XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 12 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il graduale riscaldamento del clima è innegabile, anche alla luce di recenti eventi naturali, come lo scioglimento dei ghiacciai, il mutamento della fauna e della flora marine, gli eventi meteorologici eccezionali;
le cause del cambiamento climatico sono probabilmente una combinazione di fattori antropici e fattori naturali. La necessità di una politica ambientale più incisiva esiste, non solo a livello nazionale, da diversi anni: in questo quadro non si possono ignorare i molti segnali di attenzione che in tal senso provengono dal Governo italiano;
in questa stessa direzione la scelta di adottare come logo per il summit del G8, svoltosi ad aprile 2009, una tartaruga marina in via di estinzione e di utilizzare nel corso del vertice solo materiali riciclabili e fonti energetiche alternative è stato un ulteriore segnale di attenzione, un piccolo contributo concreto certamente più valido di grandi impegni forse irrealizzabili;
il vertice del G8 ha posto l'attenzione in maniera significativa sulla ricerca di soluzioni e approcci condivisi in merito ai temi della governance mondiale e delle grandi questioni globali. Infatti, il passaggio verso un'economia più sostenibile richiede un impegno finanziario globale e la condivisione delle conoscenze tecnologiche, soprattutto per i Paesi emergenti più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico;
l'attuale crisi economica non deve distogliere l'attenzione dalla lotta ai cambiamenti climatici, ma essere un'occasione per intraprendere la strada di uno sviluppo a lungo termine sostenibile;
in conseguenza dell'approssimarsi di importanti scadenze politiche internazionali, quali il vertice di Copenhagen nel dicembre 2009 e la scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012; gli Stati Uniti d'America nei giorni 27 e 28 aprile 2009 hanno convocato le 16 maggiori potenze internazionali, per facilitare un futuro accordo sulla lotta all'effetto serra;
tale iniziativa americana ha confermato il carattere prioritario dei temi ambientali, nel corso della crisi economica, soprattutto a favore delle fonti rinnovabili di energia e di riduzione delle emissioni, coerentemente con la strategia europea che, per aumentare l'efficienza e la sicurezza energetica del continente, tiene conto contestualmente della necessità della diminuzione delle emissioni che inquinano e promuove l'incentivazione degli investimenti e delle azioni mirate all'incremento del contributo di energia da fonti rinnovabili e al miglioramento dell'efficienza energetica;
la realizzazione di tali obiettivi non può, tuttavia, prescindere da una seria analisi della loro sostenibilità, dal punto di vista economico-finanziario e con riferimento all'impatto sui sistemi produttivi; tale necessità appare tanto più evidente in considerazione della situazione di crisi economica in cui versa l'Europa, in conseguenza del drastico deterioramento degli scenari macroeconomici internazionali, per cui le previsioni relative al prossimo futuro prefigurano una contrazione dei margini di redditività delle imprese europee, già chiamate a far fronte alla sempre più stringente concorrenza di imprese di altre aree geografiche, meno impegnate nel perseguimento degli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici;
occorre adottare strategie di flessibilità che evitino la perdita di competitività per le imprese italiane, con il rischio di indurre le imprese stesse alla delocalizzazione, con conseguente riduzione dell'occupazione. Tali considerazioni valgono, in particolare, per alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, alla luce delle particolari caratteristiche

del sistema produttivo, per la prevalenza di imprese di piccola e media dimensione, ovvero per l'incidenza nella specializzazione produttiva di comparti quali quello della siderurgia, del vetro, della ceramica o della carta;
attualmente, la crisi finanziaria internazionale sta producendo conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e conseguenti diminuzioni della produzione industriale, e rischia di bloccare o rinviare alcuni investimenti già programmati a livello comunitario e nazionale per la realizzazione di nuove infrastrutture, ovvero per la ricerca di nuove fonti energetiche o l'installazione di impianti di energia rinnovabile; tuttavia, occorre uno sforzo da parte del Governo per rilanciare lo sviluppo e contestualmente garantire la tutela dell'ambiente, puntando sulla modernizzazione ecologica dell'economia e sul rispetto degli impegni presi a livello comunitario;
l'elaborazione di una strategia per uno sviluppo sostenibile richiede un nuovo tipo di imprenditorialità, che consente di conciliare risultato economico, responsabilità sociale e tutela dell'ambiente, sottolineando il ruolo dell'innovazione anche per la crescita economica e l'occupazione, in conformità con il piano europeo di ripresa dell'economia adottato a livello comunitario;
secondo le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2008 occorre trovare un punto di equilibrio, conciliando l'esigenza di promuovere i sistemi produttivi in termini compatibili con la tutela dell'ambiente e con la strategia di non imporre agli stessi sistemi produttivi oneri eccessivamente gravosi. Occorre puntare, soprattutto, su misure che sono in grado di assicurare nuove occasioni di investimento e di miglioramento della produttività, favorendo contestualmente il miglioramento dell'efficienza nei consumi energetici e il ricorso a fonti alternative e rinnovabili. Lo stesso piano europeo di ripresa dell'economia si muove in questa direzione e stanzia risorse finanziarie, anche mediante prestiti della Banca europea per gli investimenti (Bei), per investimenti in tecnologie pulite;
bisogna sostenere la realizzazione delle misure per la ripresa dell'economia, anche prevedendo l'attuazione di interventi che siano capaci di rafforzare stabilmente i nostri sistemi produttivi, di incidere sulla ristrutturazione dei settori non più competitivi e di creare le condizioni di una forte ripresa dell'occupazione. Per raggiungere questi obiettivi è necessario sviluppare operazioni dirette alle piccole e medie imprese, al rilancio del settore degli investimenti e dell'edilizia, al miglioramento dell'efficienza energetica e della sostenibilità ambientale dei processi produttivi e allo snellimento e alla semplificazione delle procedure di autorizzazione degli impianti che utilizzano fonti di energia rinnovabili;
pertanto, tra gli obiettivi strategici da prendere in considerazione assumono importanza il rilancio degli investimenti in innovazione tecnologica e in tecnologie pulite, la riduzione dei consumi energetici e l'incremento dell'efficienza, incentivando, soprattutto, lo sviluppo delle tecnologie pulite nel settore delle costruzioni e automobilistico, che sono tra i più colpiti dalla crisi economica mondiale;
l'investimento in efficienza energetica consente di alleggerire, in tempi relativamente brevi, i costi energetici a carico delle famiglie e delle imprese; la promozione di un maggiore sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili può avere, come ha già in altri Paesi, conseguenze positive sul piano dell'occupazione, dell'innovazione tecnologica, dell'affermazione di nuovi settori industriali al tempo stesso ad alto contenuto di tecnologia e ad elevata intensità di lavoro,

impegna il Governo:

nel breve periodo:
a) a definire un quadro di interventi di sensibilizzazione della popolazione sulla

natura strategica delle politiche ambientali e sull'essenziale importanza dei comportamenti virtuosi individuali;
b) a definire un quadro di interventi in materia di educazione ambientale che miri alle scuole, anche attraverso il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni ambientaliste;
c) ad adottare misure per il sostegno degli investimenti diretti al risparmio energetico, alla ricerca ed allo sviluppo delle tecnologie pulite nel settore delle costruzioni e, in particolare, alla riduzione dei consumi energetici degli edifici privati, nonché degli edifici pubblici e della pubblica illuminazione;
d) ad incentivare la certificazione energetica degli edifici e ad aumentare l'efficienza energetica degli edifici pubblici attraverso interventi di carattere strutturale;
e) ad una semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che producono o che utilizzano fonti rinnovabili, nonché per i privati che ricorrono ad interventi strutturali per l'utilizzo di fonti rinnovabili;
f) a favorire la diffusione di veicoli elettrici e ibridi nel trasporto pubblico, soprattutto nei grandi centri urbani, e a promuovere sistemi di mobilità alternativi, come tramvie e piste ciclabili;
g) a realizzare politiche volte alla tutela del suolo dai fenomeni di erosione, perdita di materiale organico, smottamenti e contaminazioni, in modo da prevenire eventi catastrofici;
nel medio periodo:
a) ad adottare opportune iniziative normative al fine di sostenere l'ammodernamento del parco immobiliare residenziale pubblico e privato, secondo criteri di sostenibilità ambientale e di efficienza energetica, nonché di qualità della costruzione, attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili nell'impiantistica, la domotica e l'interattività domestica, la sicurezza e il risparmio nelle fonti energetiche e nei costi di gestione, proponendo strumenti normativi per rendere obbligatorie le tecniche dell'efficienza energetica ai fini dell'attribuzione di aiuti o agevolazioni statali o regionali e per agevolare, attraverso misure fiscali, interventi di manutenzione straordinaria degli immobili esistenti, finalizzati ad aumentare il rendimento energetico degli edifici e l'utilizzo di fonti rinnovabili;
b) a promuovere interventi normativi al fine di rendere permanenti gli incentivi per la rottamazione delle auto e per l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale;
c) a promuovere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, consolidando meccanismi di incentivazione coerenti con le più avanzate esperienze europee;
d) a sostenere, in un rapporto stretto con le piccole e medie imprese, largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale e, in particolare, nei distretti produttivi, la piccola cogenerazione distribuita, che consente maggiore efficienza e più alti rendimenti energetici, oltre a favorire la competitività delle imprese;
nel lungo periodo:
a) a sostenere, parallelamente con lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, tutte le azioni occorrenti per l'avviamento di programmi coerenti con quelli comunitari in materia di energia nucleare di ultima generazione, nonché per l'incentivazione della ricerca sui reattori di IV generazione e sui reattori a fusione;
b) a incentivare il ricorso ad energie innovative, come l'energia elettrica basata sull'idrogeno, anche finanziando iniziative, di soggetti pubblici o privati, per la costruzione di impianti per la produzione e stoccaggio di idrogeno, ai fini della produzione di energia elettrica su vasta scala;
c) a sostenere la ricerca e la sperimentazione della cattura sicura dell'anidride carbonica, che potrebbe consentire

un utilizzo pulito dei combustibili fossili e dell'idrogeno, un vettore potenzialmente in grado di consentire l'accumulo ed il trasporto dell'energia rinnovabile ed un suo successivo uso pulito con impieghi ad elevata efficienza energetica.
(1-00270)
«Ghiglia, Alessandri, Iannaccone, Tortoli, Baldelli, Guido Dussin, Lupi, Lanzarin, Aracri, Togni, Bonciani, Cosenza, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti, Germanà, Gibiino, Iannarilli, Lisi, Pili, Pizzolante, Scalera, Scalia, Stradella, Vella, Vessa».

La Camera,
premesso che:
in presenza dell'aggravarsi dei segnali di crisi economica negli ultimi mesi del 2008, il Governo effettuava interventi d'urgenza (i decreti-legge n. 185 del 2008, n. 5 e n. 78 del 2009), che recavano una serie di interventi di sostegno all'economia;
l'azione di sostegno alla domanda è stata indubbiamente limitata dal debito pubblico del passato. Gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno, soprattutto, utilizzato risorse già stanziato per altri impieghi;
nel 2009 gli interventi «anticrisi», del Governo hanno avuto un impatto praticamente nullo in termini di manovra netta (effetto sull'indebitamento netto) e, pertanto non segnano alcuna inversione di rotta rispetto all'impostazione fortemente restrittiva del decreto-legge n. 112 del 2008;
sotto il profilo quantitativo, secondo l'Ocse, il Governo italiano ha stanziato in funzione «anticrisi», risorse nette pari praticamente a zero nel triennio 2008-2010, contro una media ponderata dei Paesi Ocse pari al 3,9 per cento del prodotto interno lordo (4,2 per cento per i soli Paesi che hanno adottato una politica fiscale espansiva);
nel complesso, le risorse stanziate in funzione «anticrisi», dai decreti-legge citati sono, dunque, pari a 85 milioni nel 2009, 2.102 milioni nel 2010 e 2.469 milioni nel 2011;
in termini di prodotto interno lordo, sono numeri assai limitati: zero nel 2009, - 0,14 per cento nel 2010 e 0,15 per cento nel 2011;
Confindustria e Confcommercio sono preoccupate e le organizzazioni sindacali mobilitano i loro iscritti; la disoccupazione aumenta, i livelli di povertà anche, le sperequazioni dei redditi pure e le prospettive sono per ulteriori chiusure di fabbriche e per ulteriore perdita di posti di lavoro;
la crisi posa ora, soprattutto, sul mondo del lavoro: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione da gennaio a settembre 2009 è salito dal 6,8 per cento al 7,4 per cento ed esso continuerà a salire nei prossimi mesi, perché la reazione del mercato del lavoro si muove con ritardo rispetto al ciclo economico;

dall'inizio dell'anno ad ottobre 2009 sono state richieste 716 milioni di ore di cassa integrazione, più che quadruplicate rispetto al 2008. Ad ottobre 2009 il dato di crescita della cassa integrazione rispetto all'anno precedente è del 322 per cento e del 419 per cento per la sola ordinaria. Le domande di disoccupazione supereranno nel 2009 - secondo le previsioni dei sindacati - il numero di un milione per la prima volta in Italia;
la domanda non potrà che restare sotto tono: l'andamento del prodotto interno lordo non basta a definire se la crisi è finita e non può rappresentare una guida per le politiche economiche. Il presidente del Fondo monetario internazionale, Strauss-Kahn, o ha sottolineato in una sua recente dichiarazione: «Ci sono alcuni dati incoraggianti (...) questo, però, non significa che la crisi è terminata: non sarà finita fino a quando la disoccupazione non inizierà a ridursi e questo potrebbe accadere tra molti mesi. Se vogliamo evitare i rischi di una doppia recessione, è assolutamente troppo presto per ritirare le politiche di stimolo». Politiche, peraltro, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, quasi del tutto assenti per quanto concerne il nostro Paese;
ma la crisi colpisce anche i redditi delle famiglie: secondo l'Istat, fra aprile e giugno 2009, rispetto al trimestre precedente, il reddito lordo è sceso di quasi 11 miliardi di euro. Di conseguenza i consumi finali sono scesi dello 0,5 per cento: la crisi che colpisce consumi e risparmi continua a manifestare i suoi effetti e rende irrinunciabile una politica che metta al centro la tutela dei redditi più modesti;
questi dati si inseriscono in una tendenza di lungo periodo che penalizza nel nostro Paese i redditi della stragrande maggioranza delle classi medie, lavoratori dipendenti e quanti ad essi assimilabili per condizione di lavoro: la Banca d'Italia ha calcolato che dal 1993 al 2006 la quota di operai in condizioni economiche difficili (reddito inferiore al 60 per cento della media italiana) è aumentata dal 27 al 31 per cento, per impiegati e dirigenti è salita del 2 per cento, mentre per le altre categorie attive diminuisce dal 25 al 14 per cento;
la distribuzione del reddito si muove, dunque, a svantaggio del lavoro dipendente, sia nel mercato del lavoro, sia sul terreno fiscale e della spesa sociale, diventando una delle cause principali della crisi attuale;
dello stesso parere è anche l'International labour organization (Ilo) dell'Onu, che nel suo «Rapporto sul salario mondiale: aggiornamento 2009», sostiene che «il continuo peggioramento dei salari reali nel mondo fa seriamente aumentare le domande sull'effettiva estensione della crescita economica, specie se i Governi interromperanno troppo presto le misure di stimolo. La deflazione salariale, infatti, priva le economie nazionali della necessaria domanda e incide negativamente sulla fiducia»;
infatti, l'attuale recessione dimostra che povertà e diseguaglianze non sono state e non sono né un incidente, né un'appendice dei processi economici in corso, ma un elemento strutturale;
la competizione sui costi per tentare di attrarre o di mantenere una parte della domanda su scala internazionale attualmente depressa è una politica illusoria, poiché le produzioni labour intensive sono ormai trasferite in altre parti del mondo;
in attesa di una politica europea comune di rilancio dell'economia, il sostegno alla domanda dove partire a livello nazionale,

impegna il Governo:

a prevedere tra le priorità su cui concentrare le poche risorse finanziarie disponibili, anche al fine di rilanciare la domanda e dare uno stimolo alla ripresa economica:
a) la riduzione dell'imposta sulle tredicesimo per alleggerire il carico irpef sui redditi bassi e medi da lavoro e da pensione e analoghi interventi per il lavoro parasubordinato e assimilati attraverso il meccanismo delle detrazioni;
b) il sostegno dei redditi dei lavoratori, anche per facilitare il mantenimento in azienda di preziose professionalità in attesa del superamento della crisi attuale, con il raddoppio dei tempi della cassa integrazione ordinaria, passando da 52 a 104 settimane almeno per i prossimi due anni.
(1-00271)
«Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Di Stanislao, Cambursano, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
dal 7 al 18 dicembre 2009 la comunità internazionale si riunisce a Copenhagen, con l'obiettivo di raggiungere un nuovo accordo globale sul clima e di procedere così nel percorso di lotta ai cambiamenti climatici, avviato con il Protocollo di Kyoto;
la sfida posta all'umanità dai mutamenti climatici prodotti dall'uomo ha caratteristiche assolutamente inedite e attraversa l'insieme delle scelte e delle politiche. L'attuazione degli impegni connessi agli accordi internazionali rappresenta una sfida vitale, in cui le istituzioni politiche sono chiamate a dare prova di lungimiranza ed efficacia. Si tratta, al tempo stesso, di sfide che chiamano ad una collaborazione serrata tutte le istituzioni pubbliche ai vari livelli, ma anche le forze economiche, sociali e culturali;
la conferenza sul clima di Copenhagen sarà un appuntamento cruciale per la definizione di nuovi obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra. Nel lungo termine l'unico obiettivo che può garantire una certa sicurezza al pianeta è quello di un taglio dell'80 per cento entro il 2050 dei gas serra. Ma è nel breve periodo che si gioca la battaglia più importante: nel 2020 le emissioni che alterano il clima dovranno essere state già considerevolmente diminuite. E necessario un coinvolgimento globale che veda impegnati in questo processo anche i Paesi emergenti, ma è in ragione della loro maggiore responsabilità storica sull'effetto serra che i Paesi industrializzati sono chiamati ad agire per primi come capifila di un processo virtuoso;
il ruolo svolto in questi anni dall'Europa è stato determinante per porre la questione climatica al centro del dibattito internazionale, assumendo la leadership in questo campo e dando concreta attuazione al preambolo della Costituzione, laddove si parla dell'Europa come «spazio privilegiato della speranza umana»;
nello specifico con l'approvazione nel 2008 del cosiddetto «pacchetto clima» del «20-20-20», l'Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 20 per cento entro il 2020, a soddisfare il 20 per cento del fabbisogno energetico utilizzando energie rinnovabili e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica. Una «rivoluzione energetica» indispensabile nella lotta ai cambiamenti climatici, ma è che anche una grande frontiera di innovazione tecnologica, di competizione economica, di industrializzazione;
questa sfida è stata assunta con convinzione dai principali leader europei, che indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza, si sono posti obiettivi in alcuni casi ancora più avanzati di quelli unilateralmente assunti dall'Unione europea;
con il cambio di amministrazione negli Stati Uniti d'America la battaglia ai mutamenti climatici può contare su un nuovo ed indispensabile protagonista e, anche se il passaggio non sarà né semplice né immediato, la svolta annunciata dal Presidente Obama sui temi ambientali è un decisivo cambio di rotta rispetto all'amministrazione Bush. Basta ricordare l'impegno, più volte ribadito, di affrancare entro dieci anni l'America dal petrolio arabo, lanciando un massiccio piano di investimenti per 150 miliardi di dollari in risparmio energetico e fonti rinnovabili, con la creazione di 5 milioni di posti di lavoro;
la crisi economica e finanziaria che si è abbattuta sul sistema globale richiede un'assunzione forte di responsabilità circa le politiche da mettere in atto per difendere e rilanciare l'economia dei Paesi e, soprattutto, per individuare possibili misure su cui costruire solidi modelli di riferimento di carattere sociale, economico e finanziario, strettamente connessi alla vita reale ed all'ambiente che ci circonda. In questo quadro è forte la convinzione che, per la natura della crisi, il miglior investimento che si può fare per contrastare

la recessione e rilanciare lo sviluppo sia puntare sulla modernizzazione ecologica dell'economia;
l'esigenza di contrastare i mutamenti climatici, quindi, non va vista solo come un problema, ma anche come una straordinaria prospettiva di sviluppo e di progresso. Proprio partendo dagli obiettivi e dai vincoli in materia di politiche energetiche e climatiche, è possibile trovare nuovo slancio economico, industriale, tecnologico: nell'incremento di ricerca e sviluppo, nella diffusione di prodotti e di processi produttivi innovativi ed efficienti, nella creazione di nuova occupazione qualificata, in una forte spinta all'esportazione di processi e prodotti ecoefficienti, nella modernizzazione dei sistemi di mobilità e delle tecnologie per l'edilizia;
l'Italia, nonostante i ritardi accumulati sui target fissati dagli accordi internazionali, ha forse più di altri Paesi le caratteristiche per trovare in questa sfida una delle chiavi per uscire dalla crisi e rilanciare economia. Così le politiche per combattere l'aumento dell'effetto possono trasformarsi in un'occasione per rinnovare la nostra società e la nostra economia. Per investire in innovazione, ricerca e conoscenza, utilizzando anche la vitalità del nostro sistema di piccole e medie imprese, favorendo la naturale propensione del nostro Paese ad un'economia che punti più sulla qualità che sulla quantità dei prodotti;
questo processo in Italia è trasversale a vari settori economici: dall'edilizia di qualità, dove il nostro Paese ha già sperimentato misure interessanti, come il credito di imposta del 55 per cento per le ristrutturazioni nel segno dell'efficienza energetica, al settore dei trasporti e della mobilità sostenibile, al riciclo dei rifiuti, che già oggi consente un risparmio pari a 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e si stima che per il 2020 potrebbe ulteriormente abbattere del 18 per cento l'obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e far scendere i consumi energetici di 5 milioni di euro, pari al 32 per cento dell'obiettivo nazionale di efficienza energetica al 2020,

impegna il Governo:

in occasione della conferenza sul clima di Copenhagen, a porre l'Italia all'avanguardia dello sforzo europeo, assumendo le politiche per combattere i mutamenti climatici come motore di un nuovo ciclo economico, energetico e ambientale virtuoso, capace di coinvolgere tutti i soggetti interessati, imprenditori, cittadini, amministrazioni;
a mettere in atto una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati, sostenuta da politiche industriali, agricole e fiscali che orientino le produzioni ed i consumi verso lo sviluppo ecologicamente sostenibile, al fine di rilanciare l'economia, creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro.
(1-00272)
«Realacci, Mariani, Margiotta, Lulli, Braga, Bocci, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Martella, Marantelli, Mastromauro, Morassut, Motta, Viola, Zamparutti, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Franceschini, Gentiloni Silveri, Mosca, Antonino Russo, Rigoni, Verini, Rubinato, Narducci, De Biasi, Piccolo, Gnecchi, Ghizzoni, Paladini, Pes, Brandolini, De Pasquale, Marchi, Cenni, Sarubbi, Concia, Mattesini, Laratta, Mogherini Rebesani, Graziano, Castagnetti, Fedi, Marco Carra».

La Camera,
premesso che:
dal 7 al 18 dicembre 2009 si terrà a Copenhagen la quindicesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 15), che rappresenta un momento decisivo del negoziato

internazionale sul clima e che dovrà sancire definitivamente la volontà internazionale di cooperare per la stabilizzazione della temperatura media globale, mediante la drastica riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
a Copenhagen i circa 200 Stati firmatari dovranno sviluppare ulteriormente la Convenzione dell'Onu sul clima e stipulare un accordo successivo al protocollo di Kyoto, con il quale i Paesi industrializzati e quelli emergenti dovranno impegnarsi a raggiungere determinati obiettivi di riduzione dei gas serra;
il presupposto fondamentale su cui si baserà il nuovo trattato di Copenhagen è l'attuazione dell'articolo 2 della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Unfccc), che mira alla stabilizzazione della concentrazione di gas ad effetto serra in atmosfera, in modo da ridurre le pericolose interferenze antropogeniche al sistema climatico;
l'attuazione di questo obiettivo dovrà avvenire nel rispetto di tre principi: il principio di precauzione (secondo il quale l'incertezza delle conoscenze scientifiche non può essere usata come scusa per posticipare un intervento, quando esiste comunque il rischio di un danno irreversibile), il principio della responsabilità comune ma differenziata (per il quale tutti i Paesi della terra sono responsabili dei cambiamenti climatici generati dalle attività umane. Tale responsabilità è, però, chiaramente differente fra i vari Paesi a seconda delle condizioni di sviluppo socio-economico ed industriale) e quello di equità (per la suddivisione dei costi e dei benefici delle decisioni adottate per prevenire e per adattarsi ai cambiamenti climatici e per tenere nel debito conto gli effetti delle decisioni sulle future generazioni);
Copenhagen sostituirà il Protocollo di Kyoto (che scade nel 2012), il trattato adottato dalla comunità internazionale nel dicembre 1997 e sottoscritto da oltre 160 Paesi partecipanti nel corso della terza sessione della Conferenza delle parti (Cop) sul clima, istituita nell'ambito della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (Unfccc);
si ricorda che l'oggetto del Protocollo di Kyoto - ancora in vigore - è la riduzione, attraverso un'azione concordata a livello internazionale, delle emissioni di gas serra. Più precisamente si prevede che le parti (i Paesi industrializzati che hanno aderito alla Convenzione quadro) dovranno, individualmente o congiuntamente, assicurare che le emissioni derivanti dalle attività umane globali vengano ridotte di almeno il 5 per cento entro il 2008-2012, rispetto ai livelli del 1990, con impegni di riduzione differenziati da Paese a Paese;
per quanto riguarda l'Italia, la ratifica del Protocollo di Kyoto è avvenuta con la legge 1o giugno 2002, n. 120;
per il nostro Paese i dati della Commissione europea evidenziano che nel 2006 si sarebbe registrato un aumento delle emissioni di circa il 10 per cento e si preventiva, con il ricorso a tutte le misure attualmente disponibili, una riduzione del 5 per cento rispetto al 1990, che sarebbe comunque insufficiente a raggiungere l'obiettivo di Kyoto, che ha assegnato al nostro Paese una riduzione del 6,5 per cento;
i cambiamenti climatici sono forse la più grande minaccia ambientale che l'umanità si trova a dover affrontare;
l'aumento della temperatura terrestre, oggi pari a +0,8oC, è stato causato per la maggior parte dalle emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati e la maggior parte della comunità scientifica è molto chiara su cosa occorre fare per evitare impatti climatici catastrofici: le emissioni di anidride carbonica devono essere stabilizzate al più presto, nei prossimi sei anni, per poi essere portate il più possibile vicino allo zero entro il 2050;
si stima che i cambiamenti del clima causeranno l'estinzione del 20-30 per cento delle specie oggi conosciute; la perdita di ghiaccio nell'Artico e nell'Antartico

ha superato gli scenari più negativi disegnati dagli scienziati e molti atolli e isole rischiano di sparire, costringendo intere popolazioni a spostarsi. Quando i terreni fertili verranno colpiti da siccità e alluvioni, la sicurezza alimentare di miliardi di persone sarà a rischio;
il «Quarto rapporto di valutazione» della maggiore autorità in fatto di cambiamenti climatici, l'Ipcc - Intergovernmental panel on climate change (istituito dalle Nazioni Unite nel 1988) - diffuso nel 2007, è stato categorico nell'indicare le prove dirette della crescita delle temperature: dall'aumento medio del livello del mare su scala globale, al ritiro dei ghiacciai, dall'estremizzarsi delle precipitazioni in alcune aree, alla desertificazione di altre aree del pianeta. Il Mediterraneo è un'area a rischio desertificazione e così il 30 per cento del territorio italiano;
l'obiettivo di mantenere entro i 2oC l'aumento della temperatura terrestre (rispetto all'era preindustriale) causato dall'effetto serra costituisce ancora oggi il punto di riferimento delle analisi e dei documenti ufficiali che trattano delle conseguenze, dei costi e dei benefici delle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici. Gli scienziati hanno, infatti, indicato proprio nel 2 per cento di aumento la soglia limite da non superare, affinché il fenomeno non diventi irreversibile;
da qui la necessità che i maggiori Paesi emettitori di gas serra raggiungano un accordo globale forte, equo e legalmente vincolante a Copenhagen per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento entro il 2020 e contenere entro il 2100 il riscaldamento climatico al di sotto dei due gradi rispetto all'epoca pre-industriale;
le assemblee e le conferenze dell'Onu, i vertici nazionali e regionali, i G8 degli ultimi due anni si sono tutti conclusi con l'impegno a votare un patto globale di mitigazione e adattamento entro il 2009;
per quanto riguarda il nostro continente, il Consiglio europeo nel marzo 2007 ha definito quale obiettivo strategico della politica energetica europea la riduzione almeno del 20 per cento, entro il 2020, delle emissioni di gas serra derivanti dal consumo di energia nell'Unione europea rispetto ai livelli del 1990 e addirittura del 30 per cento in presenza di analoghi impegni da parte di altri Paesi. Tale obiettivo si è tradotto nell'adozione del cosiddetto «pacchetto energia-clima», in base al quale, oltre all'abbattimento delle emissioni di gas serra fino al 20 per cento rispetto ai livelli del 1990, va aumentata al 20 per cento la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 e va migliorata del 20 per cento l'efficienza energetica;
il 28 gennaio 2009 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Verso un accordo organico sui cambiamenti climatici a Copenhagen» (COM(2009)39 def.), che costituisce la prima concreta proposta di accordo da parte di un grande blocco nell'ambito del negoziato internazionale post-Kyoto;
successivamente, in data 1o aprile 2009, sempre la Commissione europea ha adottato il libro bianco «L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo» (COM(2009) 147 def.), che illustra gli interventi necessari ad aumentare la resistenza dell'Unione europea nell'adattarsi ai mutamenti del clima;
il 21 ottobre 2009 in Lussemburgo è stato, quindi, approvato dai Ministri dell'ambiente dell'Unione europea il documento sul clima, che contiene il target di riduzione dell'anidride carbonica dell'Unione europea dell'80-95 per cento al 2050 rispetto ai livelli del 1990 ed è la base negoziale per la prossima Conferenza Onu a Copenhagen;
l'Europa conferma positivamente, quindi, la sua leadership in questo ambito. Si è mossa per prima e con più convinzione e ancora adesso è quella ad avere una strategia più chiara e delle proposte concrete;
gli obiettivi europei sono sicuramente importanti, ma è chiaro che sono

del tutto insufficienti. Lo sforzo da parte dei Paesi europei e di quelli industrializzati, a cominciare dagli Stati Uniti d'America, dovrà trovare, infatti, corrispondente impegno anche da parte del «Bric», ossia dei quattro «colossi» emergenti: Brasile, Russia, India e Cina. Paesi che hanno responsabilità minime per i guasti del passato, ma che corrono a grandi passi verso un alto indice di industrializzazione, rischiando di causare nel futuro prossimo gli stessi danni all'atmosfera apportati dalle politiche del vecchio G7. Già oggi la Cina è il maggior emettitore di gas serra al mondo e se il 75 per cento delle emissioni è storicamente imputabile ai Paesi sviluppati, lo scenario di «domani» indica che il 90 per cento verrà dai Paesi emergenti;
è necessario, quindi, che l'Europa tutta continui ad avere un ruolo da protagonista per raggiungere gli obiettivi che saranno concordati e si dovrà, conseguentemente, rendere disponibile a prendere impegni vincolanti. Dopo Copenhagen ciascuno degli Stati dovrà «tradurre» la conclusione del negoziato in nuova modalità di comportamento, nazionale e comunitario, e il negoziato climatico globale potrà costringere il nostro Paese e l'Europa a posizioni più coraggiose;
peraltro, le evidenti difficoltà per un successo della Conferenza di Copenhagen risiedono proprio nella complessità delle negoziazioni. Due percorsi paralleli: uno riguarda i Paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto, l'altro raccoglie tutti gli altri Paesi, tra cui Cina e Usa;
il sostanziale stallo a livello mondiale, che affligge i dibattiti internazionali e le decisioni concrete nella lotta ai cambiamenti climatici, dovrà essere superato con impegni concreti sul taglio delle emissioni nocive e, soprattutto, sul piano finanziario, cogliendo l'opportunità di stimolare la ripresa economica e l'occupazione, anche attraverso scelte energetiche pulite;
sotto quest'ultimo aspetto, un passaggio ineludibile dovrà, perciò, essere quello di una riconversione ecologica dei modelli di produzione per impedire e ridurre i disastri ambientali, sociali e finanziari connessi ai cambiamenti climatici in atto;
la totale incertezza della politica sul «che fare» viene fortunatamente compensata dal dinamismo del mercato globale, dove negli ultimi cinque anni gli investimenti privati nelle fonti rinnovabili e nell'efficienza energetica si sono moltiplicati per dieci;
secondo l'ultimo rapporto di Greenpeace Working for the climate: Greenjob (R)evolution il mercato delle energie pulite creerà, infatti, Otto milioni di posti di lavoro nel mondo. E 100 mila in Italia;
solo dal 2007 il volume di investimento mondiale nelle fonti di energie rinnovabili è raddoppiato annualmente, passando da 30 a 60 miliardi di euro l'anno. Gli esperti si aspettano che entro il 2020, l'investimento complessivo raggiungerà i 400 miliardi di euro l'anno;
è evidente la funzione anticiclica degli investimenti pubblici nella lotta ai cambiamenti climatici e, in particolare, degli investimenti in tecnologie per la riduzione di emissioni di anidride carbonica e per l'aumento dell'efficienza e dell'indipendenza energetica;
nei Paesi industrializzati si va, quindi, sempre più affermando la convinzione che un «new deal ecologico», per la promozione degli investimenti nel campo dell'efficienza energetica, delle fonti energetiche rinnovabili e della mobilità sostenibile, possa produrre rilevanti vantaggi, sia nell'impegno primario per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra, sia nello sforzo contingente per sostenere i consumi e l'occupazione;
la promozione delle energie rinnovabili - energia eolica, solare (termodinamica e fotovoltaica), idraulica, mareomotrice, geotermica e da biomassa - costituisce da tempo uno degli obiettivi principali

della politica, soprattutto dell'Unione europea, nel settore energetico;
l'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) ha di recente indicato che fino al 60 per cento la soluzione del problema climalgas serra al 2020 può venire dall'efficienza energetica, sia negli usi finali che nella generazione elettrica. In questo senso il successo della conferenza dipenderà, inoltre, dall'impegno finanziario che i Paesi industrializzati decideranno di sostenere per facilitare il trasferimento di tecnologie «pulite»;
è evidente che la Conferenza di Copenhagen dovrà segnare un passaggio storico se ci sarà convergenza su misure e regole da adottare, gettando le basi per una nuova economia globale sempre meno dipendente dal carbone e dai combustibili fossili e in grado di sostenere la crescita, favorendo le energie alternative e riducendo drasticamente le emissioni inquinanti,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, nell'ambito della quindicesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Copenhagen nel dicembre 2009, al fine di:
a) ottenere un impegno - come premessa ineludibile per il buon esito della conferenza sul clima - che garantisca adeguati investimenti e consistenti risorse finanziarie pluriennali (con impegni differenziati tra i vari Paesi), indispensabili per efficaci politiche globali di riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
b) proseguire ed intensificare la politica per il risparmio energetico e l'uso più efficiente dell'energia convenzionale in tutti i settori di applicazione (primo fra tutti, quello dei trasporti dove si compiono i maggiori sprechi);
c) incentivare l'uso diffuso delle nuove fonti energetiche rinnovabili, gli investimenti in tecnologie per la riduzione di emissioni di anidride carbonica e l'aumento dell'indipendenza energetica;
d) prevedere per i Paesi più industrializzati un impegno a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990;
e) non far rientrare l'energia nucleare tra le opzioni finanziabili per ridurre le emissioni nocive e climalteranti;
f) incrementare le risorse per la cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile;
g) impegnare i Paesi più sviluppati a contribuire sensibilmente al finanziamento - da più parti quantificato in 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2020 - dell'indispensabile trasferimento di tecnologie per l'energia pulita e di un adeguato sostegno economico verso le nazioni più povere, che sono, peraltro, anche le prime a sopportare gli attuali e futuri rovesci del clima, favorendo in questo senso l'attuazione delle necessarie misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico;
h) favorire iniziative per il contrasto alla deforestazione in atto - e le emissioni ad essa associate - con l'obiettivo di portarla a livelli prossimi allo zero entro il 2020, con particolare riguardo alle foreste tropicali e alle aree maggiormente interessate, quali Amazzonia, Congo e Indonesia;
i) promuovere lo sviluppo di una mobilità sostenibile, favorendo il trasporto pubblico e su rotaia, riducendo contestualmente il trasporto privato su gomma, quale responsabile della maggior parte delle emissioni di anidride carbonica delle aree urbane.
(1-00273)
«Piffari, Scilipoti, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
studi condotti dall'Uefa mostrano come ormai, da una quindicina d'anni, le competizioni Uefa per squadre di club calcistiche e i campionati nazionali siano caratterizzati da una minore competitività: in molti Paesi, infatti, sono sempre le stesse squadre a lottare per il titolo;
a seguito della sentenza Bosman, emanata dalla Corte di giustizia europea nel 1995, le tendenze ormai sono chiare: rispetto al 1995/1996, il numero di giocatori di una federazione nazionale cresciuto nei vivai della stessa federcalcio è diminuito del 35 per cento; i club più ricchi, quindi, hanno la possibilità di assicurarsi i migliori giocatori e sono meno incentivati ad allenare giocatori in casa e ad offrire loro una possibilità concreta;
la sentenza Bosman, valida tuttora, proibisce, inoltre, all'Uefa e alle leghe calcistiche nazionali degli Stati dell'Unione europea di porre un tetto al numero di calciatori stranieri in prima squadra, qualora ciò discriminasse cittadini dell'Unione europea. All'epoca, molte leghe ponevano, infatti, dei limiti al numero dei non-nazionali che potessero far parte delle squadre;
in Italia nel 1980 (anno della riapertura delle frontiere) poteva essere tesserato massimo uno straniero per squadra. Attualmente, in serie A di calcio, il numero degli stranieri tesserati si aggira intorno a 240, ai quali vanno aggiunti i 60 delle formazioni che partecipano al campionato primavera;
numeri considerevoli che vanno necessariamente collegati alla scarsa fiducia nei vivai. Il sostanzioso utilizzo di calciatori stranieri non è la causa, ma solo la logica conseguenza di questo male. I club italiani, piuttosto che investire su giovani prodotti nostrani, preferiscono prendere all'estero un atleta già formato, meglio ancora se con esperienze internazionali già alle spalle;
tuttavia, norme per promuovere giocatori del vivaio sono in vigore in Uefa Champions league, Coppa Uefa e diversi campionati nazionali in Europa; i club impegnati nei suddetti tornei devono inserire nel loro organico un numero minimo di giocatori cresciuti nelle giovanili;
il Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, intervenendo nel dibattito sull'identità dello sport italiano, apertosi dopo i risultati ottenuti dalle squadre nazionali ai giochi olimpici di Pechino, ha dichiarato che lo sport italiano continua a perdere la sua identità. Il numero degli atleti stranieri nei nostri campionati va costantemente aumentando e l'identità delle nostre compagini sportive resta legata quasi esclusivamente al legame storico e affettivo che queste hanno con una città o una tifoseria piuttosto che alla presenza di giocatori simbolo, cresciuti nei vivai. Non si tratta di voler far la guerra allo straniero, né tanto meno si vuol mettere in gioco principi quali l'integrazione o la libera circolazione dei lavoratori, ma lo sport è un settore particolare dove l'identità nazionale deve essere tutelata. E lo stesso Trattato di Lisbona, ratificato dall'Italia, stabilisce la "specifica natura dello sport"»;
la tutela dei vivai, la possibilità per i nostri atleti di trovare spazio nei club, la competitività delle nostre nazionali sono temi che stanno a cuore di tutti gli sportivi italiani;
negli ultimi anni lo sport dilettantistico è cresciuto in Italia in maniera consistente: oggi i praticanti sono oltre 11 milioni e gli iscritti alle diverse federazioni oltre 3 milioni e mezzo;
l'11 luglio 2007 è stato presentato dalla Commissione europea il libro bianco sullo sport, prima iniziativa globale nel campo dello sport, che fornisce un orientamento strategico sul ruolo dello sport nell'Unione europea e sulla sua importanza sociale ed economica;
lo sport in tutte le sue forme, praticato a livello agonistico e dilettantistico,

rappresenta un importante strumento formativo d'integrazione sociale e di dialogo culturale, nonché uno strumento prezioso per la diffusione di valori fondamentali, quali, l'impegno, lo spirito di squadra, la lealtà e il sacrificio;
il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), ente legislativamente delegato dallo Stato alla promozione ed alla diffusione dello sport italiano, adempie ai suoi compiti istituzionali tramite le federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva e le discipline sportive associate, organismi ai quali sono affiliate oltre 95.000 società e associazioni sportive dilettantistiche e per i quali sono tesserati e praticano assiduamente attività sportiva oltre 30 milioni di soggetti di qualsiasi età;
la realtà dello sport dilettantistico non è, però, affidata soltanto a coloro che praticano attività sportiva: va considerata, infatti, l'elevata platea dei cosiddetti «volontari», di coloro, cioè, che prestano la loro opera di volontariato «sportivo» senza percepire nessuna sorta di remunerazione e che sono, però, necessari, anzi indispensabili alla realizzazione delle attività poste in essere dall'intero movimento dilettantistico;
si tratta di medici, paramedici, fisioterapisti, giudici, cronometristi che, senza il clamore dei grandi eventi, svolgono una primaria funzione educatrice, ancor prima che allo sport, al rispetto dei valori civici e alla libertà dell'aggregazione sociale, favorendo la sana crescita fisica e educativa di migliaia di ragazzi e giovani;
in un desolato panorama in cui ingenti somme di denaro ruotano attorno allo sport dei professionisti, del calcio, della Formula 1 e delle scommesse, non si trovano le risorse per lo sport dilettantistico e giovanile,

impegna il Governo:

a predisporre iniziative volte a valorizzare i vivai nazionali, al fine di motivare i giovani atleti con progetti concreti e salvaguardare così l'identità nazionale dello sport italiano;
ad adottare iniziative volte a prevedere, al fine di favorire l'accesso e la diffusione collettiva della pratica sportiva, forme di agevolazioni fiscali e tributarie a sostegno di tutto lo sport dilettantistico.
(1-00274) «Zazzera, Donadi, Di Stanislao, Piffari, Bratti».

La Camera,
premesso che:
negli ultimi anni si è verificata una rapida trasformazione degli equilibri internazionali che avevano regolato i rapporti fra gli Stati nel `900. La caduta del muro di Berlino, di cui si è festeggiato, con grande enfasi, proprio in questa settimana il ventennale, rappresenta uno spartiacque fondamentale nello sviluppo sociale e politico delle società contemporanee;
per evitare che tale ricorrenza assuma una connotazione quasi esclusivamente formale, bisogna accettare con coraggio e definitivamente le sfide che il nuovo mondo nato da quel crollo ci ha posto. Con la caduta del muro di Berlino sono crollati confini non solo geografici, ma anche politici, sociali ed economici, che limitavano, permettendo di governarlo, il mondo di allora. Basterebbe un rapido sguardo alla cartina geografica, soprattutto europea e, in particolare, dell'area balcanica, per comprendere quanto profondi siano stati i cambiamenti;
oggi esiste una mobilità che per certi versi può definirsi estrema, anche per la velocità con cui si caratterizza, che ci era sconosciuta fino a pochi anni fa. Un elemento che va valutato non solo in chiave economica, ma anche sociale e demografica;
la fase di nuova globalizzazione che si sta vivendo necessita di strumenti di

controllo adeguati e di una nuova visione del mondo: una necessità che riguarda, in particolare, l'Europa;
l'affermazione di nuovi protagonisti sulla scena mondiale, realtà geopolitiche di carattere continentale, come l'India o la Cina, caratterizzate da uno sviluppo demografico enorme, da un sistema non sempre particolarmente favorevole al rispetto dei diritti umani, da elementi di crescita socioeconomica estremamente dinamica, ci pongono di fronte a nuove e complesse problematiche anche sul piano delle relazioni internazionali;
nell'ottobre 2008 uno dei principali quotidiani bengalesi ha scritto: «È molto significativo che siano stati spesi migliaia di miliardi di dollari per rimettere in sesto i principali istituti finanziari del mondo, mentre i 12,3 miliardi di dollari previsti dall'Onu per combattere la crisi alimentare ancora non si vedono. L'obiettivo di sradicare la povertà estrema entro la fine del 2015 è sempre meno realistico, non per carenza di risorse, ma perché non c'è un vero interesse per i poveri del mondo»;
la pressione demografica sui confini europei è destinata inevitabilmente ad aumentare, in quanto la globalizzazione ha aperto i mercati ma anche le frontiere, determinando un aumento esponenziale della mobilità di uomini e mezzi e riducendo estremamente le distanze;
l'Europa non può reggere il peso dei popoli migranti, in quanto non è in grado di integrare l'enorme massa di uomini che chiedono di entrare nei suoi confini, né può farlo l'Italia o nessun altro singolo Paese europeo;
non è pensabile riuscire a fronteggiare l'attuale situazione senza una serie di regole chiare che permettano di governare gli ingressi dei migranti in Europa e nel nostro Paese;
è necessario ragionare su come sviluppare una politica comune a livello europeo di fronte all'aumento dei flussi migratori ed è fondamentale focalizzare gli strumenti e le politiche attive più adeguate a gestire la «globalizzazione», affinché la stessa diventi una possibilità di sviluppo e non un processo di ulteriore aumento delle differenze a livello planetario;
a livello europeo, si deve prendere atto che non esiste una lista di «Paesi sicuri»: di quei Paesi, cioè, dai quali si da per certo che non possa provenire un rifugiato;
non si può accettare che richieste di asilo politico diventino lo strumento per ingressi clandestini in Europa, avendo coscienza e conoscenza del fatto che molti immigrati nascondono la propria identità volutamente, con il fine specifico di non farsi riconoscere e con la certezza che i tempi necessari alle autorità per il loro riconoscimento gli permetteranno di far perdere le proprie tracce;
appare necessario che il Governo prosegua nella sua azione di persuasione delle istituzioni europee rispetto all'introduzione del principio del burden sharing, affinché venga declinato con l'individuazione di meccanismi strutturati (non più su base volontaria) per la ridistribuzione degli immigrati intercettati nel corso delle operazioni marittime coordinate da Frontex;
nella stessa ottica è fondamentale il rafforzamento dell'impegno per la piena attuazione del sistema europeo di asilo attraverso la fissazione di status, procedure e livelli di accoglienza unici e, in questa prospettiva, l'attuazione del futuro Ufficio europeo di supporto per l'asilo;
su queste basi dovrebbero essere avviati progetti per il trattamento delle domande di protezione al di fuori del territorio dell'Unione europea, che consentirebbero di istituire canali dedicati all'ingresso dei richiedenti asilo nell'Unione;
il Governo italiano, anche nell'ottica di un concreto e necessario controllo dei flussi migratori, ha raggiunto con la Libia un accordo storico di enorme importanza anche per l'intera Europa;

il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 e ratificato con legge 6 febbraio 2009, n. 7, persegue l'obiettivo strategico per un verso della chiusura definitiva del «capitolo del passato», con la soluzione dei contenziosi bilaterali, e, per altro verso, della costruzione di una nuova fase delle relazioni italo-libiche, basata sul rispetto reciproco, sulla pari dignità e su un rapporto paritario e bilanciato;
nel Trattato si afferma l'impegno a operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo, e si è ribadita la centralità delle Nazioni Unite nel sistema delle relazioni internazionali, impegnando le parti ad adempiere in buona fede agli obblighi derivanti dai principi e dalle norme del diritto internazionale universalmente riconosciuti, nonché inerenti al rispetto dell'ordinamento internazionale;
in particolare, all'articolo 19 è stata prevista l'intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all'immigrazione clandestina, con un richiamo all'accordo firmato a Roma il 13 dicembre 2000 e con un esplicito riferimento alle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all'immigrazione clandestina, i protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007. Secondo quanto stabilito, le due parti si impegnano a promuovere la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle competenze tecnologiche necessarie. L'Italia, in particolare, si è impegnata a sostenere il 50 per cento dei costi di realizzazione di tale sistema, mentre per il restante 50 per cento Italia e Libia chiederanno all'Unione europea di farsene carico, tenuto conto delle intese intervenute tra Tripoli e Bruxelles con la firma di un Memorandum of understanding (MoU) nel luglio 2007. Su un piano più generale, le due parti hanno deciso di collaborare alla definizione di iniziative volte a prevenire il fenomeno dell'immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori;
l'accordo rappresenta una svolta decisiva nella definizione di un approccio più adeguato e realistico, in un'ottica mediterranea e continentale, alla necessità di un controllo adeguato dei flussi migratori che investono in questi anni l'intero continente europeo;
la Libia non è un Paese di emigrazione, costituisce, però, un territorio di transito per l'immigrazione sub-sahariana, macroregione estremamente povera e, peraltro, vittima di continui conflitti: Sudan, Ciad e Niger sono gli Stati che toccano il franco sud della Libia. A partire dal 2003 in Sudan si è sviluppata una drammatica crisi umanitaria, che nella regione del Darfur ha finora provocato circa 300.000 morti e più di due milioni tra sfollati e rifugiati. Questa massa migratoria genera ripercussioni anche nel vicino Ciad, costretto ad ospitare numerosi campi profughi. Anche il Niger è territorio di transito di migranti provenienti dalla Nigeria, lo Stato più popoloso dell'Africa e con prospettive di crescita demografica allarmanti. L'immigrazione sub-sahariana include anche flussi originari della regione del Corno d'Africa, dove le prospettive di sviluppo sono indebolite dalla persistente tensione militare sul confine etiopico-eritreo e dall'insoluta crisi somala;
tutte le rotte migratorie convergono verso il lunghissimo confine meridionale della Libia, estremamente permeabile in quanto territorio desertico e carente di adeguate strutture di monitoraggio. La limitatezza dei mezzi è un problema che emerge anche per quanto riguarda i quasi 1800 chilometri di costa mediterranea, per i quali la Libia non dispone di forze navali sufficienti per il pattugliamento;
la Libia è, dunque, ponte di transito per flussi migratori di enorme portata, che inevitabilmente trovano nel Mediterraneo e nell'Italia in particolare l'approdo naturale, e pensare di non governare questa nuova realtà, appellandosi ad una sorta

di indistinto diritto alla migrazione, senza regole e controlli, appare oltremodo irrealistico e pericoloso;
anche per questo motivo il Governo italiano ha optato per un'intesa bilaterale con la Libia, procedendo lungo un percorso già avviato dal Governo precedente, in quanto la via dell'accordo bilaterale è coerente con l'interesse dell'Italia ad una compartecipazione costruttiva nella gestione del flusso migratorio;
il Trattato di amicizia ha, inoltre, il pregio di coinvolgere sempre di più la Libia su un percorso virtuoso in tema di diritti umani. Il Paese africano non ha sottoscritto, infatti, la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati, ma ha firmato e ratificato la Convenzione dell'Unione africana del 1969 relativa a specifici aspetti della problematica dei rifugiati in Africa, che è complementare alla Convenzione di Ginevra e impegna Tripoli a garantire protezione non solo ai perseguitati, ma anche alle vittime di invasioni, guerre civili e altri eventi di ben più ampia portata rispetto addirittura a quelli previsti dalla Convenzione di Ginevra. Inoltre, attualmente la Presidenza dell'Assemblea generale dell'Onu è ricoperta da un rappresentante della Libia;
fondamentale sarà l'azione dell'Italia in seno alle istituzioni europee. In materia di immigrazione l'Unione europea ha recentemente approvato la direttiva 2008/115, che stabilisce standard e procedure comuni per il rimpatrio degli immigrati irregolari e sponsorizza la cooperazione degli Stati membri con i Paesi di origine e di transito. L'Unione europea si è interessata alla rotta migratoria che attraversa la Libia, con un progetto specifico di monitoraggio della frontiera con il Niger, un progetto rientrante nel programma quadro «Asilo e migrazione»;
nel contempo Frontex, l'agenzia comunitaria per la gestione delle frontiere, è impegnata in attività di formazione della polizia doganale libica e trasferimento di tecnologie, ma occorre che il Governo prosegua nella richiesta di miglioramento dell'Agenzia, quanto a capacità di assistere gli Stati membri più esposti al fenomeno migratorio e di ottenere un maggiore coinvolgimento di tutti i Paesi membri e dei Paesi terzi nelle operazioni congiunte;
l'Unione europea ha le potenzialità per incidere in profondità nei rapporti che intrattiene con i suoi interlocutori sul piano delle relazioni esterne: su queste potenzialità il nostro Paese deve investire la sua azione diplomatica. L'Italia con il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 diviene portavoce e riferimento di una politica estera di vicinato dell'intera Unione europea, che nei confronti della Libia può dimostrare una grande forza di attrazione;
l'iniziativa di riconsegna degli immigrati irregolari alla Libia è stata effettuata in conformità al vigente quadro normativo interno ed internazionale;
i citati Protocolli aggiuntivi al Trattato di amicizia del 29 dicembre 2007 e l'ulteriore protocollo aggiuntivo del 4 febbraio 2009, sottoscritto dal Ministro dell'interno, prevedono la possibilità di organizzare dispositivi di pattugliamento congiunto in mare, con operazioni di controllo, ricerca e salvataggio in acque territoriali libiche ed in alto mare, da svolgere nel rispetto delle convenzioni internazionali;
la Convenzione per la salvaguardia della vita umana in mare (cosiddetta Convenzione Solas) del 1974, alla quale il nostro Paese ha aderito con legge n. 313 del 1980, invita gli Stati a contrastare le pratiche pericolose associate al trasporto di migranti via mare, impedendo la partenza delle imbarcazioni «a rischio», anche di bandiera estera, dalle proprie coste o dai propri porti;
le operazioni di pattugliamento congiunto attuate sono dirette a rafforzare proprio la responsabilità e la capacity building della Libia, anche sotto questo aspetto, e per questo non costituiscono né

ipotesi di respingimento alla frontiera italiana, né ipotesi di mancato soccorso in mare;
la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (cosiddetta Convenzione Unelos o di Montego Bay), ratificata dall'Italia nel 1994, attribuisce all'unità navale di uno Stato, che intercetta una nave priva di nazionalità, il potere di inseguirla, fermarla, abbordarla e condurla entro un porto nazionale, laddove vi sia il sospetto, tra l'altro, di tratta degli schiavi;
il Protocollo addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale del 2000, entrato in vigore in Italia il 1o settembre 2006 e in Libia il 24 ottobre 2004, attribuisce ad unità navali di uno Stato che sospetti che un'imbarcazione priva di nazionalità eserciti traffico illegale di immigrati il potere di chiedere agli altri Stati di aiutarla a porre fine a tale pratica, anche fermando ed abbordando il natante;
la riduzione di oltre il 90 per cento degli sbarchi dall'inizio di maggio 2009 a settembre 2009, con una differenza di circa 17 mila persone in meno sbarcate dalla Libia rispetto allo stesso periodo del 2008, ha dimostrato che la politica delle riconsegne effettuate dal ministero dell'interno funziona;
l'Italia ha il dovere di continuare ad attuare una politica di riconsegna alla Libia, impedendo che il ricorso al diritto di asilo diventi uno strumento per aggirare le norme che regolano l'ingresso in Europa, ma non può farlo da sola: può e deve invece sensibilizzare l'Europa a muoversi in maniera coerente,

impegna il Governo:

a proseguire nell'azione di controllo e regolamentazione dei flussi migratori, al fine di contrastare con determinazione ogni forma di immigrazione clandestina, con lo scopo di attuare politiche attive capaci di contemperare i diritti dei popoli migranti con i diritti dei popoli residenti;
a proseguire nella lotta alla criminalità organizzata che regola e gestisce i flussi di immigrati clandestini;
a proseguire nell'azione di difesa e garanzia dei necessari livelli di sicurezza nel nostro Paese, contrastando a questo fine l'immigrazione clandestina e promuovendo l'immigrazione legale;
ad intervenire nei confronti dell'Unione europea affinché si definisca una politica comune di gestione e controllo dei flussi migratori a difesa degli equilibri sociali ed economici delle popolazioni europee ed affinché l'Europa possa diventare la meta di un'immigrazione effettivamente sostenibile, la sola capace di determinare sviluppo e progresso;
a proseguire nell'azione di riconsegna alla Libia degli immigrati irregolari, così come delineatasi in questi ultimi mesi, che ha drasticamente ridotto i rischi di tragedie in mare.
(1-00275)
«Cicchitto, Cota, Bocchino, Santelli, Luciano Dussin, Bruno, Dal Lago, Calderisi, Pastore, Bernini Bovicelli, Vanalli, Bertolini, Volpi, Bianconi, Cristaldi, Calabria, De Girolamo, Distaso, La Loggia, Laffranco, Lorenzin, Orsini, Pecorella, Sbai, Stasi, Stracquadanio, Lo Monte, Boniver».

La Camera,
premesso che:
l'attuale Governo degli Stati Uniti continua ad applicare con rigore il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba quasi 50 anni fa, malgrado sia stata recentemente adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite una ennesima Risoluzione dal titolo eloquente: «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba», che ha raccolto 187 voti a favore - due in piú della precedente - e

3 contrari (Stati Uniti, Israele e Palau), nel senso della rimozione di questo pesante embargo;
tale embargo appare ai proponenti del presente atto di indirizzo ormai come l'espressione piú elevata di una politica crudele e inumana, progettata deliberatamente per provocare conseguenze molto gravi sulle condizioni di vita nell'isola cubana e che tuttavia non ha minimamente determinato un cambiamento delle politiche del regime cubano, né una sua crisi; inoltre, è una decisione contro la quale ormai si esprimono tutti i sondaggi di opinione dei nordamericani;
niente è cambiato nel decorso di dieci governi nordamericani succedutisi, se non l'inasprimento di questa politica, anzi sono state mantenute in vigore leggi, disposizioni e pratiche dagli effetti piuttosto pesanti come, per esempio, la Legge di Commercio con il nemico, varata nel 1917, e la Legge per l'assistenza estera, provvedimenti adottati con lo scopo di restringere il commercio con le nazioni ritenute ostili e che costituiscono la base per un embargo totale sul commercio tra gli USA e Cuba; la Legge per la democrazia cubana, conosciuta anche come legge Torricelli e firmata dal presidente Bush senior, che ha consentito al governo degli Stati Uniti di rinforzare le misure economiche contro Cuba e ha fornito il fondamento normativo dell'extraterritorialità del blocco; e ancora, la Legge per la libertà e solidarietà democratica cubana, conosciuta come legge Helms-Burton e approvata dal presidente Clinton nel 1996, con la quale si vuole scoraggiare l'investimento straniero e favorire l'internazionalizzare del blocco contro Cuba;
l'estensione delle leggi e dei regolamenti sopra indicati dimostra che nessun blocco è stato tanto inclusivo e brutale contro un Paese come quello imposto dagli Stati Uniti contro Cuba;
il blocco contro Cuba non è una questione bilaterale tra questo Paese e gli Stati Uniti. La reiterata applicazione extraterritoriale delle leggi nordamericane e la persecuzione contro i legittimi interessi di imprese e cittadini di Paesi terzi colpiscono notevolmente la sovranità di molti altri Stati;
secondo stime recenti, il danno cagionato a Cuba dal blocco, fino al dicembre 2008, supera i 96 miliardi di dollari, cifra che ammonterebbe a 236 miliardi e 221 milioni di dollari se il calcolo fosse realizzato secondo la corrente valutazione del dollaro;
non risulta difficile immaginare il progresso che avrebbe raggiunto Cuba, e del quale è stata privata, se durante questi 50 anni non fosse stata sottoposta a questa pesante guerra economica;
il discorso innovativo e conciliante pronunciato dal nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in occasione del suo insediamento alla Casa Bianca, ha suscitato molte speranze e i suoi reiterati messaggi di cambiamento, di dialogo e di cooperazione sono stati considerati benvenuti;
le buone intenzioni però non sembrano essere ancora sostenute da fatti concreti e rilevanti; l'avere, infatti, finalmente consentito, recentemente, i rapporti dei cubani residenti negli Stati Uniti con i loro familiari a Cuba, la possibilità di far loro visita e di inviare loro aiuti senza limitazioni, rappresentano certamente un primo passo positivo, ma estremamente limitato e insufficiente trattandosi di misure che non soddisfano assolutamente la restituzione del diritto costituzionale dei cittadini nordamericani di viaggiare senza impedimenti a Cuba, unico Paese del mondo che non possono visitare;
da molti anni Cuba esprime la sua disponibilità alla normalizzazione dei rapporti con il Governo degli Stati Uniti cercando di coinvolgerlo in un eventuale processo di dialogo diretto migliorare i rapporti, previa la rimozione del blocco economico, commerciale e finanziario e la cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi terroristi;

un altro tema essenziale è la liberazione dei cinque agenti dell'antiterrorismo cubano che patiscono, da undici anni, un ingiusto regime carcerario in quel Paese come conseguenza di un processo che suscita a dir poco molteplici riserve, senza alcuna elementare garanzia di difesa; tra l'altro, da una notizia apparsa il 13 ottobre 2009 sul New York Times, si è appreso che il giudice competente ha ridotto la pena prevista dalla sentenza a uno dei cinque cubani mentre un tribunale d'Appello lo scorso anno aveva annullato le sentenze a tre di questi ultimi, affermando che il castigo imposto era stato troppo severo;
nel frattempo, da 20 anni sono avvenuti cambiamenti politici significativi nel mondo, uno fra questi la fine della divisione del mondo in blocchi contrapposti e la conseguente guerra fredda, insomma la caduta del Muro di Berlino nel 1989,

impegna il Governo

a sostenere nelle opportune sedi, e con il coordinamento dell'Unione europea, il nuovo Governo degli Stati Uniti nella ricerca di nuove strade per il superamento del confronto ideologico con Cuba che ancora non consente allo stesso di accogliere la richiesta pressante che la comunità internazionale ha espresso in seno all'Onu in tutti questi anni affinché sia decretata la fine dell'embargo, ormai anacronistico, contro Cuba;
ad adoperarsi nelle sedi diplomatiche affinché si faccia presente, nel rispetto dell'indipendenza della magistratura degli Stati Uniti, il punto di vista dell'Italia in merito all'opportunità di individuare gli strumenti per una revisione del processo, su cui sono state sollevate notevoli riserve da parte di molti esperti e commentatori internazionali.
(1-00276)
«Evangelisti, Donadi, Orlando Leoluca, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
il 3 novembre 2009 la Corte europea dei diritti dell'uomo con sede a Strasburgo ha emesso una sentenza nella quale ha stabilito che l'esposizione del crocifisso in classe è «contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro condizioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione»;
la pronuncia della Corte è stata data in risposta al ricorso presentato nel 2006 dalla signora Soile Lautsi di Abano Terme (PD) che aveva chiesto già nel 2002 al preside della scuola frequentata dai propri figli di togliere il crocifisso dalle aule in cui i suoi figli studiavano, in quanto si sentiva «offesa» dalla presenza del simbolo del cristianesimo;
in merito a tale caso sia il Tribunale amministrativo regionale del Veneto che il Consiglio di Stato si sono pronunciati contro l'accoglimento del ricorso; il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha affermato che il crocifisso può essere legittimamente collocato nelle aule della scuola pubblica, in quanto non solo non contrastante ma addirittura affermativo e confermativo del principio della laicità dello Stato repubblicano, in quanto simbolo di una particolare storia e identità culturale (sentenza del n. 1110 del 22 marzo 2005), mentre il Consiglio di Stato nel 2006 ha addirittura specificato che esso svolge una funzione simbolica altamente educativa a prescindere dalla religione professata dagli alunni;
la presenza obbligatoria del crocifisso nelle aule scolastiche degli istituti pubblici è contemplata da norme regolamentari tutt'oggi in vigore, precisamente il regio decreto del 30 aprile 1924, n. 965 e dal regio decreto del 26 aprile 1928, n. 1297;
il Consiglio di Stato nella succitata pronuncia riaffermò quanto già chiarito in un suo noto parere n. 63 del 24 luglio 1988 nel quale sostenne che «a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica, come valore universale, indipendentemente da una specifica confessione religiosa»;

la pronuncia della Corte di Strasburgo ha provocato all'interno della società civile italiana un vero sgomento poiché incide su un simbolo della nostra identità culturale e storica riconosciuta da tutti i cittadini;
difatti, in opposizione a tale pronuncia si sono creati dei movimenti spontanei anche sulla rete internet con gruppi di opinione, che hanno raccolto migliaia di adesioni per chiedere che tale sentenza non venga applicata;
il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca il 3 novembre ha annunciato il ricorso da parte del Governo sulla sentenza della Corte di Strasburgo;

impegna il Governo:

ad intervenire tempestivamente per ribadire la corretta applicazione dei regi decreti n. 965 del 1924 e n. 1297 del 1928, assicurando che in ogni istituto statale non vengano rimossi i crocifissi fino ad oggi esposti come simbolo della nostra cultura e identità nazionale;
ad attivarsi in sede europea affinché venga introdotto all'interno della Carta costituzionale europea il riferimento alle radici giudaico cristiane come simbolo dell'identità dei popoli che la costituiscono, portatori di valori di solidarietà, uguaglianza, fratellanza.
(1-00277)
«Nizzi, Pili, Landolfi, Garofalo, Iannarilli, Moffa, La Loggia, Taglialatela, Proietti Cosimi, Aracu, Rampelli, Mannucci, Ceccacci Rubino, Antonino Foti, Vella, Di Virgilio, Cazzola, Versace, Vignali, Minasso, Milanato, Lazzari, Centemero, Ghiglia, Tommaso Foti, Germanà, Barani, Castellani, Bocciardo, Girlanda, Mottola, Biasotti, Barbareschi, Iapicca, Barba, Holzmann, Speciale, Bernardo, Ravetto, Del Tenno, Stasi, Cesaro, Petrenga, Pizzolante, Luciano Rossi, Nirenstein, Granata, Costa, Lehner, Ventucci, Vitali, Torrisi, Dima, Calabria».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni I e VI,
premesso che:
dopo una lunga procedura intrapresa nel 1983 dal giudice Giovanni Falcone, nel mese di aprile 2007 veniva definitivamente confiscata, ai sensi della legge sui beni mafiosi, (Legge numero 109 del 7 marzo 1996) l'azienda agricola Suvignano, situata nel comune di Monteroni d'Arbia (Provincia di Siena);
la legge sopracitata prevede che la destinazione o l'assegnazione dei beni in questione, a seconda che gli stessi siano considerati beni, immobili o beni aziendali, spetti all'Agenzia del demanio, acquisiti i pareri del prefetto territoriale e del sindaco del amministrazione comunale interessato e sentito l'amministratore giudiziario;
va sottolineato che l'articolo 2, comma 20, della Legge 15 luglio 2009, numero 94 («Disposizioni in materia di sicurezza pubblica»), ha modificato l'articolo 2-decies della legge 31 maggio 1965, numero 575 («Disposizioni contro le organizzazioni criminali di tipo mafioso, anche straniere») stabilendo che la destinazione dei beni immobili e dei beni aziendali sia effettuata con provvedimento del Prefetto su proposta non vincolante dell'Agenzia del demanio, e non più dall'Agenzia del demanio stessa;
l'azienda agricola Suvignano presenta una superficie agraria di circa settecentotredici ettari (di cui cinquecentosettanta coltivati a grano duro, orzo e avena) e dispone di tredici immobili ex case coloniche, di un fabbricato ex magazzino, di una ex fornace attualmente adibita ad officina aziendale, di una villa padronale, di un fabbricato in cui è presente la chiesa aziendale, della ex casa canonica attualmente

adibita ad agriturismo con quaranta posti letto. Nella stessa azienda sono inoltre presenti circa duemila capi ovini, duecento capi suini, un uliveto di circa cinque ettari e una riserva di caccia;
in virtù di tale patrimonio immobiliare e mobiliare si evince facilmente che l'azienda possa rappresentare una straordinaria opportunità per lo sviluppo sociale, economico ed occupazionale del territorio e per la promozione di attività di carattere educativo;
regione Toscana, provincia di Siena ed amministrazione comunale di Monteroni hanno già presentato congiuntamente una candidatura comune per l'assegnazione dell'azienda. Un progetto di gestione caratterizzato da numerosi profili: non soltanto agricoli, zootecnici, agrituristici e venatori ma anche educativi e sociali (caratterizzati dalla promozione e dallo sviluppo della cultura della legalità);
in data 30 settembre 2009 la stessa commissione agricoltura del consiglio regionale della Toscana ha approvato, in tale direzione, una risoluzione che promuove l'assegnazione dell'azienda Suvignano a regione Toscana, provincia di Siena ed amministrazione Comunale di Monteroni;
altre strutture ed enti hanno presentato la propria candidatura per la conduzione dell'azienda Suvignano come ad esempio l'istituto zootecnico siciliano;
un modello di amministrazione della struttura in oggetto efficace, efficiente e legato alla sostenibilità ed allo sviluppo locale, non può prescindere dall'assegnazione della gestione agli enti territoriali dove è presente l'azienda stessa. Cosa che comunque non escluderebbe una collaborazione, nella gestione, con altri soggetti come ad esempio l'Istituto zootecnico siciliano;
i tempi di assegnazione dell'azienda Suvignano stanno registrando notevoli ritardi dovuti anche all'interpretazione della normativa vigente: la legge numero 109 del 7 marzo 1996 dispone infatti che non sia possibile assegnare automaticamente il bene confiscato al comune su cui ricade l'immobile, se ad essere confiscate sono state le quote sociali (come nel caso dell'Azienda Suvignano). Si dovrebbe quindi applicare la disciplina relativa ai beni aziendali che prevede l'affitto, la vendita o la liquidazione. Una opportunità che non consente l'affidamento in gestione dell'azienda e conseguentemente non permette la valorizzazione dei ruolo degli enti territoriali ed il riuso sociale ai fini di pubblica utilità dei beni confiscati;
in questi mesi, per cercare di risolvere positivamente la questione, sono intercorsi numerosi incontri, presso la prefettura di Siena, fra regione Toscana, provincia di Siena, amministrazione comunale di Monteroni, prefetto di Siena, agenzia del demanio nazionale e Commissario straordinario per i beni confiscati alla mafia volti ad individuare la soluzione normativa che consentisse di perseguire la possibilità dell'affidamento dell'azienda Suvignano agli enti locali nel rispetto comunque dei principi ispiratori della normativa vigente;
tale attività ha prodotto una richiesta di parere, inoltrata nel mese di luglio 2008, da parte dell'Agenzia nazionale del demanio all'avvocatura dello Stato per individuare una soluzione che consenta di affidare direttamente l'azienda confiscata agli enti territoriali;
dopo oltre 15 mesi l'avvocatura dello Stato non ancora formulato il parere, anche a seguito dell'entrata in vigore della nuova normativa citata in precedenza (Legge 15 luglio 2009) mentre l'Agenzia del demanio ha autonomamente elaborato, fuori quindi dal percorso di collaborazione interistituzionale intrapreso, una propria proposta che prevede la vendita dell'azienda Suvignano, tramite asta pubblica, per un importo che è stato stimato tra i 25 ed i 30 milioni di euro. La stessa Agenzia del demanio ha inviato il 21 di ottobre 2009 tale proposta al prefetto di Siena che ha 90 giorni di tempo per accettare tale indicazione;
risulta evidente che la vendita all'asta dei bene va palesemente contro le finalità

espresse dalla legge numero 109 del 7 marzo 1996 che sono quelle del riutilizzo per finalità di interesse collettivo del bene confiscato e soprattutto non può garantire che il bene stesso, proprio in virtù della modalità di asta pubblica, non possa nuovamente essere acquistato da soggetti legati ad organizzazioni criminali;
questo rischio è ancora più alto oggi dopo l'entrata in vigore della Legge 3 Ottobre 2009, n. 141 che regola il rientro dei capitali dall'estero, meglio nota come «scudo fiscale», anche in virtù di diverse stime elaborate dagli operatori finanziari, secondo le quali vi sarebbero circa 300 miliardi di euro di capitali italiani oltre confine, di cui 125 si troverebbero in Svizzera e 86 in Lussemburgo;
la suddetta legge non consente di risalire alla provenienza dei capitali illegalmente esportati all'estero che rientrano in Italia e pertanto non vi sono garanzie che i beni confiscati alle associazioni mafiose non vengano riacquisiti da organizzazioni criminali, che possono addirittura risultare favorite nella gara dal contesto di grave recessione che attraversa il Paese e che può indebolire o escludere altri potenziali competitori la cui attività si svolge nella legalità,

impegna il Governo:

ad assumere le più opportune ed efficaci iniziative urgenti al fine di sospendere la decisione della direzione generale dell'Agenzia del Demanio di procedere alla vendita dell'azienda agricola di Suvignano mediante un'asta pubblica, modalità che non garantisce il rispetto dei principi e le finalità ispiratori della normativa vigente che garantisce il riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, con ricadute positive per il territorio, e per evitare che tali beni possano essere nuovamente acquisiti da soggetti legati ad organizzazioni criminali;
ad assumere iniziative volte a modificare la normativa vigente al fine di garantire che non si possano più applicare procedure di vendita come nel caso in questione ed al fine di introdurre un diritto di prelazione a quei progetti di riuso dei beni confiscati alle mafie, che abbiano un elevato contenuto sociale è culturale, siano sostenuti da una o più istituzioni locali in concorso tra di foro e la rispettiva Regione in cui il bene ricade, e presentino un legame con i territori in cui operano le associazioni criminali a cui tali beni sono stati confiscati, dal momento che proprio quelle comunità ne sono state e ne sono vittime private di legalità, diritti e risorse per le generazioni presenti e future.
(7-00223)«Ceccuzzi, Fontanelli, Cenni».

La IX Commissione,
premesso che:
l'accesso a Internet va ormai annoverato tra i servizi di natura «universale», alla stregua di servizi come poste, luce o gas nel secolo scorso. Nei prossimi anni non è immaginabile che ci siano delle comunità o delle persone prive della possibilità di connettersi alla Rete. Questa esclusione, che ancora riguarda sei milioni di italiani e un terzo dei nostri comuni, non è più accettabile. La banda larga per tutti è inoltre indispensabile per arrivare a un vero e proprio switch off per alcuni servizi della pubblica amministrazione. Gli investimenti per eliminare il divario digitale sono immediatamente attivabili strategici per l'economia del futuro;
il Governo aveva presentato nel mese di giugno un piano per l'eliminazione del digital divide entro il 2012 che prevede un finanziamento statale di 800 milioni. Tuttavia questo finanziamento non è stato ancora deliberato dal Cipe e nei giorni scorsi è stato annunciato il suo rinvia «a dopo la crisi» -:

impegna il Governo

a deliberare nella prossima riunione del Cipe il finanziamento previsto così da

imprimere una decisa accelerazione all'obiettivo della banda larga per tutti entro il 2012.
(7-00222)
«Gentiloni Silveri, Barbareschi, Landolfi, Meta, Lorenzin, Rao, Compagnon, Donadi, Montagnoli, Misiti, Lovelli, Boffa, Bonavitacola».

La XI Commissione,
premesso che,
il 2009 è un anno di crisi di portata epocale paragonabile per gravità solo alla crisi degli anni 80 quando si sono raggiunti volumi molto elevati di cassa integrazione guadagni, simili a quelli che sì stanno verificando attualmente;
la differenza di fondo è che nel caso degli anni 80 l'industria conosceva la prima grande ristrutturazione dei settori di base, di prima trasformazione come la siderurgia, settori dove il cambiamento delle tecnologie impiantistiche ed industriali ed i relativi modelli di organizzazione del lavoro portavano profondi cambiamenti;
oggi invece la crisi economica è il portato del crollo di un sistema finanziario fraudolento e malato che si è combinato con un processo di cambiamento profondo nei rapporti industriali e commerciali internazionali, conseguenti all'ingresso sui mercati delle economie dei Paesi emergenti, una crisi che ha anche le proprie radici in un modello di sviluppo dannoso per il clima e foriero di gravi riflessi sociali e occupazionali;
non si potrà uscire dalle difficoltà con dei palliativi, è indispensabile un mutamento di orizzonte nelle politiche industriali e in quelle sociali, la situazione dei settori economici e dei territori colpiti non è ordinaria e non passerà senza lasciare traccia;
nel lungo periodo, il riallineamento dell'occupazione alla produzione «rischia di condurre ad uno sgretolamento della base produttiva del Paese con conseguenze che andrebbero oltre il passaggio congiunturale in corso, determinando un limite allo sviluppo dei prossimi anni» secondo il rapporto sul mercato del lavoro 2008-2009 del CNEL;
la crisi attuale può minare le fondamenta stesse dell'economia in quanto essa non rappresenta l'esito di un processo di ristrutturazione finalizzato a maggiore efficienza e produttività, come accaduto in passato, ma aggredisce il tessuto industriale in modo indiscriminato, costringendo anche le imprese più efficienti a ridurre la produzione;
la Commissione europea ha previsto per l'Italia una flessione dei prodotto interno lordo del 5 per cento a fine 2009 (per l'area euro -4 per cento), uno dei risultati peggiori degli ultimi trent'anni;
come dimostrano le statistiche degli anni passati, la relazione tra ciclo economico e domanda di lavoro non è immediata, l'esame del nesso crescita-occupazione rivela come nella fase recessiva degli inizio degli anni '90 il decremento dell'impiego di lavoro nell'economia ha nettamente sopravanzato, e prolungato temporalmente, la flessione dell'attività produttiva. La ripresa è stata lenta, nonostante la forte ripresa della crescita, ed i livelli occupazionali del 1992 sono stati recuperati solo nel 2001-2002;
la crisi italiana ha le proprie specificità, difficoltà ad assorbire il ciclo tecnologico a causa delle peculiarità della base produttiva che ha sperimentato il cedimento della struttura capitalistica fondamentale di fronte ai processi di apertura dei mercati sospinti dalla finanza internazionale, alla micidiale concorrenza di altri sistemi industriali, all'acuirsi dei dualismi sia in campo sociale che in campo territoriale;
nel quadro fin qui descritto l'Italia è il Paese che, dopo gli Usa, ha il maggior divario tra redditi e ricchezze, il paese che ha il maggior divario fra i territori; il Paese sviluppato che ha la minore mobilità

sociale, dove fa sclerosi nei passaggi generazionali è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altro luogo, in tutti i campi: politica, impresa, ricerca;
il dato più significativo e drammatico sullo stato di crisi che investe l'insieme dei settori industriali è quello relativo al ricorso alla cassa integrazione guadagni, complessivamente intesa, essa è cresciuta del 222,33 per cento - pari a 424.584.034 ore - dal settembre 2008 all'agosto 2009;
disaggregando il dato precedente si riscontra che la cassa integrazione ordinaria è cresciuta, nello stesso periodo, del 409,38 per cento, quella straordinaria del 86,68 per cento;
il settore meccanico è quello più esposto con un aumento del 1124,59 per cento con 203.724.323 ore di cassa integrazioni ordinaria (Cigo), mentre la cassa integrazione straordinaria (CIGS) è aumentata del +72,25 per cento con 70.594.307 ore; Cigo e Cigs nel settore meccanico sono aumentate del 376,08 per cento per un totale di ore di cassa integrazione ordinaria di 274.318.630 ore, oltre il 44 per cento di tutta la cassa integrazione maturata;
le regioni più colpite sono quelle che avendo una presenza industriale maggiore mostrano percentuali di crescita più elevate specialmente nella cassa integrazione guadagni ordinaria, il Piemonte +787 per cento, l'Emilia Romagna +739,90 per cento, il Friuli +628,27 per cento, la Lombardia +573,16 per cento, il Veneto +499,08 per cento;
tali dati trovano conferma nell'andamento del fatturato delle imprese, il quale oscilla tra meno 25 per cento per i settori meno colpiti dalla crisi e 40-45 per cento per quelli maggiormente colpiti. Se non interverranno fatti nuovi, nel settore tessile si potrebbe riscontrare una caduta verticale dei posti di lavoro, stimata tra i 50 e gli 80 mila;
l'andamento della cassa integrazione, proiettato nel prossimo futuro, fa prevedere una situazione, dal punto di vista occupazionale, particolarmente preoccupante: nel periodo, settembre 2008-agosto 2009, i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione, sono circa un milione, e negli ultimi otto mesi, da gennaio ad agosto, 800 mila: le ore perse per intero in termini assoluti corrispondono a più di 400 mila posti di lavoro che non sono stati operanti negli ultimi otto mesi;
sono inoltre migliaia le aziende nelle quali sono in scadenza le cinquantadue settimane di cassa integrazione ordinaria che, secondo la formula astrusa voluta dal Governo che ha inteso «ordinarizzare la Cassa straordinaria», potranno indicare gli esuberi senza identificarne il numero preciso, ma la situazione è ormai tale che laddove le cinquantadue settimane sono in prossimità di scadenza, ci si trova di fronte a decisioni che possono intervenire negativamente sui livelli occupazionali;
il Governo ha ammesso di recente che la scadenza delle 52 settimane di cassa integrazione guadagni ordinaria è un problema da affrontare in un apposito incontro con le parti sociali, ma non sembra essere stata colta fino in fondo la drammaticità della situazione;
la crisi ha ridotto l'occupazione a partire dall'ultimo trimestre del 2008, inizialmente nel settore della manifattura e successivamente anche nei servizi, nelle regioni centro settentrionali è cresciuta la disoccupazione mentre in quelle meridionali, dove le persone in cerca di un impiego erano aumentate prima che la crisi aggredisse il mercato del lavoro, l'emorragia di occupati si è tradotta in un aumento significativo degli inattivi;
in fatto di partecipazione al lavoro, l'Italia in Europa precede soltanto Malta e Turchia e il Mezzogiorno è certamente tra le aree del continente più arretrate in assoluto;
i giovani fino a 34 anni pagano più degli altri il prezzo della crisi, al netto del contributo offerto dalle forze immigrate, le perdite

occupazionali sono molto più marcate, tanto per gli uomini (-399 mila unità) quanto per le donne (-163 mila unità);
per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, secondo stime di Italia Lavoro SpA, al 31 agosto 2009, il numero di imprese coinvolte erano già oltre 24mila ed i lavoratori oltre 164mila, la previsione è che a fine anno si possano raggiungere 36mila imprese e oltre 246mila lavoratori;
nell'attuale situazione c'è il rischio che per una parte degli attuali beneficiari della cassa scadano i termini, che lavoratori delle piccolissime imprese e i parasubordinati non possano usufruire di nessun ammortizzatore sociale, che altri lavoratori perdano il posto, scivolando nell'inattività;
la crisi economica si sta sempre più qualificando come crisi occupazionale e richiede un livello di allarme molto elevato, considerando che si stimano 1.100.000 disoccupati in più tra 2009 e 2010, calcolati considerando un calo del PIL pari a circa 5 punti percentuali secondo le previsioni dell'OCSE;
il «Bonus precari» per i più instabili tra gli instabili, ha fallito, sono state infatti liquidate circa 900 su 8000 richieste, a causa dei requisiti di accesso troppo stringenti;
è urgente accorciare con politiche adeguate il percorso di fuoriuscita dalla crisi, tutelando le imprese e i lavoratori, facendo leva sulla ripresa della domanda pubblica, e quindi di lavori pubblici, che può essere favorita attraverso un allentamento del Patto di stabilità interno per dare corso alle opere che i Comuni da realizzare o per completare opere interrotte per diverse ragioni;
è indispensabile, alimentare la domanda intervenendo sui redditi attraverso un adeguato sgravio fiscale per i salari dei lavoratori dipendenti e, sotto una certa soglia, per le pensioni, è necessario intervenire sul grosso dei consumatori per sostenere il settore manifatturiero che produce beni di consumo;
esistono poi difficoltà storiche dei grandi settori quali la chimica che rischia di sparire dall'Italia, l'elettronica che è al lumicino; la siderurgia, la cantieristica navale, il settore dell'aerospazio e dell'avionica, i distretti del made in Italy, la peculiare crisi del Mezzogiorno, la solitudine delle piccole e piccolissime imprese;
la crisi colpisce alla cieca il lavoro interinale, i lavoratori delle forniture industriali già in mobilità, i lavoratori con i contratti a termine delle forniture già licenziati senza mobilità; mentre levitano i contratti impropri, e i fenomeni di lavoro nero che un tempo riguardavano solo l'agricoltura e il settore delle costruzioni, sono arrivati ai servizi e ora attraversano in maniera massiccia tutta l'economia italiana;
il Mezzogiorno può essere vittima due volte di questa situazione: un'ora di cassa integrazione al sud equivale a tre al nord, per il rapporto occupati e presenza industriale, per la realtà occupazionale, ma anche perché è in atto un processo di trasferimento di parti dell'apparato produttivo dal sud verso il nord;
i distretti italiani per la prima volta sembrano cedere sotto i colpi della crisi, a Matera il distretto industriale famoso per la produzione di divani, importanti realtà produttive di alto livello tecnologico hanno chiuso i battenti, a Prato nel settore tessile hanno già chiuso 2 mila aziende e si sono persi 10 mila posti di lavoro dal 2001 ad oggi;
solo 11 dei 104 distretti riconosciuti in Italia hanno registrato nel secondo trimestre del 2009 un aumento dei valori esportati; il secondo trimestre del 2009 si chiude con un nuovo forte calo delle esportazioni (-26 per cento); per il settimo trimestre consecutivo le esportazioni non crescono o si contraggono e si prevede una situazione ancora più grave

per i distretti del Mezzogiorno dove il tema della competitività territoriale rimane irrisolto;
come rileva il servizio studi e ricerche di Intesa San Paolo «oltre all'intensità del calo, colpisce la pervasività della crisi: con l'eccezione del settore alimentare, tutte le produzioni distrettuali accusano perdite significative. Si va dal -20 per cento dei distretti del sistema moda al -40 per cento di quelli specializzati in prodotti in metallo per l'industria»;
anche il terzo trimestre è destinato a chiudersi con un calo dei valori esportati dai distretti, che sarà certamente inferiore a quello del periodo aprile-giugno, ma si manterrà comunque pronunciato, si ipotizza, infatti, che la contrazione delle esportazioni si aggirerà intorno al 15 per cento tendenziale;
secondo l'ISTAT la crisi ha bruciato consumi e risparmi, fra aprile e giugno, rispetto al trimestre precedente, il reddito lordo delle famiglie e delle micro imprese è sceso di quasi 11 miliardi di euro, diminuendo dell'1 per cento (da 1.094 a 1.083 miliardi), di conseguenza i consumi finali sono scesi dello 0,5 per cento e la propensione al risparmio dell'0,4;
l'attuale crisi economica si chiude con una recessione senza riscontri o richiede una nuova sfida nel disciplinare le politiche economiche e orientarle ovunque ad un migliore equilibrio tra economia e società, cercando stabilità e coesione attorno ai pilastri fondamentali dell'economia, lavoro, qualità della produzione e dei consumi, redistribuzione del reddito, riduzione delle disuguaglianze, partecipazione femminile, tutele sociali a impronta universalistica, diffusione delle tecnologie e delle conoscenze, innovazioni in campo energetico e ambientale;
è indispensabile considerare la crisi come un'opportunità di svecchiamento e di innovazione del Paese, facendo leva sulle eccellenze del sistema produttivo e industriale italiano che hanno sempre contraddistinto l'economia italiana all'interno del mercato internazionale, l'ambito di intervento prioritario si deve realizzare nei contesti territoriali laddove la crisi sta mordendo in modo più forte, per valorizzare i sistemi a rete, le filiere, le aree sistema,

impegna il Governo:

a raddoppiare, da 52 a 104, le settimane di utilizzo di cassa integrazione ordinaria modificando l'attuale disciplina, con l'obiettivo di preservare il posto di lavoro data la prolungata situazione di crisi;
a garantire in tempi certi e solleciti il pagamento della cassa integrazione ai lavoratori da parte dell'INPS;
ad adottare un assegno universale di disoccupazione di almeno il 60 per cento dell'ultima retribuzione;
a garantire l'erogazione delle risorse necessarie per la cassa integrazione in deroga alle regioni;
ad innalzare gli attuali importi della cassa integrazione;
ad allargare la platea dei collaboratori che possono beneficiare dell'una tantum in seguito alla perdita del contratto, semplificando la normativa allo scopo di ridurre la selettività dei requisiti d'accesso e aumentando l'importo del beneficio con un'indennità di almeno 600 euro mensili per una durata massima di 8 mesi come previsto per la disoccupazione ordinaria.
(7-00221)
«Bellanova, Lulli, Damiano, Bobba, Rampi, Gnecchi, Madia, Gatti, Mosca, Santagata, Boccuzzi, Berretta, Miglioli, Schirru, Letta, Vico, Federico Testa, Froner, Zunino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

BERRETTA, SAMPERI, ANTONINO RUSSO, BURTONE, CAPODICASA, GENOVESE e SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 286 del 2006 (finanziaria 2006) ha previsto all'articolo 2 commi 92 e 93: «Le risorse finanziarie inerenti agli impegni assunti da Fintecna S.P.A. nei confronti di Stretto di Messina S.p.a. al fine della realizzazione del collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente, una volta trasferite ad un'altra società controllata dallo Stato le azioni di Stretto di Messina spa., possedute da Fintecna spa sono attribuite al Ministero dell'economia e delle finanze ed iscritte, previo versamento in entrata, in apposito capitolo di spesa dello Stato in previsione del Ministero delle Infrastrutture Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali e di difesa del suolo in Sicilia ed in Calabria»;
comma 93: «le risorse di cui al comma 92, nel rispetto del principio di addizionalità sono assegnate per il 90 per cento alla realizzazione di opere infrastrutturali e per il 10 per cento ad interventi a tutela dell'ambiente e della difesa del suolo. Le suddette risorse sono destinate, per il 70 per cento ad interventi nella regione Sicilia»;
in sintesi, alla Regione Sicilia per interventi di difesa del suolo sono stati assegnati:106.050.000,00 euro;
l'assessore regionale al territorio ed all'ambiente pro-tempore della Regione Sicilia ha trasmesso, alla luce delle linee d'azione e delle priorità concordate con il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, un primo elenco di opere, con nota prot. n. 3393/GAB del 29 ottobre 2008;
l'elenco comprendeva diversi interventi nella provincia di Messina, e, in particolare per Giampilieri 1.000.000,00 euro per l'intervento «Opere di mitigazione rischio idrogeologico nel centro abitato di Giampilieri»;
tale proposta è stata però modificata, a seguito di interlocuzioni con lo stesso Ministero, e ritrasmessa nel successivo mese di novembre;
precisamente il 19 novembre 2008 (prot. n. 3738/GAB) viene formulata una nuova proposta, rimodulata, che tiene conto delle esigenze di messa in sicurezza di centri urbani, fasce costiere ed infrastrutture della Sicilia;
le modifiche, rispetto alla proposta precedente riguardano diversi nuovi inserimenti, modifiche d'importi, eliminazione di precedenti proposte;
resta, tuttavia, confermato l'intervento per Giampilieri di 1.000.000,00 di euro, per la realizzazione dei lavori relativi a «Opere di mitigazione rischio idrogeologico nel centro abitato di Giampilieri»;
immediatamente dopo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze hanno firmato il decreto di assegnazione alla Regione Sicilia del plafond di risorse pari a 106.050.000,00 euro;
inspiegabilmente però la tabella n. 1 allegata al decreto in questione, sebbene nelle premesse dello stesso decreto sia scritto «Acquisita con la Regione Sicilia l'intesa sugli interventi da comprendere nel programma giusta nota n. 3738 del 19 novembre 2008» è sensibilmente modificata negli importi dei progetti: alcuni sono stati diminuiti, altri sono stati aumentati;

in alcuni casi alcuni progetti sono stati stralciati e, tra questi, l'intervento relativo a Giampilieri; altri sono stati inseriti ex novo -:
quali siano stati i criteri utilizzati, le priorità seguite, per individuare gli interventi del finanziamento ed escluderne altri, quali ad esempio Giampilieri, senza alcuna plausibile giustificazione;
per quali motivi l'elenco originario è stato più volte modificato e se non vi siano precise responsabilità nell'avere escluso Giampilieri dai finanziamenti, tenuto conto del disastro idrogeologico che successivamente si è verificato in quell'area.
(4-04991)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il cittadino italiano A.A. di Feltre (Belluno) in data 10 ottobre 2009 ha notato esposti nel Consolato italiano di Lovanio (Leuven) in Belgio, all'interno delle finestre, lato strada (Naamsestraat), dei manifesti (in italiano e in inglese) nei quali si chiedeva perdono ai cittadini del mondo per il comportamento del Presidente del Consiglio dei ministri, on. Silvio Berlusconi;
tali manifesti erano corredati da varie fotografie tra le quali si riconoscevano la signora Lario, la signorina Noemi ed altre, delle quali hanno parlato recentemente gli organi di informazione;
di tale situazione vi è documentazione fotografica;
appare molto chiara la scritta «citizens of all the world forgive us», cioè «cittadini dal mondo perdonateci!»;
questi manifesti, esposti in una rappresentanza ufficiale dello Stato italiano, appaiono fortemente offensivi per il nostro Paese, oltreché del Presidente del Consiglio dei ministri, ed idonei a determinare conseguenze nei confronti di chi ha ritenuto di affiggerli -:
se si ritenga di espletare un'indagine idonea ad accertare le eventuali responsabilità per i fatti di cui in premessa;
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende assumere nei confronti di chi ha posto in essere i comportamenti di cui in premessa.
(2-00542)«Paniz».

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, a L'Avana, l'ormai famosa blogger cubana, Yoani Sanchez, battagliera dissidente del regime castrista, è stata rapita e picchiata da agenti del regime;
trattasi di un evidente tentativo di inammissibile intimidazione, finalizzata a determinare l'espatrio della dissidente cubana;
questa gravissima sopraffazione dimostra le persistenti condizioni di vera e propria dittatura e compressione dei più elementari diritti umani, che si registrano nell'isola caraibica -:
se non si reputi opportuno, in sede UE, alla luce dei nuovi avvenimenti, promuovere la revisione e la sospensione delle misure penalizzanti Cuba, decisa l'anno scorso;
se e quali iniziative di tutela dei diritti della dissidenza cubana siano poste in essere - anche attraverso la nostra ambasciata - dal Governo italiano.
(4-04986)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è sempre molto fluida la situazione politica nel centro-Africa e particolarmente nella regione dei Grandi Laghi e nelle aree prossime alla Somalia;
i componenti somali della milizia islamica «Al Chabaab» hanno reiterato recentemente le loro minacce di colpire le capitali dell'Uganda e del Burundi, stati che forniscono contingenti all'AMISOM che in ambito internazionale agiscono, come Unione Africana, in Somalia;
le predette milizie si ritiene abbiano stabili contatti con Al Qaeda, come più volte sottolineato dalla stampa internazionale;
questa minaccia rischia di destabilizzare ulteriormente la regione -:
quali iniziative l'Italia e l'Unione europea abbiamo intrapreso ed intendano condurre per contenere e possibilmente risolvere la situazione in Somalia.
(4-04998)

BERTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata ed approvata anche dall'Italia, all'articolo 18 afferma che: «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
nonostante si professi l'inviolabilità e la non negoziabilità dei diritti umani, la libertà di professare liberamente la religione cristiana, purtroppo, viene sempre più spesso minacciata in molti Paesi e i cristiani sono vittime di violenze e persecuzioni;
in un'intervista a Radio Vaticana, Monsignor Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi di Tombura Yambio, nel Sud del Sudan, in Vaticano per il Sinodo per l'Africa ha ricostruito l'aggressione subita da una comunità cristiana il 13 agosto 2009, da parte di fondamentalisti islamici: «il 13 agosto scorso, i ribelli sono entrati nella chiesa della mia parrocchia ed hanno preso tante persone in ostaggio. Mentre fuggivano nella foresta, ne hanno uccise sette: li hanno crocifissi agli alberi»;
il vescovo ha sottolineato che questo è solo uno dei tanti episodi che ogni giorno si verificano in Sudan contro i cristiani e ha puntato il dito contro il Governo del Nord del Sudan che, a suo avviso, aiuta i ribelli, molti dei quali addestrati da Al Qaeda, fornendo loro delle armi;
la crocifissione di persone in quanto cristiane è un fatto gravissimo, che deve essere condannato dall'intera comunità internazionale; alle violenze sui cristiani nel mondo è sempre seguito solo il silenzio dell'Occidente, pronto invece a indignarsi ed a mobilitarsi per qualsiasi altro fatto -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione a tali avvenimenti e quali iniziative intenda assumere al fine di farsi portavoce di una protesta per quanto è accaduto e accade ogni giorno in Sudan;
quali iniziative intenda adottare nei confronti del Governo sudanese per indurlo a mettere fine alle violenze ed a garantire a tutti il diritto di vivere e manifestare liberamente il proprio credo;
se non ritenga utile promuovere, sostenere ed agevolare l'approvazione di un documento ufficiale dell'Assemblea generale dell'ONU, nel quale si chieda il rispetto dei diritti individuali e la garanzia della dignità umana per i fedeli cristiani in tutti i Paesi del mondo;
se non ritenga necessario attivarsi presso l'Unione europea perché non si limiti a condannare il massacro dei cristiani

in Sudan, ma ponga in essere azioni adeguate nei confronti dei Paesi nei quali la libertà religiosa non è rispettata.
(4-04999)

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2010

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRATTI, ZAMPARUTTI, BRAGA e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 22 della direttiva 2008/50/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio consente agli stati membri di prorogare il termine per il conseguimento dei valori limite di qualità dell'aria e di derogare temporaneamente all'obbligo di applicare detti valori in determinate zone e per determinati fattori inquinanti qualora il superamento dei valori sia imputabile principalmente alle caratteristiche di dispersione del sito, a condizioni climatiche avverse, o all'apporto di inquinanti transfrontalieri e a condizione che siano poste in essere, a livello nazionale, regionale e locale, le misure necessarie per garantire l'adeguamento alle disposizioni comunitarie entro l'11 giugno 2011;
l'Italia, con lettera raccomandata del 27 gennaio 2009, ha notificato la deroga all'obbligo di applicare i valori limite di PM1O in 67 delle zone in cui è suddiviso il nostro Paese per l'analisi della qualità dell'aria;
la Commissione, con lettera del 29 settembre 2009, ha inviato, ai sensi dell'articolo 254 del Trattato CE, la notifica della decisione della Commissione medesima in merito alla richiesta di deroga avanzata dall'Italia, con la quale ha solo parzialmente accolto l'istanza, consentendo di non rispettare i valori limiti giornalieri o annuale in alcune zone del Paese;
nella decisione la Commissione ha sollevato circostanziate obiezioni sulla richiesta avanzata dall'Italia e ha rilevato che le informazioni contenute nella notifica non illustrano a sufficienza le misure che dovrebbero essere attuate a livello nazionale e che il piano nazionale per la qualità dell'aria risulta essere ancora in fase di stesura;
conseguentemente la Commissione ha affermato che non è possibile, in base alle informazioni attualmente disponibili e in assenza di un impegno formale a livello nazionale sotto forma di un piano nazionale per la qualità dell'aria, stabilire con certezza se i valori limite giornalieri o annuali, a seconda della zona esaminata - saranno effettivamente rispettati entro il 2011;
la Commissione ha inoltre sottolineato l'opportunità - al fine di consentire il controllo dell'attuazione dei piani per la qualità dell'aria e delle misure di abbattimento corrispondenti che l'Italia, nel corso dell'anno successivo alla data di scadenza del periodo di deroga, fornisca alla Commissione, per ciascuna delle zone che beneficiano della deroga, informazioni relative alla valutazione della qualità dell'aria che indichino le zone in cui si registra un superamento, la lunghezza del tratto stradale interessato e le popolazioni esposte;
appare grave che, a causa della propria inerzia, l'Italia, nei cui confronti è già stata avviata una procedura di infrazione, continui a violare l'ordinamento comunitario in una materia così importante per la salute dei cittadini come quella della qualità dell'aria -:
in che tempi il Ministro dell'ambiente intenda predisporre il piano nazionale per la qualità dell'aria, con l'obiettivo di pervenire al rispetto dei limiti giornali e annuali di concentrazioni di PM1O in tutte le zone indicate nella decisione della Commissione del 28 settembre 2009, vista la grave violazione dell'ordinamento amministrativo, in una materia così importante;

se non ritenga opportuno avviare sin da ora il monitoraggio delle zone ove sono stati registrati superamenti dei valori limite, tenendo conto delle caratteristiche delle infrastrutture stradali interessate e dell'interazione con le popolazioni esposte, in modo da poter adempiere a quanto richiesto dalla Commissione a partire dall'anno successivo alla scadenza della deroga.
(5-02093)

PES e CALVISI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 9 settembre 2009, la Capitaneria di Porto di Oristano ha reso noto, attraverso la pubblicazione in quotidiani locali (La Nuova Sardegna) e nazionali (La Repubblica, Il Corriere della Sera), nonché sul BURAS Regione Sardegna, sulla Gazzetta Ufficiale Europea (SIMAP) e nell'albo dei comuni interessati, l'istanza di concessione demaniale marittima sessantennale presentata dalla Ditta «Is Arenas Renewable Enerles srl» in data 19 maggio 2009, e assunta a protocollo il 21 maggio 2009 cn il n. 3685;
con tale istanza è stato chiesto di realizzare e mantenere un impianto di generazione eolica off-shore nelle acque territoriali della Sardegna centro occidentale, in località Is Arenas - Su Pallosu;
la superficie interessate è di 21.698.062,00 metri quadrati (specchio acqueo) e di 450 metri quadrati (area demaniale);
l'impianto e le relative opere connesse constano di 80 turbine eoliche, cavi di interconnessione per le turbine, cavi sottomarini;
la dimensione delle turbine non è indicata nell'istanza, ma stando a quanto pubblicato in data 31 luglio 2009, dal quotidiano l'Unione Sarda si tratterebbero di pale alte oltre 80 metri da inserire in un fondale di 35 metri;
nell'avviso sono esposti i benefici ambientali in termini di riduzione di emissioni atmosferiche e di risparmio nell'uso del petrolio, sui cui benefici non si può che essere d'accordo;
la zona indicata è un'aerea di forte interesse ambientale e paesistico, nonché turistico;
nelle prossimità della zona vi è uno dei 24 monumenti naturali della Sardegna (l'arco di S'Archittu), ai sensi della legge regionale 31 luglio 1985 (provvedimento istitutivo: decreto assessorato difesa ambiente n. 703 del 29 aprile 1993);
sempre nelle prossimità vi è un SIC (Sito di interesse comunitario) «Is Arenas»; per garantire a tale area un'adeguata tutela è stato approvato un piano di gestione che prevede tra l'altro l'ampliamento del perimetro del SIC per una superficie pari a circa 163 ettari a terra, per la tutela dell'habitat dunale e a circa 3.850 ettari a mare, per la tutela dell'habitat marino di prateria di Posidonia Oceanica, secondo la perimetrazione individuata e prodotta in allegato al Piano di gestione stralcio (approvato dalla regione Sardegna con deliberazione n. 20/1 del 28 aprile 2009);
l'autorizzazione all'installazione degli impianti eolici-off shore è regolata dalla finanziaria 2008 (articolo 2, comma 158, che sposta il procedimento approvativo in capo allo Stato);
la valutazione ambientale in tali casi può essere considerata secondo un interpretazione della legislazione vigente (legge 23 luglio 2009, n. 99) come afferente allo stato e non alla regione;
la sottrazione di spazio di mare al pubblico utilizzo (pesca, attività ricreative, attrazione turistica) originerebbe una serie di problematiche ambientali e paesaggistiche di non poco conto, quali un immediato impatto visivo ed acustico, l'alterazione dell'ecosistema marino e costiero, l'impatto sulla fauna stanziale e migratoria;

tra gli amministratori dei paesi interessati e nella stessa Provincia di Oristano si registra una crescente ostilità a tale progetto per i gravi pregiudizi che esso arrecherebbe all'economia di quel territorio, basata sulla diffusione del turismo di qualità e sulla valorizzazione dei beni naturali tra i più belli e incontaminati della Sardegna -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative a tutela dei beni ambientali minacciati da tale intervento.
(5-02094)

MANCUSO e NASTRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio e agosto 2009, le centraline della rete provinciale di monitoraggio della qualità dell'aria hanno evidenziato nella zona di Cerano (Novara) un numero eccessivo e preoccupante di superamenti della soglia oraria relativamente alla presenza di benzene in atmosfera;
i dati rilevati nello stesso periodo nel Comune di Trelate (a 3 Km di distanza) e di Novara (a 10 Km di distanza) sono discostanti tra loro, nonostante le zone siano geograficamente omogenee;
in particolare nella notte tra il 17 e il 18 agosto 2009, sempre a Cerano (Novara) si è verificata l'ennesima ricaduta di polvere nera, che ha ricoperto parte del territorio comunale creando disagio ed allarmismo tra la popolazione;
la vicinanza del polo industriale di S. Martino di Trelate (Novara) ciclicamente ripropone l'annoso problema dell'inquinamento atmosferico che affligge il Comune di Cerano (Novara) che si trova sotto vento sulla traiettoria delle correnti aeree -:
se il Governo per limitare l'inquinamento dell'aria dell'area in oggetto intenda valutare il danno ambientale ed acquisire dati e informazioni relativi ai fatti esposti;
se il Governo voglia realizzare uno studio epidemiologico, anche coinvolgendo l'I.S.S., sulla popolazione del Comune di Cerano (Novara), al fine di valutare se alcune patologie condizionate dall'ambiente circostante si presentino in percentuali maggiori rispetto alla popolazione nazionale.
(5-02099)

Interrogazione a risposta scritta:

FAVA, COMAROLI, NICOLA MOLTENI, GRIMOLDI, RONDINI, DESIDERATI, TORAZZI, BONINO, TOGNI, PINI, BRIGANDÌ e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sull'esportazione dei rifiuti all'estero, emerge nitidamente una mancanza di controlli preventivi, ovvero la semplice mancanza di una lista e/o conoscenza degli impianti finali di destinazione dei rifiuti da riciclare, impianti che - come è noto - debbono essere idonei, appropriati, oltre che autorizzati dalle autorità estere per la gestione dei rifiuti ivi conferiti. Ma le problematiche che qui emergono, riguardano anche certi «espedienti» che vengono posti in essere da vari soggetti intermediari dei «traffici» o trasporto transfrontaliero dei rifiuti, i quali soggetti sembrano non possedere (al di là delle autorizzazioni «esibite» e sulle quali dovrebbe scavarsi da parte degli organi di controllo) le licenze previste dalla normativa dello stato ricevente (e/o come prevista comunitariamente). Tant'è che i medesimi soggetti trovano più semplice (e comodo) porre in essere delle «triangolazioni» (se non delle e vere proprie «scatole» a più livelli, come avviene anche nell'ambito dell'elusione/evasione fiscale internazionale) con altri soggetti esteri «compiacenti»: per esempio per eludere il requisito del possesso di licenza per l'esportazione in Cina, questi soggetti esportano i rifiuti dapprima ad Hong Kong, dove poi questi rifiuti - perlopiù con movimento virtuale - vengono avviati in Cina, lo stesso dicasi per la triangolazione

con Dubai che in quanto porto franco consente anche traffici con paesi africani;
in buona sostanza sembra che avvengano rilevanti - dal punto di vista quantitativo ed economico - movimentazioni di rifiuti (paradossalmente anche provenienti da raccolta differenziata o comunque trattati/selezionati da una raccolta differenziata non spinta) che seguono questi tortuosi «percorsi» anche - sembra - avvalendosi delle piattaforme di gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
pare quindi che i Comuni assumano rilevanti costi per porre in essere la raccolta differenziata la quale, com'è noto viene in buona parte finanziata con il corrispettivo di cui all'Accordo ANCI-Conai ovvero con le risorse del sistema Conai le quali risorse derivano dal CAC (Contributo ambientale Conai richiesto, tra altri, ai produttori di imballaggi) il quale CAC alla fine del processo viene ad essere internalizzato nel prezzo di vendita al consumatore per effetto della «traslazione in avanti» di questi oneri, dal produttore al consumatore, via via nella filiera di distribuzione. Quindi abbiamo risorse pubbliche (e gestite per un interesse pubblico) che sono il CAC e la tariffa per la gestione dei rifiuti che finanzia la parte residuale dei costi della raccolta differenziata, ma pure per la gestione orientata al riciclaggio e al recupero dei rifiuti urbani e assimilati, che vengono invece diversamente utilizzate. Difatti i rifiuti raccolti dai comuni che aderiscono al predetto accordo ANCI-CONAI vengono conferiti agli impianti o piattaforme di cui alle cosiddette filiere pubbliche (esempio il sistema Conai) i quali impianti godono, per le attività, per le lavorazioni intermedie, eccetera, di ulteriori risorse (corrispettivi) pubbliche che dovrebbero essere invece funzionalizzate ad incentivare il riciclaggio dei rifiuti ivi conferiti (il quale materiale, va notato, dovrebbe rimanere - salvo espresse pattuizioni in deroga - nella proprietà/disponibilità dei titolari dei corrispettivi ovvero del sistema Conai che ha proprio l'obiettivo del recupero di certe percentuali di rifiuto). Queste risorse non debbono invece, essere disinvoltamente (e con profitto ulteriore) utilizzate dai privati per avviare questi rifiuti alla commercializzazione all'estero (togliendo anche opportunità economiche alla nostra imprenditoria) peraltro - si ripete - con una sconoscenza circa l'effettivo riciclaggio e l'effettivo avvio ad impianti idonei e autorizzati, a tacere degli espedienti - dianzi cennati - posti in essere dagli intermediari. Tra altro tutti i dati di successo della raccolta differenziata e delle percentuali di recupero del materiale gestito dal sistema pubblico vengono ad essere «taroccati» ovvero frutto di questi espedienti, mentre in realtà la gestione avviene fuori dal sistema nazionale e probabilmente non per l'effettivo, prevalente e obiettivo riciclaggio;
ma questa prassi sembra ricorrere anche per alcuni flussi di materiale cosiddetto «pregiato», ovvero di buona commerciabilità e di buona merceologia, che sembra essere parimenti avviato all'estero (per esempio nella vicina Austria) per brevi lavorazioni, per poi ritornare in Italia come materia prima secondaria, solo per evitare gli incombenti di controllo e amministrativi nazionali, con l'evidente paradosso per cui si trasportano rifiuti che poi vengono ancora reimportati, con attività che si aggiungono e costi che parimenti si aggiungono col solo vantaggio di certi soggetti, non certo del sistema pubblico come correttamente dovrebbe essere. E questo, si ripete, ancora profittando della contribuzione pubblica, non in un sistema di mercato dove tutti i soggetti sono messi alla pari, bensì dove taluni soggetti beneficiano (illegittimamente) di corrispettivi pubblici e altri invece devono rassegnarsi ad una gestione ove non compaiono questi «ricavi» di natura pubblica;
infine, non va sottaciuto come molti soggetti utilizzino il trasporto di rifiuti (siffattamente inteso) per inserire (a dosi a volte omeopatiche, altre volte più rilevanti) altri rifiuti che in Italia avrebbero dovuto essere gestiti con maggiori costi e con impianti più «impegnativi». Insomma la

veicolazione di rifiuti trova fluidificazione in assenza di una chiarezza che va fatta anzitutto a livello applicativo e di controlli, anche dentro il sistema pubblico che non è certo immune da queste illecite prassi, con una trasparenza che può significare, alla rovescia, maggiori opportunità per i soggetti che intendono - appunto: legittimamente - gestire anche queste opportunità imprenditoriali;
ragione per cui anzitutto deve essere chiarito e verificato se le contribuzioni pubbliche di cui si è solo dato accenno, possano ancora riconoscersi, ma soprattutto se possano essere considerate sostenibili, nell'attuale sistema italiano, che pare premiare solo i «furbi» e i «taroccatori» e che - invece - penalizza sicuramente i consumatori e i cittadini tutti, oltre che essere in palese violazione, non solamente della normativa nazionale, bensì di quella comunitaria e internazionale in materia di rifiuti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fenomeno sempre più crescente dell'esportazione incontrollata di rifiuti verso destinazioni come Asia ed Africa;
cosa stia facendo e come intenda arginare questo problema che rischia di compromettere il sistema riciclo/recupero italiano.
(4-04989)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Mantova ha autorizzato la ristrutturazione di un'abitazione;
il progetto di ristrutturazione prevede l'introduzione di sistemi di efficientamento energetico. In particolare, con questo progetto si propone la sostituzione di quaranta (40) metri quadrati di tegole con elementi fotovoltaici di nuova generazione;
con questo progetto si vuole conseguire il nobile obiettivo di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili;
l'insieme del progetto ha trovato l'approvazione da parte dell'Amministrazione comunale di Mantova, come già detto;
l'insieme del progetto ha trovato, al contrario da quanto deliberato dal comune di Mantova, il parere negativo della Soprintendenza competente, impedendo, in questo modo, la realizzazione di un intervento importante ai fini del rispetto dell'ambiente e del risparmio energetico -:
se si intendano assumere iniziative di carattere normativo volte ad evitare sovrapposizioni di competenze relativamente ai procedimenti autorizzatori di interventi pubblici e privati, come quello indicato in premessa di evidente e positivo interesse per la collettività.
(5-02106)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia detiene nel mondo il primato per l'esistenza dei tesori d'arte, ma innumerevoli sono anche i beni artistici che necessitano di continui interventi di manutenzione e di restauro;
per questi motivi la categoria dei restauratori d'arte è particolarmente importante per la tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico;
nella predetta categoria coesistono persone che hanno seguito recenti corsi di studi a livello di formazione universitaria, ma anche artigiani di lunga esperienza professionale e che nei decenni di lavoro hanno man mano acquisito ineguagliabili abilità manuali e capacità tecniche tanto

da essere spesso essi stessi chiamati ad insegnare ai più giovani restauratori le tecniche di intervento;
si pone il problema per queste categorie di non aver a suo tempo sostenuto studi a livello universitario, ma ciò può porsi in contrasto con l'articolo 182 del decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e con i suoi provvedimenti attuativi, tra cui il bando di selezione pubblica contenente le modalità di conseguimento delle qualifiche e di partecipazione alla prevista prova di idoneità, che sta causando molte difficoltà alle imprese artigiane che in Italia operano in questo settore e contano almeno 30.000 addetti;
molte aziende artigiane di assoluto valore tecnico-artistico e di indubbia esperienza (spesso costituite da un solo addetto) si trovano nell'impossibilità di vedersi riconosciute sia esperienze che lavori certificati dalla Sovraintendenze tanto che si stima che solo il 2 per cento delle imprese potranno essere riconosciute dalla nuova normativa, con il rischio di perdere capacità professionali preziose ed enormi, a danno degli stessi enti che necessitano di operatori qualificati per operazioni di restauro;
si impongono una serie di iniziative che vanno dalla proroga dei termini per il riconoscimento professionale ad almeno tutto il 2010, al cancellamento dei riferimenti temporali pregressi per la dimostrazione di attività lavorativa qualificata, alla semplificazione delle procedure per le domande avvalendosi in parte anche della autocertificazione dei lavori svolti;
più in generale, appare evidente la necessità di una normativa che tenga conto delle effettive peculiarità e competenze professionali maturate in anni di attività di cantiere e sul territorio -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di ovviare alle situazioni evidenziate in premessa che potrebbero negativamente incidere sulla conservazione del patrimonio artistico nazionale.
(4-05003)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 7 novembre 2009, secondo le previsioni di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 3 marzo 2009 n. 37 (Gazzetta Ufficiale n. 93 del 22 aprile 2009) è scaduto il termine perentorio per la presentazione delle domande relative alla concessione della elargizione riguardante coloro (articolo 2, comma 2 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica) che a partire dal 1o gennaio 1961 e fino alla data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica citato, abbiano contratto menomazioni all'integrità psicofisica permanentemente invalidanti o a cui è conseguito il decesso, delle quali l'esposizione e l'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e la dispersione nell'ambiente di nano-particelle di minerali pesanti prodotte da esplosione di materiale bellico abbiano costituito la causa ovvero la concausa efficiente e determinante -:
quante siano le domande presentate direttamente e personalmente dagli interessati o dai loro congiunti direttamente presso gli uffici del ministero della difesa e quante quelle pervenute per il tramite di associazioni, sindacati o patronati, ovvero tramite rappresentanti legali;
quante siano le domande che riguardano militari deceduti in servizio, permanente effettivo, in ferma breve, di leva, e quanti i civili;
quali siano le cause dei decessi o delle menomazioni all'integrità psicofisica permanentemente invalidanti.
(4-04990)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BENAMATI, MELIS, DUILIO, BELLANOVA, TULLO, LOSACCO, PIERDOMENICO MARTINO, PICIERNO e TOUADI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, all'articolo 19, comma 3, che modifica l'7-octies del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 (convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33) riguardante i rimborsi per i risparmiatori coinvolti nel fallimento dell'Alitalia, riconosce ai possessori di obbligazioni della compagnia Alitalia un rimborso pari ad euro 0,262589 per singola obbligazione, corrispondente al 70,97 per cento del valore nominale con l'emissione di buoni del tesoro pluriennali con scadenza il 31 dicembre 2012, senza interessi, e con un limite massimo di 100.000 euro;
il decreto-legge 1o luglio 2009 n. 78 attribuisce agli azionisti Alitalia il diritto di cedere al Ministero dell'economia e delle finanze i propri titoli per un controvalore determinato sulla base del prezzo medio di borsa delle azioni nell'ultimo mese di negoziazione, ridotte del 50 per cento, pari a 0,2722 euro per singola azione. Il cambio è con titoli di Stato di nuova emissione, senza cedola, con scadenza al 31 dicembre 2012. Il rimborso non potrà essere superiore i 50.000 euro per gli azionisti;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2187-A/55 presentato da Gianluca Benamati (giovedì 2 aprile 2009, seduta n.158) e ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/2561-A/48 presentato da Franco Narducci (lunedì 27 luglio 2009, seduta n. 209);
è in discussione presso le Commissioni VI e X della Camera la risoluzione n. 7-00112 sulle iniziative volte a garantire il risarcimento dei piccoli risparmiatori Alitalia -:
se sia corretta la ricostruzione riportata in premessa e, in caso positivo, quali misure si intendano adottare per aumentare il valore dell'indennizzo previsto per gli ex azionisti Alitalia che hanno aderito all'offerta pubblica di acquisto (OPA) lanciata dal Ministero dell'economia e delle finanze equiparandolo almeno al valore nominale delle azioni pari a 0,9355 euro.
(5-02105)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il meccanismo del 5 per mille consente ad ogni contribuente di scegliere di destinare una piccola parte delle proprie imposte a organizzazioni pubbliche e private che svolgono funzioni di solidarietà nel nostro paese;
possibili destinatari della libera scelta del cittadino sono le associazioni di volontariato e di solidarietà sociale, gli enti che svolgono ricerca scientifica e le università, la ricerca sanitaria, e infine i comuni di residenza del contribuente, per le attività sociali;
a causa del suo carattere sperimentale ogni anno questa scelta è stata oggetto di continui ripensamenti e discussioni: il dibattito di ogni finanziaria ha spesso costretto le associazioni e gli enti di volontariato a forti e decise azioni sulla politica, affinché uno strumento così prezioso venisse custodito e non sacrificato alle ricorrenti politiche di tagli, austerità, restrizioni della spesa pubblica;
il 5 per mille quindi è rimasto per quattro anni, per le dichiarazioni dei redditi dal 2006 al 2009, con due ulteriori criticità: il ritardo nel versamento dei contributi (solo in questi giorni sono state rese pubbliche le liste dei beneficiari per il 2007), e l'ipotesi di un «tetto massimo», che dovrebbe limitare la quantità complessiva di risorse destinate, anche al di là

delle scelte dei cittadini. I dati segnalano che nel 2006 quasi 16 milioni di contribuenti hanno scelto il 5 per mille (per quasi 350 milioni di euro), e nel 2007 poco meno di 15 milioni hanno confermato tale scelta;
tale strumento inoltre presenta due principali pregi: da un lato è un modo semplice e concreto di democrazia fiscale sussidiaria, in secondo luogo questa misura riconosce e promuove quella parte del Paese che si muove a favore degli altri, quella generosa e gratuita azione sociale e volontaria che opera quotidianamente e silenziosamente nelle nostre case e nelle nostre città, a favore dei più deboli -:
se il Governo, alla luce delle sopra esposte osservazioni, ritenga opportuno stabilizzare il meccanismo del 5 per mille anche assumendo un'iniziativa normativa specifica per tutelare quella parte del paese che costruisce solidarietà e integrazione sociale.
(4-04987)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere se risulti che il Comitato di verifica per le cause di servizio del Ministero dell'economia e delle finanze abbia effettuato il riesame - e in caso di risposta affermativa, quale ne sia stato l'esito - della pratica (posizione n. 333061) riguardante la dipendenza da causa di servizio delle infermità del signor G.D.A. come proposta dalla vedova M.A., giusta la nota al detto Comitato trasmessa in data 28 maggio 2009, prot. n. 107702, dal Ministero della difesa, Direzione generale delle pensioni militari del collocamento al lavoro, dei volontari congedati e della leva.
(4-05002)

POLLEDRI, CHIAPPORI, RAINIERI, FEDRIGA, BITONCI, MUNERATO e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 28 luglio ed il 5 agosto 2009 stati nominati rispettivamente gli organi di indirizzo ed i componenti dell'organo di amministrazione della Fondazione Monte dei paschi di Siena;
il signor Gabriello Mancini è stato nominato presidente della Fondazione Monte dei Paschi dalla Deputazione generale ex articolo 8, comma 2, lettera d), dello Statuto;
lo stesso signor Gabriello Mancini ha già fatto parte per due volte della Deputazione amministratrice della Fondazione (nei mandati 2001/2004 e 2005/2009), assumendo, nell'anno 2004, il ruolo di presidente, nel quale è stato ora confermato -:
se la riconferma del Gabriello Mancini alla presidenza della Fondazione Monte dei Paschi non sia in chiaro contrasto con l'articolo 4, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153, secondo il quale gli statuti delle fondazioni prevedono che i componenti (quindi tutti, senza distinzioni di ruolo e funzioni) possono «essere confermati per una sola volta», e con l'articolo 12, comma 2, dello statuto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena (che statuisce che tutti i membri della Deputazione non possono essere nominati per più di due volte consecutive);
se il prefetto sia competente in tema di Fondazione, anche bancaria, ai sensi dell'articolo 25 del codice civile, sia pure in attesa del Regolamento attuativo della legge bancaria, e in caso positivo lo stesso abbia ritenuto di provvedere ad istruire la richiesta di commissariamento inoltrata dalla Lega Nord di Siena in data 29 ottobre 2009.
(4-05012)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
la morte in condizioni di detenzione di Stefano Cucchi a Roma, su cui sta

doverosamente indagando la magistratura, suscita interrogativi inquietanti circa la condizione carceraria, con particolare riferimento ai detenuti con importanti problemi di salute, in quanto, non è accettabile in un Paese civile e rispettoso del principio fondamentale dell'habeas corpus sia che un detenuto possa essere percosso, aspetto su cui si è opportunamente attivata la magistratura, sia il fatto che un detenuto ricoverato in ospedale sia lasciato morire solo perché avrebbe rifiutato cure, alimentazione e idratazione, circostanza di cui, ad avviso dell'interrogante, doveva essere informato sia il giudice di sorveglianza, sia la famiglia del detenuto, in modo da scongiurare l'esito tragico della vicenda che denota, quanto meno, trascuratezza a livello di struttura sanitaria pubblica;
un giovane di 32 anni, Giuseppe Saladino, è morto nel carcere di Parma dopo solo 15 ore di detenzione, il che in attesa dei risultati dell'autopsia disposta dall'autorità giudiziaria, suscita, comunque, quantomeno inquietudine ed interrogativi tra i cittadini;
il grado di civiltà in un Paese di misura anche dalle condizioni del proprio sistema carcerario che comunque, malgrado il sovraffollamento, deve garantire in ogni caso l'incolumità e la salute di coloro che vi sono ristretti;
è importante decongestionare le nostre carceri senza indulgere a misure che possano nuocere alla sicurezza dei cittadini, ma attraverso il varo di un programma di celere attuazione, per la riqualificazione delle carceri e l'aumento della capienza complessiva del nostro sistema carcerario e mediante la promozione di ulteriori accordi con Paesi esteri, affinché una parte significativa dei detenuti di nazionalità straniera sconti in tutto o in parte la pena detentiva nel Paese di origine, misura questa particolarmente opportuna ed utile in quanto una parte molto consistente dei detenuti presenti nei nostri istituti di pena è di nazionalità straniera -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interpellato in relazione alla situazione delle nostre carceri e alle condizioni di vita dei carcerati e se non ritenga assolutamente indispensabile e urgente potenziare la vigilanza sulla gestione degli istituti penitenziari per garantire pienamente i diritti fondamentali dei cittadini di ogni nazionalità, che vi sono attualmente ristretti, e come intenda operare, nel pieno rispetto della sicurezza della cittadinanza, per decongestionare il sistema carcerario con misure del tipo di quelle citate in premessa.
(2-00540)
«Boniver, Renato Farina, De Nichilo Rizzoli, Pianetta, Santelli, Stracquadanio, Antonione, Nirenstein».

Interrogazione a risposta orale:

LIBÈ, VIETTI, RAO e RIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, la procura di Parma ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo contro ignoti sulla morte di Giuseppe Saladino, un 32enne deceduto in carcere a meno di ventiquattro ore dopo il suo arresto;
il giovane è morto nella notte di venerdì 6 ottobre 2009 la prima trascorsa in carcere, dopo essere stato fermato nel pomeriggio dalle forze di polizia: nonostante la condanna ad un anno e due mesi per furto con scasso (aveva razziato alcuni parchimetri) da scontare ai domiciliari, era stato sorpreso a passeggiare in strada;
a causa del reato di evasione commesso, Saladino è stato portato in carcere dove, a causa di un inspiegabile malore notturno, è deceduto -:
quali iniziative intenda adottare, allo scopo di fare chiarezza su quanto effettivamente accaduto nel penitenziario di via Burla.
(3-00769)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa Ansa il giorno 10 novembre 2009 riportava la seguente notizia: «PARMA, 32ENNE MUORE IN CELLA. IL PM: «OMICIDIO COLPOSO»(ANSA) - BOLOGNA, 10 NOV - La Procura di Parma ha aperto un fascicolo, ipotizzando l'omicidio colposo, per la morte di Giuseppe Satadino, 32 anni, un giovane di Parma trovato senza vita nella cella dov'era rinchiuso da meno di un giorno, Il giovane è morto la notte di venerdì, la prima che passava in carcere dopo essere stato fermato nel pomeriggio dalle forze di polizia: nonostante la condanna a un anno e due mesi per furto con scasso (aveva razziato alcuni parchimetri) da scontare ai domiciliari, era stato sorpreso a passeggiare in strada. Qui però nella notte si è sentito male ed è morto. È stata già compiuta l'autopsia disposta dalla pm Roberta Licci e i risultati sono attesi per i prossimi giorni. La madre del giovane ha nominato un proprio legale, l'avvocato Letizia Tonoletti, e un perito che ha assistito all'esame autoptico. «Voglio sapere tutto quello che è successo in carcere», ha dichiarato a Tv Parma la madre del giovane, Rosa Martorana: «In carcere è entrato un figlio sano e avrei voluto ricevere anche in uscita un figlio sano» -:
quale sia la ricostruzione ufficiale dei fatti segnalati dalle fonti giornalistiche;
se risulti agli atti il quadro clinico del detenuto;
se non si possano riscontrare elementi e profili di responsabilità da parte di chi ha eseguito il fermo;
se non ritenga necessario e urgente prevedere un'ispezione ministeriale presso la struttura dove è avvenuto il fatto;
se infine il ministro non ritenga urgente avviare un'indagine conoscitiva sui decessi che avvengono tra i detenuti delle carceri italiane, inclusi i suicidi, per verificarne le cause reali e scongiurarne di nuovi.
(4-05008)

POLLEDRI, CHIAPPORI, RAINIERI, FEDRIGA, BITONCI, MUNERATO e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'avvocato Giuseppe Mussari, già presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena dal 2001 al 2006, ricopre l'incarico di presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A., eletto per la prima volta, il 29 aprile 2006 e riconfermato, per il secondo mandato, lo scorso 29 aprile 2009;
l'avvocato Giuseppe Mussari risulta, per quanto consta agli interroganti, regolarmente iscritto all'albo degli avvocati di Siena e risulta praticare la professione di avvocato;
sia la Fondazione che la Banca hanno affidato nel tempo a legali esterni la cura di controversie ed affari legali;
l'articolo 3 del regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578 prevede che l'esercizio di attività commerciale e mercantile è inibita a chi esercita la professione legale e le decisioni conformi del Consiglio nazionale forense e della Corte di Cassazione hanno ribadito tale principio;
la questione è stata sollevata presso l'Ordine degli avvocati di Siena con esito negativo e per via amministrativa allo stesso Ministero della giustizia, ma senza risposta -:
se il Ministro interrogato intenda fornire elementi di risposta in relazione alla questione riportata in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(4-05011)

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa è emerso che Gianluca Bidognetti, figlio del boss camorrista Francesco, uno dei capi del clan dei Casalesi, attualmente detenuto, e del collaboratore di giustizia Anna Carrino, ha chiesto ed ottenuto da Sviluppo Italia Campania un finanziamento pubblico di oltre 22 mila euro; analoga richiesta è stata formulata dalla sorella Teresa;
la domanda di finanziamento è stata presentata da Gianluca Bidognetti nel dicembre 2006 e l'erogazione è avvenuta nel settembre 2008;
per accedere al finanziamento il figlio del boss dei Casalesi non è stato obbligato a presentare una certificazione antimafia dal momento clic per ottenere agevolazioni destinate ad attività di lavoro autonomo l'attuale normativa non richiede la presentazione della stessa certificazione;
dopo due mesi dall'ottenimento del finanziamento, Bidognetti junior è stato arrestato con l'accusa di tentato omicidio. Attualmente è in corso di svolgimento a suo carico processo anche per estorsione e partecipazione ad associazione mafiosa -:
se il Ministro della Giustizia non consideri opportuno assumere iniziative normative che prevedano per chiunque intenda accedere a finanziamenti pubblici, di qualsiasi natura e importo, l'obbligo di presentazione della certificazione antimafia;
se il Ministro dell'interno abbia cognizione di altri casi in cui stretti congiunti di esponenti del clan dei Casalesi, o di altri appartenenti alla criminalità organizzata, abbiano avuto accesso a finanziamenti pubblici, anche di minore entità.
(4-05013)

TESTO AGGIORNATO AL 4 FEBBRAIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PES, SORO, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e SCHIRRU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da diverse settimane il territorio della Sardegna risulta essere oggetto d'interesse di diverse società che si occupano di impianti eolici off-shore;
il progetto per la realizzazione di un impianto off-shore nella costa centro occidentale della Sardegna, in località Is Arenas, è già noto al Ministro interrogato, in quanto oggetto di precedenti interrogazioni (4/04170 e 4/04323) della prima firmataria del presente atto, rimaste ad oggi ancora prive di risposta;
il sindaco di Santa Giusta (Oristano) ha ricevuto la comunicazione per un altro impianto eolico sempre in provincia di Oristano;
si apprende dalle pagine odierne dell'Unione Sarda che quattro società hanno presentato al Ministro interrogato alcuni progetti per la realizzazione di parchi eolici marini sulle coste del Golfo degli Angeli (tra Cagliari e Sarroch) e di Palmas (Sant'Antioco) -:
quali progetti per la realizzazione dei parchi eolici risultino ad oggi al vaglio del Ministro e quale sia la loro localizzazione;
quali siano i costi di tali progetti;
come si ritenga di procedere, nel rispetto del piano paesaggistico regionale, di cui la Regione Sardegna si è dotata, in via definitiva, nel settembre del 2006 e nel pieno rispetto dell'articolo 9 della Costituzione e di quanto disposto dal cosiddetto codice Urbani (decreto legislativo 42 del 2004 e successive modificazioni).
(5-02096)

ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 63 sostiene un carico di traffico eccezionale a servizio della regione Emilia Romagna ed in particolare dei collegamenti tra l'Appennino reggiano e gli assi viabilistici della pianura padana;
tale strada è un asse strategico importante per il tessuto economico e sociale in particolare degli abitati posti immediatamente a sud della città di Reggio Emilia;
lo stato della infrastruttura esistente, in particolare tra gli abitati di Rivalta (Reggio Emilia) e Puianello (Quattro Castella), oramai da anni inadeguato al carico trasportistico cui viene sottoposto quotidianamente, rende indispensabile il raddoppio dell'infrastruttura medesima;
infatti, l'ANAS, la regione e la provincia hanno da tempo ipotizzato la variante alla strada statale 63, con un tracciato ubicato oltre la sponda destra del torrente Crostolo, anche in considerazione dell'impossibilità dell'allargamento in sede della strada stessa, a causa dell'estrema antropizzazione del territorio e dell'impossibilità e inopportunità di interferire con l'alveo del torrente;
la Provincia di Reggio Emilia ha confermato tale tracciato storico della variante anche nel PTCP adottato recentemente;
in attesa dell'inserimento del tracciato storico della variante nelle priorità infrastrutturali della Regione e quindi nella pianificazione triennale dell'ANAS, la Provincia di Reggio Emilia e il Comune di Reggio Emilia stanno realizzando una serie di interventi di viabilità parallela o adiacente al tracciato attuale della strada statale 63, in particolare in località Puianello e Rivalta;
in particolare, due interventi promossi dalla provincia, uno realizzato e l'altro in stato di progettazione, passano proprio nell'alveo del torrente Crostoso, mentre un terzo, progettato dal comune, è stato addirittura respinto dalla sovrintendenza per motivi paesaggistici;
infatti, tali interventi non solo potrebbero rivelarsi deleteri per la popolazione, preannunciando l'ennesimo disastro idrogeologico in quanto interferiscono con l'alveo del torrente, ma deturpano anche le bellezze paesaggistiche della zona;
sulla stampa locale emerge un acceso dibattito sull'inopportunità di sprecare le risorse pubbliche per opere tampone che non solo non risolvono la viabilità locale ma recano anche danni irreparabili al paesaggio e all'assetto idrogeologico del territorio;
infatti, i 50 milioni di euro stanziati per il progetto di Bocco-Canala, concernente un tratto di strada lungo 1,5 Km, finanziato da ANAS, potrebbero essere spesi in maniera più oculata per il progetto originario a valle, attraverso un maggior coordinamento delle iniziative statali e locali;
non è stata data peraltro risposta in merito alla precedente interrogazione dell'interrogante, la 4-03369, presentata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e ministero per i beni e le attività culturali, che metteva in evidenza le incidenze e gli impatti che gli interventi citati rischiano di provocare sul paesaggio e sugli equilibri naturali del territorio ed in particolare sulla sponda sinistra del corpo idrico del Crostoso, in località Puianello, chiedendo, tra l'altro, la posizione dell'ANAS in merito alla realizzazione della strada statale 63 -:
se il Ministro non intenda intervenire, anche nell'ambito della conferenza Stato Regioni, per firmare un protocollo d'intesa finalizzato a definire nuovi limiti e rapporti di responsabilità tra l'ANAS, la Regione e gli enti locali interessati.
(5-02097)

TOMMASO FOTI e ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è imminente l'apertura al traffico dell'infrastruttura provvisoria realizzata dall'Anas di collegamento tra Piacenza e i territori ubicati in provincia di Lodi, dopo il crollo del ponte avvenuto il 30 aprile 2009;
la struttura in questione, aperta al traffico solo in predeterminate fasce orarie, è raggiungibile, almeno per quanto riguarda il territorio piacentino, da un solo accesso, con un prevedibile ed esponenziale aumento del traffico veicolare nella zona interessata, a rischio di paralisi;
l'elevatissimo numero di veicoli che giornalmente utilizzavano la struttura crollata non potranno certo tutti utilizzare la struttura provvisoria, sia per ragioni di sicurezza, sia perché, diversamente, i tempi di percorrenza della struttura in questione diverrebbero biblici;
l'esenzione per gli utenti dal pagamento del pedaggio autostradale nei tratti Piacenza Ovest-Piacenza Nord e Piacenza Sud-Piacenza Nord (ai costi conseguenti ha fatto fronte l'Anas) ha fino ad oggi consentito di fare fronte in modo adeguato al crollo della struttura di cui sopra, favorendo il collegamento tra le due province interessate;
non è neppure pensabile, ad avviso dell'interrogante, che in ragione dell'apertura al traffico della struttura provvisoria venga a cessare la gratuità del pedaggio autostradale nel tratto di cui sopra -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere presso Anas per assicurare che la gratuità del pedaggio in questione venga assicurata fino all'apertura al traffico del nuovo ponte sul Po di collegamento tra Piacenza e la provincia di Lodi, recentemente appaltato da parte di Anas.
(5-02103)

BOFFA, DE GIROLAMO, FORMICHELLA e MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni i sindacati di categoria della provincia di Benevento hanno sollevato l'allarme sulla presunta volontà di Trenitalia di spostare l'orario del primo Eurostar Lecce-Roma in transito per la stazione di Benevento dalle attuali ore 8.01 del mattino alle 12.27, con conseguente spostamento dell'orario di arrivo nella capitale dalle 10 del mattino alle 14.15;
secondo la suddetta ipotesi, tale provvedimento dovrebbe entrare in vigore con il nuovo orario invernale;
se l'allarme dei sindacati dovesse essere fondato, nel giro di pochi giorni, un cittadino che dal capoluogo sannita volesse raggiungere Roma potrebbe arrivare non prima del pomeriggio;
così fosse, d'ora in avanti, sarebbe dunque impossibile raggiungere Roma da Benevento in Eurostar in orario mattutino, con grandissimo pregiudizio per i pendolari e per la provincia in generale;
l'orario ferroviario in vigore dal 14 dicembre 2008, inoltre, a Benevento vi era stata la soppressione di due fermate di treni Eurostar e precisamente del treno 9352 per Roma (ore 9.00) e del treno 9357 da Roma (ore 20.00);
tale soppressione ha isolato il territorio sannita dal contesto nazionale determinando mancati collegamenti con la Capitale per lunghe fasce di orario;
ciò va ad aggiungersi alla penalizzazione che il Sannio ha subito nel corso dell'ultimo biennio con la soppressione di una coppia treni Espresso per collegamento diretto notturno con Milano e coppia treni intercity diurno con Roma;
ancora, in precedenza, numerosi sono stati i tentativi da parte di Trenitalia di sopprimere corse e servizi ricadenti sulla stazione di Benevento;
la stazione ferroviaria di Benevento, viceversa, ha un ruolo centrale nel progetto di potenziamento della linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari, della quale è uno snodo fondamentale, tanto è

vero che l'accordo di programma integrativo tra regione Campania e Governo nazionale, con il quale nel 2008 si è deciso di inserire il progetto di riqualificazione e sviluppo della linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari nella legge obiettivo quale opera strategica di interesse nazionale, finanzia con carattere di priorità la tratta sannita Cancello-Frasso Telesino-Dugenta -:
se corrisponda al vero che Trenitalia, pur in presenza di questo importante scenario che interessa la stazione ferroviaria del capoluogo sannita, abbia deciso di adottare misure in totale contraddizione rispetto al suddetto progetto di potenziamento, rendendo ancor più sporadici e disagevoli i collegamenti tra la fermata di Benevento Centrale e Roma, anziché potenziarli;
se, di conseguenza, non ritenga il Governo di intervenire urgentemente presso Trenitalia per scongiurare quella che ad avviso degli interroganti è una dissennata ipotesi che appare in netto contrasto rispetto ai progetti di sviluppo individuati per la stazione di Benevento nel quadro delle scelte strategiche già assunte e che penalizzerebbe ancor più le condizioni di mobilità dei viaggiatori sanniti e del Mezzogiorno d'Italia;
se non ritenga dunque il Ministro di sollecitare la dirigenza di Trenitalia all'adozione di indirizzi e di scelte operative più coerenti con i programmi di sviluppo delle istituzioni pubbliche e della stessa azienda, comprese quelle relative al numero di corse ricadenti sulla stazione del capoluogo sannita che andrebbero potenziate sia in orario mattutino verso Roma, sia in orario pomeridiano da Roma verso Benevento, prevedendo ad esempio il ripristino dell'Eurostar 9357 (soppresso nel dicembre 2008) che partendo da Roma alle 17.16 consentiva il ritorno nel capoluogo sannita alle ore 20.
(5-02104)

Interrogazioni a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alcune regioni dell'Italia meridionale, e tra queste sicuramente la Calabria, necessitano più di altre di un impegno straordinario dello Stato, finalizzato a realizzare le strutture e le condizioni che possono favorire uno sviluppo economico generale, unitamente ad un più elevato livello occupazionale, riducendo conseguentemente la possibilità per le organizzazioni criminali di operare in situazioni di facile reperibilità di mano d'opera;
ovviamente, tale sviluppo deve essere correlato e compatibile con le potenzialità e le caratteristiche specifiche di ciascuna regione;
nell'ambito della regione calabra, per una località marittima, quale quella di Scilla, l'area portuale rappresenta una risorsa principale e imprescindibile su cui far poggiare le basi del proprio sviluppo economico e turistico;
purtroppo, tale struttura, nonostante alcuni lavori di rafforzamento e di consolidamento effettuati negli anni passati, versa ormai da tempo in uno stato di semi-abbandono ed è del tutto inadeguata ad ospitare i natanti destinati sia alle attività di pesca che a quelle turistiche;
sarebbe, pertanto, di grande interesse e di fondamentale importanza per l'economia locale e regionale un intervento urgente e decisivo per la riqualificazione ed il potenziamento delle infrastrutture portuali di Scilla, attraverso il prolungamento del secondo braccio del molo foraneo;
tale intervento, per un importo di 10.300.000 euro, era stato inserito nel programma triennale delle opere marittime 2006-2010, con il codice «0» e, cioè finanziabile mediante le risorse che si sarebbero rese disponibili per economie di bilancio su impegni assunti, ribassi d'asta, variazioni compensative di bilancio e altro;

le opere in questione, però, non sono state mai avviate;
il decreto ministeriale 30 dicembre 2008, di ripartizione in capitoli delle unità previsionali di base relative al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009, ha disposto uno stanziamento di 65.904.976 euro, molto riduttivo rispetto agli 84 milioni di euro stanziati nel 2008, con la previsione ulteriormente riduttiva di circa 60 milioni per il 2010 e di 36 milioni per il 2011;
proprio in relazione a queste decurtazioni degli stanziamenti, la direzione generale per i porti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha comunicato che non è stato possibile confermare gli interventi strutturali nel porto di Scilla per il triennio 2009-2011, trattandosi di opere di importo considerevole;
in tale quadro di situazione, è necessario, tuttavia, considerare anche le penalizzazioni, ormai a tutti note, che la Calabria da sempre patisce nel settore dei trasporti sia su strada che su ferrovia, che pregiudicano le attività commerciali, industriali e quelle turistiche, nonché i danni a quest'ultime ed alle attività di pesca in conseguenza dei rifiuti tossici e radioattivi affondati assieme alle navi trasportatrici lungo le coste della regione;
se non si vuole continuare ad abbandonare la Calabria ed i calabresi ad un destino di ulteriore involuzione ed impoverimento, emerge, quindi, in tutta evidenza l'esigenza di rivedere le priorità nella destinazione dei fondi da stanziare per le opere marittime, reinserendo i lavori del porto di Scilla tra le opere da finanziare nel biennio 2010-2011 ed eventualmente nel triennio successivo -:
se si ritenga necessario ed opportuno un ripensamento in merito sia alle risorse economiche da destinare alle opere marittime da finanziare nei prossimi anni, sia ai tempi ed alle priorità di esecuzione delle opere stesse, inserendo in particolare, fin dal 2010, anche quelle relative al porto di Scilla.
(4-04988)

FRANCESCHINI e BRATTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto illustrato, in data 28 ottobre 2009, dal Gruppo Ferrovie dello Stato in merito all'offerta «Alta Velocità» che prevede per Ferrara, alla data del 13 dicembre 2009, in occasione del cambiamento stagionale di orario, solo n. 2 coppie di corse con fermata in luogo delle 6 (sei) attuali;
se confermata, tale scelta comporterà per Ferrara e il suo territorio, collocata tra Firenze e Venezia e tradizionale meta turistica intermedia di visitatori internazionali, un danno rilevante per le politiche che sono state intraprese nel campo turistico, culturale ed ambientale dalle amministrazioni locali;
la regione Emilia Romagna sta per assumersi un impegno importante per il potenziamento del servizio ferroviario regionale proprio in concomitanza con l'inaugurazione della linea AV/AC Bologna-Firenze;
Ferrara è sede dell'università più importante dell'Emilia Romagna dopo quella di Bologna, con oltre 17000 studenti provenienti, per oltre la metà, da altre regioni;
Ferrara «città della bicicletta», unitamente al contributo della regione Emilia Romagna, è impegnata nel potenziare, presso la stazione ferroviaria, il servizio di biciclette pubbliche per turisti che desiderano visitare la città;
a ciò si aggiungerebbe per una città come Ferrara, al confine con la regione Veneto, un danno importante dal punto di vista dell'offerta di trasporto anche in direzione Venezia-Trieste;
non appare motivabile la sostanziale soppressione del servizio AV nella stazione di Ferrara con la riduzione da sei a due dei treni AV che si fermano, a fronte di un

incremento nel numero dei treni AV tra Roma e Venezia tutti in transito attraverso la stazione cittadina -:
quali iniziative intenda assumere affinché il Gruppo Ferrovie dello Stato ripristini il livello di offerta attuale dell'Alta Velocità che, al contrario, avrebbe pesanti ricadute negative per la città di Ferrara, il suo territorio e le attività economiche locali.
(4-04993)

TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZACCARIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Talla Ndao, cittadino senegalese di 29 anni, giunto in Sardegna sei anni fa in aereo per cercare un lavoro che gli permettesse di aiutare la sua famiglia rimasta in Senegal, è stato condannato nel 2003 per reato di contraffazione, dopo essere stato scoperto dalla polizia a vendere CD masterizzati;
in seguito alla sentenza di condanna, Talla Ndao ha deciso di cambiare vita: ha trovato dei lavori regolarmente assicurati (prima come bracciante agricolo, poi in via stabile come collaboratore domestico); ha ottenuto sin da subito il permesso di soggiorno, già rinnovato per due volte; si è inserito nella comunità di Iglesias; è entrato a far parte del panorama musicale sardo e nazionale come artista reggae con la banda «Twin Vega» con Stefano Curreli e Andrea Sanna, meglio noti come Ipno Style e Xeto nascente; ha partecipato a numerose attività come quella del progetto Fenice, finalizzato alla diffusione della cultura, della sicurezza e della legalità nel territorio della Provincia di Carbonia-Iglesias e ha cantato per Amnesty International; con numerosi altri artisti sardi ha registrato la cover di «Domani», il brano scritto per la raccolta fondi a favore dei terremotati d'Abruzzo; ha collaborato come volontario con diverse iniziative di carattere sociale;
il decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero) dispone all'articolo 26, comma 7-bis, che la condanna con provvedimento irrevocabile, tra l'altro, per il delitto di contraffazione di cui all'articolo 473 del codice penale, comporta la revoca del permesso di soggiorno rilasciato allo straniero e l'espulsione del medesimo con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica;
sulla base di tali disposizioni Talla Ndao è risultato quindi destinatario di rigetto di permesso di soggiorno emesso dal questore di Cagliari in data 21 ottobre 2009 e notificato il 27 ottobre 2009;
sulla base di tale presupposto è stato quindi emesso nei confronti di Talla Ndao dal prefetto di Cagliari in data 27 ottobre 2009 decreto di espulsione dal territorio nazionale;
Talla Ndao è stato quindi trasferito nel centro di identificazione e di espulsione vicino Cagliari poi a Lamezia Terme in Calabria in attesa di essere espulso in Senegal;
in poche ore dal trasferimento di Talla, tutta la comunità di Iglesias si è mobilitata esprimendo solidarietà per il giovane e chiedendo che non si proceda all'espulsione e su Facebook è subito sorto un gruppo denominato «Talla deve restare in Italia», che ha raggiunto quasi i 6000 iscritti;
anche le istituzioni hanno espresso interesse verso la vicenda del giovane senegalese: il sindaco di Iglesias Pierluigi Carta ed il presidente del Consiglio comunale Gino Cabeddu, con l'appoggio di tutta l'Amministrazione, hanno preso contatto con la Prefettura; l'ex-Presidente della Regione

Sardegna Mauro Pili ha promesso di investire il Parlamento della vicenda, se necessario -:
quali siano i margini per pervenire ad una soluzione della vicenda in senso favorevole al cittadino senegalese alla luce delle valutazioni della peculiarità della sua situazione, della possibilità di tener conto delle caratteristiche soggettive e della sua buona condotta sociale nonché del fatto che la sentenza si riferisca ad un reato non grave - quale la contraffazione - questo anche in considerazione di un certo ambito di discrezionalità che si accompagna agli atti amministrativi in generale.
(5-02098)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 9 e il 10 novembre presso l'azienda Eutelia, sita in Roma, via Bona 67, pacificamente occupata dai lavoratori nell'ambito di una difficile situazione aziendale, c'è stata una incursione da parte di una quindicina di persone guidate dall' ex amministratore delegato dell'azienda, Samuele Landi;
le quindici persone, come riportato in tutte le testimonianze dei lavoratori presenti all'aggressione, erano dei vigilantes dotati di una divisa recante una scritta che potrebbe essere indicativa di un'agenzia di vigilanza privata;
i medesimi vigilantes, usando metodi violenti ed intimidatori hanno chiesto i documenti ai presenti qualificandosi come appartenenti alla polizia di Stato;
su chiamata dei lavoratori sono giunti sul posto dei rappresentati delle forze dell'ordine; i poliziotti giunti sul posto hanno chiesto i documenti ai vigilantes presenti sul posto -:
se il Ministro abbia ulteriori chiarimenti da fornire in ordine alla dinamica dei fatti;
se il Ministro abbia chiesto al prefetto di Roma notizie circa l'appartenenza dei vigilantes ad una delle aziende di vigilanza privata munite di licenza rilasciata dal prefetto stesso, in virtù dell'articolo 134, comma 1o TULPS;
se il Ministro, qualora i vigilantes facessero effettivamente parte di un istituto di vigilanza privata autorizzato, disposto ulteriori accertamenti tesi a verificare la regolarità dell'istituto stesso sulla base dei requisiti previsti dall'articolo 134 TULPS;
se il Ministro, qualora accertasse responsabilità dirette dell'istituto di vigilanza presso cui lavoravano i medesimi vigilantes, non ritiene di invitare il prefetto a revocare immediatamente l'autorizzazione a continuare le attività di vigilanza privata per ragioni di sicurezza pubblica o di ordine pubblico così come previsto dal 3o comma dell'articolo 136 TULPS.
(4-04994)

FUGATTI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sui quotidiani locali trentini dell'11 novembre 2009 si apprende che i vigili urbani di Trento hanno denunciato tre immigrati senegalesi che, fermati nel corso di un controllo sugli ambulanti presenti nel centro di Trento, esibivano un permesso di soggiorno come collaboratori domestici, rilasciato in occasione della regolarizzazione attualmente in corso;
notizie come quella appena riportata segnalano il rischio che siano state poste in essere condotte che, sfruttando la recente procedura di emersione di lavoro nero, abbiano portato a regolarizzare in realtà persone non dedite all'attività di badanti o di collaboratrici domestiche, ma ad altro tipo di lavoro, con un'evidente elusione delle norme che regolano i flussi di ingresso di lavoratori stranieri nel nostro territorio;

la previsione di rigidi requisiti di reddito per i datori di lavoro che intendessero regolarizzare collaboratori domestici o badanti, nonché la previsione che il datore di lavoro straniero dovesse essere titolare di carta di soggiorno hanno probabilmente garantito che la procedura in oggetto non potesse venire utilizzata a scopi fraudolenti che tuttavia notizie come quella citata lasciano temere -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e se siano state avviate iniziative volte a vigilare sul fatto che non vi sia un esteso utilizzo della procedura di emersione di lavoro domestico somministrato in forma irregolare per regolarizzare lavoratori dediti ad altre attività.
(4-04995)

NACCARATO e RUBINATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 7 novembre 2009 la Questura di Treviso ha comunicato, nell'ambito di un'inchiesta condotta dalle procure della Repubblica di Venezia, Treviso e Belluno, i primi risultati dell'indagine nei confronti di alcuni esponenti dell'associazione «Veneto Serenissimo governo» accusati di aver costituito un'organizzazione paramilitare denominata «Polisia Veneta»;
nell'inchiesta sono indagate tredici persone, tra cui quattro promotori del gruppo paramilitare: Paolo Gallina, comandante dei vigili urbani di Cornuda (Treviso), Sergio Bortotto, ex poliziotto di Treviso, Daniele Quaglia, artigiano di Spresiano (Treviso) e Dino Zorzi, disoccupato di Trevignano (Treviso);
nel corso delle perquisizioni della Digos di Treviso nelle case e negli uffici degli indagati, e nella sede del comando dei vigili urbani di Cornuda (Treviso) e nella sede della «Life» gli investigatori hanno rinvenuto armi e munizioni. In particolare nell'abitazione di Paolo Gallina, comandate dei vigili urbani di Cornuda, sono state trovate nove pistole, due fucili a pompa e un migliaio di proiettili di vario calibro, dal 357 magnum a quelli per il tiro sportivo;
l'inchiesta e i primi elementi raccolti dalla digos e dalla questura di Treviso hanno consentito di portare alla luce una pericolosa struttura paramilitare e di sventare un disegno eversivo;
secondo gli inquirenti gli indagati stavano organizzando delle esercitazioni di tiro con armi da fuoco in alcune località della zona della Pedemontana veneta dove erano già stati fatti dei sopralluoghi;
sempre secondo gli inquirenti, gli indagati avevano programmato un «atto dimostrativo» contro i Carabinieri e, più in generale, le Forze dell'ordine che, in quanto rappresentati dello Stato italiano sul territorio, erano considerati nell'ideologia del gruppo paramilitare come «nemici dell'autogoverno del popolo veneto»;
gli indagati avevano coinvolto nell'organizzazione paramilitare «Polisia Veneta» circa ottanta persone, prevalentemente giovani disoccupati che, dietro la promessa di uno stipendio mensile di tremila euro, avevano dato la loro disponibilità a partecipare alle azioni del gruppo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti; se il Ministro sia a conoscenza dell'esistenza di altri gruppi paramilitari «autonomisti» con finalità secessioniste; quali misure il Ministro intenda porre in essere per prevenire in modo efficace l'attuazione dei propositi dei diversi gruppi cosiddetti «autonomisti» che operano sul territorio italiano con palesi finalità eversive e secessioniste; cosa intenda fare il Ministro per monitorare costantemente l'azione di questi gruppi paramilitari e per prevenire e contrastare il loro disegno eversivo.
(4-04996)

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
da segnalazioni pervenute dalla società operativa «Allcar Service a.r.l.», con

sede in Salerno ed operante nel settore dei servizi su affidamento dell'ACI - Automobile Club d'Italia - delegazione di Salerno, emergono alcune irregolarità che gli organi dirigenziali dell'ente in questione avrebbero commesso in una nuova procedura di affidamento diretto dei medesimi servizi;
è noto che l'ACI possiede ufficialmente la natura giuridica di ente pubblico non economico, senza scopo di lucro, che svolge importanti funzioni nell'interesse della collettività e di molte pubbliche amministrazioni, gestendo fra l'altro, per conto dello Stato, il pubblico registro automobilistico (PRA) attraverso gli uffici provinciali territorialmente competenti;
le irregolarità presumibilmente commesse sarebbero riconducibili alla delibera n. 19 del 23 dicembre 2008, con la quale il commissario ordinario dell'ACI di Salerno avrebbe disposto l'affidamento biennale alla società «Aciservice S.r.L.» di una serie di servizi inerenti l'attività dell'ente, in assenza della procedura di pubblica evidenza prevista dalla legge;
in particolare, nel giugno del 2008, la gestione dei servizi ACI passava dalla società «Allcar Service» alla «Aciservice», attraverso una convenzione sottoscritta il data 26 giugno 2008 e successivamente rinnovata per due anni il 23 dicembre dello stesso anno;
in tal modo, l'ACI Salerno provvedeva a stanziare e liquidare, a favore dell'operatore privato «Aciservice», i complessivi importi di euro 210.000, per le prestazioni rese nel semestre compreso tra il 1o luglio 2008 e il 31 dicembre 2008, euro 394.000, per quelle rese nel corso dell'anno 2009 ed euro 410.000 per le prestazioni da rendere nell'anno 2010;
il tutto sarebbe avvenuto, secondo i responsabili della «Allcar Service», in totale assenza di qualsivoglia procedura di pubblica evidenza, sostituita invece arbitrariamente dal regime dell'affidamento in house providing ed in carenza dei requisiti richiesti dalla normativa, nazionale e comunitaria, che regolamenta il suddetto regime;
ACI Salerno al momento dell'affidamento non avrebbe posseduto una quota sufficiente del capitale sociale dell'Aciservice, tale da giustificare il ricorso al regime dell'affidamento in house, che necessita, come è noto, dell'indefettibile requisito del «controllo analogo» che l'ente committente deve esercitare sul soggetto aggiudicatario;
sul piano comunitario, infatti, le misure contenitive adottate per legittimare l'affidamento in house attengono proprio al «controllo analogo a quello svolto sui propri servizi», necessariamente esercitato dall'ente pubblico nei confronti dell'impresa affidataria, e il rapporto di stretta strumentalità fra le attività dell'impresa in house e le esigenze pubbliche che l'ente controllante è chiamato a soddisfare (Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 3 marzo 2008, n. 1);
in altri termini, secondo la giurisprudenza comunitaria e nazionale, affinché l'affidamento in house non si risolva in una violazione della concorrenza e del libero mercato, è necessario un rapporto tra società controllata e controllante in base al quale quest'ultima esercita sulla prima un assoluto potere di coordinamento, supervisione e direzione che riguarda l'insieme dei più importanti atti di gestione, mediante una forma di «amministrazione indiretta» nella gestione del servizio affidato;
in definitiva, il requisito del suddetto «controllo analogo» postula un rapporto che lega gli organi societari della società affidataria con l'ente pubblico affidante, in modo che quest'ultimo sia in grado di indirizzare tutta l'attività sociale attraverso gli strumenti previsti dall'ordinamento (Consiglio di Stato, sez. V, 26 agosto 2009, n. 5082);
dalle suddette considerazioni, emerge chiaramente che l'house providing è un

fenomeno di «autoproduzione» di beni, servizi o lavori che la pubblica amministrazione acquisisce senza ricorrere a soggetti terzi privati, tramite «gara», e dunque senza ricorrere al mercato;
la gestione dei servizi in house è, quindi, sottoposta ad una rigida regolamentazione e deve ritenersi figura eccezionale rispetto alla tradizionale gara ad evidenza pubblica;
la corretta gestione amministrativa degli pubblici non economici è espressione di trasparenza, imparzialità e buon andamento dell'attività amministrativa e consente al cittadino di ricevere servizi sempre più efficienti -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
se il Governo non ritenga opportuno procedere ad una intensificazione dei controlli in ordine all'amministrazione dell'Automobile Club d'Italia e delle sue strutture periferiche, in particolare della delegazione provinciale di Salerno;
se il Governo ritenga possibile effettuare uno scrupoloso monitoraggio degli enti pubblici non economici e delle relative amministrazioni, anche in relazione alle procedure di affidamento dei servizi dalle stesse concluse, al fine di garantire il massimo rispetto dei principi costituzionali di trasparenza, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione.
(4-05005)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in una precedente interrogazione a risposta in Commissione - n. 5-01619 - l'interrogante chiedeva chiarimenti circa la riassegnazione dei residui perenti per il prosieguo di programmi di spesa già avviati;
tali residui sono regolati dalle disposizioni contenute nei commi da 37 a 39 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria 2008);
gli effetti del comma 36 della citata legge - annullamento dei residui perenti di competenza dell'anno 2004 e degli anni precedenti - ha comportato una riduzione dei residui di Conto capitale pari a 4.131 milioni di euro, come si evince dalla legge di assestamento per il 2009;
la risposta fornita dal sottosegretario Vegas alla citata interrogazione si è limitata a precisare che «al momento, sulla base delle disponibilità del relativo fondo è stato possibile attribuire, quali riassegnazioni dei residui passivi perenti di conto capitale, l'importo complessivo di euro 160.338.391,00 a fronte della richiesta di euro 166.960.527,00». La risposta non precisa a quale esercizio finanziario facciano riferimento i residui riassegnati -:
a quanto ammontino le richieste di risorse da riassegnare, avanzate dal MIUR al MEF per gli esercizi finanziari 2008 e 2009;
se le risorse riassegnate siano sufficienti per consentire il prosieguo dei programmi di spesa già intrapresi, tanto per l'anno 2008 quanto per l'anno in corso;
quando e con quali modalità intenda procedere all'assegnazione dei fondi in oggetto alle strutture interessate, università ed enti di ricerca, che, come già rilevato nella precedente interrogazione, versano in gravi difficoltà avendo già numerosi atenei provveduto ad anticipare sui propri bilanci ingenti risorse per far fronte ai progetti FIRB e FAR.
(5-02100)

Interrogazione a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'insegnamento di strumento musicale nella scuola media, regolamentato con il decreto ministeriale del 13 febbraio 1996, prende il via, in forma di sperimentazione in tutto il territorio italiano, con l'adozione del decreto ministeriale del 1979;
con la legge 3 maggio 1999 n. 124 vengono ricondotti ad ordinamento i corsi ad indirizzo musicale, con la conseguenza che l'insegnamento di strumento nella scuola media diventa materia curriculare;
in questi venti anni di attività, il livello di professionalità degli insegnanti - valutati in base a titoli didattici, culturali e anche artistici - e la crescente richiesta delle famiglie hanno permesso l'apertura di nuove scuole e hanno determinato l'istituzione di una nuova classe di concorso, riconducibile al decreto ministeriale 6 agosto 1999 n. 201;
il citato decreto ministeriale prevede l'istituzione di classi di concorso di «strumento musicale nella scuola media in applicazione dell'articolo 11 della legge n. 124 del 1999, che contempla la riconduzione a ordinamento dei corsi di scuola media a indirizzo musicale precedentemente autorizzati e funzionanti;
l'articolo 4 del citato decreto ministeriale n. 201 del 1999 definisce una fase transitoria, terminata nell'anno scolastico 2004-2005, e stabilisce, in fase di prima applicazione, la tipologia degli strumenti musicali della istituenda classe di concorso di «strumento musicale» nella scuola media (A77), prevedendo che l'accesso alla predetta classe di concorso è legato, sempre in fase di prima applicazione, al possesso dello specifico diploma di conservatorio relativo alle diverse specialità strumentali;
in anni recenti sono stati attivati corsi a Milano, Roma, Ancona, Ascoli Piceno, Bologna e Palermo per far fronte alle richieste dell'utenza, anche in ragione del fatto che la normativa non prevede alcun limite al numero di corsi ad indirizzo musicale -:
se il Governo intenda adottare un apposito decreto ministeriale per l'apertura di nuovi corsi ad indirizzo musicale nella provincia di Foggia, attualmente penalizzata rispetto alle sedi che hanno potuto incrementare e diversificare l'offerta di corsi negli ultimi anni.
(4-05001)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Datacontact s.r.l. è un'azienda che opera nello sviluppo delle attività di marketing e comunicazione attraverso servizi avanzati di contract center. Ha sede legale Matera e sedi operative a, Milano, Bari, Lecce e Bernalda (Matera);
nel corso degli anni non si è occupata solo di commesse inerenti la telefonia mobile, ma anche di ricerche di mercato per Enel gas, Toyota, Bmw ed altri marchi che hanno conferito alla citata azienda una grande attendibilità lavorativa;
nell'anno 2000 l'azienda si insedia a Lecce con una commessa Wind Infostrada outbound avviando l'attività con una cinquantina di operatori impiegati con collaborazioni occasionali o coordinate e continuative;
nel 2002 l'azienda acquisisce la commessa da parte di Telecom e nel corso degli anni gli operatori impiegati aumentano fino a diventare circa quattrocento unità nell'anno 2006;
il volume occupazionale si è mantenuto stabile fino agli inizi dell'anno 2009 quando le collaborazioni in scadenza non

sono state più rinnovate fino a contare, attualmente, solo cinquanta unità impiegate;
i lavoratori temono che la notevole contrazione dei volumi occupazionali, insieme alla mancanza di risposte in merito ai progetti futuri disattese da parte dell'azienda possano prefigurare la volontà, da parte di quest'ultima, di un disimpegno complessivo nel territorio salentino;
se questa ipotesi dovesse verificarsi rappresenterebbe per il territorio salentino ed i suoi abitanti un'ulteriore penalizzazione a carico di lavoratori, e delle loro che hanno il diritto di costruirsi un futuro -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per verificare quali siano i progetti futuri dell'azienda per quello che riguarda il territorio salentino, ciò anche al fine di tutelare numerosi lavoratori e le loro famiglie che vedono, di giorno in giorno, precarizzato il proprio futuro.
(5-02101)

GINEFRA, VICO, CAPANO e SERVODIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società «Agile Srl» del gruppo Omega - frutto dello scorporo di tutte le attività di Information Technology di Eutelia Spa -, ha avviato, nei primi giorni di novembre 2009 una procedura di licenziamento collettivo per 1.200 lavoratori;
fra i lavoratori altamente specializzati, in informatica e servizi IT, prossimi al licenziamento, se ne contano 99 sui 121 assunti presso la sede di Modugno (Bari);
i suddetti lavoratori, in attesa di essere licenziati, non percepiscono lo stipendio, i rimborsi spese concordati e tutte le spettanze economiche che li riguardano dal mese di luglio 2009;
nel dicembre 2006 la società Eutelia Spa ha stipulato in Puglia un contratto che prevede un finanziamento della Regione per circa 3 milioni di euro finalizzato alla creazione di un centro per l'erogazione di servizi di sicurezza informatica e prevede il suo automatico scioglimento in caso di trasferimento delle azioni ad altra società, di modificazione degli assetti societari, della vanificazione dell'obbligo del mantenimento dei livelli occupazionali a 110 unità;
l'ultima condizione è stata platealmente violata con l'avvio delle procedure di mobilità dei 99 lavoratori di cui sopra, a dimostrazione di uno scarso interesse di Omega al mantenimento del piano industriale di rilancio della sede di Modugno;
a quanto si legge in un comunicato ufficiale, la regione Puglia ha avviato le procedure di revoca che coinvolgono la fideiussione bancaria che garantisce il finanziamento regionale, poiché la società ha mostrato secondo gli interroganti un plateale disimpegno e disinteresse verso la Puglia, la sede di Modugno e i dipendenti, privati dello stipendio e poi di fatto licenziati;
è, infatti, impensabile che la Società abbia continuato e continui ad usufruire di risorse pubbliche, contravvenendo alle condizioni che sottintendevano all'accordo iniziale;
è dunque impensabile che tutto questo possa accadere mentre la Regione continua a mantenere fede all'impegno finanziario previsto nel contratto;
a quanto comunicano l'Assessore al Lavoro, Michele Losappio e la vicepresidente Loredana Capone sulla vertenza Eutelia-Agile: «La Regione ha avviato le procedure di revoca del Contratto di programma con le Società Eutelia-Agile, oggi Gruppo Omega. Siamo costretti a questo passo per la consolidata assenza di una politica industriale nello stabilimento di Modugno e per la decisione del Gruppo di licenziare la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti. Da mesi l'attività è ferma, i lavoratori non vengono retribuiti, i clienti persi e dispersi, manca la volontà di trasformare le scelte e gli impegni del Contratto

di Programma in fatti industriali. Da un primo esame delle sue clausole emerge, a giudizio della Regione, una situazione di inadempienza rispetto agli obblighi previsti, tale da costringerci all'avvio delle procedure di revoca»;
è essenziale sottolineare quanto tale vicenda potrebbe avere forti ripercussioni di tipo sociale ed economico sul territorio, rischiando di diventare ingestibile -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno convocare con urgenza un tavolo fra le parti coinvolte nella vicenda al fine di dare immediato avvio ad un confronto che possa portare ad una soluzione condivisa a tutela della stabilità occupazionale.
(5-02102)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARINELLO e GAROFALO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sanità rappresenta un settore di fondamentale importanza per ogni Paese ed una gestione corretta della stessa equivale ad un'offerta di servizi di qualità che garantiscano l'assistenza e la sicurezza dei cittadini;
l'indicatore sintetico dell'offerta sanitaria nelle regioni italiane elaborato dal Censis, che valuta sia la dotazione strutturale che la soddisfazione degli utenti, evidenzia come la qualità dei servizi nelle regioni meridionali sia nettamente inferiore rispetto alle altre aree del Paese;
da tali studi è emerso inoltre che nelle regioni meridionali tutte le articolazioni del servizio sanitario ricevono giudizi peggiori rispetto alle altre ripartizioni geografiche: i servizi domiciliari (al sud li considera adeguati solo il 16,8 per cento della popolazione contro il 30,7 per cento a livello nazionale), i servizi territoriali (adeguati per il 25,6 per cento contro il 44,9 per cento a livello nazionale) e il pronto soccorso (adeguato per il 51,5 per cento contro il 69,9 per cento a livello nazionale);
il sud d'Italia, dunque, costituisce maglia nera per salute e sanità soprattutto per quelle regioni del Mezzogiorno sottoposte ai piani di rientro;
la situazione risulta particolarmente critica in Sicilia, dove si sono registrati diversi casi di malasanità ed un servizio non sempre sufficiente soprattutto se rapportato alle spese di bilancio della regione per il settore sanitario;
i piani di rientro dai deficit sanitari così come previsti dalla normativa vigente sono essenziali per il contenimento della spesa sanitaria -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno predisporre un'adeguata verifica in tutte le regioni del sud dell'Italia ed in particolare in quelle sottoposte ai piani di rientro e, tra queste, la regione Sicilia, con evidenti difficoltà finanziarie, onde accertare il rispetto delle percentuali di destinazione del Fondo sanitario, da utilizzarsi per la prevenzione, per gli ospedali e per il territorio, nell'ottica di un miglioramento dell'intero servizio sanitario nazionale, che garantisca i livelli essenziali di assistenza (LEA) in tutte le regioni ed un servizio efficiente a disposizione dei cittadini, a tutela della salute pubblica.
(4-05000)

LEHNER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 l'INPDAP ha avviato una procedura per l'affidamento dell'appalto di servizi di organizzazione di viaggio per soggiorni estivi in Italia e all'estero in favore dei figli e degli orfani di iscritti all'Istituto; nell'estate del 2009, novemila ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni hanno effettuato un soggiorno in Inghilterra per l'apprendimento della lingua inglese;

il capitolato speciale indicava espressamente i requisiti minimi richiesti per l'erogazione del servizio oggetto della procedura di affidamento. Ciò affinché le strutture da utilizzare corrispondessero a standard qualitativi tali da «assicurare la corretta erogazione del servizio, sia per quanto riguarda il soggiorno, sia per quel che concerne lo studio e l'apprendimento delle lingue» (capitolato lotto estero articolo 3 - definizione di pacchetto -, pagina 3);
in particolare, nel capitolato speciale d'appalto (requisiti del servizio) è stato inequivocabilmente scritto che il corso di studio deve essere riconosciuto e accreditato, per l'inglese in Gran Bretagna dal «British Council» e per l'inglese in Irlanda dall'Acels. Si è poi ulteriormente precisato da parte dell'Istituto che «l'accreditamento è riferito alla possibilità di un rilascio di un attestato di fine corso riconosciuto in tutto il territorio della Comunità Europea»;
a quanto consta all'interrogante, nonostante sia stato segnalato all'INPDAP, prima dell'aggiudicazione dell'appalto, che alcune delle strutture collocate in graduatoria non fossero dotate dell'accreditamento del British Council, quest'estate ben 4000 ragazzi (per un costo totale a carico dell'INPDAP di oltre 7 milioni di euro) sono stati ospitati in strutture e hanno seguito un corso di studi della lingua inglese non legalmente valido ai sensi del citato capitolato;
lo stesso British Council ha inviato all'INPDAP una lettera nella quale ha rilevato che ben 7 college offerti dalle società Meridiano Viaggi s.r.l. e Turismo e Accademia Britannica s.r.l., utilizzati per i servizi di soggiorno appaltati dall'INPDAP sono privi di accreditamento;
alla luce di tale comunicazione, sorgono, ad avviso dell'interrogante, gravi perplessità sulla qualità del servizio di cui hanno usufruito ben 4000 minori, sulla validità dei certificati rilasciati agli stessi studenti e sulla legittimità della spesa sostenuta dall'INPDAP -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative per verificare quanto affermato in premessa e, se del caso, avviare gli opportuni procedimenti amministrativi, anche ai fini del recupero delle somme indebitamente percepite.
(4-05004)

CIRIELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi anche in Italia si è diffuso il virus influenzale di tipo A-H1N1, comunemente definito anche «influenza suina», con diversi casi di contagio sull'intero territorio nazionale, talvolta comportando patologie inerenti alle vie respiratorie, altre con effetti letali alla salute umana, fino alla morte dei soggetti infetti;
la pericolosità del nuovo virus è stata individuata, dagli esperti nella straordinaria rapidità del contagio e la stessa Organizzazione mondiale della sanità, nel mese di aprile 2009 ha allertato i Governi circa i possibili rischi connessi alla diffusione di questa nuova influenza, aumentando rapidamente il livello di attenzione per la preparazione e la risposta ad una pandemia influenzale;
la Campania rappresenta una delle regioni italiane maggiormente colpite dal nuovo virus, con sette morti nella sola città di Napoli nel periodo intercorrente tra i mesi di aprile e novembre del 2009 ed una serie di casi di sospetto contagio;
nel corso di un recente tavolo tecnico, finalizzato a fare il punto sull'emergenza virus in Campania, l'assessore regionale alla sanità, Mario Santangelo, ha espresso considerazioni piuttosto rassicuranti, sostenendo l'assenza di un rischio obiettivo di contagio in Campania, pur evidenziando l'opportunità di intensificare i controlli sugli alimenti d'importazione nel territorio regionale;

la Direzione sanitaria dell'ospedale «Cotugno» di Napoli ha, di recente, reso noto che per il solo virus A-H1N1 sono ricoverati ben 43 pazienti, 5 dei quali in rianimazione e che il totale degli accessi al pronto soccorso a causa dell'influenza medesima sono stati, dal mese di maggio ad oggi, ben 852;
casi di contagio di sono verificati, nelle ultime settimane, anche in provincia di Salerno, dove un giovane di Agropoli è stato ricoverato presso il reparto malattie infettive dell'ospedale di Vallo della Lucania, per aver contratto l'influenza suina, con sintomi influenzali, crisi alle vie respiratorie e attacco ai polmoni;
ben più grave, invece, il caso di una bambina di Scafati che, il 30 ottobre 2009 è deceduta a soli undici anni a seguito di uno scompenso cardiaco derivante dal virus A-H1N1 e che ha indotto il sindaco della locale cittadina, Pasquale Aliberti a convocare con urgenza un tavolo tecnico col direttore sanitario dell'ospedale cittadino e con il responsabile dell'unità operativa prevenzione collettiva per concertare una linea di intervento sul territorio;
la diffusione del virus, più rapida rispetto alla tradizionale influenza di stagione, ha generato tra i salernitani allarmismi e timori di contagio, tanto da condizionare anche il regolare svolgimento delle più tradizionali celebrazioni religiose;
in occasione della tradizionale festa di San Matteo, patrono della città di Salerno, il 21 settembre 2009 infatti, le massime autorità religiose hanno vietato ai fedeli di baciare, o comunque di avere contatti fisici, con la teca che contiene frammenti di ossa del Santo Patrono, al fine di adottare tutte le misure precauzionali finalizzate a prevenire e limitare al massimo la diffusione del virus;
analoga singolare iniziativa è stata adottata dall'arcivescovo di Napoli, in ordine alle celebrazioni della festa del Patrono San Gennaro;
è delle ultime ore la notizia di un ulteriore decesso di un uomo affetto la patologie polmonari e cardiache aggravate dal virus A-H1N1, avvenuto nell'ospedale di Eboli, in provincia di Salerno, dove è salito a 15 il numero dei pazienti ricoverati per l'influenza A, fra cui alcuni bambini fortunatamente non in gravi condizioni;
tra le province di Napoli e Salerno si sono verificati, quindi, diversi casi di contagio, alcuni mortali, ed è pertanto opportuno mantenere elevata la soglia di attenzione in ordine ad un fenomeno non ancora definito e che condiziona la salute dei nostri cittadini;
il Governo è prontamente intervenuto nella gestione dell'emergenza in Campania, ed il Viceministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali Ferruccio Fazio, in occasione della sua visita a Napoli il 6 novembre 2009, pur rassicurando circa gli effetti del virus e il numero di decessi, ha in ogni caso invitato le istituzioni locali e i cittadini a non abbassare la guardia di fronte alla pandemia;
in questi giorni, organi di stampa nazionale riportano notizie secondo cui le Asl non sarebbero fornite di un numero adeguato di vaccini antinfluenzali, in relazione alle richieste dei cittadini, tanto che le poche scorte disponibili sarebbero riservate a particolari categorie di degenti, come donne incinte e bambini;
inoltre, le medesime fonti avrebbero espresso dubbi e perplessità circa gli aspetti quantitativi e qualitativi del predetto vaccino antinfluenzale, riguardo alla concreta efficacia dello stesso sul virus e sulle scorte disponibili per la popolazione;
la distribuzione dei vaccini dovrebbe iniziare dal 15 novembre 2009, dando priorità agli operatori sanitari, al personale a rischio e poi, a partire dal mese di gennaio 2010 ai giovani e agli anziani affetti da malattie respiratorie;
tale vaccinazione, prevista in forma completamente gratuita, dovrebbe tuttavia

coprire soltanto 24 milioni di italiani, pari cioè al 40 per cento dell'intera popolazione;
sul piano medico-scientifico, l'inaffidabilità del vaccino antinfluenzale sarebbe stata asserita dal dottor Roberto Gava, il quale avrebbe avanzato concrete perplessità circa la reale efficacia del vaccino in arrivo, sostenendone la pericolosità in un libro, intitolato «L'influenza suina A/H1N1 e i pericoli della vaccinazione antinfluenzale», in cui pone forti dubbi riguardo al comportamento dell'Organizzazione mondiale della sanità e sulle eventuali speculazioni sottese alla commercializzazione del farmaco -:
quale sia la reale diffusione del virus A-H1N1 e l'effettiva pericolosità dello stesso in Italia e nella regione Campania in particolare;
quali siano i provvedimenti che il Ministro intende assumere, anche prendendo atto, in relazione alle caratteristiche del vaccino antinfluenzale di prossima distribuzione, dell'alto numero di richieste pervenute rispetto alle dotazioni annunciate e soprattutto degli eventuali e paventati effetti nocivi del farmaco;
se il Ministro ritenga opportuno potenziare l'attività di prevenzione in ordine alla diffusione del virus sul territorio nazionale, anche attraverso apposite campagne di sensibilizzazione, ed eventualmente provvedere ad un ampliamento delle forniture dei vaccini antinfluenzali sul territorio nazionale.
(4-05006)

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il «Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente di aziende di navigazione aerea» (Fondo Volo) nasce con la legge 13 luglio 1965 n. 859 (Norme di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea»); è istituito presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale, sovraintende alla amministrazione del fondo un comitato di vigilanza con poteri specifici stabiliti dalla stessa legge (articolo 7);
l'articolo 24 della legge n. 859 del 1965 sancisce il diritto dell'iscritto di chiedere che gli sia corrisposto, in sostituzione di una quota della pensione spettantegli, il valore in capitale della quota stessa calcolato in base a coefficienti in uso presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale sino ad un massimo del 50 per cento dell'intero ammontare degli emolumenti (...) dei dodici mesi più favorevoli di servizio nel triennio precedente la data di decorrenza della pensione (articolo 2 della legge 30 luglio 1973, n. 484);
alla data dell'entrata in vigore della legge n. 859 del 1965, i soli coefficienti in uso presso l'INPS erano quelli stabiliti dal decreto ministeriale 27 gennaio 1964, sez 3-VM;
il 19 febbraio 1981 il Ministero del Lavoro, con il decreto ministeriale n. 129, aggiorna i coefficienti del decreto ministeriale 27 gennaio 1964 incrementando notevolmente la quota capitalizzata;
i nuovi coefficienti allarmarono sia il personale in attività che le aziende che, rendendosi necessario l'aumento delle aliquote contributive, si opposero (si veda pagina 3 della relazione del Direttore Generale nel rendiconto per l'anno 1981);
il 4 gennaio del 1985, l'INPS pone al Ministero del Lavoro il quesito (protocollato dal Ministero quale «nota n. 130/3765/V/VL del 4 gennaio 1985) se «l'applicazione dei coefficienti aggiornata debba essere subordinata all'aumento dell'aumento dell'aliquota contributiva come appare nel documento consegnato»;
il 28 gennaio 1988 il Ministero del Lavoro risponde all'INPS «non essere motivata la decisione di voler condizionare alle risultanze finanziarie della gestione l'applicazione dei coefficienti di capitalizzazione aggiornati» (stesso documento);
nel giugno 2003, il Direttore Generale dell'INPS, in una comunicazione inviata al

Capo Segreteria tecnica del magistrato della Corte dei conti, fa menzione di «occultamento di documenti» riferendosi sicuramente al decreto ministeriale 20 febbraio 1981; della legge e delle nuove aliquote ne erano sicuramente al corrente sia i membri del comitato di vigilanza (verbale riunione dell'8 marzo 1988 e 15 maggio 1991) per cui i rappresentanti del personale di volo nominati dalla loro associazione hanno disatteso l'impegno fondamentale di «difendere gli interessi morali ed economici degli associati» rendendosi complici di varie omissioni e di altri reati perpetrate a loro danno;
solo il 2 giugno 2000, allorché due piloti muovono causa all'INPS chiedendo il ricalcolo della capitalizzazione secondo le aliquote elencate nella sez. VM del decreto ministeriale 19 febbraio 1981 n. 29, il 15 marzo 2002, il magistrato riconosce la validità della richiesta in quanto il diritto all'applicazione della tabella/tariffa contenuta in detto decreto in quanto il CTU ha accertato che l'INPS ha applicato un coefficiente non conforme alla tariffa e che il coefficiente da applicare era pari a quelle contenute nel decreto ministeriale del 19 febbraio 1981 n. 129 sez. 3VM;
è fondamentale l'acquisizione dello scritto dell'INPS indicato dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali quale nota n. 130/3765/V/VI del 4 gennaio 1985, per far valere i diritti di un migliaio di pensionati che rischiano di non vedersi riconosciuto l'opportuno e dovuto trattamento a causa della «trappola» della prescrizione decennale;
a seguito di numerose richieste da parte dei pensionati iscritti al fondo volo, l'INPS continua ad affermare che è impossibile rinvenire la nota del 1985 -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suddetti, e quali iniziative intenda adottare per acquisire il citato documento dell'INPS e per permettere quindi ai pensionati iscritti al fondo volo di vedersi riconosciuti i propri diritti.
(4-05009)

CESARE MARINI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
di recente nell'ospedale di Melzo tre donne, che avevano deciso di abortire, mentre discutevano con un medico per gli esami preliminari propedeutici all'intervento di interruzione della gravidanza, sono state apostrofate dinanzi a più persone dal responsabile di ostetricia e ginecologia, dott. Leandro Aletti, con frasi offensive, inconcepibili, lesive della dignità delle persone, quali: «assassina stai uccidendo tuo figlio»;
l'episodio portato a conoscenza dell'opinione pubblica dal quotidiano Repubblica nella cronaca di Milano, ha suscitato ampio sdegno in molti cittadini che si interrogano se sia lecita in un servizio sanitario aperto al pubblico, non rispettare lo stato di diritto;
prontamente le associazioni di tutela dei cittadini sono insorte per chiedere il rispetto della legislazione in materia;
in particolare l'ISDonne, attraverso il suo presidente, onorevole Pia Locatelli, ha sollecitato la vigilanza dei parlamentari sul corretto funzionamento delle case di cura che dovrebbero, ben al di là delle opinioni degli operatori sanitari, garantire la salute del cittadino nel rispetto dell'ineliminabile diritto della dignità delle persone;
l'episodio ha provocato la denuncia delle tre donne, che si sono rivolte al giudice di pace di Cassano D'Adda per l'aggressione subita;
se è legittimo esprimere il proprio dissenso sull'interruzione volontaria della gravidanza e dichiararsi medico anti-abortista non rispettando la deontologia professionale, e altresì se può essere tollerato che si offendano impunemente quanti intendano avvalersi della legge n. 190 del 1978;

le autorità dello Stato non possono tacere dinanzi all'episodio come quello accaduto nell'ospedale di Melzo -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'episodio e se intenda nell'ambito delle proprie competenze assumere iniziative volte a chiarire i limiti entro i quali l'esercizio dell'obiezione di coscienza da parte del personale sanitario non pregiudichi i diritti delle donne che si sottopongono a una interruzione volontaria di gravidanza, con ciò definendo anche ogni cautela necessaria a tutela della riservatezza.
(4-05010)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
gli effetti della crisi finanziaria in atto, manifestati anche dalla recessione che attanaglia l'economia a livello mondiale, incluso il nostro Paese, interpretano solo in parte l'eccezionale situazione negativa e penalizzante che sta colpendo l'agricoltura italiana e in particolare quella pugliese;
si registra un calo dei consumi di frutta in Italia ed in Europa, peraltro in diminuzione a causa della recessione generale e molte industrie di trasformazione non hanno ancora iniziato a ritirare il prodotto per la produzione di succhi di frutta;
questa drammatica situazione è stata aggravata da un'ondata di maltempo che ha distrutto gran parte del raccolto nelle regioni meridionali;
questo insieme di circostanze ha determinato un forte deprezzamento, con prezzi all'origine particolarmente bassi, tali da non assicurare - in assenza di un adeguato recupero - la remunerazione dei costi di produzione;
si rileva una forte preoccupazione per le ripercussioni di questo stato di cose sull'agricoltura, sul lavoro e sui redditi delle imprese agricole, sull'occupazione, sull'indotto e sull'economia in generale;
le aziende ortofrutticole italiane si trovano a dover fronteggiare la concorrenza, secondo gli interpellanti sleale, delle altre imprese europee, le quali grazie a minori gravami fiscali e previdenziali, invadono il nostro mercato con merce di bassa qualità a prezzi molto bassi -:
se il Ministro interrogato, di concerto con le regioni, intenda porre in essere efficaci e straordinarie politiche di sostegno e valorizzazione del settore agricolo, utili a contrastare la crisi e a creare le premesse per il rilancio dell'economia nazionale, nella quale l'agricoltura deve mantenere un peso di assoluto rilievo, a partire dall'annullamento del pagamento fino a dicembre del presente anno dei contributi previdenziali a carico delle aziende ortofrutticole e di tutto il comparto agricolo ed un abbattimento degli stessi costi dagli attuali 11,5 euro a lavoratore fino alla ragionevole cifra di 5 euro pro capite.
(2-00541)
«Carlucci, Centemero, Holzmann, De Angelis, Speciale, Mazzoni, Foti Tommaso, Germanà, Ghiglia, Rampelli, Scalia, Cosenza, Mazzuca, Pizzolante, Barbieri, Scalera, Stasi, Valentini, Cesaro, Del Tenno, Vessa, Barbareschi, Iapicca, Aprea, Pili, Vella, Aracri, Ceroni, Leo, Ascierto, Marini Giulio, Garagnani, Di Cagno Abbrescia».

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
talune categorie di lavoratori quali i minorati della vista, accedono a posti di lavoro solo grazie a disposizioni speciali, contenute in leggi di settore inerenti a specifiche attività lavorative (centralinismo, massofisioterapia, e altro);
le norme di cui alle leggi n. 113 del 1985 e n. 68 del 1999 sono da ritenersi lex specialis rispetto alle norme generali di inserimento e regolamentazione del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni ex decreto legislativo n. 165 del 2001;
l'attuale blocco delle assunzioni (articolo 17, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102) dovrebbe dirsi lex generalis, tale da non prevalere sulla lex specialis che riguarda la tutela lavorativa delle categorie di lavoratori protette;
ritenuta opportuna una precisazione ufficiale sul punto -:
se il Ministro intenda o meno chiarire con apposito provvedimento se le disposizioni speciali per l'accesso al lavoro delle categorie protette (disabili, non vedenti, eccetera) non debbano intendersi superate o derogate dal blocco delle assunzioni nella P.A. disposto in via generale dai recenti provvedimenti normativi.
(2-00539)«Monai»

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MURER, NACCARATO, FRONER, LULLI e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Ceramica Dolomite nel 1999 produceva 1,8 milioni di pezzi con un fatturato di 82 milioni di euro (il 20 per cento del mercato italiano) e fu venduta in quell'anno all'American standard formando il gruppo Ideal Standard Italia, con più di 2.000 addetti e 4 sedi produttive;
il gruppo in Italia, dal 2000 al 2005, ha realizzato un fatturato annuo di circa 330 milioni di euro ma nel 2006 ha venduto alla «Bain Capital» (un fondo di investimento american di Boston) il ramo d'azienda dei sanitari per 1,76 miliardi di dollari;
dopo la vendita a Bain Capital, dal 2006 al 2008, il fatturato annuo è sceso a 100 milioni con una politica commerciale del marchio Ceramica Dolomite di drastico ridimensionamento;
nel novembre del 2007 Bain Capital ha venduto tutte le aziende americane ad un altro fondo, il Sun capital partners, che è una società di investimento la cui attività si concentra sui leveraged buyout e sui titoli di debito ovvero prestiti senza garanzie;
a fine 2008 inizia la crisi finanziaria in cui siamo immersi e Bain Capital scarica il debito di 1 miliardo e 200 milioni di euro sulle spalle delle imprese italiane (tra le quali c'è Ceramica Dolomite);
il debito rischiano di pagarlo interamente i 1.536 lavoratori del gruppo con la perdita del loro posto di lavoro e i contribuenti italiani pagando con la cassa integrazione straordinaria per uno e due anni e la mobilità fino a tre anni;
l'azienda ha presentato un piano industriale che prevede tagli, chiusure di linee produttive e ridimensionamento degli organici; in modo particolare prevede lo

smantellamento di impianti di produzione (quelli del materiale Vitreus China) e lo spegnimento del relativo forno con una ricaduta in termini occupazionali intorno alle 280 unità, questo in nome di un modello di specializzazione dei siti produttivi che gli stessi tecnici dell'azienda definiscono un omicidio industriale;
se questa operazione va in porto lo stabilimento di Ideal Standard-Ceramica Dolomite di Trichiana (Belluno) è destinato a scomparire nel giro di pochissimi anni;
detto stabilimento occupa ad oggi 668 dipendenti di cui 625 uomini e 43 donne e che con due precedenti procedure di mobilità chiuse nel 2007 e 2008, finalizzate a recuperi di produttività e diminuzione del numero degli addetti indiretti, sono già usciti dal ciclo produttivo circa 90 dipendenti;
ad oggi il numero dei lavoratori che raggiungerebbero i requisiti pensionistici nell'arco dei 3 anni di un'eventuale mobilità sono stimabili probabilmente in eccesso intorno alle 30 unità;
fin dalla sua fondazione nel 1965, la Ceramica Dolomite è stata per il comune di Trichiana e la comunità trichianese un vero e proprio punto di riferimento occupazionale, economico e sociale;
la costruzione della fabbrica della Ceramica Dolomite, edificata in quel periodo con i benefici della legge Vajont, ha permesso in un relativamente breve periodo, un'epocale trasformazione del tessuto economico e sociale del territorio trichianese;
la nascita della Ceramica Dolomite, infatti, unitamente alla fondazione di alcune altre importanti realtà industriali che si sono rapidamente sviluppate nel comune di Trichiana e nell'intera Val Belluna, oltre alle innumerevoli piccole aziende satelliti che sono sorte sulla spinta di quella espansione economica, ha favorito lo sviluppo socio economico dell'area garantendo, negli anni, occupazione e lavoro per migliaia di famiglie;
lo stabilimento di Trichiana dell'Ideal Standard-Ceramica Dolomite, in oltre quarant'anni di attività, oltre che essere fonte occupazionale per numerose famiglie della zona, è divenuto anche un riconosciuto simbolo intorno al quale si sono catalizzate, sin dalla sua nascita, molte delle energie produttive positive della popolazione, rendendolo quindi parte integrante della comunità e soprattutto motivo di orgoglio per i lavoratori che vi hanno lavorato e che ancora vi lavorano -:
se e come il Governo intenda intervenire sulla vicenda, intraprendendo una iniziativa decisa per la gestione di una unità di crisi con la partecipazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti dei territori interessati, dell'azienda e del Ministero dello sviluppo economico al fine di valutare tutte le possibili soluzioni alla vicenda dentro l'obiettivo della tutela dei posti di lavoro e del ciclo produttivo;
se e come il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali intenda intervenire a tutela dei lavoratori che, pur in possesso di una forte qualificazione professionale e pur inseriti in un sistema fortemente competitivo sul mercato internazionale, rischiano di perdere l'occupazione.
(5-02092)

PES. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 16 settembre 2009 ho presentato con l'On. Giulio Calvisi un'interrogazione (4/04170) nella quale ho esposto il contenuto dell'istanza di concessione demaniale marittima sessantennale presentata dalla Ditta «Is Arenas Renewable Enerles srl» in data 19 maggio 2009, e assunta a protocollo il 21 maggio 2009 con il n. 3685 per la realizzazione di un impianto di generazione eolica off-shore nelle acque territoriali della Sardegna centro occidentale, in località Is Arenas - Su Pallosu;

si apprende che oltre alla Società sopracitata, vi sia coinvolta nel progetto anche la Società Pro.En s.r.l. di cui risulta essere amministratrice unica Isabella Venturini, come lei stessa si è presentata ad alcuni amministratori locali;
in data 23 giugno 2008 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emesso il decreto (prot. GAB/DEc/194/2008) col quale viene nominata la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale di cui all'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 90 (Regolamento per il riordino degli organismi operanti presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a norma dell'articolo 29 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248);
risulta fare parte della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale l'arch. Giuseppe Venturini;
posto che tale commissione dovrà esaminare il progetto ed esprimere il parere conclusivo in merito alla compatibilità ambientale delle opere;
se tra Giuseppe Venturini (componente della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale di cui all'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007) e Isabella Venturini (amministratrice unica della società Pro.En s.r.l.) intercorrano rapporti di parentela e, in tal caso, se si ritenga opportuno procedere alla sostituzione del suddetto membro della Commissione tecnica citata in premessa.
(5-02095)

Interrogazioni a risposta scritta:

FORCOLIN, CALLEGARI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e finanziaria sta avendo un effetto dirompente sulla chimica italiana;
l'accordo per il salvataggio ed il rilancio produttivo ed occupazionale della filiera del cloro, che avrebbe dovuto portare all'imminente apertura degli impianti del Petrolchimico di Porto Marghera, sembra ancora lontano;
sulla base di una intesa definita al Ministero dello sviluppo economico tra i commissari della VINYIS ed i rappresentati dell'ENI, infatti, gli impianti sarebbero dovuti entrare in funzione a partire dal giorno 10 novembre 2009. Tuttavia per ragioni attualmente sconosciute questo non è avvenuto;
i lavoratori hanno da tempo organizzato una serie di proteste per manifestare il loro disagio nei confronti di una situazione sempre più difficile ed incerta, sulla quale sta lavorando anche la Commissione attività produttive della Camera;
dall'accordo dipende, infatti, il futuro della chimica italiana ed è impensabile che si possa lasciar fallire un piano di rilancio di un settore così strategico per l'economia del Paese;
oltre alla garanzia del posto di lavoro per i 550 addetti, che salgono a 1.500 con l'indotto, in gioco ci sono anche i precari equilibri economici ed industriali del territorio, dove operano molte piccole e medie imprese che, vivendo della trasformazione dei prodotti, saranno costrette a rivolgersi all'estero per sopravvivere;
è necessario, come sostengono i sindacati dei chimici, porre fine alla gestione commissariale e tornare ad un serio impegno nel settore della chimica, attraverso l'individuazione di misure strutturali che possano garantire al comparto uno sviluppo duraturo;
il perpetuarsi di ulteriori ritardi nell'attuazione dell'accordo rappresenterebbe, quindi, un danno per il Paese, privandolo di un settore che, proprio in questa fase di

profonda difficoltà economica, risulta fondamentale per riportare l'apparato industriale su più alti livelli competitivi -:
se il Ministro interrogato voglia far chiarezza sulle ultime vicende descritte in premessa e sulle ragioni che hanno fatto venir meno gli impegni precedentemente assunti dai commissari della VINYIS e dai rappresentati dell'ENI per la riapertura degli impianti di Porto Marghera;
se voglia fornire opportune garanzie in merito alla salvaguardia dell'importante realtà industriale ed occupazionale dell'area di Marghera e più in generale dell'intero comparto.
(4-04992)

BORDO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dalla metà degli anni '90, il rilancio dello sviluppo locale in molte aree del Paese è Stato determinato dall'attivazione della programmazione negoziata a livello territoriale, da cui è discesa la strutturazione, la progettazione e il finanziamento dei patti territoriali e dei contratti d'area: articolate misure di finanziamento in conto capitale di investimenti finalizzati alla soluzione dei gravi problemi di disoccupazione, conseguenti alla chiusura di impianti industriali di proprietà di aziende pubbliche o alla delocalizzazione della produzione in altre nazioni;
la gestione dei programmi di investimento è affidata ai soggetti responsabili per il cui funzionamento è stabilito uno specifico contributo erogato dallo Stato a valere per il periodo di attuazione di ciascun fatto territoriale e/o contratto d'area, inizialmente definito in 4 anni;
l'elevata percentuale di revoche dei contributi concessi in prima istanza e di rimodulazioni degli investimenti vagliati positivamente ha reso disponibili ingenti somme per ulteriori programmi di investimento, per la cui attuazione sono state adottate proroghe dei termini di attuazione dei patti territoriali e contratti d'area;
l'adozione in serie delle proroghe, con l'evoluzione normativa e burocratica connessa, ha determinato il rallentamento quando non il blocco dei programmi di investimento ed ha reso aleatorie le erogazioni relative al personale in servizio ed al funzionamento degli uffici dei soggetti responsabili;
l'assemblea dei soci dell'Associazione nazionale patti territoriali e contratti d'area per lo sviluppo locale (ANPACA), riunitasi il 24 febbraio 2009, ha sollecitato l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per l'attivazione di tutti gli strumenti di immediata attuazione degli investimenti, conseguenti alla ratifica di proroghe o resi possibili dal recupero dei fondi destinati a progetti non realizzati;
a fronte di tale richiesta, il direttore generale del Dipartimento per la competitività - Direzione generale per il sostegno alle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico - ha sollecitato il Ministero dell'economia e delle finanze (nota del 26 febbraio 2009 avente ad oggetto variazioni di bilancio anno finanziario 2008 - capitolo 7342 P.G. 81. Somme in perenzione amministrativa») a riassegnare «le risorse richieste con note del 22 e 23 luglio 2008, del 19, 23 e 26 settembre 2008», facendo presente che «la mancata riassegnazione delle risorse sta determinando una situazione di stallo e rischia di compromettere il corretto utilizzo delle risorse già erogate da parte di questa Amministrazione»;
con la citata nota, il Ministero dello sviluppo economico ha richiesto anche «l'erogazione della quota variabile del contributo globale ai soggetti responsabili dei piatti territoriali, allo stato in grave difficoltà economica», e, di conseguenza, la riassegnazione della «somma di 4.931.091,98 euro, sia in termini di competenza che di cassa sul capitolo 7342 P.G. 81 del bilancio di previsione di questo Ministero»;

nelle more della definizione del quadro finanziario, i dipendenti degli uffici dei soggetti responsabili percepiscono lo stipendio anche con 10 mesi di ritardo e le aziende che hanno effettuato investimenti non riescono a completare progetti da cui si attende occupazione e reddito per migliaia di addetti -:
se ed in quale misura il Governo abbia provveduto all'erogazione delle somme richieste per il completamento dei programmi di investimento e il funzionamento degli uffici dei soggetti responsabili;
quali atti il Ministero dello sviluppo economico intenda adottare per garantire la più agevole disponibilità delle somme necessarie alla realizzazione dei programmi di investimento ammessi a godere dei contributi previsti da patti territoriali e contratti d'area.
(4-04997)

MARTELLA, MURER, VIOLA, BARETTA, LULLI e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal dicembre del 2008 gli impianti Vinyls di Porto marghera sono fermi e vari incontri, in questi mesi, si sono susseguiti anche presso il Ministero dello sviluppo economico per affrontare le condizioni del loro riavvio;
sono stati nominati dei commissari con lo scopo di evitare il fallimento dell'impresa con le conseguenti ricadute negative per il sistema produttivo dell'area chimica padana e per l'occupazione;
ENI è il fornitore di materie prime e come tale può contribuire a sostenere positivamente la soluzione del problema;
in questi mesi nei vari incontri, anche presso il Ministero, con la presenza dei rappresentanti dei lavoratori, l'interlocuzione con i commissari incaricati, l'interessamento degli enti locali non è stato prodotto alcun accordo scritto e nonostante vari comunicati dello stesso Ministero su presunti accordi risolutivi a non è seguito alcun atto completo per il riavvio degli impianti;
l'ultimo comunicato del ministero dello sviluppo economico di lunedì 9 novembre 2009 fa riferimento ad un accordo al ministero dello sviluppo economico per il riavvio degli impianti Vinyls di Ravenna, Porto Marghera e Porto Torres;
sulla base dell'intesa definita il 9 novembre 2009 al ministero dello sviluppo economico tra i commissari Vinyls e ENI si prevedeva già da martedì 10 novembre 2009 un incontro tra le parti per concordare in modo conclusivo la data e le modalità di avviamento degli impianti;
il comunicato conclude con considerazioni del ministro interrogato «con l'accordo raggiunto oggi ci sono tutte le condizioni per il riavvio degli impianti, nella prospettiva di dare un assetto definitivo al ciclo del cloro»;
nell'incontro dell'11 novembre 2009 a Porto Marghera tra i commissari Vinyls e i rappresentanti dei lavoratori viene rappresentato che non risulta esserci alcun accordo scritto che garantisca la fornitura di materie prime in grado di permettere il riavvio degli impianti e quindi la prospettiva del ciclo produttivo -:
se esista una intesa formale tra le parti e come verrà resa concreta;
quali iniziative intenda assumere il Ministro per concludere una vicenda che rischia di essere paradossale tra annunci di accordi e loro inesistenza e che ha l'effetto di esasperare i lavoratori e far crescere la tensione sociale.
(4-05007)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Ciocchetti e altri n. 1-00222, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rao.

La mozione Realacci e altri n. 1-00262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.

La mozione Casini e altri n. 1-00264, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Occhiuto, Rao.

La mozione Pezzotta e altri n. 1-00266, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rao.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Traversa, Cirielli, Lamorte, Pagano.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Frassinetti e altri n. 7-00216, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

La interpellanza urgente Di Pietro e altri n. 2-00533, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Evangelisti.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Pes e Calvisi n. 4-04170 del 16 settembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02094;
interrogazione a risposta scritta Pes n. 4-04323 del 24 settembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02095;
interrogazione a risposta scritta Pes n. 4-04518 del 12 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02096;
interrogazione a risposta scritta Murer e Naccarato n. 4-04554 del 14 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02092;
interrogazione a risposta scritta Bratti e altri n. 4-04803 del 29 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02093.