XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 24 novembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 25 NOVEMBRE 2009

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
la società Tributi Italia Spa, concessionaria della riscossione per numerosi comuni italiani, versa in una gravissima situazione di squilibrio finanziario, risultando debitrice, secondo i dati forniti dal Direttore generale delle finanze del Ministero dell'economia, nel corso dell'audizione del 12 novembre 2009 dinanzi alla Commissione finanze, nei confronti di circa 135 comuni, per un ammontare complessivo di oltre 89 milioni di euro relativi a tributi riscossi e non riversati ai comuni competenti;
tale vicenda ha costituito oggetto di un ciclo di audizioni da parte della Commissione Finanze, le quali hanno consentito di evidenziare uno scenario inquietante riguardo alla specifica situazione della predetta società Tributi Italia, in riferimento alla quale sembrano emergere, anche alla luce delle indagini penali in corso, pesanti responsabilità personali ed istituzionali, in ordine alla vigilanza sulle concessioni per la riscossione delle entrate degli enti locali e alla gestione di tali rapporti;
sussiste l'esigenza di dare in tempi rapidissimi piena soluzione ai problemi degli enti locali coinvolti, i quali, in alcuni casi, rischiano di trovarsi in una condizione di vero e proprio dissesto finanziario e di non poter far fronte ai propri compiti istituzionali, con grave danno per i cittadini interessati e per le comunità locali;
anche alla luce di tali fenomeni, risulta inoltre urgente rivedere l'assetto complessivo del sistema della riscossione degli enti locali, il quale mostra numerose lacune, rafforzando gli strumenti di tutela, verifica e controllo in materia, a salvaguardia della sana e corretta gestione finanziaria degli enti locali, e, soprattutto, a garanzia dei diritti dei cittadini;
appare, nell'immediato, indifferibile ripristinare una condizione di normalità e di legalità e consentire agli enti locali interessati di entrare nella disponibilità delle entrate di loro spettanza ed individuare con chiarezza le cause e le responsabilità che hanno condotto a tale situazione;
in una prospettiva di più ampio respiro risulta inoltre necessario colmare le lacune, sul piano normativo ed amministrativo, mostrate dal sistema della riscossione degli enti locali, al fine di assicurare, anche nella prospettiva del federalismo fiscale, una corretta, trasparente ed efficiente gestione dei tributi e delle altre entrate locali, che consenta agli enti di programmare le proprie politiche di bilancio,

impegna il Governo:

1) ad assumere urgentemente tutte le iniziative necessarie a dare soluzione alla vicenda che vede coinvolta la società Tributi Italia Spa, in particolare:
a) porre in essere tutte le misure atte a ripristinare condizioni di legalità e normalità nella gestione delle entrate degli enti locali legati da rapporti concessori con la società Tributi Italia o con società miste partecipate dalla medesima società, in particolare consentendo agli enti medesimi di avere la disponibilità delle somme riscosse di rispettiva spettanza e mai loro riversate e procedendo alla risoluzione dei contratti in corso o alla loro novazione, nonché alla modifica degli assetti societari delle società miste partecipate da Tributi Italia, oppure, ove necessario, al loro scioglimento;
b) provvedere, all'esito di quanto sopra, all'affrancamento istituzionale degli enti locali interessati dal rapporto con la società Tributi Italia e delle gestioni provvisorie che potranno essere istituite, eventualmente avvalendosi della società Equitalia Spa

o delle società iscritte all'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, al fine di garantire la corretta effettuazione delle attività di riscossione dei tributi locali ed il riversamento delle somme riscosse agli stessi enti;
c) prevedere strumenti atti a garantire l'accreditamento delle predette entrate presso le tesorerie dei comuni interessati;
2) a procedere ad un complessivo riordino della disciplina relativa alla concessione dei servizi di riscossione delle entrate degli enti locali ed ai relativi controlli, in particolare prevedendo:
a) il divieto dell'affidamento in concessione dei servizi per la riscossione spontanea dei tributi e delle altre entrate degli enti locali, salva la possibilità di affidamento dei servizi di tesoreria;
b) il divieto di costituire società miste tra enti locali e soggetti privati per l'affidamento dei servizi di riscossione dei tributi;
c) la fissazione di limiti massimi della percentuale di aggio riconosciuta ai concessionari della riscossione per le attività di riscossione coattiva, sulla base di criteri che tengano conto della tipologia del tributo riscosso e del contesto economico-sociale nella quale avviene tale attività, in funzione delle attività effettivamente svolte e del relativo grado di probabilità nella riscossione;
d) più incisive forme di controllo sulle garanzie fideiussorie che le società concessionarie devono presentare nel quadro del rapporto concessorio, stabilendo in particolare che le fideiussioni possano essere prestate solo da società iscritte nell'elenco speciale degli intermediari finanziari di cui all'articolo 107 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993;
e) forme di controllo preventivo, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, sui provvedimenti di affidamento delle attività di accertamento e riscossione, subordinandone la validità all'esito degli stessi controlli;
f) meccanismi di vigilanza e di rendicontazione periodica che consentano di monitorare efficacemente l'andamento dei rapporti concessori in materia di servizi di riscossione, anche attraverso il coinvolgimento dell'ANCI e dell'UPI;
g) il rafforzamento delle competenze, dei poteri e della composizione della Commissione per l'iscrizione nell'albo dei soggetti abilitati ad effettuare attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi locali, prevista dal comma 2 del già citato articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997;
h) il rafforzamento dei requisiti previsti per l'iscrizione nel predetto albo.
(7-00233)
«Bernardo, Fluvi, Fugatti, Messina, Occhiuto, Vico».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

COSENZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come già denunciato nei mesi scorsi con le interrogazioni n. 3-00618 e n. 5-01460, il degrado ambientale della Campania, e in particolare di alcune sue aree, sembra essere senza fine a causa del non funzionamento della gran parte degli impianti di depurazione delle acque, a partire da quelli di Cuma e di Procida che dalla scorsa estate sversano di fronte alla costa flegrea quantità incalcolabili di liquami, mentre nel frattempo pure il depuratore

di Capri ha anch'esso cominciato a scaricare residui schiumosi tra la costa e i celebri faraglioni;
in Campania sono numerosi i casi di scoperta e sequestro di depuratori non a norma e di scarichi abusivi di acque reflue in mare. L'ultimo caso è stato quello di Procida, dove il depuratore di Punta Lingua di Marina Grande è stato di recente sequestrato dai carabinieri nel corso di un'operazione che ha inoltre scoperto uno scarico abusivo in mare in località Marina Corricella. Anche ulteriori località campane, quali Sorrento, Vico Equense e molte altre, sono state teatro di casi simili;
bisogna ricordare come l'inquinamento ambientale, oltre a danneggiare la salute dei cittadini campani, colpisca in modo tragico anche l'immagine e l'economia dell'intera regione, che è già di per sé in crisi, con danni particolarmente gravi per il turismo denunciati a più riprese dagli imprenditori balneari. Si sottolineano in particolare i seguenti elementi:
nell'estate appena trascorsa il calo delle presenze nei lidi campani su base annua è stata del 60 per cento (con il record del 90 per cento in alcuni stabilimenti del lido di Bacoli) a causa dei liquami presenti in mare;
come denunciato dai balneatori del litorale domizio, c'è stata la perdita di circa 1.500 posti di lavoro stagionali e un danno in mancate entrate compreso tra 30 e 50 milioni di euro;
nell'area tra Pozzuoli e Monte di Procida, secondo il Consorzio turistico mediterraneo, l'indotto generato dal turismo ha subito danni per circa 10 milioni di euro;
nello specifico caso del depuratore di Cuma, il suo malfunzionamento, secondo Federalberghi Napoli, «ha spinto molti potenziali clienti ad andare altrove»;
inoltre bisogna considerare le inadempienze da parte delle società gestrici che - una volta ottenuti gli appalti per la costruzione e per la gestione dei depuratori, e quindi avendo il diritto di riscuotere, già prima della definitiva messa in funzione dei depuratori, dagli utenti l'apposita tariffa supplementare che si va ad aggiungere alla normale bolletta per il consumo dell'acqua - non rispettano gli impegni assunti costringendo così molti cittadini campani a pagare ingiustamente dei soldi in cambio di un servizio inesistente o, nel migliore dei casi, inefficiente. Esemplare in negativo, ancora una volta, la situazione di Procida, dove la ditta costruttrice di un nuovo impianto di depurazione si è da poco visto revocare dal comune l'incarico non avendo proceduto con i lavori pattuiti che in teoria sarebbero dovuti finire nell'ormai lontano novembre 2007;
il disastro consumatosi nella scorsa estate era ampiamente annunciato e facilmente prevedibile, perciò questa infelice esperienza insegna che, senza perdere tempo, è necessario sin d'ora attivarsi per far sì che, quando arriverà la prossima stagione estiva, i litorali campani siano in condizioni accettabili, come ricordato anche dall'associazione Marevivo che, nella presentazione di una nuova iniziativa congiunta dei 25 comuni del Golfo di Napoli per la tutela dei mare cui ha preso parte anche il capo Dipartimento della protezione civile della regione Campania, ha lanciato questo allarme: «Un'altra estate come quella appena trascorsa avrebbe effetti catastrofici sull'ecosistema marino e quindi sull'economia dell'intera zona»;
l'emergenza della Campania, che pure presenta caratteri di gravità assolutamente eccezionali, è emblematica di una situazione più ampia che vede lo stato degli impianti di depurazione generalmente negativo anche nel resto del Mezzogiorno come hanno dimostrato, nell'ultimo biennio, i sequestri giudiziari di numerosi impianti di depurazione in Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia -:
se, nello specifico, si ritenga opportuno effettuare, anche per il tramite del Commissario di Governo per le bonifiche e la tutela delle acque, un monitoraggio

sullo stato della gestione, della manutenzione e del funzionamento dei depuratori in Campania così da verificare quali situazioni, lì dove la regione abbia oggettivamente dimostrato di non essere in grado di rispondere efficacemente all'emergenza, siano eventualmente meritevoli di un intervento da parte dello Stato volto a garantire la salute dei cittadini e tutelare l'economia locale;
quali siano in generale, gli intendimenti del Governo sulla complessiva situazione degli impianti di depurazione nelle altre regioni del Mezzogiorno e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere.
(5-02141)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è apparsa ieri 18 novembre 2009 un'indagine sul quotidiano L'Eco di Bergamo, riguardante i trasferimenti erariali ai comuni per l'anno 2009:
tali trasferimenti sono legati al dato storico, ovvero a quanto i comuni spendevano e raccoglievano sul territorio negli anni Settanta-Ottanta, indipendentemente dal reddito o dal fatto che su un certo territorio si producesse di più che in un altro;
i comuni lombardi hanno percepito meno di 30 euro per abitante rispetto alla media del Settentrione, mentre si sale ad oltre 80 euro in meno rispetto alla media nazionale;
ogni abitante di Bergamo ha ricevuto 258,18 euro a testa, mentre ad esempio a Salerno sono 407 Euro;
il capoluogo orobico, infatti, se confrontato con il trasferimento erariale medio pro capite alle città tra i 100 e i 200 mila abitanti è sotto di ben 17,55 per cento (uno scarto calcolato solo sui contributi correnti, ovvero per le spese di funzionamento dell'ente);
nella regione Lombardia appaiono i seguenti risultati: Monza -29,48 per cento Milano -17,65 per cento Sondrio -10,44 per cento Cremona -6,56 per cento Varese -5,79 per cento;
la regione Lombardia, motore trainante dell'economia nazionale, è stata fortemente penalizzata, a vantaggio di alcune regioni non altrettanto produttive;
al Sud spiccano i 407,16 euro pro capite di Salerno, i 319,81 euro di Foggia, i 286 euro circa di Reggio Calabria e Terni;
non c'è nessuna relazione tra quanto un comune dà allo Stato e quanto poi riceve -:
se il Governo intenda attivare, per quanto di competenza, un'accelerazione dei tempi previsti per l'attuazione della riforma del federalismo fiscale, che parte dalla considerazione necessaria che la ripartizione delle risorse passi dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard;
quali iniziative intenda adottare nella fase di transizione da un sistema all'altro, che sarà tanto più breve quanto più sarà condivisa da parte di tutti i livelli istituzionali, al fine di individuare i fabbisogni degli enti locali in termini di «congruità», efficienza ed adeguatezza dei servizi resi.
(4-05107)

MARINELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella trasmissione televisiva «Linea notte» del 17 novembre 2009, è andato in onda un servizio riguardante la realizzazione

e l'utilizzo in Sicilia di impianti di sterilizzazione dei rifiuti speciali ospedalieri (RSO);
la costruzione di tali impianti è stata fortemente voluta dall'allora Assessore alla sanità della regione Sicilia, onorevole Alessandro Pagano, il quale nel 1996 stanziò risorse finalizzate allo scopo per circa 16 milioni di euro (31 miliardi di lire);
gli impianti di sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri hanno il pregio, oltre quello di consentire un notevole risparmio nei costi dello smaltimento, di realizzare una politica dei rifiuti eco-compatibile in quanto i rifiuti ospedalieri sterilizzati possono essere riutilizzati per la produzione di combustibile da parte degli impianti di CDR (combustibile da rifiuto) o nei termovalorizzatori, la cui realizzazione nella regione Sicilia - purtroppo - è ancora allo stato dell'ipotesi progettuale;
sempre nel servizio televisivo citato è stato rilevato come - a distanza di dieci anni dalla loro costruzione - gli impianti di sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri presenti nel territorio della regione Sicilia siano in gran parte fermi ed inutilizzati, con poche eccezioni;
i danni derivanti alla collettività dalla situazione descritta sono evidenti, sia in termini ambientali - per i gravi pregiudizi recati alla qualità dell'ambiente, conseguenti all'inosservanza delle vigenti norme in materia di gestione dei rifiuti speciali - che sanitari, dal momento che il non corretto smaltimento di tali rifiuti - ed in particolare di quelli speciali ospedalieri - ha ricadute negative immediate sulla salute dei cittadini -:
se il Governo intenda adottare tutte le iniziative di propria competenza, incluso il Commissariamento, al fine di rendere concretamente operanti nella regione Sicilia gli impianti di sterilizzazione dei rifiuti speciali ospedalieri, garantendo in tal modo la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema nonché la fruizione anche da parte dei cittadini siciliani del diritto alla salute, sancito dalla Costituzione.
(4-05143)

TESTO AGGIORNATO AL 25 NOVEMBRE 2009

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:

MIGLIORI e PIANETTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 4 novembre 2009, vicino al villaggio di Tandzisi, sono scomparsi quattro minorenni georgiani, che si trovano detenuti a Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del Sud, sotto l'accusa di terrorismo;
la presidenza dell'Unione europea ha espresso il 12 novembre 2009 grave preoccupazione per la detenzione di cittadini georgiani, in particolare per i minorenni, e ha richiesto il loro rilascio immediato;
la presidenza dell'Unione europea ha inoltre invitato le parti coinvolte ad utilizzare i buoni uffici della missione di monitoraggio europea allo scopo di ricercare una soluzione per gli incidenti che si sono verificati -:
quali passi abbia compiuto finora il Governo e quali iniziative intenda intraprendere nel prossimo futuro per il rilascio dei minorenni georgiani detenuti e per promuovere il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni civili nell'area di crisi.
(5-02143)

STEFANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della pacificazione e della stabilizzazione del Kosovo, la tutela dei luoghi sacri ortodossi costituisce una dimensione irrinunciabile per la garanzia dei diritti della minoranza serba;
il dispiegamento del contingente KFOR presso i monasteri di Decani e di Pec ha assicurato l'esercizio della libertà di culto della comunità ortodossa ed ha protetto un inestimabile patrimonio storico-culturale;

il contributo delle truppe italiane è sempre stato oggetto di particolare apprezzamento da parte dei monaci e dei fedeli ortodossi, anche in ragione della spiccata sensibilità sempre manifestata al riguardo dal Governo e dal Parlamento -:
quali iniziative diplomatiche siano in corso da parte del Governo per far sì che anche nei mesi a venire l'assetto della sicurezza dei luoghi sacri ortodossi in Kosovo sia tale da garantire l'effettivo esercizio della libertà religiosa, anche con riferimento all'entità ed alle modalità della presenza del contingente KFOR e del contributo militare italiano.
(5-02144)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOUADI e GOZI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il Sahara Occidentale è stato colonia spagnola fino al 1976 con il nome di «Sahara spagnolo»;
attualmente il territorio è annesso al Marocco ed è contestualmente rivendicato dal Fronte Polisario rappresentativo del popolo sarahawi;
le Nazioni Unite hanno inserito il Sahara occidentale nella lista dei territori non indipendenti ed è presente sul territorio la missione internazionale di interposizione denominata Minurso tra il reale esercito del Marocco e le forze militari del Fronte Polisario;
dal febbraio del 1976, data di dichiarazione dell'indipendenza, fino al 1991 c'è stato un conflitto armato tra il reale esercito del Marocco e le forze militari del Fronte Polisario;
l'accordo di cessazione delle ostilità del 1991 prevedeva che entro l'anno successivo venisse celebrato un referendum con il quale si definisse lo status del Sahara Occidentale, ma tale referendum non si è mai svolto;
attualmente il territorio del Sarahawi Occidentale è inserito nella lista dei Paesi sottoposti al processo di decolonizzazione e avviati verso l'autodeterminazione, diritto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite;
le Nazioni Unite in numerosi documenti ufficiali hanno riconosciuto il diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione, di fatto con ciò respingendo le pretese di sovranità avanzate dal Marocco;
sono numerose le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza, in forza del quale si riconosce il processo di autodeterminazione del popolo saharawi, a tal fine è sufficiente menzionare le più recenti e significative risoluzioni del Consiglio di sicurezza 1754 e 1783 del 2007;
la presenza della forza di interposizione militare Minurso testimonia che le dinamiche sul territorio non consentono ancora una piena affermazione del diritto all'autodeterminazione del popolo Sarahawi; a tal proposito, le ultime due informative del segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione relativa al Sahara Occidentale, la prima del 14 aprile 2008 e l'ultima del 13 aprile 2009, ribadiscono le difficoltà esistenti affinché siano pienamente attuate le risoluzioni ONU, e al contempo registrano comunque l'ottimo lavoro di sostegno alle popolazioni profughe svolto delle diverse Autorità ONU presenti sul campo (ACNUR e PAM);
sotto il profilo del rispetto dei diritti umani Amnesty International (Rapporto 2009 - la situazione dei diritti umani nel mondo) denuncia numerose violazioni dei diritti dell'uomo da parte delle autorità marocchine, in ordine al diritto di libertà di espressione, di associazione, di assemblea e di imparzialità e regolarità dei processi; tali denunce sono riportate de relato anche nelle ultime informative del Rappresentante delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale stante la mancanza di un pieno mandato alla missione Minurso in materia di rispetto dei diritti umani;

inoltre, non vanno dimenticate le drammatiche condizioni dei profughi saharawi costretti a vivere da decenni in campi profughi;
nel 2005 l'Unione europea e il Marocco hanno siglato un accordo che permetterà alle navi europee di pescare lungo le coste marocchine. Il contratto resterà valido per 4 anni, ogni anno l'Unione europea pagherà al Marocco 36 milioni di euro di risarcimento per lo sfruttamento delle risorse ittiche da parte dei pescherecci europei, in gran parte spagnoli;
con questo accordo si estende de facto l'autorità del Marocco anche sulle acque territoriali di pertinenza del Sahara occidentale, con ciò negando al popolo saharawi un'effettiva utilizzazione delle risorse ittiche;
a parere degli interroganti si ritiene altamente contraddittorio questo accordo commerciale dell'Unione europea, in quanto teso a riconoscere una situazione di fatto, il controllo delle acque territoriali del Sahara Occidentale, che in termini di diritto internazionale le Nazioni Unite non riconoscono, stante il processo di autodeterminazione dei popolo sarahawi -:
quale sia la posizione del Governo italiano sull'accordo commerciale di sfruttamento delle risorse ittiche concluso nel 2005 tra l'Unione europea e il Marocco;
se non ritenga tale accordo ampiamente in contraddizione con quanto lo stesso Parlamento europeo ha dichiarato nella relazione di Richard Howitt su «Diritti umani nel mondo 2005 e politica dell'Ue in materia» all'interno del quale è stato inserito un emendamento, il 12o, nel quale si «sollecita la tutela delle popolazioni saharawi e il rispetto dei suoi diritti fondamentali» e si «reitera la richiesta di una soluzione equa e duratura del conflitto del Sahara occidentale basata sul diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi»;
quale sia la posizione del Governo italiano rispetto all'attuale situazione del popolo sarahawi e che tipo di azioni intende mettere in campo, affinché siano pienamente rispettati i diritti umani delle popolazioni profughe.
(4-05127)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a quanto consta agli interroganti tra l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata (ARPAB) e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) sarebbe stato stipulato un «Protocollo operativo» che impegna l'Arpab ad effettuare controlli all'interno del centro Enea di Rotondella;
nonostante il suddetto protocollo operativo, Arpab non effettuerebbe i controlli all'interno dell'Itrec di Rotondella, ma si limiterebbe a convalidare i controlli effettuati dalla Sogin;
tale situazione si tradurrebbe di fatto in una mancanza di controlli all'interno del centro Enea di Rotondella tanto da parte dell'Ispra quanto da parte dell'Arpab, con la Sogin che assumerebbe il duplice ruolo di controllore e controllato -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
se risulta ai Ministri interrogati l'esistenza di un protocollo operativo che impegna l'Arpab ad effettuare controlli all'interno del centro Enea di Rotondella;
quale ente o struttura stia effettuando i suddetti controlli e nel caso di inadempienza, quali iniziative intendano

adottare per assicurare che nel centro Enea di Rotondella siano realizzati controlli secondo criteri di imparzialità.
(4-05106)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il metano è formato da un atomo di carbonio e da quattro atomi di idrogeno, per questo è il combustibile fossile con la maggiore percentuale di idrogeno e la minore percentuale di carbonio. Inoltre, contiene poche impurità, cosicché, quando brucia, le emissioni di biossido di zolfo, polveri e altri composti nocivi risultano contenute, ed anche quelle di ossido di azoto sono molto inferiori rispetto a quanto prodotto dagli altri combustibili fossili. Similmente, anche la quantità di anidride carbonica emessa dal metano è inferiore rispetto a quella degli altri idrocarburi;
il metano è il componente principale del gas naturale. Il gas è un combustibile noto per le sue doti non inquinanti, non contenendo composti solforosi, la sua combustione è facile come quella di tutti i combustibili gassosi perché migliore è la miscelazione con l'aria comburente. Da ciò deriva non solo la facilità di combustione, ma anche un più elevato rendimento. A carico delle emissioni di metano incombusto rimane solo il suo impatto sull'effetto serra, che è però ampiamente compensato dall'effetto benefico della riduzione di emissioni di anidride carbonica;
il gas naturale è un combustibile fossile che deriva dalla decomposizione degli organismi vegetali e animali. La formazione degli idrocarburi naturali, ed in particolare del gas naturale, sono dovute alle grandi masse di microflora e microfauna marina che si sono accumulate nel corso delle ere. Il processo di formazione del gas naturale, generato dalla decomposizione anaerobica di materiale organico, ha quindi una durata di milioni di anni. In questo lasso di tempo resta accumulato in giacimenti sotterranei a centinaia di atmosfere di pressione e può sprigionarsi naturalmente oppure a seguito di trivellazione del terreno, cioè con le stesse tecniche utilizzate per l'estrazione petrolifera;
le riserve mondiali accertate di gas naturale sono equivalenti in termini energetici alle riserve mondiali accertate di petrolio, esse sono però ripartite in miglior modo tra le diverse aree geopolitiche del mondo rispetto alle riserve di petrolio. In particolare, il continente europeo può contare almeno sul 40 per cento delle riserve mondiali di gas naturale. Le riserve mondiali attualmente conosciute costituiscono un patrimonio energetico che si calcola dovrebbe durare per altri 63 anni. Esistono però probabilmente ulteriori giacimenti di metano ancora sconosciuti, oppure non sfruttati perché il costo di estrazione è troppo elevato. Nei Paesi mediorientali sono localizzate circa il 39 per cento delle riserve mondiali di gas naturale, mentre la produzione annua ammonta al 9 per cento del gas consumato globalmente. Il tasso di sfruttamento delle risorse disponibili risulta essere, quindi, molto basso rispetto alle possibilità;
il metano presenta molti vantaggi rispetto agli altri carburanti per autotrazione: brucia in modo pulito, costa meno ed è una fonte di energia abbondante e sicura. L'Italia è poi dotata della rete di rifornimento di metano per autotrazione più vasta di tutta l'Unione Europea, con eccezione della Germania. Il metano per autotrazione nell'impiego motoristico presenta interessanti caratteristiche fisiche e termodinamiche, per qualità e pulizia della combustione e per sicurezza d'uso; nel metano sono assenti impurità, come i composti di zolfo, nonché composti velenosi, quali il piombo e gli idrocarburi policlinici aromatici;
il favorevole rapporto idrogeno/carbonio del metano determina una produzione di anidride carbonica sensibilmente inferiore rispetto agli altri combustibili. Tale approccio non richiede una «rivoluzione»

nel sistema motore, ma solo una evoluzione, che si basa su tecnologie per il metano già esistenti. L'utilizzo della miscela idrogeno/metano per l'alimentazione di motori a combustione interna rappresenta un primo concreto passo verso l'utilizzo di idrogeno nel settore della mobilità. L'incremento del contenuto di idrogeno nel combustibile riduce ulteriormente le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, dal momento che rende la combustione più completa ed efficiente. Grazie alla relativa semplicità tecnologica e a costi contenuti derivanti dalle modifiche all'impianto di alimentazione, tale soluzione si presta come utile «palestra» per l'utilizzo dell'idrogeno e come «acceleratore» della sua diffusione nel settore dei trasporti. Perciò promuovere il metano a livello governativo significa promuovere una soluzione del presente e del medio termine, che può costituire anche un ponte di collegamento con una soluzione a medio-lungo termine verso tecnologie ancora più pulite, quali il biogas e l'idrogeno, che sono parte della strategia europea per l'energia e la mobilità sostenibile -:
se siano al vaglio del Ministro misure relative alla promozione dell'uso del metano per gli autoveicoli di nuova fabbricazione in Italia;
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di un maggiore utilizzo del metano come combustibile sia nel settore degli autoveicoli che degli autotrasporti.
(4-05120)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Journal National Cancer Institute di Oxford, una delle più importanti riviste internazionali di oncologia, ha pubblicato una ricerca realizzata dagli istituti di endocrinologia siciliani in collaborazione con l'osservatorio epidemiologico e l'Agenzia per l'ambiente della regione Sicilia, in cui si afferma che nel territorio catanese l'insorgenza di tumori alla ghiandola tiroidea ha registrato un sensibile aumento, rispetto alla media nazionale italiana. Una delle cause ipotizzate, potrebbe essere l'acqua potabile che sgorga dal vulcano Etna, ricca di metalli pesanti potenzialmente pericolosi. Dalle analisi effettuate su alcuni campioni è stata evidenziata la presenza degli elementi ferro, boro, manganese e vanadio, oltre che di radon, attestata a livelli al di sopra della massima concentrazione ammissibile;
nel 2002-2004 i ricercatori hanno accertato che l'incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è stata di 31,7 casi ogni 100 abitanti, per quanto attiene a persone di sesso femminile, e di 6,4 per i cittadini di sesso maschile, contro una media della metà nel resto dell'isola, simile a quella italiana: 14,1 nel primo caso e 3 nel secondo. Altre ricerche avevano evidenziato che il territorio catanese e le Hawaii sono accomunate dall'alto numero di tumori della tiroide, pertanto era stato immediato il collegamento con il vulcano, unico elemento in comune;
oltre all'importanza data nel corso degli anni alle emissioni di vapore vulcanico i ricercatori si sono soffermati anche sulla qualità dell'acqua che sgorga dall'Etna. Il direttore dell'istituto di endocrinologia di Catania, dottor Riccardo Vigneri, spiega che «l'incidenza di tumori alla tiroide in provincia di Catania è alta anche nei comuni che sono lontani dal vulcano. Mentre non è così in aree della provincia di Messina che sono più vicine all'Etna. Da qui gli accertamenti sull'acqua che è l'unico elemento che accomuna i residenti della provincia». Le analisi delle acque hanno accertato livelli di metalli pesanti e radon troppo spesso al di sopra del cosiddetto MAC (massima concentrazione consentita). «Nell'acqua ci sono metalli pesanti potenzialmente pericolosi - spiega Gabriella Pellegriti, responsabile esecutivo della ricerca - ma non abbiamo la dimostrazione scientifica di un rapporto causa-effetto tra queste sostanze e l'insorgenza di tumori». Lo studio ha accertato

l'aumento di un particolare tipo di tumore alla tiroide cosiddetto «papillifero»;
la ricerca sta suscitando grande interesse nella comunità scientifica soprattutto in altre aree del mondo in cui ci sono vulcani attivi. Il dottor Vigneri auspica interventi volti al miglioramento della qualità dell'acqua di Catania. «Si potrebbe per esempio pensare di filtrarla anche se forse si tratta di un intervento molto oneroso. In alternativa si potrebbe tenere conto di studi fatti sempre in ambito universitario che hanno immaginato di miscelare l'acqua dell'Etna con quella proveniente da altri bacini idrici in modo da abbassare drasticamente il livello di metalli pesanti». In tal modo bisognerebbe procedere con studi incrociati, bisogna lavorare tutti insieme. Servono studi multidisciplinari e mirati, in quanto è di vitale importanza anche il fattore antropico dell'inquinamento;
se l'ipotesi dei ricercatori dovesse essere verificata, sarebbe di vitale importanza per tutti i cittadini italiani, far sì che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dia inizio alla registrazione dei livelli di elementi pesanti su tutto il territorio nazionale, in quanto la maggior parte del sottosuolo italiano è di origine vulcanica. Infatti, tutta la parte che va dall'alto Lazio fino alla Sicilia è interessata, o lo è stata in passato, da fenomeni vulcanici, la cui attività, in linea con l'ipotesi svolta, avrebbe sedimentato nel terreno e di conseguenza nelle falde acquifere, ingenti quantità di metalli pesanti -:
se i Ministri intendano attuare un piano di tutela ambientale, simile a quello realizzato dalla regione Siciliana, per evitare l'aggravarsi della salubrità dell'ambiente dovuta all'incidenza di inquinamento ambientale e sostanze vulcaniche;
quali iniziative i Ministri intendano adottare per realizzare un registro nel quale attestare la salubrità dei territori vulcanici del nostro Paese, al fine di evitare una sempre maggiore incidenza del tumore alla ghiandola tiroidea.
(4-05121)

MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Sicilia ha approvato il piano straordinario per l'assetto idrogeologico con decreto del 4 luglio 2000 e adottato il piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico nel 2004 coerentemente a quanto statuito dall'articolo 17, comma 6-ter, della legge n. 183 del 1989 e dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 180 del 1998;
le vittime nel messinese, dimostrano che la emergenza primaria del Paese è rappresentata dal dissesto idrogeologico che interessa il 9,8 per cento del territorio nazionale; il 6,8 per cento di area nazionale coinvolge direttamente zone con beni esposti come centri urbani, infrastrutture, aree produttive;
il progetto IFFI (Inventario dei fenomeni franosi in Italia) realizzato da Apat (oggi Ispra) ha censito 482.272 frane che interessano un'area di 20.573 Kmq;
negli ultimi anni la «politica» si è reiteratamente espressa definendo la difesa del suolo «l'infrastruttura pubblica prioritaria per lo sviluppo del Paese», ma non facendo seguire una adeguata politica di prevenzione, dal momento che ogni anno i fondi destinati alle opere in messa in sicurezza del territorio subiscono decisi tagli;
nel secolo scorso le frane e le alluvioni hanno causato 10.000 vittime, feriti e dispersi e 350.000 senza tetto;
nel periodo 1968-1992 sono stati stimati circa 75 miliardi di euro di danni, con un valore medio di 3 miliardi euro/anno;
limitatamente ai fenomeni alluvionali, l'annuario dati ambientali APAT (oggi Ispra) riporta un totale di 16 miliardi di euro nel periodo 1951-2005;
la legge n. 183 del 1989 è stata abrogata dal decreto legislativo n. 152 del 2006 recante norme in materia ambientale il quale attraverso l'accorpamento dei bacini

istituiti ai sensi della legge 183 del 1989 ha ripartito il territorio nazionale in 8 distretti idrografici;
dei distretti idrografici individuati dal decreto-legge n. 152 del 2006 doveva essere successivamente istituita l'Autorità di bacino distrettuale; tali distretti non sono stati istituiti e non sono operativi;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare negli ultimi 10 anni attraverso la struttura tecnica, che ha gestito sempre l'emergenza, ha realizzato quasi 3000 interventi preventivi e 3250 interventi di messa in sicurezza spendendo complessivamente 1,28 miliardi di euro;
con il decreto del Presidente della Repubblica n. 140 dell'agosto 2009, la struttura tecnica che svolge le istruttorie per gli interventi tecnici nei comuni dissestati è stata soppressa;
il riscontro di marginalizzazione del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è dimostrato dalla grave assenza del ministero medesimo al tavolo nazionale sul negoziato con la Commissione europea per il reperimento dei fondi per il disastro del primo ottobre; all'incontro erano presenti il sottosegretario Letta, il vice presidente della Commissione europea, il ministro per le politiche europee, il capo della protezione civile e il capo del dipartimento per lo sviluppo economico, mancando, incomprensibilmente, proprio il ministero dell'ambiente;
l'abolizione della segreteria tecnica della direzione difesa del suolo e l'esclusione del ministero dal tavolo nazionale rappresentano, ad avviso dell'interrogante, atti coerenti con il disegno di depotenziamento del ministero e preludio a passaggio della competenza tecnica e di spesa ad altre istituzioni o società pubbliche o private -:
quali azioni il Governo intenda intraprendere al fine di attivare quanto previsto dal Testo Unico ambientale sulle autorità di distretto;
come si possa giustificare l'assenza del ministero competente al tavolo nazionale che discute dell'intervento da realizzare in Sicilia nelle zone dissestate dagli eventi luttuosi;
se corrisponda al vero l'ipotesi che al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare verrà tagliato il 40 per cento delle risorse.
(4-05144)

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DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i lavori della commissione di alta consulenza costituita presso il ministero della difesa per mettere a punto il nuovo modello di difesa sarebbero giunti a delle conclusioni, delle quali le Camere non sono ancora state portate a conoscenza;
trasformazioni importanti sarebbero in itinere anche nel delicato settore della contrattualistica e della gestione del patrimonio immobiliare delle Forze armate, in collegamento con l'annunciata istituzione della società Difesa servizi spa -:
quali siano in sintesi le conclusioni della commissione e se e quando intenda riferire dettagliatamente alle Camere, con

particolare riferimento alla volontà di utilizzare la costituenda società Difesa servizi spa per contribuire al finanziamento delle trasformazioni richieste dalla realizzazione del nuovo modello di difesa.
(3-00794)

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

BARETTA e NANNICINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha richiesto nel corrente anno, la riassegnazione, sul capitolo 7203 - Fondo per lo sviluppo, di fondi caduti in perenzione amministrativa relativamente a 13 programmi per l'importo complessivo di euro 12.314.858,97;
il Fondo per lo sviluppo è stato istituito con l'articolo 1-ter del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, al fine di favorire la realizzazione di programmi di deindustrializzazione, di interventi per la creazione di nuove iniziative produttive e di riconversione dell'apparato produttivo esistente;
gli interventi relativi ai programmi su esposti ed in particolare a quelli messi in atto da soggetti territoriali pubblico/privati (di cui al decreto ministeriale 14 marzo 1995, «individuazione delle aree che presentano rilevante squilibrio tra domanda ed offerta di lavoro» del Ministero del lavoro e della previdenza sociale), quali Valdarno Sviluppo per euro 1.919.878,25 e Grosseto Sviluppo per euro 3.634.610,74 si sono conclusi e sono stati verificati nel corso dell'anno 2007;
gli enti sopraccitati, avendo anticipato parte dei fondi per tali programmi, si trovano con non pochi problemi di gestione che si ripercuotono sul loro equilibrio economico-finanziario, proprio nel momento in cui potrebbero svolgere un nuovo ruolo di impulso all'economia dei rispettivi territori sottoposti alla crisi del settore manifatturiero nei mercati internazionali;
nel contempo tali somme, ancora da erogare, sono andate in perenzione a partire dall'anno 2006 e pertanto si sono dovute attivare le procedure di reiscrizione a fronte di crediti certi ed esigibili previo accertamento dell'entità del credito mediante le necessarie procedure di controllo;
i residui perenti, pur essendo eliminati dalle scritture contabili, non comportano tuttavia la prescrizione del diritto di credito, che resta quinquennale (si confronti Corte Costituzionale n. 50/81) ed inoltre, come affermato dalla Corte dei Conti (Corte conti, sezione contr. 6 maggio 1993, 75/1993), appare illegittimo il comportamento dell'Amministrazione che provvede a contabilizzare un avanzo di esercizio senza il previo riaccertamento dei residui attivi e passivi, mediante l'applicazione degli istituti contabili dell'abbandono dei crediti e della perenzione amministrativa o prescrizione dei debiti;
lo Stato, non fronteggiando i propri impegni, a causa della perenzione amministrativa, può rischiare di dover pagare interessi moratori, qualora questa possibilità non sia stata esplicitamente esclusa dal contratto, in base al decreto legislativo n. 231 del 2002 (lotta contro i ritardi nei pagamenti) che stabilisce la misura degli interessi con un tasso del 7 per cento aggiunto al tasso BCE;
gli amministratori di tali enti saranno quindi costretti, per non incorrere nella responsabilità amministrativa, a percorrere tale strada con aggravi oltre che per gli interessi anche delle spese legali -:
quali siano i tempi per la reiscrizione di tali somme sia in termini di competenza che di cassa, visto che dall'indagine conoscitiva

sui documenti di bilancio 2010-2012 della Corte dei Conti - sezioni riunite in sede di controllo (audizione dinanzi alle Commissioni riunite bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati e programmazione economica, bilancio del Senato della Repubblica del 15 ottobre 2009), viene messa in evidenza per il 2010 una netta riduzione, rispetto al 2009, delle risorse destinate ad accelerare la reiscrizione ed il pagamento dei residui perenti in conto capitale.
(5-02152)

GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alla fine del mese di luglio 2009, il Cipe ha dato il via libera allo stanziamento di 262 milioni di euro per la metropolitana di Bologna, inserendola tra le 12 opere infrastrutturali approvate per un totale di 3 miliardi di euro;
tali risorse per la metropolitana bolognese si sommano ai 5 miliardi di euro previsti dalla legge finanziaria per il 2008, ai 7,7 di Rete ferroviaria italiana, ai 5,5 della regione e ai 108 del comune di Bologna;
non si registra molto ottimismo, tuttavia, circa i tempi di realizzazione dell'opera nonostante la disponibilità delle risorse, in quanto si resta in attesa di verificare se l'opera potrà essere realizzata a fronte dei vincoli di spesa imposti ai comuni dal patto di stabilità -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative di carattere normativo volte a modificare le disposizioni imposte dal patto di stabilità, al fine di rendere fruibili i fondi resi disponibili per la realizzazione di infrastrutture importanti per la mobilità, come nel caso della metropolitana di Bologna, posto che la loro applicazione rigida rischia di produrre un effetto controproducente per molte situazioni che si ripetono in numerosissime amministrazioni locali.
(5-02153)

COMMERCIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Sicilia con le sue cinque raffinerie, tre in provincia di Siracusa (Augusta, Melilli e Priolo), una in provincia di Messina (Milazzo) e una in provincia di Caltanissetta (Gela), fornisce un contributo importante alla lavorazione del petrolio per l'intero territorio nazionale, raffinando circa il 42 per cento del totale di greggio lavorato in Italia;
i costi di queste lavorazioni sull'ambiente e sulla salute dei cittadini sono rilevanti ed inoltre sul petrolio e sui suoi derivati gravano le accise che, a differenza di altre regioni, sono vengono versate direttamente nelle casse dello Stato a seguito di accordo Stato - Regione Sicilia;
la Sicilia consuma 2.258.000 tonnellate di carburanti, circa il 6,3 per cento del totale dei consumi, e sui quali viene pagata dai consumatori l'accisa, ad esclusione dei consumi in regime di esenzione;
le suddette accise, pagate in Sicilia dai cittadini e dalle imprese, vengono versate nelle casse dello Stato a seguito di accordo Stato-regione Sicilia;
la materia rientra nella normativa armonizzata dell'Unione Europea ed è quindi regolata a livello comunitario. La stessa prevede che le quantità e la destinazione delle accise sono stabilite dall'Unione Europea che ne determina la soglia minima e dallo Stato membro che ne determina la soglia nazionale. Una ipotesi di defiscalizzazione regionale non può pertanto essere una strada percorribile;
le accise gravano sui consumi di oli minerali sottoposti a tale imposta, la Sicilia consuma circa il 6,3 per cento dei consumi nazionali di carburanti e su questo lo Stato incassa la relativa imposta;
la legislazione nazionale prevede, in alcuni casi, l'esenzione per alcune categorie e situazioni particolari e la riduzione del prezzo alla pompa nelle zone di confine:

la legge consente alla Regione Valle d'Aosta, che è zona franca, con un accordo Stato-regione di far entrare nel territorio regionale contingenti di benzine in regime di esenzione, mentre la Regione Friuli Venezia Giulia, con la finanziaria 1996, è stata autorizzata a praticare una riduzione consistente dell'imposta di fabbricazione, a carico del bilancio regionale, determinando un incremento dei consumi con conseguente aumento delle entrate regionali;
i siti siciliani ed i territori circostanti ove sono localizzate le raffinerie hanno subito una grave compromissione dei suolo, delle falde acquifere, delle coste e dell'atmosfera -:
se non ritenga oramai indifferibile, nel quadro delle politiche economiche per il mezzogiorno, l'adozione di iniziative anche di carattere legislativo atte a compensare parzialmente lo squilibrio economico della regione Sicilia e risarcire i cittadini dai danni all'ambiente ed alla salute causati dalle attività di estrazione e raffinazione dei petrolio e dei suoi derivati.
(5-02154)

Interrogazioni a risposta scritta:

CHIAPPORI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la provincia regionale di Palermo deliberò, in data 30 dicembre 1992, n. 191/14/C, l'acquisto di un immobile sito in Palermo, via Belmonte Chiavelli 3/G, di proprietà della Portofino Costruzioni s.r.l., per uso scuola di secondo grado per il prezzo di lire 18.300.000.000, con perizia di stima eseguita dall'ufficio tecnico provinciale;
l'Ufficio tecnico erariale (UTE) di Palermo (sezione erariale) valutò l'immobile come unità distinte di uffici e locali di svago, spogliandolo di tutte le opere contenute per la fruizione a scuola, sottostimandole al prezzo di lire 11.800.000.000;
la provincia, preso atto del nuovo prezzo e del fatto che trattavasi non di scuola ma di distinte unità di uffici e locali di svago che davano su diverse strade, revocò la delibera di acquisto;
oggi l'U.T.E. (sezione catasto), anno 2009, accatasta l'immobile come scuola in categoria D/8, riconoscendo tutta la serie di opere per la fruizione a scuola;
detta catastazione a scuola si riferisce allo stesso immobile stimato nel 1996 (con anno di riferimento del 1992) senza che sia intervenuta alcuna variazione di un solo «grammo» di cemento, di calce o spostamento di qualche porta -:
se il Ministro sia a conoscenza della palese difformità di valutazioni compiute dall'U.T.E di Palermo, in relazione al medesimo immobile di cui in premessa, e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito.
(4-05110)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Islamic Bank of Britain, fondata nel 2004, quotata sul segmento Aim della borsa inglese, ha un capitale di 197 milioni di sterline, pari a poco più di 200 milioni di euro, in asset, di cui 172 milioni sono i depositi. La Bank of London and the Middle East, creata nel 2006 dalla Boubyan Bank of Kuwait che ne è tuttora la proprietaria, opera invece nei servizi di tesoreria per le istituzioni finanziarie islamiche, nel wealth management, nel corporate e nel private banking, il tutto per 782 milioni di sterline di attività patrimoniali. Altre due banche islamiche, la Eiib e la Gatehouse, possiedono rispettivamente 278 e 54 milioni di sterline di asset;
la scorsa estate, la Francia ha approvato, dopo una serie di traversie che hanno comportato anche un difficile passaggio alla Corte costituzionale di Parigi, la sua legge di apertura alla finanza islamica, e in Germania, la tesoreria di Magdeburgo ha lanciato all'inizio di ottobre 2009 la

prima emissione obbligazionaria islamica europea per 100 milioni di euro. L'Europa, quindi, dopo anni in cui ha assistito alla marcia trionfale sul suo territorio dei fondi sovrani dei Paesi arabi, sta cercando di entrare nel complesso meccanismo dell'intermediazioni islamica;
nell'«annus horribilis» della finanza, il periodo estate 2008-estate 2009, mentre il sistema globale si contraeva, il segmento islamico saliva di oltre il 20 per cento, fino a superare, stando alle indicazioni della rivista The Bunker, il livello di 900 miliardi di dollari, 100 in più delle precedenti stime su cui hanno lavorato i tecnici di Bankitalia. Una crescita esponenziale e irrefrenabile in tutti i segmenti: ad esempio, le obbligazioni sul modello sukuk, cioè emesse secondo i dettami dalla legge coranica Sharia e riservate ai cittadini musulmani, raggiungeranno a fine anno i 122,7 miliardi di dollari in circolazione, a quanto prevede Moody's;
decisive sono state le liberalizzazioni varate dall'Accounting ad Auditing Organization for Islamic Financial Institutions, l'organismo di vigilanza che ha sede nel Bahrein, nel 2006 e nel 2007. Secondo quanto stabilito, resta fermo il divieto di corrispondere interessi; per aggirare questo ostacolo, però, vengono create alcune misure importanti. La più diffusa si chiama «murabaha sukuk», secondo cui l'ente che vuole finanziarsi vende ad una nuova entità appositamente costituita, una casa, un terreno, o qualcosa di valore. Questo «vehicle» crea i titoli, li piazza sul mercato e corrisponde la retribuzione agli investitori finali, in un'unica soluzione alla scadenza. Quando arriva questo momento, per restituire i soldi ai sottoscrittori, il «vehicle» rivende il bene all'originario debitore, scalando una parte che corrisponde grosso modo a quello che si può chiamare «interesse». Un meccanismo apparentemente complesso ma di sorprendente efficacia che ha una serie di varianti: il «sukukl al istisna» che è simile al «project-financing» infrastrutturale, il «sukuk al istithmar» che a sua volta somiglia al venture capital, il «sukuk al musharaka» che condivide i rischi di un affare;
l'importante è legare il finanziamento ad attività reali senza promettere tout court un certo rendimento, perché secondo la Sharia il divieto scatta quando è il mero denaro a produrre altro denaro, la cosiddetta «riba», che vuol dire anche «usura». Anche i mutui immobiliari prevedono che sia la banca a comprare la casa, che poi viene in un certo senso affittata al proprietario, il quale ne assume il pieno possesso solo all'estinzione del mutuo. Fermi restando questi criteri base le regole sono molto meno ferree rispetto a pochi anni fa, tanto che si sta anche sviluppando un mercato secondario per le obbligazioni e altri titoli: è ancora agli albori ma sembra promettere occasioni d'oro, ed è proprio per questo che la finanza islamica si sta ampliando ben oltre i due tradizionali poli, Jeddah in Arabia Saudita, Dubai e tutti gli Emirati da una parte, Giacarta, Singapore e Kuala Lampur dall'altra. La globalizzazione è nei fatti: in agosto, la Banca Mondiale, tramite la «International Finance Corporation», ha emesso i suoi primi sukuk-bonds per 100 milioni di dollari;
«l'anno prossimo sarà molto interessante, perché ci sarà un'ondata di nuove emissioni da parte di fonti non tradizionali», prevede Mohammed Dawood, capo del debt capital market della Hsbc Amanah, il braccio islamico della banca anglo-cinese. Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia, afferma in un suo editoriale: «Benché non siano ancora disponibili statistiche ufficiali dalle quali desumere con precisione gli sviluppi globali della finanza islamica, alcune stime effettuate in via riservata quantificano la sua attuale portata sopra agli 800 miliardi di dollari, in termini di asset intermediati, con oltre 600 istituti coinvolti in una cinquantina di Paesi. La crescita della finanza islamica è un aspetto del ruolo sempre più importante rivestito nel sistema finanziario globale da numerose economie emergenti. Naturalmente si tratta di uno sviluppo molto gradito, in

quanto spalanca nuove opportunità per convogliare produttivamente le risorse finanziarie sia a quei Paesi sia ad altri mercati». Inoltre «per la Banca d'Italia è importante approfondire le conoscenze in proposito, anche in considerazione delle rilevanza che la finanza islamica assume per i compiti istituzionali che le spettano, in qualità di membro dell'Eurosistema e di Autorità di vigilanza del settore finanziario e bancario in Italia -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di inserire, anche nel settore economico-finanziario italiano, gli strumenti portanti della struttura economica islamica, nell'ottica di un sistema finanziario globale stabile e solido.
(4-05119)

MARCHIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
La Repubblica di San Marino ha recentemente avviato la distribuzione di una card (Smac - San Marino Card) che al momento dell'effettuazione di acquisti presso esercizi convenzionati viene dall'esercente caricata di un importo equivalente allo sconto predeterminato, successivamente spendibile in uno dei punti vendita affiliati all'iniziativa;
i carburanti per autotrazione in vendita nell'ambito del predetto Stato, sia in ragione di un loro minore costo in confronto a quello dei carburanti venduti nel territorio italiano, sia in conseguenza dell'iniziativa «Smac Card», hanno un prezzo inferiore di circa 16 centesimi di euro al litro rispetto a quello praticato in Italia;
l'ulteriore diminuzione del prezzo dei carburanti a San Marino ha ancora di più penalizzato i gestori degli impianti di distribuzione nelle aree confinanti, che hanno visto crollare il volume dei carburanti venduti -:
se non ritenga di predisporre nuove iniziative legislative volte a ridurre il prezzo dei carburanti nelle aree confinanti con la Repubblica di San Marino, in analogia con le disposizioni già adottate con l'articolo 2-ter del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito dalla legge n. 189 del 4 dicembre 2008, al fine di diminuire la concorrenzialità delle rivendite di carburanti situate nel territorio elvetico.
(4-05128)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:

ASCIERTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la vicenda di Stefano Cucchi ha posto e pone tuttora alcune riflessioni sullo stato di detenzione e custodia cautelare degli arrestati;
l'interrogante ricorda per esperienza personale che alcuni anni addietro quando le Forze di polizia arrestavano l'autore di un reato, questi veniva tradotto, al termine degli atti, presso la casa circondariale competente ed in caso di processo per direttissima era compito della polizia penitenziaria tradurre il reo tribunale per il giudizio;
tale procedura consentiva alla persona in stato di detenzione di poter accedere, in caso di necessità, a tutte le cure sanitarie del caso, essendo le strutture dotate di infermeria con la presenza di personale medico adeguato;
l'eventuale ripristino di tali disposizioni pertanto, ad avviso dell'interrogante, oltre che assicurare il bene primario della salute per il recluso, favorirebbe una migliore ottimizzazione di uomini e mezzi delle Forze dell'ordine che potrebbero essere impiegati più efficacemente nella lotta al crimine -:
se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità e la compatibilità del ripristino di tale disciplina attraverso idonee

iniziative, anche di carattere normativo.
(3-00786)

NICOLA MOLTENI e FORCOLIN. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre 2009 è stato inaugurato il nuovo palazzo di giustizia a San Donà di Piave, in provincia di Venezia;
la sede del tribunale civile e penale costituisce una struttura giudiziaria all'avanguardia, rispondente alle esigenze di un territorio connotato da un elevato bacino di utenza e da elevati indici di produttività, realizzato in un arco temporale relativamente breve, ma ciò nonostante sta già vivendo le prime disfunzioni legate alla carenza del personale amministrativo addetto alle cancellerie;
recentemente si sono già verificate alcune scoperture e, con il trasferimento ad altra sede del cancelliere B3 del giudice di pace di San Donà di Piave, sono state sospese di fatto molte attività di cancelleria, non vengono rilasciate le formule esecutive, non si sono svolte alcune udienze penali;
in tale contesto, il presidente della corte d'appello di Venezia ha disposto, con provvedimento urgente del ventinove aprile 2009, l'applicazione temporanea del cancelliere del tribunale per due ore alla settimana presso il giudice di Pace di San Donà di Piave;
tale ricorso alla mobilità per sopperire alle carenze di organico riveste carattere temporaneo e non rappresenta una soluzione adeguata per un efficiente funzionamento del servizio giustizia che la struttura di recente inaugurazione dovrebbe garantire -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rendere efficiente ed efficace il lavoro della nuova struttura del Tribunale di San Donà di Piave e in quale arco temporale ritenga di poter disporre l'aumento dell'organico del personale amministrativo.
(3-00787)

NICOLA MOLTENI e BRIGANDÌ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
allo stato attuale tutta la magistratura onoraria fornisce un apporto rilevante al funzionamento del sistema giudiziario italiano, con un ruolo insostituibile nella trattazione di un parte consistente del contenzioso complessivo;
questi operatori del diritto, aventi frequentemente una professionalità decennale, cesseranno l'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali il 31 dicembre 2009, secondo le disposizioni vigenti in materia;
nel maggio 2008, con decreto-legge n. 95 del 2008, evidenziata «la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per consentire l'esercizio di funzioni giudiziarie ai magistrati onorari, in ragione delle disfunzioni che la cessazione della loro attività recherebbe agli uffici giudiziari», si è provveduto alla ennesima proroga nelle funzioni di questi servitori dello Stato, in attesa della riforma organica della categoria da attuarsi entro il 31 dicembre 2009, secondo quanto previsto dall'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998;
da lungo tempo, si attende un riordino complessivo della magistratura onoraria per l'attribuzione di una collocazione ordinamentale, per la definizione di compiti e per il riconoscimento di un trattamento economico adeguato e connaturato alla funzione onoraria svolta;
l'organico della magistratura onoraria di pace è sottodimensionato di oltre 1.885 unità e tale situazione diverrà più critica a partire dal 2010, quando scadrà il mandato, non più rinnovabile, di circa 800 giudici di pace, con perdita di una professionalità insostituibile -:
se il Ministro intenda assumere iniziative di carattere normativo volte a ulteriormente prorogare la data del mandato

dei magistrati onorari fissata al 31 dicembre 2009, per i quali non è consentita un'ulteriore conferma secondo quanto previsto dall'articolo 42-quinquies dell'ordinamento giudiziario (regio decreto n. 12 del 1941);
se intenda nel suddetto termine assumere iniziative di carattere normativo per la riforma organica della magistratura onoraria prevista dall'articolo 245 del decreto legislativo n. 51 del 1998;
se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per evitare la paralisi degli uffici del giudice di pace, considerata la scadenza nel 2010 di oltre il 50 per cento dell'organico, non più prorogabile nell'esercizio di funzioni giurisdizionali;
se il Ministro intenda avviare iniziative, anche di carattere normativo, al fine di riconoscere un trattamento retributivo conforme all'articolo 36 della Costituzione, riconoscendo altresì alla magistratura onoraria un ruolo definito che attribuisca pari dignità rispetto alla magistratura togata in attuazione di quanto stabilito dall'articolo 107 della Costituzione, dove è sancito che i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni.
(3-00788)

DELFINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni, nelle sezioni Alta Sicurezza della casa circondariale di Asti è iniziata una protesta che, oltre a destare molte preoccupazioni, determina fattori di grave rischio per la sicurezza e l'ordine dell'intero istituto: i detenuti battono le vettovaglie per ore contro le inferriate e i blindati, rifiutano ad oltranza qualsiasi tipo di vitto, la doccia, la socialità, l'assistenza sanitaria, l'ora d'aria, nonché la partecipazione alle attività trattamentali;
risulta facilmente intuibile che con il trascorrere dei giorni queste astensioni volontarie potrebbero far degenerare in violenze il clima pacifico della manifestazione;
la ribellione sopra descritta tende a contestare le pesanti limitazioni dei diritti previsti dall'ordinamento penitenziario a causa del sovraffollamento, l'assenza di qualsiasi comunicazione con il dirigente, la mancanza di interventi sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati, nonché la mancata fornitura di materiale ed oggetti necessari alla pulizia dei locali e all'igiene personale;
già ben prima della protesta sono state denunciate e segnalate alle autorità competenti lo stato di abbandono dell'istituto e le condizioni di invivibilità ed insicurezza dei carcerati;
nessun risultato concreto è stato finora raggiunto. Anzi, recenti disposizioni dell'Amministrazione hanno aumentato a dismisura il carico di lavoro, senza dar corso ad una necessaria implementazione degli organici -:
quali urgenti misure intenda adottare, al fine di ripristinare condizioni di serenità e gestibilità dell'istituto, oggi gravemente compromesse.
(3-00789)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la cronica carenza di personale amministrativo del tribunale di Marano, sezione distaccata del Tribunale di Napoli, rende concretamente impossibile il regolare svolgimento di interi servizi, fermi da svariati mesi, quali la trasmissione ai giudici del gravame dei processi con imputati a piede libero decisi e appellati e la sottoposizione delle istanze di liquidazione di avvocati d'ufficio e custodi ai giudici;

risulta agli interroganti che in tutta la sezione distaccata di Marano vi sia meno personale amministrativo in servizio che in una sola delle dodici sezioni penali del Tribunale di Napoli: in particolare, al settore civile vi è un solo cancelliere, mentre al settore penale ve ne sono tre, dei quali due vicini al pensionamento;
la competenza del Tribunale di Marano si estende su un territorio dove abitano più di trecentomila abitanti, che comprende, oltre al comune di Marano con i suoi 59.215 abitanti, anche i comuni di Giugliano (113.595 abitanti, terza città dalla Campania dopo Napoli e Salerno), Melito, Mugnano, Villaricca, Qualiano e Calvizzano;
nel suddetto territorio, ad alta densità criminale, opera dunque la sezione distaccata di Marano, dapprima nella sede di via Lazio, fatiscente e nella quale mancavano anche i requisiti minimi di igiene e sicurezza, poi nella struttura di via Nuvoletta, immobile di recente costruzione ma privo di spazi sufficientemente ampi e di uscite di sicurezza;
in questo contesto ambientale i giudici rischiano di vedere vanificato tutto il loro lavoro, poiché le sentenze da loro emesse, che per lo più vengono appellate, vedranno la sicura impugnazione degli avvocati difensori, i quali sanno che, a causa della carenza di personale di cancelleria, ci vorranno anni perché i fascicoli vengano trasmessi alla Corte d'Appello di Napoli e alla Corte di Cassazione, cosa che comporta la probabile prescrizione dei reati;
inoltre, le istanze di liquidazione dei difensori e dei custodi dal marzo 2008 non vengono neanche trasmesse ai giudici, poiché il personale non ha il tempo materiale di cercare i fascicoli;
nel settore civile, infine, le sentenze non sono state pubblicate per mesi a causa della mancanza del personale addetto, e in quello penale i tre giudici, nonostante l'emissione di 300-400 sentenze l'anno, si ritrovano sui loro ruoli, al 30 ottobre scorso, ben 3323 processi -:
quali valutazioni il Ministro interrogato intenda fornire riguardo ai fatti suesposti e quali iniziative intenda intraprendere al fine di porre rimedio alle suddette gravi disfunzioni in termini di stanziamenti per la sicurezza e l'efficienza delle strutture, per la dotazione di personale amministrativo e la relativa riqualificazione professionale e in termini di revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
(5-02147)

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre 2008, a seguito delle segnalazioni dei rappresentanti delle aziende che forniscono apparati e servizi per le attività a supporto delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni il Ministro interrogato ha istituito l'unità di monitoraggio sulle spese per intercettazioni telefoniche ed ambientali e per consulenze (U.M.I.) con la quale ha cercato di stimare puntualmente costi e debiti effettivamente accumulati dalle procure della Repubblica nel corso degli esercizi antecedenti il 2009;
il Ministero della giustizia ha ottenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze uno stanziamento straordinario con il quale l'U.M.I. nel corso della passata estate, dopo una lunga trattativa con le società fornitrici dei servizi di supporto alle intercettazioni, ha onorato una parte del debito pregresso scongiurando il blocco dei servizi e conseguentemente di importantissime indagini giudiziarie di contrasto alla criminalità, con uno sforzo particolarmente apprezzabile;
dall'audizione delle aziende fornitrici presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati si è appreso che tutte le stime fatte dal Ministero della giustizia negli esercizi precedenti si sono sempre rivelate parziali e dunque insufficienti, basate sulla contabilizzazione fornita dalle procure e non sulle fatture effettivamente in giacenza presso le stesse;

le spese per le operazioni di intercettazioni per l'anno corrente insistono sul bilancio del Ministero della giustizia al capitolo n. 1360, destinato genericamente alle spese di giustizia (comprensive tra l'altro delle spese relative al gratuito patrocinio), gran parte delle spese per intercettazioni del 2009 sono ancora inevase, e, sulla base delle risorse allocate ed in assenza di specifico intervento, sono destinate a rimanere tali;
nel disegno di legge finanziaria per il 2010, ai conti dei residui passivi al 31 dicembre 2008 del Ministero della giustizia, al suddetto capitolo n. 1360, si riporta un residuo di soli euro 8.994.203, quando dalle informazioni avute dalle tre principali aziende fornitrici di servizi per le intercettazioni si è appreso che solo loro vantano crediti fino al 31 dicembre 2008, per oltre 60 milioni;
sempre secondo quanto accertato dai tre maggiori fornitori di servizi a supporto delle attività di intercettazioni, le spese relative alle operazioni di intercettazioni effettuate dal 1o gennaio 2009 sino alla data odierna, per l'intero comparto, ammontano già ad oltre 160.000.000 (centosessantamilioni) di euro, stimati per difetto;
il Ministero dell'economia e delle finanze ha recentemente istituito apposito capitolo di bilancio per le spese delle intercettazioni ed, in particolare, nel disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012, alla Tabella n. 5, intitolata allo Stato di previsione del Ministero della giustizia per l'anno finanziario 2010, l'apposito capitolo 1363 dedicato alla spese di giustizia per l'intercettazioni di conversazioni e comunicazioni (istituito, come ivi indicato, per una migliore allocazione della spesa già facente carico al capitolo n. 1360) riporta l'importo previsionale e di autorizzazione alla cassa per euro 179.801.120, ovvero di circa 180 milioni di euro e nessun importo residuo;
da quanto esposto emerge che il perdurare della situazione porterà il Ministero della giustizia ad avere un debito effettivo per l'anno 2009 pari o superiore a quello esistente nell'ottobre del 2008, riproponendo la situazione che si era voluto sanare attraverso una faticosa transazione. Tra l'altro, la transazione ha visto la concessione da parte delle imprese di uno sconto pari al 10 per cento sul credito incassato e la rinuncia degli interessi maturati e maturandi in uno scenario di assoluta eccezionalità, giustificato dal mantenimento del dialogo per il difficile accesso al credito bancario e comunque con l'accettazione di un forte impatto economico negativo sui bilanci delle stesse difficilmente ripetibile;
è importante capire quale sia l'esatto ammontare del residuo del debito alla data del 30 settembre 2009 nei confronti di tutte le aziende che forniscono prodotti e servizi per le intercettazioni, nonché quali siano i motivi per cui le suddette cifre continuano ad essere difformi tra quanto maturato dalle aziende che forniscono prodotti e servizi per le intercettazioni ed i residui dichiarati dal Ministero della giustizia nonché le azioni che saranno adottate per una più attendibile ricognizione del debito -:
come il Ministro interrogato intenda far fronte alle spese per le operazioni di intercettazioni ancora insolute per l'anno 2008 e per quello corrente al fine di scongiurare il pericolo che le relative società fornitrici si trovino costrette a cessare il servizio per carenza cronica di liquidità, con conseguente impatto devastante sulle attività di indagine.
(5-02148)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MELIS, FERRANTI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Casa circondariale di Alghero, come gran parte degli istituti penitenziari sardi, versa in condizioni critiche, specialmente per le gravi deficienze che vi si

riscontrano nel personale addetto, in particolare, oltre che negli educatori e negli psicologi, in quello della polizia penitenziaria;
il 14 luglio 2009 nel carcere si è verificato il suicidio del detenuto Eugenio La Ferla, 32 anni, di Vibo Valentia, Calabria, arrestato poco tempo prima dalla polizia di Sassari all'interno di un'inchiesta su un traffico internazionale di droga;
La Ferla, detenuto in attesa di giudizio, si è impiccato legando un lenzuolo alle grate della cella, senza che nessuno abbia potuto impedirlo;
nel 1998, quando fu aperto l'istituto, esistevano tre sole sezioni detentive aperte con la presenza di 90 detenuti e 110 unità di personale; oggi, data la rilevanza via via assunta dal carcere, esistono 7 sezioni, con 235 detenuti e appena 77 unità di personale;
con questo organico ridotto il personale operante nella struttura deve farsi carico della sorveglianza ma anche, contemporaneamente, delle attività trattamentali necessarie per stemperare un po' la tensione: corsi scolastici (scuola alberghiera), corsi di falegnameria, biblioteca, panetteria e tipografia; inoltre delle visite ospedaliere e naturalmente delle traduzioni in tribunale;
è urgente dunque procedere alla rideterminazione della pianta organica, e comunque all'attuazione immediata di quella vigente, e ciò per evidenti ragioni connesse con il buono svolgimento del servizio e con l'effettuazione, se non a livelli ottimali, per lo meno a livelli ordinari delle funzioni di custodia -:
se non ritenga il Ministro di dover provvedere in tempi rapidi innanzitutto ad assicurare l'attuazione dell'organico vigente, per poi procedere al suo allargamento onde corrispondere alle accresciute esigenze dell'istituto.
(5-02149)

MELIS, FERRANTI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 27 della Costituzione stabilisce che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»; la riforma penitenziaria del 1975 e le successive modifiche riaffermano il principio fondamentale che la pena deve declinarsi, ove possibile, secondo percorsi trattamentali, anche alternativi al carcere, come peraltro ribadito anche negli articoli 81 e seguenti delle regole minime dell'ONU del 1955, del Consiglio d'Europa del 1973 e nella Raccomandazione R(87) del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 12 febbraio 1987;
in particolare, la legge n. 354 del 1975, all'articolo 4, stabilisce che «nel disporre i trasferimenti deve essere favorito il criterio di destinare i soggetti in istituto prossimi alla residenza delle famiglie»; ciò per il motivo evidente che le visite e in genere i contatti coi familiari sono gravemente ostacolati dalla distanza geografica e dai costi che i visitatori debbono affrontare per recarsi ai colloqui;
ciò è particolarmente gravoso nel caso dei detenuti nativi della Sardegna, data la particolare difficoltà connessa alla insularità e i costi fortemente più elevati dei viaggi;
per tale ragione il ministero della giustizia e la regione autonoma della Sardegna hanno stipulato il 7 febbraio 2006 (firmatari il sottosegretari di Stato Luigi Vitali e l'allora presidente della regione Renato Soru) uno specifico «Protocollo d'intesa» nel quale «il ministero della giustizia, in attuazione del principio generale di territorializzazione della pena previsto dalla legge n. 354 del 1975 e successive modifiche, si impegna per quanto possibile a destinare e/o a favorire il rientro in istituti della Sardegna dei detenuti di origine, residenza o interessi nel territorio sardo che aspirano a tale rientro, tenendo particolarmente conto del luogo di residenza del nucleo familiare ed

adoperandosi per il reinserimento sociale sia di coloro che sono ristretti, che di quelli che sono in esecuzione penale esterna»;
ciononostante, in palese inapplicazione del Protocollo e della legge, si lamentano numerosi casi di detenuti sardi, anche non sottoposti a regime speciale di sorveglianza, custoditi lontano dalla Sardegna, cosi come più di recente rilevato dallo stesso consiglio regionale della Sardegna (ordine del giorno n. 37, approvato dal Consiglio regionale il 22 novembre 2007) -:
quale sia lo stato di applicazione della legge n. 374 del 1975, articolo 4, sull'intero territorio nazionale e se ne venga rispettata la disposizione relativa al criterio di avvicinamento dei detenuti ai territori di provenienza o residenza;
in particolare, se la disposizione suddetta, rafforzata dal Protocollo citato tra lo Stato e la regione sarda, sia applicata puntualmente nel caso della Sardegna;
quanti detenuti sardi e per quali reati scontino attualmente la pena lontano dall'isola;
se non ritenga opportuno, date le eccezionali situazioni della Sardegna e i costi dei trasporti da e per l'isola, di consentire a quei sardi che scontano pene in carceri lontane dalla Sardegna e che ne facciano richiesta, di essere trasferiti in sedi di detenzione isolane dove sia garantito un percorso di reale rieducazione e reinserimento nel tessuto sociale di appartenenza, al fine di alleviare la sofferenza e i disagi delle famiglie, derivanti dalle distanze, dai costi e dall'inadeguatezza dei trasporti.
(5-02150)

Interrogazioni a risposta scritta:

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per conoscere il grado di civiltà di un Paese, basta guardare nelle sue carceri così come recita Voltaire, grado di civiltà preso in considerazione ogni qual volta si tenta di comprendere come mai un Paese democratico, che proclama l'universalità dei diritti dell'uomo e considera la dignità della persona un valore supremo da rispettare sempre e comunque, non riesca a prendere misure adeguate per evitare i suicidi in carcere o le così dette morti «sospette» (come nel caso Cucchi);
nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere;
con la morte di Bruno Vidali, il veneziano che si è ucciso infilandosi un sacchetto di plastica in testa nel penitenziario di Tolmezzo (Udine), salgono a 63 il numero dei suicidi avvenuti in carcere dall'inizio del 2009;
dal 2000 ad oggi sono ben 547 le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre. I dati di cui si è in possesso, giunti dalla cronaca e dalle associazioni del settore non danno scampo: dieci casi al giorno di autolesionismo, 1.537 detenuti morti in 9 anni, quasi 14 mila i tentati suicidi. Sta tutta qui la perenne emergenza delle «patrie galere»: violenze, suicidi, morti sospette e migliaia di storie di umanità cancellata;
le associazioni del settore suggeriscono l'istituzione di un osservatorio permanente sulle morti in carcere, affinché chi ci lavora dentro e chi le guarda da fuori, possa convincersi che le carceri sanno e soprattutto devono essere trasparenti, poiché una società civile, in quanto tale quando punisce, sa anche essere attenta e rispettosa dei diritti dei condannati;
il problema delle carceri, del sovraffollamento non si risolve soltanto svuotandole, ma rendendole vivibili, dignitose, costruendone di nuove con la certezza delle pene -:
se il Ministro intenda affrontare seriamente i problemi delle carceri italiane, vera «bomba» pronta all'esplosione, e delle morti, ormai all'ordine del giorno che l'interrogante ritiene essere davvero

ingiustificabili in un Paese civile e democratico come l'Italia.
(4-05114)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze - Per sapere - premesso che:
il Lago di Sabaudia o di Paola, insieme ai laghi di Caprolace, dei Monaci e di Fogliano, costituisce uno dei quattro laghi costieri che, unitamente alle zone Umide, va a formare un complesso territoriale dichiarato «Zona Umida di Interesse Internazionale» ai sensi della Convenzione di Ramsar (Iran 1971) implementata nella normativa nazionale con decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 13 marzo 1976;
il Lago di Paola è il più meridionale dei quattro laghi pontini ed è stato designato anche «Zona di Protezione Speciale» ai sensi della Direttiva 79/409/CEE ed è incluso tra i «Siti di Importanza Comunitaria» ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE;
inoltre, ampie aree del Lago, in particolare il Canale Romano (di epoca Neroniana) ed alcune aree ad esso limitrofe, sono soggette a vincolo archeologico, idrogeologico e paesaggistico;
durante gli ultimi vent'anni sulle sponde del Lago di Paola sono stati consentiti numerosi e gravi abusi consistenti nella creazione di una darsena per l'ormeggio non autorizzato di natanti, nonché di annessi capannoni per il rimessaggio, privi del permesso a costruire;
inoltre, in mancanza di adeguate attività di vigilanza da parte delle istituzioni preposte, è stato consentito il passaggio di imbarcazioni di stazza sempre maggiore tra il lago e il mare, senza, peraltro, alcun rispetto dei vincolo storici, archeologici e naturalistici;
nel 2003 è stata demolita la cateratta principale (la «Chiusa Innocenziana», opera del 700, con fondamenta di epoca romana) che custodiva l'accesso del Canale Romano nei pressi della foce a mare; tra il 2003 e il 2007, si è proceduto ad una progressiva manomissione di un arcata della cateratta secondaria (il cosiddetto «Ponte Rosso» e sono state demolite altre chiuse e «lavorieri»); il tutto sempre senza le prescritte autorizzazioni;
le illecite attività sopra elencate hanno causato nel febbraio del 2009, l'esondazione del lago, tanto da richiedere l'ausilio della protezione civile;
il lago di Paola è privato, così come sentenziato in più riprese dalle sezioni Unite della Cassazione, da ultimo con sentenza n. 16891 del 25 luglio 22006, e come definito, dall'Avvocatura generale dello Stato, interpellata dall'Agenzia del Demanio, con nota 6 novembre 2008;
anche altre autorità e amministrazioni dello Stato hanno ribadito la natura privata del lago: il Ministero dell'economia e delle finanze in risposta a due interrogazioni parlamentari del dicembre 2008 e del giugno 2009; l'Agenzia del Demanio nel dicembre del 2008, marzo 2009 e giugno 2009;
consta all'interrogante gli illeciti abusi sopra descritti perpetrati nel Lago di Paola sono stati già attenzionati dalla magistratura di Latina, la quale nel 2007, ha avviato un procedimento penale nei confronti della società «In Land Sea S.r.l.», gestore delle attività di ormeggio, con l'accusa di violazione dei vincoli e grave pregiudizio all'ambiente;
sulla scorta dell'azione penale nei confronti della darsena abusiva sono state sottoposte a sequestro anche le attività di itticoltura, svolte storicamente nel bacino da più di cento anni dalla famiglia Scalfati (proprietaria del bene), contestando la mancanza di concessione demaniale; la Regione Lazio ha confermato con parere del 2 luglio 2009 la sua incompetenza al rilascio di concessioni demaniali sul lago

di Paola, trattandosi di bene di proprietà privata; l'azienda ittica è dunque inattiva da oltre due anni e ha dovuto licenziare oltre 15 dipendenti;
nel contempo la Provincia di Latina ha promosso nel 2008 un progetto denominato «Progetto di riqualificazione del Lago di Paola», volto a consentire il passaggio dei maxi yacht dei cantieri Rizzardi (i cui stabilimenti sono presenti nelle sponde interne del lago); Tale progetto prevede, in difformità a tutti i vincoli gravanti sull'area, l'abbattimento dell'ultima chiusa rimasta nel canale romano e il dragaggio intensivo del suo fondale, favorendo quindi un collegamento di tipo portuale con il mare;
sia il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, sia la regione Lazio, hanno ribadito la necessità di tutelare l'area dagli abusi e di ripristinare quanto manomesso, al fine di conservare un habitat di eccezionale importanza per il mantenimento dell'ecosistema; Per far questo è stato sottoscritto nell'agosto 2009 uno schema di protocollo d'intesa firmato da ambedue istituzioni;
negli ultimi due anni la comunione eredi Scalfati (attuale proprietaria del bacino) ha presentato numerose denunce alla Magistratura ordinaria e alla Direzione investigativa antimafia segnalando pressioni per trasformare l'area lacuale in un porto; Sulla scorta di tali denuncie, la stampa nazionale si è occupata del tema sottolineando che l'inosservanza dei vincoli di tutela sia spesso propedeutica e funzionale allo sfruttamento speculativo del territorio da parte della criminalità organizzata; numerose sono state anche le interrogazioni parlamentari rivolte ai Ministri interessati, che hanno tutti riconfermato i vincoli giuridici e di tutela presenti sull'area;
tra i vincoli di tutela gravanti sul lago di Paola di particolare interesse è quello che vieta la navigazione a motore sul bacino, in quanto insuperabile ostacolo alla trasformazione dello stesso in area portuale; tale divieto è espressamente previsto nelle norme tecniche di attuazione dei piani territoriali Paesaggistici, Ambito n. 13 («Terracina, Ceprano, Fondi») emanate nel 1999; in particolare, l'articolo 28 chiaramente vieta la navigazione a motore nel Lago di Paola; la necessità del divieto di navigazione è ben esplicita negli articoli dal 21 al 28 della stessa deliberazione 30 luglio 1999, n. 4484; il Lago di Paola è sottoposto altresì ai vincoli derivanti sia dalla normativa della legge 1947-1939; sia dalla legge n. 431 del 1985;
nonostante il preciso quadro normativo e giuridico, sia il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, sia il presidente del parco Nazionale del Circeo, che in più circostanze hanno confermato la vigenza del divieto di navigazione a motore sul lago di Paola nella primavera del 2009, sono stati sottoposti ad attacchi sulla stampa locale anche da parte di qualche esponente di locali Istituzioni, interessate al progetto di «riqualificazione» del lago;
con nota protocollo 16359 del 13 giugno 2009, il neo sindaco del comune di Sabaudia, ha trasmesso la propria ordinanza con la quale si disponeva che «è consentito l'accesso e il transito delle imbarcazioni a motore nelle acque del lago di Sabaudia(...)»; Tale ordinanza, palesemente illegittima e contra legem, è stata prima sospesa dallo stesso, sindaco con ulteriore ordinanza e poi annullata due giorni dopo con decreto prefettizio;
il divieto di navigazione a motore è stato quindi confermato: dalla nota del Procuratore della Repubblica di Latina protocollo n. 643/09/M del 18 giugno 2009; dalla nota del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Direzione Generale per la Protezione della Natura, protocollo DPN-2009-13360 del 22 giugno 2009; e dalla nota della Regione Lazio, Dipartimento Territorio, protocollo D2/133855, del 10 luglio 2009;
nonostante tali posizioni, il comune di Sabaudia ha fatto ricorso al Tribunale Superiore delle acque contro il Ministero

dell'ambiente e della tutela del territorio del mare, per l'annullamento delle note dell'ente parco del Circeo n. 1527 del 6 maggio 2009 e n. 1631 del 13 maggio 2009, aventi ad oggetto chiarimenti sul divieto di navigazione a motore sul lago di Paola, per veder sancita l'insussistenza di tale divieto e l'incompetenza dell'ente parco a disciplinare le attività sul lago di Paola;
l'esclusiva competenza dell'ente parco a disciplinare le attività esercitabili nelle aree protette, oltre a quella relativa all'emanazione degli strumenti di regolamentazione e pianificazione (il Regolamento del Parco e il Piano del Parco), è espressamente prevista nella legge quadro sulle aree Protette, n. 394 del 1991;
in completa inosservanza di quanto espressamente previsto dalle legge, con ordinanza del 7 agosto 2009, il Tribunale superiore delle Acque ha accettato il ricorso del comune di Sabaudia, determinando la sospensione di provvedimenti impugnati e fissando in giorni 90 dalla data del provvedimento il termine entro il quale il comune di Sabaudia dovrà stabilire, con propria delibera, gli obiettivi da conseguire con il regolamento, nonché convocare la conferenza dei servizi onde procedere all'emanazione del regolamento, con invito a partecipare in favore degli enti statali, regionali, e provinciali interessati, compreso l'ente parco Nazionale del Circeo;
con tale ordinanza, pertanto secondo l'interrogante il Tribunale Superiore delle acque ha ribaltato la procedura della legge quadro sulle aree protette n. 394 del 1991 che prevede il parere degli enti locali dopo che il Regolamento sia stato adottato dall'ente parco, creando così un meccanismo nel quale gli interessi collettivi tutelati da un ente statale diventano subalterni ad altri interessi;
contro tale ordinanza è stato presentato reclamo da parte dell'ente parco e dalla comunione Eredi Scalfati; il tribunale superiore delle acque appare peraltro incompetente a giudicare su tali materie, ma ha respinto entrambi i reclami con ordinanza 22 ottobre 2009, sostenendo che: «il divieto di navigazione all'articolo 28 del Piano Territoriale Paesistico numero 13 non risulterebbe confermato nell'articolo 6 della legge regionale 24 del 1998, e in ogni caso la libertà di navigazione dei natanti a motore sarebbe destinata a venir meno con l'adozione di una regolamentazione organica della materia»; il Collegio ha rinviato la trattazione nel merito all'udienza fissata per il 9 dicembre 2009;
la legge regionale n. 24 del 1998 alla quale fa riferimento il Tribunale superiore delle acque non considera espressamente il divieto di navigazione a motore nel Lago di Paola in quanto lo stesso è contenuto nelle norme tecniche di Attuazione del P.T.P. Ambito n. 13 emanate l'anno dopo, cioè nel 1999, inoltre, l'articolo 6 della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 non tratta della materia in quanto il riferimento non è corretto, essendo oggetto di tale articolo la protezione delle coste dei laghi, ossia la terraferma costeggiante gli specchi lacustri e non la superficie acquea degli stessi;
l'anomala situazione in cui versa il Lago di Paola potrebbe essere inquadrata, vista la prossimità dell'area, nelle vicende di abusi e illegalità legati alla presenza, delle cosche calabresi e della mafia zona pontina -:
se non si ritenga necessario avviare un'ispezione in merito alle numerose denunce che da oltre dieci anni sono state inoltrate alla procura di Latina per fermare l'abusivismo all'interno del parco nazionale del Circeo e sul Lago di Sabaudia, per evidenziare eventuali omissioni o carenze;
se non si ritenga di ricorrere contro il sequestro dell'impianto di itticoltura sul Lago di Paola disposto dalla Procura di Latina, che avrebbe come presupposto una presunta demanialità del bene smentita da unanime giurisprudenza della Corte di Cassazione e da recenti pronunciamenti dell'Agenzia del Demanio, dell'Avvocatura dello Stato, della Presidenza della Repubblica e della Regione Lazio;

se in considerazione di tutto quanto sottolineato e della possibilità di pressioni o condizionamenti esterni volti a favorire un significativo progetto speculativo sull'area, in un contesto fortemente condizionato dalla presenza di interessi legati al clan dei casalesi e alle 'ndrine calabresi, non si renda necessario un trasferimento delle controversie giudiziarie relative al Lago di Paola presso altro Foro competente, diverso da Latina;
se non si ritenga che a seguito della situazione di grande pressione mediatica sul possibile sfruttamento dell'area non vi sia un rischio reale per le persone che si oppongono a tali progetti speculativi per la loro incolumità, anche alla luce delle denuncie presentate alla Direzione Investigativa Antimafia e in caso affermativo, quali iniziative s'intendano assumere in proposito;
se sia noto quale sia stato il ruolo dell'amministrazione comunale di Sabaudia nel portare avanti in più sedi il tema della navigabilità a motore sul Lago di Paola e quale ruolo abbiano ricoperto i cantieri navali Rizzardi e il gestore della darsena abusiva In Land Sea sul Lago di Paola in tale contesto;
quali iniziative si intendano mettere in atto per salvaguardare il proprio ruolo nella rappresentanza e difesa del Lago di Paola, quale area protetta ai sensi della legge n. 394 del 1991;
quali progetti e quali iniziative intendano mettere in atto per ripristinare le aree devastate dagli abusi, anche al fine di non incorrere nelle procedure di infrazione previste dall'Unione europea a seguito di un declassamento dell'area;
se si intenda impugnare la decisione del tribunale superiore delle acque pubbliche che, rappresenta secondo l'interrogante un grave precedente che potrebbe essere utilizzato da amministrazioni comunali in altre aree protette dal territorio nazionale per rivendicare una loro competenza sovraordinata rispetto a quella degli ente parco;
se, infine, si ritiene che il Protocollo d'Intesa con la Regione Lazio sarà sottoscritto in forma definitiva in tempi ragionevoli, in modo da poter costituire una pietra miliare per l'avvio di uno sviluppo ecocompatibile nell'area del Lago di Paola, in contrasto con gli interessi illegali che si sono manifestati negli ultimi anni.
(4-05122)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 è stato bandito un concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con provvedimento del direttore generale del 21 novembre 2003;
dopo ben quattro anni di procedura concorsuale, il 15 dicembre 2008 nel Bollettino Ufficiale del Ministero della giustizia n. 23, è stata pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso;
ad oggi il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha assunto solo i primi 97 vincitori, a cui dovrebbe seguire a breve assunzione dei restanti 300, dopo aver proceduto alle istanze di interpello annuale nazionale di mobilità interna del personale;
sul ritardo nella chiamata in servizio dei vincitori del concorso - ritardo che da un lato lede le legittime aspettative di quanti attendono delle risposte per poter programmare in maniera più compiuta il proprio futuro e dall'altro stride con l'attuazione della Costituzione e del regolamento penitenziario, peraltro mortificando la richiesta di sicurezza della società - gli interroganti hanno già depositato l'atto di sindacato ispettivo n. 4/00965 al quale, nonostante i numerosi solleciti, non è ancora stata data risposta;
se e quando avverrà, l'annunciata assunzione di queste nuove forze, seppur

sicuramente utile, risulterà comunque palesemente e gravemente insufficiente rispetto alle esigenze della numerosissima popolazione carceraria, il che peraltro lo si può facilmente evincere valutando i dati emersi dalle relazioni, dai dossier e dagli articoli che hanno per oggetto le condizioni di vita dei detenuti in carcere;
ed invero per questa figura professionale in passato sono già state apportate drastiche riduzioni tali da portare la pianta organica alle attuali 1.088 unità (anche se ad oggi, in servizio, risultano esservi solo 686 educatori ai quali andranno ad aggiungersi i 300 restanti vincitori, giungendo così ad una quota di 968 unità, tutto ciò a fronte di una popolazione detenuta che attualmente sfiora i 66.000 reclusi);
è lampante pertanto che, nonostante l'assunzione dei 300 vincitori del concorso, negli istituti di pena continueranno a mancare ben 102 educatori previsti in pianta organica, ai quali andranno ad aggiungersi tutti quegli educatori che nel frattempo verranno collocati in pensione avendone ormai maturato i requisiti;
peraltro la pianta organica degli educatori penitenziari risale al 2001, allorquando il numero dei detenuti presenti nelle carceri italiane era di gran lunga inferiore rispetto a quello attuale; il che rende ancora più grave ed evidente la carenza di organico di questa particolare ed importante categoria professionale;
la grave assenza dei citati operatori aggraverà ancor di più il clima e la vita detentiva dei ristretti e dei medesimi operatori ancor in servizio, oltre ad accrescere l'inadempienza al dettato legislativo vigente e al regolamento penitenziario, visto e considerato che molti detenuti non riescono ad usufruire per anni di colloqui con gli educatori, non riuscendo, pertanto, a conseguire alcun giovamento dall'ingresso in carcere;
la mancanza degli educatori comporta inevitabilmente l'aumento dei suicidi, degli atteggiamenti autolesionistici e dell'aggressività dei detenuti nei confronti del personale di polizia penitenziaria;
come si evince dal contenuto della missiva del 16 novembre 2009 indirizzata al Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dal Comitato vincitori e idonei al concorso per educatori, anche dopo l'assunzione dei 300 vincitori del concorso per il profilo da educatore, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avrà a disposizione un avanzo di fondi per assumere subito all'incirca altre settanta unità lavorative, ciò grazie al provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2009, che ha deliberato l'autorizzazione all'assunzione di un contingente di 1.370 unità di personale a tempo indeterminato per l'anno 2009 per le Amministrazioni dello Stato. In particolare, per il Ministero della giustizia le nuove assunzioni autorizzate ammontano a 223 unità, di cui 110 per l'amministrazione penitenziaria. Le predette unità dovrebbero essere ripartite tra i vincitori e gli idonei di tutti i concorsi aventi graduatorie ancora valide presso il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ciononostante gli interroganti ritengono che, alla luce della allarmanti condizioni in cui versano le carceri italiane, una buona parte di questi fondi dovranno essere destinati in via prioritaria all'assunzione degli idonei al concorso per educatori, ciò al fine di restituire al pianeta carcere quella funzione di rieducazione prevista dalla Costituzione e dall'ordinamento giuridico italiano -:
se il Ministro interrogato non intenda provvedere alla assunzione, oltre che dei 300 vincitori, anche dei restanti 102 educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, attingendo gli stessi dagli idonei della vigente e sopra ricordata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale in data 16 aprile 2004, così da consentire anche a costoro di partecipare ai previsti corsi di formazione che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria deve avviare per questi operatori prima del loro ingresso nelle carceri a cui sono destinati, il che eviterebbe, ad

avviso degli interroganti, di dover riattivare i predetti corsi in seguito sprecando inutilmente denaro pubblico.
(4-05123)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una nota dell'agenzia ASCA del 20 novembre 2009 riporta la drammatica situazione del carcere di Piacenza;
attualmente nella struttura penitenziaria vi è una situazione di pesante difficoltà causata dal pesante sottodimensionamento degli organici a fronte di una popolazione detenuta ben oltre i limiti di capienza tollerabile fissati dal Ministero della giustizia;
secondo quanto riferito dall'associazione Antigone all'indomani di una visita effettuata presso la predetta casa circondariale «il sovraffollamento amplifica le criticità legate all'inadeguatezza di una struttura con pesanti problemi di umidità, infiltrazioni d'acqua e salubrità degli ambienti. In particolare appaiono assolutamente intollerabili i disagi che i detenuti sono costretti a vivere a causa del pessimo stato dei locali docce, con tre piatti doccia per sezione che possono arrivare ad ospitare oltre 60 detenuti, dove anche l'acqua calda scarseggia a causa della mancata manutenzione della caldaia. L'effetto combinato di tali fattori contribuisce senza dubbio ad aumentare la tensione all'interno del carcere piacentino, moltiplicando le difficoltà per chi in carcere è costretto a vivere e lavorare»;
la situazione di grave sofferenza in cui versa l'istituto di pena piacentino non consente agli operatori di prestare un adeguato servizio trattamentale ai detenuti e di garantire agli stessi l'assistenza sanitaria, il lavoro, la formazione, le visite dei familiari, le ore d'aria consentite in altri istituti -:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori della casa circondariale di Piacenza;
in ogni caso, quali interventi si intendano mettere in atto per rendere accettabile, dal punto di vista igienico e ambientale, l'attuale struttura carceraria piacentina, nella quale i detenuti scontano di fatto una doppia pena e le stesse condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziarie e del personale amministrativo risultano essere alquanto difficili.
(4-05124)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sul Messaggero Veneto del 18 novembre 2009 è apparso un articolo intitolato «Friuli: le carceri a Udine e Pordenone rimaste senza psicologi»;
sulla vicenda il consigliere regionale del Pd Sergio Lupieri ha presentato un'interrogazione al presidente della Regione, Renzo Tondo, dichiarando quanto segue: «Il livello di disagio e di disperazione dei detenuti e del personale operante negli istituti di pena è ormai giunto a un punto di non ritorno. Disturbi gravi di tipo depressivo, psicosomatici, d'ansia, aggressioni, suicidi, sono troppo frequenti. Certamente mancano psicologi convenzionati con le Aziende sanitarie e operanti nelle carceri regionali. A questo proposito ricordo come a Udine le psicologhe siano state licenziate, mentre a Pordenone si sono licenziate, per cui solo gli psicologi di Trieste, Tolmezzo e Gorizia sono tuttora operativi»;
attualmente nel carcere di Pordenone opera una psicologa libera professionista convenzionata con l'istituto di pena e da

quest'ultimo pagata. Per quanto riguarda il supporto ai detenuti tossicodipendenti, è il Sert che dal 2003 invia il personale, che prima dipendeva dal Ministero della giustizia. Gli psicologi del Sert non prestano più servizio al carcere di Pordenone mentre un medico specialista viene chiamato di volta in volta;
per fortuna ad oggi nel carcere di Pordenone le problematiche psicologiche legate alla tossicodipendenza sono marginali dal momento che la struttura ospita perlopiù detenuti per reati di carattere sessuale e contro i minori;
considerato inoltre che:
tra il novembre 2004 e l'aprile 2006 - con tre tipi di prove preselettive, prove scritte e prove orali - è stato espletato un concorso per 39 posti di psicologi indetto dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con PDG 21 novembre 2003 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale del 16 aprile 2004;
il 15 settembre 2006 è stata pubblicata la graduatoria sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia;
ad oggi a causa del blocco delle assunzioni non sono ancora stati chiamati in servizio i vincitori -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e se i Ministri ne siano a conoscenza;
quali iniziative intendano prendere, negli ambiti di rispettiva competenza, affinché le persone recluse negli istituti di pena di Udine e Pordenone possano usufruire, se del caso, della necessaria assistenza psicologica;
quali provvedimenti intendano prendere, negli ambiti di rispettiva competenza, per garantire la chiamata in servizio dei 39 vincitori con assoluta urgenza tenuto conto del tempo trascorso e dei diritti di giovani che si sono impegnati e che pur avendo superato le prove sono attualmente disoccupati.
(4-05130)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero del 18 novembre 2009, il vicepresidente del consiglio comunale di Spoleto, Paolo Martellini, ha presentato un ordine del giorno sulla difficile situazione in cui versa il carcere della città;
nella circostanza Paolo Martellini ha dichiarato quanto segue: «Il carcere di Spoleto è ormai al limite dell'implosione: il numero dei detenuti è passato dai 270 di aprile ai 462 di oggi. Tali presenze, secondo fonti ministeriali, potrebbero ulteriormente aumentare fino a circa 600 nel giro di pochi mesi a causa dell'invio da parte del D.A.P. di altri detenuti per fronteggiare le emergenze di altre carceri italiane. La situazione è drammatica anche sul fronte della polizia penitenziaria: l'organico che dovrebbe essere assegnato alla Casa di Reclusione di Spoleto è di 388 unità, ma ad oggi sono solo 334 gli agenti in servizio; 19 di questi sono distaccati in altre sedi e si contano quindi 311 unità operative effettive, 77 in meno rispetto a quelle necessarie ad oggi. È evidente che il mancato incremento di operatori penitenziari sia del comparto polizia che civile (educatori, volontari, personale amministrativo) porterebbe inevitabilmente al collasso della nostra città, con conseguenze per l'ordine pubblico e la sicurezza di tutta la cittadinanza»;
già nel recente passato il sindaco e la giunta comunale hanno sollecitato il Ministero della Giustizia a trovare una rapida soluzione al problema del sovraffollamento e della carenza di personale che sta attraversando la locale Casa di Reclusione, ciò anche al fine di porre in essere tutte le ulteriori iniziative necessarie a garantire l'ordine pubblico e la sicurezza della città umbra -:
se quanto denunciato dal vicepresidente del consiglio comunale di Spoleto corrisponda al vero;

se il Ministro non intenda rivedere la decisione di inviare nel giro di pochi mesi altri detenuti presso la Casa di Reclusione di Spoleto, atteso il già alto tasso di sovraffollamento e di mancanza del personale che si registra nella predetta struttura penitenziaria;
quali misure urgenti intenda adottare, promuovere e sollecitare al fine di aumentare l'organico del personale penitenziario e civile che opera nell'istituto di pena in questione;
quali iniziative più in generale intenda assumere affinché vengano garantite condizioni di vita più dignitose sia per chi lavora sia per chi è recluso all'interno del carcere umbro.
(4-05131)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 2000 ad oggi il numero dei suicidi nelle carceri italiane ammonta a 549, i tentati suicidi a 14mila; solo quest'anno sono già 65 i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre, nel corso di tutto il 2007 sono stati 45 e durante l'intero 2008 quarantasei;
in 9 anni 1.537 detenuti hanno perso la vita negli istituti di pena; in pratica ogni anno nelle carceri muoiono 150 persone, di cui circa un terzo per suicidio e due terzi per cause naturali;
ogni giorno nelle celle si contano in media dieci casi di autolesionismo;
secondo quanto riportato dal quotidiano La Sicilia del 16 novembre 2009, agli inizi di novembre cinque detenuti reclusi nel carcere di Ragusa hanno ingerito lamette e pile stilo per protestare contro il sovraffollamento del carcere ibleo, atteso che la predetta struttura conta una capienza regolamentare di 146 persone e tollerabile di 218, mentre i detenuti attualmente presenti sono 257, il che significa che è stata superata la capienza regolamentare del 176 per cento e la tollerabile del 117 per cento;
in particolare i detenuti - uno dei quali si è cucito la bocca con ago e filo, mentre gli altri hanno ingerito pile a stilo e ingoiato delle lamette procurandosi ferite all'intestino che hanno richiesto l'immediato ricovero in una struttura ospedaliera esterna - lamentano di non essere messi nelle condizioni di avere i beni di prima necessità e di poter lavorare per potersi mantenere economicamente;
i drammatici casi dimostrano l'urgenza di intervenire sulle condizioni insostenibili nelle quali versano le strutture penitenziarie, anche strutturando percorsi di formazione e lavorativi all'interno degli istituti di pena così come imposto dal dettato costituzionale e regolamentare che prevedono la funzione rieducativa della pena;
il grave problema dei decessi, dei suicidi e degli atti autolesionistici compiuti all'interno delle strutture carcerarie deve essere tenuto in alta considerazione da parte del Ministero della giustizia, atteso che la vita, la salute e, più in generale, il benessere fisico e psichico delle persone che si trovano in stato di privazione della libertà personale sono elementi che meritano una specifica attenzione ed un costante impegno giusto quanto disposto dallo stesso ordinamento penitenziario -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di ripetersi di episodi di questo genere, che grave turbamento provocano nelle coscienze civili e democratiche dei cittadini italiani; e quali atti concreti intenda urgentemente compiere allo scopo di dare sostegno e sollievo ai detenuti, soprattutto in questa congiuntura di grave e perdurante sovraffollamento delle strutture penitenziarie e di conseguente aumento dei rischi di depressione e di fatti tragici come quelli descritti in premessa, tutto ciò in attesa di provvedimenti legislativi finalmente capaci di dare risposte certe e definitive ai problemi delle carceri italiane.
(4-05133)

DE NICHILO RIZZOLI, MORONI, SALTAMARTINI, BOCCIARDO, SPOSETTI, DE MICHELI, OSVALDO NAPOLI, PAGANO, TOCCAFONDI, RENATO FARINA, TORTOLI, BARBIERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
alcuni giornali italiani riportano preoccupate dichiarazioni circa lo stato di salute, la modalità e le forme di carcerazione della signora Rosanna Garimboldi detenuta presso il carcere di San Vittore a Milano;
lo stesso ministro per i beni e le attività culturali onorevole Bondi, sul Corriere della sera del 22 novembre scorso parla di «Detenzione abnorme e non giustificata da esigenze processuali;
l'europarlamentare e capogruppo del Pdl a Strasburgo, onorevole Mario Mauro, dopo una visita alla Garimboldi dichiara, sul Corriere della sera di oggi: «Non l'avevo mai vista così male... e chiedo... se le forme e i modi di questa carcerazione preventiva così disposta dal nostro sistema non sconfinino nella tortura»;
il nostro sistema giudiziario prevede che la custodia cautelare possa applicarsi esclusivamente in caso di rischio di inquinamento delle prove, pericolo di fuga e reiterazione del reato -:
di quali elementi disponga il Governo, con particolare riferimento allo stato di salute della persona interessata;
se le condizioni ed i modi della detenzione della Garimboldi siano compatibili con le garanzie di rispetto dei diritti umani previste dal sistema giudiziario italiano.
(4-05135)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia ANSA del 17 novembre 2009, una detenuta del carcere fiorentino di Sollicciano avrebbe perso la funzionalità dell'occhio sinistro perché le sarebbe stato somministrato un collirio diverso da quello prescritto;
il legale della detenuta, l'avvocato Fabrizio De Sanctis - che ha già preannunciato che presenterà «una denuncia per risarcimento danni» - ha dichiarato che la donna «era affetta da una grave patologia all'occhio sinistro ed era in attesa di sottoporsi ad un intervento chirurgico, unica speranza di guarigione. Ma l'8 novembre le è stato somministrato un collirio diverso da quello prescritto ed è stata portata d'urgenza in ospedale perché accusava dolori fortissimi alla vista»;
giunta all'ospedale, alla detenuta le sono stati diagnosticati danni irreversibili alla cornea e alla retina, con perdita totale della funzionalità dell'occhio e l'impossibilità di qualunque terapia, anche chirurgica;
il legale ricorda che, per denunciare la situazione igienico-sanitaria del reparto femminile di Sollicciano, nei giorni scorsi la detenuta ha iniziato lo sciopero della fame, al quale hanno poi aderito anche altre detenute con il rifiuto del carrello del vitto;
lo sciopero della fame intrapreso dalle altre detenute del reparto femminile del carcere di Sollicciano è volto inoltre a richiamare l'attenzione anche sulla scadente qualità del vitto, sulla presenza di topi nei cortili e degli insetti nelle celle, sui sanitari rotti e non funzionanti, sulla mancanza di acqua calda da due mesi, sulle infiltrazioni di umidità, sulla scarsità di materiali per la pulizia, sul malfunzionamento del riscaldamento e sulla rarità delle visite della Asl;
il sovraffollamento delle carceri e i tagli ai capitoli di bilancio relativi alla medicina penitenziaria dimostrano come molto spesso il diritto alla salute dei cittadini detenuti venga messo in discussione, fino al punto da arrivare a conseguenze a volte irreparabili -:
se sul caso segnalato in premessa siano stati aperti, anche su iniziativa del

Prefetto, gli opportuni procedimenti amministrativi e disciplinari e quali ne siano eventualmente gli esiti;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, promuovere e sollecitare per rendere le condizioni di vita delle persone recluse nel carcere fiorentino quanto meno dignitose e conformi al dettato costituzionale;
più in particolare quali iniziative i Ministri interrogati intendano prendere, negli ambiti di rispettiva competenza, per dare maggiori garanzie alla tutela del diritto alla salute delle cittadine detenute nel carcere di Sollicciano.
(4-05138)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 15 novembre 2009 l'agenzia di stampa Ansa riportava le dichiarazioni del dottor Alessandro Margara, già magistrato e direttore generale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in merito a ipotetici episodi di violenza da parte di membri delle Forze dell'Ordine nei confronti di cittadini sottoposti a controlli, fermi o arresti, a seguito dei casi che in questi giorni suscitano la motivata indignazione dell'opinione pubblica sulla morte di Stefano Cucchi, come di altre morti avvenute in circostanze sospette nelle more di provvedimenti giudiziari e di sicurezza, e di quanto emerso da una registrazione audio di un dialogo tra alcuni agenti di Polizia penitenziaria che induce il sospetto che nella casa circondariale di Teramo, loc. Castrogno, siano state compiute violenze nei confronti di detenuti;
il dottor Margara, persona di indiscussa attendibilità la cui esperienza professionale porta alla necessaria approfondita conoscenza delle dinamiche dell'agire del personale che ha gestito e con cui ha lavorato, riferisce che «da parte di tutti gli organi di polizia c'è la tendenza alla violenza, soprattutto verso gli inermi», pestaggi negli istituti penitenziari «non sono certo la norma - dice Margara - ma una cosa che purtroppo rientra nell'ordinaria follia di quello che è il carcere oggi. Al personale manca una guida che indichi percorsi diversi» e ricorda che ci sono state più raccomandazioni da parte del Consiglio d'Europa per «evitare che succedano queste cose», evidenziando che sul terreno dell'accertamento delle responsabilità c'è stata «da sempre una mancanza grave da parte della gerarchia penitenziaria»;
si rileva come le affermazioni del dottor Margara giungano a conferma di analoghe segnalazioni rilasciate da funzionari, in servizio e non, delle forze dell'ordine, a organizzazioni quali la redazione di Ristretti Orizzonti, l'associazione Il Detenuto Ignoto, l'associazione A Buon Diritto e l'associazione Antigone;
il movimento radicale, che da sempre basa la sua iniziativa politica ispirandosi ai fondamenti della lotta nonviolenta, rileva come le parole del dottor Margara e degli altri funzionari di polizia siano significativa testimonianza di una situazione che, nel suo verificarsi, sarebbe assolutamente incompatibile con lo Stato democratico e di diritto, e oltre a essere insostenibile davanti a quanto l'esperienza umana di ogni cultura insegna, e che trova in Gandhi immediata rispondenza nell'assunto che «la violenza semplicemente moltiplica il male» e nel conseguente rifiuto di qualsiasi violenza quale mezzo disponibile di ogni società politicamente organizzata, contravviene in assoluto alla Costituzione (articoli 2, 13, 27, 28, 33, 54) e ad ogni legge nazionale in materia, e alle convenzioni internazionali più importanti quali la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (articolo 5), il Patto internazionale sui diritti civili e politici (articoli 6 e 7), la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;
in particolare, si rileva che l'Italia, non prevedendo nell'ordinamento delle

sue leggi alcun reato specifico, né norme specifiche a protezione delle vittime e dei testimoni di atti di tortura, contravviene in modo continuato a quanto ratificato in sede ONU nel Patto internazionale sui diritti civili e politici (articoli 2 e 3) e nella Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti (articoli 2 e 4);
si ravvisa, inoltre, che in assenza di specifici reati, nessun risarcimento è garantito per legge da parte dello Stato nei confronti delle vittime di tortura e dei loro familiari;
come ricordato dal dottor Margara, una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa ha effettuato la settima visita periodica negli istituti di pena italiani dal 14 settembre al 26 settembre 2008 (mentre l'ottava ha avuto luogo dal 27 al 31 luglio 2009, e ha riguardato un controllo sull'applicazione delle ultime disposizioni di legge sul rimpatrio degli extracomunitari nei casi che questi possano essere ricondotti in paesi dove rischiano di divenire vittime di tortura). La pubblicazione del rapporto delle visite ispettive del Comitato deve essere richiesta formalmente dal Paese interessato, ma nel caso delle ultime visite non è stata presentata richiesta;
le forze dell'ordine, con grande merito nonostante le sempre maggiori difficoltà - ricordiamo, per esempio, che il corpo di polizia penitenziaria risulta essere sotto organico di oltre 5000 agenti rispetto alle esigenze di servizio, questo mentre le carceri sono sovrapopolate con almeno 12 mila detenuti in più rispetto ai 43 mila posti disponibili - riescono a continuare a garantire un servizio di fondamentale importanza per la società nel contrasto alla criminalità e nel controllo dell'ordine pubblico, e la tutela di questo notevole patrimonio professionale non può mancare di essere messa al riparo dall'evenienza di fatti come quelli citati che rischiano di innescare pericolose generalizzazioni, soprattutto in condizioni di legge che possono far nascere difficoltà in capo all'accertamento delle responsabilità personali e alla loro persecuzione -:
se il Governo non intenda adottare con urgenza provvedimenti atti a contrastare ogni fenomeno di violenza non giustificabile sui cittadini da parte di funzionari delle Forze dell'ordine nell'esercizio delle loro funzioni;
se il Governo non intenda adottare con urgenza misure volte all'introduzione nell'ordinamento del reato di tortura e di specifiche sanzioni, nonché dispositivi volti alla certa individuazione e persecuzione di eventuali atti di tortura e dei responsabili, in attuazione di quanto da lungo tempo ratificato in sede ONU nel patto internazionale sui diritti civili e politici e nella Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti;
se il Governo non intenda assumere iniziative anche normative volte a prevedere opportuni risarcimenti per le vittime di atti di tortura o violenze da parte di funzionari dello Stato, e per i loro familiari;
se il Governo non intenda richiedere al comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa la pubblicazione del rapporto sulle ultime visite effettuate da questo organismo in Italia, per quali motivi tale richiesta non sia stata ancora inoltrata, e in caso contrario per quali motivi non si intenda richiederla;
se il Governo non intenda adottare con urgenza misure volte a permettere l'agevole ed univoca identificazione del personale di polizia da parte del cittadino;
se il governo non intenda adottare misure quali l'anagrafe pubblica degli istituti di pena volte a garantire la trasparenza di questi istituti e misure volte a garantire la trasparenza dell'operato delle forze dell'ordine;
se il Governo non intenda promuovere la professionalizzazione del personale delle forze dell'ordine attraverso addestramenti che indichino e prediligano percorsi

alternativi all'uso della violenza nell'esercizio delle loro funzioni.
(4-05140)

RAZZI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione nelle carceri è arrivata ormai ad una situazione esplosiva in quanto:
a) l'attuale sistema di edilizia carceraria fu realizzato per circa 40.000 posti e al momento i detenuti a vario titolo sono circa 66.000 con tendenza a crescere;
b) è palesemente evidente la carenza di personale di polizia penitenziaria, carenza stimata intorno alle 5.000 unità, con indubbie ripercussioni negative su tutto il sistema penitenziario, a causa delle condizioni di disagio e il surplus di oneri lavorativi che quotidianamente ogni singolo agente di polizia penitenziaria deve subire per sopperire alla anzidetta carenza di organico -:
se esista un piano predisposto dal ministero della Giustizia e precisamente dalla direzione il cui responsabile è il Dott. Ionta che prevede la realizzazione di 15 nuovi istituti di pena;
quali sarebbero gli interventi previsti da questo piano sia per i vecchi sia per i nuovi istituti da realizzare;
se per questo piano sia stata fatta una valutazione delle esigenze finanziarie sia per i singoli istituti sia per la sua globalità;
se per questo piano esista una copertura finanziaria.
(4-05142)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VELO, MARIANI, LOVELLI, META e FIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8-duodecies del decreto-legge n. 59 del 2008 ha modificato la disciplina sulle concessionarie autostradali (articolo 2, commi 82-90, del decreto-legge n. 262 del 2006);
tale articolo ha, tra l'altro, disposto l'approvazione di tutti gli schemi di convenzione già sottoscritti dalle società concessionarie autostradali con la società ANAS S.p.A. ed ha introdotto un nuovo meccanismo di adeguamento tariffario per Autostrade per l'Italia, che lega la variazione dei pedaggi - da una parte - al tasso di inflazione effettiva dell'anno precedente (fissandolo al 70 per cento di quest'ultima) e - dall'altra - alla remunerazione degli investimenti;
il nuovo sistema tariffario può essere esteso, su richiesta, a tutte le società concessionarie ai sensi del successivo articolo 3 del decreto-legge n. 185 del 2008. Quest'ultimo, nel contesto della manovra anticrisi, ha inoltre introdotto un pacchetto di norme finalizzate al blocco e alla riduzione delle tariffe;
detto blocco delle tariffe è scaduto il 1o maggio 2009 e quindi nuovi rincari tariffari sono già stati applicati nonostante il grave momento di crisi nazionale e internazionale, in particolare sulle seguenti tratte: 19,46 per cento (si tratta senza dubbio di un aumento eccezionale) A4 Torino-Milano e 12,63 per cento Torino-Piacenza (entrambe Satap gruppo Gavio) 4,57 per cento Sitaf (Fréjus), 6,63 per cento Tangenziale di Napoli, 4,55 per cento, Salt (Autostrada Ligure-Toscana), 5,14 per cento Sat (Tirrenica), 9,30 per cento Asti-Cuneo;
in proposito, l'autorità garante della concorrenza e del mercato, già con la

segnalazione AS 45 per cento, ha sollevato alcune perplessità circa «gli effetti distorsivi derivanti dalla modalità di regolamentazione delle tariffe autostradali» prevista nella convenzione unica. In particolare, in relazione alla sottrazione al confronto concorrenziale l'Autorità ha ribadito, tra l'altro, i seguenti principi:
a) il ricorso a procedure ad evidenza pubblica per aggiudicare il diritto temporaneo di servire il mercato (concorrenza per il mercato) rappresenta «il metodo più idoneo per creare meccanismi concorrenziali artificiali in settori, come la costruzione e gestione delle tratte autostradali, con le caratteristiche di monopolio naturale»;
b) l'introduzione di forme di concorrenza comparativa, rendendo possibile il confronto delle prestazioni economiche di imprese che gestiscono tratte omogenee e che operano pertanto in condizioni «simili», rafforza l'efficacia dei meccanismi di incentivazione a disposizione del regolatore;
inoltre, l'autorità ha auspicato che il sistema prescelto di adeguamento delle tariffe sia definito in modo tale da garantire la massima efficienza produttiva ed allocativa, così che i benefici in termini di minori costi possano tradursi in tariffe più basse per i consumatori;
inoltre, nel corso dell'audizione presso la Commissione ambiente della Camera dei deputati del 3 dicembre 2008, con riferimento al sistema di adeguamento tariffario ancorato all'inflazione, l'Autorità ha ribadito che esso non consente di ottimizzare i miglioramenti di produttività nella gestione della rete esistente, né di rivedere periodicamente la formula tariffaria al fine di ridistribuire agli utenti gli eventuali benefici derivanti dai recuperi di produttività, i quali restano a vantaggio esclusivo del concessionario -:
quali informazioni possa fornire il Ministro su eventuali nuovi aumenti di tariffe;
quali provvedimenti, anche normativi o iniziative di competenza intenda assumere il Ministro, dato il protrarsi della grave crisi economica in corso, per introdurre un nuovo congelamento delle tariffe - con particolare riguardo a quelle sopra citate e alla A5 Quincinetto-Monte Bianco e la A10 Savona-Ventimiglia, entrambe gruppo Gavio, da sempre le più costose d'Italia (se non d'Europa e del mondo);
se non ritenga opportuno promuovere l'istituzione, entro brevi termini, di una apposita autorità indipendente per il controllo e la vigilanza del settore autostradale, finalizzata a promuove e garantire adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi offerti dai gestori agli utenti autostradali, l'attuazione di tutti gli investimenti previsti per l'adeguamento e la manutenzione delle autostrade a carico dei soggetti vigilati, nonché livelli tariffari equi e vincolati alla realizzazione degli investimenti sulla rete autostradale.
(5-02140)

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 13 e 14 ottobre 2009, una delegazione della Commissione trasporti della Camera ha effettuato una missione a Lugano. La missione si è svolta su invito del Presidente del Consiglio nazionale svizzero, Chiara Simoneschi Cortesi, per un'analisi dei collegamenti ferroviari tra Italia e Svizzera, in relazione al complesso dei progetti di potenziamento della rete ferroviaria svizzera, tra cui, in particolare, la galleria di base del San Gottardo, La delegazione italiana che ha partecipato all'incontro era composta dai deputati, membri della IX Commissione, nonché dai deputati eletti nella circoscrizione "A Europa" e residenti in Svizzera;
in occasione dell'incontro è stato visitato il cantiere della galleria di base del San Gottardo, importante opera rientrante nel corridoio 24 (Genova-Rotterdam) che riveste un ruolo importante per i collegamenti tra il nord Europa e l'Italia. Nell'incontro

con la delegazione svizzera è stata anche affrontata la questione della cessazione dell'attività della società Cisalpino, che gestisce tutti i collegamenti ferroviari diretti tra l'Italia e la Svizzera e sono emersi le problematiche che esistono per garantire adeguati servizi di collegamento tra Italia e Svizzera a tutti i viaggiatori;
in data 19 e 20 ottobre 2009, una delegazione della Commissione trasporti ha effettuato una missione a Zurigo, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano. La missione ha avuto per oggetto la visita dell'aeroporto di Zurigo che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per l'efficienza e la qualità dei servizi;
in occasione dell'indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano è emersa anche la questione della società Cisalpino. L'ambasciatore italiano in svizzera ha quindi sottolineato la particolare gravità della decisione assunta da ferrovie dello Stato e da Ferrovie federali svizzere di far cessare, a partire dal 13 dicembre 2009, l'attività della società Cisalpino, da esse controllata in misura paritaria. Ha infatti osservato che la società Cisalpino gestisce tutti i collegamenti ferroviari diretti tra l'Italia e la Svizzera. La cessazione della sua operatività comporterà gravi disagi per i passeggeri, tra cui un gran numero di pendolari, che si muovono tra i due Paesi e avrà un impatto fortemente negativo in termini di riduzione delle opportunità di collegamento tra Italia e Svizzera. A queste conseguenze si aggiungerà il venir meno dell'intensa attività di promozione turistica dell'Italia che la società Cisalpino ha finora svolto in Svizzera. E stato altresì evidenziato che la cessazione dell'attività della Cisalpino non sembra essere motivata da ragioni economiche o finanziarie, dal momento che il bilancio della società è in attivo e per i collegamenti diretti tra Italia e Svizzera sussistono un bacino di utenza e una domanda senza dubbio rilevanti;
la situazione che si è determinata - nella quale si registra anche, a partire dal 13 dicembre 2009, la sospensione del servizio dei treni notturni - appare tanto più grave se si paragona il quadro dei collegamenti ferroviari tra la Svizzera e l'Italia con quello dei collegamenti ferroviari tra la Svizzera e la Germania o la Francia, caratterizzati da un numero elevato di treni, di frequente ad alta velocità, che giornalmente uniscono i principali centri svizzeri e francesi o tedeschi -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario un suo deciso intervento per ripristinare urgentemente i collegamenti internazionali di cui in premessa ed evitare, che decisioni così importanti di carattere politico siano svolte da coloro che sono preposti ad eseguire le decisioni dei Governi.
(5-02145)

LOVELLI, ESPOSITO, FIORIO, LUCÀ e GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia ha anticipato nei giorni scorsi una bozza non definitiva del nuovo orario ferroviario nazionale che entrerà in vigore il 13 dicembre 2009 in occasione dell'entrata in funzione della linea alta velocità Torino-Milano;
da questa nuova programmazione il Piemonte risulta pesantemente penalizzato nei suoi collegamenti con le altre regioni italiane attraverso una vera e propria desertificazione dei servizi di intercity ed eurostarcity, come rilevato dalla regione Piemonte;
i disagi più consistenti, come sempre, ricadranno sui viaggiatori pendolari essendo in previsione:
a) la cancellazione di ogni collegamento diretto con Venezia e Trieste;
b) una riduzione drastica dei collegamenti Torino-Milano che vedono sì l'attivazione di sette coppie di treni Alta velocità, ma che lasciano completamente scoperta la fascia oraria tra le 8 e le 14 e tra le 18 e le 21, ove il servizio è erogato solo da alcuni treni regionali;

c) la cancellazione di tutti i collegamenti da Torino alla Puglia e soprattutto a Roma con fermate ad Asti ed Alessandria (fatta eccezione per un unico treno per Salerno) con la conseguenza che per un viaggiatore del Piemonte sud orientale per recarsi a Roma non rimarrebbe altra alternativa che attivarsi con un mezzo proprio o con un collegamento regionale verso Torino o Milano per accedere ad una linea diretta;
la contemporanea attivazione di servizi veloci, per quanto indubbiamente importanti, non può andare a discapito dei servizi per i pendolari e comunque per tutti i viaggiatori sulle tratte a media e lunga percorrenza, considerato oltretutto che le coppie di treni feriali Alta velocità Torino-Milano sono solo 7 contro le 21 della Milano-Bologna e le 36 della Milano-Roma, mentre il rincaro dei biglietti di 2a classe è del 30 per cento -:
se sia a conoscenza delle scelte che Trenitalia intende compiere per il nuovo orario ferroviario che entrerà in vigore il prossimo 13 dicembre e delle ricadute che si avranno per i collegamenti della regione Piemonte con le altre regioni italiane con penalizzazioni inaccettabili per la qualità, i costi e la frequenza dei servizi;
quali siano gli intendimenti del Ministero anche alla luce degli obblighi di Trenitalia nei confronti dello Stato italiano in relazione ai contratti di servizio per i collegamenti di media e lunga percorrenza.
(5-02151)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMAROLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con il nuovo orario invernale, che entrerà in vigore il 13 dicembre 2009, l'Eurostar che collega Bergamo, Brescia e Cremona a Roma risulta essere soppresso;
il Pendolino, entrato in servizio nel 1996, in 5 ore e 40 minuti collega ogni giorno (andata la mattina e ritorno la sera) la Bergamasca, l'Est e il Sud della Lombardia alla capitale;
Bergamo e Cremona perderanno l'unico collegamento ferroviario diretto con Roma;
l'unica certezza è che verrà potenziato il servizio del «Frecciarossa», con nuove corse e l'apertura della linea veloce Bologna-Firenze che collegherà Milano a Roma in sole 3 ore;
la soppressione del treno ad alta velocità diretto a Roma al momento non è sostituibile con efficienza dal Frecciarossa Milano-Roma, infatti i collegamenti sulla linea Cremona, Mantova Milano versano per puntualità e stato dei convogli in condizioni pessime;
per gli utenti la possibilità di raggiungere Milano non è supportata da sicurezza di potere accedere al treno prenotato visti i disservizi riportati in precedenza;
infatti secondo i calcoli fatti dalla stessa Trenitalia gli utenti del bacino cremonese sarebbero i più penalizzati dalla soppressione;
negli ultimi giorni numerosi comitati di viaggiatori hanno provveduto ad una raccolta di firme per sensibilizzare le istituzioni, nella sola Cremona oltre 700 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e intenda intervenire nei confronti di Trenitalia al fine di ripristinare il collegamento diretto, e, ove ciò non fosse possibile, quali iniziative intenda assumere per il miglioramento da parte di Trenitalia dei collegamenti regionali tra Cremona e Milano, Piacenza e Bologna al fine di non penalizzare gli utenti della bassa lombarda.
(4-05113)

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le prime anticipazioni sul nuovo orario ferroviario in vigore dal 13 dicembre 2009 fanno prevedere un nuovo ridimensionamento dei collegamenti con treni Intercity sulle tratte Firenze-Roma e sulla Dorsale Tirrenica;
in particolare viene ventilata la riduzione del numero degli Intercity e un possibile aumento dei loro tempi di percorrenza sulla Firenze-Roma, e la riduzione notevole delle fermate lungo la Tirrenica, con la trasformazione da Intercity in Eurostar city, il che comporterebbe anche un aumento del costo del biglietto fra il 20 e il 30 per cento;
in tal modo verrebbero penalizzate, in particolare, le stazioni di Arezzo e di Chiusi sulla Firenze-Roma (e indirettamente i collegamenti con Siena da e per Roma) e di Cecina-Follonica-Grosseto-Orbetello sulla linea Tirrenica;
le Ferrovie dello Stato, che stanno conseguendo risultati certamente positivi e importanti nel settore dell'alta velocità, non possono penalizzare le tratte brevi ignorando le necessità della media e bassa velocità a scapito dei tanti utenti che usano il treno per motivi di studio e di lavoro e hanno bisogno di collegamenti adeguati, funzionanti e con tariffe compatibili -:
se non ritenga di intervenire presso le Ferrovie dello Stato per la valorizzazione del collegamento cosiddetto universale;
quali urgenti iniziative intenda assumere per evitare il taglio ulteriore del numero degli Intercity e delle fermate che vengono assicurate sulla Firenze-Roma e sulla Tirrenica nonché per l'aumento dei tempi di percorrenza;
se non ritenga, infine, di affrontare e definire con le Ferrovie dello Stato e, per la parte di loro competenza con le regioni, il rapporto tra treni ad alta velocità, collegamenti universali e treni regionali e interregionali per programmare un giusto equilibrio tra i tre livelli e garantire i diritti di tutti gli utenti del trasporto ferroviario.
(4-05126)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, già nella XV legislatura, con atto di sindacato ispettivo (4-05259), aveva chiesto informazioni sull'associazione non riconosciuta, «Waqf al-Islami in Italia», che nel suo atto costitutivo si precisa aderisca all'Ucoii;
l'atto di sindacato ispettivo di cui trattasi lasciava supporre grossi e gravi problemi di natura anche penale e di pubblica sicurezza relativi a questa associazione;
in tali circostanze si faceva altresì riferimento a differenti fonti che dichiaravano la pericolosità sociale del contesto ideologico in cui gravitava tale associazione ed, in particolare, si citavano due dichiarazioni: quella del dottor Gaetano Ruta, sostituto procuratore di Milano, che sua volta scriveva: «Sul sito internet gestito dalla Ucoii appaiono numerosi articoli e riferimenti che rendono evidente il legame con Qaradawi, teorico dei Fratelli Musulmani, che predica l'ideologia violenta nei confronti dell'occidente», nonché quella del dottor Enrico Manzi, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano che scriveva: «Dalla lettura di questa documentazione emerge un quadro preciso delle posizioni ideologiche della Ucoii e della sua vicinanza alle posizioni più radicali del mondo islamico, ivi compresa una sorta di "comprensione" ideologica verso Hamas, che è stata notoriamente favorevole all'uso del terrorismo contro Israele»;

si fa presente tuttavia che alla predetta interrogazione il Governo pro tempore non diede mai alcuna risposta;
attualmente si stanno verificando serie difficoltà sul territorio di Sassuolo (Modena) relativamente alla risoluzione del grave problema concernente i locali occupati dall'Associazione islamica di Sassuolo con sede in via Cavour adibito a luogo di culto;
il comune dì Sassuolo avrebbe manifestato, a quanto consta all'interrogante, la volontà di procedere alla chiusura immediata del centro culturale ubicato in Via Cavour in Sassuolo, di proprietà della suddetta Associazione -:
se l'associazione culturale al Waqf al-Islami risulti effettivamente cancellata dagli elenchi nazionali delle associazioni riconosciute;
se nei confronti dei rappresentanti della medesima associazione risultino emesse gravi sentenze di condanna;
se siano state avviate indagini in ordine al sito gestito dall'UCOII e ai suoi principali esponenti.
(5-02155)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante già con precedenti atti ispettivi, rimasti a tutt'oggi privi di risposta, ha denunziato la preoccupante escalation di atti intimidatori attuati nei confronti delle imprese e degli operai che lavorano nei cantieri dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
dalle varie inchieste giudiziarie, avviate negli anni, sono sempre emersi gli interessi delle cosche della 'ndrangheta, vibonesi e reggine, sui lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
peraltro dalla relazione del Ministro dell'interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia, riguardante il secondo semestre del 2008 emerge che l'area a rischio in cui si proiettano le capacità imprenditoriali della 'ndrangheta sono le costruzioni: in particolare, i lavori stradali, soprattutto quelli di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
i clan mafiosi calabresi si sarebbero ripartiti per territorio il controllo dei lavori in questione e nonostante le attività di indagine messe in atto dalla magistratura inquirente ed i sistemi di vigilanza, gli operai continuano a subire atti intimidatori sempre più gravi che mettono a rischio la loro sicurezza, ma anche quella delle singole imprese appaltanti;
l'ennesimo grave e preoccupante atto intimidatorio è stato perpetrato, nei giorni scorsi, a danno di sette operai che stanno lavorando in un cantiere della S.C.L. Costruzioni e montaggio s.r.l. A3 vicino a Scilla (Reggio Calabria);
gli operai sono stati aggrediti e costretti ad abbandonare il cantiere da due uomini incappucciati e con le armi in pugno;
la ditta presso la quale lavorano gli operai intimiditi ha iniziato l'attività da pochissimo tempo;
proprio lo scorso anno, altri due banditi mascherati avevano aggredito e minacciato con lupare quattro operai che stavano lavorando per il rifacimento dell'autostrada A3 a qualche chilometro precedente a quello dove è stato attuato il nuovo gesto intimidatorio;
le gravi pressioni, oltre a preoccupare gli operai tutti, stanno incoraggiando le imprese aggiudicatarie dei lavori ad abbandonare la Calabria -:
se non ritengano necessario ed urgente far presidiare da un congruo numero

di militari dell'esercito i cantieri autostradali al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori;
quali urgenti iniziative intendano assumere per garantire la prosecuzione dei lavori di ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria nel tratto reggino;
quali urgenti iniziative intendano assumere per promuovere un'adeguata normativa utile a garantire la pubblica amministrazione in tema di prevenzione dei fenomeni di infiltrazione mafiosa negli appalti.
(4-05115)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quando riferito da un comunicato stampa delle associazioni «Medici contro la Tortura», «Senzaconfine» e «Casa dei diritti sociali», martedì 17 novembre 2009 intorno alle ore 11 di mattina, una decina di funzionari turchi provvisti di videocamere, ha fatto ingresso nel centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Castelnuovo di Porto (Roma);
la «visita», guidata dal direttore del centro, Capitano della Croce rossa - secondo quanto riferito dalle summenzionate associazioni - è durata circa due ore e mezza durante le quali i funzionari hanno effettuato riprese video «chiedendo tra l'altro informazioni ad alcuni dei presenti in turco su persone indicate con nome e cognome»;
durante l'ispezione - presentata come un'iniziativa di collaborazione tra Italia e Turchia per la gestione dei centri di accoglienza - erano presenti tra gli altri anche una trentina di richiedenti asilo curdi provenienti dalla Turchia, sensibilmente sconvolti e preoccupati;
le associazioni summenzionate - che hanno preannunciato un esposto alla Corte Europea per i diritti umani - hanno dichiarato: «Vigileremo affinché i richiedenti asilo non debbano più subire una tale tortura psicologica: è sconcertante che dopo aver sofferto abusi e torture a causa della persecuzione dei propri Governi, i profughi - e potenzialmente anche i loro familiari in patria - vengano esposti ad un rischio concreto di ritorsione in un luogo che dovrebbe al contrario essere un porto sicuro» -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
in caso affermativo, se i funzionari di Stato turchi avevano ottenuto l'autorizzazione della prefettura e in quali termini;
quali provvedimenti intenda prendere nei confronti dei responsabili di una così grave violazione dei diritti dei richiedenti asilo;
quali provvedimenti intenda prendere affinché tali gravi episodi non si abbiano più a ripetere;
quanti siano in Italia i richiedenti asilo curdi provenienti dalla Turchia e quante sono state nel 2008 e 2009 le domande presentate e quante quelle accolte.
(4-05139)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 13 novembre 2009 il quotidiano Il Giornale ha pubblicato la notizia secondo cui la professoressa di latino della classe 3a C, Angela Di Nanni, del liceo scientifico di Trani «V. Vecchi», ha assegnato agli alunni una versione avente ad oggetto la bocciatura del cosiddetto «Lodo Alfano» da parte della Corte Costituzionale e le conseguenze politico-giudiziarie legate a tale decisione della Consulta;

secondo quanto dichiarato dal dirigente scolastico del liceo Vecchi di Trani, la versione sarebbe stata tratta da un notiziario internet in lingua latina, Ephemeris;
qualunque sia la fonte, un professore, un educatore, si assume per intero la responsabilità sui contenuti di un documento usato per svolgere attività didattiche in classe;
la versione, il cui testo viene riportato integralmente dal quotidiano Il Giornale, contenendo una ricostruzione parziale delle circostanze legate al cosiddetto «lodo Alfano», si prestava, a giudizio degli interpellanti, a pericolose interpretazioni politiche ed a giudizi di valore e di merito su vicende di carattere politico-giudiziario che nulla hanno a che fare con lo studio della lingua latina;
è inammissibile ad avviso degli interpellanti, usare la cattedra per compiere operazioni di propaganda politica, offrendo a giovani ragazzi visioni parziali ed ideologiche di fatti politici di rilevanza nazionale;
secondo gli interpellanti, tentare di orientare politicamente le menti di alunni in formazione significa tradire la propria missione di educatori -:
se non sia il caso di aprire immediatamente un'ispezione che verifichi le circostanze ed i fatti come riportati in premessa e, nel caso vengano accertate responsabilità da parte della professoressa o del dirigente scolastico, quali misure ritenga opportuno adottare, anche sotto il profilo disciplinare, per scongiurare il ripetersi di simili episodi.
(2-00555) «Bocchino, Carlucci».

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI, FIORIO e NICCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il rettore del Politecnico di Torino ha deciso di chiudere le cinque sedi decentrate di Piemonte e Valle d'Aosta (Mondovì, Alessandria, Vercelli, Biella e Verrès), al fine di adeguare il proprio piano dell'offerta formativa alla recente riduzione delle risorse disponibili e al rapporto docenti-ore di insegnamento;
tale decisione comporterà lo spostamento degli studenti a Torino con oneri non sopportabili per molti di loro con conseguente abbandono degli studi;
enti pubblici locali, fondazioni e privati avevano finanziato la realizzazione delle sedi decentrate con cospicui investimenti che in tal modo verrebbero sprecati;
la necessità di razionalizzare i costi dell'università non si ottiene necessariamente solo chiudendo realtà che proprio sul territorio costituiscono un importante componente del tessuto socio-economico, ma anche attraverso economie generali nelle varie sedi a cominciare da Torino e ricercando altre fonti di finanziamento;
il consiglio regionale del Piemonte con un ordine del giorno approvato dall'adunanza consigliare del 3 novembre 2009 ha chiesto al rettore e al senato accademico del Politecnico di Torino di rivedere la decisione assunta;
gli enti locali interessati dal provvedimento hanno anch'essi preso posizione per una revisione delle decisioni assunte con documenti e ordini del giorno che sono stati inviati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e ai parlamentari del territorio;
tra gli altri la provincia di Alessandria ha sottolineato di aver investito oltre 4 milioni di euro insieme al comune e alla Fondazione CRAL per la sede locale del Politecnico e che l'ottimo legame realizzato con le aziende del territorio verrebbe vanificato non solo per quanto riguarda la didattica ma anche per la ricaduta occupazionale per i giovani laureati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa

e quali iniziative di competenza intenda adottare, in particolare al fine di assicurare che le peculiari esigenze del Politecnico di Torino siano tenute in adeguata considerazione in sede di riparto delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario delle università, agevolando in tal modo la rimozione degli ostacoli di natura economica alla prosecuzione e all'ulteriore sviluppo delle attuali esperienze universitarie decentrate;
se intenda avviare un confronto urgente con la regione Piemonte sulle linee di riforma del sistema universitario e le sue ricadute sul sistema piemontese.
(5-02142)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dopo aver ridotto di 4 miliardi di euro in cinque anni i finanziamenti statali all'Università, ora il Governo intende riformare il sistema universitario a «costo zero»;
la Carta di Lisbona fissa al 3 per cento nel 2010 la percentuale del prodotto interno lordo da investire nella ricerca, l'Italia di contro è ferma all'1,1 per cento;
sono da prevedere nuovi investimenti in questo comparto, indubbiamente e necessariamente strategici, per competere sul piano internazionale, al contrario il Governo riduce ulteriormente le risorse di per se già insufficienti;
la riforma prevede un forte incremento dei poteri attribuiti ai rettori (che non saranno più espressione dell'intero corpo docente, ma verranno eletti da una ristretta cerchia di ordinari) e ai consigli di amministrazione;
i consigli di amministrazione saranno composti per almeno il 40 per cento (potrebbero essere anche la maggioranza assoluta) da membri esterni all'ateneo scelti dal rettore. Imprenditori e banchieri finiranno per avere funzioni di indirizzo e di programmazione finanziaria e potranno persino decidere l'attivazione o la soppressione di corsi di studio;
circa 70 mila precari attendono da tanti, troppi anni di accedere ai ruoli dell'Università e questa riforma del Governo, ad avviso dell'interrogante, deprime inesorabilmente e forse definitivamente le loro giuste aspettative;
sono studiosi, non più tanto giovani nella gran parte dei casi, che hanno competenza, capacità, ottenuto riconoscimenti anche all'estero, insomma tutto sono meno che «fannulloni»;
la mancanza di risorse blocca i concorsi e per molti di loro non vi è alcuna concreta prospettiva. Tutto ciò è socialmente, umanamente e professionalmente ingiusto nei loro confronti, ma anche in relazione alle risorse investite nella formazione di queste professionalità, che da qui in avanti sembrano sprecate -:
se corrisponda al vero che il Governo intende introdurre in Italia il sistema del tenure track (chi instaura un rapporto di collaborazione con una università viene assunto solo se consegue buoni risultati e dimostra adeguate capacità, tutto ciò senza maggiori oneri per la finanza pubblica) quale risposta alla precarietà dei ricercatori;
se il Governo ritenga attivabile concretamente tale sistema del tenure track, in relazione anche a quanto previsto dall'articolo 15, comma 6, del disegno di legge in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio approvato dal Consiglio dei ministri il 28 ottobre 2009, ovvero che «dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
(4-05116)

NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
limitatamente all'anno accademico 2009/2010, sono stati definiti i posti disponibili

a livello nazionale per le immatricolazioni, presso ciascun ateneo, al corso di laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria;
dalla tabella in cui vengono elencati i posti disponibili a livello nazionale, si rileva che in Emilia Romagna e in Lombardia sono stati assegnati 67 posti, in Puglia 44, a fronte dei 37 assegnati in Campania dove gli unici corsi di laurea in odontoiatria sono presenti a Napoli all'Università «Federico II» e alla Seconda Università;
il capoluogo campano, pur rispondendo alle richieste del Ministro Gelmini di un'adeguata numerosità di docenti disponibili per struttura, subisce un'evidente disparità che non può essere addotta al numero delle strutture, né ad una scarsa popolosità studentesca entrambe rilevanti in Campania -:
quali siano le motivazioni di una simile disparità di trattamento e se non sia il caso di rimodulare l'assegnazione dei posti disponibili per le immatricolazioni al corso di laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria per la regione Campania, al fine di evitare quella che all'interrogante appare una palese e ingiustificata discriminazione nei confronti delle opportunità formative in campo odontoiatrico per sopraddetta popolazione studentesca.
(4-05117)

GARAGNANI e MAZZUCA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole bolognesi appaiono agli interpellanti sempre più ideologizzate e strumentalizzate da una minoranza agguerrita e politicizzata;
a prescindere da ovvie considerazioni sull'inchiesta in corso in alcuni istituti come la Longhena e altri, nei quali in difformità dalle direttive ministeriali e dalla legge nazionale è stato attribuito un punteggio uguale per tutti i giovani studenti, si rileva, a seguito di documentate denuncie sottoscritte da parte di alcuni genitori e pervenute al primo firmatario del presente atto, che le iscrizioni all'anno scolastico 2009-2010 sarebbero state effettuate sulla base di un modulo per il tempo pesantemente condizionato, nella sua struttura, dai docenti «politicizzati» che in alcuni casi avrebbero proposto modelli prestampati agli ignori genitori sostenendo la provenienza ministeriale dei medesimi, od asserendo comunque la necessità di inviarli al ministero come protesta contro la politica scolastica del Governo Berlusconi;
si rileva che in alcuni casi moduli e volantini di protesta, sono stati distribuiti all'interno delle scuole durante l'orario curriculare ed esattamente presso l'istituto Comprensivo di San Pietro in Casale oltre che in numerosi altri istituti della provincia di Bologna -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti descritti e se intenda intervenire con opportuni provvedimenti con riferimento a quanto rappresentato in premessa.
(4-05118)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero, nella sua edizione del 12 novembre 2009 ha pubblicato il seguente articolo della giornalista Veronica Cursi: «Non si stancano di lottare per avere scuole più sicure, "scuole dignitose", perché basta guardare certe fotografie - e soffermarsi sui controsoffitti pericolanti, le crepe sui muri, i bagni rotti e inagibili - per capire in che stato si trovano gli istituti di Roma. Scuole che cadono a pezzi, che fanno acqua da tutte le parti, scuole che basta una pioggia per chiudere un'aula e renderla inagibile.
dall'Orazio al Cavour al Nomentano: è un tour nel degrado e nell'incuria quello che compare nelle foto scattate dai ragazzi,

studenti che ogni giorno dentro quelle aule coi soffitti rattoppati ci passano intere giornate.
«Foto che adesso porteremo al Ministro, perché di scuola non si può più morire», ripetono gli studenti. Perché quelle aule coi buchi sui soffitti ora fanno paura. E basta guardarle certe immagini: succursale del liceo Orazio, via Isolabella «qui, tubi rotti e mai aggiustati nei bagni da anni - raccontano gli studenti - hanno fatto sì che l'ennesima infiltrazione d'acqua ha fatto saltare le mattonelle e ora fuori uso sono due bagni, uno al piano terra e l'altro al primo piano. L'ennesima pioggia ha creato poi danni anche in un'aula che è stata chiusa perché quando piove scende acqua dal soffitto». Situazioni tutte segnalate dal preside Massimo Bonciolini che assicura: «i tecnici della Provincia sono intervenuti in questi giorni per riparare i tubi che perdono acqua e a breve i bagni saranno agibili. Certo ci vogliono i tempi tecnici dei lavori. Più volte abbiamo chiesto anche un intervento esterno per riparare muri dissestati e nell'altra succursale di via Spigazzini, istituto più vecchio e degradato, ci sarebbe bisogno di una serie di lavori per ripristinare gli intonaci e ripitturare i muri».
una condizione che sembra accomunare quasi tutti gli istituti romani, dal centro alla periferia. «Al liceo Cavour, ad esempio - raccontano ancora gli studenti e lo dimostrano ancora una volta le foto - l'umidità si è mangiata le pareti di diverse aule che adesso, oltre a essere scrostate, puzzano di muffa. Diversi pannelli dei controsoffitti si sono staccati a causa delle infiltrazioni, (tanto che per protesta i ragazzi ci hanno lanciato sopra delle magliette) e il cortile da un anno si è trasformato in una discarica a cielo aperto dove sono ammassati sedie, banchi rotti e cartoni».
e che dire del liceo Nomentano? «Mancano le scale anti incendio e le porte di sicurezza sono sbarrate dall'esterno con i lucchetti - racconta Alberto, studente del liceo - E i cancelli esterni li aprono solo per le esercitazioni». Situazione particolare anche al liceo Visconti, storico liceo del centro posto sotto la cura della Sovrintendenza e del ministero delle Infrastrutture: «Ci sono due aule comunicanti - raccontano gli studenti - Tanto che per entrare dentro una classe devi necessariamente entrare dentro l'altra e per la sicurezza non è proprio il massimo». Situazione anche questa segnalata più volte dal preside Rosario Salamone: «a giugno dovevano iniziare i lavori del ministero dell'Infrastrutture per ricavare uno spazio da un archivio - spiega - ci hanno assicurato che entro la prossima estate il problema sarà risolto». Ma intanto gli studenti alzano la voce e il 23 novembre, giorno dopo l'anniversario della tragedia di Rivoli dove dentro una scuola morì uno studente, il collettivo Senza Tregua si ritroverà davanti al ministero dell'Istruzione «per proiettare le immagini raccolte in queste settimane, immagini che dimostrano le condizioni dell'edilizia scolastica capitolina perché nessuno potrà dire di non sapere o di non aver visto» -:
quali iniziative di competenza si intendano promuovere, adottare e sollecitare in ordine a una situazione così grave e particolarmente disagevole per studenti e personale scolastico la cui gravità appare tale pregiudicare la loro stessa incolumità fisica.
(4-05132)

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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

PISICCHIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le recenti prese di posizione del Ministro della sanità polacco Ewa Kopacz di denuncia del vaccino antinfluenzale contro la A/H1N1, insieme a ricorrenti allarmi sull'efficacia se non addirittura sulla tossicità del vaccino che, attraverso strumenti

alternativi di comunicazione, come il web, vengono lanciati in Italia e in Europa, hanno creato nella cittadinanza una condizione di pericoloso disagio e di disorientamento soprattutto se messa in relazione all'informazione contraddittoria propagata dai media italiani che, da un lato, descrivono una situazione di pericolosa pandemia, mentre contemporaneamente tendono a rassicurare il pubblico con le dichiarazioni delle autorità sanitarie;
tra i quesiti posti dal Ministro polacco alcuni appaiono di particolare rilevanza: in particolare, il fatto che sul mercato esistano tre vaccini disponibili realizzati da tre produttori diversi, che presentano differenti quantità di sostanze attive e che, tuttavia, vengano trattati indifferentemente; che in altri Paesi, come la Germania, che solitamente fa registrare quote altissime di vaccinati per particolare abitudine sociale, a fronte di 50 milioni di dosi finora acquistate, ne sono state utilizzate solo 5 milioni; che non esistono risultati significativi di test clinici, essendo i vaccini arrivati solo al quarto stadio e il controllo sull'efficacia e gli effetti registrati sugli esseri umani è molto ridotto; che nella composizione chimica del prodotto esisterebbero dei coadiuvanti in grado di indurre processi infiammatori; che il picco della influenza si verificherebbe prima ancora che il vaccino, non ancora somministrato, riesca a coprire quote significative della popolazione, determinando, così un esito del tutto inefficace della campagna di vaccinazione;
c'è, inoltre, un argomento rispetto al quale la pubblica opinione non ha avuto dalle autorità sanitarie sufficienti chiarimenti: se l'influenza stagionale coinvolge un miliardo di persone ogni anno in tutto il mondo, provocando non meno di un milione di decessi nel mondo (e la statistica è verificata nella serie storica di decenni), ci si chiede come mai non è stata annunciata una pandemia per l'influenza stagionale, mentre invece lo si fa per la A/H1N1 -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative volte a rassicurare la pubblica opinione sull'efficacia e sulla necessità del vaccino anti-influenza suina pagato dai contribuenti.
(3-00793)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
ormai da qualche tempo che si è diffusa la conoscenza del «rischio amianto»; l'attenzione del mondo scientifico si è concentrata sulle caratteristiche di questo materiale, nonché sulle metodiche per l'individuazione e l'eliminazione dei rischi e dei danni dallo stesso provocati negli ambienti di vita e di lavoro alla salute delle persone e dei lavoratori;
oltretutto l'amianto è stato utilizzato in passato in modo massiccio per le sue ottime proprietà tecnologiche e per la sua economicità;
ma con il tempo il suo utilizzo si è rivelato nocivo per la salute dell'uomo, data la capacità del materiale stesso di rilasciare fibre potenzialmente inalabili, che provocherebbero gravi ed irreversibili patologie prevalentemente all'apparato respiratorio, che si manifestano anche dopo molti anni dall'esposizione;
la legislazione ha da tempo disposto non solo la cessazione della produzione e della commercializzazione di qualsiasi materiale contenente fibre di amianto, ma ha anche dettato le regole per le cosiddette bonifiche (decreto-legge n. 277 del 1991; decreto-legge n. 257 del 1992; decreto del ministero della sanità 6 settembre 1994; decreto-legge n. 626 del 1994);
ciononostante, in Italia ogni anno si manifestano ancora casi di persone colpite da patologie legate all'interazione con questo materiale; le stime evidenziano che sono centinaia gli ex lavoratori di aree a rischio che muoiono per malattie correlate al problema amianto, che rappresenta,

inoltre, il 6,5 per cento del totale delle malattie professionali riconosciute dall'Inail;
in Calabria un'area ancora esposta a tale rischio è quella del Crotonese, dove in una parte di territorio ex industriale a ridosso della città, è stato già riconosciuto sito di interesse nazionale da bonificare: area «ex Pertusola Sud» ed «ex Montedison»;
ad essere contaminata sarebbe stata in realtà tutta l'area circostante e non solo quella industriale delimitata alle suddette fabbriche; di conseguenza moltissimi lavoratori che hanno prestato servizio in quell'area e cittadini residenti vicino a tali insediamenti industriali in cui si manipolava amianto, sarebbero tuttora esposti al rischio di contrarre gravi malattie;
purtroppo è stato riscontrato dall'Inail, che già diverse persone che hanno lavorato e vissuto in quest'area sono state colpite proprio da correlate patologie, mentre altre potrebbero non esserne ancora consapevoli visto che il «tempo di latenza» è in genere di decenni;
la Procura della Repubblica di Crotone sta attualmente svolgendo indagini per accertare eventuali responsabilità per la morte di alcuni lavoratori e loro familiari, entrati in contatto con la cosiddetta «fibretta di amianto in polvere» nel reparto «Forno fosforo», dismesso nel 1992;
dalle indagini avviate dalla Procura della Repubblica si ipotizza una grave colpa consistente in imprudenza, negligenza e imperizia, nonché violazione delle norme di leggi speciali, per avere omesso:
di informare e fare informare i lavoratori circa i rischi derivanti dalla inalazione delle polveri/fibre di amianto e circa le misure per prevenire tali rischi;
di sottoporre o far sottoporre i lavoratori ad adeguato e normativamente previsto controllo sanitario mirato sui rischi specifici da amianto;
di curare o far curare la fornitura e l'effettivo impiego di idonei ed efficaci mezzi di protezione personale;
di adottare o far adottare tutti i provvedimenti tecnici, organizzativi, procedurali necessari per impedire o ridurre la diffusione delle polveri/fibre di amianto negli ambienti nei quali le lavorazioni a rischio amianto venivano eseguite;
di adottare o fare adottare idonei sistemi per evitare il propagarsi delle polveri/fibre di amianto anche negli ambienti adiacenti a quelli dove si eseguivano le lavorazioni in questione;
di denunciare o far denunciare all'INAIL l'esistenza delle lavorazioni a rischio di inalazione di amianto;
il procedimento penale è ancora in corso, ma la relazione tecnica predisposta nel corso dell'inchiesta ha evidenziato una situazione a dir poco preoccupante;
in particolare è emersa la probabilità che le sostanze tossiche e inquinanti diffuse nell'ambiente dagli impianti produttivi possano aver contaminato i prodotti alimentari della zona;
è noto infatti che a Crotone le aziende ad elevato impatto ambientale sono situate in prossimità delle aziende agro-alimentari e l'ipotesi di contaminazione è più che attendibile;
il rischio è ovviamente ancora più grave per gli operai che hanno lavorato a stretto contatto con le sostanze tossiche e nocive per un'intera vita lavorativa;
i dati epidemiologici hanno confermato le preoccupazioni e sono stati riscontrati numerosi casi di mesotelioma pleurico, la cui insorgenza è evidentemente correlata all'esposizione all'amianto e, in particolare, alla cosiddetta «fioretta», particolarmente pericolosa;
un'altra preoccupazione riguarda lo smaltimento dell'amianto utilizzato nel forno fosforo, del quale - per il tipo di lavorazione in cui veniva impiegato - si stima la necessità di smaltimento una

quantità di circa 12 mila tonnellate, senza avere dati sulle modalità di smaltimento;
le maestranze esposte nel corso degli anni al «rischio amianto» sono stimate in circa 3/4000 persone, mentre le cause per il riconoscimento dei benefici previdenziali ammontano a circa 2000 -:
se, e con quali atti, il Governo intenda intervenire affinché con un provvedimento specifico si riconosca l'intera area industriale del Crotonese, - e non solo quella delimitata alle sole fabbriche della ex Montedison ed ex Pertusola Sud - quale «area a rischio amianto», facendo scattare conseguentemente per tutti i lavoratori - che hanno svolto in passato in modo diretto ed abituale una o più attività, comportante l'esposizione al pericoloso materiale a seguito delle mansioni ricoperte, e della responsabilità rivestita all'interno di ogni azienda privata e pubblica insediata nell'intera area riconosciuta a rischio - la concessione dei benefici previdenziali per ciò che concerne il loro trattamento pensionistico, senza che per quest'ultimi siano inoltre previsti limiti temporali per la presentazione della richiesta per poter aderire a tali agevolazioni, considerando che tale riconoscimento consentirebbe ad altri 200 lavoratori crotonesi di poter usufruire secondo la normativa vigente, delle agevolazioni suddette, dalle quali risultano esclusi ingiustamente per un vuoto normativo, avendo operato in zone strettamente limitrofe altrettanto contaminate;
se, e con quali atti, il Governo intenda poi ricondurre le problematiche insorte - a seguito del mancato avvio del procedimento di bonifica - a positiva e immediata soluzione, visto che la salute di ogni cittadino è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione all'articolo 32, ma al tempo stesso non sempre garantito, e che nella prospettiva di una più efficace tutela della persona, la giurisprudenza ha infatti affermato (Cass. Sez. Un. 6 ottobre 1979 n. 5172) che questo diritto comprende inoltre il diritto alla salubrità e sicurezza di ogni ambiente lavorativo;
quali misure di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per fare luce su come siano state smaltite le 12 mila tonnellate di amianto utilizzate nel reparto della Montedison, un minerale molto pericoloso la cui inalazione provoca danni irreversibili ai polmoni e un pericolo per la pubblica incolumità;
se non intendano adottare provvedimenti per l'immediata costituzione del registro dei tumori, anche in deroga al limite stabilito per la sua istituzione di almeno 250.000 abitanti, vista la preoccupante situazione ambientale in cui versa il territorio crotonese.
(5-02139)

SANTAGATA, GATTI, DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GNECCHI, LETTA, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il grave stato di recessione in cui versa il nostro Paese, inserito nel contesto della drammatica crisi che ha destabilizzato l'economia mondiale nel corso dell'ultimo anno, sembra, purtroppo, non essere ancora giunto al termine;
la diffusione dei primi timidi segnali di ripresa della produzione e del prodotto interno lordo non bastano ad attenuare le preoccupazioni riguardanti, ad esempio, il tasso di crescita della disoccupazione che, secondo stime provenienti dal centro studi di Confindustria, potrebbe attestarsi nel 2010 al 9,5 per cento;
il previsto aumento del tasso di disoccupazione non potrà non produrre effetti negativi sul livello del montante contributivo raccolto dall'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS), determinando, al contempo, uno sforzo suppletivo sul versante dell'erogazione degli strumenti di sostegno del reddito dei lavoratori;
per consentire un efficace monitoraggio, anche di natura parlamentare, di grandezze finanziarie di così vasta portata,

anche allo scopo di verificare l'applicabilità di istituti fondamentali per l'equilibrio del nostro sistema sociale ed economico, è estremamente importante essere costantemente e puntualmente aggiornati sui flussi delle entrate INPS -:
se intenda adoperarsi per fornire i dati relativi all'andamento delle entrate INPS, sia in termini assoluti sia in relazione agli esercizi precedenti, e per rendere noti i risultati dell'attività ispettive avviate a tal fine;
quali siano gli intendimenti del Governo riguardo alla situazione finanziaria e patrimoniale dell'INPS.
(5-02146)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni del mese di giugno del 2009 è accaduto che il patronato Enas dell'Ugl di Ramacca abbia avuto notevoli difficoltà nella gestione di particolari procedure con l'Inps;
il patronato Enas ha inviato le domande di disoccupazione agricola e delle detrazioni fiscali utilizzando la procedura «lotti offline»;
l'invio delle domande con questa procedura è andato a buon fine fino al periodo citato sopra;
le domande presentate in questo periodo, nonostante sia stata utilizzata una procedura informatica che, in teoria, dovrebbe comportare un minor aggravio di tempi e costi sia per il cittadino/utente che per il dipendente Inps, il quale si può dedicare ad altro con maggior efficacia, sono state tutte respinte o non lavorate;
a causa di ciò i cittadini/utenti hanno subìto delle ritenute fiscali altissime, anche se le detrazioni di lavoro dipendente venivano attribuite d'ufficio;
del problema sono già stati investiti il direttore dell'Agenzia di Caltagirone e la Direzione centrale sistemi informativi e tecnologici senza alcun risultato il che ha comportato ritenute fiscali a carico di pensionati e disoccupati fino ad un massimo di mille euro;
il territorio, tenuto conto del particolare momento di crisi economica non si può permettere ulteriori ritardi nella soluzione di questo problema -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché vengano sollecitati i vertici dell'Istituto ad una veloce e positiva soluzione della vicenda.
(4-05108)

COMAROLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso sul quotidiano on-line Affari Italiani il 19 novembre 2009 si apprende che il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Cremona ha scoperto una truffa da 300 mila euro relativa alla riscossione dell'assegno sociale da parte di 45 cittadini extracomunitari non dimoranti effettivamente in Italia;
nel corso di questa indagine sono state vagliate ben 3.000 posizioni, molte delle quali sono state considerate meritevoli di ulteriori approfondimenti e risulta che la maggior parte delle posizioni irregolari riguardino cittadini extracomunitari giunti in Italia grazie ad istanze di ricongiungimento famigliare;
tra le situazioni più eclatanti si segnalano casi di stranieri percettori dell'assegno sociale che si erano allontanati dall'Italia da più di due anni e per i quali l'assegno continuava ad essere percepito dai famigliari, oppure il caso di nuclei famigliari nei quali 3 su 5 componenti percepivano l'assegno, pur essendo da lungo tempo assenti dall'Italia;
la truffa scoperta dalla Guardia di finanza di Cremona è probabilmente la spia di un fenomeno più ampio, se si considera che ogni mese ben 13.800 immigrati

percepiscono dall'INPS assegni sociali per un importo annuo pari a 6.190.930 euro;
l'assenza di controlli incrociati tra l'INPS e le anagrafi comunali suscita il sospetto che ci sia un numero elevato di cittadini extracomunitari, ultrasessantacinquenni, privi di reddito, o titolari di redditi inferiori alle soglie indicate dalla legge che usufruiscono dell'assegno sociale senza dimorare in realtà in Italia -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di evitare il ripetersi di truffe come quelle denunciate in premessa e di garantire che l'assegno sociale sia percepito dai soli cittadini extracomunitari effettivamente residenti nel territorio italiano e che siano recuperate le prestazioni indebitamente percepite.
(4-05112)

DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane, con la diffusione dell'influenza H1N1, sono stati diffusi dalla stampa dati contraddittori, che hanno causato confusione e paure nella pubblica opinione, relativi alla pericolosità dell'influenza pandemica, che pare desti meno preoccupazione della influenza stagionale;
dai dati circolati, sembrerebbe che questa pandemia influenzale sia più benigna di ben 10 volte rispetto all'influenza stagionale, che pare porterebbe a morte ogni anno dai 5.000 agli 8.000 cittadini italiani, addirittura 20.000 nel 2004;
l'influenza stagionale, è risaputo, che sia un'importante problema di sanità pubblica, per la sua contagiosità e virulenza e, a livello internazionale, già da molti anni, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha attivato un programma mondiale di sorveglianza della malattia, con una rete di laboratori che fanno capo a centri di riferimento internazionali. Analogamente, l'Italia ha messo a punto il sistema di sorveglianza locale Influnet;
questo sistema è formato da una rete di medici sentinella distribuiti sul territorio nazionale e preposti, in collaborazione con laboratori di riferimento e con aziende sanitarie locali, all'invio settimanale delle segnalazioni dei casi di influenza ai due centri di riferimento nazionale presenti in Italia, i quali, a loro volta, li notificano agli organismi internazionali competenti;
il nostro sistema di sorveglianza epidemiologica e virologica sembrerebbe avere una efficacia limitata nella prevenzione nel controllo della malattia, alla luce dei dati riportati -:
se il numero delle vittime da influenza stagionale riportati nelle ultime settimane siano esatti e se questi dati siano riportati in un rapporto analitico, e come il nostro sistema di controllo epidemiologico sia intervenuto per prevenirli e controllarli;
se intenda adottare azioni per contrastare in modo più efficace la contagiosità della influenza, sia essa stagionale che da virus H1N1, intensificando l'efficienza dei sistemi di sorveglianza epidemiologica e virologica, incrementando la copertura vaccinale in alcune fasce della popolazione e creando scorte adeguate di farmaci antivirali.
(4-05125)

MAZZOCCHI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2006 Telecom Italia Learning Services, la società di formazione del Gruppo Telecom, sarebbe stata ceduta alla cifra simbolica di 1 euro ad una New Co, Tils Holding, partecipata al 70 per cento da Cegos Italia S.p.A. e al 30 per cento da Camporlecchio Educational s.r.l.;
dopo pochi mesi risulterebbero esser state mutate le quote societarie;
la Cegos Italia S.p.A. sembrerebbe in sostanza esser uscita di scena lasciando il

controllo alla Camporlecchio Educational s.r.l. ed alla società Lucciola & Partners;
nell'arco di due anni sembrerebbe esservi stata una gestione di certo non idonea a valorizzare l'azienda e i suoi lavoratori;
la conseguenza negativa di tale gestione si ravviserebbe nel fatto che Telecom si sia rifiutata di rinnovare la commessa a Tils determinando la liquidazione di quest'ultima e il licenziamento di 160 dipendenti;
in tale contesto Telecom si troverebbe a continuare a fare formazione con altre società e lo Stato a pagare la mobilità agli ex formatori Telecom oggi disoccupati -:
ove i fatti corrispondano al vero, quali iniziative intendano adottare onde acquisire delucidazioni in merito alla vicenda prospettata in premessa che coinvolge non solo i lavoratori che sono stati licenziati ma anche la stessa collettività dal momento che vi sono 160 disoccupati in più e 160 sussidi di mobilità che deve erogare lo Stato;
quali misure intendano adottare onde assicurare ai lavoratori coinvolti quella sicurezza e tranquillità che gli spetta e, conseguentemente, non disperdere la loro professionalità in quanto strategica per il settore della formazione.
(4-05129)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia AGI - Agenzia Italia - il 18 novembre 2009 ha diffuso il seguente dispaccio: «Da noi tutti i giorni venivano i medici dell'ASL a visitare gli ospiti, molti dei nostri utenti sono stati segnalati dai servizi dell'Azienda sanitaria locale, eppure nessuno ha mai riscontrato o segnalato alcuna irregolarità. Adesso, improvvisamente, ci dicono che la struttura va chiusa, ma allora ci devono spiegare perché fino a ieri andava tutto bene e oggi invece no». Così si difende Stefania Dell'Oca, socia del Gruppo Appartamenti Giusi cui era riconducibile l'appartamento di via Lucini a Delebio (Sondrio), posto sotto sequestro per esercizio abusivo della professione medica dalla Guardia di finanza di Sondrio, su disposizione del sostituto procuratore Stefano Latorre. Dal marzo scorso erano ospitati sette anziani disabili. Secondo il dispositivo di sequestro, la struttura non aveva tutti i requisiti per assistere utenti autosufficienti, disabili, malati o allettati, in quanto nell'organico addetto alla gestione della casa di cura erano assenti le figure professionali del medico e dell'infermiere. Le persone ospitate (gente costretta sulla sedia a rotelle, disabili gravi e anziani malati) sono state trasferite in tutta fretta e i loro parenti hanno dovuto provvedere per evitare una denuncia per abbandono di incapace -:
se quanto sopra riportato corrisponde a verità;
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine all'episodio descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, con particolare riferimento all'esigenza di promuovere, in collaborazione con le regioni, una ridefinizione dei criteri di autorizzazione e di accreditamento nonché delle modalità di controllo di strutture assistenziali come quella sopraccitata.
(4-05136)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2009 si è appreso della morte di una neo-mamma bergamasca, la signora Rossella Gotti di 38 anni, in seguito, pare, a un'emorragia interna dovuta a un aneurisma alla zona addominale, la donna in precedenza si era ricoverata presso gli ospedali riuniti di Bergamo lamentando forti dolori al ventre, era stata visitata e subito dimessa; e solo

successivamente a un nuovo ricovero i medici avevano deciso per un intervento d'urgenza, ma inutilmente;
i familiari della signora Gotti hanno presentato un esposto alla magistratura -:
di quali informazioni il Ministro disponga in ordine alla vicenda che ha portato alla morte della signora Gotti e, in particolare, se siano state avviate iniziative finalizzate ad accertare eventuali omissioni o comportamenti colposi da parte del personale sanitario che ha avuto in cura la donna.
(4-05137)

CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 la Fondazione Enasarco decideva di implementare notevolmente l'investimento in titoli, privilegiando i bond strutturati con una consistenza pari a circa 1 miliardo e 400 milioni di euro. A livello di rendimento, le obbligazioni strutturate avrebbero registrato un +1,2 per cento;
nel 2008 il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione - insediatosi a metà 2007 - confermava la strategia posta in essere l'anno precedente. In tale anno i rendimenti delle obbligazioni strutturate sarebbero stati pari allo 0,4 per cento (cioè un investimento di 1,73 miliardi euro ha fruttato all'Enasarco solo 6,5 milioni di euro);
sempre in relazione alle «obbligazioni strutturate» l'Enasarco - da notizie di stampa - risulterebbe possedere cinque titoli obbligazionari strutturati da JP Morgon (per complessivi 518 milioni di euro), oggetto di diversi interventi di sostituzione dei sottostanti;
secondo il bilancio Enasarco 2008, quasi il 90 per cento delle obbligazioni detenute da Enasarco sono strutturate e di queste la metà sono in titoli strutturati Anthracite (per circa 780 milioni di euro), società con sede alle Isole Cayman (definita dal periodico l'Espresso del 13 novembre 2008 testualmente come «un virus della finanza globale»), garantiti dalla fallita Lehman Brothers. A parte l'opinabilità o meno di un tale squilibrio su un singolo operatore, non è dato conoscere ad oggi i costi - è da presumere assai elevati - che la Fondazione dovrà sostenere per la già annunciata ristrutturazione dell'investimento Anthracite;
tra tutte le casse previdenziali, Enasarco risulterebbe essere la più colpita dalla vicenda Lehman Brothers;
l'Enasarco avrebbe infine già versato 620mila euro a noti professionisti del settore per seguire l'operazione di ristrutturazione dell'investimento Anthracite, mentre nelle poste del bilancio sarebbero stati accantonati circa 1,5 milioni di euro per costi da sostenere nel 2009, sempre in relazione al fondo delle Isole Cayman -:
quali iniziative si intendano assumere per far sì che la Fondazione Enasarco nella scelta dei fondi cui affidare quote di portafoglio segua regole prudenziali, tra cui la valutazione dei rischio di liquidità del fondo sottostante ed il controllo dell'adeguatezza dei regimi legali, regolatori e contabili della giurisdizione in cui quel determinato gestore è domiciliato;
quali iniziative si intendano perseguire per far sì che l'Enasarco abbia una minore esposizione in titoli strutturati e strumenti similari ad alto rischio, che mal si adattano ad una Fondazione che gestisce le pensioni di una intera categoria;
quali iniziative si intendano perseguire per rendere più intellegibili i bilanci dell'Enasarco per i propri iscritti e per rendere omogenei i dati di bilancio degli enti privatizzati di previdenza al fine di una opportuna comparazione tra gli stessi;
se, infine, non si intenda sospendere il processo di dismissione del patrimonio immobiliare Enasarco, il quale prevede l'investimento delle presunte plusvalenze derivanti dalla vendita in borsa ed in fondi immobiliari, nella considerazione che, secondo il bilancio consuntivo 2008 della

fondazione, il 43 per cento dell'attivo di bilancio (vale a dire 2,74 miliardi di euro) sarebbe rappresentato da investimenti finanziari, e tenuto conto che destinare nuove cospicue somme in titoli non farebbe altro che irrigidire la gestione dell'attivo, come peraltro, secondo la stampa specializzata, rilevato dallo stesso advisor dell'ente in una sua recente relazione.
(4-05145)

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Mario Barbieri ha svolto attività continuativa per 27 anni (dal 1966 al 1992) nel cantiere navale di marina di Carrara (Massa Carrara), dove veniva lavorato l'amianto;
in funzione di questo sono stati riconosciuti benefici previdenziali fino al 1984 a tutte le figure professionali con curriculum di continuità nell'azienda;
nel 2002 al signor Barbieri viene riconosciuta un'insufficienza respiratoria e una TAC evidenzia una situazione molto grave in seguito alla quale viene disposto il suo ricovero all'ospedale San Bartolomeo di Sarzana (La Spezia);
poiché nel suddetto ospedale e negli altri della zona non esistono strutture attrezzate, viene affidata alla famiglia un'ossigeno-terapia di 24 ore e una ventilazione meccanica notturna per aiutare il malato a compensare una insufficienza respiratoria gravissima;
la famiglia di Mario Barbieri intenta una causa all'INAIL di Carrara (Massa Carrara) per il riconoscimento della malattia per causa di servizio, ma ottiene un esito negativo, al quale si oppone chiedendo il riconoscimento giudiziale e il diritto alla rendita per la malattia professionale;
l'INAIL contesta l'esposizione al rischio: la causa viene discussa e nel luglio 2006 il giudice condanna l'INAIL di Carrara a costituire e liquidare una rendita per asbestosi polmonare che ha causato un grado di invalidità all'80 per cento;
Mario Barbieri, purtroppo, muore nel novembre 2006, causa coma carbonarcotico e, come scritto nell'atto nosologico Asbestosi;
altri 36 operai di questo cantiere, nel frattempo, si ammalano di asbesto, mesotelioma pleurico e carcinoma polmonare, per i quali ad alcuni è stato riconosciuto il prepensionamento, ad altri il rischio e a qualche altro ancora nulla;
nel gennaio l'INAIL versa alla famiglia di Mario Barbieri, 3 figli e la moglie, gli arretrati e la reversibilità mensile, ma subito dopo fa appello, affermando che non c'e nesso fra la malattia e l'esposizione al cantiere date le diverse mansioni che ha svolto il Barbieri, il quale era addetto alle manovre gru, allo spostamento di lamiere sottoposte a sabbiature, alla distruzione di materiale di fibro-amianto e magazzino;
il giudice di Genova accoglie l'appello senza disporre ulteriori verifiche o indagini ambientali e la famiglia di Mario Barbieri perde la causa in seguito alla quale riceve una lettera nella quale si richiede la restituzione all'INAIL di quanto era stato riconosciuto, più gli interessi legali, più le spese e tutto entro 30 giorni rifiutando anche una rateizzazione;
dopo numerose richieste da parte dei familiari di Mario Barbieri l'INAIL di Carrara ha accettato la rateizzazione in 36 rate più gli interessi legali del 2,5 per cento pretendendo una somma pari a 100.000 euro circa;
la famiglia di Mario Barbieri non ha firmato l'accettazione della rateizzazione non accettando di dover rinunciare alle proprie ragioni, e ha deciso di ricorrere in Cassazione;
nel frattempo è stata richiesta una perizia, sulla documentazione medica di Mario Barbieri, alla dottoressa Elena Bacci, ricercatrice scientifica dell'Università

di Pisa e in tale perizia si certifica che Mario Barbieri è morto a causa del contatto continuativo con l'amianto;
l'asbestosi è una malattia professionale riconosciuta che si contrae solo lavorando a contatto con l'amianto, materiale che si lavorava ufficialmente nei cantieri navali di Carrara negli anni in cui hanno svolto la attività Mario Barbieri e tutti gli altri che hanno contratto la sua stessa malattia;
il compito istituzionale dell'INAIL è certamente quello di operare per la prevenzione ma deve anche rispondere alle necessità di riconoscimento di infortuni e malattie professionali dei lavoratori e di pagare rendite e indennizzi -:
se il Ministro non ritenga di acquisire elementi sulla vicenda e di adoperarsi per favorire l'individuazione di una soluzione che sia comunque idonea a salvaguardare le esigenze della famiglia di Mario Barbieri e di tutti coloro che hanno pagato e stanno pagando con la vita l'esposizione all'amianto durante la loro attività lavorativa.
(4-05146)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta immediata:

MOSCA, FRANCESCHINI, DAMIANO, QUARTIANI, GIACHETTI, AMICI, DE MICHELI, GARAVINI e LETTA. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
numerose sono le competenze in capo al Ministro interrogato, tra le quali il contrasto alla violenza sulle donne, la lotta all'omofobia, la tutela della maternità, il pari trattamento tra uomini e donne sui luoghi di lavoro, solo per citare le principali;
a fronte di tante competenze si può notare una gravissima decurtazione delle risorse da 29,91 a 4,31 milioni di euro dal bilancio del dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, tale da mettere obiettivamente in discussione la stessa funzione del dipartimento e del Ministro interrogato;
relativamente alle funzioni del Ministro interrogato, il piano per gli asili nido - per il quale il Governo Prodi aveva stanziato 152 milioni di euro - è stato adesso ridotto a 7 milioni e 200 mila euro; a favore del numero verde per lo stalking è previsto solo un milione di euro, mentre per la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro delle donne sono state promesse dal Ministro interrogato risorse per 40 milioni di euro, che, a quanto consta agli interroganti, ad oggi non esistono -:
quali iniziative intenda adottare al fine di realizzare gli impegni assunti, a fronte di una forte riduzione degli stanziamenti previsti in capo al dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
(3-00791)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per la semplificazione normativa, per sapere - premesso che:
nel corso della conferenza svoltasi a Bruxelles e promossa dalla Cia - confederazione italiana agricoltori, sulla semplificazione della politica agricola comune (Pac), sono state evidenziate le molteplici difficoltà e gli adempimenti burocratici che ostacolano in maniera sistematica lo sviluppo e la competitività delle imprese agricole italiane;
la Cia, ha infatti quantificato in 7.200 euro l'anno, il danno economico aggiuntivo,

che gli imprenditori del settore devono sostenere, per pagare i costi della burocrazia, nonché gli svariati adempimenti che sono costretti ad osservare, oltre ai ritardi causati dalle lungaggini amministrative per la richiesta di una semplice pratica, nel corso dell'attività aziendale;
la medesima Confederazione ha inoltre analizzato più dettagliatamente il fenomeno negativo, sostenendo come difficilmente l'imprenditore agricolo oggi, sia in grado di assolvere da solo ai numerosi obblighi burocratici e quindi nel 58 per cento dei casi, è costretto ad assumere un soggetto che svolga tale attività, mentre nel restante 42 per cento si rivolge ad un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili;
in considerazione di quanto predetto, appare evidente come le difficoltà di un produttore agricolo italiano, nei riguardi del «mostro» burocratico, penalizzano fortemente l'intero settore agricolo nazionale nei confronti dei concorrenti europei, il cui divario negativo aumenta se si considerano i tempi che occorrono dalla richiesta di documenti necessari, nei confronti della pubblica amministrazione centrale o periferica;
la burocrazia, a giudizio della Cia, rappresenta pertanto un fardello molto pesante per l'intero settore agricolo, a cui ogni anno sottrae circa 4 miliardi di euro delle risorse disponibili, ed il 30 per cento dei quali addebitabili ai ritardi, ai disservizi e come suddetto, alle inefficienze causate dalla pubblica amministrazione;
il suesposto scenario negativo risulta fra l'altro paradossale, se si considera come negli ultimi vi siano state delle semplificazioni a livello amministrativo, unitamente all'avvento di internet e della digitalizzazione;
appare importante inoltre evidenziare le difficoltà che incontrano in particolare i giovani imprenditori agricoli nell'avviare un'azienda, i cui costi, secondo la Cia, risultano essere 18 volte maggiori rispetto alla media europea, mentre per espletare più di 20 pratiche, è necessario aspettare mediamente circa 300 giorni, a differenza degli Stati Uniti ove sono sufficienti 60 giorni;
analoghe criticità emergono anche sul versante delle imposte e dei contributi previdenziali sui tempi burocratici e gli oneri finanziari sostenuti dalle imprese agricole italiane, che raffrontate con gli altri Paesi dell'Unione europea, confermano il gap gravoso e preoccupante che caratterizza negativamente il comparto nazionale;
sarebbero necessarie, prosegue il Rapporto della Cia, poche ma significative misure al fine di garantire un effettivo risparmio economico per l'agricoltura italiana, quali ad esempio: una riduzione del 25 per cento dell'apparato burocratico, che in Italia incide per il 4,5 per cento sul prodotto interno lordo (contro il 3,5 per cento dell'Unione europea) per determinare un risparmio di quasi 31 miliardi di euro all'anno, pari all'1,7 per cento del prodotto interno lordo;
quanto predetto costituisce una somma considerevole, con la quale è possibile innescare una serie di interventi a sostegno della ripresa economica e quindi dei differenti settori produttivi;
la Cia ha infine elencato una serie di priorità, peraltro condivisibili, volte alla semplificazione del sistema burocratico ed amministrativo che attanaglia le imprese agricole italiane che consistono nelle seguenti misure:
a) domanda unica per l'accesso ai benefici della Pac;
b) fascicolo aziendale digitale, nonché l'unificazione dei registri gestionali;
c) dichiarazione unica per l'accesso alle prestazioni sociali;
d) sportello unico per le attività produttive e la sussidiarietà;
e) snellimento delle procedure in materia di lavoro;

f) miglioramento della legislazione sulla sicurezza alimentare;
g) perfezionamento della razionalizzazione dei controlli;
h) semplificazioni amministrative in materia ambientale -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere in considerazione dei numerosi rilievi di criticità esposti in premessa, a favore delle imprese agricole italiane, fortemente penalizzate rispetto ai concorrenti europei, dall'evidente «ipertrofia normativa» talvolta ingiustificata e sproporzionata, rispetto agli obiettivi dichiarati di politica agraria;
se non ritengano opportuno l'introduzione d'interventi urgenti ed immediati a favore delle imprese del settore, alcuni dei quali riportati in premessa, volti alla semplificazione normativa ed amministrativa, attraverso lo snellimento delle procedure e della riduzione degli oneri burocratici, che costituiscono una esigenza fondamentale e prioritaria per una società civile che intende svilupparsi ed in particolare per l'Italia che rappresenta la sesta potenza economica mondiale;
se non convengano che la suddetta «ipertrofia normativa» comporti, il rischio negativo, in parte già verificato per il primo pilastro dell'attuazione della politica agricola comune, di un utilizzo delle risorse comunitarie molto inferiore a quanto potenzialmente disponibile per l'agricoltura italiana;
se non convengano infine che una riduzione significativa dei costi cosiddetti di sistema da parte della Pubblica amministrazione nei riguardi del comparto agricolo, possano costituire un miglioramento generale del clima relazionale tra le imprese, la stessa pubblica amministrazione e le decisioni politiche, al fine di rilanciare i livelli di competitività delle imprese agricole italiane in Europa e nel mondo.
(2-00553)
«Nastri».

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:

PALMIERI e BALDELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
trasparenza, meritocrazia, valutazione e performance sono le parole chiave per comprendere la portata innovativa della riforma della pubblica amministrazione (legge delega n. 15 del 4 marzo 2009) del Ministro interrogato, il cui decreto attuativo (il decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150) è entrato in vigore il 15 novembre 2009;
si è di fronte ad una riforma di portata storica, che coinvolge tutte le amministrazioni pubbliche e che è estremamente rilevante per il rilancio dell'efficienza e della produttività economica nel Paese; per questo è fondamentale che gli operatori del settore, nonché tutti i cittadini, siano messi nelle condizioni di venire a conoscenza e di comprendere i contenuti e le novità introdotte dalla suddetta riforma -:
con quali modalità il Governo intenda far conoscere ai cittadini e agli operatori i contenuti della riforma della pubblica amministrazione, prevista dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.
(3-00790)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
quanto sta avvenendo nei coordinamenti regionali della Croce Rossa italiana di Piemonte e Lombardia, a giudizio degli odierni interroganti, ha raggiunto livelli di guardia che il ministro non può sottovalutare;

in base a quanto denuncia da svariati mesi la Ugl Fedep i direttori provinciale della CRI di Alessandria e Lodi stanno attuando una insopportabile operazione di mobbing nei confronti di alcuni iscritti alla Federazione enti pubblici della UGL;
il caso più grave riguarda il delegato sindacale UGL di Alessandria, M.D., che si trova dequalificato, demansionato e sottoutilizzato e contestualmente suoi colleghi con qualifiche ed inquadramenti inferiori sono utilizzati, pur consentendolo le norme, con incarichi a volte direttivi;
il lavoratore, una volta preso servizio presso il Comitato provinciale di Alessandria, non ha avuto assegnata alcuna mansione confacente all'area tecnica a cui appartiene non è stato ricevuto al suo arrivo dal Funzionario amministrativo;
ad oggi il lavoratore non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte del Comitato Provinciale CRI di Alessandria di assegnazione di mansioni confacenti al livello e all'area professionale rivestita dallo stesso;
invece la mansione che dovrebbe ricoprire il dipendente M.D. in quanto appartenente all'area tecnica ed al livello professionale B3 quale quello di responsabile autoparco e coordinatore dei servizi è svolta, su incarico del funzionario provinciale delegato da un dipendente a tempo determinato di area tecnica livello A2;
attualmente il lavoratore si presenta regolarmente in ufficio e rimane a disposizione presso la stesso in attesa che qualcuno dei responsabili incaricati si decida a riconoscergli e ad assegnargli la mansione confacente al livello professionale rivestito;
fino ad oggi gli sono state proposte tre mansioni di cui, la prima che deve essere ricoperta specificatamente da personale appartenente all'area A tecnica, mentre le altre due volte sono mansioni puramente amministrative che il dipendente non può svolgere perché appartenente all'area tecnica;
a causa di quanto esposto sopra il dipendente è stato sottoposto ad un continuo invio di corrispondenza da parte del Comitato Provinciale di Alessandria, dal Servizio gestione risorse umane e dal comitato centrale riguardante minacce di assunzioni di provvedimenti disciplinari, alcuni dei quali emessi, recuperi di denaro dalla busta paga senza specificarne il motivo, mancata erogazione del compenso incentivante e continui richiami di chiarimenti riguardanti il mancato rispetto dell'orario di lavoro e dei turni;
da pochi mesi sono iniziate le proposte di erogazione di giorni di sospensione dal servizio senza retribuzione con il chiaro l'intento di erogare al più presto il licenziamento a tal punto che il lavoratore si è rivolto ad un legale grazie al quale ha avviato nei confronti dell'Amministrazione della Croce Rossa italiana una causa per mobbing;
prima del dipendente M.D. anche un'altra lavoratrice, sempre iscritta all'UGL Fedep, sempre dipendente del comitato provinciale di Alessandria, era a sua volta sottoposta a pressioni per il solo fatto di aver segnalato e richiesto il rispetto delle norme contrattuali e legislative;
nel corso degli anni, la lavoratrice è stata costretta a produrre controdeduzioni per rispondere ad accuse non rispondenti alla realtà dei fatti ed ha subito due censure, benché una nutrita documentazione a sua discolpa; assolutamente non considerata, fosse stata da lei inviata al Direttore regionale;
alla stessa dipendente, dopo un infortunio subito a causa del sollevamento a cui è stata costretta per la sicurezza di un paziente, rimediando ad un inconveniente procurato da due barellieri che aveva insieme come equipaggio appartenenti al servizio civile, non addestrati e neanche

qualificati per potere svolgere il servizio a cui erano stati ordinati dai responsabili del servizio ambulanza e pur avendo la stessa da parte del medico competente un esenzione al carico, al suo rientro in servizio si è vista richiedere chiarimenti per una giornata di recupero di festività lavorate nei primi giorni di gennaio 2009. Alla lavoratrice si contesta la continua mancanza di collaborazione, cosa assolutamente non vera;
un'altra problematica si verifica presso l'autoparco di Tortona dove vi sono forti frizioni derivanti da chi debba formulare i turni lavorativi e nonostante un incontro tra la Ugl ed il funzionario delegato, la stessa persona che svolge l'incarico per il comitato provinciale di Alessandria, in cui si era stabilito un accordo, lo stesso è stato completamento disatteso;
consta all'interrogante che, sempre nell'autoparco della Croce Rossa di Tortona i dipendenti non vengono mandati a fare la visita medica obbligatoria prevista dalla normativa da almeno 5 anni;
nei comitati provinciali di Lodi e Codogno non sono stati rinnovati i contratti a due dipendenti a tempo determinato, su richiesta dei rispettivi presidenti dei due comitati ed avvisandoli solamente l'ultimo giorno dell'anno tramite raccomandata;
su questo mancato rinnovo contrattuale la Ugl Fedep ha chiesto un incontro urgente al Direttore regionale della Lombardia senza ottenere alcun riscontro;
i due lavoratori non rinnovati sono stati sostituiti con l'assunzione di dipendenti con contratto di lavoro interinale, nonostante i due, dipendenti rientrassero nel programma di stabilizzazione, come previsto dalla specifica normativa -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le gravi questioni sollevate in premessa.
(4-05111)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO e BORGHESI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
a quanto consta agli interroganti, esiste il testo di una bozza di decreto-legge, recante «Norme urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post-emergenziale nel territorio della regione Abruzzo, per la predisposizione e la realizzazione di un piano di messa in sicurezza idrogeologica in relazione alle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi il 1o ottobre 2009 nel territorio della provincia di Messina ed altre disposizioni urgenti di protezione civile e per la Presidenza del Consiglio dei ministri», che prevede la costituzione, per lo svolgimento delle funzioni strumentali del dipartimento della protezione civile, di una società per azioni con capitale interamente pubblico;
le attività di tale società potrebbero riguardare - sempre secondo il testo citato - anche la progettazione, la scelta del contraente, la direzione dei lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, l'acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del dipartimento della protezione civile, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale, sia per quanto concerne le emergenze dovute a calamità naturali ed antropiche e per i grandi eventi, sia per quanto attiene allo svolgimento di attività di formazione e ricerca;
tale previsione comporterebbe l'esternalizzazione di quasi tutte le attività di protezione civile, con effetti, ad avviso degli interroganti, negativi sulla trasparenza e la rintracciabilità delle gare d'appalto e sulle attività di previsione e prevenzione dalle calamità, che coinvolgono tutto il territorio nazionale, ed escluderebbe dal controllo diretto sul territorio in prima istanza i sindaci, l'unica autorità di

protezione civile riconosciuta dalla legge n. 225 del 1992, nonché le regioni e le province, mentre in capo all'attuale dipartimento resterebbero compiti di gestione dell'emergenza e di pianificazione speditiva;
inoltre, preoccupano le ripercussioni prevedibili sul personale del dipartimento e sulla delicatissima materia della ricostruzione post-calamità, che nel testo citato si prefigura sconnessa, se non avversa a tutti i controlli previsti per legge;
in presenza della dichiarazione di stato di calamità emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri nella gestione dell'emergenza sul territorio, si potrebbero prevedere conflitti di competenza tra la predetta società, che si avvarrà presumibilmente in maniera forzosa del know how dei dipendenti del dipartimento, ed il dipartimento stesso;
nel citato testo si prefigura anche la stabilizzazione di tutti i precari attualmente presenti al dipartimento, i cui dipendenti negli ultimi 8 anni sono lievitati da 350 a circa 1.200 persone, tra personale di ruolo, a tempo determinato, collaboratori coordinati e continuativi e comandati, ed è prevista anche l'assunzione di 50 dirigenti;
apprezzando la stabilizzazione del personale precario ed auspicando quella dei comandati, non si può non esprimere perplessità circa le modalità di assunzione fuori dalle procedure previste dalle norme vigenti in materia di concorsi pubblici, modalità che potranno consentire, secondo gli interroganti, favoritismi e chiamate ad personam -:
qualora corrispondesse al vero la notizia dell'imminente emanazione del decreto-legge in questione, nei termini sopra evidenziati, se il Ministro interrogato non ritenga pregiudizievole per l'efficiente e corretta gestione della protezione civile e del personale pubblico le disposizioni citate in premessa.
(3-00792)

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, TASSONE, MANTINI, MANNINO, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO, GALLETTI, OCCHIUTO, RIA, LIBÈ e BOSI. - Al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il 19 novembre 2009 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali, di semplificazione e razionalizzazione dell'ordinamento e che contiene la cosiddetta Carta delle autonomie locali, già approvato in via preliminare nella seduta del 15 luglio 2009, il testo non è stato ancora presentato alle Camere;
secondo il Ministro interrogato «il disegno di legge individua in maniera puntuale e disciplina le funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane. Razionalizza e riordina, anche al fine del contenimento della spesa pubblica e della riduzione degli assetti organizzativi delle amministrazioni statali, gli uffici periferici dello Stato e il sistema dei controlli interni»;
il provvedimento, tuttavia, secondo gli interroganti, non favorisce un reale decentramento dallo Stato alle regioni, alle province e ai comuni, quale premessa di un vero federalismo, e si risolve in un restyling della pubblica amministrazione - come hanno rimarcato anche le associazioni degli enti locali - non in grado, quindi, di fornire le risposte attese dai cittadini;
l'impianto normativo rischia di entrare in rotta di collisione con il meccanismo del federalismo fiscale e di non garantire un equilibrio tra i diversi livelli della Repubblica, determinando - come

gli interroganti hanno da sempre affermato - l'insostenibilità dei federalismo stesso;
non è stato ancora chiarito con quali risorse il federalismo fiscale verrà attuato e con quali tempi, visto che, con il decreto-legge n. 135 del 2009, cosiddetto «decreto Ronchi», il cui disegno di legge di conversione è stato recentemente approvato dalla Camera dei deputati, sono stati prorogati i termini per l'emanazione del primo decreto attuativo;
il provvedimento sottrae sovranità ai comuni su materie di loro competenza e svuota il ruolo del sindaco;
è singolare, ad avviso degli interroganti, che il Ministro interrogato abbia giustificato la mancata soppressione delle province con l'eliminazione di altri enti intermedi inutili;
l'articolo 14 della nuova disciplina prevede una delega - peraltro assolutamente generica - per la riduzione del numero delle circoscrizioni provinciali (e conseguentemente delle prefetture), ma nel contempo ne potenzia i compiti;
il tema della soppressione delle province, ritenute costose ed inutili, era stato fortemente sbandierato nel corso della campagna elettorale da tutti i partiti, per poi sparire pian piano, fino a giungere al voto favorevole sulla questione sospensiva della proposta di legge costituzionale per la soppressione delle province presentata dal gruppo dell'Udc -:
quali siano l'impianto e le finalità complessive sottese al provvedimento, che, nonostante fosse molto atteso dagli enti interessati e dai cittadini, anche perché strettamente connesso con la realizzazione del federalismo fiscale, ha già riscosso notevoli critiche e rivela, a giudizio degli interroganti, significativi punti oscuri e contraddittori.
(3-00795)

TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in data 17 novembre si è svolta presso il Ministero una riunione per esaminare la situazione e le prospettive future dello stabilimento Videocon di Anagni;
risulterebbero pervenute una decina proposte di rilancio da parte di imprenditori disposti ad investire sulla riconversione industriale dello stabilimento;
al termine del vertice tre imprenditori hanno chiesto ed ottenuto un incontro con le rappresentanze sindacali per illustrare nel dettaglio i loro progetti per la maggior parte inerenti le energie alternative e la tecnologia del fotovoltaico;
si tratta dei progetti presentati dalle società Pufin, della Global Energy e della Harianne ritenuti al momento fattibili, mentre tre sono stati scartati, due dovranno confermare il loro interesse per il sito e due verranno valutati in un nuovo incontro tecnico previsto il 26 novembre;
per il rilancio del sito erano stati stabiliti tre criteri fondamentali: credibilità e fattibilità del progetto; solidità economica e finanziaria del proponente; tutela dei livelli occupazionali;
dal prossimo 21 dicembre scatterà, comunque, per tutti i dipendenti la cassa integrazione in deroga, erogata dalla regione Lazio, che andrà a coprire solo i primi due mesi del 2010 e quindi occorre che si stringano i tempi per il rilancio dello stabilimento, anche per usufruire della dote di 50 milioni di euro promessa a suo tempo alla Videocon dal Ministero che potrebbe essere investita su un progetto diverso -:
se ritenga per quanto di competenza che i progetti soddisfino realmente i criteri fondamentali richiesti per individuare, al

massimo entro l'anno, il progetto industriale su cui concentrare l'attenzione per il rilancio del sito di Anagni.
(2-00554)
«Anna Teresa Formisano, Ciocchetti, Dionisi, Adornato, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Drago, Galletti, Libè, Mannino, Mereu, Mantini, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Ria, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volontè, Zinzi».

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni la zona dell'alta Vallarsa vive un grosso problema con le linee telefoniche fisse, che si aggrava particolarmente in situazioni metereologiche avverse, tanto da impedire il funzionamento del telefono e del fax;
anche quest'anno, come era prevedibile, appena le condizioni del tempo sono peggiorate e c'è stata la prima nevicata, le linee telefoniche si sono interrotte;
l'isolamento telefonico riguarda anche la linea del bancomat e questo crea molti problemi agli esercizi alberghieri e commerciali presenti in quella zona, per i quali le prenotazioni e i pagamenti si svolgono principalmente per mezzo degli strumenti bancomat, carta di credito, fax e buoni pasto elettronici;
questo problema e i gravi disagi arrecati alla popolazione di queste zone sono stati portati all'attenzione della compagnia telefonica Telecom Italia più volte, visto che il problema sembra facilmente individuabile nella collocazione dei cavi telefonici sugli alberi o sul guard-rail della ex strada statale 46 del Pasubio;
la compagnia telefonica in questione non è tuttora intervenuta per risolvere il problema e questo grave disservizio, con l'inizio del nuovo inverno, causerà di nuovo disagi e problemi agli abitanti della zona della Vallarsa;
i cittadini e gli esercenti commerciali esigono di veder garantiti i loro diritti e che la compagnia telefonica rispetti gli impegni assunti in termini di garanzia del servizio pubblico, anche a fronte del regolare pagamento del canone alla Telecom Italia;
in data 16 febbraio 2009, l'interrogante, in seguito ad un episodio di isolamento telefonico dovuto a condizioni metereologiche avverse, ha già chiesto informazioni al Governo sulla incresciosa situazione che vivono gli abitanti della zona della Vallarsa con l'interrogazione a risposta scritta 4-02304 -:
se il Ministro, in seguito all'interrogazione di cui in premessa sui disservizi di Telecom Italia nella zona della Vallarsa, sia intervenuto, per quanto di sua competenza, per accertare il rispetto degli impegni che la medesima compagnia telefonica ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-05109)

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Reggello (provincia di Firenze), con caratteristiche pedemontane, in località Cancelli, che conta 1.000 abitanti, è situato l'ufficio postale sulla via provinciale di collegamento fra la vallata e il comune capoluogo di Reggello, del quale sono fruitori anche gli abitanti delle adiacenti località;
dopo molte sollecitazioni è stata chiarita «l'intenzione da parte della Soc. Poste Italiane di procedere alla chiusura dell'ufficio postale di Cancelli, causata dal man- cato

rinnovo del contratto di affitto dei locali che ospitano l'ufficio», nonostante la disponibilità del comune in tal senso -:
quali iniziative urgenti si intendano attuare affinché l'ufficio postale di Cancelli non venga eliminato, continuando così a garantire una presenza pubblica in questa zona, dando ai cittadini e soprattutto agli anziani un servizio minimo che possa permettere il vivere civile in una zona già disagiata.
(4-05134)

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TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 viene annunciato per la prima volta il megaportale del turismo italiano www.Italia.it dal Governo Berlusconi e dall'allora Ministro per l'innovazione Lucio Stanca. Ad avviso dell'interrogante, è stato un flop fin dall'inizio; i molteplici difetti e la paradossale lentezza di un mezzo che per natura dovrebbe essere snello e aperto hanno portato, poi, nel gennaio 2008 il vicepremier Rutelli e il Ministro Nicolais a chiudere un progetto fallimentare che ha visto, in conclusione, impegnati 7 dei 45 milioni di euro stanziati inizialmente dal Governo Berlusconi nel 2006;
l'attuale Governo Berlusconi, con il Ministro della pubblica amministrazione e innovazione Renato Brunetta, decide di il Italia.it e in data 15 gennaio 2009 il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta ed il Ministro del turismo Michela Vittoria Brambilla hanno firmato un protocollo d'intesa per la realizzazione del portale nazionale del turismo;
il protocollo d'intesa ha durata di tre anni con facoltà di rinnovo e l'articolo 6 «Risorse Finanziarie» stabilisce di trasferire al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo (DSCT) una somma pari ad euro 10.000.000, a valere sui fondi non impegnati del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie (DIT); le risorse residue (non meglio specificate) sono invece destinate a progetti connessi alle attività di promozione dell'immagine nazionale all'estero, ivi comprese quelle inerenti alla promozione e gestione del portale, mediante iniziative ad alto contenuto innovativo intraprese congiuntamente da DSCT e DIT;
il 21 gennaio 2009 il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ed il Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta hanno presentato palazzo Chigi, il «piano E-Government 2012»;
il piano propone scelte coerenti con la strategia di Lisbona, tiene conto del quadro di crisi dell'economia, affronta il problema dell'aumentata distanza dell'Italia dai Paesi europei più avanzati;
in pari tempo sviluppa ed aggiorna gli strumenti costruiti negli anni recenti, dando corpo agli indirizzi del Governo per fronteggiare le nuove esigenze dei cittadini, per utilizzare le nuove tecnologie ICT, per allineare l'Italia alle migliori performance europee;
il piano si compone di 80 progetti aggregati in 4 ambiti di intervento e di 27 diversi obiettivi di Governo da raggiungere entro la XVI legislatura;
l'obiettivo principale consiste nel «posizionare entro il 2012 il portale nazionale dell'offerta turistica tra i portali leader del settore in termini di accesso ed utilizzo dei servizi da parte degli utenti»;
gli interventi previsti per tale obiettivo sono: a) creazione di un portale nazionale del turismo in linea con quelli degli altri paesi concorrenti. Il portale con redazioni nazionali e decentrate, prevede l'offerta di informazioni e servizi in chiave web 2.0 con forti capacità di promozione e accesso indiretto ai servizi di commercializzazione, b) sviluppo con le regioni di progetti di promozione on-line a livello

internazionale dei poli turistici (esempio Capri, Taormina), valorizzazione sul portale nazionale di pori turistici locali attraverso un'attività di promozione on-line, a livello internazionale, volta ad attrarre l'attenzione del turista verso specifiche mete;
è stato poi garantito il monitoraggio continuo dei progetti su base settimanale, mensile e trimestrale;
il portale nazionale del turismo è stato presentato dal Ministro Brambilla come uno strumento dallo straordinario potenziale, che aiuterà lo sviluppo di un settore strategico per la nostra economia. L'intenzione è di realizzare un portale di seconda generazione che possa far conoscere il nostro Paese, diffonderne il marchio e le eccellenze, renderlo accessibile ai flussi turistici internazionali nel modo più semplice e immediato. Per raggiungere questo obiettivo, inoltre, ha affermato il Ministro, che sarà fondamentale la sinergia tra tutti gli attori della filiera turistica, sia pubblici che privati;
il 10 giugno 2009 sono stati trasferiti al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della Presidenza del consiglio dei ministri 10.000.000 di euro, come previsto dal sopra citato protocollo d'intesa;
in una nota del 28 settembre 2009 il Ministro Brambilla afferma che il nuovo portale www.italia.it, entro Natale 2009 diventerà un market place: i navigatori potranno pianificare e acquistare la vacanza in rete, senza nessuna spesa extra. Costo dell'operazione: 5 milioni di euro;
attualmente il sito è povero di contenuti, spesso caratterizzato da problemi gestionali e di accessibilità e, nonostante non siano stati pubblicati né il numero di visitatori né siano state mantenute le promesse di trasparenza proclamate dal Ministro Brunetta, gli strumenti che permettono di valutare la diffusione e la popolarità di un sito internet fanno emergere come il bilancio sia catastrofico: poche centinaia di visitatori al giorno e quasi tutti provenienti dall'Italia, mentre, si ricorda, che uno degli obiettivi principali era stimolare il turismo dall'estero;
nelle note legali del sito viene riportato: «il sito www.italia.it non contiene pubblicazioni a carattere periodico»;
attualmente nel sito www.e2012.gov.it nel report sullo stato di avanzamento del progetto, si legge: «La messa in atto dell'insieme delle attività previste per la realizzazione e gestione del portale sono di competenza del Comitato di Monitoraggio del progetto la cui designazione dei componenti si è completata in data 26 ottobre 2009. Il Comitato non si è ancora riunito. In data 4 giugno 2009 sono stati trasferiti i contenuti tecnologici della precedente realizzazione. Il 10 giugno 2009 sono stati trasferiti 10.000.000,00 al Ministero del turismo. La responsabilità gestionale ed operativa ricade sul Ministero del turismo a seguito del protocollo d'intesa del 15 gennaio 2009». Sono trascorsi, quindi, nove mesi e dieci giorni nei quali sono stati nominati solo tre rappresentanti del comitato -:
se il Governo intenda fornire informazioni dettagliate sullo stato di avanzamento del portale nazionale del turismo, gli obiettivi raggiunti finora e i relativi costi;
se il Governo intenda dare conto delle cifre stanziate nel piano E-Governement2012, in relazione ai 10 milioni di euro previsti dal protocollo d'intesa sottoscritto dai Ministri Brunetta e Brambilla e trasferiti al dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo;
se il Ministro interrogato, quale responsabile gestionale ed operativo del progetto, intenda chiarire i motivi per cui il comitato di Monitoraggio ancora non si riunisce e come intenda garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati nel medio e lungo termine.
(4-05141)

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Soro e altri n. 1-00260, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gianni Farina.

La mozione Realacci e altri n. 1-00262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 11 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cosenza, Biancofiore, Catone, Holzmann, Speciale, Scilipoti, Giulietti.

La mozione Realacci e altri n. 1-00272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

La mozione Cicchitto e altri n. 1-00275, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boniver.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Rainieri e altri n. 7-00220, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Caparini, Fava, Torazzi.

La risoluzione in Commissione Gentiloni Silveri e altri n. 7-00222, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bonavitacola.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Stradella n. 5-01953, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

Pubblicazione di un testo riformulato e cambio dei primi firmatari con modifica dell'ordine dei successivi firmatari.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Cazzola, Commercio ed altri n. 1-00279, con l'esatta indicazione dei primi firmatari e dei successivi cofirmatari, già pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 247 del 16 novembre 2009:

La Camera,
premesso che:
nel corso del suo mandato il Governo ha affrontato con interventi costanti e mirati alle differenti necessità emerse nel tessuto sociale economico e produttivo del Paese, le ripercussioni di una gravissima crisi internazionale che hanno determinato nell'anno in corso una netta flessione del prodotto interno lordo, sia pure a fronte di recenti segnali di ripresa;
la crisi presentatasi in un primo tempo come prevalentemente di carattere finanziario si è poi manifestata in maniera più profonda assumendo evidenti aspetti economici e produttivi e producendo inevitabilmente gravi conseguenze sul terreno dell'occupazione. Tali conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi se il Governo non avesse accompagnato e bilanciato la crisi con provvedimenti di volta in volta adeguati, pur in un quadro di complessa attenzione alla stabilità dei conti pubblici;
si è deciso di intervenire su più fronti in favore della struttura produttiva e dei servizi, sostenendo le persone e le

famiglie in difficoltà e a maggiore rischio di povertà, nonché garantendo l'intervento degli ammortizzatori sociali a beneficio dei lavoratori sospesi dal lavoro a causa delle improvvise ed acute difficoltà di mercato, in cui sono incorse nei mesi scorsi tante imprese, la cui condizione stenta tuttora, nonostante i primi cauti segnali positivi, riconosciuti da tutte le istituzioni e gli osservatori internazionali, ad invertire il trend della crisi;
dopo una caduta durata 15 mesi il Pil è tornato a crescere. Il terzo trimestre dell'anno in corso ha registrato un incremento dello 0,6 per cento;
i dati sull'occupazione evidenziano le criticità in cui si è trovato ad operare il sistema Paese nel suo complesso; nel primo semestre del 2009 il tasso di occupazione complessivo, rispetto al primo semestre dell'anno precedente, è diminuito di 1 punto. Al netto dell'occupazione straniera, che continua ad aver un trend positivo, gli occupati italiani risultano in calo di 494 mila unità. Particolarmente accentuata è la contrazione nelle regioni del Sud dove si concentra il 60 per cento delle perdita complessiva di occupati, a prova di una condizione economica e sociale svantaggiata che il Governo sta affrontando, anche tenendo conto delle proposte avanzate dai gruppi parlamentari;
il tasso di disoccupazione è attestato al 7,4 per cento, ad un livello significativamente inferiore a quello medio della Unione europea. Mettendo a confronto i dati della disoccupazione con quelli della Cassa integrazione e degli altri strumenti di sostegno del reddito emerge con chiarezza quanto sia stato importante il notevole sforzo sostenuto dal Governo per salvaguardare l'apparato produttivo e per mantenere il più a lungo possibile il rapporto di lavoro tra le aziende costrette a fare ricorso agli ammortizzatori sociali e i loro dipendenti; ne è testimone il trend della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, che ha registrato un aumento, in termini di valori cumulati sino al mese di ottobre 2009, del 380 per cento. Nel valutare questi dati occorre tener conto del fatto che, grazie alle politiche del Governo, si è avuto un ampliamento della platea degli interessanti allargando gli interventi a quanti non ne fruivano in precedenza. La Cig in deroga, infatti, nell'ottobre 2009 rispetto al medesimo mese dell'anno scorso, è aumentata del 700 per cento. Va segnalato che vi è uno scostamento tra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle aziende (che costituiscono poco più del 60 per cento del totale). Va altresì segnalato un trend decrescente dell'uso della Cig, in termini che si avviano ad essere costanti;
si è rivelata, pertanto, giusta ed adeguata alle circostanze, la scelta del Governo (con l'accordo delle regioni) di stanziare un ingente ammontare di risorse (8 miliardi in un biennio) per ampliare la cassa integrazione in deroga ed estenderne l'intervento anche nei settori del lavoro dipendente, fino a quel momento sprovvisti; correttamente il Governo ha resistito, non solo per motivi di finanza pubblica, ma anche come scelta strategica di politica del lavoro, all'ipotesi di estendere l'indennità di disoccupazione a tutto il mondo del lavoro; tale indicazione, assunta all'inizio dell'anno nel mezzo della crisi in fase acuta, avrebbe dato alle imprese un segnale devastante: quello di licenziare;
il Governo non si è limitato solo ad operare affinché nessuno restasse indietro, mediante gli istituti di tutela del reddito da lavoro, ma ha provveduto anche a sostenere l'occupazione attraverso la salvaguardia della struttura produttiva, del relativo indotto e, quindi, dei posti di lavoro, nel quadro dei diversi «pacchetti anticrisi» di volta in volta approvati; per la prima volta è stata predisposta una specifica misura di tutela - sia pure una tantum - a beneficio dei collaboratori in condizione di monocommittenza;
da ultimo il decreto-legge n. 78 del 2009, in aggiunta alle misure a sostegno delle imprese, che costituisce un elemento centrale della politica del Governo, prefigura

alcuni interventi di carattere particolarmente innovativo, specie per quanto riguarda le misure rivolte a mantenere i lavoratori collegati alle loro imprese mediante procedure che ne favoriscano la ri-professionalizzazione, nonché i progetti di autoimprenditorialità, il cui finanziamento è in parte sostenuto dalla possibilità di capitalizzare le risorse derivanti dagli ammortizzatori sociali riconosciuti ai singoli cassintegrati o disoccupati interessati ad intraprendere un lavoro autonomo;
per quanto riguarda i pensionati e le fasce deboli della popolazione, secondo i dati ISTAT i soggetti che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, fissata a circa 1.000 euro mensili per una famiglia di due persone, sono nel nostro Paese circa il 13 per cento, cui si aggiungono circa altri 2 milioni di famiglie a rischio di indigenza; la spesa per la protezione sociale è in linea con la media europea, ma fortemente squilibrata sulla voce «vecchiaia e superstiti» e sul settore pensionistico. Sono carenti le politiche inclusive e di contrasto delle emarginazioni sociali, nonché le politiche di sostegno alla famiglia (le risorse raccolta per finanziare l'assegno al nucleo famigliare vengono adoperate, in larga misura, per coprire i disavanzi di talune gestioni pensionistiche dell'Inps). Va riconosciuto a merito del Governo di aver adottato, per la prima volta, politiche inclusive e di sostegno alle famiglie, stanziando risorse che si sono rivelate superiori al fabbisogno effettivamente riscontrato; va altresì fatto notare che, nel corso del 2009, il crollo del tasso di inflazione ha oggettivamente favorito i percettori di redditi fissi, le cui dinamiche evolutive, stabilite in precedenza secondo scenari macroeconomici diversi, sono risultate sicuramente più elevate del reale costo della vita;
in tale ambito, a favore delle fasce più deboli della popolazione il Governo:
a) ha attivato la social card per sostenere, in particolare, i pensionati a basso reddito; ha disposto un bonus per le famiglie in particolari condizioni di disagio;
b) ha introdotto misure di sostegno economico per il pagamento dei servizi di primaria necessità quali luce e gas;
c) ha stipulato con la grande distribuzione e con le principali categorie rappresentative degli esercenti commerciali accordi di contenimento e stabilizzazione dei prezzi di generi di prima necessità;
d) ha prestato la propria garanzia per la rinegoziazione dei mutui immobiliari;
le tematiche relative al sostegno del reddito ed alla riduzione del carico fiscale dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e delle fasce più deboli della popolazione sono state affrontate dal Parlamento in diverse occasioni, con atti di indirizzo approvati dalla Camera il 19 novembre 2008, il 12 marzo 2009 e il 15 luglio 2009; dall'esame degli atti impegnativi per il Governo risulta che la gran parte delle misure, compatibili con uno sforzo eccezionale ma sostenibile da parte della finanza pubblica sono state adottate; occorre valutare se non siano possibili ulteriori sforzi ed individuare risorse aggiuntive rispetto a quelle già vincolate come la maggioranza sta operando nel quadro della legge finanziaria per il 2010, allo scopo di utilizzare al meglio le risorse provenienti dallo scudo fiscale;
altrettanto rilevante sarebbe individuare strumenti a tutela dei giovani professionisti a inizio carriera, anticipando la soppressione dell'IRAP prevista dalla legge delega per l'attuazione del federalismo fiscale, tramite riduzioni a favore dei soggetti sopra indicati, nonché sospendere o attenuare per un congruo periodo gli studi di settore,

impegna il Governo:

a definire misure di rafforzamento e di ampliamento del sistema degli ammortizzatori sociali, valutando la disponibilità di risorse per ulteriori interventi specifici a favore delle forme di lavoro flessibile e per i cosiddetti lavori atipici, ivi compreso l'utilizzo di quota delle risorse per la concessione di un credito d'imposta in

favore delle imprese che reimpieghino disoccupati e l'utilizzo diretto delle risorse per favorire forme di reimpiego, nonché ad elaborare politiche attive e mirate in favore di chi ha redditi da lavoro discontinui, con particolare riguardo alla riprofessionalizzazione ed il reimpiego dei disoccupati;
a rifinanziare le misure di detassazione dei salari di produttività e degli straordinari, nonché a valutare l'adozione di nuove misure di detassazione del reddito d'impresa e di lavoro autonomo reinvestito;
a valutare l'introduzione di ulteriori misure in favore dei cittadini incapienti e delle famiglie in condizione di disagio;
a predisporre forme efficaci di monitoraggio e di controllo, al fine di verificare la qualità e la quantità dei servizi alla persona resi dagli enti locali, nonché di evitare duplicazione di prestazioni, anche per valutare l'eventuale applicazione dei poteri di subentro previsti dal comma 2 dell'articolo 120 della Costituzione, qualora gli enti non rispettino i livelli essenziali delle prestazioni in materia di diritti civili e sociali;
ad individuare opportuni strumenti atti a favorire l'accesso al credito bancario, con particolare riguardo ai lavoratori temporanei, a progetto o atipici, in particolare finalizzato all'acquisto della prima casa, al fine di consentire la formazione di nuove famiglie;
a presentare gli atti di indirizzo all'Aran per il rinnovo dei contratti pubblici, nei limiti delle risorse stanziate a termini di legge e secondo i principi e le modalità indicate nella cosiddetta «legge Brunetta», con particolare riferimento all'applicazione, ivi prevista, dei coefficienti territoriali utili alla definizione dei livelli retributivi in ragione anche del costo della vita.
(1-00279)
(Nuova formulazione) «Cazzola, Caparini, Commercio, Moffa, Baldelli, Antonino Foti, Briguglio, Ceccacci Rubino, Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana, Formichella, Giacomoni, Mannucci, Minardo, Mottola, Pelino, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Scandroglio, Taglialatela, Munerato, Bonino, Fedriga, Dal Lago, Luciano Dussin, Vanalli, Volpi, Pastore, Reguzzoni».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Garagnani n. 2-00362 dell'8 aprile 2009;
interrogazione a risposta in Commissione Cosenza n. 5-01965 del 19 ottobre 2009.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Marchioni n. 5-01131 del 16 marzo 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05128;
interrogazione a risposta orale Nunzio Francesco Testa n. 3-00643 del 14 settembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-05117;
interrogazione a risposta in Commissione Nicola Molteni 5-02010 del 27 ottobre 2009 in interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-02148.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Bachelet e altri n. 5-02115 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 247 del 16 novembre 2009. Alla pagina n. 9212, seconda colonna, dalla

riga quindicesima alla sedicesima, deve leggersi: «istituzionalmente collabora con il Presidente, il direttico scientifico e il comitato» e non «istituzionalmente collabora con il residente, il direttico Scientifico e il comitato», come stampato.