XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 19 gennaio 2010

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:

ANGELI e ANTONIONE. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il piano di assistenza sanitaria a favore di oltre 8.200 connazionali residenti in Argentina secondo stime non confermate (sul cui punto occorrerebbe conoscere dati effettivi e più attendibili con apposito censimento) per lo più indigenti ed anziani, è stato attuato attraverso il contratto vigente dal novembre 2007 e scaduto a fine anno 2009, sottoscritto tra l'Ambasciata italiana in Argentina e la Swiss Medical che è stato rinnovato alla medesima compagnia dall'inizio del corrente anno;
detta compagnia assicuratrice si è aggiudicata nuovamente il contratto a seguito di gara ma il Governo ha concesso condizioni economiche differenti, tanto che si è reso necessario assumere informazioni dirette presso il Console dell'Ambasciata italiana a Buenos Aires, da cui è emerso che a seguito di dette mutate condizioni si è causata l'esclusione di ben il 40 per cento degli aventi diritto dalla polizza, che ora si trovano costretti ad affrontare direttamente le spese sanitarie con gravi conseguenze economiche e sulla salute in caso di incapienza reddituale;
questa situazione, generata dal taglio dei fondi deciso dal Governo, è fonte di disagio sociale e danni alla collettività ingiustamente esclusa e deve trovare una giustificazione valida in quanto in precedenza, il contratto con la Swiss Medical ha garantito all'Italia ed ai nostri concittadini anziani ed indigenti, residenti in Argentina beneficiari della polizza, la certezza di un buon risultato in termini di assistenza ed al nostro Paese condizioni economiche nei limiti dei fondi disponibili senza ricorrere a finanziamenti aggiuntivi;
tale ingiusta esclusione del 40 per cento degli aventi diritto a causa della riduzione dei fondi, evidenzia secondo gli interroganti una vera e propria violazione dei principi fondamentali costituzionali in materia di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e di tutela del diritto primario e inviolabile alla salute, nonché all'obbligo della solidarietà economica e sociale dello Stato nei confronti dei cittadini che devono avere pari dignità sociale e rende necessario provvedere a sanare detta situazione che penalizza pesantemente una cospicua percentuale di cittadini italiani e mette a repentaglio la loro salute e la stessa vita, in caso di incapienza economica per fronteggiare in proprio le spese di cura e degenza, vista l'età avanzata degli aventi diritto e la probabile presenza di patologie geriatriche anche fatali in mancanza di appropriata e rapida assistenza, senza contare il disagio economico per gli interessati ed il deterioramento della qualità della vita nonché le ripercussioni sul loro nucleo familiare cui grava l'obbligo di cura, con vero e proprio danno alla collettività, che potrebbe sfociare anche in stato d'emergenza sociale;
dunque, si rende necessario interrogare il Governo per valutare nel bilanciamento degli interessi, la prevalenza dei diritti dei cittadini italiani residenti all'estero, anziani ed indigenti e per ripristinare la situazione pregressa del piano assistenziale sanitario, affinché venga assicurata la copertura assicurativa alla totalità degli aventi diritto onde eliminare ingiuste discriminazioni degli italiani in Argentina rispetto ai connazionali residenti in Italia e a quelle che appaiono agli interroganti come inammissibili violazioni costituzionali, altrimenti si dovrebbe intervenire per assicurare l'assistenza della categoria esclusa tramite gli ospedali italiani esistenti cui potrebbero essere erogati i fondi stornati alla Swiss Medical -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione in premessa, per quali motivi

sono stati ridotti i fondi alla Swiss Medical che hanno comportato dannosi effetti sulla platea dei beneficiari ridotta circa del 40 per cento e sulla salute e qualità di vita degli esclusi, che potrebbero versare in pericolo di vita, in quanto indigenti ed anziani e quali misure intenda adottare per eliminare detta discriminante esclusione dalla copertura sanitaria, in linea con l'azione del nostro Governo a tutela delle fasce sociali deboli ed indifese, attuando preventivamente un censimento degli aventi diritto all'assistenza e quindi della percentuale numerica effettiva dei concittadini esclusi, che potrebbero essere assistiti presso gli ospedali italiani presenti in Sudamerica, a pari condizioni di quelli rientranti nella fascia assicurata, cui potrebbero essere erogati i fondi già stornati alla Swiss Medical.
(5-02351)

LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
quello toccato in sorte ai circa due milioni di sfollati nel Nord Kivu, una delle undici province della Repubblica democratica del Congo, appare ormai come una nuova drammatica emergenza umanitaria, aggravata dal silenzio sempre più assordante e dall'indifferenza del mondo intero, come denunciato anche da una delle poche organizzazioni rimaste, Medici senza frontiere, che, nel suo rapporto annuale, racconta come la tragedia del Congo detenga il triste primato di una delle crisi più ignorate del globo, di fronte alla quale anche la missione Onu si è rivelata un fallimento;
giungono notizie che in quella zona si scappa, nonostante le fragilissime tregue annunciate e i poco credibili tentativi di pace, per fuggire nelle foreste o verso Goma; ma a fuggire è poi la gente che sta meglio, perché chi non ha né mezzi né soldi e non sa dove andare, continua a popolare quei luoghi definiti «infami e desolati» che sono i campi profughi di Kibati, Muganga I e Muganga II, Buhimba e Bulengo, tutti nell'area di Goma;
la provincia del Kivu, ricca di minerali e metalli (basti pensare al preziosissimo Tantalio, un metallo raro, resistente alla corrosione e molto appetibile dagli Stati occidentali), ha subito una terribile scossa destabilizzatrice dopo il genocidio del Ruanda. Per circa cento giorni - dall'aprile alla metà di luglio del 1994 - furono massacrate fra 800.000 e 1.100.000 persone. Le vittime furono nella maggior parte di etnia Tutsi (Watussi), una minoranza rispetto agli Hutu, gruppo etnico maggioritario a cui facevano capo i due gruppi paramilitari responsabili dell'eccidio: Interahamwe e Impuzamugambi. I massacri non risparmiarono, tuttavia, anche una larga parte di Hutu moderati;
oggi l'area è ancora infestata di gruppi armati che si finanziano sfruttando senza alcun limite tutte le immense risorse che vengono così spedite direttamente in Ruanda, per poi arrivare finalmente nelle mani delle multinazionali, che manovrano queste ribellioni, finanziandole, per mantenere costantemente instabile l'intera area. Si assiste così a una nuova divisione dei diversi movimenti ribelli, sorti ad arte per camuffare quello che gli analisti considerano il vero progetto: la conquista della provincia del Kivu da parte di Ruanda, Burundi e Uganda;
tra i molti problemi che hanno in quella terra vi è anche quello gravissimo dei ribelli, provenienti dal Nord Uganda, e che si trovano al confine con il Sudan, la Repubblica Centroafricana e la Repubblica democratica del Congo, i quali vivono nelle foreste di questa zona e da oltre quattro anni attaccano i villaggi, uccidono sul posto tutti coloro che fanno resistenza, uccidono gli anziani o li bruciano nelle loro case, e prendono le persone più giovani, i bambini, ragazzi e ragazze, per indottrinarli; in origine questi gruppi che attaccano con ferocia solo i cristiani erano ugandesi ma, con il tempo, a loro si sono aggiunte genti dal Sudan, dal Congo, dalla Repubblica Centroafricana;
durante l'ultima Conferenza episcopale dei vescovi dell'Africa monsignor Ed

ward Hilboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, ha chiesto che l'Europa e tutta la comunità internazionale guardi con più attenzione al suo Paese, intervenendo per porre fine a una situazione di massacri quotidiani nei confronti dei cristiani che vivono in Africa;
l'atrocità di questi crimini spesso non è più neppure oggetto di notizia da parte dei media, pronti, al contrario, a mettere in risalto tristi episodi come questi quando sono perpetrati nei confronti di uomini, donne o bambini di altre confessioni religiose -:
quali siano le iniziative che il governo italiano intende assumere, d'intesa con i partner europei nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e insieme all'Unione africana, volte a rafforzare e rendere più incisiva l'azione delle missioni umanitarie e di soccorso, prevedendo anche un loro adeguato sostegno economico e tecnico logistico, e a contrastare le violenze contro le comunità cristiane in Africa così come in altri Paesi, chiedendo a tutta la comunità internazionale di affrontarla nello stesso modo e con la stessa determinazione con cui si combattono forme di incitamento all'odio contro altre comunità religiose.
(5-02352)

ADORNATO, DE POLI e VOLONTÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel luglio 2008 è stato ritrovato a Lloret de Mar in Spagna il corpo di Federica Squarise, una ragazza di San Giorgio delle Pertiche (Padova), che era andata in vacanza con un'amica nella località turistica;
gli accertamenti hanno rilevato che la ragazza è deceduta dì morte violenta ed è stata anche sottoposta a violenza sessuale;
la vicenda per la sua drammaticità e per la giovane età di Federica fece molto scalpore e coinvolse tutta l'Italia;
il colpevole del gesto immondo è stato identificato quasi subito: Victor Diaz Silva un uruguaiano di 29 anni che confessò appena catturato;
tuttavia l'assassino reo confesso rischia tra poco di uscire dal carcere per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva;
infatti il processo contro l'unico imputato non è ancora iniziato perché il Tribunale supremo in Spagna deve stabilire se tale tipologia di reati debba essere giudicata da un collegio di giudici togati o da uno di giudici onorari;
se non interverrà un provvedimento di proroga dei termini cautelari Victor Diaz Silva, a luglio potrebbe tornare libero per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva -:
se non ritenga di intervenire in via diplomatica, ferme restando l'autonomia della magistratura spagnola, presso le autorità spagnole per rappresentare la contrarietà dell'Italia al fatto che il colpevole di un omicidio così efferato venga rimesso in libertà rischiando così di non vedere concluso il processo per l'omicidio di Federica Squarise.
(5-02353)

NARDUCCI, DI BIAGIO e MARAN. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 10 giugno 2009 il Governo ha comunicato alle Commissioni affari esteri di Camera e Senato, riunite in seduta congiunta, le linee portanti del processo di razionalizzazione della rete degli uffici consolari all'estero da attuarsi tra la fine del 2009 e il 2011;
la rete diplomatico-consolare italiana nel mondo è stata sottoposta, in particolare a partire dall'inizio degli anni '90, a successive misure di razionalizzazione che hanno già ridotto (in alcune aree geografiche drasticamente) la presenza dell'amministrazione dello Stato italiano;

la chiusura dell'elevato numero di rappresentanze consolari previsto dalla manovra costituirebbe un duro colpo per gli interessi strategici italiani nel mondo, in particolare in termini di supporto al nostro sistema economico-imprenditoriale, un compito che non può essere svolto affidandosi agli strumenti tecnologici di cui oggi disponiamo;
in questa vasta ed articolata cornice, la paventata chiusura del Consolato generale di Amburgo in Germania rappresenterebbe un pesante limite alla tenuta e alla implementazione delle relazioni e dei progetti economici italiani in una città dall'elevato valore strategico nel comparto navale e sul versante della ricerca e dell'industria;
Amburgo detiene il secondo porto più importante d'Europa ed è una delle principali sedi dell'industria aerospaziale civile, cornice entro la quale sono impegnate un numero crescente di società e professionisti italiani, senza dimenticare che Amburgo partecipa alla Rete delle regioni metropolitane europee METREX che mette in contatto diverse città italiane, svolgendo un imprescindibile ruolo di coordinamento;
il 13 e 14 gennaio 2010 una delegazione composta da parlamentari del Land di Amburgo, presieduta dal presidente Berndt Roeder, ha inteso incontrare i referenti istituzionali italiani della Camera, del Senato e del Ministero degli affari esteri al fine di evidenziare le criticità che un eventuale ritiro istituzionale del nostro Paese dalla città di Amburgo potrebbe comportare;
il coinvolgimento e il sentito interessamento della 4a carica istituzionale tedesca, supportata da una nutrita delegazione di parlamentari tedeschi bipartisan lascia emergere il carattere critico e soprattutto poco coerente e condiviso che una scelta organizzativa - come quella progettata dal Mae - potrebbe lasciar emergere soprattutto nei rapporti tra Berlino e Roma;
la mobilitazione dei connazionali residenti nel Land tedesco è stata ed è importante tanto da condurre alla costituzione del «Comitato salviamo Amburgo» che esercita significative pressioni e sollecitazioni su versanti istituzionali italiani e tedeschi -:
se si intenda analizzare la particolare questione del Consolato generale di Amburgo nell'ambito del piano di razionalizzazione e quali iniziative si intendano predisporre al fine di evitare la chiusura della struttura consolare e garantire il mantenimento dei servizi di supporto e di coordinamento amministrativo, istituzionale ed economico che il Consolato svolge.
(5-02354)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE e DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito del terremoto del 31 ottobre 2002, i residenti a vario titolo soggetti di imposta dei comuni della regione Molise colpiti dal sisma e individuati dal decreto del Ministero dell'economia del 15 novembre 2002, hanno beneficiato della sospensione dei termini relativi agli adempimenti e ai versamenti contributivi. Com'è noto detto regime di sospensione, è stato in seguito prorogato fino alla data ultima del 30 giugno 2009;
superata la fase emergenziale, i suddetti comuni del cratere sono in attesa che si determinino le condizioni per l'attivazione del meccanismo di recupero del non percepito a titolo di imposte locali (Ici, Tarsu) nel periodo 2002-2009 nei confronti dei soggetti che hanno usufruito del beneficio;
la sospensione per tutti questi anni dei termini per i suddetti adempimenti e i versamenti tributari, seppur in presenza di alcune misure in favore degli enti locali intese alla compensazione dei rilevanti ammanchi conseguenti all'azzeramento delle entrate Ici-Tarsu, ha significativamente danneggiato i comuni, ponendoli

inevitabilmente in condizione di difficoltà finanziarie, tali da rendere difficoltoso l'adempimento delle politiche locali e l'erogazione sia in termini di quantità che di qualità dei servizi pubblici necessari per la comunità, a cominciare dall'obbligo di assicurare i servizi essenziali almeno alle categorie più disagiate;
le concomitanti circostanze della omessa erogazione di contributi in condizioni di eccezionalità in favore dei suddetti comuni, e del previsto recupero dell'ammanco mediante rateizzazione decennale previo abbattimento del 60 per cento, così come previsto dall'attuale normativa, concorrono a compromettere il principio generale di autonomia finanziaria dei comuni normativamente stabilito dal testo unico sugli enti locali e dall'articolo 119 della nostra carta costituzionale -:
se non si intendano adottare con urgenza tutte le iniziative a favore dei comuni indicati in premessa, volte a provvedere alla integrale compensazione dei mancati introiti conseguenti al suindicato provvedimento di sospensione degli adempimenti tributari previsti.
(4-05748)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 327-bis del codice di procedura penale consente al difensore di svolgere attività investigativa a favore del proprio assistito;
si tratta di una norma ormai priva di dubbi interpretativi, essendo stati questi ultimi diradati dalla disposizione introduttiva (legge n. 397 del 7 dicembre 2000), nonché dalla così detta «Direttiva Frattini» (2006/26/CE);
tali principi risultano ben esplicitati anche nelle «Regole di comportamento nelle indagini difensive», approvate il 14 luglio 2001 dall'Unione delle camere penali, e nel codice deontologico forense con le modifiche apportate dal competente Consiglio Nazionale il 26 ottobre 2002;
ciononostante, risulta allo scrivente che la Compagnia «Telecom s.p.a.» non evada le rituali istanze proposte dagli avvocati in quanto, a dire della suddetta azienda, «ai sensi dell'articolo 132, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, il difensore della parte offesa non è legittimato a richiedere il traffico... Ai sensi della sopra citata norma, solo il difensore dell'indagato o dell'imputato è legittimato a richiedere direttamente al fornitore il traffico per i primi ventiquattro mesi...»;
in realtà, nulla di tutto ciò pare desumersi dal dettato di legge, né tanto meno dalla prassi consolidatasi in materia;
semmai, l'attuale codice di rito parifica il difensore dell'offeso a quello dell'indagato, non compiendo distinzioni di sorta relativamente alle garanzie e agli obblighi degli stessi -:
se sia a conoscenza dell'interpretazione attualmente propugnata da «Telecom s.p.a.» al momento di rilasciare i tabulati della propria utenza ai difensori delle parti offese anziché a quelli degli indagati e se la stessa possa ritenersi ammissibile;
quali iniziative anche di carattere normativo, intenda assumere al più presto per imporre a tutte le compagnie del settore il rispetto dei diritti della difesa in occasione di indagini investigative, attesa la loro crescente rilevanza nell'ambito del processo penale.
(5-02356)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Nocera Terinese, antico centro della provincia di Catanzaro di

circa 5.000 abitanti, è una importante meta turistica che può vantare antiche e ricche di tradizioni e una straordinaria bellezza del mare e delle sue spiagge;
il Comune è retto da una Giunta da quasi 7 anni che non dialoga con le forze dell'opposizione che da tempo chiedono, tra l'altro, un maggiore coinvolgimento dei cittadini alla vita amministrativa comunale, una gestione più trasparente delle risorse finanziarie ed il pieno rispetto della normativa vigente (nemmeno le ordinanze della giustizia amministrativa vengono applicate);
stenta a partire la salvaguardia ambientale della costa di Villaggio del Golfo, i cui lavori, per un importo di un milione e mezzo di euro sono a carico della regione Calabria e la cui gestione è passata al comune; tali lavori rischiano di impantanarsi a causa di contrasti tra impresa e direzione dei lavori e oggi sembrano non avere alcuno sbocco operativo, anzi appare fondata la preoccupazione di molti cittadini che vivono nel timore che i fondi possano essere destinati ad altre finalità;
la situazione ambientale ultimamente si è aggravata per il verificarsi di una ulteriore mareggiata che ha danneggiato sia le strutture del Villaggio che le stesse abitazioni fronte mare, causando l'ennesima protesta dei cittadini che sono proprietari delle abitazioni;
a Nocera Terinese è urgente una forte azione per contrastare l'erosione della costa e per difendere gli abitati prossimi al mare, ottenendo anche il miglioramento del paesaggio e dell'ambiente della fascia costiera;
i lavori del capannone ubicato a Fangiano (costati 1,5 milioni di euro) sono rimasti fermi, anche a causa dell'abbandono dell'impresa, e il comune è in procinto di rescindere il contratto, così come riportano i quotidiani locali Calabria Ora del 10 dicembre 2009 e Il Quotidiano del 9 dicembre 2009;
l'ordinanza del Tar Calabria sul Piano Spiaggia e del relativo bando per i chioschi non è stata ancora rispettata, ponendosi, dunque, un problema di conformità alle norme e alla giurisprudenza in un settore particolarmente strategico per il rilancio delle attività commerciali ed economiche;
la Corte dei Conti - sezione regionale di controllo per la Calabria - nella delibera adottata nell'adunanza del 28 aprile 2009, ha riscontrato l'esistenza di alcune criticità nell'attività del consiglio comunale relativamente alla tardiva approvazione del rendiconto 2007, all'assenza di un inventario aggiornato (l'ultimo aggiornamento risale al 2000), al disavanzo di gestione di parte corrente, sebbene riequilibrato attraverso l'applicazione di entrare del titolo IV e plusvalenze da alienazioni, all'anticipazione di cassa non completamente estinta nel corso dell'esercizio, alla carente riscossione delle entrate per contributi permesso a costruire, sanzioni e recupero evasione tributaria, alle elevate partite residuali, anche remote, al mancato rispetto dei limiti in ordine alla spesa del personale sostenuta nel 2007, al conto del patrimonio che non rappresenta compiutamente le risultanze gestorie in ordine ai crediti, ai debiti di funzionamento e di finanziamento e ai conti d'ordine;
qualche settimana fa la regione Calabria ha nominato un commissario ad acta per il recupero di un debito contratto dall'amministrazione comunale relativamente alla gestione dei rifiuti (quasi euro 100.000);
utilizzando le procedure di riscossione coattive ai sensi del decreto legislativo del 26 febbraio 1999 il commissario ad acta, un funzionario della Corte dei Conti, dopo aver più volte intimato all'Amministrazione comunale il pagamento dei debiti arretrati ha in modo coattivo prelevato le somme dovute dal comune alla regione Calabria direttamente dalla tesoreria del comune attraverso una deliberazione ad hoc;
la situazione del comune di Nocera Terinese è decisamente delicata: è di pochi giorni infatti la notizia che l'Amministrazione

ha perfino contratto un debito per l'erogazione dell'energia elettrica; si parla di un debito di 267.567,11 euro per fatture relative al 2008/09 e addirittura per alcune fatture (ad esempio la n. 20001431 del 6 agosto 2009) di 12.549,13 euro, nonché di un debito nei confronti di Lamezia Multiservizi di 600.000 euro per la raccolta rifiuti solidi urbani, nonostante i cittadini abbiano già pagato i relativi tributi;
la costruzione del nuovo cimitero che doveva essere terminato nel 2007 non è, ad oggi ancora ultimata; i cittadini hanno già pagato le loro quote ma non esiste ancora nessuna assegnazione dei loculi;
nel marzo del 2009, la Residenza Sanitaria Assistenziale in costruzione, finanziata con un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, di oltre un milione di euro è stata sequestrata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, per gravi irregolarità nell'esecuzione dei lavori;
gli imprenditori titolari dell'impresa, il sindaco, alcuni amministratori e funzionari comunali risultano essere indagati per la vicenda, così come apparso dal sito «Nuova Cosenza.com» in data 17 marzo 2009. A tutti sono contestati i reati di abuso d'ufficio, corruzione e truffa aggravati dall'essere stati perpetrati, per agevolare una cosca mafiosa lametina;
con l'ultimo consiglio comunale con cui sono state approvate le linee guida del nuovo Piano strutturale comunale (PSC) è stata deliberata una massiccia possibilità di edificabilità per circa un milione di metri cubi, che andrebbero ad «invadere» una zona paesaggistica di notevole rilievo; tant'è vero che la minoranza ha abbandonato il consiglio, in quanto non è stata data alla stessa la possibilità di visionare le carte, prima del consiglio stesso;
i cittadini di Nocera Terinese hanno costituito un comitato per la raccolta di firme per chiedere l'intervento di una Commissione d'accesso per una maggiore trasparenza degli atti amministrativi, come riportano i giornali locali Calabria Ora e Il Quotidiano del 2 dicembre 2009 -:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi nei tempi più utili affinché venga nominata la Commissione accesso sugli atti del Comune di Nocera Terinese per dare la possibilità a tutti i cittadini che lo hanno chiesto o che intendono chiederlo di acquisire ogni utile e consentita informazione;
se intenda, inoltre, il Ministro interrogato, alla luce delle informazioni che verranno acquisite attraverso gli organi dello Stato preposti, promuovere tutte le iniziative utili a ristabilire il rispetto della normativa vigente e la trasparenza nella gestione amministrativa dal Comune di Nocera Terinese.
(4-05754)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CECCUZZI, CENNI, NANNICINI, SANI e MATTESINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'università degli studi di Siena versa da tempo in una grave situazione finanziaria, emersa con chiarezza solo da poco più di un anno nonostante la presenza di rappresentanti del Governo nel consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale, che mette permanentemente a rischio il puntuale pagamento di dipendenti e fornitori, la continuità e la qualità dell'offerta didattica per gli studenti e l'attività di ricerca scientifica;
per far fronte a tale situazione finanziaria gli organi collegiali sono intervenuti direttamente producendo diversi piani di risanamento, per evoluzioni e aggiustamenti in corso di elaborazione, e sui quali non vi è mai stato un pronunciamento formale del Governo. L'ultima stesura di tale atto prevede tra l'altro una serie di misure fra le quali l'istituzione di garanzie reali su immobili di proprietà

dell'Ateneo, l'ipotesi di vendita di strutture di proprietà dell'Ateneo, la razionalizzazione dell'offerta didattica e il prepensionamento di alcuni docenti, l'offerta di un intervento straordinario alla regione Toscana per l'acquisizione dell'ospedale Le Scotte di Siena;
il bilancio di previsione della regione Toscana, per l'anno 2010, già approvato dal consiglio, ha allocato le risorse necessarie per l'intervento di acquisizione dell'immobile del policlinico, e tale risulta essenziale e decisivo per il buon esito del piano di risanamento e dunque per la salvaguardia della continuità della didattica e della ricerca di un'istituzione secolare come l'ateneo senese;
nel corso dell'anno 2009 l'ateneo senese, come prevede la legislazione vigente, ha inoltre indetto una gara pubblica per il servizio di tesoreria e per l'apertura di una linea di credito per 110 milioni di euro, suddivisa in una erogazione a breve per 40 milioni di euro ed una a lungo termine per 70 milioni di euro, con l'istituto bancario che si fosse aggiudicato la gara;
la crisi dell'università di Siena è stata oggetto, fino ad oggi, di tre atti di sindacato ispettivo, a prima firma dell'interrogante;
nell'interrogazione numero 4/01247, conclusa il 20 settembre 2008, si chiedeva, tra l'altro, al Governo e ai Ministeri competenti informazioni sulle dimensioni e sulla composizione del debito dell'Ateneo senese e quali provvedimenti intendessero assumere «per salvaguardare l'immagine, l'autorevolezza scientifica e didattica, i livelli occupazionali di una delle più antiche e prestigiose Università italiane»;
nell'interrogazione numero n. 500744, conclusa il 26 febbraio 2009, si chiedeva, tra l'altro, al Governo e ai Ministeri competenti di valutare «il piano di risanamento presentato dall'Università di Siena», di «predisporre iniziative o atti legislativi mirati per venire incontro alle esigenze degli atenei, come quello senese, che presentano livelli elevati di indebitamento» e di considerare l'opportunità «di corrispondere un contributo straordinario all'università di Siena»;
nell'interrogazione numero 5/01897, conclusa il 29 ottobre 2009, si chiedeva, tra l'altro, per quali motivi (dopo alcuni mesi dall'assegnazione della gara pubblica) il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non avesse ancora autorizzato l'ateneo senese a stipulare il finanziamento concesso dall'istituto di credito nonostante le garanzie presentate dall'Ateneo stesso fossero state valutate positivamente dalla banca concessionaria;
in occasione del dibattito delle suddette interrogazioni il Governo (nonostante la gravità in cui versa da mesi l'ateneo senese) ha fornito risposte parziali, ed insoddisfacenti rispetto soprattutto alla valutazione del piano di risanamento, alle iniziative, normative e finanziarie, a sostegno dell'università e riguardo al ritardo della autorizzazione per la stipula del finanziamento concesso dall'istituto di credito alla stessa università;
la liquidità necessaria per far fronte agli impegni inderogabili, quali contributi e retribuzioni dei dipendenti e pagamento dei fornitori, sono stati assicurati con l'utilizzo di 35 milioni di euro anticipati dal Governo a valere sul fondo per il finanziamento ordinario 2010, dopo aver fatto intendere erroneamente che si sarebbe trattato di un prestito infruttifero a lungo termine, e grazie alle dilazioni concesse dalla banca tesoriere che ha fortemente sostenuto l'ateneo in tutta la fase critica;
lo stesso rettore intervenendo sui mezzi di informazione sull'entità e la natura del contributo finanziario concesso ha precisato che si tratta di «35 milioni di euro» e di «una anticipazione a breve termine voluta dal Governo»;
sono numerosi i dipendenti dell'ateneo che hanno il contratto in scadenza od ai quali già non è stato rinnovato, tra cui quarantasette addetti del personale tecnico

amministrativo ancora non stabilizzati, seppure vincitori di concorso, ed un numero consistente di ricercatori;
il bilancio di previsione per l'anno 2010, approvato all'unanimità dal consiglio di amministrazione dell'ateneo senese, prevede un disavanzo di competenza di oltre 32 milioni di euro;
il fondo per il finanziamento ordinario delle università (Ffo) 2010 subirà una diminuzione, rispetto all'anno precedente, del 4 per cento: l'università di Siena riceverà dallo Stato circa 115 milioni di euro complessivi -:
se siano oggi maturate le condizioni, da parte del Ministero competente, per concedere all'Ateneo di Siena le autorizzazioni necessarie per la stipula del contratto di finanziamento con l'istituto di credito concedente al fine di scongiurare che una nuova crisi di liquidità, possa compromettere il puntuale pagamento di dipendenti e fornitori, la continuità e la qualità dell'offerta didattica per gli studenti e l'attività di ricerca scientifica;
se il Governo ritenga opportuno partecipare al risanamento dell'Ateneo senese con un finanziamento straordinario per dare respiro ed efficacia ad un piano che diversamente non ha i tempi necessari per produrre gli effetti attesi sulla spesa corrente;
se il Governo intenda assumere iniziative normative per favorire e promuovere prepensionamenti o la mobilità del personale dell'ateneo senese verso tutte le pubbliche amministrazioni dal momento che gli enti locali territoriali sono inibiti dall'assumere nuovi organici per rispettare il patto di stabilità;
se sul conto annuale 2008 dell'Ateneo senese siano emerse problematiche relative alle qualifiche dirigenziali e di direttore amministrativo;
se tali problematiche siano emerse anche in riferimento all'esercizio in corso e quali iniziative di competenza in caso abbia adottato o intenda adottare codesto ministero;
se sia a conoscenza di impegni di spesa e di atti deliberativi che siano stati assunti fuori dagli organi collegiali di amministrazione dell'ateneo;
a quali conclusioni sia giunto il gruppo di lavoro istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze del quale si riferisce nella risposta all'atto di sindacato ispettivo numero 5-00495, nell'esaminare il materiale trasmesso dal rettore dell'ateneo in data 6 febbraio 2009;
quali iniziative intenda assumere per assicurare il prolungamento del contratto o formo adeguate di ammortizzatori sociali ai numerosi dipendenti dell'ateneo il cui rapporto con l'università degli studi di Siena scade o scadrà nei prossimi mesi;
quando il Governo e il Ministro interrogato intendano concedere l'incontro con i rappresentanti dell'ateneo di Siena, del comune di Siena, della provincia di Siena e della regione Toscana, già richiesto ufficialmente alcuni mesi fa, per verificare il piano di risanamento dell'università e gli interventi necessari per salvaguardare la continuità didattica ed i livelli occupazionali dello stesso ateneo.
(5-02350)

Interrogazione a risposta scritta:

PICIERNO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nello svolgimento delle prove d'ammissione alle facoltà di area medica (medicina, odontoiatria, professioni sanitarie), ed, in generale, in tutte le prove svoltesi con le modalità previste dalla legge n. 264 del 1999, si riscontrano, anche quest'anno, le medesime gravissime irregolarità - segnalate puntualmente ad ogni edizione di concorso - e concernenti sia lo svolgimento delle prove sia l'errata formulazione di numerosi dei quesiti somministrati alle aspiranti matricole (nel 2007 vi

furono 2 annullamenti nella prova di medicina e i noti scandali giudiziari, nel 2008 vi fu l'annullamento della domanda di odontoiatria);
a tali circostanze si è aggiunto, quest'anno, un «ripensamento» del Ministero che, a più di due mesi di distanza (decreto ministeriale 5 novembre 2009 pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 4 dicembre 2009) dalla pubblicazione delle graduatorie degli ammessi alle suddette facoltà, ha disposto il «ripescaggio» di numerosi dei candidati esclusi in risposta all'allarme carenza di professionisti lanciato dalla Federazione nazionale dell'ordine dei medici e alle stesse richieste della Direzione generale dello studente che tuttavia invitava ad un aumento ben maggiore di quello effettuato con il predetto decreto ministeriale;
tale peculiare accadimento, assieme ad alcune riflessioni sui catastrofici effetti che, sempre di più, il meccanismo del «numero chiuso» dei posti nelle facoltà di area medica determina sulla preparazione e sul fabbisogno di tale indispensabile professionalità, è oggetto di dettagliata interrogazione presentata dal senatore Nerozzi presso l'altro ramo del Parlamento; preme, invece, in questa sede, sottolineare gravità e consistenza delle irregolarità riscontrate nella formulazione dei quesiti nonché nelle misure adottate nel tentativo di sanare tali mancanze;
per 2 quesiti della prova di ammissione al corso di medicina e chirurgia (quesiti 54 e 72) il Ministero, infatti, ha mutato, a ben 8 giorni di distanza dalla pubblicazione dell'elaborato, l'indicazione delle risposte da ritenersi corrette. Mentre per i test di architettura in una domanda vi erano due risposte ricopiate ed identiche (quesito 67) e nel quesito 78 è stata dimenticata per l'«automatismo delle procedure di stampa» la rappresentazione del grafico previsto con conseguente e grave annullamento postumo della domanda;
immaginabili sono le ripercussioni di tali mutamenti sulle posizioni conseguite ai singoli concorrenti; ripercussioni, queste, cui - come ogni anno - stanno sopperendo numerosi Tribunali amministrativi regionali aditi per il tramite dei ricorsi della sempre volenterosa Unione degli universitari (UDU);
da una rassegna delle pronunce dei Tribunali amministrativi regionali e dei procedimenti pendenti si evince quella che, ad avviso dell'interrogante, è una totale assenza di trasparenza sia in relazione al procedimento che ha condotto al mutamento nell'indicazione delle risposte esatte sia in relazione alla custodia degli elaborati durante la lunga e contraddittoria procedura di correzione. Circostanza ancor più grave è che in alcuni atenei i plichi sono stati riconsegnati secondo un ordine nominativo (con possibilità di individuazione del compito dei candidati nonostante le garanzie predisposte per l'anonimato) e che poi i predetti plichi sono stati trattenuti a Casalecchio sul Reno dove sono stati corretti dopo ben 8 giorni quando la correzione nel passato è stata sempre effettuata immediatamente -:
se e quali atti amministrativi e quale istruttoria abbiano condotto all'avviso recante data 11 settembre 2009 e concernente la modifica delle risposte da ritenersi corrette e la verifica dei macroscopici errori della prova di architettura;
se e quali misure si intendano adottare per correggere l'operato di una Commissione che negli ultimi anni ha commesso errori nella predisposizione delle domande;
se, alla data di pubblicazione del suddetto avviso di mutamento delle risposte già pubblicate come esatte, fossero già iniziate le procedure di correzione e, in caso di risposta negativa quali siano state le misure di custodia approntate per gli elaborati trattenuti per giorni a Casalecchio sul Reno, stante la consolidata prassi e il generale principio di trasparenza che esigono una correzione immediata in tutte le prove di concorso;
se sia intenzione del Ministro, anche in considerazione delle numerosissime

proposte presentate, assumere iniziative per una revisione della materia che consenta di ridefinire il sistema dell'accesso programmato nelle opportune sedi invece di demandare il futuro di studenti alla giustizia amministrativa valutando la possibilità di sanare tutte le posizioni giudiziarie pendenti.
(4-05753)

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2010

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
l'Agenda sociale 2005-2010 della Commissione europea ha designato il 2010 quale anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale per riaffermare e rafforzare l'iniziale impegno politico promosso dall'Unione europea con la strategia di Lisbona e volto ad «imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà»;
le linee guida del «documento quadro strategico» preparato dalla Commissione europea individuano tra i principi cardine cui far riferimento nelle politiche dei vari Stati dell'Unione europea il riconoscimento del diritto fondamentale delle persone in condizioni di povertà e di esclusione sociale di vivere dignitosamente e di far parte a pieno titolo della società, l'impegno ad aumentare la partecipazione pubblica alle politiche e alle azioni di inclusione sociale, sottolineando la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all'esclusione sociale e l'importanza di promuovere e sostenere le attività di volontariato, l'impegno a riaffermare il fermo impegno politico dell'Unione europea e degli Stati membri ad attivarsi con determinazione per eliminare la povertà e l'esclusione sociale e promuovere tale impegno con azioni a tutti i livelli del potere;
il 17 ottobre 2010 si terrà la giornata internazionale di lotta contro la povertà che, in base a quanto preannunciato dovrebbe comprendere iniziative di alto profilo quale ad esempio una dichiarazione su un impegno rinnovato per l'eliminazione della povertà;
il Programma nazionale italiano per il 2010 pone, come aspetto rilevante, le iniziative volte ad evidenziare le condizioni di povertà e i fattori che le hanno determinate, per le fasce di popolazione più deboli e meno capaci di rappresentazione politica e formulazione di domanda di intervento: i minori, le persone disabili, gli immigrati, le minoranze etniche e le persone che versano in condizione di estrema marginalità;
l'anno europeo, così come preannunciato, dovrebbe tener conto di tutte le azioni rivolte ad un più vasto pubblico e fare in modo che siano accessibili da parte di tutti, comprese le persone che versano in condizioni di povertà e le persone disabili;
il documento strategico prevede che ogni Stato membro designi un «organismo nazionale di attuazione» incaricato di organizzare la propria partecipazione all'anno europeo e di garantire il coordinamento a livello nazionale -:
se non ritenga opportuno intervenire con urgenti iniziative per il riconoscimento dei diritti fondamentali e dei bisogni delle persone in condizioni di povertà;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la reale applicazione anche a livello nazionale, degli impegni assunti a livello europeo per aiutare le persone che vivono in condizioni di povertà ad avere maggiore fiducia in se stesse dando loro accesso a un reddito dignitoso e a servizi d'interesse generale;
quali misure intenda adottare per contrastare la povertà infantile compresa la trasmissione intergenerazionale della povertà nonché la povertà all'interno della famiglia, prestando un'attenzione particolare alle famiglie numerose, alle famiglie

monoparentali e alle famiglie che hanno a carico e si prendono cura di una persona disabile, nonché la povertà vissuta dai bambini negli istituti.
(2-00578)
«Volontè, Nunzio Francesco Testa, De Poli, Capitanio Santolini, Drago, Delfino, Poli, Compagnon, Anna Teresa Formisano, Vietti».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
la Commissione europea riunitasi il 19 gennaio 2010 ha certificato i drammatici effetti sull'occupazione derivanti dalla crisi economica. Nel 2009 si sono persi 4,6 milioni di posti di lavoro, oltre 500 mila dei quali in Italia dove i senza lavoro sono saliti all'8,3 per cento, il tasso più elevato da 5 anni;
in tale contesto si inserisce la situazione degli stabilimenti OMSA di Faenza e Fermo e in particolare la condizione dei 350 lavoratori (di cui 320 sono donne) della OMSA di Faenza, in cassa integrazione ordinaria da un anno e per gli ultimi due mesi a zero ore, le quali rischiano di essere totalmente escluse da ogni forma di sostegno al reddito in caso di chiusura immotivata dello stabilimento o di trasferimento di parte della produzione in altre sedi estere del gruppo Golden Lady;
l'annunciata chiusura dello stabilimento OMSA di Faenza non avviene per ragioni legate all'attività produttiva ma per la semplice ragione che la proprietà ha deciso di delocalizzare in Paesi a basso costo di manodopera la produzione delle famose calze, trasferendo in questo modo uno dei principali prodotti del made in Italy fuori dai confini del nostro Paese, incrementando in tal modo la concorrenza sleale subita dai prodotti italiani del tessile;
la prospettiva del licenziamento per le 350 lavoratrici infliggerebbe un ulteriore grave colpo alla difficile situazione occupazionale dell'area faentina;
le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno dichiarato lo stato di agitazione permanente, indetto diverse manifestazioni e chiesto alle istituzioni coinvolte e a tutti i soggetti interessati un confronto costante per contribuire ad allentare le tensioni e individuare possibili soluzioni. Le stesse organizzazioni sindacali nei giorni scorsi hanno proposto l'istituzione di un tavolo nazionale per gestire la crisi dell'azienda e per stabilire le iniziative da intraprendere;
per il 20 gennaio 2010 è stato convocato un tavolo di trattativa presso la sede degli industriali di Faenza alla quale sono stati invitati tutti i soggetti interessati per un confronto di merito sulle prospettive dello stabilimento -:
quali siano le notizie in possesso del Governo e quali iniziative urgenti intende intraprendere al fine di garantire la continuità produttiva dello stabilimento OMSA di Faenza, la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali nonché la difesa di un prodotto di qualità del made in Italy.
(2-00580)
«Albonetti, Damiano, Madia, Gatti, Rampi, Bobba, Boccuzzi, Schirru, Mosca, Miglioli, Codurelli, Pedoto, Berretta, Esposito, Morassut, Coscia, Sanga, Oliverio, Antonino Russo, Marantelli, Realacci, Margiotta, Sarubbi, Bressa, Nicolais, Rossa, Maran, Cardinale, Cesare Marini, Gozi, Strizzolo, Siragusa, Gianni Farina, Santagata, Pes, Bossa, Argentin, Motta, Losacco, Benamati, Tullo, Marrocu, Calvisi, Touadi, Melis, Baretta».

Interrogazioni a risposta immediata:

CAMBURSANO, PALADINI, PORCINO, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel suo ultimo bollettino la Banca d'Italia illustra la crisi dell'occupazione,

spiegando che, oltre al dato statistico formale della disoccupazione - che, come ricorda il Ministro interrogato, è peggiorato meno della media europea - occorre tener conto di due elementi molto significativi: il fortissimo incremento della cassa integrazione - che all'estero è un istituto pressoché inesistente - e la forte riduzione delle forze lavoro, cioè del numero di coloro che cercano un'occupazione;
i dati indicano che la crisi occupazionale in Italia va ben oltre l'incremento statistico formale del tasso di disoccupazione. Se nel Sud le forze lavoro non fossero diminuite, il tasso di disoccupazione sarebbe stato di oltre 4 punti più alto nel Mezzogiorno e di oltre 1 punto nella media nazionale. Il tasso di disoccupazione «allargato» (stimato includendo gli occupati equivalenti in cassa integrazione guadagni) è perciò cresciuto (+ 1,6 per cento), molto di più del tasso di disoccupazione in senso stretto (+ 0,6 per cento);
includendo entrambi questi fattori, cioè la riduzione anomala delle forze lavoro nel Mezzogiorno e l'impennata degli occupati in cassa integrazione guadagni, il tasso di disoccupazione in Italia si posiziona intorno al 10 per cento, con un aumento su base annua superiore alla media europea;
la Banca d'Italia ha, infatti, calcolato il tasso di disoccupazione sulla base dei criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro, insieme ad altri due indicatori della quantità di lavoro disponibile inutilizzato: il primo include tra le persone in cerca di un lavoro anche gli occupati momentaneamente esclusi dal processo produttivo perché in cassa integrazione guadagni; il secondo ricomprende anche gli scoraggiati, che, non inclusi tra i disoccupati per non aver cercato lavoro nelle precedenti quattro settimane, hanno, tuttavia, statisticamente la stessa probabilità di trovare un lavoro dei disoccupati;
nelle regioni del Mezzogiorno, dove storicamente il fenomeno dello scoraggiamento ha un peso significativo, comprendendo tra i disoccupati non solo i lavoratori in cassa integrazione guadagni, ma anche gli scoraggiati, nel secondo trimestre del 2009 il tasso di disoccupazione sarebbe stato pari al 17,8 per cento, 5,8 punti in più dell'indicatore calcolato secondo i criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro;
nello stesso periodo, nel complesso dell'economia italiana il tasso di disoccupazione corretto per entrambi i fenomeni sarebbe stato pari al 10,2 per cento, anziché al 7,4 per cento: tale differenza è imputabile per 1,2 punti alla cassa integrazione guadagni e per 1,6 punti al fenomeno dello scoraggiamento. Sommando i lavoratori in cassa integrazione guadagni e gli scoraggiati ai disoccupati, il numero di persone non impiegate, ma potenzialmente impiegabili, nel processo produttivo crescerebbe di 800.000 unità, raggiungendo circa 2,6 milioni (era pari a 2 milioni nel secondo trimestre del 2008);
il Ministro interrogato ha definito le stime fornite dalla Banca d'Italia un calcolo scorretto e fantasioso;
la reazione del Ministro interrogato - a parere degli interroganti - non solo risulta del tutto fuori luogo, ma suscita seria preoccupazione perché rivela ancora una volta lo sforzo del Governo di nascondere la drammaticità concreta della crisi dietro un'interpretazione distorta dei dati statistici;
secondo stime della Cgil sono oltre 1,7 milioni (1.765.922) le richieste di indennità di disoccupazione nei primi 11 mesi del 2009. Fra queste indennità molte sono ormai in scadenza, in particolare per i disoccupati con meno di 50 anni, per i quali l'indennità di disoccupazione ordinaria viene erogata per soli 8 mesi, invece che per un anno. Sono, inoltre, centinaia di migliaia i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, ai quali sta per cessare l'elargizione dell'indennità, ma che non potranno rientrare al lavoro allo scadere delle 52 settimane -:
se il Governo non intenda adottare iniziative volte a prorogare oltre i limiti

stabiliti dalla normativa vigente, sia pure eccezionalmente ed in attesa di una riforma organica degli ammortizzatori sociali, l'erogazione delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria, al fine di fornire in questa situazione di perdurante crisi occupazionale un sostegno al reddito di centinaia di migliaia di famiglie.
(3-00839)

LARATTA, LENZI, DAMIANO, VILLECCO CALIPARI, MARAN, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU, LAGANÀ FORTUGNO, LO MORO, CESARE MARINI, OLIVERIO, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 7, 8 e 9 gennaio 2010 gravi episodi di violenza sono avvenuti a Rosarno, in Calabria, tra popolazione autoctona e immigrati;
le testimonianze raccolte e l'ampia documentazione giornalistica denunciano la presenza di fenomeni massicci di lavoro nero, in particolare nel comparto agricolo. Si tratta di lavoro sottopagato in condizioni disumane, soggetto al controllo della 'ndrangheta e gestito totalmente dai caporali;
quanto accaduto rende evidente l'intreccio tra criminalità organizzata, immigrazione clandestina e lavoro nero, intreccio per il quale nessuno di questi fenomeni può essere efficacemente affrontato in modo isolato. Legalità e lavoro sono un binomio inscindibile per un'efficace politica a favore del Sud;
la lotta al lavoro nero è, quindi, elemento indispensabile di una strategia complessiva, come dichiarato dal Ministro dell'interno Maroni nell'intervista a Il Messaggero dell'11 gennaio 2010;
la linea portata avanti dall'attuale Governo in materia di lotta al lavoro nero ha trovato la sua prima applicazione nella direttiva del Ministro interrogato del 18 settembre 2008, dalla quale in sostanza emerge, ad avviso degli interroganti, l'intento di orientare le attività ispettive alla prevenzione dell'illecito, evitando atteggiamenti vessatori, e nulla si dice sulle verifiche da effettuarsi su situazioni quali quelle che si sono verificate, che avrebbero richiesto particolare attenzione;
nel documento di programmazione dell'attività di vigilanza per il 2009 dello stesso ministero si sceglie esplicitamente una riduzione del 17 per cento del numero delle aziende soggette a controlli, «anche in considerazione della crisi economica che sta colpendo la nostra società», a favore di un dichiarato recupero di qualità dell'attività ispettiva. Tale programma vede la regione Calabria prima in graduatoria, con una riduzione del 46 per cento dei controlli rispetto a quanto fatto nel 2008. Infatti, si prevede di sottoporre a controlli 9.200 aziende a fronte delle 17.268 controllate nel 2008 -:
come intenda il Governo correggere tale impostazione, in modo da garantire la presenza dello Stato nella regione Calabria a tutela della legalità del lavoro, necessaria premessa all'affermazione di un'economia sana.
(3-00840)

FORMICHELLA e BALDELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dal Governo e dalle regioni nel corso del 2009 hanno contribuito a mantenere vivi i rapporti di lavoro;
in Italia il tasso di disoccupazione è cresciuto meno di quello degli Stati Uniti e di molti Paesi europei;
il Governo ha presentato due piani di azione dedicati ai giovani e alle donne nell'ambito di una rinnovata strategia per l'occupazione;

le dichiarazioni dei Capi di Stato e di Governo del G20 hanno invitato ad una strategia globale per la formazione;
sarebbe necessaria una maggiore efficacia nella spesa per formazione da parte del Governo, delle regioni e delle parti sociali -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per garantire un nuovo accesso al lavoro per i disoccupati e quali azioni intenda intraprendere per accrescere la base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani.
(3-00841)

VIETTI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, DELFINO, POLI, GALLETTI, CAPITANIO SANTOLINI, PEZZOTTA, OCCHIUTO, LIBÈ e MEREU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del nuovo sistema fiscale che il Governo ha annunciato di voler avviare, ipotizzando una scadenza non prima della fine della legislatura attuale, vi sarebbe anche il ritorno al sistema delle deduzioni per i carichi familiari, soppresso dal Governo Prodi nel 2007;
secondo il Ministro interrogato «ritornare alle deduzioni per i carichi familiari è uno degli obiettivi», anche perché «funzionano meglio del quoziente familiare»;
oltre ad essere un punto fermo del programma elettorale della maggioranza, l'introduzione del quoziente familiare è stata più volte confermata dal Presidente del Consiglio dei ministri e da altri autorevoli membri del Governo e della maggioranza, mentre oggi il Ministro Tremonti pensa «a qualcosa di più ambizioso del quoziente familiare»;
l'introduzione, anche graduale, del quoziente familiare sarebbe stato un primo segnale per le famiglie oberate dal peso delle tasse ed in attesa di interventi di sostegno;
ad aggravare la situazione delle famiglie, inoltre, si aggiunge il dato fornito dalla Commissione europea per il 2009, riunita a Bruxelles per esaminare la crisi greca, secondo cui, nonostante sia inferiore alla media dell'Unione europea, «quello italiano è il sistema più colpito dalla crisi occupazionale», dove i senza lavoro sono saliti all'8,3 per cento, «il tasso più elevato da cinque anni»;
appare, pertanto, immotivata la reazione del Ministro interrogato alla pubblicazione delle stime fornite dalla Banca d'Italia, che considera il tasso di disoccupazione «reale» superiore al 10 per cento, solo perché associa ai disoccupati anche i cassintegrati e i cosiddetti «lavoratori scoraggiati» (coloro che rinunciano a cercare occupazione perché ritengono la situazione sfavorevole);
considerare i dati sulla disoccupazione una rappresentazione anti-italiana, in contrasto con gli interessi nazionali, non è un atteggiamento che giova alla verità, considerando che la disoccupazione preoccupa il 37 per cento degli italiani e che il 51 per cento dei cittadini europei la indica fra le due principali emergenza da affrontare;
di contro occorre sottolineare che il potere di acquisto dei salari è fermo ai livelli di quindici anni fa per la mancata restituzione del fiscal drag;
dal quoziente familiare alla riforma degli ammortizzatori e al taglio dell'irap, tutto risulta essere rinviato sine die, mentre la situazione economica resta ancora critica e la ripresa nel 2010 appare ancora troppo fragile, nonostante l'ottimismo del Presidente del Consiglio dei ministri;
al di là degli annunci-spot del Governo, le condizioni in cui versano le famiglie, i lavoratori e le imprese sono ancora in sofferenza -:
se confermi la rinuncia all'introduzione del quoziente familiare nel nostro sistema fiscale e se non ritenga che la strategia annunciata da alcuni membri del Governo di puntare su altre misure di

sostegno determinerà nei fatti un rinvio, indefinito nei tempi e nei contenuti, degli interventi promessi ed attesi dalle famiglie italiane.
(3-00842)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MURER, MARIANI, GATTI, DAMIANO e CENNI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la circolare protocollo n. 0009537 del 14 dicembre 2009 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca contenente le «indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010» prevede per i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie la conferma dei contratti «nella misura massima del 75 per cento del corrispettivo pattuito» con un taglio effettivo del budget del 25 per cento;
la circolare, firmata dal direttore generale Marco Ugo Filisetti, giustifica la riduzione di fondi da destinare alla pulizia e sorveglianza delle scuole (in particolare dell'infanzia e della primaria) con la necessità di coprire spese in «sofferenza» per «supplenze, funzionamento ed esami di Stato»;
per rendere possibile il taglio, il Ministero è ricorso all'applicazione dell'articolo 11 del regio decreto n. 2440 del 1923, secondo cui qualora nel corso di esecuzione del contratto occorra una diminuzione della prestazione, l'appaltatore è obbligato ad assoggettarvisi nella misura massima del 20 per cento. Oltre detta percentuale l'appaltatore, laddove non si avvalga della risoluzione del contratto, è obbligato ad assoggettarsi all'ulteriore riduzione;
a fronte della disposizione ministeriale, all'appaltatore, quindi, non resta che accettare la drastica riduzione oppure risolvere il contratto;
se per il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca questa soluzione di emergenza rientra nella politica di razionalizzazione delle spese imposta dal Ministero dell'economia e delle finanze realizzata attraverso la manovra finanziaria di un anno fa (per il comparto scuola quasi 8 miliardi di euro in meno in tre anni), per le aziende che hanno in appalto i servizi di pulizia si tratta di una scelta drammatica che avrà ripercussioni sui lavoratori: per migliaia di dipendenti si prospettano una riduzione delle ore lavorate con proporzionale riduzione del salario che, per queste mansioni, risulta già, il più delle volte, basso; in taluni casi le aziende potrebbero ricorrere anche a cassa integrazione se non addirittura al licenziamento;
i tagli del 25 per cento colpiscono in modo drammatico anche le cooperative, molte delle quali sociali di tipo B che inseriscono nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati e garantiscono servizi di pulizie e di mensa negli istituti di molte zone del Paese;
una forte preoccupazione serpeggia tra lavoratori e sindacati, che di fronte ad una crisi finanziaria drammatica, che sta mettendo a dura prova economia e occupazione, guardano con crescente sgomento al fatto che proprio dallo Stato arrivino tagli di queste proporzioni, che si traducono in contrazione delle attività per le imprese, in riduzioni salariali o perdita di posti di lavoro;
forti critiche sono arrivate anche dai sindacati della scuola, secondo cui la decisione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di ridurre del 25 per cento la spesa per pulizie e sorveglianze, comportando una riduzione dei servizi, prospetterà una diminuzione della prestazione in termini di qualità e quantità;
all'interrogante appare paradossale che, proprio durante una crisi economica durissima che chiede al Governo ed alle Istituzioni un intervento deciso a tutela di imprese e lavoratori, sia proprio il Governo

a provocare perdita di occupazione ed ulteriori stati di crisi in aziende che svolgono mansioni per conto dello Stato -:
se il Governo intenda assumere iniziative, e quali, a tutela dei lavoratori che, in seguito alla circolare del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, vedranno drasticamente ridotte le loro ore di lavoro e salario, nei casi in cui non perderanno addirittura il posto di lavoro;
in che misura il cospicuo taglio richiesto inciderà sulla qualità dei servizi scolastici erogati e se un taglio di queste proporzioni non rischi di tradursi in un pericoloso abbassamento degli standard minimi di efficienza, igiene e qualità degli istituti scolastici pubblici italiani.
(5-02355)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUVOLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 194, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 11 dicembre 2008 n. 289 ed entrato in vigore il giorno seguente alla pubblicazione, disciplina le modalità per il rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali eseguiti negli stabilimenti di produzione dalle autorità competenti, per verificare la conformità alle normative riguardanti i mangimi e gli alimenti nonché la salute ed il benessere degli animali, dando così attuazione al Reg. CE 882/2004;
provvedimento prevede tra l'altro l'obbligo da parte degli operatori del comparto alimentare del pagamento di una tariffa differenziata a seconda del settore interessato e delle quantità esaminate per i settori: impianti di macellazione, impianti di sezionamento, centri di lavorazione della selvaggina cacciata, stabilimenti di produzione del latte e stabilimenti di produzione ed immissione in commercio dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura, come indicato nelle sezioni da 1 a 5 dell'allegato A del decreto;
nella delega al Governo di cui all'articolo 27 della legge comunitaria per il 2007, si stabiliva che il decreto legislativo di disciplina delle modalità di finanziamento dei controlli sanitari ufficiali, di cui al Regolamento CE 882/2004, doveva attenersi al criterio specifico di determinare le tariffe tenendo conto dei criteri previsti nell'articolo 27, comma 5, del Regolamento CE 882/2004, tra i quali vi è anche il criterio che prescrive di tener conto degli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva e dei fattori di rischio;
il decreto legislativo n. 194 include, invece, tra i soggetti obbligati a corrispondere specifiche tariffe forfettarie annuo tutto le attività produttive per le quali il Regolamento CE 882/2004 non prevedeva espressamente l'obbligo;
ha, inoltre, disatteso con l'individuazione delle fasce quantitative e la determinazione degli importi dovuti i vincolanti criteri, in quanto vengono parificate aziende appartenenti a settori diversi con differenti gradi di rischio;
nella prima fascia vengono infatti considerate alla stessa stregua imprese minime senza dipendenti con quelle che hanno capacità produttiva di tipo industriale, penalizzando in tal modo le imprese di piccole dimensioni;
tali imprese sono obbligate a corrispondere ogni anno una tariffa di almeno 400 euro quale copertura delle spese relative ai controlli, a prescindere dalla effettiva possibilità di procedere al controllo sulla totalità delle imprese;
la corresponsione non equa della tariffa per la mancata proporzionalità dell'importo rispetto alla dimensione produttiva dell'impresa, genera una pesante penalizzazione per le imprese di piccole dimensioni nella concorrenza sia a livello nazionale che comunitario;

quali iniziative normative si ritenga opportuno assumere al fine di ristabilire una equità concorrenziale tra imprese della stessa filiera.
(4-05749)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da quanto pubblicato sul quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 17 gennaio 2010, risulterebbe che nel corso delle indagini su una inchiesta su presunti falsi invalidi, i carabinieri avrebbero accertato che nel centrale quartiere di Chiaia sarebbero state rilasciate pensioni e assegni di invalidità a oltre quattrocento presunti malati di mente;
rispetto alla media degli altri quartieri cittadini, sono decisamente troppi, e gli investigatori sospettano una gigantesca truffa attraverso la falsificazione di documentazione medica ed amministrativa, così da far erogare false pensioni a persone che in realtà non hanno alcun titolo per beneficiarne -:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte della situazione sopra descritta;
se sia in grado di comunicare quante false pensioni o assegni di invalidità siano state accertate nel 2009, e quali iniziative siano state adottate dal ministero competente.
(4-05750)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
241 lavoratori della Fondazione Santa Lucia rischiano di perdere il posto di lavoro;
a detta degli interessati, vi sarebbero scelte che inizialmente ispirate a un condivisibile principio e criterio di razionalizzazione e riorganizzazione, che però avrebbe finito con il provocare effetti definiti «devastanti» per il sistema sanitario del Lazio;
la decisione assunta avrebbe declassato la fondazione Santa Lucia da struttura di eccellenza a casa di cura, provocando così il taglio dei finanziamenti e quindi l'impossibilità della Fondazione a mantenere la professionalità presenti al suo interno -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo, quali iniziative nel quadro dell'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario, per quanto di competenza, si intendono promuovere, adottare e sollecitare.
(4-05751)

TESTO AGGIORNATO AL 21 GENNAIO 2010

...

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in seguito alla diffusione, su scala mondiale, dell'influenza «A» (virus H1N1) ed ai ripetuti allarmi su una possibile pandemia lanciati dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) il 21 agosto 2009 il Ministero della salute ha sottoscritto un contratto con la casa farmaceutica Novartis per l'acquisto diretto di 24 milioni di dosi di vaccino del virus H1N1, per un importo pari a 184 milioni di euro;
secondo i piani del Ministero della salute tali dosi sarebbero state utilizzate per attuare un piano di vaccinazione che doveva interessare, entro il 2009, almeno il 40 per cento della popolazione italiana;

nonostante i programmi del Ministero il 24 dicembre 2009 l'Istituto superiore di sanità ha comunicato ufficialmente che la copertura vaccinale (percentuale di persone vaccinate sul totale della popolazione alla quale è raccomandato) è pari al 4 per cento, mentre la copertura per il personale sanitario e sociosanitario raggiunge appena il 15 per cento del totale;
nello specifico al 22 dicembre 2009 è stato reso noto che sono state vaccinate in Italia solamente 820.456 persone;
oggi è ragionevolmente ipotizzabile, dal momento che il picco dell'influenza «A» si è verificato nel mese di novembre 2009, che la maggior parte delle dosi di vaccino commissionate non verranno utilizzate;
è emersa, dalla pubblicazione del contratto stipulato fra Ministero della salute e Novartis (reso noto nel dettaglio soltanto nei giorni scorsi), la presenza di clausole che sembrano salvaguardare quasi esclusivamente la casa farmaceutica: a partire dalla possibilità, per Novartis, di non rispettare la data di consegna dei vaccini senza l'applicazione di alcuna penalità, dalla non responsabilità dell'azienda rispetto ad eventuali danni alla salute causati dal vaccino stesso, dalla tipologia di confezionamento delle dosi a completa discrezione della casa farmaceutica e dall'obbligo dello Stato di pagare comunque le dosi commissionate e non ritirate;
lo stesso articolo 1 del contratto citato stabilisce che Novartis è obbligata a produrre e a rispettare il contratto ma solo fino a quando ciò sia «ragionevole». Dove per «sforzi commercialmente ragionevoli» si intende che l'azienda si impegna ad adempiere all'incarico, ma che laddove intervengano «fattori esulanti dal pieno controllo della Novartis» l'accordo decade ma lo Stato deve comunque rispettare gli accordi economici siglati;
la multinazionale Novartis è attualmente presente in 140 nazioni con numerosi stabilimenti in tutta Italia;
negli insediamenti di Siena e Rosia (provincia di Siena) si concentrano le attività di ricerca, sviluppo e produzione della divisione vaccini e diagnostici di Novartis. In tali stabilimenti sono attualmente presenti oltre 2.000 dipendenti: un numero che testimonia l'importanza dell'azienda farmaceutica sul piano economico, produttivo ed occupazionale del territorio senese e della Toscana;
il 13 gennaio 2010 l'azienda Novartis ha annunciato l'avvio di un piano di riorganizzazione della propria area commerciale per far fronte, come riportato da organi di informazione, «al processo di cambiamento nella struttura del sistema sanitario in atto in Italia, che comporta una sempre maggiore centralizzazione amministrativa a livello regionale e non di singola Azienda Sanitaria Locale, oltre al conseguente e progressivo ridimensionamento delle attività di informazione scientifica»;
tale ridimensionamento prevede inizialmente la procedura di mobilità per 24 dipendenti (20 informatori scientifici e 4 interni) della sede di Rosia;
questa scelta dell'azienda è stata fortemente criticata da associazioni sindacali ed istituzioni locali che hanno richiesto un incontro urgente, con i vertici di Novartis per discutere sulla riorganizzazione annunciata dall'azienda farmaceutica;
le motivazioni di Novartis, che giustifica il ridimensionamento occupazionale con «la diminuzione del fatturato delle vendite italiane negli ultimi due anni» (come riportano gli organi di informazione);
risultano oggi quanto mai discutibili alla luce soprattutto del contratto fra Governo italiano e la casa farmaceutica stessa sulle dosi di vaccino del virus H1N1. Un contratto, come evidenziato in precedenza, che ha permesso a Novartis un finanziamento di 184 milioni di euro oltre alla presenza di numerose clausole, ad avviso degli interroganti, quasi esclusivamente

a favore dell'azienda che hanno azzerato di fatto il rischio d'impresa;
in questo contesto va inoltre segnalato che, nei giorni scorsi, la multinazionale Novartis ha annunciato (come riportato da organi di informazione) di voler rilevare, al prezzo di 28,1 miliardi di dollari, la quota dell'azienda Alcon (uno dei leader mondiali dei prodotti per l'oculistica) detenuta dal gruppo Nestlé (52 per cento) -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per salvaguardare i livelli occupazionali degli stabilimenti Novartis presenti in Italia, a partire dalla messa in mobilità di alcuni dipendenti in provincia di Siena;
se e quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo per fare piena chiarezza sul contratto stipulato con l'azienda farmaceutica svizzera Novartis sulla produzione del vaccino per il virus H1N1 e se non ritenga opportuno, anche in relazione ai cospicui finanziamenti connessi al contratto, assumere iniziative affinché da parte di Novartis sia garantita l'occupazione come punto fondamentale;
se e quali iniziative intenda assumere il Governo a sostegno degli enti locali, delle organizzazioni economiche e sindacali, per consolidare e rafforzare la presenza in Italia ed in particolare in Toscana ed in provincia di Siena, di quest'azienda multinazionale i cui investimenti e le cui capacità produttive, e soprattutto le ricadute occupazionali, rappresentano un asset fondamentale per l'industria e l'economia italiana.
(2-00581)
«Ceccuzzi, Cenni, Sani, Fontanelli, Mattesini, Mariani, Cavallaro, Ciriello, Trappolino, Meta, Marco Carra, Pollastrini, Carella, Tidei, Fogliardi, Fiorio, Ferrari, Fiano, Brandolini, Concia, Corsini, Laganà Fortugno, Bocci, Bonavitacola, Boffa, Giacomelli, Garofani, Agostini, Cuperlo, Zucchi, Nannicini, Braga, Sbrollini, Bindi».

Interrogazione a risposta orale:

ALESSANDRI e MAZZUCA. - Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Governo sta cercando di porre sotto controllo l'imponente crescita della spesa sanitaria pubblica il cui deficit ha raggiunto livelli di allarme;
la spesa pubblica sanitaria negli ultimi dieci anni è pressoché raddoppiata. A partire dal 2000, infatti, la crescita annuale è stata del 2,5 per cento, un punto superiore alla crescita registrata per il PIL. Nonostante il costante e cospicuo aumento delle risorse disponibili, la sanità pubblica sembra continuare a vivere in uno stato di sottofinanziamento, vista l'esistenza di deficit che si rinnovano negli anni;
secondo una ricerca condotta dal Centro europa ricerche (CER) su un progetto della fondazione Farmafactoring lo squilibrio annuale ammonta a 4 miliardi di euro;
la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) aveva previsto di poter conseguire un sostanziale pareggio attraverso un aumento delle risorse disponibili e risparmi di spesa di circa 3 miliardi l'anno, tuttavia esistono ricerche universitarie che nel merito dimostrerebbero che il deficit continuerà a crescere seppure in maniera più contenuta;
l'attuale maggioranza di Governo, attraverso la legge finanziaria per il 2010, legge n. 191 del 2009, ha inteso rivolgere un particolare riguardo al servizio sanitario pubblico e nell'ambito del «patto per la salute», la sanità è stata posta al centro della manovra di finanza pubblica. A partire dalle risorse: +1,6 miliardi di euro nel 2010, +1,7 miliardi di euro nel 2011 e +2,8 per cento nel 2012 rispetto al 2011. Per il 2010-2011 parte delle somme in più, oltre 2,3 miliardi di euro, avranno seguito tramite successivi provvedimenti in corso d'anno. La predetta finanziaria assegna anche 5,7 miliardi per investimenti in

edilizia e tecnologia, che potranno contare anche sui FAS per sostenere i rientri e ottenere anticipazioni fino a 1 miliardo dallo Stato, rimborsabili in 30 anni, a copertura dei disavanzi anteriori al 2005 (Calabria). Inoltre si prevede il blocco dei pignoramenti per 12 mesi ed il taglio dei posti letto da 4,5 a 4 per mille abitanti (lo 0,7 per lungodegenza). In caso di mancato rientro dei deficit sanitari, per le regioni inadempienti si prevede l'aumento delle addizionali Irpef (+0,30 per cento) e Irap (+0,15 per cento) oltre il massimo se i piani di rientro non saranno stati presentati o non sufficienti, con commissariamento in capo al Presidente di regione e nello spirito di leale collaborazione e di piena responsabilizzazione nel Governo;
il Fondo nazionale per le politiche sociali è stato integrato di 150 milioni di euro per il 2010. Di particolare rilevanza è il finanziamento di 400 milioni per il 2010 del Fondo per la non autosufficienza e riguardo allo sviluppo è previsto un incremento che porta da 23 a 24 i miliardi disponibili per l'ex articolo 20 (Legge n. 67 del 1988, investimenti) e sono stati incrementati di 200 milioni per il 2011 e di 1.800 milioni di euro per il 2012 i fondi per l'edilizia sanitaria. Ciò porterà ad avere una disponibilità complessiva pari a 5,7 miliardi per investimenti che contribuiranno a migliorare la qualità dei servizi resi e a colmare il divario esistente fra Nord e Sud del Paese;
di fronte alle azioni attivate dallo Stato per sostenere e per migliorare la qualità del servizio della sanità pubblica e per risanare i predetti deficit regionali, oggi iniziano ad emergere gravi e pesanti fenomeni di illecita gestione dei servizi regionali che fanno sospettare che i debiti accumulati dagli enti sanitari locali derivino soprattutto da comportamenti non onesti degli amministratori pubblici interessati;
i primi segnali di questa possibile piaga che va a danneggiare i conti pubblici sanitari sono stati notati nel sistema sanitario della Regione Puglia dove la magistratura ha iniziato a compiere inchieste che farebbero emergere stati di malaffare assai diffusi e profondi;
il Parlamento, dal canto suo, ha anch'esso ritenuto necessario mettere sotto osservazione la gestione della sanità e proprio riguardo agli scandali segnalati in Puglia, la Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, nel luglio 2009 ha approvato un'inchiesta sulla gestione della sanità nella regione Puglia, successivamente, nell'ipotesi che i fenomeni di collusione o di corruzione eventualmente riscontrabili potessero riguardare altre regioni oltre la Puglia, l'inchiesta è stata disposta sui fenomeni di corruzione nell'ambito del Servizio sanitario nazionale;
per approfondire gli aspetti critici che potrebbero fungere da cause dei debiti regionali, la predetta Commissione parlamentare ha anche effettuato una inchiesta sul ricorso alle consulenze esterne nel settore sanitario, effettuando una specifica audizione al Ministro per pubblica amministrazione e l'innovazione, ipotizzando che spese irregolari potrebbero anche riguardare una scorretta utilizzazione delle risorse finanziarie per favorire clientele e interessi privati;
in questo filone sembra inserirsi perfettamente l'eclatante vicenda di questi giorni riguardante supposti fenomeni illeciti nella gestione della sanità pubblica della Regione Emilia Romagna e di cui si stanno occupando gli organi della giustizia;
le cronache di queste ore riferiscono di sospette correlazioni tra i debiti scoperti nei bilanci delle aziende sanitarie di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini e ipotizzate pratiche di illegalità gestionali esercitate nell'ambito dell'amministrazione della cosiddetta «Area Vasta» della Regione Emilia Romagna;
come si evince ad esempio dal giornale QN Il Resto del Carlino di venerdì 15 gennaio 2010, l'inchiesta sulla mala gestione

sanitaria della Romagna sembrerebbe nascere da un esposto anonimo pieno di riferimenti concreti relativi a due appalti incriminati del valore di 56 milioni di euro. Il caso parrebbe pertanto ricondursi a due casi paralleli e forse collegati tra loro, ossia una grossa perdita riscontrata improvvisamente nel bilancio della sanità di Forlì, con 34 milioni di euro di deficit nei conti del 2008 e un presunto giro di appalti sospetti del valore di 55 milioni di euro della predetta Area Vasta;
anche Il resto del Carlino di sabato 16 gennaio riferisce di un appalto indetto dalla ASL di Cesena per conto anche delle altre ASL dell'Area Vasta, con base d'asta di 45 milioni di euro, per la fornitura di strumentazioni diagnostiche al laboratorio centralizzato di Pievesistina, aggiudicato nel 2008 ad un raggruppamento temporaneo di imprese composto da Roche Diagnostics e Dasit, ma impugnata sfavorevolmente dalle società Bekman Coulter, Menarini e Biosite i cui ricorsi furono definitivamente respinti dai giudici amministrativi. Accanto a tale appalto vi sarebbe poi un altro contratto sospetto, del valore di 5 milioni di euro della ASL di Forlì;
anche in provincia di Ferrara sembrerebbe aprirsi un caso sospetto relativo ad un appalto per la realizzazione dell'ospedale di Cona, iniziato nel 1990 e mai terminato, per un costo totale di 287 milioni di euro. In questo caso la magistratura avrebbe posto sotto indagine una decina di persone a vario titolo coinvolte nell'inchiesta avviata da più di un anno;
i casi riguardanti in particolare la sanità della Romagna necessitano di verifiche che sarebbe utile fossero disposte non solo dalla magistratura, ma anche soprattutto dal Governo affinché approfondisca dettagliatamente i possibili punti critici che rendono vulnerabile la gestione sanitaria rispetto a casi di malaffare e di corruzione arrecando danni soprattutto ai cittadini che ottengono servizi insufficienti o di cattiva qualità, oltre che al bilancio pubblico che a sua volta si ripercuote sulle tasche dei contribuenti -:
se, ciascuno per le proprie competenze e nell'ambito dei relativi poteri, non intendano intraprendere specifiche iniziative, eventualmente da affiancare all'azione della magistratura, volte ad ottenere informazioni e ad ogni modo a fare chiarezza amministrativa sui presunti casi di appalti illeciti in essere presso il territorio di competenza della ASL di Area Vasta di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini e quali eventuali dati disponga sulle vicende di cui trattasi;
se non ritenga opportuno intraprendere iniziative anche di natura normativa volte a rendere rintracciabili i processi di spesa per appalti di forniture di beni e servizi e per la realizzazione di opere sanitarie, nonché le modalità di spesa relative alla gestione ordinaria delle strutture sanitarie locali, in modo da rendere tali operazioni chiaramente visionabili da parte dei cittadini.
(3-00845)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica, nella sua edizione del 18 gennaio 2010 ha pubblicato un articolo del giornalista Francesco Viviano;
che in detto articolo si raccoglie l'amaro sfogo-denuncia dei genitori di Andrea Bonanno, un bimbo di 7 anni morto nell'ospedale di Cosenza nel 2005 per una banale ingessatura al braccio, troppo stretta: «Hanno ucciso nostro figlio, ne stavano uccidendo un altro e sempre nello stesso ospedale. Ma quei medici, già condannati in primo grado per omicidio e per falso, sono ancora lì al loro posto, senza che nessuno li rimuova... Nostro figlio si lamentava, noi chiedevamo di intervenire e loro ci rispondevano che il bambino faceva i capricci»;
dopo la morte del loro bambino, i genitori del piccolo Andrea hanno cominciato

una dura battaglia: hanno accusato, denunciato, provato quello che dicevano, facendo condannare i medici responsabili della moglie del figlio: Francesco Togo, primario di ortopedia dell'ospedale Annunziata di Cosenza e il suo aiuto, Achille Maria Scalercio sono stati entrambi condannati a un anno di reclusione per omicidio colposo; nove mesi per falso ad altri due medici;
dopo la condanna, emessa il 29 settembre 2009 dal tribunale di Cosenza i signori Bonanno hanno chiesto che quei medici venissero allontanati da quell'ospedale, rivolgendosi a numerosi enti, alle istituzioni, allo stesso ministero della Sanità -:
se quanto sopra riferito corrisponda a verità;
se non si ritenga opportuno che i sanitari coinvolti in questa vicenda siano cautelativamente sospesi dalle loro funzioni e quali iniziative il consiglio dell'ordine dei medici abbia assunto in proposito;
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano promuovere, adottare e sollecitare in relazione alla vicenda sopra esposta.
(4-05752)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il mondo della sanità pugliese risulta investito da sconcertante e inquietante bufera giudiziaria;
in particolare l'ex direttore generale della Asl Bari, Lea Casentino, è stata arrestata assieme ad alcune altre persone nell'ambito di un'indagine della procura di Bari;
i reati contestati sono di falso e peculato;
in particolare si parla, tra l'altro, di irregolarità commesse nella selezione pubblica per conferire l'incarico quinquennale di direttore medico della struttura complessa di allergologia e immunologia clinica presso l'ospedale di Altamura;
quello descritto, tuttavia, non è che uno dei tanti casi di irregolarità emersi, tali da configurare una situazione generale gravemente compromessa;
secondo le affermazioni rese in una nota dalla procura della Repubblica barese, le vicende al centro delle indagini sulla gestione della sanità regionale pugliese «paiono sovente connotate più dal carattere dell'episodicità, da quello della sistematicità degli illeciti commessi» -:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano promuovere, adottare e sollecitare a fronte della situazione sopra descritta.
(4-05755)

TESTO AGGIORNATO AL 20 GENNAIO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Italtel detiene circa il 74 per cento dell'installato della rete fissa Telecom in Italia, ha realizzato la rete interdistrettuale di Telecom e la rete fastweb in standard Ip (Internet protocol), inoltre ha sviluppato una tecnologia all'avanguardia, softswitch, per il passaggio rapido dalle reti tradizionali di fonia a quelle nuove Ip, che possono veicolare contemporaneamente le telefonate, internet e la televisione;
oltre al mercato italiano, Italtel è presente in Spagna, America latina (in particolare Brasile e Argentina), e in nuovi mercati con clienti importanti come France Telecom, Cegetel, Belgacom, Cable e Wireless, in Grecia con Tellas e On Telecom, Vodafone Romania e oggi si sta puntando su Algeria e Libia;

il 24 marzo 2009 durante un incontro tenutosi in Assolombarda, con Fim, Fiom, Uilm nazionali ed il coordinamento nazionale delle rappresentanze sindacali unitarie del gruppo Italtel, l'amministratore delegato di Italtel dichiarò al termine dell'esposizione del piano strategico 2009-2011, che Italtel doveva ridurre il proprio organico di 450 persone nel biennio 2009-2010;
in quell'occasione l'amministratore delegato attestò che Italtel è un'azienda sovradimensionata rispetto al fatturato realizzato nel 2008 e che pertanto tale dolorosa riduzione del personale risulta necessaria;
in particolare, l'amministratore delegato asserì che - nonostante la leggera crescita del fatturato nei primi mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 - per la sopravvivenza dell'azienda è necessario aumentare il fatturato ma soprattutto l'efficienza procedendo al taglio dei costi e in primo luogo dell'organico, e che, a tal fine, risulta doverosa la riduzione dei dirigenti, del personale impegnato all'estero, la non sostituzione del personale dimissionario e la non riconferma di tutti i contratti a termine;
ad oggi 1.400 persone in tutto il gruppo sono in contratto di solidarietà per un anno e mezzo, da luglio 2009 a dicembre 2010, lavorando mezza giornata in meno alla settimana per ridurre gli eccedenti, impedendo così il licenziamento di un centinaio di lavoratori, ed entro la fine del 2010, circa 150 persone andranno comunque in mobilità;
il Governo a fronte di quanto promesso a luglio 2009 avrebbe dovuto emanare il decreto attuativo per l'aumento della copertura economica dal 60 all'80 per cento per coloro che stanno fruendo di contratti di solidarietà;
l'8 gennaio del 2010 l'amministratore delegato di Italtel ha annunciato 400 nuovi esuberi, per effetto dei tagli sul fatturato di decine di milioni di euro da parte di Telecom che, sommandosi ai 450 del biennio 2009/2010 risultano essere complessivamente circa 850;
a seguito dei preannunciati 400 nuovi esuberi, si prevede la chiusura di una sede «periferica»;
nei prossimi giorni l'amministratore delegato di Italtel presenterà un nuovo piano industriale al consiglio di amministrazione in quanto quello presentato nel 2009 è ormai superato;
secondo notizie di stampa il Ministro Scajola nel corso dell'ultimo Cipe del 2009, ha consegnato al Presidente del Consiglio dei ministri in appunto per chiedere l'avvio di alcuni progetti, per la banda larga, per i quali sono già state definite le risorse, «misure che attuate consentirebbero di dare risposta anticiclica a molte crisi in atto» potendo così difendere e creare, complessivamente, oltre 60.000 posti di lavoro -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere affinché vengano attivati tutti gli strumenti necessari al fine di evitare ogni ipotesi di taglio dell'organico della Italtel e se ritenga opportuno emanare il decreto attuativo dell'aumento della copertura dal 60 per cento all'80 per cento per coloro che fruiscono di contratti di solidarietà;
quali siano le iniziative che il Governo intende mettere in atto affinché si dia avvio a quei cantieri per la banda larga che potrebbero sbloccare molte situazioni in difficoltà e quali risorse intenda impegnare nei prossimi anni.
(2-00579)
«Peluffo, Veltroni, Quartiani, Lulli, Antonino Russo, Siragusa».

Interrogazioni a risposta immediata:

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il precipitare degli eventi presso l'azienda Maflow di Trezzano sul Naviglio, principale fornitore del gruppo Bmw, ha messo a rischio il posto di lavoro di circa 330 dipendenti;
la sospensione degli ordini della Bmw, secondo le indicazioni fornite dalla stessa dirigenza in Italia, sembra sia legata alla scarsa affidabilità dell'azienda italiana, in amministrazione straordinaria da maggio 2009, e ai ritardi nelle conseguenti procedure di vendita;
le suddette motivazioni non trovano, tuttavia, riscontro nella realtà industriale dello stabilimento di Trezzano sul Naviglio, che, anche durante il periodo di amministrazione straordinaria, ha sempre garantito con regolarità e puntualità le forniture al gruppo Bmw;
la gravissima decisione di Bmw di trasferire gli ordini ad altri fornitori tedeschi non solo ostacola l'attuazione di specifici piani di rilancio dell'azienda di Trezzano sul Naviglio, il cui fatturato deriva per l'80 per cento dalle commesse della casa automobilista tedesca, ma rappresenta anche una palese ed inaccettabile violazione delle norme sul libero mercato e sulla concorrenza tra Paesi comunitari. Oltretutto, dall'operazione non deriva alcuna riduzione di costi per la Bmw, rappresentando la stessa solo un tentativo atto a sostenere l'industria nazionale;
l'iniziativa avrà, quindi, un impatto pesante non solo sui lavoratori e loro famiglie, ma anche sull'attuazione di politiche di rilancio dell'azienda, che, tra l'altro, rappresenta un importante polo di occupazione anche per i territori limitrofi;
il processo di riorganizzazione messo in atto dalla Bmw non può essere conseguito a danno dell'economia del territorio e ricadere interamente sui lavoratori, che, fino ad oggi, hanno pagato i costi più alti della crisi che ha investito il Paese -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'evolversi della situazione presso la Maflow di Trezzano sul Naviglio e quali iniziative intenda adottare per favorire l'immediata convocazione di un tavolo di crisi, a cui partecipino tutti i soggetti coinvolti, al fine di arrivare ad una soluzione condivisa e ad un chiarimento con Bmw e Governo tedesco, necessari a stimolare, da un lato, il rilancio dell'azienda e tutelare, dall'altro, i dipendenti e le loro famiglie.
(3-00843)

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Fiat, nel corso della sua lunga storia aziendale, è stato ripetutamente beneficiato dal sostegno economico pubblico, al punto che al giorno d'oggi è difficile delineare il quadro complessivo degli aiuti ricevuti in dote dalle istituzioni per costruire o implementare i suoi stabilimenti;
l'azienda torinese, infatti, più volte sull'orlo del disastro economico, è abilmente ricorsa alla strategia che da molti è stata definita «della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti»;
è stato calcolato che, soltanto tra il 1990 ed il 2000, lo Stato italiano ha elargito alla Fiat, a fronte del suo alterno ricatto occupazionale, circa 5 mila milioni di euro sotto variegate forme di sussidio, come esenzioni decennali sulle imposte sul reddito, ammortizzatori sociali, prepensionamenti, mobilità lunga, incentivi alla rottamazione

e contributi in conto capitale e in conto interessi per gli investimenti nelle aree depresse grazie alla legge n. 448 del 1992, che dal 1996 al 2000 ha reso all'azienda automobilistica 328 milioni di vecchie lire;
oggi che la situazione economica del gruppo industriale, che ha conquistato una quota di mercato pari al 32 per cento, appare nettamente diversa, essendo stata abilmente risanata, come d'altra parte confermano anche gli indicatori di fine anno e relativi al volume di affari per il 2009, che registrano un incremento pari al 2,7 per cento rispetto al 2008, resta il drammatico vizio del management di scaricare su altri le gravi ripercussioni di scelte di comodo, come dimostrano la vicenda della paventata chiusura dello stabilimento siciliano di Termini Imerese, da cui dipende l'economia di una vasta area della Sicilia, e le mancate garanzie della operatività di quello di Pomigliano d'Arco;
oggi i destini di questi due distretti industriali sono tristemente intrecciati, essendo incerto il futuro lavorativo dei circa 7 mila addetti;
l'incertezza delle notizie circa la sorte dello stabilimento siciliano sta provocando gravi preoccupazioni in tutto il tessuto sociale e grande apprensione nelle famiglie, dal momento che non è dato conoscere soluzioni che in prospettiva garantiscano il futuro dei lavoratori;
in data 1o dicembre 2009 si apprende da notizie di stampa che nell'incontro avvenuto tra il Ministro interrogato e l'amministratore delegato di Fiat, la stessa Fiat avrebbe confermato la cessazione della produzione di autovetture presso lo stabilimento di Termini Imerese a partire dal 2012, e la riconversione dello stabilimento, non specificando, tuttavia, a quale tipo di attività;
la Fiat, dunque, immemore dell'enorme debito morale con lo Stato italiano pari almeno ai finanziamenti diretti e indiretti ricevuti nel corso degli anni, con dichiarazioni pretestuose ed ingiuriose, dichiara che la produzione presso lo stabilimento di Termini Imerese non è competitiva, ricorrendo così all'ausilio delle inesorabili leggi di mercato per giustificare il blocco della produzione di auto in una regione, la Sicilia, che sicuramente rappresenta la base logistica più grossa del Mediterraneo;
sarebbe pari a 425 milioni di euro, approssimati per difetto, la cifra stanziata dalle istituzioni siciliane negli ultimi anni per sostenere il distretto industriale termitano, dei quali 40 milioni per la formazione speciale degli operai dello stabilimento, 45 milioni per la realizzazione del porto di Fiumetorto (che sarebbe dovuto servire per spedire le auto sul continente, ma che non viene più utilizzato dalla Fiat, che, con ovvio aggravio di spese, ha sempre preferito i porti di Catania e di Augusta), 45 milioni per la costruzione della stazione ferroviaria a piccola e media velocità di Fiumetorto, che dista appena un chilometro dalla fabbrica di Termini Imerese ed alla quale hanno contribuito anche l'Anas e le Ferrovie dello Stato, 95 milioni in funzione del contratto di programma 2001/2005, 200 milioni di investimento, sottratti ai complessivi 350, che l'Enel aveva destinato all'intera Sicilia, ma che ha utilizzato per riconvertire le sue centrali a combustione vicino l'impianto di Termini in centrali a metano, operazione richiesta dalla stessa Fiat in quanto la fuliggine e le emissioni di quelle a combustione danneggiavano i suoi impianti, ed in ultimo, pari al 25 per cento, il cofinanziamento della Regione siciliana di tutti gli investimenti e le spese della Fiat: nell'impianto di Termini Imerese;
ai suddetti importi vanno oggi aggiunti 400 milioni che la Regione siciliana è pronta ad investire, di cui 200 in infrastrutture e 200 in innovazione tecnologica;
nell'aprile del 2009 è arrivata dalla Commissione europea l'autorizzazione, per le autorità italiane, a concedere alla Fiat, per un progetto che prevede la produzione di un nuovo modello di automobile in Sicilia, aiuti per 46 milioni di euro per

investimenti a finalità regionale e che serviranno ad ampliare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, a modificare il processo di produzione, a diversificare la produzione, permettendo così di salvaguardare i posti di lavoro esistenti nella regione. Tale misura, secondo le autorità di Bruxelles, «risulta compatibile con i requisiti previsti dagli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 e dalle norme sui grandi progetti di investimento, perché Fiat non aumenterebbe considerevolmente la sua capacità di produzione», e che: «si può pertanto ritenere che gli effetti positivi di questo investimento in termini di sviluppo regionale superino le possibili distorsioni della concorrenza»;
giacciono inutilizzati ben 300 milioni di euro, stanziati a giugno 2009 dal CIPE a favore e per il rilancio degli stabilimenti di Pomigliano d'Arco e di Termini Imerese;
il Governo avrebbe deciso la concessione di ulteriori misure di sostegno, seppure in misura ridotta, a favore del settore automobilistico, con il varo di un provvedimento per un valore, come è stato anticipato, di circa 1,2 miliardi di euro, che garantirà, tra l'altro agevolazioni per la rottamazione delle auto;
il 13 gennaio 2010 l'Assemblea regionale siciliana ha approvato con il pieno ed unanime consenso di tutti i gruppi parlamentari all'unanimità un ordine del giorno che impegna il Governo regionale a richiedere la convocazione di un Consiglio dei ministri con la presenza del Presidente della regione, ai sensi del terzo comma dell'articolo 21 dello Statuto siciliano, ove far assumere con decisione la salvaguardia dello stabilimento di Termini Imerese come questione nazionale prioritaria, convocando, altresì, immediatamente, un tavolo di trattative con la Fiat e con le organizzazioni sindacali e non concedendo alcuna forma d'incentivo alla produzione Fiat in assenza di una revisione dell'atteggiamento assunto dall'attuale management -:
a quanto ammonti il totale dei contributi elargiti nell'ultimo decennio, ai sensi della legge n. 488 del 1992, dal ministero dello sviluppo economico al gruppo Fiat.
(3-00844)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Garagnani n. 5-01937, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mazzuca.

L'interrogazione a risposta in commissione Schirru e altri n. 5-02107, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02131, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02330, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in commissione Bellanova e Ria n. 5-02333, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lisi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Bosi n. 1-00315, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 267 del 18 gennaio 2010.

La Camera,
premesso che:
per il successo della missione Isaf in Afghanistan appare ormai necessario il

passaggio ad una nuova strategia, più orientata a favorire aiuti umanitari e di ricostruzione, nonché a garantire più forza ed autorevolezza al Governo locale, facendo leva sull'addestramento delle forze afgane, con particolare riguardo a quelle di polizia;
questa nuova strategia è stata auspicata unanimemente anche dall'Assemblea parlamentare della Nato riunita recentemente ad Edimburgo;
il nostro contingente in quel teatro è fortemente impegnato proprio nell'addestramento delle forze armate e delle forze di polizia, affinché esse siano sempre più pronte ed adeguate a contrastare il terrorismo ed a garantire la sicurezza interna del Paese;
il Parlamento, nella sua interezza, deve dimostrare compattezza nel sostenere i nostri soldati, non soltanto nel momento del dolore, ma anche, e soprattutto, nel rifinanziamento delle missioni,

impegna il Governo:

a rafforzare la capacità di risposta e di protezione dei nostri soldati in termini di mezzi e di equipaggiamenti, nonché ad assumere iniziative per adeguare la tutela normativa connessa all'alto rischio che la missione comporta;
a valutare l'opportunità di potenziare la capacità addestrativa del contingente italiano, che già si è conquistata alta considerazione, riconosciuta a livello internazionale, mediante l'incremento del numero delle unità addestrative;
a sviluppare maggiormente gli interventi di ricostruzione e di assistenza umanitaria alla popolazione afgana;
ad adeguare corrispondentemente le risorse necessarie al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
(1-00315)
(Nuova formulazione) «Bosi, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Pisacane, Rao, Mereu, Galletti, Occhiuto, Adornato, Libè».

Trasformazione di un documento del Sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Murer n. 4-05694 del 13 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02355.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Tullo e Andrea Orlando n. 5-02336 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 266 del 14 gennaio 2010.

Alla pagina n. 10335, seconda colonna, dalla riga quarantacinquesima alla riga quarantaseiesima, deve leggersi: «l'azione delle forze dell'ordine della procura di Sanremo e della sezione distrettuale» e non «l'azione delle forze dell'ordine della procura di Salerno e della sezione distrettuale», come stampato.

Alla pagina n. 10336, prima colonna, alla riga sedicesima deve leggersi: «e della procura di Sanremo» e non «e della procura di Salerno», come stampato.