XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 13 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 17 MARZO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La IX e VIII Commissione,
premesso che:
la linea ferroviaria cosiddetta Pontremolese è parte del Corridoio Tirreno-Brennero, il quale è un'importantissima via di collegamento e distribuzione delle merci e di mobilità delle persone, che attraversa territori e aree ad alto sviluppo economico, in particolare porti ed interporti, e connette il sistema dell'Alto Tirreno con i mercati del Nord Europa;
si tratta di un'opera di rilevanza comunitaria, in grado di favorire lo sviluppo di un sistema integrato di logistica e trasporti, con enormi benefici sia economici che ambientali;
obbiettivo di tale raddoppio è: incrementare la capacità di trasporto sull'itinerario Pontremolese per il traffico viaggiatori a medio/lungo percorso e incrementare il traffico merci in transito tra l'area nord e nord-est e i porti del nord Tirreno;
è stato già eseguito circa il 40 per cento dell'intero potenziamento della linea (La Spezia-Chiesaccia 18 km. e Berceto-Solignano 9 km, e sono in corso lavori di potenziamento sulla tratta Solignano-Osteriazza 12 km), per completare il raddoppio mancano le tratte Villafranca-Pontremoli 17,5 km., Pontremoli-Berceto (Galleria di Valico 21 km.) e Fornovo-Parma 25,5 km;
il progetto preliminare dell'intera opera, è stato approvato in notevole ritardo dal CIPE nel dicembre 2007 con una delibera che è stata poi bloccata dalla Corte dei conti nel luglio 2008 per la mancata copertura finanziaria del progetto;
la legge finanziaria per il 2007 (Governo Prodi) ha stanziato 48 milioni di euro per la progettazione definitiva di tutte le tratte ancora a binario unico, tra le quali la galleria di valico Berceto-Pontremoli e il CIPE nella seduta del 6 marzo 2009 ha stanziato sull'asse ferroviario Pontremolese, Io stralcio, 135 milioni di euro (su un totale di 2400 milioni di euro) il finanziamento pur essendo molto importate ma largamente insufficiente, è stato inglobato in un'ulteriore delibera del CIPE dell'8 maggio 2009 di 234,6 milioni di euro,

impegnano il Governo:

a finanziare completamente l'opera in tutte le sue parti ancora da realizzare;
a provvedere a tale finanziamento in tempi certi, onde evitare di protrarre il compimento di un'opera che è già attesa da decenni.
(7-00225) «Velo, Mariani, Rigoni, Andrea Orlando, Motta, Tullo».

La III Commissione,
premesso che:
il Governo ha confermato, in occasione della riunione annuale dei presidenti dei Comites, dei consoli della Germania e dei parlamentari eletti all'estero svoltasi a Berlino il 7 novembre 2009, il piano di razionalizzazione della rete consolare in Germania con la chiusura dei consolati di Amburgo, Norimberga e Saarbrucken e dell'agenzia consolare di Mannheim;
il Governo non ha ritenuto di dare seguito a quanto approvato all'unanimità dalla III commissione con la risoluzione del 21 luglio 2009, con la quale lo si invitava a rivedere il piano di razionalizzazione della rete consolare, e - precisamente - a riconsiderare le modalità di razionalizzazione degli uffici consolari all'estero, promuovendo un'accelerazione del processo di revisione e ammodernamento delle procedure amministrative, nonché l'informatizzazione destinata al funzionamento del «consolato digitale». Inoltre in quella occasione il

Governo si è impegnato a verificare le modalità transnazionali di accesso alle strutture consolari da parte dei nostri cittadini, per evitare loro di dover percorrere centinaia di chilometri nonché ad avviare una consultazione volta al recepimento dell'indirizzo da parte delle competenti Commissioni parlamentari e il coinvolgimento degli organismi di rappresentanza delle nostre comunità all'estero nel dibattito sul dimensionamento futuro della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo;
il «consolato digitale» presentato dal Governo ai parlamentari italiani eletti all'estero nonché ai membri delle commissione affari esteri di Camera e Senato il 26 ottobre a Bruxelles e considerato dal Governo strumento idoneo a soddisfare le esigenze dei cittadini i cui consolati di riferimento saranno chiusi, richiederà del tempo prima di essere installato in tutte le sedi europee e soprattutto richiederà un tempo ancor maggiore affinché i cittadini utenti possano adeguatamente usufruire dei servizi da questi offerti;
i presidenti dei Laender tedeschi che ospitano i consolati oggetto di chiusura si sono espressi in maniera formale tramite l'ambasciata d'Italia a Berlino per il mantenimento delle istituzioni italiane, inoltre - nel caso del Consolato di Saarbrucken - il Presidente Muller ha offerto di accogliere gratuitamente la struttura consolare nei locali della cancelleria di Stato;
dai dati a disposizione emergerebbe che un eventuale declassamento delle sedi consolari di Norimberga e Saarbrucken, condurrebbe ad un risparmio di circa 500 mila euro, tenendo anche conto che un probabile accorpamento metterebbe in serie difficoltà le sedi riceventi di Monaco e Francoforte, in termini logistici e gestionali;
le strutture della sede di Monaco - che soffrono già di significative criticità logistico-organizzative, dovute al sovraccarico di attività e di mole di documentazione e lavoro - risulterebbero poco adeguate ad accogliere nuovo personale e nuova documentazione sussistendo criticità in materia di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro; si renderebbe pertanto inevitabile ed imprescindibile una, già più volte auspicata, bonifica delle strutture dove persiste la presenza di amianto. L'accorpamento del consolato di Norimberga renderebbe impellente una ristrutturazione degli edifici, al fine rendere fattibile l'accoglimento della documentazione dei circa 38.000 italiani residenti nella circoscrizione di Norimberga, con conseguente onere finanziario per il bilancio del Ministero degli affari esteri;
numerose manifestazioni di protesta e raccolte di firme contro la chiusura delle sedi consolari sono state intraprese dai connazionali ivi residenti, compresa l'occupazione del consolato di Saarbrucken il 9 novembre;
i risparmi di spesa derivanti dalla chiusura dei consolati sono a regime molto modesti, ma i disagi per circa 60.000 cittadini italiani sarebbero notevolissimi;

impegna il Governo:

a valutare - in un apposito tavolo tecnico che veda la partecipazione dei parlamentari eletti nelle ripartizioni estere la possibilità di rivedere il piano di razionalizzazione della rete estera del Ministero degli affari esteri annunciato e confermato in questi giorni, in attesa della piena implementazione del consolato digitale che sarà possibile sperimentare soltanto sul medio-lungo periodo;
a valutare l'opportunità di procedere ad un declassamento delle strutture consolari in agenzie consolari al fine di salvaguardare i servizi ai cittadini, garantendo un riferimento chiaro, costante ed efficace alle migliaia di nostri connazionali che vivono in quelle regioni.
(7-00224)
«Picchi, Di Biagio, Angeli, Berardi, Germanà, Barani, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Granata, Frassinetti, Ghiglia, Zacchera, Murgia, Tommaso Foti, Raisi, Razzi, De Luca, Centemero, Briguglio, Pagano, De Angelis, Lainati, Ruben, Barbaro, Paglia, Girlanda, Giammanco, Formichella, Bellotti, Biava, Catanoso, Dima, Proietti Cosimi, Scandroglio, Calabria, Lamorte, Porcu, Mazzocchi, Lo Presti, Moffa, Taglialatela, Corsaro, Minardo, Garofalo, Palmieri, Bernardo, Holzmann, Giulio Marini.»

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, BARANI, DE LUCA, FRASSINETTI, GIRLANDA, CASTELLANI, BOCCIARDO, DI VIRGILIO, SCANDROGLIO, PALUMBO, PATARINO, GRANATA, MANCUSO, RENATO FARINA e BARBARESCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in occasione del Festival di Venezia, è stato proiettato un film dal titolo «Francesca» del regista rumeno Bobby Paunescu, prodotto dalla società italiana Fandango nel quale sono messe in bocca alla protagonista dei chiari ed estremamente offensivi insulti rivolti all'On. Alessandra Mussolini e al sindaco di Verona, Flavio Tosi;
in una scena del film si invita la protagonista ad abbandonare l'idea di recarsi in Italia perché nel Paese vi sarebbe la presenza dell'onorevole Mussolini, contornando tale espressione con epiteti diffamatori rivolti alla sua persona;
malgrado la diffida esposta dai legali di Alessandra Mussolini, ed accolta dalla Biennale di Venezia che ha provveduto a sospendere la proiezione, malgrado il ricorso di urgenza ex articolo 700 presentato dagli stessi perché il film non uscisse in quella versione e senza che vi sia stato il provvedimento da parte del giudice, l'11 novembre 2009 è stata annunciata la proiezione del film;
la Società Fandango all'indomani della diffida da parte dei legali di Alessandra Mussolini, ha giustificato gli epiteti triviali citati nel film come espressione del diritto di critica e di cronaca in un opera cinematografica di fantasia, facendo appello a quanto disposto dalla nostra Costituzione, e che le presunte osservazioni diffamatorie in quanto espresse nell'ambito di un film di autore e di qualità, non sarebbero configurabili come tali e quindi non perseguibili e non deprecabili;
qualora dovesse passare il principio secondo cui le diffamazioni nell'ambito di opere dell'ingegno non siano tali, si creerebbe un precedente tale da legittimare opere e prodotti artistici in cui si susseguono insulti e accuse contro questo o quel personaggio politico ed istituzionale;
la giurisprudenza in materia afferma che un'eventuale espressione critica nei confronti di un evento o di un personaggio, così come avviene quotidianamente sui giornali o nei media in generale, deve necessariamente fondarsi sulla verità dei fatti che si prevede vengano tracciati nei commenti;
la questione solleverebbe il rischio di una reinterpretazione à la carte del diritto di critica e di cronaca così come sancito dalla Costituzione italiana -:
se si ritenga eventualmente ipotizzabile predisporre iniziative anche normative volte alla tutela ed alla salvaguardia dell'immagine di referenti istituzionali italiani nell'ambito di prodotti artistici, nel pieno

rispetto dei diritti costituzionalmente sanciti - e per disincentivare, per quanto di competenza, campagne di cattiva informazione, attraverso opere artistiche, capaci di infangare l'immagine del nostro Paese nel Mondo.
(4-05017)

TESTO AGGIORNATO AL 18 FEBBRAIO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MELANDRI e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica del 2 luglio 2009, n. 91, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 17 luglio 2009 n. 164, è stato emanato il Regolamento recante modifiche ai decreti presidenziali di riorganizzazione del Ministero e di organizzazione degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro per i beni e le attività culturali;
con il suddetto regolamento è stata istituita la direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, a cui sono state assegnate funzioni e compiti nei settori della promozione della conoscenza, della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio culturale, in conformità a quanto disposto dall'articolo 6 del codice, con riguardo a tutti gli istituti e luoghi della cultura di cui all'articolo 101, commi 1 e 2, del codice medesimo, che siano di pertinenza dello Stato o costituiti dallo Stato;
il 5 agosto 2009 è stato conferito al dottor Mario Resca l'incarico dirigenziale presso la Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale;
il dottor Mario Resca è attualmente membro del consiglio di Amministrazione dell'Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., società che controlla al 100 per cento la Mondadori Electa S.p.A., società leader nella gestione dei punti vendita all'interno dei poli museali -:
se il Ministro non ritenga opportuno invitare il dottor Resca a risolvere quello che all'interrogante appare un palese conflitto di interessi fra il suo ruolo di direttore generale del Mi.Bac e come tale garante e controllore delle gare d'appalto dei servizi aggiuntivi e quello di amministratore della Arnoldo Mondadori S.p.A., società che possiede il controllo totale della Mondadori Electa S.p.A.
(5-02110)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il patrimonio artistico italiano è il più importante del mondo. I musei italiani non sono soltanto preziosi per la ricchezza delle collezioni, il pregio delle opere esposte o il livello della ricerca scientifica di settore, ma anche per la fruibilità sociale e didattica da parte di un pubblico di non specialisti. Infatti, da circa trent'anni, in Italia, il museo si è trasformato in un importante strumento sociale ed educativo. Tuttavia questo patrimonio non soltanto non viene adeguatamente valorizzato, ma rischia addirittura di cadere in profondo degrado;
in tutto il mondo vengono investiti budget notevoli nella promozione e nella cura dei musei, Ad esempio, lo Smithsonian di Washington conta su oltre 4.500 dipendenti, un numero ingente ma necessario per un'istituzione che, nel 2005, ha accolto oltre 24 milioni di visitatori. I musei che superano il migliaio di dipendenti sono diversi, dal Louvre al British, dalla Tate Gallery al Pompidou, con il conseguente ricorso a budget faraonici. In Italia, invece, il «gigantismo» non esiste.

La peculiarità del nostro Paese è infatti l'esistenza di una miriade di musei di piccole dimensioni dislocati su tutto il territorio nazionale;
gli Uffizi di Firenze, nel 2006, hanno registrato 1.600.000 visitatori contro gli 8 milioni del Louvre, il Museo Egizio di Torino 500.000, la Pinacoteca di Brera, a Milano, poco oltre i 200.000. Per trovare dati paragonabili alle grandi istituzioni museali mondiali bisogna citare il Circuito archeologico Colosseo e Palatino (con circa 4 milioni di visitatori), non un museo in senso stretto. L'Italia, secondo dati dell'Unesco, ospita circa il 75 per cento del patrimonio culturale mondiale, con circa 4 mila tra musei e aree archeologiche, perlopiù di proprietà pubblica. In termini di autonomia e di organizzazione, i musei sono totalmente integrati nel sistema e nella burocrazia pubblici;
in Molise, nella provincia di Campobasso, esiste un'intera città romana fondata 2.300 anni fa, dotata di strade, case, foro, anfiteatro e basilica. Si chiama Sepino e non viene visitata da nessuno perché non sono presenti indicazioni stradali e manca addirittura il parcheggio. Si pagano soltanto 2 euro per l'ingresso al museo, ma mancano pannelli illustrativi ed indicazioni. L'unica esistente, a quanto consta all'interrogante, è stata scritta a mano dal custode e viene affissa fuori quando questi se ne ricorda. Tutti i reperti che sono alla luce costituiscono soltanto un terzo del patrimonio completo del sito. Purtroppo i conti della Soprintendenza sono sempre in deficit dato che gli ultimi finanziamenti concessi ammontano a 215 mila euro per tutta l'area del Molise. Per questi motivi, dopo aver scavato e scoperto i numerosi monumenti e reperti, è stato deciso di interrompere i lavori. Inoltre, a causa della mancanza di fondi gli addetti scarseggiano, pertanto il sito viene mantenuto in uno stato di continuo e progressivo degrado, con l'erba che sta lentamente ricoprendo le antiche strade romane;
la maggior parte dei nostri musei versa in condizioni analoghe. La Reggia di Caserta è stata dichiarata dall'Unesco uno dei monumenti più importanti da tutelare, ma al suo interno si vedono come, i soffitti dell'archivio storico, siano intrisi di umidità al punto da perdere acqua. I manoscritti li deposti non sono inseriti in teche, necessarie per la loro conservazione, ma sono gettati negli scaffali senza alcuna protezione. Come affermano alcuni dipendenti, bisognerebbe digitalizzare il loro contenuto e provvedere al restauro, ma in realtà, quando lo stato è in definitivo deterioramento, vengono soltanto inseriti in faldoni di cartone rigido;
la Reggia di Caserta conta 1.200 stanze, al cui interno sono presenti migliaia di opere d'arte da tutelare. All'interno, è presente una mostra permanente di mobili e pezzi inediti di arredamento risalenti all'800, ma, per mancanza di personale, la mostra viene aperta soltanto in rare occasioni. Il restauro delle sale è stato effettuato con fondi stanziati dalla Comunità europea, eppure la grave carenza di addetti, costringe la Soprintendenza a lasciarle chiuse. Come da stime, sono necessari circa 60 custodi per ogni turno di lavoro all'interno della Reggia, ma attualmente ne sono presenti soltanto 30, cioè la metà, per un totale di 150 addetti ai lavori. Uno dei maggiori capolavori di architettura all'interno della Reggia è la Stanza da bagno della regina Maria Carolina di Borbone, che rimane, per le motivazioni sopra esposte, chiusa;
le bollette relative all'illuminazione della Reggia ammontano a 530 mila euro, che devono essere pagati con in più gli interessi di mora, perché la mancanza di risorse pecuniarie ne ha ritardato la corresponsione. La Soprintendenza della Reggia incassa circa 2 milioni di euro l'anno dalla vendita dei biglietti di ingresso. Tuttavia, a causa delle numerose spese di gestione, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, la Reggia continua ad avere un saldo passivo. Tale situazione si riflette anche nella cura dei 147 ettari di giardino. Il responsabile pensa che il 2010 sarà l'ultimo anno di apertura del parco, perché alcuni alberi, che dovrebbero essere

abbattuti, stanno cadendo, mettendo in serio pericolo i visitatori;
sono 3 milioni l'anno i visitatori del sito archeologico di Pompei, città che risale a 2.000 anni fa. Anche qui la mancanza di fondi rischia di far chiudere l'intera area, o addirittura di distruggerla a causa della inesistente manutenzione. La direttrice dell'ufficio tecnico della Soprintendenza, qualche tempo fa, ha denunciato l'esistenza di un campo nomadi all'interno di un terreno appartenente al sito, nelle immediate vicinanze della Villa dei Misteri. Dopo un lungo trascorso, il campo nomadi ha sgomberato, lasciando però una costruzione semi-abusiva che sta franando sulla stessa Villa. L'unico intervento da adottare sarebbe la sua rimozione, ma per mancanza di risorse economiche, non si riesce a provvedere a tale compito;
il Sito stesso deve essere completamente ripulito e riportato alla luce, altrimenti i bellissimi mosaici, già in stato di deterioramento, si sgretoleranno completamente. Ma, anche in questo caso manca il personale preposto alla conservazione del tutto, pertanto, ogni volta che si rende necessario qualche intervento, la Soprintendenza è costretta ad appellarsi ad una ditta esterna, con ulteriore aumento di costo del lavoro. Gli operai interni alla Soprintendenza sono andati in pensione e non si sono ricevute disposizioni in merito alla loro sostituzione. Alcune zone del sito di Pompei sono senza alcuna manutenzione dal 1943, a causa del terremoto del 1980 una colonna è stata puntellata e il puntello non è stato ancora rimosso. Nonostante la gestione autonoma della Soprintendenza di Pompei, cioè la possibilità di usufruire del 70 per cento dei propri incassi, per anni sono stati richiesti, invano, interventi straordinari da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, dato che, secondo le stime, sarebbero necessari almeno 275 milioni di euro per mantenere il sito in uno stato accettabile;
la Villa di Marco Lucrezio Frontone è un gioiello di architettura di immenso valore, con intonaci restaurati, insieme agli affreschi e al tetto. Il restauro è stato finanziato da fondi europei, ma è chiusa, viene aperta solo su richiesta. Stesso destino tocca alla casa di Menandro, restaurata e mai aperta al pubblico. Case chiuse per mancanza di custodi. In teoria occorrono 872 custodi, mentre ne sono presenti soltanto 354. L'erba sta crescendo sulle case, i tetti crollano, le teche sono piene di polvere, le pitture si rovinano a causa della continua esposizione agli agenti atmosferici. All'interno della teca contenente «l'orto dei fuggiaschi» le statue si sgretolano, a causa delle infiltrazioni di acqua;
situazione non dissimile si registra presso la Soprintendenza di Roma: l'Istituto centrale per il restauro, la scuola più importante del mondo in tale settore è «temporaneamente sospeso» da tre anni. Da 88 studenti si è passati a 22. Nei laboratori sono rimasti a lavorare solo 8 restauratori. Il museo Aragonese di Pozzuoli, considerato il miglior museo del 2008, è addirittura chiuso perché non ci sono addetti, nonostante l'investimento di 321 milioni di euro;
ad oggi i beni culturali producono in Italia un giro di affari che vale 40 miliardi di euro e il 2.6 per cento del prodotto interno lordo. In Inghilterra, invece, con un patrimonio storico e artistico immensamente inferiore al nostro, si ricavano 73 miliardi di euro, il 3.8 per cento del prodotto interno lordo. In Francia, ad esempio, a Montpellier, grazie alla valorizzazione del piccolo patrimonio artistico della città, si è generato un ingente flusso di turismo, con conseguente creazione di posti di lavoro. In Italia, invece, archeologi, storici dell'arte e restauratori che hanno studiato con passione per anni si ritrovano quasi sempre sottoutilizzati, per decenni, con pochi soldi, in lavori precari -:
se il Governo intenda bandire dei concorsi per integrare il funzionale pubblico inserito nei poli museali italiani;
se si intendano bandire dei progetti, anche a livello internazionale, volti al recupero dei piccoli siti archeologici e museali italiani;

quali interventi si intendano intraprendere per aumentare il numero degli addetti nelle strutture museali italiane, rilanciando un settore della nostra economia di notevole interesse;
quali interventi si intendano intraprendere per aumentare le risorse economiche destinante alla salvaguardia e alla conservazione del patrimonio museale italiano.
(4-05015)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 19, comma 10, della legge 28 dicembre 2005, n. 262 recante «Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari», recita che «Con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l'assetto proprietario della Banca d'Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici»;
il Governo non ha ancora approvato il regolamento necessario alla riorganizzazione dell'assetto societario della Banca d'Italia;
l'attuale assetto societario, oltre ad essere in contrasto con una precisa prescrizione di legge, rappresenta, secondo l'interrogante, un ostacolo al buon funzionamento dei mercati monetari a causa della commistione tra controllori e controllati;
le società partecipanti al capitale della Banca d'Italia sono state oggetto di fusioni, acquisizioni e altre sostanziali variazioni con la conseguenza che attualmente risultano azionisti della Banca d'Italia, la francese BNP, la tedesca Allianz, le società quotate Fondiaria-SAI e Generali, e, tramite UniCredit, partecipa ora anche la Banca di Stato libica, nonché, benché con minima quota, la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino, oggetto di sanzioni relative al rispetto della normativa antiriciclaggio;
la situazione della Banca d'Italia rappresenta, ad avviso dell'interrogante, un'anomalia a livello europeo -:
se non intenda in tempi rapidi dare attuazione al riordino dell'assetto proprietario della Banca d'Italia ai sensi della citata normativa, al fine di eliminare quella che appare all'interrogante un'anomala compresenza, che attualmente esiste, tra controllori e controllati.
(3-00771)

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio comunale di Reggio Emilia, in data 16 dicembre 2008 ha approvato la delibera concernente «Approvazione degli atti relativi all'operazione di aggregazione di Enia SpA con Iride SpA e provvedimenti conseguenti»;
risulta che il progetto di fusione di cui trattasi sia privo della relazione sulla congruità del rapporto di cambio, il quale dovrebbe porsi come una componente obbligatoria ed atto fondamentale per attestare la completezza e plausibilità dei dati presi a base del rapporto di cambio;
in effetti, la predetta relazione di congruità, è stata redatta dalla società Deloitte (incaricata dal Tribunale di Torino) ed è stata depositata presso la sede della società il 28 marzo 2009;
nella relazione si fa riferimento a specifiche avvertenze ed in particolare, nel capitolo intitolato «criticità, incertezze e limiti specifici incontrati dal revisore nell'espletamento

del presente incarico» si può leggere quanto segue: «Moratoria fiscale - la situazione patrimoniale di Iride al 30 giugno 2008, ..., non include alcun stanziamento a fronte dei rischi derivanti dal recupero aiuti di Stato ex articolo 24 del Decreto Legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito in legge dalla Legge 28 gennaio 2009, n. 2, gli amministratori di Enia, nella seduta del 27 marzo 2009 hanno stanziato un fondo rischi di 15 milioni di euro. Eventuali sviluppi di tale problematica in termini difformi da quelli considerati dagli amministratori potrebbero determinare effetti, anche significativi, sul rapporto di cambio». Nelle conclusioni di questa relazione si sottolinea che le numerose limitazioni ivi richiamate non hanno permesso di completare il lavoro finalizzato alla verifica della congruità del rapporto di cambio con riferimento alla data del termine del lavoro;
la CONSOB, in data 23 aprile 2009, ai sensi dell'articolo 114 del T.U.F., ha richiesto ad Enia SpA e a Iride SpA una integrazione al documento informativo già predisposto dalle stesse società;
in data 28 aprile 2009 si è tenuta l'assemblea straordinaria dei soci di Enia SpA in seno alla quale è stato approvato il progetto di fusione per incorporazione in Iride SpA. Contestualmente a tale assemblea è stata predisposta la relazione integrativa al documento informativo relativo alla fusione per incorporazione delle due società, come in tal senso imposto dalla CONSOB al fine di tutelare gli investitori;
l'articolo 19 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, disciplina il «Recupero degli aiuti di Stato in favore di imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico, a norma della Decisione della Commissione europea del 5 giugno 2002, n. 2003/193/CE. In tale ambito graverebbe sulla società Iride SpA un onere di circa 65 milioni di euro per il periodo 1996-1999 e tale gravame avrebbe ripercussioni significative sul predetto rapporto di cambio -:
se abbia ricevuto informazioni e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare in considerazione di quanto stabilito dall'articolo 1 del decreto-legge n. 75 del 1974.
(4-05014)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione della Repubblica stabilisce chiaramente che la pena detentiva non possa Consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debba tendere alla rieducazione del condannato;
i detenuti e gli internati hanno diritto al pari dei cittadini in stato di libertà all'erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali ed uniformi di assistenza individuati nel piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali ed in quelli locali;
l'affermazione di principio della parità di accesso alle cure per i detenuti è contenuta nel decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, riguardante il riordino della medicina penitenziaria, e altresì costituisce l'attuazione del principio sancito dall'articolo 32 della Costituzione in materia di diritto alla salute nella parte in cui la carta stabilisce che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo» e che «la legge non può in

nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana»;
il suindicato decreto legislativo ha previsto, in particolare: il trasferimento al Servizio sanitario nazionale a decorrere dal 1o gennaio 2000, delle funzioni sanitarie svolte dall'Amministrazione penitenziaria, con riferimento ai settori della prevenzione e dell'assistenza ai detenuti e agli internati tossicodipendenti, nonché l'individuazione, con successivo decreto interministeriale, di almeno tre regioni nelle quali realizzare il graduale trasferimento, in forma sperimentale, delle restanti funzioni sanitarie;
la regione Toscana, ad esempio, è stata inserita tra le regioni cui affidare la sperimentazione e ha svolto proficuamente tale compito, avviando una pluralità di iniziative in una costante ottica di collaborazione e confronto con il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria;
la medicina penitenziaria versa in condizioni di assoluta precarietà per mancanza di mezzi e risorse e i medici e gli infermieri che lavorano nei 206 istituti penitenziari italiani continuano a portare avanti con difficoltà un'opera particolarmente importante e delicata a tutela della salute della popolazione detenuta, sebbene impossibilitati a provvedere al rinnovamento delle strutture e all'adeguamento del personale in sottorganico;
ad oggi i detenuti reclusi nelle carceri italiane ammontano a più di 65.000 detenuti ben al di sopra delle capacità in regime di umana civiltà -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per dare effettiva attuazione alla riforma della medicina penitenziaria e quali provvedimenti possano essere messi in campo affinché siano trasferite alle regioni deputate le risorse spettanti al Servizio sanitario penitenziario specificatamente per l'ultimo trimestre 2008 e per l'anno 2009.
(4-05016)

TESTO AGGIORNATO AL 17 NOVEMBRE 2009

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della legge 9 dicembre 1998 n. 431, in materia di locazioni, prevede che ogni triennio le organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori maggiormente rappresentative siano convocate dal Ministero delle infrastrutture per definire criteri generali di formazione dei canoni agevolati, modalità di garanzia di particolari esigenze delle parti, approvazione dei tipi di contratti agevolati transitori e per studenti nonché modalità di applicazione dei benefici fiscali;
il decreto ministeriale 30 dicembre 2002 emesso ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della citata legge 431, è entrato in vigore il 26 aprile 2003, e quindi la convocazione successiva doveva intervenire già dal 26 aprile 2006, ma a tutt'oggi non risulta alcun adempimento in tal senso da parte del Ministero competente;
la mancanza di una nuova convenzione e di un nuovo decreto del Ministro delle infrastrutture che la recepisca, determina gravissime conseguenze, in primo luogo nel settore dei contratti di locazione agevolati e calmierati nonché di quelli per studenti e lavoratori fuori sede, col rischio di provocare la decadenza degli accordi territoriali per la contrattazione, ma nel contempo rende, di fatto, impossibile l'attuazione di una serie di norme nazionali e regionali che fanno espresso richiamo agli accordi territoriali della legge n. 431 del 1998, ai fini della determinazione dei canoni di locazione in tutta una serie di settori del comparto abitativo pubblico e privato, quali:
a) gli articoli 2, comma 2 e 5, comma 3 del decreto ministeriale 27 dicembre

2001, Programma sperimentale di edilizia, denominato «Alloggi in affitto per gli anziani degli anni 2000»;
b) l'articolo 6, comma 4 del decreto ministeriale 26 marzo 2008, Programma di riqualificazione urbana per alloggi a canone sostenibile;
c) l'articolo 2 comma 3, del decreto ministeriale 22 aprile 2008, «Definizione di alloggio sociale ai fini dell'esenzione dall'obbligo di notifica degli aiuti di stato, ai sensi degli articoli 87 e 88 del Trattato della Comunità europea»;
l'articolo 1-quater, comma 2 del decreto-legge n. 158 del 2008;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 luglio 2009 «Piano nazionale di edilizia abitativa»;
a queste norme nazionali vanno aggiunte tutte le norme regionali che facevano riferimento alla abrogata normativa dell'equo canone, oggi riconducibile al canone concordato, e quelle che direttamente fanno riferimento al canone concordato per il calcolo e determinazione di canoni speciali di alloggi pubblici;
la contrattazione nazionale e territoriale sui canoni di locazione agevolati rappresenta un fattore decisivo per la regolamentazione e il contenimento dei canoni di locazione abitativa oltre che per la trasparenza e regolarità fiscale dei contratti d'affitto -:
quali iniziative e determinazioni intenda assumere per procedere alla rapida attuazione del dettato normativo del citato articolo 4 della legge n. 431 del 1998.
(5-02108)

VELO, SANI e FONTANELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come anticipato dalla direzione della Divisione passeggeri nazionale e internazionale di Trenitalia, il nuovo orario dei treni, che entrerà in vigore dal prossimo 13 dicembre, prevede una significativa riduzione delle fermate servite dagli Eurostar City sulla linea Tirrenica, ed in particolar modo nella tratta Grosseto-Livorno;
in dettaglio, le stazioni che verrebbero sacrificate risultano essere quelle di Follonica, Cecina, Campiglia e Orbetello, con evidenti disagi per le esigenze del pendolarismo delle popolazioni locali;
tale ridisegno delle tracce orarie, secondo quanto dichiarato dall'assessore ai trasporti della regione Toscana, è avvenuto senza il confronto con l'amministrazione regionale e le istituzioni locali, metodo ancor più improprio, laddove si consideri che nel prossimo giugno termineranno i lavori di potenziamento della stazione di Pisa, a seguito dei quali sarà possibile attuare un servizio integrato, così come previsto da un apposito progetto regionale, noto al Ministero in epigrafe e a Trenitalia;
il solo potenziamento dei servizi regionali non consente la possibilità di garantire tutte le esigenze dei territori, stante la necessità di assicurare servizi universali per i centri intermedi anche con il servizio Intercity -:
quali iniziative intenda assumere al fine di favorire una tempestiva definizione, concordata con la regione Toscana, del nuovo orario dei treni che entrerà in vigore il 13 dicembre 2009, tenendo conto delle peculiarità dei territori interessati e dei piani regionali, cui corrispondono appositi investimenti, volti ad assicurare un più efficace servizio integrato di collegamenti ferroviari.
(5-02109)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, PES, MELIS, MARROCU, FADDA, MATTESINI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le «sezioni primavera» sono servizi integrativi a favore di bambini di età 24-36

mesi, in base alla decisione assunta nella seduta del 3 agosto 2007 dal Gruppo paritetico nazionale previsto dall'Accordo concluso in sede di Conferenza unificata il 14 giugno 2007;
la Conferenza unificata Stato-Regioni e autonomie locali ha approvato il 29 ottobre 2009 l'accordo che sblocca i fondi per le sezioni primavera e per la realizzazione dell'offerta di servizi educativi dai due ai tre anni. A quasi due settimane dalla firma dell'accordo nazionale per la prosecuzione delle sezioni primavera, sul sito della Conferenza unificata è stato finalmente pubblicato il testo ufficiale;
si registra una diminuzione di risorse a disposizione che renderà impossibile ammettere tutte le sezioni primavera già funzionanti per l'anno scolastico 2009-2010 e che di fatto, ha già impedito la riapertura di molte sezioni ordinarie di scuola materna nei piccoli comuni a bassa densità demografica;
i contenuti dell'accordo non si discostano molto da quelli dei due anni precedenti, ma un dato che va evidenziato è che i fondi statali sono diminuiti del 18,9 per cento rispetto al 2008. In termini di risorse, tale diminuzione equivale a 5.914.114 euro, come riportato nella tabella di ripartizione regionale allegata all'accordo;
come annunciato il 30 ottobre 2009, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca invierà agli uffici scolastici regionali, oltre al testo dell'accordo anche le istruzioni operative derivanti dalle decisioni del Gruppo paritetico nazionale, già previsto dall'accordo del 14 giugno 2007. Tali criteri dovranno essere assunti nelle intese regionali nonché dai gestori delle scuole dell'infanzia statali/comunali/paritarie e dei nidi convenzionati per procedere all'attivazione del servizio;
la cosa più importante, ora, è che si arrivi immediatamente all'intesa regione per regione. Occorrerebbe evitare ulteriori ritardi e disagi alle migliaia di genitori che aspettano da mesi la ripresa di questo servizio. Occorre che Stato, regioni e comuni, ciascuno per le proprie competenze, diano immediatamente seguito all'accordo incrementando le risorse finanziarie, definendo i criteri e le procedure utili alla concreta ed immediata prosecuzione del servizio. La firma dell'accordo deve mettere fine all'attesa di migliaia di genitori ai quali era stato promesso l'avvio con la ripresa dell'anno scolastico;
questa situazione di incertezza e di confusione istituzionale, creata ad avviso degli interroganti dall'atteggiamento di questo Governo, incentiva, inoltre, l'offerta di servizi privati per la fascia 24-36 mesi, che più facilmente possono sfuggire ad un controllo pubblico, non solo sulla qualità del progetto educativo ma anche sul rispetto dei criteri fissati dallo Stato e di quelli gestionali ed organizzativi stabiliti dalle regioni;
occorre assicurare i diritti all'educazione, socializzazione e istruzione dei bambini e la stabilità occupazionale del personale che vi opera, ma anche le giuste aspettative di migliaia di genitori -:
se non ritenga opportuno integrare le risorse destinate alle attività di cui in premessa e in quali tempi intenda farlo data l'urgenza di avvio dei servizi educativi per l'infanzia.
(5-02107)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sistema universitario italiano si trova oggi ad affrontare la sfida di un mondo globalizzato estremamente dinamico e concorrenziale;
la formazione di giovani laureati che possano prontamente accedere al mercato del lavoro con alti livelli di competenza deve essere un obiettivo fondamentale per assicurare lo sviluppo e la crescita del Paese nel tempo;
si rileva tuttavia come il sistema stesso presenti elementi di rigidità, anche di carattere organizzativo, che possono comportare perdite di opportunità per i giovani laureati;

nell'auspicata riforma meritocratica del sistema universitario sarebbe opportuno tenere conto anche dei risultati conseguiti dalle libere università specie di quelle che possono certificare l'ottenimento di buoni risultati per i propri studenti sotto il profilo didattico e anche occupazionale;
l'università «Carlo Cattaneo» di Castellanza (Varese) è una realtà consolidata di eccellenza nel panorama universitario nazionale;
il modello dell'università Cattaneo è oltremodo positivo poiché coniuga fondi totalmente privati, rapporto stretto con il mondo imprenditoriale, metodi formativi moderni e aperti all'internazionalizzazione, disponibilità di borse di studio per i più meritevoli -:
se non ritenga opportuno, anche in considerazione di quanto rappresentato in premessa, tenere conto dei risultati e dei metodi formativi praticati da alcune libere università, come ad esempio dall'università Carlo Cattaneo, anche al fine di valutare se tali metodi possano essere utilmente presi in considerazione anche dalle università pubbliche per promuovere un miglioramento complessivo del sistema di formazione universitaria italiano.
(4-05022)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le dichiarazioni del vice Ministro Ferruccio Fazio, relativamente alla comparazione tra influenza stagionale ed influenza pandemica da virus A/H1N1, hanno destato molta preoccupazione nella pubblica opinione per la loro imprecisione;
secondo quanto dichiarato alla stampa da Walter Pasini, direttore del centro di Global Health dell'Organizzazione mondiale della sanità, il vice Ministro «continuamente ci ricorda che questa pandemia influenzale è dieci volte più benigna dell'influenza stagionale. Nella dichiarazione successiva il vice Ministro si corregge: venti volte più benigna, perché, dice Fazio, l'influenza stagionale porta a morte annualmente 5.000 cittadini italiani, anzi 8.000, addirittura 20.000 nel 2004»;
le statistiche in medicina sono importanti, specie quando si parla di morti;
in Italia manca un buon sistema di sorveglianza epidemiologica. Il Centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie istituito con il decreto-legge n. 81 del 2004 e con il decreto del Ministro della salute del 1o luglio 2004, poi sostituito dal decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali del 18 settembre 2008, ha deluso ampiamente, ad avviso dell'interrogante, le aspettative dei Governi e della comunità scientifica o per colpa di chi lo ha diretto o per limiti strutturali nel funzionamento dello stesso, ma uno stato moderno non può prescindere dal conoscere e studiare i numeri, poiché l'epidemiologia è la base di ogni efficiente sistema di sanità pubblica -:
quanti siano stati in realtà i morti negli ultimi 5 anni a causa dell'influenza stagionale, come siano stati calcolati i decessi, se le persone decedute avessero effettuato o meno la vaccinazione o se avessero assunto o meno farmaci antivirali.
(3-00770)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha ricevuto la seguente lettera che si riporta integralmente: «Mi

chiamo Francesca e scrivo a nome e per conto di mia madre. Ho già aderito all'iniziativa delle tre famiglie di malati di sla, noi abbiamo lo stesso problema. Tre anni fa mio padre si è ammalato di sla bulbare, mi sono subito iscritta all'Aisla per capire tutto su questa malattia e quando ho chiesto cosa si potesse fare mi hanno offerto di diventare referente per la sezione di Cuneo, insomma mi hanno passato la «patata» e mi sono rimboccata le maniche pur lavorando a tempo pieno come praticante avvocato, socia di uno studio legale. L'entusiasmo iniziale si è trasformato in uno stress inutile, ti dicono di sbatterti per fare riunioni di auto mutuo aiuto con la psicologa... ma a cosa serve? I migliori psicologi di un malato siamo noi familiari. Si pensa solo a diventare soci, raccogliere soldi, ma a noi chi ci pensa? Mi sono dimessa perché nulla è stato fatto per chi ha in casa un malato di sla allettato. Da due mesi a mio padre a Torino hanno fatto la peg, non vi dico le pratiche burocratiche solo per il trasporto in ambulanza, mia madre si è dovuta sbattere da sola senza aiuti per qualsiasi cosa, lasciando anche da solo mio papà perché nessuno lo guarda. Lei si occupa di lui giorno e notte, non dorme, vive un incubo e si piange ogni giorno per trovare una soluzione almeno per vivere meglio e con dignità. La notte lui si sottopone a ventilazione, ha già rischiato di soffocare per via del catarro e oggi desidera solo morire, nulla lo distoglie dal pensiero della malattia. Se solo qualcuno ci aiutasse, nessuno si prende la briga di assistere un malato ventilato, troppe responsabilità e poi non tutti hanno i soldi per pagare un estraneo che venga a casa la notte, i miei sono dei semplici pensionati abbandonati a se stessi dallo Stato e non è una vita dignitosa per nessuno. Chiediamo che qualcuno ci ascolti e ci aiuti perché non vediamo altra alternativa di lasciarlo morire staccando l'alimentazione come da suo desiderio, se nessuno sarà in grado di rendergli la vita più decorosa, non intende sottoporsi a tracheo per poi vivere peggio che nel terzo mondo. In attesa di risposta porgo cordiali saluti» -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato per quanto di competenza, in relazione a quanto riportato in premessa e a così analoghi, e se non si ritenga in particolare, di dover promuovere indagine per accertare quanti siano i malati di sclerosi laterale amiotrofica nelle condizioni dell'autore della lettera di cui in premessa.
(4-05020)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono notizie di stampa, il presidente della Commissione lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali della regione Lazio, Pepe Mariana, ha reso noto di aver sollecitato un intervento urgente «in relazione alla gravissima situazione in cui versano le strutture che erogano servizi alle persone disabili»;
a detta del presidente Mariani «dalla rilevazione dei dati e da varie segnalazioni, che molte strutture del nostro territorio, le quali offrono prestazioni indispensabili al miglioramento della qualità della vita per persone affette da patologie spesso devastanti, vivono una situazione divenuta ormai allarmante ed al limite della tollerabilità»;
proprio grazie alla segnalazione di una persona disabile, si è appreso ad esempio che l'Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare nella regione Lazio sta arrivando ai limiti della gestibilità;
attualmente la Uildm sostiene 1408 progetti, relativi ad utenti adulti ed in età evolutiva, con un'offerta di servizi sia ambulatoriali che domiciliari, ma non riesce più a far fronte alle domande per nuove prese in carico, e la lista d'attesa,

giunta a oltre 160 utenti, aumenta di giorno in giorno, gran parte della quale costituita da bambini;
appare grave che una struttura impegnata direttamente nella riabilitazione attraverso un'equipe di operatori altamente specializzati, ma che eroga servizi fondamentali in diversi altri ambiti, debba trovarsi nelle condizioni di non poter offrire, o di dover comunque ridimensionare, le prestazioni richieste, con il rischio, per la persona disabile, di un aggravamento della patologia -:
se e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo, con particolar riferimento al sostegno alle strutture impegnate nelle attività richiamate in premessa.
(4-05021)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la legge 7 giugno 2000 n. 150 «Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni» assegna la gestione dell'informazione agli uffici stampa, composti da giornalisti iscritti all'ordine professionale, i cui profili professionali devono essere affidati alla contrattazione collettiva nell'ambito di una speciale area di contrattazione, con l'intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti;
a tutt'oggi tale contrattazione collettiva presso l'Aran non è stata ancora esplicata e pertanto non sono stati definiti i profili professionali dei giornalisti degli uffici stampa della pubblica amministrazione;
la regione Toscana con la legge regionale n. 43/2006 ha sostituito gli uffici stampa esistenti, dove da decenni già lavoravano giornalisti assunti con pubblico concorso, con le «Agenzie di informazione» di giunta e consiglio - equiparate a un settore regionale - inquadrando i giornalisti dipendenti a tempo indeterminato nel contratto nazionale di lavoro giornalistico;
la regione Toscana lo scorso anno ha proceduto a bandire un nuovo concorso pubblico per la qualifica di redattore ordinario con meno di 30 mesi, senza chiedere come titolo obbligatorio il conseguimento della laurea;
la delibera dell'Ufficio di presidenza del consiglio regionale della Toscana n. 15 del 19 marzo 2009, con la quale l'organo prende atto della proposta di riassetto organizzativo dell'agenzia di informazione del consiglio regionale, illustrata dal Direttore della medesima, nella quale sono state esplicitate: le esigenze organizzative e funzionali;
l'assetto ottimale della pianta organica con la previsione di 4 posti di capiservizio di cui uno con funzioni di vice-direttore con retribuzione da caporedattore;
l'indicazione che la scelta avverrà mediante «criteri selettivi oggettivi»;
tale proposta di riassetto organizzativo non risulta allegata agli atti, di cui il comitato di redazione dell'agenzia del consiglio regionale della Toscana ha chiesto più volte di avere copia al fine di aprire una trattativa con l'assistenza dell'associazione stampa toscana, a cui la legge regionale n. 43 del 2006 e il regolamento interno del consiglio regionale n. 7 dell'11 novembre 2008 (articolo 35 e 36) conferiscono esplicitamente tale diritto che risulterebbe così illegittimamente violato;
sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana del 29 luglio 2009 n. 30 è stato pubblicato il bando della selezione interna per n. 4 capiservizio, la cui prova di esame inizierà lunedì 16 novembre 2009;

tra i requisiti per poter partecipare alla selezione interna di questo ruolo dirigenziale sono richiesti esclusivamente il titolo di studio di scuola secondaria superiore e un'anzianità di servizio di soli 6 mesi nella qualifica inferiore e su un totale di 65 punti a disposizione della Commissione esaminatrice solo 5 punti sono riservati a titoli, carriera professionale e anzianità di servizio;
la Federazione nazionale della stampa italiana, con lettera del 31 agosto 2009 - prot. 3696 - ha chiesto il ritiro del bando di selezione all'ufficio di presidenza del consiglio regionale della Toscana contestando l'assenza di ogni informativa sulla proposta di riassetto organizzativo dell'agenzia di informazione del consiglio regionale e la mancanza di trattativa per un'azione di confronto e concertazione sulla modifica della pianta organica, così come avviene con tutti gli altri sindacati in Regione Toscana che sottoscrivono appositi accordi sul numero di posti; su funzioni, compiti e mansioni delle nuove qualifiche dirigenziali e non; sui criteri oggettivi di selezioni e concorsi;
risulta che l'Amministrazione regionale toscana sia già stata condannata dal Tribunale di Roma al pagamento di oneri pari ad oltre 668 mila euro a seguito di accertamenti da parte dell'Istituto previdenziale dei giornalisti;
il comma dell'articolo 53 dello statuto della regione Toscana obbliga l'ente a disciplinare per legge l'esercizio delle funzioni dei dirigenti, i requisiti professionali necessari, le modalità per il conferimento e la revoca degli incarichi, le responsabilità per i risultati della gestione;
tale obbligo legislativo non è stato rispettato per le funzioni dirigenziali relative alla gerarchia delle qualifiche dell'agenzia di informazione del consiglio regionale della Toscana e nel caso specifico del «caposervizio» e del «vice-direttore»;
si sta procedendo a un assetto «ottimale» (destinato quindi a valere per il medio-lungo periodo) dell'agenzia di informazione del consiglio regionale della Toscana quando mancano pochi mesi alla conclusione della legislatura;
nel bando di selezione l'incarico temporaneo di vicedirettore è attribuito dal direttore, anch'esso a pochi mesi dalla conclusione del suo mandato, a un caposervizio «per la vigenza dell'incarico dell'attuale direttore dell'Agenzia», con una decisione che, per la sua stretta temporaneità, stride con la valenza strategica che si intende dare al riassetto dell'Agenzia;
occorrerebbe evitare ogni logica di lottizzazione alla vigilia della campagna elettorale e assicurare che il lavoro dei giornalisti della pubblica amministrazione, così come vuole la legge n. 150 del 2000, sia basato esclusivamente sui principi di deontologia professionale, sul merito e sull'esperienza maturata;
la giunta regionale della Toscana non ha ritenuto di procedere a scelte analoghe a quelle adottate dall'ufficio di presidenza del Consiglio regionale -:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare che ciascuna amministrazione pubblica definisca autonomamente i titoli e i requisiti per ricoprire qualifiche di responsabilità e di livello dirigenziale negli uffici stampa.
(4-05018)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 79/09/CSP ha dettato parametri «di servizio» nella gestione dei call center delle compagnie telefoniche;

detti parametri prevedono che i tempi di attesa vengano progressivamente ridotti a 100 secondi e 55 secondi per la rete fissa e mobile rispettivamente nel 2010, a 85 e 50 secondi nel 2011 e 70 e 45 secondi nel 2012 -:
se il Governo intenda assumere iniziative di carattere normativo volte a contribuire alla riduzione in tempi rapidi dei tempi di attesa e a favorire il miglioramento dei servizi forniti dai call center delle compagnie telefoniche.
(4-05019)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Realacci e altri n. 1-00272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fedi.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00275, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lo Monte.