XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 20 gennaio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 21 GENNAIO 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 20 gennaio 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Duilio, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Osvaldo Napoli, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bernini Bovicelli, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Osvaldo Napoli, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 19 gennaio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
REGUZZONI ed altri: «Disposizioni in favore dell'industria degli elettrodomestici» (3128);
BRIGANDÌ e COSTA: «Modifica all'articolo 21 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, in materia di ricorsi avverso i provvedimenti del Consiglio superiore della magistratura in materia di tramutamenti e di conferimento di uffici giudiziari» (3129);
VANNUCCI: «Norme relative alla professione del consulente filosofico e istituzione del relativo albo professionale» (3130).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dal deputato Carlucci:
SBAI e CONTENTO: «Modifica all'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto di indossare gli indumenti denominati burqa e niqab» (2422);
SANTELLI: «Modifiche all'articolo 640 del codice penale e all'articolo 30 della legge 6 agosto 1990, n. 223, in materia di truffa commessa mediante l'uso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di responsabilità civile del titolare della concessione radiotelevisiva» (2433);
TORRISI ed altri: «Modifiche al codice di procedura penale in materia di astensione e di ricusazione del giudice e del magistrato del pubblico ministero, per assicurare l'attuazione del principio di imparzialità» (2435);
STASI ed altri: «Disposizioni per accelerare la definizione delle pratiche di condono edilizio al fine di contribuire alla ripresa economica» (2436);
PAGANO ed altri: «Disposizioni per l'immissione dei dipendenti degli enti locali comandati presso gli uffici dei giudici di pace nei ruoli del personale del Ministero della giustizia» (2508);
SBAI: «Modifica all'articolo 22 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di durata del permesso di soggiorno per il lavoratore extracomunitario temporaneamente privo di un contratto di lavoro subordinato» (2537);
SBAI: «Modifiche all'articolo 33 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di tutela dei diritti dei minori stranieri» (2538);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE PECORELLA: «Introduzione della sezione I-bis del titolo IV della parte seconda della Costituzione, concernente l'avvocatura» (2556);
RAMPELLI: «Disposizioni per lo sviluppo dell'educazione sportiva nella scuola primaria» (2583);
TORRISI e SISTO: «Modifiche al codice civile e altre disposizioni concernenti la disciplina del condominio negli edifici» (2608);
ANTONIO PEPE ed altri: «Modifiche alla legge 18 maggio 1973, n. 239, in materia di assegnazione di posti nei concorsi notarili» (2661);
TORRISI ed altri: «Modifiche all'articolo 219 del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, e all'articolo 150 del decreto legislativo 9 gennaio 2006, n. 5, in materia di esclusione della punibilità di taluni reati per effetto del concordato nonché di applicazione di norme concernenti la liquidazione fallimentare» (2692);
TORRISI e GERMANÀ: «Disposizioni in materia di firma delle persone affette da cecità» (2706);
TORRISI e GIBIINO: «Modifiche alla legge 3 maggio 1982, n. 203, in materia di equo canone per i contratti agrari» (2707);
RAISI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione e la promozione della "sfoglia emiliano-romagnola" e disciplina della relativa professione» (2710);
SBAI: «Modifica all'articolo 5 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di decorrenza dell'efficacia del permesso di soggiorno» (2749);
ANTONIO PEPE ed altri: «Delega al Governo per l'introduzione di un'imposta sostitutiva sui redditi da locazione di immobili ad uso abitativo» (2758);
PROIETTI COSIMI ed altri: «Modifica all'articolo 2 della legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di responsabilità per atti e provvedimenti adottati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie» (2773);
MARIO PEPE (PDL) e LEHNER: «Modifica della denominazione del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano» (2780);
VERSACE e ANTONINO FOTI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'affondamento di navi con carichi di rifiuti tossici o radioattivi presso le coste e nel mare territoriale italiani» (2781);
PAGLIA: «Istituzione della riserva di completamento delle Forze armate» (2861);
PANIZ:«"Modifica all'articolo 2 della legge 24 aprile 1941, n. 392, in materia di ripartizione delle spese per il mantenimento degli uffici giudiziari tra i comuni componenti la circoscrizione giudiziaria» (2920);
PANIZ: «Modifiche all'articolo 3 del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, in materia di agevolazione della diffusione di farmaci generici» (2921);
LUCIANO ROSSI ed altri: «Disciplina della pesca dilettantistica in mare» (2928).

Modifica nell'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede referente.

La proposta di legge BINETTI ed altri: «Modifica dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, in materia di utilizzo di mezzi, anche aventi connotazione religiosa, atti a rendere irriconoscibile la persona» (627), già assegnata alla II Commissione (Giustizia), è assegnata, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali), con il parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IX, XI e XII.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

II Commissione (Giustizia):
CASSINELLI e SCANDROGLIO: «Modifica all'articolo 91 del codice di procedura civile, in materia di condanna alle spese» (2957) Parere della I Commissione;
GARAGNANI: «Introduzione dell'articolo 596-ter del codice penale, concernente l'esclusione della punibilità per reati di diffamazione commessi da consiglieri comunali e provinciali nell'esercizio delle loro funzioni» (2978) Parere della I Commissione.

VI Commissione (Finanze):
JANNONE: «Introduzione dell'articolo 13-bis del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di applicazione del quoziente familiare per la determinazione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche» (2880) Parere delle Commissioni I, V e XII;
MOSCA ed altri: «Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati» (2956) Parere delle Commissioni I e II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni).

X Commissione (Attività produttive):
GRANATA: «Ordinamento della professione di guida turistica» (2922) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), VIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
MILANATO ed altri: «Disciplina dell'attività professionale nel settore delle scienze estetiche e bionaturali» (3107) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
VITALI: «Modifiche al decreto legislativo 21 maggio 2000, n. 146, in materia di riallineamento dei ruoli direttivi del Corpo di polizia penitenziaria al ruolo dei commissari della Polizia di Stato e al ruolo direttivo del Corpo forestale dello Stato» (2961) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento) e V;
BARBIERI: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1950, n. 180, in materia di cessione degli stipendi e dei salari dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni» (2981) Parere delle Commissioni I, V e VI.

XII Commissione (Affari sociali):
LIVIA TURCO: «Modifiche alla legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di piano di trattamento vincolante, per la salvaguardia del diritto al sostegno e alle cure delle persone affette da disagio mentale e dei loro familiari» (2953) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal ministro dello sviluppo economico.

Il ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 18 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 845, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, la prima relazione sullo stato di attuazione dei progetti di innovazione industriale, relativa agli anni 2007 e 2008 (doc. CCXXIII, n. 1).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 19 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sul documento n. 5435/10 - Progetto di regolamento della Commissione che modifica il regolamento (CE) n. 245/2009 della Commissione per quanto riguarda le specifiche per la progettazione ecocompatibile di lampade fluorescenti senza alimentatore integrato, lampade a scarica ad alta intensità e alimentatori e apparecchi di illuminazione in grado di far funzionare tali lampade (D007749/02 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

La Commissione europea, in data 19 e 20 gennaio 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa all'applicazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti e che modifica la direttiva 2001/83/CE (COM(2010)3 definitivo) (trasmessa il 19 gennaio 2010), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);
Relazione della Commissione - Ventesima relazione annuale sull'esecuzione dei Fondi strutturali (2008) (COM(2009)617 definitivo/2) (trasmessa il 19 gennaio 2010), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancia) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Progetto di decisione del Comitato misto Unione europea-Svizzera n. [] del/dell'[...] che sostituisce le tabelle III e IV b) del Protocollo n. 2 dell'accordo tra la Comunità economica europea, da un lato, e la Confederazione svizzera, dall'altro (SEC (2010)41 definitivo) (trasmesso il 20 gennaio 2010), che è assegnato in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Comunicazione di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 19 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca, ai sensi del comma 4, del medesimo articolo 19, dei seguenti incarichi di livello dirigenziale generale nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:

alla VII Commissione (Cultura) la comunicazione concernente i seguenti incarichi nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali:
la revoca dell'incarico, conferito al dottor Gaetano Blandini, relativo alla direzione della direzione generale per il cinema;
il conferimento, al dottor Gino Famiglietti, dell'incarico di direttore della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise.

alla XI Commissione (Lavoro) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
il conferimento, al dottor Massimo Testa, dell'incarico di componente effettivo del collegio dei sindaci dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL).

Richiesta di parere parlamentare su una proposta di nomina.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 15 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Franco Bonanini a presidente dell'Ente parco nazionale delle Cinque Terre (59).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI DI PIETRO ED ALTRI N. 1-00239, FASSINO ED ALTRI N. 1-00313, CICU, GIDONI ED ALTRI N. 1-00314 E BOSI ED ALTRI N. 1-00315 SULLA SITUAZIONE IN AFGHANISTAN E SULLE PROSPETTIVE DELL'IMPEGNO DEL CONTINGENTE ITALIANO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito Isaf (Nato), che - di fatto - si può considerare una continuazione dell'iniziativa statunitense Enduring freedom, avviata all'indomani dell'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001;
una differenza ed una contraddizione evidente c'è sempre stata fra queste due ultime missioni: la Isaf è sempre stata intesa e percepita, e come tale si è sviluppata, come assistenza e sostegno alla popolazione, secondo i canoni di una vera e propria operazione di peacekeeping, mentre quella sotto il diretto comando Usa è sempre apparsa come una missione di lotta al terrorismo, secondo le logiche e le strategie di una guerra tout court;
tuttavia, nonostante il diffuso apprezzamento per l'azione del nostro contingente in Afghanistan, negli ultimi 4 anni si sono contati già 21 caduti fra i nostri militari e nel frattempo sembrano svaniti o dimenticati i presupposti e le ragioni per cui i nostri soldati partecipano alla missione Isaf;
come risulta da numerose denunce anche degli osservatori dell'Unione europea e dell'Onu, la produzione di oppio è continuata a crescere e i grandi trafficanti hanno fatto campagna elettorale in stretta alleanza con i signori della guerra;
l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in quel Paese ha, ormai, assunto i caratteri di un vero e proprio conflitto armato, che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta costituzionale, e con la dovuta attenzione alla sicurezza dei nostri militari;
il nostro contingente si trova a operare nel pieno di una vera e propria guerra civile ed è quindi necessario porre al centro dell'attenzione nelle sedi internazionali una exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
il nostro Paese, allorquando il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato la nuova strategia americana, prevedendo l'invio 30.000 soldati in più in Afghanistan entro l'estate 2010, ha fatto sapere di poter assicurare la presenza di ulteriori 1000 nostri militari (170 dei quali da subito, come indicato nel decreto-legge n. 1 del 2010, in attesa di essere convertito in legge tra qualche settimana), senza che un impegno di tal genere fosse stato portato all'attenzione nelle opportune sedi parlamentari;
il 28 gennaio 2010 si terrà a Londra una conferenza internazionale sull'Afghanistan e la sua stabilizzazione politica, cui parteciperà ovviamente anche il nostro Paese, e proprio su questo vale la pena ricordare che il neo Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato: «ora sarà necessario un nuovo patto, un contratto tra Afghanistan e la comunità internazionale con una conferenza che al più presto, all'inizio del 2010, lanci un messaggio forte e chiaro»;
è pertanto auspicabile e non più rinviabile l'avvio di un confronto parlamentare, di un dibattito sereno, equilibrato e maturo sul nostro impegno in Afghanistan,

impegna il Governo:

a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi e della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
a compiere tutti i passi necessari, in occasione della partecipazione alla citata conferenza internazionale di Londra, per tradurre in azioni concrete e efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa la maggior responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan, quali la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica, la riconciliazione nazionale.
(1-00239) (Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».

La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito Isaf (Nato);
una differenza ed una contraddizione evidente c'è sempre stata fra queste due ultime missioni: la Isaf è sempre stata intesa e percepita, e come tale si è sviluppata, come assistenza e sostegno alla popolazione, secondo i canoni di una vera e propria operazione di peacekeeping, mentre quella sotto il diretto comando Usa è sempre apparsa come una missione di lotta al terrorismo, secondo le logiche e le strategie di una guerra tout court;
tuttavia, nonostante il diffuso apprezzamento per l'azione del nostro contingente in Afghanistan, negli ultimi 4 anni si sono contati già 21 caduti fra i nostri militari e nel frattempo sembrano svaniti o dimenticati i presupposti e le ragioni per cui i nostri soldati partecipano alla missione Isaf;
come risulta da numerose denunce anche degli osservatori dell'Unione europea e dell'Onu, la produzione di oppio è continuata a crescere e i grandi trafficanti hanno fatto campagna elettorale in stretta alleanza con i signori della guerra;
l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in quel paese ha, ormai, assunto i caratteri di un vero e proprio conflitto armato, che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta costituzionale, e con la dovuta attenzione alla sicurezza dei nostri militari;
il nostro contingente si trova a operare nel pieno di una vera e propria guerra civile ed è quindi necessario porre al centro dell'attenzione nelle sedi internazionali una exit strategy, fermo restando il nostro impegno per la ricostruzione dell'Afghanistan;
il nostro Paese, allorquando il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato la nuova strategia americana, prevedendo l'invio di 30.000 soldati in più in Afghanistan entro l'estate 2010, ha fatto sapere di poter assicurare la presenza di ulteriori 1000 nostri militari (170 dei quali da subito, come indicato nel decreto-legge n. 1 del 2010, in attesa di essere convertito in legge tra qualche settimana), senza che un impegno di tal genere fosse stato portato all'attenzione nelle opportune sedi parlamentari;
il 28 gennaio 2010 si terrà a Londra una conferenza internazionale sull'Afghanistan e la sua stabilizzazione politica, cui parteciperà ovviamente anche il nostro Paese, e proprio su questo vale la pena ricordare che il neo Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato: "ora sarà necessario un nuovo patto, un contratto tra Afghanistan e la comunità internazionale con una conferenza che al più presto, all'inizio del 2010, lanci un messaggio forte e chiaro";
è pertanto auspicabile e non più rinviabile l'avvio di un confronto parlamentare, di un dibattito sereno, equilibrato e maturo sul nostro impegno in Afghanistan,

impegna il Governo

a contribuire, nelle opportune sedi multilaterali, all'aggiornamento e alla messa in opera della strategia d'intervento per il ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di transizione e graduale trasferimento alle autorità di Kabul delle responsabilità di sicurezza, fermo restando il nostro impegno per la stabilizzazione e ricostruzione dell'Afghanistan;
a compiere tutti i passi necessari, in occasione della partecipazione alla citata conferenza internazionale di Londra, per tradurre in azioni concrete e efficaci gli intenti della nostra diplomazia circa la maggior responsabilizzazione del Governo Karzai sulle varie questioni che riguardano il futuro dell'Afghanistan, quali la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la stabilizzazione politica, la riconciliazione nazionale.
(1-00239) (Nuova formulazione nel testo modificato) «Di Pietro, Donadi, Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».
(22 settembre 2009)

La Camera,
premesso che:
la missione Isaf in Afghanistan è stata deliberata con un voto unanime delle Nazioni Unite, in quanto interesse comune della comunità internazionale, ed è stata gestita in un contesto multilaterale, con l'obiettivo di contrastare le reti del terrorismo jihadista e di assicurare la pace e la stabilità in quell'area strategica;
il Paese, dopo la liberazione dal regime talebano, è certamente cambiato, con l'avvio della ricostruzione, la riapertura delle scuole, il rientro di tanti profughi afghani; tuttavia, la situazione, anche a causa del dirottamento in passato di risorse verso la guerra in Iraq, resta drammatica: l'istituzione di autorità afghane deboli e inclini alla corruzione e le troppe e dolorose perdite tra i civili bombardati hanno favorito il reclutamento di nuovi ribelli; le condizioni generali della popolazione sono sempre più difficili; le zone insicure ed instabili si sono allargate oltre il livello di guardia e la pericolosità della minaccia dei talebani e dei gruppi terroristi è diventata più insidiosa;
è, dunque, urgente e necessario proseguire sulla via della ridefinizione della strategia della presenza internazionale nell'area, per avvicinare il momento in cui gli afghani saranno in grado di governare e gestire autonomamente la sicurezza nel loro Paese. Come in ogni pacificazione di successo, è decisivo dare un più consistente impulso all'azione politica e sociale, in modo da rendere efficace quella militare, destinare maggiori risorse alla popolazione e più attenzione allo sviluppo locale, sostenere vigorosamente la nuova concezione della sicurezza che consideri la protezione dei civili una priorità, sulla base della convinzione che la controguerriglia si vince sostanzialmente sul piano politico e non su quello puramente militare;
appare, peraltro, indispensabile avviare quanto prima nelle sedi internazionali un dibattito sulla imprescindibile necessità del superamento delle due missioni presenti in Afghanistan, Isaf ed Enduring freedom, stante il permanere della diversità di fondo dei loro obiettivi e la frequente confusione tra i ruoli e le regole che le presiedono, rilanciando, altresì, nell'ambito del mandato delle Nazioni Unite, il ruolo della Nato quale luogo di elaborazione di decisioni effettivamente condivise tra gli alleati;
la presenza militare internazionale rimane, perciò, ancora indispensabile e solo una strategia graduale e coordinata con gli altri Paesi della Nato e con le Nazioni Unite, nonché il miglioramento della situazione sul terreno, potranno condurre alla progressiva riduzione della presenza militare. Senza le citate premesse il rischio è l'abbandono della popolazione afghana ad una nuova fase di guerra civile e di caos istituzionale ed all'anarchia dei signori della guerra e dell'oppio, con l'alta probabilità di un ritorno vendicativo dei talebani e con la non trascurabile possibilità che Afghanistan e Pakistan si smembrino, con incalcolabili conseguenze per la sicurezza regionale e mondiale, inclusa quella energetica,

impegna il Governo:

ad avviare quanto prima, nelle opportune sedi internazionali, un dibattito sull'urgente necessità di superare il dualismo esistente tra le due missioni in Afghanistan, nonché ad intensificare, rispetto al passato, la propria azione politico-diplomatica in sede Nato, così da assicurare che questa diventi un foro di decisioni intergovernative condivise e assunte su un piano di effettiva parità tra gli alleati;
a sostenere, specialmente nell'ambito dell'Onu, ogni iniziativa internazionale che promuova forme di coordinamento e coinvolgimento di tutti i Paesi dell'area, a partire da Iran, Pakistan e India, e l'adozione di un approccio regionale per giungere in tempi brevi ad una conferenza internazionale, in cui valorizzare il ruolo di mediazione del nostro Paese e dell'Unione europea;
a promuovere con forza il processo di afghanizzazione della sicurezza dell'area, aumentando le risorse disponibili all'addestramento dell'esercito e della polizia locale, al fine accelerare il trasferimento dei compiti di controllo del territorio;
a verificare l'efficacia dell'azione italiana nel riformare il sistema giudiziario afghano, adottando ogni ulteriore iniziativa utile a combattere con decisione la diffusa corruzione;
ad assumere iniziative volte a stanziare più credibili risorse finanziarie, sia destinate direttamente alla popolazione, sia dirette ad incentivare le attività di cooperazione civile presenti in loco, nonché a promuovere una rinnovata attenzione allo sviluppo locale, verificando e rilanciando nuove strategie atte ad affrontare con efficacia il problema dell'oppio, e a garantire la protezione dei civili, anche attraverso la soddisfazione dei loro diritti primari, quali l'educazione, la salute, l'accesso all'acqua e al cibo;
ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, affinché, anche attraverso una maggior cooperazione con il Governo afghano, la pianificazione e la conduzione delle missioni internazionali in Afghanistan siano improntate ad un nuovo concetto di sicurezza che ponga la tutela dei civili e l'esclusione di cosiddetti «danni collaterali» tra gli obiettivi prioritari, garantendo, altresì, nei casi di vittime civili, indagini trasparenti e chiare sul rispetto delle norme internazionali di diritto umanitario;
ad adottare ogni iniziativa utile volta a sostenere un processo di dialogo tra tutte le forze afghane che hanno partecipato al voto, avviando così un serio percorso di riconciliazione con tutte le componenti, anche tra gli insorgenti, disponibili ad abbandonare l'uso della violenza, tale da permettere al popolo afghano di cercare le soluzioni politiche atte a garantire l'equilibrio tra le tradizioni religiose e culturali e la crescita democratica;
ad adottare ogni iniziativa utile, anche nelle opportune sedi internazionali, per la realizzazione di programmi in sostegno delle donne afghane e per la promozione dei loro diritti e, più in generale, a favorire progetti di cooperazione che stimolino i diversi settori della società civile afghana, per una ricostruzione del Paese non solo materiale, ma anche morale e sociale;
a presentare prima dello svolgimento della prossima conferenza di Londra sull'Afghanistan una dettagliata relazione al Parlamento dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla continua evoluzione del contesto afghano, sulla linee politiche che il Governo intende sostenere in occasione della conferenza stessa, al fine di porre le Camere nella condizione di esercitare un effettivo controllo sulla qualità della presenza italiana in Afghanistan, ed infine sulle modalità con cui operano i nostri contingenti e sulle eventuali misure che il Governo intende adottare per rafforzare la protezione dei nostri soldati nello svolgimento della missione.
(1-00313) «Fassino, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Arturo Mario Luigi Parisi, Amici, Rosato, Barbi, Colombo, Corsini, Fedi, Fioroni, Garofani, Giacomelli, La Forgia, Laganà Fortugno, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Narducci, Pistelli, Porta, Recchia, Rigoni, Rugghia, Sereni, Tempestini, Tocci».

La Camera,
premesso che:
la missione Isaf in Afghanistan è stata deliberata con un voto unanime delle Nazioni Unite, in quanto interesse comune della comunità internazionale, ed è stata gestita in un contesto multilaterale, con l'obiettivo di contrastare le reti del terrorismo jihadista e di assicurare la pace e la stabilità in quell'area strategica;
il paese, dopo la liberazione dal regime talebano, è certamente cambiato, con l'avvio della ricostruzione, la riapertura delle scuole, il rientro di tanti profughi afghani; tuttavia, la situazione, anche a causa del dirottamento in passato di risorse verso la guerra in Iraq, resta drammatica: l'istituzione di autorità afghane deboli e inclini alla corruzione e le troppe e dolorose perdite tra i civili bombardati hanno favorito il reclutamento di nuovi ribelli; le condizioni generali della popolazione sono sempre più difficili; le zone insicure ed instabili si sono allargate oltre il livello di guardia e la pericolosità della minaccia dei talebani e dei gruppi terroristi è diventata più insidiosa;
è, dunque, urgente e necessario proseguire sulla via della ridefinizione della strategia della presenza internazionale nell'area, per avvicinare il momento in cui gli afghani saranno in grado di governare e gestire autonomamente la sicurezza nel loro paese. Come in ogni pacificazione di successo, è decisivo dare un più consistente impulso all'azione politica e sociale, in modo da rendere efficace quella militare, destinare maggiori risorse alla popolazione e più attenzione allo sviluppo locale, sostenere vigorosamente la nuova concezione della sicurezza che consideri la protezione dei civili una priorità, sulla base della convinzione che la controguerriglia si vince sostanzialmente sul piano politico e non su quello puramente militare;
appare, peraltro, indispensabile avviare quanto prima nelle sedi internazionali un dibattito sul superamento delle missioni presenti in Afghanistan, stante il permanere della diversità di fondo dei loro obiettivi e la frequente confusione tra i ruoli e le regole che le presiedono, rilanciando, altresì, nell'ambito del mandato delle Nazioni Unite, il ruolo della Nato quale luogo di elaborazione di decisioni effettivamente condivise tra gli alleati;
la presenza militare internazionale rimane, perciò, ancora indispensabile e solo una strategia graduale e coordinata con gli altri paesi della Nato e con le Nazioni Unite, nonché il miglioramento della situazione sul terreno, potranno condurre alla progressiva riduzione della presenza militare. Senza le citate premesse il rischio è l'abbandono della popolazione afghana ad una nuova fase di guerra civile e di caos istituzionale ed all'anarchia dei signori della guerra e dell'oppio, con l'alta probabilità di un ritorno vendicativo dei talebani e con la non trascurabile possibilità che Afghanistan e Pakistan si smembrino, con incalcolabili conseguenze per la sicurezza regionale e mondiale, inclusa quella energetica,

impegna il Governo

ad intensificare, rispetto al passato, la propria azione politico-diplomatica in sede Nato, così da assicurare che questa diventi un foro di decisioni intergovernative condivise e assunte su un piano di effettiva parità tra gli alleati;
a sostenere, specialmente nell'ambito dell'Onu, ogni iniziativa internazionale che promuova forme di coordinamento e coinvolgimento di tutti i paesi dell'area, a partire da Iran, Pakistan e India, e l'adozione di un approccio regionale per giungere in tempi brevi ad una conferenza internazionale, in cui valorizzare il ruolo del nostro Paese e dell'Unione europea;
a promuovere con forza il processo di afghanizzazione della sicurezza dell'area, aumentando le risorse disponibili all'addestramento dell'esercito e della polizia locale, al fine di accelerare il trasferimento dei compiti di controllo del territorio;
a verificare l'efficacia dell'azione della comunità internazionale e italiana nel riformare il sistema giudiziario afghano, adottando ogni ulteriore iniziativa utile a combattere con decisione la diffusa corruzione;
ad assumere iniziative volte a stanziare adeguate risorse finanziarie, sia destinate direttamente alla popolazione, sia dirette ad incentivare le attività di cooperazione civile presenti in loco, nonché a promuovere una rinnovata attenzione allo sviluppo locale, verificando e rilanciando nuove strategie atte ad affrontare con efficacia il problema dell'oppio, e a garantire la protezione dei civili, anche attraverso la soddisfazione dei loro diritti primari, quali l'educazione, la salute, l'accesso all'acqua e al cibo;
ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi internazionali, affinché, anche attraverso una maggior cooperazione con il Governo afghano, la pianificazione e la conduzione delle missioni internazionali in Afghanistan siano improntate ad un nuovo concetto di sicurezza che ponga la tutela dei civili e l'esclusione di cosiddetti "danni collaterali" tra gli obiettivi prioritari, garantendo, altresì, nei casi di vittime civili, indagini trasparenti e chiare sul rispetto delle norme internazionali di diritto umanitario;
ad adottare ogni iniziativa utile volta a sostenere un processo di dialogo tra tutte le forze afghane che hanno partecipato al voto, avviando così un serio percorso di riconciliazione con tutte le componenti, anche tra gli insorgenti, disponibili ad abbandonare l'uso della violenza, tale da permettere al popolo afghano di cercare le soluzioni politiche atte a garantire l'equilibrio tra le tradizioni religiose e culturali e la crescita democratica;
ad adottare ogni iniziativa utile, anche nelle opportune sedi internazionali, per la realizzazione di programmi in sostegno delle donne afghane e per la promozione dei loro diritti e, più in generale, a favorire progetti di cooperazione che stimolino i diversi settori della società civile afghana, per una ricostruzione del paese non solo materiale, ma anche morale e sociale;
a riferire costantemente sull'evoluzione del contesto afghano, sulla linee politiche sostenute dal Governo e sugli sviluppi della conferenza di Londra sull'Afghanistan, al fine di porre le Camere nella condizione di esercitare un effettivo controllo sulla qualità della presenza italiana in Afghanistan, ed infine sulle modalità con cui operano i nostri contingenti e sulle eventuali misure che il Governo intende adottare per rafforzare la protezione dei nostri soldati nello svolgimento della missione.
(1-00313) (Testo modificato nel corso della seduta) «Fassino, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Arturo Mario Luigi Parisi, Amici, Rosato, Barbi, Colombo, Corsini, Fedi, Fioroni, Garofani, Giacomelli, La Forgia, Laganà Fortugno, Letta, Migliavacca, Mogherini Rebesani, Narducci, Pistelli, Porta, Recchia, Rigoni, Rugghia, Sereni, Tempestini, Tocci».
(18 gennaio 2010)

La Camera,
premesso che:
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 1386 del 20 dicembre 2001, ha autorizzato la costituzione di una forza multinazionale International security assistance force (Isaf), con il compito di condurre operazioni militari secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di sicurezza afghane ed in coordinazione con le forze della coalizione, al fine di assistere il Governo afghano nel mantenimento della sicurezza, favorire lo sviluppo delle strutture di Governo, di estendere il controllo del Governo su tutto il Paese e di assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione, nel quadro degli accordi di Bonn del 5 dicembre 2001;
il nostro Paese è uno dei principali contributori alla missione Isaf in termini di personale militare, il cui operato è ampiamente e pienamente apprezzato non soltanto da tutti i partner presenti in quel teatro operativo, ma anche dalle autorità e dalle popolazioni locali, per l'umanità, la dedizione, la professionalità e lo spirito di sacrificio;
l'Italia ha svolto sin dal 2002 un significativo ruolo nella costruzione istituzionale dell'Afghanistan, a cominciare dall'iniziale assunzione della posizione di «nazione guida» nel settore della giustizia, che ha consentito di accompagnare l'Afghanistan nel lancio di un piano nazionale per la giustizia. Il nostro Paese continua a dare un importante contributo alla progressiva affermazione dei principi dello stato di diritto ed alla tutela e promozione dei diritti fondamentali dei cittadini;
il contributo qualitativo e quantitativo che l'Italia fornisce per la gestione delle crisi, nel più ampio quadro degli sforzi della comunità internazionale nella lotta al terrorismo e per il rispetto dei principi sacri della pace, della libertà e della legalità, e, in questo contesto, il contributo per la stabilizzazione ed il progresso economico, sociale ed istituzionale dell'Afghanistan, nel rispetto dei diritti umani, della Costituzione, delle leggi e dei principi internazionali, hanno consentito al Paese di acquisire un ruolo ed un prestigio di primissimo piano sulla scena internazionale;
l'operazione Isaf, tuttavia, non è una missione a tempo indeterminato, in quanto la strategia è unica ed è destinata a creare le condizioni per lasciare il Paese solo nel momento in cui gli obiettivi di consolidamento della democrazia e delle istituzioni saranno integralmente raggiunti;
la fondamentale azione della componente militare nel garantire le condizioni di sicurezza e di controllo del territorio ed il ruolo della componente civile nella ricostruzione istituzionale ed economica costituiscono i due aspetti inscindibili dell'approccio onnicomprensivo adottato dalla comunità internazionale per la stabilizzazione e la ricostruzione dell'Afghanistan;
allo stesso tempo, serve un deciso cambio di marcia del Governo afghano, in vista della definizione di obiettivi che creino le condizioni per un graduale disimpegno internazionale nei tempi opportuni,

impegna il Governo:

a promuovere, nell'ambito della conferenza internazionale, prevista per il 28 gennaio 2010 a Londra, la definizione comune di obiettivi di breve e medio termine e delle modalità concrete per il loro raggiungimento;
a confermare, coerentemente con la nuova strategia discussa e condivisa nell'ambito dell'Alleanza atlantica, il proprio contributo aggiuntivo di risorse militari agli sforzi internazionali, ai fini dell'avvio della fase di transizione, destinata ad accelerare e completare il processo di trasferimento delle responsabilità in materia di sicurezza alle forze afghane;
a promuovere, nelle sedi competenti, le iniziative ed i progetti necessari a favorire la ricostruzione civile ed economica del Paese.
(1-00314) «Cicu, Gidoni, Cirielli, Fava, Fallica, Baldelli, Antonione, Ascierto, Barba, De Angelis, Gregorio Fontana, Holzmann, Lamorte, Giulio Marini, Mazzoni, Moles, Paglia, Petrenga, Luciano Rossi, Sammarco, Scandroglio, Speciale, Boniver, Angeli, Biancofiore, Bonciani, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Nirenstein, Pianetta, Picchi, Repetti, Tremaglia, Zacchera, Chiappori, Pirovano».

La Camera,
premesso che:
per il successo della missione Isaf in Afghanistan appare ormai necessario il passaggio ad una nuova strategia, più orientata a favorire aiuti umanitari e di ricostruzione, nonché a garantire più forza ed autorevolezza al Governo locale, facendo leva sull'addestramento delle forze afghane, con particolare riguardo a quelle di polizia;
questa nuova strategia è stata auspicata unanimemente anche dall'Assemblea parlamentare della Nato riunita recentemente ad Edimburgo;
il nostro contingente in quel teatro è fortemente impegnato proprio nell'addestramento delle forze armate e delle forze di polizia, affinché esse siano sempre più pronte ed adeguate a contrastare il terrorismo ed a garantire la sicurezza interna del Paese;
il Parlamento, nella sua interezza, deve dimostrare compattezza nel sostenere i nostri soldati, non soltanto nel momento del dolore, ma anche, e soprattutto, nel rifinanziamento delle missioni,

impegna il Governo:

a rafforzare la capacità di risposta e di protezione dei nostri soldati in termini di mezzi e di equipaggiamenti, nonché ad assumere iniziative per adeguare la tutela normativa connessa all'alto rischio che la missione comporta;
a valutare l'opportunità di potenziare la capacità addestrativa del contingente italiano, che già si è conquistata alta considerazione, riconosciuta a livello internazionale, mediante l'incremento del numero delle unità addestrative;
a sviluppare maggiormente gli interventi di ricostruzione e di assistenza umanitaria alla popolazione afghana;

ad adeguare corrispondentemente le risorse necessarie al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
(1-00315) (Nuova formulazione) «Bosi, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Pisacane, Rao, Mereu, Galletti, Occhiuto, Adornato, Libè».

La Camera,
premesso che:
per il successo della missione Isaf in Afghanistan appare ormai necessario il passaggio ad una nuova strategia, più orientata a favorire aiuti umanitari e di ricostruzione, nonché a garantire più forza ed autorevolezza al Governo locale, facendo leva sull'addestramento delle forze afghane, con particolare riguardo a quelle di polizia;
questa nuova strategia è stata auspicata unanimemente anche dall'Assemblea parlamentare della Nato riunita recentemente ad Edimburgo;
il nostro contingente in quel teatro è fortemente impegnato proprio nell'addestramento delle forze armate e delle forze di polizia, affinché esse siano sempre più pronte ed adeguate a contrastare il terrorismo ed a garantire la sicurezza interna del paese;
il Parlamento, nella sua interezza, deve dimostrare compattezza nel sostenere i nostri soldati, non soltanto nel momento del dolore, ma anche, e soprattutto, nel rifinanziamento delle missioni,

impegna il Governo

a proseguire ad adeguare gli equipaggiamenti impiegati in teatro, adottando tutte le soluzioni tecniche che possano meglio contribuire ad elevare i livelli di protezione dei nostri militari;
a valutare l'opportunità di potenziare la capacità addestrativa del contingente italiano, che già si è conquistata alta considerazione, riconosciuta a livello internazionale, mediante l'incremento del numero delle unità addestrative;
a sviluppare maggiormente gli interventi di ricostruzione e di assistenza umanitaria alla popolazione afghana;
ad adeguare corrispondentemente le risorse necessarie al raggiungimento dei suddetti obiettivi.
(1-00315) (Nuova formulazione nel testo modificato) «Bosi, Vietti, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro, Pisacane, Rao, Mereu, Galletti, Occhiuto, Adornato, Libè».
(18 gennaio 2010)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative volte a prorogare oltre i termini stabiliti dalla normativa vigente l'erogazione delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria - 3-00839

CAMBURSANO, PALADINI, PORCINO, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel suo ultimo bollettino la Banca d'Italia illustra la crisi dell'occupazione, spiegando che, oltre al dato statistico formale della disoccupazione - che, come ricorda il Ministro interrogato, è peggiorato meno della media europea - occorre tener conto di due elementi molto significativi: il fortissimo incremento della cassa integrazione - che all'estero è un istituto pressoché inesistente - e la forte riduzione delle forze lavoro, cioè del numero di coloro che cercano un'occupazione;
i dati indicano che la crisi occupazionale in Italia va ben oltre l'incremento statistico formale del tasso di disoccupazione. Se nel Sud le forze lavoro non fossero diminuite, il tasso di disoccupazione sarebbe stato di oltre 4 punti più alto nel Mezzogiorno e di oltre 1 punto nella media nazionale. Il tasso di disoccupazione «allargato» (stimato includendo gli occupati equivalenti in cassa integrazione guadagni) è perciò cresciuto (+ 1,6 per cento), molto di più del tasso di disoccupazione in senso stretto (+ 0,6 per cento);
includendo entrambi questi fattori, cioè la riduzione anomala delle forze lavoro nel Mezzogiorno e l'impennata degli occupati in cassa integrazione guadagni, il tasso di disoccupazione in Italia si posiziona intorno al 10 per cento, con un aumento su base annua superiore alla media europea;
la Banca d'Italia ha, infatti, calcolato il tasso di disoccupazione sulla base dei criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro, insieme ad altri due indicatori della quantità di lavoro disponibile inutilizzato: il primo include tra le persone in cerca di un lavoro anche gli occupati momentaneamente esclusi dal processo produttivo perché in cassa integrazione guadagni; il secondo ricomprende anche gli scoraggiati, che, non inclusi tra i disoccupati per non aver cercato lavoro nelle precedenti quattro settimane, hanno, tuttavia, statisticamente la stessa probabilità di trovare un lavoro dei disoccupati;
nelle regioni del Mezzogiorno, dove storicamente il fenomeno dello scoraggiamento ha un peso significativo, comprendendo tra i disoccupati non solo i lavoratori in cassa integrazione guadagni, ma anche gli scoraggiati, nel secondo trimestre del 2009 il tasso di disoccupazione sarebbe stato pari al 17,8 per cento, 5,8 punti in più dell'indicatore calcolato secondo i criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro;
nello stesso periodo, nel complesso dell'economia italiana il tasso di disoccupazione corretto per entrambi i fenomeni sarebbe stato pari al 10,2 per cento, anziché al 7,4 per cento: tale differenza è imputabile per 1,2 punti alla cassa integrazione guadagni e per 1,6 punti al fenomeno dello scoraggiamento. Sommando i lavoratori in cassa integrazione guadagni e gli scoraggiati ai disoccupati, il numero di persone non impiegate, ma potenzialmente impiegabili, nel processo produttivo crescerebbe di 800.000 unità, raggiungendo circa 2,6 milioni (era pari a 2 milioni nel secondo trimestre del 2008);
il Ministro interrogato ha definito le stime fornite dalla Banca d'Italia un calcolo scorretto e fantasioso;
la reazione del Ministro interrogato - a parere degli interroganti - non solo risulta del tutto fuori luogo, ma suscita seria preoccupazione perché rivela ancora una volta lo sforzo del Governo di nascondere la drammaticità concreta della crisi dietro un'interpretazione distorta dei dati statistici;
secondo stime della Cgil sono oltre 1,7 milioni (1.765.922) le richieste di indennità di disoccupazione nei primi 11 mesi del 2009. Fra queste indennità molte sono ormai in scadenza, in particolare per i disoccupati con meno di 50 anni, per i quali l'indennità di disoccupazione ordinaria viene erogata per soli 8 mesi, invece che per un anno. Sono, inoltre, centinaia di migliaia i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, ai quali sta per cessare l'elargizione dell'indennità, ma che non potranno rientrare al lavoro allo scadere delle 52 settimane -:
se il Governo non intenda adottare iniziative volte a prorogare oltre i limiti stabiliti dalla normativa vigente, sia pure eccezionalmente ed in attesa di una riforma organica degli ammortizzatori sociali, l'erogazione delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria, al fine di fornire in questa situazione di perdurante crisi occupazionale un sostegno al reddito di centinaia di migliaia di famiglie.
(3-00839)

Attività di vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali finalizzata al contrasto del lavoro nero, con particolare riferimento alla regione Calabria - 3-00840

LARATTA, LENZI, DAMIANO, VILLECCO CALIPARI, MARAN, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU, LAGANÀ FORTUGNO, LO MORO, CESARE MARINI, OLIVERIO, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 7, 8 e 9 gennaio 2010 gravi episodi di violenza sono avvenuti a Rosarno, in Calabria, tra popolazione autoctona e immigrati;
le testimonianze raccolte e l'ampia documentazione giornalistica denunciano la presenza di fenomeni massicci di lavoro nero, in particolare nel comparto agricolo. Si tratta di lavoro sottopagato in condizioni disumane, soggetto al controllo della 'ndrangheta e gestito totalmente dai caporali;
quanto accaduto rende evidente l'intreccio tra criminalità organizzata, immigrazione clandestina e lavoro nero, intreccio per il quale nessuno di questi fenomeni può essere efficacemente affrontato in modo isolato. Legalità e lavoro sono un binomio inscindibile per un'efficace politica a favore del Sud;
la lotta al lavoro nero è, quindi, elemento indispensabile di una strategia complessiva, come dichiarato dal Ministro dell'interno Maroni nell'intervista a Il Messaggero dell'11 gennaio 2010;
la linea portata avanti dall'attuale Governo in materia di lotta al lavoro nero ha trovato la sua prima applicazione nella direttiva del Ministro interrogato del 18 settembre 2008, dalla quale in sostanza emerge, ad avviso degli interroganti, l'intento di orientare le attività ispettive alla prevenzione dell'illecito, evitando atteggiamenti vessatori, e nulla si dice sulle verifiche da effettuarsi su situazioni quali quelle che si sono verificate, che avrebbero richiesto particolare attenzione;
nel documento di programmazione dell'attività di vigilanza per il 2009 dello stesso ministero si sceglie esplicitamente una riduzione del 17 per cento del numero delle aziende soggette a controlli, «anche in considerazione della crisi economica che sta colpendo la nostra società», a favore di un dichiarato recupero di qualità dell'attività ispettiva. Tale programma vede la regione Calabria prima in graduatoria, con una riduzione del 46 per cento dei controlli rispetto a quanto fatto nel 2008. Infatti, si prevede di sottoporre a controlli 9.200 aziende a fronte delle 17.268 controllate nel 2008 -:
come intenda il Governo correggere tale impostazione, in modo da garantire la presenza dello Stato nella regione Calabria a tutela della legalità del lavoro, necessaria premessa all'affermazione di un'economia sana.
(3-00840)

Iniziative per garantire un nuovo accesso al lavoro per i disoccupati e misure per accrescere la base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani - 3-00841

FORMICHELLA e BALDELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dal Governo e dalle regioni nel corso del 2009 hanno contribuito a mantenere vivi i rapporti di lavoro;
in Italia il tasso di disoccupazione è cresciuto meno di quello degli Stati Uniti e di molti Paesi europei;
il Governo ha presentato due piani di azione dedicati ai giovani e alle donne nell'ambito di una rinnovata strategia per l'occupazione;
le dichiarazioni dei Capi di Stato e di Governo del G20 hanno invitato ad una strategia globale per la formazione;
sarebbe necessaria una maggiore efficacia nella spesa per formazione da parte del Governo, delle regioni e delle parti sociali -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per garantire un nuovo accesso al lavoro per i disoccupati e quali azioni intenda intraprendere per accrescere la base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani.
(3-00841)

Orientamenti del Governo in merito a misure fiscali a favore delle famiglie, con particolare riferimento all'introduzione del quoziente familiare - 3-00842

VIETTI, VOLONTÈ, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, DELFINO, POLI, GALLETTI, CAPITANIO SANTOLINI, PEZZOTTA, OCCHIUTO, LIBÈ e MEREU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del nuovo sistema fiscale che il Governo ha annunciato di voler avviare, ipotizzando una scadenza non prima della fine della legislatura attuale, vi sarebbe anche il ritorno al sistema delle deduzioni per i carichi familiari, soppresso dal Governo Prodi nel 2007;
secondo il Ministro interrogato «ritornare alle deduzioni per i carichi familiari è uno degli obiettivi», anche perché «funzionano meglio del quoziente familiare»;
oltre ad essere un punto fermo del programma elettorale della maggioranza, l'introduzione del quoziente familiare è stata più volte confermata dal Presidente del Consiglio dei ministri e da altri autorevoli membri del Governo e della maggioranza, mentre oggi il Ministro Tremonti pensa «a qualcosa di più ambizioso del quoziente familiare»;
l'introduzione, anche graduale, del quoziente familiare sarebbe stato un primo segnale per le famiglie oberate dal peso delle tasse ed in attesa di interventi di sostegno;
ad aggravare la situazione delle famiglie, inoltre, si aggiunge il dato fornito dalla Commissione europea per il 2009, riunita a Bruxelles per esaminare la crisi greca, secondo cui, nonostante sia inferiore alla media dell'Unione europea, «quello italiano è il sistema più colpito dalla crisi occupazionale», dove i senza lavoro sono saliti all'8,3 per cento, «il tasso più elevato da cinque anni»;
appare, pertanto, immotivata la reazione del Ministro interrogato alla pubblicazione delle stime fornite dalla Banca d'Italia, che considera il tasso di disoccupazione «reale» superiore al 10 per cento, solo perché associa ai disoccupati anche i cassintegrati e i cosiddetti «lavoratori scoraggiati» (coloro che rinunciano a cercare occupazione perché ritengono la situazione sfavorevole);
considerare i dati sulla disoccupazione una rappresentazione anti-italiana, in contrasto con gli interessi nazionali, non è un atteggiamento che giova alla verità, considerando che la disoccupazione preoccupa il 37 per cento degli italiani e che il 51 per cento dei cittadini europei la indica fra le due principali emergenza da affrontare;
di contro occorre sottolineare che il potere di acquisto dei salari è fermo ai livelli di quindici anni fa per la mancata restituzione del fiscal drag;
dal quoziente familiare alla riforma degli ammortizzatori e al taglio dell'irap, tutto risulta essere rinviato sine die, mentre la situazione economica resta ancora critica e la ripresa nel 2010 appare ancora troppo fragile, nonostante l'ottimismo del Presidente del Consiglio dei ministri;
al di là degli annunci-spot del Governo, le condizioni in cui versano le famiglie, i lavoratori e le imprese sono ancora in sofferenza -:
se confermi la rinuncia all'introduzione del quoziente familiare nel nostro sistema fiscale e se non ritenga che la strategia annunciata da alcuni membri del Governo di puntare su altre misure di sostegno determinerà nei fatti un rinvio, indefinito nei tempi e nei contenuti, degli interventi promessi ed attesi dalle famiglie italiane.
(3-00842)

Iniziative in merito alla crisi industriale dell'azienda Maflow di Trezzano sul Naviglio (Milano) - 3-00843

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il precipitare degli eventi presso l'azienda Maflow di Trezzano sul Naviglio, principale fornitore del gruppo Bmw, ha messo a rischio il posto di lavoro di circa 330 dipendenti;
la sospensione degli ordini della Bmw, secondo le indicazioni fornite dalla stessa dirigenza in Italia, sembra sia legata alla scarsa affidabilità dell'azienda italiana, in amministrazione straordinaria da maggio 2009, e ai ritardi nelle conseguenti procedure di vendita;
le suddette motivazioni non trovano, tuttavia, riscontro nella realtà industriale dello stabilimento di Trezzano sul Naviglio, che, anche durante il periodo di amministrazione straordinaria, ha sempre garantito con regolarità e puntualità le forniture al gruppo Bmw;
la gravissima decisione di Bmw di trasferire gli ordini ad altri fornitori tedeschi non solo ostacola l'attuazione di specifici piani di rilancio dell'azienda di Trezzano sul Naviglio, il cui fatturato deriva per l'80 per cento dalle commesse della casa automobilista tedesca, ma rappresenta anche una palese ed inaccettabile violazione delle norme sul libero mercato e sulla concorrenza tra Paesi comunitari. Oltretutto, dall'operazione non deriva alcuna riduzione di costi per la Bmw, rappresentando la stessa solo un tentativo atto a sostenere l'industria nazionale;
l'iniziativa avrà, quindi, un impatto pesante non solo sui lavoratori e loro famiglie, ma anche sull'attuazione di politiche di rilancio dell'azienda, che, tra l'altro, rappresenta un importante polo di occupazione anche per i territori limitrofi;
il processo di riorganizzazione messo in atto dalla Bmw non può essere conseguito a danno dell'economia del territorio e ricadere interamente sui lavoratori, che, fino ad oggi, hanno pagato i costi più alti della crisi che ha investito il Paese -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'evolversi della situazione presso la Maflow di Trezzano sul Naviglio e quali iniziative intenda adottare per favorire l'immediata convocazione di un tavolo di crisi, a cui partecipino tutti i soggetti coinvolti, al fine di arrivare ad una soluzione condivisa e ad un chiarimento con Bmw e Governo tedesco, necessari a stimolare, da un lato, il rilancio dell'azienda e tutelare, dall'altro, i dipendenti e le loro famiglie.
(3-00843)

Dati relativi ai contributi erogati al gruppo FIAT, ai sensi della legge n. 488 del 1992, anche in relazione alla prospettata ipotesi di chiusura dello stabilimento di Termini Imerese - 3-00844

LO MONTE, BELCASTRO, COMMERCIO, IANNACCONE, LATTERI, LOMBARDO, MILO e SARDELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Fiat, nel corso della sua lunga storia aziendale, è stato ripetutamente beneficiato dal sostegno economico pubblico, al punto che al giorno d'oggi è difficile delineare il quadro complessivo degli aiuti ricevuti in dote dalle istituzioni per costruire o implementare i suoi stabilimenti;
l'azienda torinese, infatti, più volte sull'orlo del disastro economico, è abilmente ricorsa alla strategia che da molti è stata definita «della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti»;
è stato calcolato che, soltanto tra il 1990 ed il 2000, lo Stato italiano ha elargito alla Fiat, a fronte del suo alterno ricatto occupazionale, circa 5 mila milioni di euro sotto variegate forme di sussidio, come esenzioni decennali sulle imposte sul reddito, ammortizzatori sociali, prepensionamenti, mobilità lunga, incentivi alla rottamazione e contributi in conto capitale e in conto interessi per gli investimenti nelle aree depresse grazie alla legge n. 448 del 1992, che dal 1996 al 2000 ha reso all'azienda automobilistica 328 milioni di vecchie lire;
oggi che la situazione economica del gruppo industriale, che ha conquistato una quota di mercato pari al 32 per cento, appare nettamente diversa, essendo stata abilmente risanata, come d'altra parte confermano anche gli indicatori di fine anno e relativi al volume di affari per il 2009, che registrano un incremento pari al 2,7 per cento rispetto al 2008, resta il drammatico vizio del management di scaricare su altri le gravi ripercussioni di scelte di comodo, come dimostrano la vicenda della paventata chiusura dello stabilimento siciliano di Termini Imerese, da cui dipende l'economia di una vasta area della Sicilia, e le mancate garanzie della operatività di quello di Pomigliano d'Arco;
oggi i destini di questi due distretti industriali sono tristemente intrecciati, essendo incerto il futuro lavorativo dei circa 7 mila addetti;
l'incertezza delle notizie circa la sorte dello stabilimento siciliano sta provocando gravi preoccupazioni in tutto il tessuto sociale e grande apprensione nelle famiglie, dal momento che non è dato conoscere soluzioni che in prospettiva garantiscano il futuro dei lavoratori;
in data 1o dicembre 2009 si apprende da notizie di stampa che nell'incontro avvenuto tra il Ministro interrogato e l'amministratore delegato di Fiat, la stessa Fiat avrebbe confermato la cessazione della produzione di autovetture presso lo stabilimento di Termini Imerese a partire dal 2012, e la riconversione dello stabilimento, non specificando, tuttavia, a quale tipo di attività;
la Fiat, dunque, immemore dell'enorme debito morale con lo Stato italiano pari almeno ai finanziamenti diretti e indiretti ricevuti nel corso degli anni, con dichiarazioni pretestuose ed ingiuriose, dichiara che la produzione presso lo stabilimento di Termini Imerese non è competitiva, ricorrendo così all'ausilio delle inesorabili leggi di mercato per giustificare il blocco della produzione di auto in una regione, la Sicilia, che sicuramente rappresenta la base logistica più grossa del Mediterraneo;
sarebbe pari a 425 milioni di euro, approssimati per difetto, la cifra stanziata dalle istituzioni siciliane negli ultimi anni per sostenere il distretto industriale termitano, dei quali 40 milioni per la formazione speciale degli operai dello stabilimento, 45 milioni per la realizzazione del porto di Fiumetorto (che sarebbe dovuto servire per spedire le auto sul continente, ma che non viene più utilizzato dalla Fiat, che, con ovvio aggravio di spese, ha sempre preferito i porti di Catania e di Augusta), 45 milioni per la costruzione della stazione ferroviaria a piccola e media velocità di Fiumetorto, che dista appena un chilometro dalla fabbrica di Termini Imerese ed alla quale hanno contribuito anche l'Anas e le Ferrovie dello Stato, 95 milioni in funzione del contratto di programma 2001/2005, 200 milioni di investimento, sottratti ai complessivi 350, che l'Enel aveva destinato all'intera Sicilia, ma che ha utilizzato per riconvertire le sue centrali a combustione vicino l'impianto di Termini in centrali a metano, operazione richiesta dalla stessa Fiat in quanto la fuliggine e le emissioni di quelle a combustione danneggiavano i suoi impianti, ed in ultimo, pari al 25 per cento, il cofinanziamento della Regione siciliana di tutti gli investimenti e le spese della Fiat: nell'impianto di Termini Imerese;
ai suddetti importi vanno oggi aggiunti 400 milioni che la Regione siciliana è pronta ad investire, di cui 200 in infrastrutture e 200 in innovazione tecnologica;
nell'aprile del 2009 è arrivata dalla Commissione europea l'autorizzazione, per le autorità italiane, a concedere alla Fiat, per un progetto che prevede la produzione di un nuovo modello di automobile in Sicilia, aiuti per 46 milioni di euro per investimenti a finalità regionale e che serviranno ad ampliare lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, a modificare il processo di produzione, a diversificare la produzione, permettendo così di salvaguardare i posti di lavoro esistenti nella regione. Tale misura, secondo le autorità di Bruxelles, «risulta compatibile con i requisiti previsti dagli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 e dalle norme sui grandi progetti di investimento, perché Fiat non aumenterebbe considerevolmente la sua capacità di produzione», e che: «si può pertanto ritenere che gli effetti positivi di questo investimento in termini di sviluppo regionale superino le possibili distorsioni della concorrenza»;
giacciono inutilizzati ben 300 milioni di euro, stanziati a giugno 2009 dal CIPE a favore e per il rilancio degli stabilimenti di Pomigliano d'Arco e di Termini Imerese;
il Governo avrebbe deciso la concessione di ulteriori misure di sostegno, seppure in misura ridotta, a favore del settore automobilistico, con il varo di un provvedimento per un valore, come è stato anticipato, di circa 1,2 miliardi di euro, che garantirà, tra l'altro agevolazioni per la rottamazione delle auto;
il 13 gennaio 2010 l'Assemblea regionale siciliana ha approvato con il pieno ed unanime consenso di tutti i gruppi parlamentari all'unanimità un ordine del giorno che impegna il Governo regionale a richiedere la convocazione di un Consiglio dei ministri con la presenza del Presidente della regione, ai sensi del terzo comma dell'articolo 21 dello Statuto siciliano, ove far assumere con decisione la salvaguardia dello stabilimento di Termini Imerese come questione nazionale prioritaria, convocando, altresì, immediatamente, un tavolo di trattative con la Fiat e con le organizzazioni sindacali e non concedendo alcuna forma d'incentivo alla produzione Fiat in assenza di una revisione dell'atteggiamento assunto dall'attuale management -:
a quanto ammonti il totale dei contributi elargiti nell'ultimo decennio, ai sensi della legge n. 488 del 1992, dal ministero dello sviluppo economico al gruppo Fiat.
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