XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 21 gennaio 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 21 gennaio 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Evangelisti, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Garavini, Gelmini, Genovese, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Granata, Jannone, La Russa, Laboccetta, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Marchi, Marinello, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Angela Napoli, Osvaldo Napoli, Nucara, Andrea Orlando, Leoluca Orlando, Pescante, Piccolo, Prestigiacomo, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Veltroni, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Evangelisti, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Garavini, Gelmini, Genovese, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Granata, Jannone, La Russa, Laboccetta, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Marchi, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Angela Napoli, Osvaldo Napoli, Nucara, Andrea Orlando, Leoluca Orlando, Pescante, Piccolo, Prestigiacomo, Razzi, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Veltroni, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 20 gennaio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BUTTIGLIONE: «Disposizioni in materia di professioni non regolamentate» (3131);
ZAMPARUTTI ed altri: «Disposizioni per l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sull'uso del suolo» (3132);
POLI ed altri: «Disciplina dell'attività professionale nel settore delle scienze estetiche e bionaturali» (3133);
DE POLI: «Disposizioni concernenti le funzioni di autorizzazione e di controllo in materia di prevenzione degli incendi» (3134);
GREGORIO FONTANA: «Modifiche agli articoli 35 e 45 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, in materia di documenti di identità e di riconoscimento nonché di documentazione di stati o qualità personali mediante esibizione dei medesimi» (3135);
LEVI ed altri: «Modifica all'articolo 132-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, in materia di priorità dei processi a carico di membri del Parlamento nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi» (3136).

Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a una proposta di legge.

La proposta di legge BUTTIGLIONE: «Modifiche alla legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, nonché modifica dell'articolo 32 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di destinazione temporanea di dipendenti delle amministrazioni pubbliche presso istituzioni europee e internazionali e amministrazioni di Stati esteri» (2854) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Volontè.

Trasmissione dal Senato.

In data 20 gennaio 2010 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
S. 1880. - Senatori GASPARRI ed altri: «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali» (approvata dal Senato) (3137).

Sarà stampata e distribuita.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
MURA ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale contro l'omofobia» (2847) Parere delle Commissioni V e VII.

II Commissione (Giustizia):
VIETTI e RAO: «Modifica all'articolo 13 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, in materia di attribuzione delle funzioni ai magistrati ordinari al termine del tirocinio» (2984) Parere della I Commissione.

VI Commissione (Finanze):
JANNONE: «Agevolazioni fiscali per le piccole e medie imprese oggetto di operazioni di fusione a seguito di acquisizione mediante indebitamento finanziario da parte di dipendenti delle medesime» (2968) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI e XIV.

VII Commissione (Cultura):
REGUZZONI ed altri: «Disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi» (2992) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XI Commissione (Lavoro):
BITONCI ed altri: «Modifiche alla legge 8 agosto 1995, n. 335, in materia di limiti alla cumulabilità dei trattamenti pensionistici ai superstiti con i redditi del beneficiario» (2988) Parere delle Commissioni I e V.

XII Commissione (Affari sociali):
CASSINELLI: «Disposizioni concernenti l'esercizio della professione di veterinario e la tutela della salute degli animali» (2526) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XIII Commissione (Agricoltura):
STUCCHI ed altri: «Disposizioni in materia di agricoltura e produzione agro-alimentare biologica» (2867) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VII, VIII, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri.

Il Ministero degli affari esteri, con lettera in data 19 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 dicembre 1984, n. 839, gli atti internazionali firmati dall'Italia i cui testi sono pervenuti al medesimo Ministero entro il 15 dicembre 2009.

Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 21 gennaio 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 1o dicembre 2009, alla pagina 14, seconda colonna, trentaseiesima, trentasettesima e trentottesima riga, il periodo: «alla V Commissione (Bilancio) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), deve intendersi sostituito dal seguente: «alla V Commissione (Bilancio), alla XIII Commissione (Agricoltura) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea)».

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 20 gennaio 2010, a pagina 6, prima colonna, alla trentottesima riga, dopo la parola: «V» si intende inserita la seguente: «, XI».

COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 86 DEL REGIO DECRETO 30 GENNAIO 1941, N. 12, COME MODIFICATO DALL'ARTICOLO 2, COMMA 29, DELLA LEGGE 25 LUGLIO 2005, N. 150

Risoluzioni

La Camera,
udite le comunicazioni del ministro Guardasigilli sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150:
ritenuto che le predette comunicazioni debbano intendersi come assunzione di responsabilità in termini di definizione programmatica della politica in materia di amministrazione della giustizia;
considerato che è necessario individuare, nel rispetto dei principi costituzionali, soluzioni che siano adeguate a potenziare l'efficacia del servizio giustizia, al fine di garantire l'effettiva tutela dei diritti dei cittadini;
ritenuto che priorità necessarie ad assicurare una crescente funzionalità del servizio giustizia siano, nel rispetto di quanto dianzi rappresentato dall'onorevole Guardasigilli:
a) l'accelerazione della celebrazione dei processi civili, sia attraverso una diffusa riduzione dei termini prefissati dal codice di procedura civile, sia mediante una radicale deflazione del contenzioso giudiziale, tramite l'istituzionalizzazione della mediazione, quale strumento per favorire la conciliazione tra le parti sia attraverso valide forme di monitoraggio in ordine all'efficienza ed alla «produttività» nei diversi uffici giudiziari;
b) l'avvio di una disamina circa la «geografia organizzativa» degli uffici giudiziari allo scopo di individuare eventuali inefficienze e soluzioni di migliore operatività;
c) la promozione di una modernizzazione tecnologica degli uffici giudiziari in ragione di una loro maggiore efficienza e produttività ed in vista di una crescente digitalizzazione telematica di tutte le attività processuali accompagnata dall'individuazione di procedure volte a favorire la mobilità del personale tra uffici giudiziari e da amministrazioni diverse da quella della giustizia;
d) il potenziamento degli strumenti di lotta alla criminalità di tipo mafioso, non soltanto sotto il profilo della certezza della pena, ma anche mediante l'incremento delle misure di prevenzione e l'aumento della gamma di reati per cui le stesse possono essere impiegate;
e) la riorganizzazione del sistema carcerario, sia con riferimento all'edilizia penitenziaria, sia in attuazione degli indirizzi espressi nelle mozioni approvate dalla Camera dei deputati;
f) l'approvazione di norme attuative del principio di cui all'articolo 110 della Costituzione che attribuiscano al Guardasigilli potestà organizzative effettive, pur senza mai violare l'autonomia della giurisdizione;
g) la predisposizione di riforme costituzionali che garantiscano la piena realizzazione del principio del giusto processo con particolare riferimento alla distinzione tra il ruolo dell'organo giudicante e dell'organo requirente, all'esercizio dell'azione penale secondo regole ben definite, alla ragionevole durata del processo penale, alla riforma del CSM che favorisca un'azione della magistratura svolta - garantendo l'autonomia dei singoli magistrati - nell'esclusivo rispetto della legge, ma immune da influenze di carattere correntizio e politico;
approva le comunicazioni del ministro apprezzandone le finalità e le soluzioni indicate per perseguirle.
(6-00036) «Costa, Brigandì, Belcastro».

La Camera,
premesso che:
le comunicazioni che il ministro della giustizia presenta alla Camera dei deputati, ai sensi dell'articolo 2, comma 29, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150, costituiscono un documento impegnativo, di bilancio, dell'amministrazione della giustizia e di definizione programmatica per il futuro, cosicché richiedono un esame particolarmente rigoroso da parte del Parlamento, consono alla vitale importanza del servizio giustizia per i cittadini e le istituzioni;
sono pendenti oltre cinque milioni di cause civili e tre milioni e mezzo di processi penali, cosicché uno dei problemi più impellenti che affliggono la giustizia italiana concerne la ragionevole durata del processo, in applicazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo concernente il diritto ad un processo equo;
a fronte di tale straordinaria emergenza, il Governo, a dispetto di spot ed annunci strabilianti, non ha posto in essere alcun organico intervento normativo, ordinamentale e strutturale idoneo a consentire all'apparato giudiziario di risolvere entro tempi accettabili questo così grave problema. Anzi, con le ultime Leggi finanziarie, compresa quella per il 2010, con costanti ed irragionevoli tagli lineari, ha drasticamente ridotto le disponibilità economiche del Ministero della giustizia, oltre che di quello degli interni, così da rendere ancora più difficile assicurare una maggiore sicurezza e un sistema giudiziario più efficiente;
al contrario, l'unica preoccupazione della maggioranza appare quella di evitare al Presidente del Consiglio la partecipazione alle udienze penali, di modo che il Parlamento è occupato nella definizione di questo problema con l'esame di molteplici e concorrenti provvedimenti legislativi mentre dovrebbe occuparsi della grave crisi economica del Paese e, semmai, della riforma della giustizia per farla funzionare meglio;
e così, il disegno di legge sul cosiddetto processo breve, intriso di molteplici profili di incostituzionalità, non è volto ad accelerare l'iter processuale affinché ogni sentenza possa essere resa in tempo accettabile, bensì è volto - essendo retroattivamente applicabile ai processi in corso - a far morire precocemente decine di migliaia di processi, realizzandosi in tal modo un'amnistia anomala per reati anche di considerevole gravità, vanificandosi i principi di certezza del giudizio e della pena eventualmente irrogata. Decretare la morte formale di un processo depotenzia lo strumento processuale e irragionevolmente sacrifica i diritti delle parti offese, dato che col processo lo Stato esercita la «pretesa punitiva». E tra i vari reati che rimarrebbero impuniti, vi è la corruzione, delitto che rischia di condizionare pesantemente l'appetibilità di investimenti stranieri, ponendosi così il disegno di legge anche in netto contrasto con i princìpi sanciti dalla Convenzione dell'ONU contro la corruzione recepita nel nostro ordinamento;
l'altro intervento sul quale la maggioranza punta per evitare la presenza al processo del Capo del Governo è quello sul cosiddetto legittimo impedimento, incostituzionale per molteplici aspetti in quanto istituisce una prerogativa personale con norma ordinaria mentre è necessaria una legge di modifica della Costituzione, come costantemente ha affermato la Corte costituzionale;
le carceri italiane si trovano in una gravissima situazione emergenziale con circa 66 mila presenze, in surplus di 23 mila detenuti rispetto ai 43 mila possibili, con una deficienza organica del Corpo di polizia penitenziaria di circa 5.500 unità, con la gran parte delle strutture penitenziarie fatiscenti, obsolete e non adatte, con strutture pressoché pronte ma non aperte, con gravi carenze del personale del trattamento e della rieducazione. In tale situazioni il personale di polizia penitenziaria è costretto a lavorare in condizioni sempre peggiori, così come educatori, psicologi, medici. Sono in costante aumento i comportamenti autodistruttivi (suicidi) e quelli eteroaggressivi, quali gli attacchi al personale di polizia penitenziaria, ormai demotivato, stanco e malpagato, che sempre più spesso ricorre a giustificate manifestazioni di protesta: un agente deve sorvegliare 100 detenuti di giorno, circa 250 nei turni notturni; per garantire le traduzioni il personale è costretto a viaggiare anche per 20 ore consecutive spesso su mezzi non idonei; gli standard internazionali stabiliti dal comitato per la prevenzione della tortura stabiliscono in 7 metri quadri a persona lo spazio minimo sostenibile per una cella, mentre in Italia i detenuti che vivono in condizioni di gravissimo sovraffollamento sono la quasi totalità, cosicché lo Stato rischia di dover pagare 64 milioni di euro di indennizzi;
solo dopo due anni, con colpevole negligenza, il Governo ha annunciato un cosiddetto «piano carceri» di cui non si conosce la consistenza e l'efficacia, ma che certamente non potrà avere effetti in tempi ragionevoli. Né esso si accompagna ad interventi di deflazione carceraria basati sull'alternatività delle sanzioni;
il Governo è anche in grave ritardo nella definizione delle problematiche, soprattutto ordinamentali, di una categoria assolutamente benemerita quale quella dei giudici di pace, composta da magistrati che amministrano il 60 per cento del contenzioso civile e il 30 per cento del processo penale in tempi brevi e con la durata media di un anno per processo, pur ricevendo retribuzioni totalmente inadeguate e non dignitose in rapporto all'alta funzione pubblica del rendere giustizia che svolgono al servizio dello Stato e del cittadino;
peraltro, la soluzione ipotizzata dal Governo appare partire dal presupposto della scarsa considerazione di questa categoria di indispensabili e benemeriti operatori del diritto, introducendo arbitrarie differenziazioni, non prevedendo alcuna forma di scudo previdenziale, prevedendo, a regime, la messa in disparte di un personale qualificato ed esperto che ha svolto con dignità un prezioso lavoro in funzione e dell'introduzione di personale della necessaria esperienza. Bisogna superare il periodico ricorso alle proroghe, che hanno il solo effetto di far permanere personale sostanzialmente retribuito «a cottimo» se non «in nero», per arrivare ad una definitiva e dignitosa soluzione del problema che preveda forme di continuità, di specializzazione, di giusta retribuzione e di forme compatibili di previdenza;
la giustizia minorile sta vivendo il periodo più buio della sua esistenza perché si stanno facendo mancare ad essa le risorse necessarie (persino per il trattamento dei minori) e, sotto il pretesto di una riorganizzazione, si sta consentendo il depotenziamento delle professionalità attraverso lo svuotamento delle competenze con il loro trasferimento alle strutture generali organizzative del Ministero della giustizia che si occupano di tutto, così vanificandosene la specificità. Ciò costituisce la premessa per lo svilimento di un settore e di una cultura dei diritti dei minori che vede l'Italia all'avanguardia in un panorama internazionale, in contrasto anche con l'affermata opinione del ministro della giustizia per cui la giustizia minorile rappresenta un «fiore all'occhiello» che va salvaguardato e difeso;
da quando il Governo in carica si è insediato si è registrato un costante e pesante crescendo nella conflittualità dell'esecutivo nei confronti dei magistrati, soprattutto del pubblico ministero, con dichiarazioni offensive, ad avviso dei presentatori del presente atto di indirizzo, ed aggressive del Capo del Governo, che rischiano di alimentare un clima di odio e di isolamento nei confronti dei magistrati che è già stato il terreno fertile per una stagione di stragi, di cui può essere segno l'attentato nei confronti degli uffici degli procura della Repubblica di Reggio Calabria. Questa situazione dovrebbe registrare il sostegno del ministro della giustizia alla magistratura fatta oggetto di così pesanti attacchi, incompatibili con il dovere di intrattenere rapporti corretti tra poteri dello Stato;
il giudizio globalmente negativo sulla politica della giustizia emerge anche dalle numerose manifestazioni di protesta organizzate tanto dagli avvocati quanto dai magistrati;

NON APPROVA

le dichiarazioni rese dal ministro della giustizia;
impegna, invece, il Governo, e in particolare il ministro della giustizia:
ad indicare chiaramente le riforme possibili per accrescere la funzionalità della giustizia, le priorità ed i tempi di realizzazione;
a provvedere urgentemente al reperimento delle risorse adeguate per assicurare un'efficiente e celere amministrazione della giustizia ed anche una riforma organica del processo sia civile che penale, in modo da consentire agli uffici giudiziari di gestire il carico degli adempimenti e di superare i ritardi nella trattazione dei processi determinati spesso da soli meri problemi procedurali e meramente formali;
ad adottare provvedimenti che attuino una drastica depenalizzazione, accompagnata da istituti quali la più estesa oblazione nel processo penale per i reati bagatellari e, nei casi meno gravi, l'archiviazione per irrilevanza sociale del fatto, la messa alla prova, la mediazione, le sanzioni sostitutive (pecuniarie e di attività sociale), e soprattutto, nella doverosa ottica di tutela delle vittime, l'estinzione del reato in seguito a condotte riparatorie. È assolutamente indispensabile, poi, una profonda revisione del modello sanzionatorio, che riduca l'utilizzazione della pena detentiva (troppo spesso tanto apparentemente pesante quanto nei fatti meramente virtuale con esclusione dei reati di maggior allarme sociale e che violano l'etica pubblica) e la sostituisca, con pene alternative alla detenzione (interdittive, prescrittive o ablative), di cui assicurare l'effettività. Anche la pena detentiva, ove irrogata, deve essere, magari più lieve ma effettivamente scontata per restituire certezza alla pena, detentiva o meno, affidandosi al giudice che l'ha irrogata anche la decisione circa le concrete modalità di esecuzione della stessa;
a prevedere, nel comparto giustizia, un forte incremento di personale sia giudicante che amministrativo, con particolare riferimento ai servizi di cancelleria, assicurando inoltre un intervento urgente per garantire la verbalizzazione e la trascrizione degli atti presso tutti i singoli uffici giudiziari, e maggiori e sicure risorse per le intercettazioni, quale passaggio fondamentale per lo svolgimento delle indagini e la celebrazione dei processi penali;
a reperire le necessarie risorse finanziarie per salvaguardare i livelli retribuitivi degli operatori della giustizia e del settore carcerario, nonché per l'edilizia penitenziaria prevedendo nuove strutture o l'ampliamento, e l'ammodernamento di quelle esistenti, assicurando anche l'attuazione dei piani e dei programmi a tal fine previsti da precedenti Leggi finanziarie;
a trasferire le risorse finanziarie giacenti nei depositi giudiziari, a favore del Ministero della giustizia, sfruttando così le risorse «dormienti» giacenti presso i depositi giudiziari, utilizzandole in favore del Ministero della giustizia, consentendo così il tendenziale autofinanziamento del sistema giudiziario, recependo tra l'altro le proposte avanzate dalla Commissione «per lo studio e la proposta di riforme e di interventi per la razionalizzazione, armonizzazione e semplificazione delle procedure processuali ed amministrative relative alle sanzioni pecuniarie da reato applicate a norma del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, alle spese processuali ed alla gestione dei beni confiscati ed in giudiziale sequestro;
a definire un'equa normativa sui giudici di pace che, partendo dal riconoscimento della insostituibile funzione svolta dai giudici stessi, definisca un'equa normativa ordinamentale che tenga conto della professionalità, della continuità e dell'esigenza di una dignitosa retribuzione e di forme adeguate di scudo previdenziale;
a bloccare ogni ipotesi di riorganizzazione della giustizia minorile che depotenzi il settore e disperda le professionalità e a garantire le risorse necessarie per la rieducazione dei minorenni in trattamento penale.
(6-00037) «Di Pietro, Palomba, Donadi, Evangelisti, Borghesi».

La Camera,
premesso che:
l'amministrazione della giustizia in Italia viene avvertita dai cittadini come distante e incapace di contribuire al progresso civile;
la lentezza dei processi e l'imprevedibilità del giudicato sono le cause fondamentali che contraddicono i diritti individuali, compromettono il buon andamento dell'economia e finiscono per sfociare nell'irragionevolezza;
riformare la giustizia deve significare anzitutto ottenere giudizi più rapidi, attraverso una robusta razionalizzazione del sistema, e rendere maggiormente prevedibili le conseguenze giuridiche dei comportamenti dei cittadini;
l'attuale irragionevole durata dei processi è determinata da una pluralità di fattori, su cui bisogna agire congiuntamente;
la necessaria svolta sul piano organizzativo, tuttavia, non può essere di per sé sola sufficiente a risolvere le forti criticità presenti;
udite le comunicazioni del ministro sull'amministrazione della giustizia,

impegna il Governo

e, in particolare, il ministro della giustizia,
ad intraprendere tutte le iniziative necessarie, e in particolare:
I) a considerare preliminare ad ogni intervento una revisione delle circoscrizioni giudiziarie che consenta la più razionale allocazione delle risorse umane e materiali, che vanno comunque potenziate. Il tema della scopertura degli uffici di procura, soprattutto nelle sedi disagiate, può trovare soluzione stabile nella eliminazione del divieto di destinazione degli uditori e soluzione transitoria in una deroga per gli ultimi vincitori di concorso. Il processo telematico deve passare dalle parole ai fatti, con un adeguato stanziamento.
II) Nel settore civile, tenuto conto dei seguenti aspetti:
a) in attesa di valutare i decreti legislativi attuativi della riforma processuale di inizio legislatura, si ribadisce un giudizio non positivo sulla mancanza di organicità di quell'intervento e più in particolare sulla testimonianza in forma scritta;
b) in un sistema a grado d'appello generalizzato, che riteniamo utile conservare e auspicabilmente potenziare, la garanzia della collegialità è comunque assicurata al cittadino: nulla dovrebbe ostare, allora, all'introduzione del giudice monocratico in tutto il primo grado del processo civile, il che consentirebbe anche di dare vita a un unico rito ordinario di cognizione e di recuperare risorse umane;
c) è indispensabile affrontare il problema della deflazione del contenzioso giudiziale. In quest'ottica, occorre ripensare il precetto di cui all'articolo 24 della Costituzione, immaginando forme di tutela dei diritti anche non «giudiziali». I cosiddetti strumenti alternativi di risoluzione delle controversie vanno potenziati, più e meglio di quanto faccia il decreto legislativo sulla mediazione finalizzata alla conciliazione in materia civile e commerciale;
d) è necessario rivedere l'attuale sistema delle impugnazioni. Tre gradi di giudizio generalizzati, infatti, sono difficilmente compatibili con il precetto costituzionale della ragionevole durata del processo. Giudichiamo un errore aver eliminato dalla riforma le previsioni introdotte dalla Camera sulla non ricorribilità per Cassazione nell'ipotesi di «doppia conforme» sul fatto. Si dovrebbe anche, più radicalmente, eliminare la facoltà di ricorso per Cassazione per «insufficiente o contraddittoria motivazione»; il che, per un verso non lederebbe il principio costituzionale di cui al comma 6 dell'articolo 111 della Costituzione e per altro verso consentirebbe l'adozione di provvedimenti giurisdizionali in forma particolarmente sintetica;
e) la proposta di riforma organica del libro primo del codice civile avanzata dal gruppo UdC dovrebbe costituire la base per una rapida decisione sulla materia senza che il Governo inneschi inutili competizioni.
III) Nel settore penale, atteso che:
a) il sistema è oggi largamente inefficace sia per il corto circuito determinato dal rapporto tra lunghezza dei processi e termini di prescrizione, sia per il carattere virtuale che la pena ha assunto in troppi casi, inficiandone la funzione deterrente; inoltre, per altro verso, i provvedimenti cautelari reali e personali, adottati in assenza di contraddittorio, anche per la loro rilevanza mediatica, hanno ormai assunto una funzione sostanzialmente surrogatoria della pena e determinano un effetto di carcerazione in dimensioni spropositate rispetto alle condanne definitive;
b) l'irragionevole durata del processo - come è noto, una pena in sé - non può giustificare l'ampliamento dei termini di prescrizione. E tuttavia, nell'attuale situazione, termini di prescrizione brevi comportano un indiretto effetto-amnistia. È necessario intervenire, dunque, attraverso un bilanciamento dei diritti fondamentali delle parti processuali. In questa logica, il cosiddetto «processo breve» è condivisibile a due condizioni: che riguardi i procedimenti futuri, aperti successivamente alla norma che ne stabilisce tempi di prescrizione e che sia accompagnato dalle risorse necessarie a portare a termine, entro la durata prevista, il carico ordinario di procedimenti pendenti nei singoli uffici giudiziari;
c) nessuna seria efficacia deterrente potrà essere assicurata dal sistema penale se la pena non torna ad essere effettiva. Si conferma la necessità di una rivisitazione della legislazione penale ispirata al principio di residualità: occorre, in sostanza, una drastica depenalizzazione, accompagnata da istituti quali l'oblazione nel processo penale per i reati bagatellari, l'archiviazione per irrilevanza sociale del fatto, e soprattutto, nella doverosa ottica di tutela delle vittime, l'estinzione del reato in seguito a condotte riparatorie. È assolutamente indispensabile, poi, una profonda revisione del modello sanzionatorio, che riduca l'utilizzazione della pena detentiva (troppo spesso tanto apparentemente pesante quanto nei fatti meramente virtuale) e la sostituisca con pene alternative alla detenzione (interdittive, prescrittive o ablative), di cui assicurare l'effettività. Anche la pena detentiva, ove irrogata, deve essere effettivamente scontata. In proposito, è necessario ripensare tanto l'istituto della sospensione condizionale della pena, quanto l'impianto della legge Simeone-Saraceni. In ogni caso, per restituire certezza alla pena, detentiva o meno, occorre affidare al giudice che l'ha irrogata anche la decisione circa le concrete modalità di esecuzione della stessa. Nel ridare credibilità al sistema penale, simili misure - riducendo il ricorso alla carcerazione quando inutile e antieconomico - potrebbero d'altra parte contribuire a porre fine allo scandalo del sovraffollamento penitenziario, cui non può far fronte un piano esclusivamente immobiliare, peraltro ancora incerto nella portata, nei costi e nei tempi di esecuzione;
d) dopo che ne era stata dichiarata la priorità nella politica della giustizia del Governo, i disegni di legge in materia di intercettazioni telefoniche sono stati abbandonati, lasciandoli di fatto decadere, insieme con le pur discutibili proposte del Governo, le giuste motivazioni di un'azione di riforma.
IV) Nei rapporti istituzionali, ritenuto che:
a) affrontare il tema della giustizia significa inevitabilmente considerare l'assetto dei poteri quale delineato dalla nostra Costituzione. Occorre considerare l'evoluzione che l'assetto dei poteri ha subito dal 1948 ad oggi, con lo scopo di assicurare un nuovo equilibrio. In particolare, occorre ribadire la validità del modello pluralistico dell'assetto dei poteri delineato dalla Costituzione, sottolineando che non può esservi alcuna gerarchia tra potere politico legittimato dalla volontà popolare, e poteri neutri di controllo che fondano differentemente la propria legittimazione; e poiché ad ogni potere deve corrispondere pari responsabilità, una maggiore responsabilizzazione del magistrato è corollario indispensabile dei nuovi poteri acquisiti; occorre affrontare, finalmente, il tema della responsabilità disciplinare dei magistrati. Si potrebbe dare vita ad un'Alta corte di giustizia, nella quale la componente elettiva delle magistrature potrebbe anche non essere maggioritaria, considerata la peculiarità della funzione disciplinare;
b) l'azione penale deve restare obbligatoria, a garanzia del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Si impone, tuttavia, una riflessione sui criteri di selezione delle notizie di reato e soprattutto sui criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale, oggi sostanzialmente discrezionali. Occorre, dunque, un intervento in duplice direzione. Quanto alla selezione delle notizie di reato, vanno ridefiniti i rapporti tra pubblico ministero e Polizia giudiziaria. È un problema di «cultura» più e prima che di norme. Il pubblico ministero, in sostanza, deve continuare a «disporre» della Polizia giudiziaria per lo svolgimento delle indagini (articolo 109 della Costituzione), ma non può e non deve diventare il «capo» della Polizia giudiziaria. Quanto ai criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale è possibile pensare a un rapporto di cooperazione istituzionale tra CSM e Parlamento;
c) se l'azione penale resta obbligatoria, il pubblico ministero, che la esercita, non può non restare un magistrato indipendente. Occorre porsi, tuttavia, il problema di un bilanciamento del potere che oggettivamente - anche per ragioni legate alle dinamiche del sistema mediatico - il pubblico ministero esercita oggi in tutte le democrazie contemporanee. In proposito, la ipotizzata separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudici non pare idonea di per sé, a risolvere i problemi;
d) il legame inscindibile tra potere e responsabilità del magistrato implica la soluzione del problema del controllo sulla produttività. In proposito, occorre introdurre un sistema informatico di rilevazione statistica uniforme e generalizzato, al fine di consentire una misurazione della quantità e qualità del lavoro dei magistrati.
V) A riconoscere il rilevante ruolo ormai assunto dalla cosiddetta magistratura onoraria nel nostro ordinamento, affrontando senza equivoci il problema della sua collocazione ordinamentale. In primo luogo, occorre scegliere definitivamente tra «modello di prossimità», che privilegia il giudizio secondo equità, e «modello semiprofessionale». Questa presa d'atto rende ineludibile garantire la professionalità iniziale e permanente del giudice di pace, nonché il rispetto delle regole deontologiche. Si devono individuare, insomma, criteri più stringenti degli attuali sia per selezionare i giudici di pace, sia per controllarne l'operato, sia sotto il profilo delle incompatibilità. Distinto e diverso è il problema dei magistrati onorari propriamente detti, quali GOT e VPO, le cui funzioni - considerata l'attuale insostituibilità - devono essere adeguatamente normate e non più affidate a continue proroghe dell'esistente.
VI) A riconoscere il rilievo costituzionale dell'avvocatura, quale tramite necessario per l'affermazione del diritto alla giustizia del cittadino, rendendo la riforma dell'ordinamento professionale un tassello indispensabile di una più complessiva riforma della giustizia. Il non avere proceduto contestualmente alla riforma dell'ordinamento giudiziario e di quello forense, ha determinato una profonda crisi di fiducia da parte dell'avvocatura nei confronti delle forze politiche che occorre recuperare.
(6-00038) «Vietti, Rao, Ria».

La Camera,
udite le comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150;
premesso che:
le suddette comunicazioni rappresentano un atto importante, un'assunzione di responsabilità in termini di definizione programmatica della futura politica in tema di amministrazione della giustizia, e che vanno esaminate attentamente da parte del Parlamento;
la garanzia del diritto dei cittadini alla sicurezza presuppone necessariamente - oltre all'efficienza dell'azione delle forze dell'ordine cui vanno assicurati i mezzi indispensabili per il loro operato - un sistema giudiziario efficace, per la cui realizzazione è necessario stanziare in via prioritaria risorse adeguate e idonee per garantire un concreto miglioramento della qualità dell'amministrazione della giustizia e l'effettività dei diritti;
l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta altresì una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese, favorendone la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, anche in virtù di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali;
considerato che:
il sistema giudiziario del nostro Paese ha bisogno di interventi idonei a ridurre la durata dei processi civili e penali, pur garantendo il fisiologico e completo accertamento dei fatti anche a garanzia dei diritti delle vittime e delle parti lese. Non può certo ritenersi adatto a questo scopo il disegno di legge Gasparri sul cosiddetto processo breve (A.S. 1880). La fissazione di un termine perentorio per il compimento dei singoli gradi di giudizio, che produce l'effetto di estinguere il processo, non considera infatti, adeguatamente la previsione costituzionale del giusto processo in senso oggettivo, giacché il nuovo strumento privilegia il rispetto della rapidità formale fissata con scansione temporale rigida, non curandosi della necessità che il processo realizzi appieno la funzione cognitiva che lo caratterizza;
è necessario, invece, individuare strumenti moderni, soluzioni adeguate ed effettivamente praticabili per rispondere ai bisogni di sicurezza, per ripristinare un efficace servizio della giustizia nel rispetto dei princìpi costituzionalmente sanciti, e per garantire la effettività dei diritti di tutti i cittadini e la competitività del sistema economico e produttivo del Paese;
la riduzione delle risorse stanziate per il Ministero della giustizia, decisa con la Legge finanziaria 2010, ostacoleranno in misura significativa la piena attuazione delle politiche per la sicurezza e il contrasto alla criminalità, impedendo il celere ed effettivo accertamento dei reati e l'identificazione dei colpevoli: tale riduzione mette a nudo il carattere meramente simbolico - come tale inefficace - della politica del diritto (e in particolare della politica criminale) del Governo, che a fronte della continua introduzione di nuove norme incriminatrici, non prevede le risorse necessarie alla loro applicazione, sia in sede giudiziaria che penitenziaria, con il rischio di aggravare ulteriormente non solo la disfunzionalità del sistema giudiziario, ma anche di minare la certezza del diritto e la stessa legittimazione e credibilità della funzione dell'amministrazione della giustizia, con gravi pregiudizi per la sicurezza e la tutela giurisdizionale dei diritti per i cittadini;
la riduzione delle risorse rischia tra l'altro di rendere inefficaci anche alcune misure realizzate dal Governo ed in via di sperimentazione in alcune sedi giudiziarie, quali quelle sulla digitalizzazione del processo;
la continua disattenzione nei confronti delle esigenze economico-professionali e di organico del personale del comparto giustizia, che dà un quotidiano prezioso e insostituibile contributo al funzionamento degli uffici giudiziari;
la approvazione solo nel Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 del più volte annunciato piano carceri di cui peraltro non si conoscono se non tramite i comunicati stampa i contenuti;
gli interventi settoriali effettuati nei provvedimenti collegati alla Finanziaria dello scorso anno sul processo civile che, anziché percorrere la via della semplificazione dei riti, hanno introdotto nuove regole processuali ed un altro rito, quello di cognizione sommaria e che certamente non hanno comportato un sostanzioso miglioramento in termini di durata ed efficacia del processo civile;
ritenuto che:
le comunicazioni del ministro non mostrano alcuna soluzione idonea a risolvere i gravi problemi della giustizia italiana;
la giustizia ha bisogno di un intervento globale e coerente, perché il male oscuro della giustizia italiana, cioè i tempi lunghi dei processi colpisce tutti gli utenti della giustizia, e in primo luogo i cittadini;
non servono ad affrontare le problematiche della giustizia gli attacchi indiscriminati e delegittimanti alla magistratura, né gli interventi volti a risolvere le emergenze sull'onda dell'emotività;
occorre percorrere la via dell'equilibrio globale tra le risorse, la gestione intelligente delle stesse il perseguimento dei veri obiettivi assegnati alla giustizia, dopo aver individuato con obiettività le cause principali del disservizio; in particolare, occorre:
rivedere gli ambiti territoriali degli uffici giudiziari anche mediante l'accorpamento o il distacco di uffici e di sezioni, e la sapiente combinazione di elementi quantitativi e qualitativi, rimodulando gli uffici giudiziari secondo criteri di efficienza anche attraverso l'adeguamento della pianta organica ed il decongestionamento delle aree distrettuali metropolitane;
realizzare «l'ufficio per il processo», che garantisca lo svolgimento organizzato di tutte le attività correlate all'esercizio della giurisdizione, finalizzato all'accelerazione dei tempi per la conclusione dei procedimenti;
prevedere e valorizzare la responsabile gestione del personale amministrativo, delle risorse strumentali e finanziarie;
attuare in tempi brevi, anche mediante un adeguato confronto parlamentare, la semplificazione dei riti dei procedimenti civili, finalizzata alla realizzazione di un processo concepito come strumento di attuazione concreta ed effettiva dei diritti;
realizzare interventi nel processo penale che favoriscano: l'effettivo equilibrio tra accusa e difesa, la semplificazione delle regole processuali, la deflazione del carico giudiziario anche mediante l'utilizzo di meccanismi già sperimentati nel processo minorile e nella giustizia penale di pace quale quello della archiviazione per la particolare tenuità dell'offesa o dell'istituto della mediazione penale;
prevedere tra i compiti del procuratore della Repubblica, nell'ambito del programma organizzativo del suo ufficio previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 106 del 2006, la fissazione di criteri trasparenti e verificabili dal Consiglio Superiore della Magistratura, relativi alle priorità nell'esercizio dell'azione penale, nel rispetto del principio costituzionale di obbligatorietà dell'azione penale;
valorizzare la funzione dell'udienza preliminare nella preparazione e accelerazione dei dibattimento;
impostare una riforma di sistema che preveda: la riduzione dell'area dell'illecito penale laddove riferito a comportamenti di scarso disvalore sociale con un ampliamento ed una differenzazione delle tipologie sanzionatorie, con l'affiancamento alla pena detentiva di altre pene interdittive, ma non privative delle libertà personali, irrogabili dal giudice penale di cognizione allo scopo di ridurre il ricorso alla pena detentiva, laddove non necessaria, e nel contempo di rendere più efficace il sistema sanzionatorio nel suo insieme, soprattutto con riferimento ai reati non gravi;
individuare soluzioni normative volte alla modifica del regime e della fisionomia delle impugnazioni, restituendo all'appello la funzione di controllo del giudizio di primo grado e alla Corte di cassazione la funzione che è propria del giudizio di legittimità;
la riforma della legge elettorale del Consiglio Superiore della Magistratura e altre misure di riforma, da adottare con leggi ordinarie, dirette a meglio individuare e a garantire il corretto assolvimento dei compiti assegnati al CSM dalla Carta costituzionale;
la riforma dell'ordinamento professionale forense;
la riforma organica della magistratura onoraria,
non le approva.
(6-00039) «Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Ferranti, Andrea Orlando, Amici, Boccia, Giachetti, Lenzi, Quartiani, Rosato, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Melis, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Tidei, Touadi, Vaccaro».

La Camera,
udite le comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150;
premesso che:
nella seduta del 28 gennaio 2009 la Camera dei deputati, previo parere favorevole del Governo, ha approvato una risoluzione presentata dai deputati radicali eletti nelle liste del Partito Democratico, nella quale si chiede che si dia finalmente corso ad una riforma organica della giustizia di carattere democratico e liberale, fondata su alcuni capisaldi, tra i quali: l'abolizione della obbligatorietà dell'azione penale, in modo da non assoggettare più la stessa all'arbitrio delle procure della Repubblica; una modifica ordinamentale basata sul principio della effettiva separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti; la responsabilizzazione del pubblico ministero per l'osservanza delle priorità fissate; la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che riconduca tale consesso all'originario ruolo attribuitogli dai costituenti, sottraendolo ai giochi di corrente e all'influenza del sindacato della magistratura; la reintroduzione di severi vagli della professionalità dei magistrati nel corso dei 40-45 anni della loro permanenza in carriera; la modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, con modalità tali da garantire ai cittadini ingiustamente danneggiati da provvedimenti del giudice o del pubblico ministero, di ottenere il risarcimento integrale dei danni direttamente dal magistrato, pur con la previsione di meccanismi volti ad eliminare il pericolo di azioni intimidatorie e strumentali; la revisione delle modalità di collocamento fuori ruolo dei magistrati e di attribuzione degli incarichi extragiudiziari, salvaguardando le contrapposte esigenze di non disperdere forza lavoro né, per contro, preziose professionalità; l'incompatibilità tra la permanenza nell'ordine giudiziario e l'assunzione di incarichi, elettivi e non, in rappresentanza di formazioni politiche; la promozione di una seria modernizzazione tecnologica degli uffici giudiziari; l'adeguamento numerico e la promozione di qualificazioni professionali degli organici del personale anche amministrativo; la notifica della natura dei termini processuali, con la previsione generalizzata di termini perentori e di sanzioni disciplinari per la loro inosservanza da parte dei magistrati; la radicale semplificazione delle modalità di modifica degli atti giudiziari; la definizione di tempi standard dei procedimenti civili e penali; la modifica delle procedure di nomina dei capi degli uffici e un potenziamento del ruolo gestionale del dirigente amministrativo dell'ufficio; una forte depenalizzazione ed una razionalizzazione delle fattispecie criminose;
nel corso della presente legislatura, i deputati radicali eletti nelle liste del PD hanno elaborato anche diverse proposte volte a tradurre in altrettanti articolati di legge i punti più rilevanti e salienti della predetta risoluzione;
di fronte a tali richieste, la maggioranza parlamentare ed il Governo, tramite esponenti di primo piano, si sono ripetutamente e pubblicamente espressi in favore delle aspettative per una riforma organica e liberale della giustizia, in particolare per quel che si riferisce agli assetti istituzionali della magistratura, sia mediante l'approvazione della risoluzione prima ricordata, sia, successivamente, nel corso di innumerevoli dichiarazioni ufficiali e interventi pubblici;
tuttavia gli impegni assunti dal Governo con il Parlamento, la pubblica opinione ed i cittadini italiani, sono stati mano a mano «differiti nel tempo», più o meno esplicitamente, fino al punto, oggi, da essere apparentemente accantonati nei fatti;
sotto questo profilo desta preoccupazione il fatto che le proposte di legge sul cosiddetto «processo breve» (A.S. 1880) e sul «legittimo impedimento», così come uscito nel testo unificato adottato dalla Commissione giustizia della Camera, si accompagnino al sostanziale abbandono della riforma organica della giustizia, l'unica che, partendo dalle modifiche costituzionali, è capace di superare le attuali anomalie fra politica e magistratura senza deteriorare ulteriormente il processo penale in danno dei cittadini, come ha avuto più volte modo di ribadire in scritti e documenti ufficiali la Giunta dell'Unione delle Camere penali italiane;
analogo atteggiamento ancorato alla conservazione dell'esistente e privo di stimoli riformatori si rinviene purtroppo anche negli orientamenti di larghi settori dell'opposizione parlamentare, in parte ancora prigioniera della cultura del «partito dei giudici» ed appiattita sulle posizioni conservatrici dell'Associazione Nazionale Magistrati;
considerato che:
in questi mesi, a fronte di tale inaccettabile passività sulle riforme organiche della giustizia, si è invece manifestato un frenetico attivismo della maggioranza parlamentare e del Governo sui temi della sicurezza, con interventi ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo spesso propagandistici, addirittura dannosi e, per giunta, connotati da caratteri illiberali e a tratti palesemente incostituzionali, attesi gli elementi di irrazionalità e disuguaglianza che gli stessi hanno inserito nel nostro sistema penale e processuale penale (su tutti basti ricordare i provvedimenti con i quali sono state ampliate le ipotesi di cattura obbligatoria dei cittadini in attesa di giudizio in contrasto con la presunzione di innocenza; o che hanno aggravato inutilmente i regimi detentivi speciali, a partire dall'articolo 41-bis, in spregio del diritto civile degli individui; o, ancora, che hanno introdotto nuove irragionevoli figure di reato e circostanze aggravanti, sanzionando inutilmente condotte di scarso allarme sociale; per non parlare di tutti quei provvedimenti approvati nella presente legislatura e che attentano al valore rieducativo della pena limitando ulteriormente i benefici penitenziari per determinate categorie di imputati);
il disegno di legge governativo calendarizzato al Senato che si propone modifiche del codice di procedura penale, pur presentando qualche aspetto condivisibile (tipo l'introduzione di un controllo giurisdizionale sul rispetto dell'obbligo di iscrizione immediata nel registro delle notizie di reato del «nome della persona alla quale il reato è attribuito»; il rafforzamento dei meccanismi di avocazione delle indagini, o le innovazioni in materia di proroga delle indagini e rafforzamento del contraddittorio o, ancora, il contenimento dei tempi delle indagini contro ignoti) contiene anche numerose disposizioni discutibili, inutilmente modificative dell'assetto vigente, e in ogni caso pratica a pieno titolo la logica degli interventi disorganici e frammentari, senza incidere sugli snodi fondamentali del processo penale; l'annunciata riforma del processo penale rischia così di andare delusa,
ritenuto che:
finora l'attuale Esecutivo non ha dato seguito ai propri impegni assunti con l'approvazione della risoluzione n. 6-00012;
non servono ad affrontare le problematiche della giustizia interventi settoriali, di basso profilo, che non possono far altro che risultare improduttivi e anzi forieri di ulteriori effetti negativi;
la crisi della giustizia può essere superata solo se le misure indispensabili per rimuovere le pesanti sacche dell'inefficienza sono inserite in una grande riforma di sistema che ricomprenda, oltre ai punti indicati nella risoluzione approvata il 28 gennaio 2009 dalla Camera dei deputati, anche le questioni di un nuovo codice penale, della riforma del codice di procedura penale del 1998 e dell'ordinamento penitenziario;
secondo i dati ufficiali in Italia, l'arretrato pendente (compreso quello contro «ignoti») sfiora la cifra iperbolica di 5 milioni e mezzo di procedimenti penali (5 milioni e 425 mila quelli civili), che sarebbero molti di più se solo negli ultimi dieci anni non si fossero contate ben 2 milioni di prescrizioni (nel nostro Paese secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero della giustizia si contano circa 200 mila procedimenti penali prescritti ogni anno), sicché solo con un provvedimento di amnistia capace di eliminare più della metà di questo vero e proprio debito giudiziario che lo Stato ha nei confronti dei cittadini si riuscirebbe a dare finalmente l'avvio a quelle riforme strutturali e organiche di cui il nostro sistema-giustizia ha un disperato bisogno,

impegna il Governo:

a dare concreta ed immediata attuazione alla risoluzione n. 6-00012 approvata dalla Camera dei deputati il 28 gennaio 2009;
a valutare l'opportunità di aprire un dibattito che contempli anche iniziative volte alla concessione di un provvedimento di amnistia in grado di ridurre gran parte dell'arretrato pendente che attualmente soffoca l'amministrazione quotidiana della giustizia e che rischia di vanificare qualsivoglia riforma organica che il Parlamento decida di approvare.
(6-00040) «Bernardini, Beltrandi, Maurizio Turco, Zamparutti, Farina Coscioni».

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative per la dichiarazione dello stato di calamità naturale nel comune di Casamicciola Terme (Ischia) - 2-00570

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2009, a seguito di uno straordinario evento meteorologico verificatosi nel comune di Casamicciola Terme (Ischia), una grossa frana di fango e detriti, staccatisi dai costoni adiacenti, ha investito buona parte del centro abitato, causando un morto e ingenti danni materiali alla popolazione;
dalle prime verifiche, che attualmente proseguono, operate da parte della protezione civile regionale, risultano ingenti i danni alle strutture idriche, fognarie ed elettriche del comune, nonché l'inagibilità di alcune strade, in particolare della strada statale n. 270, arteria principale di congiunzione dei comuni dell'isola;
notevoli danni si riscontrano, inoltre, nell'intero territorio colpito dall'evento calamitoso, che si presenta gravemente dissestato nel suo profilo idrogeologico, situazione che ha costretto gli organi preposti, all'evacuazione di alcune aree abitative per un ammontare di circa 310 sfollati e alla chiusura precauzionale di alcune scuole e di edifici pubblici;
dopo le prime operazioni effettuate sui luoghi coinvolti dall'alluvione per tamponare l'emergenza, allo stato attuale la situazione nell'area interessata dal disastro presenta notevoli criticità, con la necessità di interventi rapidi per la messa in sicurezza di numerosi valloni e costoni, che, interessati dall'alluvione, costituiscono un serio pericolo anche e soprattutto in ragione dei prossimi eventi meteorologici invernali;
a seguito dell'alluvione il comune interessato e la regione Campania hanno provveduto a dichiarare lo stato di calamità naturale, mentre ad oggi non risulta, invece, disposto alcun intervento straordinario di emergenza da parte del Governo;
è necessario un intervento chiaro e deciso, l'impegno di risorse per affrontare la fase d'emergenza che ancora oggi persiste nell'aria, nonché un intervento strutturale per realizzare quanto necessario al monitoraggio e alla messa in sicurezza di tutto il comprensorio dei comuni presenti nell'isola di Ischia, scongiurando, così, eventi catastrofici come quelli recentemente verificatisi;
risulta, per di più, improrogabile un celere ripristino della normalità per rimettere in moto l'economia della zona, che, già fortemente compromessa, rischia il definitivo collasso qualora dovessero chiudere le attività a vocazione turistica, unica fonte di profitto delle attività economiche del comprensorio -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare per proclamare in tempi rapidi lo stato di calamità naturale nel comune di Casamicciola Terme, che permetta così l'invio di risorse straordinarie per fronteggiare la situazione di emergenza provocata dall'alluvione e se non intenda adoperarsi per adottare un piano di intervento straordinario per la messa in sicurezza sotto il profilo idrogeologico di tutto il territorio dell'isola di Ischia.
(2-00570) «Libè, Nunzio Francesco Testa, Pisacane, Vietti».

Iniziative per la salvaguardia dei livelli occupazionali degli stabilimenti Novartis presenti in Italia e chiarimenti in merito al contratto stipulato con tale azienda farmaceutica per la produzione del vaccino contro il virus H1N1 - 2-00581

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della salute e dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in seguito alla diffusione, su scala mondiale, dell'influenza «A» (virus H1N1) ed ai ripetuti allarmi su una possibile pandemia lanciati dall'Organizzazione mondiale della sanità il 21 agosto 2009, il ministero della salute ha sottoscritto un contratto con la casa farmaceutica Novartis per l'acquisto diretto di 24 milioni di dosi di vaccino del virus H1N1, per un importo pari a 184 milioni di euro;
secondo i piani del ministero della salute tali dosi sarebbero state utilizzate per attuare un piano di vaccinazione che doveva interessare, entro il 2009, almeno il 40 per cento della popolazione italiana;
nonostante i programmi del ministero, il 24 dicembre 2009 l'Istituto superiore di sanità ha comunicato ufficialmente che la copertura vaccinale (percentuale di persone vaccinate sul totale della popolazione alla quale è raccomandato) è pari al 4 per cento, mentre la copertura per il personale sanitario e sociosanitario raggiunge appena il 15 per cento del totale;
nello specifico al 22 dicembre 2009 è stato reso noto che sono state vaccinate in Italia solamente 820.456 persone;
oggi è ragionevolmente ipotizzabile, dal momento che il picco dell'influenza «A» si è verificato nel mese di novembre 2009, che la maggior parte delle dosi di vaccino commissionate non verranno utilizzate;
è emersa, dalla pubblicazione del contratto stipulato fra ministero della salute e Novartis (reso noto nel dettaglio soltanto nei giorni scorsi), la presenza di clausole che sembrano salvaguardare quasi esclusivamente la casa farmaceutica: a partire dalla possibilità, per Novartis, di non rispettare la data di consegna dei vaccini senza l'applicazione di alcuna penalità, dalla non responsabilità dell'azienda rispetto ad eventuali danni alla salute causati dal vaccino stesso, dalla tipologia di confezionamento delle dosi a completa discrezione della casa farmaceutica e dall'obbligo dello Stato di pagare comunque le dosi commissionate e non ritirate;
lo stesso articolo 1 del contratto citato stabilisce che Novartis è obbligata a produrre e a rispettare il contratto, ma solo fino a quando ciò sia «ragionevole». Dove per «sforzi commercialmente ragionevoli» si intende che l'azienda si impegna ad adempiere all'incarico, ma che laddove intervengano «fattori esulanti dal pieno controllo della Novartis» l'accordo decade, ma lo Stato deve comunque rispettare gli accordi economici siglati;
la multinazionale Novartis è attualmente presente in 140 nazioni, con numerosi stabilimenti in tutta Italia;
negli insediamenti di Siena e Rosia (provincia di Siena) si concentrano le attività di ricerca, sviluppo e produzione della divisione vaccini e diagnostici di Novartis. In tali stabilimenti sono attualmente presenti oltre 2.000 dipendenti: un numero che testimonia l'importanza dell'azienda farmaceutica sul piano economico, produttivo ed occupazionale del territorio senese e della Toscana;
il 13 gennaio 2010 l'azienda Novartis ha annunciato l'avvio di un piano di riorganizzazione della propria area commerciale per far fronte, come riportato da organi di informazione, «al processo di cambiamento nella struttura del sistema sanitario in atto in Italia, che comporta una sempre maggiore centralizzazione amministrativa a livello regionale e non di singola azienda sanitaria locale, oltre al conseguente e progressivo ridimensionamento delle attività di informazione scientifica»;
tale ridimensionamento prevede inizialmente la procedura di mobilità per 24 dipendenti (20 informatori scientifici e 4 interni) della sede di Rosia;
questa scelta dell'azienda è stata fortemente criticata da associazioni sindacali ed istituzioni locali, che hanno richiesto un incontro urgente con i vertici di Novartis per discutere sulla riorganizzazione annunciata dall'azienda farmaceutica;
le motivazioni di Novartis, che giustifica il ridimensionamento occupazionale con «la diminuzione del fatturato delle vendite italiane negli ultimi due anni» (come riportano gli organi di informazione), risultano oggi quanto mai discutibili, alla luce, soprattutto, del contratto fra Governo italiano e la casa farmaceutica stessa sulle dosi di vaccino del virus H1N1. Un contratto, come evidenziato in precedenza, che ha permesso a Novartis un finanziamento di 184 milioni di euro, oltre alla presenza di numerose clausole, ad avviso degli interpellanti, quasi esclusivamente a favore dell'azienda che hanno azzerato di fatto il rischio d'impresa;
in questo contesto va inoltre segnalato che, nei giorni scorsi, la multinazionale Novartis ha annunciato (come riportato da organi di informazione) di voler rilevare, al prezzo di 28,1 miliardi di dollari, la quota dell'azienda Alcon (uno dei leader mondiali dei prodotti per l'oculistica) detenuta dal gruppo Nestlé (52 per cento) -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per salvaguardare i livelli occupazionali degli stabilimenti Novartis presenti in Italia, a partire dalla messa in mobilità di alcuni dipendenti in provincia di Siena;
se e quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo per fare piena chiarezza sul contratto stipulato con l'azienda farmaceutica svizzera Novartis sulla produzione del vaccino per il virus H1N1 e se non ritenga opportuno, anche in relazione ai cospicui finanziamenti connessi al contratto, assumere iniziative affinché da parte di Novartis sia garantita l'occupazione come punto fondamentale;
se e quali iniziative intenda assumere il Governo a sostegno degli enti locali, delle organizzazioni economiche e sindacali per consolidare e rafforzare la presenza in Italia, in particolare in Toscana ed in provincia di Siena, di quest'azienda multinazionale, i cui investimenti e le cui capacità produttive, e soprattutto le ricadute occupazionali, rappresentano un asset fondamentale per l'industria e l'economia italiana.
(2-00581) «Ceccuzzi, Cenni, Sani, Fontanelli, Mattesini, Mariani, Cavallaro, Ciriello, Trappolino, Meta, Marco Carra, Pollastrini, Carella, Tidei, Fogliardi, Fiorio, Ferrari, Fiano, Brandolini, Concia, Corsini, Laganà Fortugno, Bocci, Bonavitacola, Boffa, Giacomelli, Garofani, Agostini, Cuperlo, Zucchi, Nannicini, Braga, Sbrollini, Bindi».

Elementi in ordine alla richiesta di alcuni genitori di allontanare un'insegnante dalla scuola elementare «Jean Piaget» di Roma in quanto appartenente ad un ordine religioso - 2-00566

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana prevede l'uguaglianza tra i cittadini;
la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali vieta qualsiasi discriminazione su base religiosa;
Il Corriere della Sera, in data 10 dicembre 2009, a firma Fabrizio Caccia, dà notizia che alcune mamme hanno chiesto l'allontanamento di un'insegnante perché «suora» dalla scuola elementare «Jean Piaget» di via Suvereto a Roma. Dice l'articolo: «Un gruppo di mamme ieri mattina ha incontrato la preside, Maria Matilde Filippini. Il motivo? La nuova maestra d'italiano della II C, da venerdì scorso, è una suora. Suor Annalisa Falasco, padovana, 61 anni, della congregazione di Maria Consolatrice, è stata mandata dal Provveditorato di Roma a sostituire l'insegnante di ruolo, che ha appena vinto una borsa di studio e se ne è andata altrove. Dice ora Patrizia Angiari, 36 anni, cassintegrata Alitalia, a nome pure delle altre mamme: "La nostra è una scuola pubblica, una scuola statale, perciò se serve faremo ricorso al Tar. Qui non è in discussione la persona, la suora sarà pure bravissima ma io contesto l'istituzione che rappresenta. Cioè la Chiesa. Voglio vedere cosa dirà la maestra a mio figlio quando Valerio le chiederà come è nato l'universo. Sono atea e credo che la scuola pubblica debba essere quantomeno laica. O no?"»;
nello stesso articolo la preside Filippini dichiara: «l'insegnante che c'era prima impartiva ai bambini dei corsi di benessere yoga: li faceva sdraiare in cerchio, disegnava dei mandala e recitavano insieme dei mantra» -:
di quali elementi disponga in ordine a quanto descritto in premessa;
se tutto questo non configuri una forma di discriminazione religiosa e in particolare anticattolica;
se i corsi di benessere yoga e la recita dei mantra siano compatibili con i programmi scolastici e la «laicità» della scuola;
come si debba intendere a giudizio del Ministro interpellato il concetto di «laicità della scuola».
(2-00566) «Renato Farina, Toccafondi, Vaccaro, Mussolini, Di Centa, Capitanio Santolini, Delfino, Crosio, Palmieri, Lupi, Vignali, Antonione, Biancofiore, Bertolini, Mosca, Saltamartini, Bobba, Romele, Soglia, Lunardi, Pagano, Aprea, Picchi, Centemero, Vella, Lehner, Speciale, Mazzoni, Sbai, Traversa, Garagnani, Marinello, Migliori, Malgieri, Calabria, Rivolta, Polledri, Pianetta, Goisis, Pirovano, Maccanti, Comaroli, Vanalli, Polidori, Consiglio».

Iniziative a salvaguardia dei livelli occupazionali e per garantire la continuità produttiva dello stabilimento Omsa di Faenza (Ravenna) - 2-00580

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
la Commissione europea riunitasi il 19 gennaio 2010 ha certificato i drammatici effetti sull'occupazione derivanti dalla crisi economica. Nel 2009 si sono persi 4,6 milioni di posti di lavoro, oltre 500 mila dei quali in Italia, dove i senza lavoro sono saliti all'8,3 per cento, il tasso più elevato da 5 anni;
in tale contesto si inserisce la situazione degli stabilimenti Omsa di Faenza e Fermo e, in particolare, la condizione dei 350 lavoratori (di cui 320 sono donne) della Omsa di Faenza, in cassa integrazione ordinaria da un anno e per gli ultimi due mesi a zero ore, i quali rischiano di essere totalmente esclusi da ogni forma di sostegno al reddito in caso di chiusura immotivata dello stabilimento o di trasferimento di parte della produzione in altre sedi estere del gruppo Golden lady;
l'annunciata chiusura dello stabilimento Omsa di Faenza non avviene per ragioni legate all'attività produttiva, ma per la semplice ragione che la proprietà ha deciso di delocalizzare in Paesi a basso costo di manodopera la produzione delle famose calze, trasferendo in questo modo uno dei principali prodotti del made in Italy fuori dai confini del nostro Paese, incrementando in tal modo la concorrenza sleale subita dai prodotti italiani del tessile;
la prospettiva del licenziamento per le 350 lavoratrici infliggerebbe un ulteriore grave colpo alla difficile situazione occupazionale dell'area faentina;
le organizzazioni sindacali e i lavoratori hanno dichiarato lo stato di agitazione permanente, indetto diverse manifestazioni e chiesto alle istituzioni coinvolte e a tutti i soggetti interessati un confronto costante per contribuire ad allentare le tensioni e individuare possibili soluzioni. Le stesse organizzazioni sindacali nei giorni scorsi hanno proposto l'istituzione di un tavolo nazionale per gestire la crisi dell'azienda e per stabilire le iniziative da intraprendere;
per il 20 gennaio 2010 è stato convocato un tavolo di trattativa presso la sede degli industriali di Faenza, alla quale sono stati invitati tutti i soggetti interessati per un confronto di merito sulle prospettive dello stabilimento -:
quali siano le notizie in possesso del Governo e quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di garantire la continuità produttiva dello stabilimento Omsa di Faenza e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, nonché la difesa di un prodotto di qualità del made in Italy.
(2-00580) «Albonetti, Damiano, Madia, Gatti, Rampi, Bobba, Boccuzzi, Schirru, Mosca, Miglioli, Codurelli, Pedoto, Berretta, Esposito, Morassut, Coscia, Sanga, Oliverio, Antonino Russo, Marantelli, Realacci, Margiotta, Sarubbi, Bressa, Nicolais, Rossa, Maran, Cardinale, Cesare Marini, Gozi, Strizzolo, Siragusa, Gianni Farina, Santagata, Pes, Bossa, Argentin, Motta, Losacco, Benamati, Tullo, Marrocu, Calvisi, Touadi, Melis, Baretta».

Ipotesi di costruzione di una raffineria nel territorio pugliese - 2-00561

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
con decreto del 15 ottobre 2009 il Ministro interpellato, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ha concesso alla società Northern Petroleum (UK) Ltd, società petrolifera di Londra, il permesso di ricerca di idrocarburi «d149 D.R.-N.P», subordinatamente al rispetto di alcune prescrizioni;
il permesso di ricerca «d149 D.R.-N.P» interessa il largo della costa pugliese a 25 chilometri a est di Monopoli, estendendosi su una superficie di 735,7 chilometri quadrati, mentre la distanza minima dalla costa dell'area di indagine è di 10 chilometri;
agli interpellanti risulta che dell'autorizzazione alla ricerca non sia stata data comunicazione ufficiale al comune di Monopoli, né vi sia stata alcuna pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;
agli interpellanti risulta, inoltre, che la pubblicazione dell'annuncio relativo alla domanda di pronuncia di compatibilità ambientale ed al conseguente deposito del progetto e dello studio di impatto ambientale per la pubblica consultazione, è avvenuta in data 10 settembre 2008 sui quotidiani Il Giorno e Puglia, due quotidiani a bassissima tiratura di copie nella regione Puglia;
inoltre, risulta che lo stesso assessore comunale alle attività marinare, Pierantonio Munno, abbia recentemente dichiarato di non essere a conoscenza del decreto, non essendogli stato fornito alcun documento in merito;
se l'esito delle ricerche da parte della società sarà positivo, nelle acque di Monopoli sorgerà una piattaforma petrolifera e, ad avviso degli interpellanti, non si può escludere la possibilità che in futuro possano sorgere siti di raffineria in aree di grande pregio ambientale e turistico, come già è avvenuto in altre realtà italiane;
l'insediamento di una piattaforma petrolifera determinerà sulla marineria di Monopoli e delle zone limitrofe un danno irrimediabile, che si aggiungerebbe già ad uno stato di crisi profondo del settore, portando al licenziamento di numerosi lavoratori;
le piattaforme petrolifere non sono neppure sicure. Il più catastrofico incidente capitato su una piattaforma petrolifera offshore è avvenuto nel 1988 alla Piper Alpha al largo di Aberdeen, dove persero la vita in un rogo infernale 167 persone;
a Falconara Marittima (Ancona) è presente la raffineria dell'Api, che ha provocato ingenti danni alle persone e all'ambiente. A conferma di ciò è sufficiente leggere la lunga lista degli incidenti avvenuti presso la struttura dal 1981 ad oggi: intossicazioni e ustioni di operai, esplosioni, spandimento di sostanze, quali bitume, greggio e benzina;
il 22 giugno 2007 l'Arpam (Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche) ha dovuto vietare la balneazione a seguito di un «inquinamento massivo», dovuto a sversamento in mare di olio combustibile originato dalla raffineria Api;
anche la piattaforma petrolifera Vega Alfa al largo di Pozzallo (Ragusa) ha creato grandi preoccupazioni alla popolazione, a causa del pericolo di sversamento di centomila tonnellate di idrocarburi. L'impianto, non conforme alle norme di sicurezza prescritte dalle leggi nazionali ed europee e non avendo ricevuto interventi di manutenzione, correva il rischio di affondare, procurando un vero disastro ambientale;
gli idrocarburi sono composti chimici formati da atomi di carbonio e idrogeno e sono tra i principali inquinanti dell'ambiente. Lo sversamento accidentale di tali sostanze nel mare provoca la dispersione di agenti inquinanti difficilmente biodegradabili che una volta sversati in mare determinano inquinamento ambientale, riversandosi sulle zone costiere e devastando l'ecosistema;
il 10 per cento di inquinamento da idrocarburi è dovuto alle piattaforme offshore sia nella fase esplorativa che in quella estrattiva;
gli idrocarburi sono sostanze tossiche per l'uomo e si è visto che i lavoratori esposti al benzene presentano un aumento di incidenza di leucemia;
nel Mediterraneo, dove l'attività petrolifera è intensa, sono stati rilevati 10 grammi di idrocarburi per metro quadro in superficie e 500 litri di catrame per chilometro quadrato. Il Mediterraneo è considerato, assieme a certe parti dell'Oceano Atlantico, come l'area marina più inquinata dal petrolio di tutto il mondo;
nella Baia di Napoli, ad esempio, è stata accertata la presenza di 60 grammi di benzopirene (idrocarburo cancerogeno) in 100 grammi di zooplancton;
gli idrocarburi cancerogeni percorrono tutta la catena alimentare sino ad accumularsi nei tessuti dei pesci commestibili, rappresentando un grave pericolo per l'uomo;
lo squilibrio ambientale provocato da tale sostanza comporta un rapido accrescimento di alghe planctoniche, un'elevata tossicità per la fauna bentonica, per i pesci e per l'uomo;
se le succitate esperienze dovessero ripetersi a Monopoli, città turistica, ricca di preziose risorse naturali e bagnata da un mare ancora incontaminato, il danno per i suoi abitanti e per le attività legate alla pesca e al turismo sarebbe immenso;

dal dopoguerra ad oggi risultano innumerevoli gli incidenti, ufficialmente dichiarati dalle autorità, provocati da armi nucleari, tanto che i mari del mondo sono ormai assurti al ruolo di vere e proprie pattumiere nucleari; un esempio per tutti è rappresentato dalle centinaia di bombe all'uranio impoverito sganciate nel Mar Mediterraneo durante la guerra in Kossovo -:
se quanto riportato nella presente interpellanza corrisponda al vero e, in caso affermativo, se il Ministro interpellato sia a conoscenza di un eventuale futuro progetto per la costruzione di una raffineria nel territorio pugliese;
se il Ministro interpellato abbia valutato se la costruzione della piattaforma citata in premessa possa produrre eventuali ripercussioni sull'inquinamento delle acque marine pugliesi, con conseguenti effetti negativi per la salute dei cittadini, per l'ecosistema marino e per le attività economiche inerenti alla pesca e al turismo;
se siano stati valutati attentamente tutti i rischi derivanti dall'insediamento della piattaforma attraverso la valutazione ambientale strategica;
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di come verranno trattati e smaltiti i fluidi e fanghi perforanti portati in superficie, essendo questi solitamente fanghi tossici;
se sia stato valutato nella zona interessata dalle trivellazioni il rischio derivante dall'inabissamento di bombe e proiettili, anche all'uranio impoverito, provenienti dalla recente guerra in Kossovo, come peraltro dimostrano i continui incidenti in cui vengono coinvolti i motopesca impegnati nel basso Adriatico.
(2-00561) «Donadi, Zazzera».

Iniziative in merito al piano industriale Italtel e intendimenti del Governo in ordine all'incremento della copertura finanziaria dei contratti di solidarietà e allo sviluppo della banda larga - 2-00579

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Italtel detiene circa il 74 per cento dell'installato della rete fissa Telecom in Italia, ha realizzato la rete interdistrettuale di Telecom e la rete Fastweb in standard ip (internet protocol), inoltre ha sviluppato una tecnologia all'avanguardia, softswitch, per il passaggio rapido dalle reti tradizionali di fonia a quelle nuove internet protocol, che possono veicolare contemporaneamente le telefonate, internet e la televisione;
oltre al mercato italiano, Italtel è presente in Spagna, America latina (in particolare, Brasile e Argentina) e in nuovi mercati con clienti importanti, come France Telecom, Cegetel, Belgacom, Cable e Wireless, in Grecia con Tellas e On Telecom, Vodafone Romania e oggi si sta puntando su Algeria e Libia;
il 24 marzo 2009 durante un incontro tenutosi in Assolombarda, con Fim, Fiom, Uilm nazionali ed il coordinamento nazionale delle rappresentanze sindacali unitarie del gruppo Italtel, l'amministratore delegato di Italtel dichiarò, al termine dell'esposizione del piano strategico 2009-2011, che Italtel doveva ridurre il proprio organico di 450 persone nel biennio 2009-2010;
in quell'occasione l'amministratore delegato attestò che Italtel è un'azienda sovradimensionata rispetto al fatturato realizzato nel 2008 e che pertanto tale dolorosa riduzione del personale risulta necessaria;
in particolare, l'amministratore delegato asserì che - nonostante la leggera crescita del fatturato nei primi mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008 - per la sopravvivenza dell'azienda è necessario aumentare il fatturato, ma soprattutto l'efficienza, procedendo al taglio dei costi e in primo luogo dell'organico, e che, a tal fine, risulta doverosa la riduzione dei dirigenti, del personale impegnato all'estero, la non sostituzione del personale dimissionario e la non riconferma di tutti i contratti a termine;
ad oggi 1.400 persone in tutto il gruppo sono in contratto di solidarietà per un anno e mezzo, da luglio 2009 a dicembre 2010, lavorando mezza giornata in meno alla settimana per ridurre gli eccedenti, impedendo così il licenziamento di un centinaio di lavoratori, ed entro la fine del 2010 circa 150 persone andranno comunque in mobilità;
il Governo, a fronte di quanto promesso a luglio 2009, avrebbe dovuto emanare il decreto attuativo per l'aumento della copertura economica dal 60 all'80 per cento per coloro che stanno fruendo di contratti di solidarietà;
l'8 gennaio del 2010 l'amministratore delegato di Italtel ha annunciato 400 nuovi esuberi, per effetto dei tagli sul fatturato di decine di milioni di euro da parte di Telecom, che, sommandosi ai 450 del biennio 2009/2010, risultano essere complessivamente circa 850;
a seguito dei preannunciati 400 nuovi esuberi, si prevede la chiusura di una sede «periferica»;
nei prossimi giorni l'amministratore delegato di Italtel presenterà un nuovo piano industriale al consiglio di amministrazione, in quanto quello presentato nel 2009 è ormai superato;
secondo notizie di stampa il Ministro interpellato, nel corso dell'ultimo Cipe del 2009, ha consegnato al Presidente del Consiglio dei ministri un appunto per chiedere l'avvio di alcuni progetti, per la banda larga, per i quali sono già state definite le risorse, «misure che attuate consentirebbero di dare risposta anticiclica a molte crisi in atto», potendo così difendere e creare, complessivamente, oltre 60.000 posti di lavoro -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere affinché vengano attivati tutti gli strumenti necessari al fine di evitare ogni ipotesi di taglio dell'organico della Italtel e se ritenga opportuno emanare il decreto attuativo dell'aumento della copertura dal 60 per cento all'80 per cento per coloro che fruiscono di contratti di solidarietà;
quali siano le iniziative che il Governo intende mettere in atto affinché si dia avvio a quei cantieri per la banda larga che potrebbero sbloccare molte situazioni in difficoltà e quali risorse intenda impegnare nei prossimi anni.
(2-00579) «Peluffo, Veltroni, Quartiani, Lulli, Antonino Russo, Siragusa».