XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 17 dicembre 2009

TESTO AGGIORNATO AL 12 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La V Commissione,
premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha istituito, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, il Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
la dotazione di tale Fondo, originariamente fissata in 60 milioni di euro per l'anno 2009, ed in 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011, è stata successivamente incrementata, per l'anno 2009, prima dall'articolo 7, comma 1-ter, del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 33 del 2009 e poi dall'articolo 3, comma 6, della legge 23 luglio 2009, n. 99;
il Fondo ha, pertanto, una dotazione pari a 105.050.000 euro per il 2009, a 30 milioni di euro per il 2010 e a 30 milioni di euro per il 2011;
il richiamato articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008 stabilisce che, a valere sulle risorse del fondo, sono concessi contributi statali per interventi realizzati dagli enti destinatari nei rispettivi territori per il risanamento e il recupero dell'ambiente e lo sviluppo economico dei territori stessi;
nella definizione del nuovo ciclo (2008-2010) della Strategia di Lisbona, che persegue l'obiettivo di rendere l'Europa «l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo», il Consiglio europeo di Bruxelles del 13 e 14 marzo 2008 ha sottolineato l'importanza del ruolo del livello locale e regionale nel creare crescita e occupazione, nonché della coesione economica, sociale e territoriale al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona rinnovata;
i documenti predisposti dalle istituzioni europee sulla nuova Strategia «UE 2020», che modificherà ed integrerà la Strategia di Lisbona, sottolineano l'importanza di perseguire parallelamente gli obiettivi di carattere sociale, economico ed ambientale e l'opportunità di potenziare l'interconnessione infrastrutturale e la coesione territoriale, nel rispetto della compatibilità ambientale;
lo stesso articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008 stabilisce che alla ripartizione delle risorse e all'individuazione degli enti beneficiari si provvede con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari;
nell'attuare il disposto della richiamata disposizione, si è ritenuto opportuno accogliere una definizione di sviluppo economico e di tutela ambientale dei territori analoga a quella fatta propria in sede europea nell'ambito della Strategia di Lisbona sopra richiamata ed alla quale devono ispirarsi le politiche di sviluppo adottate dagli Stati membri;
risulta necessario che ciascun ramo del Parlamento provveda in tempi brevi a ripartire quota parte delle predette risorse,

impegna il Governo

ad attenersi, ai fini dell'assegnazione della quota dei contributi di cui all'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, alle priorità di cui all'elenco 1.

(7-00245)
«Gioacchino Alfano, Baretta, Bitonci, Cesario, Ciccanti, Commercio».

La VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge n. 112 del 2008, ha istituito l'istituto superiore per la protezione o la ricerca ambientale (ISPRA), attribuendo ad esso le funzioni, con le inerenti risorse finanziarie strumentali e di personale, già svolte dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) e dall'istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM);
l'ISPRA è ente vigilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
con successivo decreto ministeriale, il Ministro dell'ambiente. ha nominato Commissario dell'ISPRA il prefetto Vincenzo Grimaldi, affiancato da due subcommissari;
l'ISPRA è, dunque, attualmente, il principale ente pubblico di ricerca che si occupa di ambiente, con funzioni fondamentali, ad esempio, in materia di controlli ed ispezioni ambientali; di raccolta, elaborazione e divulgazione di dati di pubblico interesse sullo stato dell'ambiente; di supporto tecnico al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la gestione dei procedimenti autorizzatori inerenti Via, Vas, Ippc, Aia, siti contaminati; di predisposizione di linee guida tecniche a supporto delle politiche per lo sviluppo sostenibile; di espressione sulle materie di competenza, dei pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato, dalle regioni e dalle province nonché dagli enti locali; di diffusione e divulgazione delle conoscenze in campo ambientale; di salvaguardia della biodiversità in ambiente terrestre, marino e costiero e nelle politiche per la pesca e la maricoltura sostenibile; di censimento del patrimonio costituito dalla fauna selvatica, studio dello stato, dell'evoluzione e dei rapporti con le altre componenti ambientali; controllo e valutazione degli interventi faunistici operati dalle regioni e dalle province; di supporto allo Stato e alle regioni per l'applicazione delle convenzioni e direttive internazionali aventi come oggetto la conservazione della fauna selvatica e degli habitat; supporto alle regioni per la predisposizione dei piani regionali faunistico-venatori; di predisposizione di linee guide per l'applicazioni di molte normative in collaborazione con le Agenzie regionali per l'ambiente;
il progetto sotteso all'istituzione dell'ISPRA è stato esplicitato dal Ministro dell'ambiente, nel corso dell'audizione svolta presso l'VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati il 29 ottobre 2008, il quale si è così espresso: «Il rilancio del ruolo dell'istituto partirà, dalla valorizzazione delle sue molteplici competenze e delle professionalità acquisite, sia sotto il profilo della ricerca sia sotto il profilo operativo. Una volta razionalizzata l'attività dei tre organismi e snellita la struttura di gestione per assicurarne maggiore efficienza per il Ministero dell'ambiente, l'ISPRA non potrà che rappresentare un valore aggiunto in termini autorevolezza, innovazione, apertura al sistema dello sviluppo ecosostenibile, mettendo a frutto l'elevato livello di qualificazione tecnico-scientifica del personale. L'ISPRA conserverà le funzioni fondamentali dei tre enti disciolti, con un particolare imprinting per la ricerca, che sarà strettamente connessa alle politiche di sviluppo e conservazione dell'ambiente nazionale, anche in relazione alle numerose competenze operative già affidate all'APAT ed alle funzioni essenziali riconnesse all'Istituto nell'ambito del Servizio nazionale di protezione civile»;
lo stesso Ministro dell'ambiente, nel corso della recente audizione, anche questa svolta presso l'VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati il 3 novembre 2009, ha espressamente affermato che la riorganizzazione dell'Istituto ha come obiettivo strategico quello di fare dell'ISPRA «lo strumento cardine attraverso cui il

Ministero vigilante renderà effettive le politiche nazionali sull'ambiente»;
ad oggi, resta ancora inattuata la fondamentale disposizione di legge, prevista al comma 3 dell'articolo 28 del citato decreto-legge n. 112 del 2008, secondo la quale, «con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottare di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le Commissioni parlamentari competenti in materia di ambiente, che si esprimono entro venti giorni dalla data di assegnazione, sono determinati, in coerenza con obiettivi di funzionalità, efficienza ed economicità, gli organi di amministrazione e controllo, la sede, le modalità di costituzione e di funzionamento, le procedure per la definizione e l'attuazione dei programmi per l'assunzione e l'utilizzo del personale, nel rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto degli enti di ricerca e della normativa vigente, nonché per l'erogazione delle risorse dell'ISPRA»;
a 18 mesi, dunque, dalla nascita dell'ISPRA non sembra ancora individuata la missione dell'istituto, né portato a compimento un progetto di riorganizzazione delle strutture e di armonizzazione delle risorse umane e delle attività dell'Istituto;
secondo i dati forniti il 10 dicembre 2009 dal sottosegretario di Stato, onorevole Roberto Menia, in sede di svolgimento di un atto di sindacato ispettivo presso la VIII Commissione della Camera, sia pure nell'ambito di un percorso di stabilizzazione di una parte del personale precario avviato dagli organi commissariali, mentre al 1o agosto 2008 la dotazione effettiva del personale dell'istituto ammontava complessivamente a 1439 unità, al 1o dicembre 2009 tale dotazione è scesa a 1310 unità, con un decremento del 9 per cento;
la perdurante mancanza di programmazione e di un piano organico per la riorganizzazione dell'istituto e per la valorizzazione delle competenze scientifiche presenti nell'ISPRA, con l'inevitabile perdita di ricercatori di alto pregio, rischiano, oggettivamente, di tradursi in una forte limitazione dell'attività dell'Istituto e dei progetti nelle attività di ricerca, protezione, controllo e monitoraggio ambientale, che pure sono essenziali al fine di corrispondere con la dovuta attenzione alle necessità della politica ambientale in Italia;
tale rischio appare tanto più grave, oggi, nel momento in cui emerge sempre più chiaramente, da un lato, la consapevolezza della centralità delle politiche ambientali nell'ambito delle complessivo politiche di Governo, dall'altro, l'urgenza di una progressiva integrazione, in ambito sia nazionale che comunitario e internazionale, fra le politiche ambientali e le altre politiche settoriali, a partire da quelle dei trasporti, dell'energia, delle infrastrutture e della ricerca, quale strumento indispensabile per perseguire realmente gli obiettivi fissati in materia di sviluppo sostenibile, di adattamento ai cambiamenti climatici e di riduzione delle emissioni di CO2,

impegna il Governo:

a sottoporre in tempi rapidi alle Commissioni parlamentari competenti il provvedimento ministeriale di riorganizzazione dell'istituto citato in premessa, in coerenza con gli obiettivi - a suo tempo indicati al Parlamento dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - di una piena valorizzazione delle competenze e delle professionalità acquisite in seno all'istituto e della volontà di mettere a frutto l'elevato livello di qualificazione tecnico-scientifica del suo personale, nonché di fare dell'ISPRA lo strumento cardine attraverso cui il Ministero renderà effettive le politiche nazionali sull'ambiente;
continuare e potenziare il ruolo di coordinamento tecnico in collaborazione con le Agenzie regionali, lavorando in sinergia, al fine di migliorare le prestazioni e i controlli ambientali in tutte le regioni del Paese e di incentivare la stessa collaborazione

nella ricerca applicata nei vari progetti ambientali delle realtà territoriali del Paese;
a definire, in questo ambito, una soluzione della vertenza ISPRA attualmente in corso che rilanci gli obiettivi e rifunzionalizzi l'istituto, stabilizzando i ricercatori precari che in esso lavorano e garantendo la stabilità dei posti di lavoro e la continuità delle attività finora svolte da tutti i lavoratori dell'istituto, nonché prevedendo un concreto rilancio del ruolo e della missione dell'istituto;
ad assumere tutte le iniziative di carattere normativo volte a formalizzare con chiarezza la missione dell'istituto, incentrata sugli obiettivi strategici della ricerca in campo ambientale e delle funzioni di monitoraggio e controllo ambientale, in collaborazione con, le agenzie regionali, a supporto di tutte le realtà istituzionali e territoriali del Paese.
(7-00244)
«Mariani, Tortoli, Bratti, Gibiino, Pili, Motta, Braga, Bocci, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Martella, Morassut, Realacci, Viola, Zamparutti».

La X Commissione,
premesso che:
l'industria tessile è da sempre un vanto della nostra economia e del nostro tessuto produttivo sin dagli albori della storia anche a causa della continua innovazione di prodotto e di processo, innovazione che ha consentito di rimanere ai vertici della qualità di prodotto per molti secoli;
la crisi economica mondiale, che investe anche il comparto tessile, rischia di danneggiare la capacità di ricerca continua e innovazione che è il vero fattore critico di successo dell'industria manifatturiera;
la Commissione, pur ritenendo opportuno legiferare in merito, ha ritenuto - per ragioni tecniche legate al contemporaneo svolgimento della sessione di bilancio - di non procedere ad inserire norme incentivanti la ricerca e l'innovazione delle aziende del settore nel provvedimento legislativo recante «Misure concernenti la commercializzazione di prodotti tessili» (AC 2624 «Reguzzoni ed altri» e PDL abbinati) discusso in questi giorni;
le imprese che investono in innovazione devono essere premiate e non ostacolate, come oggi accade per gli infiniti paletti imposti dalla normativa vigente anche in merito alla contabilizzazione delle rimanenze di magazzino, norme contabili e fiscali che non considerano il veloce rinnovo dovuto al fenomeno della moda,

impegna il Governo:

ad attivarsi ai fini di incentivare e favorire la ricerca e l'innovazione delle aziende tessili del nostro paese, allo scopo eventualmente predisponendo nuovi strumenti o rifinanziando gli strumenti esistenti;
ad attivarsi ai fini di rivedere le norme esistenti in materia di contabilizzazione delle giacenze di magazzino dei prodotti legati al fenomeno della moda.
(7-00242)
«Reguzzoni, Fava, Torazzi, Allasia».

La X Commissione,
premesso che:
l'industria aeronautica è da molti anni un vanto della nostra economia e del nostro tessuto produttivo, ed ha ottenuto in questi ultimi anni un molo di leadership a livello mondiale in molti settori strategici;
nel panorama internazionale è importante operare azioni di marketing affinché il nome e la reputazione dell'industria italiana del settore siano adeguatamente riconosciuti ed apprezzati a livello mondiale;

nei prossimi mesi, grazie all'iniziativa degli enti locali, della regione Lombardia e di alcune aziende del settore, aprirà al pubblico Volandia - Museo dell'Aeronautica di Vizzola Ticino (Varese) collocato a ridosso dell'aerostazione di Malpensa e ad essa collegato, museo avente superfici che a regime potrebbero renderlo il museo dell'aeronautica più grande d'Europa;
la collaborazione delle industrie aeronautiche, dello spazio e comunque legate al volo alla realizzazione di Volandia e del collegato museo del volo potrebbe agevolare l'efficacia dell'azione di marketing internazionale svolta a favore della nostra industria stessa e di tutto il Paese;

impegna il Governo:

ad attivarsi ai fini di sensibilizzare le aziende aeronautiche del nostro Paese, con particolare riferimento alle aziende controllate o partecipate, riguardo la realizzazione di Volandia e del collegato Museo del Volo;
a valutare l'opportunità di riconoscere un contributo annuo alle spese di gestione e promozione di Volandia, allo scopo di meglio promuovere l'immagine della nostra tradizione aeronautica in tutto il mondo.
(7-00243)
«Reguzzoni, Fava, Torazzi, Allasia».

La XI Commissione,
premesso che:
ai sensi della lettera c) del comma 6 dell'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, con regolamento di delegificazione, da adottare su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, sarà dettata la disciplina del reclutamento, mediante procedure selettive pubbliche, del personale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, prevedendo una riserva di posti non superiore al 50 per cento destinata al personale di cui al comma 8, lettera b), dello stesso articolo 4;
la riserva di posti si applica al personale tecnico, avente riconosciute capacità e competenze, anche proveniente da Ferrovie dello Stato Spa, R.F.I. Spa e da società controllate da Ferrovie dello Stato Spa, individuando dall'Agenzia, con procedura selettiva, sulla base di apposite convenzioni che non devono comportare oneri per la finanza pubblica, con il Ministero dei trasporti ed il gruppo FS Spa;
si tratta di personale altamente qualificato e specializzato nel settore della sicurezza ferroviaria, quantificabile in circa 100 unità, in gran parte proveniente da RFI Spa ed addetto, già prima dell'istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, allo svolgimento di compiti, di carattere normativo, autorizzativo ed ispettivo, fondamentali ai fini della sicurezza della circolazione dei treni;
l'attività del personale sopra individuato risulta assolutamente essenziale per permettere all'Agenzia di svolgere le proprie funzioni, in particolare in questa fase di avvio della propria operatività;
al fine di incentivare il suddetto personale a transitare al servizio dell'Agenzia, il comma 2, dell'articolo 2 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, ha da ultimo previsto, in attesa della definizione di un apposito compatto di contrattazione collettiva, l'applicazione al personale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie del trattamento giuridico ed economico del personale dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, in modo da garantire un trattamento idoneo e da consentire all'Agenzia di disporre delle risorse umane di cui necessita per il proprio efficace funzionamento;
in ottemperanza a quanto disposto dal comma 8, lettera b), dell'articolo 4, del

decreto legislativo n. 162 del 2007, sopra richiamato, il personale proveniente dal gruppo Ferrovie dello Stato, posto alle dipendenze funzionali dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, è stato individuato con procedura selettiva, sulla base dell'apposita convenzione stipulata il 21 maggio 2008 dall'Agenzia con il Ministero dei trasporti ed il gruppo Ferrovie dello Stato; l'effettiva selettività delle procedure adottate è dimostrata dal fatto che con l'ultimo interpello effettuato per la ricerca di esperti e specialisti in segnalamento, energia e trazione, armamento, materiale rotabile, a fronte di circa cinquecento domande pervenute, hanno superato la selezione svolta dalla Commissione di valutazione prevista dalla convenzione, soltanto trenta unità di personale;
occorre pertanto che nell'ambito del regolamento di cui alla lettera c) del comma 6 dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 162 del 2007 la riserva di posti ivi prevista riceva una disciplina attuativa tale da garantire che il personale proveniente dal gruppo Ferrovie dello Stato, già scelto mediante procedura selettiva, sia inquadrato, a domanda ed entro il limite numerico stabilito, nel ruolo dell'Agenzia stessa;
una diversa disciplina, che prevedesse, per il personale già individuato con procedura selettiva, l'obbligo di sottoporsi nuovamente a concorso pubblico, sia pure con una riserva del 50 per cento dei posti, avrebbe l'effetto di indurre il personale in questione, che già opera presso l'Agenzia, a preferire il mantenimento del rapporto di lavoro all'interno del gruppo Ferrovie dello Stato, di fatto privando l'Agenzia di personale che, per la propria qualificazione tecnica, risulta indispensabile per lo svolgimento delle funzioni dell'Agenzia stessa,

impegna il Governo:

nell'ambito del regolamento, di cui alla lettera c) del comma 6 dell'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162, a disciplinare la riserva di posti a favore del personale tecnico, avente riconosciute capacità e competenza, proveniente dal gruppo Ferrovie dello Stato e già individuato con procedura selettiva, in modo da assicurare il transito e l'inquadramento del suddetto personale nel ruolo dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie.
(7-00241)
«Antonino Foti, Garofalo, Gatti, Gnecchi, Mattesini».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

NUNZIO FRANCESCO TESTA e PISACANE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
molti segnali sembrano indicare la volontà di una proroga del commissariamento degli enti previdenziali che si protrae ormai da circa un anno e mezzo e che comunque scadrà entro il 31 dicembre 2009;
i piani industriali prospettati dai commissari in realtà non sembrano percepire le esigenze di razionalizzazione del sistema del welfare italiano che, anche sulla scorta della conclusione dell'apposita commissione bicamerale, presieduta dall'onorevole Cordoni, doveva essere orientato per la realizzazione di due poli e cioè di uno della sicurezza sul lavoro (in capo all'INAIL), e l'altro della previdenza, avente come riferimento l'INPS, per il settore del lavoro privato, e l'INPDAP per il pubblico;
la gestione commissariale consente al solo organo monocratico la gestione di una fase difficile e complessa delle politiche

del Welfare del nostro Paese con conseguente esclusiva gestione di ingenti risorse economiche e patrimoniali;
il mancato insediamento dei consigli di amministrazione, in uno con la contestuale razionalizzazione degli enti del sistema, potrebbe rispondere alla logica di evitare il confronto giusto ed opportuno nella elaborazione della soluzione definitiva di riassetto del sistema che viene continuamente rinviata rendendo oltremodo difficile il raggiungimento degli obiettivi di risparmio fissati dalla legge e condivisi dal protocollo sottoscritto con le confederazioni sindacali di 3,5 miliardi in 10 anni tra il 2008 e il 2017 -:
se non ritengano di dar seguito agli impegni assunti, decretando la già prefissata fine dei commissariamenti e la nomina dei nuovi consigli di amministrazione coerenti con gli obiettivi di riforma espressi dal Parlamento, condivisi dalle organizzazioni sindacali, invocati dai cittadini e dai lavoratori interessati.
(3-00819)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il lago di Como ospita numerosissime ville di straordinaria bellezza e notevole importanza artistica, tra le quali si possono citare Villa Carlotta, Villa Olmo, Villa d'Este e Villa Erba a Cernobbio (che ospitano un rinomato albergo e un moderno centro congressi), Villa del Balbianello (di proprietà del Fondo per l'ambiente italiano che la gestisce meravigliosamente), Villa Melzi a Bellagio, Villa Cipressi a Varenna e molte altre;
la presenza di esponenti di spicco dello «star sistem» e del «jet set» internazionale portano costantemente alla ribalta il lago di Como in tutto il mondo -:
se e quali iniziative il Governo abbia attuato e intenda attuare per promuovere il turismo sul lago di Como e valorizzare le splendide ville citate.
(4-05485)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in comune di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi) sorge il meraviglioso Castello Morando Bolognini (secolo XII), splendido esempio di architettura della valle padana, con uno spettacolare chiostro e bellissime sale ricche di testimonianze storiche ed opere d'arte;
il lodigiano è terra ricca di tradizioni alimentari ed agricole, e a Sant'Angelo Lodigiano e nelle aree circostanti si svolgono - nel periodo estivo - numerosissime sagre e feste eno-gastronomiche;
nel 2015 si svolgerà a Milano l'«Expo 2015» avente per tema l'alimentazione -:
se e come il Governo - anche per tramite della controllata Soge Spa - intende coinvolgere il comune di Sant'Angelo Lodigiano (Lodi) nella manifestazione, anche promuovendo i flussi turistici verso le bellezze del territorio.
(4-05487)

REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
da Cremona all'Isola dei Pescatori si snoda lungo l'argine maestro del Po, un bellissimo itinerario cicloturistico che tocca luoghi storici ed importanti opere architettoniche, monumenti naturali protetti come Bodrio delle Gerre e Bodrio di Ca' di Gatti;
detto itinerario si svolge lungo aree di straordinaria eccellenza eno-gastronomica, attraversando il comune di Cremona (tortellini di zucca, torrone, provolone DOP, ...) e borghi come San Daniele Po famosi in tutto il mondo;

nel 2015 si svolgerà a Milano l'Expo avente per tema l'alimentazione -:
se e quali iniziative - anche in relazione all'Expo 2015 - il Governo intende realizzare per favorire il turismo in provincia di Cremona ed in particolare il turismo in bicicletta lungo il percorso indicato in premessa;
se e quali iniziative il Governo intenda attuare per valorizzare la straordinaria tradizione eno-gastronomica cremonese anche in vista di Expo 2015, promuovendo - oltre quanto già citato in premessa - anche tutti i salumi (ciccioli, cotechini, salame crudo, fiocchetto, pancetta, lardo), i formaggi, i primi piatti (famosi i marubini, tortellini ripieni di carne), le paste e i dolci.
(4-05488)

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
per il sito di interesse nazionale di Cengio e Saliceto è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-ambientale nel 1999, successivamente prorogato, causato dalla situazione di rischio ambientale derivante dalla mancata bonifica dell'ex Acna di Cengio e dei territori da questa contaminati, La situazione è ulteriormente aggravata dal particolare disagio sociale derivato dalla chiusura delle attività industriali dell'Acna, che rende ulteriormente vulnerabile l'operazione di risanamento ambientale;
in data 17 dicembre 2004 è stato predisposto un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri per la proroga dello stato d'emergenza socio-ambientale per i comuni di Cengio in provincia di Savona, di Saliceto in provincia di Cuneo, e della Valle Bormida, redatto e confortato dalle due intese delle regioni Liguria e Piemonte e da decine di pareri di comuni, province e comunità montane territorialmente interessate;
la mancata valutazione di impatto ambientale (via) sul Sito di Cengio, necessaria per gli interventi di messa in sicurezza permanente, ha provocato il richiamo dell'Italia da parte della Commissione europea che ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia riguardo all'intervento di messa in sicurezza permanente realizzato nell'area A/1 del sito industriale di Cengio;
la Commissione europea ha contestato all'Italia la violazione della direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, come modificata dalla direttiva 97/11/CE, nonché della direttiva 99/31/CE del Consiglio del 26 aprile del 1999, relative alle discariche di rifiuti;
la mancata effettuazione del procedimento di VIA comporta poi un vantaggio economico a favore del richiedente, che per legge è tenuto al versamento dello 0,5 per cento del valore dell'opera ai soli fini istruttori;
l'Osservatorio sull'applicazione dell'accordo di programma per il rilancio della Valle Bormida, istituito con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel 2007, ha inoltre avuto modo di denunciare ripetutamente la lentezza con cui vengono effettuati gli interventi di recupero ambientale dell'area e la sostanziale inaccessibilità agli atti a disposizione dell'ufficio commissariale;
risulta inoltre particolarmente sfavorevole per lo Stato italiano l'accordo siglato dal commissario Romano con la Syndial con il quale si impegnava lo Stato italiano a riconoscere la non responsabilità della Syndial per ogni danno derivante da contaminazione generata dal sito di Cengio, successivamente al sesto anno dalla compiuta bonifica. La natura dell'accordo, ad avviso dell'interrogante, non è in linea con la normativa prevista per la bonifica di siti industriali che dispone l'obbligo di redigere un piano di gestione e monitoraggio «post mortem» di almeno trent'anni;

secondo l'interrogante, il non puntuale adempimento dei propri compiti quali quello di seguire i procedimenti amministrativi previsti per legge - e lo stipulare accordi non pienamente aderenti all'interesse pubblico e, comunque, non del tutto conformi alle disposizioni sulla responsabilità ambientale, costituiscono comportamenti che pregiudicano radicalmente la bontà dell'attuale gestione commissariale -:
quali iniziative si intendano intraprendere per sollevare l'Italia dalla procedura di infrazione da parte della Commissione Europea per la mancata procedura di valutazione di impatto ambientale e per verificare la bontà dell'accordo commissariale con la società Syndial nonché la sua coerenza alla normativa europea e nazionale in merito alla bonifica del sito nazionale di Sito e Saliceto.
(4-05504)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
stando ad indiscrezioni raccolte dalla stampa, Faty Sherif El Meshad, cittadino egiziano detenuto a Guantanamo, sarebbe stato recentemente dichiarato «liberabile» e «trasferibile» dall'Amministrazione statunitense;
prima di essere catturato nell'autunno del 2001, al confine tra Afghanistan e Pakistan, il predetto El Meshad ha vissuto a Como, dove tuttora risiede un suo parente e dove risulta aver frequentato il centro culturale islamico di Via Pino, in località Camerlata, successivamente chiuso ed attualmente in via di riapertura;
secondo le medesime fonti di stampa, Faty Sherif El Meshad cercherà di evitare il ritorno nel suo Paese d'origine, l'Egitto, in quanto esposto al rischio di subire un processo in ragione della propria vicinanza al jihadismo e quindi di essere nuovamente incarcerato;
di contro, Meshad non avrebbe problemi con la giustizia italiana;
finora, l'Italia ha accettato sul proprio territorio soltanto i detenuti provenienti da Guantanamo aventi pendenze con la giustizia del nostro Paese e quindi immediatamente passibili di provvedimenti di custodia cautelare -:
se il Governo intenda confermare i suoi più recenti orientamenti in materia di accoglimento dei detenuti del campo di prigionia di Guantanamo, escludendo dal novero delle persone suscettibili di giungere nel nostro Paese coloro che non avendo pendenze con la giustizia italiana non potrebbero essere oggetto di provvedimenti limitativi della libertà;
se si intenda assumere nelle sedi opportune una posizione che faciliti l'estradizione verso l'Egitto di El Meshad da parte delle autorità statunitensi.
(4-05494)

MURER e MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Luca Tornatore, 34 anni, astrofisico, residente a Mestre, sposato e padre di una bambina di otto anni, è attualmente detenuto presso un carcere danese in attesa della prima udienza di un processo in cui è imputato con le accuse di lancio di oggetti e resistenza a pubblico ufficiale;
Luca Tornatore è un ricercatore presso il Dipartimento di fisica dell'Università di Trieste e attivista ambientalista e si trovava la scorsa settimana a Copenaghen per partecipare, con la delegazione italiana (oltre 200 persone) della Campagna See You in Copenaghen, di cui è uno dei portavoce pubblici e riconosciuti, alle iniziative organizzate in occasione della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 15);

il 14 dicembre 2009 si è recato nel quartiere di Christiania per intervenire al dibattito organizzato dalla rete «Climate Justice Action» con la partecipazione del filosofo americano Michael Hardt e della giornalista canadese Naomi Klein e un migliaio di persone tra il pubblico. Mentre il dibattito era in corso, ad alcune centinaia di metri, un gruppetto di persone vestite di nero ha attaccato, lanciando oggetti ed erigendo una barricata successivamente incendiata, la polizia danese che stazionava in forze ai margini del quartiere. Questo gruppetto, dopo aver colpito, si è dato alla fuga verso l'interno del quartiere, dove nel frattempo il dibattito si era concluso e centinaia di persone si erano fermate nei locali della zona. L'azione ha dato il pretesto alla polizia danese per effettuare un vero e proprio rastrellamento di massa per le strade e all'interno dei pubblici esercizi di Christiania, procedendo al fermo di circa duecento persone (tra cui alcune decine di italiani) che sono state condotte ammanettate ai centri detentivi;
mentre la quasi totalità dei fermati sono stati rilasciati tra la tarda notte e le prime ore del mattino, Luca Tornatore è stato condotto davanti ad un tribunale con pesanti accuse, senza alcuna prova, ma basate esclusivamente sul rapporto e le testimonianze della polizia;
nel tardo pomeriggio di martedì 15 dicembre 2009, il tribunale ha convalidato il suo arresto, fissato la prima udienza del processo per il 12 gennaio 2010 e disposto, fino ad allora, la sua detenzione cautelare in carcere;
Luca Tornatore è persona del tutto estranea a comportamenti e ad atti di violenza di qualsiasi tipo e sta probabilmente pagando il ruolo che, a viso aperto, ha avuto nelle manifestazioni di questi giorni. La sua vicenda, così come gli oltre milleduecento fermi preventivi già compiuti in soli tre giorni dalla polizia danese, non può che destare grande preoccupazione in merito all'effettiva garanzia della libertà d'espressione e del diritto a manifestare, sanciti dalla Costituzione danese e riconosciuti dalla Carta europea, a cui la Danimarca così come il nostro Paese aderisce -:
se e in che modo il Ministro interrogato intenda intervenire sulla vicenda presso le autorità danesi per garantire i diritti del cittadino italiano Luca Tornatore, consentendogli, da cittadino incensurato ed estraneo a qualunque comportamento di violenza, di attendere il processo in stato di libertà.
(4-05499)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
durante la passata legislatura il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare autorizzava, con direttiva del 30 aprile 2008, prot. n. Gab/2008/4934/A03, il Direttore generale per la ricerca ambientale e lo sviluppo (RAS) ad adottare tutti gli atti di gestione del fondo, con riferimento alle misure approvate con decreto interministeriale del 16 gennaio 2008 n. CC 111/08, di attuazione dell'articolo 1, commi 1124 e 1125 della legge 26 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007) - Fondo sviluppo sostenibile - annualità 2007, registrato alla Corte dei Conti il 1o aprile 2008, reg. N. 2, Fog. 211, secondo quanto previsto dall'articolo 2 di tale decreto, per il finanziamento di progetti per la sostenibilità ambientale di settori economico-produttivi o aree geografiche, l'educazione e l'informazione ambientale e progetti internazionali per la cooperazione ambientale e sostenibile;
la lettera B della misura 2 della predetta direttiva riportava: «Avvio di una

procedura di manifestazione di interesse per il co-finanziamento di progetti di riqualificazione ambientale nelle aree urbano e metropolitano proposti dagli enti territoriali (comuni, province, comunità montane, enti parco) e dalle regioni, anche in associazione ed in coordinamento tra loro, con particolare riferimento all'acqua quale bene comune ed ai programmi di sviluppo urbano e territoriale, all'energia, ai trasporti ed alla valorizzazione dei processi di Agenda 21 Locale già attivati nonché delle buone pratiche per la sostenibilità locale, con particolare attenzione alla mitigazione ed all'adattamento ai fenomeni di cambiamenti climatici. Agli accordi di programma da stipulare per i cofinanziamenti sarà destinato un importo complessivo di euro 6,5 milioni, a valere sugli stanziamenti iscritti in bilancio per la misura 2 della prima annualità del Fondo per lo sviluppo sostenibile»;
con il nuovo Governo il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del Mare modificava la Direttiva del 30 aprile 2008 con una nuova direttiva del 6 ottobre 2008 prot. n. Gab/2008/0014162 la quale lasciava invariata la Misura 2 riducendone solo lo stanziamento a euro 5.000.000,00;
ad oggi non risulta che il Ministero abbia avviato la procedura di manifestazione di interesse per il co-finanziamento di progetti delle finalità di cui alla Misura 2 lettera B delle predette direttive -:
quali siano le ragioni che hanno portato a questo ritardo;
se non ritenga urgente avviare al più presto la procedura di manifestazione di interesse per il co-finanziamento dei progetti di cui alla Misura 2 lettera 8 delle Direttive del 30 aprile 2008, prot. n. Gab/2008/4934/A03 e del 6 ottobre 2008 prot. n. Gab/2008/0014162.
(4-05483)

TESTO AGGIORNATO AL 1° DICEMBRE 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

OCCHIUTO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto 2009 si è tenuta ad Aiello Calabro (Cosenza) la presentazione del libro «Perché io, e perché non tu» di Barbara Balzerani. La manifestazione culturale è stata promossa dall'amministrazione comunale del luogo, presente la stessa autrice;
il sindaco di Aiello Calabro Franco Iacucci ha tenuto a definire l'evento «unico in Calabria e di straordinaria rilevanza culturale». Tuttavia, l'amministrazione comunale non ha posto l'accento sul fatto che Barbara Balzerani, oltre ad essere l'autrice del libro è meglio conosciuta come primula rossa, ex brigatista che si è macchiata di numerosi delitti per i quali è stata condannata a tre ergastoli, ottenendo soltanto nel 2006 la libertà condizionata e che ad oggi si definisce sconfitta ma non pentita o ravveduta;
a sollevare numerose critiche non è stato l'evento culturale in sé, quanto il contesto in cui l'evento si è svolto: alla presenza e per volontà delle massime autorità istituzionali rappresentative dello stesso Stato contro cui negli anni di piombo sono stati indirizzati i crimini della Balzerani -:
quali urgenti misure intenda adottare il Ministro interrogato al fine di rappresentare soprattutto alle giovani generazioni con la dovuta cautela e nella più veritiera e completa realtà le vicende della stagione degli «anni di piombo» perché possano avere certezze in maniera piena e non a scapito del dolore arrecato ai familiari delle vittime.
(5-02269)

CAPITANIO SANTOLINI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione cittadina di Salerno intende avviare, nel termine di pochi mesi, la realizzazione di una gigantesca costruzione denominata Crescent;
il lotto cementizio che verrebbe edificato in piena zona di demanio marittimo, più precisamente nei pressi della spiaggia di Santa Teresa, verrebbe a chiudere il lungomare della città di Salerno, sorgendo immediatamente a ridosso dell'antico centro urbano e del Teatro storico della città;
l'agglomerato edilizio, formato da centinaia di alloggi privati disposti a mezza luna attorno ad una piazza centrale di ben 28.000 metri quadrati, verrebbe a coprire nello specifico una cubatura di 140.000 metri cubi, innalzandosi per circa 30 metri in altezza ed estendendosi per 300 metri in lunghezza;
la realizzazione di suddetta struttura porterebbe alla costruzione di un'autentica ed imponente muraglia che, alterando profondamente il territorio e la zona paesaggistica marina di Salerno, apporterebbe una potente opera di cementificazione, privando oltretutto il centro storico e il lungomare cittadino della bellissima visuale del mare e della Costiera Amalfitana;
l'intervento urbanistico in tale zona, aggraverebbe poi i già pesanti rischi idrogeologici presenti nel territorio, in quanto il blocco edilizio in questione, sorgerebbe sulla linea di costa, a pochi metri dal mare, in corrispondenza di un fiume sotterraneo, la Fusandola, che già nel 1954 provocò un'esondazione e causò la perdita di vite umane;
con nota del 21 settembre 2009 (prot. n. 14476) la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania, preso atto anche del livello di dissenso verso la progettata opera, sottolineava che il progetto, in considerazione della sua rilevanza sia sotto l'aspetto architettonico che paesaggistico, era stato trasmesso al Comitato tecnico scientifico per acquisirne parere nel merito e che solo un ritardo procedurale, dovuto anche alla pausa estiva, ha di fatto impedito l'annullamento della autorizzazione paesaggistica comunale da parte della competente Soprintendenza territoriale;
nella medesima emergeva, testualmente, la convinzione che si debba migliorare l'aspetto della sostenibilità paesaggistica della trasformazione dell'area di progetto rivedendo in particolare il rapporto della città con il mare al fine di renderlo l'elemento prioritario e conduttore delle nuove scelte urbanistiche -:
quali iniziative intendano prendere a tutela della sicurezza del territorio della città di Salerno e per salvaguardare la gestione e la pianificazione dei suoi paesaggi e dell'ambiente, nonché del patrimonio artistico e culturale del capoluogo, facendo valere l'articolo 9 della nostra Costituzione che garantisce il patrimonio ambientale e paesaggistico della nazione intera.
(5-02273)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le mura di Magliano in Toscana (Grosseto) sono una delle perle della Maremma, un patrimonio storico e culturale di assoluto rilievo;
una prima cinta muraria fu costruita in epoca tardo medievale attorno ad una rocca, fatta costruire verso l'anno Mille dagli Aldobrandeschi, della quale si è persa, oggi, ogni traccia; attorno alla metà del Quattrocento il centro era controllato dai senesi che, per potenziare i dispositivi difensivi, incaricarono l'architetto Bibbiena di riqualificare la vecchia cerchia muraria, rafforzandola e rendendola più efficiente;

le mura di Magliano in Toscana sono, quindi, pervenute quasi intatte fino ai giorni nostri; un attento intervento di restauro avvenuto negli anni a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi del nuovo millennio ha permesso di riportare agli antichi splendori il monumento nella sua complessità, dopo un periodo di degrado che si era osservato precedentemente;
negli scorsi anni due edifici artigianali, una serie di capannoni anch'essi artigianali (prima abusivi poi condonati) ed una cabina dell'Enel giacevano in stato di abbandono non essendoci più interesse né possibilità di utilizzarli per la loro destinazione d'uso;
gli immobili artigianali erano Stati offerti al Comune che però non li volle comprare; ciò avrebbe permesso di abbattere l'esistente per dare risalto alle mura;
in contrasto ad ogni logica di valorizzazione del patrimonio storico e culturale, l'amministrazione locale, con un atto politico, ha concesso il cambio di destinazione d'uso per trasformare quelle volumetrie in abitazioni civili, in un'area del paese peraltro già molto congestionata;
la soprintendenza competente ha semplicemente richiesto una fascia di rispetto di un metro dalle mura stesse;
dopo un paio di passaggi di proprietà l'attuale azienda sta portando avanti il lavoro con progetti esecutivi già avviati, andando di fatto a costruire un «ecomostro» ad un solo metro dalle mura -:
se il Ministro sia informato relativamente al grave scempio ambientale che si sta perpetuando a Magliano in Toscana e se non intenda intervenire quanto prima per evitare che un patrimonio storico e culturale come quello delle mura di Magliano possa essere nascosto e compromesso da una serie di abitazioni civili.
(4-05482)

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Villa Reale di Monza rappresenta uno dei migliori esempi architettonici, storici ed artistici dell'unicità e della straordinarietà del nostro patrimonio culturale -:
quali sono i programmi di tutela, valorizzazione e promozione della fruizione relativi alla Villa Reale di Monza.
(4-05486)

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
la cosiddetta «Via Francigena» - il percorso che dalla Francia portava a Roma - attraversa anche la Lombardia, in provincia di Pavia;
il territorio attraversato - la Lomellina ed il Pavese in genere - è ricca di testimonianze storiche, di beni artistici ed architettonici, di risorse turistiche e naturali -:
se esistano - e quali siano - strumenti europei e nazionali finalizzati alla realizzazione di opere pubbliche o private a sostegno del turismo lungo la cosiddetta «Via Francigena»;
se sia intenzione del Governo attuare misure per favorire gli investimenti lungo la via anzidetta e/o nei luoghi in premessa;
se e come il Governo intenda supportare lo sforzo di promozione turistica della Lomellina e del Pavese in generale.
(4-05489)

MINARDO e GAROFALO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero per i beni e le attività culturali ha emanato il decreto ministeriale 30 marzo 2009, n. 53, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 maggio 2009 - serie generale n. 121, recante il regolamento

che disciplina le modalità di svolgimento della prova di idoneità utile all'acquisizione delle qualifiche di Restauratore dei beni culturali e di Collaboratore dei Beni Culturali in attuazione dell'articolo 182, comma 1-quinques, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 - «Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio» - come modificato ed integrato dai decreti legislativi 24 marzo 2006, numeri 156 e 157 e dal decreto legislativo 26 marzo 2008, n. 63;
con tale provvedimento il legislatore completa il percorso di attuazione di quanto previsto dall'articolo 29, commi 7-11, del suddetto codice;
in particolare, si tratta della disciplina che gestisce la fase transitoria che funge da spartiacque tra una vecchia ed una nuova qualificazione della figura del restauratore attraverso l'istituzione di una prova di idoneità per l'acquisizione del titolo di Restauratore e di collaboratore Restauratore;
tuttavia il decreto n. 53 del 2009 introduce alcuni requisiti d'accesso alla suddetta prova di idoneità esigibili solo da pochi lavoratori tra i tanti che invece hanno costituito e che tuttora costituiscono la colonna portante negli interventi di restauro, avendo acquisito la propria professionalità direttamente in cantiere, in bottega addirittura, come in molti casi si è verificato nella regione Sicilia, senza il riconoscimento di qualifiche contrattuali utili al conseguimento della qualifica di restauratore come previsto dal regolamento;
tra i suddetti requisiti rispetto ai quali si pone la necessità di rivisitazione, ad esempio, la presentazione del certificato di regolare esecuzione dell'intervento di restauro, a dimostrazione della responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento, individuato come criterio di selezione per la figura del restauratore di beni culturali, che tuttavia è stato introdotto solo nel 2000 (allegato D, del decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000 «Regolamento per l'istituzione di un sistema di qualificazione unico dei soggetti esecutori di lavori pubblici) quando invece ai candidati alla prova di idoneità è richiesto di avere svolto attività di restauro per almeno quattro anni dalla data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 420 del 2001;
ed ancora il riferimento alle ore di formazione per i titoli di studio professionali conseguiti presso corsi regionali o scuole private con riconoscimento regionale che determinerebbe l'esclusione di moltissimi candidati e una sostanziale disparità di trattamento derivante dalla partecipazione dei potenziali candidati a corsi formativi diversi tra loro per contenuti e durata, considerato che prima del 2000 ed ancora oggi non sono riscontrabili standard orari minimi di riferimento concordati tra regioni e Ministero per i beni e le attività culturali;
se non ritenga necessario rivedere taluni criteri di certificazione richiesti per l'accesso alla prova di idoneità prevista per l'acquisizione delle qualifiche di restauratore dei beni culturali e di collaboratore dei beni culturali, come il riferimento alle ore di formazione per i titoli di studio professionali conseguiti presso corsi Regionali o scuole private con riconoscimento regionale attestata la mancanza di standard orari minimi di riferimento concordati tra regioni e Ministero per i beni e le attività culturali, al fine di armonizzare le situazioni eterogenee che hanno caratterizzato finora l'accesso alle attività di restauro nel nostro Paese.
(4-05514)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 10 dicembre 2009 sette capodogli si sono spiaggiati vicino

alla foce di Capojale-Laguna di Varano (FG), mentre altri due esemplari si sono spiaggiati sul litorale di Vieste (Gargano);
quattro sono subito morti: altri tre dopo circa 24 ore risultavano ancora vivi e in buono stato fisico, come ha accertato Vincenzo Rizzi, presidente del centro studi naturalistici di Capitanata e come documentano le innumerevoli immagini scattate nell'immediatezza dei fatti dai giornalisti di Italia Terra Nostra;
dalle prime analisi i cetacei apparterrebbero alla specie dei capodogli physeter macrocephalus, simbolo del santuario dei cetacei del Tirreno e della marina del canale di Sicilia;
il responso del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare alla richiesta degli ambientalisti garganici è giunto solo 24 ore dopo lo spiaggiamento e di fatto non è stata approntata alcuna operazione di salvataggio. Le norme del protocollo internazionale per i grossi cetacei, in questi casi prevedono il sollevamento degli animali ed il trascinamento al largo, come ammesso dal professor Nicola Zizzo della facoltà di veterinaria dell'università di Bari;
ad avviso dell'interrogante, sarebbe stato opportuno utilizzare idonei elicotteri per tale operazione;
in seguito alla riunione tecnica la prefettura foggiana ha deliberato che l'operazione di trasporto delle carcasse dei capodogli presso una cava a due chilometri circa da Cagnano Varano, avrà un costo di circa 150.000 euro;
le cause dello spiaggiamento dei cetacei non sono ancora state accertate, ma sembrerebbe che al 99 per cento siano attribuibili alle attività umane, come l'inquinamento chimico o elettromagnetico. Questi animali infatti sarebbero particolarmente sensibili alle interferenze prodotte dai sonar dalle imbarcazioni per la navigazione;
in particolare, l'ipotesi maggiormente plausibile sarebbe quella dell'interferenza generata dalle strumentazioni militari durante le esercitazioni, che provoca in questi animali il disorientamento o il danneggiamento della facoltà di movimento in acqua. L'ordinanza della Capitaneria di Termoli n. 46 del 2009, sottoscritta dal comandante Raffaele Esposito, interdice «alla navigazione, all'ancoraggio, alla sosta e alla pesca comunque effettuata, nonché ogni altra attività direttamente e/o di riflesso connessa agli usi pubblici del mare» lo specchio d'acqua tra Campomarino e Termoli. «Dal giorno 1o dicembre fino al 31, dalle ore 9 alle ore 18» lo specchio d'acqua dell'area suddetta «sarà interessato da un'attività organizzata dal 32o stormo dell'Aeronautica Militare «Amendola» consistente in una attività di sorvolo di un velivolo senza pilota a bordo, con possibilità di ammaraggio in caso di emergenza»;
come già segnalato a più riprese dalle inchieste del dottor Gianni Lannes, nell'area sarebbero affondate circa dieci navi colme di rifiuti pericolosi nonché centinaia di container imbottiti di scorie tossico-nocive. Il suddetto giornalista ne ha scritto fornendo ampie prove sul mensile La Nuova Ecologia (maggio 1998), il settimanale Avvenimenti (giugno 1999), La Gazzetta del Mezzogiorno, il settimanale Left (febbraio 2007), nonché nella trasmissione radiofonica Habitat di Rai 1 (2009);
all'interrogante risulta inoltre che siano state ritrovate morte diverse tartarughe della specie «caretta caretta» nella zona Garganica, probabilmente a causa delle sostanze inquinanti rilasciate dalle navi -:
se risulti se lo spiaggiamento dei cetacei sia correlato all'affondamento nell'area di navi colme di rifiuti pericolosi e di centinaia di container imbottiti di scorie tossico-nocive;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di esercitazioni militari - anche mediante l'utilizzo di sommergibili in ambito Nato - nella zona dello spiaggiamento dei capodogli descritto in premessa.
(5-02276)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con grande clamore mediatico nelle settimane passate il Governo ha fatto approvare e poi attuato il provvedimento con cui si dispiegano militari per le strade delle città italiane;
ciò per sottolineare che la sicurezza è un tema che sta molto a cuore all'attuale maggioranza;
sennonché il provvedimento si è mostrato - come al solito nelle cose di questo Governo - tutto di battage e propaganda e per nulla di sostanza;
già domenica 31 agosto 2008, l'assalto al treno dei tifosi del Napoli che rientravano dalla trasferta romana ha mostrato come delinquenti di ogni sorta quando decidono di impadronirsi delle strade lo fanno, Governo Berlusconi o non;
il 16 settembre 2008 a Milano è stato ucciso il giovane Abdul da due baristi; pochi giorni dopo la camorra ha ucciso varie persone a Castelvolturno, alcune immigrate e un italiano davanti al suo negozio;
a Roma, in pochi giorni, sono successi due inquietanti episodi: un giovane italiano è entrato nella chiesa di Santa Marcella, a San Saba e ha aggredito il parroco, pugnalandolo;
il 24 settembre 2008 un'anziana ha aggredito armata di coltello un automobilista ed è stata trattenuta al commissariato per gli accertamenti di rito. Data l'età avanzata non andrà in carcere ma - in generale - anche questo episodio contribuisce a spiegare perché il 15 settembre 2008 il Censis abbia presentato per World Social Summit in corso in questi giorni un rapporto da cui si evince che proprio la Roma amministrata da un sedicente «sindaco sceriffo» continui - nonostante tutto - a mostrare paura e ansia e a provare come sin qui il Governo non abbia inciso sul problema in alcun modo;
d'altronde il Governo non ha alcuna seria e lungimirante strategia contro la criminalità: si occupa dei processi del Presidente del Consiglio e - si apprende oggi - del ministro Matteoli; vuole togliere alla polizia e alla magistratura il potere d'indagare con l'unico vero strumento efficace (le intercettazioni); toglie risorse ai commissariati e intimidisce i giudici più professionali ed esposti;
peraltro, il Governo non capisce che spesso la minaccia per la sicurezza delle persone viene anche dal lavoro (3 morti al giorno, una media indegna di un paese civile), dalla circolazione stradale e talora dalla vita domestica;
il 6 agosto 2008 a Rieti è stato arrestato un uomo che picchiava sistematicamente moglie e figlia;
il 19 settembre 2008 in Calabria Francesco Manti, 53enne, ha ucciso la moglie Orsola Nicolò di 11 anni più giovane con otto colpi di pistola, davanti agli occhi della figlia di 9 anni, in casa insieme alla sorella più grande;
il 21 settembre 2008 la vittima del delitto in famiglia è stato un uomo, Salvatore Casisi, 33 anni, con piccoli precedenti per rapina. L'ha ucciso la sua ex convivente, Lucia Cavalli, 35 anni, operaia disoccupata;
a fronte di tutto questo, il Governo è immobile, impotente, afasico o - più semplicemente - disinteressato;
un sottosegretario (l'onorevole Cosentino) è stato chiamato in causa da un collaboratore di giustizia per intese con la camorra, tanto che il ministro ombra dell'interno, l'onorevole Minniti ne ha chiesto le dimissioni;
ad avviso dell'interpellante le regioni del sud, vasta parte delle quali non sono sotto il controllo dello Stato, avrebbero bisogno di concrete azioni repressive e preventive per catturare i noti capiclan, che indisturbati spadroneggiano nella provincia di Napoli e in quella di Caserta;

solo il ministro dell'interno sembra intuire sia pure, ad avviso dell'interpellante, senza la dovuta coerenza e nell'ambito di un'alleanza politica esiziale per il suo partito, che il pericolo per il cittadino non viene combattuto con la dovuta convinzione ed efficacia: proprio il 24 settembre 2008 egli ha parlato di una «guerra civile», riferendosi alla lotta dello Stato contro la camorra in Campania -:
per quale motivo non condivida l'opinione del suo collega di Governo;
per quale motivo non abbia condiviso l'opinione precedentemente espressa dallo stesso ministro dell'interno per cui a sostenere i disordini e i saccheggi dei treni il 31 agosto 2008 vi fosse la camorra;
se non creda che invece di discutere di come limitare le intercettazioni telefoniche non sia il caso di esaminare modi e forme per attribuire poteri di prevenzione anche a determinati e qualificati corpi armati, con facoltà anche di stendere - a determinate condizioni - verbali di polizia giudiziaria;
se, altrimenti, non creda che la sua permanenza nell'Esecutivo sia incompatibile con quella del Ministro dell'interno.
(4-05500)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le Forze Armate sono una risorsa per il nostro Paese e le loro strutture un enorme patrimonio immobiliare e nazionale;
centinaia di giovani volontari ogni anno giurano fedeltà alla Repubblica italiana in decine di caserme in tutta Italia che sono motivo di orgoglio per tutta la Nazione. Il loro contributo deve essere fondamentale e di vitale importanza non solo per prevenire e difendere, ma anche per ottemperare, ove si renda possibile, alle esigenze e alle necessità dei cittadini;
ci sono, peraltro, strutture militari parzialmente inutilizzate e lasciate all'abbandono ed è doveroso e rispettoso da parte delle Forze Armate poter destinare tali spazi per il bene della collettività e del Paese. E il caso delle tre strutture militari di Chieti: la Caserma Berardi, l'ex ospedale militare e il distretto militare;
ma decisamente eclatante è la situazione in cui versa la Caserma «Berardi» di Chieti, sede del 123o Reggimento dell'esercito che accoglie appena 400 volontari. Centinaia di metri quadrati completamente inutilizzati tenuti in stato di abbandono. Eclatante perché proprio a Chieti l'esigenza di tali spazi è oramai urgente e inderogabile come a più riprese segnalato dal sindaco della città alle autorità militari;
il palazzo di giustizia è già per metà inagibile e l'altra metà è in condizioni poco sicure, come attestano tecnici, amministratori e sindacati. Un recente documento dei responsabili della sicurezza del tribunale ha messo in evidenza che ci sono seri rischi all'interno dello stabile per il personale che oggi giorno compie il proprio dovere. I carotaggi disposti dalla Provincia insieme ai geologi hanno riscontrato che le fondamenta sono molto fragili a causa dei tanti rifiuti e laterizi vari e ancora gli uffici della questura sono costretti in luoghi angusti privi di ogni dignità lavorativa;
inoltre, l'ex ospedale militare e il distretto militare Spinelli sono strutture entrambe ampie e per gran parte non utilizzate dai militari, mentre appare evidente che il futuro della città ruota intorno alla disponibilità di questi edifici;
è obiettivo primario tenere in vita la Caserma Berardi e renderla operativa al cento per cento in tutto il suo complesso, qualora ciò non fosse possibile in quanto altri sono gli obiettivi del Ministero della difesa in relazione al piano di dismissione degli immobili in uso all'amministrazione della difesa si ritiene di dover destinare le tre strutture sopra citate, a partire dalla Caserma Berardi, nel loro complesso o in

maniera parziale per le attività istituzionali e di pubblica utilità indicate dall'amministrazione comunale di Chieti -:
se ed in quali tempi si ritenga di riconsegnare alla città le tre strutture citate in premessa come patrimonio pubblico per attività e servizi socialmente significativi, secondo quanto richiesto dall'amministrazione comunale;
se si ritenga di assegnare tempestivamente e in via prioritaria anche in questa prima fase temporaneamente la Caserma Berardi e l'ex ospedale militare, o parte di esse, per le attività del tribunale di Chieti ed il distretto militare Spinelli per le attività della questura di Chieti in quanto attualmente usufruiscono di edifici non idonei per il completo svolgimento delle loro attività e altresì gli spazi rinvenienti da mettere a disposizione per quanto ulteriormente venga richiesto dall'amministrazione comunale di Chieti.
(4-05505)

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 della Costituzione sancisce il diritto dei cittadini di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale, tuttavia il comma 3, dell'articolo 8 della legge 11 luglio 1978, n. 382, anacronisticamente ancora subordina la costituzione di associazioni o circoli fra militari, al preventivo assenso del Ministro della difesa;
nel 1999 su parere favorevole del Ministro è stata costituita L'Associazione Carabinieri in servizio «Pastrengo» con sede legale in Padova ed approvazione dello statuto definitivo in data 9 dicembre 2005;
in data 3 agosto 2007, il Ministro della difesa ha con decreto revocato l'assenso alla costituzione dell'Associazione Pastrengo, su richiesta del Comando generale dell'Arma dei carabinieri, basata sulla assenta «deriva sindacale» ascritta al sodalizio che nel frattempo aveva raccolto circa 20.000 adesioni;
è pendente innanzi al TAR Lazio un giudizio di merito inerente la legittimità del provvedimento riguardante l'associazione Pastrengo e comunque il Ministro della difesa da molto tempo ha assunto una linea per la quale vengono sistematicamente rigettate le istanze di autorizzazione alla costituzione di associazioni tra militari;
il trattato sull'Unione europea firmato a Lisbona il 13 dicembre del 2007, ratificato dall'Italia con legge 2 agosto 2008, n. 130, all'articolo 12 comma 1, proclama testualmente: «ogni cittadino ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni individuo di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi -:
se ed in quale modo il Ministro della difesa intenda applicare questi solenni. principi in Italia e renderli estensibili anche ai cittadini che indossano l'uniforme;
se il Ministro interrogato intenda rivedere la sua posizione nei confronti dell'associazione Carabinieri «Pastrengo» per restituirgli la legittimazione necessaria ad operare.
(4-05508)

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
presso il personale delle forze armate ed, in particolare, presso quello dell'Arma dei carabinieri, è molto diffusa l'opinione secondo cui i militari non avrebbero il diritto di iscriversi ai partiti politici né quello di esercitare attività politica fuori servizio;
l'articolo 49 della Costituzione sancisce il diritto di tutti i cittadini di associarsi

liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale;
la potestà di limitare - mediante legge - tale diritto così come previsto dal successivo articolo 98 della Costituzione, non è stata mai esercitata dal parlamento nei confronti dei militari;
in base al combinato disposto degli articoli 5 e 6 della legge 11 luglio 1978 n. 382, ai militari è fatto divieto di partecipare a riunioni e manifestazioni di partiti associazioni ed organizzazioni politiche, nonché di svolgere propaganda a favore o contro partiti, associazioni, organizzazioni politiche o candidati ad elezioni politiche ed amministrative, esclusivamente ai militari che: a) svolgono attività di servizio; b) sono in luoghi militari o destinati al servizio; c) indossano l'uniforme; d) si qualificano, in relazione ai compiti di servizio, come militari o si rivolgono ad altri militari in divisa o che si qualificano come tali;
allo stato attuale, fuori dalle predette ipotesi, tutti i militari possono iscriversi ai partiti politici e svolgere attività politica -:
quali siano le prerogative dei militari al di fuori dei punti sopra esposti e se si intendano adottare gli opportuni provvedimenti idonei ad informare debitamente il personale militare quanto al diritto di iscriversi ai partiti politici e di esercitare - fuori dalle ipotesi di cui all'articolo 5, comma 3, della legge n. 382 del 1978 - attività politica.
(4-05509)

VICO e FRANZOSO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
presso Mariscuola Taranto operano 26 docenti, assunti con un rapporto di lavoro mediante convenzioni annuali;
le 26 unità-docenti hanno mediamente maturato presso Mariscuola Taranto una anzianità di circa trent'anni, di fatto in una condizione di precarietà;
la richiesta reiterata nel tempo, di trasformazione delle convenzioni annuali in contratti di lavoro a tempo indeterminato non ha, finora, trovato applicazione in una apposita legge e/o provvedimento, anzi il quadro normativo risulta peggiorato, a partire dalla legge Finanziaria 2008, in quanto ha reso più precario il rapporto di lavoro portando a 3 mesi il periodo massimo consentito alle pubbliche amministrazioni per il ricorso ai contratti a termine;
il rinnovo delle stesse convenzioni, solitamente comunicate entro la fine di ogni anno solare, non sono state ancora attivate per l'anno 2010 alla Mariscuola di Taranto;
le istituzioni locali di Taranto congiuntamente ai parlamentari jonici e ai consiglieri regionali jonici di Puglia si riuniranno il 21 dicembre 2009 con il sindaco di Taranto per definire e concordare delle iniziative a sostegno dei 26 docenti e delle loro famiglie -:
quali iniziative intenda intraprendere in direzione della stabilizzazione dei contratti a convenzione e quali iniziative, urgenti, intenda assumere per la conferma delle medesime convenzioni per l'anno 2010.
(4-05511)

Seduta n. 260 del 17/12/2009

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI e LIBÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con il Protocollo d'Intesa del 30 giugno 2005 la regione Marche, le province e comunità montane della regione stessa e la Terna Spa hanno provveduto ad indicare un «corridoio preferenziale» per realizzare interventi di sviluppo e potenziamento

della rete elettrica, nonché ad individuare precise «fasce di fattibilità»;
tale corridoio è stato approvato con delibera della giunta regionale n. 689 del 25 giugno 2007 per l'applicazione della valutazione ambientale strategica (VAS) alla pianificazione elettrica relativa al territorio regionale (DGR n. 800/2005);
l'Amministrazione provinciale di Macerata con atto di Giunta n. 373 del 4 settembre 2008 ha attivato la fase di concertazione tra tutti gli enti interessati della provincia e la società Terna SpA, al fine di «individuare le fasce di fattibilità in cui successivamente collocare i tracciati da sottoporre alle procedure di VIA...»;
il comune di Belforte ha ricevuto comunicazione in data 19 novembre 2008 dalla provincia in cui si segnalava che il territorio di Belforte era stato individuato come territorio in cui si sarebbe realizzato un nuovo elettrodotto a 380 kv;
il comune di Belforte è caratterizzato da un notevole sviluppo residenziale e che risulta essere soggetto ad una serie di vincoli dovuti alla presenza sia di elementi orografici che di opere necessarie alla infrastrutturazione dell'intero comprensorio;
il territorio è gravato: dalla presenza di due fiumi (il Chienti ed il Piastrone); dalla condotta idrica necessaria al funzionamento della centrale elettrica «Borgo Santa Maria»; dalla presenza del bacino idrico artificiale «Santa Maria 2o salto» necessario al funzionamento dell'attigua centrale; dalla centrale di produzione elettrica «Borgo Santa Maria»; dalla centrale di produzione elettrica «Borgo Santa Maria 2o Salto»; dalla presenza di 5 linee elettriche 150 kv; dalla presenza della ex strada statale 77 nonché dalla presenza della superstrada «Civitanova Marche-Foligno»;
l'amministrazione comunale di Belforte, sia nei consiglieri di maggioranza che di minoranza, ha espresso forti perplessità sulla scelta tecnica di Terna SpA, in quanto avrebbe conseguenze negative sulle peculiarità socio-economiche, urbanistiche, ambientali e paesaggistiche, in quanto la costruzione del nuovo elettrodotto implicherà limitazioni tecniche al territorio perché prevederà la costituzione di «fasce di rispetto» dello stesso;
in particolare, l'elettrodotto di 380 kv, essendo di alta tensione, costringerà a costituire fasce di rispetto particolarmente ampie che dovranno essere determinate ai sensi del decreto 29 maggio 2008 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la contrarietà dell'amministrazione comunale di Belforte è motivata dal fatto che: non è stata adeguatamente motivata la scelta della localizzazione dell'elettrodotto nel territorio comunale; l'intervento di Terna produrrà un elevato inquinamento elettromagnetico che comporterà ingenti danni alla salute dei cittadini; è evidente il degrado paesaggistico che conseguirà alla costruzione dell'elettrodotto nel territorio di Belforte oltre a pregiudicarne le peculiarità agricole della vasta area di produzione vitivinicola DOCG «Vernaccia di Serrapetrona»; si verificherà una forte limitazione allo sviluppo urbanistico/edilizio con evidenti ricadute di carattere socio-economico -:
se ritengano opportuno acquisire elementi sulla scelta operata da Terna in merito alla localizzazione dell'elettrodotto nel Comune di Belforte per valutare se nell'operare la scelta siano stati rispettati tutti i vincoli e le procedure e se non ritengano opportuno che Terna spa, società partecipata dalla cassa depositi e prestiti, debba agire in un'ottica più concertativa nei confronti degli enti interessati e delle associazioni di categoria.
(3-00816)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino è collocato nelle

immediate vicinanze del centro cittadino e dispone di ampie aree esterne fruibili dalla popolazione. In tali aree non tuttavia viene garantita la normale manutenzione;
il Comune di Montelupo Fiorentino (FI) sin dal gennaio 1996 (nota n. 1153 del 30 gennaio 1996 e nota n. 2609 del 7 marzo 1996) ha formulato richiesta di cessione dei beni demaniali (viabilità ed aree esterne all'osp. Psichiatrico Giudiziario di Montelupo F.no) in località Ambrogiana, sulla base delle disposizioni contenute nella legge finanziaria per il 1996, con l'obiettivo di garantire i lavori di manutenzione delle suddette aree. Tale volontà è stata ribadita con delibera del consiglio comunale n. 28, del 3 luglio 1996;
la direzione dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino con nota n.12706 del 3 novembre 1997 esprimeva il proprio parere favorevole all'acquisizione dei beni di cui sopra da parte del comune di Montelupo F.no con la richiesta di alcune garanzie. Con nota n. 11412 del 24 novembre 1997 l'ente locale confermava la volontà di garantire il rispetto delle condizioni richieste;
con nota n. 12294 del 14 giugno 2004 l'Agenzia del Demanio/Toscana comunicava l'impossibilità di procedere alla cessione dei beni richiesti, dichiarando la disponibilità a concedere al comune, dietro versamento di un canone, l'uso delle aree di cui sopra;
il 23 gennaio 2008 in un incontro tenutosi presso il comune di Montelupo Fiorentino alla presenza dei funzionari del Demanio, della Soprintendenza, dell'ospedale psichiatrico giudiziario e dell'Amministrazione comunale veniva raggiunto un accordo di massima al fine di eseguire un intervento di manutenzione straordinaria relativamente alla pavimentazione del viale Umberto I -:
quali siano le ragioni che impediscono, a quasi 20 anni dalla prima richiesta di intervento, di consegnare al comune di Montelupo Fiorentino le aree esterne all'Ospedale psichiatrico giudiziario, al fine di garantire la manutenzione di quello stesse aree od una corretta fruibilità delle stesse da parte della popolazione residente e se intenda intervenire per rimuovere eventuali ostacoli che hanno impedito, fino ad oggi, la risoluzione del problema su esposto.
(5-02275)

CODURELLI, SCHIRRU, GNECCHI, MATTESINI e ZAMPA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 2006 gli enti autorizzati preposti all'adozione internazionale hanno posto all'attenzione dell'Agenzia delle entrate, il problema relativo alla necessità di definire con certezza gli aspetti legati alla esatta determinazione delle procedure e dei documenti giustificativi che originano le deduzioni fiscali pari al 50 per cento delle spese di adozione internazionale (in capo alle singole coppie adottanti), oltreché alla definizione delle esatte procedure di imputazione contabile delle spese sostenute dalle coppie adottanti attraverso gli Enti per l'espletamento delle procedure di adozione, soprattutto con riferimento al trasferimento dei fondi di denaro verso i Paesi esteri di provenienza dei minori;
vi è la necessità, sentita dalla maggior parte degli enti che svolgono adozioni internazionale di minori, di chiarimenti e regolamentazioni circa le procedure relative: alla certificazione delle spese sostenute dalle coppie adottanti; alla natura della documentazione probatoria a supporto della contabilità del singolo Ente, relativamente ai trasferimenti di fondi di denaro all'estero presso i Paesi da cui provengono i minori adottati. Fondi, questi ultimi, destinati all'espletamento in quei Paesi delle pratiche utili a tale scopo;
gli enti autorizzati hanno l'esigenza di rappresentare le proprie operazioni in linea con le norme di legge civilistica, penale e tributaria sia di natura interna ai singoli enti sia di natura generale e di trasparenza per i rapporti con i singoli Paesi di origine dei minori adottati;

alla base della difficoltà documentale sta la totale gestione dei rapporti in Paesi con fiscalità difformi da quella italiana, il più delle volte priva persino delle elementari regole della contabilità di base, pertanto di difficile gestione in ordine ai documenti di supporto che possono essere rilasciati all'ente italiano, a parte ovviamente la ricevuta bancaria del trasferimento di denaro all'estero;
la complessità della materia ha trovato una prima risposta, in occasione della R.M. n. 77/E del 28 maggio 2004 a seguito di interpello proposto da alcuni enti alle direzioni regionali delle entrate di Piemonte e Lombardia e poi assunto dalla direzione generale dell'Agenzia delle entrate di Roma e definito con la risoluzione citata;
in detta risoluzione è stata trovata risposta ad alcuni aspetti gestionali del rapporto tra coppia ed Ente autorizzato. Tale risoluzione non pare tuttavia esaurire la complessità della materia, specificatamente per i due argomenti appena sopra citati;
va tenuto inoltre in considerazione: l'incremento delle procedure di adozione e il conseguente maggior peso economico e sociale che tale istituto rileva anche dal punto di vista tributario, in ordine alle possibili detrazioni e deduzioni di imposta per le persone fisiche, stante le diverse possibilità normative; il rinnovato interesse per le procedure di «adozione a distanza», generatrici di cifre significative in termini di potenziale materia imponibile costituente onere deducibile/detraibile delle persone fisiche che si affidano ad Onlus ex decreto legislativo n. 460 del 1997 per tale istituto;
la CAI, organismo istituzionalmente competente in tema di adozioni, non ha predisposto iniziative a sbrogliare questa situazione e nell'ottobre 2008 (delibera 13/2008/SG) ha approvato un nuovo regolamento, a cui gli enti autorizzati hanno l'obbligo di attenersi pena la cancellazione dall'Albo degli enti autorizzati. Tale regolamento presenta incongruenze di natura gestionale e civilistica, con risvolti tributari, tra le norme generali in materia di enti no profit e quanto disposto nel suddetto provvedimento agli articoli 18, comma 5, e 22, comma 1, lettera i) e vii) -:
se non ritenga necessario proporre precise disposizioni in merito volte a dissipare i dubbi sollevati in un settore «di nicchia» anche nel mondo del no profit ma pur sempre espressione importante di interessi sociali legati al mondo dell'infanzia, della famiglia e della solidarietà;
se non reputi quindi urgente intervenire al fine di permettere la regolamentazione giuridica delle procedure atte a garantire certezza in merito alle spese deducibili dalle singole coppie adottanti oltreché in merito alla cifra oggetto di deduzione e, contemporaneamente, ottenere certezze in ordine alla documentazione che l'ente ha necessità di trattenere «a supporto» dei fondi di denaro trasferiti all'estero cioè nella propria contabilità.
(5-02278)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Tributi Italia Spa, concessionaria della riscossione dei tributi, da tempo versa in stato di grave squilibrio finanziario, risultando inadempiente nei confronti della maggioranza dei comuni nei quali gestisce la riscossione dei tributi;
l'azionariato di Tributi Italia comprende due società («San Giorgio» di Genova e «IPE srl» di Bari), riconducibili a Patrizia Saggese, destinataria di un atto di sequestro dei beni, revocato dal Tribunale di Roma nel settembre 2009. Il fratello della Saggese, Giuseppe, è stato sottoposto agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata al peculato, in seguito al ritardo nel pagamento a favore di circa 500 amministrazioni comunali. Tributi Italia, originariamente chiamata «Publiconsult» e poi «San Giorgio Italia Spa», ha acquisito la società

«Gestor», responsabile del servizio di riscossione per diversi comuni pugliesi, ereditandone tutti i rapporti contrattuali. Molti di questi comuni lamentano il mancato versamento delle some riscosse;
nel corso della sua attività, Tributi Italia si è resa responsabile di gravissime irregolarità ed inosservanze nell'adempimento delle obbligazioni assunte nell'ambito del servizio di gestione, liquidazione e riscossione dei tributi, al punto che su di essa si sono concentrate le indagini della magistratura;
il direttore generale delle finanze del Ministero dell'economia, nell'audizione svoltasi il 12 novembre 2009 presso la commissione finanze della Camera dei deputati, ha reso noto che la società Tributi Italia risulta debitrice nei confronti di 135 comuni italiani, per un ammontare complessivo di circa 90 milioni di euro;
conseguentemente i bilanci degli enti locali coinvolti sono prossimi al collasso economico. Il settimanale LEFT ha pubblicato l'11 settembre 2009 un articolo contenente la lista dei comuni, peraltro in costante aumento, in forte crisi per non aver ricevuto le tasse locali trattenute dalla società Tributi Italia;
il comune di Bari ad esempio, deve recuperare ben 2,6 milioni di euro dalla società. Tributi Italia inoltre non avrebbe versato i proventi della tassa per l'occupazione del suolo pubblico (TOSAP) dagli ultimi trimestri del 2008 fino al primo trimestre 2009. Con molta probabilità questa somma si tradurrà in una perdita secca per l'ente locale;
Tributi Italia deve al comune di Brindisi 15 mila euro, al comune di Foggia 800 mila euro;
il comune di Nardò invece è in attesa di circa un milione e 200 mila euro, mentre l'amministrazione di Fasano vanta un credito di un milione e 900 mila euro;
a causa della disastrosa gestione di Tributi Italia sarebbero prossimi alla crisi anche i bilanci dei comuni di Monte Sant'Angelo e di San Nicandro Garganico;
la commissione sul federalismo del Ministero dell'economia e delle finanze ha definitivamente cancellato Tributi Italia dall'Albo nazionale delle concessionarie per le riscossioni. Tributi Italia lascia così non solo i debiti, ma anche l'enorme problema della gestione dell'informazione agli utenti, che saranno disorientati sulle modalità di versamento e di individuazione degli evasori -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire ai comuni creditori della società Tributi Italia, il funzionamento del servizio di gestione, liquidazione, accertamento e riscossione delle entrate tributarie, extratributarie e patrimoniali, necessario per assicurare gli adeguati servizi ai cittadini.
(5-02279)

TULLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Postel S.p.A, concepita e nata a Genova 20 anni fa, opera nel settore della comunicazione ibrida, destinata alle aziende e alla Pubblica amministrazione;
grazie all'impegno, alle competenze e professionalità maturate in questi anni, ne fanno un punto di eccellenza del gruppo azienda Poste italiane Spa di cui fa parte;
Postel S.p.A. predisposto un piano industriale di sviluppo nel quale sono previsti investimenti ed incrementi occupazionali, ed è intenzione della regione Liguria, della provincia di Genova e del comune di Genova di sottoscrivere un protocollo d'intesa nel quale si sosteneva il piano a partire da un mantenimento e consolidamento delle funzioni direzionali ed aziendali;
da parte di Azienda Poste Italiane S.p.A. è in atto un processo che sta comportando un ridimensionamento delle funzioni direzionali di Postel e si ipotizza anche un totale trasferimento delle stesse

presso la sede centrale di Roma, che avrebbe ripercussioni negative sia sulla qualità produttiva nonché sui livelli occupazionali -:
se sia a conoscenza di queste scelte da parte dell' Azienda Poste Italiane e se intenda assumere iniziative, in qualità di azionista presso la direzione dell'Azienda Poste Italiane S.p.A. per contrastare questa eventuale scelta e riaffermare diversamente il mantenimento ed il consolidamento delle funzioni direzionali ed aziendali di Poste nella sede di Genova.
(5-02280)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a consuntivo dell'andamento dell'anno fiscale Unico 2009 per i redditi 2008 gli studi dei commercialisti della Vallecamonica evidenziano il carico di lavoro abnorme causato dalle continue proroghe, scadenze di adempimenti ravvicinati, norme soggette a cambiamenti ed interpretazione della prassi;
per quanto concerne gli studi di settore i motori di calcolo Gerico sono stati forniti dopo la chiusura dei bilanci e del loro deposito presso le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricolture (CCIAA) e a parere di alcuni studi commerciali camuni gli adeguamenti introdotti non tengono debitamente conto della congiuntura economica;
sempre per quanto riguarda gli studi di settore i ricavi scaturiti dal ricalcolo di Gerico risultano essere nettamente superiori rispetto agli effettivi incassi;
gli studi dei commercialisti hanno sottolineato anche la complessità e la difficoltà di applicazione della normativa in materia di spese per alberghi, ristoranti e di rappresentanza;
in merito alla base imponibile IRAP si segnala che l'ultima circolare ministeriale di luglio contiene una molteplicità di casistiche legate ai metodi di determinazione dell'imponibile che implicano un alto margine di errore di compilazione del modello;
i professionisti lamentano che l'adozione di provvedimenti fiscali dettati dall'urgenza e dalla contingenza, seppur giustificati dalla contingenza, generano adempimenti in netto contrasto con la semplificazione indicata come un obiettivo dal Governo;
il ridimensionamento dell'Agenzia delle entrate - Ufficio di Breno ha comportato l'impossibilità di definire le conciliazioni oltre a costringere i professionisti degli studi commerciali camuni a lunghe e dispendiose trasferte nel capoluogo di Provincia col conseguente aggravio degli oneri, anche a carico dei contribuenti -:
quali iniziative il Governo intenda assumere a fronte di quanto rappresentato in premessa.
(4-05510)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Italia 35 milioni sono i cittadini dediti al mercato dei giochi per una spesa complessiva che negli ultimi 6 anni ha raggiunto 194 miliardi di euro; nei primi nave mesi del 2009 la raccolta ha superato i 39 miliardi, ma la previsione per il 2010 è di 58 miliardi di euro;
le entrate dello Stato derivanti dalla raccolta sono passate da 3,5 miliardi di euro del 2003 a 7,7 miliardi del 2008, con un tasso di crescita del 121,1 per cento, quasi il valore di una finanziaria;
tutto questo all'interno di uno scenario che vede la più grave crisi economica di tutti i tempi che ha coinvolto tutti i settori indistintamente, oltre 2 milioni di disoccupati, 3,5 milioni di instabili che sognano un posto fisso, 850 mila parasubordinati in continuo rischio stop e 4 milioni di lavoratori in nero in continuo aumento;

questi non sono i soli numeri che devono far riflettere, infatti l'amministrazione monopoli di Stato che fa capo al Ministero dell'economia e delle finanze ha autorizzato Lottomatica, leader nel settore giochi e lotterie, a lanciare il nuovo gioco 10 e Lotto» ogni 5 minuti;
il 16 dicembre in 5.000 ricevitorie italiane, per arrivare entro la fine del 2010 a tutta la rete dei 35.000 tabaccai concessionari esclusivi del gioco, presso i quali si potrà riscuotere subito la vincita (in base all'importo), sarà possibile dilettarsi con la nuova opzione di gioco legata al 10 e Lotto. Aumentano le possibilità di vincita grazie a questa nuova modalità di estrazione in programma ogni 5 minuti: la frequenza di vincita uno su sei, quindi, rinnoverà per 200 estrazioni al giorno l'appuntamento con la fortuna. Questa modalità si aggiunge all'estrazione del Lotto e a quella immediata. I giocatori italiani hanno la possibilità di visualizzare in diretta le estrazioni della nuova modalità di gioco grazie a appositi monitor installati presso i punti vendita;
tutti i giorni dalle 7.00 alle 24.00, ogni 5 minuti, si potrà vivere un'esperienza di gioco finora inedita in Italia. Giocare è semplice: basta compilare la nuova schedina 10 e Lotto, assistere in diretta all'estrazione nazionale e confrontare i 10 numeri giocati con i 20 estratti. Si vince indovinando da 5 a 10 numeri, ma la fortuna premia anche chi non ne indovina neanche uno, regalando il doppio dell'importo giocato. I fortunati che indovineranno tutti e dieci i numeri vinceranno un premio pari a 500.000 volte l'importo giocato. Si può vincere fino ad un massimo di 5 milioni di euro. Altra novità è la schedina: su ognuna c'è lo spazio dedicato ai numeri da giocare che vanno da 1 a 90 e l'importo della giocata che va da un minimo di 50 centesimi fino a un massimo di 10 euro. Il giocatore potrà scegliere su quante estrazioni consecutive giornaliere puntare, fino ad un massimo di 6. Con la nuova modalità si potrà vincere anche un premio istantaneo. Se il terminale al momento della giocata emette un segnale acustico, il giocatore avrà diritto ad un premio pari all'importo della giocata;
il nuovo gioco si aggiungerà a tutti gli altri: concorsi a pronostico, lotterie, sale bingo, corse dei cavalli, gratta e vinci, new slot, piattaforme tecnologiche adibite agli skill games, corner di scommesse, agenzie per le puntate live;
il direttore generale di Lottomatica Renato Ascoli ha affermato adesso si potrà giocare aspettando il caffè, il cornetto, il tramezzino e durante l'happy hour»;
il dirigente dei Monopoli di Stato, Davide Diamare, ha fatto notare come l'introduzione della nuova modalità di gioco «non è una rivoluzione, ma una innovazione in grado di portare nuove prospettive»;
l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha affermato, inoltre, di aver cercato, come prevede il decreto Abruzzo, di sviluppare nuove modalità di gioco numeriche senza che queste si cannibalizzassero una con l'altra e che si rivolgessero a target diversi, altresì assicurare determinati livelli di entrata;
in Italia ci sono più di 1,5 milioni di disoccupati «scoraggiati», ovvero coloro che non cercano più lavoro perché ritengono di non essere più in grado di trovarlo;
la finanziaria per l'anno 2010 ha ridimensionato di molto la sua prospettiva senza un disegno organico di investimenti programmati, e soprattutto sostanziosi, per sostenere ricerca e innovazione e in grado di ribaltare anche la situazione del nostro settore produttivo;
la relazione tra i molteplici giochi lotterie e scommesse con possibilità di giocata con frequenze a partire dai 5 minuti e una realtà drammatica di un Paese in piena crisi che stenta a riprendersi in cui i cittadini hanno più che mai fiducia nella sorte e sempre meno nelle

istituzioni, è secondo l'interrogante simbolicamente assai gravi -:
come si intenda affrontare il continuo espandersi dei giochi e delle lotterie.
(4-05513)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

PELUFFO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati Istat e Ministero delle pari opportunità, sono più di mezzo milione le donne vittime di stupri o di tentativi di violenza sessuale in Italia, si pensi che solo negli ultimi tre anni se ne contano 118 mila e a subire violenza, almeno una volta nella vita, sono state donne dai 14 ai 59 anni;
hanno tra i 25 ed i 44 anni le donne che più frequentemente hanno subito stupro o tentato stupro nel corso della loro vita (3,6 per cento della stessa età), mentre le giovani di età inferiore ai 24 hanno un tasso di vittimizzazione più basso (1,9 per cento). Focalizzando l'analisi sugli ultimi tre anni, le donne più giovani risultano invece le più vittimizzate, essendo le uniche che presentano tassi superiori a quello complessivo (1,4 per cento negli ultimi tre anni contro una media dello 0,7 per cento);
il fenomeno è più diffuso al Nord (3,4 per cento Nord-est e 3,3 per cento Nord-ovest) e nei comuni delle aree metropolitane (3,6 per cento), mentre i tassi sono via via più bassi al diminuire della dimensione demografica;
sempre secondo l'Istat, poi, soltanto il 7,4 per cento delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata nel corso della vita ha denunciato il fatto (9,3 per cento negli ultimi tre anni). La quota di sommerso e dunque altissima, visto anche il fatto che tra le donne che hanno subito violenza, sia tentata sia consumata, nel corso della vita e che hanno scelto di parlarne con qualcuno, la maggior parte lo ha fatto con un familiare o con un amico o, al massimo, un vicino, mentre è residuale la percentuale di coloro che si sono rivolte ai servizi sociali, alle forze dell'ordine, a uno psicologo o a un medico. Le donne che hanno subito violenza negli ultimi tre anni, invece, ne hanno parlato soprattutto con amici o vicini e un po' meno con i familiari;
in generale, circa la metà (9 milioni 860 mila, pari al 55,2 per cento) delle donne in età 14-59 anni hanno subito nell'arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale. Tra queste le molestie verbali e le telefonate oscene sono le più diffuse (rispettivamente il 25,8 per cento e il 24,8 per cento delle donne in età 14-59 anni) seguono gli episodi di pedinamento e gli atti di esibizionismo (entrambi quasi il 23 per cento ) e le molestie fisiche che raggiungono quasi il 20 per cento;
nei tre anni precedenti l'indagine Istat, il 9,9 per cento delle donne tra i 14 e i 59 anni ha subito molestie verbali, il 9,4 per cento ha ricevuto telefonate oscene, il 7,7 per cento è stata pedinata, il 4,5 per cento ha avuto molestie fisiche e il 3,1 per cento ha assistito ad atti di esibizionismo;
la violenza sessuale domestica o commessa da individui noti alla vittima, resta il fulcro del problema, basti pensare che il 69,7 per cento degli stupri (60,9 per cento dei quali commessi da italiani ha protagonisti i partner, il 17,4 è imputabile a conoscenti e solo il 6,2 coinvolge estranei;
solo lo scorso anno il Ministero dell'interno ha catalogato 4.637 reati sessuali;
nella casa di reclusione di Milano-Bollate è stato avviato un progetto di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali in unità di trattamento intensificato e sezione attenuata;
tale progetto, primo tentativo di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali nella realtà penitenziaria italiana, ha previsto la costituzione di un'unità di

trattamento intensificato (ex articolo 115, 4o capoverso del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000);
la sperimentazione (pianificata e gestita dai professionisti del privato sociale che fanno parte del CIPM) inizia nel settembre 2005 ed è economicamente sostenuta da un finanziamento integrato della provincia di Milano (20 mila euro) e della regione Lombardia (50 mila euro);
questa soluzione è stata pensata come valida alternativa alla detenzione in reparti protetti, alla solitudine fisica ed emotiva, all'isolamento che talvolta permettono l'instaurarsi di un circolo vizioso in cui disagio, rancori, violenze fisiche e verbali contribuiscono ad aggravare situazioni problematiche che spesso esitano in vere e proprie patologie;
il trattamento è concepito come l'offerta per l'individuo della possibilità di comprendere, ridefinire e quindi modificare il significato finora dato alla propria esistenza, e come un'opportunità di rielaborare il proprio reato e capirne fino in fondo le dinamiche e le conseguenze;
l'attività è centrata su tre gruppi socio-educativi (sulla comunicazione e abilità sociali, sulla prevenzione della recidiva e sulla gestione del conflitto) a cui sono stati affiancati altri tipi di interventi, come colloqui psicologici e criminologici individuali di approfondimento e altre attività di tipo motorio, creativo ed espressivo, al fine di rendere il trattamento più completo ed efficace possibile, tenendo soprattutto conto della variabilità individuale e della eterogeneità delle problematiche e delle necessità;
l'equipe trattamentale è costituita da diverse figure professionali, quali criminologi, psicologi, educatori, psicodiagnosti e un'arteterapeuta;
gli interventi trattamentali per autori di reati sessuali realizzati in ambito penitenziario sono una forma di prevenzione terziaria orientata prevalentemente alla riduzione della recidiva e al miglioramento della qualità della vita dell'individuo;
nel corso degli anni l'Unità di trattamento si è dimostrata essere oltre che luogo di cura e di trasformazione anche uno spazio disponibile per i detenuti per poter acquisire e sperimentare nuove modalità di incontro e relazione, nonché la possibilità per l'equipe di portare avanti un lavoro di osservazione e revisione continua, che ha permesso di aggiornare e modificare costantemente il programma stesso;
dopo quattro anni di attività le persone assistite sono state 155 tra coloro che sono stati seguiti all'interno del carcere (60) e coloro che vengono seguiti nei centri all'esterno (95) e di queste solo 3 hanno commesso nuovi reati sessuali -:
quali siano gli interventi attuati in materia di recupero di rei di violenza sessuale e con quali risultati e se non ritengano opportuno prevenire questa tipologia di reato, che è quella più diffusa tra le mura domestiche e paradossalmente più nascosta, attraverso dei programmi di recupero anche attraverso il coinvolgimento del privato sociale;
quali siano le risorse a disposizione per interventi di recupero riferite ai reati di abuso sessuale e con quale metodologia vengono distribuiti e se non ritenga opportuno aumentare le risorse per il recupero e il reinserimento dei detenuti, modo efficace affinché venga diminuita sostanzialmente la recidività dei reati;
se non ritengano opportuno istituire in ogni casa di reclusione, in cui sono presenti persone che hanno fatto abusi sessuali, un servizio di recupero che possa entrare in rete con strutture esterne per continuare il programma e il controllo anche al momento della fine della reclusione.
(3-00814)

Interrogazione a risposta scritta:

CENNI e CECCUZZI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è presente, nel centro storico di Siena, la casa circondariale «Santo Spirito»;

la casa circondariale presenza notevoli criticità, (tra le quali spiccano le condizioni igienico sanitarie giunte ad un livello di guardia); soprattutto per quanto riguarda la carenza di organico del personale, il sovraffollamento dei detenuti, l'inadeguatezza degli spazi, la mancanza di infrastrutture e la presenza di problematiche relative a bagni e docce. Criticità che si ripercuotono inevitabilmente sulle condizioni lavorative del personale dipendente e sulle condizioni di vita dei detenuti;
in primo luogo va sottolineato che la struttura dove è presente tale istituto non è stata edificata per rivestire le attuali funzioni, ma è stata ricavata da locali che ospitavano precedentemente un antico convento;
per ciò che concerne le problematiche di organico ad oggi gli agenti di polizia penitenziaria sono circa 47 (rispetto ad una pianta organica composta da 52 unità) a fronte di un numero consistente di detenuti che, nelle punte massime, arrivano anche a superare le 80 unità (rispetto ad una presenza regolamentare di 69 detenuti);
sono presenti numerosi detenuti stranieri e tossicodipendenti;
le maggiori criticità e carenze infrastrutturali segnalate dalla stessa direzione della casa circondariale sono le seguenti:
a) per quanto riguarda la zona della «portineria» è indispensabile la ristrutturazione totale di tutti gli ambienti, attualmente fatiscenti ed in stato di profondo degrado oltre alla necessità di creare ingressi separati, per ovvi motivi di sicurezza, dedicati alle diverse tipologie di ospiti. Attualmente è infatti presente un unico accesso utilizzato da visitatori, operatori e detenuti. Vengono inoltre sollecitate la ristrutturazione della sala adibita a colloquio tra detenuti e famiglie e degli uffici del personale e l'installazione di presidi di sicurezza all'interno della portineria per elevare l'efficienza dei controlli nel perimetro antistante all'ingresso dell'istituto;
b) per quanto riguarda la zona della «prima sezione» sono necessarie l'installazione di telecamere per il controllo continuo di tutte le aree interne ed esterne frequentato dai detenuti ed il ripristino e la ristrutturazione delle celle detentive attualmente adibite ad uffici. Necessaria inoltre una manutenzione delle docce dei detenuti;
c) per quanto riguarda la zona della «seconda sezione» è indispensabile una ristrutturazione totale delle celle e delle docce dei detenuti. Basti pensare che è ancora presente, all'interno di alcune stanze di reclusione il gabinetto «alta turca» o un water non opportunamente separato dagli altri spazi e che spesso bagno e cucina sono contigui. Questa situazione compromette quindi notevolmente le condizioni igieniche sanitarie ambientali dei detenuti e conseguentemente dell'intera struttura;
d) per quanto riguarda il «Muro di cinta» è necessario il ripristino totale, per assoluti motivi di sicurezza, del camminamento e delle garitte;
la fatiscenza dei locali, la mancanza di spazi adeguati e le gravi carenze infrastrutturali e del personale stanno inoltre compromettendo il meritevole e variegato programma educativo di corsi di formazione promosso dalla casa circondariale per i detenuti e sminuiscono quindi la funzione riabilitativa e di reinserimento sociale che deve assumere il carcere;
le problematiche enunciate rischiano di compromettere, oltre alle condizioni di vita e di lavoro di personale e detenuti, la corretta e serena gestione dell'istituto di pena stesso;
secondo quando emerge da organi di informazione le problematiche del carcere sono state segnalate dalla stessa direzione, in numerose occasioni, al dicastero competente: «i finanziamenti per i lavori sono stati richiesti, da anni, al Ministero della

Giustizia - riporta una nota della stampa illustrando le richieste della direzione -, senza ricevere ad oggi, una risposta»;
gli interroganti hanno visitato recentemente il carcere di «Santo Spirito» ed hanno potuto verificare personalmente lo stato di degrado e di criticità in cui versa la struttura;
recentemente, come riportato da organi di stampa, il presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini ha visitato il carcere di Santo Spirito constatando di persona le criticità della struttura ed evidenziando la necessità di interventi urgenti per risolvere te gravi carenze presenti. Il Presidente ha inoltre ribadito, nell'occasione, l'impegno dell'amministrazione provinciale per la promozione e l'organizzazione delle attività e dei percorsi formativi che riguardano i detenuti ed il loro graduale reinserimento nel mondo del lavoro e nel contesto sociale -:
se sia a conoscenza delle gravi problematiche che caratterizzano la casa circondariale «Santo Spirito» di Siena e quali iniziative urgenti intenda assumere per risolvere tali criticità, assicurando livelli di lavoro e di vita dignitosi ai dipendenti ed ai lavoratori.
(4-05497)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il diritto alla mobilità è presupposto fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi territorio e per garantire ai cittadini la possibilità di una libera circolazione sull'intero territorio nazionale;
secondo il nuovo orario dei servizi di trasporto ferroviario in vigore dal 14 dicembre 2009, con particolare riferimento al sistema ad alta velocità Freccia Argento Venezia-Roma, le città di Rovigo e Ferrara risultano pesantemente penalizzate dai nuovi orari che in larga parte considerano le due città come punto di passaggio e non come stazione di fermata per il servizio passeggeri;
la natura delle Ferrovie dello Stato, come soggetto esercente un servizio pubblico imporrebbe a questa azienda, di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze e quindi finanziata dallo sforzo di tutti i cittadini, di non basare le proprie scelte su ragioni esclusivamente economiche, ma anche sulla necessità di consentire collegamenti frequenti specie nelle zone del Paese che risultano maggiormente isolate;
Ferrara e Rovigo infatti non dispongono di collegamenti aeroportuali sufficientemente accessibili e ai loro cittadini, in alternativa al treno, resterebbe soltanto l'alternativa del mezzo privato;
non si può che valutare negativamente un ridimensionamento del servizio che vede per di più un rialzo consistente delle tariffe;
la decisione mostra peraltro una chiara intenzione da parte di Trenitalia di disattendere platealmente quanto comunicato al Parlamento nel novembre 2007 quando l'allora viceministro dei trasporti, Cesare De Piccoli, dichiarava, in risposta ad un'interpellanza cofirmata da molti deputati del Veneto e dell'Emilia Romagna: «l'assicurazione che il Ministero dei Trasporti comunque ritiene di fornire riguarda la disponibilità ad attivarsi coi soggetti delle realtà di Rovigo e Ferrara per promuovere un confronto finalizzato ad una cooperazione e ad un coordinamento più stretti per la soluzione delle problematiche evidenziate nell'interpellanza, ivi compresa la possibile modifica delle proposte originarie, a condizione che si possa dimostrare un'adeguata domanda da parte dell'utenza e del reperimento di ulteriori risorse pubbliche che si rendessero necessarie, ovviamente nell'ambito delle specifiche competenze istituzionali.»;

la decisione di un forte ed ulteriore ridimensionamento delle fermate a Ferrara e Rovigo invece non è stata concordata con alcun ente territoriale né con la rappresentanza di questi territori -:
se intenda intervenire nei confronti delle Ferrovie dello Stato per il ripristino delle fermate nelle stazioni di Ferrara e Rovigo per i convogli ad alta velocità della tratta Venezia-Roma in un numero almeno doppio a quelle attualmente previste dall'orario delle Ferrovie dello Stato in vigore al 14 dicembre 2009.
(2-00572)
«Bellotti, Munerato, Goisis, Mazzuca, Gava, Martella, Contento, Polidori, Holzmann, Garagnani, Tommaso Foti, Gottardo, Mistrello Destro, Patarino, Biava, Paniz, Miotto, Martinelli, Catanoso, Togni, Torazzi, Renato Farina, Dal Lago, Luciano Dussin, Brigandì, Negro, Pini, Polledri, Bonino, Crosio, Laura Molteni, Fava, Pastore, Fedriga, Toccafondi, Dozzo, Bertolini, D'Amico, Rivolta, Vanalli, Fogliato, Simonetti, Rondini, Desiderati, Paolini, Consiglio, Grimoldi, Maccanti, Bragantini, Rainieri, Volpi, Chiappori, Callegari, Pirovano, Follegot, Guido Dussin, Caparini».

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i locomotori elettrici pesanti E656 ed E655, questi ultimi utilizzati per il traffico merci, i primi per il traffico passeggeri, anche denominati Caimano, hanno avuto un ruolo di rilievo nel parco macchine di Ferrovie dello Stato, a partire dagli anni settanta;
nel tempo si sono succedute serie diverse del modello E656, in funzione del suo ammodernamento e, verso la fine degli anni novanta, si è sviluppata una fase di riconversione dei locomotori E656 in E656c, per indicarne la destinazione per il traffico merci, poi denominata E655;
il loro impiego è stato progressivamente sostituito da quello di nuovi locomotori e, dunque, un certo numero di modelli è certamente rimasto inattivo;
le motrici E655 sono notoriamente performanti e prestanti per l'impiego, traffico merci, al quale sono destinati;
i locomotori E656, non più impiegati per il traffico passeggeri, potrebbero essere revisionati e trasformati in E655 e, ove non permanga l'interesse della Divisione Cargo di Trenitalia SpA al loro utilizzo, divenire d'interesse per il mercato del traffico merci dove operano anche aziende private e produrre un introito economico apprezzabile per l'azienda ferroviaria pubblica -:
se il Governo non intenda, rilevato il numero complessivo dei locomotori E655 ed E656 in disuso, di proprietà di Trenitalia Spa, formulare indirizzi e raccomandazioni per la loro revisione e, quanto alle motrici E656, trasformazione, al fine, poi, di trarre utili dalla loro dismissione.
(5-02270)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Centro intermodale Tevere prevede la realizzazione di un nodo di smistamento per lo scambio gomma-ferro nel trasporto di merci nella località Pian dell'Olmo, tra Fara Sabina e Montelibretti, un'area individuata dalla legge obiettivo

sulle grandi opere n. 443 del 2001, inserita nel piano della mobilità del Lazio e nel protocollo d'intesa firmato nel 2006 dal presidente della regione, dal sindaco di Roma e dai presidenti delle cinque province laziali;
nel progetto originario rientrano: il potenziamento e la realizzazione di nuove infrastrutture, la separazione delle direttrici passeggeri e merci, la liberazione di linee per nuovi treni regionali, il decongestionamento dello scalo romano di San Lorenzo, l'incentivazione del trasporto su ferro e il miglioramento della mobilità regionale;
sulla carta, la collocazione ottimale di questo polo logistico, collegato con la rete ferroviaria, l'autostrada (a pochi chilometri dall'A1 Firenze-Roma e Napoli-Roma) e il grande raccordo anulare, ne fa un tassello cruciale per la crescita del cosiddetto triangolo hi-tech del Centro Italia, destinato a sviluppare l'economia reatina in un contesto di livello comunitario, giacché inserito nel corridoio transeuropeo 1 Berlino-Palermo;
tale progetto, che è ubicato appena fuori il territorio della provincia di Roma, manca, a parere degli interroganti, di una pianificazione urbanistica alla scala metropolitana che prenda in considerazione intera provincia di Roma, da considerarsi città metropolitana di Roma;
tale progetto presenta inoltre numerose criticità, violando in ben tre punti il limite di esondabilità del fiume Tevere, collocandosi nei pressi della riserva Tevere-Farfa, che, oltre ad essere area protetta regionale, è tutelata dalla convenzione internazionale di Ramsar e fa parte della Rete Natura 2000 dell'Unione europea, che la annovera tra i siti d'importanza comunitaria e tra le zone di protezione speciale per la fauna (ZPS);
sul piano dell'economia agricola per la realizzazione dell'opera sono stati previsti espropri parziali, con il risultato che gli agricoltori rimarrebbero proprietari di terreni agricoli degradati, sempre meno produttivi, e inquinati da cadmio e piombo, cosa per altro del tutto inconciliabile con il trend di sviluppo dell'agricoltura biologica in questa area;
sul piano dell'inquinamento atmosferico, nel progetto si parla apertamente di diffusione nell'atmosfera di vari inquinanti come il «particolato» (PM 10), responsabile di tumori, gli ossidi di zolfo, causa dello piogge acide, gli ossidi di azoto, tossici e irritanti, il monossido di carbonio e, per la loro diffusione nei centri vicini, non è stato effettuato neanche uno studio dei venti in relazione ai numerosi insediamenti umani presenti nell'area;
sul piano del dissesto idrogeologico il progetto parla di «sottrazione delle acque dall'acquifero», di «possibile alterazione idro-chimica delle acque di falda», di «possibili variazioni del regime qualiquantitativo delle acque», di «modifica delle morfologie fluviali». Il che significa inquinamento dei suoli e degrado delle acque sotterranee. L'opera si porrà in modo trasversale rispetto al deflusso delle acque sotterranee, che oggi si irradiano perpendicolarmente al letto del fiume;
per realizzare il basamento dell'opera verrà rimosso uno strato di terreno e innalzato un rilevato in cemento armato alto 3 metri lungo tutti i 25 ettari dell'opera;
i fanghi bentonitici non biodegradabili, molto probabilmente utilizzati per le perforazioni necessarie alle opere stradali, oltre ad essere inquinanti potrebbero rendere parzialmente impermeabile il terreno;
sul piano sociale le popolazioni hanno fortemente osteggiato in varie occasioni la realizzazione dell'opera ritenendola dannosa al modello di sviluppo dell'intera zona -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
se alla luce di quanto esposto in premessa non si ritenga che debba essere ripensato il sito individuato anche in considerazione

di varie ipotesi alternative individuabili a ridosso della linea ferroviaria e dell'autostrada, (come l'area compresa tra l'intersezione tra la A1 e la via Tiburtina e l'incrocio della A1 con il fiume Aniene dove esiste già il grandissimo centro commerciale noto come i «nuovi mercati generati» e dove il comune di Roma sta per decidere la realizzazione, sempre in quest'area, della pedemontana dei Castelli, in pratica una nuova autostrada ad est, nota anche come 2o raccordo anulare) che consentirebbero la realizzazione di questa opera raggiungendo il duplice obiettivo di traslare all'esterno della capitale lo snodo di San Lorenzo senza tuttavia confliggere con il modello di sviluppo di quella regione le cui reati vocazioni ne verrebbero secondo gli interroganti irrimediabilmente compromesse.
(4-05481)

GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada di grande comunicazione (s.g.c.) E45 collega Orte nel Lazio a Ravenna in Romagna, passando attraverso l'Umbria e la Toscana;
la E45, che si collega con l'autostrada A14 nei pressi di Cesena Nord, è di fondamentale importanza perché assicura, tra l'altro, uno sbocco su strade a scorrimento veloce per la viabilità umbra ed agevola il collegamento con le restanti regioni del Nord; può essere dunque considerata, per il ruolo che riveste, una delle maggiori infrastrutture della regione Umbria;
negli anni scorsi i mass media hanno più volte messo in risalto gli infiniti cantieri e lo stato pessimo del fondo stradale, specialmente nel tratto tosco-romagnolo (Piove S. Stefano-Sarsina);
dall'apertura nel 1974 della superstrada, un gravissimo problema infrastrutturale sta interessando il viadotto «Fornello», sito nei pressi di Verghereto (FC); negli ultimi 15 anni, a causa di un pilone mal costruito, si è assistito alla regolare chiusura del traffico ed alla sua deviazione su viabilità ordinaria, costituendo una vera e propria strozzatura, con conseguenti gravi disagi;
i cantieri infiniti che hanno interessato la superstrada ed il problema del viadotto hanno fatto si che quella che doveva essere una soluzione provvisoria (la chiusura di una parte delle 4 corsie, l'istituzione di un semaforo alternato e a deviazione su viabilità ordinaria) sia diventata la regola, con code chilometriche e notevoli disagi;
in data 11 maggio 2007 l'Anas ha appaltato i lavori di miglioramento statico a livello di servizio del viadotto Fornello al km 167+800, progetto esecutivo: la ditta vincitrice dell'appalto avrebbe dovuto costruire una struttura metallica lunga 250 metri ed alta 5 metri che sarebbe dovuta essere la nuova base per la carreggiata; tale struttura, durante la demolizione del vecchio viadotto in cemento, si sarebbe dovuta appoggiare su alcuni nuovi piloni provvisori di sostegno, che però sembra siano stati progettati in modo errato;
nel frattempo, la ditta aggiudicatrice dei lavori è fallita -:
se il Ministro sia informato sullo stato della superstrada E45 Orte-Ravenna con i conseguenti annosi e gravi disagi per la circolazione stradale relativamente ad un'arteria fondamentale per la regione Umbria ed in particolare se non intenda intervenire per ripristinare la corretta usufruibilità di tale arteria, con particolare riferimento alle problematiche del viadotto «Fornello».
(4-05493)

FARINONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono numerosi i disagi patiti dai cittadini che utilizzano quotidianamente i treni locali ad alta frequentazione per raggiungere il posto di lavoro. Numerosissime sono le lamentele e le proteste da parte di singoli utenti, di gruppi di pendolari

e di associazioni di consumatori dovute alla oggettiva inadeguatezza delle frequenze e della capacità di assorbimento quantitativo dei treni impiegati da Trenitalia per svolgere questo tipo di servizio. Questione ormai nota e presente in tutte le Regioni italiane;
oltre a ciò, sia pure meno evidenziata ed enfatizzata, esiste una questione relativa all'igiene e al decoro delle carrozze vieppiù preoccupante. Con sempre maggiore intensità i treni locali vengono segnalati non solo stracolmi, troppo caldi o troppo freddi, con servizi igienici inutilizzabili, ma anche sporchi, spesso addirittura sudici;
ho personalmente constatato nel corso di più viaggi effettuati nei mesi di novembre e dicembre in modo particolare sulle tratte lombarde Lecco-Milano Porta Garibaldi e Milano Centrale-Sondrio il livello di degrado dei sedili, in alcuni casi talmente sudici da renderne oggettivamente sgradevole la vista e impossibile la voglia di sedervisi, anche quando il treno non è pieno, come nel caso del Milano Centrale-Lecco delle 23.50 -:
quali iniziative urgenti intenda adottare perché Trenitalia assicuri il dovuto rispetto della dignità dei suoi utenti.
(4-05512)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da una segnalazione del WWF si apprende che nel testo del DDL sulla Legge Finanziaria 2010 (AC 2396-A) all'esame dell'Aula di Montecitorio, per effetto dell'approvazione di un emendamento di iniziativa governativa, al comma 195 dell'art, 2 dell'AC 2396-A, si stabilisce che venga approvato ope legis il secondo atto aggiuntivo alla Convenzione di Concessione del 30 dicembre 2003 tra Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e la Stretto di Messina (SDM) SpA;
il Governo, nell'Allegato infrastrutture al Documento di Programmazione Economico Finanziaria - DPEF relativo alla manovra di Finanza Pubblica per gli anni 2009-2013 elaborato nel luglio 2008 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, individuando il Ponte sullo Stretto di Messina tra le sette priorità dichiarate dal Governo in carica, aveva stabilito (a pag. 106) che si doveva: «effettuare una vera due diligence per verificare le necessarie rivisitazioni alla Convenzione, ma anche la rilettura dei valori dell'offerta»;
questo per la rilevanza di tale opera, ricompresa nel Primo Programma delle infrastrutture strategiche (Delibera CIPE n. 121 del 2001), il cui costo attualizzato, come emerge dagli elenchi pubblicati da Edilizia e Territorio in riferimento alla Delibera CIPE del 6 novembre scorso sarebbe, secondo le carte depositate in CIPE, di 6.349 miliardi di euro, a fronte di un costo posto a base di gara di 4,4 miliardi di euro e alla luce dell'assegnazione all'ATI, capeggiato da Impregilo, quale general contractor per la progettazione definitiva ed esecutiva e della realizzazione del ponte, grazie alla presentazione di un maxiribasso di 500 milioni di euro rispetto al costo posto a base di gara (3,9 miliardi di euro, rispetto a 4,4 miliardi di euro);
si aggiunga che l'«Indagine sullo stato di attuazione della Legge Obiettivo (legge 21 dicembre 2001, n. 443) in materia di infrastrutture e insediamenti strategici», elaborata dalla Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti sulla gestione delle amministrazioni dello Stato (approvata con Delibera 8/2005 il 22 marzo 2005, pagina 71, lettere d) e ed e) rileva: « d) L'inclusione così copiosa nel programma di opere vecchie e nuove, senza una puntuale definizione tecnica e finanziaria, ha, in alcuni casi, stimolato istanze locali dirette a risolvere, in modo oneroso per la parte pubblica, le situazioni di stallo preesistenti. Talvolta sono riemerse conflittualità, in precedenza mai del tutto sopite, in ordine alle alternative

tecniche, ambientali e sociali, lasciate aperte dall'insufficiente definizione progettuale. (...)»;
questo modo di procedere ad avviso degli interroganti confligge con l'impegno assunto nell'Allegato Infrastrutture al Documento di Programmazione Economico Finanziaria - DPEF relativo alla manovra di Finanza Pubblica per gli anni 2009-2013 elaborato nel luglio 2008 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ad: «effettuare una vera due diligence per verificare le necessarie rivisitazioni alla Convenzione, ma anche la rilettura dei valori dell'offerta -:
se il secondo atto aggiuntivo alla Convenzione di concessione del 30 dicembre 2003 tra Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e la Stretto di Messina (SDM) SpA esista e quando sia stato perfezionato;
(4-05515)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo una segnalazione del WWF nel testo della legge finanziaria 2010 C. 2936-A, per effetto dell'approvazione di un emendamento sostenuto dal Governo, al comma 222 dell'articolo 2 si stabilisce che si possa procedere all'avvio della realizzazione del relativo progetto definitivo per lotti costruttivi delle opere ricomprese nei corridoi europei TEN-T - che abbiano un costo superiore ai 2 miliardi di euro e a 4 anni dall'approvazione del progetto definitivo (primo periodo), ponendo come condizione base: oltre alla approvazione di un progetto definitivo accompagnato da una relazione che indichi le fasi di realizzazione dell'intera opera (lettera b, del comma 222), il finanziamento integrale del lotto e la copertura finanziaria di almeno il 20 per cento, o in alcuni casi, del 10 per cento, con risorse pubbliche o private del costo complessivo dell'opera (lettera a del comma 222). Nel comma 222 in esame inoltre si stabilisce che il contraente generale o l'affidatario dei lavori nulla abbia a pretendere nel caso dell'eventuale mancato o ritardato finanziamento dell'intera opera o di lotti successivi (lettera c);
le disposizioni contenute nel comma 222 dell'articolo 2 si configurano come un'importante modifica tacita del Titolo III, Capo IV, Sezioni I e Il del decreto legislativo n. 163 del 2006 che disciplina i lavori relativi alle infrastrutture e agli insediamenti strategici in cui sono ricompresi tutti i progetti TEN-T italiani. Di particolare gravità, in questo contesto, appare la formulazione relativa alla realizzazione del relativo progetto definitivo per lotti costruttivi, il ché fa pensare che si possano realizzare lotti di opere, tanto complesse tecnicamente e tanto onerose, anche in assenza di un progetto esecutivo dell'opera nel suo complesso;
la legge 18 giugno 2009, n. 69 recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile», al comma 1 dell'articolo 3, modificando il capo III della legge 23 agosto 1988, n. 400, prima dell'articolo 14 della stessa legge n. 400 del 1988 inserisce il seguente articolo: «Art. 13-bis. - (Chiarezza dei testi normativi). - 1. Il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, provvede a che: a) ogni norma che sia diretta a sostituire, modificare o abrogare norme vigenti ovvero a stabilire deroghe indichi espressamente le norme sostituite, modificate, abrogate o derogate; (...)»;
esistono inoltre ammonimenti della Corte dei Conti relativamente al finanziamento parziale delle opere e alla definizione progettuale in corso d'opera, come emerge, ad esempio, dall'indagine della sezione di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, approvata il 20 febbraio 2009 con delibera 2-2009-G, contesta lo «Stato di avanzamento del progetto di salvaguardia della Laguna e della città di Venezia», in cui a pagina 4 della sintesi, posta all'inizio della relazione si legge: «La prassi dei

finanziamenti frazionati nel tempo» - per cui è il progetto che segue il finanziamento - e l'indeterminatezza della progettazione iniziale hanno prodotto il prolungamento della concessione. Ciò ha generato difficoltà nel rispetto dei costi preventivati. La realizzazione dell'opera è apparsa condizionata dalla incertezza delle risorse disponibili e dalla scarsa definitezza delle fasi realizzative» -:
se quanto disposto al comma 222 dell'articolo 2 consenta effettivamente la realizzazione di lotti di opere anche in assenza di un progetto esecutivo dell'opera nel suo complesso.
(4-05516)

TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Brescia entro il 2009 si congederanno per anzianità 18 agenti delle forze di polizia;
per ottemperare alle nuove, importantissime, disposizioni per la consegna dei permessi di soggiorno entro il termine di 45 giorni dalla data di presentazione della documentazione sarà necessario impiegare nuovo personale;
da decenni l'organico della questura è sottodimensionato rispetto alla pianta organica come dettagliato in precedenti atti di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante;
il 9 ottobre 2009 il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi ha pubblicamente segnalato che la prossima assegnazione alla questura di Brescia di 21 agenti, al termine dei corsi formativi per nuovi agenti della Polizia di Stato, al netto dei congedi comporterà un incremento di sole 3 unità, un numero ben distante dai 31 agenti di Polizia necessari -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere.
(4-05490)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da articoli di stampa del 20 ottobre 2009, si apprende che il catechismo islamico viene insegnato ai bambini nelle moschee con libri di testo tradotti in italiano; in particolare l'Ucoii (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia) dal 1995 adotta il manuale «Il cammino verso l'Islam», di Muhammad Sulaiman Al-Ashqar, nella versione di Abduljalil Randellini, che tratta le conoscenze più elementari della rivelazione di Maometto e gli sviluppi successivi, fra cui i cinque pilastri;
tuttavia, scorrendo il manuale, ci si imbatte in dottrine fondamentaliste, che impongono l'obbligo del velo, il contributo per la jihad e discriminazioni religiose derivate dalla sharia, la legge coranica;
nel 16o capitolo si specifica che la Zakat, la tassa per il culto, viene pagata non solo per i musulmani poveri e bisognosi e i pellegrini, e per la propagazione dell'Islam, ma anche per i preparativi di guerra e per non ben specificate «spese segrete», effettuate per ottenere qualcosa di non immediatamente divulgabile;
il 27o capitolo è dedicato alla «donna musulmana», ed è evidente come essa non sia assolutamente considerata alla pari dell'uomo: le si raccomanda di vestire un abito completo, «che le copre tutto il corpo eccetto il volto e le mani in presenza di estranei»; inoltre, non le è consentito di sposare un non musulmano, a meno che lui non si converta all'Islam, mentre agli uomini musulmani il matrimonio misto (con donne cristiane o ebree ad esempio) è concesso;
secondo il manuale è peccato «disertare il campo di battaglia nella lotta sulla

via di Allah», suscettibile di letture estensive o riduttive e di dubbia interpretazione;
si tratta di dottrine che incitano alla discriminazione delle donne, educando a valori di una società dove è giusto raccogliere offerte per finanziare una guerra, o dove non esiste la parità dei diritti tra uomo e donna, ed è inaccettabile che in Italia circolino simili testi religiosi. Legittimare, infatti, in nome dell'integrazione, certi insegnamenti difficilmente compatibili con i principi costituzionali ed i valori fondanti della nostra società non è solo sbagliato, ma anche molto pericoloso -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'esistenza di tali manuali, adottati da una delle organizzazioni islamiche maggiormente attive nel nostro Paese;
se si sia a conoscenza di quanti siano i bambini e i ragazzi musulmani a cui vengono impartite tali nozioni, se sia stato valutato il possibile effetti dei citati insegnamenti sulla formazione dei giovani e come si intenda intervenire per evitare che in Italia venga fatto un pericoloso proselitismo dei principi propri del fondamentalismo islamico, anche attraverso la promozione di adeguate proposte formative nelle scuole.
(4-05506)

VELTRONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la mafia in Sicilia, oltre a tanti magistrati, esponenti delle forze di polizia, imprenditori e sindacalisti, ha ucciso negli anni anche otto giornalisti: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro Ristagno e Beppe Alfano. Molti altri giornalisti siciliani sono stati negli anni minacciati ed alcuni attualmente sono sotto protezione. Tutto questo perché cosa nostra e le altre mafie siciliane hanno sempre temuto lo svelamento all'opinione pubblica dei propri interessi e dei rapporti con la politica e l'imprenditoria;
per ricordare questo impegno e per far nascere un centro di ricerca e di proposta aperto a tutti i cittadini ed alle scuole di Palermo e della Sicilia, l'ordine dei giornalisti della Sicilia, giuridicamente ente pubblico non economico, ha chiesto nel 2007 di poter utilizzare un bene confiscato alla mafia per la propria sede con l'obiettivo di farne un punto di riferimento sull'importanza dell'informazione nella lotta a tutte le mafie;
a questo scopo è stato individuato un immobile sito in via Bernini, una villa appartenuta ai fratelli Sansone, proprio accanto alla villa dove ha trascorso l'ultimo periodo di latitanza il noto boss mafioso Totò Riina, immobile sequestrato definitivamente il 27 giugno 2007;
grazie all'impegno della prefettura di Palermo, in accordo con l'Agenzia del demanio ed il comune di Palermo, il 18 maggio 2009 detto immobile è stato effettivamente destinato da parte della direzione beni confiscati dell'Agenzia del demanio all'ordine dei giornalisti della Sicilia per essere adibito a sede dello stesso;
nella lettera di assegnazione si invitava anche la filiale siciliana dell'Agenzia del demanio a dare corso a tutti gli adempimenti di competenza e consegnare formalmente il bene all'ordine dei giornalisti della Sicilia;
da allora questa ultima formalità, che permetterebbe di far partire il progetto dell'ordine dei giornalisti della Sicilia che comprende anche la ristrutturazione del bene a spese degli assegnatari, non è stata ancora espletata senza alcuna motivazione pubblica né atti susseguenti alla lettera di assegnazione inviata anche ai Ministeri della giustizia e dell'interno;
molto spesso i beni confiscati versano in stato di abbandono a causa delle lungaggini burocratiche nelle varie fasi tra le confisca e l'assegnazione a cui si è cercato di porre rimedio anche con alcune recenti novità legislative;
le recenti proposte di mettere i beni confiscati all'asta vengono giustificate dal

fatto che esistono molti beni confiscati inutilizzati -:
quali siano i motivi che, dopo 7 mesi, impediscano ancora la consegna del bene all'ordine dei giornalisti della Sicilia;
quali azioni intendano mettere in atto verso la filiale siciliana dell'Agenzia del demanio per porre fine a questo inspiegabile ritardo.
(4-05507)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

GINOBLE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Teramo, nel 1985 è stato fondato l'istituto Musicale «Gaetano Braga», originario consorzio tra il comune e la provincia di Teramo;
l'istituto Braga è stato pareggiato ai conservatori di musica di Stato nel 1939 e fin da allora ha rappresentato un solido punto di riferimento per rinomate personalità artistiche nonché per associazioni culturali, cittadine, provinciali e regionali;
dal decennio 1980-90 si è registrato un notevole incremento di utenza con un trend che continua ad essere in positivo tanto che l'attuale numero di allievi frequentanti l'istituto è pari a circa 550 unità;
a seguito dell'entrata in vigore della legge 508 del 1999 l'Istituto Braga è stato inserito a pieno titolo nel settore dell'alta formazione artistica e musicale (AFAM) del Ministero dell'istruzione, l'università e della ricerca trasformandosi in un ente di riferimento non solo dal punto di vista didattico, ma anche nel settore della ricerca e della produzione artistica nel comparto AFAM;
detto percorso è stato completato nell'ottobre 2005 con l'adozione dello Statuto di autonomia (decreto direzionale MIUR n. 406 del 5 ottobre 2005) che ha anche modificato la denominazione dell'istituto Teramano e i conseguenti atti amministrativi;
con una politica lungimirante di adozione della riforma, proprio dal 1999 l'Istituto Braga ha calamitato l'attenzione del mondo musicale nazionale con alcune iniziative didattiche rivolte al mondo universitario: in data 29 novembre 2000 ha ottenuto l'autorizzazione alla sperimentazione accademica post-diploma della «Scuola superiore di perfezionamento musicale-biennio di specializzazione» e nel febbraio 2004 ha fatto seguito la nascita del diploma accademico di II livello in «discipline musicali». Nell'anno accademico 2007-2008, inoltre, sono stati attivati anche corsi biennali di 2o livello per la formazione di docenti di educazione musicale e di strumento musicale;
l'Istituto superiore di studi musicali «Gaetano Braga» grazie anche alle varie convenzioni stipulate e ai diversi partner con cui ha stabilito rapporti sia a livello locale che nazionale rappresenta, quindi, il vertice di una piramide che comprende attività dislocate sul territorio, in collaborazione con enti, università, istituzioni e associazioni, e riveste un ruolo primario di «cittadella ideale della musica»;
l'attività del «Braga» contribuisce certamente alla crescita culturale non solo della regione Abruzzo ma anche del nostro Paese, come parte integrante dell'alta formazione nel campo artistico, garantendo la diffusione, sul nostro territorio, di un'educazione musicale di alta qualità, di produzione e ricerca e promuovendo nuovi talenti in un'ottica di apertura verso gli altri Paesi e secondo quanto previsto dalla Convenzione di Lisbona;
dal 1995 la regione Abruzzo, con un intervento finanziario di tipo permanente si è affiancata all'amministrazione provinciale di Teramo, consolidando ulteriormente l'Istituto;
il consiglio regionale d'Abruzzo in data 21 ottobre 2009 ha presentato una

risoluzione con cui si chiede alla regione un impegno per superare lo stato di grave difficoltà in cui versa l'Istituto teramano attivando le necessarie procedure per il reperimento di fondi - commisurati in una cifra pari a 400.000 euro - indispensabili a finanziare le attività formative e culturali dell'Istituto stesso per l'anno 2009;
il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con protocollo d'intesa datato 25 marzo 2005 stipulato con la regione Abruzzo, il comune e l'amministrazione di Teramo, il comune di Giulianova e l'Istituto Braga, si è impegnato alla statizzazione, ai sensi dell'articolo 2, commi 7 e 8, della legge n. 508 del 1999, dell'Istituto stesso;
a tale fine il comune di Teramo, nel corso del 2005 ha messo a disposizione, in comodato gratuito, l'ex-teatro popolare che è stato restaurato con fondi erogati dalla provincia e dalla regione -:
quali siano i motivi per cui, a distanza di quasi quattro anni, non si sia ancora proceduto alla statizzazione dell'Istituto Braga;
se non ritenga necessario e opportuno, in Considerazione dell'alto prestigio di cui gode l'Istituto nonché al fine di favorire lo sviluppo dell'eccellenza e dei talenti nel nostro Paese, adoperarsi nell'assecondare le richieste del «Braga»;
se, e con quali tempi, intenda, il Ministro interrogato, procedere verso la statizzazione dell'istituto stesso considerato il fatto che, nella regione Abruzzo, non sono presenti altri istituti musicali statali o legalmente riconosciuti nell'ambito del medesimo settore dell'alta formazione musicale ed artistica.
(3-00815)

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE e GRASSI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 19 ottobre 2009 il capo dipartimento per l'università del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca emanava una circolare ai Rettori delle Università italiane con la quale comunicava le «nuove linee di indirizzo per le Scuole di specializzazione da istituire presso le facoltà di Medicina e Chirurgia» redatte da una commissione di esperti;
le scuole da attivare in tutti gli atenei sono in totale 10 sulla base di requisiti particolarmente impegnativi quali: volume dell'attività formativa, dimensione di ogni singola facoltà di medicina, sussistenza di docenti della tipologia di ogni singola scuola;
il 9 dicembre 2009 il coordinatore dei direttori delle scuole di specializzazione inviava ai rettori il resoconto di una riunione presso il Ministero nel corso della quale il numero delle scuole di specializzazione veniva ulteriormente ridotto a 9;
non è mai stata una spiegazione alla drastica riduzione delle scuole di specializzazione mediche rispetto al numero attuale;
le scuole di specializzazione in pneumologia, attualmente compresa fra le scuole esistenti non compare fra quelle da attivare già dal prossimo anno accademico nonostante l'elevatissimo rilievo epidemiologico e socio economico delle malattie dell'apparato respiratorio e nonostante l'Oms abbia dichiarato che insieme alla rianimazione la specialità pneumologia sarà quella chiamata ad affrontare prioritariamente le emergenze sanitarie -:
se non si ritenga di intervenire urgentemente per fare inserire la scuola di specializzazione in Pneumologia fra quelle di prima fascia da attivare presso tutte le facoltà di medicina delle università italiane.
(4-05501)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

NUNZIO FRANCESCO TESTA e PISACANE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
da una indagine della Direzione dell'ufficio provinciale del lavoro di Napoli, di concerto con l'amministrazione provinciale è emerso che oltre 500 lavoratrici sono state costrette a dimettersi dal proprio posto di lavoro per la grave e persistente carenza di adeguati supporti da parte delle pubbliche istituzioni (asili nido, servizi sociali di supporto o altro) e pressioni dei datori di lavoro esercitate in modo da configurare vere e proprie ipotesi di mobbing;
si tratta di lavoratrici madri, prevalentemente, sposate, di età compresa fra i 25 e i 34 anni con figli tra i 4 anni e i 9 mesi di età, di livello di istruzione medio e con mansioni impiegatizie, operanti specialmente nel settore commercio ed in quello dei servizi;
l'abbandono forzato del lavoro coincide con la fine della possibilità di utilizzo dei benefici previsti dalla legge a tutela della maternità e riguarda sia le donne impegnate a tempo pieno sia quelle che hanno scelto il part-time;
la grave crisi economica sicuramente inciderà, come è - purtroppo accertato - sulla occupazione femminile falcidiandone i posti di lavoro che in Campania già rappresenta in percentuale uno dei dati più alti d'Italia, con conseguenze sul tenore di vita di famiglie molto spesso monoreddito e già in condizione di stentata sopravvivenza -:
quali iniziative intendano varare affinché attraverso una strategia oculata, concertata tra tutte le istituzioni preposte, si possa finalmente varare un vero e proprio piano a sostegno delle lavoratrici, utile ed efficace ad eliminare l'inaccettabile persistente gap che ancora connota il Sud rispetto al centro-nord e in grado di restituire serenità e dignità alle donne della Campania.
(3-00818)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GNECCHI, MIGLIOLI e PIZZETTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ad oggi l'INPS non riconosce ai fini previdenziali, ad ex dipendenti statali le maggiorazioni previste dalla legislazione sulle pensioni statali per determinate situazioni che comportano l'incremento dell'anzianità di servizio (si cita ad esempio la legge n. 49 del 1987);
va rilevato che in sede di trasferimento della posizione previdenziale all'INPS, l'amministrazione statale del dipendente, non sempre trasferisce le somme a copertura degli incrementi riconosciuti dalle leggi vigenti e maturati dal dipendente stesso;
sulla problematica è in atto da tempo un contenzioso attivato dagli interessati contro l'INPS e la relativa giurisprudenza della Corte dei conti, ha riconosciuto ai ricorrenti il diritto al computo del periodo di maggiorazione, nella propria posizione assicurativa, accreditato dall'ex amministrazione di appartenenza;
con lettera della direzione generale INPS del 18 giugno 2008 - protocollo 4160, indirizzata al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, veniva rappresentata dall'INPS la necessità di opportune direttive da parte del Ministero, disponendo nel caso, l'apertura di un tavolo con tutti gli enti interessati al fine di pervenire ad una piena valutazione della situazione e all'adozione delle conseguenti azioni amministrative -:
se non ritenga il Ministro interrogato, così come richiesto dalla stessa direzione INPS e per porre fine al contenzioso, di fornire le opportune direttive o di attivarsi

per la convocazione di un tavolo con tutti i soggetti interessati dalla problematica.
(5-02277)

Interrogazione a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 9 settembre 2009 è stato attivato, nell'azienda Marzotto Spa di Valdagno (Vicenza), un contratto di solidarietà che coinvolge circa 340 lavoratori. Il contratto che aveva lo scopo di evitare ulteriori licenziamenti e conseguentemente la perdita di un prezioso patrimonio di conoscenze e professionalità in un contesto di crisi che colpisce pesantemente anche la provincia di Vicenza e nello specifico il settore tessile/abbigliamento;
l'azienda è già stata interessata precedentemente da processi di ristrutturazione con riduzione del personale e che dall'autunno 2008 si è ricorso anche all'utilizzo della cassa integrazione ordinaria;
per gli anni 2009-2010 la percentuale integrativa di copertura a carico dell'Inps è passata dal 60 per cento all'80 per cento sulle ore di riduzione della prestazione lavorativa in contratto di solidarietà come previsto dal decreto-legge n. 78 del 2009 convertito con modificazioni dalla legge n. 102 del 2009;
ad oggi tale provvedimento non risulta operativo in quanto ancora privo dell'apposito decreto interministeriale rendendo di fatto nulla l'efficacia della legge sopra citata;
la crisi che attraversa il Paese aumenta l'incertezza sul futuro, e in questo caso specifico pone questi lavoratori e le loro famiglie da più di un anno in una situazione di sempre maggior disagio economico -:
se il Governo sia impegnato nel definire l'apposito decreto interministeriale creando così le condizioni di applicabilità del decreto-legge n. 78 del 2009 e con quali tempi tale provvedimento si potrà realizzare e rendere operativo.
(4-05492)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI, BELLANOVA, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, MOSCA, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati diffusi dall'Inps, sulla fruizione del congedo di paternità nell'anno 2008 e riportati sul quotidiano Corriere della Sera del 13 novembre 2009, risulta evidente che nel nostro Paese, il congedo dal lavoro per paternità, è ancora poco utilizzato;
non si è ancora compreso quanto sia importante sensibilizzare anche i padri per avere un Paese con una natalità più alta, che oggi non va oltre gli 1,3 figli per donna;
senza prendere a riferimento il sistema in essere nei Paesi nordici, va rilevato che anche la Francia e la Germania hanno adottato politiche per la famiglia che hanno prodotto risultati concreti (aumento sostanziale della natalità in Francia, fino a raggiungere i due figli per donna e un sostanziale miglioramento dell'impegno dei padri in Germania);
nella vicina Francia, Paese governato dal centrodestra, in termini economici, si stanzia il 2,5 per cento del prodotto interno lordo per la famiglia, mentre nel nostro Paese si arriva ad appena l'1,1 per cento del PIL -:
se siano disponibili dati precisi sull'utilizzo dei congedi parentali, da parte di madri e padri distintamente, sia nel settore pubblico sia nel settore privato.
(5-02271)

GNECCHI, BELLANOVA, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, MOSCA, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si è assistito alla presentazione del programma di azioni «Italia 2020» che prevede misure eccezionali e straordinarie a favore dell'occupazione femminile e della conciliazione famiglia-lavoro;
pubblicazioni patinate, conferenze stampa, annunci continui, resoconti eccellenti sull'attività di Governo su questi temi, tante enunciazioni e tanta pubblicità;
i Ministri interrogati dichiarano nel programma di azioni che l'articolo 9 della legge n. 53 del 2000 è uno strumento fondamentale a sostegno delle aziende che vogliano attuare progetti di conciliazione nell'organizzazione del lavoro;
l'articolo 42, comma 2, lettera f), del decreto legislativo n. 198 del 2006, già articolo 1, comma 2, lettera e) della legge n. 125 del 1991 prevede azioni positive per: «favorire, anche mediante una diversa organizzazione del lavoro, delle condizioni e del tempo di lavoro, l'equilibrio tra responsabilità familiari e professionali e una miglior ripartizione di tali responsabilità tra i due sessi» -:
quali siano i fondi utilizzati nel 2009 e stanziati per il 2010 per finanziare tali progetti e per favorire l'utilizzo del congedo di paternità e quanti siano i fondi stanziati per la concreta applicazione di quanto previsto dal decreto legislativo n. 198 del 2006.
(5-02272)

GNECCHI, BELLANOVA, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Presidenza del Consiglio dei ministri ha reso noto che la Ministra per le pari opportunità, onorevole Carfagna e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Sacconi hanno presentato il 1o dicembre scorso un piano strategico d'azione per la conciliazione e le pari opportunità nell'accesso al lavoro. Il piano si compone di cinque linee guida che verranno realizzate attraverso una «cabina di pilotaggio» e con il concorso di tutti gli attori coinvolti. Durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, sono state evidenziate le cinque linee d'azione: il primo punto prevede il potenziamento dei servizi di assistenza per la prima infanzia e la sperimentazione dei buoni lavoro per la strutturazione dei servizi privati di cura e di assistenza alla persona. I buoni lavoro, secondo i due Ministri, sono uno «strumento agile» per garantire una adeguata tutela previdenziale: tali buoni potranno essere utilizzati per le prestazioni occasionali di tipo accessorio e per l'avvio di nidi familiari o in altri ambienti adeguati ad offrire cure familiari. Il secondo punto prevede la promozione di progetti sperimentali che attuino misure dirette a sostenere i soggetti con responsabilità genitoriali o familiari, al fine di rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione del principio di uguaglianza sostanziale in ambito familiare e lavorativo. Una parte delle risorse secondo i due Ministri verrà quindi destinata al finanziamento di attività di promozione e informazione (compresa una campagna pubblicitaria televisiva), nonché di consulenza alla progettazione, di monitoraggio delle azioni e alla eventuale infrastrutturazione di reti territoriali a supporto diretto delle aziende. La consigliera nazionale di parità avrà poi il compito di monitorare e analizzare quanto avviene nei mercati del lavoro e nelle singole unità produttive attraverso la costituzione di un osservatorio sul lavoro a tempo parziale e sulle forme di lavoro a orario ridotto, modulato e flessibile. Il compito dell'osservatorio sarà quello di «divulgare buone prassi», come si legge dalla nota diffusa dal Governo. Il quarto punto del piano si interessa del lavoro femminile nel campo energie rinnovabili: si stima, infatti, che il potenziale occupazionale potrebbe raggiungere le 250 mila

unità lavorative «in rosa». Infine, l'ultimo punto del piano è dedicato alle misure a sostegno dell'occupazione femminile nel mezzogiorno a partire dal contratto di inserimento, un contratto a termine non inferiore a nove mesi ma non superiore a diciotto che mira a realizzare l'inserimento nel lavoro di alcune categorie svantaggiate e cioè in quelle aree geografiche in cui il tasso di occupazione delle donne sia inferiore almeno del 20 per cento rispetto a quello maschile o in cui il tasso di disoccupazione femminile superi del 10 per cento quello maschile;
è alquanto singolare la contraddizione fra quanto viene annunciato nel piano con grande enfasi e quanto viene in realtà previsto dal Governo nella finanziaria per il 2010, come peraltro anche rilevato nella relazione di maggioranza approvata come parere della Commissione Lavoro per la parte di propria competenza sul bilancio di previsione, dalla quale risulta che a fronte di una previsione assestata di 29,92 milioni di euro, è intervenuto un decremento di 25,61 milioni di euro e pertanto il disegno di legge finanziaria 2010 prevede solo 4,31 milioni di euro per la promozione dei diritti e delle pari opportunità. Nel parere della commissione approvato a maggioranza il 25 novembre 2009, per dimostrare che anche i componenti della Commissione che fanno riferimento all'attuale maggioranza di Governo ritengono che siano indispensabili risorse adeguate per affrontare questi temi, si delibera di riferire favorevolmente con la seguente osservazione: «si ritiene che debba essere incrementato, nell'ambito della Missione n. 17, lo stanziamento relativo al programma n. 17.4 ("Promozione dei diritti e delle pari opportunità"), in modo da portarlo ad una consistenza il più possibile prossima alle previsioni assestate per l'anno 2009.» -:
quante siano le risorse previste nel disegno di legge finanziaria 2010, appena approvato dalla Camera, per realizzare gli impegni e gli obiettivi per l'anno 2010, presentati il 1o dicembre 2009.
(5-02281)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE, CAPODICASA, SAMPERI, CARDINALE e BERRETTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi migliaia di produttori agricoltori siciliani hanno contestato l'assenza di interventi dei governi nazionale e regionale per fronteggiare la difficile situazione congiunturale nel comparto agricolo e per superare le difficoltà economiche causate dalle avversità atmosferiche;
i costi di produzione, tra il 2000 e il 2008, hanno subito l'aumento del 31 per cento, mente nello stesso arco di tempo i prezzi all'origine sono cresciuti di appena il 15 per cento;
su 230 mila imprese attive in Sicilia, sono oltre 35 mila quelle a rischio chiusura nel 2009, per un totale di circa 3 milioni di giornate lavorative in meno e un taglio di 30 mila posti di lavoro -:
se non ritenga necessario anche attraverso le opportune iniziative normative:
a) dichiarare lo stato di crisi per tutto il settore agricolo siciliano e conseguente esenzione dal pagamento degli oneri fiscali e previdenziali;
b) promuovere l'estensione dei benefici previsti per le avversità atmosferiche anche ai danni economici provocati dalla crisi di mercato;
c) promuovere il rifinanziamento, in maniera adeguata, del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità e per la stipula delle polizze agevolate;
d) confermare per il prossimo triennio la riduzione degli oneri previdenziali per le aree montane e svantaggiate;

e) promuovere le sospensioni sull'obbligatorietà del Durc;
f) vigilare affinché venga piena applicazione delle disposizioni previste dal protocollo di intesa sottoscritto tra il Ministero del tesoro, ABI ed organizzazione datoriale, a favore degli agricoltori;
g) modificare i rapporti all'interno della filiera agro-alimentare, per un riequilibrio della catena del valore, al fine di assicurare la giusta remunerazione dei produttori e favorire la ripresa dei consumi alimentari.
(3-00812)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI e STRADELLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella puntata del dicembre 2009 della trasmissione televisiva «Mi manda RaiTRE», condotta da Andrea Vianello, è stata riportata all'attenzione dei media e dell'opinione pubblica la vicenda dello scandalo del metanolo;
lo scandalo del vino al metanolo fu una truffa perpetrata mediante una sistematica adulterazione di vino da tavola con il metanolo che si verificò in Italia tra la fine del 1985 e il 1986. Il vino veniva sofisticato con miscele di liquidi e alcol metilico sintetico, un composto inodore usato per lacche e vernici;
l'ingestione del prodotto adulterato causò l'avvelenamento e l'intossicazione di parecchie decine di persone, cui provocò danni personali gravissimi quali cecità, irreversibili danni neurologici ed in 22 casi la morte;
il 1986 si chiuse con una contrazione del 37 per cento degli ettolitri nazionali prodotti e la perdita di un quarto del valore incassato l'anno prima;
l'indagine che ne seguì rivelò che a partire da dicembre 1985 circa 30 aziende vinicole del Nordovest italiano avevano iniziato a tagliare i loro vini con dosi eccessive di metanolo, una Sostanza che veniva usata in piccole quantità per aumentarne il contenuto alcolico;
la stessa inchiesta individuò poi il principale responsabile nel commerciante di vini di Narzole, Giovanni Ciravegna. Alla fine del processo, Ciravegna fu condannato per omicidio colposo plurimo a 14 anni di reclusione, di cui 4 condonati;
ad oltre 23 anni da questa terribile truffa le vittime del vino adulterato, rappresentate dall'Associazione vittime del metanolo, non sono ancora state risarcite -:
se i Ministri interrogati non intendano assumere iniziative di carattere normativo per il risarcimento delle vittime creando un fondo speciale ad hoc per le vittime del vino al metanolo, richiesta peraltro avanzata anche da altre associazioni in difesa dei consumatori costituitesi parti civili già nel primo processo «Ciravegna».
(4-05503)

ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei Paesi a zootecnia avanzata, quali ad esempio USA, Canada e Nuova Zelanda, non esiste legislazione nazionale in materia di controlli e gestione dei libri genetici che sono pertanto totalmente volontari e liberi;
la regolamentazione europea prevede che le autorità di uno Stato membro devono concedere il riconoscimento ufficiale a qualsiasi organizzazione o associazione di allevatori che tiene o istituisce libri genealogici, purché non metta in pericolo la conservazione della razza o comprometta il programma zootecnico di un'organizzazione o associazione esistente;
la legge n. 30 del 1991, concernente la disciplina della riproduzione animale, stabilisce invece che i libri genealogici del bestiame sono tenuti dalle associazioni nazionali allevatori (ANA), mentre i controlli

delle attitudini produttive sono svolti, per ogni specie, razza o altro tipo genetico, dall'Associazione italiana allevatori (AIA);
l'Associazione italiana allevatori, nel rispetto delle disposizioni di legge, si avvale per l'attività a livello periferico delle Associazioni provinciali allevatori;
le Associazioni provinciali allevatori sono chiamate ad adempiere ai compiti e alle funzioni affidate dalle autorità nazionali, regionali, provinciali;
le Associazioni provinciali allevatori svolgono pertanto funzioni delegate dagli organi di governo o attribuite da leggi e regolamenti all'AIA;
presso le Associazioni provinciali allevatori hanno sede gli uffici provinciali dei libri genealogici e dei controlli;
l'attività di controllo per ogni specie, razza o altro tipo genetico è regolata da appositi disciplinari approvati con decreti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
per garantire criteri ed indirizzi unitari il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha fino ad oggi predisposto, d'intesa con la conferenza permanente Stato-regioni, sentite le ANA interessate, il programma annuale dei controlli;
gli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato nel settore agricolo 2007-2013 considerano compatibili con il Trattato i seguenti aiuti di Stato: fino al 100 per cento dei costi amministrativi per adozione e tenuta dei libri genealogici; fino al 70 per cento dei costi sostenuti per la determinazione della qualità genetica;
annualmente vengono trasferite alle regioni le risorse per il finanziamento di tali attività sulla base delle tabelle finanziarie elaborate del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, d'intesa con la conferenza permanente Stato-regioni;
per l'anno 2009, a fronte di una spesa ammessa di euro 81.238.809, il contributo complessivamente assegnato alle associazioni provinciali allevatori, nel rispetto dei limiti percentuali previsti dagli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato, ammonta a euro 65.250.889;
sono soci delle associazioni provinciali allevatori gli allevatori senza distinzione di specie e razze di bestiame in possesso di un predeterminato patrimonio zootecnico minimo;
il 28 settembre 2009 l'assemblea ordinaria dell'Associazione provinciale allevatori di Potenza ha deliberato l'esclusione dal corpo sociale di alcuni soci, circa 30 tra cui si riscontrano le principali realtà provinciali per dimensione e qualità genetica del bestiame allevato, in quanto, a parere del comitato direttivo, si erano resi inadempienti agli obblighi previsti dallo statuto associativo;
l'esclusione dal corpo sociale comporterà per le aziende interessate difficoltà di accesso ai servizi inerenti al miglioramento genetico, ai controlli delle attitudini produttive del bestiame e alla registrazione dei capi nei libri genealogici e, in genere, a tutte le attività connesse;
per la realizzazione di tali, attività l'Associazione allevatori di Potenza percepisce annualmente un importo pari a circa 900.000 euro che, essendo determinato in funzione del numero dei capi sottoposti a controllo, fa riferimento anche ai capi delle aziende escluse dal corpo sociale -:
se le disposizioni di cui alla legge n. 30 del 1991, che attribuisce in via esclusiva ad AIA la realizzazione dei controlli delle attitudini produttive, siano rispettose delle vigenti normative comunitarie;
se non si ravvisino elementi di contrasto tra l'affidamento di tali attività in esclusiva al sistema allevatori e le vigenti normative nazionali ed europee in materia di concorrenza;
se non si ritenga necessario superare, mediante le opportune iniziative normative, una situazione organizzativa, che ad

avviso dell'interrogante è di fatto monopolista, prevista da una legislazione obsoleta, per adeguarla alla mutata realtà produttiva ed alle mutate esigenze delle imprese attraverso l'apertura nel rispetto di indirizzi univoci, a occasioni di concorrenza operativa anche a beneficio delle pubbliche finanze e della qualità dei servizi resi -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per arginare comportamenti discriminatori all'interno delle Associazioni allevatori provinciali.
(4-05517)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANDREA ORLANDO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli anni tra il 1989 e il 1995 presso le Dogane sono Stati assunti per concorso con la qualifica di assistenti tributari di sesto livello, che all'epoca costituiva il primo grado della cosiddetta carriera di concetto, numerosi dipendenti che, dal momento dell'assunzione, e fino ad oggi, si sono sempre trovati a svolgere non tanto le mansioni per cui erano stati assunti, quanto quelle proprie dei funzionari di più alto livello, dei quali in quel periodo c'era carenza nell'Amministrazione delle Dogane;
con la ristrutturazione dell'Agenzia sono spariti i vecchi livelli di appartenenza, sostituiti dalle cosiddette aree: la seconda, con caratteristiche principalmente esecutive, nella quale è stata inclusa e pertanto «retrocessa» anche la qualifica degli assistenti tributari di cui sopra, e la terza area per i livelli superiori;
nel 2001 venne indetta dai Dipartimento delle Agenzie fiscali la procedura concorsuale di passaggio dalla II alla III area. Detta procedura prevedeva il passaggio a C1 non soltanto dalla posizione apicale B3 (ex qualifica VI livello) bensì anche dalle posizioni B2 e B1 (ex V e IV livello) venendo meno ai principi enunciati dalle pronunzie della Corte costituzionale n. 1/1999 e n. 194/2002, che vietano espressamente la progressione per saltum; ne conseguì che gli ammessi al concorso furono in gran parte B2 che spesso superavano i B3 per la sola anzianità di servizio. Il bando, infatti, dava un peso considerevole all'anzianità di servizio senza considerare la professionalità e le mansioni lavorative effettivamente svolte dai partecipanti;
la stessa Amministrazione resasi conto dell'errore con un accordo sindacale del 2003 ammise alla procedura tutti i 63, i quali si sottoponevano alla medesima formazione e sostenevano anch'essi l'esame finale (ad esclusione di Lazio e Piemonte, trattate in maniera differente);
gli anni successivi sono stati caratterizzati da numerosi ricorsi al TAR con risultati spesso contraddittori; al contenzioso ha posto per il momento fine il Consiglio di Stato con la pubblicazione delle graduatorie dei vincitori. I TAR ed il Consiglio di Stato, pur ritenendo viziato il bando del 2001, sostengono che in assenza di ricorsi contro il bando (i ricorsi sono tutti successivi al 2003) l'Amministrazione avrebbe dovuto procedere in autotutela all'annullamento del concorso e l'escamotage dell'Accordo del 2003 (B3 in soprannumero) è stato definito illegittimo in quanto un accordo cronologicamente successivo non poteva modificare un bando precedente; risultano esserci circa 400 lavoratori ex B3/B3S rimasti ingiustamente esclusi dalla procedura del 2001;
presso l'Agenzia delle entrate, il contenzioso è stato risolto allargando notevolmente il numero dei posti messi a concorso e proclamando, ormai già da diversi anni, vincitori tutti i B2 e B3 (bando del 2001) più tutti i B3 aggiunti in soprannumero (Accordo 2003) che hanno superato le selezioni. Pertanto si è creata

una notevole disparità di trattamento tra i dipendenti dell'Agenzia delle dogane e i loro colleghi delle entrate;
con decreto 26 ottobre 2009 il Governo ha autorizzato la conversione dei contratti di formazione e lavoro in contratti individuali a tempo indeterminato presso la Dogana di 676 funzionari in posizione F1 di III Area risultati idonei in concorsi espletati dall'Agenzia delle entrate, successivamente al 2001, senza tener conto né dei 400 dipendenti di cui sopra aventi una consolidata esperienza professionale né di quanto prevede la normativa contrattuale vigente (contratto collettivo nazionale comparto Agenzie fiscali anni 2002/2005) all'articolo 21, punto 2;
l'Agenzia delle dogane ha recentemente avuto l'autorizzazione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ad indire nuovi passaggi dalla II alla III area per 550 posti, evidenziando, in questo modo, la sussistente carenza di personale nel contingente previsto per la posizione di III Area - F1 - per la quale i dipendenti in questione hanno concorso -:
se non ritenga, anche per un criterio di economicità, di giustizia e pari opportunità, di assumere iniziative affinché l'agenzia delle dogane adotti una soluzione analoga a quella si è adottata dall'agenzia delle entrate, allargando i posti della vecchia procedura, anziché indire nuovi e più costosi concorsi per la copertura della vacanza di organico sopra evidenziata;
quali iniziative si intendano assumere per evitare che l'eventuale nuova procedura concorsuale porti nuove ingiustizie nei confronti dei lavoratori in questione vada ad aumentare il contenzioso della pubblica amministrazione con conseguente aumento esponenziale dei costi;
se nel bando di tale concorso si ritenga opportuno inserire il riconoscimento di un congruo punteggio aggiuntivo per coloro che sono stati penalizzati dalla procedura del 2001 e che hanno effettuato il percorso formativo ivi inclusi i dipendenti delle Dogane delle Regioni Lazio e Piemonte.
(5-02274)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'eliminazione delle comunità montane potrebbe costituire una misura significativa di razionalizzazione della spesa pubblica, poiché le funzioni delle stesse potrebbero essere utilmente svolte dalle province;
tra i diversi progetti di legge presentati sull'argomento vi è l'Atto Camera 2892 che prevede - tra l'altro - la soppressione degli articoli 27, 28 e 29 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, oltre alla soppressione delle comunità montane costituite alla data di entrata in vigore della legge. Inoltre, si prevede che le funzioni svolte dalle comunità montane soppresse, ai sensi di quanto disposto dal comma 1 del citato progetto di legge, sono conferite alle province nel cui territorio era collocata totalmente o in misura prevalente la comunità montana soppressa. Ed infine è previsto quanto segue: «Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, i comuni già compresi nell'ambito delle comunità montante soppresse ai sensi del comma 1 del presente articolo, senza alcun onere finanziario per lo Stato o per le regioni, possono costituire unioni di comuni ai sensi dell'articolo 32 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per l'esercizio associato di funzioni proprie o conferite ai medesimi comuni.»;
in uno stato autonomo e decentrato, ciascun ente locale dovrebbe essere libero di organizzarsi come ritiene opportuno e sostenerne il relativo onere finanziario, ma, nelle more della realizzazione di un sistema autenticamente federalista, appare utile una norma che limiti la spesa a danno delle finanze pubbliche collettive;

inoltre pare corretto considerare che l'avvento dei nuovi sistemi di gestione delle informazioni, l'affermazione di internet e dei sistemi di comunicazione cellulare, il consolidamento di mass media locali di vario tipo sono elementi che consentono di pensare all'eliminazione di enti intermedi;
le economie riportate potrebbero incentivare la realizzazione di opere pubbliche, con benefici sugli investimenti in infrastrutture per centinaia di milioni di euro -:
se il Ministro ritenga attuabile una soppressione delle comunità montane come sopra descritta e, nel caso vi siano criticità, quali siano e che soluzioni possano essere individuate;
in che cifra assoluta e complessiva il Ministro quantifichi - seppur a livello indicativo - le economie ottenibili dall'approvazione di un provvedimento analogo a quello descritto in premessa, contando nel complesso non solo le mancate spese dovute a minori indennità di carica degli organi amministrativi, ma anche a minori spese per rimborsi, personale, struttura, utenze ed altro ancora ottenibili a seguito di economie di scala e di scopo;
se e quali altre iniziative il Ministro intenda attuare ai fini di agevolare gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica.
(4-05484)

BURTONE. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con la legge 3 agosto 2009, n. 116, è stata ratificata la Convenzione dell'Organizzazione delle nazioni Unite contro la corruzione adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003;
all'articolo 6, comma 1: «è designato quale Autorità nazionale della Convenzione il soggetto al quale sono state trasferite le funzioni dell'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione»;
all'articolo 6, comma 2, si legge: «Al soggetto di cui al comma 1 sono assicurate autonomia e indipendenza nell'attività;
con la legge n. 15 del 4 marzo 2009 è istituita la Commissione per la valutazione, la trasparenza, e l'integrità delle amministrazioni pubbliche e all'articolo 13, comma 4, sono indicate le funzioni attribuite a detta Commissione;
in particolare, alla lettera d) si enuncia che essa: «favorisce, nella pubblica amministrazione, la cultura della trasparenza anche attraverso strumenti di prevenzione e di lotta alla corruzione» e che inoltre la Commissione medesima «... può avvalersi di non più di 10 esperti di elevata professionalità ed esperienza sui temi della misurazione e della valutazione della performance e della prevenzione e della lotta alla corruzione...»;
con il decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 è stato soppresso l'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito della pubblica amministrazione;
con il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2 ottobre 2008 sono state trasferiti funzioni e compiti già attribuiti all'Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito all'interno della pubblica amministrazione al Dipartimento della funzione pubblica e con successivo decreto del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 novembre 2008 in attuazione dell'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 ottobre 2008 veniva altresì assegnato, allo stesso Dipartimento, il personale ex Alto Commissario attuale S.A. e T (Servizio Anticorruzione e Trasparenza) -:
se le funzioni attualmente attribuite al S.A. e T. e il relativo personale verranno

trasferiti alla istituenda Commissione anche in considerazione dei sopra citati disposti normativi.
(4-05496)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
al Congresso UIP 50 (Congresso mondiale dei chirurghi vascolari) tenutosi a Montecarlo del 30 agosto al 6 settembre 2009 è stato presentato, in una tavola rotonda presieduta dal professor Zamboni, il complesso quadro vascolare dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (sigla internazionale riconosciuta CCSVI). Si tratta di 4 pattern principali di malformazioni stenosanti delle principali vene di drenaggio cerebrale e spinale che vengono colpite a livello extracranico ed extravertebrale nei sistemi azygos e giugulare. La complessità e la cronicità del quadro determinano adattamenti emodinamici e fluidodinamici cerebrali, con apertura di circoli collaterali. Tale quadro si associa in misura preoccupante ad una condizione neurologica che è la Sclerosi Multipla. Tale quadro non è stato trovato in altre malattie neurologiche;
nei giorni successivi si è tenuta la Consensus Conference sulle malformazioni dell'apparato venoso, presieduta dal prof. BB Lee di Washington. L'evidenza delle prove angiografiche e della documentazione scientifica prodotta ha fatto sì che nel nuovo documento di Consenso e di linee Guida, le lesioni stenosanti della CCSVI siano state inserite ufficialmente fra le malformazioni dell'apparato venoso, con voto unanime degli esperti di 47 Paesi riuniti al Congresso Mondiale di Montecarlo. Tale documento verrà pubblicato a breve su International Angiology;
l'efficacia vascolare di questa cura è già sancita, mentre restano da approfondire l'ampiezza e la portata delle ricadute neurologiche;
mi sono giunte decine di segnalazioni da parte di malati di sclerosi multipla desiderosi di far conoscere detta cura, che secondo loro fonti è ritenuta meritoria da insigni scienziati della Harvard Medical School, di Stanford, della Duke University, della British Columbia oltre che da alcune associazioni dei malati -:
se il ministro interrogato non ritenga opportuno nel rispetto del principio di trasparenza ed equità di chiarire con la massima urgenza e se detta cura sia effettivamente sottoposta a valutazioni di carattere scientifico anziché ostacolata da lungaggini burocratiche e in che tempi sia prevista l'estensione del trattamento su larga scala.
(4-05495)

TESTO AGGIORNATO AL 1o GIUGNO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che
lo scorso settembre ha avuto inizio il processo di switch off con lo spegnimento del Piemonte, per il passaggio del segnale televisivo analogico per il territorio definitivo al digitale terrestre;
per rispondere alle esigenze di riorganizzare tuffo il sistema televisivo nazionale ed europeo, i comuni montani della provincia di Cuneo si trovano oggi a non poter usufruire del servizio pubblico, data l'oscurazione dei canali Rai e la parziale visibilità delle altre programmazioni offerte;
gli utenti delle suddette zone, in regola con il pagamento del canone, si trovano a di un forte ritardo dover pagare

l'ennesimo isolamento culturale, a seguito sull'adeguamento dei ripetitori al nuovo segnale digitale;
la natura pubblica del canone impone responsabilità che il sistema televisivo non può ignorare, benché meno si può pensare che siano i comuni montani o con minor numero di abitanti ad essere penalizzati da una ormai vergognosa inadempienza;
risulta, dunque, necessario avviare gli interventi opportuni, al fine di ripristinare al più presto l'efficienza del servizio televisivo, che punti sul reale sviluppo e la giusta valorizzazione delle comunità montane, date le ingenti risorse economiche che sono state già investite dagli utenti per l'acquisto dei decoder necessari o la sostituzione dei televisori -:
quali iniziative intenda adottare per la risoluzione della problematica sopraesposta, al fine di garantire ai cittadini un servizio dovuto nel pieno rispetto degli obblighi in capo al sistema televisivo nazionale.
(3-00813)

NUNZIO FRANCESCO TESTA e PISACANE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dati ISTAT sull'occupazione hanno ulteriormente evidenziato che il gap Nord-Sud sta continuando a crescere e che l'ultima impennata della disoccupazione riguarda soprattutto le aree più deboli e quindi quelle meridionali con effetti dirompenti sul territorio campano;
lo stato di crisi di numerose aziende nazionali, tra cui l'IBM, l'AnsaldoBreda, la Siemens, la Ergorn, la Siltal e la Omega, colpisce ulteriormente la Campania dove operano stabilimenti delle stesse coinvolgendo migliaia di lavoratori;
a tanto si sovrappongono significative vertenze regionali in tutto il contesto delle province e cioè:
a) Caserta per la 3M, la ADP e la Morteo, la MF, la IXFIN;
b) Salerno per l'Ideal Clima;
c) Avellino per la Elital e la Vincenzi;
d) Napoli per la GEPIN oltre che per la crisi di interi comparti manifatturieri;

un'attenzione particolare merita la vicenda industriale dell'ALFA-FIAT di Pomigliano che secondo la strategia annunciata dall'Amministratore delegato Marchionne dovrebbe vedere spostate sull'americana Chrysler la produzione di nuovi tipi di vetture Alfa Romeo e cioè una berlina del segmento D ed una del segmento E, in sostituzione dei modelli 159 e 166 attualmente in produzione a Pomigliano, che verrebbe, così, spogliato entro la fine del prossimo anno, di ogni tipo di produzione ALFA;
i lavoratori della fabbrica napoletana hanno finora già usufruito di 52 settimane di cassa integrazione ordinaria e di altre 3 settimane di cassa integrazione straordinaria;
il sindacato ha unitariamente attivato una forte mobilitazione a difesa del presidio storico dell'industria campana che non può scomparire per la prospettata «alfaromeizzazione americana» della produzione -:
quali urgenti iniziative intendano assumere affinché nei programmati incontri siano trovate soluzioni idonee e durature anche per lo stabilimento di Pomigliano e sia garantito il futuro produttivo di una realtà che non può essere ulteriormente mortificata e se non ritenga, attesa la grave crisi economica, produttiva ed occupazionale della Campania, di attivate un tavolo di concertazione alla presenza delle istituzioni, forze sociali e produttive al fine di definire una strategia complessiva che valga a rilanciare il sistema Campania e scongiurare o, quantomeno contenere gli effetti di una crisi che si preannuncia sempre più pesante.
(3-00817)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come previsto dall'articolo 6, comma 3, del decreto ministeriale 19 febbraio 2007, a partire dal 2009 per gli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio negli anni successivi al 2010 devono essere ridefinite le tariffe incentivanti tenendo conto dell'andamento dei prezzi dei prodotti energetici e dei componenti per gli impianti fotovoltaici;
in data 12 novembre 2009 le tre associazioni GIFI aderente ad ANIE (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane), APER (Associazioni produttori energia da fonti rinnovabili) ed ASSOSOLARE (Associazione nazionale dell'industria solare fotovoltaica) hanno inviato al Ministero dello sviluppo economico ed al Ministero dell'ambiente una posizione comune e condivisa inerente la revisione del conto energia al 2011;
le tre associazioni di categoria intendono portare un contributo agli organi decisori relativamente alle disposizioni che saranno a breve emanate;
le proposte che hanno indicato sono state basate su di un lungo ed impegnativo lavoro che ogni singola associazione ha iniziato al proprio interno;
di seguito vengono elencate le proposte che le tre associazioni ritengono utili adottare al fine di garantire un corretto sviluppo del mercato fotovoltaico -:
a) durata del futuro meccanismo di incentivazione di 5 anni (2011-2015);
b) obiettivo della potenza elettrica cumulativa di tutti gli impianti che possono ottenere le tariffe incentivanti per il periodo 2011-2015 non inferiore a 8.000 megawatt;
c) introduzione di nuovi scaglioni di potenza (kW): 1-6, 6-20, 20-200, 200-1000, maggiori di 1000;
d) semplificazione delle tipologie installative. Vista l'oggettiva difficoltà di definire con chiarezza la categoria della parziale integrazione, si suggerisce la sua eliminazione. Di fatto si mantengono due tipologie: impianti su edificio, impianti a terra;
e) nuove tariffe per il 2011 dopo il periodo transitorio;
f) costituzione di bonus per l'integrazione architettonica (incluse serre agricole, pensiline, tettoie, ecc.): 15 per cento rispetto alla tariffa su edificio; le aree compromesse: 10 per cento rispetto alla tariffa riconosciuta per gli impianti a terra; e le coperture in eternit/amianto: 10 per cento rispetto alla tariffa su edifici;
g) previsione per l'anno 2011 di un periodo transitorio di 6 mesi (gennaio-giugno) con decremento costante bimestrale della tariffa fino al raggiungimento della riduzione stabilita per l'anno 2011;
h) decremento annuale del 4 per cento delle tariffe incentivanti a partire dal primo luglio 2012;
i) data di adeguamento della tariffa incentivante al 30 giugno 2009 di ogni anno, anziché il 31 dicembre 2009, per evitare il collo di bottiglia in un periodo dell'anno particolarmente sfavorevole in termini di festività, incertezza meteo e difficoltà di reperimento di materiali e personale per l'allacciamento alla rete;
le citate associazioni auspicano inoltre l'inserimento nella lista delle tipologie d'impianto ammesse ad incentivo anche i sistemi fotovoltaici a concentrazione così come caratterizzati dalla Norma CEI-EN 62108; l'eliminazione del limite di 200 kWp per l'applicabilità del premio per impianti abbinati ad un uso efficiente dell'energia con conseguente applicabilità a tutte le taglie di impianto; l'eliminazione del limite minimo di almeno due anni per il potenziamento di un impianto esistente, consistente in un incremento della potenza nominale dell'impianto, mediante aggiunta di moduli fotovoltaici (articolo 2 comma j); l'estensione dei tempi previsti per la trasmissione

al GSE della documentazione di allaccio dell'impianto; al 2014 contrattazione della tariffa per il quinquennio successivo a partire dal 2016 del conto energia in funzione del gap rispetto alla grid-parity, l'eliminazione per gli impianti alimentati da tutte le fonti rinnovabili del limite fissato al 30 per cento di deducibilità degli oneri finanziari sugli investimenti;
le tre associazioni ribadiscono la loro contrarietà all'applicazione dell'Ici sugli impianti fotovoltaici, siano essi a terra o su coperture;
nella bozza del decreto che dovrebbe fissare il nuovo regime di incentivazioni alle energie rinnovabili che sostituirà l'attuale «conto energia» sugli impianti fotovoltaici dal gennaio 2011, alla scadenza dell'attuale regime dispone un taglio dell'8-10 per cento l'anno alla tariffa incentivata, con un tetto complessivo di 1.500 megawatt di potenza incentivabile, sebbene con l'aggiunta di altri 100 megawatt per gli impianti integrati (fotovoltaico e termico insieme) e ulteriori 100 megawatt per il solare a concentrazione (quello che prevede il riscaldamento di un liquido per contribuire ad alimentare le normali turbine di generazione);
secondo le associazioni di categoria questo «taglio» previsto è troppo rapido e sostanzioso. Assosolare afferma che la decurtazione degli incentivi dovrebbe essere al massimo «del 4 per cento l'anno» per consentire, tra l'altro, «a chi ha terminato gli impianti quest'anno e preventivato il business plan sulla base della tariffa 2010 di allacciarsi alla rete, visti gli attuali gravi problemi di connessione» -:
se il Governo abbia preso in considerazione le proposte condivise dalle tre Associazioni di categoria e in che modo intenda recepirle;
se il Governo intenda avviare un confronto diretto con le Associazioni di categoria al fine di giungere in tempi brevi ad una proposta ufficiale di revisione che possa garantire la continuità e la sostenibilità dello sviluppo della generazione fotovoltaica nazionali.
(4-05491)

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Stefano Parisi, amministratore di Fastweb, il più importante investitore privato in rete a banda larga, propone un nuovo modello con «accordi di network sharing»; la prima delle evoluzioni è un'unica rete di tubi attraverso la quale passeranno fibre di diversi operatori o di un operatore che fornirà connettività agli altri spostando il ragionamento dai terminali ai bit che passano dalla rete di uno alla rete di un altro;
Naguib Sawiris, presidente e maggiore azionista della società Orascom Telecom, ha annunciato che Wind sta lavorando al progetto di realizzare la rete nazionale in fibra ottica per portare internet veloce; il proprietario di Wind ha dichiarato: «sto facendo una proposta alternativa molto seria al governo» con l'aiuto di altri investitori nazionali. «Io capisco che Telecom voglia lei fare tutto il lavoro - ha dichiarato al Foglio - ma non è vero che senza Telecom non è possibile fare il lavoro perché la proprietà della rete in rame è loro. Il Governo con cui parlo e con cui mi intendo bene deve capire questo, il lavoro può essere fatto con o senza Telecom. Penso che il modo migliore per realizzare questo progetto della rete in fibra ottica sarebbe che ci dividessimo il lavoro tra gli operatori». Il progetto alla fine costerà «due o tre miliardi di euro. Non mollo. Ma non ho ancora deciso con quale quota parteciperò e non ne parlo perché è ancora presto»;
Vodafone, Fastweb e Wind sarebbero pronti a costruire un consorzio per la rete di nuova generazione;
Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha proposto lo scorporo da Telecom della rete e il suo affidamento ad un consorzio tra tutti gli operatori del settore e altri investitori;

Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust ha paventato il rischio che questa soluzione comporti la costituzione di un cartello sulle tariffe ed ha avanzato l'ipotesi di una società autonoma, un terzo soggetto indipendente, che gestisca la rete -:
quali siano le linee programmatiche del Governo in materia.
(4-05498)

PIANETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il gruppo SIRENA di Rosta (Torino), è una società che opera dal 1974 nel settore industriale ed automotive, con la produzione di dispositivi di segnalazione ottica ed acustica per ogni tipo di applicazione;
lo stabilimento di Rosta rappresenta attualmente un polo di eccellenza operativo e costituisce un importante insediamento produttivo per tutta l'area torinese i cui insediamenti artigianali ed industriali stanno già attraversando un grave momento di difficoltà;
lo stabilimento ha una capacità produttiva che supera i 2 milioni di pezzi all'anno. Sirena esporta in oltre 65 paesi nel mondo, principalmente in Europa e opera su un mercato che sta attraversando attualmente una grave crisi legata anche al gruppo Fiat ed al suo indotto;
Sirena allestisce altresì presso la sua sede in Rosta mezzi delle forze dell'ordine coinvolgendo una forza lavoro di circa 200 dipendenti;
l'azienda è impegnata costantemente nella realizzazione di qualificati prodotti ad elevato (collegamento innovativo e tecnologico, quali ad esempio il progetto «E.V.A.» (Enhanced Vehicle Automation) per il controllo del territorio;
quest'anno a tale dispositivo, elaborato in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri, è stato " assegnato il prestigioso premio «World Summit Awards» categoria e-government patrocinato dalle Nazioni Unite;
circa un anno fa, con notevole impegno finanziario ed in presenza di un trend positivo, Sirena ha portato a termine la costruzione di un nuovo stabilimento per la produzione di nuove linee prodotto e per la realizzazione degli allestimenti sui mezzi prioritari in grado di impegnare oltre 200 nuove maestranze;
l'anno in corso si preannuncia con un importante perdita di fatturato. A tal proposito Sirena ha annunciato recentemente, a causa della fortissima crisi del settore industriale e di quello automotive, lo slittamento dell'apertura del nuovo polo produttivo e la conseguente riduzione dell'attuale numero di addetti;
purtroppo i 200 dipendenti hanno già dovuto, nei mesi scorsi, utilizzare periodi variabili di Cassa integrazione ordinaria (CIO) -:
se siano a conoscenza dei programmi operativi della Società Sirena e delle problematiche attuali con specifico riferimento alla situazione occupazionale;
quali iniziative intendano assumere per favorire nell'immediato la salvaguardia occupazionale e in prospettiva il potenziamento degli stabilimenti Sirena di Rosta.
(4-05502)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Gibiino e altri n. 1-00291, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Picchi, Vitali, Luciano Rossi, Garagnani.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in commissione Nizzi ed altri n. 7-00226, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Palomba.

La risoluzione in commissione Realacci ed altri n. 7-00238, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piffari.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Viola e altri n. 2-00568, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mazzucca ed altri n. 5-02161, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marinello, Toccafondi, Marsilio, Soglia, Traversa, Zorzato;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05407, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fava;

l'interrogazione a risposta scritta in Reguzzoni n. 4-05408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Simonetti;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05409, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimoldi;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni 4-05410, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimoldi;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05411, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Amico;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05412, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fava, Grimoldi;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Desiderati;

l'interrogazione a risposta in Commissione Reguzzoni n. 5-02241, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05463, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Grimoldi, Desiderati, D'Amico;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05464, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Simonetti, Fava, Grimoldi;

l'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-05465, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimoldi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Viola n. 2-00568, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 258 del 15 dicembre 2009.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa nazionale ha dato la notizia parzialmente smentita dall'Enel - secondo la quale sarebbero già stati individuati 8 siti idonei alla realizzazione di centrali nucleari, quattro delle quali ospitano centrali nucleari dismesse: Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza) a cui si aggiungerebbero le località di Montalto di Castro (Viterbo) Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia);
nel Governo si alternano dichiarazioni, ad avviso degli interpellanti, contraddittorie tra chi, come il Sottosegretario per lo sviluppo economico Stefano Saglia, afferma che non esista la mappa delle future centrali e chi, come il ministro Scajola, non perde occasione per sottolineare l'imminente avvio della realizzazione delle nuove centrali;
l'amministratore delegato dell'ENEL, Fulvio Conti, nei giorni precedenti aveva dichiarato in una intervista telefonica che l'azienda aveva già individuato le aree di interesse, ma che, prima di rivelarle, avrebbe atteso i passaggi formali e sostanziali da parte del Governo -:
se esista un elenco dei siti dove il Governo intende realizzare le centrali per la produzione di energia nucleare e quali siano i criteri utilizzati per l'individuazione degli stessi;
se risponda al vero che tra i siti individuati vi sia anche quello di Chioggia (come da notizie apparse sul Corriere della sera), le cui caratteristiche territoriali e morfologiche lo rendono decisamente inadeguato ad ospitare una centrale nucleare, come del resto sottolineato dallo stesso presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, che, in una recente dichiarazione, ha affermato che «la tipologia del suolo non indica alcuna possibilità di avere una centrale nucleare in Veneto».
(2-00568)
«Viola, Martella, Braga, Bressa, Tenaglia, Sbrollini, Strizzolo, Naccarato, Rubinato, Baretta, Dal Moro, Realacci, Miotto, Murer, Mogherini Rebesani, Mariani, Pes, Maran, Rosato, Ferranti, Velo, Madia, Calgaro, Trappolino, Ferrari, Pistelli, Vannucci, D'Antoni, De Torre, Ginoble, Samperi, Giacomelli, Pizzetti, De Biasi, Rossa, Motta, Ghizzoni, Bobba, Bellanova, Rampi, Miglioli, Gatti».

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Di Stanislao n. 7-00173 del 9 giugno 2009.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Evangelisti n. 2-00141 del 25 settembre 2008;
interrogazione a risposta in Commissione Lorenzin n. 5-01678 del 23 luglio 2009.

Ritiro di firme da una mozione.

Mozione Bernardini e altri n. 1-00288, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2009: sono state ritirate le firme dei deputati Capano, Garavini.