XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 14 gennaio 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 14 gennaio 2010.

Albonetti, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Franceschini, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lupi, Malgieri, Mantini, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 13 gennaio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
RAISI: «Norme per il riconoscimento del titolo di avvocato per diritto» (3112);
BELLOTTI: «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» (3113);
GNECCHI e SANTAGATA: «Disposizioni per la concessione di contributi previdenziali figurativi e di incrementi del trattamento di pensione per il riconoscimento dei lavori di cura familiare svolti dai genitori» (3114);
SCILIPOTI: «Disposizioni per il recepimento della direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un'esposizione all'amianto durante il lavoro, nonché modifiche all'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, in materia di benefìci previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, e all'articolo 61 del codice penale, per l'introduzione di una circostanza aggravante relativa alla violazione di norme in materia di protezione contro i rischi dell'amianto» (3115);
MAZZOCCHI: «Disciplina delle professioni di estetista professionale, di onicotecnico e di tecnico dell'abbronzatura artificiale, a tutela della concorrenza e della salute del consumatore» (3116);
VIGNALI: «Disposizioni in materia di utilizzo del metano e del gas di petrolio liquefatto come carburanti per autotrazione» (3117).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

In data 13 gennaio 2010 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
dai ministri per la semplificazione normativa, dell'interno, per le riforme per il federalismo e per i rapporti con le regioni:
«Individuazione delle funzioni fondamentali di Province e Comuni, semplificazione dell'ordinamento regionale e degli enti locali, nonché delega al Governo in materia di trasferimento di funzioni amministrative, Carta delle autonomie locali, razionalizzazione delle Province e degli Uffici territoriali del Governo. Riordino di enti ed organismi decentrati» (3118).

Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a una proposta di legge.

La proposta di legge LUCIANO ROSSI ed altri: «Disciplina della pesca dilettantistica in mare» (2928) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Barbieri e Nola.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

III Commissione (Affari esteri):
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008» (3033) Parere delle Commissioni I, V, VI, VIII e IX.

VI Commissione (Finanze):
MAZZOCCHI ed altri: «Istituzione dell'Albo nazionale dei periti assicurativi» (2601) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, VII, X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VII Commissione (Cultura):
MOTTA ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione turistica, culturale e ambientale degli itinerari culturali italiani riconosciuti da parte del Consiglio d'Europa» (2658) Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
COSENZA ed altri: «Introduzione dell'insegnamento dell'educazione emotivo-sentimentale nei programmi scolastici» (2814) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

X Commissione (Attività produttive):
BORGHESI ed altri: «Modifiche alla legge 23 luglio 2009, n. 99, in materia di delega al Governo per la promozione economica e dell'immagine turistica, commerciale e culturale dell'Italia all'estero, nonché per l'istituzione degli sportelli unici "Promo-Italia"» (2793) Parere delle Commissioni I, III, V, VI, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissioni dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 11 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria degli istituti culturali, per l'esercizio 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dagli enti ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 164).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

La Corte dei conti - sezione delle autonomie - con lettera in data 13 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del regolamento per l'organizzazione delle funzioni di controllo della Corte dei conti, le deliberazioni n. 23/2009 e 24/2009, adottate dalla sezione stessa nell'adunanza del 21 dicembre 2009, concernenti «Programma di lavoro» per i referti da rendere al Parlamento nel 2010 in ordine all'andamento complessivo della finanza, rispettivamente regionale e locale, negli esercizi 2008 e 2009, agli equilibri di bilancio, alle verifiche sul rispetto del patto di stabilità interno e dei vincoli derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea.
Questa documentazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione da Ministeri.

I Ministeri competenti hanno dato comunicazione dei decreti ministeriali recanti variazioni di bilancio autorizzate ai sensi delle sottoindicate disposizioni legislative:
articolo 2, comma 4-quinquies, della legge 5 agosto 1978, n. 468;
articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289;
articolo 1, comma 20, della legge 23 dicembre 2005, n. 266;
articolo 16, comma 16, della legge 22 dicembre 2008, n. 204.

Tali comunicazioni sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni competenti per materia.

Trasmissione dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 13 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la relazione sullo stato delle attività di controllo e vigilanza in materia di conflitti di interessi svolte dalla medesima Autorità nel secondo semestre 2009 (doc. CLIII, n. 4).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 11 gennaio 2010, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di San Michele al Tagliamento (Venezia), Castel Volturno (Caserta), Maddaloni (Caserta) e Casal di Principe (Caserta).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 28 dicembre 2009 e 7 e 8 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
alla IV Commissione (Difesa) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero della difesa:
alla dottoressa Anita Corrado, l'incarico di direttore della direzione generale di commissariato e di servizi generali;
alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
alla dottoressa Maria Laura Prislei, l'incarico di ispettore generale capo dell'Ispettorato generale per l'informatizzazione della contabilità dello Stato, nell'ambito del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
alla VII Commissione (Cultura) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali:
al dottor Claudio Strinati, l'incarico di consulenza, studio e ricerca a supporto dell'attività del segretario generale.

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per rapporti con il Parlamento, con lettera in data 13 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, comma 3, e 15 della legge 7 luglio 2009, n. 88, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante la tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini (182).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 23 febbraio 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 3 febbraio 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Intendimenti del Governo in merito all'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori - 2-00524

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri per i beni e le attività culturali, del lavoro, della salute e delle politiche sociali e dell'interno, per sapere - premesso che:
con provvedimento del prefetto di Roma 28 maggio 2009, prot. 34036/606/2009/URPG, è stata dichiarata l'estinzione dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori, ai sensi degli articoli 27 del codice civile e 6 del decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, per motivata constatata incapacità dell'istituto di raggiungere gli obiettivi statutari, finalizzati alla tutela degli artisti interpreti esecutori;
infatti, l'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori - istituito ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 93, norme a favore delle imprese fonografiche e compensi per le riproduzioni private senza scopo di lucro, riconosciuto ente morale con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 ottobre 1994 e iscritto nel registro delle persone giuridiche private della prefettura di Roma in data 22 settembre 2005 - è stato ritenuto strutturalmente inadeguato a raggiungere gli scopi statutari di riscossione e distribuzione dei diritti degli artisti interpreti esecutori, in quanto, nel corso della sua vita organizzativa, dissidi interni tra gli organi gestionali e disfunzioni nelle procedure di individuazione ed erogazione dei compensi agli aventi diritto ne hanno compromesso il raggiungimento degli scopi statutari che «trovano immediato ed evidente riscontro dalle elevatissime cifre accumulate al bilancio e mai versate agli aventi diritto» e da un sistema generalizzato di malversazioni ed utilizzo disinvolto di risorse su cui sono in corso procedimenti giudiziari che sembrano coinvolgere oltre 200 persone tra cui membri del consigli di amministrazione e della rappresentanza sindacale dello stesso istituto;
l'estinzione dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori non estingue il diritto all'equo compenso degli artisti interpreti esecutori in quanto sono vigenti le normative in materia di diritto d'autore e di uso dei fonogrammi - disciplinate dalla legge 22 aprile 1941, n. 633, protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, e dalla legge 5 febbraio 1992, n. 93, norme a favore delle imprese fonografiche e compensi per le riproduzioni private senza scopo di lucro, - la cui continua e puntuale soddisfazione ha spinto il ministero per i beni e le attività culturali ad attivare un tavolo tecnico per ridefinire entro il 31 dicembre 2009 il nuovo Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori;
il comma 1 dell'articolo 4 della suddetta legge 5 febbraio 1992, n. 93, norme a favore delle imprese fonografiche e compensi per le riproduzioni private senza scopo di lucro, dispone che «Dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale delle categorie degli artisti interpreti o esecutori firmatarie dei contratti collettivi nazionali è costituito l'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori» ciò ha comportato che al tavolo tecnico fossero rappresentati unicamente i tre sindacati confederali, di categoria CGIL, CISL e UIL, fondatori del primo Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori, escludendo di fatto altri soggetti che dal 1992 ad oggi sono diventati, rappresentativi della categoria degli artisti interpreti esecutori, veri e unici titolari del diritto. La stessa esclusione è lamentata dagli artisti e dai dipendenti dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori che si sono organizzati in un comitato di liberi lavoratori e artisti interpreti esecutori per far sentire la propria voce;
non si comprende la ratio della mancata deroga al comma 1 dell'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 93 che di fatto restituisce l'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori alle stesse organizzazioni che ne hanno causato l'estinzione e, infatti, dal verbale dell'accordo sottoscritto il 21 settembre 2009 e presentato al ministero per i beni e le attività culturali, emerge la volontà delle tre sigle sindacali di continuare nell'assetto organizzativo e gestionale precedente attraverso l'applicazione della disciplina prevista per le persone giuridiche private, quando sarebbe stato più opportuno, considerando la gestione di interessi pubblici di categorie di lavoratori del valore di centinaia di milioni di euro, optare per la natura giuridica di ente pubblico economico a base associativa - sotto il diretto controllo del ministero per i beni e le attività culturali, della presidenza del Consiglio dei ministri nonché delle istituzioni competenti in materia;
non è nemmeno pienamente condivisibile quanto emerge dall'accordo sottoscritto, che la soluzione alla «strutturale inadeguatezza dell'ente a perseguire gli scopi» sarebbe da riferirsi esclusivamente all'astratta e inidonea previsione normativa in merito alle procedure di individuazione ed erogazione dei diritti, su cui si auspicano interventi legislativi, perché, secondo gli interpellanti, il nuovo Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori, così come emerge dall'accordo stesso, ritornerebbe ad essere a tutti gli effetti un ente privato dei sindacati che svolgerebbero la doppia funzione di controllore e controllato con il rischio di riprodurre le stesse inefficienze che ne hanno causato l'estinzione -:
se il Governo non ritenga auspicabile che l'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori venga trasformato in un ente pubblico economico a base associativa e se quindi non ritenga opportuno assumere iniziative in tale direzione, che è quella che corrisponde a ciò che le categorie degli artisti interpreti ed esecutori chiedono ai fini di una maggiore e migliore tutela dei loro diritti, nonché di garanzia per la reale stabilità della struttura, consentendo così un concreto riconoscimento alle categorie artistiche tutelate;
se, in termini più generali, non ritengano opportuno valutare l'ipotesi di trasferire competenze, personale e risorse dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori alla Società italiana degli autori ed editori, ente che appare maggiormente in grado di attuare le norme sull'equo compenso, di cui alla leggi n. 633 del 1941 e n. 93 del 1992.
(2-00524) «Ceccacci Rubino, Baldelli, Barbieri».
(29 ottobre 2009)

Iniziative per la valutazione dell'Archivio Vasari e per rafforzare l'attuale vincolo pertinenziale - 2-00552

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
in data 27 ottobre 2009, è stata presentata un'interpellanza urgente riguardante la presunta vendita ad un privato straniero dell'archivio Vasari di Arezzo, a prima firma On. Soro, ed a cui ha risposto il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, nella seduta del 29 ottobre 2009;
in tale interpellanza veniva precisato che la soprintendenza archivistica per la Toscana ha notificato al comune di Arezzo, al presidente della provincia e al presidente della regione Toscana, che, in data 23 settembre 2009, i signori Giovanni Festari (proprietario dell'archivio Vasari) ed Enrico De Martino (procuratore speciale dei signori Festari) hanno provveduto a perfezionare la denuncia di trasferimento a titolo oneroso, pari a 150 milioni di euro, della proprietà dell'archivio Vasari;
con la medesima lettera si informavano gli enti interessati di avere tempo 90 giorni, a partire dal 23 settembre 2009, per formulare al ministero per i beni e le attività culturali la proposta di prelazione corredata di delibera dell'ente e la corrispondente postazione di bilancio che ne garantisca la copertura finanziaria della spesa;
nei giorni successivi è emerso con nitidezza che il ministero e la sovrintendenza archivistica per la Toscana, già da alcuni mesi, erano a conoscenza delle trattative in corso per la vendita dell'archivio Vasari alla società immobiliare russa Ross Engineering, facente parte di un gruppo che si occupa principalmente della realizzazione di centri commerciali e che, secondo notizie di stampa, sarebbe legato agli interessi del colosso dell'energia Gazprom;
agli enti territoriali interessati all'archivio tale notizia è stata fornita con gran ritardo, con un atteggiamento da parte del Governo e della soprintendenza archivistica per la Toscana che agli interpellanti appare inadeguato, quasi si trattasse della vendita di un qualsiasi bene sottoposto a tutela;
l'archivio Vasari è dichiarato di interesse storico particolarmente importante, con i provvedimenti della sovrintendenza archivistica per la Toscana n. 610 del 23 marzo 1991 e n. 680 del 19 gennaio 1996, nonché oggetto di «vincolo pertinenziale jure publico» disposto con decreto del ministero per i beni e le attività culturali ed ambientali dell'8 settembre 1994 e trascritto presso la conservatoria dei registri immobiliari di Arezzo in data 18 ottobre 1994, in ragione del quale l'archivio Vasari è vincolato alla casa Vasari in Arezzo;
l'archivio Vasari è composto di 31 filze, ognuna con un piccolo scrigno di lettere, conti di casa Vasari, documenti legali, ricordi di famiglia. Semplici appunti scritti a mano, a penna, a matita, in mezzo a documenti di inestimabile valore: decine e decine di lettere inviate a Vasari da Cosimo I scritti tra il 1542 ed il 1547, le lettere inviate da «diversi huomini a messer Giorgio Vasari» tra il 1546 e il 1572, tra cui il traduttore dell'Eneide di Virgilio e di Aristotele Annibal Caro, il carteggio tra Michelangelo ed il Vasari dal 1550 al 1557, le lettere di Pio V dal 1556 al 1573, sonetti scritti da Michelangelo all'amico Giorgio, e altro;
con la richiamata interpellanza si chiedeva al Ministro interpellato se intendesse avvalersi del diritto di prelazione assicurando nel contempo la valorizzazione e la più ampia fruibilità dell'archivio e quali atti intendesse intraprendere al fine di evitare la vendita a stranieri ed assicurare il pieno rispetto del vincolo pertinenziale;
nella risposta del rappresentante del Governo si affermava che «seppur l'ordinamento giuridico italiano non permette ad alcuno di impedire la vendita di un bene di proprietà privata, nel caso dell'archivio Vasari vi è comunque un obbligo giuridico di permanenza nel museo di Arezzo del predetto bene mobile culturale» e che «tale destinazione pertinenziale, a suo tempo impugnata dai proprietari, è stata confermata con sentenza definitiva dal tribunale amministrativo regionale della Toscana»;
nella suddetta risposta si informava altresì che da notizie di stampa il signor Vasilj Stepanov, presidente del consiglio di amministrazione della Ross Engineering che ha formulato la proposta di acquisto dell'archivio Vasari e che ha sottoscritta insieme con il dottor Festari, non avrebbe acquistato per sé, ma per conto di un magnate russo nel frattempo deceduto e che, se tale notizia fosse confermata all'esito degli accertamenti in corso da parte delle autorità inquirenti, risulterebbero nulle sia la compravendita stipulata sia la relativa denuncia, in quanto il ministero per i beni e le attività culturali, in difformità da quanto prevede l'articolo 59 del codice, non è stato posto nella condizione di conoscere le effettive generalità del venditore e dell'acquirente;
dalla data di discussione della suindicata interpellanza urgente, si sono verificate molte novità, tra cui la principale è la dichiarazione di validità della compravendita;
da giornali locali, si apprende infatti che l'accordo di compravendita è stato presentato giovedì 12 novembre 2009 all'Hotel Metropole di Mosca e che la società Ross Engineering ha acquistato l'archivio Vasariano nel proprio esclusivo interesse, con il finanziamento del prezzo di acquisto garantito in via definitiva da parte di una primaria banca russa;
nella stessa conferenza stampa il rappresentante di Ross Engineering dichiarava di prendere atto del vincolo che lega l'archivio alla Casa Vasari di Arezzo, ma che, nonostante ciò, è interesse della Ross Engineering attivare tutte le iniziative e le procedure finalizzate alla valorizzazione del compendio in modo che lo stesso possa essere fruito ed apprezzato come patrimonio artistico, storico e culturale dell'umanità, anche attraverso la sua esposizione nei più importanti musei del mondo -:
quali iniziative intenda assumere al fine di addivenire ad una puntuale e circostanziata valutazione del reale valore dell'archivio vasariano, tenendo conto delle ipotesi assolutamente discordanti emerse nelle ultime settimane, elemento propedeutico ai fini della possibilità di esercitare il diritto di prelazione;
se non ritenga necessario rafforzare l'attuale vincolo pertinenziale, rendendo obbligatoria la permanenza nella Casa Vasari di Arezzo e prevedendo la valorizzazione nella sua sede naturale, anche al fine di fugare ogni ragionevole dubbio sul fatto che una volta portato all'estero, anche se per una importante mostra, l'archivio possa non rientrare ad Arezzo;
quante risorse e quali iniziative intenda attivare in vista dell'anno 2011, anno in cui saranno celebrati i 500 anni dalla nascita dell'importante artista rinascimentale.
(2-00552) «Veltroni, Quartiani, Mattesini, Nannicini, Zaccaria».
(19 novembre 2009)

Intendimenti del Governo in ordine alla nomina del dottor Davide Giacalone a presidente dell'Ente DigitPA - 2-00576

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri, riunitosi il 17 dicembre 2009, ha avviato la procedura per la nomina del dottor Davide Giacalone a Presidente dell'Ente DigitPA (ex Cnipa). Il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha richiesto il parere parlamentare su tale proposta di nomina. La richiesta di parere è stata assegnata alla Commissione affari costituzionali;
il dottor Giacalone dal 1987 all'aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle poste e delle telecomunicazioni;
il 12 dicembre 1993 (pagina 19 - sezione: attualità) la Repubblica ha pubblicato le parole del Ministro repubblicano Oscar Mammì, difeso dall'avvocato Giovanna Corrias, che ha di fatto ammesso l'utilizzo di contributi personali per la sua campagna elettorale, detratti dalle cifre che finivano al partito repubblicano: «Io non ho mai avuto a che fare con i soldi - ha comunque dichiarato l'ex Ministro repubblicano - Il mio collaboratore Giacalone pensava a tutto». Davide Giacalone in effetti, l'aveva già detto fin dalle prime battute di questa istruttoria partita su due binari paralleli a Roma e Milano e poi assegnata per competenza alla capitale dalla Corte di cassazione. «Io gestivo i soldi che mi dava Parrella anche per il Ministro», disse il giovane tuttofare di Mammì alle Poste. Ma né lui, né il Ministro, a dar retta a quanto ha detto nell'interrogatorio di venerdì sera, sembravano darsi pena di capire la provenienza di quei soldi. L'unica cosa certa è che in prima battuta i miliardi arrivavano a Giuseppe Parrella e poi - con le dovute «trattenute» dell'ex dirigente Asst - versati a Giacalone. L'inchiesta della Cordova ha chiarito comunque che le aziende versavano a Parrella le tangenti in cambio di favori o di promesse di favori. C'erano i soldi delle grandi imprese di forniture, che vendevano così i loro prodotti, dalla carta igienica ai computer (da questa indagine è scaturita l'accusa per il presidente dell'Olivetti Carlo De Benedetti). E c'erano i «contributi» delle tv, quelle che speravano di ottenere - e spesso hanno ottenuto - qualche privilegio nelle assegnazioni del piano delle frequenze che proprio Giacalone stava elaborando per conto di Mammì (è per quest'ultimo aspetto che sono finiti nei guai i dirigenti della Fininvest Gianni Letta e Adriano Galliani);
nel 1993 Davide Giacalone, consulente del Ministro delle poste Oscar Mammì per la legge sulle tv, e poi consulente Fininvest per 600 milioni, fu arrestato dai magistrati di «Mani pulite» per corruzione, con l'accusa di aver smistato tangenti per il Partito repubblicano italiano chiamando in causa i vertici del partito;
l'inchiesta si è chiusa nel 2001 con una sentenza che ha dichiarato la prescrizione dai reati;
con sentenza 5 gennaio 2005, n. 1, la Corte dei conti - sezione I giurisdizionale centrale di appello condanna i signori Giuseppe Parrella, Oscar Mammì e Davide Giacalone, al pagamento, in solido tra loro, della somma di euro 2.405.429,00 (duemilioniquattrocentocinquemilaquattrocentoventinove/00), comprensiva della rivalutazione monetaria oltre agli interessi legali dalla data della sentenza al soddisfo, in favore delle Poste s.p.a. e alle spese del primo grado come in premessa, nonché a quelle del presente grado che si liquidano in euro 3.429,59 (tremilaquattrocentoventinove/59);
con sentenza 7 giugno 2005, n. 191, la Corte dei conti, sezione I giurisdizionale centrale d'appello, ha disposto la revoca, per errore di fatto, della presente decisione, nella parte in cui condanna il signor Davide Giacalone al risarcimento del danno arrecato alle Poste italiane s.p.a.;
nel 2008 il Ministro della funzione pubblica e dell'innovazione gli assegna un incarico quale consigliere -:
se il Governo - stante le ammissioni del Giacalone rese all'epoca di avere accettato tangenti politiche e dovendo garantire per tale importante incarico pubblico un'indiscussa moralità del candidato - non intenda revocare la procedura per la nomina del dottor Davide Giacalone a presidente dell'Ente DigitPA.
(2-00576) «Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Favia».
(12 gennaio 2010)

Iniziative per la proroga dei magistrati onorari e intendimenti del Governo circa la riforma della magistratura onoraria - 2-00564

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
dati alla mano (fonte, il sito internet del Consiglio superiore della magistratura, www.cosmag.it), ad oggi risultano in servizio presso i tribunali e le procure d'Italia 1831 giudici onorari di tribunale e 1673 viceprocuratori onorari;
la figura dei giudici onorari di tribunale e dei viceprocuratori onorari è stata introdotta nell'ordinamento giudiziario, con il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, cosiddetta «legge Carotti», con disciplina da applicarsi fino alla definizione del complessivo riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria e con termine in origine fissato a non oltre cinque anni dall'entrata in vigore del decreto medesimo. Questo termine veniva modificato tre volte, l'ultima con la legge del 24 luglio 2008, n. 127, che lo portava al 31 dicembre 2009, impegnando il Governo a definire la riforma della magistratura onoraria entro tale data;
il Ministro interpellato ha annunciato più volte, anche in Parlamento, il varo della riforma, proclamando il principio di non dispersione della professionalità acquisita dai magistrati onorari in servizio. Da ultimo il Sottosegretario, senatore Giacomo Caliendo, nel corso della conferenza nazionale dell'Organismo unitario dell'avvocatura ha annunciato il deposito del disegno di legge sul riordino della magistratura onoraria entro l'anno 2009;
al 31 dicembre 2009, pertanto, la riforma non sarà attuata e a quella data cesseranno dalle loro funzioni tutti i magistrati onorari di tribunale, il cui lavoro garantisce quel poco di puntuale e corretta amministrazione della giustizia, evitando il rischio di un aumento esponenziale delle infinite condanne che l'Italia continua a riportare in sede internazionale per violazione del principio della ragionevole durata del processo;
in particolare, a mero titolo esemplificativo, risulta dalle più recenti evidenze statistiche che i giudici onorari di tribunale «evadono» il 100 per cento dei procedimenti di esecuzione mobiliare; mentre i vice procuratori onorari «coprono» il 99,9 per cento delle udienze davanti al giudice di pace e il 98 per cento di quelle celebrate innanzi al tribunale in composizione monocratica;
agli interpellanti non risulta ancora aver trovato risposta la richiesta di fondi aggiuntivi alla giustizia avanzata dal Ministro interpellato, misura imprescindibile per la proroga dei magistrati onorari attualmente in servizio e per l'attuazione dell'annunciata riforma della categoria -:
se il Governo intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a prorogare entro l'anno tutti i magistrati onorari di tribunale e in quali termini intenda definire con urgenza la riforma organica della magistratura onoraria.
(2-00564) «Bernardini, Maran, Ferranti, Ventura, Villecco Calipari, Amici, Beltrandi, Boccia, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Farina Coscioni, Giachetti, Lenzi, Mecacci, Melis, Andrea Orlando, Quartiani, Rosato, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Tidei, Touadi, Maurizio Turco, Vaccaro, Zamparutti».
(10 dicembre 2009)

Politiche del Governo in materia di integrazione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana - 2-00575

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato in data 8 gennaio 2010 la circolare n. 2 che fornisce alle scuole «Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana»;
la circolare individua alcuni criteri che debbono essere attuati per garantire la gestione delle iscrizioni a partire dall'anno scolastico 2010-2011, quali il limite per cui il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non potrà superare di norma il 30 per cento del totale degli iscritti;
il limite del 30 per cento può essere innalzato - con determinazione del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale - a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia o arrivati in età prescolare) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche;
il limite del 30 per cento può di contro venire ridotto, con determinazione del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale, a fronte della presenza di alunni stranieri per i quali risulti all'atto dell'iscrizione una padronanza della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione all'attività didattica e comunque a fronte di particolari e documentate complessità;
la circolare prevede, tra l'altro: l'attivazione di moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati di lingua italiana per gruppi di livello sia in orario curricolare (anche in ore di insegnamento di altre discipline) sia in corsi pomeridiani; la partecipazione a progetti mirati all'insegnamento della lingua italiana come seconda lingua, utilizzando eventualmente risorse professionali interne o di rete, offerti e/o organizzati dal territorio; la possibilità per gli allievi stranieri neoarrivati in corso d'anno di essere inseriti nella scuola anche in una classe non corrispondente all'età anagrafica per attività finalizzate a un rapporto iniziale sia con la lingua italiana, sia con le pratiche e le abitudini della vita scolastica, ovvero di frequentare un corso intensivo propedeutico all'ingresso nella classe di pertinenza (anche in periodi giugno/luglio/inizio settembre in cui non si tiene la normale attività scolastica) -:
come e se il Ministro interpellato intenda:
a) considerati gli ingenti tagli operati alla scuola nell'ambito della manovra di cui al decreto-legge n. 112 del 2008, sostenere concretamente le scuole italiane e gli insegnanti con finanziamenti straordinari per corsi di lingua e cultura italiana;
b) investire del tema la Conferenza unificata per concertare azioni di politica territoriale che coinvolgano anche comuni, province e regioni per fare rete con le scuole del territorio per tutte le politiche scolastiche ed extrascolastiche verso i minori immigrati e le loro famiglie;
c) finalizzare in modo puntuale gli interventi di formazione in servizio degli insegnanti, anche in ragione della necessità di una formazione mirata alle «metodologie di intervento e alle misure organizzative e didattiche di sostegno all'integrazione», e chiarire quali siano le risorse previste e da dove verranno attinte;
d) sostenere concretamente, e attraverso quali risorse economiche e di conoscenza, le istituzioni scolastiche autonome nell'attivare moduli intensivi, laboratori linguistici, percorsi personalizzati di lingua italiana per gruppi di livello sia in orario curricolare (anche in ore di insegnamento di altre discipline) sia in corsi pomeridiani realizzati grazie all'arricchimento dell'offerta formativa, nonché la possibilità per gli allievi stranieri di frequentare un corso intensivo propedeutico all'ingresso nella classe di pertinenza anche in periodi (giugno/luglio/inizio settembre) in cui non si tiene la normale attività scolastica previsti dalla circolare;
e) chiarire quale sia il progetto strategico complessivo del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per gli alunni immigrati entro cui si colloca la circolare 2/2010 e se nella sua stesura si sia tenuto conto della formazione dei docenti all'insegnamento dell'italiano come seconda lingua promosso dal Ministro Moratti, che aveva coinvolto un migliaio di docenti, nonché se si sia tenuto conto del progetto di insegnamento della seconda lingua varato all'inizio del 2008 e dei percorsi di eccellenza messi in atto dalle istituzioni scolastiche spesso in rete con comuni, province, università e privato sociale;
f) coniugare l'impegno verso gli alunni immigrati con l'attenzione alla dimensione globale in cui è immersa anche la scuola e rafforzare le competenze dei docenti in merito alla dimensione interculturale dei saperi per fornire a tutti i ragazzi chiavi di lettura e strumenti di conoscenza che li rendano al contempo cittadini della propria comunità locale, cittadini italiani ed anche cittadini europei e del mondo.
(2-00575) «De Torre, Pes, Melandri, Sarubbi, Barbi, De Pasquale, Zampa, Damiano, Pizzetti, Rossa, Bachelet, Ghizzoni, Livia Turco, Lolli, Coscia, Santagata, Nicolais, Veltroni, Madia, Gozi, Strizzolo, Siragusa, Bossa, Zaccaria, Levi, Velo, Colombo, De Biasi, Mazzarella, Miotto, Gnecchi, Giovanelli, Corsini, D'Incecco, Fioroni».
(12 gennaio 2010)

Crisi industriale della società Selfin S.p.a. - 2-00567

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Selfin S.p.a., società fondata nel 1989 da Ibm Italia, operante nel settore della progettazione e realizzazione di sistemi informativi e software applicativi per il mercato pubblico e privato con sede a Caserta e filiali a Cagliari, Roma e Palermo, per quasi vent'anni ha realizzato utili significativi, rappresentando un punto di riferimento di eccellenza per il sistema industriale, in particolare campano;
Selfin S.p.a., sin dalla sua nascita ha beneficiato di professionalità altamente qualificate e ha avuto clienti del settore pubblico e del settore privato di assoluta rilevanza, tra i quali si segnalano Enel, gruppo Fiat, Telecom, numerose Asl, Presidenza della Repubblica, Istituto superiore della sanità, ministeri e banche. Nella sua attività, la società si è costantemente attestata su livelli di soddisfazione dei clienti, in linea e addirittura superiori agli standard di mercato, sviluppando importanti soluzioni tecnologiche;
nel corso del 2004, Selfin S.p.a. è oggetto da parte di Ibm di una prima fusione con un'altra azienda di proprietà di quest'ultima, denominata Industria per il Software. La decisione è motivata dalla volontà di creare un polo di eccellenza nel Mezzogiorno, di proprietà di Ibm. A seguito di tale scelta, sono trasferiti centinaia di dipendenti di Selfin S.p.a. di Roma alla società gemellata, denominata Sistemi Informativi, avente il medesimo consiglio di amministrazione e il medesimo amministratore delegato di Selfin S.p.a., dopo la fusione con Industria per il Software. In quest'anno, Ibm Italia procede a impiegare 13 mila dipendenti, di cui una buona parte in aziende dalla stessa totalmente controllate. La quota di forza lavoro impiegata al Sud raggiunge una percentuale irrisoria, nonostante ingenti finanziamenti per progetti di varia natura;
nello stesso periodo, poco dopo la richiamata fusione fortemente contestata anche a livello sindacale, Ibm chiede ed ottiene la dichiarazione di esuberi e la conseguente applicazione della cassa integrazione per le due società di sua esclusiva proprietà, Sistemi Informativi (con oltre 2000 dipendenti, al Centro-Nord) e Selfin S.p.a. (con 400 dipendenti, al Sud), nonostante la loro posizione: nell'illustrazione dei dati di performance di Ibm Italia, tradizionalmente riferiti ogni trimestre, Selfin S.p.a. e Sistemi Informativi risultano tra le aree di minore perdita del gruppo Ibm. Alla fine del 2004, Ibm, dopo aver usufruito di ingenti finanziamenti per il Mezzogiorno, decide la cessione di Selfin S.p.a. di Caserta, che rappresenta il 50 per cento della forza lavoro di Ibm nel meridione, a Met Fin s.a.s.. La richiesta della direzione generale della corporation di aumentare gli utili di Ibm Italia è alla base di quella che appare agli interpellanti un'incomprensibile e ingiustificata decisione di soddisfare le direttive della multinazionale, dismettendo soltanto la parte del Mezzogiorno di Ibm Italia per ragioni di equilibrio interno alle linee manageriali della società, e non anche di Sistemi Informativi che ad oggi risulta ancora di proprietà di Ibm Italia;
le organizzazioni sindacali e la regione Campania, all'indomani della vendita, evidenziano all'allora ministero delle attività produttive i rischi per i livelli occupazionali e i destini industriali di un'azienda di eccellenza nel settore delle tecnologie avanzate in relazione ai problemi finanziari del gruppo Met Fin s.a.s.. Di fatto, a pochi mesi dall'acquisizione da parte di quest'ultima, si mettono in essere gravissimi comportamenti da parte della società, come il mancato pagamento di stipendi e contributi fino alla dichiarazione di insolvenza, nel luglio 2005, da parte del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con richiesta di accesso alle procedure di cui al decreto legislativo n. 270 del 1999 (cosiddetto «Prodi-bis»);
nell'agosto 2005, prende avvio la procedura di amministrazione straordinaria con la quale si giunge ad esperire due gare per l'assegnazione di Selfin S.p.a. ad una nuova proprietà da parte dell'organismo commissariale;
all'inizio del 2006, nei mesi di crisi più acuta dopo la vendita di Selfin S.p.a. a Met Fin s.a.s., a favore di Selfin S.p.a. è siglato dai commissari un contratto di sostegno con Ibm del valore di circa 30 milioni di euro, di durata triennale, per garantire la completa occupazione in Selfin S.p.a.. Oggi, la nuova proprietà dichiara che il suo mancato rispetto sia alla base della richiesta di cassa integrazione guadagno ordinaria;
nel mese di luglio 2006, la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere procedeva all'arresto per bancarotta fraudolenta del titolare di Met Fin s.a.s., presidente del consiglio di amministrazione di Selfin S.p.a. e di due consiglieri di amministrazione di quest'ultima;
nel 2007, a seguito del secondo bando di gara, Selfin S.p.a., con circa 130 dipendenti, viene acquistata dal gruppo Comdata S.p.a. Il contratto di sostegno passa da 30 a 50 milioni di euro per una durata quinquennale, a supporto dell'attività di rilancio di Selfin S.p.a. Pur non sussistendo evidenti difficoltà, tale contratto ha impegnato un numero esiguo di risorse senza andare a regime, nonostante avrebbe potuto rappresentare l'opportunità per Selfin S.p.a. di rientrare su clienti storici di primaria importanza;
a partire dall'acquisto di Selfin S.p.a. da parte del gruppo Comdata, la situazione si è normalizzata almeno fino al mese di aprile 2008, quando l'azienda ha dichiarato le prime difficoltà economiche. Nonostante le difficoltà, il gruppo Comdata ha proseguito sulla via dell'espansione industriale sia in ambito del business process outsourcing che in ambito dell'information and communication technology, mediante varie acquisizioni;
al termine del periodo di vigilanza previsto dal decreto legislativo n. 270 del 1999, nel mese di febbraio 2009, l'azienda, decidendo unilateralmente di interrompere qualunque trattativa sindacale, richiede per l'intero anno l'applicazione della cassa integrazione guadagno ordinaria a rotazione a zero ore sul 35 per cento della forza lavoro complessiva di Selfin S.p.a., per un ammontare di migliaia di ore e con un costo a carico della collettività di più di un milione di euro;
a metà ottobre 2009, nell'ambito dell'ultimo tavolo presso il ministero dello sviluppo economico, viene richiesto alla proprietà di fornire un convincente piano industriale per una definitiva prospettiva di Selfin S.p,a. nell'ambito di Comdata;
agli inizi del mese di novembre 2009, l'assemblea dei soci di Selfin S.p.a. delibera a sorpresa e senza concordare alcun passaggio con le rappresentanze sindacali la messa in liquidazione volontaria dell'azienda, nominando quale amministratore unico e liquidatore il dottor Generoso Galluccio, con successiva mancata erogazione delle spettanze del mese di ottobre e la richiesta di apertura della procedura di cassa integrazione straordinaria per liquidazione per tutti i 170 dipendenti;
agli interpellanti appaiono evidenti e gravi le responsabilità di Ibm Italia prima e di Comdata poi a danno del Mezzogiorno, dei lavoratori di Selfin S.p.a. e delle loro famiglie, e di una corretta logica di sviluppo industriale, nonostante le ingenti risorse pubbliche ottenute da Ibm in questi anni e il numero impressionante di acquisizioni societarie operate da Comdata negli ultimi tre anni, operazioni che hanno visto la stessa decuplicare il fatturato e raggiungere 6.000 dipendenti. È, altresì, evidente che negli anni la convocazione di continui tavoli presso il ministero competente, senza ulteriori interventi, non ha impedito il verificarsi dei fatti sopra riportati e ad oggi oltre che in Selfin S.p.a. esiste la paventata e concreta possibilità che siano messi irrimediabilmente a rischio migliaia di posti di lavoro in società riconducibili al gruppo Comdata S.p.a., le famiglie dei lavoratori e un'industria di eccellenza -:
quali iniziative il Ministro interpellato ritenga, con urgenza, di intraprendere nei riguardi di Comdata S.p.a., per garantire l'immediato ritorno alla gestione ordinaria, rispettando gli impegni assunti, ivi compreso il pagamento delle spettanze a tutti i lavoratori, fino all'identificazione di una nuova soluzione industriale in grado di tutelare tutti i dipendenti;
quali iniziative urgenti ritenga di intraprendere nei riguardi di Ibm, affinché la società ponga in essere nel più breve tempo possibile ogni azione utile, ivi compreso il riassorbimento delle maestranze, garantendo il reinsediamento nel Mezzogiorno di una industria di eccellenza intorno alla quale far ripartire una sana logica di sviluppo industriale;
quali iniziative e interventi ritenga di attuare per scongiurare la chiusura di Selfin S.p.a. in liquidazione volontaria e per garantire un futuro, per ora quanto mai incerto, per la sopravvivenza dell'azienda e per il destino dei lavoratori e delle loro famiglie;
se il Ministro interpellato ritenga di convocare immediatamente tutte le parti interessate al fine di definire il piano di uscita da questa difficile situazione di crisi.
(2-00567) «Graziano, Maran, Ventura, Bersani, Quartiani, Cuomo, Fontanelli, Touadi, Brandolini, Picierno, Motta».
(11 dicembre 2009)

Orientamenti del Governo circa l'individuazione dei siti idonei alla realizzazione di centrali nucleari - 2-00568

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa nazionale ha dato la notizia parzialmente smentita dall'Enel, secondo la quale sarebbero già stati individuati 8 siti idonei alla realizzazione di centrali nucleari, quattro delle quali ospitano centrali nucleari dismesse: Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), a cui si aggiungerebbero le località di Montalto di Castro (Viterbo), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia);
nel Governo si alternano dichiarazioni, ad avviso degli interpellanti, contraddittorie tra chi, come il Sottosegretario per lo sviluppo economico Stefano Saglia, afferma che non esista la mappa delle future centrali e chi, come il Ministro interpellato, non perde occasione per sottolineare l'imminente avvio della realizzazione delle nuove centrali;
l'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, nei giorni precedenti aveva dichiarato in una intervista telefonica che l'azienda aveva già individuato le aree di interesse, ma che, prima di rivelarle, avrebbe atteso i passaggi formali e sostanziali da parte del Governo -:
se esista un elenco dei siti dove il Governo intende realizzare le centrali per la produzione di energia nucleare e quali siano i criteri utilizzati per l'individuazione degli stessi;
se risponda al vero che tra i siti individuati vi sia anche quello di Chioggia (come da notizie apparse su Il Corriere della Sera), le cui caratteristiche territoriali e morfologiche lo rendono decisamente inadeguato ad ospitare una centrale nucleare, come del resto sottolineato dallo stesso presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, che, in una recente dichiarazione, ha affermato che «la tipologia del suolo non indica alcuna possibilità di avere una centrale nucleare in Veneto».
(2-00568) «Viola, Martella, Braga, Bressa, Tenaglia, Sbrollini, Strizzolo, Naccarato, Rubinato, Baretta, Dal Moro, Realacci, Miotto, Murer, Mogherini Rebesani, Mariani, Pes, Maran, Rosato, Ferranti, Velo, Madia, Calgaro, Trappolino, Ferrari, Pistelli, Vannucci, D'Antoni, De Torre, Ginoble, Samperi, Giacomelli, Pizzetti, De Biasi, Rossa, Motta, Ghizzoni, Bobba, Bellanova, Rampi, Miglioli, Gatti, Marco Carra».
(15 dicembre 2009)

Iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato per garantire alle città di Ferrara e Rovigo un adeguato servizio di alta velocità sulla tratta Venezia-Roma - 2-00572

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il diritto alla mobilità è presupposto fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi territorio e per garantire ai cittadini la possibilità di una libera circolazione sull'intero territorio nazionale;
secondo il nuovo orario dei servizi di trasporto ferroviario in vigore dal 14 dicembre 2009, con particolare riferimento al sistema ad alta velocità Freccia Argento Venezia-Roma, le città di Rovigo e Ferrara risultano pesantemente penalizzate dai nuovi orari che in larga parte considerano le due città come punto di passaggio e non come stazione di fermata per il servizio passeggeri;
la natura delle Ferrovie dello Stato, come soggetto esercente un servizio pubblico, imporrebbe a questa azienda, di proprietà del ministero dell'economia e delle finanze e quindi finanziata dallo sforzo di tutti i cittadini, di non basare le proprie scelte su ragioni esclusivamente economiche, ma anche sulla necessità di consentire collegamenti frequenti specie nelle zone del Paese che risultano maggiormente isolate;
Ferrara e Rovigo, infatti, non dispongono di collegamenti aeroportuali sufficientemente accessibili e ai loro cittadini, in mancanza del treno, resterebbe soltanto l'alternativa del mezzo privato;
non si può che valutare negativamente un ridimensionamento del servizio che vede per di più un rialzo consistente delle tariffe;
la decisione mostra peraltro una chiara intenzione da parte di Trenitalia di disattendere platealmente quanto comunicato al Parlamento nel novembre 2007, quando l'allora Vice Ministro dei trasporti, Cesare De Piccoli, dichiarava, in risposta ad un'interpellanza cofirmata da molti deputati del Veneto e dell'Emilia Romagna: «l'assicurazione che il Ministero dei trasporti comunque ritiene di fornire riguarda la disponibilità ad attivarsi coi soggetti delle realtà di Rovigo e Ferrara per promuovere un confronto finalizzato ad una cooperazione e ad un coordinamento più stretti per la soluzione delle problematiche evidenziate nell'interpellanza, ivi compresa la possibile modifica delle proposte originarie, a condizione che si possa dimostrare un'adeguata domanda da parte dell'utenza e del reperimento di ulteriori risorse pubbliche che si rendessero necessarie, ovviamente nell'ambito delle specifiche competenze istituzionali»;
la decisione di un forte ed ulteriore ridimensionamento delle fermate a Ferrara e Rovigo, invece, non è stata concordata con alcun ente territoriale, né con la rappresentanza di questi territori -:
se intenda intervenire nei confronti delle Ferrovie dello Stato per il ripristino delle fermate nelle stazioni di Ferrara e Rovigo per i convogli ad alta velocità della tratta Venezia-Roma in un numero almeno doppio a quelle attualmente previste dall'orario delle Ferrovie dello Stato in vigore al 14 dicembre 2009.
(2-00572) «Bellotti, Munerato, Goisis, Mazzuca, Gava, Martella, Contento, Polidori, Holzmann, Garagnani, Tommaso Foti, Gottardo, Mistrello Destro, Patarino, Biava, Paniz, Miotto, Martinelli, Catanoso, Togni, Torazzi, Renato Farina, Dal Lago, Luciano Dussin, Brigandì, Negro, Pini, Polledri, Bonino, Crosio, Laura Molteni, Fava, Pastore, Fedriga, Toccafondi, Dozzo, Bertolini, D'Amico, Rivolta, Vanalli, Fogliato, Simonetti, Rondini, Desiderati, Paolini, Consiglio, Grimoldi, Maccanti, Bragantini, Rainieri, Volpi, Chiappori, Callegari, Pirovano, Follegot, Guido Dussin, Caparini».
(17 dicembre 2009)

Modalità di attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Lazio - 2-00563

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze, per i rapporti con le regioni e del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
lo squilibrio tra costi e ricavi del sistema sanitario della regione Lazio ha origini antiche, almeno decennali;
la risposta della regione Lazio al crescere di tale squilibrio è stata, nella prima metà del presente decennio, da quando lo Stato centrale ha smesso di effettuare il ripiano dei disavanzi ex-post a «piè di lista», di natura prevalentemente finanziaria;
tale azione ha visto prima la cartolarizzazione degli ospedali, attraverso l'operazione di sale and lease back (San.Im.), che ha, in cambio di cassa, vincolato 49 strutture fino al 2033 (oltre ovviamente all'appesantimento del conto corrente del bilancio per il pagamento delle rate di restituzione e dei relativi interessi); successivamente, tre operazioni di dilazione di pagamento rispettivamente a 5, 3 e 10 anni (l'ultima nel 2005), che hanno prodotto un peso crescente sul fondo sanitario corrente, disarticolando il rapporto tra competenza e cassa;
in precedenza, per dare copertura al disavanzo 2001, era stata effettuata un'anticipazione da parte della Banca di Roma a fronte della destinazione, per 10 anni (dal 2004 al 2014), di una quota pari a 90 milioni di euro, del gettito delle addizionali regionali. A questo si è affiancato, per le strutture convenzionate, prima un sistema di fattorizzazione (fino al 2005) e successivamente (fino al 2008) un meccanismo di pagamento basato su procedure di acconto e saldo, rivelatosi particolarmente difficile da gestire sotto il profilo contabile;
anche per le farmacie era stato adottato uno strumento finanziario specifico (l'operazione Mercurius attuata con il veicolo Kimono finance), che consentiva la cessione dei crediti futuri; l'operazione è stata messa in crisi dal downgrading (da A-a BBB con outlook negativo) della regione - attualmente è risalito a BBB+ con outlook stabile - da parte di Standard&Poor's verificatosi a fine 2006 e dal piano di rientro, che ha messo fine a questo genere di operazioni;
soltanto fra il 2005 e il 2006 emerge una chiara consapevolezza politica sulla necessità di intervenire a rimuovere le cause reali e strutturali dello squilibrio fra costi e ricavi del sistema sanitario del Lazio; le soluzioni meramente finanziarie al disallineamento dei conti, infatti, piuttosto che risolvere il problema, lo hanno traslato sul futuro e ne hanno aumentato dimensioni e impatto sulla finanza corrente della regione;
la nuova giunta regionale, appena insediata, si è peraltro trovata in difficili condizioni di accesso e di comprensione delle diverse informazioni necessarie e si è trovata nelle condizioni di approvare, praticamente a scatola chiusa, la terza operazione di dilazione di pagamento;
soltanto alla fine del 2006, dopo più di un anno di lavoro, la realtà ha preso il sopravvento sulle ipotesi contabili basate su dati incerti e non adeguatamente verificati, mentre venivano avviati percorsi di controllo, monitoraggio e governance dei conti sanitari;
sulla base di questo lavoro la regione ha potuto sottoscrivere, il 28 febbraio 2007, un piano di rientro, ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge n. 311 del 2004, con il ministero della salute e con il ministero dell'economia e delle finanze;
con le seguenti parole il documento ufficiale dell'accordo Governo-regione sul piano di rientro sintetizza i dati dello squilibrio: «nel 2003 il disavanzo d'esercizio passa dai 433 milioni di euro del preconsuntivo ai 735 milioni di euro del consuntivo, con uno scarto di 302 milioni di euro, e nel 2004 dai 426 milioni di euro del preconsuntivo ai 2.048 milioni di euro, con un incremento di 1.622 milioni di euro (...). Il risultato del 2005 (...) risulta essere negativo, dai dati di preconsuntivo, per 1.881 milioni di euro»;
la scelta di un approccio prevalentemente finanziario per fronteggiare il crescente squilibrio tra costi e ricavi della sanità laziale è stata accompagnata dalla completa disattenzione, non solo politica ma anche amministrativa, risalente a ben prima della precedente legislatura regionale, in merito alla struttura dei conti, sia delle aziende sanitarie che del segmento regionale centralizzato;
nell'estate 2005, tutti i bilanci delle aziende sanitarie relativi al 2003 erano ancora aperti; in alcuni casi, come ad esempio quello della ASL Roma C, oggetto di inchieste della magistratura, la mancata chiusura delle situazioni contabili risaliva fino al 2000;
si registrava l'assenza completa di programmazione finanziaria e di ogni forma di budgetizzazione, l'inesistenza dì un sistema informativo capace di tracciare un sistema di costi di produzione per una spesa che supera i 10 miliardi annui, lo scollegamento tra le azioni svolte centralmente dalla regione e le contabilità delle aziende sanitarie;
masse finanziarie ingenti di crediti sanitari sono state in tal modo cedute sui mercati finanziari, sfuggendo alle stesse operazioni di dilazione di pagamento, giungendo, di cessione in cessione, a factor aggressivi ed hedge fund, con la progressiva riduzione delle possibilità di negoziazione e l'attivazione di pignoramenti a catena che, dalle aziende sanitarie, sono giunti, nel giugno 2008, fino alla cassa della regione, con il blocco di 551 milioni di euro;
la conoscenza analitica di questi debiti, ottenuta attraverso la riconciliazione del debito effettuata in attuazione del piano di rientro, ha consentito l'individuazione dei soggetti creditori e l'avvio di una trattativa stringente, che si è conclusa nel mese di dicembre 2008, con lo sblocco di grande parte dei fondi pignorati;
una parte dei crediti non sono stati certificati dalle ASL (per circa 140 milioni di euro); in molti casi la ragione è dovuta al fatto che le posizioni si riferiscono a prestazioni effettuate in convenzione in eccesso rispetto ai tetti fissati a suo tempo dal sistema sanitario regionale; tuttavia, tali crediti sono stati oggetto di azioni di recupero e di pronunce giurisdizionali che hanno intimato alle aziende sanitarie il pagamento; si tratta, quindi, di crediti in gran parte esigibili, oggetto di numerose due diligence, il cui pagamento consentirebbe di chiudere definitivamente la partita del debito pregresso;
l'amministrazione regionale, nel 2005, non aveva cognizione dell'ampiezza del debito sanitario e solo verso la metà del 2006 si cominciò a percepire l'impossibilità di coprire con le risorse del bilancio regionale lo squilibrio relativo agli anni 2004 e 2005, che complessivamente ammontava a 4 miliardi di euro;
dai bilanci delle aziende del 2005, in particolare dagli stati patrimoniali, che nessuno fino ad allora aveva mai analizzato a tutti i livelli di controllo, emergeva un ulteriore extradebito di notevoli proporzioni. La riconciliazione prevista dal piano di rientro, completata nel marzo 2008, ha quantificato rispetto alle originarie stime di 3,7 miliardi di euro, una sorte per 2,8 miliardi di euro, da integrare con una stima per interessi pari a 300 milioni di euro per un totale di 3,1 miliardi di euro;
il debito transatto e non transatto insieme raggiungevano uno stock di dimensioni enormi: 10 miliardi di euro;
l'azione di risanamento si è dispiegata su due fronti, entrambi previsti dal piano di rientro; la prima azione è stata l'estinzione anticipata del debito transatto, attraverso un prestito del ministero dell'economia e delle finanze alla regione, da restituire in 30 anni, la cui rata viene quantificata in 310 milioni di euro annui; l'azione di estinzione, molto complessa, viene attuata nel corso del 2008 e rifonde anticipatamente la quota residua di debito transatto, pari a circa 4 miliardi, mentre le quote in scadenza relative al 2006 ed al 2007, pari rispettivamente a 1,5 miliardi di euro vengono pagate dalla regione, utilizzando risorse del fondo corrente successivamente reintegrate;
la seconda azione è stata la regolazione del debito non transatto, successivamente alla riconciliazione, utilizzando risorse appositamente dedicate: circa 800 milioni di euro del prestito del ministero dell'economia e delle finanze (pari complessivamente a circa 4,8 miliardi), 2,1 miliardi di risorse straordinarie erogate dallo Stato (con il decreto-legge n. 23 del 2007) e ulteriori fondi, per circa 1 miliardo di euro, relativi a trasferimenti statali, subordinati al conseguimento degli obiettivi del piano;
nello stesso periodo, per evitare la formazione di nuove masse debitorie, vengono puntualmente coperti i disavanzi sanitari annuali del 2006, 2007, 2008 e infine 2009; dal 2006 non viene più prodotto nuovo debito sanitario poiché sono interamente coperti i singoli disavanzi annuali; questo lavoro ha prodotto risultati notevoli, che sarebbero vanificati con l'interruzione del flusso di trasferimenti dallo Stato alla regione;
il tempo di pagamento dei crediti sanitari da parte della regione, indeterminato nel 2005, è sceso progressivamente, per attestarsi intorno ai 400 giorni dalla data di emissione della fattura, creando le premesse per il salto di qualità del 2009, che ha portato il termine di pagamento dei crediti maturati a 180 giorni, delineando il riequilibrio definitivo tra la competenza e la cassa;
il sistema a regime prevede, a partire dal 2009, il pagamento sia dei fornitori di beni e servizi, sia delle strutture convenzionate, entro sei mesi, e la liquidazione della fattura rispettivamente entro 120 e 60 giorni; si tratta di una vera e propria rivoluzione delle metodologie adottate fino ad oggi dalla regione Lazio; le fatture non vengono più inviate direttamente alle Asl, ma, in attuazione di accordi volontari tra queste e le strutture sanitarie, sono inserite in un portale e, via web, giungono ad un gruppo centrale regionale che giornalmente le invia telematicamente alle aziende; da questo momento parte il conteggio dei giorni previsti per il completamento del processo di liquidazione, che potrà essere monitorato dal fornitore e dal gruppo regionale che assiste l'azienda sanitaria; è stata avviata la mappatura dei centri di liquidazione di ciascuna Asl per consentire un tempestivo intervento sulla liquidazione tecnica; i fornitori e le strutture accreditate, dopo la registrazione sul web, indicano gli estremi dei contratti di fornitura e, insieme alle fatture, gli ordini di riferimento; i sistemi contabili delle Asl sono stati messi in comunicazione con il portale, consentendo il precaricamento della fattura ed il rinvio al gruppo regionale del documento liquidato, con economia di tempi e drastica riduzione degli errori;
nel sistema entrano i fornitori di beni e servizi e le strutture convenzionate, per una massa di pagamenti superiore ai 4 miliardi di euro annui e potenzialmente l'intero sistema dei pagamenti sanitari potrebbe essere gestito in questo modo (inserendo anche farmacie e prestazioni specialistiche);
mentre le strutture convenzionate sono state inserite nel sistema fin dal mese di gennaio 2009, per i fornitori di beni e servizi la complessità delle tipologie di fatturazione ha determinato l'avvio tra maggio e luglio del 2009; si è creata, quindi, una massa di crediti, relativi ai primi mesi dell'anno, una sorta di appendice, di circa 400 milioni di euro, che è stata liquidata dalle aziende sanitarie parallelamente e di cui è previsto il pagamento entro la fine dell'anno 2009; la sospensione dei trasferimenti potrebbe compromettere il progetto della fatturazione elettronica, in fase di consolidamento;
nella presente legislatura regionale lo squilibrio dei conti della sanità è stato il dato dominante e su questo si sono concentrate le energie della amministrazione, con il conseguimento di alcuni risultati importanti, primo fra tutti la sua riduzione da 2,2 miliardi di euro nel 2006 ad un preconsuntivo 2009, che, in base alle stime effettuate dal sub-commissario e approvate dal ministero dell'economia e delle finanze, si attesta a 1.350 milioni di euro, con una contrazione del deficit annuale pari quindi a 850 milioni di euro;
la sanità ha drenato risorse dal bilancio regionale, per contribuire alla copertura dei disavanzi dal 2006 al 2008; l'equilibrio tra costi e ricavi è stato conseguito con tre distinte voci: risorse regionali, gettito delle addizionali al massimo livello e contributo straordinario dello stato (il cosiddetto «fondino»);
anche nel 2009 e nel 2010 (primo anno senza il contributo straordinario) il gettito fiscale addizionale dovrà essere integrato da risorse del bilancio regionale per evitare la formazione di nuovo disavanzo;
è necessario disciplinare con maggiore precisione le prerogative del Governo e le limitazioni dell'autonomia regionale in caso di operazioni che hanno le caratteristiche di un salvataggio, in cui rientra il piano di rientro della sanità nel Lazio; in caso contrario, oltre ai conflitti tra le tecnostrutture, si potrebbe verificare uno scontro di natura politica, in caso di maggioranze divergenti alla guida del Governo centrale e di quello locale, che va assolutamente evitato, riconducendo la composizione degli interessi in gioco nella sfera istituzionale;
ciò vale, in particolare, per le risorse derivanti dallo sforzo fiscale addizionale richiesto alla collettività regionale sui tributi propri derivati e sull'imposta sui redditi personali; in parte ciò dipende dalla natura di tali gettiti, anche alla luce dell'articolo 119 della Costituzione e legge delega per la sua attuazione, la legge n. 42 del 5 maggio 2009; in parte dipende dall'ingente ammontare delle somme in questione, visto che le basi imponibili del Lazio sono seconde in Italia soltanto a quelle della Lombardia;
da questo si deduce che, accanto all'importante ruolo giocato dai trasferimenti statali, un ruolo altrettanto importante è stato svolto ai fini del risanamento dalle addizionali regionali (poco meno di un miliardo di euro all'anno), a testimonianza dello sforzo fiscale che la collettività del Lazio si è accollato; ne segue che eccessivi ritardi nei trasferimenti di tali somme, o di loro adeguati anticipi, rischiano di penalizzare per due volte i cittadini e le imprese del Lazio;
è comunque ineludibile che, in caso di salvataggio, venga imposto un controllo sulle azioni di risanamento e, in qualche modo, si determini una forma di ingerenza nella sfera di competenza del soggetto aiutato;
la regione ha avuto dal Governo centrale un aiuto importante, pari a 2.079 milioni di euro, attraverso il decreto-legge n. 23 del 2007, interamente erogati;
la prossima legislatura regionale avrà tra i suoi problemi quello di ridurre ulteriormente i costi del sistema sanitario (oltre un miliardo di euro in aggiunta agli 850 milioni annui già risparmiati); un'impresa molto complessa, che richiede una manovra annuale dell'ordine di 200 milioni di euro annui, da attuare con una nuova edizione del piano di rientro, rigorosa e sostenibile;
per consentire il riallineamento tra competenza e cassa nel segmento sanitario è importante ridurre il ritardo temporale con cui viene trasferito il gettito delle imposte regionali destinate al settore; sulla base delle stime del dipartimento delle entrate dovrebbe essere trasferita almeno una quota significativa del gettito relativo sia all'anno precedente che a quello in corso (attualmente lo scarto, per il Lazio, è pari a 2,2 miliardi di euro);
si tratta di risorse regionali e non appare corretta la piena correlazione di tali trasferimenti al raggiungimento degli obiettivi del piano; il ritardo del trasferimento è comune anche alle altre regioni, ma per il Lazio assume particolare rilievo per l'importanza del gettito addizionale richiesto per sanare lo squilibrio tra costi e ricavi della sanità;
le altre somme, connesse alle quote del fondo sanitario nazionale corrente ed al contributo straordinario (il cosiddetto «fondino»), nonché alle quote di annualità pregresse del fondo sanitario nazionale (la regione Lazio deve avere complessivamente 1.730 milioni di euro), sono collegate agli adempimenti previsti e al conseguimento degli obiettivi del piano di rientro, valutati dal tavolo di verifica;
il ritardo nei trasferimenti obbliga la regione (e le aziende sanitarie) al tiraggio dell'anticipazione straordinaria presso la tesoreria fino al limite massimo, con ingenti oneri per interessi (oltre 100 milioni di euro l'anno);
il rischio del blocco dei pagamenti sanitari da parte della regione ha un valore particolarmente negativo, anche alla luce della attuale fase di crisi per l'insieme delle imprese e del sistema economico regionale;
il tavolo di verifica ha operato fino ad ora correttamente, fornendo alla regione Lazio il supporto e gli stimoli necessari per favorire sia il riequilibrio tra costi e ricavi, sia quello tra competenza e cassa, del sistema sanitario regionale;
dalla relazione svolta dal subcommissario al tavolo di verifica del 10 novembre 2009 emerge un notevole sforzo attuato dalla regione;
in particolare, è stato rispettato il blocco del turn-over al 90 per cento sono state avviate le procedure di gara per gli acquisti centralizzati, è stata aggiudicata quella per i vaccini ed è imminente il completamento di quella per i farmaci; la spesa farmaceutica convenzionata a carico del sistema sanitario regionale è diminuita del 6 per cento nel periodo gennaio-agosto 2009 al confronto con il corrispondente periodo del 2008; si è proceduto alla revisione dei contratti e delle tariffe per la fornitura di servizi da parte di erogatori privati accreditati, con percentuali di avanzamento molto elevate, nonostante numerosi fornitori abbiano avviato su questo tema un contenzioso in sede amministrativa;
ulteriori elementi conoscitivi in merito ai risultati di altre azioni coerenti con gli obiettivi di risanamento e concordate nel piano di rientro, sottoposti a monitoraggio condiviso fra Stato e regione, verranno presentati in occasione della prossima riunione del tavolo di verifica, convocata per il 10 dicembre 2009;
nonostante questo sforzo, molti obiettivi devono essere ancora pienamente conseguiti;
è necessario, anche alla luce della nuova gestione commissariale, ricalibrare il piano di rientro, per l'arco della prossima legislatura regionale -:
se sia intenzione del Governo, anche in relazione ai lavori in corso nel tavolo di verifica, anticipare, prima della chiusura dei conti del 2009 e previa concertazione con la conferenza dei presidenti delle regioni, una quota del gettito fiscale di competenza della regione Lazio, nonché una parte delle quote del fondo sanitario nazionale, di competenza della regione Lazio, connesse alla attuazione degli obiettivi del piano di rientro;
se la somma trasferita sarà di ammontare sufficiente per fronteggiare i pagamenti dei crediti sanitari previsti per la fine dell'anno 2009 per reintegrare le anticipazioni di tesoreria.
(2-00563) «Veltroni, Ventura, Amici, Causi, Argentin, Bachelet, Carella, Coscia, Ferranti, Fioroni, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Giachetti, Madia, Meta, Morassut, Pompili, Recchia, Rugghia, Sposetti, Tidei, Tocci, Touadi».
(10 dicembre 2009)