCCHINO, TAGLIALATELA, GAROFALO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, SALTAMARTINI, CIRIELLI, LANDOLFI, PAGLIA, CATONE e GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Italia la panificazione rappresenta un'arte ed un settore produttivo dalla rilevanza imprescindibile, per il numero dei marchi «dop» e «doc» riconosciuti a livello territoriale, per il numero di piccole imprese artigiane e segnatamente per la

rilevanza che tale alimento riveste nel sistema agroalimentare del Paese;
ad oggi sussistono molteplici criticità in merito alla gestione del sistema della panificazione italiana, delle norme da seguire e soprattutto in materia di tutela della produzione artigianale italiana;
in particolare nella regione Campania, la legge regionale n. 2 del 1o febbraio 2005, avente ad oggetto «Disposizioni in materia di confezionamento e commercializzazione del pane», prevede l'obbligo di confezionamento dei singoli pezzi di pane con carta trasparente per alimenti sigillata con etichettatura che riporta i dati di confezionamento, introducendo di fatto una pratica complessa ed onerosa per le piccole imprese artigiane della regione e addirittura dannosa per i consumatori, mettendo gravemente a rischio il futuro del pane fresco tradizionale campano;
le disposizioni del suddetto provvedimento, secondo gli interroganti, dovrebbero essere conciliate con la normativa nazionale e comunitaria in materia, che non riconosce un simile obbligo: infatti, la legge regionale sembrerebbe contrastare con l'articolo 16 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, emanato in attuazione della direttiva 89/395/CEE e della direttiva 89/396/CEE in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari, oltre che con l'articolo 26 della legge 4 luglio 1967, n. 580, recante «Disciplina per la lavorazione e il commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane»;
sotto il profilo della salvaguardia della competenza legislativa definita a livello costituzionale, la tutela della concorrenza e del mercato, che rappresenta un ulteriore obiettivo della legge regionale in questione, è materia riservata alla competenza esclusiva dello Stato;
il provvedimento recherebbe, ad avviso degli interroganti, misure eccessivamente restrittive e non in linea con il fine indicato dalle disposizioni, andando ad intaccare le dinamiche di concorrenza tra i produttori, riflettendosi a livello comunitario, come un ostacolo al commercio e alla concorrenza tra panificatori nazionali e comunitari, in violazione degli articoli 28 e 30 Trattato istitutivo della Comunità europea;
disposizioni come quelle contenute nella legge n. 2 del 2005, così come evidenziato dall'Associazione dei panificatori campani (Assipan) e dagli alimentaristi (Fida) dell'Ascom-Confcommercio della provincia di Napoli comportano pesanti limitazioni alla libertà di impresa per quelle realtà già operanti che non volessero o non fossero economicamente in grado di ottemperare ai nuovi obblighi che prevedono investimenti di una certa rilevanza ed incidono, dunque, sulle capacità finanziarie delle imprese; infatti l'obbligo del confezionamento dei prodotti della panificazione pone in una gravissima situazione molte piccole aziende costrette a dotarsi di macchinari, il cui costo si aggira intorno ai 14.000 euro, sollevando il rischio di chiusura delle piccole realtà artigiane, circa l'80 per cento delle imprese panificatrici, con conseguente riflesso deleterio sui posti di lavoro nel settore e per il futuro di un prodotto artigianale importante per l'economia della regione;
le pratiche di confezionamento previste dalla legge dovrebbero comportare una variazione delle abitudini lavorative delle aziende panificatrici, obbligando gli artigiani a lavorare i prodotti con un anticipo di 5-6 ore, al fine di confezionare un prodotto non più caldo: pratica automaticamente disattesa dalle aziende che non potrebbero sostenere ritmi di lavoro al limite della sostenibilità e che inevitabilmente confezionano il pane ancora caldo nelle buste di plastica con conseguenze sulla salubrità del prodotto;
le disposizioni in questione comporterebbero un conseguente aumento del prezzo al consumo in quanto il costo dei macchinari da introdurre, dei nuovi spazi necessari da acquisire, le maggiori ore di lavorazione necessarie al preconfezionamento costringerebbero i panificatori ad incrementare il prezzo del prodotto -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, nel rispetto delle prerogative regionali e del riparto di competenze legislative

costituzionalmente definito, ritengano di assumere iniziative di carattere normativo finalizzate a garantire la tutela della concorrenza e del mercato nel settore della panificazione.
(4-04577)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Piffari e Cimadoro n. 5-01650, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Favia.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Leoluca Orlando n. 4-03104 del 26 maggio 2009.