XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 10 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
le decisioni sulla strategia europea in merito a energia e ambiente approvate dal Consiglio europeo nel marzo 2007 hanno delineato un quadro di riferimento comune nel settore energetico;
in sede europea appaiono rilevanti anche il pacchetto sul clima o l'energia adottato dal Parlamento europeo il 17 dicembre 2008, nonché la sua posizione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva del Consiglio n. 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra e sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020;
in ambito internazionale si sono tenute la quattordicesima conferenza delle parti (COP 14) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e la quarta conferenza delle parti agente come riunione delle parti del protocollo di Kyoto (COP/MOP 4), a Poznań (Polonia) dal 1o al 12 dicembre 2008;
il documento finale approvato l'11 dicembre 2008 dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati (doc. XVIII, n. 7) in occasione dell'esame delle proposte di direttive sul pacchetto clima impegna il Governo - tra l'altro - «a valorizzare i meccanismi di flessibilità previsti dal pacchetto, (...) tenendo conto delle peculiarità di ciascun Paese, prima fra tutte il mix delle fonti utilizzato da ciascun Stato membro per la propria generazione di energia elettrica nonché il contributo consolidato di fonti di energia rinnovabile (FER);
con le mozioni 1-00065, (approvata nella seduta del 27 novembre 2008) e 1-00122 (approvata nella seduta del 24 febbraio 2009) il Parlamento italiano ha impegnato il Governo a realizzare una serie di iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile, intervenendo nei settori della mobilità, dell'edilizia, dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e delle politiche sostenibili per colmare i ritardi rispetto all'attuazione del protocollo di Kyoto e per facilitare il raggiungimento di un nuovo accordo globale per una significativa riduzione dei gas ad effetto serra in vista della Conferenza Onu sul clima di Copenaghen;
le conclusioni del congresso scientifico internazionale intitolato: «Cambiamenti climatici: rischi, sfide e decisioni a livello mondiale» («Climate Change: Global Risks, Challenger and Decisions»), svoltosi dal 10 al 12 marzo 2009, organizzato dall'Università di Copenaghen in collaborazione con i membri dell'Alleanza internazionale delle università per la ricerca», hanno messo in evidenza l'obiettivo primario di fornire una sintesi delle conoscenze scientifiche, tecnologiche e politiche necessarie per prendere decisioni intelligenti e sostenibili di mitigazione e adattamento per le comunità internazionali, quali risposte ai cambiamenti climatici;
in tale ambito va tenuto altresì conto degli impegni e delle deliberazioni assunte negli ultimi appuntamenti internazionali de L'Aquila e nelle riunioni propedeutiche svoltesi a Siracusa dal 22 al 24 aprile 2009 e dal 3 al 5 aprile al Forum sulle tecnologie a basso contenuto di carbonio svoltosi a Trieste nonché della comunicazione della Commissione del 28 gennaio 2009 dal titolo «Verso un accordo organico sui cambiamenti climatici a Copenaghen»;
la dichiarazione finale del Vertice del G20 di Pittsburg del 24 e 25 settembre

2009 impegna le 20 maggiori economie mondiali a rimuovere i «sussidi inefficienti di medio termine» per i combustibili fossili, e a promuovere il risparmio energetico, l'efficienza energetica, le fonti di energia alternative e rinnovabili, la crescita sostenibile, la diffusione di tecnologie pulite e capacity building;
le ultime deliberazioni del Consiglio europeo di Bruxelles di fine ottobre 2009 hanno sancito l'impegno dei 27 paesi UE a finanziare un fondo da negoziare alla conferenza sul clima di Copenaghen per un pacchetto di aiuti internazionali ai paesi più poveri di 100 miliardi di euro l'anno tra il 2013 e il 2020 per ridurre le emissioni nocive;
nella prossima Conferenza che si terrà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre 2009, si dovranno concludere i negoziati su un accordo definitivo ed organico sui cambiamenti climatici coerente con l'obiettivo di limitare gli aumenti della temperatura globale a meno di 2°C di sopra dei livelli preindustriali, considerato dalla maggioranza degli studiosi la soglia per evitare drammatici mutamenti;
l'Unione europea ha cercato di assumere politiche di contrasto al riscaldamento globale e la stessa deve mantenere un ruolo centrale predisponendo un'azione politica univoca, pur non mancando di ascoltare, valutare e tenere conto delle esigenze e peculiarità degli Stati membri;
l'Unione europea ha adottato un pacchetto sul clima e l'energia contenente obiettivi virtuosi e ambiziosi;
la crisi economica subita da tutti gli stati del mondo ha obbligato gli stessi ad agire con misure politiche ed economiche di contrasto che di fatto hanno condizionato in negativo l'orientamento di risorse e strategie degli stati verso l'emergenza climatica;
ad oggi molti Paesi europei, e l'Italia in particolare, rimangono altamente dipendenti dalle fonti fossili tradizionali di approvvigionamento;
l'efficienza energetica potrebbe ridurre di oltre un quarto le emissioni di gas serra e la deforestazione potrebbe essere quasi arrestata;
l'ammodernamento e l'interconnessione delle reti di distribuzione energetica risultano essere condizione fondamentale per l'utilizzo razionale delle forniture energetiche;
l'efficienza delle reti idriche costituisce condizione necessaria per garantire, oltre che la tutela di un bene primario, un considerevole risparmio energetico;
pur tenendo conto della apprezzabile e storica consapevolezza dell'emergenza climatica assunta da nazioni come Cina e India durante i recenti vertici de L'Aquila e di Pittsburg, l'obiettivo di aumentare la temperatura media globale a non più di 2oC al di sopra dei livelli pre-industriali può essere raggiunto non solo se i Paesi industrializzati riducono sensibilmente le proprie emissioni, ma anche se al conseguimento di tale obiettivo contribuiscono i Paesi emergenti,

impegna il Governo:

in occasione del vertice di Copenaghen a farsi promotore di iniziative che:
a) prevedano meccanismi che, nel rispetto del cosiddetto «pacchetto clima», tengano conto della crisi economica mondiale aiutando gli Stati membri ad indirizzare sforzi e risorse verso efficaci politiche ambientali ed energetiche di risposta all'emergenza climatica;
b) nell'ambito del Quadro comunitario di sostegno 2007-2013, che disciplina l'utilizzo dei fondi strutturali negli Stati membri, consentano una riallocazione delle risorse, che generalmente vanno disperse o utilizzate in maniera indiscriminata e poco efficace, verso politiche di incentivo agli interventi di risparmio energetico e/o alle iniziative che utilizzino fonti rinnovabili, magari promuovendo iniziative pluriregionali in ottica di risparmio energetico;

c) promuovano un miglioramento delle interconnessioni delle reti energetiche europee in modo da permettere l'utilizzo ottimale dell'energia prodotta e/o acquistata;
d) permettano la destinazione di risorse per il rifacimento, l'ammodernamento e nuovi investimenti delle reti infrastrutturali energetiche, che in alcuni casi costituiscono un palese limite allo sviluppo degli impianti energetici alimentati a fonti rinnovabili;
e) permettano la destinazione di risorse per l'ammodernamento ed il miglioramento, in termini di efficienza, delle reti idriche degli stati membri, in modo tale da ridurre l'enorme spreco che deriva non solo da un utilizzo distorto delle stesse, ma soprattutto dall'obsoleta tenuta infrastrutturale delle reti;
f) sostengano, presso gli Stati Membri, anche attraverso incentivi economici, lo sviluppo dell'edilizia eco-sostenibile, nell'ambito di un corretto ed efficace equilibrio di programmi e piani tra gli Stati membri indirizzando la produzione verso tecniche attente all'ambiente ed all'uomo in quanto unico protagonista del suo avvenire, come la promozione degli edifici carbon neutral;
g) favoriscano lo sviluppo dei trasporti pubblici eco-sostenibili, soprattutto di quelli alimentati a biocarburanti, anche inserendoli in un contesto di piani di viabilità volti a disincentivare il traffico privato a vantaggio di quello pubblico, la ciclabilità, il risparmio energetico nell'illuminazione pubblica e l'estensione delle aree verdi, il recupero e il riutilizzo delle acque meteoriche e grigie;
h) consentano maggiormente la diffusione della cultura ambientale attraverso iniziative di sostegno e formazione sul ciclo dei rifiuti in termini di miglioramento del risparmio, utilizzo ai fini energetici e riutilizzo a fini di riciclo;
i) sviluppino le attività di ricerca in ambito ambientale ed energetico nonché nuove tecnologie come la cattura dell'anidride carbonica o i combustibili ad idrogeno, a costi limitati, che possano affiancare le tecniche già esistenti e/o migliorarle, in termini di efficienza, per il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra;
l) permettano di diffondere ed incentivare l'utilizzo dei carburanti eco-sostenibili, soprattutto in riferimento al mercato privato, in modo tale da ridurre progressivamente la dipendenza da combustibili fossili tradizionali;
m) supportino la ricerca finalizzata alla riduzione dei costi di realizzazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sostenendo inoltre finanziariamente la riconversione delle imprese verso il raggiungimento della massa critica necessaria per competere nei mercati domestici e internazionali;
n) consentano lo sviluppo di una proficua collaborazione tecnica, scientifica ed economica verso i Paesi in via di sviluppo volta a diffondere la consapevolezza dell'importanza della riduzione di emissioni di anidride carbonica, nonché ad investire in tecnologie in grado di permettere il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra in quelle realtà;
o) sviluppino in modo oculato e persistente tutte le fonti energetiche che comportano un basso impatto in termini di emissione di anidride carbonica, sostenendo in particolar modo e senza pregiudizi la strada del nucleare.
(1-00264)
«Casini, Libè, Vietti, Dionisi, Mondello, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Rao».

La Camera,
premesso che:
«il lavoro non è una merce», come sancisce il primo dei princìpi su cui si fonda l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL);

una Repubblica fondata sul lavoro, quale l'Italia, oltre a riconoscere il lavoro come diritto inalienabile dell'uomo, ha il compito di promuovere le condizioni, che rendano effettivo l'esercizio di tale diritto;
l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha stabilito come propria guideline quella in base alla quale una politica attiva del lavoro debba dedicare grande cura sia ad un'informazione tempestiva e significativa sulla struttura e dinamica della domanda e dell'offerta sia all'orientamento e alla formazione professionale dell'offerta medesima;
nell'attuale situazione di crisi economica è assolutamente necessario continuare ed accrescere le azioni di contrasto al lavoro nero, favorire l'inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati attraverso specifici percorsi di formazione, facilitare le prime esperienze dei giovani e le opportunità di reimpiego per gli «over» espulsi dal mercato;
la crisi attuale impone un potenziamento delle politiche attive del lavoro, chiamate ad agevolare i processi di transizione sul mercato del lavoro, garantendo l'equità, ma anche l'efficienza e la selettività degli interventi, mantenendo e sviluppando l'occupabilità delle persone favorendo il ritorno al lavoro da parte dei percettori dei sussidi;
i Public employment services (servizi pubblici per l'impiego) hanno un ruolo di primaria importanza nell'ambito della Strategia europea per l'occupazione, che prevede esplicitamente la possibilità di un «affiancamento» ad altri intermediari pubblici e/o privati;
sul livello dei servizi offerti dai Centri per l'impiego Pubblici appare persistente un «dualismo territoriale, caratterizzato dallo costruzione di servizi altamente personalizzati ed in chiave «proattiva» al Centro-Nord e dalla prevalenza di servizi di natura più tradizionale e di un'attività prevalentemente incentrata sugli adempimenti amministrativi al Sud», come sostenuto dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Segretario Generale, nella pubblicazione «Welfare to work: un quadro della normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia di offerta congrua»;
a tale dualismo va sommata la complessità del sistema di competenze in materia di servizi per l'impiego che sovente aggrava il dualismo di cui si è detto;
in particolare le competenze nazionali, concernono essenzialmente indirizzo, promozione, coordinamento, conduzione dei servizi per il lavoro (SIL) e valutazione dell'efficacia delle politiche del lavoro, le competenze regionali, concorrono: funzioni di indirizzo relative al collocamento; concertazione regionale e relativo coordinamento; programmazione, promozione del lavoro autonomo e delle nuove imprese; promozione di iniziative di collocamento per le fasce deboli; affiancamento al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per iniziative in materia di gestione delle eccedenze, raccordo delle funzioni, politiche attive e monitoraggio del mercato del lavoro; le competenze provinciali, concernono: gestione servizi di collocamento e preselezione attraverso i centri provinciali per l'impiego (CPI); promozione di iniziative e di interventi attivi, in relazione con la concertazione e la programmazione territoriale con particolare riferimento ad iniziative integrate di orientamento e formazione; sono competenze comunali: l'avvio e la gestione di servizi integrati in connessione con i CPI nonché le iniziative di orientamento e promozione;
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha recentemente preannunciato di voler costituire un tavolo di concertazione con le parti sociali, al fine di prevedere la possibilità di stabilire una deroga in pejus al trattamento economico previsto dalla contrattazione collettiva, tale regime derogatorio dovrebbe applicarsi alle nuove imprese, che assumono nel Mezzogiorno;
nonostante sia condivisibile il fine di aumentare l'occupazione nelle regioni

meridionali, l'obiettivo de quo deve essere perseguito senza penalizzare le condizioni economico-giuridiche dei lavoratori che prestano la propria opera nelle regioni del Sud e con la garanzia che la misura ipotizzata non si risolva in un mero vantaggio competitivo temporaneo per imprenditori poco affidabili. Ne consegue la necessità di approfondire la proposta e di adottare le necessarie garanzie in ordine alla sua temporaneità, alle sue concrete modalità applicative e ai meccanismi da adottare, al fine di rendere stabile la nuova occupazione così incentivata;
nelle regioni del Mezzogiorno la lotta al lavoro senza tutele, al lavoro nero, agli appalti cosiddetti «non genuini» deve rappresentare, ancora di più che in altre zone del Paese, un obiettivo imprescindibile dell'azione governativa, volta a combattere e, in prospettiva, ad eliminare forme di utilizzo della forza lavoro, che costituiscono sfruttamento del lavoro stesso e producono distorsione della concorrenza;
la diretta conseguenza di tali forme di utilizzo illegale delle prestazioni di lavoro è la penalizzazione delle imprese, che applicano correttamente la normativa e la difficoltà a mantenete e, vieppiù, a creare occupazione legale e stabile;
in svariate zone del Paese e principalmente nelle regioni del Mezzogiorno si sono formati dei cosiddetti «bacini di crisi», a seguito delle difficoltà di tipo industriale e, conseguentemente, occupazionale, che si sono venute a determinare a causa del recente default di alcuni grossi operatori finanziari internazionali;
tali bacini di crisi «devono essere oggetto di una gestione legislativa e amministrativa, che, ottimizzando l'utilizzo della formazione professionale, consenta il reimpiego dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo;
quanto alla formazione professionale, essa, anche ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione costituisce il momento di raccordo tra l'istruzione ed il lavoro, tra il diritto allo studio e il diritto al lavoro, tra il significato culturale e l'aspetto produttivistico dell'istruzione;
in sintesi, la formazione professionale consente di adeguare la qualità dell'offerta di lavoro alle esigenze della domanda, sopperendo così alle carenze della normale dinamica di mercato,

impegna il Governo:

a riconoscere che l'aumento della disoccupazione nel Mezzogiorno costituisce un'emergenza nazionale e, conseguentemente, a porre in essere interventi che favoriscano e incentivino l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, con la previsione di misure specifiche rivolte al Mezzogiorno;
ad aumentare il livello di efficienza dei servizi pubblici per l'impiego del Mezzogiorno, anche attraverso una più proficua collaborazione con soggetti privati, che si concretizzi nello scambio di informazioni, ai fini della messa a disposizione dei nominativi dei lavoratori svantaggiati da parte dell'INPS e dei centri per l'impiego, con l'obiettivo di aumentare le occasioni di lavoro da proporre a questi soggetti;
a prevedere nelle aree del Mezzogiorno, nelle quali si siano determinate crisi industriali e per ciò stesso, occupazionali, la gestione di comunicazioni specifiche da parte di soggetti pubblici (ivi compresa l'Agenzia tecnica del Ministero, Italia lavoro) contenenti l'indicazione dei nominativi dei lavoratori che possono essere assunti con l'erogazione di specifici incentivi, da inviare alle associazioni imprenditoriali, e sindacali;
a varare un piano di formazione professionale straordinario per il Sud, erogato dai servizi pubblici per l'impiego in concorso con le agenzie per il lavoro legittimate all'esercizio di questa attivi per espressa disposizione di legge (articolo 2, lettera b, c e d, decreto legislativo n. 276 del 2003) che preveda la «presa in carico» del lavoratore disoccupato o inoccupato da parte dell'agenzia, la quale, parte agenzia,

la quale, attraverso un percorso formativo concepito ad personam, dovrà condurlo ad una (nuova) occupazione;
a prevedere, a tal fine, meccanismi incentivanti e disincentivanti, correlati al numero di lavoratori che verranno effettivamente occupati al termine del percorso formativo e ciò in netta contrapposizione alle logiche assistenzialistiche utilizzate in passato.
(1-00265)
«Iannaccone, Lo Monte, Belcastro, Commercio, Latteri, Lombardo, Milo, Sardelli, Brugger».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 19 del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica Italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 prevede l'intensificazione della collaborazione e la definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori;
i pattugliamenti misti delle coste rientrano tra tali iniziative;
tuttavia, tra il maggio e l'agosto 2009, le unità militari italiane sono state attivamente coinvolte in procedure di respingimento diretto verso le coste africane di natanti carichi di migranti senza aver proceduto ad alcuna loro identificazione, aver rilevato le loro condizioni di salute o verificato i requisiti per la concessione della protezione internazionale;
l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati prevede il divieto di espellere o respingere - in nessun modo - un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale o convinzioni politiche (cosiddetto principio di «non refoulement»);
l'articolo 3 della Convenzione ONU contro la tortura (CAT) vieta l'espulsione e il respingimento verso un territorio dove la persona potrebbe subire tortura, trattamento inumano o degradante o dove esista il concreto rischio di essere espulso verso un territorio dove ci sia un rischio di subire tale trattamento;
l'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) dispone un divieto analogo a quello della Convenzione ONU contro la tortura;
l'articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 sancisce il diritto di chiedere asilo in caso di persecuzione;
alla Corte per i diritti umani di Strasburgo è stato presentato un ricorso italiano da parte di 24 rifugiati somali ed eritrei respinti dall'Italia il 7 maggio 2009 per la violazione all'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani ed altri articoli della stessa Convenzione;
l'articolo 4 del Protocollo aggiuntivo n. 4 della CEDU vieta in ogni caso misure di espulsione e di respingimento collettive, ovvero senza provvedimenti individualizzati;
secondo le più recenti interpretazioni la direttiva comunitaria 2003/9/CE che prevede l'obbligo di ammissione alla procedura d'asilo a chi lo richiede, si applica anche quando esiste l'effettivo controllo dell'autorità dello Stato membro sulla persona come, nella fattispecie, il comandante della nave militare;
il Codice frontiere Schengen del novembre 2007 prevede che le operazioni di controllo alle frontiere esterne dell'Unione europea siano fatte nel pieno rispetto degli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati;
durante le citate operazioni di respingimento non risulterebbe esser stato applicato l'articolo 3 del regolamento di attuazione del Testo unico delle disposizioni

concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 secondo cui il respingimento deve essere «comunicato allo straniero mediante consegna a mani proprie o notifica del provvedimento scritto e motivato, contenente indicazioni delle eventuali modalità di impugnazione»;
il comma 1 dell'articolo 19 del citato Testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e successive modifiche recita«in nessun caso può disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, cittadinanza, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione». Lo stesso articolo, al comma 2, vieta l'espulsione di stranieri minori di anni 18 e di donne in stato di gravidanza o nei 6 mesi successivi alla nascita del figlio. Quest'ultimo divieto con sentenza della Corte di Cassazione del 27 luglio 2000, n. 376 è stato esteso al marito convivente della donna in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio;
tra gli stranieri respinti risulterebbero anche donne in gravidanza e minori e secondo i rappresentanti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) tra le persone respinte vi sarebbero state persone che avrebbero avuto il diritto di usufruire di protezione internazionale;
inoltre i migranti sarebbero stati respinti verso un Paese in cui non sono riconosciuti i diritti dei rifugiati, non avendo, la Libia ratificato la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, né dato attuazione alla Convenzione dell'Organizzazione dell'Unione africana del 1969 sui problemi dei rifugiati in Africa;
la Commissione europea ha chiesto informazioni all'Italia proprio sui respingimenti collettivi, dopo che le procure di Agrigento e Siracusa hanno aperto indagini penali iscrivendo nel registro degli indagati alti esponenti della Guardia di finanza e dopo che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha continuato a ricevere gli esposti di quanti sono stati deportati in Libia;
la presidenza svedese di turno dell'Unione europea è determinata a trovare risposte comuni, e ha assicurato che la «solidarietà» fra gli Stati membri sulle richieste di asilo costituisce una priorità, sulla base del «Patto europeo su immigrazione e asilo» sottoscritto da tutti i Paesi dell'Unione europea nel 2008,

impegna il Governo:

ad una maggiore attenzione e osservanza delle leggi nazionali vigenti e delle normative comunitarie ed internazionali in materia di diritto di asilo e ad evitare il riproporsi in futuro di analoghi episodi di respingimenti collettivi di migranti;
a predisporre sulle unità navali addette al pattugliamento delle coste maggiormente soggette a fenomeni di immigrazione clandestina, l'idonea organizzazione per espletare tutte le procedure atte a consentire l'accoglimento delle domande di asilo;
ad attuare una politica di allontanamento e di rimpatrio efficace, nel rispetto della legalità e della dignità umana;
ad adottare ogni utile iniziativa volta a fornire un maggior sostegno ai Paesi terzi perché potenzino la capacità di sviluppare sistemi propri di asilo e protezione nel rispetto della dignità umana;
a favorire l'approvazione e la realizzazione del programma «Stoccolma» promosso dalla presidenza svedese di turno dell'Unione europea, che ha fatto della

cooperazione europea in materia di giustizia, affari interni e immigrazione una delle sue priorità.
(1-00266)
«Pezzotta, Vietti, Buttiglione, Volontè, Adornato, Compagnon, Ciccanti, Naro, Rao».

TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
a partire dal 2003 la famiglia Landi di Arezzo, da cui nasce Eutelia S.P.A., sostenuta da diversi istituti bancari acquisisce diverse società nel campo delle Telecomunicazioni (TLC) e dell'information technology (IT), passando da circa 50 dipendenti a 2700;
la caratteristica comune di queste acquisizioni è che sono società in gravissima crisi finanziaria e con esuberi occupazionali;
tutte le cessioni avvengono a fronte di accordi sul saldo dei debiti da parte di chi vende e/o grandi valori immobiliari e di liquidità ceduti come garanzia futura;
ad esempio le acquisizioni delle attività di information technology da parte di Bull e Getronics (multinazionali che hanno lasciato il nostro Paese), a fronte di una spesa simbolica di 1 euro, hanno portato nelle casse dell'acquirente oltre 100 milioni di euro tra liquidità e proprietà immobiliari;
secondo le organizzazioni sindacali, nel corso del tempo il comportamento ricorrente della proprietà sarebbe stato quello di agire pesantemente nei confronti dei lavoratori annullando qualsiasi relazione sindacale, mettendo in discussione tutti gli accordi precedenti e, soprattutto, adottando misure durissime sul personale. Nel corso degli ultimi due anni, numerosi sarebbero stati i licenziamenti individuali, le dimissioni, i trasferimenti. Secondo le organizzazioni sindacali sarebbero state emesse diverse sentenze ai sensi dell'articolo 28 legge 20 maggio 1970, n. 300 (denunce per comportamento antisindacale) e recuperati decine di licenziamenti e trasferimenti forzati;
a quanto consta agli interroganti, negli ultimi due anni la proprietà avrebbe azzerato tutta la liquidità attraverso fatture e spese elevate in gran parte verso società controllate dalla famiglia Landi. La sede di maggior pregio (valore 14 milioni di euro, acquisita con Bull) sarebbe stata trasferita nella cassaforte di famiglia (Finanziaria Italiana);
nel corso del 2009, nonostante la stipula dell'accordo di solidarietà che ha portato risparmi per 40 milioni di euro all'azienda al fine di evitare i licenziamenti, Eutelia ha deciso di cedere tutto il ramo information technology ad Agile (che a sua volta è stata acquisita dal gruppo Omega Massa, Liori);
l'operazione è, ad avviso degli interroganti, la conclusione di un percorso inteso a scaricare la situazione debitoria e i costi in un perimetro societario estraneo alla famiglia Landi. Complessivamente, sarebbero circa 100 milioni di euro i debiti pendenti tra TFR, fisco, INPS e fornitori;
l'operazione di acquisizione non sembrerebbe mostrare nessuna caratteristica industriale. Dal giorno dell'acquisizione i lavoratori non hanno avuto più regolarità nel pagamento degli stipendi e dei rimborsi (oggi sono in arretrato di 3 mesi) e tutti i clienti sono stati persi per mancanza di investimenti, certificazioni dei

lavoratori e pagamento dei contributi, ai sensi del documento unico di regolarità contributiva;
l'attuale proprietà di Omega sarebbe riuscita nel contempo ad acquisire altre società fino ad arrivare a oltre 10.000 dipendenti, tutti senza stipendi e con difficoltà finanziarie evidenti. L'ultimo acquisto è stato la società PHONEMEDIA (call center di 6.000 lavoratori circa, senza stipendio da diversi mesi);
sono stati avviati, nel mese di ottobre 2009, oltre 1.200 licenziamenti da Agile. Mentre non si comprende il futuro lavorativo dei 10.000 dipendenti del gruppo. Attualmente vi è una forte mobilitazione dei lavoratori che ha portato alla quasi totale occupazione delle sedi Agile;
nel corso dell'anno 2009 sono stati diversi gli atti di sindacato ispettivo, presentati da deputati del PD, alcuni dei quali senza risposta (in particolare, n. 4-02833 primo firmatario Nannicini); ad altri la risposta del Governo è stata quella di aver istituito un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico, il cui esito è stato il solo deterioramento della situazione generale;
la notte del 10 novembre 2009 c'è stata, nei locali occupati dello stabilimento romano di Eutelia, un'irruzione di un gruppo di guardie private guidate dall'ex amministratore delegato dell'azienda Samuele Landi -:
se il Governo sia informato analiticamente della vicenda degli assetti proprietari e industriali di Eutelia/Agile, secondo quanto delineato in premessa;
se non si intenda intervenire con urgenza per preservare le attuali numerose e significative commesse pubbliche che Eutelia/Agile e Phonemedia ancora detengono;
se non si intenda agire attraverso una nuova convocazione delle parti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, bloccando nel frattempo le procedure di mobilità, affinché si prospetti una diversa strategia industriale per Eutelia/Agile capace di salvaguardare gli assetti occupazionali e un importante gruppo in un settore strategico come quello dell'information technology.
(2-00534)
«Soro, Sereni, Damiano, Rugghia, Madia, Gatti, Bellanova, Santagata, Codurelli, Berretta, Lulli, Brandolini, Ginefra, Andrea Orlando, Miglioli, Rampi, Gnecchi, Schirru, Mosca, Boccuzzi, Mattesini, Bobba, Vico, Peluffo, Esposito, Rossomando, Colombo, Morassut, Velo, Amici, Vaccaro, Coscia, Giachetti, Bachelet, Nannicini, Ceccuzzi».

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con la legge 8 luglio 2009 n. 92 sono state adottate disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, in considerazione dello straordinario pregio e della rilevanza culturale, storica, religiosa, architettonica del complesso monumentale dell'Abbazia ed in vista della ricorrenza nel 2011 del millennio dell'Abbazia medesima;
l'articolo 4 della predetta legge ha previsto l'istituzione di un comitato nazionale per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale di cui all'articolo 3, un comitato posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali; tale comitato deve essere nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
tale comitato non è stato ancora nominato, benché la legge n. 92/2009 sia stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 167 del 21 luglio 2009, già da quasi quattro mesi; né sussiste alcuna ragione che possa giustificare tale grandissimo ritardo;

la nomina del comitato è particolarmente urgente, atteso che a tale organismo compete il compito fondamentale di organizzare e di predisporre eventi scientifico-culturali per la celebrazione del millennio dell'Abbazia e di stabilire il relativo calendario delle iniziative;
di conseguenza questa situazione di stallo ingiustificato paralizza e blocca tutte le attività collegate alla celebrazione di questo evento così importante e meritevole di adeguata attenzione e preparazione -:
quando pertanto sarà nominato il comitato nazionale per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale, la cui istituzione non può essere ulteriormente rinviata o ritardata, dopo che sono già decorsi circa quattro mesi dalla entrata in vigore della legge 8 luglio 2009 n. 92.
(5-02069)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
un comunicato stampa dell'agenzia ANSA delle ore 11.38 del 28 ottobre scorso riporta la seguente dichiarazione del Ministro della Difesa «La Russa ha anche detto che è stata decisa la "proroga dei Cocer (gli organismi di rappresentanza delle forze armate, ndr) di un anno", con il conseguente rinvio delle elezioni per il loro rinnovo in modo da consentire agli attuali organismi di "completare il lavoro di rappresentanza e tutela delle forze armate"»;
il Capo di stato maggiore dell'Aeronautica militare già in data 2 ottobre 2009, rispondendo alla delibera n. 2 allegata al Verbale n. 198/2009/X del Cocor Sezione Aeronautica, ha affermato che «Pur comprendendo le ragioni che in ambito parlamentare ed interforze sono state poste a base della richiesta di proroga dell'attuale mandato di Rappresentanza Militare, concordo con codesto Consiglio nel ritenere che una simile iniziativa, oltre a costituire una deroga al principio democratico della elettività dei delegati, sancito dall'articolo 18 della legge n. 382/78, comporterebbe comprensibili perplessità e malumore tra il personale che intenda candidarsi per tale delicata funzione rappresentativa. Il predetto orientamento di F.A., peraltro, è stato partecipato nelle appropriato sedi di carattere interforze»;
sul sito gestito dal delegato Cocer dell'Arma dei carabinieri appuntato scelto Alessandro Rumore, in relazione al recente decreto-legge approvato nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, c'è scritto che «Sicuramente la paventata notizia che il CO.CE.R. Carabinieri poteva scendere in campo assieme ai Sindacati di P.S. con un proprio "Striscione", ha fatto capire all'attuale Governo che gli impegni assunti durante la scorsa Coda Contrattuale non potevano ancora rimanere nel buio» -:
quale sia l'importante lavoro di rappresentanza e tutela che gli attuali delegati degli organismi della rappresentanza militare svolgono che non possa essere svolto da altri militari che verrebbero democraticamente eletti alla naturale scadenza dell'attuale mandato Cocer;
se risponda al vero quanto scritto nel sito dell'appuntato scelto Alessandro Rumore, sia in relazione al fatto che nella «scorsa coda contrattuale» il Governo si era impegnato a prorogare il mandato della rappresentanza, sia che detto impegno sia stato mantenuto in ragione del fatto che il CO.CE.R. Carabinieri poteva scendere in campo assieme ai Sindacati di P.S. con un proprio «Striscione».
(4-04935)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la regione Lombardia ha individuato i «Colli dei Longobardi» quale «percorso

del gusto» dalle eccezionali potenzialità turistiche: la strada si sviluppa nell'area della provincia di Brescia, partendo dal Castello Cidneo nel capoluogo e andando verso sud est si snoda attraversando le località di Fiero, Capriano del Colle, Poncarale, Montirone, Castenedolo, Ciliverghe, Rezzato, Botticino e ritorna a Brescia nella frazione di Sant'Eufemia;
il percorso «i Colli dei Longobardi» si configura come un complesso strutturato di offerta turistica, con elementi di attrazione che vanno dai prodotti tipici eno-gastronomici, alle attività artigianali, allo splendido paesaggio, ad elementi storici ed architettonici e culturali;
fra i luoghi di maggior interesse spiccano il «museo di Santa Giulia» a Brescia, il «museo del Marmo» a Botticino, il «museo del Cavatappi e della Donna» a Ciliverghe di Mazzano;
l'offerta gastronomica contempla vini importanti e conosciuti, come ad esempio il Botticino, il Capriano del Colle (bianco, rosso e frizzante), gli IGT Pusterla dei Ronchi, Montenetto di Brescia (Cabernet, Merlot, Chardonnay e Marzemino);
tra i piatti tipici vi sono le cotiche in umido, lo stufato e la polenta, la trippa, la persicata, la lepre in salmì, i piccioni ripieni, gli uccellini scappati, la zuppa di mariconde, gli strangolapreti, i casonsèi, le lumache, i biscotti bresciani e molti altri;
in tutte le località citate nel periodo maggio-ottobre si svolgono numerosissime manifestazioni anche eno-gastronomiche, con sfilate in costumi storici, fiere, mercati di prodotti locali e della tradizione artigianale, feste dell'uva e della vendemmia, oltre alla famosa manifestazione automobilistica «Mille Miglia»;
nel 2015 si svolgerà a Milano l'Esposizione universale ed avrà quale tematica l'alimentazione;
la posizione del percorso «i colli dei Longobardi», che parte da Brescia e dunque da pochi chilometri dal sito dell'Expo, unitamente alle peculiarità sopra citate rendono detto percorso un itinerario interessante ai fini del coinvolgimento nell'Expo 2015;
una Stretta connessione del territorio limitrofo con i soggetti organizzatori dell'Expo 2015 rappresenta non solo un impegno preciso assunto dal Governo in sede di pianificazione della manifestazione, ma rappresenta soprattutto una straordinaria ed irripetibile opportunità di promozione del nostro territorio, della nostra economia, delle nostra tradizioni e della nostra cultura -:
quali altre iniziative, concomitanti o meno con l'Expo 2015, il Governo intenda sostenere ai fini di valorizzare l'immenso patrimonio di tradizioni e cultura eno-gastronomica delle località citate in provincia di Brescia e costituenti il percorso «I Colli dei Longobardi»;
quali iniziative il Governo, eventualmente anche per il tramite della società di gestione dell'evento - SOGE S.p.A. - intenda attuare al fine di coinvolgere i comuni e gli enti locali compresi nel percorso turistico «I Colli dei Longobardi» nello svolgimento della manifestazione dell'Expo 2015.
(4-04941)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il piccolo comune di Gardone Riviera (Brescia) costituisce realmente una «perla» posta sulle rive del Lago di Garda ed è fonte notevole di attrazione turistica;
rinomata stazione di soggiorno, il comune di Gardone Riviera ha uno splendido lungolago ed è ricco di parchi e giardini, come quello di Villa Alba o il giardino botanico Hruska;
famoso e molto visitato poi il Vittoriale, casa-museo di Gabriele d'Annunzio ove il «vate» morì nel 1938 e tuttora riposa;

sul lungolago di Gardone insiste inoltre uno storico edificio che in passato ha ospitato un celebre e famoso casinò;
il turismo generato dai visitatori di Gardone Riviera è importante per molti comuni del bacino del Garda e per molta parte dell'economia del bresciano in genere;
nel 2015 a pochi chilometri da Gardone Riviera si svolgerà l'Expo 2015 -:
se e come il Governo, condividendo l'importanza del patrimonio storico, architettonico, artistico e culturale del comune di Gardone Riviera (Brescia) e la sua importanza turistica, intenda supportare le istituzioni locali sia dal punto di vista economico, sia da quello del sostegno promozionale, tecnico e storico, nello sforzo di mantenerne e se possibile incentivarne lo sviluppo, anche eventualmente attraverso l'adozione di misure straordinarie;
se e quali azioni il Ministero, anche per tramite della locale Soprintendenza, abbia attuato finora, stia attuando e abbia in animo di attuare a sostegno del citato patrimonio;
se e quali iniziative il Governo, eventualmente anche in concomitanza alla realizzazione dell'Expo 2015 - intenda attuare per coinvolgere i comuni e gli enti locali del bresciano, ed in particolare il comune di Gardone Riviera, ai fini di promuovere la fruizione dell'immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale citato in premessa e svilupparne le potenzialità turistiche.
(4-04944)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la città di Pavia è ricca di storia come poche altre al mondo e possiede un patrimonio storico e culturale di importanza straordinaria: antica capitale longobarda, ha visto nei secoli incoronazioni di re e imperatori, oltre ad una fiorente attività economica, culturale, di studi e ricerche;
è unico e straordinario il patrimonio architettonico della città e delle aree limitrofe: innanzitutto la chiesa romanica di San Pietro in Ciel d'Oro, fondata nel seicento d.C. e rifatta nel 1100, già cantata da Dante nel Paradiso; poi il castello visconteo edificato nel 1300 e declamato dal Petrarca come «la più nobile tra le opere moderne», che oggi ospita i musei civici e la Pinacoteca Malaspina; quindi ancora il ponte coperto tra le rive del Ticino, il Duomo e la basilica di San Michele, dove venne incoronato il Barbarossa;
nelle immediate vicinanze di Pavia si incontrano altri capolavori architettonici, straordinarie memorie della nostra storia: dal castello di Belgioioso dove il Panni compose Il mattino, alla chiesa di Santa Maria Maggiore a Pomello dove si sposarono Agiulfo e Teodolinda, alla certosa di Pavia, di eccezionale bellezza architettonica e grande importanza storica, con meravigliosi affreschi e particolari decorativi;
la città di Pavia e i suoi dintorni si caratterizzano altresì per una notevole rete di piste ciclabili e navigli navigabili, con aree naturalistiche di primaria importanza soprattutto lungo la confluenza dei fiumi Po e Ticino;
nel 2015 a pochi chilometri dalla città di Pavia si svolgerà l'Expo 2015 -:
se e come il Governo, condividendo l'importanza del patrimonio storico, architettonico, artistico e culturale del comune di Pavia e dell'area limitrofa, intenda supportare le istituzioni locali sia dal punto di vasta economico, sia da quello del sostegno promozionale, tecnico e storico, nello sforzo di mantenerne e se possibile ampliarne la fruizione;
se e quali azioni il Ministero, anche per tramite della locale Soprintendenza, abbia attuato finora, stia attuando e abbia in animo di attuare a sostegno di detto patrimonio;

se e quali iniziative il Governo, eventualmente anche in concomitanza alla realizzazione dell'Expo 2015 - intenda attuare per coinvolgere i comuni e gli enti locali del pavese al fine di promuovere la fruizione dell'immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale citato in premessa.
(4-04945)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

VOLONTÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Cantone dei Grigioni è il più grande della Svizzera con un numero di italiani iscritti all'anagrafe del Cantone di 12.200 unità;
la capitale del Cantone è Coira;
esso presenta una conformazione geografica particolare che rende particolarmente difficoltosi gli spostamenti;
per raggiungere la sede consolare di Coira dalle località limitrofe quali Valposchiave, Val Bregaglia ed Engandina ci si impiega circa due ore con condizioni climatiche favorevoli, altrimenti anche di più;
recentemente, il gran consiglio dei Grigioni ha sollecitato il governo cantonale a prendere posizione contro la chiusura dell'agenzia consolare di Coira, coinvolgendo anche la televisione svizzera italiana, varie associazioni e tutti i connazionali;
l'entrata in vigore del passaporto biometrico, che rileva l'impronta digitale, obbliga gli italiani residenti a recarsi di persona presso l'Ufficio consolare competente e in caso di chiusura gli italiani residenti nei Grigioni dovranno affrontare ore di viaggio per recarsi a Saint Moritz che è l'ufficio consolare competente;
occorre, inoltre, considerare che la delegazione consolare di Coira ha un costo di gran lunga inferiore ad una sede Consolare, avendo nel suo organico tre impiegati e una console -:
quali provvedimenti ritenga utile prendere al fine di scongiurare la chiusura della delegazione consolare succitata.
(3-00755)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2009 si sono verificati episodi drammatici di scontri tra la polizia cinese e la popolazione degli Iuguri;
in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante (4/03536) il Ministro sollecitamente e correttamente riferiva che «permangono le problematiche di fondo, in merito all'efficacia della politica delle nazionalità messa in atto da Pechino. I fatti dello Xinjiang, dopo quelli del Tibet, sono sintomatici della difficoltà cinese nel portare avanti una politica di assimilazione basata sull'economia, senza tenere nel dovuto conto le diversità culturali. A seguito degli scontri avvenuti nello Xinjiang, l'Unione Europea ha reagito prontamente, il 9 luglio 2009, con una dichiarazione, con la quale si esprime forte preoccupazione per la situazione nella regione, si invitano tutte le parti a porre fine alle violenze e si richiama il rispetto dei diritti delle persone detenute e più in generale dei diritti umani, con un particolare accento sulla libertà di espressione e di assemblea. Il testo, inoltre, non manca di sottolineare la volontà dell'Unione europea di continuare a monitorare la Situazione nella regione,»;
inoltre nella risposta si sottolineava che il nostro Governo «non manca di rinnovare, in ogni occasione di incontro con interlocutori cinesi, i propri auspici che l'impressionante crescita economica ed il ruolo ormai determinante della Cina

sul versante della politica globale siano accompagnati da maggiori aperture a tutela dei diritti umani, tra cui quelli di espressione, religiosi e culturali.» -:
se prosegua e come l'opera di monitoraggio da parte dell'Unione europea;
quale sia la situazione nello Xinjiang e nel Tibet e se vi siano riscontri circa una più civile applicazione dei diritti umani;
se - a fronte del perdurare di tali politiche repressive - il Governo non intenda mettere in atto fatti concreti sia dal punto di vista diplomatico, sia - eventualmente coinvolgendo i partner dell'Unione europea - dal punto di vista economico.
(4-04940)

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO e COMPAGNON. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la normativa transitoria riferita al riconoscimento delle qualifiche del settore restauro di beni culturali (ex articolo 182 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 - Codice dei beni culturali e suoi Regolamenti attuativi, tra cui il bando di selezione pubblica contenente le modalità di conseguimento delle qualifiche e la partecipazione alla prevista prova di idoneità), sta creando seri problemi alle imprese artigiane del settore, che annovera circa 30.000 addetti in Italia e di cui oltre 1.000 in Piemonte;
molte imprese artigiane sono nell'impossibilità di vedersi riconosciute sia esperienze che lavori certificati dalle soprintendenze, (e quotidianamente con un malumore crescente delle imprese verso queste nuove norme, che si considerano vessatorie e lesive della loro professionalità e dignità imprenditoriali);
Confartigianato Piemonte ha calcolato che sui 30 mila addetti del settore restauro solo 600 potranno essere riconosciuti con le nuove regole fissate dal Ministero appena il 2 per cento del totale;
per superare questa grave situazione le organizzazioni professionali del comparto ritengono necessari:
a) la proroga dei termini per il riconoscimento dal 31 dicembre 2009 al 30 giugno 2010;
b) la cancellazione dei riferimenti temporali pregressi richiesti per la dimostrazione dei periodi di esperienza lavorativa (oggi fissati dalla normativa negli anni 2001, 2004 e 2007 per le diverse figure;
c) la semplificazione delle modalità di compilazione delle domande, avvalendosi dell'autocertificazione;
d) la concertazione con le associazioni di categoria di un nuovo impianto normativo (anche in riferimento alla prossima definizione a regime delle figure professionali del settore Restauro) che tenga conto delle peculiarità e competenze professionali maturate in anni di attività di cantiere -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per superare la situazione sopraesposta e quali siano gli intendimenti del Ministro in merito alle proposte presentate dalle Associazioni di categoria.
(3-00759)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il periodico indipendente di cultura e di idee «Carabinieri d'Italia magazine», nel numero 1 del 2009 pubblicava una

intervista al luogotenente dei Carabinieri (in pensione) Vittorio De Rasis dal titolo «Il Coraggio della Verità»;
nell'intervista il citato militare, sopravvissuto al vile attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, oltre a raccontare i fatti di quel tragico giorno, si rammaricava del comportamento non proprio corretto dei superiori diretti nel viterbese i quali, a suo dire, lo avevano sanzionato disciplinarmente per futili motivi;
nel numero 2 del 2009 della medesima rivista, veniva pubblicata la lettera della moglie del militare, diretta all'allora comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Siazzu, con la quale la stessa lamentava del comportamento vessatorio tenuto dal comandante della compagnia carabinieri di Ronciglione, capitano Marco Livio Nasponi nei confronti del marito. Nonché veniva pubblicata la lettera di risposta del Generale Siazzu alla Signora De Rasis, nella quale si legge testualmente «... ho disposto che siano eseguiti tutti i necessari approfondimenti su quanto da Lei riferito, ciò allo scopo di ristabilire la giusta armonia ed il corretto equilibrio nello svolgimento delle quotidiane attività di servizio nella consapevole osservanza dei doveri gerarchici. Voglio, infine assicurarLa sulla gratitudine che l'istituzione continuerà a rivolgere a coloro che come suo marito, hanno sacrificato l'integrità fisica nell'adempimento dei rischiosi compiti affidati ...»;
nel successivo numero 5 del giornale, un articolo dal titolo «Continua il caso De Rasis», veniva pubblicata la lettera di risposta del luogotenente Vittorio De Rasis al generale Borruso, comandante interregionale «Podgora» con la restituiva al mittente la «bustina» e gli «alamari» da Carabiniere in congedo;
il luogotenente in congedo Vittorio De Rasis, nel corso della sua carriera ha servito le istituzioni, con il più alto senso del dovere e della professionalità, sino a versare il sangue per esse;
la circolare n. 49345/33-2 datata 23 dicembre 2008, del Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri - V Reparto - SM Ufficio servizi Sociali cita testualmente «i caduti e i feriti nell'adempimento del dovere costituiscono il simbolo dell'abnegazione e dell'attaccamento al servizio, qualità che caratterizzano il quotidiano impegno dei Carabinieri a difesa della legalità e a presidio della sicurezza, questi straordinari testimoni di lealtà e di coraggio deve essere rivolta la massima attenzione, mantenendone vivo il ricordo e alimentando, in ogni occasione, l'indissolubile senso di vicinanza e di solidarietà verso i familiari e i feriti, che sostengono in dignitoso silenzio disagi e provazioni» -:
se e quali controlli siano stati effettuati dopo le «denunce» fatte sia dal luogotenente De Rasis che dalla di lui moglie;
se i superiori gerarchici abbiano mai ascoltato personalmente il luogotenente Vittorio De Rasis sui fatti oggetto delle missive contenute nei citati articoli di stampa.
(4-04950)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FLUVI, NARDUCCI, BRAGA e DAMIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono oltre 55mila le lavoratrici e i lavoratori italiani occupati in Svizzera - nei Cantoni di frontiera Ticino, Vallese e Grigioni - con il permesso di frontaliere rilasciato dalle autorità elvetiche. Stante le leggi vigenti essi risiedono in Italia;
la maggior parte di essi proviene dalle province di Varese (circa 17mila) e Como (circa 15mila);

il numero dei frontalieri è destinato ad accrescersi per effetto della mobilità occupazionale e delle disposizioni di legge che regolano l'accesso al mercato del lavoro elvetico, frutto degli accordi bilaterali stipulati con l'Unione europea e conseguente all'introduzione della libera circolazione delle persone e delle facilitazioni in materia di permessi di residenza; tutto ciò esige una rinnovata considerazione da parte del Governo italiano sul nuovo status dei lavoratori frontalieri in termini d'informazione a proposito delle questioni fiscali;
le lavoratrici e i lavoratori frontalieri occupati in Svizzera ai sensi dell'articolo 1 dell'Accordo tra Italia e Svizzera del 3 ottobre 1974 (Accordo tra la Svizzera e l'Italia relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine), sono soggetti - per quanto riguarda salari, stipendi ed altri elementi facenti parte della remunerazione che ricevono in corrispettivo di un'attività dipendente - all'imposizione fiscale soltanto in Svizzera;
una parte di circa il 40 per cento del gettito fiscale proveniente dalla summenzionata imposizione, ai sensi degli articoli 2, 3 e 4 dello stesso Accordo, viene retrocessa ogni anno al Ministero dell'economia e delle finanze italiano quale compensazione finanziaria per le spese sostenute dai comuni italiani di confine;
i lavoratori e le lavoratrici frontalieri occupati in Svizzera hanno denunciato nei giorni scorsi il timore che con l'applicazione del provvedimento sullo scudo fiscale varato dal Governo italiano si troveranno ad ottemperare alle disposizioni del monitoraggio fiscale e dello stesso scudo; i frontalieri - già alle prese con l'instabilità occupazionale che si registra in Svizzera e con i licenziamenti che hanno colpito molti di loro, nonché le complicazioni che insorgono quanto si svolge attività lavorativa all'estero e si risiede in Italia - esprimono forte preoccupazione per l'inadeguata considerazione verso le questioni da loro poste, temendo inoltre di essere equiparati a coloro che hanno esportato illegalmente capitali all'estero;
la lotta all'evasione e agli illeciti finanziari è sacrosanta, ma in questo caso non si parla di persone che hanno trovato rifugio nei paradisi fiscali, bensì di persone che, pur in condizioni gravose e difficili (basti pensare ai passi alpini), hanno pagato le tasse ed hanno contribuito a sviluppare l'economia dei comuni di confine e ad aumentare la ricchezza del nostro Paese;
accanto alla questione dei frontalieri in attività lavorativa, vi è quella altrettanto preoccupante degli ex-emigrati rientrati in Italia, iscritti in precedenza all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE); l'Agenzia delle entrate, nell'ambito dell'azione di contrasto agli illeciti finanziari internazionali, ha inviato circa 40 mila comunicazioni a contribuenti che negli ultimi cinque anni sono stati iscritti all'AIRE. Il questionario allegato alla comunicazione, oltre a richiamare alcuni specifici obblighi dichiarativi, reca le sanzioni previste in caso d'inosservanza. Al riguardo, occorre distinguere tra chi ha preso a residenza fittizia nei paradisi fiscali per evadere il fisco e chi all'estero, nel nostro caso in Svizzera, ci è andato per lavorare. L'Agenzia delle entrate, per altro, ha posto una scadenza di 30 giorni per la restituzione dei questionari, un termine strettissimo per una direttiva diramata all'improvviso;
l'applicazione dello scudo fiscale ha creato forti tensioni e nervosismo oltralpe, tanto che nel Canton Ticino sono in atto dure proteste contro il nostro Paese, proteste che minacciano addirittura modifiche all'accordo sui ristorni, che inevitabilmente colpirebbero senza motivo i lavoratori frontalieri; giova ricordare, per altro, che in base agli accordi bilaterali Svizzera-UE, un crescente numero d'imprese italiane, in particolare dalle regioni di confine, esportano servizi e prestazioni nei Cantoni elvetici confinanti, alleggerendo

in tal modo le difficoltà con cui si confrontano l'economia e il mondo del lavoro a causa della crisi finanziaria globale -:
se il Governo non reputi necessario assumere iniziative urgenti per riconoscere ai cittadini italiani suddetti l'esonero dallo scudo fiscale e dal monitoraggio fiscale, come già accaduto in altre situazioni similari, contribuendo in tal modo a riportare anche la dovuta serenità nei rapporti con i Cantoni svizzeri in cui operano in nostri concittadini.
(5-02073)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del gruppo ENI è presente, come controllata al 100 per cento, la società ENI Insurance Limited, nata dalla cessione del ramo di azienda relativo ai rischi industriali del gruppo ENI da parte della società Padana Assicurazioni, in precedenza controllata dallo stesso gruppo ENI e quindi ceduta alla società Helvetia-Compagnia svizzera di assicurazioni;
la società formalmente opera nel settore assicurativo ed ha sede legale a Dublino;
la sede legale di Dublino sembra tuttavia avere carattere sostanzialmente fittizio, in quanto vi sarebbero collocati solo uno o due dipendenti, mentre la reale struttura direttiva ed organizzativa della società sarebbe ubicata a San Donato Milanese;
ad avviso dell'interrogante il predetto assetto organizzativo si presta a finalità di elusione, in modo da consentire alla predetta società di avvalersi del più favorevole regime tributario riconosciuto alle società con sede sociale in Irlanda;
qualora ciò corrispondesse a verità, si evidenzierebbe la situazione, ad avviso dell'interrogante assolutamente scandalosa e paradossale, in cui una società controllata dallo Stato attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, pone in essere comportamenti volti ad eludere i propri obblighi tributari, determinando in tal modo un danno evidente per gli interessi dell'Erario e, quindi, del suo stesso proprietario;
a quanto consta all'interrogante, la stessa società non svolgerebbe alcuna reale attività operativa, considerato che persino le società del gruppo ENI, quali la SAIPEM, non si avvalgono dei servizi assicurativi da essa prestati, rivolgendosi invece ad altre compagnie assicurative estranee al gruppo -:
se gli elementi indicati in premessa corrispondano al vero, e, in tal caso, se non ritenga che l'assetto societario ed organizzativo della società ENI Insurance Ltd sia finalizzato ad eludere gli obblighi tributari, e non consideri pertanto doveroso attivarsi nei confronti dei competenti organi dell'Amministrazione finanziaria al fine di avviare un'attenta verifica fiscale su tale società, ponendo termine ad una situazione particolarmente grave, in considerazione del controllo pubblico esercitato sulla società stessa.
(5-02074)

MILO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge comunitaria 2008 ha dettato disposizioni volte a recepire la direttiva 2008/8/CE, per quanto riguarda il luogo delle prestazioni di servizi e l'importante riforma dell'iva intracomunitaria;
con tale adeguamento vengono modificati i criteri della territorialità dell'imposta: tra le altre modifiche ci sono l'obbligo dell'inversione contabile (o autofattura), che viene introdotto come norma generale per le prestazioni di servizi acquistate da soggetti IVA residenti da parte di soggetti CE, ed il modello Intrast che dovrà essere predisposto anche per le prestazioni di servizi;
è una innovazione molto importante per le imprese, che hanno bisogno di sapere urgentemente come dovranno applicare

le norme a partire dal 1o gennaio 2010, poiché devono fare importanti modifiche nelle loro procedure interne, nella fatturazione, negli obblighi di dichiarazione; le attuali incertezze e la probabile perdita di parte del plafond per acquisti in sospensione penalizzano le nostre imprese nei confronti di quelle con sede in altri Stati membri, dove non solo la predetta direttiva è stata attuata già da tempo, ma dove l'Amministrazione ha già fornito le necessarie istruzioni operative;
inoltre, si dovrà adeguare la modulistica, con le relative istruzioni, dovranno essere modificati i software e le modifiche coinvolgono anche gli enti non commerciali, privati e pubblici, che hanno una partita Iva e che acquistano servizi per la loro attività istituzionale;
durante l'esame del disegno di legge comunitaria 2008 (AC 2320 bis/B) gli interroganti, con un ordine del giorno che è poi stato accolto, avevano già segnalato la necessità che i decreti legislativi in materia di adeguamento all'IVA intracomunitaria fossero emanati quanto prima in modo da permettere alle imprese di adeguarsi per tempo alle nuove disposizioni fiscali -:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno accelerare la definizione e la presentazione dello schema dei decreti legislativi al Parlamento per l'espressione dei prescritti pareri, in modo da rendere note le nuove disposizioni già prima del 1o gennaio 2010, concedendo così alle imprese il tempo indispensabile per l'adeguamento alla nuova normativa fiscale, anche in considerazione di quanto previsto dallo Statuto del contribuente.
(5-02075)

CERA e OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha previsto la nullità delle clausole contrattuali aventi ad oggetto la commissione di massimo scoperto se il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero a fronte di utilizzi in assenza di fido;
il medesimo comma ha altresì dichiarato «nulle le clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione accordata alla banca per la messa a disposizione di fondi a favore del cliente titolare di conto corrente indipendentemente dall'effettivo prelevamento della somma, ovvero che prevedono una remunerazione accordata alla banca indipendentemente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente, salvo che il corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme sia predeterminato, unitamente al tasso debitore per le somme effettivamente utilizzate, con patto scritto non rinnovabile tacitamente, in misura onnicomprensiva e proporzionale all'importo e alla durata dell'affidamento richiesto dal cliente, e sia specificatamente evidenziato e rendicontato al cliente con cadenza massima annuale con l'indicazione dell'effettivo utilizzo avvenuto nello stesso periodo, fatta salva comunque la facoltà di recesso del cliente in ogni momento»;
il comma 2 del citato articolo 2-bis ha inoltre stabilito che gli interessi, le commissioni e le provvigioni derivanti dalle clausole, comunque denominate, che prevedono una remunerazione, a favore della banca, dipendente dall'effettiva durata dell'utilizzazione dei fondi da parte del cliente sono comunque rilevanti ai fini dell'applicazione delle norme sugli interessi usurari;
il comma 3 del articolo 2-bis ha previsto che i contratti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 185 del 2008 fossero adeguati a tali disposizioni entro centocinquanta giorni dalla medesima data, ossia entro il 28 giugno 2009;
la commissione di massimo scoperto è una clausola che prevede l'applicazione da parte della banca di una percentuale, calcolata al tasso convenuto, sul massimo

saldo negativo registrato durante un determinato trimestre e viene applicata per tutto quel periodo, anche se nei tre mesi di riferimento il superamento in negativo della soglia dello «0» ha interessato il conto per un solo giorno;
numerose erano state le contestazioni sollevate sulla legittimità e soprattutto sulla trasparenza di tale commissione, che ha finito per diventare una duplicazione degli interessi già corrisposti dal cliente per la concessione del fido; le banche molto spesso ne determinavano unilateralmente l'applicazione, senza concordarla con il cliente e senza farne conoscere le modalità di calcolo;
l'abrogazione della commissione di massimo scoperto nasce dall'esigenza di rendere più facile l'accesso al denaro per i clienti, soprattutto in una fase in cui a livello internazionale si registra una crisi finanziaria e di liquidità;
sebbene il decreto anticrisi abbia abolito la commissione sul massimo scoperto, le banche, a ridosso della scadenza del 28 giugno 2009, hanno cominciato a inviare ai propri clienti avvisi circa la modifica di alcune condizioni contrattuali in base agli adeguamenti richiesti dalla nuova normativa;
queste comunicazioni sono state recapitate ai correntisti sotto forma di proposta di «modifica unilaterale delle condizioni economiche del contratto» con le modalità previste dall'articolo 118 del Testo unico bancario di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993, prevedendone il silenzio-assenso dopo sessanta giorni, nel caso di mancato recesso del contratto da parte del cliente entro tale termine;
da tali comunicazioni è emerso come in realtà le banche, pur recependo le nuove norme, di fatto hanno sostituito la commissione di massimo scoperto con commissioni a vario titolo rinominate collegate alla messa a disposizione di fondi (fido) e all'utilizzo dei fondi oltre la disponibilità accordata (sconfinamento), quali «commissione per istruttoria urgente», «tasso di sconfinamento», «commissione per utilizzi oltre la disponibilità fondi», «commissione per mancanza fondi», «commissione di messa a disposizione delle somme», «commissione per messa a disposizione di fondi», «commissione per indisponibilità somme», «commissione di disponibilità fondi», «commissione per scoperto di conto», «commissione trimestrale di disponibilità fondi», «tasso debitore in caso di utilizzo oltre il fido», «commissione per il servizio di affidamento», «commissione trimestrale sul fido accordato», e altro;
si tratta, in particolare, in caso dì affidamento, di commissioni applicate al correntista per la messa a disposizione di somme, indipendentemente dall'effettivo utilizzo, in misura percentuale (variabile da istituto a istituto) del fido accordato, da calcolarsi sull'ammontare complessivo dell'affidamento e proporzionalmente al suo periodo di durata; mentre in caso di scoperto di conto corrente, oltre ad essere computati gli interessi passivi, è prevista una pesante commissione calcolata su base giornaliera, che si traduce in ulteriore aggravio di costi rispetto alla commissione di massimo scoperto;
le nuove voci di spesa introdotte dalle banche per aggirare prima le norme del cosiddetto decreto-legge «Bersani» sulle liberalizzazioni e poi quelle del decreto-legge anticrisi che hanno abolito le precedenti commissioni (la CMS e le altre penali) rischiano, paradossalmente, di rivelarsi maggiormente onerose per tutti correntisti, soprattutto in questo momento di forte crisi finanziaria, contravvenendo di fatto lo spirito e il significato del provvedimento di legge, dal momento che lo scopo dell'introduzione dell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 185 del 2008 era di eliminare l'odioso «balzello» costituito dalla commissione di massimo scoperto per garantire maggiore trasparenza e per ridurre le spese a carico del cliente;
peraltro, anche la forma adottata dagli istituti di credito solleva perplessità, in quanto nel documento di consultazione

della Banca d'Italia del 18 marzo 2009, in materia di trasparenza dei servizi bancari, è riportata una nota del Ministero dello sviluppo economico del 21 febbraio 2007 con la quale il Ministro ha chiarito che «le modifiche disciplinate dall'articolo 118 del T.U. riguardano soltanto le fattispecie di variazioni previste dal contratto, non possono comportare l'introduzione di nuove clausole»;
pertanto, la sostituzione della commissione di massimo scoperto con una nuova commissione presupporrebbe un accordo scritto e non una semplice comunicazione unilaterale;
queste nuove commissioni non solo danneggiano le persone fisiche titolari di conti correnti ma, in un momento molto delicato per il sistema produttivo nazionale, rendono ancora più gravose le condizioni di accesso al credito per le piccole e medie imprese che già attraversano gravi difficoltà economiche e non possono, comprensibilmente, sopportare anche l'imposizione di ulteriori e pesanti costi, penalizzando il rilancio della produttività del Paese;
le misure adottate dagli istituti di credito hanno suscitato reazioni negative nell'opinione pubblica, manifestatesi con varie forme di protesta apparse sui principali mezzi di comunicazione e con una denuncia all'Antitrust da parte di Adusbef e Federconsumatori;
l'articolo 2, comma 2, del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, al fine di contenere il costo delle nuove commissioni bancarie, ha aggiunto all'articolo 2-bis, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008 la previsione che l'ammontare del corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme, ivi compreso quanto eventualmente richiesto a titolo di corrispettivo per lo sconfinamento oltre l'affidamento richiesto, non possa comunque superare lo 0,5 per cento, calcolato trimestralmente, dell'importo dell'affidamento, a pena di nullità delle relative clausole contrattuali, disponendo inoltre che il Ministro dell'economia e delle finanze debba assicurare con propri provvedimenti la vigilanza sull'osservanza di tali prescrizioni;
tale nuova disposizione sembrerebbe legittimare il comportamento delle banche, consentendo loro, sia pure nel limite di un tetto, di ottenere una remunerazione ancora troppo elevata rispetto all'impegno che assumono nel rendere disponibile credito a richiesta alle imprese -:
quali misure urgenti intenda il Ministro adottare, nell'ambito delle sue competenze, per monitorare le modifiche delle condizioni contrattuali introdotte dagli istituti di credito dopo l'entrata in vigore del cosiddetto decreto «anticrisi» e per garantire che il sistema bancario italiano pratichi comportamenti improntati a criteri di correttezza, trasparenza e lealtà nei confronti dei titolari di conti correnti, applicando correttamente quanto previsto dalle disposizioni contenute nell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 185 del 2008, che sancisce la nullità non solo delle clausole aventi per oggetto la commissione di massimo scoperto, ma anche di tutte quelle aventi finalità equivalenti, sebbene, applicate dagli istituti di credito con altre denominazioni e altre modalità, evitando così il perpetrarsi da parte delle banche di quelli che agli interroganti appaiono come comportamenti illegittimi e azioni ingannevoli al danno di privati ed imprese.
(5-02076)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Governo sta svolgendo un'attività importante e condivisa nel senso dell'applicazione puntuale delle normative in vigore, come si conviene ad uno stato di diritto;

esiste l'esigenza di controllare la qualità dei prodotti tessili di importazione, soprattutto alla luce del possibile utilizzo di materiali tossici o comunque nocivi alla salute dell'uomo;
tale preoccupazione interessa particolarmente i capi destinati ai più piccoli o ad un uso di biancheria intima;
i controlli possono essere effettuati presso le dogane - ed in particolare nel nostro Paese presso i porti di ingresso delle merci tessili - oppure presso controlli dei prodotti distribuiti e commercializzati negli esercizi commerciali di tutto il Paese -:
quanti controlli doganali siano stati effettuati circa la conformità dei prodotti tessili di importazione e quali e quante sanzioni abbiano prodotto;
quanti controlli doganali siano stati effettuati circa la conformità dei prodotti tessili di importazione costituiti da biancheria intima e vestiario per bambini e quali e quante sanzioni abbiano prodotto;
se e quali iniziative il Governo intenda attuare al fine di incentivare e migliorare la rete dei controlli doganali sui prodotti tessili in entrata nel nostro Paese;
quanti controlli sui prodotti commercializzati nel mercato interno sano stati effettuati circa la conformità dei prodotti tessili di importazione e quali e quante sanzioni abbiano prodotto;
quanti controlli sui prodotti commercializzati nel mercato interno siano stati effettuati circa la conformità dei prodotti tessili di importazione costituiti da biancheria intima e vestiario per bambini e quali e quante sanzioni abbiano prodotto;
se e quali iniziative il Governo intenda proporre all'Unione Europea al fine di incentivare e migliorare la rete dei controlli sui prodotti tessili in entrata nel mercato unico europeo.
(4-04938)

RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il professor Giuseppe Di Claudio, nato a Triveneto (Campobasso) il 4 settembre 1947, attualmente residente a Madrid - Spagna, ha ricoperto fino al 30 settembre 1991 l'incarico di docente negli istituti secondari di secondo grado alle dipendenze del provveditorato agli studi di Torino;
in data 1o settembre 1995 richiedeva il trasferimento della posizione assicurativa presso l'INPDAI, ente previdenziale al quale risultava iscritto sin dal 1o settembre del 1990;
il provveditorato agli studi di Torino, nonostante i diversi solleciti inviati dall'INPDAI, inspiegabilmente, non ha mai comunicato le ragioni del mancato trasferimento della posizione assicurativa ivi radicata;
in data 2 luglio 2001 il professor Giuseppe Di Claudio presentava le dimissioni «per giusta causa» e, contestualmente, richiedeva notizie all'INPDAI circa la sua posizione assicurativa. L'ente di previdenza informava l'interessato che non aveva potuto dar corpo alla richiesta di ricongiunzione, stante l'inerzia del Provveditorato agli studi di Torino nel trasferire i contributi; contestualmente provvedeva ad inviare un altro sollecito senza riscontro;
per tale ragione il professor Di Claudio si recava al Provveditorato agli studi di Torino per chiedere ragione del ritardo del mancato trasferimento dei contributi. Nell'occasione veniva informato che sin dal 1992 lo stesso Provveditorato avrebbe asseritamente liquidato la pensione provvisoria «maturata» all'atto delle dimissioni in data 31 agosto 1991. Tale circostanza era preclusiva del diritto al ricongiungimento in virtù del combinato disposto di cui agli articoli 5 della legge n. 29 del 1979 e 6 della legge n. 44 del 1973;

è facile immaginare a sorpresa del professor Di Claudio considerato che non aveva mai percepito, dal lontano 31 agosto 1991, alcun tipo di trattamento pensionistico, né desiderava riceverlo, visto l'impegno in tal senso assunto in quanto lavoratore dipendente da azienda privata;
nonostante le varie comunicazioni ed accessi effettuati nei vari uffici competenti dell'Inpdai, Provveditorato agli studi di Torino e Inpdap di Torino, al professor Di Claudio è stata liquidata una pensione di anzianità che non tiene conto della contribuzione relativa alla prestazione di servizio soggetta a Inpdai;
a giudizio dell'interrogante al professor Giuseppe Di Claudio non poteva essere liquidata una pensione di anzianità in quanto lo stesso, alla data del 31 agosto 1991 non era in possesso del requisito della «cessata attività lavorativa» prevista dall'articolo 22, comma 1, lettera c), della legge 30 aprile 1969, n. 153, che subordina il conseguimento della pensione di anzianità alla condizione che gli assicurati non prestino attività lavorativa subordinata alla data di presentazione della domanda di pensione -:
se alla data del 1o settembre 1991 la legislazione vigente in tema di pensioni del personale della scuola prevedeva la «cessata attività lavorativa» quale requisito sostanziale per il conseguimento della pensione di anzianità;
se alla stessa incideva la disciplina del cumulo di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 488 del 1968 come modificato dagli articoli 20 e 22 della legge n. 153 del 1969;
in base a quali norme legislative vigenti all'epoca, il Provveditorato agli Studi di Torino ha liquidato una pensione di anzianità al professor Giuseppe Di Claudio, pur essendo lo stesso dipendente di azienda privata a far data dal 1o settembre 1990;
se non ritengano, in presenza di palese violazione di legge, adottare provvedimenti, in autotutela, onde consentire al professor Giuseppe Di Claudio l'agognata ricongiunzione, al fine di una pensione unica.
(4-04947)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

RAISI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 20 ottobre 2009 alle ore 12, subito dopo lo svolgimento in Assemblea dell'interpellanza 2-00401, presentata dall'interrogante, sull'attentato incendiario contro la sede di CasaPound del 4 giugno scorso, sul sito Indymedia Italia al link http://italy.indymedia.org/it/2009/10/80677.shtml è apparso un messaggio a firma Antonio Pusceddu;
il contenuto del suddetto messaggio denuncia ad avviso dell'interrogante il chiaro tentativo di taluni componenti dell'area antagonista bolognese di scaricare sugli anarchici insurrezionalisti l'attentato incendiario contro la sede di CasaPound Bologna del 4 giugno 2009 -:
se risultino avviate indagini con riferimento al messaggio di cui in premessa.
(3-00765)

Interrogazione a risposta scritta:

TIDEI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
oltre 30 mila persone, secondo gli organizzatori, appartenenti alle forze di polizia sono già scese in piazza a Roma per protestare contro i tagli alla sicurezza;
alle manifestazioni hanno partecipano i maggiori sindacati della Polizia di Stato come Siulp, Sap, Ugl polizia e anche sindacati del corpo forestale dello stato,

della Polizia penitenziaria e il Cocer della guardia di finanza, dell'Aeronautica e della Marina militare;
i rappresentanti delle forze dell'ordine protestano contro «il taglio» di 3 miliardi di euro in tre anni al comparto sicurezza e difesa che si aggiungono agli effetti della legge n. 15 del 2009 cosiddetta legge «Brunetta» che produce una ulteriore riduzione del personale;
i sindacati del settore «denunciano» la politica di tagli alla sicurezza dell'attuale Esecutivo, confermata dal recente incontro a palazzo Chigi dove sono state illustrate le linee guida del disegno di legge finanziaria 2010 in discussione in Parlamento;
nonostante le promesse pre-elettorali, il taglio di circa tre miliardi di euro in tre anni comparto sicurezza e difesa (come risulta dal disegno di legge finanziaria 2010), unito agli effetti del decreto-legge n. 112 del 2008 cosiddetto «Brunetta» ora convertito in legge, sta producendo una pesante riduzione di personale a causa del mancato turnover e un innalzamento dell'età media dei poliziotti italiani;
i tagli incideranno pesantemente anche sulla spesa corrente, sulle voci di bilancio ministeriale relative all'acquisto delle autovetture, della benzina, alla gestione degli uffici e delle strutture. Tutto questo incide e inciderà ancor di più dal 2010 sul reale controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine e quindi sulla sicurezza dei cittadini;
con approvazione del cosiddetto decreto «sicurezza» il Governo ha tagliato nel 2009 ben 560 milioni di euro al Dipartimento della pubblica sicurezza. E contemporaneamente 100 milioni di euro ai sindaci per finanziare associazioni di volontariato che altro non sono che gli organizzatori di ronde;
il Governo ha fino ad oggi disatteso le promesse fatte alle forze dell'ordine durante la campagna elettorale: il contratto di lavoro è scaduto da due anni, senza riconoscimento per la specificità della professione, non è, stata ancora avviata l'attesa riqualificazione interna del personale, il cosiddetto «riordino», e non si parla più di previdenza complementare -:
se i Ministri interrogati non intendano intervenire fattivamente e in maniera incisiva verso un settore fondamentale per la sicurezza dei cittadini e per la lotta anticrimine, ad avviso dell'interrogante, decisamente umiliato da questo Governo.
(4-04939)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato stanno proseguendo nella loro tenace azione di eliminare del tutto la parte residua del trasporto merci sulla tratta Civitavecchia-Golfo Aranci, perseguendo il disegno, più volte ribadito ed anche recentemente confermato alle organizzazioni sindacali, di totale trasferimento a Messina dell'attività di traghettamento, prima svolta dalla nave Garibaldi in partenza dal capolinea di Civitavecchia;
le organizzazioni sindacali hanno più volte respinto questa proposta delle Ferrovie dello Stato, di annullamento delle capacità operative del porto di Civitavecchia sulla rotta Golfo Aranci, sottolineando, a fronte della unificazione di tutto il sistema su Messina, l'esistenza delle potenzialità attuali in grado di ulteriore sviluppo e adeguamento tra Civitavecchia e la Sardegna con un progetto che insieme alle Ferrovie dello Stato veda coinvolte le regioni Lazio e Sardegna;
i lavoratori marittimi, i tecnici amministrativi, il personale di officina e magazzino e i sindacati, nella riunione del 29 ottobre 2009 hanno deciso di attendere la riunione del 5 novembre 2009 con i vertici

delle Ferrovie dello Stato, per riesaminare l'intera vicenda alla luce delle posizioni prospettate dalle stesse Ferrovie dello Stato per aggiornare e comunque assumere nuove iniziative di lotta, nella convinzione che questo servizio possa ampliarsi, in relazione non solo alle necessità e alle prospettive di questo comprensorio, ma di tutto il sistema, rispettando la volontà di resistenza dei lavoratori, contro il progetto di trasferimento a Messina e contro il tentativo più generale in atto, di abbandono delle Ferrovie dello Stato di questo comparto;
l'abbandono definitivo del settore della navigazione marittima in partenza da Civitavecchia verso Golfo Aranci rappresenta un colpo durissimo all'economia della città e della zona, già fortemente compromessa dalla chiusura del cantiere di conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord e dalle stagnazioni provocate dalla crisi presente nel nostro Paese -:
se il Ministro interrogato intenda agire attivamente sulle Ferrovie dello Stato per una possibile revisione del progetto di totale dismissione del traghettamento merci Civitavecchia-Golfo Aranci e per verificare, viceversa, le ipotesi positive di ampliamento e sviluppo del settore, sostenuto e dimostrato dai sindacati, dagli enti locali e da numerose forze sociali, in un quadro di ripresa più generale recentemente auspicato in sede nazionale.
(3-00758)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella trattativa per l'acquisto di Alitalia da parte di Cai il Governo è stato parte attiva, in particolare riguardo alle richieste sindacali;
il 30 ottobre 2008 si è pervenuti all'Accordo sui criteri di assunzione a tempo indeterminato sottoscritto tra CAI, le organizzazione Sindacali e le Associazioni Professionali FILT-CGIL, FIT-CISL, UILTRASPORTI, UGL-TRASPORTI, SDL, ANPAC, UP, ANPAV e AVIA e sottoscritto dal Sottosegretario alla presidenza del Consiglio;
in tale accordo sono stati definiti i criteri per le assunzioni a tempo indeterminato come segue:
a) localizzazione;
b) anzianità contrattuale;
c) carichi familiari;
le assunzioni effettuate da Cai per quanto attiene gli ex dipendenti Alitalia dell'aeroporto di Palermo non corrispondono, in più di un caso ai criteri sopraesposti, di cui si è fatto garante il Governo;
a Palermo in taluni casi non sono stati considerati i carichi familiari a parità di anzianità, in altri ancora i criteri non sono stati rispettati complessivamente;
a Palermo sarebbero almeno 9 i lavoratori ingiustamente penalizzati -:
se il Ministro sia a conoscenza di tali situazioni, ad avviso dell'interrogante di grave ingiustizia, nelle assunzioni da parte di Cai del personale ex Alitalia dell'aeroporto di Palermo;
se non intenda attivarsi al più presto per salvaguardare i diritti delle persone che pur avendo i requisiti previsti dall'accordo Governo-Cai-sindacati sono stati scavalcati da chi tali requisiti non possedeva.
(5-02068)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alla barriera di Lainate (Milano) il pedaggio nel 1997 - anno di privatizzazione della società autostrade - era pari a lire 1.700, corrispondenti a 0,87 euro;

oggi il pedaggio è di 1,3 euro, con un aumento di quasi il 50 per cento, pari a circa il doppio dell'inflazione ISTAT nel periodo considerato;
il traffico che transita giornalmente sulla barriera di Lainate è sicuramente aumentato, si evince che - dall'anno della privatizzazione - la società Autostrade per l'Italia ha enormemente aumentato i propri introiti a danno dei pendolari lombardi;
il numero di veicoli che giornalmente attraversa la barriera di Lainate è tale che gli introiti del casello in argomento costituiscono fonte importantissima nel calcolo del valore della società ed al contempo un pesante obolo che il sistema produttivo lombardo è costretto a versare -:
se il Ministro ritenga corretti gli aumenti applicati o se invero non si sia verificato un errore in fase di privatizzazione della società;
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative dirette a bloccare il meccanismo che ha portato agli attuali livelli di pedaggio, impedendo ulteriori aumenti e favorendo al contrario una più equa ripartizione degli oneri su tutto il territorio nazionale.
(4-04936)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) posto al centro di una provincia importantissima per importanza e vitalità economica, rappresenta una infrastruttura importante per il trasporto aereo del Paese;
l'aeroporto di Orio al Serio è cresciuto molto negli ultimi anni grazie alla presenza di numerose ed importanti compagnie low cost, specializzandosi in contemporanea su voli di medio raggio;
la presenza di aree turistiche, del distretto industriale bergamasco e della stessa città di Bergamo rendono importante la presenza di un aeroporto che può essere al contempo fonte di occupazione e volano di sviluppo;
la giusta politica di liberalizzazione del mercato del trasporto aereo introdotta finalmente da questo Governo dovrebbe favorire tutti gli scali che finora non hanno goduto di particolari scelte politiche ed al contrario insistono su un bacino commercialmente appetibile: tra questi scali sicuramente - accanto a Malpensa - vi è quello di Orio al Serio -:
quali siano i dati di traffico attuali e in prospettiva dell'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), ed in particolare se l'attuale trend di crescita potrà continuare, quali siano concretamente gli obiettivi di sviluppo e se si renderà presto necessario attuare investimenti infrastrutturali;
se e come l'ampliamento del traffico sull'aeroporto di Orio al Serio si inserisca nel quadro più ampio del processo di liberalizzazione del trasporto aereo, e se in tale quadro sia noto se potrà essere confermata la vocazione low cost del citato aeroporto.
(4-04937)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, (4-03379) il Ministro informava che - in relazione alla strada statale n. 94 «del Verbano Orientale» e al progetto di ammodernamento planimetrico dal chilometro 38+170 al chilometro 41+650 1o e 2o lotto, intervento ubicato in prossimità di Maccagno (Varese) ed inserito nel piano degli investimenti ANAS 2007-2011 - fondi ordinari, «ANAS ha completato il progetto definitivo che è stato approvato da tutti gli enti competenti. Il costo complessivo è di 6,5 milioni ed è in corso la progettazione

esecutiva, al cui completamento ANAS bandirà la gara per l'appalto dei lavori» -:
quali siano i tempi previsti per il termine della progettazione esecutiva;
quali siano i tempi previsti o prevedibili per il completamento dell'iter burocratico e il successivo bando della gara d'appalto con inizio lavori;
quali siano i tempi ipotizzabili per il termine dei lavori.
(4-04943)

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante interrogava il Governo con apposito atto di sindacato ispettivo (4/03530) circa il casello autostradale posto in località Cavaria con Premezzo (Varese) lungo la Milano-Varese, cui corrisponde analoga barriera a Besnate (Varese) verso/da Sesto Calende (Varese);
l'interrogante chiedeva - tra l'altro - «quanto sia l'incasso - dell'esercizio ad oggi - ascrivibile a detta barriera» e «se ritenga tuttora giustificabile il permanere di detta barriera e per quali ragioni;
con risposta scritta pubblicata lunedì 26 ottobre 2009 il Ministro interrogato rispondeva come segue: «Si premette che, dalla messa in esercizio ad oggi, lungo l'autostrada Milano-Varese sono presenti gli svincoli a pedaggio di Milano nord e Gallarate Nord ed altri dodici svincoli liberi dove è possibile transitare senza il pagamento di alcun pedaggio»; tale fatto risulta palesemente non corrispondente alla verità ed infondato, poiché la realizzazione dell'infrastruttura risale al 1927, mentre il casello di Gallarate Nord è dell'inizio degli anni '90, cioè oltre 60 anni dopo. Pertanto non trova riscontro nei fatti che tali barriere esistono «dalla messa in esercizio ad oggi»;
il Ministro interrogato proseguiva affermando: «L'importo pagato dall'utenza è riferito a percorrenze convenzionali, corrispondenti a circa la metà della tratta autostradale.»; tale affermazione è, ad avviso dell'interrogante, di difficile comprensione, anche perché non si fornisce alcun elemento numerico come invece era esplicitamente richiesto;
il Ministro interrogato proseguiva affermando: «Anas fa sapere che gli introiti, nel 2008, della barriera di Besnate (Varese) lungo l'Autostrada ammontano a 18 milioni di euro, corrispondenti a pedaggi netti per Autostrade per l'Italia Spa di circa 14 milioni di euro.»; da tale affermazione non si evince se l'introito sia riferito alla sola barriera di Besnate o anche a quella di Gallarate Nord, come si chiedeva nell'interrogazione, e dove finiscano 4 milioni di introiti l'anno;
il Ministro interrogato conclude affermando: «Anas precisa inoltre che il pagamento del pedaggio dell'autostrada Milano-Varese è finalizzato a coprire i costi di investimento per la realizzazione della rete e quelli di esercizio per la gestione e la manutenzione, nonché a finanziare interventi di potenziamento e di adeguamento in quanto a tale funzione è tenuta la società Autostrade per l'Italia concessionaria della tratta in questione fino all'anno 2038, anno di scadenza della concessione.» -:
se il Ministro non ritenga di rettificare le informazioni fornite;
se il Ministro non ritenga di integrare le informazioni mancanti;
se il Ministro ritenga tuttora giustificabile il permanere di detta barriera e per quali ragioni, anche alla luce della totale assenza di pedaggio in molte tratte autostradali del Paese.
(4-04948)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

PALOMBA, DONADI, DI PIETRO, EVANGELISTI, BORGHESI e FAVIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», si disciplinano le «associazioni di volontari per il presidio sul territorio», conosciute come «ronde», e all'articolo 3, comma 40, si prevede che «i sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana». Le associazioni dovranno essere iscritte in un apposito elenco tenuto dal prefetto. Il sindaco dovrà avvalersi «in via prioritaria» delle associazioni composte da personale delle forze dell'ordine in congedo. Poi al comma 42, la legge aggiunge: le associazioni diverse da quelle composte da personale delle forze dell'ordine in congedo «sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica»;
è entrato in vigore sabato 8 agosto 2009, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, il regolamento del ministero dell'interno per le cosiddette ronde. Il decreto riguarda la «Determinazione degli ambiti operativi delle associazioni di osservatori volontari, requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio e modalità di tenuta dei relativi elenchi, di cui ai commi da 40 a 44 dell'articolo 3 della legge 15 luglio 2009, n. 94»;
dall'8 agosto 2009, dunque, le ronde sono identificabili e attivabili nei comuni italiani;
risulta non si sia verificato il pronosticato «assalto» alle prefetture da parte delle associazioni di cittadini intenzionati a partecipare alle ronde e a quasi tre mesi dal decreto citato che le ha autorizzate pare ci siano iscritte un numero di associazioni che si contano sulla punta delle dita;
prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio italiano censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a quasi tre mesi dall'entrata in vigore delle nuove regole sono soltanto sei le associazioni di «osservatori volontari per la sicurezza» che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto;
il Manifesto ha avviato un'indagine contattando telefonicamente e per e-mail le cento prefetture italiane, chiedendo di avere dati precisi sulle associazioni di volontari per la sicurezza. Delle 38 prefetture che hanno risposto, è risultato che solo tre di esse hanno dichiarato di aver ricevuto domande di riconoscimento da parte di associazioni di cittadini, per un totale di quattro associazioni: due a Roma, una a Milano, una a Treviso (nel comune di Oderzo);
numeri bassissimi, che evidenziano lo scarso interesse dei cittadini ad una «giustizia fai da te», dati che descrivono chiaramente lo scarso successo dell'iniziativa, e la bocciatura arriva anche dai sindaci: infatti, fino ad oggi, sono stati davvero pochi quelli a dirsi pronti ad emanare un'ordinanza che consenta loro di utilizzare le ronde -:
quante siano le richieste di iscrizione di associazioni di volontari negli elenchi prefettizi e se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative volte ad abrogare la legge 15 luglio 2009, n. 94, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», nella parte in cui istituisce le associazioni stesse.
(3-00762)

Interrogazione a risposta orale:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
di recente si è registrata l'ennesima condanna di un consigliere comunale di

opposizione (comune di Castelmaggiore, provincia di Bologna), per avere diffamato il sindaco; in realtà, il suddetto consigliere ha svolto il proprio ruolo istituzionale criticando alcuni aspetti, a suo modo di vedere, particolarmente gravi dell'attività della Giunta comunale;
questo fatto evidenzia l'anomalia della situazione di molti consiglieri comunali di opposizione a Bologna e in Emilia Romagna che di fatto sono ostacolati nello svolgimento della loro attività istituzionale di controllo dell'operato della maggioranza, da quello che, ad avviso dell'interrogante, costituisce un utilizzo distorto, che molte Giunte possono porre in essere della querela per diffamazione; la querela viene infatti spesso paventata ai fini di condizionare l'attività politica dei consiglieri comunali che, ovviamente, nel rispetto della legge e della onorabilità delle persone, non possono essere privati di un diritto essenziale derivante fra l'altro dalla legittimazione popolare attraverso l'elezione diretta in consiglio;
nel momento in cui sta per iniziare la discussione del testo unico sugli enti locali, è necessario, a giudizio dell'interrogante, prevedere una qualche forma di garanzia e tutela giuridica per il consigliere comunale o provinciale nell'esercizio delle sue funzioni, che non consenta la diffamazione, ma la libera critica, anche dura, dell'attività del sindaco e della Giunta;
infine l'interrogante non può non rilevare l'anomalia della situazione della giustizia a Bologna, ove, in alcuni ambienti della magistratura, sembra persistere un uso politico della giustizia a vantaggio delle forze di sinistra che amministrano gli enti locali e si palesa pertanto la necessità di garantire che l'amministrazione della giustizia sia imparziale nei confronti di tutti i cittadini, cosa non avvenuta, ad esempio, a parere dell'interrogante, nella recente campagna elettorale per le amministrative in cui è stata impedita ad un consigliere comunale la divulgazione di un opuscolo contro l'Amministrazione comunale -:
se sia al corrente della situazione descritta in premessa e se non ritenga di assumere iniziative di carattere normativo volte a definire più compiutamente i confini della critica politica, in maniera tale da tutelare adeguatamente il pieno svolgimento del proprio mandato istituzionale da parte dei consiglieri comunali e provinciali.
(3-00756)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GIULIO MARINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha notizia di un piano di razionalizzazione dei presidi della Polizia di Stato e dell'Arma dei Carabinieri a livello nazionale e in particolare nella provincia di Viterbo;
nel quadro di questa operazione si inserirebbe, ormai imminente, anche la chiusura definitiva di alcuni presidi territoriali, tra cui - sembra - anche la Stazione di Proceno (Viterbo). Il territorio del comune di Proceno si estende nell'estremo nord della provincia di Viterbo e della regione Lazio, al confine con le regioni Toscana ed Umbria, e con le province di Grosseto, Siena, Perugia e Terni;
il più vicino commissariato di Polizia di Stato si trova a 45 km, mentre il comando più vicino della Guardia di Finanza è ad oltre 55 km;
pertanto la stazione dei Carabinieri rimane l'ultima rappresentante in Proceno dello Stato Centrale. Inoltre il comando di polizia locale del comune di Proceno può contare su una sola unità. Quindi, la soppressione della stazione dei Carabinieri rappresenterebbe un atto deleterio per la sicurezza dei cittadini residenti e dei molti villeggianti e turisti che ogni anno, sia d'estate che negli altri periodi dell'anno, sono ospiti del territorio procenese (la zona è ad alta vocazione turistica);
Proceno deve la sua fortuna al fatto di trovarsi al confine tra 5 differenti

province e tre regioni, in area ove il patrimonio storico culturale è veramente ricchissimo di testimonianze. Proprio per questi motivi, senza più la protezione della locale stazione dei Carabinieri, la zona di Proceno sarebbe in balia di attività criminose predatorie provenienti da fuori area. Pertanto, si auspica che la presenza dei Carabinieri, da sempre a Proceno presenti ed amati e rispettati, sia assicurata anche in futuro -:
se esista un piano di ristrutturazione e ricalibramento delle caserme dei Carabinieri e se in questo piano esiste l'ipotesi della chiusura della caserma nel comune di Proceno, eventualità, che comporterebbe grave danno in termini di sicurezza e prevenzione per tutto il territorio circostante.
(5-02067)

LORENZIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sostituto procuratore dottor Luca Ramacci e il giudice per le indagini preliminari dottoressa Cecilia Angrisano (procura di Tivoli, Roma, procuratore capo dottor Luigi De Ficchy) hanno disposto in data 10 dicembre 2008 il sequestro preventivo di 117 abitazioni in tipologia borgo agricolo/atelier d'artista nel comune di Riano (Roma), in larga parte abitati come prima casa, alcuni già dal 2002, con obbligo di sgombero dei circa 400 residenti entro il 9 gennaio 2008, successivamente rinviato per alcuni mesi su istanze individuali;
è stato emesso in tale data un avviso di garanzia per il reato di concorso in lottizzazione abusiva per 193 soggetti, in larga parte acquirenti o sub acquirenti, risultando indagati alcuni costruttori, un responsabile concessioni edilizie del comune di Riano, mentre allo stato risultano non indagati il sindaco e i componenti del consiglio comunale in carica all'epoca delle concessioni, nonché i 78 notai che hanno ripetutamente confermato la validità delle licenze edilizie e degli atti amministrativi relativi in sede di rogiti per gli atti di compravendita;
l'ipotesi di reato contestata, ai sensi della legislazione ambientale, è di avere edificato villini con tipologia residenziale in luogo di borghi agricoli come da concessione edilizia e di non essere gli acquirenti e residenti addetti all'agricoltura, con un'interpretazione giuridica delle norme che all'interrogante appare di dubbia applicazione e oggetto di giurisprudenza non consolidata;
il provvedimento di sequestro è stato effettuato, ad avviso dell'interrogante, con modalità di inaudita drammatizzazione della misura da 172 agenti del Corpo forestale dello Stato provenienti dal Lazio e dall'Abruzzo, tra le 6:00 e le 15:00 del 10 dicembre 2008, con applicazione di sigilli alle abitazioni, e provvedimento di nomina dei proprietari custodi del sequestro per soli 30 giorni, fino allo sgombero obbligatorio dell'immobile;
quasi tutti i proprietari dispongono di regolare documentazione comprendente rogito notarile, frazionamento del mutuo, concessione edilizia, planimetrie e frazionamenti catastali, dichiarazione di fine lavori, certificato di abitabilità;
il comune di Riano, attraverso il sindaco Nicola Regano, già assessore nella precedente giunta, ha confermato la regolarità degli atti rilasciati in base al piano regolatore di zona del 1999 e successive varianti e alla normativa antecedente al 2003, con l'approvazione della regione Lazio;
in particolare, è stata approvata la tipologia abitativa di borgo agricolo con finalità residenziali, senza alcuna alterazione del previsto impatto ambientale (borghi di 12-25 unità con massimo 2 piani fuori terra separate da corti, con solo viabilità comune);
la delibera comunale n. 11 del 12 maggio 2009 ribadisce questi argomenti, confermando la legittimità delle concessioni edilizie a suo tempo rilasciate, incorporando tra l'altro una perizia dell'avvocato urbanista dottor Riccardo Lavitola a sostegno di tale deliberazione;

il sindaco di Riano ha informato il prefetto di Roma e i presidenti di regione e provincia dell'emergenza abitativa che si delinea per circa 400 residenti tra cui neonati, minori, anziani, malati;
oltre 110 proprietari hanno interposto ricorso al tribunale del riesame di Roma. Dal 9 gennaio 2009 quasi tutti i ricorsi sono stati respinti, tranne una decina accolti per vizio di notifica, con immediata effettuazione di un nuovo sequestro preventivo. Sei istanze di rinvio dello sgombero dell'immobile presentate al giudice per le indagini preliminari sono state accolte per periodi di 3 mesi o 6 mesi per famiglie con figli a carico;
il 13 luglio 2009 sono stati discussi presso la sezione terza della Corte suprema di Cassazione (presidente dottor Grassi - relatore dottor Fiale) i ricorsi in sede di riesame avverso il sequestro presentati da diversi proprietari, e tutti i ricorsi sono stati rigettati con sentenze depositate in data 8 ottobre 2009 (n. 39078), rigettando altresì la dedotta questione di legittimità costituzionale della normativa di riferimento alla base dei provvedimenti;
a quanto pare il 30 settembre 2009 il giudice per le indagini preliminari di Tivoli dottoressa Angrisano ha confermato durante un'udienza agli avvocati di avere intenzione di procedere con gli sgomberi quanto prima e di non volere considerare ulteriori istanze di rinvio dell'esecuzione della misura di sequestro;
vi è un'estrema gravità della situazione, con il profilarsi di una emergenza abitativa per 117 nuclei familiari nel comune di Riano (Roma);
ad avviso dell'interrogante l'interpretazione giuridica del comma 2, dell'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, in base al quale è stato disposto il sequestro preventivo di un bene di primaria necessità come la casa di abitazione a danno di terzi acquirenti in assoluta buona fede, è del tutto sproporzionata, in base ad una ipotesi di reato dubbia sul piano giuridico, prima di un eventuale rinvio a giudizio e suscettibile di causare un danno morale e patrimoniale irreversibile alle famiglie coinvolte, che un eventuale assoluzione o atto di mancato rinvio a giudizio non potrebbe più risarcire -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda descritta in premessa e se intenda promuovere la costituzione di un tavolo istituzionale, coordinato dalla competente Prefettura e con la partecipazione degli enti locali e dei cittadini interessati dalle procedure di sgombero, al fine di individuare ogni possibile soluzione per tutelare e assistere i circa 400 residenti di Riano, tra cui neonati, minori, anziani e malati, che rischiano di vedere seriamente compromessi i propri diritti fondamentali.
(5-02071)

Interrogazione a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Carpi (Modena) in via Unione Sovietica n. 13, a seguito delle segnalazioni di alcuni residenti, si è riscontrato che due appartamenti, concessi in locazione ad una associazione culturale turco-islamica, sarebbero in realtà utilizzati come luogo di ritrovo e di culto islamico;
durante un sopralluogo, effettuato dall'Amministrazione comunale di Carpi, è stato rilevato che «all'interno vi erano 24 persone sedute a terra di fronte ad una persona che parlava»; inoltre era stato segnalato un continuo via vai di persone, ma non è possibile stabilire quante, sia in ore diurne che notturne, concomitante con il periodo del Ramadan, che certamente era di grande disturbo per gli altri condomini;
i due appartamenti sarebbero stati trasformati, di fatto, in una moschea abusiva, visto che all'interno si svolgerebbero vere e proprie funzioni religiose;

tale anomalo utilizzo sarebbe in contrasto con la destinazione d'uso prevista dal regolamento comunale; crea inoltre un problema di sicurezza non solo per gli occupanti dei due appartamenti ma per tutti gli abitanti dello stabile;
nonostante gli accertamenti ed i rilievi, l'Amministrazione comunale di Carpi non avrebbe contestato alcun abuso rispetto all'attività svolta nei locali e le varie attività all'interno degli appartamenti continuano tuttora a svolgersi indisturbate;
la proliferazione incontrollata dei centri culturali islamici, utilizzati come copertura formale rispetto all'organizzazione di vere e proprie attività di culto, ha ormai coinvolto numerosi comuni della provincia di Modena, rischiando di creare nuove e gravi problematiche sociali e di ordine pubblico;
le moschee e i luoghi di culto islamici abusivi sono ormai una realtà in tutto il territorio nazionale; basta pensare ai vari capannoni, magazzini, appartamenti e garage utilizzati come luoghi di culto, che certamente non presentano tutti i presupposti di sicurezza imposti della legge per gli ambienti in cui ci sono assembramenti di persone e dove è molto più difficile un controllo delle attività svolte;
non è chiaro come avvenga il finanziamento delle attività di questo come di tanti altri centri culturali islamici; la tradizionale modalità utilizzata dai musulmani è un sistema di sovvenzioni denominato «zakat» (contribuzione individuale prevista dal Corano e dalla Sharia), tuttavia spesso non vi è trasparenza nei bilanci, con il rischio, a parere dell'interrogante che buona parte dei fondi raccolti finisca a finanziare attività terroristiche; la mancata chiarezza riguardo alla provenienza e alla destinazione dei fondi raccolti pone un problema di ordine pubblico e di sicurezza non solo per la comunità locale, ma anche per tutti i cittadini italiani;
non sembra accettabile all'interrogante che, nonostante le denunce dei cittadini ed i rilievi effettuati dall'amministrazione comunale di Carpi, non siano stati assunti provvedimenti in merito -:
se sia a conoscenza dei fatti come sopraesposti e se vi siano ulteriori e nuove circostanze di cui ritenga opportuno mettere al corrente la Camera dei Deputati;
se sia in grado di escludere, sulla base degli elementi emersi, che dietro le iniziative organizzate dall'associazione culturale islamica titolare del contratto d'affitto dei locali non si possano nascondere anche obiettivi ed attività diverse da quelli ufficialmente dichiarati;
se non reputi necessario effettuare maggiori controlli e raccogliere informazioni sui presunti legami tra i finanziamenti ai centri islamici e il finanziamento di organizzazioni terroristiche;
quali iniziative urgenti intenda adottare per impedire che tali luoghi continuino a proliferare nel nostro Paese, spesso senza essere tempestivamente individuati.
(4-04951)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Corte europea dei diritti dell'uomo ha, con una sentenza di questi ultimi giorni, sancito che la «presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni»;
la sentenza in oggetto, che si pone in contrasto con la storia millenaria del nostro Paese, ha suscitato un unanime dissenso, che si è manifestato in un diffuso sconcerto nell'opinione pubblica, oltre che negli ambienti cattolici;
seguendo e rispettando i dettami della vigente legislazione, infatti, la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche è da intendersi come obbligatoria, essendo direttamente prevista dall'articolo 118 del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, nonché dal regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297;
nel recente passato, il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, si è pronunciato sostenendo che il crocifisso non deve essere rimosso dalle aule scolastiche, non perché rappresenta un oggetto di culto - dunque legato all'appartenenza religiosa - ma perché esso rappresenta un simbolo idoneo ad esprimere valori come la tolleranza, il rispetto reciproco, la valorizzazione della persona, la solidarietà umana, oltre che il rifiuto di ogni discriminazione. Seguendo questa impostazione, quindi, e sempre ricordando quanto scritto dal Consiglio di Stato, con la sentenza n. 556 del 13 febbraio 2006, «il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte laico, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni»;
a rafforzare l'obbligatorietà dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche sono intervenute, anche e soprattutto, la direttiva ministeriale del 3 ottobre 2002, prot, n. 2666, e la relativa nota, prot. n. 2667. In questi due documenti, oltre a ribadire che «la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta un simbolo della civiltà e della cultura cristiana, della sua radice storica come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa», viene richiamata direttamente l'attenzione dei dirigenti scolastici riguardo la necessità di dare attuazione diretta alle norme che prevedono la presenza del crocifisso nella aule scolastiche -:
quali siano le azioni che il Governo, in particolare modo il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, intenda portare avanti in merito alla direttiva ministeriale e alla relativa nota (prot. 2666 e prot. 2667) affinché siano fatte rispettare, concretamente ed effettivamente, le disposizioni in esse contenute, contrastando, altresì, attraverso le opportune iniziative in sede di impugnazione, quanto affermato dalla citata sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo.
(3-00760)

GARAGNANI e BALDELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Corte europea dei diritti dell'uomo è stata istituita dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, per assicurare il rispetto della stessa Convenzione;
la Corte, esaminando un ricorso individuale, ha stabilito che l'esposizione del crocifisso in classe è contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione;
il caso era stato sollevato nel 2002 da una cittadina italiana, che aveva chiesto al preside dell'istituto comprensivo statale «Vittorino da Feltre» di Abano Terme (Padova) di togliere il crocifisso dalle aule dove studiavano i suoi due figli;

la stessa Corte, all'unanimità, ha stabilito che c'è stata una violazione dell'articolo 2 del Protocollo 1 e dell'articolo 9 della Convenzione;
la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non è una imposizione dello Stato italiano;
i riferimenti al cristianesimo sono parte integrante della nostra cultura e della nostra tradizione, con un ruolo importante nel sistema scolastico: dalle vacanze in occasioni delle ricorrenze di natura religiosa, come il Natale e la Pasqua, allo studio di buona parte della nostra letteratura, storia, filosofia e architettura -:
quali siano le valutazioni e i provvedimenti che il Governo intende adottare alla luce della decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo citata in premessa.
(3-00761)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2009

...

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nel 2007 l'Inps ha bandito un concorso pubblico per esami a 293 posti nel profilo di ispettore di vigilanza, area funzionale C, posizione economica C1 (bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale concorsi ed esami del 26 giugno 2007);
le prove del concorso si sono concluse nel 2009 e circa 800 partecipanti hanno superato le prove scritte e orali e sperano di essere assunti in tempi brevi, atteso che l'Istituto nazionale per la previdenza sodale (Inps) risulterebbe avere nella qualifica di ispettore di vigilanza una carenza di organico pari a circa 1.000 unità;
l'impiego dei vincitori del concorso da parte l'Inps in attività ispettive potrebbe garantire entrate aggiuntive all'istituto e il recupero dei contributi omessi e nella lotta all'evasione e nell'individuazione dei falsi invalidi;
l'articolo 17, comma 7, del cosiddetto decreto-legge «Anticrisi» n. 78 del 2009 prevede il blocco delle assunzioni di personale in gran parte delle pubbliche amministrazioni, comprese quelle già autorizzate e quelle previste da disposizioni di carattere speciale, fatte salve quelle dei Corpi di polizia, delle forze armate, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, delle università e degli enti di ricerca, del personale di magistratura e del comparto scuola, nei limiti consentiti dalla normativa vigente -:
se non ritenga di adottare, nell'ambito delle proprie competenze, ogni utile iniziativa, anche normativa, volta a consentire all'Inps di procedere all'assunzione dei vincitori del concorso al fine di ridurre le attuali carenze di personale, conseguenti ai prepensionamenti che l'Istituto aveva attuato proprio in previsione del citato concorso.
(2-00532) «Occhiuto, Poli, Delfino, Vietti, Ruvolo».

Interrogazione a risposta immediata:

VACCARO, SERENI, BRESSA, GIACHETTI, QUARTIANI, BOFFA, BONAVITACOLA, CESARIO, CIRIELLO, CUOMO, D'ANTONA, GRAZIANO, IANNUZZI, MAZZARELLA, NICOLAIS, MARIO PEPE (PD), PICCOLO, PICIERNO, SANTAGATA, SARUBBI e LIVIA TURCO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha predisposto un piano per la distribuzione alle regioni di vaccini contro l'influenza A/H1N1 e, al

contempo, un programma informativo sulla prevenzione dell'epidemia. Tale piano e tale programma, per quanto consta agli interroganti, risultano disattesi;
la regione Campania è la più colpita dal virus, sia in termini di contagi che in termini di decessi, essendo questi ultimi mediamente doppi rispetto alla media nazionale;
in tutta Italia e, in particolare, nel territorio campano si sono verificati fenomeni di allarme sociale causati dalla limitata copertura vaccinale offerta alla popolazione da parte del ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali;
il grado di estensione del virus sul territorio nazionale, e nella fattispecie nell'area campana, avrebbe, infatti, richiesto la distribuzione di un quantitativo di dosi di vaccino nettamente superiore a quello effettivamente garantito;
un intervento massiccio, in termini di distribuzione di vaccini, è stato a suo tempo richiesto anche dalle autorità competenti regionali, che, in particolare, hanno espresso l'esigenza di avere un aiuto e un rinforzo per l'unità di crisi campana, anche tramite l'ausilio di esperti a cui affidare il monitoraggio della fornitura dei vaccini;
tale richiesta è stata finora completamente trascurata: è evidente, infatti, la discrepanza tra la dilagante diffusione del virus e la scarsa prontezza nella consegna dei vaccini;
inoltre, a parere degli interroganti, la palese inefficacia della campagna comunicativa promossa dal ministero e la ripetuta vaghezza e la scarsa precisione delle affermazioni del Vice Ministro ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali Ferruccio Fazio in merito alla diffusione dello stesso virus A/H1N1 si annoverano tra le principali cause scatenanti il disagio tra la popolazione campana e non;
in ultimo, non risulta ancora operativo un piano di assistenza ambulatoriale, volto a garantire l'apertura degli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri oltre gli orari di visita e durante i giorni festivi -:
se, in seguito al diffuso allarme sociale causato dall'inefficace campagna comunicativa sin qui promossa, il ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali abbia intenzione di sviluppare, anche attraverso l'istituzione di un numero verde consultabile 24 ore su 24, con personale medico dedicato, un migliore sistema di informazione nazionale ad hoc sui rischi del contagio, al fine di precisare che solo i soggetti a rischio sono interessati all'ipotesi di vaccinazione.
(3-00763)

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'inizio del 2009 l'azienda di costruzioni «Beton Rapid srl» con sede a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova, ha aperto le procedure di mobilità per 24 lavoratori dello stabilimento di Ospedaletto Euganeo (Padova), motivando tale decisione con la necessità di far fronte alla crisi economica del settore e alla conseguente mancanza di commesse;
a seguito della messa in mobilità di questo gruppo di lavoratori, come prevede la legge in materia di licenziamento collettivo, attraverso la trattativa sindacale, nell'aprile del 2009 si è giunti alla firma dell'accordo per il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria (di seguito CIGS) della durata di un anno per la chiusura definitiva dello stabilimento di Ospedaletto Euganeo;
a distanza di poco tempo, come è stato pubblicamente denunciato da un'ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Ospedaletto Euganeo in data 28 ottobre 2009, si è verificata la ripresa dell'attività dello stabilimento in questione da parte di una nuova azienda, «Precompressi Ospedaletto Euganeo srl», composta da ex dipendenti della

Beton Rapid srl che, a fronte di un impianto e di macchinari di un valore stimato per circa sei milioni di euro, risulta avere - secondo la Camera di commercio - un capitale sociale interamente versato pari a soli diecimila euro;
nello stabilimento di Ospedaletto Euganeo dove operava la «Beton Rapid srl», la nuova azienda «Precompressi Ospedaletto Euganeo srl» svolge la stessa attività che in precedenza era svolta dalla «Beton Rapid srl» e vengono assemblati prodotti con il marchio «Beton Rapid srl»;
dopo il ricorso alla CIGS della durata di un anno per i ventiquattro lavoratori della ex «Beton Rapid srl», a seguito della ripresa della produzione da parte della nuova azienda «Precompressi Ospedaletto Euganeo srl», le organizzazioni sindacali di categoria hanno provveduto ad informare il competente Servizio per la prevenzione, l'igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro (SPISAL) e l'INPS circa la presumibile alta pericolosità della situazione che coinvolge gli attuali nuovi dipendenti della «Precompressi Ospedaletto Euganeo srl» per la mancanza di esperienza e adeguata formazione della manodopera impiegata nello stabilimento. La situazione di pericolosità è confermata da un grave incidente sul lavoro, verificatosi il 23 ottobre 2009, che ha coinvolto un lavoratore di nazionalità serba, provocandogli l'amputazione di un braccio -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere in relazione alla vicenda che ha portato alla chiusura della «Beton Rapid srl» e alla ripresa, a distanza di poco tempo, della medesima attività produttiva da parte della «Precompressi Ospedaletto Euganeo srl»;
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per vigilare sulle condizioni di lavoro e sulla sicurezza della manodopera attualmente impiegata nello stabilimento di Ospedaletto Euganeo, promuovendo gli opportuni controlli da parte dei competenti organi.
(4-04949)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, MANNINO, RUVOLO, NARO, DELFINO, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, GALLETTI, OCCHIUTO e CERA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura italiana sta vivendo una vera e propria emergenza: i bilanci aziendali sono sempre più in rosso ed un'impresa agricola su tre è a forte rischio, mentre i prezzi sui campi registrano un calo continuo, che a fine 2009 potrebbe arrivare anche al 16 per cento rispetto al 2008;
la crisi sta colpendo tutti i vari comparti: nei primi nove mesi del 2009 i cereali hanno registrato una flessione del 39 per cento, la frutta del 13,7 per cento, latte e derivati del 14,5 per cento, l'olio d'oliva del 19 per cento, il vino del 23 per cento, gli ortaggi dell'8,6 per cento, le colture industriali del 5 per cento, gli animali vivi e le uova del 2 per cento;
gli agricoltori lamentano un peso rilevante del costo dei mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio) e degli oneri contributivi e burocratici, che, oltre a far perdere competitività alle nostre imprese sui mercati, costituiscono una pesante voce negativa nel computo dei loro redditi;
secondo le associazioni di settore, negli ultimi dieci anni si è assistito ad aumenti che superano abbondantemente il 300 per cento, un trend che si è confermato anche nei primi nove mesi del 2009, anche se in maniera meno vistosa rispetto al passato, ma comunque sempre gravosa;
le stesse associazioni hanno recentemente richiesto al Governo la dichiarazione dello stato di crisi e l'adozione di provvedimenti incisivi, come, per esempio,

le sospensioni dei pagamenti dei contributi previdenziali e delle tasse per quegli agricoltori che non sono nelle condizioni di pagare nè gli oneri sociali, nè assolvere alle scadenze fiscali;
nei provvedimenti adottati dal Governo non sono stati inseriti validi interventi a sostegno delle imprese agricole, nonostante le promesse e le dichiarazioni fatte, in primis quelle riguardanti il ripristino integrale del fondo di solidarietà nazionale -:
quali immediati e concreti interventi intenda adottare al fine di evitare la chiusura in tempi brevi di un numero elevato di aziende, impossibilitate ad operare sul mercato nelle condizioni attuali.
(3-00764)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
XIII Commissione:

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la situazione dell'agricoltura italiana si fa sempre più grave;
tutti i settori mostrano uno scenario alquanto preoccupante;
la politica economica portata avanti dall'attuale Governo penalizza sempre di più gli agricoltori del meridione;
quest'ultimo, infatti avrebbe bisogno di una rinnovata e più attenta politica di sviluppo in quanto costituisce una grande risorsa sottoutilizzata per ampliare la base produttiva, il mercato e l'occupazione;
purtroppo, l'agricoltura, che nel sud riveste una grande rilevanza sia in termini economici, occupazionali e sociali non è al centro della politica odierna;
uno dei dati più significativi è quello dell'utilizzo del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) istituito con la legge finanziaria del 2002 con lo scopo di concentrare e dare unità programmatica e finanziaria agli interventi nazionali rivolti al riequilibrio economico e sociale del Paese;
le risorse FAS inizialmente stanziate dalla finanziaria per il 2007 per il periodo di programmazione 2007-2013 (64,4 miliardi di euro) sono state drasticamente ridotte (54 miliardi di euro) e, per quanto riguarda la quota nazionale (25,4 miliardi di euro), utilizzate per finalità differenti rispetto agli obiettivi originari;
il risultato di queste scelte è lo smantellamento di quanto programmato nel Quadro strategico nazionale 2007-2013 e un forte indebolimento delle risorse disponibili per le politiche regionali di sviluppo, con particolare riferimento al Mezzogiorno;
ben 800 milioni di euro sono stati tolti all'agricoltura, aggravando in tal modo lo stato di disagio in cui vive l'intero settore;
tra il 2008 e il 2009 il Governo Berlusconi ha accentuato enormemente la pratica di utilizzare le disponibilità del FAS come un «bancomat» improprio, a copertura degli oneri di numerose disposizioni legislative;
gli stanziamenti FAS nel bilancio dello Stato hanno perciò subito decurtazioni pari a 18,4 miliardi di euro nel periodo 2008-2012;
ultimamente molte delle risorse dei fondi Fas sono state utilizzate per sanare altre situazioni come quella del terremoto in Abruzzo per la cui ricostruzione il Governo ha sottratto investimenti destinati al Mezzogiorno del Paese -:
quali iniziative il Governo intende adottare al fine di intraprendere finalmente una politica mirata a sostegno dell'agricoltura e dei suoi lavoratori.
(5-02072)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, ha introdotto nell'ordinamento amministrativo la vicedirigenza dello Stato, stabilendo che «la contrattazione collettiva del comparto Ministeri disciplina l'istituzione di un'apposita separata area della vicedirigenza nella quale è ricompresso il personale laureato appartenente alle posizioni C2 e C3, che abbia maturato complessivamente cinque anni di anzianità in dette posizioni o nelle corrispondenti qualifiche VIII e IX del precedente ordinamento...»;
il predetto articolo è stato ripreso nel decreto attuativo alla legge delega n. 15 del 2009 relativa al pubblico impiego, pertanto l'articolo 17-bis del decreto legislativo 165 del 2001 è rimasto invariato;
con la riforma della dirigenza attuata dalla legge 15 luglio 2002 n. 145 si introduce l'area separata della vicedirigenza che modifica sostanzialmente la struttura del pubblico impiego che, prima dell'introduzione di detta area, vedeva i dipendenti pubblici suddivisi nei due blocchi contrapposti di dirigenti e degli altri dipendenti affidati ad un sistema uniforme di contrattazione collettiva;
l'introduzione del termine «separata» per l'area della vicedirigenza rappresenta la volontà del legislatore di non ricomprendere questa categoria nel Contratto di comparto, bensì in una contrattazione specifica;
la ratio della norma risiede nell'impossibilità di definire il rapporto di lavoro del personale direttivo mediante gli strumenti utilizzati dal contratto di comparto, in quanto il personale direttivo espleta compiti più vicini a quelli del dirigente piuttosto che a quelli degli impiegati;
la vicedirigenza, pertanto, non è un'area funzionale interna al contratto del personale livellato, bensì un'area contrattuale separata da questo contesto, completamente autonoma oppure inserita, a budget separato, nell'area della dirigenza;
la figura del vicedirigente, indispensabile in una organizzazione efficiente ed efficace, dovrebbe rappresentare l'area dei quadri direttivi dell'Amministrazione italiana;
nella sentenza 4399 del 7 marzo 2008 del tribunale di Roma, veniva riconosciuto a 82 funzionari del Ministero dei beni culturali e ambientali la qualifica di vicedirigente e il risarcimento dei danni liquidati in via equitativa in euro 15.000;
nella sentenza 12847 del 17 luglio 2009, il tribunale di Roma confermava il proprio orientamento in tema di vicedirigenza nell'impiego pubblico, attribuendo un valore immediatamente precettivo all'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, prescindendo dalla disciplina dell'istituto della vicedirigenza in sede di ccnl, e disapplicando l'articolo 8 della legge 15 marzo 2009. Secondo il Tribunale di Roma la lesione della posizione giuridica del lavoratore deriverebbe proprio dall'illegittima inapplicazione della disposizione di legge, nelle more di una disciplina contrattuale che non sarebbe necessaria. L'articolo 17-bis del decreto citato, non sarebbe una norma meramente programmatica, bensì «si tratterebbe di fonte idonea ad istituire direttamente l'area stessa avendo già determinato i requisiti soggettivi dei dipendenti da inserire nella stessa»;
il tribunale di Napoli, sezione lavoro, nella sentenza del 3 febbraio 2009, specificava che: «i ricorrenti legittimamente, dunque, lamentano il danno derivante dalla mancata attribuzione della qualifica spettante. La mancata attuazione della

disciplina della nuova area professionale in sede contrattuale va qualificata come condotta inadempiente»;
la regione Sicilia a seguito della sentenza n. 488 del 2009 del Consiglio di Giustizia amministrativa istituisce la vicedirigenza;
ad oggi la vicedirigenza risulta sia stata introdotta nelle regioni Puglia e Liguria, oltre alla Sicilia;
secondo le sentenze sopraccitate e l'interpretazione autentica della legge, si demanda alla contrattazione collettiva la sola disciplina e non l'istituzione della posizione lavorativa, che risulta automatica secondo la normativa di riferimento;
la Comunità Europea, con vari atti di indirizzo, ha già più volte censurato il comportamento dell'Italia, in quanto l'unica in Europa a non aver previsto, nell'ordinamento pubblico, l'area dei quadri nel comparto pubblico;
la direttiva n. 36 del 2005 sulle alte professionalità, concernente sia il settore pubblico che privato, recepita in Italia con legge comunitaria, ha previsto all'articolo 17 lettera e);
il riconoscimento di uno status normativo ed economico diverso per chi svolge da cinque anni funzioni direttive o di quadro;
appare all'interrogante lesivo del principio di uguaglianza il fatto che l'attuazione della legislazione, nazionale ed europea, sia stata assicurata solo in alcune regioni italiane;
appare altresì lesivo dei principi di efficacia e di efficienza della pubblica amministrazione, che i funzionari pubblici, già per legge dirigenti, debbano adire il giudice ordinario per veder realizzato e applicato un proprio diritto, con conseguente risarcimento del danno, a scapito dell'erario pubblico -:
come mai in Italia venga disattesa non solo la normativa nazionale, ma anche quella comunitaria;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno porre in essere quanto necessario per garantire nel settore pubblico a tutti i lavoratori, aventi i requisiti, lo status di vicedirigenti dello Stato.
(5-02070)

TESTO AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2009

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
i dati pubblicati recentemente dall'Ocse dipingono un'immagine apparentemente molto positiva dello stato dell'economia italiana a questo punto della crisi. Ma l'indicatore mostra i punti di svolta del ciclo stimati con riferimento all'output gap, cioè alla deviazione del livello dell'attività economica dal livello consistente con il pieno impiego. Dunque, può migliorare semplicemente perché è peggiorata la stima degli effetti della crisi sulla crescita di medio periodo. E per l'Italia la caduta del tasso di crescita potenziale nel 2010 è più ampia rispetto ad altri paesi;
la crisi economica che ha colpito il Paese pesa ora soprattutto sul mondo del lavoro: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione da gennaio a settembre 2009 è salito dal 6,8 per cento al 7,4 per cento, ed esso continuerà a salire nei prossimi mesi perché la reazione del mercato del lavoro si muove con ritardo rispetto al cielo economico;
dall'inizio dell'anno ad ottobre sono state richieste 716 milioni di ore di cassa integrazione, più che quadruplicate rispetto al 2008. Ad ottobre il dato di crescita della cassa integrazione rispetto all'anno precedente è del 322 per cento e del 419 per cento per la sola ordinaria. Le domande di disoccupazione supereranno

nell'anno in corso - secondo le previsioni dei sindacati - il numero di un milione per la prima volta in Italia;
innumerevoli sono le aziende in crisi, innumerevoli i licenziamenti che da mesi e mesi attanagliano migliaia di lavoratori in una situazione precaria e disperata; migliaia di famiglie che si ritrovano in brevissimo tempo senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e, soprattutto, senza un motivo valido al quale attribuire il nuovo stato di disoccupazione;
tra tante aziende in fallimento e in chiusura due sono all'ordine del giorno delle cronache di questi giorni: la multinazionale Mahle e la società Eutelia;
la multinazionale tedesca Mahle è presente in Italia con cinque stabilimenti: la Mahle Componenti Motori Italia, di La Loggia, che produce pistoni ed impiega 350 lavoratori; la fonderia di Saluzzo, che ne vede impiegati 250: la Glacier Vanderwell Italy, sita a Gardolo (Trento) e specializzata nella produzione di cuscinetti, che impiega 317 persone; la Mahle Filtrazione Industriale (ex Amalfiter), alle cui dipendenze lavorano 30 dipendenti dediti alla produzione di elementi filtranti, e la Mahle di Volvera (Torino), specializzata in valvole;
l'impegno della multinazionale Mahle a Volvera è iniziato nel 1998, dopo l'acquisto di una quota di capitale della CIVA con lo scopo di farne uno stabilimento di punta del gruppo. Negli anni successivi lo stabilimento di Volvera è arrivato a produrre sino a sei milioni di valvole; il declino dello stabilimento ha avuto inizio nel 2004, con la decisione di trasferire la produzione in una nuova fabbrica, ubicata in Polonia; tale scelta, però, è stata accompagnata dalla promessa di sostituire tale attività con una più remunerativa;
le promesse, però, non sono state mai mantenute perché dal 2004 in poi le competenze dello stabilimento di Volvera sono andate sempre più dequalificandosi; si è provveduto poi a fondere la Mahle Valvole con l'unità commerciale della Mahle Valve Train Italia, che comprava altri tipi di prodotto degli stabilimenti Mahle nel mondo per rivenderli a Fiat;
nel 2006 è uscito definitivamente dall'azienda anche il vecchio proprietario ed il gruppo dirigente della Mahle Italia ne ha approfittato per svuotare lo stabilimento di Volvera della funzione chiave del commerciale, che veniva trasferito dall'Italia alla Germania. A tale decisione ha fatto riscontro l'indisponibilità dei vecchi clienti di comprare i prodotti della Mahle Valve Train Italia, stante il nuovo costoso packaging e il ricarico di prezzo aggiuntivo imposto dalla Germania;
nel 2008 la produzione di valvole di primo impianto si è ridotta al 30 per cento del totale delle vendite, mentre la restante parte è stata sostituita da ordini della Mahle Aftermarket GmbH, la criticità della situazione si è acuita con l'avvio della crisi internazionale, che ha spinto il gruppo a intraprendere una politica di riduzione dei costi, la quale prevedeva in un primo momento la diminuzione dei magazzini e della capacità produttiva, ed infine dei posti di lavoro; il sindacato e la direzione avevano intrapreso, a questo scopo, una lunga trattativa che aveva portato alla definizione di un piano industriale basato sul dimezzamento dei volumi di vendita; il piano prevedeva la messa in mobilità di quei lavoratori che, con la cassa integrazione, avrebbero raggiunto la pensione, e la disponibilità, per gli altri, ad effettuare dei distacchi presso lo stabilimento di La Loggia (in caso di loro necessità); era inoltre prevista la stipula di un contratto di solidarietà, con orario di lavoro per tutti i lavoratori rimasti; al momento della firma dell'accordo si è invece creata una rottura tra le parti a causa dell'annuncio del Presidente Mahle Italia di presentare la procedura di cessazione dell'attività;
la Mahle di Volvera quindi chiuderà, licenziando 94 dipendenti. È la seconda multinazionale che la crisi spinge ad abbandonare Torino. A giugno era toccato alla Dormer di Givoletto, azienda dell'indotto

automotive di proprietà della svedese Sandvik, un altro centinaio di posti di lavoro persi. Trattative sono in corso con i sindacati per la Cma Canavera di Rocca Canavese, multinazionale Usa con 102 dipendenti in provincia di Torino, che ha annunciato la chiusura;
altra azienda fortemente in crisi (perlomeno apparentemente), è la società Eutelia-Agile S.p.A che, nel corso degli anni, si è resa protagonista, tra l'altro, di vicende legate al fenomeno che potremmo definire «imprenditoria truffaldina»: cessioni lampo di intere aziende, trasformazioni da s.p.a ad s.r.l, manovre economico-finanziarie di assai dubbia natura;
a seguito della cessione della società Eutelia Spa alla Agile srl, circa 2000 dipendenti sono costretti a vivere in condizioni lavorative insostenibili: stipendi non pagati, piano aziendale inesistente e mancanza di confronto con i lavoratori sono solo alcuni degli ingredienti oramai tristemente noti di realtà aziendali deviate purtroppo sempre più diffuse nel nostro Paese;
la storia dell'azienda è assai complessa: nel 1998 Eutelia nasce come Plug IT, un internet service provider locale; nel 2003-2004 Plug IT acquisisce Edisontel e dalla fusione delle due aziende nasce ufficialmente Eutelia spa; nel 2005 Eutelia acquisisce l'80 per cento di Nts-Freedomland, società quotata al nuovo mercato ed operante nel settore dei media e di internet ed il 71,5 per cento della piemontese Noicom, operatore di telecomunicazioni del nord-ovest; nel 2006 Eutelia entra nel mercato dell'information technology acquisendo le consociate italiane di Getronix (già Olivetti) e Bull. Aziende IT con un notevole bagaglio di competenze e professionalità, nonché circa 260 milioni di euro di commesse: questi ultimi acquisti sono avvenuti a quel che pare agli interroganti con l'esclusiva logica dell'insourcing e del taglio dei costi; nel 2007 Eutelia acquista C3 e Alpha Telecom del gruppo Tele2 e diventa rispettivamente leader italiano nei servizi e nelle soluzioni ITC e nella distribuzione di servizi telefonici prepagati in ben 11 paesi europei; nel mese di gennaio 2008, Eutelia, entra in Mobyland, nuovo operatore mobile polacco; nel mese di aprile dello stesso anno Eutelia richiede la cassa integrazione per 772 unità, dopo la contrattazione sindacale ottiene «contratti di solidarietà» per 2.200 lavoratori con possibilità di riduzione del 37 per cento delle ore lavorative a partire dal 1o luglio dello stesso anno; il 21 maggio 2008, un'ispezione della guardia di finanza finalizzata a verificare presunte irregolarità per decine di milioni di euro, ha portato il pubblico ministero ad emettere 10 avvisi di garanzia alcuni dei quali per associazione a delinquere, frode fiscale e falso in bilancio; nel settembre 2008 Eutelia sottoscrive un contratto di affitto con due liquidatori di EDA - Enterprise Digital Architets -, società di software che gestisce la rete speciale del Ministero dell'interno e viene usata dalla polizia di Stato e dall'Arma dei Carabinieri, con un portafoglio ordini da 220 milioni di euro. Due mesi dopo EDA viene dichiarata fallita dal tribunale ed il curatore fallimentare revoca il contratto di affitto perché presenta un canone troppo basso e dopo una gara l'affitto passa alla società Vitrociset, della famiglia Crociani, che paga 1,2 milioni di euro cioè sei volte quello che avrebbe dovuto pagare Eutelia;
in data 7 gennaio 2009, la società Eutelia S.p.A., a seguito dell'incontro con le organizzazioni sindacali delle categorie metalmeccanici privati e Telecomunicazioni presso il Ministero dello Sviluppo economico, dichiara esuberi strutturali per circa 2300 addetti nell'intera azienda, individuandoli come «perimetro Information Technology», cosiddetto «perimetro IT»;
nel maggio 2009 Eutelia avvia, senza confrontarsi al tavolo del Ministero dello sviluppo economico, una procedura di trasferimento di ramo d'azienda IT per 1986 dipendenti ad una sua controllata lucana: Agile Srl, azienda con 100 dipendenti e con un capitale sociale di 96.000 euro;

in data 3 giugno 2009 viene nominato legale rappresentante nonché presidente del consiglio di amministrazione di EUTELIA S.p.A. il dottor Pizzichi Leonardo, già presidente del collegio sindacale dell'istituto di credito Monte dei paschi di Siena;
il 15 giugno 2009 Eutelia, pur convocata al tavolo di crisi del Ministero dello sviluppo economico, insieme alle regioni interessate e le organizzazioni sindacali, non si presenta invocando ragioni di procedura in quanto società quotata in borsa valori ma nel contempo procede alla cessione di ramo d'azienda per 2160 dipendenti e contemporaneamente cede le sue quote a Omega; nella stessa data del 15 giungo 2009, infatti, risulta che con scrittura privata autenticata Eutelia trasferiva il ramo d'azienda IT - comprensivo di circa 2160 dipendenti - ramo derivante dalle acquisizioni e successive fusioni in Eutelia S.p.A. di Getronics S.p.A, Bull Italia S.p.A. e P.c. Station S.p.a. nell'anno 2006/2007; lo stato patrimoniale allegato all'atto di cessione evidenzia, tra le altre voci contabili, il passaggio ad Agile s.rl. sia dell'intero ammontare del fondo di trattamento di fine rapporto relativo ai dipendenti trasferiti, sia dei debiti tributari di titolarità del cedente;
in data 15 giugno 2009 la società Agile s.r.l., di proprietà al 100 per cento di EUTELIA S.p.A. trasferiva la proprietà delle quote componenti il capitale sociale di euro 96.000,00 alla società OMEGA S.p.A. con sede legale in Roma viale Liegi, 44;
in data 15 giugno 2009 viene nominato Amministratore Unico il Dr. Claudio Marcello Massa, già procuratore e legale rappresentante della società Omega S.p.A.;
il 9 luglio 2009, l'amministratore delegato di Agile e di Omega presenta, a parole, un progetto di «rete d'impresa» unitamente a Omnia Network; intanto Agile non riesce a rispondere a nuovi bandi di gara perché a quel che consta agli interpellanti non in possesso del documento unico di regolarità contributiva (DURC);
il 30 luglio 2009, da un comunicato sindacale si apprende che Omega assorbe un consorzio di 16 aziende e le società Phonemedia e videonline 2, costituendo un gruppo di 8.206 dipendenti, di cui 6.239 a tempo pieno e che è controllata dalla Libeccio Srl, controllata a sua volta da due fondi mobiliari inglesi: Anglo corporate Management Ltd e Rest Form Ltd intanto Omnia network viene messa in liquidazione e si tira fuori dal progetto di «rete d'imprese»;
il 5 agosto Sebastiano Liori si dimette dalla carica di consigliere di amministrazione e vice presidente di Omnia network;
il 31 agosto Omnia network cede le partecipazioni delle controllate Omnia service center, Omnia group service e Vox2Web ai suoi dirigenti attraverso Alba Rental Srl;
consta altresì agli interpellanti in data 3 settembre 2009 l'Amministratore Unico di AGILE s.r.l. Dr. Claudio Marcello Massa, attraverso la email aziendale - OS 01/2009 comunica a tutti i dipendenti che con i tempi tecnici di legge si stanno perfezionando le fusioni deliberate il 31 luglio 2009 che porteranno quale holding del gruppo il soggetto giuridico derivante dalle fusioni di Libeccio, Theia, Omega ed Agile. Parallelamente alle operazioni societarie, si procede ad una ristrutturazione generale organizzativa, in capo alla Holding, che avrà impatto a cascata su tutte le società;
in data 22 ottobre 2009, la direzione di Agile srl ha comunicato, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, alle organizzazioni sindacali dei lavoratori che «stante il carattere strutturale delle eccedenze di personale non essendo allo stato prevedibile un incremento delle commesse e non essendo ipotizzabili soluzioni alternative al licenziamento quali la cassa integrazione guadagni ed i contratti di solidarietà» procede alla riduzione del personale di ben 1.192 unità su 1.880 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suddetti;

quali iniziative intenda assumere il Governo, nell'ambito della sua attività di tutela del sistema produttivo e industriale italiano e della professionalità dei lavoratori, per salvaguardare lo stabilimento Mahle di Volvera, il quale, oltre a non essere mai stato costretto a ricorrere alla cassa integrazione per i suoi dipendenti, è l'unico in grado di produrre con alto valore aggiunto;
quali iniziative intenda assumere per far rientrare la decisione unilaterale assunta dalla direzione di Agile Srl di licenziare 1.192 lavoratori;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo onde evitare che Eutelia, Agile, Omega e Phonemedia - aziende tutte interconnesse - possano trasferire all'estero i fondi relativi al Tfr, e quali tutele intendano attivare nei confronti dei 1.192 lavoratori che rischiano di rimanere senza lavoro e senza soldi.
(2-00533)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Cambursano, Monai, Cimadoro, Evangelisti».

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 28 ottobre 2009 sono stati sottoscritti i contratti con i sindaci di 22 comuni per l'istituzione di altrettante zone franche urbane;
nel merito il comune di Civitavecchia non ha proposto recentemente alcuna richiesta per l'istituzione di una zona franca urbana;
a beneficiare delle agevolazioni per la zona franca saranno le micro e piccole imprese, con un massimo di 50 addetti, che si insedieranno o manterranno la propria attività in quartieri e aree urbane disagiate;
nel comune di Civitavecchia è presente una estesa produzione di piccole e medie imprese legata alle attività dei traffici portuali, metalmeccaniche e degli impianti elettrici di Torre Valdaliga Nord e Torre Valdaliga Sud presenti sul territorio;
le consistenti attività portuali in termini di traffico e stoccaggio merci e il costante sviluppo delle aree retroportuali di Civitavecchia dovute ai lavori di ampliamento dello scalo fanno prevedere un ulteriore incremento a venire di piccole e medie imprese;
a fronte di tali previsioni sono comunque numerose, allo stato attuale, le piccole e medie imprese del territorio investite dalla perdurante crisi economica e dalla flessione del lavoro prodotta dalla chiusura del Cantiere per la riconversione a carbone della centrale elettrica di Torre Valdaliga Nord;
l'interrogante, in qualità di sindaco di Civitavecchia, già nel 1997 propose l'istituzione di una zona franca industriale nel territorio di Civitavecchia senza tuttavia che da quella data tale proposta abbia trovato seguito e sostegno;
tra i 22 comuni con i quali sono stati sottoscritti i contratti per l'istituzione della zona franca figurano anche i comuni laziali di Sora e Velletri -:
per quali ragioni il Ministro interrogato non abbia ritenuto opportuno inserire anche il comune di Civitavecchia tra quelli con cui sono stati sottoscritti i contratti per l'istituzione delle zone franche urbane;
se non ritenga opportuno, per i motivi sopra esposti, provvedere post actum ad inserire anche il comune di Civitavecchia tra i comuni in cui istituire una zona franca urbana.
(3-00757)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
recentemente l'ufficio postale di Busto Arsizio 1 ha ridotto il proprio orario,

anticipando la chiusura dalle ore 19.30 alle ore 14.00; poiché a tale ufficio compete la consegna delle raccomandate non recapitate per assenza del destinatario, la modifica dell'orario causa notevoli disagi, non esistendo ovviamente alternativa;
un altro ufficio bustese, quello di via Mazzini, rimane aperto per altre esigenze sino alle 19.30;
tale situazione è comune a molti uffici in molti comuni -:
se si ritenga opportuno spostare il servizio ritiro raccomandate presso gli uffici che hanno orario più ampio;
nel caso citato e riguardante la città di Busto Arsizio (Varese), se si ritenga opportuno spostare il servizio ritiro raccomandate negli uffici di via Mazzini.
(4-04942)

GARAVINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge in materia di titoli cambiari, e quindi riferibile anche agli assegni bancari, prevede che i titoli che non siano stati pagati possano essere protestati, su richiesta del prenditore al fine di consentirgli l'esercizio delle azioni cosiddette cambiarie;
il protesto può essere richiesto qualunque sia la ragione del mancato pagamento, sia, quindi, per l'assenza di fondi presso il trattario sia, ad esempio, per la sottrazione del titolo;
anche nel caso in cui al soggetto titolare del conto corrente sia sottratto un assegno, la circolare n. 3512 c., del Ministero dell'industria del 30 aprile 2001 prot. 505844, prevede che debba essere protestato il titolare del conto corrente;
a seguito dell'elevato protesto il nome dei correntista viene iscritto nel registro dei protesti, sia pure con una postilla che spiega che l'assegno risulta sottratto;
quando viene richiesto un estratto dal registro dei protesti dalle agenzie e dai privati per effettuare accertamenti sulla solvibilità, tale postilla noti sempre appare o appare in modo incompleto tanto da ingenerare confusione sulle ragioni del protesto;
sono numerosi i casi di imprenditori a cui hanno protestato titoli trafugati, anche a seguito di rapine, che hanno ricevuto rilevanti danni da tale situazione, essendogli stato negato il credito necessario per lo svolgimento delle loro attività e che, per tale ragione, si sono visti costretti a sottoporsi a defatiganti attività giudiziarie, anche con un carico di spese, per ottenere la cancellazione dall'elenco dei protesti -:
quali iniziative si intendano adottare in ordine a quanto rappresentato in premessa e perché ad imprenditori vittima di reati non venga anche cagionato il danno di essere considerati insolventi;
se si intenda modificare la circolare sopra citata e prevedere che dall'elenco dei protesti e dai certificati comunque rilasciati risulti in modo chiaro la ragione per la quale il protesto medesimo è stato elevato.
(4-04946)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Realacci e altri n. 1-00262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sereni.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

La interpellanza Leoluca Orlando e altri n. 2-00527, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Giuseppe.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Frassinetti n. 5-01454, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barani.

L'interrogazione a risposta in commissione Caparini e altri n. 5-01708, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Reguzzoni.

L'interrogazione a risposta in commissione Ciccanti e altri n. 5-01811, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciocchetti.

L'interrogazione a risposta in commissione Centemero e altri n. 5-01868, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

L'interrogazione a risposta in commissione Giulietti n. 5-01915, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni.

L'interrogazione a risposta in commissione Garagnani n. 5-01942, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

L'interrogazione a risposta orale Vico e Lulli n. 3-00749, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.