XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 22 ottobre 2009

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 22 ottobre 2009.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Bratti, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fava, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Molgora, Angela Napoli, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 21 ottobre 2009 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

ANIELLO FORMISANO: «Modifica all'articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di determinazione del reddito imponibile, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, per i proprietari di una sola unità immobiliare locata, conduttori di un altro immobile adibito ad abitazione principale» (2845);
MURA: «Disciplina del patto civile di solidarietà» (2846);
MURA: «Istituzione della Giornata nazionale contro l'omofobia» (2847).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge CATANOSO: «Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria» (2486) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Moffa e Siliquini.

La proposta di legge CAZZOLA ed altri: «Modifiche all'articolo 4 della legge 11 maggio 1990, n. 108, concernenti l'introduzione, in via sperimentale, di norme per la prosecuzione del rapporto di lavoro oltre i limiti di età per il pensionamento di vecchiaia» (2671) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Antonino Foti.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
MOFFA ed altri: «Sottoposizione dei bilanci e dell'amministrazione dei patrimoni delle associazioni e delle unioni rappresentative degli enti locali al controllo successivo della Corte dei conti» (2740) Parere delle Commissioni V e VI.

II Commissione (Giustizia):
BORGHESI ed altri: «Modifiche all'articolo 2483 del codice civile in materia di emissione di titoli di debito da parte delle società a responsabilità limitata» (2597) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e X.

VIII Commissione (Ambiente):
VERSACE e ANTONINO FOTI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'affondamento di navi con carichi di rifiuti tossici o radioattivi presso le coste e nel mare territoriale italiani» (2781) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Commissioni riunite I (Affari costituzionali e IV (Difesa):
CIRIELLI ed altri: «Modifiche all'articolo 17 della legge 28 luglio 1999, n. 266, concernente il trasferimento del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia» (2700) Parere delle Commissioni V e XI.

Trasmissione dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 15 ottobre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297, la relazione sull'efficacia degli interventi del Fondo per le agevolazioni alla ricerca (FAR), per l'anno 2007 (doc. CXXXVII, n.1).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 19 ottobre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 18 giugno 1998, n. 194, la relazione sull'andamento del processo di liberalizzazione e di privatizzazione del trasporto aereo, aggiornata al 30 giugno 2009 (doc. LXXI, n. 1).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 21 ottobre 2009, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 2, comma 140, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento concernente la struttura e il funzionamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) (131).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 21 novembre 2009, è altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 6 novembre 2009.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 21 ottobre 2009, a pagina 7, seconda colonna, all'ottava riga, in luogo di: «29 novembre» deve leggersi «30 novembre» e alla tredicesima riga, in luogo di: «9 novembre» deve leggersi «10 novembre».

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative nei confronti della Bielorussia per il rispetto della risoluzione delle Nazioni Unite sulla moratoria universale della pena di morte - 2-00517

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
la recente visita del Ministro interpellato di fine settembre 2009 a Minsk era volta a rafforzare i rapporti bilaterali tra Italia e Bielorussia, con l'obiettivo di fare da «apripista» della nuova politica europea di apertura al Paese sospeso dodici anni fa dal Consiglio d'Europa per via di persecuzioni politiche, esecuzioni capitali e altri trattamenti disumani e degradanti praticati sotto il regime di Aleksandr Lukashenko, ad avviso degli interpellanti l'ultimo dittatore del Vecchio Continente che, da quando ha preso il potere nel 1994, ha applicato la pena di morte centinaia di volte e mostrato clemenza una volta sola;
questa recente visita ha sostanzialmente coinciso con la decisione della Corte suprema di condannare a morte in via definitiva Vasil Yuzepchuk, uno zingaro di trent'anni detenuto nel braccio della morte del carcere di Minsk;
il 13 ottobre 2009, il Presidente Lukashenko ha rigettato la domanda di grazia e, forse, scritto la parola fine sulla vita di questo gipsy incapace di leggere e scrivere e, forse, anche di intendere e volere;
Vasil Yuzepchuk era nato in Ucraina, ma all'età di sette anni era già in Bielorussia, nel villaggio di Tataryia, distretto di Drahichyn, regione di Brest. Da quando è nato, non è mai andato a scuola e non ha mai avuto un lavoro fisso. Si guadagnava da vivere aiutando gli abitanti del villaggio a sbrigare alcune faccende domestiche, come pelare patate, tagliare e portar via l'erba;
Vasil Yuzepchuk aveva piccoli precedenti per furto di galline e una perizia lo ha ritenuto non completamente capace di intendere e di volere;
a Vasil Yuzepchuk sono stati imputati l'uccisione di sei anziane signore, una serie di furti nel distretto di Drahichyn, una rapina a mano armata nella regione di Hrodna ed è il primo sospettato di altri delitti orribili che hanno sconvolto il Paese negli ultimi due anni;
una campagna stampa lo ha dipinto come un pericoloso serial killer, condannandolo ancor prima della pronuncia della sentenza, mentre nessun organo di stampa del regime ha pubblicato alcunché sul fatto che, una volta catturato, Yuzepchuk era stato picchiato e minacciato di arresto dell'intera famiglia. Lo zingaro ha denunciato anche di essere stato tenuto a lungo in una cella di rigore, senza luce e senza cibo, costretto a prendere pillole strane e a bere alcool;
queste dichiarazioni di Vasil Yuzepchuk non sono state prese in considerazione dal tribunale, nonostante un perito avesse certificato che le ferite sul suo corpo erano compatibili con il tempo e le circostanze della sua detenzione nel carcere giudiziario di Brest e nonostante Vasil, durante il processo, avesse tentato di spiegare perché sotto interrogatorio si era autoaccusato confessando sei omicidi: «Volevano che ne confessassi altri, ma a un certo punto gli ho detto di smetterla di guadagnare punti a mie spese»;
chi lo ha visto dietro le sbarre della gabbia degli imputati il giorno dell'udienza alla Corte suprema ha avuto un'impressione totalmente diversa dal suo ritratto «ufficiale». Iryna Toustsik, un'attivista della campagna «Difensori dei diritti umani contro la pena di morte in Bielorussia», ha descritto un uomo piccolo e gracile e dall'aspetto a dir poco pietoso, che dalle poche e a volte incomprensibili parole espresse non dimostrava di afferrare bene che cosa gli stesse accadendo intorno. «A giudicare dalle sue dichiarazioni, ha una scarsa conoscenza dei fatti e ha perso la dimensione del tempo. Non distingue i mesi, non sa dire in che mese un certo fatto è accaduto, sa dire solo se era inverno o estate», ha commentato l'attivista;
gli oppositori della pena di morte continuano a citare l'ex giudice Yuri Sushkov, scappato dalla Bielorussia nel 1999 e ora in esilio in Germania, che ricorda come i giudici del suo Paese erano sollecitati a condannare a morte anche in assenza di prove e i sospettati venivano torturati per farli confessare. Gli avvocati difensori sostengono che il processo a Vasil tutto può essere definito fuorché un «giusto processo». «Esami medici hanno documentato le percosse», ha detto uno di loro, Igor Rabtsevich, che ora si chiede: «Come si può giustiziare un uomo quando sul caso ci sono così tanti dubbi?»;
Varvara, la madre di Yuzepchuk e di altri quattro figli, ha 52 anni e vive con venti euro al mese nel villaggio di Tataryia, in una casa decrepita dove i topi la fanno da padroni. Non crede che suo figlio abbia ucciso qualcuno ed è convinta che l'origine etnica sia stata decisiva nel suo caso: «hanno trovato uno zingaro indifeso e analfabeta cui addossare la responsabilità degli omicidi». Varvara ha già attaccato un nastro nero intorno alla fotografia del figlio: pensa che le speranze di salvezza per il figlio siano totalmente svanite, visto e considerato che la sentenza è passata in giudicato e il Presidente non gli ha concesso la grazia. «È rimasto qualcuno cui interessi la sorte di uno zingaro analfabeta?», si chiede ora la donna che non può sapere il luogo e la data dell'esecuzione che in Bielorussia sono coperti dal segreto di Stato, così come non saprà il luogo dove verrà sepolto il corpo del figlio quando sarà giustiziato;
al rientro a Roma dal viaggio in Bielorussia, il Ministro interpellato ha riferito di un primo «importante» contatto con la Fiat, ha confermato «il fortissimo interesse di Finmeccanica a essere presente ancora di più nel Paese», ha annunciato una visita a breve del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi per stringere rapporti di cooperazione e, magari, già «firmare alcuni accordi economici», ma ha anche detto di essere «rimasto colpito» dal fatto che il Presidente Lukashenko ha istituito un comitato consultivo permanente sui diritti umani e che il Parlamento ha creato una commissione per discutere dell'abolizione della pena di morte;
al di là della sua innocenza o della sua colpevolezza, il caso di una persona che rischia di essere giustiziata con un colpo di pistola alla testa, pratica rimasta invariata dai tempi dell'Unione Sovietica, per il ministero degli affari esteri e per la Presidenza del Consiglio dei ministri potrebbe essere un primo, piccolo ma urgente, banco di prova delle buone relazioni tra Roma e Minsk, del credito che è stato dato a quella che agli interpellanti appare essere l'ultima dittatura d'Europa che promette di voltare pagina e della buona fede di un Presidente che, dopo quattrocento esecuzioni e una sola grazia, dice di essere pronto a cambiare registro;
la risoluzione per la moratoria approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007 afferma che «la pena di morte mina la dignità umana» e che «una moratoria sull'uso della pena di morte contribuisce a migliorare e sviluppare progressivamente i diritti umani»;
in questo senso si è pronunciata nel mese di luglio 2009 anche l'Assemblea parlamentare dell'Osce -:
se il Ministro interpellato abbia intrapreso iniziative per scongiurare l'esecuzione di Vasil Yuzepchuk e, considerato che l'Italia è stata promotrice dell'iniziativa per la moratoria universale della pena di morte in vista della sua abolizione, quali azioni il Governo abbia promosso o intenda promuovere affinché la Bielorussia rispetti il contenuto della risoluzione delle Nazioni Unite sopra ricordata.
(2-00517) «Zamparutti, Soro, Bernardini, Maurizio Turco, Mecacci, Farina Coscioni, Beltrandi».

Iniziative per l'individuazione della sede della Scuola di magistratura nella città di Catanzaro - 2-00518

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la vicenda della Scuola di magistratura sta creando, nella città di Catanzaro ed in Calabria, una situazione di forte tensione, che va ad aumentare sempre di più e che desta seria preoccupazione;
come è noto, Catanzaro era stata scelta, in ottemperanza alla legge 25 luglio 2005, n. 150, recante la delega al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario, come sede della Scuola di magistratura, attraverso un decreto, dell'allora Ministro Castelli, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti, in data 27 aprile 2006;
tale decreto interministeriale fu poi modificato il 30 novembre 2006, con un altro decreto del Ministro Mastella, che sostituì la sede di Catanzaro con Benevento e la sede di Latina con Firenze;
al di là di ogni considerazione di opportunità, a parte il sospetto di voler privilegiare interessi particolari, risulta evidente, ad avviso degli interpellanti, la violazione dello spirito della prima norma cui si è fatto riferimento e, quindi, della volontà del legislatore che era stata pienamente rispettata attraverso opportune valutazioni del Ministro Castelli;
la giustificazione data, a suo tempo, dal Ministro Mastella, circa l'assenza di disponibilità di immobili idonei ad accogliere la Scuola di magistratura a Catanzaro, è risultata non fondata su presupposti oggettivi e, per alcuni versi, speciosa, come si evince da una serie di atti portati avanti dallo stesso comune di Catanzaro;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenza n. 3087 del 2009, ha deciso il ripristino dell'originario «decreto Tremonti-Castelli», restituendo, quindi, la Scuola di magistratura a Catanzaro;
attualmente, si è in attesa dell'esito del giudizio innanzi al Consiglio di Stato, cui la provincia e il comune di Benevento si sono appellati;
il Ministro interpellato può, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, senza dover apportare modifiche alla legge 30 luglio 2007, n. 111, in forza dell'articolo 3 della stessa, emettere un nuovo decreto ministeriale in cui individua le tre sedi della Scuola, specificando i territori regionali a cui ogni sede afferisce ed includendo nuovamente Catanzaro per il distretto meridionale -:
quali iniziative il Governo intenda definitivamente assumere, affinché lo spirito del decreto ministeriale adottato dall'allora Ministro Castelli venga rispettato con un atto di giustizia che può certamente precedere il responso del Consiglio di Stato.
(2-00518) «Tassone, Vietti».

Misure a favore dei dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci, impiegati come guardie giurate presso la Federazione provinciale di Roma - Istituto vigilanza Urbe - 2-00489

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri del lavoro, della salute e delle politiche sociali e della difesa, per sapere - premesso che:
i dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci (Ancr), impiegati come guardie giurate presso la federazione provinciale di Roma-Istituto vigilanza Urbe, lamentano lo stato di precariato in cui versano ormai da circa quattro anni;
i lavoratori protestano contro il cambio di gestione dell'ente, trasformato in soggetto privato. Il passaggio da dipendenti pubblici ad addetti di un'impresa privata comporterebbe un peggioramento delle condizioni contrattuali, un salario minore e tutele più basse;
sono in corso da settimane manifestazioni delle guardie giurate, che chiedono «un intervento del Governo a soluzione della vertenza, che garantisca loro di continuare a lavorare con gli stessi diritti e requisiti già posseduti»;
giova ricordare che all'Associazione nazionale combattenti e reduci è stata riconosciuta, con regio decreto 19 aprile 1923, n. 850, l'esclusiva rappresentanza, nonché la tutela degli interessi morali e materiali dei combattenti e reduci presso il Governo e che, con regio decreto 24 giugno 1923, n. 1371, veniva eretto in ente morale, con scopi e funzioni sociali e di assistenza nei confronti della categoria dei combattenti e reduci;
dopo alcuni tentativi di distaccare i dipendenti dell'ente e di cedere il ramo di azienda, il presidente dell'Associazione nazionale combattenti e reduci si è rivolto persino al tribunale civile di Roma, sezione fallimentare, per chiedere l'applicazione della legge n. 270 del 1999 in materia di stato di crisi delle grandi imprese: richiesta rigettata per due volte, in quanto non applicabile ad un ente morale;
in una nota integrativa al giudice, il presidente dell'ente dichiarava che sia la federazione che l'Istituto di vigilanza Urbe erano soggetti autonomi rispetto all'ente morale, ma, successivamente a tale nota, il tribunale di Roma dichiarava lo stato di insolvenza della sola federazione provinciale di Roma dell'Associazione nazionale combattenti e reduci;
i dipendenti si sono opposti a tali soluzioni, in quanto gli stessi risultano essere dipendenti diretti dell'ente Associazione nazionale combattenti e reduci ed iscritti all'Inpdap e temono di perdere le relative garanzie occupazionali e tutti i diritti ad esse connesse;
a sostegno delle tesi dei dipendenti è stata fatta una ricerca storica inerente alla reale condizione giuridica dell'ente morale e dell'annesso istituto di vigilanza, da cui emerge in maniera inequivocabile la posizione giuridica dei dipendenti dell'ente Associazione nazionale combattenti e reduci;
tra l'altro, la procura di Roma ha acquisito documentazione inerente alla vicenda e disposto sequestri presso le sedi dell'Associazione nazionale combattenti e reduci;
l'anomalia del caso e gli atti giudiziari in corso dovrebbero consigliare maggiore prudenza nell'adozione di atti da parte di tutti i soggetti interessati alla scissione dell'istituto di vigilanza dall'ente Associazione nazionale combattenti e reduci -:
se non ritengano di adottare urgenti iniziative volte a trovare una soluzione alla vicenda evidenziata in premessa, nel rispetto dei legittimi diritti dei dipendenti e nel rispetto delle leggi che disciplinano gli enti di identica natura.
(2-00489) «Ciocchetti, Dionisi, Vietti, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Mereu, Mantini, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Ria, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Intendimenti del Governo in merito al coinvolgimento della Protezione civile nell'ambito degli interventi per la messa in sicurezza del centro storico di Agrigento - 2-00510

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
non sono più rinviabili gli interventi di cui necessita il centro storico di Agrigento per la realizzazione di una via di fuga che possa mettere in sicurezza un'ampia area della parte antica della città, che versa in condizioni di grave degrado, nonostante la presenza di manufatti di notevole pregio storico, artistico e monumentale;
un'area già colpita da un evento franoso che il 19 luglio del 1966 ha interessato una superficie di 0,450 chilometri quadrati, con notevoli danni nella parte ovest della collina franata, con molti piani viari dissestati, con danni ai palazzi di recente costruzione, alcuni dei quali furono precauzionalmente abbattuti;
una frana di notevoli proporzioni che ha interessato una vastissima zona compresa fra il Duomo, il Seminario, la zona della Bibbirria e almeno cinque quartieri fino ai nuovi agglomerati urbani, più a valle;
un'area che i tecnici della protezione civile conoscono molto bene per avere già effettuato degli interventi nell'ambito della via Duomo e per consolidare la cattedrale. Un'area che oggi presenta situazioni di grave pericolo sia per lo stato precario di conservazione di diverse abitazioni, sia per le difficoltà che si incontrano nella mobilità interna e verso l'esterno;
i tentativi, finora esperiti per individuare una via di fuga dalla zona del Duomo, non hanno trovato alcuna soluzione positiva e anche nell'ultima conferenza di servizi, appositamente convocata per definire il progetto, da parte della soprintendenza ai beni culturali ed ambientali è stato dato parere negativo, perché la pista appesantirebbe il pendio e metterebbe a rischio la stabilità della cattedrale. Tale tesi è contestata dal dirigente provinciale della protezione civile regionale, secondo il quale la via di fuga è un'opera di ingegneria naturale che verrebbe realizzata su un tracciato già esistente, che non aggiungerebbe nulla al costone, sfruttando un sentiero già pronto per adattarlo allo scopo;
senza entrare nei dettagli tecnici, oggi non ci sono obiezioni che possono impedire di trovare una soluzione al problema, salvaguardando, da un lato, le esigenze di tutela e di conservazione dell'area e, dall'altro, le esigenze di sicurezza di tante famiglie che abitano nella zona;
tenuto conto dello stato d'impasse in cui si trova un progetto che potrebbe servire a salvare tante vite umane, non si intravede altra strada che quella di un intervento diretto della protezione civile nazionale, che diventa fondamentale, anche per il livello di efficienza e per la professionalità dimostrata, grazie anche al dinamismo e all'impulso del Governo Berlusconi, e che riesce ad assicurare assistenza e aiuti concreti, sia nella fase dell'emergenza che in quella della ricostruzione;
il terremoto che ha colpito l'Abruzzo e la più recente frana di Messina impongono una presa di coscienza generale rispetto ad una politica di prevenzione che è ineludibile in un territorio come quello agrigentino, che ha già subito eventi franosi come quello ricordato, le cui tracce sono ancora ben visibili;
le immagini che in questi giorni sono sotto i nostri occhi suscitano sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari delle vittime, ma soprattutto stimolano la volontà di voltare pagina e lavorare ad un grande progetto per rendere più sicuro il nostro territorio;
un progetto che tranquillizzi un numero rilevante di famiglie che vivono in uno stato di grande preoccupazione ed angoscia, soprattutto quando le condizioni atmosferiche sono meno clementi e le piogge aumentano i rischi di cedimento dei manufatti più fatiscenti e delle parti più fragili della collina: stati d'animo che hanno avuto un'eco molto forte nella parole dell'arcivescovo di Agrigento, che, a proposito dei ritardi nella messa in sicurezza della via Duomo, è arrivato a dire che si rifiuterebbe di celebrare funerali per morti annunziate e non evitate da indecisioni esiziali e ritardi burocratici inconcepibili -:
quale sia l'intendimento del Governo in merito al coinvolgimento della protezione civile, al fine di velocizzare i tempi per la definizione del progetto della via di fuga dalla via Duomo e per un monitoraggio della zona attraverso una mappa delle abitazioni a rischio di crollo.
(2-00510) «Vincenzo Antonio Fontana, Cicchitto, Pelino, Catone, Di Biagio, Fucci, Bonino, Cazzola, Giammanco, Mannucci, Ceccacci Rubino, Garofalo, Antonino Foti, Bernardo, Angeli, Mottola, Gibiino, Germanà, Girlanda, Bocciardo, Pianetta, Barani, Tortoli, Versace, Mariarosaria Rossi, De Luca, Comaroli, Caldoro, Lo Presti, Aprea, Saltamartini, Moffa, Vignali, La Loggia, Marinello, Scalia».