XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 10 febbraio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La V Commissione,
premesso che:
i comuni, nel cui territorio insiste un sedime aeroportuale internazionale, sono chiamati a prestare servizi destinati all'aerostazione internazionale, per garantire controlli sicurezza e vigilanza necessaria per una gestione del traffico di merci e passeggeri;
in particolare i comuni di Lonate e di Ferno provvedono alle esigenze derivanti dall'aeroporto di Malpensa, con necessità di personale, sia di polizia locale che addetti all'ufficio commercio, superiore rispetto alla media;
i suddetti comuni hanno l'esigenza di aumentare il personale addetto alla sicurezza ed ai servizi destinati all'aerostazioni internazionale, da complessive 19 persone a 30;
l'applicazione dei limiti di assunzione di personale derivante dai vincoli del patto di stabilità, in particolare le ultime modifiche alla normativa in materia dettate dal decreto legge n. 112 del 2008, articolo 76, comma 1, e dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 3 comma 120, che hanno modificato le disposizioni dettate dall'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, comma 557, comportano una ulteriore restrizione ad eventuali deroghe motivate previste dall'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
i citati comuni, per poter usufruire della deroga, devono rispettare i parametri introdotti dalla citata legge 24 dicembre 2007, n. 244;
con il decreto-legge n. 112 del 2008, sono state inserite nel conteggio delle spese per il personale anche quelle sostenute per i contratti co.co.co, per gli incarichi a contratto e per quelli relativi a strutture ed organismi partecipati e comunque facenti capo all'ente, dunque, nel conteggio del personale totale dell'ente locale rientrano anche i dipendenti dell'unione dei comuni, che gestiscono insieme i servizi destinati ad aerostazioni internazionali;
per quanto sopra i comuni di Lonate e di Ferno, in unione per la gestione dei servizi aeroportuali, pur rispettando i parametri di cui alle lettere a) e b), non superano il terzo parametro di cui alla lettera c) dell'articolo 3 della legge n. 244 del 2007, ossia il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superiore a quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto,

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito delle risorse finanziarie, che si rendano disponibili, l'opportunità di promuovere una modifica alla normativa vigente per consentire ai soli comuni eroganti servizi per aeroporti internazionali, di procedere ad assunzione di personale necessario per garantire servizi di controllo e sicurezza, anche se non rispettano il solo parametro c), di cui al citato articolo 3 della legge 244 del 2007.
(7-00264)«D'Amico, Reguzzoni».

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2010

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

ANDREA ORLANDO, FERRANTI, MELIS, ROSSOMANDO, TIDEI, BERNARDINI, SAMPERI, TOUADI, CIRIELLO, TENAGLIA, CAPANO, CONCIA, CUPERLO, CAVALLARO, GIANNI FARINA, VACCARO e PEDOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:

l'articolo 2, comma 283, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008) prevede che, al fine di dare attuazione al riordino della medicina penitenziaria comprensivo dell'assistenza sanitaria negli istituti penali minorili, nei centri di prima accoglienza, nella comunità e negli ospedali psichiatrici giudiziari, sono definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute e del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, le modalità e i criteri per il trasferimento dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali, in materia di sanità penitenziaria;
l'articolo 6, comma 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 prevede che, ai fini dell'esercizio da parte del Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie afferenti alla medicina penitenziaria, le risorse finanziarie trasferite nelle disponibilità del Servizio sanitario nazionale sono quantificate complessivamente in 157,8 milioni di euro per l'anno 2008, in 162,8 milioni di euro per l'anno 2009 e in 167,8 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;
l'articolo 6, comma 3, del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede che, nelle more del trasferimento alle aziende sanitarie locali, per il tramite delle regioni, delle risorse finanziarie di cui al comma 1 e comunque, non oltre il 30 settembre 2008 il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e il Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia continuassero a svolgere le funzioni di uffici erogatori dei trattamenti economici in godimento per il personale trasferito;
l'articolo 8 del richiamato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabilisce che il trasferimento delle funzioni dell'amministrazione penitenziaria e della giustizia minorile alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano avverrà solo a seguito all'emanazione delle norme di attuazione secondo i loro rispettivi statuti e che, pertanto, l'onere del personale dipendente di tali regioni e province autonome resta a carico del Ministero della giustizia;
l'articolo 39, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, demanda al CIPE, su proposta del Ministro della salute d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, l'assegnazione annuale delle quote del Fondo sanitario nazionale di parte corrente alle regioni e province autonome;
il CIPE con deliberazione n. 9 del 6 marzo 2009 (pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 20 maggio 2009), ha destinato le risorse del Fondo sanitario nazionale ai fini dell'esercizio delle funzioni sanitarie afferenti alla medicina penitenziaria per l'importo di 32.323.602 euro, ripartendole fra le regioni a statuto ordinario, mentre l'importo di 125.476.398 euro costituiva il finanziamento delle spese sostenute dal Ministero della giustizia dal 1o gennaio al 30 settembre 2008;
il predetto importo di euro 32.323.602 è stato effettivamente trasferito alle regioni a statuto ordinario solo in prossimità della fine dell'anno 2009;
in data 26 novembre 2009 è intervenuta l'intesa della conferenza unificata per i rapporti fra lo Stato, le regioni, le città e le autonomie locali sulla proposta del 26 ottobre 2009 del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali deliberazione del CIPE concernente il riparto

per l'anno 2009 delle risorse finanziarie, per l'importo complessivo di euro 135.452.00, nelle disponibilità del Servizio sanitario nazionale, ai fini dell'esercizio delle funzioni sanitarie afferenti alla medicina penitenziaria da parte delle regioni a statuto ordinario, mentre l'importo di 25.137.000 euro costituisce il finanziamento delle spese sostenute dal Ministero della giustizia per le regioni a statuto speciale e per le province autonome;
nessuna determinazione è stata adottata dal Governo per il trasferimento alle regioni a statuto ordinario delle risorse del Fondo sanitario nazionale sanitarie afferenti alla medicina penitenziaria per gli anni 2009 e 2010 (queste ultime quantificabili in ulteriori 143 milioni di euro, al netto delle spese a carico del Ministero della giustizia per le regioni a statuto speciale e per le province autonome di Trento e di Bolzano, fino all'adozione dei regolamenti di attuazione del trasferimento delle funzioni medesime);
in conseguenza del mancato trasferimento delle predette risorse finanziarie del Fondo sanitario nazionale, si stanno producendo forti difficoltà da parte delle aziende sanitarie locali ad assicurare le funzioni assistenziali nei confronti della popolazione ristretta negli istituti penitenziari in condizioni di drammatico sovraffollamento, tali da indurre il Governo a deliberare lo stato di emergenza e da determinare evidente pregiudizio alla salubrità e all'igiene degli ambienti di vita e alla tutela della vita e della salute delle persone detenute, come testimoniano recenti casi di decessi in carcere, l'elevato ricorso a strutture sanitarie esterne agli istituti penitenziari e l'alta incidenza di malattie infettive e psichiatriche;
risultano fortemente in ritardo le procedure attinenti al trasferimento alle regioni a statuto speciale delle funzioni, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e strumentali in materia di sanità penitenziaria, non avendo il Governo provveduto tempestivamente alla nomina dei propri rappresentanti in seno alle Commissioni paritetiche per le norme di attuazione dei relativi statuti; circostanza che determina anche in quelle regioni enormi difficoltà di programmazione e di organizzazione degli interventi di prevenzione, di assistenza e di tutela della vita e della salute delle persone detenute ed internate -:
quali determinazioni il Governo intenda assumere per assicurare l'effettivo trasferimento alle regioni a statuto ordinario delle risorse finanziarie del Fondo sanitario nazionale afferenti alle funzioni ad esse trasferite in materia di sanità penitenziaria, considerata anche l'urgenza evidenziata con la dichiarazione dello stato di emergenza conseguente all'eccessivo affollamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale, deliberata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010;
quali iniziative il Governo intenda assumere, per la parte di propria competenza, in particolare, con riferimento alla nomina dei propri rappresentanti nelle Commissioni paritetiche, per consentire alle regioni a statuto speciale e alle province autonome il recepimento delle norme concernenti il trasferimento delle funzioni, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008;
quale sia l'operatività degli organismi previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 deputati al monitoraggio e alla valutazione degli interventi attuativi del trasferimento di competenze in questione e quali siano le relative risultanze anche tenuto conto di quanto eventualmente comunicato dagli analoghi organismi attivabili (e non ovunque attivati) a livello delle singole regioni (osservatori permanenti sulla sanità penitenziaria).
(3-00910)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE ANGELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 42-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, prevede che «il genitore con figli minori fino a tre anni di età, dipendente di amministrazione pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e successive modificazioni, può essere assegnato, a richiesta, anche in modo frazionato e per un periodo non complessivamente superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione, nella quale l'altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante e disponibile di corrispondente posizione retributiva e previo assenso delle amministrazioni di provenienza e di destinazione»;
destinatario del beneficio in oggetto è il personale dipendente delle pubbliche amministrazioni disciplinate dal decreto legislativo n. 165 del 2001, il cui articolo 1 contiene disposizioni che disciplinano l'organizzazione degli uffici e i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; per queste ultime, a tenore del secondo comma, «s'intendono» tra altro, «tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie...». Non può non essere osservato che proprio in tema di disciplina del rapporto di lavoro, nel successivo articolo 3 dello stesso decreto n. 165 del 2001 viene affermato che «rimangono disciplinati dai rispettivi ordinamenti: i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e le Forze di polizia di Stato...». L'ampia individuazione delle pubbliche amministrazioni, contenuta nel secondo comma dell'articolo 1 del decreto n. 165 del 2001, va dunque integrata, anche ai fini dell'applicazione dell'articolo 42-bis del decreto n. 151 del 26 marzo 2001, dal successivo articolo 3, per il quale «il personale militare e le Forze di polizia di Stato», rimangono disciplinati dai rispettivi ordinamenti. Negli ordinamenti delle forze di polizia ha però fatto successivamente ingresso, nell'ambito del rapporto di lavoro degli appartenenti a tale istituzione, prima la norma dell'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 170 del 2007 e poi la norma dell'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 51 del 2009 (decreti rispettivamente di recepimento dell'accordo sindacale per le forze di polizia ad ordinamento civile e militare e di integrazione di tale accordo): norme, entrambe di analogo tenore, che individuano una serie di disposizioni che si applicano al personale delle forze di polizia ad ordinamento civile con la dicitura: «oltre a quanto previsto dal decreto legislativo n. 151 del 2001...». Il che, ad una agevole lettura, comporta la oramai pacifica applicabilità al personale di cui è questione anche della disciplina recata dal citato decreto legislativo n. 151 del 2001, e quindi del suo articolo 42-bis;
già nel 2005 l'allora sottosegretario di Stato per la funzione pubblica senatore Learco Saporito in relazione all'interrogazione a risposta immediata degli onorevoli Guerzoni, Cordoni, Motta e Trupia che chiedevano di sapere se la norma prevista dall'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001 si applicasse anche al personale delle Amministrazioni cosiddette speciali, quali le Forze di Polizia, chiari, fermo restando quanto previsto dai singoli ordinamenti delle amministrazioni del «comparto sicurezza», che la norma si applica anche al personale appartenente al suindicato settore;
sull'argomento in questione l'ispettorato generale del corpo forestale dello Stato con circolare n. 29559/09 del 23 dicembre 2009 a firma del capo del corpo

ha inteso interpretare in modo restrittivo la norma escludendo l'applicazione del beneficio al proprio personale;
tale situazione porta di fatto ad una disparità di trattamento fra dipendenti pubblici -:
se non sia il caso, alla luce delle interpretazioni emerse negli anni e delle numerose sentenze della giustizia amministrativa, di emanare una disposizione esplicativa che chiarisca inequivocabilmente - come peraltro già spiegato dall'allora Sottosegretario Learco Saporito - come il beneficio in questione si applica anche agli appartenenti alle forze di polizia.
(4-06082)

DUILIO e MELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
già in precedenza, gli interroganti hanno sottoposto all'attenzione del Governo le gravi condizioni in cui versa l'Archivio centrale dello Stato (atto 4-02890, presentato il 29 aprile 2009, nella seduta n. 168);
in quella occasione si era evidenziato come i progressivi tagli di bilancio e di personale avessero costretto a limitare il numero di buste e faldoni che ogni utente può prelevare giornalmente, penalizzando fortemente gli studiosi impegnati nella ricerca storica (penalizzazione tuttora in essere e che risulta aggravata - ora si aggiunge - dalle rilevanti lungaggini che caratterizzano il servizio di riproduzione dei documenti);
sono state ora riscontrate dall'interrogante ulteriori criticità, che richiedono interventi immediati da parte delle Autorità competenti;
circa un anno fa alcuni controsoffitti nei depositi hanno ceduto, costringendo gli addetti a liberare gli scaffali sottostanti, ammonticchiando la documentazione archivistica e rendendo estremamente difficile la sua individuazione e consultazione;
nonostante l'avvio di alcuni lavori di ripristino e adeguamento, le pareti e i soffitti dei depositi presentano crepe che mostrano vistosi segni di umidità e causano forti infiltrazioni d'acqua in caso di pioggia;
da anni il sistema di aerazione non funziona e ciò impedisce di mantenere costanti i livelli di temperatura e umidificazione necessari per la conservazione dei documenti; conseguentemente, mentre alcuni faldoni sono attaccati da muffe, in altre zone la secchezza dell'aria causa lo sgretolamento della carta;
il loggiato che circonda la sala studio, fruito dagli studiosi nelle pause di lavoro, è inagibile da oltre un anno;
l'Istituto non è più in grado di curare correttamente l'ordinaria manutenzione degli impianti, né viene più effettuata la regolare spolveratura dei documenti; i restauri vengono effettuati solo in casi rarissimi, per documenti di particolare importanza e fortemente deteriorati;
a fronte di una continua crescita degli utenti, il personale tecnico è progressivamente diminuito, a causa dei pensionamenti, dei trasferimenti e del blocco delle assunzioni: l'ultimo concorso per archivisti di Stato risale ad oltre trent'anni fa e il concorso di recente bandito dal Ministero per i beni e le attività culturali non prevede vincitori da destinare alle sedi di Roma;
nel frattempo si è fatto fronte alle esigenze d'ufficio con impiegati in comando o avvalendosi della collaborazione di cooperative di giovani lavoratori; non si tratta di archivisti, ma di personale non tecnico, che può essere adibito solo a compiti amministrativi o di movimentazione;
concretamente, gli addetti (interni e collaboratori esterni) sono passati in pochi anni da 14 a 9; mentre il personale di ruolo, che ammontava a dieci unità ancora nel 2001, è ora ridotto ad appena cinque lavoratori;

da ultimo, i depositi sono pressoché saturi e non vi è quasi più spazio fisico sufficiente per accogliere la nuova documentazione che periodicamente perviene dai Ministeri;
in questo quadro desolante, gran parte delle risorse a disposizione per l'Archivio centrale sono destinate a coprire l'oneroso canone di locazione (circa sei milioni di euro), versato annualmente a favore dell'ente Eur, ora Eur s.p.a.;
il canone era stato inizialmente concepito, negli anni cinquanta, «a titolo di concorso alle spese generali e di manutenzione», in vista di una successiva acquisizione al Demanio dello Stato del complesso che ospita l'Archivio centrale, dopo la preventivata e mai avvenuta liquidazione dell'ente Eur;
a tale acquisizione gratuita non è si è mai proceduto, mentre gli interventi di manutenzione a carico dell'ente Eur sono stati sempre scarsi e l'istituto ha sopportato spese gravosissime, da ultimo per l'adeguamento degli impianti alle nuove norme in tema di sicurezza;
l'ente Eur, oggi Eur s.p.a. è una società interamente pubblica, controllata per il 90 per cento dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il 10 per cento dal comune di Roma: la sua acquisizione al Demanio dello Stato, dunque, non comporterebbe oneri all'erario; mentre le risorse oggi impegnate nel pagamento dei canoni di locazione potrebbero essere finalmente destinate per assicurare la piena fruibilità degli archivi agli studiosi e per garantire un adeguato stato di manutenzione e conservazione delle strutture e dei documenti;
nella sua risposta del 30 luglio 2009, pubblicata in allegato alla seduta n. 212, il Ministro interrogato si era impegnato a tenere nella massima considerazione i problemi segnalati; in particolare, avviando la digitalizzazione dei documenti e attivando una serie di progetti specifici di sostegno;
le istituzioni culturali, e gli archivi dello Stato in particolare, sono oggi chiamati ad una nuova missione; conservare le radici della nostra storia nazionale in una società che sempre più si apre alla globalizzazione, per costruire una nuova identità nella modernità;
occorre per questo un disegno coerente: il Centocinquantennale dell'Unità d'Italia rappresenta in quest'ottica una occasione straordinaria, che non deve andare perduta -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per far fronte alle descritte gravissime condizioni in cui versa l'Archivio centrale dello Stato;
se in particolare, non ritengano percorribile ed utile l'acquisizione al Demanio dello Stato del complesso che oggi ospita l'istituto, ovvero attivare altri progetti di intervento straordinario;
se non ritengano di avviare iniziative ed interventi speciali a favore degli archivi dello Stato, in occasione del Centocinquantennale dell'Unità d'Italia.
(4-06091)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da fonti sindacali si è avuta notizia della proposta del Ministero degli affari esteri di sopprimere l'attuale posto di dirigente scolastico dei corsi di lingua e cultura italiana presso il consolato generale di Zurigo;
dalle stesse fonti risulta che l'intento del Ministero degli affari esteri sarebbe quello di affidare le funzioni dell'attuale dirigente dei corsi di lingua all'altra dirigente in servizio a Zurigo. Tale eventuale riorganizzazione non risulta realistica considerato l'oneroso incarico che la stessa dirigente ricopre come responsabile del

«polo scolastico Casa d'italia» (Scuola dell'infanzia, primaria statale e media paritaria) che sta attraversando la delicata fase di sperimentazione quale «Scuola bilingue» recentemente riconosciuta dalle autorità cantonali;
risulta poi che oltre alla mancata sostituzione del dirigente preposto - è previsto il rientro, per fine mandato, della sua unica collaboratrice, direttore dei servizi generali e amministrativi (DGSA), la cui sostituzione appare improbabile considerato che le relative «graduatorie dell'area tedesca» risultano esaurite e che la conoscenza di tale lingua è non solo necessaria da un punto di vista operativo, ma viene richiesta dalla normativa del canton Zurigo per tutti gli operatori scolastici;
consta altresì che rappresentanti sindacali scolastici della circoscrizione consolare di Zurigo hanno pubblicamente espresso forti preoccupazioni per il regolare avvio dei corsi dell'anno scolastico 2010/11;
appare importante sottolineare che l'ufficio scuola per i corsi di lingua e cultura italiana del consolato generale di Zurigo gestisce il più alto numero di corsi presenti in Svizzera (319, per un totale di circa 3800 alunni, cioè un quarto della popolazione scolastica dei corsi di tutta la Svizzera), distribuiti in una circoscrizione consolare che comprende ben nove Cantoni, a fronte di un organico già ridotto lo scorso settembre con la soppressione del posto di assistente amministrativo;
in tale contesto, la prospettata soppressione del posto di dirigente scolastico e la contemporanea partenza della DSGA renderebbero di fatto impossibile mantenere l'operatività dell'ufficio corsi di lingua e cultura italiana di Zurigo, con conseguenti gravi ripercussioni negative sui corsi stessi, specialmente nella delicata fase di avvio del nuovo anno scolastico;
di quali informazioni disponga in relazione alla fondatezza delle notizie sopra riportate;
quali provvedimenti urgenti intenda assumere per mantenere l'operatività dei corsi di lingua e cultura italiana nella circoscrizione di Zurigo, garantendo un servizio di estrema importanza per i numerosissimi giovani italiani che, attraverso tali corsi, mantengono e rinsaldano i legami linguistici e culturali con il proprio Paese.
(4-06073)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

META, MORASSUT, CARELLA, ARGENTIN e POMPILI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è stata resa nota da parte della società denominata «Progetto Immobiliare» la presentazione, all'amministrazione di Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone, di un progetto che prevede un sito per lo stoccaggio e la trasformazione di amianto nel comune in questione;
si tratta di un progetto sperimentale che si prevede avrà un forte impatto ambientale sulla zona in questione, sia per quanto riguarda l'inquinamento acustico che quello veicolare, ma soprattutto per le conseguenti emissioni di particelle nell'atmosfera tra le quali le nocive fibre d'amianto;
la scelta del sindaco del comune di Villa Santa Lucia di autorizzare la realizzazione dell'impianto, su circa 3.500 metri quadrati di terreno, sembra dettata più dall'aspetto economico che dalla considerazione delle conseguenze negative sulla qualità della vita degli abitanti;
la zona interessata, inoltre, appartiene al bacino idrografico del Liri-Garigliano e nella zona vi sono diversi corsi d'acqua, con il rischio latente di inquinamento delle falde acquifere -:
se sia a conoscenza del progetto presentato dalla citata società per la costruzione

di un sito per lo stoccaggio e la trasformazione dell'amianto nella cittadina Villa Santa Lucia;
se siano state valutate e quali saranno le effettive conseguenze per la salute dei cittadini, una volta entrato in funzione il sito in questione, con riferimento ai rischi di inquinamento delle falde acquifere.
(5-02463)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

CASTIELLO e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le amministrazioni comunali della provincia di Napoli hanno reiteratamente richiesto, nel tempo, alla competente Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio gli elenchi aggiornati degli edifici monumentali vincolati ai sensi del decreto legislativo n. 490 del 1999 e successive modificazioni ed integrazioni al fine di tenerne dovuto conto nel caso di nuovi piani e programmazioni urbanistiche o, nell'eventualità di interventi di restauro conservativo, per l'adozione delle più corrette procedure amministrative nel rispetto delle specifiche direttive in materia;
a tali istanze, come quelle - ad esempio - prodotte in due tempi diversi dal comune di Afragola (Napoli), la competente Soprintendenza non ha fornito alcun riscontro, ponendo gli enti locali in una situazione di grave disagio comportando notevoli rallentamenti nell'istruttoria di taluni altri provvedimenti amministrativi afferenti a questioni di ordine edilizio ed urbanistico -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga, con ogni sollecitudine, di adottare perché gli uffici della Soprintendenza per i beni architettonici di Napoli possano - in tempi certi ed utili - riscontrare le istanze prodotte dai comuni ed ancora, dopo ben 9 mesi, inevase.
(3-00907)

Interrogazione a risposta scritta:

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione «Vittime del dovere» Onlus, si prefigge di rendere onore e preservare la memoria dei caduti in servizio delle Forze dell'ordine e delle Forze armate, ossia di coloro che, vittime di azioni criminose o impiegate in servizio d'ordine pubblico e di soccorso, hanno sacrificato la loro vita per servire lo Stato; tale associazione, costituita prevalentemente dai familiari delle vittime, in particolare vedove, orfani, genitori ed invalidi, ha pubblicamente espresso il proprio disagio in relazione alle notizie di stampa concernenti la produzione del film sulla vita di Renato Vallanzasca dal titolo «Il fiore del male», prodotto da Cosmo Production e dalla 20th Century Fox e che in questi giorni viene girato a Milano dal regista Michele Placido;
è sicuramente doloroso per i familiari delle Vittime del dovere constatare come, in una parte del panorama cinematografico italiano, esista un'inquietante tendenza alla riproposizione delle gesta di assassini senza scrupoli; a tal riguardo, si evidenzia, peraltro, come proprio grazie alla capacità di penetrazione e alla natura stessa del mezzo cinematografico, si possa arrivare alla legittimazione se non addirittura alla celebrazione di eroi negativi;
il Ministero per i beni e le attività culturali ha ritenuto di non attribuire finanziamenti pubblici a questo film, che ha come protagonista la figura di un criminale, Renato Vallanzasca, condannato per numerosi ed efferati omicidi, anche di tutori dell'ordine; sembrerebbe, invece, che nonostante tale decisione, la Fondazione no-profit «Lombardia Film

Commission», partecipata anche da enti, quali la regione Lombardia ed il comune di Milano, abbia accordato un contributo pubblico e che, inoltre, secondo le dichiarazioni dell'assessore alla cultura del comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory, riportate da alcuni giornali, il comune di Milano, possa aver concesso addirittura il proprio patrocinio nell'intento addirittura di rilanciare l'immagine di Milano nel mondo;
Vallanzasca, nonostante le condanne a centinaia di anni di carcere, sarebbe stato visto a piede libero, in compagnia della consorte, sui luoghi dove si gira il film per dare consulenza su come sparava alle sue vittime;
è inaccettabile, ad avviso dell'interrogante, che un condannato a quattro ergastoli e 260 anni di reclusione, che ha già effettuato vari tentativi di evasione dal carcere e, di fatto, sia evaso più di una volta, possa liberamente circolare per la città accompagnato dai suoi familiari, come un comune cittadino -:
se corrisponda al vero il fatto che non siano previsti contributi statali per il film «Il fiore del male» su Renato Vallanzasca;
se non si intendano assumere iniziative di carattere normativo volte a garantire l'effettività della pena in caso di condanne per reati gravi come quello descritto in premessa ed evitare ulteriori sofferenze ai familiari delle vittime del dovere.
(4-06104)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN e CARLUCCI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il protocollo d'intesa con la provincia autonoma di Bolzano si convenne di cedere in permuta alcune caserme tra cui la «Ottone Huber» di Bolzano, dove ha sede il reparto comando; tale reparto verrà quindi trasferito presso la caserma «Vittorio Veneto» attualmente occupata dal reggimento Monte Cervino che si ipotizza di trasferire a Verona;
la decisione sta suscitando grande preoccupazione tra le famiglie degli ufficiali e sottufficiali che hanno acquistato casa con il mutuo provinciale, si sono sposati ed hanno i figli nelle scuole dove imparano la lingua tedesca;
il reggimento Monte Cervino ha il vantaggio di poter svolgere addestramenti in montagna, di usufruire di strutture militari di prim'ordine per effettuare i necessari addestramenti ed ha pure la disponibilità del reggimento elicotteri Altair, stanziato a Bolzano, per le varie necessità operative;
l'interrogante è già intervenuto in più occasioni, sia con iniziative parlamentari che con colloqui personali, sui responsabili politici e militari di questa decisione che parrebbe improcrastinabile -:
se sia stata valutata la possibilità di trovare una soluzione in Alto Adige per questo reparto d'élite, rivedendo la precedente decisione;
se sia possibile pensare ad un diverso utilizzo della caserma «A. Mercanti» di Appiano per sistemare il reggimento Ranger Monte Cervino;
qualora non fossero disponibili soluzioni idonee in provincia di Bolzano, se non sia possibile ospitare il reggimento Monte Cervino nella nuova struttura militare in corso di realizzazione a Trento così da evitare di sradicare le famiglie da Bolzano;
nel caso che il trasferimento alla caserma di Montorio Veronese fosse già stato deciso e non vi fossero altre auspicabili soluzioni praticabili, quali siano i tempi di detto trasferimento, con quale anticipo si porterà a conoscenza del personale i tempi e le modalità del trasferimento e se vi sarà la possibilità per coloro che vorranno restare in Alto Adige, di poter passare ad altri reparti.
(4-06087)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

LABOCCETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia Defendini srl lavora in Campania da gennaio 2004, gestendo per conto di Equitalia Polis S.p.A. (agente per la riscossione per le province campane (ex Gest Line S.p.A., ex Esaban S.p.A., ed altre) il servizio di notifica delle cartelle esattoriali;
la Defendini srl svolge la suddetta attività in nove province italiane e si avvale della collaborazione di circa 800 persone, di cui più di 500 in Campania (tra dipendenti e collaboratori);
è importante specificare che, gran parte del personale che attualmente lavora con l'agenzia Defendini srl, in precedenza ha collaborato con le ditte che di volta in volta hanno curato l'attività di notifica per conto dei soggetti giuridici che si sono succeduti nel ruolo di agenti della riscossione (concessionari);
alcuni dei lavoratori più anziani hanno lavorato, in Campania, nell'arco temporale 1994-2000, direttamente per il concessionario Esaban spa. Ciò prima dell'esternalizzazione del servizio di notifica a «service» esterni e pertanto la gran parte dei lavoratori di cui si parla ha circa 15 anni di esperienza nel settore «notifica»;
nel dicembre del 2008 la società Equitalia spa ha indetto una gara di appalto, (senza includere un meccanismo di salvaguardia occupazionale), per l'assegnazione delle lavorazioni di cui sopra. L'Agenzia Defendini srl è risultata vincitrice avendo presentato la migliore offerta economico/gestionale;
successivamente, a seguito dell'analisi della documentazione, la commissione aggiudicatrice di Equitalia spa, ha rilevato, a suo parere, due anomalie, che parrebbero molto discutibili e non sostanziali, per le quali ha ritenuto di dover escludere l'Agenzia Defendini srl dalla gara;
contro tale decisione l'Agenzia Defendini srl ha effettuato un primo ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, avendo peraltro a suo favore una sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte che si era espresso favorevolmente, per un caso analogo, su una delle due motivazioni di esclusione sollevate da Equitalia spa;
tuttavia, nel mese di novembre 2009, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha respinto il ricorso presentato dall'Agenzia Defendini srl e di conseguenza quest'ultima ha avviato le procedure per l'appello al Consiglio di Stato;
nel frattempo Equitalia Polis spa ha proceduto all'aggiudicazione definitiva della gara a Poste Italiane spa;
al momento Equitalia Polis spa non ha ancora avviato le procedure per far effettuare le notifiche tramite Poste Italiane spa, e quindi l'Agenzia Defendini srl sta continuando a lavorare in proroga di contratto con scadenza il 30 aprile 2010;
l'Agenzia Defendini srl, nel gennaio 2010, ha proposto un secondo ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio chiedendo l'esclusione di Poste Italiane dalla gara, sia per eccesso di posizione dominante, sia per la mancanza di fatturato specifico per attività di notifica (requisito fondamentale per la partecipazione alla gara d'appalto). A sostegno di questa tesi vi sarebbero numerose sentenze che sanciscono la nullità di una notificazione effettuata direttamente dall'agente della riscossione tramite raccomandata e non effettuata dai soggetti esplicitamente indicati dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 (ufficiali di riscossione, messi notificatori, agenti di polizia municipale);
se non interverranno fatti nuovi, dal 12 maggio 2010 le circa 800 persone attualmente occupate dall'Agenzia Defendini

srl (di cui si sottolinea 500 nella sola Campania) perderanno il loro posto di lavoro;
i lavoratori della Agenzia Defendini srl sono in agitazione e la prefettura di Napoli ha attivato un tavolo di consultazione del quale sono parti sia Poste Italiane spa, al momento vincitrice dell'appalto in questione per tre dei quattro lotti in gara (si tratta di un fatturato triennale che supererà i 60 milioni di euro), sia Equitalia Polis spa, nell'attesa che sia il Consiglio di Stato sia il tribunale amministrativo regionale emettano le proprie sentenze definitive;
nell'ipotesi in cui le sentenze definitive dei ricorsi sopra citati dovessero avere esito negativo per l'Agenzia Defendini srl, i lavoratori chiedono che Poste Italiane spa (a questo punto vincitrice della gara) oppure Equitalia spa assumano tutti i lavoratori, possedendo questi ultimi una professionalità attualmente non esistente all'interno di Poste Italiane e non ricollocabile in altri ambiti -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intendano porre in essere per la salvaguardia occupazionale di un così elevato numero di lavoratori che dopo tanti di attività al servizio dei concessionari che si sono succeduti nel servizio di riscossione vedono ora fortemente compromessa la propria condizione di impiego.
(4-06072)

ARACRI, DELFINO, BARBIERI, MARINELLO, SAMMARCO, CASSINELLI, RAISI, BARBARO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 98 del 1994 recante interpretazioni autentiche e norme procedurali relative alla legge 5 aprile 1985, n. 135, «Disposizioni sulla corresponsione di indennizzi a cittadini ed imprese italiane per i beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana e all'estero», ha definitivamente sancito che l'indennizzo per i beni perduti all'estero costituisce per i danneggiati un diritto soggettivo perfetto;
in forza di questa precisazione e nella giustificata presunzione di avere diritto ad una valutazione congrua ed equa, molti cittadini italiani, enti, società italiane rimpatriate dalla Libia e dalle ex colonie hanno presentato domanda di indennizzo al Ministero dell'economia e delle finanze;
è stato approvato dal Parlamento l'articolo 4 della legge n. 7 del 6 febbraio 2009, recante: «Riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative» e riconosce ai connazionali che furono forzatamente costretti ad abbandonare la Libia il diritto al rimborso dei beni confiscati il 21 luglio 1970 dal Governo del colonnello Gheddafi;
la citata norma, oggetto di attuazione, non prevede la riapertura dei termini e la revisione delle stime per i beni già indennizzati;
da più parti sono state riscontrate discordanze tra le stime fatte dall'Ufficio tecnico erariale, oggi Agenzia del territorio, e gli elementi di valutazione presentati dagli interessati, disattendendo, pertanto, lo spirito di equità della legge sull'indennizzo;
in Parlamento sono all'esame delle competenti commissioni permanenti diverse proposte di legge sugli indennizzi a cittadini e imprese italiane allontanati dalla Libia e dalle ex-colonie -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro per far piena luce sulla vicenda;
quali provvedimenti intenderà adottare al fine di riaprire l'annosa questione relativa agli indennizzi per i beni confiscati ai cittadini italiani rimpatriati dalla Libia e dalle ex-colonie e garantire a questi connazionali un indennizzo congruo ed in linea con il valore dei beni abbandonati.
(4-06074)

NEGRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor E.C. nel 1998 è stato condannato a lire 6.750.000 di pena pecuniaria, per essersi rifiutato, non avendo chiesto ed ottenuto nei tempi previsti l'ammissione al servizio civile, di svolgere il servizio militare;
il signor E.C. ha chiesto ed ottenuto dall'Agenzia delle entrate la massima rateazione del debito;
nel 2003, a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 12 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, l'amministrazione finanziaria ha proposto al signor E.C. il condono totale, dietro pagamento del 25 per cento della somma iscritta a ruolo;
il signor E.C. ha aderito al condono, effettuando il pagamento previsto;
il 26 ottobre 2009, dopo 6 anni dall'ultima comunicazione formale da parte dell'Amministrazione finanziaria, il signor E.C. ha ricevuto il provvedimento di diniego della definizione dei carichi di ruolo, considerando, quindi, la somma versata nel 2003 a titolo di condono quale acconto dell'importo complessivo iscritto a ruolo; tale provvedimento è motivato, tra l'altro, dalle due ordinanze della Corte costituzionale (n. 433/2004 e n. 305/2005), che hanno dichiarato escluse dall'ambito di applicazione dell'articolo 12 della legge n. 289 del 2002 le pene pecuniarie, le quali non possono essere equiparate alle altre entrate dello Stato e non possono rientrare nel condono previsto;
il 12 novembre 2009, Equitalia ha emesso nei confronti del signor E.C. ulteriore avviso di pagamento, minacciando il fermo amministrativo della moto di sua proprietà;
ad avviso dell'interrogante è vessatoria per il contribuente la tempistica con la quale Agenzia delle entrate ed Equitalia procedono al recupero del credito, dopo che è stata l'Amministrazione finanziaria a proporre al debitore il condono totale, dopo che per sei anni non ci sono state comunicazioni di alcun genere e dopo che sono trascorsi cinque anni dalla prima ordinanza della Corte costituzionale che definiva l'esclusione delle pene pecuniarie dal condono stabilito dall'articolo 12 della legge n. 289 del 2002 -:
quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-06095)

BELLOTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comune di Fiesso Umbertiano - (Rovigo), a quanto si evince da comunicazione fatta pervenire da un consigliere comunale dello stesso ente, avrebbe comunicato con notevole ritardo al Ministero dell'economia e delle finanze - dipartimento per le politiche fiscali - la delibera n. 20 del 31 maggio 2008 - la determinazione di aumentare del 60 per cento rispetto al 2007 l'aliquota relativa all'incremento dell'addizionale comunale dell'IRPEF per l'anno 2008 - pubblicata nello stesso sito del Ministero dell'economia e delle finanze in data 12 marzo 2009 con errata corrige, confermata solo con successiva delibera n. 14 del 28 marzo 2009 pubblicata in data 15 aprile 2009 per l'anno 2009;
il decreto-legge n. 93 del 2008 del 27 maggio 2008 entrato in vigore il 28 maggio 2009 (disposizioni urgenti per la salvaguardia del potere d'acquisto delle famiglie) sospendeva fino al 2011 il potere agli enti locali di effettuare aumenti dei tributi, ad eccezione della Tarsu;
l'operato del comune di Fiesso Umbertiano sarebbe pertanto in contrasto sia con la legge n. 296 del 2006, sia con la legge 27 luglio 2000 n. 212 e precisamente all'articolo 3 (efficacia temporale delle norme tributarie) in quanto l'incremento invece di riguardare solamente l'anno d'imposta successivo, ha riguardato l'anno tributario in corso e pubblicato l'anno d'imposta successivo;

tutto ciò avrebbe creato notevoli disagi e disparità di trattamento tra i contribuenti del comune che hanno presentato la dichiarazione dei redditi e coloro i quali non l'hanno presentata perché non tenuti;
l'articolo 52 del decreto legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997 impone agli enti locali i regolamenti e i tempi da seguire per la pubblicazione e l'efficacia delle delibere approvate dal consiglio comunale, stabilendo il termine di 30 giorni dalla data in cui tali delibere sono divenute esecutive per la pubblicazione presso il sito informatico del Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento delle politiche fiscali individuato dal decreto ministeriale dell'economia e delle finanze del 31 maggio 2002;
ne consegue che solamente i contribuenti che hanno presentato la dichiarazione dei redditi 730/e modello unico 2009 relativi ai redditi posseduti nell'anno 2008 avrebbero visto recuperata l'addizionale comunale con gli incrementi previsti dalla citata delibera, mentre tutti gli altri contribuenti non hanno pagato l'incremento;
un'altra disparità di trattamento emergerebbe dal fatto che alcuni sostituti d'imposta avrebbero operato l'aliquota maggiore pari allo 0,80 altri hanno operato quella relativa all'anno precedente pari allo 0,50 senza effettuare alcun conguaglio a debito;
sarebbe inoltre, sempre secondo il citato consigliere comunale, da evidenziare che a causa del tardivo invio e pubblicazione della delibera di cui sopra, l'INPS per l'anno 2008 e 2009, non avrebbe potuto dar seguito all'esenzione prevista dal pagamento dell'addizionale comunale IRPEF ai contribuenti con reddito non superiore a 12.000 euro applicando, al contrario, l'esenzione solo fino a 10.000 euro in vigore l'anno precedente -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda adottare per risolvere le problematiche delineate in premessa in modo da consentire il pieno rispetto delle leggi in materia tributaria e quelle sulla trasparenza e pubblicità degli atti.
(4-06103)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CIOCCHETTI e RAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la difficile situazione delle carceri italiane riguarda particolarmente la grave carenza del personale ad esse adibito e il sovraffollamento delle strutture;
come riportato da numerosi organi di stampa, a fine 2009 i detenuti avrebbero raggiunto quota 64.000, 20 mila in più rispetto alla capienza regolamentare oltre anche la cosiddetta capienza tollerabile, l'indice che individua il limite massimo per la stessa amministrazione penitenziaria;
quanto agli agenti, essi si trovano in una cronica insufficienza di organico (in media, sessanta persone al giorno in meno) che compromette gravemente i servizi e la stessa sicurezza;
questa situazione è particolarmente accentuata nel carcere romano di Regina Coeli secondo quanto sostiene lo stesso garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: a fronte a una capienza prevista di 700 persone, la struttura ne ospita 1100;
conferma questa serie di difficoltà il fatto che lo stesso bar spaccio interno alla struttura sarebbe frequentemente chiuso, dal momento che il personale ad esso adibito è stato costretto ad occuparsi delle necessità interne connesse alla sicurezza della struttura, con una limitazione ancora maggiore delle esigenze dei carcerati;
nei giorni festivi, infatti, si verifica una presenza di un agente ogni cento centocinquanta detenuti, cosa che compromette

la gestione del penitenziario: a seguito delle ultime proteste dei detenuti, nel novembre 2009, sono state bloccate le porte di uscita per impedire al personale di smontare dal servizio;
la tensione in atto, inoltre, non consente di effettuare alcuno «sfollamento», con il trasferimento dei soggetti maggiormente irrequieti verso altre strutture;
a fronte di una situazione di eccezionale gravità (ad avviso degli interroganti del tutto sottovalutata dai competenti organi), considerando anche la rilevanza cittadina della struttura e, tenuto conto che non sono previsti prossimi incrementi dell'organico se non per la parte che riguarda in maniera ristretta un'aliquota minima di unità del Corpo per l'apertura della IV sezione, appaiono agire in assoluto peggioramento del clima e della vivibilità di tale sede il mancato rimborso delle spese per i pasti, nonché la modificazione da parte della direzione della struttura, in maniera assolutamente discrezionale, dell'assetto dei servizi e dell'organizzazione del lavoro del locale personale per quanto riguarda i piantonamenti esterni;
la mancanza di agenti, lamentata dai sindacati di polizia penitenziaria, provoca un moltiplicarsi di ricoveri ospedalieri e conseguenti piantonamenti che producono un ulteriore riduzione del personale, in quanto parte di esso deve esservi distaccato;
la situazione è così compromessa che gli stessi sindacati di polizia penitenziaria continuano ad invitare l'amministrazione penitenziaria a prendere coscienza della gravità della situazione, nel caso non fossero apportati dei miglioramenti, e dell'effettività dei pericoli e disagi che il personale penitenziario si trova a subire;
quanto rappresentato determina malumore e sfiducia che si ripercuotono sull'operato dei lavoratori: recentemente, infatti, diversi appartenenti al corpo si sarebbero assentati dal servizio per problemi psicologici dovuti allo stress -:
se intenda adottare ogni opportuna e tempestiva iniziativa, al fine di risolvere una situazione a dir poco «emergenziale» che ha superato ogni limite di sopportabilità.
(3-00909)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANDREA ORLANDO, FERRANTI, MELIS, ROSSOMANDO, TIDEI, BERNARDINI, SAMPERI, TOUADI, CIRIELLO, TENAGLIA, CAPANO, CONCIA, CUPERLO, CAVALLARO, GIANNI FARINA e VACCARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da una indagine del settimanale L'Espresso risulterebbe che in molti istituti penitenziari italiani vi siano sezioni o reparti non utilizzati per ospitare detenuti che vivono in condizioni di un eccessivo sovraffollamento, che hanno determinato il Governo a decretare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2010;
secondo il magistrato Alfonso Sabella la mancata occupazione degli ambienti destinati alla popolazione detenuta (corrispondenti a circa un migliaio di posti), sarebbe da ricondurre principalmente alla carenza di personale di Polizia penitenziaria indispensabile alla piena funzionalità di tali strutture;
dalla stessa indagine dell'Espresso e da diverse fonti, viene segnalato un eccessivo impiego di unità di Polizia penitenziaria (oltre 4.000), in sedi diverse dagli istituti penitenziari quali il dipartimento dell'amministrazione centrale, l'ufficio per la sicurezza delle personalità dell'amministrazione della giustizia, i provveditorati regionali, le scuole di formazione del personale, gli uffici territoriali per l'esecuzione penale esterna, nonché presso gli uffici giudiziari e presso altre amministrazioni diverse da quella della giustizia;
negli stessi istituti penitenziari si deve far ricorso ad un numero imprecisato di unità di Polizia penitenziaria, comunque quantificabile in qualche migliaio, per l'assolvimento di mansioni amministrative

e contabili, per sopperire alla carenza di personale civile di corrispondente qualifica, nonché per la gestione dei bar, degli spacci e di altre attività ricreative per il personale dell'amministrazione;
recenti direttive del dipartimento richiedono al personale di Polizia penitenziaria di assicurare, assieme ad altre professionalità, «unità di ascolto» per la prevenzione del crescente rischio di suicidi in misura direttamente proporzionale all'aumento della popolazione detenuta, «a causa delle note carenze di figure professionali deputate all'assistenza psicologica» -:
se sia in corso una accurata ricognizione delle strutture e degli ambienti da recuperare al pieno impiego penitenziario;
quali provvedimenti intenda adottare l'amministrazione penitenziaria per assicurare eventualmente le risorse umane necessarie per il funzionamento delle sezioni e dei reparti inutilizzati;
quali siano le disposizioni che l'amministrazione intenda emanare circa l'attuazione di quella «nuova organizzazione del lavoro» già indicata nella circolare sull'emergenza estiva (n. 3620/6070 del 6 luglio 2009) come utile ad attenuare quelle inefficienze che «non possono essere dissimulate dietro l'inadeguatezza degli organici»;
analogamente, e con riferimento alla sopra citata circolare, quali siano le iniziative adottate dall'amministrazione penitenziaria per verificare l'adempimento da parte delle direzioni degli istituti di pena delle indicazioni a suo tempo emanate per mitigare i disagi connessi al sovraffollamento e per non comprimere «spazi vitali (attività di intrattenimento, percorsi formativi, colloqui con gli assistenti volontari)», a maggior ragione valide in presenza dell'ulteriormente aggravato sovraffollamento;
quali programmi di razionalizzazione e di recupero di risorse professionali intenda adottare l'amministrazione penitenziaria, in relazione alla conclamata emergenza del sistema penitenziario;
se ritenga di supportare tale azione di razionalizzazione e di recupero di risorse umane mediante un appropriato programma di investimento nella informatica di servizio e nelle tecnologie volte al risparmio del personale;
se intenda promuovere iniziative per procedere ad assunzioni di professionalità amministrative, contabili, tecniche, di aiuto psicoterapeutico e socio-pedagogico.
(5-02465)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Tirreno del 5 febbraio 2010, il sindacato delle guardie carcerarie del carcere Don Bosco di Pisa ha presentato un esposto presso la locale procura della Repubblica;
nell'esposto si accusa la direzione del carcere di non tutelare la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria; di non aver fatto nulla per rimuovere il rischio-amianto e di non essere intervenuta per riparare i danni alle strutture murarie di cui è affetto il centro clinico;
l'esposto, consegnato alla polizia giudiziaria martedì 2 febbraio, è stato inviato anche al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e al Ministero della giustizia. A firmarlo sono stati i sindacalisti della Ciisa, Confederazione italiana indipendenti sindacati autonomi;
per la Ciisa il rischio di esposizione all'amianto verrebbe da una tettoia di eternit particolarmente corrosa, che si trova all'altezza del posto di sentinella n. 2, mentre l'assenza di una garitta per il personale nelle zone riservate all'aria,

espone le guardie alle intemperie e le priva della possibilità di osservare misure di sicurezza;
le guardie carcerarie segnalano poi l'assenza, nei posti di servizio, di segnalazioni acustiche in caso di emergenze, e i danni che vengono procurati al centro clinico, già secondo loro pieno di lesioni murarie, dalla costruzione di una nuova struttura a ridosso di questa, un padiglione riservato a detenuti di massima sicurezza (41-bis) -:
di quali informazioni disponga il Ministro sui fatti esposti in premessa;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di rimuovere il rischio di esposizione all'amianto degli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Don Bosco;
se non intenda dotare immediatamente il carcere pisano di adeguate segnalazioni acustiche da attivarsi in caso di emergenze;
se non ritenga che la costruzione del nuovo padiglione riservato ai detenuti di massima sicurezza stia pregiudicando l'integrità delle strutture murarie del centro clinico.
(4-06077)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI del 5 febbraio 2010, un agente di polizia penitenziaria portava all'interno del carcere di Secondigliano generi di conforto non previsti dal regolamento, sostanze stupefacenti in cambio di denaro ed era in trattativa per introdurre nel penitenziario un telefonino cellulare completo di sim per la cifra di duemila euro;
l'uomo, I.V., 44 anni, è stato arrestato dai suoi colleghi della polizia penitenziaria, coordinati dal commissario Gaetano Diglio, comandante del carcere di Napoli Secondigliano. L'accusa nei suoi confronti è di corruzione continuata;
l'agente, su disposizione del giudice per le indagini preliminari di Napoli, dottoressa Paola Laviano, si trova ora agli arresti domiciliari presso la sua abitazione. L'inchiesta, avviata dopo una segnalazione confidenziale, è durata alcuni mesi: il personale di Polizia penitenziaria, in servizio al carcere di Secondigliano, coordinati dal pubblico ministero di Napoli Arlomede, è stato impegnato anche in appostamenti, pedinamenti e intercettazioni a tutto campo;
le indagini proseguono per capire se I.V., in servizio nelle sezioni detentive di Secondigliano e, a seguito dei fatti accertati, trasferito all'Ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, portava oggetti e droga ad uno o più detenuti -:
di quali informazioni disponga il Ministro sui fatti esposti in premessa;
se, indipendentemente e nel rispetto delle indagini che sulla vicenda sta compiendo la magistratura, non intenda aprire una indagine amministrativa interna al fine di verificare se comportamenti del genere rappresentino o meno una pratica isolata all'interno del carcere partenopeo.
(4-06078)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 6 febbraio 2010, il piccolo penitenziario di Alghero, presentato qualche anno fa dall'amministrazione penitenziaria come un vero e proprio «gioiellino», sta scoppiando: 70 agenti devono fare i conti con una popolazione di 240 detenuti;
la denuncia arriva dai sindacati di polizia penitenziaria che sollecitano un intervento immediato da parte del Governo;

nel carcere sardo gli agenti sono costretti a turni massacranti, ma nonostante i disagi si continua a fare entrare nuovi detenuti, minando così la sicurezza dell'istituto già ridotta ai minimi termini;
nelle nuove, imminenti, assegnazioni pare che il dipartimento abbia previsto l'incremento del personale di polizia penitenziaria di sole due unità. Viceversa la pianta organica dovrebbe contare circa 200 poliziotti;
al momento dell'apertura, nel 1998, nel carcere di Alghero prestavano servizio circa 130 agenti, a fronte di una popolazione di 70 detenuti: oggi la situazione è praticamente invertita, con 240 detenuti e 70 poliziotti -:
se il Ministro non intenda adottare gli opportuni provvedimenti al fine di aumentare l'organico degli agenti penitenziari in servizio presso il predetto istituto di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone ivi recluse;
se non si intenda intervenire sul carcere di Alghero con innovazioni tecnologiche e innovativi sistemi di controllo in modo da rendere meno problematica e più adeguata la gestione della predetta struttura;
se, più in generale, visti gli attuali vuoti d'organico di cui soffre il corpo dei baschi azzurri, il, Governo non intenda richiamare in servizio i quasi 2000 agenti penitenziari distaccati tra Ministero e dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il cui utilizzo sul campo risulterebbe quanto mai prezioso.
(4-06079)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino del 9 febbraio 2010, Antonio Fondelli, 52enne, detenuto nel carcere romano di Regina Coeli, è morto in seguito ad una peritonite;
il decesso si è verificato nella clinica nuova Itor di Pietralata, dove il detenuto era stato portato dal pronto soccorso dell'ospedale «Fatebenefratelli» per un attacco di appendicite sfociato in peritonite. Sottoposto ad intervento chirurgico d'urgenza, l'uomo è morto nel corso dell'operazione senza svegliarsi dall'anestesia. I medici, nel corso dell'intervento, hanno accertato l'esistenza di una peritonite e di una cancrena appendicolare;
l'uomo, appellante, si trovava nella IV sezione del carcere di Regina Coeli dal febbraio 2009 per una condanna ad un anno e undici mesi inflittagli in primo grado per furto, ed aveva già trascorso un anno in regime di custodia cautelare;
cardiopatico acclarato, Fondelli era stato per qualche tempo anche ricoverato nel centro clinico del carcere. A quanto appreso dai collaboratori del garante dei diritti dei detenuti del Lazio, domenica mattina Antonio si è sentito male sicché era stato portato dal 118 al «Santo Spirito» dove, secondo alcune voci, si sarebbe dimesso volontariamente tornando in cella;
lunedì 8 febbraio 2010, Antonio si è sentito di nuovo male, ed è stato trasferito con l'ambulanza al «Fatebenefratelli» e da lì portato d'urgenza alla Nuova Itor per essere operato, ma è morto senza essersi svegliato dall'anestesia;
i familiari sarebbero già stati interrogati dal magistrato, che ha sequestrato la cartella clinica e disposto l'autopsia;
sulla vicenda il garante dei diritti dei detenuti del Lazio, avvocato Angiolo Marroni ha dichiarato quanto segue: «Non può che rattristarci questa ennesima morte in carcere. Bene ha fatto la magistratura ad attivarsi tempestivamente, ora auspico che tutte le componenti coinvolte collaborino con le autorità per fare piena luce su quanto accaduto. Dopo il clamore delle scorse settimane l'argomento carcere

è un po' scomparso dal dibattito quotidiano. Tuttavia ritorna come sempre il problema drammatico del diritto alla salute in carcere ed in rapporto a questo ci si pone la domanda del perché un detenuto così malato con una pena tanto lieve da scontare sia stato tenuto in carcere e non sottoposto a misure alternative» -:
di quali informazioni i Ministri in indirizzo dispongano in ordine ai fatti esposti in premessa;
se, negli ambiti di rispettiva competenza, ed indipendentemente dalle indagini che la magistratura ha avviato sulla vicenda, i Ministri non intendano promuovere una indagine amministrativa interna al fine di verificare l'esistenza di eventuali responsabilità nella morte del signor Antonio Fondelli;
se nel corso della sua detenzione in regime di custodia cautelare preventiva il detenuto abbia usufruito di tutte le cure necessarie che il suo precario stato di salute richiedeva;
se ed in che misura sia stato completato il trasferimento delle risorse, del personale e delle strutture sanitarie dal Ministero della giustizia al servizio sanitario nazionale e, quindi, alle regioni, così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008;
più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di cura e sostegno, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitaria all'interno degli istituti di pena.
(4-06081)

BRIGANDÌ e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a Torino il carcere Le Vallette pare si stia convertendo al fotovoltaico per produrre acqua calda ad uso sanitario con cui soddisfare i bisogni di parte dei 1600 detenuti presenti;
qualche mese fa pare sia stato concordato dal direttore delle carceri un lavoro con cui si ricopriva di pannelli per 266 metri il tetto di 800 metri. Ricopertura che permetteva di ricavare 120.000 mcal/anno;
tale progetto appare finanziato dai due Ministeri interrogati e tale finanziamento sarebbe stato determinato dal fine di contenere i costi e offrire un contributo ambientale. Infatti la casa circondariale pare che ogni anno consumi qualcosa come 640.000 metri cubi di gas;
i consumi d'acqua calda vengono pagati a SMAP: Società metropolitana acque potabili;
proprio accanto al carcere la società Iride Energia spa con accordo col Comune di Venaria sta costruendo proprio in terreno contiguo di cui il carcere ha disponibilità, una centrale termoelettrica della potenza di circa 400 megavatt elettrici e 340 megawatt termici;
tale società necessità dell'autorizzazione della casa circondariale;
il 4 giugno 2009 tale società ha effettuato un accordo con il comune di Venaria, accordo che comporta la dazione di beni e prestazione di servizi a favore del comune;
quindi sostanzialmente sono stati spese somme di denaro per effettuare impianti da parte del direttore delle carceri mentre ben si poteva effettuare una convenzione con la società Iride al fine di avere l'acqua calda senza costi in cambio dell'uso del territorio disponibile da parte della struttura carceraria -:
se quanto riportato in premessa corrisponda a verità e se l'operato della casa circondariale sia economicamente conveniente ed in particolare se intendano intervenire ai fini di una maggiore economicità.
(4-06086)

LO MORO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è avuta notizia che il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, dottor Salvatore Vitello, ha ricevuto una busta contenente delle frasi minacciose e una cartuccia di fucile;
la grave intimidazione è successiva ad una relazione trasmessa dallo stesso procuratore al Presidente della Corte di appello di Catanzaro in cui si evidenzia la grave carenza di organico e di risorse economiche a disposizione del suo ufficio che mette «a repentaglio la stessa continuità dei servizi obbligatori»;
il dottor Vitello, arrivato a Lamezia Terme nel luglio scorso, si è già trovato di fronte a situazioni complesse che ha dimostrato di saper affrontare con competenza e determinazione;
le minacce al procuratore della Repubblica di Lamezia seguono di qualche giorno le minacce al dottor Giuseppe Lombardo della procura di Reggio Calabria e gli altri gravi fatti verificatisi in Calabria nel mese di gennaio già sottoposti all'attenzione del Governo;
quello che succede a Lamezia Terme, città in cui nel 1975 è stato eseguito il primo omicidio eccellente con l'assassinio dell'avvocato generale dello Stato di Catanzaro, dottor Francesco Ferlaino, e nel 1992 sono stati assassinati il sovrintendente di polizia Salvatore Aversa e la moglie, non può essere sottovalutato;
nella stessa città, infatti, nell'ultimo mese, oltre a vari attentati intimidatori che si verificano con cadenza tanto frequente da non fare più notizia, si sono registrati: l'esplosione di un ordigno davanti al garage dell'abitazione di un poliziotto; il ferimento di un carabiniere, colpito, mentre svolgeva compiti di polizia giudiziaria, da colpi di pistola sparati dalla finestra della casa di abitazione di un pregiudicato. Lettere di minaccia sono state, inoltre, recapitate ad amministratori locali e, fatto questo veramente inedito, al vescovo della diocesi;
tali episodi, riferiti a servitori dello Stato e, comunque, a soggetti istituzionali, richiedono un'azione forte ed una risposta adeguata alla sfida della criminalità che teme l'azione della locale procura;
la prima risposta è dare seguito alle richieste rilanciate con forza per il distretto della corte di appello di Catanzaro, in cui ricade il tribunale di Lamezia Terme, sia dal Presidente della Corte dottor Gianni Migliaccio, che dal procuratore generale, dottor Dolcino Favi, che hanno denunciato, per l'intero territorio di riferimento, gravi carenze di organico (della magistratura e del personale amministrativo) e di mezzi;
nell'imminente tornata elettorale dovrà essere rinnovato il consiglio comunale della città di Lamezia Terme, che ha subito nel giro di dieci anni due scioglimenti per infiltrazioni mafiose;
uno dei problemi che si trova ad affrontare la procura di Lamezia, per come emerso in occasione dell'anno giudiziario, è quello dell'abusivismo, storicamente garantito da imprese in odore di mafia, aggravato dalla giacenza di ordini di demolizione già esecutivi per centinaia di fabbricati;
anche tale circostanza richiede la massima tempestività nel rafforzamento della presenza dello Stato per garantire il regolare svolgimento della competizione elettorale;
la mancata risposta alle richieste della magistratura locale, inoltre, finirebbe per indebolirne la capacità di contrasto della criminalità in una città come Lamezia, in cui dal primo luglio 2008 al 30 giugno 2009 si sono registrati, tra l'altro, 21 tra omicidi e tentati omicidi, 455 danneggiamenti e 138 incendi dolosi, più di un migliaio di furti -:
quali iniziative intendono intraprendere per rafforzare e garantire l'attività del procuratore della Repubblica di Lamezia;

se non ritengono di accogliere le richieste formulate, in particolare, dal dottor Salvatore Vitello, assegnando alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, il personale amministrativo mancante e risorse economiche adeguate ai compiti d'ufficio, oltre che assumendo le opportune iniziative di competenza per l'assegnazione di due sostituti procuratori alla medesima procura della Repubblica;
se non ritengano necessario mettere a disposizione della magistratura lametina nel suo complesso risorse umane ed economiche che consentano un rafforzamento dell'attività di giustizia;
se non ritengano di dover potenziare l'organico delle forze investigative presenti nella città di Lamezia Terme, garantendo mezzi e risorse adeguate in una zona caratterizzata da un'attività criminale particolarmente pericolosa.
(4-06100)

ANDREA ORLANDO, FERRANTI, MELIS, ROSSOMANDO, TIDEI, BERNARDINI, SAMPERI, TOUADI, CIRIELLO, TENAGLIA, CAPANO, CONCIA, CUPERLO, CAVALLARO, GIANNI FARINA e VACCARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con la nota n. 0481307 del 30 dicembre 2009, ha, di fatto, modificato le modalità di calcolo del lavoro straordinario settimanale e, più in generale, l'orario di lavoro settimanale dalle norme vigenti in materia;
il dottor Franco Ionta sul tema affrontato, sebbene obbligato dalla normativa contrattuale che regola il rapporto di lavoro del personale appartenente alla Polizia Penitenziaria e, più in generale, del comparto sicurezza, ha, ad avviso dell'interrogante, inteso eludere il preventivo e dovuto confronto con le rappresentanze sindacali del personale;
la normativa contrattuale vigente, e da ultimo l'articolo 15, comma 1-bis, dell'accordo integrativo al decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007 n. 170 sottoscritto in data 18 marzo 2009, contrariamente a quanto assunto dal capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria stabilisce chiaramente che l'orario di lavoro del personale appartenente al comparto sicurezza è di 36 ore settimanali, e che al raggiungimento del medesimo concorrono le assenze riconosciute ai sensi delle vigenti disposizioni, ivi compresi i recuperi previsti dal successivo comma 3 e i riposi compensativi;
la circolare in parola appare in contrasto con la natura degli accordi locali raggiunti tra le parti sull'organizzazione del lavoro e sulla programmazione mensile dei carichi di lavoro, recando ulteriore forte disagio e pregiudizio economico agli operatori della Polizia penitenziaria coinvolti, in un contesto lavorativo compromesso dall'attuale grave condizione imposta agli istituti penitenziari italiani, generando preoccupazione, demotivazione e alimentando quel senso di abbandono che, non a caso, fa loro percepire l'attuale amministrazione come distante, insensibile e incapace di coglierne i bisogni;
tale disposizione, inoltre, favorirà l'insorgere di ulteriore confusione tra il personale di polizia penitenziaria e, soprattutto, forte conflittualità tra amministrazione e rappresentanze sindacati del personale, come del resto testimonia anche la recente disposizione impartita dal provveditore della regione Emilia Romagna agli istituti del distretto di propria competenza per il recupero delle somme erogate ai poliziotti penitenziari, atto fatto oggetto di diffida a procedere da parte della FP CGIL, che a tal proposito ha anche dichiarato lo stato di agitazione nazionale dei lavoratori aderenti all'organizzazione sindacale;
il tribunale amministrativo regionale per la Liguria, sezione seconda, su questo tema pronunciato la sentenza n. 3111/2009 sul ricorso numero di registro generale 751 del 2007 proposto da appartenenti al Corpo della guardia di finanza - comparto sicurezza contro il Ministero

dell'economia e finanze per l'accertamento del «diritto alla corresponsione del compenso straordinario per l'intero orario di servizio svolto a far data dal 15 agosto 2002 nelle giornate destinate a riposo settimanale o festivo infrasettimanale, a decorrere dalla prima ora eccedente le 36 ore settimanali», accogliendo «il ricorso e, per l'effetto, accerta il diritto dei ricorrenti alla corresponsione del compenso straordinario per l'intero orario svolto a far data dal 15 agosto 2002 nelle giornate destinate a riposo settimanale o festivo infrasettimanale, a decorrere dalla prima ora eccedente le 36 ore settimanali» -:
se e quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare al fine di evitare le problematiche paventate in premessa derivanti dalle decisioni assunte dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ovvero perché sia assicurata l'applicazione corretta e tempestiva delle norme vigenti in materia di orario di lavoro del personale di Polizia penitenziaria e il riconoscimento del diritto di quest'ultimo alla corresponsione del compenso straordinario dovuto per l'intero orario di servizio svolto nelle giornate destinate a riposo settimanale o festivo infrasettimanale, a decorrere dalla prima ora eccedente le 36 ore settimanali.
(4-06102)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella delibera del 23 gennaio 2010, la giunta della camera penale di Nola ha proclamato l'astensione dalle udienze penali e dall'attività giudiziaria penale innanzi a tutti gli uffici giudiziari del circondario di Nola per il giorno 17 febbraio 2010;
le motivazioni dell'astensione vengono individuate nelle modalità di trattazione dei processi aventi ad oggetto i reati previsti dall'articolo 51 comma 3-bis del codice di procedura penale: la fissazione di più udienze consecutivo nel corso della settimana, il protrarsi delle stesse fino a sera inoltrata, la citazione ad horas dei testi dell'accusa non previamente indicati tra quelli da esaminare, con grave compromissione delle prerogative e dei diritti difensivi;
in sostanza nella citata delibera si denuncia il grave pregiudizio per la funzione difensiva discendente da una organizzazione e gestione delle udienze che preclude di fatto al difensore lo studio delle carte e la difesa del proprio assistito, oltre al normale svolgimento dell'attività di lavoro di studio;
l'Unione camere penali Italiane, con successiva delibera del 1o febbraio 2010, ha condiviso l'astensione dalle udienze proclamata dalla camera penale di Nola stigmatizzando il fatto che troppo spesso l'organizzazione della giurisdizione, in nome di una concezione efficientista ed autoritaria del rendere giustizia, privilegia le esigenze del giudice e della parte pubblica ed estromette il difensore dalle scelte operative strumentali al suo corretto esercizio, relegandolo di fatto al ruolo di mero «accessorio» -:
se, con riferimento ai fatti esposti in premessa, il Ministro interrogato intenda attivare i propri poteri ispettivi presso la sezione penale del Tribunale di Nola e, nei caso ne sussistano i presupposti, promuovere le iniziative di competenza.
(4-06105)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella delibera del giorno 11 dicembre 2009, l'ordine degli avvocati di Enna, congiuntamente alla locale camera penale, ha proclamato lo stato di agitazione degli avvocati del foro;
la citata delibera lamenta in particolare: a) la drammatica situazione in cui versa la locale procura della Repubblica,

al momento dotata del solo procuratore capo, di un sostituto in procinto di trasferimento ad altra sede e un magistrato applicato solo per due giorni a settimana, laddove è previsto un organico di cinque magistrati; b) il possibile ritorno a condizioni di carenza anche nel settore giudicante, con il trasferimento certo di due magistrati, di cui uno giudice del lavoro, che dovrà essere sostituito da un altro giudice in via esclusiva; c) la pesante condizione in cui si affrontano le udienze a causa della eccessiva concentrazione delle stesse su due/tre giorni a settimana, che comporta uno stress non indifferente per gli avvocati, costretti a rincorrere le cause ed i processi per tutte le aule; d) la prassi di proseguire le udienze, soprattutto penali, nelle ore pomeridiane, creando difficoltà nell'organizzazione del lavoro a tutti i professionisti, impedendo loro lo svolgimento delle attività di studio e rendendo indubbiamente più gravoso l'impegno, anche in termini psico-fisici, considerando che l'avvocato in genere è presente in tribunale fin dalle ore 9 del mattino; e) la inusuale scelta della magistratura ennese di sottoporre le istanze di ammissione al patrocinio penale a spese dello Stato ad una verifica senza precedenti e sconosciuta in qualunque altro tribunale della Repubblica, richiedendo una mole di documenti, non espressamente stabiliti dalla legge, circostanza tale da rendere oneroso per i cittadini e per chi li assiste il reperimento di tale documentazione e sconsigliare di fatto il ricorso all'istituto, vanificando il principio costituzionale del diritto per tutti, anche i meno abbienti, alla difesa tecnica ed alla giusta retribuzione del lavoro svolto dal professionista, senza dimenticare la biblicità dei tempi di emissione dei decreti di liquidazione; f) l'eccessivo utilizzo dei giudici ordinari di tribunale, anche per materie non ricadenti nella loro competenza -:
quali iniziative urgenti di competenza il Ministro intenda promuovere al fine di supplire alla grave carenza di organico dei magistrati inquirenti e giudicanti applicati, rispettivamente, presso la procura della Repubblica e il tribunale di Enna;
se, con riferimento ai fatti esposti in premessa ai punti c), d), e) ed f), il Ministro interrogato intenda attivare i propri poteri ispettivi presso gli uffici giudiziari di Enna e, nel caso ne sussistano i presupposti, promuovere le iniziative di competenza.
(4-06106)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella delibera del 25 gennaio 2010, la giunta della camera penale di Napoli ha proclamato lo stato di agitazione dei penalisti del foro napoletano;
la citata delibera lamenta in particolare una gestione da parte della procura della Repubblica di Napoli del «registro generale delle notizie di reato» che preclude al difensore la tempestiva conoscenza dei procedimenti ed il conseguente esercizio delle facoltà difensive, onerandolo di modalità di accesso che impongono lunghe file allo sportello e condizionando il rilascio dei certificati ad adempimenti di mero carattere burocratico, con ciò compromettendo la dignità ed il decoro dell'avvocato e relegandolo a soggetto estraneo all'amministrazione della giustizia;
l'Unione camere penali italiane, con successiva delibera del 1o febbraio 2010, ha condiviso l'iniziativa della camera penale di Napoli evidenziando che in materia giudiziaria eventuali disfunzioni organizzative degli uffici giudiziari non sono equiparabili alle disfunzioni, pur gravi, degli altri uffici pubblici, atteso che esse incidono inevitabilmente e direttamente sull'esercizio del diritto di difesa e sulle dinamiche processuali, già compromesse dalle strutture ordinamentali e dalla unicità delle carriere;
nella richiamata delibera l'unione delle camere penali Italiane denuncia

un'organizzazione del sistema giustizia determinata dalla magistratura in maniera esclusiva, corporativa ed irresponsabile e con essa una concezione del procedimento penale come luogo ove si costruisce e si coltiva un'accusa senza alcuna interlocuzione con l'accusato, secondo un modello caro ad un sistema processuale da vent'anni definitivamente abbandonato -:
se, con riferimento ai fatti esposti in premessa, il Ministro interrogato intenda attivare i propri poteri ispettivi presso la procura della Repubblica di Napoli e, nel caso ne sussistano i presupposti, promuovere le iniziative di competenza.
(4-06107)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

CASTIELLO e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 30 luglio 1999 si è sottoscritto un accordo procedimentale tra regione Campania, la provincia di Napoli, il comune di Casoria (Napoli), le Ferrovie dello Stato s.p.a. e la Treno Alta Velocità (TAV) in merito - all'epoca - all'approvazione del progetto degli adeguamenti sul tratto A.V. «Roma-Napoli» dal chilometro 209+760 al chilometro 216+616, della variante linea lenta «Cancello-Napoli» dal chilometro 0+000 al chilometro 7+682, della stazione A.V. Campania Afragola e della Circumvesuviana;
tali progetti risultavano essere completamente rispondenti alle esigenze di tutela del territorio espresse dalle suddette Amministrazioni;
ognuno dei soggetti sottoscrittori dell'accordo procedimentale si impegnava, per la propria parte, all'attuazione e definizione dei rispettivi adempimenti amministrativi e tecnici di competenza;
in quel contesto venne anche favorevolmente licenziato un grafico degli interventi già depositato in conferenza di servizi in data 31 maggio 1999, da attuarsi in agro del comune di Casoria (Napoli) -:
quali siano, ad oggi, le risultanze pratiche frutto del sopra citato accordo procedimentale che impegnava tutti gli interlocutori istituzionali competenti e sottoscrittori;
quale sia l'elenco dettagliato delle opere nel frattempo realizzate sulla scorta di tale accordo e, nel caso, quali quelle non realizzate specificandone i motivi e gli eventuali ritardi verificatisi;
in caso di inadempienze o incongruenze rispetto ai progetti originari, quali siano gli elementi correttivi all'accordo nonché i tempi, le modalità e le risorse impegnate in tal senso.
(3-00908)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Aulla-Lucca-Pisa, riveste importanza fondamentale per la mobilità del territorio che presenta invece ancora alcune carenze nella viabilità stradale, dovute soprattutto all'orografia e al notevole traffico di mezzi pesanti;
purtroppo non vengono investite risorse sufficienti per garantire un servizio ferroviario efficiente e sono molti i disagi lamentati dagli utenti, a cominciare dalla cronicità dei ritardi;
la linea è utilizzata da migliaia di persone: pendolari, lavoratori, studenti delle scuole superiori, studenti universitari, persone che debbono effettuare visite mediche presso gli ospedali di Lucca e Pisa o portare assistenza a familiari e congiunti ivi ricoverati nonché persone che si devono recare presso i vari uffici pubblici siti nel capoluogo di provincia;

è praticamente assente una forma di trasporto pubblico alternativa che possa supplire nei casi - peraltro piuttosto abituali - di disservizio;
i ritardi dei treni sono spesso superiori ai trenta minuti e non è infrequente che superino l'ora di tempo; talvolta i ritardi diventano così elevati da portare alla soppressione del treno;
il livello del materiale rotabile è decisamente inadeguato e gli utenti lamentano la scarsa igiene, lo stato complessivo di degrado e il cattivo funzionamento di gran parte dei servizi-bagni, riscaldamento, aria condizionata, e altro;
neppure le infrastrutture godono di buona salute e spesso i ritardi sono causati dall'inadeguatezza dei meccanismi degli scambi che si bloccano quando le temperature sono molto rigide;
la presenza di un solo binario comporta inevitabilmente che il ritardo di un solo treno si ripercuota su tutti gli altri a catena, provocando disagi per l'intera giornata;
analoghe considerazioni possono essere fatte sulle condizioni delle stazioni, sporche e in cui mancano i servizi minimi e dove spesso persino le macchine obliteratrici dei biglietti non funzionano;
un comitato spontaneo di utenti della tratta ferroviaria in questione ha mandato una lettera al Ministro interrogato e a tutti gli enti coinvolti per segnalare i disservizi e i disagi relativi alla linea ferroviaria Aulla-Lucca-Pisa e chiedere di migliorare la qualità del servizio;
alla fine del 2009 la Giunta regionale ha provveduto alla sottoscrizione del nuovo contratto di servizio con Trenitalia per la regolazione del trasporto pubblico locale regionale per il prossimo biennio, con il quale, a fronte di un corrispettivo di 237,2 milioni di euro, il gestore si è impegnato a migliorare il servizio per i pendolari (grazie anche agli ingenti sforzi economici sostenuti e previsti direttamente dalla regione per il rinnovo del materiale rotabile in esercizio) -:
se il Ministro interrogato non ritenga di doversi attivare, per quanto di propria competenza, al fine di favorire un netto e rapido miglioramento del servizio ferroviario di collegamento fra Lucca e la Garfagnana, promuovendo la realizzazione dei necessari interventi previsti nel nuovo contratto di servizio sottoscritto con Trenitalia;
se non ritenga necessario valutare l'opportunità di individuare nuove risorse per consentire l'ammodernamento e la riqualificazione della linea ferroviaria.
(5-02460)

BONCIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'area del quartiere «le Piagge» del comune di Firenze, zona via Piemonte, è attivo da mesi un cantiere sito su un terreno di proprietà di «Rete ferroviaria italiana» ove vengono giornalmente effettuate ad opera della ditta incaricata operazioni di movimento terra che comportano lo scarico di tonnellate di materiale di scavo proveniente da altri siti;
la terra ivi scaricata proviene in particolare da un cantiere di «adeguamento idraulico del fiume Mugnone» rientrante nel piano di lavori necessari alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Milano e Napoli;
dette operazioni di scarico rientrano nell'ambito di progetti di recupero ambientale che prevedono il riutilizzo integrale delle terre di scavo, secondo il progetto di riutilizzo (PGT) redatto da Rete ferroviaria italiana tramite ITALFERR, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006;
anche a seguito di sopralluoghi effettuati nei siti in questione e della documentazione

fotografica esaminata è ragionevole ritenere che l'area in questione potesse essere già precedentemente inquinata da discariche abusive e sversamenti soprattutto di rifiuti misti da demolizione e comunque da rifiuti speciali e/o pericolosi;
come precisato dall'amministrazione comunale, l'area in questione, a seguito delle esigenze manifestate dai cittadini, è destinata a «verde pubblico e servizi di quartiere», secondo quanto indicato dal vigente piano regolatore generale, e che in questo senso è stata richiesta a Rete ferroviaria italiana una proposta di progetto di sistemazione dell'intera area;
l'area immediatamente circostante è zona ad alta densità abitativa, e le aree in questione immediatamente adiacenti ai fabbricati sono utilizzate dalla popolazione residente anche come spazi giochi soprattutto per i bambini;
a detta di molti cittadini ivi residenti, nonostante dovessero essere completamente prive di materiali di rifiuto, le terre scaricate contengono notevoli quantità di materiali di scarto, quali pezzi di cemento, rame, vetro, ferro, plastica e persino rifiuti speciali, il tutto ben dimostrato da copiosa documentazione fotografica;
in una nota pervenuta al comune di Firenze l'agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT) ha comunicato che i campioni di terra di scavo prelevati sul cantiere per l'adeguamento del fiume Mugnone presentano valori di contaminazione inferiori a quelli previsti dalla colonna B, tabella 1, dell'allegato 5, alla parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, manifestando comunque valori inquinanti da verificare ai fini della futura compatibilità dell'area con la destinazione a verde pubblico;
gli stessi cittadini denunciano inoltre che i lavori di cantiere producono un'elevata quantità di polveri che si espandono fino nell'area abitata e che preoccupano i residenti per quanto attiene alla tutela della salute pubblica -:
se sia a conoscenza della vicenda indicata in premessa e se risulta che Rete ferroviaria italiana abbiano effettuato una adeguata investigazione preliminare sull'area stessa, anche mediante carotaggi e trivellazioni, in quanto a un possibile inquinamento pregresso del suolo, del sottosuolo e della falda sottostante, e acquisito la caratterizzazione i materiali di riporto stoccati nell'area dei cantieri;
se risulti a Rete ferroviaria italiana, proprietario dell'area, che le imprese che svolgono le citate attività, abbiano predisposto e stiano attuando un idoneo piano di monitoraggio ambientale in corso d'opera volto a garantire il pieno rispetto delle normative vigenti in termini di prevenzione dell'inquinamento e del degrado ambientale e soprattutto, vista la collocazione dell'area nelle immediate vicinanze di insediamenti ad elevata densità abitativa alla tutela dell'incolumità della popolazione residente;
se risulti a Rete ferroviaria italiana che venga regolarmente eseguito un monitoraggio sulle polveri prodotte dal cantiere per valutarne l'eventuale impatto inquinante e/o nocivo e la compatibilità delle attività svolte ivi incluso il transito dei mezzi di cantiere con la presenza della popolazione residente nella zona;
di quali elementi disponga in relazione agli intendimenti di Rete ferroviaria italiana con riferimento alla richiesta di risistemazione dell'area formulata dal comune di Firenze affinché, a conclusione dei lavori, il sito in questione possa effettivamente essere destinato a «verde pubblico».
(5-02464)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI, BRAGANTINI, MONTAGNOLI e NEGRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Dolcè e quello di Brentino Belluno sono comuni in provincia di Verona che confinano con il Trentino.

Molti giovani di tali comuni e anche di altri comuni veronesi vicini al Trentino frequentano le scuole di Rovereto e di Trento;
essendo iscritti nelle scuole trentine, gli studenti in questione hanno diritto al badge settimanale, mensile o annuale per poter usufruire del servizio di trasporto pubblico e quindi delle previste agevolazioni sul piano tariffario; tuttavia, il fatto che si debba convalidare il badge più volte ad ogni viaggio determina difficoltà e disagi, che sono all'origine di diffuse lamentele;
il tragitto che separa le residenze degli studenti dalle scuole di appartenenza include, infatti, tratte ferroviarie di pertinenza sia della Trentino Trasporti s.p.a., affidataria dei servizi di trasporto pubblico nella provincia di Trento, sia delle Ferrovie dello Stato; accade quindi che chi sale alla stazione di Peri, sita nel comune di Dolcè, paghi dapprima la tratta Peri-Borghetto, dopodiché utilizzi l'abbonamento rilasciato dalla provincia di Trento. Gli studenti, già sul treno, sono pertanto obbligati a scendere alla stazione di Borghetto - con tutti i disagi e i rischi connessi alla salita e discesa dai convogli - al solo fine di obliterare il titolo di viaggio, regolarmente acquistato, pena l'irrogazione di una sanzione che va da 3,50 euro, se pagata subito, a 10,50 euro, se recapitata a domicilio;
ad avviso degli interroganti non è corretto né funzionale che l'abbonamento rilasciato dalla società che ha in gestione il trasporto pubblico in provincia di Trento debba essere convalidato ad ogni viaggio e, comunque, sarebbe opportuno che fossero adottate soluzioni volte a risolvere i citati inconvenienti, ad esempio collocando le obliteratrici per i menzionati titoli di viaggio su tutta la tratta ferroviaria interessata (in particolare, nelle stazioni delle Ferrovie dello Stato in territorio veronese, limitrofe al confine con il Trentino), ovvero dotando i convogli o il personale in servizio delle necessarie apparecchiature per la convalida, a tal fine, ricorrendo, ove ne sussistano i presupposti, ad apposite intese tra i diversi gestori ferroviari -:
se il Ministro interrogato intenda adoperarsi, per quanto di competenza, affinché gli inconvenienti di cui in premessa possano trovare una rapida soluzione ed, in particolare, affinché gli utenti siano agevolati negli adempimenti richiesti per fruire del servizio di trasporto in questione.
(4-06093)

DE POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2003 in base alla legge n. 449 del 1997 sono iniziati gli aumenti unilaterali da parte dell'Anas del canone sui passi carrai. Una tassa che costringe chi ha accesso a strade di competenza regionale e nazionale a corrispondere un canone, che arriva anche a migliaia di euro;
per qualche attività, in Veneto, questi aumenti sono arrivati anche l'8.000 per cento. Qualche esercente si è visto arrivare ingiunzioni di pagamento di 130.000 euro, i privati richieste da 500 a 1.500 euro;
proteste e ricorsi non hanno prodotto alcun effetto ed ora i comitati «Vittime di passi carrai» stanno meditando il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo;
nel 2003 l'Anas ha limitato gli aumenti al 150 per cento negli anni successivi ha determinato liberamente l'ammontare di tutti i canoni in base a tabelle e a coefficienti di calcolo che hanno comportato aumenti fino all'8.000 per cento;
l'8 febbraio 2010, davanti alla sede dell'Anas di Mestre, è previsto un sit-in messo in atto dal comitato che chiede la soppressione della tassa sui passi carrai;
la manifestazione serve ad appoggiare le iniziative di esponenti politici veneti che hanno presentato al Senato proposte emendative per l'eliminazione della tassa;

in sede regionale la questione è stata affrontata e risolta con l'eliminazione del canone annuo dal 2009;
restano gli arretrati e le competenze in capo all'Anas -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di pervenire ad una sospensione delle richieste di arretrati da parte di Anas favorendo una ridefinizione degli importi con parametri che tengano conto della situazione economica di cittadini e imprese.
(4-06097)

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i problemi della compagnia aerea low cost Myair sono diventati insormontabili alla fine del luglio 2009, periodo durante il quale accanto alla difficilissima situazione finanziaria si manifesta anche un'incapacità strutturale della compagnia nella garanzia del servizio offerto a livello nazionale, registrando continui ritardi e cancellazioni;
a seguito delle inadempienze della Myair nei pagamenti di tasse, diritti e tariffe e della incapacità di far fronte ai propri impegni (a causa di una disponibilità di cassa non sufficiente a garantire la gestione dell'operativo programmato), l'Enac ha decretato la sospensione della licenza di volo nei confronti della compagnia;
quale conseguenza del provvedimento poc'anzi citato (e di concerto con l'Enac), la Sacbo, società che gestisce lo scalo bergamasco di Orio al Serio, ha provveduto alla sospensione dell'attività del vettore sul proprio spazio, nonché alla richiesta ed ottenimento del sequestro conservativo degli aeromobili che più soventemente hanno operato sul suolo orobico;
la compagnia aerea Myair, a decorrere dalla sospensione dei voli nel luglio 2009, non ha servito oltre 160 mila biglietti venduti nei mesi precedenti, per un controvalore di oltre 14 milioni di euro, provocando la protesta dei passeggeri;
tale protesta è stata guidata, nei mesi scorsi, dal movimento consumatori di Bergamo, che da subito ha richiesto alle istituzioni un impegno preciso ed un intervento rapido a tutela dei diritti dei viaggiatori per affrontare una crisi che, dato il numero delle persone coinvolte, ha assunto le caratteristiche di una vera emergenza;
la vicenda della compagnia aerea si è conclusa ieri, quando il tribunale di Vicenza ha emesso sentenza di fallimento a carico della Myair, gravata da un passivo di circa 96 milioni di euro, negando anche il rinvio per la probabile acquisizione da parte della compagnia albanese Star Airwais;
il movimento consumatori di Bergamo, oltre ad avviare un'azione collettiva, ha offerto alle migliaia di passeggeri coinvolte nella vicenda, la possibilità di chiedere il rimborso dei biglietti acquistati e mai utilizzati presentando richiesta di un'istanza di ammissione al passivo al tribunale di Vicenza -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per addivenire ad una concreta tutela dei numerosi cittadini italiani e stranieri che, nonostante l'acquisto del biglietto, non hanno potuto usufruire del servizio di trasporto pur garantito dal contratto in essere.
(4-06101)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

DELLA VEDOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 22, lettera r), della legge numero 94 del 15 luglio 2009, prevede che al testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo 25 luglio

1998, n. 286 all'articolo 27, dopo il comma 1-bis, siano inseriti i seguenti commi:
«1-ter. Il nulla osta al lavoro per gli stranieri indicati al comma 1, lettere a), c) e g), è sostituito da una comunicazione da parte del datore di lavoro della proposta di Contratto di soggiorno per lavoro subordinato, previsto dall'articolo 5-bis. La comunicazione è presentata con modalità informatiche allo sportello unico per l'immigrazione della prefettura-ufficio territoriale del Governo. Lo sportello unico trasmette la comunicazione al questore per la verifica della insussistenza di motivi ostativi all'ingresso dello straniero ai sensi dell'articolo 31, comma 1, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e, ove nulla osti da parte del questore, la invia, con e medesime modalità informatiche, alla rappresentanza diplomatica o consolare per il rilascio del visto di ingresso. Entro otto giorni dall'ingresso in Italia lo straniero si reca presso lo sportello unico per l'immigrazione, unitamente al datore di lavoro, per la sottoscrizione del contratto di soggiorno e per la richiesta del permesso di soggiorno.
1-quater. Le disposizioni di cui al comma 1-ter si applicano ai datori di lavoro che hanno sottoscritto con il Ministero dell'interno, sentito il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, un apposito protocollo di intesa, con cui i medesimi datori di lavoro garantiscono la capacità economica richiesta e l'osservanza delle prescrizioni del contratto collettivo di lavoro di categoria»;
la disciplina più favorevole riguarda categorie di lavoratori definite in modo preciso e in particolare:
a) dirigenti o personale altamente specializzato di Società aventi sede o filiali in Italia ovvero di uffici di rappresentanza di società estere che abbiano la sede principale di attività nel territorio di uno Stato membro dell'organizzazione mondiale del commercio, ovvero dirigenti di sedi principali in Italia di società italiane o di società di altro Stato membro dell'unione europea (articolo 27, comma 1, lettera a), del testo unico immigrazione);
b) i professori universitari destinati a svolgere in Italia un incarico accademico (articolo 27, comma 1, lettera c), del testo unico immigrazione);
c) lavoratori alle dipendenze di organizzazioni o imprese operanti nel territorio italiano, che siano stati ammessi temporaneamente a domanda del datore di lavoro, per adempiere funzioni o compiti specifici, per un periodo limitato o determinato, tenuti a lasciare l'Italia quando tali compiti o funzioni siano terminati (articolo 27, comma 1, lettera g), del testo unico immigrazione) -:
se si sia provveduto ad implementare la disciplina prevista, quanti protocolli siano stati ad oggi stipulati e quanti ingressi di lavoratori extracomunitari siano stati effettuati in attuazione dell'articolo 1, comma 22, lettera r) della legge 94 del 15 luglio 2009.
(4-06076)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un filmato-denuncia registrato con un telefonino all'interno del centro di identificazione ed espulsione di Bari e diffuso e pubblicato sulla homepage di RadioRadicale, alcuni immigrati trattenuti all'interno della struttura lamentano di subire un trattamento degradante ed umiliante nonché di essere trattati «peggio dei cani»;
Simone Sapienza, responsabile del sito web dell'emittente radicale, ha dichiarato all'agenzia Ansa del 6 febbraio quanto segue: «Beseghaier Fahi ci ha fornito una imponente documentazione cartacea, fotografica e video; dopo alcuni controlli e verifiche, abbiamo deciso di montarne una parte e pubblicarla nella homepage del nostro sito come denuncia di una situazione che nonostante le reiterate interrogazioni parlamentari non migliora

affatto. Radio Radicale mette a disposizione nel suo sito di giornalismo partecipativo Fai Notizia la possibilità di fare denunce attraverso materiale video fotografico e scritto. Speriamo che anche le persone che ruotano intorno al mondo dei centri per migranti prendano coraggio e seguano l'esempio coraggioso degli immigrati»;
le immagini del video, davvero scioccanti, mostrano l'assoluto degrado in cui versa il CIE barese dal punto di vista igenico-sanitario, nonché la situazione di totale illegalità relativamente alle condizioni di detenzione che gli immigrati sono costretti a subire all'interno della predetta struttura -:
quali spiegazioni possa dare il Ministro a proposito dello stato in cui versa il Centro di identificazione ed espulsione di Bari e quali provvedimenti urgenti intenda adottare per riportare la predetta struttura nella legalità rimediando al suo insostenibile degrado, atteso che tale situazione rischia di pregiudicare in modo grave la salute e le stesse condizioni di vita degli immigrati nonché la sicurezza del centro;
quali siano le iniziative che il Governo intende adottare al fine di risolvere il grave problema del sovraffollamento all'interno dei CIE, CPAeS e CARA, considerato che l'annuncio dell'apertura di nuove strutture non può costituire l'unico modo per risolverlo.
(4-06080)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i comuni, nel cui territorio insiste un sedime aeroportuale internazionale, sono chiamati a prestare servizi destinati all'aerostazione internazionale, per garantire controlli sicurezza e vigilanza necessaria per una gestione del traffico di merci e passeggeri;
in particolare i comuni di Lonate e di Ferno provvedono alle esigenze derivanti dall'aeroporto di Malpensa, con necessità di personale, sia di polizia locale che addetti all'ufficio commercio, superiore rispetto alla media;
i suddetti comuni hanno l'esigenza di aumentare il personale addetto alla sicurezza ed ai servizi destinati all'aerostazioni internazionale, da complessive 19 persone a 30;
l'applicazione dei limiti di assunzione di personale derivante dai vincoli del patto di stabilità, in particolare le ultime modifiche alla normativa in materia dettate dal decreto-legge n. 112 del 2008, articolo 76, comma 1, e dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 3, comma 120, che hanno modificato le disposizioni dettate dall'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, comma 557, comportano un'ulteriore restrizione ad eventuali deroghe motivate previste dall'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;
i citati comuni, per poter usufruire della deroga, devono rispettare i parametri introdotti dalla citata legge 24 dicembre 2007, n. 244;
con il decreto-legge n. 112 del 2008 sono state inserite nel conteggio delle spese per il personale anche quelle sostenute per i contratti di collaborazioni coordinate e continuative, per gli incarichi a contratto e per quelli relativi a strutture ed organismi partecipati e comunque facenti capo all'ente; dunque, nel conteggio del personale totale dell'ente locale rientrano anche i dipendenti dell'unione dei comuni, che gestiscono insieme i servizi destinati ad aerostazioni internazionali;
per quanto sopra i comuni di Lonate e di Ferno, in unione per la gestione dei servizi aeroportuali, pur rispettando i parametri di cui alle lettere a) e b), non superano il terzo parametro di cui alla lettera c) dell'articolo 3, comma 120, della legge n. 244 del 2007 ossia il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione

residente non superiore a quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto -:
se i Ministri intendano valutare, nell'ambito delle risorse finanziarie che si rendano disponibili, l'opportunità di assumere iniziative per una modifica alla normativa che consenta, solo per i comuni eroganti servizi per aeroporti internazionali, di derogare all'applicazione del citato parametro c), affinché possano assumere il necessario personale per garantire servizi di controllo e sicurezza nelle aree aeroportuali.
(4-06088)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la stazione dei carabinieri di Toano, in provincia di Reggio Emilia, è attualmente ospitata nell'immobile di corso Trieste 26 non più consono alle funzioni assegnate, con spazi del tutto insufficienti;
con un minimo aggravio di spesa annua (nell'ordine degli 8, 10 mila euro) sarebbe possibile locare, sempre a Toano, un immobile pienamente funzionale -:
se e cosa impedisca di provvedere al trasferimento della stazione dei carabinieri in questione, in un altro immobile come indicato in premessa.
(4-06090)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA, BACHELET, DE TORRE e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 14 dicembre 2009 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio - emetteva la nota protocollo numero 9537, avente in oggetto indicazioni riepilogative per il programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010;
in particolare tale nota comunica le risorse finanziarie cui le singole scuole devono fare riferimento a partire dal mese di gennaio 2010, fornendo indicazioni in merito al quadro delle entrate e delle uscite economiche;
il provvedimento è stato reso noto attraverso una circolare, inviata agli istituti scolastici di tutto il territorio nazionale, che nello specificare il taglio relativo ai contratti in appalto, così recita: «la spesa per i contratti di fornitura dei servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie di cui alla direttiva del Ministro n. 68/05 (cosiddetta ex appalti Storici) deve essere prevista nella misura max del 75 per cento del corrispettivo pattuito nel contratto in essere. A questo proposito si ricorda che ai sensi dell'articolo 11 del Regio decreto 2440/1923, qualora nel corso di esecuzione del contratto occorra una diminuzione della prestazione, l'appaltatore è obbligato ad assoggettarsi nella misura max del 20 per cento. Oltre detta percentuale l'appaltatore, laddove non si avvalga della risoluzione del contratto, è obbligato ad assoggettarsi all'ulteriore riduzione. Pertanto a fronte dell'ottimizzazione del servizio, la spesa per tale voce va ridotta del 25 per cento rispetto a quella dell'anno in corso.»;
la stessa nota non prevede alcuna gradualità in merito al raggiungimento di tale riduzione di spesa per cui si evince che il Ministero la intende applicabile con decorrenza immediata, novità alquanto anomala per un provvedimento emanato dalla pubblica amministrazione, che va ad incidere direttamente sui livelli occupazionali;
si evince da tale misura di riduzione la non applicazione ai contratti di servizio stipulati con i consorzi che impiegano lavoratori ex LSU ed ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa con personale ex LSU, con conseguente penalizzazione delle regioni del centro-nord che hanno esternalizzato tali servizi;

in particolare la regione particolarmente coinvolta dalla nota in premessa è il Piemonte, in quanto già a partire dalla metà degli anni '90, gli enti locali, cui spettava la competenza, intesero esternalizzare i servizi di pulizia e di attività ausiliarie, procedendo con affidamenti a cooperative sociali di tipo B del territorio piemontese, in particolare nell'area del torinese;
a norma dell'articolo 1 della legge 8 novembre 1991 numero 381 le cooperative sociali di tipo B hanno lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di attività lavorative diverse, finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
le cooperative sociali di tipo B, pertanto, attraverso l'inserimento lavorativo, trasformano persone assistite in lavoratori/contribuenti;
tale scelta, in particolare degli enti locali della regione Piemonte, ha permesso di realizzare in ogni scuola, oltre ad una unanimemente riconosciuta migliore efficienza nella gestione del servizio, l'inserimento lavorativo di persone disabili fisici, psichici, sensoriali e provenienti da situazioni di disagio sociale e di altre fasce deboli del mercato del lavoro, quali donne sole con figli, persone con bassa scolarità, ultracinquantenni disoccupati, difficilmente ricollocabili nel mercato del lavoro tanto più nell'attuale situazione di crisi;
attualmente su questa tipologia di servizi sono impiegate con regolare contratto collettivo nazionale del lavoro di settore oltre mille persone, di cui almeno 600 lavoratori svantaggiati rientranti nelle categorie precedentemente descritte;
tali risultati occupazionali e la conseguentemente inclusione sociale sono stati raggiunti attraverso le specifiche caratteristiche delle imprese coinvolte e le capacità professionali del personale impiegato dalle cooperative che, oltre all'espletamento dei compiti relativi al servizio in oggetto, garantiscono anche l'affiancamento e il sostegno più appropriato ai colleghi svantaggiati;
lo sviluppo registrato negli anni dalle cooperative sociali di tipo B nei diversi ambiti di attività testimonia la loro capacità di coniugare l'efficienza d'impresa con le finalità solidaristiche di inclusione sociale, che le ha portate ad essere scelto quale modello di partnership tra pubblica amministrazione e cooperative sociali, e come esempio di buona prassi a Roma nel forum della pubblica amministrazione dell'anno 2000;
proprio nell'anno 2000, il passaggio delle competenze al Ministero interrogato ha sospeso i rinnovi delle gare di appalto per l'affidamento dei servizi in scadenza, introducendo un regime di proroga tuttora vigente nel caso della regione Piemonte;
mentre nel resto del territorio nazionale le direzioni regionali, a partire dal 2005 hanno esperito le gare di appalto affidando i servizi, in Piemonte la procedura di gara non è arrivata a suo compimento;
proprio per adeguare le tariffe ai costi reali, considerando che in questo tipo di servizi il 90 per cento dei costi è legato al costo del lavoro, la direzione regionale aveva previsto un incremento delle tariffe a base d'asta di circa il 40 per cento rispetto al corrispettivo attualmente in essere;
a tal proposito alcuni esempi che mettono in evidenza le differenze economiche esistenti fra gli importi dei contratti in essere e gli aumenti previsti nella gara non aggiudicata in Piemonte, riguardano in particolare gli importi degli istituti scolastici della provincia di Torino, che rappresenta oltre il 50 per cento degli istituti scolastici oggetto di gara di appalto;
la situazione piemontese già problematica per il non adeguamento delle tariffe rischia, pertanto, di diventare drammatica con il realizzarsi del taglio previsto dalla circolare che porterà alla perdita di oltre 300 posti di lavoro;

tale taglio inciderà anche sul personale svantaggiato in particolare a norma della legge numero 381, del 1991 con le inevitabili ricadute anche sui servizi socio assistenziali e sanitari sia sotto il profilo terapeutico/riabilitativo sia sotto il profilo di sostegno/assistenza economica -:
se il Ministro interrogato non intenda opportuno revocare la nota di cui in premessa o almeno modificarla, evitando che tale riduzione venga applicata ai contratti in proroga, oppure che non venga applicata laddove siano vigenti, ancorché in proroga, contratti affidati alle cooperative sociali di tipo B.
(5-02459)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a differenza di altri Paesi europei che, intravedendo nella ricerca e nella formazione gli strumenti per superare la crisi, ne hanno potenziato i finanziamenti, in Italia, le scelte dello Stato in materia di finanziamento dell'università, sono state, invece, nel segno di una sua riduzione, ed atenei, quale quello bergamasco, che ha conosciuto nell'ultimo decennio un'importante crescita qualitativa e quantitativa, versano in condizioni di sottofinanziamento;
per questo motivo, nella propria relazione, tenuta in occasione della cerimonia per l'inaugurazione del quarantunesimo anno accademico dell'università degli studi di Bergamo, il rettore dell'ateneo, Stefano Paleari, ha rivolto una coraggiosa proposta alle istituzioni ed all'intera città di Bergamo, affinché si sperimenti un modello di welfare community a sostegno della formazione e della ricerca;
due sono gli ambiti di intervento delineati dal rettore dell'ateneo bergamasco. In primo luogo, l'invito a proporre, a livello regionale, una nuova modalità di finanziamento delle università ispirata al modello sanitario, basata sulla logica dei costi standard per studente. Le risorse andrebbero, in una prima fase, a compensare gli squilibri del finanziamento statale, e, successivamente, a costituire parte integrante del finanziamento universitario, in un sistema al contempo unitario e federale;
accanto a questo «federalismo universitario», la seconda linea di intervento (che muove dal riconoscimento del ruolo dell'università nella crescita dell'intero territorio), mira a coinvolgere quella che lo stesso rettore definisce «borghesia illuminata» della città, affinché essa, consapevole della propria responsabilità sociale, contribuisca al sostegno dell'ateneo, prendendosi in carico il futuro delle nuove generazioni (con la possibilità, peraltro già prevista dallo Statuto universitario, di ingresso nel Consiglio di amministrazione dell'ateneo per chi contribuisca in maniera non marginale ai bilancio dell'università);
nel corso del proprio intervento alla cerimonia, il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, ha dichiarato come il processo di regionalizzazione stia muovendo ormai i primi importanti passi, giungendo a breve la firma con il Governo per il passaggio alle Regioni della determinazione dei criteri con i quali premiare le università che realizzano le migliori performance -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, anche in una logica di regionalizzazione, al fine di poter disporre delle risorse necessarie al sostegno di un sistema universitario che sia sempre più forte, nonché di consentire che esso si sviluppi secondo criteri che premino il merito e l'efficacia palesata dagli Atenei, anche considerando il descritto «modello Bergamo».
(4-06075)

GRIMOLDI, LAURA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 508 del 1999 di riforma dei conservatori e delle accademie predispone che con uno o più regolamenti

emanati ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentiti il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale e le competenti Commissioni parlamentari, le quali si esprimono dopo l'acquisizione degli altri pareri previsti per legge, sono disciplinati:
i requisiti di qualificazione didattica, scientifica e artistica delle istituzioni e dei docenti;
i requisiti di idoneità delle sedi;
i possibili accorpamenti e fusioni, nonché le modalità di convenzionamento con istituzioni scolastiche e universitarie o con altri soggetti pubblici e privati;
le procedure di reclutamento del personale;
i criteri generali per l'adozione degli statuti di autonomia e per l'esercizio dell'autonomia regolamentare;
le procedure, i tempi e le modalità per la programmazione, il riequilibrio e lo sviluppo dell'offerta didattica nel settore;
i criteri generali per l'istituzione e l'attivazione dei corsi per gli ordinamenti didattici e per la programmazione degli accessi;
la valutazione dell'attività delle istituzioni di cui all'articolo 1;
il Governo ha già emanato il decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132, «regolamento recante criteri per l'autonomia statutaria, regolamentare e organizzativa delle istituzioni artistiche e musicali», a norma della legge 21 dicembre 1999, n. 508, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 13 giugno 2003, n. 135;
il Governo ha altresì emanato il decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 2005, n. 212, «regolamento recante disciplina per la definizione degli ordinamenti didattici delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica», a norma dell'articolo 2 della legge 21 dicembre 1999, n. 508, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 ottobre 2005, n. 243;
deve essere emanato un ultimo regolamento che attualmente è in fase di bozza e precisamente lo schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente «regolamento recante le procedure, i tempi e le modalità per la programmazione, il riequilibrio e lo sviluppo del sistema dell'alta formazione artistica musicale e coreutica, nonché per il reclutamento del personale docente e del personale amministrativo e tecnico»;
a quanto consta all'interrogante, la bozza del provvedimento è sostanzialmente pronta dal 10 aprile 2008; nelle giornate del 4-5 marzo 2008 il Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale ha deliberato il parere sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica; dopo un'ulteriore integrazione al testo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha predisposto la versione del 18 febbraio 2009 che ha trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze ed al Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione per i relativi pareri preliminari;
da circa un anno l'iter si è fermato; il testo, che dovrebbe essere trasmesso al Consiglio dei ministri per la delibera preliminare e che ha passato, tra consenso o critica, l'informativa dei sindacati di categoria, è attualmente fermo presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
se l'iter di approvazione non riprenderà celermente il suo percorso, l'anno accademico 2010-2011 partirà con il varo dei nuovi ordinamenti didattici senza il conseguente regolamento di reclutamento del personale e programmazione o sviluppo del sistema AFAM;
di conseguenza, l'attesa di tanti docenti precari, di stabilizzare il proprio posto di lavoro, rischia di prolungarsi ancora molto;

va considerato inoltre il periodo di profonda crisi che sta coinvolgendo il nostro Paese -:
quali siano gli intendimenti del Ministro relativamente alle tempistiche di emanazione del «regolamento recante le procedure, i tempi e le modalità per la programmazione, il riequilibrio e lo sviluppo del sistema dell'alta formazione artistica musicale e coreutica, nonché per il reclutamento del personale docente e del personale amministrativo e tecnico».
(4-06083)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il direttore scientifico dell'European Brain Research Institute (EBRI), Piergiorgio Strata, si è dimesso;
in particolare il professor Strata, secondo quanto riferito dal quotidiano Il Messaggero, ha dichiarato di non concordare «con le nuove linee programmatiche dell'istituto, nato nel nostro Paese come polo di eccellenza per la ricerca internazionale»;
il commissario dell'istituto EBRI, sempre secondo quanto riferito da Il Messaggero nella sua edizione del 7 febbraio 2010, si è detto dispiaciuto delle dimissioni del professor Strata, e del fatto che non siano stati superati «pregressi contrasti e incomprensioni»;
recentemente sono state rivolte critiche alla gestione dell'EBRI dalla prestigiosa rivista «Nature» -:
se siano note le ragioni di tali dimissioni;
in cosa consistano esattamente questi «pregressi contrasti e incomprensioni»;
in cosa consistano le «nuove linee programmatiche ricordate in premessa»;
in cosa consista l'annunciato progetto di rilancio dell'EBRI.
(4-06084)

GRIMOLDI e LAURA MOLTENI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel bando per il concorso da dirigente scolastico, di prossima pubblicazione, sono richiesti, tra i requisiti minimi di partecipazione, «almeno 5 anni di anzianità di servizio dalla effettiva messa in ruolo»;
le statistiche della Fondazione Agnelli (in uso e divulgate dallo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) evidenziano che l'età media della messa in ruolo (contratto a tempo indeterminato) nella scuola italiana è oggi di 42 anni;
tali statistiche evidenziano inoltre che i docenti neoimmessi possiedono significative skill nell'ICT e nelle lingue straniere e numerosi titoli post lauream (tra cui specializzazioni, dottorati, perfezionamenti, master e altro) al contrario dei colleghi più anziani, con altro tipo di formazione;
in generale, all'insegnante tipo «under 47» (42+5) verrà preclusa a priori per ragioni anagrafiche la possibilità di accedere al concorso per dirigente scolastico, nonostante abbia al suo attivo in media almeno 10 anni di servizio pre-ruolo nella scuola, oltre che i titoli e le competenze sopra esposte;
all'interrogante appare inopportuno che nel sistema dell'istruzione valga un criterio di selezione gerontocratico in luogo di uno meritocratico -:
se non intenda assumere iniziative volte a inserire, tra i criteri, un'anzianità di servizio che tenga conto anche degli anni di insegnamento pre-ruolo, valorizzando così l'esperienza lavorativa e la formazione personale, a prescindere dall'effettiva messa in ruolo.
(4-06085)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
si è appresa nei giorni scorsi la notizia che il centro di ricerche di neuroscienze GlaxoSmithline di Verona chiuderà entro l'anno, mettendo a rischio il lavoro di oltre 600 persone: 550 ricercatori più un centinaio di addetti alla produzione, cui potrebbero conseguentemente aggiungersi i circa 1.200 addetti alla produzione e alla commercializzazione;
l'azienda, seppure a capitale estero, può a tutti gli effetti essere considerata italiana, dato il suo radicamento quasi secolare sul territorio e data la mole di investimenti fatta negli ultimi decenni in produzione e ricerca nel nostro Paese;
la stessa ha tuttavia avuto moltissimo dall'Italia ottenendo, solo nel 2009, 24 milioni di euro per finanziare i propri progetti di ricerca;
il centro rappresenta il più grande polo scientifico-tecnologico della regione Veneto, specializzato nello studio di fenomeni come la depressione, l'ansia, la dipendenza da droghe, i disturbi del sonno;
lo smantellamento rientra in un piano di tagli di circa 5.000 posti di lavoro che la multinazionale intende effettuare in tutti i suoi centri (oltre a Verona anche Harlow in Inghilterra, Zagabria in Croazia, Poznan in Polonia e due negli Usa) al fine di delocalizzare presumibilmente la produzione nei mercati emergenti, in particolare in Cina;
solo 18 mesi fa, infatti, la GlaxoSmithline ha aperto un nuovo centro di ricerche da 1.500 ricercatori, in Cina, dove il Governo, per incentivare lo sviluppo locale, è andato incontro alla stessa «regalando» i primi 50 ricercatori;
la società, dal canto suo, ha motivato la decisione con il mancato raggiungimento degli obiettivi negli utili che, vista la crisi, hanno toccato l'11 per cento anziché il 14 per cento e ciò nonostante il brillante risultato dell'ultimo trimestre dell'anno, che ha fatto segnare una crescita del 33 per cento degli utili;
nel 2009 Glaxo ha avuto un volume di vendite pari a 9,27 miliardi di euro e l'utile è stato pari a 2,84 miliardi. I vertici hanno deciso di avviare un taglio di costi per 794 milioni di euro e la metà di questo risparmio dovrà essere generato dalla dismissione della ricerca nel settore delle neuroscienze. Tale settore è, a giudizio dell'azienda, molto incerto visto che genera costi molto alti e guadagni molto incerti;
di forte sgomento la reazione alla notizia da parte dei sindacati Filmcem, Femca e Uilcem che hanno chiesto un intervento autorevole del Governo che miri alla realizzazione di una politica industriale che finora è mancata, affermando di mettere in atto ogni azione possibile al fine di far recedere Glaxo dalla sua decisione;
tale chiusura, d'altra parte, rischia di avere conseguenze pesantissime e non solo per il Veneto minando le basi dello sviluppo morale e scientifico dell'intera nazione -:
se non si ritenga opportuno intervenire tempestivamente e con quali misure al fine di porre rimedio ad una questione che rischia di tradursi in una grave emergenza per il Paese.
(2-00615)«Calearo Ciman».

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

TADDEI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
come è noto il Corpo forestale dello Stato, per effetto della legge 6 febbraio 2004 n. 36, svolge compiti importantissimi

di tutela ambientale, paesaggistica e agroalimentare con qualifiche di polizia giudiziaria e concorre altresì con le altre forze di polizia al mantenimento della pubblica sicurezza con particolare riferimento alle zone rurali del nostro territorio;
al 30 settembre 2009 si registrano nel ruolo degli ispettori ancora 685 vacanze rispetto all'organico previsto come sufficiente e soddisfacente per il corpo;
si tratta di una carenza notevole in relazione all'intero organico in ruolo previsto, corrispondente a quasi la metà del ruolo stesso che tuttora è di 1.590 unità;
oltre il 66 per cento dei 1.100 comandi di stazione è priva della figura del comandante di stazione appartenente al ruolo degli ispettori;
il concorso interno per esami e titoli per la copertura di 183 posti di vice ispettore del Corpo forestale dello Stato bandito con decreto del capo del Corpo forestale dello Stato il 20 dicembre 2004 ha prodotto 415 candidati idonei;
tale concorso interno si riferisce alla disciplina transitoria prevista dal decreto legislativo n. 87 del 2001 per la copertura del 65 per cento dei posti disponibili sino al 31 dicembre 2004, lasciando il restante 35 per cento alla definizione di un concorso pubblico;
per varie questioni di interpretazione circa la relativa disciplina legislativa solo ora tale concorso è in via di completamento;
le vacanze nel ruolo sono intanto aumentate, al 2009, di 400 unità;
tali vacanze, secondo il decreto legislativo n. 201 del 1995, per la «normativa a regime» dovrebbero essere colmate con un concorso interno per 200 unità e un concorso pubblico per 300 unità (di cui 99 si riferiscono alle vacanze nel ruolo risalenti al 2004);
i tempi per bandire un nuovo concorso pubblico ed un ulteriore concorso interno appaiono lunghi, rischiando di procrastinare oltre ogni ragionevole limite tale difficile situazione;
la retrodatazione della decorrenza giuridica per il concorso da vice sovrintendente potrebbe causare problemi di interpretazione giuridica a chi voglia poi affrontare il concorso per vice ispettore, dove, se ottenuto il titolo di sovrintendente, si avrebbe diritto a beneficiare dell'apposita riserva di un terzo dei posti -:
come il Ministro interrogato intenda affrontare la problematica descritta in premessa;
se non sia opportuno procedere quantomeno allo scorrimento delle graduatorie del concorso interno già realizzato per mettere a ruolo i restanti 232 candidati idonei e rispondere così all'esigenza urgente di coprire tale vacanza;
come considerare i partecipanti al concorso per la promozione a vice ispettore che risultano vincitori di quello per sovrintendenti in data precedente, ma solo per via della retrodatazione della decorrenza giuridica, avendo infatti affrontato il concorso da sovrintendenti successivamente alla pubblicazione del bando del concorso da vice ispettore, in particolare se quest'ultimi avranno diritto a beneficiare dell'apposita riserva di un terzo dei posti;
se e come si intenda procedere alla parificazione dei requisiti di idoneità fisica, psichica ed attitudinale del personale del Corpo forestale dello Stato e delle relative modalità di accertamento alla disciplina prevista per le altre forze di polizia ed in particolare per la Polizia di Stato.
(4-06071)

DIVELLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 17 dicembre 2009 l'UNIRE ha reso noto il calendario corse per l'anno 2010 nel quale si nota un taglio rilevante

in molti ippodromi, tutti localizzati al sud, tra cui emerge quello di Foggia («Ippodromo dei Sauri») in cui le cosiddette «riunioni ordinarie» si sono ridotte di 12 rispetto all'anno precedente (-37 per cento);
in parecchi casi si sono poste le basi per una pesante riduzione dei mesi di apertura degli ippodromi cancellando tutte le riunioni tra ottobre e dicembre senza che ciò sia compensato da un consistente aumento delle riunioni previste in inverno, con ciò profilando il rischio fallimento per gli ippodromi più penalizzati;
gli ippodromi in cui si registrano i tagli maggiori sono proprio quelli che, nel recente passato, avevano fatto i maggiori sforzi per migliorare la loro redditività e che ora, invece di essere premiati, vengono penalizzati;
il Ministro interrogato ha emanato, nel luglio 2009, una direttiva che prevedeva di ridurre il numero delle corse nella sola misura del 30 per cento e in ogni caso con una spalmatura nell'arco di tre anni;
l'eccessivo taglio delle corse negli ippodromi meridionali rappresenta un grave danno sul piano economico perché le «riunioni ordinarie» sono tradizionalmente le più remunerative, mentre con il nuovo calendario il comparto - composto da scuderie, allenatori, fantini e personale vario - si troverà a lavorare essenzialmente con i soli incassi delle corse meno redditizie che si svolgono nei pomeriggi estivi e nelle mattine autunnali. Inoltre, presumibilmente, vi sarà un grave impatto sull'intero indotto che ruota intorno agli ippodromi nei territori di riferimento specie nelle aree meridionali;
il taglio nelle «riunioni ordinarie» dimostra anche una scarsa attenzione per l'antica tradizione e i rilevanti risvolti culturali legati all'ippica meridionale -:
se la riduzione delle giornate di corsa nel 2010 sia stata distribuita equamente sul territorio nazionale e se i criteri che l'hanno dettata siano giustificati da motivi tecnici trasparenti e oggettivi;
se sia stato tenuto conto dei tagli già avvenuti nel 2009 e dei criteri dettati dal Ministro interrogato nel luglio 2009 in materia di programmazione fino al 2011;
se, nello stilare il calendario delle corse per il 2010, siano state prese in considerazione le osservazioni pervenute da parte degli operatori del settore e delle loro associazioni di categoria;
più in generale se, come disposto dal Ministro interrogato, l'UNIRE abbia attivato tutte le iniziative volte al risanamento dell'ippica italiana e, in caso di risposta positiva, in cosa esse consistano.
(4-06092)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dai numerosi documenti trapelati www.michaelgeist.ca che tra l'Unione europea e Paesi terzi - per rafforzare la repressione contro la contraffazione dei marchi, la violazione dei brevetti e la falsificazione delle opere dell'ingegno - sarebbero in corso trattative segrete tendenti ad inserire in questo genere di reati anche la condivisione senza scopo di lucro delle opere tutelate da copyright che viene praticata su internet. Per combattere questo fenomeno sono previste misure che all'interrogante, paiono lesive della privacy e dei diritti fondamentali delle persone. In rete la vicenda viene definita l'affaire ACTA e su di essa la stessa amministrazione Obama ha posto il segreto per motivi di sicurezza nazionale www.punto-informatico.it;
facendo leva sulle presunte perdite economiche che l'industria dell'intrattenimento da alcuni anni lamenta www.laquadrature.net, l'intento è quello di far modificare gli ordinamenti giudiziari locali per rendere i fornitori di servizi responsabili

di quanto la rete veicola, al fine di obbligarli a diventarne i «gendarmi». Ci sono sempre più evidenti e pressanti tentativi di far modificare il quadro normativo e giuridico europeo per adattarlo a quello che all'interrogante appare come un accordo liberticida - senza che nessuno ne abbia ancora preso visione;
se un rafforzamento della repressione contro la falsificazione dei prodotti può essere condivisibile e auspicabile, in particolare per quanto riguarda la tutela della salute delle persone, non è possibile che ciò porti all'inibizione all'utilizzo della rete per le persone che, senza scopo di lucro, condividono cultura e conoscenza attraverso i media del nuovo millennio;
il trattato ACTA contiene disposizioni che andrebbero a modificare il quadro legale dell'Unione europea, rendendo responsabili i fornitori di connettività ad internet e di servizi per quanto la rete veicola facendo cadere i principi di neutralità della rete che sono stati i fondamenti e grazie ai quali essa finora è riuscita ad affermarsi come strumento essenziale per il commercio, la libertà d'espressione, l'arricchimento culturale e la partecipazione democratica. ACTA inoltre imporrebbe delle restrizioni all'interoperabilità dei contenuti e del software che arrecherebbero notevoli danni ai consumatori e alle piccole e medie imprese ed introdurrebbe il concetto di «incitamento alla violazione del copyright» che non fa parte del quadro giuridico europeo e ostacola l'accesso ai contenuti anche quando questo è legale;
appare sempre più evidente che ACTA lederà le libertà dei cittadini italiani e il commercio nazionale molto più di qualsiasi ordinario accordo commerciale. I rappresentanti della Commissione europea sostengono che i negoziati armonizzeranno la legislazione del mercato interno, influenzeranno i diritti su internet e le responsabilità degli intermediari delle comunicazioni elettroniche. I negoziati su ACTA avranno quindi profonde implicazioni per la libertà di espressione, per il diritto alle comunicazioni private e per le attività commerciali basate su internet. Tali negoziati, ad avviso dell'interrogante, non dovrebbero essere segreti. ACTA deve essere soggetto alla trasparenza che un regolare processo democratico richiede;
al fine di raggiungere tale indispensabile trasparenza, l'impianto di negoziazione deve essere cambiato. L'Italia sarà vincolata a questo accordo, ma per quanto risulta all'interrogante il Parlamento italiano non è mai stato pienamente informato nel merito dei contenuti né ha potuto analizzare l'impatto che questo accordo avrà sul nostro sistema giuridico. ACTA è solo in apparenza un accordo commerciale: in realtà esso è di natura legislativa, come confermato dal rapporto trapelato dei negoziatori della Commissione europea www.scambioetico.org e come inoltre dichiarato dal Commissario designato per il mercato interno Barnier www.iptepritv.com;
appare inaccettabile che il Parlamento sia escluso dal processo, mentre 42 dirigenti delle industrie con interessi correlati a brevetti e copyright possano accedere ai documenti e concorrano alla loro formulazione www.keionline.org, e che si richieda di accettare come fatto compiuto i risultati di un lavoro svolto in segreto, tanto più che nel marzo 2009 il Parlamento europeo ha approvato a grande maggioranza una risoluzione che chiedeva di rendere pubblici i documenti a cui ancora non è stato dato seguito www.europarl.europa.eu;
l'interrogante ritiene auspicabile che prima di arrivare alla ratifica di questo trattato venga rimosso il segreto degli atti e che essi possano essere valutati da tutta la classe politica e dalla società civile: non è ammissibile che a decidere del futuro della libertà in rete e a modificare la normativa in materia siano pochi funzionari e rappresentanti di corporation -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se il Governo non ritenga di dover intervenire, anche in sede europea, al fine

di assicurare modalità più trasparenti di discussione del citato accordo;
quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere per garantire che la rete mantenga il carattere di luogo di libertà nella circolazione delle informazioni.
(4-06098)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la direttiva europea n. 2005/36/CE del 7 settembre 2005 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, all'articolo 21, nello stabilire i principi generali del riconoscimento automatico dei titoli, dispone che per la professione di odontoiatra si proceda con automatico riconoscimento nei casi in cui siano soddisfatti i requisiti indicati all'articolo 34 della medesima direttiva e la denominazione del titolo corrisponda a quella indicata, per ciascun Stato membro, nell'allegato V.3/5.3.2., che per quanto riguarda la Romania è il «diploma de licenţǎ de medic dentist»;
laddove non sussistano i requisiti indicati nel citato articolo 34 e nel successivo articolo 37, la stessa direttiva stabilisce che ogni Stato membro riconosca i titoli rilasciati in Romania a chi ha iniziato la formazione entro il primo ottobre 2003 a condizione che detti titoli siano accompagnati da un attestato rilasciato dal Ministero della salute romeno che certifichi che i soggetti in questione abbiano effettivamente, lecitamente ed a titolo principale esercitato in Romania l'attività in questione per almeno tre anni consecutivi nel corso dei cinque precedenti il rilascio dell'attestato e che siano state autorizzate ad esercitare tale attività alle stesse condizioni dei titolari del diploma di licenza;
numerosi cittadini italiani si recano attualmente in Romania per frequentarvi gli studi di medicina in quelle università, conseguendovi i relativi titoli; e ciò si inserisce in un più generale fenomeno di dimensioni europee, per il quale in alcune università la popolazione studentesca si compone per rilevanti percentuali di studenti stranieri e specificamente italiani;
a ciò corrisponde il trasferimento in Italia di un cospicuo numero di medici romeni, i quali si sono inseriti con successo nelle strutture sanitarie italiane sia nel settore pubblico che in quello privato, mostrando competenza professionale indiscutibilmente comparabile con quella dei loro colleghi provenienti dalle università italiane;
alcuni cittadini italiani avendo nel 1989 frequentato con profitto l'accademia europea di Torreberretti Pavia ed essendosi poi recati presso l'università statale Jagiellonski di Cracovia, facoltà di stomatologia, per sostenervi gli esami finali su un programma identico a quello delle università italiane, si sono visti negare la validità di tali esami ai fini dell'esercizio della professione in Italia;
alcuni di loro nel 2006-2007 hanno ottenuto invece, sulla base della frequentazione in Polonia, l'iscrizione all'università «Carol Davila» di Bucarest, facoltà di odontoiatria e, sostenuti gli esami integrativi, il secondo diploma di laurea in odontoiatria presso quella università;
ciò nonostante si sono visti ulteriormente negato il diritto di esercitare la professione in Italia;
le autorità accademiche polacche e romene attestano con dichiarazioni scritte che i programmi di studi stomatologici eseguiti dai suddetti laureati sono perfettamente rispettosi di quelli impartiti nelle università italiane;

per altro, in alcuni casi risulterebbe invece il riconoscimento di alcuni titoli di laurea di odontoiatria e rispettiva abilitazione rilasciati da altre università straniere su identici programmi -:
quali siano le ragioni che hanno sinora indotto a negare il riconoscimento dei diplomi di laurea e di abilitazione conseguiti nelle università citate ed in genere in quelle dei Paesi comunitari dell'Est europeo;
se non si ritenga opportuno, vista la vigente normativa europea rimuovere gli ostacoli al pieno riconoscimento dei titoli conseguiti in questi Paesi.
(4-06094)

BORGHESI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'associazione A.I.CE.ST. (Associazione italiana cellule staminali) segnala una gravissima situazione di malasanità, capace di determinare potenzialmente in Italia migliaia di decessi;
La Stampa di Torino, con ampi servizi apparsi il 28 e 29 ottobre 2005 a cura del giornalista Marco Accossato, ha dato ampio risalto al successo ottenuto dal dottor Sebastiano Marra, primario presso reparto di cardiologia dell'ospedale Molinette di Torino, nell'ambito di ricerche svoltesi nell'ormai lontano 2003 e relative a cellule staminali utilizzate per la terapia di un gruppo di infartuati, che, a seguito di tali interventi, risultarono perfettamente guariti. In tali servizi i pazienti esprimevano la loro grande soddisfazione ed il dottor Marra, entusiasta, sottolineava che, grazie anche al modesto costo di tali ricerche, si poteva persino estendere le medesime alla terapia di altre patologie;
da allora, le ricerche del dottor Marra furono interrotte;
il silenzio che circonda le ricerche relative alle cellule staminali, soprattutto dopo i successi ottenuti, induce, ad avviso dell'interrogante, fondatamente a ritenere che esistano interessi economici che ne ostacolano lo sviluppo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga, per quanto di competenza, di acquisire elementi sulle cause che hanno determinato il mancato sviluppo delle sopracitate ricerche;
quali iniziative di competenza intenda assumere per agevolare attività di ricerca come quelle di cui in premessa che hanno dato prova di dare grandi risultati.
(4-06099)

TESTO AGGIORNATO AL 17 MARZO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il centro storico di Lucca è un agglomerato urbano racchiuso da mura, all'interno del quale vivono oltre 9.000 residenti;
all'interno della città storica ci sono due uffici postali; uno di questi è relativamente piccolo, mentre l'altro è molto più ampio e occupa un intero palazzo di prestigio che si trova in via Vallisneri in prossimità della Cattedrale;
ambedue gli uffici postali hanno subito, nel corso degli ultimi anni, consistenti lavori di rifacimento e riammodernamento;
in particolar modo l'ufficio di via Vallisneri è stato ristrutturato con particolare cura ed è logico ritenere che le spese per questo sostenute siano state decisamente ingenti;
finora quando il portalettere cercava di consegnare una raccomandata, assicurata o simili, e non trovava nessuno presso l'indirizzo del destinatario, provvedeva a lasciare un avviso di giacenza, invitando il

destinatario a recarsi presso l'ufficio postale di Via Vallisneri per ritirare il plico a far data dal giorno successivo a quello dell'avviso;
adesso, a dispetto dei cospicui investimenti di cui sopra, l'ufficio postale di via Vallisneri dal 2 di novembre ha cessato di fornire il servizio di ritiro raccomandate invitando gli utenti a recarsi presso l'ufficio postale di San Filippo che si trova ad alcuni chilometri di distanza;
appare piuttosto irrazionale la scelta di investire risorse per l'adeguamento e l'ammodernamento degli immobili per poi ridurre i servizi;
la scelta di spostare il servizio per il ritiro delle raccomandate lontano dal centro storico comporterà notevoli disagi per i 9.000 residenti della zona, molti dei quali hanno scelto - anche per la mancanza di spazi sufficienti per il parcheggio - di non possedere un'automobile;
in ogni caso il ritiro di una raccomandata non potrà più essere effettuato in pochi minuti ma sarà necessario perdere non meno di un'ora di tempo;
le persone con più di 65 anni residenti all'interno del centro storico ammontano al 22,63 per cento del totale: in pratica circa 2.000 utenti anziani saranno costretti a percorrere alcuni chilometri per ritirare un plico;
a tutto ciò va aggiunto che nella provincia di Lucca si è registrata una riduzione del personale delle poste di circa 80 unità negli ultimi due anni, con immaginabili conseguenze negative sulla qualità e puntualità del servizio -:
se il Governo non ritenga opportuno intervenire, coinvolgendo gli enti locali e Poste Italiane S.p.A., al fine di individuare una possibile soluzione per conciliare le comprensibili esigenze organizzative di Poste Italiane con la necessità di non creare inutili disagi agli abitanti del centro storico di Lucca;
se non sia possibile ripristinare il servizio di ritiro raccomandate presso l'ufficio postale di via Vallisneri.
(5-02461)

CODURELLI e VELO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in numerosi comuni della provincia di Lecco si registrano enormi disservizi relativi al servizio di Poste Italiane: ritardo o omissione nella consegna della posta, rinvenimento di corrispondenza in luoghi non idonei (lungo greti di fiume), servizio «seguimi» non garantito, lunghe file agli sportelli per mancanza di personale, e altri disguidi;
nonostante il problema sia stato spesso oggetto di interrogazioni parlamentari, continuano le proteste e i disagi a danno dei cittadini, e a nulla sono valse le numerose lettere di protesta indirizzate ai vertici dell'azienda;
i comuni del lecchese, attraverso ordini del giorno dei consigli comunali, stanno denunciano questi disservizi. L'ultimo in ordine di tempo è del comune di Bulciago -:
quali iniziative intenda promuovere al fine di ristabilire un corretto funzionamento del servizio postale, con i minimi parametri di qualità, nella provincia di Lecco e cosa intenda fare per garantire che il processo di liberalizzazione dei servizi postali non venga esercitato a scapito di un ulteriore peggioramento del servizio anche a fronte di un aumento ingiustificato dei costi.
(5-02462)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il piano di investimento tecnologico volto all'attivazione sul territorio nazionale

della così detta «banda larga» risulta gravemente in ritardo in quasi tutte le regioni;
in alcuni casi, a fronte del rischio di possibili delocalizzazioni e della perdita di importanti commesse, sono stati gli imprenditori a rispondere all'inerzia dell'apparato pubblico, progettando sistemi privati di wi-fi in grado di compensare la mancanza delle fibre ottiche;
i continui slittamenti sulla tabella di marcia originariamente fissata potrebbero lasciare indietro il nostro Paese rispetto agli altri partner europei, ove si discute già di forme ulteriormente innovative e sofisticate della tradizionale «banda larga»;
le nuove tecnologie rappresentano un insostituibile volano per l'economia italiana, soprattutto laddove insistono realtà produttive all'avanguardia che richiedono un debito sostegno infrastrutturale -:
quali iniziative il Governo abbia sviluppato o intenda sviluppare in tema di utilizzo della «banda larga»;
se siano ipotizzabili forme di collaborazione con province e regioni allo scopo di accelerare, coordinandole tra loro, le azioni dirette a favorire l'operatività della «banda larga», in particolar modo nelle aree produttive ivi insistenti.
(4-06070)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni è in corso un processo di razionalizzazione degli uffici postali da parte di Poste Italiane Spa, che ha portato alla chiusura degli stessi e alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli in diverse aree del territorio nazionale;
gli uffici postali delle province di Trento e Bolzano e dell'area del Nord Est sembrerebbero coinvolti in una ristrutturazione dell'orario lavorativo in riferimento alla consegna della posta ordinaria, limitandone la consegna a cinque giorni settimanali, escludendo quindi il sabato e la domenica;
questo provocherebbe disfunzioni nell'offerta del servizio ai cittadini delle aree interessate, particolarmente pesanti per coloro che abitano nelle valli e nelle zone di montagna per i quali gli uffici postali rappresentano uno dei pochi servizi pubblici essenziali;
il ridimensionamento dell'orario degli uffici postali comporterebbe inevitabilmente anche una crisi occupazionale per gli impiegati del settore;
le Poste italiane s.p.a. sono una società di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze che ha ricevuto quest'anno dallo stato circa 300 milioni di euro, al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale;
il contratto di programma tra lo Stato e Poste Italiane Spa per l'espletamento del servizio postale universale prevede, quale dovere per la società, quello di conseguire determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura rispetto alle prestazioni richieste -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per favorire una concertazione tra la direzione di Poste Italiane Spa e le amministrazioni locali della provincia di Trento, al fine di evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste Italiane spa arrechino disagi agli abitanti della zona e per far sì che venga garantita l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, in particolare nelle aree montane a bassa densità abitativa nelle quali non vi è neppure l'interesse da parte di società private a creare servizi integrativi e alternativi.
(4-06089)

DE POLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 26 settembre 2007 la Ronal ha acquisito la maggioranza del capitale della Speedline, un' azienda di S. Maria di Sala (VE), e presentato u piano industriale che

prevedeva 55.100.000 di euro di investimenti e il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria;
il 10 febbraio 2009, presso il Ministero dello sviluppo economico, la Speedline ha aggiornato e ridimensionato il piano di investimenti, rinviandone la parte più significativa relativa alla costruzione del nuovo stabilimento, ma, impegnandosi ad effettuare entro l'anno 2009, 9.000.000 di euro d'investimenti;
nel frattempo la controllante Ronal ha proseguito gli investimenti presso altri stabilimenti all'estero del gruppo, nella tecnologia acquisita con Speedline, e avviato la stessa produzione nonostante nello stabilimento Salese i volumi siano scesi ad un livello assolutamente insufficiente a garantire la sopravvivenza della Speedline;
in data 12 gennaio 2010 Speedline ha chiesto una proroga della cassa integrazione straordinaria;
la decisione di non procedere con gli investimenti previsti, la recente decisione di dirottare una parte significativa della produzione verso gli stabilimenti esteri e la situazione che vede l'azienda perdere più di un milione di euro ogni mese, rendono manifesta la volontà di non mantenere fede agli impegni inizialmente presi;
alla luce di quanto sopra, si teme quindi che la Speedline possa perdere clienti di importanti case automobilistiche, causando la chiusura dell'azienda e mettendo a rischio il lavoro di 550 dipendenti -:
quali iniziative il ministro interrogato intenda adottare per evitare la chiusura di un'altra importante azienda che causerebbe un ulteriore danno alla economia italiana, e se si ritenga opportuno instaurare un tavolo di trattative tra i lavoratori della Speedline, l'azienda controllante Ronal e il Governo per raggiungere insieme un accordo che possa tutelare il lavoro dei cittadini interessati.
(4-06096)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Frassinetti e altri n. 7-00262, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimoldi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Baldelli n. 3-00903, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2010 è da intendersi sottoscritta dal deputato Lorenzin che ne diventa il primo firmatario.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Mariani n. 4-05311 del 9 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02461;
interrogazione a risposta scritta Mariani e Velo n. 4-05876 del 27 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-02460.