XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 11 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO ALL'11 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
all'inizio del mese di ottobre 2009, con il ritrovamento del relitto di un mercantile carico di fusti sospetti allargo di Cetraro (Cosenza), è tornata di attualità la vicenda delle cosiddette «navi dei veleni». In particolare, la procura di Paola, nel corso di indagini, ha rilevato, con la collaborazione dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, la presenza di un relitto sui fondali marini al largo di Cetraro;
dall'indagine risolutiva effettuata dalla nave Oceano su indicazione del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della direzione distrettuale antimafia è emerso che il relitto al largo di Cetraro non è la Cunsky, così come pareva dalle prime segnalazioni, bensì la nave passeggeri Catania affondata durante la prima guerra mondiale;
oltre ai tanti relitti sui nostri fondali risalenti ad incidenti legati, soprattutto, alle vicende della prima e della seconda guerra mondiale, sono numerose le navi che risulterebbero affondate tra gli anni '80 e '90 cariche di rifiuti tossici e radioattivi e che compaiono nelle inchieste svolte dalle procure interessate e, in particolare: la motonave Nicos 1, partita nel luglio 1985 dal porto di La Spezia e mai arrivata nel porto di Lomé in Togo; la nave Mikigan, partita dal porto di Marina di Carrara e affondata nel Mar Tirreno calabrese nell'ottobre 1986; la Rigel, naufragata nel settembre 1987 allargo del Capo Spartivento nello Ionio reggino; la Four Star 1, partita da Barcellona e diretta in Turchia, scomparsa nello Ionio nel dicembre del 1988; la motonave Anni, affondata nell'alto Adriatico nel 1989; la Rosso, spiaggiata nel 1990 ad Amantea; la Alessandro I, colata a picco nel 1991 al largo di Molfetta; la Marco Polo, di cui si perdono le tracce nel Canale di Sicilia nel 1993;
quasi tutte le regioni costiere del nostro Paese potrebbero essere compromesse. In particolare, dai documenti raccolti in questi anni e dalle varie inchieste della magistratura gli affondamenti sembrano riguardare particolarmente sette regioni: Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia;
di questi traffici si sono occupati nel tempo molti uffici giudiziari (le procure di Reggio Calabria, di Paola, di Catanzaro, di Matera, di Potenza, di Padova, di La Spezia, di Bari e di Asti), che hanno individuato diversi filoni di indagine tutti riconducibili ad un network criminale dedito professionalmente allo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi in mare, lungo le coste di Paesi africani (Somalia, Libia e altri) o nelle montagne dell'Aspromonte e della Basilicata. Tutte le indagini portano alle stesse persone e vedono il coinvolgimento di soggetti appartenenti al mondo imprenditoriale e delle professioni, armatori, esponenti di spicco di organizzazioni criminali di stampo mafioso, faccendieri e soggetti legati ai servizi segreti deviati e rappresentanti di Governi di diversi Paesi;
i procedimenti giudiziari avviati non hanno mai fatto piena chiarezza su determinate vicende, che in alcuni momenti hanno avuto anche risvolti drammatici. Basti citare la misteriosa morte del capitano di corvetta Natale De Grazia, avvenuta il 13 dicembre del 1995, che lavorava nel pool investigativo della procura di Reggio Calabria, impegnata a fare luce sulla vicenda della motonave Rosso. O ancora l'omicidio nel marzo del 1994 in Somalia dei giornalisti Rai Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che stavano tornando a Mogadiscio dall'area di Bosaso, vero e proprio epicentro di traffici illegali e mala-cooperazione;
sembra che l'affondamento in mare di rifiuti tossici sia una pratica condotta ancora oggi, come spesso viene denunciato

da associazioni ambientaliste, come Legambiente, e dagli ambientalisti tedeschi della nave Thales. Una denuncia si riferisce, in particolare, ad un fatto accaduto al largo dell'Isola d'Elba nel mese di luglio 2009, quando la nave ambientalista Thales avrebbe avvistato circa 10 miglia al largo di Marciana Marina, intorno alle 21, una portacontainer maltese, la Toscana, gettare dei rifiuti in mare. Gli ambientalisti hanno anche enunciato che, nel momento in cui l'equipaggio della Toscana si è visto scoperto, ha cambiato rotta e ha tentato di speronare la nave degli ambientalisti. Il fatto è stato anche documentato con delle fotografie;
le vicende che ruotano attorno alla storia delle «navi dei veleni» sono inquietanti e necessitano di risposte esaurienti, sia perché le scorie nucleari o chimiche che potrebbero esservi nei loro carichi rappresenterebbero una grave minaccia per l'ambiente e per la salute, sia perché l'idea che vi sia stato e ancora permanga un epicentro in Italia della malavita organizzata dedita allo smaltimento illegale di rifiuti e al traffico di armi suscita grande preoccupazione fra la popolazione italiana;
anche la Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha messo in luce che il tema della gestione dei rifiuti e i traffici illeciti ad essa collegati sono sicuramente tra le attività più interessanti per la malavita organizzata e, quindi, una piaga profonda che il Paese deve risanare;
il tema dei relitti di navi presenti nei fondali delle nostre coste e contenenti materiali velenosi non è, però, l'unica preoccupazione che dovrebbe interessarci: vi sono, infatti, altre questioni analoghe, che, pur non essendovi una dimostrazione certa che siano collegate con le cosiddette «navi a perdere», preoccupano per l'impatto sanitario e ambientale che hanno determinato, soprattutto, in Calabria;
tali questioni riguardano la presenza di discariche abusive contenenti materiale altamente pericoloso o, addirittura, radioattivo presenti in determinati luoghi della regione;
altre aree contaminate presenti in Italia, in maniera particolare in Campania, in Sicilia e anche in tante regioni del Nord, rappresentano una seria minaccia per l'ambiente e la salute;
è necessario un impegno convinto delle istituzioni per inventariare i siti e procedere alla bonifica, dove sia possibile, o ad ogni modo per metterli in sicurezza. Si tratterebbe, in particolare, di un'operazione congiunta tra Governo, regioni e sistema degli enti locali, in collaborazione con enti tecnici preposti, al fine di censire le situazioni incriminate e, successivamente, intervenire per il loro ripristino ambientale;
anche a livello parlamentare andrebbero urgentemente intraprese precise iniziative volte a chiarire ciò che da vent'anni è riportato negli atti delle pertinenti commissioni bicamerali di inchiesta e delle procure, affinché questi non rimangano solo mere denunce ed indirizzi inattuati, ma si traducano in fatti risolutivi,

impegna il Governo:

a coordinare, tramite il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'azione di tutte le altre amministrazioni statali competenti, specificamente dei ministeri dell'interno, della giustizia, degli affari esteri, della difesa, del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al fine di individuare ed utilizzare le risorse, i mezzi e le tecnologie necessarie per far luce sulle questioni esposte in premessa;
ad intraprendere ogni opportuna iniziativa capace di rafforzare le misure poste a tutela della salute dei cittadini e dell'ecosistema marino, allo scopo anche prevedendo una specifica attività di ricognizione, su segnalazioni certe, sugli altri siti marini riportati in numerose inchieste

della magistratura come luoghi di affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi;
a continuare ad assicurare il massimo sostegno alla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e alla procura di Paola, impegnate nel difficile compito di fare chiarezza sulla vicenda della nave affondata al largo delle coste di Cetraro, nonché sulla presenza di materiale radioattivo nelle località di Serra d'Aiello e Aiello Calabro;
a garantire analogo sostegno a tutte le altre procure ancora oggi impegnate, e a quelle che decideranno di riaprire le inchieste sulle cosiddette «navi a perdere» già archiviate, nel complesso compito di scoprire le operazioni criminali che si sono celate dietro gli affondamenti sospetti;
a valutare l'opportunità di richiedere l'intervento degli organismi internazionali, in particolare dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, per provvedere al censimento ed alla verifica delle «navi sospette» affondate, ove possibile anche in acque internazionali, verificando la loro eventuale pericolosità ed attivando possibili operazioni di risanamento o messa in sicurezza dei luoghi in questione;
ad avviare i necessari accertamenti di competenza per verificare se, a tutt'oggi, organizzazioni criminali pratichino l'affondamento in mare di rifiuti tossici o radioattivi, come sembra in base agli ultimi accadimenti verificatisi al largo dell'Isola d'Elba;
ad eseguire un'azione di rilevamento e di verifica sul territorio italiano di siti inquinati analoghi a quelli interessati dalla vicenda delle «navi dei veleni» e a procedere alla formulazione di un'intesa con le regioni e con gli enti locali interessati, in collaborazione con gli organismi tecnici preposti, finalizzata alla loro bonifica e alla loro messa in sicurezza;
ad informare periodicamente il Parlamento sugli esiti delle attività poste in essere.
(1-00267)
«Realacci, Ghiglia, Bratti, Fava, Mariani, Togni, Piffari, Libè, Nucara, Viola, Motta, Braga, Granata, Barbareschi, Garavini, Barbieri, Bocci, Bordo, Bosi, Bossa, Burtone, Marco Carra, Causi, Ceccacci Rubino, Cimadoro, Ciriello, De Angelis, De Biasi, De Torre, Dima, Esposito, Farinone, Ferranti, Frassinetti, Gatti, Ghizzoni, Ginoble, Giulietti, Gnecchi, Graziano, Iannuzzi, Laratta, Losacco, Lovelli, Lucà, Marantelli, Marchi, Margiotta, Martella, Mastromauro, Mattesini, Mazzarella, Misiti, Mondello, Morassut, Mosella, Murgia, Angela Napoli, Occhiuto, Oliverio, Andrea Orlando, Pedoto, Mario Pepe (PD), Perina, Piccolo, Picierno, Rao, Sarubbi, Scalia, Scilipoti, Siragusa, Touadi, Tullo, Velo, Veltroni, Vico, Villecco Calipari, Zamparutti, Zucchi, Lo Moro, Vannucci, Belcastro, Baldelli, Tortoli, Bonciani, Antonino Foti, Germanà, Gibiino, Pili, Scandroglio, Vella, Stradella, Tassone».

La Camera,
premesso che:
mercoledì 28 ottobre 2009, Mahrnoud Vahidnia, studente iraniano di matematica dell'Università di Sharif, ha criticato l'Ayatollah Ali Khamenei prendendo in sua presenza la parola durante il convegno annuale dei migliori studenti e professori iraniani;
Vahidnia nel suo intervento ha espresso, con grande moderazione e contegno, critiche al regime iraniano per il controllo dei mass media e per l'uso della

violenza per reprimere l'opposizione politica, specie in seguito alle ultime controverse elezioni presidenziali;
la televisione di Stato che stava seguendo il convegno, ha interrotto la trasmissione proprio nel corso dell'intervento di Vahidnia, dando in sostanza conferma alle parole dello studente che, tra le altre cose, ha affermato di non ricordarsi di aver mai sentito sulla stampa iraniana una voce in dissenso con la leadership;
nei giorni successivi a questo episodio, alcune fonti tra cui il sito degli studenti dell'Università di Sharif, hanno riportato che, alla fine del convegno, Vahidnia è stato avvicinato da presunti agenti dell'intelligence e che dalla sera di giovedì 29 ottobre si troverebbe in stato di fermo. Dal quel momento non ci sono più notizie sicure su dove si trovi e quale sia stata la sorte del ragazzo;
il sito conservatore in lingua farsi «Alef» ha riportato lunedì 2 novembre 2009 presunte dichiarazioni di Vahidnia che smentisce il suo arresto e rassicura sulle sue condizioni di salute; «Alef» rimane tuttavia l'unica fonte a riportare questa versione;
non è mai stato chiarito quante siano le vittime degli scontri di piazza avvenuti a seguito dei risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009. Incerto è anche il numero delle persone tuttora detenute così come quello degli scomparsi: secondo alcune fonti non si ha ancora alcuna notizia di 36 persone, ma potrebbero essere di più;
a seguito di processi considerati «farsa» dalle principali organizzazioni umanitarie, il 12 ottobre 2009 è stata emessa una quarta condanna a morte nei confronti di dissidenti politici, accusati di aver preso parte a manifestazioni contrarie alla sicurezza nazionale. Secondo il gruppo «Iran Human Rights», il numero delle esecuzioni in Iran è drammaticamente aumentato dall'inizio delle manifestazioni pro-democrazia dell'estate scorsa e il regime usa le esecuzioni per ristabilire un clima di terrore nel Paese. In base alle notizie da fonti recuperate dalla stessa organizzazione, almeno 139 persone sarebbero state impiccate in Iran dal 10 luglio al 12 ottobre 2009;
mercoledì 4 novembre 2009, nel ricorrere del trentesimo anniversario dall'assalto all'ambasciata americana a Teheran con la cattura dei 53 ostaggi, il movimento riformista noto come l'«Onda verde» è sceso nuovamente in piazza, annunciando di voler trasformare questa ricorrenza simbolo della repubblica islamica nell'occasione per una contro-manifestazione contro il Governo. Sono stati nuovamente registrati scontri violenti tra le forze del regime e i manifestanti;

impegna il Governo:

ad operare sul piano internazionale per fare luce sul caso di Mahmoud Vahidnia, per accertare se egli sia effettivamente libero e quali siano le sue condizioni di salute, nonché a verificare la sorte degli altri scomparsi;
a farsi promotore in sede europea di una politica comune volta a fare chiarezza sulle continue violazioni di diritti umani in Iran.
(1-00268) «Nirenstein, Colombo, Bernardini, Sbai, Paglia, Vernetti, Della Vedova, Barbieri, Cazzola, Verini, Renato Farina, Carlucci, Boniver, Razzi, Calgaro, Mancuso, Motta, De Corato, Torazzi, Lorenzin, La Loggia, Marinello, Laratta, Lehner, Di Virgilio, Touadi, Antonino Foti, Garofalo, Pianetta, Fucci, Toccafondi, Moffa, Torrisi, Schirru, Barani, Raisi, Fiano, Mannino, D'Antona, Vignali, Corsini, Tempestini, Barbareschi, Nucara, Goisis, Angela Napoli, Ruben, Ferrari, Biasotti, Reguzzoni, Traversa, Cirielli, Lamorte, Pagano, Delfino, Ciccioli, Mogherini Rebesani, Narducci, Castiello, Bernardo, Rosso, Cosenza, Biancofiore, Catone, Holzmann, Speciale, Scilipoti, Giulietti, Lupi».

La Camera,
premesso che:
ancora oggi, la strada rappresenta, nel nostro Paese, la forma di trasporto privilegiata rispetto le altre modalità di trasporto. Basti pensare, infatti, che la quota del trasporto stradale, in Italia, è pari al 90 per cento della mobilità totale e che su questa percentuale incide in maniera elevata l'utilizzo dell'automobile privata;
negli ultimi anni, le città hanno registrato un aumento senza precedenti del traffico automobilistico, anche a causa della scarsa efficienza del settore del trasporto pubblico locale, con la grave conseguenza di un peggioramento dell'inquinamento ambientale e di un deterioramento della qualità della vita nelle aeree urbane;
l'Italia nell'ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992 e del protocollo di Kyoto, adottato l'11 dicembre 1997 dalla Terza Conferenza Onu sul clima, ha assunto precisi impegni in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra;
con la legge 1o giugno 2002, n. 120 di ratifica ed esecuzione del protocollo di Kyoto, l'Italia ha sottoscritto l'impegno di ridurre del 6,5 per cento - rispetto ai livelli del 1990 - le emissioni di gas serra nell'ambiente;
sulla base dei citati impegni assunti in sede internazionale, il Governo italiano ha adottato nel corso del tempo numerose iniziative legislative e diplomatiche finalizzate alla drastica riduzione delle emissioni di gas serra nell'ambiente;
rileva, in particolare, a questo proposito l'adesione dell'Italia nel dicembre 2008 al cosiddetto «pacchetto clima-energia», attraverso il quale l'Unione europea ha rafforzato la propria azione in tema di politiche ambientali ed energetiche, fissando quali obiettivi strategici - da conseguire entro il 2020 - la riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2, l'incremento dell'efficienza energetica del 20 per cento e l'aumento al 20 per cento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (cosiddetto 20-20-20);
il percorso per raggiungere gli obiettivi prefissi non risulta agevole: il trasporto urbano, infatti, contribuisce in misura significativa alle emissioni complessive dei gas serra e secondo quanto emerge nel piano nazionale per la riduzione delle emissioni di tali gas nel periodo 2003-2010, le sostanze responsabili dell'inquinamento atmosferico sono in continua crescita, tanto da ritenere che le emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra da parte dei trasporti saranno nel 2010 superiori di almeno l'8 per cento rispetto ai livelli del 1990, anziché inferiori del 6,5 per cento secondo l'obiettivo prefissato dal Governo italiano;
soltanto l'innovazione tecnologica è in grado di fornire nel breve termine una risposta concreta ed efficace alla lotta contro l'inquinamento ambientale, aiutando lo Stato e gli enti locali a controllare e contenere l'emissione di sostanze inquinanti, nel rispetto degli standard comunitari ed internazionali;
a tale proposito, quest'anno, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è fatto promotore dell'iniziativa di finanziare l'installazione di dispositivi per l'abbattimento delle emissioni di particolato dei gas di scarico su veicoli di classe euro 0, euro 1, euro 2 di proprietà di aziende che svolgono servizi di pubblica utilità e, attraverso i programmi di finanziamento di propria competenza (piano stralcio di tutela ambientale, domeniche ecologiche e interventi radicali), ha, negli anni passati, finanziato la realizzazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici in diversi comuni, tra cui Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova, Livorno, Lucca, Catania, Palermo, Torino, Pescara e Catanzaro;
i veicoli elettrici a batteria sono una soluzione tecnicamente disponibile, in grado di garantire risparmi energetici e riduzioni delle emissioni di polveri sottili

nell'ambiente anche superiori al 50 per cento in rapporto ai veicoli equivalenti con motore endotermico, e sono caratterizzati da emissioni locali ridotte se non del tutto nulle;
le nuove batterie al litio o al Na/NiCl (al sale fuso, ricaricabili) permettono di raggiungere autonomie di percorso tra i 150 e i 250 chilometri, che porterebbero questi veicoli ad aggiudicarsi il 20-35 per cento del mercato complessivo della mobilità su strada: tali prestazioni, infatti, sono perfettamente compatibili con le esigenze di una frazione significativa della mobilità pendolare, alle «seconde» vetture di famiglia, e a gran parte dei veicoli leggeri per usi commerciali e aziendali;
una tale diffusione sul mercato porterebbe il prezzo dei veicoli a batteria a valori non molto superiori a quello dei veicoli convenzionali e la differenza di prezzo verrebbe compensata dal loro basso consumo di energia, che permetterebbe il recupero dell'extracosto in meno della metà della vita del veicolo, con un vantaggio economico netto sull'intero arco di vita dello stesso;
non ci sono - dunque - logiche economiche che possano frenare lo sviluppo delle auto elettriche mentre è decisiva, come dimostrato dai falliti tentativi di elettrificazione dell'auto fatti negli anni Ottanta, la realizzazione delle infrastrutture adeguate;
così come l'avvento della locomotiva a vapore ha richiesto la costruzione di ferrovie e la diffusione del motore a combustione interna ha richiesto strade, autostrade e distributori di benzina, l'affermazione dell'utilizzo dell'auto elettrica richiede lo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli e, soprattutto, la relativa standardizzazione dei sistemi di alimentazione, dal punto di vista delle variabili elettriche, tensione e corrente, e della frequenza, nonché la definizione di opportune norme di sicurezza;
la realizzazione di questi interventi infrastrutturali finalizzati all'eliminazione degli ostacoli alla diffusione della propulsione elettrica passa necessariamente attraverso l'azione coordinata e sinergica tra Stato, enti locali, industria, gestori delle reti stradali e quelli degli spazi pubblici e privati dedicati ai parcheggi -:

impegna il Governo:

ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni e agli enti locali dalla legislazione vigente, provvedimenti - anche di natura economica - finalizzati a:
a) creare un sistema di ricarica dei veicoli - a partire dalle aree urbane - applicabile estensivamente sia nell'ambito del trasporto privato che pubblico e che sia compatibile con quanto in fase di sviluppo in tutti i Paesi dell'Unione europea, al fine di garantire l'interoperabilità dei sistemi in ambito internazionale;
b) introdurre procedure di gestione del servizio di ricarica facendo leva sulle peculiarità e potenzialità dell'infrastruttura del contatore elettronico, con particolare attenzione: 1) all'assegnazione dei costi di ricarica al cliente che la effettua, identificandolo univocamente; 2) alla predisposizione di un sistema ad applicazioni tariffarie differenziate; 3) alla regolamentazione dei tempi e dei modi di ricarica, coniugando le esigenze dei clienti con l'ottimizzazione delle disponibilità di rete elettrica, assicurando la realizzazione di una soluzione compatibile con le regole del libero mercato che caratterizzano il settore elettrico;
c) prevedere da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il cofinanziamento, fino ad un massimo del 50 per cento delle spese sostenute per l'acquisto e l'installazione degli impianti, dei progetti presentati dalle regioni e dagli enti locali relativi allo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli;
d) prevedere che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del

mare, di concerto con i Ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture predisponga le regole per garantire lo sviluppo unitario delle reti di ricarica sul territorio nazionale.
(1-00269)
«Ghiglia, Bocchino, Guido Dussin, Iannaccone, Garofalo, Tommaso Foti, Germanà, Pili, Vella, Gibiino, Di Cagno Abbrescia, Aracri, Rampelli, Scalera, Iannarilli, Scalia».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
ancora oggi, la strada rappresenta, nel nostro Paese, la forma di trasporto privilegiata rispetto alle altre modalità di trasporto. Basti pensare, infatti, che la quota del trasporto stradale, in Italia, è pari al 90 per cento della mobilità totale e che su questa percentuale incide in maniera elevata l'utilizzo dell'automobile privata;
negli ultimi anni, le città hanno registrato un aumento senza precedenti del traffico automobilistico, anche a causa della scarsa efficienza del settore del trasporto pubblico locale, con la grave conseguenza di un peggioramento dell'inquinamento ambientale e di un deterioramento della qualità della vita nelle aeree urbane;
l'Italia, nell'ambito della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992 e del protocollo di Kyoto, adottato l'11 dicembre 1997 dalla terza conferenza Onu sul clima, ha assunto precisi impegni in termini di riduzione delle emissioni di gas-serra;
con la legge 1o giugno 2002, n. 120, di ratifica ed esecuzione del protocollo di Kyoto, l'Italia ha sottoscritto l'impegno di ridurre del 6,5 per cento - rispetto ai livelli del 1990 - le emissioni di gas-serra nell'ambiente;
sulla base dei citati impegni assunti in sede internazionale, il Governo italiano ha adottato nel corso del tempo numerose iniziative legislative e diplomatiche finalizzate alla drastica riduzione delle emissioni di gas serra nell'ambiente;
rileva, in particolare, a questo proposito l'adesione dell'Italia nel dicembre 2008 al cosiddetto «pacchetto clima-energia», attraverso il quale l'Unione europea ha rafforzato la propria azione in tema di politiche ambientali ed energetiche, fissando quali obiettivi strategici - da conseguire entro il 2020 - la riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2, l'incremento dell'efficienza energetica del 20 per cento e l'aumento al 20 per cento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (cosiddetto 20-20-20);
il percorso per raggiungere gli obiettivi prefissi non risulta agevole: il trasporto urbano, infatti, contribuisce in misura significativa alle emissioni complessive dei gas-serra e, secondo quanto emerge nel piano nazionale per la riduzione delle emissioni di tali gas nel periodo 2003-2010, le sostanze responsabili dell'inquinamento atmosferico sono in continua crescita, tanto da ritenere che le emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra da parte dei trasporti saranno nel 2010 superiori almeno dell'8 per cento rispetto ai livelli del 1990, anziché inferiori del 6,5 per cento secondo l'obiettivo prefissato dal Governo italiano;
soltanto l'innovazione tecnologica è in grado di fornire nel breve termine una risposta concreta ed efficace alla lotta contro l'inquinamento ambientale, aiutando lo Stato e gli enti locali a controllare e contenere l'emissione di sostanze inquinanti, nel rispetto degli standard comunitari ed internazionali;
a tale proposito, nel 2009, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è fatto promotore dell'iniziativa di finanziare l'installazione di dispositivi per l'abbattimento delle emissioni di particolato dei gas di scarico su veicoli di classe euro 0, euro 1, euro 2 di proprietà di aziende che svolgono servizi di pubblica utilità e, attraverso i programmi di finanziamento di propria competenza (piano stralcio di tutela ambientale, domeniche ecologiche e interventi radicali), ha, negli anni passati, finanziato la realizzazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici in diversi comuni, tra cui Roma, Milano, Firenze, Bologna, Genova, Livorno, Lucca, Catania, Palermo, Torino, Pescara e Catanzaro;
i veicoli elettrici a batteria sono una soluzione tecnicamente disponibile, in grado di garantire risparmi energetici e riduzioni delle emissioni di polveri sottili nell'ambiente anche superiori al 50 per cento in rapporto ai veicoli equivalenti con motore endotermico e sono caratterizzati da emissioni locali ridotte se non del tutto nulle;
le nuove batterie al litio o al Na/NiCl (al sale fuso, ricaricabili) permettono di raggiungere autonomie di percorso tra i 150 e i 250 chilometri, che porterebbero questi veicoli ad aggiudicarsi il 20-35 per cento del mercato complessivo della mobilità su strada: tali prestazioni, infatti, sono perfettamente compatibili con le esigenze di una frazione significativa della mobilità pendolare, con le «seconde» vetture di famiglia e con gran parte dei veicoli leggeri per usi commerciali e aziendali;
una tale diffusione sul mercato porterebbe il prezzo dei veicoli a batteria a valori non molto superiori a quello dei veicoli convenzionali e la differenza di prezzo verrebbe compensata dal loro basso consumo di energia, che permetterebbe il recupero dell'extracosto in meno della metà della vita del veicolo, con un vantaggio economico netto sull'intero arco di vita dello stesso;
non ci sono - dunque - logiche economiche che possano frenare lo sviluppo delle auto elettriche, mentre è decisiva, come dimostrato dai falliti tentativi di elettrificazione dell'auto fatti negli anni ottanta, la realizzazione delle infrastrutture adeguate;
così come l'avvento della locomotiva a vapore ha richiesto la costruzione di ferrovie e la diffusione del motore a combustione interna ha richiesto strade, autostrade e distributori di benzina, l'affermazione dell'utilizzo dell'auto elettrica richiede lo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli e, soprattutto, la relativa standardizzazione dei sistemi di alimentazione, dal punto di vista delle variabili elettriche, tensione e corrente, e della frequenza, nonché la definizione di opportune norme di sicurezza;
la realizzazione di questi interventi infrastrutturali finalizzati all'eliminazione degli ostacoli alla diffusione della propulsione elettrica passa necessariamente attraverso l'azione coordinata e sinergica tra Stato, enti locali, industria, gestori delle reti stradali e degli spazi pubblici e privati dedicati ai parcheggi,

impegna il Governo:

ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni e agli enti locali dalla legislazione vigente, provvedimenti - anche di natura economica - finalizzati a:
a) creare un sistema di ricarica dei veicoli - a partire dalle aree urbane - applicabile estensivamente sia nell'ambito del trasporto privato che pubblico e che sia compatibile con quanto in fase di sviluppo in tutti i Paesi dell'Unione europea, al fine di garantire l'interoperabilità dei sistemi in ambito internazionale;
b) introdurre procedure di gestione del servizio di ricarica facendo leva sulle peculiarità e potenzialità dell'infrastruttura del contatore elettronico, con particolare attenzione:
1) all'assegnazione dei costi di ricarica al cliente che la effettua, identificandolo univocamente;
2) alla predisposizione di un sistema ad applicazioni tariffarie differenziate;
3) alla regolamentazione dei tempi e dei modi di ricarica, coniugando le esigenze dei clienti con l'ottimizzazione delle disponibilità di rete elettrica, assicurando la realizzazione di una soluzione compatibile con le regole del libero mercato che caratterizzano il settore elettrico;
c) dotare il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare delle risorse necessarie per il cofinanziamento, fino ad un massimo del 50 per cento delle spese sostenute per l'acquisto e l'installazione degli impianti, dei progetti presentati dalle regioni e dagli enti locali relativi allo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli;
d) prevedere che il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti predisponga le regole per garantire lo sviluppo unitario delle reti di ricarica sul territorio nazionale.
(1-00269) (Nuova formulazione) «Ghiglia, Bocchino, Guido Dussin, Iannaccone, Garofalo, Tommaso Foti, Germanà, Pili, Vella, Gibiino, Di Cagno Abbrescia, Aracri, Rampelli, Scalera, Iannarilli, Scalia».

TESTO AGGIORNATO AL 17 NOVEMBRE 2009

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188, recante: «attuazione delle direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE in materia ferroviaria», ha recepito il cosiddetto «primo pacchetto ferroviario» europeo, liberalizzato il settore consentendo l'accesso ad altri operatori sia per il trasporto passeggeri che per quello merci ed ha individuato come organo regolatore del settore il ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
il citato decreto, nel dettare i principi ai quali sono uniformate le attività in esso disciplinate, enuncia, all'articolo 2, comma 1, lettera d), quello della «libertà di accesso al mercato dei trasporti di passeggeri e di merci per ferrovia da parte delle associazioni internazionali di imprese ferroviarie e delle imprese ferroviarie, in conformità alle prescrizioni contenute nelle direttive comunitarie e negli articoli 49 e seguenti del Trattato CE, a condizioni eque, non discriminatorie e tali da garantire lo sviluppo della concorrenza nel settore ferroviario»;
la Commissione europea ha più volte richiamato gli Stati membri ad una puntuale, coerente e sollecita attuazione delle direttive di cui al citato decreto legislativo;
il processo in atto di liberalizzazione del trasporto ferroviario nazionale di persone e di merci consegue, dunque, ad un impegno di carattere giuridico e istituzionale ma è anche uno stimolante e condivisibile obiettivo di politica economica;
essendo in corso, ed anzi in fase di avanzato svolgimento, il richiamato processo di liberalizzazione del settore, si apprende la notizia dell'emanazione di una direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell'economia e delle finanze, del 7 luglio 2009, nella quale, tra l'altro:
a) si individuano gli impianti/scali «funzionali alla operatività del trasporto merci sulla rete ferroviaria italiana» il cui elenco è riportato nell'Allegato 1 alla direttiva;
b) si dispone che RFI, Rete Ferroviaria Italiana, società del Gruppo Ferrovie dello Stato, gestore della rete ferroviaria italiana, «potrà liberamente provvedere al trasferimento/assegnazione degli impianti merci non compresi nell'elenco di cui all'Allegato 1 in capo ad altre società del Gruppo FS - Trenitalia tra queste - nell'ambito di qualunque operazione di riorganizzazione ed anche nel quadro di operazioni di capitalizzazione o patrimonializzazione»;
nella direttiva, relativamente all'individuazione degli impianti merci qualificati come «funzionali alla operatività del trasporto merci sulla rete ferroviaria italiana» ed elencati nell'Allegato 1, nulla è premesso, spiegato o chiarito circa la procedura d'individuazione dei criteri o parametri selettivi impiegati né relativamente alla coerenza degli stessi rispetto all'obiettivo dato. Di converso, e per conseguenza, s'ignorano, altresì, le motivazioni per le quali gli impianti/scali residuali, quelli, in forza della direttiva in rilievo, «liberamente»

trasferibili/assegnabili, da parte di RFI, «in capo ad altre società del Gruppo FS», non sarebbero, invece, «funzionali» a quella medesima «operatività»;
l'eventuale trasferimento/assegnazione degli impianti/scali non ricompresi in Allegato 1 alla direttiva, da parte di RFI, in capo ad altre società del Gruppo FS, segnatamente a Trenitalia, operatore ferroviario incumbent, potrebbe configurare un pregiudizio, almeno potenziale, al principio della concorrenza e alla crescita funzionale alle esigenze del sistema economico nazionale del mercato ferroviario, alla cui preordinazione è fondamentale il libero accesso alle infrastrutture del sistema, a condizioni normate, eque e trasparenti -:
se il contenuto della direttiva di Governo sia coerente con la lettera e lo spirito delle direttive comunitarie 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE in materia ferroviaria e sia non revocabile in dubbio la sua compatibilità con le medesime;
se la facoltà di trasferimento/assegnazione degli impianti/scali da parte di RFI anche a Trenitalia, attribuita, peraltro, incondizionatamente, in quanto non gravata da vincoli prescrittivi, non possa costituire un disincentivo agli investimenti privati nel settore ferroviario e, pertanto, un ostacolo, comunque un elemento di rallentamento del processo di liberalizzazione in atto che è in obbligo di perseguire;
se, sulla scorta di opportuni approfondimenti e puntuali verifiche, non si ritenga di dover riformulare la direttiva in termini maggiormente agevolativi del percorso di liberalizzazione del settore ferroviario intrapreso con l'entrata in vigore del decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188.
(5-02087)

AMICI, TOCCI, MURER, NACCARATO, ZACCARIA e LO MORO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale disciplina relativa alla organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Protezione civile è composta, tra l'altro, dai seguenti provvedimenti:
il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri 13 febbraio 1990, n. 112 che reca il regolamento concernente l'istituzione ed organizzazione in uffici e servizi del Dipartimento della Protezione civile nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri;
la legge n. 225 del 24 febbraio 1992 che istituisce il Servizio nazionale della protezione civile;
il decreto legislativo n. 112 del 31 marzo 1998 che prevede il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59;
il decreto legislativo n. 303 del 30 luglio 1999 che reca l'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri a norma dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59;
il decreto-legge n. 343 del 7 settembre 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 401 del 9 novembre 2001 che riconduce in capo al Presidente del Consiglio dei ministri le competenze dello Stato in materia di protezione civile, ampliandole con i cosiddetti «grandi eventi» ai quali e per i quali è previsto l'utilizzo del potere di ordinanza di protezione civile così come per lo stato d'emergenza;
la legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2000 recanti modifiche al Titolo V della parte seconda della Costituzione;
il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2001 recante l'organizzazione in uffici e servizi del Dipartimento della Protezione civile per questo articolato in 8 uffici e 43 servizi;
il decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 10 settembre 2002 che individua le competenze specifiche degli uffici e dei servizi del Dipartimento della Protezione

civile ai sensi del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2001;
il decreto-legge n. 90 del 31 maggio 2005 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 152 del 26 luglio 2005 recante disposizioni urgenti in materia di protezione civile che prevede tra l'altro l'immissione nel ruolo speciale della Protezione civile di cui al decreto legislativo n. 303 del 1999 del personale comandato, fuori ruolo e contrattista in servizio presso il Dipartimento della Protezione civile;
il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2006 recante modifiche all'organizzazione interna del Dipartimento della Protezione civile che si articola in 9 uffici e 43 servizi;
il decreto del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 5 aprile 2007 che individua le competenze specifiche degli uffici e dei servizi del Dipartimento ai sensi del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2006;
si è appresa la notizia dell'imminente esame da parte del Consiglio dei ministri di uno schema di decreto-legge riguardante proprio la struttura e l'organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel quale sembrerebbe che si preveda una trasformazione del contratto di lavoro collettivo nazionale del comparto attraverso una sua rilegificazione, superando l'attuale natura privatistica;
il decreto-legge citato sembra prevedere, tra l'altro, che all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri sarà istituito un polo tecnologico opportunamente trasformato in società per azioni attraverso il quale saranno affidate a neosocietà tutte le incombenze di natura tecnica, informatica e quant'altro attualmente in carico alla presidenza;
come recentemente riportato dagli organi di stampa, inoltre, (Panorama 30 ottobre 2009) il prepensionamento dell'attuale capo del Dipartimento della Protezione civile preluderebbe, in realtà, ad altri prestigiosi incarichi verso società recentemente coinvolte nel pesante processo di esternalizzazione di interi settori di attività del Dipartimento della Protezione civile;
l'ufficio e i relativi servizi preposti alla definizione, formulazione e processamento delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri andrebbero strutturalmente a costituire un ufficio ex-novo all'interno della Presidenza del Consiglio dei ministri il cui know how sarà garantito da un cospicuo numero di dipendenti provenienti dal Dipartimento della Protezione civile, all'uopo trasferiti;
sempre nell'ambito del decreto-legge citato, sarebbero nominati per legge dirigenti generali e di seconda fascia ad avviso degli interroganti in spregio alle stesse norme del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, cosiddetto Brunetta che il governo ha recentemente adottato;
il personale attualmente comandato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri non sarebbe stabilizzato al pari invece degli attuali dirigenti assunti in forza delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri o contratti privatistici a diverso titolo formalizzati;
il restante personale del Dipartimento della Protezione civile sarebbe ulteriormente suddiviso in personale amministrativo e personale operativo e verrebbe formato un ristretto nucleo di personale (circa 200 unità) a cui demandare compiti e attività tecnico operative di PC alle dirette dipendenze del segretario generale della PCM. Risulta difficile, al momento, peraltro, stabilire i criteri con i quali sarà scelto il personale di detto nucleo ristretto e quali provenienze esso avrà;
al pari non sarebbe chiara l'eventuale presenza degli attuali dipendenti del Dipartimento della Protezione civile in possesso di contratto di natura tecnica in forza presso il Dipartimento della Protezione civile né se il restante personale del Dipartimento della Protezione civile continuerà a restare in forza presso la Presidenza

del Consiglio dei ministri e se le mansioni che dovrà svolgere saranno di tipo amministrativo o tecnico. Ugualmente poco chiare sarebbero le modalità con le quali potrebbe avvenire l'eventuale cambio di mansioni e con quali garanzie di mantenimento dell'attuale salario fisso ed accessorio -:
se corrisponda al vero la notizia citata in premessa dell'imminente emanazione del decreto-legge in questione, nei termini sopra evidenziati, ed in tal caso quali siano le ragioni istituzionali e funzionali di tale soluzione.
(5-02090)

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la regione Calabria e, in particolare, la provincia di Crotone rappresenta una delle zone del territorio italiano a più elevato rischio idrogeologico;
lo stesso progetto IFFI (inventario dei fenomeni franosi in Italia), il cui obiettivo era quella di ottenere una conoscenza globale del territorio nazionale, cercando di uniformare il più possibile i criteri di interpretazione e di definizione dei fenomeni franosi, ha evidenziato la diffusa fragilità del territorio crotonese;
secondo i dati del citato rapporto nella provincia di Crotone sono stati individuati ben 409 punti identificativi del fenomeno franoso, con 78 aree soggette a rischio frana, per un'estensione totale di territorio che supera i 40 chilometri quadrati;
a rendere più preoccupante il quadro, al dato statistico, si aggiungono le emergenze concrete, che nelle ultime settimane hanno dato luogo a situazioni molto critiche, come le frane che hanno colpito i comuni di Isola Capo Rizzuto, di Cutro, di Crucoli, di Roccabernarda, di Cirò Marina e di Cirò, con comprensibili pericoli e disagi per la popolazione;
in particolare, l'ultimo evento ha costretto il sindaco di Cirò, avvocato Mario Caruso, a convocare la conferenza dei sindaci della provincia di Crotone e alla clamorosa iniziativa di incatenarsi nell'aula consiliare per richiamare l'attenzione sulla difficile situazione che si trova ad affrontare, senza il dovuto supporto da parte degli organismi sovraterritoriali -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire tempestivi interventi per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio della provincia di Crotone;
se il Governo intenda adeguare le risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, assicurando che la distribuzione avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della provincia di Crotone.
(4-04961)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione e l'affermazione delle realtà agri-turistiche rappresenta, in Lombardia più che altrove, un fenomeno positivo che coniuga natura, ambiente, turismo e sana alimentazione;
il rilancio e la promozione delle realtà agrituristiche delle nostre montagne rappresenta spesso uno dei pochi mezzi per contribuire attivamente a bloccare lo spopolamento e le fughe verso le città;
un ruolo importante in questo senso è svolto dalle regioni e dagli enti locali: purtuttavia appare utile e importante anche una decisa azione del Governo nazionale per rilanciare e sviluppare i nostri agriturismi -:
se e quali iniziative il Governo abbia assunto e intenda assumere, eventualmente

a sostegno o in coordinamento con le regioni, ai fini di sostenere e promuovere i nostri agriturismi.
(4-04970)

PALADINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il T.A.R. per l'Emilia Romagna sezione II - sede di Bologna - con ordinanza n. 00807/2009, del 29 ottobre 2009, accogliendo un'istanza cautelare ha stabilito la necessità di adozione di procedura ad evidenza pubblica quanto ai lavori per la realizzazione e gestione del raccordo autostradale Campogliano Sassuolo di collegamento tra la A 22 e la SS 467 Pedemontana;
per sovraordinati principi comunitari, le procedure volte alla realizzazione di opere pubbliche, sono tutte governate da criteri di trasparenza, par condicio ed evidenza pubblica ove uno dei sistemi di realizzazione delle opere pubbliche è quello meglio noto come project financing con il quale anche l'individuazione del soggetto promotore deve avvenire sulla scorta di procedure di evidenza pubblica atte a garantire la par condicio tra tutte le imprese aspiranti;
coerentemente con quanto sopra e da quanto appreso da notizie apparse sulla stampa locale il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nella sua ultima visita in Emilia Romagna, ha annunciato la prossima procedura di evidenza pubblica per la selezione dei soggetti interessati a promuovere la concessione di gestione e realizzazione del raccordo autostradale Campogliano-Sassuolo di collegamento tra la A 22 e la SS 467 Pedemontana;
da quanto appreso, e secondo l'interrogante, in violazione dei richiamati principi, ANAS avrebbe invece intenzione di omettere il dovuto avviso o bando di gara attribuendo il ruolo di promotore ad impresa individuata in via diretta;
l'infrastruttura di cui si discute rientra tra le cosiddette infrastrutture strategiche, il che ulteriormente rafforza l'esigenza che le varie fasi di individuazione dei soggetti privati interessati a concorrere alla sua realizzazione, avvenga in regime di par condicio ed evidenza pubblica come del resto imposto dal codice dei contratti pubblici, per il quale il rispetto delle richiamate regole non è rinunciabile né negoziabile, riferendosi ad interessi diffusi e collettivi di cui nemmeno la stazione appaltante può disporre anche qualora sussistano contenziosi relativi ad atti precedentemente assunti che non potranno essere allegati da ANAS come ragione giustificativa dell'inammissibile vantaggio che vorrebbe attribuirsi ad una ditta beneficiandola di un affidamento diretto del ruolo di promotore;
l'Avvocatura generale dello Stato - pur a conoscenza di quello che all'interrogante appare un illegittimo intendimento di ANAS - non avrebbe ancora segnalato tale gravissimo rischio di violazione di princìpi tanto nazionali quanto comunitari che altresì potrebbe esporre il Governo a sanzioni da parte degli organi comunitari competenti -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per fare piena luce sui fatti esposti e scongiurare eventuali violazioni.
(4-04972)

IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con la legge 8 luglio 2009 n. 92 sono state adottate disposizioni per la valorizzazione dell'Abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, in considerazione dello straordinario pregio e della rilevanza culturale, storica, religiosa, architettonica del complesso monumentale dell'Abbazia ed in vista della ricorrenza nel 2011 del millennio dell'Abbazia medesima;
l'articolo 4 della predetta legge ha previsto l'istituzione di un comitato nazionale

per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale di cui all'articolo 3, un comitato posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali; tale comitato deve essere nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
tale comitato non è stato ancora nominato, benché la legge n. 92/2009 sia stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 167 del 21 luglio 2009, già da quasi quattro mesi; né sussiste alcuna ragione che possa giustificare tale grandissimo ritardo;
la nomina del comitato è particolarmente urgente, atteso che a tale organismo compete il compito fondamentale di organizzare e di predisporre eventi scientifico-culturali per la celebrazione del millennio dell'Abbazia e di stabilire il relativo calendario delle iniziative;
di conseguenza questa situazione di stallo ingiustificato paralizza e blocca tutte le attività collegate alla celebrazione di questo evento così importante e meritevole di adeguata attenzione e preparazione -:
quando pertanto sarà nominato il comitato nazionale per la realizzazione del progetto e per la gestione del fondo speciale, la cui istituzione non può essere ulteriormente rinviata o ritardata, dopo che sono già decorsi circa quattro mesi dalla entrata in vigore della legge 8 luglio 2009 n. 92.
(4-04973)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione delle patologie virali tra i più piccoli si verifica soprattutto nei luoghi chiusi dove vi è una elevata concentrazione di soggetti per un periodo medio-lungo;
la costruzione degli asili nido, delle scuole materne e delle scuole elementari avviene - ad oggi - senza tenere adeguato conto delle necessità di pulizia e filtrazione dell'aria;
l'adozione di appositi impianti e filtri, soprattutto negli edifici di nuova costruzione o ristrutturazione, potrebbe aumentare la pulizia dell'aria riducendo i pericoli di contagio;
il costo di detti impianti e filtri rappresenterebbe una percentuale non elevata rispetto al complesso dei costi di costruzione o ristrutturazione e sarebbe inoltre giustificata dai risparmi per minori costi del Servizio sanitario nazionale -:
se il Governo, condividendo le riflessioni di cui alle premesse, non intenda - anche di concerto con le regioni e le autonomie locali - promuovere intese finalizzate all'adozione di sistemi di filtrazione e pulizia dell'aria nelle scuole elementari, materne e negli asili nido, allo scopo di limitare il più possibile il diffondersi di malattie virali.
(4-04975)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
con meri atti amministrativi (cosiddetti Notams) l'Ente nazionale aviazione civile (ENAC) ha stabilito la chiusura, senza preavviso e con effetto immediato al traffico aereo operante in condizioni di volo a vista (cd. VFR), dello spazio aereo controllato da radar (cd. CTR) denominato Garda 1, comprendente una vasta porzione del cielo sopra la pianura padana orientale (area comprensiva delle province di Brescia, Verona e, verso sud, sino alla zona del Po), che prima di allora, da fine II guerra mondiale, era sempre stata aperta al traffico aereo di ogni tipo; tale

chiusura è iniziata con una comunicazione amministrativa del 1o giugno 2009, per l'assenta durata di mesi 3, ma in realtà è stata prorogata senza soluzione di continuità per ulteriori 3 mesi (con ulteriore atto amministrativo, cosiddetto Notam, in termini pedissequamente analoghi) sino al 30 novembre 2009 ed è stato comunicato, in via informale, agli organi rappresentanti l'utenza aeronautica, che vi è seria possibilità di ulteriori proroghe ad nutum e motivate solo da asserito (e secondo gli interpellanti incredibile, rispetto ai dati ufficiali di traffico aereo degli anni scorsi) sovraccarico di lavoro dei controllori militari;
chiamata a giustificare tale condotta in sedi tecniche varie Enac, tramite i propri vertici, ha scaricato ogni responsabilità sull'Aeronautica militare italiana, affermando che tale zona di controllo radar è tuttora affidata al controllo militare (com'è vero) senza però motivare ciò in alcun modo (trattandosi di controllo militare che aveva senso in epoca di Guerra Fredda, terminata da vent'anni e oggi non ha alcun senso, non essendovi in tale area alcuna aeroporto civile con traffico rilevante, escluso solo Verona, che comunque è aeroporto di medio traffico europeo e Brescia, che giace in stato di pressoché totale abbandono da parte del traffico commerciale, ed essendovi una sola base aerea militare, a Ghedi, con movimenti comunque del tutto normali e uguali, se non diminuiti man mano, negli ultimi decenni);
Enac ha affermato che l'Aeronautica militare italiana avrebbe unilateralmente e senza preavviso comunicato difficoltà inerenti i costi e/o il personale addetto al servizio radar nel CTR Garda 1 tali da costringere a ridurre tale servizio e avrebbe perciò deciso, sempre unilateralmente, di non prestare più servizio al volo vfr e ridurlo anche al volo strumentale;
anche da notizie di stampa, dichiarazioni pubbliche di vertici di Enac e telegiornali pare che l'origine di tale comportamento di Aeronautica militare italiana (subito passivamente da Enac nonostante i propri doveri istituzionali di tutela dell'utenza aeronautica e della sicurezza del volo) si debba a una querelle tra l'Aeronautica militare e il Ministero dell'economia e delle finanze, poiché tale ministero non passerebbe all'Aeronautica militare italiana la totalità delle somme incassate per diritti di controllo del traffico aereo (che il Ministero predetto riceve dall'ente unico comunitario in materia, Eurocontrol) ma solo una piccola parte e Aeronautica militare italiana avrebbe deciso di attuare una sostanziale ritorsione nei confronti dell'utenza onde «aprire lo scandalo» e cercare così, mediante pressioni dell'utenza, di ottenere dal Ministero i pagamenti che pretende a sé spettanti che quindi le condotte di Enac e Aeronautica militare italiana hanno causato all'Italia una pessima figura in sede internazionale, con richieste di chiarimenti e proteste sia da parte degli enti aeronautici mondiali (ICAO) ed europei (EASA) che da parte delle rappresentanze dell'utenza aeronautica in sede Icao ed EASA (tra cui Iaopa World e Iaopa Europe, tramite AOPA Italia) avendo tali ultimi enti prospettato anche l'eventualità di azioni giudiziarie connesse a quanto sopra;
comunque le condotte di ENAC ed Aeronautica militare italiana appaiono agli interpellanti in aperta violazione delle raccomandazioni di sicurezza del volo emesse dall'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, sin dal 2006, in materia proprio di sicurezza del traffico aereo vfr e delle operazioni di volo nella Pianura Padana (reperibili persino sul sito di ANSV e pubblicate in ogni ambito aeronautico);
la condotta di ENAC ed Aeronautica militare italiana pare agli interpellanti costituire illecito internazionale del Paese, siccome costituente la creazione di uno spazio aereo vietato al volo a vista (VFR) nei confronti di tutti gli aerei del mondo, con trasformazione di tale spazio aereo dalla sua condizione precedente (spazio aereo tipo G, aperto a tutti) in spazio

aereo chiuso a tutti, escluse solo poche eccezioni (spazio tipo A), senza applicare alcuna delle procedure eccezionali previste in tali casi dalla Conv. Icao sull'Aviazione Civile 1944 (allegato 11 - par.3, capo II, par.6) e in violazione delle disposizioni Easa in materia di modifica degli spazi aerei, che prevedono l'obbligatoria approfondita consultazione dell'utenza prima di ogni iniziativa di singoli Stati in tal senso (Reg. 55.1, articolo 6, del 2009), nonché, a che risulti, della normativa inerente i movimenti di denaro tra Eurocontrol e gli stati aderenti ad esso e certamente in violazione del dovere di adeguamento alle raccomandazioni per la sicurezza del volo dell'ANSV, ex lege imposte; il tutto utilizzando argomenti anche formali, nella motivazione degli atti amministrativi Notam, di nessuna effettiva rilevanza e al limite dell'arbitrario anche nel mero testo letterale;
ad un recente incontro 23 luglio 2009 promosso dall'Aeroclub d'Italia per lo studio del generale riordino degli spazi aerei italiani, mentre Aeronautica militare italiana ed Enav SPA (società nazionale assistenza al volo, società operativa per il settore sotto la vigilanza di ENAC) hanno partecipato con personale di vertice, ENAC non ha ritenuto né di partecipare, né di giustificare la propria assenza in alcun modo, manifestando nuovamente grave e ingiustificato disinteresse per il problema, pur avendo ricevuto da molti mesi approfonditi studi in materia e proposte applicative a costo zero di Enav spa -:
quali iniziative immediate i Ministri interpellati intendano assumere per la cessazione di quanto sopra esposto, e cioè il ripristino della fruibilità dello spazio aereo CTR Garda 1 per il volo a vista, l'adeguamento alle raccomandazioni di sicurezza per il volo a vista emesse dal 2006 da ANSV e sinora del tutto disattese da ENAC ed Aeronautica militare italiana, la repressione di eventuali condotte illecite sotto ogni aspetto, il risarcimento di eventuali danni causati all'utenza aeronautica internazionale, la prevenzione di future similari condotte, l'eliminazione di spazi aerei con controllo radar militare in zone del Paese nelle quali essi non hanno più alcun senso, almeno dalla fine del Patto di Varsavia;
quali siano i tempi prevedibili affinché ciò accada, stante il ritardo ingiustificabile sinora accumulato.
(2-00538)
«Narducci, Esposito, Misiani, D'Antoni, Levi, Picierno, Graziano, Melis, Touadi, Bobba, Damiano, Rosato, Tempestini, Sanga, Fadda, Piccolo, Cardinale, Lusetti, Cesare Marini, Servodio, Sposetti, Villecco Calipari, Scilipoti, Vannucci, Calgaro, Martella, Maran, Braga, Mariani, Sarubbi, D'Antona, Duilio, D'Incecco, De Pasquale, Grassi».

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2009 si è verificato ad Ischia l'ennesimo disastro ambientale con una grossa frana che si è staccata da un costone di montagna, nei pressi del porto di Casamicciola;

nella frana è rimasta uccisa una ragazza di 15 anni, Anna De Felice, e sono rimaste ferite almeno 20 persone. Un bambino che era dato per disperso è stato poi trovato in buone condizioni, mentre secondo la protezione civile manca ancora all'appello una donna;
a bordo delle auto travolte dalla frana c'erano in diversi casi dei bambini che andavano a scuola;
nel 2006 si verificò un altro evento franoso dovuto al cedimento di un costone del monte Vezzi che precipitò su un casa in cui dormivano sei persone, quattro delle quali sono morte, causando inoltre lo sfollamento di molte persone, tutti tragici fatti che hanno colpito case abusive;
a Ischia, secondo dati riferiti dalla stampa sono previsti 500 abbattimenti e 20.000 pratiche di condono sono sospese;
secondo Legambiente due terzi delle case fatte dopo gli anni '70 erano abusive al momento della costruzione;
l'ultima finanziaria ha dimezzato gli stanziamenti attribuiti al Ministero dell'Ambiente per la tutela dell'assetto idrogeologico (passati dai 500 milioni di euro del 2008 ai 269 del 2009) con un'incidenza (-151 milioni di euro) praticamente tutta a carico degli interventi di tutela del territorio in Sicilia e Calabria -:
se e come intendano incentivare il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio favorendo la rottamazione (con eventuale «delocalizzazione») degli edifici pericolosi che sorgono in zone a rischio o privi di qualità, riconoscendo priorità di intervento alle aree ad elevato rischio idrogeologico, a partire dall'area vesuviana e dei Campi Flegrei;
se ritengano ed in che entità di dover aumentare gli stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio e per un grande piano di rottamazione edilizia del patrimonio post bellico, non antisismico e privo di qualità.
(5-02083)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni in Italia è nato «The Space Cinema», un circuito con 21 partner, una società guidata da Alessandro Benetton con il 51 per cento e il gruppo Mediaset con il 49 per cento che unisce le attività di Medusa Multicinema insieme al Warner Village Cinemas sotto il controllo di una nuova holding;
«The Space Cinema» per ora è solo un marchio - destinato a diventare una Spa - e può contare su 24 strutture per 242 schermi distribuiti in 13 regioni. La quota di mercato è intorno al 15,5 - 16 per cento sull'intero parco sale, ma del 30 per cento su quello delle multisale, il segmento dell'esercizio destinato nel tempo a raccogliere quote crescenti di pubblico a scapito delle sale cittadine;
con 242 schermi «The Space Cinema» diventa il leader del mercato, acquistando un predominio clamoroso;
ad avviso degli interroganti, una holding guidata dal 49 per cento dal gruppo Mediaset rievoca un conflitto d'interessi che dal piccolo schermo rischia di coinvolgere anche il grande;
l'operazione descritta, secondo gli interroganti, pone altresì dubbi quanto al rispetto delle disposizioni antitrust -:
se il Governo sia a conoscenza dell'operazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche avvalendosi dei poteri di segnalazioni all'Autorità della concorrenza e del mercato di cui alla legge n. 287 del 1990.
(5-02091)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi si è diffusa la notizia della possibile demolizione di una parte dello scalone monumentale integrato nel Museo egizio di Torino, un contenitore museale di grande prestigio poiché ex sede del Collegio dei Nobili ad opera dell'architetto Guarino Guarini, per fare posto a delle scale mobili;
in particolare, la demolizione riguarderebbe due rampe di scale situate al piano terreno del Museo egizio di Torino, realizzate nell'800 assieme allo scalone monumentale dall'ingegnere Alessandro Mazzuchetti;
Mazzuchetti fu responsabile di importanti opere quali la stazione ferroviaria di Alessandria di impronta neoclassica, cui seguirono quella di Genova Principe (1863) già ricca di temi eclettici, la stazione ferroviaria di Porta Nuova, capolavoro realizzato in collaborazione con il giovane architetto Carlo Ceppi ed il calcolo, tra l'altro, dell'altezza della Mole antonelliana;
contro tale demolizione si sono registrate le prese di posizione da parte di intellettuali, artisti e associazioni della città; in seguito alla notizia, anche un gruppo di docenti e di studenti dell'Accademia albertina di belle arti di Torino, ha inviato una lettera aperta ad Alain Elkan, Presidente della Fondazione Museo Egizio di Torino e, per conoscenza, al Ministro interrogato;
lo scalone del Mazzuchetti fa parte da oltre cent'anni della storia del palazzo che è attualmente sede dell'Accademia delle scienze e della Galleria sabauda; si tratta perciò di un'opera che merita tutela in quanto rientra nell'invariante architettonica;
il progetto deve dunque astenersi da qualsiasi intervento di demolizione che sarebbe lesivo dell'unità progettuale dell'intero scalone -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per fermare la mutilazione di questo grande manufatto di grande valore storico ed architettonico che si intenderebbe sostituire con scale mobili.
(4-04952)

MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
si apprende che il cosiddetto «Archivio Vasari», cioè l'insieme di carte, documenti e memorie lasciate da Giorgio Vasari, documenti di enorme valore storico, potrebbero essere acquistate da una società russa e quindi sottratte al patrimonio artistico italiano;
la vicenda della eredità di queste carte non è ben chiara come pure l'inserimento di questa società russa quale acquirente dei documenti, per un valore di oltre 150 milioni di euro, cifra enorme giustificata dall'altrettanto grande importanza delle memorie del grande umanista;
il comune di Arezzo, giustamente, non accetta una ipotesi di cessione dei documenti del Vasari, ma sicuramente non è in grado di poter pagare tale cifra;
una clausola del testamento del Vasari indicava chiaramente che i documenti dovessero essere in deposito perpetuo al comune di Arezzo, a condizione che fossero valorizzati e consultabili;
se il Governo intenda acquisire la documentazione Vasari preservandola per sempre da mani straniere;
se altresì il Governo intenda porre in essere tutte le attività necessarie per scongiurare che tale importantissima documentazione, venga sottratta dal patrimonio italiano.
(4-04960)

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Volanda - Museo dell'Aeronautica di Vizzola Ticino (Varese) ha

in corso un'importante opera di recupero e valorizzazione dell'imponente complesso di archeologia industriale costituito dalle officine ex-Caproni, esempio bellissimo di stile liberty, allo scopo di insediarvi il piú grande museo dell'aeronautica del Paese -:
se e come il Ministro interrogato intenda supportare l'azione di recupero e valorizzazione in argomento;
se e come il Ministro interrogato intenda supportare l'avvio del Museo dell'Aeronautica di Malpensa (Varese), vista anche l'imminenza dell'apertura ufficiale prevista nella primavera 2010.
(4-04969)

...

DIFESA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in data 25 giugno 2008 l'interpellante ha presentato l'interpellanza n. 2-00065 per velocizzare la pratica tesa all'eliminazione del passaggio a livello di Santa Caterina di Pasian di Prato (Udine) sulla strada statale n. 13 «Pontebbana», la cui permanenza rende asfittica la circolazione stradale sull'importante arteria che collega i capoluoghi di Pordenone e di Udine con il Veneto e, rispettivamente, con l'Austria;
ad oggi nessuna risposta è stata fornita in merito, ma, a quanto consta all'interpellante, di fatto la Corte dei Conti, in data 7 luglio 2009, ha autorizzato il demanio alla cessione dell'area coinvolta nell'intervento concernente il passaggio a livello di Santa Caterina;
il comune di Pasian di Prato ha, però, denunciato pubblicamente il 6 novembre 2009 un ulteriore stallo della procedura, ipotizzando la scomparsa di tale documento autorizzatorio, sottolineando che le procedure comunali e provinciali legate a tale intervento sono da tempo pronte all'esproprio delle aree limitrofe per realizzare il sottopasso ferroviario -:
quali siano i motivi dell'ulteriore ritardo nella emanazione dei provvedimenti autorizzatori attesi per la cessione del bene demaniale e quando si intenda accogliere le istanze delle amministrazioni locali che da tempo sollecitano l'iter dell'importante opera viaria.
(2-00536)«Monai».

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
a seguito dell'approvazione dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006) e dell'articolo 2, comma 6, della legge regionale del Friuli Venezia Giulia 18 gennaio 2006, n. 2 (legge finanziaria per il 2006) si e determinata una disparità di trattamento nel regime di esenzione dal pagamento dell'IRAP per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), attesa la possibilità di estendere il regime agevolativo anche alle aziende pubbliche di servizi alla persona (ASP) succedute alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB);
la regione Friuli Venezia Giulia, essendosi avvalsa della normativa statale citata e del decreto legislativo n. 460 del 1997, articolo 21 (con cui le Onlus sono state esonerate dall'IRAP), ha infatti previsto l'esenzione IRAP anche per le ASP succedute alle IPAB;
nondimeno, le ASP di nuova costituzione non rientrano nel regime di esenzione, determinandosi un notevole aggravio

di costi per le aziende medesime e un conseguente aumento delle rette per le persone assistite;
si imporrebbe la modifica dell'articolo 1, comma 299, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, come richiesto anche dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia con l'ordine del giorno n. 37 presentato nella seduta del 19 dicembre 2008, che è stato accolto dalla Giunta regionale -:
se il Governo intenda assumere iniziative di carattere normativo al fine di eliminare tale disparità di trattamento fiscale delle ASP di nuova costituzione rispetto a quelle succedute alle ex IPAB.
(2-00535)«Monai».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 23 dicembre 2008 alle ore 16.25 un terremoto di magnitudo 5.1 della scala Richter ha colpito l'area appenninica fra le province di Parma e Reggio Emilia, con epicentro fra i comuni di Neviano degli Arduini, Vetto d'Enza e Canossa;
l'evento, della durata di circa 20 secondi, è stato avvertito in tutta l'Italia settentrionale ed è stato seguito nei giorni successivi da numerose repliche, molte delle quali di magnitudo superiore a 3, di cui la principale, sensibilmente avvertita dalla popolazione, si è verificata nel corso della serata del 23 dicembre 2008 alle ore 22.58 con magnitudo 4.7 ad una profondità di circa 31 chilometri;
nella stessa serata del 23 dicembre, si è tenuto presso la sede della prefettura di Parma un vertice interistituzionale a cui hanno partecipato il Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso, il prefetto di Parma, il presidente della regione Emilia-Romagna e il presidente della provincia, oltre ad alcuni sindaci dei comuni che avevano segnalato danni e ad alcuni parlamentari del territorio, tra cui l'interrogante;
al termine dell'incontro il Sottosegretario di Stato Guido Bertolaso dichiarò che nonostante l'intensità della scossa erano state scongiurate lesioni alle persone solo grazie alla profondità dell'epicentro, circa 27 chilometri, e alla qualità delle costruzioni;
ciononostante nel corso del vertice si è deciso di attivare sin da subito le procedure necessarie per ottenere il riconoscimento dello stato di emergenza da parte del Governo anche alla luce del fatto che, solo nel parmense, ben 146 persone sono state sfollate dalle proprie abitazioni, 110 edifici religiosi sono stati danneggiati (30 dei quali in modo grave e quindi dichiarati inagibili) e la scuola elementare di Langhirano e la scuola materna di Torrechiara sono state dichiarate totalmente inagibili, oltre ad essere stati seriamente danneggiati alcuni edifici storici tra cui, in modo grave, il castello di Torrechiara;
in data 29 dicembre 2008 l'interrogante ha richiesto, di concerto con la capogruppo del partito democratico in VIII Commissione, l'audizione urgente del sottosegretario di Stato Guido Bertolaso in relazione all'evento sismico del 23 dicembre;
il 6 gennaio 2009 l'Amministrazione provinciale di Parma, nel corso di un incontro con i parlamentari del territorio ha chiesto un impegno comune per il reperimento delle risorse necessarie per il ripristino dei danni causati dal sisma, alla luce di una stima di danno di circa 100 milioni di euro per la sola provincia di Parma;
nel corso dell'audizione dell'8 gennaio 2009 in VIII Commissione alla Camera, il sottosegretario di Stato Bertolaso ha reso nota la richiesta di un primo stanziamento 15 milioni di euro al Ministero dell'economia e delle finanze, a valere sul fondo di protezione civile, da destinarsi ai primi interventi urgenti di ripristino;

nella seduta del 16 gennaio 2009 il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza nei territori delle province di Parma, Reggio Emilia e Modena per far fronte ai danni causati dai gravi eventi sismici del 23 dicembre 2008;
in data 18 febbraio 2009 è stata emessa l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3744 con cui, all'articolo 6, si dispone che «agli oneri derivanti dalla presente ordinanza, nel limite massimo di 15 milioni di euro, si provvede a carico del Fondo di protezione civile che sarà allo scopo corrispondentemente integrato dal Ministero dell'economia e delle finanze»;
all'articolo 8, comma 5-quater, della legge 27 febbraio 2009 n. 13, è stata autorizzata l'ulteriore spesa di 19 milioni di euro per l'anno 2009 ad integrazione delle somme stanziate a carico del Fondo di protezione civile, prioritariamente per il ripristino dei fabbricati dichiarati inagibili;
nel corso della seduta della VIII Commissione del 13 ottobre 2009, in occasione dell'approvazione della risoluzione n. 7-00207, l'interrogante ha chiesto al Sottosegretario Bertolaso le ragioni che, ad oggi, hanno impedito l'erogazione effettiva dei fondi stanziati dalla protezione civile a seguito del terremoto del dicembre 2008 che ha colpito alcune province della regione Emilia-Romagna, in particolare quella di Parma, ottenendo dal Sottosegretario l'impegno a verificare le ragioni del ritardo;
dalla verifica effettuata presso il Dipartimento della protezione civile risulta che il Ministero dell'economia e delle finanze non avrebbe ancora provveduto al reintegro dei fondi come previsto dall'ordinanza n. 3744/2009 -:
se il Ministro interrogato non ritenga di provvedere con la massima urgenza, tenuto conto che è trascorso quasi un anno dall'evento sismico di cui in premessa, all'assegnazione dei 15 milioni di euro a carico del Fondo della protezione civile così come previsto dall'ordinanza sopraccitata.
(5-02080)

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ordinamento tributario di uno Stato democratico deve informarsi a una serie di principi fondamentali, tra cui quelli della certezza del diritto e della tutela dell'affidamento e della buona fede del contribuente;
i citati principi fondamentali sono riconosciuti e garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, dalla Costituzione della Repubblica, e da una specifica legge, denominata «Statuto dei Diritti del Contribuente» (legge n. 212 del 2000);
questi atti recitano, in particolare, che:
«Ogni persona ha diritto [...] alla sicurezza» (articolo 6 Carta Diritti UE);
«[...] le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo» (articolo 3, 1, 1o periodo Statuto Diritti Contr.),
«I rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede» (articolo 10, 1 Statuto Diritti Contr.);
il rispetto dei principi succitati è necessario, sia al fine di garantire diritti fondamentali dei singoli, sia per assicurare essenziali interessi generali della collettività;
in contrasto con i principi sopra richiamati, le nuove disposizioni introdotte dal decreto ministeriale 19 Novembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 15 Gennaio 2009, attuativo della legge Finanziaria per il 2008 (articolo 1, 33, lettera p), che fissa le linee guida da seguire per la determinazione delle spese di rappresentanza, sono applicabili, per i

soggetti con periodo d'imposta coincidente con l'anno solare, già dal principio del 2008;
il Governo non ha ancora stabilito, nonostante le ripetute richieste in tal senso da parte degli operatori del settore, un giorno fisso e inderogabile per la scadenza fiscale del mese di agosto, che di anno in anno viene spostata, anche di pochi giorni, in maniera del tutto irragionevole;
il software Gerico è stato rilasciato, peraltro mancante di numerosi contenuti sollecitati più volte dagli operatori del settore, tra cui un sistema che tenesse conto del principio della territorialità, il 22 maggio 2009, e il suo aggiornamento il 25 giugno, entrambi con enorme e ingiustificato ritardo, in piena scadenza fiscale a pochi giorni dal deposito dei bilanci e dopo più di venti giorni dall'approvazione degli stessi;
l'Agenzia delle entrate, con la tardiva risoluzione n. 127/E del 25 Maggio 2009, ha istituito il codice tributo per il versamento a saldo dell'imposta sostitutiva dei contribuenti minimi, vietando la rateazione, e, con la successiva, e ancora più tardiva risoluzione n. 143/E dell'8 giugno 2009, ha ribaltato l'impostazione ammettendo la rateazione; inoltre, con queste due risoluzioni, viene stabilito che l'imposta sostitutiva dei minimi è soggetta al versamento degli acconti;
la tardiva Circolare 45/E del 13 Giugno 2008, Direzione centrale normativa e contenzioso, non ha definito oggettivi criteri per definire il problema dell'assoggettamento all'Irap dei professionisti e lavoratori autonomi privi di autonoma organizzazione, con pochi mezzi strumentali e senza l'ausilio di personale dipendente;
l'Agenzia delle entrate non ha ancora adottato una circolare per definire il regime dei minimi naturali che devono ritenersi esclusi dagli studi di settore;
agendo in maniera per l'interrogante del tutto intollerabile, l'Agenzia delle entrate ha definito una serie di questioni relative la determinazione della base imponibile dell'Irap con una circolare, la 36/E, adottata il 16 Luglio 2009, cioè un mese dopo la scadenza fiscale del 16 Giugno, e il giorno stesso della scadenza fiscale di luglio; le questioni, inoltre, sono definite nel senso che i soggetti che usino il metodo di bilancio non possano dedurre costi quali auto e moto, telefonia fissa e cellulari, l'ammortamento dei terreni, le spese di rappresentanza, e altro, se non provando la totale inerenza della spesa sostenuta con l'attività svolta, dando cioè un'interpretazione restrittiva della normativa il giorno stesso della scadenza fiscale -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero relativamente al decreto ministeriale 19 Novembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 15 gennaio 2009, al fine di rimuovere una situazione che impone alle imprese di pagare i loro contributi del periodo 2008 secondo norme del tutto nuove e diverse da quelle in vigore nel corso di tale periodo;
se il Governo intenda stabilire, una volta per tutte, un giorno fisso e inderogabile per la scadenza fiscale del mese di agosto;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero relativamente all'intollerabile ritardo della consegna del software Gerico e alla mancanza nello stesso dei diversi contenuti sollecitati dagli operatori del settore;
quali iniziative intende intraprendere il Ministero relativamente al problema di un regime dei minimi soggetto a una regolazione amministrativa eccessivamente instabile e mutevole e tale, persino, da vanificare disposizioni di legge;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per definire in maniera chiara e oggettiva la questione dell'assoggettamento all'Irap dei professionisti e lavoratori autonomi privi di autonoma organizzazione, con pochi mezzi strumentali e senza l'ausilio di personale dipendente;

quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per definire il regime dei minimi naturali che devono ritenersi esclusi dagli studi di settore;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per risolvere il problema di circolari dell'Agenzia delle Entrate definenti i rapporti tributari, che vengono adottate fuori tempo utile, in violazione secondo l'interrogante dei principi di certezza del diritto, divieto di retroattività e tutela dell'affidamento e della buona fede del contribuente; nello specifico, quali misure intende adottare il Ministero rispetto alla succitata circolare dell'Agenzia n. 36/E, adottata il 16 luglio 2009.
(5-02081)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto interdipartimentale del 18 febbraio 2005 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 2005) il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, unitamente al Ministero dell'economia e delle finanze hanno stabilito che il versamento del 50 per cento della somma dovuta a conguaglio dell'oblazione per la sanatoria degli abusi edilizi debba essere versata direttamente al comune interessato;
il decreto richiama il comma 41, dell'articolo 32, del decreto-legge 30 settembre 2003 n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e la correzione dell'andamento dei conti pubblici: ivi si stabilisce che, al fine di incentivare la definizione da parte dei comuni delle domande di sanatoria per gli abusi edilizi, il 50 per cento delle somme riscosse a titolo di conguaglio dell'oblazione è devoluto ai comuni interessati, prevedendo che con apposito decreto interdipartimentale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze vengano stabilite le modalità di applicazione di tale disposizione;
il comune di Motta Visconti, in provincia di Milano, in data 8 settembre 2008 e poi ancora con solleciti in data 22 aprile 2009 e 31 agosto 2009 ha fatto richiesta ai Ministeri interessati del citato rimborso dovuto in base al decreto in parola;
nessuna risposta, ad oggi, è pervenuta dai Ministeri interessati -:
come e in quali tempi i Ministri interpellati intendano dar seguito a quanto stabilito dal decreto 18 febbraio 2005.
(4-04958)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
concorsi a pronostico, lotterie, sale bingo, corse dei cavalli, gratta e vinci, new slot, piattaforme tecnologiche adibite agli skill game, corner di scommesse, agenzie per le puntate uve, ecco il futuro dell'Italia. L'industria dei giochi italiana conta di arrivare a fine anno a 50 miliardi di euro, un traguardo ambizioso, ma facilmente raggiungibile grazie al baratro in cui il Paese sta sprofondando;
si contano 22 tipologie di gratta e vinci, da 1 euro fino ad arrivare all'ultimissimo da 20 euro, la novità natalizia si chiama «Magico Natale», immesso sul mercato il 5 ottobre con già oltre 7 milioni di biglietti venduti;
a 2,9 miliardi di euro ammontano gli incassi del superenalotto nei primi dieci mesi dell'anno 2009;
oltre 850 milioni di euro arrivano nelle casse statali solo dall'assegnazione delle autorizzazioni per le nuove slot;
6 milioni i giocatori in più con il nuovissimo Win for life. «Vinci per la vita, spensierati e sistemati» è lo slogan del nuovo gioco numerico Sisal con 12 estrazioni al giorno per aggiudicarsi fino a 4 mila euro al mese per vent'anni;

l'incentivo al gioco è anche quello della «sensibilità», giocare perché una percentuale delle giocate andrà a sostegno di cause umanitarie come la ricostruzione post-sisma in Abruzzo;
tra i 4,5 e i 6 miliardi si aggira, poi, il mercato legato al gioco in nero;
si fa fatica, e spesso non si riesce, ad arrivare a fine mese però si tenta ugualmente la sorte. Una schedina, un gratta e vinci, una scommessa nella speranza che ci si sistemi; a volte si vince qualcosa e allora la voglia di riprovare è tanta e si rigioca, magari la prossima vincita sarà più sostanziosa. Spesso si arriva ad una modesta vincita che non è neanche sufficiente a recuperare la cifra giocata;
un tempo c'erano le lotterie, si vincevano cesti di frutta o di alimenti di ogni genere, poi auto o biciclette, videoregistratori o televisori, oggi ci sono lotterie che mettono in palio posti di lavoro. Una catena di supermercati ha pensato bene di approfittare di un Paese ridotto ad affidarsi alla sorte piuttosto che agli interventi del Governo e ha lanciato un concorso, o meglio una vera e propria lotteria. Con ogni 30 euro di spesa si ha una cartolina da compilare e imbucare nell'apposita urna. A fine mese c'è l'estrazione ed in palio, non sono buoni spesa o cesti di alimenti, ma un «contratto di inserimento» nel settore commercio a tempo determinato con 60 euro di spesa le possibilità raddoppiano con due cartoline, con 90 euro di spesa si triplicano e così via;
tutto questo accade mentre il Ministro dell'economia e delle finanze esalta il posto fisso e desta lo stupore di tutti, compresi i suoi colleghi di maggioranza. Ad avviso dell'interrogante si tratta di belle parole che non rispecchiano affatto la realtà e che rimangono solo belle parole;
a giudizio dell'interrogante non bisognerebbe affidare il destino degli italiani al gioco né si dovrebbe affidare ai supermercati e alle lotterie la soluzione al problema della disoccupazione e della povertà (vecchie e nuove) nel nostro Paese -:
quali siano le soluzioni che il Governo intende attuare da subito in chiave strategica e strutturale per risolvere il problema del lavoro che non c'è e delle famiglie che non arrivano alla terza settimana del mese e quali siano i progetti per il prossimo futuro che intende mettere in campo.
(4-04976)

TOTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il comune di Pescara avrebbe subito un pignoramento in qualità di terzo, in relazione a un procedimento per la riscossione forzosa, da parte di Equitalia S.p.A., di somme iscritte a ruolo in testa alla persona dell'avv. Giuliano Grossi, il quale è notoriamente legato da un rapporto di lavoro con quell'ente locale ed è anche stato, recentemente, eletto dal consiglio regionale dell'Abruzzo alla carica di Difensore Civico della regione;
tale notizia, recata da un quotidiano il giorno stesso, lunedì 10 novembre 2009, della informale cerimonia di insediamento del difensore civico, se confermata, costituirebbe un grave vulnus all'immagine, alla credibilità, al decoro delle istituzioni, delle quali quello regionale rappresenta un livello di particolare momento -:
se il Governo sia al corrente della riferita circostanza, se sia in grado di confermare la notizia e se intenda acquisire elementi da Equitalia spa sulla vicenda.
(4-04982)

...

GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della gioventù, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono circa 13 milioni i cittadini che in Europa fanno uso della cocaina, nell'ultimo

decennio infatti il consumo di questa «polvere bianca» è addirittura raddoppiato. L'osservatorio europeo sulle droghe (OEDT) di Bruxelles segnala nel rapporto 2009 sulle droghe e le dipendenze che l'Italia è fra i cinque Paesi che consumano più cocaina in Europa, insieme alla Spagna, la Gran Bretagna, la Danimarca, l'Irlanda. La cocaina è la droga maggiormente in voga negli ultimi anni e che sta riscontrando sempre di più maggior successo tra i giovani tra i 15 ed i 34 anni;
il rapporto dell'Osservatorio europeo rileva che, tra i 13 milioni di europei che hanno provato cocaina nella loro vita, 7,5 milioni sono giovani (15-34 anni) e 3 milioni l'hanno usata negli ultimi 12 mesi. La cocaina resta, secondo il rapporto 2009 dell'Osservatorio europeo sulle droghe presentato a Bruxelles, la sostanza stimolante illegale più popolare nel continente, e il suo uso è in costante aumento. Solo il mese scorso (ossia l'ultimo mese prima della stesura del rapporto) 1,5 milioni di europei hanno «tirato» cocaina;
in Italia gli assuntori di cocaina sono il doppio della media europea: il 6,95 per cento della popolazione italiana tra 15 e 64 anni, mentre la media dell'Ue è del 3,60 per cento. Non solo, il 31,2 per cento degli italiani fa uso di cannabis, il 3,1 per cento di ecstasy, il 3,5 per cento di anfetamine;
un dato sconcertante e drammatico è che tra i pazienti che entrano per la prima volta in terapia per disintossicarsi, il 22 per cento indica la cocaina come «sostanza primaria»;
in continuo aumento il fenomeno connesso al «mix» di droghe e alcool che aggrava i rischi per la salute con lesioni cerebrali e danni strutturali spesso irreversibili. Le persone che consumano la droga non si limitano mai ad un'unica sostanza, in genere si associa l'alcool che «lega» tutte le altre: ecstasy, cocaina, amfetamine, lsd o eroina;
da tutto questo è nato un altro vero e proprio mercato, l'industria delle droghe in rete. Sono centinaia i negozi online che vendono di tutto i narcotrafficanti hanno aperto «piazze» virtuali di spaccio. Questo mercato oltre alle sostanze stupefacenti più comuni, mette in circolazione dei veri e propri esperimenti di laboratorio. Al momento sono circa 90 le droghe psicoattive letteralmente «inventate». Giovani, minorenni, chiunque può tranquillamente procurarsi la droga tramite internet e a sua volta rivenderla con lo stesso sistema. E non solo, in rete si possono trovare anche le «ricette» per prepararsi da soli un qualsivoglia «sballo»;
il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per le politiche antidroga ha affermato qualche giorno fa: «... bisogna leggere le cifre in modo più realistico, bisogna tenere conto che spesso si parla di consumatori non abituali ...» -:
se il Governo intenda analizzare i dati emersi dal rapporto dell'Osservatorio europeo sulle droghe e dipendenze e quali urgenti misure intenda adottare per tale emergenza;
se il Governo intenda assumere iniziative immediate per fronteggiare il mercato online delle sostanze stupefacenti;
se il Governo intenda avviare iniziative e campagne, in modo più capillare in tutto il Paese, rivolte ai giovani, anche all'interno delle scuole, al fine di informare e aiutare i ragazzi a stare lontani da ogni sostanza stupefacente, metterli al corrente dei rischi e pericoli a cui andrebbero incontro e dei benefici che invece avrebbero nel non farlo, a capire quali siano le problematiche che li spingono verso il mondo delle droghe;
se il Governo intenda fare in modo che i consumatori «non abituali» siano destinatari di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione al fine di evitare che diventino in poco tempo consumatori abituali e patologici.
(4-04971)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i consiglieri comunali del gruppo consiliare «Orgoglio Amastratino», del carcere di Mistretta (Messina) osservano che da tempo il comune di Mistretta ha messo a disposizione del Ministero della giustizia, gratuitamente, un'area edificabile dell'estensione di circa 18 ettari, senza dominanze, sita nell'ambito del territorio comunale, per la costruzione di un nuovo Istituto Penitenziario;
che detta area è stata già ritenuta idonea dai tecnici del Ministero nel sopralluogo effettuato già nel lontano 18 novembre 1981;
il Governo, al fine di eliminare l'emergenza delle Carceri, intende ovviare al problema con la costruzione di nuovi istituti, al fine di evitare il sopraffollamento e creare quindi, condizioni di vita più umane per i carcerati;
la realizzazione della nuova casa circondariale, oltre a risollevare la asfittica economia, della zona, costituisce un baluardo a difesa del tribunale di Mistretta ed offrirebbe ai detenuti nuove risorse con la realizzazione di attività educative e lavorative;
in data 8 novembre 1993, con nota n. 579723/1.7, il Ministero di grazia e giustizia aveva ribadito la volontà di procedere alla costruzione di un nuovo istituto penitenziario in Mistretta;
è quindi opportuno che il Comune di Mistretta sia incluso nel nuovo piano di edilizia carceraria -:
se intenda provvedere perché il comune sia inserito nel piano di nuova edilizia carceraria;
se intenda assumere idonee iniziative per l'apertura della nuova ala dell'attuale casa circondariale, nelle more della realizzazione di un nuovo istituto penitenziario.
(4-04962)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ad oggi la casa circondariale di Castrogno a Teramo riversa in uno stato di difficoltà, criticità ed emergenza. La struttura teramana è sovrappopolata, 406 detenuti presenti contro i 250 previsti, l'organico della Polizia penitenziaria è carente di 48 unità, gli ambienti non sono riscaldati e si soffre il freddo, le docce non sono garantite quotidianamente, ma tre volte a settimana. Da qualche settimana manca il direttore, le attività scolastiche e trattamenti mentali sono ridotte al minimo. Sui circa 400 detenuti presenti ben 300 soffrono, in modo più o meno grave, di patologie psichiche. In questo quadro così desolante e preoccupante è ben comprensibile quali tensioni si vivano all'interno della struttura;
il 28 ottobre 2009 un plico sigillato, senza mittente e doppio timbro è stato recapitato alla redazione de La Città il quotidiano di Teramo e provincia, dentro una lettera e un cd-rom contenenti forti accuse e una registrazione all'interno dell'istituto;
la lettera, indirizzata al direttore del quotidiano, parla di violenze di una guardia nei confronti di un detenuto e il cd-rom reca la registrazione di una conversazione all'interno del carcere: «... in sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto....» e ancora «... abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto...». Questo è, in sintesi, ciò che è emerso dalla registrazione;
ad avviso dell'interrogante, è necessario che si faccia chiarezza, che si verifichino al più presto l'attendibilità di tali affermazioni e la loro provenienza e avviare

un'indagine all'interno del carcere al fine di accertarne le responsabilità e di constatare eventuali precedenti;
ciò che è successo nei giorni scorsi a Teramo deve essere letto come la punta dell'iceberg di un disagio che si richiama ad una situazione drammatica di carattere nazionale -:
se il Governo sia a conoscenza di tale problematica e quali immediate iniziative intenda adottare per fronteggiarla;
se il Governo intenda attivare immediatamente quanto in suo potere in chiave preventiva, rieducativa e di garanzia, affinché vengano tutelati tanto gli operatori nell'esercizio delle loro funzioni, quanto la comunità dei detenuti.
(4-04967)

CONTENTO, LEHNER, VENTUCCI, STRACQUADANIO, LORENZIN e MOFFA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il procuratore generale presso la corte d'appello, Vincenzo Galgano, il 15 ottobre 2009, ha rilasciato l'intervista, qui di seguito riportata integralmente, al Corriere del Mezzogiorno, a firma di Gianluca Abate, dal titolo «PM fanatici danneggiano le persone o provocano sofferenze», a proposito di situazioni e comportamenti incresciosi imperanti all'interno della Procura di Napoli: la delicatezza degli argomenti ed il contenuto specifico delle affermazioni del procuratore generale rendono necessaria, ad avviso degli interroganti, la trascrizione integrale di domande e risposte:
«Procuratore generale, iniziamo dalla fine. Cominciamo da quel documento di Magistratura democratica, l'ala di sinistra delle toghe, che parla di "anomala situazione processuale scaturita da determinazioni adottato in contrasto con quello già espresse dalla Procura in relazione ad altre persone attualmente imputate nel dibattimento". L'ha letto?
"Sì. Toni irritanti. Dichiarazione irragionevole. Fossi in loro lascerei perdere, non gli conviene...".
La sostanza, procuratore. La sostanza, non la forma.
"La sostanza è che i colleghi di Md hanno trascurato di considerare che chi esercita la funzione giudiziaria deve obbedire alla propria professionalità e alla propria coscienza".
Giusto, ma come la mettiamo con i coimputati? La Procura ha chiesto l'archiviazione delle accuse più gravi per Bertolaso e Pansa, ma continua a ipotizzarle nei confronti degli altri: non è una disparità di trattamento?
"Qui si dimentica, o si vuoi dimenticare, che la parola finale spetta a un giudice, non a questo o quel pm. E poi non ho capito bene chi debba decidere che un magistrato ha fatto bene e che il suo collega ha sbagliato".
Se non lo sa lei...
«La persona che ha adottato questa decisione è un magistrato perbene, non un mascalzone. Ora, come si fa a dire che l'imputazione più lieve è quella sbagliata? È una cosa che stabilirà il giudice: il quale, beninteso, potrebbe anche decidere di ipotizzare reati più gravi. Accusare il procuratore di aver adottato decisioni per non ostacolare l'attività del Governo è una cosa fuori dal mondo. E, guarda caso, chi l'ha difeso pubblicamente? Paolo Mancuso, uno certamente non sospettabile di rapporti di amicizia con il Governo e con il suo premier".
Sta dicendo che è stata sbagliata la strategia «politica»?
«No, sto dicendo che la vicenda è diventata oggetto di un diffuso e ingiustificato clamore. È inevitabile che chi dirige un grande ufficio non possa ignorare effetti e ricadute dell'attività giurisdizionale. C'è chi si ostina ancora a non capire che quella del magistrato è un'attività pratica, non un mero esercizio teorico svincolato da responsabilità".

Qualcuno sostiene che i magistrati dovrebbero giudicare senza farsi condizionare dalla realtà... "Qui il ragionamento va sganciato da questo o quel processo, dai singoli magistrati. Ciò promesso, è ora di iniziare a chiarire alcuni punti una volta per tutte". Chiarisca... "La ricerca astratta della perfetta osservanza delle leggi dà luogo a soluzioni dolorose e insoddisfacenti per coloro che ne subiscono lo conseguenze, siano essi individui o collettività".
La "perfetta osservanza delle leggi" però è impegno che dovrebbe esser preteso, no?
"Certo, ma se si esaminassero bene le norme, e soprattutto se si applicassero correttamente le regole di interpretazione, queste conseguenze dannose non si dovrebbero verificare". Usa il condizionale... "La ricerca della perfezione spesso si traduce in un errore".
Vuol dire che c'è qualche pm che sbaglia ad applicare le norme?
"Ci sono casi in cui la certezza delle proprie idee diventa fanatismo. E uno degli effetti di questa eccessiva sicurezza è quello di non percepire le opinioni degli altri, di entrare in un meccanismo di irrealtà e di errore, insistendovi".
E come si difende il cittadino da questi pm?
"Il nostro sistema giudiziario è costruito in modo che gli errori vengano corretti, che questi magistrati si scontrino sempre con un muro che li riconduce a ragione. O, almeno, quasi sempre".
È quel «quasi» che preoccupa...
"Il lavoro della Procura costituisce la fase iniziale del procedimento, non quella finale. Ciò non esclude, però, che in questa fase certi magistrati possano creare problemi".
Quali?
"C'è il rischio che il fanatismo di alcuni pm venga strumentalizzato dall'esterno per lotte politiche, campagne di stampa, trame cui la magistratura dovrebbe rimanere estranea. La conseguenza è un enorme danno all'ufficio del pubblico ministero".
Rischiano anche i cittadini?
"Il fanatismo di questi magistrati provoca sofferenze alla gente e alla collettività. È un costo che i cittadini devono pagare all'autonomia della funzione giurisdizionale".
Scusi, ma il compito di vigilare sull'operato dei pm non spetta a lei?
"Si".
E che fa?
«Tutto quello che posso, cioè solo segnalare certe condotte al Csm».
E poi?
"Bah. La sezione disciplinare funziona male. Il collegio è troppo numeroso, gravato da un carico eccessivo. E poi subisce gli effetti inevitabili connessi a un sistema organizzativo che ne trascura la terzietà".
Cioè?
"Cioè lì c'è sempre un collega che giudica su un altro collega. Insomma, è gente che fa lo stesso lavoro. E non voglio pensare alla lunghezza delle istruttorie".
E alla lunghezza dei processi ci vuole pensare?
"Le lungaggini giudiziarie si protraggono al di là di ogni possibile tollerabilità. Colpa dell'indifferenza di chi dovrebbe investire nei servizi giudiziari".
Ci risiamo. Piove, governo ladro?
«No. È anche colpa degli uomini se il sistema non funziona, ed è ora che coloro che vi operano inizino ad assumersi le loro responsabilità".
Ecco, a proposito di lungaggini. Qui tra poco parte la corsa alle elezioni regionali. Antonio Bassolino è un governatore che attende da cinque anni di sapere se è un "truffatore"...

"Questi tempi sono una follia di cui subiamo tutti le conseguenze. Abbiamo il diritto di sapere se colui che è stato mandato a presiedere la Regione è un mascalzone o una persona perbene. E non possiamo certo saperlo dal pm".
...Il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino invece aspetta da un anno di sapere se è colluso con i Casalesi...
"lo non ho elementi dai quali mi risultino queste circostanze. E, per quel che mi riguarda, allo stato è una persona nei cui confronti non ho nulla da ridire".
Ci sarebbero anche i tanti "imputati qualunque" che avrebbero diritto a tempi celeri.
Le loro attese sono addebitabili solo al sistema inceppato?
"No. È intollerabile anche l'indifferenza mostrata da gran parte dei magistrati per i tempi della loro attività. Questo è un aspetto della professionalità che trovo peggiorato".
Che fa, rimpiange la vecchia generazione?
"C'è un generale abbassamento della qualità media degli studi, i cui effetti inevitabilmente si riverberano anche sulla qualità media dei magistrati delle nuove generazioni. Ciò non significa che io non noti, anche tra questi ultimi, alcuni vivissimi ingegni".
Ingegni a parte, pensa che i magistrati di oggi siano meno bravi di quelli di ieri?
"Il calo di qualità non è né inferiore né superiore a quello di tutti gli ambienti professionali". Però c'è stato anche se compensato da alcune eccellenze. E la storia del nostro Paese, del Sud in particolare. Gli altri hanno cento cavallucci. Noi dieci stalloni di razza ma 90 asini» -:
se intenda assumere iniziative di carattere ispettivo presso la Procura della Repubblica di Napoli, al fine di verificare la fondatezza dei succitati gravi rilievi espressi dal procuratore generale Vincenzo Galgano, sul modo di amministrare la giustizia da parte di alcuni pubblici ministeri napoletani.
(4-04983)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane sono sempre più numerose le notizie di disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale laziale, in particolar modo nel tratto che collega la capitale con la provincia di Frosinone;
negli ultimi giorni la situazione è a dir poco peggiorata con ritardi che hanno sfiorato le tre ore, rendendo insostenibile la viabilità sulla suddetta tratta;
le lunghe attese nelle stazioni e nei convogli hanno messo a dura prova la pazienza dei tanti viaggiatori che da troppo tempo stanno subendo l'inefficienza del servizio di trasporto ferroviario;
a pagare le conseguenze di un tale disservizio sono soprattutto i lavoratori e gli studenti pendolari che ogni giorno assistono impotenti alla vergognosa inadeguatezza che ormai caratterizza il nostro trasporto ferroviario;
i disagi si aggravano, inoltre, per la mancanza di coordinamento con il trasporto locale gommato, che genera ulteriori ritardi, e per i continui scioperi operati dal personale del settore autoferrotranviero;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini laziali, rendendone insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari;

recentemente la vicenda è stata segnalata con un altro atto di sindacato ispettivo che denunciava la situazione ma al momento nessuna risposta, ma soprattutto nessun intervento è stato disposto, mentre il Governo continua a fare annunci trionfalistici sul miglioramento dei sistemi ferroviari locali nel Paese -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per risolvere gli ormai insostenibili disagi che ricadono gravemente sui cittadini che utilizzano l'intera rete di trasporto ferroviario regionale laziale e in particolar modo sulla tratta Roma-Frosinone.
(3-00768)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa locale ha dato notizia che con il prossimo orario invernale dei treni in vigore da dicembre, Trenitalia avrebbe previsto la soppressione del treno Eurostar che ogni mattina transita da Parma alle ore 9.01 e arriva alla stazione di Roma Termini alle 12.36 con un tempo di percorrenza di sole tre ore e 35 minuti;
stessa sorte toccherebbe alla corsa del ritorno in partenza da Roma alle 15.45 per arrivare a Parma alle 19.08;
oltre al treno Eurostar delle 7.03, che impiega oltre 20 minuti in più per compiere il medesimo tragitto, quello delle 9.01 è l'unico treno «veloce» che collega Parma a Roma senza il cambio a Bologna che comporta un considerevolmente allungamento del tempo di percorrenza;
anche in virtù del fatto che Parma è sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, è necessario che la città risulti essere adeguatamente collegata con Roma;
l'eliminazione del sopraccitato collegamento Eurostar comporterebbe inoltre una forte penalizzazione delle città della bassa lombarda (Bergamo, Brescia, Cremona) e dell'Emilia Occidentale (Piacenza e Reggio-Emilia) per le quali i tempi di percorrenza per raggiungere Roma aumenterebbero di almeno 1/3 senza considerare il forte disagio connesso alla necessità di compiere almeno un cambio di treno;
l'annuncio, da parte di Trenitalia, della sostituzione dell'Eurostar delle 7.03 con un treno Freccia Rossa, pur determinando una riduzione del tempo di percorrenza di oltre 40 minuti, oltre a comportare un aumento dei costi per l'utenza di circa 8 euro, non sostituisce in alcun modo il servizio svolto dal sopprimendo Eurostar delle 9.01, ma anzi comporta una riduzione dei servizi offerti sia per tipologia sia per orario -:
quali siano le ragioni che, a quanto si apprende, stanno inducendo Trenitalia a prevedere la soppressione del treno Eurostar delle 9.01 che collega Parma e Roma che si auspica non siano solo di natura economica stante la «pubblica utilità» del servizio offerto;
in che modo il Ministro interrogato intenda attivarsi al fine di evitare che la città di Parma ed il territorio provinciale ed extraprovinciale che su essa gravita possa subire questa forte penalizzazione nei collegamenti con la Capitale.
(5-02078)

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il tragico evento del 29 giugno 2009 a Viareggio, evidenzia la necessità di innalzare il livello di sicurezza nel nostro Paese ed in tutta la Comunità Europea anche alla luce, dei nuovi Paesi che sono entrati a farne parte e nei quali, spesso, non sono ancora state recepite tutte le norme comunitarie in materia di sicurezza;
norme «inadeguate» o «non rispettate» sono nella maggior parte dei casi la causa di incidenti gravissimi;
sulle ferrovie italiane ogni giorno circolano in media trentacinque treni che

trasportano merci pericolose. Innanzitutto convogli carichi di Gpl come quello che ha causato la tragedia di Viareggio, ma anche cisterne di acido solforico, propilene, benzene e altro;
tutte le merci pericolose transitano su linee ferroviarie ordinarie, quindi attraversano i centri abitati di quasi tutte le città italiane;
l'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria (Ansf) ha da tempo acceso un faro: «Un'attenzione particolare - recita il suo ultimo rapporto - va posto in merito alla non conformità rilevate sul materiale rotabile per le merci pericolose, soprattutto relativamente ai trasporti di Trenitalia»;
la cisterna, l'elemento più delicato, va controllata da cima a fondo ogni quattro anni. I tecnici incaricati devono passare ai raggi X la struttura esterna per evidenziare possibili microfratture. Devono testare ogni singola valvola di carico e scarico, snodi delicatissimi per un sistema che deve pompare a bordo 45 tonnellate di gas sotto pressione, altamente infiammabile ed esplosivo. Questo esame è stato passato a pieni voti il 2 marzo 2009 dalla ferro-cisterna esplosa in Versilia che era stata immatricolata in Germania nel 2004. Pianale, ruote e assali (l'imputato numero uno per l'incidente di lunedì) devono invece essere invece controllati ogni sei anni;
con la liberalizzazione dei mercati e l'apertura delle frontiere si pone certamente un problema di standard di sicurezza -:
se nel caso del convoglio sopracitato siano state rispettate tutte le direttive comunitarie e rispettate tutte le disposizioni di Ferrovie dello Stato, che vanno dalla costruzione dei vagoni (in materiale e di spessore diverso in base alle sostanze trasportate) ai controlli e ai piani di emergenza da adottare in caso di incidente;
se non sia più opportuno, per quanto riguarda le verifiche, cominciare a valutare il chilometraggio piuttosto che il tempo intercorso tra un controllo e l'altro;
se non sia opportuno procedere immediatamente a emanare il decreto attuativo dell'ultimo aggiornamento della direttiva CEE (Direttiva 2008/68/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24 settembre 2008 relativa al trasporto interno di merci pericolose) che, introduce novità per innalzare le misure di sicurezza, si pone come obiettivo quello di uniformare gli standard comunitari e di creare un mercato unico per i servizi di trasporto di merci pericolose ed introduce inoltre una nuova catalogazione delle sostanze e prescrizioni aggiuntive per il loro trasporto;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per potenziare i controlli interni anche verso convogli privati e provenienti da altri Paesi;
quali iniziative intende intraprendere il Ministero in sede CEE per promuovere il potenziamento delle competenze dell'Agenzia ferroviaria europea, sopratutto nell'accelerare e nel verificare, l'uniformità delle norme ed il pieno recepimento e rispetto delle direttive;
se questo Ministero intenda promuovere un'anticipazione dell'entrata in vigore della nuova direttiva comunitaria approvata il 16 dicembre 2009, la quale prevede che ogni singolo vagone ferroviario abbia un suo responsabile della manutenzione accreditato dalle autorità di sicurezza nazionali, prevista attualmente per il 2012;
se si consideri che il recentissimo spostamento dal 15 giugno del Carro Soccorso ferroviario di La Spezia su Genova
(provocando il paradosso di avere due Carro Soccorso vicinissimi come Genova e Savona), tralasciando uno snodo importantissimo come quello Tirrenico-Pontremolese, vada nel senso di innalzare il livello di sicurezza e di accelerare i soccorsi nel caso di incidente ferroviario.
(5-02082)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da anni viene da più parti rilevata l'inadeguatezza della condizione igienico-sanitaria di carrozze di taluni convogli di Trenitalia, che desta disappunto e non poche preoccupazioni tra i numerosi utenti dei servizi, a fortiori se abituali, com'è nel caso dei pendolari;
le stesse Ferrovie dello Stato, nel recente passato, a conferma dei reiterati rilievi esposti da alcune associazioni di utenti e consumatori, riscontrava, mediante verifiche, sia direttamente sia attraverso la società esterna di certificazione SUS, che gli standard di pulizia e di igiene dei convogli e delle stazioni non risultavano conformi ai livelli qualitativi previsti contrattualmente e pervenivano alla decisione di bandire una gara europea per la pulizia dei treni, indetta da Trenitalia S.p.A. nel mese di giugno del 2008;
la situazione di precarietà igienica, è stata, da ultimo, documentata, si apprende da notizie di stampa, con un dossier fotografico che comitati dì pendolari di quattro regioni - Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna - hanno trasmesso il 23 settembre 2009, unitamente a un appello, al Ministro del lavoro, del salute e delle politiche sociali. Nel documento sì evidenzia il rischio di maggior esposizione al contagio di patologie infettive, tra le quali l'«influenza suina», per la concomitanza nei convogli ferroviari di fattori, segnatamente: finestrini sigillati, sovraffollamento di utenti e alto livello di sporcizia, che determinano un ambiente ideale per la diffusione degli agenti virali;
il sistema di aerazione dei compartimenti delle carrozze ferroviarie, d'altronde, risulta molto spesso inadeguato o malfunzionante, anche a causa dell'elevata vetustà degli impianti e della scarsa manutenzione, risultandone impedito, di fatto: il corretto ricambio dell'aria mentre l'affollamento sovente eccessivo dei convogli, ulteriore condizione agevolativa delle patologie diffusive, è largamente riconducibile a cause organizzative per la non occasionale violazione, da parte dei gestori, di obblighi o anche dei semplici dettami del buon senso intorno alla composizione minima dei treni e per la soppressione non infrequente di convogli ferroviari;
il virus dell'influenza A(H1N1)v, nota come «influenza suina», si appresta a raggiungere il massimo della sua potenza infettiva, essendo fattori favorenti il freddo e l'umidità. I dati attuali informano che in Italia i casi confermati sono stati migliaia con svariati decessi che, al 18 ottobre scorso, erano 4 (fonte: ISS - Rapporto sull'influenza AH1N1, aggiornamento al 21 ottobre 2009) e già all'inizio del corrente mese di novembre 2009 si sarebbero sestuplicati (fonte: vice Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Ferruccio Fazio - audizione del 5 novembre 2009 sull'emergenza sanitaria relativa alla diffusione dell'influenza A-H1N1 - Commissioni riunite Affari Sociali della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica);
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha diramato indicazioni relative anche alla prevenzione della nuova influenza da virus influenzale A(H1NI)v con Circolare 27 luglio 2009 in premessa della quale si rinviene la raccomandazione di «evitare i luoghi affollati» -:
se il Governo, essendo a conoscenza della situazione, non ritenga di adottare le iniziative e i provvedimenti opportuni, comunque idonei ad assicurare prontamente standard di qualità dei servizi ferroviari, condizioni igieniche e di decoro, confortevolezza e sicurezza ambientale sui treni circolanti nel nostro Paese, necessari e irrinunciabili;
se il Governo, con riferimento allo specifico rischio correlato alla diffusione dell'influenza A(H1N1)v e, dunque, all'esigenza

di prevenire e scongiurare le circostanze facilitative della trasmissione del virus, nel caso di specie all'interno delle vetture passeggeri ferroviarie, non ritenga di dover decidere attività ispettive finalizzate all'accertamento delle concrete condizioni igieniche attualmente emergenti sul parco rotabili ad uso passeggeri ed eventualmente, sulla scorta dei relativi esiti, emanare linee guida, disporre prescrizioni, assumere risolutive decisioni, conformi ai presupposti giuridici dei rapporti concessori che disciplinano l'esercizio dell'impresa ferroviaria;
se il Governo per ragioni di natura sanitaria e anche nel rispetto dei diritti degli utenti non ritenga di sostenere con ogni solerte e opportuna iniziativa il principio della composizione minima dei treni, della quale appare importante definire e introdurre criteri di riferimento puntuali e coerenti, per ridurre il sovraffollamento dei convogli e, in tal modo, concorrere a tutelare la salute degli individui.
(4-04979)

MARTELLA, VIOLA e MURER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con bando pubblicato in data 15 gennaio 2009, la FERSERVIZI S.P.A. ha indetto una gara ristretta per l'affidamento del servizio di ristorazione ai dipendenti del gruppo FS, per un valore dell'appalto pari a euro 280.000.000;
solo due offerte sono pervenute per la gara in questione e sono state presentate da: 1) Buffet Srl, quale capogruppo dell'ATI costituita tra Consorzio DLF Buffet, consorzio Copra, Consorzio Nazionale Servizi Copra Ristorazione e Servizi S.r.l.; 2) Gemeaz S.r.l., (Multinazionale facente capo al gruppo Inglese Barclays) quale capogruppo dell'A.t.i costituita dalla stessa QUI Group S.p.A.;
in data 5 ottobre la Commissione di gara ha proceduto all'apertura delle buste contenenti la documentazione amministrativa e in data 6 ottobre 2009 ha disposto l'esclusione dell'ATI costituita da Buffet Srl, Consorzio DLF Buffet, Copra consorzio, Consorzio Nazionale Servizi e Copra Ristorazione e Servizi S.r.l. in quanto tali consorzi hanno aggiunto, in fase di offerta, alcune imprese esecutrici senza attestarne il possesso dei requisiti di carattere generale; nel merito si evidenzia che tali imprese sono conosciute e operano attualmente per F.S. e per cui, di conseguenza, sono in possesso dei requisiti citati;
la società Buffet ha chiesto che venisse messo a verbale che la documentazione presentata dal R.T.I. Buffet S.r.l. risponde in maniera puntuale alle prescrizioni indicate nel Bando di gara e nella Lettera d'invito e, in particolare, che le dichiarazioni presentate dal R.T.I. Buffet S.r.l. sono state redatte in applicazione della clausola contenuta al punto III.2.1, del Bando di gara ed in conformità ai facsimile ivi allegati;
la Commissione ha quindi valutato il progetto dell'unica concorrente rimasta attribuendo il massimo del punteggio disponibile e, dopo aver aperto la busta economica - e senza nemmeno riservarsi un tempo congruo per valutare le osservazioni formulate dall'ATI esclusa - ha aggiudicato definitivamente la gara all'unica concorrente rimasta malgrado nella lettera d'invito (pag.18 capo IX) fosse prevista la possibilità da parte della committente di procedere o meno all'aggiudicazione in caso di presentazione di una sola offerta;
l'unica offerta valutata è stata quella presentata dall'ATI Gemeaz S.r.l. e QUI Group S.p.A.; tale ultima impresa è anche, tramite la sua controllata QNFS (Q.N. Financial Service s.p.a.), il fornitore di Ferservizi, deputato alla gestione e controllo delle registrazioni dei pasti erogati a favore del personale del gruppo F.S.;
in caso di conferma di aggiudicazione si creerebbe piena coincidenza tra il fornitore/certificatore del sistema elettronico di rilevazione pasti e il gestore del servizio ristorazione, determinando una situazione di palese conflitto di interessi perché la società QNFS si troverebbe a dover certificare i pasti erogati dalla propria società, proprietaria QUI Group;

l'articolo 46 del Codice dei contratti pubblici (d.lgs. 163 del 2006) prevede che le stazioni appaltanti invitino, se necessario, i concorrenti a completare o a fornire chiarimenti in ordine al contenuto dei certificati, documenti e dichiarazioni presentati;
né il bando di gara né la lettera d'invito prevedono, per il particolare caso in contestazione, l'espressa comminatoria dell'esclusione dalla gara -:
se e quali informazioni possa fornire il Ministro sulla vicenda citata e quali iniziative intenda assumere il Ministro per far rispettare quanto previsto dal Codice dei contratti pubblici anche in relazione al possibile conflitto di interessi esistente, tenendo conto del fatto che si determina, con l'aggiudicazione all'unico offerente rimasto in gara, una piena coincidenza fra il fornitore ed il certificatore del sistema elettronico nazionale che ha il compito di rilevare la quantità dei pasti che la Società appaltante dovrà pagare, anche al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali nel rispetto dei necessari standard qualitativi del servizio offerto.
(4-04980)

SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con D.D. N 331 (EX TIF)/211 PA del 15 marzo 2005 ha approvato in linea tecnica il progetto definitivo per la realizzazione di tre linee tram per la città di Palermo, per un importo complessivo di spesa pari ad euro 216.772.099,93, di cui euro 128.974.434,90 finanziati dallo Stato e euro 87.797.665,03 a carico del comune di Palermo;
in data 6 giugno 2006, è stato stipulato il Contratto di Appalto con il quale Amat Palermo SpA ed il comune di Palermo hanno affidato la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori per la realizzazione del sistema tram città di Palermo all'ATI composta da SIS s.c.p.a. (capogruppo e mandataria) Ali Bombardier - Edilscavi (Mandante), V. Mosco & associati (mandante), SEIB Ingenieur (mandante);
i lavori delle tre linee tram dovranno essere completati entro il giugno 2011;
sulla vicenda, in data 20 ottobre 2009, viene presentata una interrogazione dal consigliere comunale di Palermo, Maurizio Pellegrino;
dall'atto di sindacato ispettivo di cui sopra emergono pesanti interrogativi. In particolare:
1) si ravvisa inadeguatezza nella copertura finanziaria per la realizzazione delle tre linee tram e incertezza sul completamento dell'opera cosi come originariamente progettata, con particolare riguardo alle carenze nella progettazione esecutiva, ai ritardi rispetto al cronoprogramma e per la predisposizione di varianti che esulano dal progetto definitivo;
2) non si conoscono le conclusioni a cui è pervenuta la Commissione di indagine, istituita dal CdA della società «AMAT PALERMO SPA», per la verifica degli atti e delle procedure poste in essere nella gestione del processo di realizzazione del «Sistema Tram Città di Palermo»;
3) non è dato sapere chi sono i componenti della suddetta commissione, il curriculum degli stessi, e se sono state verificate eventuali situazioni di incompatibilità con la stazione appaltante Amat;
4) se risponde al vero la circostanza secondo la quale il Responsabile Unico del Procedimento (Direttore Programmazione e Sviluppo di Amat Palermo SpA), non abbia avviato le procedure di contestazione all'appaltatore relativamente al ritardo nell'inizio dei lavori e, nell'ipotesi affermativa, le ragioni ditali omissioni che potrebbero avere determinato presupposto di danni patrimoniali (per diversi milioni di euro) a carico della stazione appaltante (AMAT);
5) se risultano contestazioni da parte dell'appaltatore per decine di milioni di euro;

6) se le prestazioni effettuate dal RUP, prima dell'aggiudicazione definitiva, relative all'adeguamento economico di progetto definitivo esistente della «linea 1» (Stazione Centrale Roccella) e della «linea 2» (Leonardo da Vinci - Notarbartolo) non lo abbiano reso incompatibile con tale incarico;
7) se per le prestazioni di cui al punto precedente il RUP abbia percepito compensi, e se lo stesso abbia un contenzioso con AMAT Palermo SpA circa la richiesta di competenze economiche quale RUP del sistema TRAM;
8) se risponde al vero il fatto che il quadro economico del sistema tram, approvato dal Ministero è difforme nella parte descrittiva da quello utilizzato dalla stazione appaltante Amat Palermo SpA negli atti deliberativi del CdA e nelle determine dirigenziali dell'arca Infrastrutture Ufficio OOPP del Comune di Palermo e, segnatamente, l'inserimento nella voce 3b delle voci «RUP e supporto» per euro 1.152.000 ed «Ufficio Emergenza Traffico» per euro 960.000;
9) se sono state erogate somme all'Ufficio Emergenza Traffico del Comune di Palermo e qualora lo fossero state, l'iter procedurale seguito;
10) il motivo per il quale l'AMAT, ad oggi, per l'attività svolta nella fase pre e post aggiudicazione (rientranti nel quadro tecnico ed economico del progetto Tram), non abbia ancora ricevuto circa due milioni di euro, giusta convenzione con il comune di Palermo del 21 febbraio 2003,
11) il dettaglio delle somme a tutt'oggi erogate dall'area Infrastrutture - Ufficio OO.PP - Ufficio Completamento Interventi ex OPCM 322/02 del Comune di Palermo, con l'indicazione dell'oggetto, del beneficiario e sulla fonte dei finanziamenti ministeriali utilizzati (legge 211/92 - Legge 341/95 - Legge 641/96) -:
se per quanto di competenza e nel rispetto dell'autonomia dell'ente locale alla luce di quanto sopra illustrato, non ritenga opportuno acquisire informazioni in relazione agli aspetti non chiari della vicenda.
(4-04985)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

AMICI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base al decreto ministeriale n. 333-B/13D.4.08/W datato 2 ottobre 2009, pubblicato sul Bollettino ufficiale del personale n. 1/27 del 13 ottobre 2009 sono stati esclusi dal concorso a 266 posti di vice perito tecnico, ben 1278 candidati su 1734 che avevano presentato domanda d'ammissione;
il motivo d'esclusione per la stragrande maggioranza dei candidati risulta essere il «difetto di titolo»; ovvero non possedere gli «specifici» titoli di studio, individuati dal competente Dipartimento in determinati diplomi di scuola media superiore o attestati professionali specifici;
molti dei predetti titoli risulterebbero non in possesso dei concorrenti esclusi prevalentemente per «cause anagrafiche»: si tratta infatti di personale diplomato in media negli anni '80, quando in molte città non esistevano ancora istituti scolastici che rilasciavano gli specifici titoli di studio richiesti (si rammenta che l'età media di un poliziotto è di 43 anni);
tuttavia risulta all'interpellante che tutti i concorrenti esclusi sarebbero comunque in possesso di un diploma di scuola media superiore ovvero di laurea specifica o specializzazione post-diploma conseguiti direttamente, onde mantenersi al passo con la tecnologia utilizzata; ma un titolo di studio superiore non viene paradossalmente preso in considerazione (ad esempio un operatore tecnico laureato

in biologia non può concorrere al concorso da vice perito biologo perché, pur avendo una laurea, il concorso fa esplicito riferimento al diploma di scuola media superiore che non è attinente a quello posseduto);
una tale scelta meramente burocratica fa si che centinaia di tecnici si totalmente inadeguata alle stesse esigenze dell'Amministrazione, pur avendo loro maturato un'esperienza ultra-decennale sul campo: si pensi ad esempio ad intere reti di questure gestite efficientemente e con forte risparmio per lo stesso ente, da tecnici del settore telematico, ma in possesso di diploma di ragioniere o di geometra non in linea con gli stretti vincoli concorsuali;
va tenuto altresì in conto l'ordinanza del Tar Lazio R.G. 11587/2008, che accoglie la richiesta all'ammissione con riserva alle prove di esame al concorso in questione di alcuni ricorrenti non in possesso dello specifico titolo richiesto, essendo dal giudice amministrativo stata «rilevata la sussistenza del danno grave e irreparabile» -:
se non ritenga opportuno un atto di autotutela finalizzato a rivedere la decisione riservando magari ai titoli specifici richiesti un punteggio maggiore, ma consentendo a coloro che hanno titoli attinenti superiori ovvero equipollenti e che hanno acquisito sul campo la specifica professionalità richiesta di poter essere ammessi alle prove;
se infine non ritenga di superare decisamente il cosiddetto vincolo del profilo omogeneo che impone - per ottenere la qualifica di vice-perito - non solo di possedere il titolo di studio richiesto ma altresì di provenire dal profilo omogeneo direttamente inferiore talché un tecnico infermiere con diploma da assistente sociale, non può concorrere al ruolo di vice perito assistente sociale se proviene da un profilo professionale diverso.
(5-02077)

SCHIRRU, MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU e PES. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Talla Ndao è nato in Senegal il 16 maggio 1980, è titolare di passaporto ordinario rilasciato dalle competenti autorità in data 31 gennaio 2007 e valido fino al 30 gennaio 2011 risulta essere destinatario di rigetto di permesso di soggiorno emesso dal questore di Cagliari in data 21 ottobre 2009 e notificato il 27 ottobre 2009 emesso ai sensi dell'articolo 26, comma 7-bis del decreto legislativo n. 286 del 1998. Per migliorare la situazione economica propria e della propria famiglia, decide di emigrare nel 2002 in Sardegna;
nel 2003, a ventitré anni, appena arrivato nell'isola, Talla si ritrovò a fare l'ambulante, una scelta quasi obbligata, in mancanza di un'occupazione in grado di garantirgli il necessario per vivere. Durante un controllo della Polizia gli furono trovati dei cd contraffatti, per cui fu denunciato;
oggi, proprio a causa della vicenda giudiziaria risalente ormai a sei anni fa, Talla Ndao risulta destinatario di un decreto di espulsione dal territorio nazionale emesso in data 27 ottobre 2009 dal Prefetto di Cagliari, attraverso il quale si dispone che il giovane sia trattenuto presso il Centro di identificazione ed espulsione di Catanzaro - Lamezia Terme;
nel frattempo, Talla Ndao si è perfettamente integrato: ha migliorato il suo italiano, suona in un gruppo, i Twin Vega, molto apprezzato nella provincia, ha trovato un lavoro stabile come collaboratore domestico;
nel social network Facebook, il gruppo «TALLA DEVE RESTARE IN ITALIA» registra 7.560 persone che testimoniano la vicinanza e la solidarietà alla vicenda del ventinovenne senegalese;

è quanto mai evidente che il reato di detenzione di CD contraffatti, di cui si è reso responsabile Talla, risulta non sufficiente a giustificare un provvedimento così grave come l'espulsione dal territorio nazionale -:
se non ritenga opportuno riesaminare le procedure relative al giovane Talla Ndao, per un nuovo permesso di soggiorno per motivi di lavoro e umanitari;
se non ritenga opportuno verificare quanti sono i casi simili a quello sopra enunciato in tutta Italia, al fine di promuovere iniziative normative in modo tale da prevedere di fronte a queste fattispecie, immediate forme alternative al trattenimento nei CIE per procedere poi all'espulsione, come per esempio, l'affidamento ai servizi sociali per scontare la pena per piccoli reati.
(5-02086)

PILI e CALDERISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giovane Ndao Talla, nato in Senegal il 16 maggio 1980, titolare di passaporto ordinario rilasciato dalle competenti autorità in data 31 gennaio 2007 e valido fino al 30 gennaio 2011 risulta essere destinatario di rigetto di permesso di soggiorno emesso dal questore di Cagliari in data 21 ottobre 2009 e notificato il 27 ottobre 2009 emesso ai sensi dell'articolo 26 comma 7-bis del decreto legislativo n. 286 del 1998;
il predetto Ndao Talla risulta destinatario di un decreto di espulsione dal territorio nazionale emesso in data 27 ottobre 2009 dal prefetto di Cagliari;
il questore di Cagliari ha disposto che il giovane sia trattenuto presso il centro di identificazione ed espulsione di Catanzaro - Lamezia Terme ovvero il centro più vicino tra quelli destinati dal Ministero dell'interno, con effettiva disponibilità di posti;
le ragioni del provvedimento di espulsione nei confronti di Talla Ndao risalgono al 2003: il ragazzo, 29 anni, appena arrivato nell'isola, circa sette anni fa, non sapendo di che vivere, faceva l'ambulante. Durante un controllo gli furono trovati anche cd contraffatti. Quel fatto comportò una denuncia, con conseguente emanazione di un decreto penale di condanna;
la vicenda giudiziaria risalente a sei anni fa, ha determinato la presunta ragione ostativa della sua permanenza in Italia;
il giovane, nel frattempo, è riuscito a trovare un lavoro come collaboratore domestico, integrandosi perfettamente con il resto della comunità;
il giovane Talla Ndao fa parte del gruppo musicale Twin Vega molto conosciuto nel territorio del Sulcis Iglesiente;
nel principale social forum facebook si registra una imponente mobilitazione di cittadini (quasi 7.000) a sostegno della permanenza del giovane nella città di Iglesias dove risulta profondamente integrato;
i sentimenti di affetto e amicizia che si registrano su tutti gli organi di stampa da diversi giorni testimoniano la vicinanza a questo ragazzo sia della comunità locale che di tutte le istituzioni locali;
in un colloquio nel centro di identificazione di Lamezia Terme con il giovane senegalese il sottoscritto interrogante ha potuto constatare personalmente il radicamento e l'attaccamento del giovane alla «sua» città d'adozione;
le norme sull'immigrazione hanno come principio di fondo quello di favorire l'integrazione degli stranieri ed allontanare dal nostro Paese coloro che violano le leggi del nostro Paese;
il reato di cui si è reso responsabile il giovane (detenzione di alcuni cd contraffatti), a distanza di sei anni, appare non sufficiente a giustificare un provvedimento così grave come l'espulsione dal territorio nazionale;

la razionalità della norma si fonda sul buon senso e lo stesso articolo 27 della Costituzione italiana afferma che «Le pene non devono essere contrarie al senso di umanità, e devono tendere alla rieducazione del condannato»;
per analogia aggravata la stessa legge penitenziaria n. 354 del 1975 prevede che l'osservazione scientifica della personalità dei condannati in carcere deve essere diretta «... all'accertamento dei bisogni di ciascun soggetto connessi all'eventuali carenze fisico-psichiche, affettive, educative, e sociali che sono state di pregiudizio all'instaurazione di una normale vita di relazione...»;
l'articolo 17 della legge penitenziaria, sempre per analogia aggravata rispetto al reato e allo stato del condannato, afferma che «La finalità del reinserimento sociale dei condannati e degli internati deve essere perseguita anche sollecitando ed organizzando la partecipazione di privati e di istituzioni o associazioni pubbliche o private all'azione rieducativa ...»;
il Tribunale amministrativo regionale delle Marche ha accolto il ricorso relativo alla regolarizzazione di un immigrato, anche in presenza di pregresso provvedimento di espulsione, se sussiste un obiettivo inserimento sociale del cittadino extracomunitario che possa giustificare la revoca dell'atto di espulsione con il conseguente annullamento del decreto 3 dicembre 2002 del Questore di Macerata;
il dispositivo del TAR Marche dispone in sintesi:
dall'articolo 1 lettera a) del decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, convertito nella legge 9 ottobre 2002, n. 222 (che consente la regolarizzazione, anche in presenza di pregresso provvedimento di espulsione, se sussiste un obiettivo inserimento sociale del cittadino extracomunitario che possa giustificare la revoca dell'atto di espulsione) è possibile trarre estensivamente il principio per cui ove un permesso di soggiorno sia stato già rilasciato a seguito di un procedimento diverso dalla cosiddetta regolarizzazione, la competente Autorità amministrativa, invece di revocarlo sulla base dell'esistenza di un precedente decreto di espulsione, deve esaminare la possibilità di revocare il decreto di espulsione stesso, ove sussiste un effettivo inserimento sociale del cittadino extracomunitario e, nel contempo, non vi siano altri impedimenti alla permanenza nel territorio italiano del medesimo;
nel dispositivo richiamato del Tar Marche si sostiene: 2.- «Tanto premesso, considera il Collegio che l'articolo 1 lettera a) del decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, convertito nella legge 9 ottobre 2002, n. 222, già vigente alla data della disposta revoca del permesso di soggiorno, consente la regolarizzazione anche in presenza di pregressa espulsione, se sussiste un obiettivo inserimento sociale del cittadino extracomunitario che possa giustificare la revoca dell'atto di espulsione. Da questa disposizione di legge, deve estensivamente dedursi che nell'ipotesi in cui un permesso di soggiorno sia stato già rilasciato a seguito di un procedimento diverso dalla cosiddetta regolarizzazione, la competente Autorità amministrativa, prima di revocarlo, deve prima esaminare la possibilità di revocare, invece, il decreto di espulsione, anziché disporre direttamente quella del permesso di soggiorno, se, ovviamente, sussiste un effettivo inserimento sociale del cittadino extracomunitario e, nel contempo, non sussistono altri impedimenti alla permanenza nel territorio italiano del cittadino extracomunitario» -:
se il Ministro dell'interno non ritenga di dover valutare, alla luce dei fatti enunciati, se vi siano le condizioni per un riesame delle procedure relative al giovane Talla Ndao;
se non ritenga di dover, sino all'esame dei documenti relativi, invitare gli organismi competenti a sospendere, anche alla luce delle reiterate richieste delle autorità locali e delle migliaia di cittadini e dell'evidente non pericolosità del cittadino,

le procedure di espatrio, anche accertando, a tale fine, il grado di inserimento sociale del ragazzo nella comunità che da sette anni lo ospita.
(5-02088)

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
all'alba del 30 ottobre 2009 il Centro popolare occupato Experia di Catania, è stato sgomberato durante un'operazione da polizia e carabinieri, che hanno fatto irruzione nei locali di via Plebiscito, occupati da 17 anni e trasformati in centro sociale;
durante lo sgombero c'è stato qualche momento di tensione tra gli occupanti e gli esponenti delle forze dell'ordine come è Stato riportato dagli organi di stampa, da numerose testimonianze nonché dai numerosi filmati rinvenibili su internet; le modalità utilizzate dalle forze dell'ordine al momento dello sgombero sono state caratterizzate da episodi di violenza ai danni dei cittadini che manifestavano pacificamente il loro dissenso;
il centro sociale Experia svolgeva nel quartiere Antico Corso attività di alta rilevanza sociale e più volte in passato esponenti del Centro sono Stati invitati a partecipare a eventi, manifestazioni e incontri di profilo anche istituzionale, quali credibili interlocutori dell'amministrazione comunale;
la presenza di più di un migliaio di cittadini alla manifestazione di protesta avvenuta il 31 ottobre 2009 costituisce una dimostrazione tangibile del perfetto inserimento nel tessuto cittadino e del valore dell'azione nel territorio del Centro Popolare Experia: il quartiere Antico Corso non può contare su alcuno dei tipi di servizi sociali, garantiti fino alla data dello sgombero dal Centro Popolare Experia, e in particolare, le attività destinate ai minori del quartiere, quali doposcuola, ludoteca, attività ginniche, ciclofficina;
in questi giorni si è registrata una vasta eco suscitata dall'azione di polizia nonché una diffusa solidarietà attorno al centro sociale -:
se le modalità utilizzate dalle forze dell'ordine al momento dello sgombero del Centro popolare occupato Experia fossero motivate da esigenze di sicurezza;
se il Ministro interrogato non intenda promuovere interventi straordinari nei quartieri San Cristofaro e Antico Corso di Catania destinati ai minori per la prevenzione del disagio giovanile.
(4-04954)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministro ha impostato una giusta e condivisa politica di incentivo al merito e di premi alle eccellenze;
nell'ambito della positiva politica governativa suindicata, il Ministro ha confermato il fondo di 3,8 milioni di euro per premiare gli alunni delle scuole superiori che ottengono il voto di 100 e lode alla maturità, oppure si distinguono per meriti scolastici e di studio;
nell'anno 2009 si registrano complessivamente 1157 diplomati con lode nelle scuole superiori del Nord e ben 2806 nelle scuole del Centro-Sud;
detti numeri denotano con evidenza una incisiva propensione delle scuole del Sud al rilascio di voti alti -:
se il Ministro non ritenga necessario ripartire il fondo su base regionale, ai fini di evitare sperequazioni e premiare effettivamente il merito.
(4-04974)

TESTO AGGIORNATO AL 28 GENNAIO 2010

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
con l'articolo 4 del decreto legislativo n. 503 del 1992 sono stati previsti nuovi requisiti reddituali per l'integrazione al trattamento minimo delle pensioni a carico dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti, delle gestioni sostitutive ed esclusive della medesima, nonché delle gestioni previdenziali per i commercianti, gli artigiani, i coltivatori diretti, mezzadri e coloni, della gestione speciale minatori e dell'Enasarco con effetto dal 1o gennaio 1993;
in questo modo si sono danneggiate molte persone, soprattutto donne casalinghe che intendevano precostituirsi una piccola rendita con versamenti contributivi volontari;
nella XIV Legislatura il 16 luglio 2003 il sottosegretario sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati, presentava il disegno di legge n. 2411 (assegnato alla II Commissione ma non esaminato) recante «Modifiche al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, e al decreto legislativo 16 settembre 1996, n. 565, in materia di gestione previdenziale», il quale prevedeva l'abrogazione dell'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo n. 503 del 1992 e ripristinava la possibilità di accedere al beneficio;
se, come e quando il Governo intenda promuovere l'abrogazione o la sostanziale modifica dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 503 del 1992, per ovviare alle ingiustizie che l'applicazione di tale norma ha prodotto soprattutto per le donne casalinghe.
(2-00537) «Monai, Rubinato».

Interrogazione a risposta orale:

CARDINALE e BURTONE. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in una vasta area territoriale ricadente nelle province di Agrigento e Caltanissetta viene effettuata la distribuzione idrica attraverso il «Fanaco», grande invaso artificiale posto in territorio di Castronovo, provincia di Palermo;
da alcuni mesi i cittadini dei numerosi comuni serviti da questo invaso, particolarmente i comuni di Mussomeli (provincia di Caltanissetta) e Canicattì (provincia di Agrigento), ricevono acqua che contiene una altissima quantità di manganese che la rende torbida e di colore rossastro;
i sindaci dei predetti comuni hanno emesso ordinanze che ne vietano la potabilizzazione;
tutto ciò oltre a creare enormi disagi alle popolazioni interessate, comporta un uso spropositato di acqua minerale con ingenti costi per le famiglie e con gravi problemi per i cittadini più poveri;
a Mussomeli negli ultimi mesi si sono verificati numerosi decessi per patologie tumorali che hanno colpito anche cittadini di giovane età -:
se il Ministro interrogato disponga di ulteriori informazioni in ordine a quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, in particolare al fine di avviare, tramite l'Istituto superiore di sanità, uno studio epidemiologico sulla presenza di patologie neoplastiche nei territori sopra indicati.
(3-00767)

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 1o giugno 2009 i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera saranno soggetti alla trattenuta, in busta

paga, dell'Indennità Speciale di Disoccupazione da parte della Svizzera;
la legge 5 giugno 1997 n. 147 «Norme in materia di trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro» prevede che gli importi trattenuti ai lavoratori come dell'Indennità Speciale di Disoccupazione siano retrocessi dalla Svizzera e contribuiscano ad una gestione con contabilità separata dell'INPS che poi provvederà ad erogare le somme ai frontalieri rimasti disoccupati;
nell'audizione al comitato permanente per gli Italiani all'estero è emersa l'esigenza da parte delle organizzazioni sindacali di rinegoziare con la Svizzera la materia dei lavoratori frontalieri italiani così come anche i rapporti di lavoro con San Marino e il principato di Monaco -:
qual è ad oggi la consistenza economica della gestione della contabilità separata INPS prevista dalla legge 147/97;
se la gestione della contabilità separata INPS sia per l'esclusivo utilizzo dell'indennità di disoccupazione e se essa sopravviva all'accordo tra Italia e Svizzera reso esecutivo con decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1980, n. 90;
quali ulteriori azioni saranno intraprese per garantire un trattamento non discriminatorio dei lavoratori italiani frontalieri non solo in Svizzera ma anche negli altri paesi confinanti.
(4-04955)

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la diffusione delle patologie virali si verifica soprattutto nei luoghi pubblici, dove vi è una elevata concentrazione di soggetti potenzialmente infetti;
periodicamente si verificano epidemie pericolose, quale ad esempio quest'anno il virus denominato «H1N1»;
è pratica diffusa all'estero posizionare contenitori portatili di disinfettanti per le mani in molti luoghi pubblici (uffici della pubblica amministrazione, stazioni, aeroporti, chiese, scuole...);
l'uso di disinfettanti e prodotti appositi può effettivamente ridurre il pericolo di contagio e conseguentemente il totale dei malati;
il costo a carico della finanza pubblica di acquisto di molte migliaia di questi contenitori (simili a sapone liquido, anche nei costi) è sicuramente inferiore a quanto potenzialmente si può risparmiare per minori costi a carico del Servizio sanitario nazionale dovuti a minori contagi -:
se il Ministro non ritenga opportuno procedere con urgenza all'acquisto e alla distribuzione gratuita di contenitori-erogatori di gel disinfettanti per le mani in tutti i luoghi pubblici del Paese.
(4-04956)

TOCCI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Enasarco ha deciso di dismettere l'intero patrimonio immobiliare ad uso abitativo con vendita diretta all'inquilinato e con cessione a titolo residuale - per i conduttori che non siano in grado di acquistare le case in cui abitano - ai fondi immobiliari;
la Fondazione ha già valutato e deliberato di procedere alla dismissione praticando uno sconto del 30 per cento per gli appartamenti occupati;
detta valutazione - che potrà ridursi ulteriormente in caso di acquisto collettivo da parte degli inquilini dello stesso stabile - è stata effettuata tenendo conto e dando atto del fatto che, stando agli usi e alle valutazioni dell'Agenzia del territorio e degli esperti del settore, la vendita degli immobili occupati comporta una riduzione del valore di almeno il 30 per cento;

detta valutazione non ha per nulla preso in considerazione la presenza dei portieri e dei pulitori in tutti gli stabili;
questi oltre 300 lavoratori e le loro famiglie rischiano nel giro di pochissimi anni sia la perdita del posto di lavoro che della casa, che molti di loro abitano da contratto e che non sono in grado di acquistare;
i lavoratori si sentono umiliati ed indignati dal fatto di essere stati esclusi da una trattativa sul proprio futuro che - a detta del presidente Brunetto Boco - sarebbe stata definita con le associazioni degli inquilini;
della definizione di detta trattativa non c'è traccia negli accordi siglati tra le associazioni degli inquilini e la Fondazione;
d'altronde la situazione del rapporto di lavoro dei portieri e pulitori della Fondazione riguarda solo questi ultimi ed altri soggetti non sono legittimati a trattarne per loro conto in assenza di esplicita delega;
le associazioni Cgil, Cisal, Cisl, Ugl e Uil, hanno proclamato lo stato di agitazione, riservandosi, forme di lotta più incisive -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda promuovere per affrontare il problema in modo serio e costruttivo, sollecitando la Fondazione Enasarco a non scaricare sugli inquilini una questione di cui è obbligata moralmente e contrattualmente a farsi carico;
se e quando il Ministro intenda convocare un tavolo istituzionale per trovare con le associazioni sindacali dei portieri e dei pulitori e la Fondazione una via d'uscita che assicuri il futuro lavorativo e quello abitativo degli interessati, anche attraverso soluzioni che tengano conto dell'età e della possibile modifica del rapporto di lavoro.
(4-04957)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Teramo è sull'orlo di un baratro sociale mai attraversato prima. Sono a rischio almeno 15.278 lavoratori impiegati in circa 3.300 aziende della zona;
ormai le aziende che non hanno fatto ricorso ad ammortizzatori sociali o a riduzioni di personale sono veramente poche: su 2.193 industrie sono solo 918, mentre sono 1.321 quelle finora immuni su 3.508 aziende artigianali e 1.046 su 4.342 imprese commerciali. Attualmente ci sono 4.378 lavoratori in cassa integrazione e 2.011 in mobilità e 4.717 in disoccupazione speciale. In totale 11.106 lavoratori, a cui, secondo la Cgil, vanno aggiunti altri 15.278 i cui posti sono a rischio. La situazione è precipitata nel 2009. Se alla fine dell'anno 2008 secondo i dati dell'Inps, i lavoratori in cassa integrazione e mobilità erano 4.350, a fine agosto 2009 sono raddoppiati: 9.569. E solo nel mese di settembre 2009, appena concluso, sono stati 1.537 i lavoratori che hanno usufruito di cassa integrazione, mobilità e disoccupazioni speciali non agricole. I settori che subiscono più i contraccolpi della crisi sono il tessile e il meccanico seguiti, a distanza, dall'alimentare;
sono circa 6mila le imprese gestite da stranieri, cifra che si colloca, in proporzione al numero delle aziende, al terzo posto in Italia. Un dato serio ed importante che rischia di aumentare le tante imprese che vivono nell'ombra e di conseguenza il lavoro nero;
vivere con 750 euro al mese, a tanto ammonta la cassa integrazione, è molto difficile. Le famiglie sotto la soglia di povertà sono 12 su 100 mentre quelle ai limiti sono 17 su 100. E possono dichiararsi fortunati coloro che l'indennità riescono a percepirla. La maggior parte deve attendere 2 o 3 mesi - in alcuni casi anche di più - perché vengano completate le pratiche per liquidare l'indennità;

9.000 circa sono gli iscritti nei 4 centri per l'impiego presenti in provincia, novemila persone che si affidano all'unico tramite che li divide da un agognato posto di lavoro che per la maggior parte di loro non arriva mai;
altri indicatori sociali della crisi che attanaglia la provincia di Teramo sono rappresentati dai dati forniti dal Centro servizi per il volontariato provinciale che indicano la presenza di quella «nuova povertà» che avanza sempre più e di quelle famiglie monoreddito sempre al centro di grandi discorsi, ma mai aiutate concretamente. I dati del banco di solidarietà parlano chiaro, rispetto al 2008 sono aumentate di circa il 20 per cento le richieste di ricevere il pacco alimentare mensile e in questo quadro desolante nasce anche il Movimento disoccupati, segno tangibile di una crisi spaventosa;
la richiesta di accesso al credito delle piccole e medie imprese è aumentata del 70 per cento. Le banche richiedono sempre più garanzie e i tempi di erogazione del credito si allungano ulteriormente. Spesso si negano prestiti anche ad aziende sane che fanno investimenti o a realtà industriali che con un finanziamento adeguato potrebbero risollevarsi;
con il protocollo d'intesa Vibrata-Tronto siglato il 27 marzo 2008 con il Ministero dello sviluppo economico, dai presidenti delle province di Ascoli Piceno e Teramo, dai rappresentanti delle regioni Marche e Abruzzo, province e regioni hanno individuato una manovra di intervento coordinato per i settori tessile-abbigliamento, calzaturiero, pellettiero, elettronico, metalmeccanico, agroalimentare, legno, di innovazione legati alle energie rinnovabili, farmaceutico della carta. Il protocollo d'intesa prevedeva anche l'istituzione, a tal proposito, di un gruppo di coordinamento che avrebbe individuato le iniziative produttive e gli investimenti che potevano essere proposti per la deindustrializzazione e definito le modalità di accesso alle agevolazioni (da quelle previste nella finanziaria a quelle dei fondi in dotazione alle regioni: Fas, Fesr e Fse) e anche gli interventi di tipo infrastrutturale;
sono necessarie misure urgenti straordinarie anticrisi indirizzate, da un lato, al sostegno dei disoccupati, precari, cassa integrati, famiglie e, dall'altro, volte a far ripartire l'economia provinciale attraverso politiche di sviluppo e sostegno alle piccole e medie imprese;
il consiglio regionale dell'Abruzzo ha gia impegnato la giunta regionale a prendere provvedimenti urgenti e immediati per fronteggiare la grave crisi economica che ha colpito la provincia di Teramo -:
se il Governo sia a conoscenza di tale realtà e quali contromisure urgenti intende assumere per tutelare il patrimonio di aziende in provincia;
se il Governo intenda intraprendere un percorso insieme alla provincia, alla Regione, al Governo e al territorio per uscire dalla crisi e soprattutto per restituire competitività e dinamicità ad un sistema impresa in forte difficoltà ma comunque molto vitale;
se il Governo intenda rivalutare e monitorare il riattivato protocollo d'intesa per la reindustrializzazione delle aree Tronto e Vibrata al fine di dare una decisiva svolta nel processo di crescita e di sviluppo di un'area vasta che ha dimostrato una forte vocazione all'industrializzazione e all'innovazione;
se il Governo intenda attivare misure straordinarie, come il prolungamento della cassa integrazione guadagni e accordi con le banche, al fine dare un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà e la possibilità alle piccole e medie imprese di andare avanti.
(4-04966)

BERTOLINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di stampa, apparso sul quotidiano Libero il 24 settembre 2009, si

apprende che il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Verona ha scoperto una truffa da 173mila euro, relativa alla riscossione dell'assegno sociale dell'Inps, da parte di 38 extracomunitari che non ne avevano diritto;
alcuni di questi extracomunitari ricevevano l'assegno anche se rientrati nel loro Paese d'origine, altri riscuotevano il sussidio di un parente deceduto, altri ancora, attraverso il ricongiungimento famigliare, si facevano carico di mantenere un parente, che rimaneva in Italia solo il tempo necessario per avere le carte in regola per la riscossione, continuando ad incassare il sussidio automaticamente, attraverso il versamento sul conto corrente;
l'assegno sociale è un beneficio previsto dalla legge n. 335 del 1995 e può essere erogato anche ai rifugiati politici ed agli extracomunitari titolari di carta di soggiorno e di ulteriori requisiti, tra cui, dal 1o gennaio 2009, la residenza in Italia legale e continuativa da almeno dieci anni;
ogni mese sono 13.800 gli immigrati che ricevono l'assegno sociale dall'Inps per un importo annuo pari a 6.190.930 euro e la Guardia di finanza ha calcolato che, dal primo gennaio 2009 ad oggi, l'Inps ha subito truffe per 14.130.000 euro;
l'erogazione dell'assegno sociale cessa qualora la residenza effettiva e la dimora abituale in Italia vengano meno ed è prevista la sospensione del sussidio nel caso di permanenza all'estero del beneficiano per un periodo superiore ad un mese, fatti salvi gravi motivi di salute -:
se il Ministro non ritenga di voler istituire una apposita commissione per effettuare i controlli a livello nazionale, al fine di evitare ulteriori truffe all'Inps e quindi all'intera collettività;
se non ritenga necessario coinvolgere attivamente gli enti locali nell'effettuazione di questi controlli, soprattutto attraverso il monitoraggio degli spostamenti degli immigrati sul territorio nazionale;
se le modifiche introdotte alla normativa vigente, in vigore dal 1o gennaio 2009 abbiano determinato una diminuzione del numero di assegni sociali erogati agli stranieri rispetto agli anni precedenti, oppure non abbiano apportato alcun beneficio;
se non ritenga utile assumere iniziative volte ad apportare ulteriori modifiche restrittive alla normativa e, in caso affermativo, di che tipo.
(4-04978)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi economico-finanziaria che attanaglia il nostro Paese non ha risparmiato neppure l'agricoltura che, in particolare nelle aree del Mezzogiorno, rappresenta un patrimonio da salvaguardare, in quanto determinante per la crescita socio-economica del nostro Paese, se si considera che circa un terzo della produzione agricola nazionale deriva dalle regioni del Sud;
le misure finora adottate hanno disatteso le aspettative degli imprenditori agricoli, rivelandosi, ad avviso dell'interrogante, in gran parte inefficaci ed insufficienti ad impedire il collasso di un comparto produttivo strategico come quello delle aziende agricole, sempre più spesso costrette all'indebitamento e tutt'altro che favorite nell'accesso al credito -:
quali siano gli interventi che il Ministro intende porre in essere per avviare, d'intesa con le Regioni, un piano di rilancio della produzione agricola che, oltre a

restituire all'agricoltura la dignità che merita, faccia del Mezzogiorno una risorsa per consentire all'intero Paese di superare l'attuale crisi, valorizzando il potenziale che esso rappresenta.
(5-02079)

MATTESINI e CENNI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
successivamente al decreto ministeriale del 23 marzo 2006, andato a regime a gennaio 2007, che aveva riorganizzato sul territorio nazionale la rete delle strutture di ricerca del Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura (CRA) con la costituzione di 15 centri di ricerca e 32 unità di ricerca, decretando contemporaneamente la chiusura di 23 strutture, è in fase di definizione una ulteriore proposta di razionalizzazione del CRA;
in Toscana, a fronte della presenza prima della costituzione del CRA di 3 sedi centrali di istituti sperimentali (istituto sperimentale per la zoologia agraria, istituto sperimentale per lo studio e la difesa del suolo, istituto sperimentale per la selvicoltura), l'applicazione del decreto ministeriale sopraricordato ha già ridotto a 2 i centri di ricerca (centro di ricerca per l'agrobiologia e la pedologia di Firenze - CRA ABP - e centro di ricerca per la selvicoltura di Arezzo - CRA SEL) con 2 unita di ricerca (unita di ricerca per la viticoltura ad Arezzo - CRA VIC - e unità di ricerca per il vivaismo e il verde ornamentale di Pescia - CRA VVA); sono state inoltre chiuse in data 1o dicembre 2008 due strutture: la sezione operativa periferica di Firenze del centro di ricerca per la selvicoltura (personale e competenze trasferite ad Arezzo) e la sezione operativa periferica di Gaiole in Chianti del centro di ricerca per l'enologia (personale e competenze trasferite ad Arezzo all'Unità di Ricerca per la Viticoltura);
la nuova proposta di razionalizzazione prevede che il centro di ricerca per la selvicoltura di Arezzo, sia retrocesso da centro ad unità, con il trasferimento delle competenze al centro di ricerca di Firenze che diventerebbe centro di ricerca per le foreste e la tutela del suolo e dei sistemi agro ambientali con assegnato il coordinamento di 4 unità di ricerca: Trento, Casale Monferrato, Cosenza ed Arezzo;
si prevede inoltre che l'unità di ricerca per la viticoltura di Arezzo diventi dipendente dal centro di ricerca per la viticoltura e l'enologia di Conegliano;
che l'unità di ricerca per il vivaismo di Pescia diventi dipendente del centro di ricerca per le colture ortive di Battipaglia;
l'applicazione della riforma, di fatto a livello nazionale, non cambia il numero complessivo dei centri di ricerca, che rimangono infatti 15, con la sola retrocessione di due degli attuali centri: Arezzo (CRA SEL) ed Asti (CRA ENO);
l'ipotesi di riorganizzazione prevede la sostanziale riunificazione delle strutture che all'interno del CRA si occupano della filiera foresta-legno: Trento (pianificazione forestale), Arezzo (selvicoltura), Casale Monferrato (pioppicoltura), Cosenza (selvicoltura mediterranea) ma conferendone il coordinamento al centro di Firenze che tuttavia si occupa principalmente dello studio dei suoli, facendo sì che tra i 15 Centri di Ricerca ipotizzati nessuno, di fatto, si occupi della filiera foresta-legno, settore molto importante per l'economia nazionale con il rischio di una reale marginalizzazione della ricerca e sperimentazione nel settore forestale;
la struttura di ricerca di Arezzo dal 1922 opera con continuità nella ricerca e sperimentazione forestale ed è pertanto nella logica che il centro di ricerca forestale, che unisca le strutture del CRA che si occupano della filiera foresta-legno, trovi naturale collocazione presso la struttura aretina per la consolidata esperienza professionale maturata in campo nazionale e internazionale e per i risultati conseguiti;
il ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali ha già stanziato e reso disponibili 2.650.000 euro per l'ampliamento

dell'attuale centro di ricerca per la selvicoltura di Arezzo (CRA SEL) al fine di costituire un polo multidisciplinare nella ricerca ambientale (selvicoltura e viticoltura), lavori già appaltati che partiranno a gennaio 2010, razionalizzando l'uso delle strutture e conferendo maggiore funzionalità al CRA in Toscana nello spirito che prevede che le amministrazioni pubbliche si riorganizzino «secondo principi di efficienza, razionalità ed economicità» -:
se il ministero, in applicazione del principio di razionalizzazione e di efficienza, ritenga necessario riconoscere la rilevanza della ricerca nella filiera foresta-legno e di conseguenza individuare tra i 15 centri di ricerca previsti dall'ipotesi di riorganizzazione un centro dedicato alla ricerca in questo ambito e che tale centro di ricerca forestale, per quanto sopra esposto, mantenga la sua collocazione ad Arezzo presso l'attuale centro di ricerca per la selvicoltura (CRA SEL) con il compito di coordinare le unità di ricerca della filiera foresta-legno: Trento (pianificazione forestale), Casale Monferrato (pioppicoltura), Cosenza (selvicoltura in ambiente mediterraneo).
(5-02085)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le difficoltà che hanno interessato la corilicoltura siciliana e quella nebroidea, in particolare, riflettono il grave stato di crisi cui è sottoposto l'intero comparto agricolo nazionale. In tale disastroso contesto, opportunamente evidenziato dalle associazioni di categoria, l'incremento dei costi di gestione rispetto ai ricavi ottenuti connessi alla coltivazione dei noccioleti, sta lentamente determinando l'abbandono delle colture da parte delle imprese agricole, determinando evidenti problemi sociali, ambientali ed economici. Basti sottolineare, al riguardo, che nei terreni collinari propri della zona dei Nebrodi, caratterizzati dalle accentuate pendenze che degradano fin sulla costa tirrenica, la presenza di terrazzamenti coltivati a noccioleti contribuisce a garantire la difesa idrogeologica, scongiurando potenziali fenomeni erosivi;
una delle ragioni che hanno determinato la crisi del settore in questione è riconducibile alla lotta al cosiddetto «cimiciato» della nocciola: un'alterazione che colpisce il seme delle nocciole e che negli ultimi anni ha assunto le proporzioni di una vera e propria minaccia alla corilicoltura nazionale. Occorrerebbe garantire, nell'ambito di uno specifico intervento mirato a debellare la presenza del parassita, l'impiego di fitofarmaci ecocompatibili che non alterino la genuinità del prodotto;
nel quadro di valide politiche di valorizzazione della produzione agroalimentare siciliana, andrebbe adeguatamente sostenuta la commercializzazione di un prodotto, la «nocciola siciliana», dalle pregiate qualità organolettiche e nutrizionali, prevedendo sistemi di tracciabilità della produzione locale unitamente a forme di rigorosi controlli alle importazioni da Paesi esteri. L'inserimento, inoltre, del territorio dei noccioleti siciliani tra gli itinerari enogastronomici costituirebbe un importante volano rispetto alla promozione del prodotto che, opportunamente tutelato attraverso la previsione di un apposito marchio, valorizzerebbe il made in Italy nel mondo -:
quali iniziative il ministro interrogato abbia intenzione di prevedere al fine di fronteggiare la grave crisi economica che sta investendo l'agricoltura siciliana prevedendo l'ipotesi di inserire il settore corilicolo tra le attività da sostenere e rilanciare e comunque istituendo un apposito tavolo tecnico finalizzato all'elaborazione di un piano strategico d'interventi per il rilancio del comparto agricolo siciliano.
(4-04959)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha adottato una serie di orientamenti sull'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato previste dal trattato CE al finanziamento pubblico delle reti a banda larga. Il documento, che delinea per tutte le parti interessate un quadro chiaro e prevedibile, aiuterà gli Stati membri ad accelerare e potenziare lo sviluppo della banda larga. Gli orientamenti contengono inoltre disposizioni specifiche relative allo sviluppo di reti d'accesso di nuova generazione, che consentono l'erogazione di aiuti pubblici al fine di incentivare gli investimenti in questo settore strategico senza creare indebite distorsioni della concorrenza;
in particolare, il documento illustra in che modo è possibile stanziare finanziamenti pubblici per lo sviluppo di reti a banda larga di base e di reti d'accesso di nuova generazione («reti NGA») in aree in cui sono assenti investimenti di operatori privati. Gli orientamenti distinguono tra aree competitive («aree nere»), dove l'intervento statale non è necessario, e aree non redditizie o scarsamente servite («aree bianche» e «aree grigie»), in cui tale intervento, a determinate condizioni, può essere giustificato. Gli Stati membri richiedenti adattano poi tale distinzione alla situazione reale delle reti NGA (il cui sviluppo è ancora nella fase iniziale), tenendo conto non soltanto delle infrastrutture NGA già esistenti ma anche di progetti concreti di operatori del settore delle telecomunicazioni di investire nell'installazione di reti di questo tipo in un prossimo futuro. Gli orientamenti prevedono una serie di garanzie essenziali (ad esempio: mappatura dettagliata, gare d'appalto a procedura aperta, obbligo di libero accesso, o ancora neutralità tecnologica e meccanismi di recupero), dal fine di promuovere la concorrenza ed evitare l'esclusione dal mercato degli investimenti privati;
la Commissione europea sostiene che gli investimenti nelle reti a banda larga sono una componente essenziale del piano europeo di ripresa economica nel cui ambito la Commissione ha stanziato 1,02 miliardi di euro tramite il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) a sostegno del potenziamento delle infrastrutture internet a banda larga nelle aree rurali. Gli orientamenti saranno utili alle autorità pubbliche per investire questi ed altri fondi in modo equo ed efficace, e offriranno quindi un contributo alla ripresa economica a breve termine e alla competitività a lungo termine dell'Europa;
l'Italia è in fondo a tutte le classifiche europee come diffusione della banda larga e come frequentazione del web, è il solo paese occidentale a non avere un piano sistematico per quelle autostrade digitali che portano al tempo stesso pluralismo televisivo, ripresa economica e meno inquinamento grazie a comunicazioni veloci a distanza;
i ritardi di cui soffriamo sono di due tipi: il primo è il cosiddetto analfabetismo informatico: il 50 per cento degli italiani non ha mai messo le mani su un computer, l'80 per cento è senza banda larga (lo dicono tra gli altri i dati Ocse 2009 e di Between 2009); il secondo ritardo è nelle infrastrutture: la rete italiana perde colpi e avrebbe bisogno di ammodernamenti, a partire dalla fibra ottica;
la rete italiana di rame non ce la fa più a reggere il crescente carico di dati che bisognerebbe far passare e non solo, invecchiando diventa sempre meno affidabile. Otto italiani su dieci sono senza banda larga, mentre nelle ore di picco gli utenti navigano lenti, anche se pagano Adsl che promettono velocità elevate. Tutto questo in un contesto in cui comunicazioni importanti, scambi economici, rapporti con ospedali, pubblica amministrazione

sono destinati ad andare sempre di più su internet. Non si possono incentivare e spesso rendere obbligatorie comunicazioni telematiche se poi non si è in grado di offrire una struttura tale da poterle sostenere;
l'ultimo rapporto delle università Oxford-Oviedo (basato su 24 milioni di test), rivela che la velocità reale della nostra banda larga è paragonabile a quella dell'Ucraina ed è nella fascia più bassa della classifica europea;
nei principali Paesi stranieri, inoltre, i Governi hanno già da anni piani nazionali per estendere la banda larghissima: al 75 per cento delle case entro il 2014 in Germania; a 4 milioni di case nel 2012 in Francia (che investirà 10 miliardi di euro); in Italia non c'è un piano statale;
banda larga significa benefici per il sistema Paese. Lo hanno capito anche i Paesi in via di sviluppo: il Brasile a novembre presenterà un progetto di 5,74 miliardi di dollari per estendere la banda larga. L'Unione europea ha stimato nel 2009 che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. Le aziende diventano più competitive perché riescono a lavorare più rapidamente. I costi di viaggi e trasporti si riducono. Scendono le spese della pubblica amministrazione e aumenta il risparmio energetico. Lo squilibrio, al confronto con Paesi più giovani, rischia di aumentare. La Nuova Zelanda investirà in nuove reti, in proporzione al prodotto interno lordo, circa 14 volte quanto deciso dagli ultimi governi italiani -:
se il Governo intenda considerare il problema dello scarso sviluppo di internet in Italia e del ritardo nelle infrastrutture e quali iniziative intenda intraprendere;
se il Governo intenda incentivare l'uso della rete ed accrescere innovazione e sviluppo online, elementi considerati in tutto l'Occidente fondamentali sia per la crescita civile sia per l'uscita della recessione.
(4-04977)

SCILIPOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto tecnico commerciale «De Felice Giuffrida» da anni presenta problemi concernenti l'esercizio di regole democratiche, denunciati agli uffici ispettivi regionali competenti;
le problematiche segnalate concernono specifici riferimenti che sottintendono alla serenità della vita scolastica, essendo stati denunciati comportamenti che secondo l'interrogante offuscano i più elementari principi di legalità, democrazia e trasparenza;
nonostante la nota ispettiva, l'attuale dirigente scolastico continua ad operare in perfetta continuità con uno stile di gestione che risulta chiaramente in contrasto con i principi della libertà d'insegnamento, del rispetto degli organi collegiali e dell'esercizio delle libertà sindacali, e cioè il dirigente nega ogni risposta alle istanze di accesso agli atti, in particolare, non tiene conto che gli insegnanti in quanto componenti del collegio dei docenti sono produttori degli atti medesimi; limitando gravemente il lavoro dei docenti, che non possono esercitare con responsabilità il ruolo collegiale e deliberativo dell'organo stesso, perché non possono utilizzare ai fini didattici e professionali i verbali ivi comprese le minute frutto della discussione collegiale;
anche i Componenti della RSU (rappresentanza sindacale unitaria), nella qualità di soggetti abilitati alla contrattazione d'istituto, non possono avere a disposizione i registri della contrattazione perché tenuti sottochiave, su disposizione del dirigente scolastico, da parte del D.S.G.A.;
lo stesso D.S.G.A. che, in qualità di componente RSU, esercita in contemporanea il ruolo di controllore dei pubblici

registri ed il ruolo di rappresentante sindacale, negherebbe agli altri soggetti sindacali aventi diritto il libero accesso agli stessi verbali;
risulta poca trasparenza in merito alla gestione delle graduatorie relative agli incarichi dei progetti convenzionati con enti formatori, progetti PON, POR, IFTS, fondo dell'Istituzione scolastica, incarichi e referenze, tanto da essere in atto diverse procedure di conciliazione, ex decreto legislativo 165/2001, presso l'ufficio provinciale del lavoro di Catania;
un componente della RSU ha ricevuto formale diniego da parte del dirigente scolastico in ordine alla richiesta di accesso al prospetto della rilevazione automatica delle presenze del personale ATA;
puntualmente viene negato l'accesso agli atti relativi alle graduatorie dei Tutor interni del Piano integrato degli interventi;
nonostante il CCNL preveda esplicitamente informazione relativa all'organizzazione docente e ATA, neanche il Direttore del laboratorio linguistico è riuscito ad avere informazioni sullo stato d'uso dei macchinari e della loro relativa sicurezza;
in contrasto con i principi che reggono la Pubblica Amministrazione, risulta praticamente impossibile avere notizie relative alla gestione dei protocolli scolastici;
con delibera, a maggioranza, del collegio dei docenti e del consiglio d'istituto, si è stabilita una riduzione del monte ore del curricolo dalle precedenti 36 ore alle attuali 29 ore, tale modello orario, risulta nettamente inferiore a ciò che prevede la normativa vigente;
di conseguenza a detta riduzione, anche l'ora scolastica è stata ridotta a 50 minuti (dalla prima alla sesta ora), il tutto senza previsione di alcun recupero;
ridurre il tempo scuola può rappresentare un danno ed una violazione del diritto allo studio dei ragazzi nonché un evidente dispendio delle risorse finanziarie;
le spiegazioni richieste al Dirigente scolastico, relative alla riduzione quantitativa e qualitativa dell'offerta formativa, a tutt'oggi non hanno ricevuto risposta, anzi il dirigente si è più volte rifiutato in modo categorico, opponendo assoluto diniego ad affrontare una situazione scolastica che diventa sempre più ingestibile;
questa modifica anomala della gestione didattica influisce sull'organizzazione del lavoro che è materia di relazioni sindacali;
tale comportamento rende impossibile, ai soggetti abilitati dalle norme contrattuali, esercitare il diritto alla conoscenza negoziale presso l'Istituto De Felice (informazione preventiva e successiva sull'utilizzo delle risorse umane, finanziarie e quindi dei partecipanti ai corsi) -:
se i Ministri interrogati siano già a conoscenza di quanto esposto e se il Ministro interrogato intenda promuovere un indagine ispettiva per valutare i fatti esposti.
(4-04984)

TESTO AGGIORNATO AL 1° DICEMBRE 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MISTRELLO DESTRO, GAVA, MILANATO e ZORZATO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ormai da qualche tempo, si assiste sempre più frequentemente all'invasione di prodotti asiatici che, introdotti nel nostro mercato da imprenditori senza scrupoli, vengono posti in vendita senza alcun tipo di controllo;
tali prodotti, connotati da costi di produzione decisamente molto bassi, realizzati con materiali scadenti o privi dei requisiti di sicurezza e spesso non sottoposti a controlli nel Paese di origine,

risultano particolarmente appetibili agli acquirenti, ignari che dietro a piccoli prezzi si nascondano grandi pericoli;
nonostante l'Unione europea sia intervenuta in diverse occasioni, anche in sede legislativa, su tale materia, e nonostante l'intervento del Governo, che con il decreto-legge del 25 settembre 2009, n. 135, tutela in maniera più incisiva il «made in Italy», l'apprendere, quasi giornalmente, da notizie di stampe di maxi-operazioni di sequestro da parte della Guardia di finanza di prodotti non conformi ai requisiti minimi di sicurezza o fabbricati con materiali tossici, testimonia come il problema della contraffazione e dell'invasione dei prodotti asiatici sia ancora lontano da una definitiva soluzione;
in particolare, le investigazioni condotte dalla Guardia di finanza di Padova hanno consentito, in queste ultime settimane, il sequestro di quasi 80.000 prodotti, in particolare di materiale elettrico ed idraulico, provenienti dalla Cina, recanti la marcatura «CE» palesemente, non conforme alle disposizioni di legge e, in sinergia con la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura (CCIAA) e le associazioni di categoria di Padova, sono state avviate attività di analisi tecniche di tali prodotti in relazione ai quali sono emersi indizi di pericolosità per la salute dei consumatori;
infatti, grazie a tale sinergica attività è stato possibile effettuare prove di compatibilità dei materiali utilizzati per la produzione della rubinetteria sequestrata, con acque destinate al consumo umano, e ne è stata evidenziata la tossicità e i consequenziali gravi danni per la salute dei cittadini;
nell'ottica di mettere in sicurezza ulteriori partite di analoghi prodotti presenti sul territorio nazionale ed evitare che l'acquisto e l'utilizzo possa mettere a rischio la salute di ignari consumatori attratti da prezzi concorrenziali, sono tuttora in corso accertamenti finalizzati alla ricostruzione dell'intera filiera di commercializzazione -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di evitare l'accesso nel nostro Paese di tali prodotti pericolosi e addirittura potenzialmente letali per la salute degli individui;
se non ritengano opportuno adottare misure maggiormente protettive del mercato italiano, estendendo a qualsiasi prodotto proveniente dalla Cina un controllo ancora più severo e incisivo, al fine di prevenire forme di concorrenza sleale a danno dei produttori nazionali e europei, e al fine di tutelare la salute dei consumatori inconsapevolmente esposti a gravi rischi di intossicazione.
(3-00766)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BURTONE e CUOMO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Pomarico in provincia di Matera molti cittadini lamentano la scarsa diffusione del segnale televisivo che impedisce di poter vedere rai tre regione Basilicata;
l'unico servizio di informazione accessibile è quello del segnale Rai Puglia che per quanto regione prossima ben poco interessa alla comunità di Pomarico;
con l'aumento dell'offerta d'informazione attraverso «buongiorno regione» questa assenza di segnale viene vissuta come una eccessiva penalizzazione in quanto non vi sono altre opportunità di informazione del servizio pubblico che interessano il territorio;
vi è stata una raccolta di firme da parte di centinaia di cittadini per chiedere di poter rendere visibile il segnale Rai 3 Basilicata -:
se e quali iniziative il Governo nell'ambito delle prerogative attribuite in tema di servizio pubblico radio televisivo intenda adottare per consentire alla comunità di Pomarico di poter vedere il segnale Rai tre Basilicata e poter seguire

i telegiornali e i programmi di informazione che riguardano la regione Basilicata.
(5-02084)

BRATTI e DE MICHELI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione delle legge n. 99 del 2009 Sogin Spa è stata sottoposta al commissariamento e che come riportato dal testo ne «...sono ridefiniti i compiti e le funzioni..., prevedendo le modalità per disporre il conferimento di beni o rami di azienda... ad una o più società, partecipate dallo Stato in misura non inferiore al 20 per cento, operanti nel settore energetico»;
è stato attuato un provvedimento legislativo nei confronti di una Società per azioni che fino ad oggi ha rispettato il mandato governativo per cui è stata costituita, producendo una formidabile accelerazione in quest'ultimo periodo in materia di decommissioning delle centrali nucleari ed avendo, davanti a sé, almeno un decennio per raggiungere l'obiettivo del «green field» previsto dal programma originario;
il tangibile depauperamento del patrimonio di conoscenze e di professionalità nucleari con la scomparsa dei marchi importanti: Ansaldo Nucleare, Fochi, Belleli, ha portato il Parlamento italiano ad operare per il mantenimento delle varie professionalità nucleari presenti in Enel costituendo Sogin SpA nel novembre 1999 (decreto legislativo n. 79 del 1999), affinché provvedesse allo «smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile nonché alle attività connesse e conseguenti» avvalendosi di fondi dei contribuenti provenienti dalle bollette dell'energia elettrica;
dopo l'approvazione della legge n. 99 del 2009 (23 luglio) è stato affidato l'incarico al Commissario ed a due vice Commissari con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 16 agosto 2009;
nello svolgimento del propri compiti, il commissario e i due vicecommissari della società Sogin Spa:
a) si ottengono agli obiettivi e alle direttive dell'atto di indirizzo strategico del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell'economia e delle finanze, in applicazione dell'articolo 27 comma 8, della legge 23 luglio 2009, n. 99;
b) predispongono un programma articolato pluriennale per la gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi che si intendono comprensivi degli elementi di combustibile irraggiato e dei materiali nucleari presenti nell'intero territorio nazionale e per lo smantellamento degli impianti nucleari dismessi con riferimento a diverse opzioni, provvedendo a stimare i costi da sostenere;
c) impostano una strategia per la messa in sicurezza e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi delle diverse categorie, definendo le caratteristiche tecniche e operative a cui devono rispondere i sistemi di stoccaggio e i siti da individuare;
ad oggi non si è ancora provveduto all'emissione dell'atto di indirizzo strategico provocando il rallentamento e, in certi casi l'arresto, dei programmi di smantellamento dei siti nucleari, uno stato di incertezza nei lavoratori della società e nelle amministrazioni territoriali membri del Tavolo della Trasparenza contrario alle sinergie di decommissioning;
gli importanti risultati raggiunti da Sogin in materia di messa in sicurezza dei siti, rischiano di essere vanificati se si andasse ad una sua disarticolazione, e competenze riguardanti il decommissioning (costruite nel tempo e a spese dei contribuenti) oggi presenti per le capacità e le professionalità possedute dai lavoratori ed un know how difficilmente reperibile sul mercato, andrebbero dispersi. I lavoratori della Centrale di Caorso hanno mantenuto impegni e scadenze indipendentemente dai vari consigli di amministrazione succedutisi;

è indispensabile la costruzione di un deposito nazionale. Gli elementi di combustibile riprocessati (fortemente radioattivi) rientreranno in Italia in 10 anni circa ed i fusti inviati per incenerimento e supercompattazione in 1-2 anni (per regolamentazione Europea). I territori sede di siti nucleari rischiano di diventare depositi «temporanei» o tempo indeterminato di rifiuti radioattivi;
lo spacchettamento di Sogin e la cessione «di beni o rami di Azienda ad una o più Società partecipate dallo Stato» soffocherebbe, sul nascere, la partecipazione di piccole aziende ed artigiani del territorio che ha accettato, contribuito o costruire e reso possibile l'esercizio di centrali nucleari -:
quale ruolo potrà avere Sogin nel futuro decommisioning delle centrali nucleari esistenti e se l'azienda, nonostante il commissariamento, manterrà la sua unitarietà;
quale ruolo Sogin avrà all'interno del nuovo programma nucleare annunciato dal Ministro dello sviluppo economico.
(5-02089)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI, DESIDERATI, VANALLI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Yamaha Motor Italia ha intenzione di riorganizzare la propria struttura industriale cessando l'attività nello stabilimento di Gerno di Lesmo (Monza e Brianza) e avviando una procedura di riduzione collettiva di personale che riguarderà 66 degli oltre 200 addetti;
la compagnia indica come cause la perdurante crisi economica mondiale, la sempre più evidente sovracapacità produttiva e la conseguente riallocazione della produzione decisa dai vertici aziendali del gruppo;
la società, comunque, ha dichiarato la propria disponibilità nella ricerca di soluzioni che possano mitigare l'impatto sociale del progetto di riorganizzazione;
la permanenza e la crescita di tale realtà costituirebbe un'opportunità di sviluppo industriale e di business sul territorio, permettendo altresì ricadute positive sia in termini occupazionali che di mantenimento dell'indotto -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati affinché sia salvaguardata l'occupazione dei dipendenti dello stabilimento di Gerno di Lesmo (Monza e Brianza) e di quelli dell'indotto.
(4-04953)

SBROLLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è grave la situazione di difficoltà in cui versa il gruppo Global Solutions di Cornedo Vicentino che produce display industriali di alto contenuto tecnologico;
nel pomeriggio del 14 settembre 2009, la direzione GDS ha convocato la FIOM di Vicenza e le RSU per illustrare la situazione economica e produttiva del gruppo e il conseguente piano di ristrutturazione che la GDS intende attuare;
l'azienda ha evidenziato pur avendo un utile di fatturato e una buona situazione finanziaria, la volontà di chiudere la produzione a Comedo Vicentino e a Motta di Livenza;
la chiusura delle due produzioni dovute alla volontà della ditta di delocalizzare all'estero per avere un margine maggiore sui profitti prevede un taglio di 133 posti di lavoro (60 a Comedo Vicentino e 73 a Motta di Livenza);
il piano che prevede la delocalizzazione della produzione, ha come conseguenza la forte perdita di posti di lavoro, anche nelle aziende dell'indotto, in un

territorio che sta evidenziando sempre più una situazione di difficoltà occupazionali e di crisi industriale;
la decisione aziendale sembra risponda più alle logiche di profitto che a esigenze di tipo industriale e le conseguenze di tipo sociale. A giudizio dell'interrogante questi problemi non si possono affrontare solo con gli strumenti classici degli ammortizzatori sociali ma occorre una precisa strategia di politica industriale che veda coinvolti tutti i soggetti e i vari livelli istituzionali dal governo agli enti locali -:
se siano a conoscenza della situazione sopra descritta e se intendano agire in merito, e quali azioni intenda promuovere il Governo, per tenere in Italia una produzione di così alto contenuto tecnologico.
(4-04963)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la località Sette larici dell'altopiano della Predaia, in seguito ad una forte nevicata verificatasi l'inverno scorso, ha subito dei danni alle linee telefoniche, che hanno provocato e provocano tuttora, periodicamente, l'isolamento della zona dai collegamenti telefonici;
i tecnici della compagnia Telecom Italia, sollecitati dalle chiamate di denuncia effettuate al numero verde dagli utenti insoddisfatti ogni volta che si verificano questi gravi disservizi, riparano provvisoriamente il danno, ma il problema si ripropone a distanza di qualche mese;
l'ultimo episodio di isolamento telefonico si è verificato i primi giorni di novembre 2009 e si è protratto per quattro giorni consecutivi;
gli operatori commerciali, che svolgono il proprio lavoro principalmente attraverso prenotazioni telefoniche, comunicazioni fax o pagamenti tramite carta di credito e bancomat hanno subito notevoli disagi a causa di questo disservizio;
i cavi che dovrebbero garantire il collegamento telefonico della zona sono cavi volanti legati, per alcuni tratti, agli alberi a circa un metro d'altezza, e per alcuni tratti lasciati a terra nel bosco, in percorsi regolarmente battuti da mezzi agricoli che trasportano legname e che potrebbero quindi tranciarli senza nemmeno averne coscienza;
essendo questa una zona di montagna, anche il segnale telefonico mobile risente di problemi di copertura e questo, in caso di emergenza, causa ulteriori problemi di comunicazione, principalmente per le persone che vivono sole;
questo problema e i gravi disagi arrecati alla popolazione di queste zone sono stati portati all'attenzione della compagnia telefonica Telecom Italia più volte, ma la compagnia afferma di non poter intervenire in altri modi;
un utente della zona, proprietario di un ristorante e quindi particolarmente danneggiato da questi periodici disservizi, ha proposto alla compagnia Telecom Italia di pagare personalmente la posa dei cavi della linea telefonica; ma la compagnia ha rifiutato l'offerta;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, «Codice delle Comunicazioni elettroniche» di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale;
i cittadini e gli esercizi commerciali, pagando regolarmente il canone alla Telecom Italia pretendono che vengano garantiti i loro diritti e che la compagnia telefonica rispetti gli impegni assunti in termini di garanzia del servizio pubblico -:
quali interventi il Ministro intenda mettere in atto per garantire la tutela dei diritti degli utenti consumatori, compresi gli abitanti e gli esercenti della località Sette Larici dell'altopiano della Predaia, che subiscono disagi e danni, sul piano personale e professionale, imputabili alla compagnia Telecom Italia;

se il Ministro sia in possesso delle informazioni adeguate ed aggiornate sull'efficienza nella fornitura del servizio universale da parte di Telecom Italia e quali misure il Ministero intenda prendere per far rispettare gli impegni che la medesima Società ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-04964)

SIRAGUSA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dopo 22 anni dai referendum del 1987, con i quali gli italiani dissero «no» all'atomo, il Governo italiano ha deciso di riaprire la strada del nucleare;
il 24 febbraio 2009 è stato firmato a Villa Madama, a Roma, dal Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e dal Presidente francese Nicholas Sarkozy, l'accordo di cooperazione sull'energia nucleare tra Italia e Francia, che dovrebbe portare alla costruzione in Italia di almeno quattro centrali nucleari di terza generazione «European Pressurized Water Reactor» (Epr) entro il 2020;
il Parlamento ha approvato, col voto contrario del Pd, il complesso di norme che consentono il ritorno al nucleare in Italia;
a fronte di vantaggi incerti e discutibili, il ritorno al nucleare porterebbe rischi certi: i problemi irrisolti del nucleare legati allo smaltimento delle scorie, ai costi esorbitanti per la realizzazione degli impianti, ai pericoli di proliferazione, procedure quasi militari per la localizzazione e la gestione di siti e impianti, estromissione delle regioni sulle scelte localizzative;
l'articolo 25 della legge n. 99 del 2009 prevede la costruzione di impianti per la produzione di elettricità da energia nucleare e la realizzazione di strutture per la messa in sicurezza di rifiuti radioattivi. Secondo la norma tutte le opere sono soggette ad un'autorizzazione unica, rilasciata dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza unificata. Gli enti locali sono chiamati a pronunciarsi al termine di un procedimento al quale partecipano le Amministrazioni interessate. Non sono però previsti accordi vincolanti tra Governo e territorio. L'Esecutivo può inoltre sostituirsi a regione ed enti locali in caso di loro disaccordo sulla localizzazione scelta per gli impianti;
secondo gli enti locali la disposizione, escludendo le regioni dal processo decisionale su localizzazione degli impianti, smaltimento delle scorie radioattive e smantellamento delle strutture non più in attività, infrange non solo il Titolo V della Costituzione, che prevede poteri concorrenti in materia di governo del territorio, ma anche il principio di leale collaborazione;
l'intesa con gli enti locali, lamentano le Regioni, è prevista solo per la costruzione e l'esercizio degli impianti. Al contrario la Conferenza unificata non può pronunciarsi sulla localizzazione dei siti, che vengono equiparati ad aree militarizzate gestite da privati;
le regioni Calabria, Toscana, Liguria e Piemonte hanno impugnato di fronte alla Corte costituzionale la legge 99 del 2009;
la localizzazione dei siti delle nuove centrali nucleari è tanto più problematica viste le condizioni morfologiche del territorio italiano, con molte aree ad alta sismicità e un pervasivo dissesto idrogeologico;
alla pressante richiesta dell'opinione pubblica che chiede di sapere dove sorgeranno le future centrali nucleari, il Governo finora non ha risposto;

tra le ipotesi si è ventilata l'individuazione di Termini Imerese quale possibile sito per la costruzione di un nuovo impianto nucleare;
mentre l'Italia sceglie di ritornare dopo vent'anni all'energia nucleare, nel mondo i grandi Paesi industrializzati incentrano le proprie politiche di innovazione energetica sul risparmio, sulle fonti rinnovabili, sulla ricerca, vedendo in tali opzioni le strade maestre per fronteggiare i problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici e per rendere le proprie economie più moderne e competitive -:
se l'impianto previsto per Termini Imerese sia di 3o o 4o generazione;
se sia stato considerato il rischio connesso all'intensità abitativa dell'area di Termini ed alla vicinanza (40 chilometri) a Palermo e alle altre città siciliane di Caltanissetta e Catania;
se sia stata considerata la sismicità della zona, considerati gli eventi tellurici, le presenze vulcaniche della Sicilia e delle sue isole minori, nonché gli eventi di instabilità idrogeologica;
se sia stato considerato l'effettivo fabbisogno energetico della Sicilia, tenuto conto della sovrapproduzione degli impianti siciliani;
se siano state considerate le alternative alla scelta nucleare, visto - a regime - il previsto mero apporto di circa il 15 per cento del fabbisogno nazionale, quando tale cifra potrebbe essere coperta da un'ottimizzazione dell'impiego di fonti rinnovabili e del risparmio energetico;
se sia stato contestualmente previsto un idoneo piano energetico, regionale e nazionale, ove sia considerato il bilancio energetico di tutti i diversi tipi di fonte energetica, nonché del risparmio e una maggiore efficienza energetica dei consumi.
(4-04965)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
continuano a pervenire segnali preoccupanti circa disservizi nella gestione del servizio postale, le ultime in località di Luvinate (Varese), Luino (Varese) e Busto Arsizio (Varese) -:
da cosa dipenda il perdurante stato di malfunzionamento e se e quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di migliorare la qualità del servizio postale.
(4-04968)

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è di tutta evidenza che esistono notevoli difficoltà che è costretto ad affrontare un utente deciso a cambiare gestore di telefonia, fissa e mobile -:
quali siano i motivi del perdurare delle citate difficoltà;
se e quali iniziative, anche normative, il Governo abbia assunto o intenda assumere ai fini di favorire e velocizzare altre procedure.
(4-04981)

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Apposizione di firme ad interpellanze.

La interpellanza urgente Occhiuto e altri n. 2-00532, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ruvolo.

La interpellanza urgente Soro e altri n. 2-00534, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ceccuzzi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

La interrogazione a risposta in commissione Velo n. 5-01625, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, devo intendersi sottoscritta anche dal deputato Ceccuzzi.

La interrogazione a risposta in commissione Velo n. 5-01666, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ceccuzzi.

La interrogazione a risposta in commissione Marco Carra n. 5-02038, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbi.

La interrogazione a risposta immediata in assemblea Vaccaro e altri n. 3-00763, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Livia Turco.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Realacci n. 1-00252 del 13 ottobre 2009;
mozione Ghiglia n. 1-00258 del 26 ottobre 2009.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-02041 del 29 ottobre 2009;
interrogazione a risposta immediata in commissione Milo n. 5-02075 del 10 novembre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Iannuzzi n. 5-02069 del 10 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04973.

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ERRATA CORRIGE

Risoluzione in commissione Tommaso Foti n. 7-00206 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 214 del 15 settembre 2009. Alla pagina 7683, prima colonna, dalla riga diciassettesima alla riga diciottesima deve leggersi: «scopo di: assicurare che venga scrupolosamente rispettata la riserva del 20 per» e non «scopo di: assicurare che venga scrupolosamente rispettata la riserva del 2 per», come stampato.