XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 11 febbraio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 17 MARZO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
è dal 1994 che la Repubblica democratica del Congo vive in uno stato d'emergenza e di guerra, dapprima con l'arrivo di oltre due milioni di profughi rwandesi, poi con la cosiddetta guerra di liberazione dal regime di Mobutu (guidata da Laurent-Desiré Kabila, ma in realtà diretta con la regia di Rwanda, Uganda, Burundi e dai loro alleati), fino ad arrivare al secondo conflitto congolese esploso dieci anni fa, nell'agosto del 1998, ben più violento ed attuale, che è costato la vita a milioni di persone e continua ad essere la causa, diretta o indiretta, della morte di addirittura 45.000 persone ogni mese;
la situazione sta drammaticamente precipitando, in particolare nel sud del Kivu, una delle 11 regioni del Paese, dove si contano circa due milioni di sfollati e una lunga e dolorosa serie di massacri, stupri, incendi di villaggi, sequestri, furti e saccheggi, di cui la popolazione civile del Kivu è vittima. La popolazione è presa in ostaggio e vengono perseguitate, soprattutto, le forze vive della società, come le comunità religiose, le associazioni civili che si battono per la pace, le organizzazioni di donne, i giornalisti, i sindacalisti e gli operatori sociali. Il Kivu è abbandonato ai predatori e la situazione sembra volgere verso una progressiva occupazione e annessione di fatto da parte dei Paesi vicini;
nei soli primi sei mesi del 2009 sono stati denunciati dall'Onu ben 5.387 casi di violenza contro donne e bambini, il 90 per cento dei quali imputabili ai gruppi armati regolari e irregolari. Anche l'associazione internazionale in difesa dei diritti umani Watch international, nel mese di agosto 2009, ha denunciato la drammatica emergenza umanitaria nella Repubblica democratica del Congo e ha anticipato alcuni fatti gravissimi contenuti nel rapporto del gruppo di esperti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del novembre 2009, che, demolendo il perdurante muro di omertà sulle responsabilità della guerra in corso da anni, ha denunciato anche il palese fallimento delle operazioni militari dei caschi blu dell'Onu nel Nord e Sud Kivu;
il recente rapporto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite richiama, infatti, numerose responsabilità, tra le quali è segnalata quella dell'Uganda, per lo sfruttamento delle risorse minerarie, quella del Randa, in quanto principale punto di transito dei minerali saccheggiati nella Repubblica democratica del Congo dai gruppi ribelli (FdlR, Cndp e altri, coinvolti in reti criminali per la commercializzazione dei minerali in cambio di armi), quella della Cina, per il suo ruolo ambiguo volto a finanziare alcuni gruppi ribelli che controllano le miniere di coltan, oro e diamanti, nonché di alcune organizzazioni non governative, per aver abbandonato la loro attività umanitaria per finanziare sanguinari ribelli rwandesi hutu, che combattono contro il Governo legittimo congolese. Inoltre, tale rapporto segnala responsabilità ancora più preoccupanti, come quella degli stessi caschi blu dell'Onu per non essere riusciti a mantenere la pace nella regione e per l'accertata esistenza di taluni casi di collusione con i ribelli armati irregolari. Il testo getta, dunque, un'ulteriore ombra sulla Monuc (United Nations mission in democratic Republic of Congo), la più grande missione di pace della comunità internazionale, che, nonostante disponga di 20 mila soldati presenti operanti nel Nord e nel Sud Kivu e richieda enormi costi (un miliardo di dollari l'anno), non ha prodotto fino ad oggi i risultati sperati, ossia la risoluzione della crisi del Paese e della regione dei Grandi Laghi;
l'esercito congolese, dal suo canto, non dispone di risorse umane, tecniche e finanziarie sufficienti per assolvere ai propri compiti, è mal pagato e costituito da un insieme di forze molto diverse tra loro

e ha visto arruolare frettolosamente fra le sue fila anche forze destabilizzatrici e violente, come quelle del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) di Laurent Nkunda (nei confronti del quale il Governo congolese ha chiesto al Rwanda l'estradizione), con il rischio, dunque, di incrementare un'insicurezza permanente;
il deterioramento della situazione umanitaria e del numero crescente di sfollati nel Paese è stato denunciato anche dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. In occasione dell'apertura del quattordicesimo vertice dell'Unione africana, svoltosi il 2 febbraio 2010 ad Addis Abeba, Ban Ki Moon ha annunciato di voler aumentare il proprio impegno per mettere fine alle violenze, in particolare agli stupri di massa perpetrati contro donne e bambini, dichiarando, inoltre, l'intenzione di battersi affinché le violenze sessuali siano riconosciute e punite come crimine contro le leggi internazionali e crimini di guerra, e dunque suscettibili di essere deferiti alla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità;
il disastro umanitario che si sta consumando in Congo riguarda l'Italia molto da vicino, non solo perché in quel Paese ci sono decine di cooperatori, missionari e volontari italiani, che hanno scelto un difficile e coraggioso impegno civile, ma soprattutto perché da quella realtà devastata dai conflitti si generano i flussi migratori della disperazione, tanto temuti nel nostro Paese. Senza un impegno per contribuire alla pacificazione di quella regione, nessuna frontiera potrà reggere all'urto di tale disperazione. Inoltre, l'Africa è il continente che custodisce enormi riserve di materie prime, di cui il mondo ricco ha sempre più bisogno e la questione del controllo di tali risorse è all'origine dell'acuirsi delle guerre;
la guerra che si combatte da anni in Congo origina, infatti, dalla lotta per il controllo degli importanti minerali di cui è ricco il Paese (cassiterite, coltan, oro, wolfram, petrolio, gas e metano), in particolare per l'accaparramento del coltan, un componente base indispensabile alla costruzione di oggetti tecnologici quotidiani, come cellulari, personal computer, videocamere;
il problema dello sfruttamento illegale e dell'esportazione fraudolenta dei minerali della Repubblica democratica del Congo - parte dei quali finiscono in molti Paesi, come quelli dell'Europa, il Canada, gli Stati Uniti e l'Asia - è uno dei fattori che alimentano i conflitti nella regione dei Grandi Laghi africani e ciò sollecita la comunità internazionale ad intervenire con strumenti differenziati e innovativi. Significative in tal senso sono le proposte che si stanno avanzando negli Stati Uniti e in Europa con l'intento di dotare la comunità internazionale di un sistema di tracciabilità dei minerali estratti, al fine di contrastare i traffici minerari illegali che coinvolgono una vasta rete di complicità, interne e internazionali, e che stanno fomentando una disastrosa guerra nel Paese;
la profonda crisi che da circa un decennio caratterizza la regione dei Grandi Laghi africani, coinvolgendo ben sette nazioni africane, sta mettendo in serio pericolo un importante ecosistema, tale da rappresentare il cosiddetto secondo polmone del mondo, dopo la foresta amazzonica. Ciò richiama l'urgente necessità di rimettere l'ambiente al centro dello sviluppo economico della regione, come priorità di azione per tutto il continente africano,

impegna il Governo:

ad assumere ogni utile iniziativa, d'intesa con i partner europei nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con l'Unione africana, per sollecitare un rafforzamento dell'azione e delle capacità operative della missione Monuc, per giungere ad una necessaria e urgente ridefinizione del suo mandato e delle sue priorità, al fine di consentire un intervento di protezione effettivo della popolazione civile minacciata da gruppi armati;

ad attivarsi per avanzare in sede europea la proposta di costituire una missione specifica, umanitaria e di soccorso, analogamente a quanto è avvenuto per i profughi del Darfur;
a farsi promotore di un'azione sul piano politico e diplomatico che favorisca il dialogo tra tutti i Governi della regione dei Grandi Laghi africani, in grado di esercitare una pressione che incoraggi non solo una soluzione negoziale di riconciliazione e di pace, ma anche la promozione di una cooperazione economica nella regione, capace di accogliere le attese e gli sforzi compiuti dalla Conferenza internazionale nella regione dei Grandi Laghi di Dar es Salaam, svoltasi nel 2004 in Tanzania, per la pace, la sicurezza, la governabilità, la democrazia, lo sviluppo economico, l'integrazione regionale;
ad assumere iniziative volte ad aumentare i finanziamenti, nazionali ed europei, destinati agli aiuti umanitari per le regioni orientali della Repubblica democratica del Congo, dando la priorità ad aiuti, donazioni o progetti di cooperazione internazionale, in favore delle associazioni delle donne congolesi impegnate nella tutela dei diritti della parità di genere e nella costruzione di una commissione per la verità e la riconciliazione sui crimini a sfondo sessuale, nonché per il recupero degli ex bambini soldato;
ad aderire e a sostenere concretamente l'appello lanciato il 30 novembre 2009 dall'Onu e da 380 organizzazioni non governative, che sollecita tutti gli Stati membri della stessa Onu a fare la loro parte al fine di raccogliere 7,1 miliardi di dollari da destinare alle azioni umanitarie nel 2010;
ad attivarsi in sede europea per sostenere e rendere operativa la proposta, sollecitata anche dal Parlamento europeo, in favore di una regolamentazione comunitaria per la tracciabilità dei minerali naturali provenienti dalla Repubblica democratica del Congo, comprendente una disciplina del mercato del coltan, analogamente a quanto avviene per i diamanti con il vigente protocollo di Kimberley.
(1-00328)
«Touadi, Villecco Calipari, Maran, Tempestini, Veltroni, Narducci, Barbi, Pistelli, Corsini, Arturo Mario Luigi Parisi, Colombo, Fedi, Porta, Sarubbi, Mogherini Rebesani».

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
nel 2011 Tallinn sarà Capitale europea della Cultura, la città di Tallinn sta predisponendo un folto programma di eventi, comprendente sia un edizione speciale di eventi tradizionali come il festival delle canzoni, il festival cinematografico delle «notti buie» (le lunghe notti invernali che iniziano alle quattro del pomeriggio, durante le quali si va volentieri al cinema) e i «giorni del mare»;
si calcola che per visitare gli eventi del 2011 vi sarà a Tallinn un aumento dell'8-12 per cento nel flusso di turisti;
in tutti questi eventi (dal festival del cinema a quello delle canzoni) la locale popolazione si attende dall'Italia, che è permanentemente capitale mondiale della cultura, un contributo importante;
in Estonia c'è un grande interesse per tutti i settori della cultura italiana; a parte le affinità derivanti dall'importanza delle tematiche e problematiche marine per tutti e due i Paesi (il mar Baltico per l'Estonia è un fattore importante) vi è in Estonia un grande amore per la musica (si tratta del Paese, dopo l'Irlanda, con il maggior numero di canti popolari) e per i musicisti italiani;
il centro storico della capitale Tallinn (patrimonio UNESCO) è stato restaurato in buona parte anche da architetti italiani;

moltissimi studenti si recano in Italia per studiare materie artistiche e per imparare la nostra lingua e molti turisti visitano il nostro Paese;
non vi è a Tallinn un istituto di cultura e nemmeno un addetto culturale presso l'Ambasciata. Vi è solo un lettore presso la celebre università di Tartu (presso la quale aveva insegnato, nel 1938, Indro Montanelli) e nessuno presso l'università della capitale;
la lingua italiana non è ancora insegnata nelle scuola dell'Estonia anche se vi è una rilevante domanda di italiano da parte delle popolazione adulta. Alcune scuole sarebbero disposte ad offrire l'insegnamento dell'italiano come lingua straniera se da parte nostra si potesse offrire un appoggio finanziario;
purtroppo i fondi a disposizione della nostra ambasciata per le iniziative culturali stanziati dal Ministero, ammontavano per l'anno scorso a 13.000 euro e quest'anno subiranno probabilmente un taglio;
oltre all'interesse della popolazione dell'Estonia per la cultura italiana vi è da considerare che Tallinn è comunque un'importante vetrina d'esposizione per i nostri prodotti e la nostra cultura;
il Ministero commisurando le risorse destinate alle varie sedi a fattori strutturali, come il numero (qui esiguo) della popolazione permanente, non tiene conto dei milioni di turisti che visitano Tallinn tutti gli anni, sbarcando dalle navi da crociera che fanno il giro dei paesi nordici;
vi è inoltre un rilevante flusso di turisti che, dalle vicine San Pietroburgo ed Helsinki vengono nel fine settimana a fare acquisti ed escursioni a Tallinn;
con un aumento di risorse a disposizione per la promozione della nostra lingua e cultura si potrebbe quindi ottenere un risultato di utilità più che proporzionale rispetto alle risorse investite;
per le ragioni espresse l'investimento in immagine del nostro Paese sull'Estonia è opportuno che sia maggiore e non semplicemente calibrato al rapporto abitanti,

impegna il Governo

ad assumere un impegno straordinario ed aggiuntivo prevedendo le risorse necessarie ed adeguate al fine di partecipare attivamente e positivamente alle iniziative che si svolgeranno a Tallinn Capitale dell'Estonia nel corso del 2011 che vedrà la città «capitale europea della cultura».
(7-00265)
«Pianetta, Vannucci, Tempestini, Migliori, Pisicchio, Picchi, Razzi, Volontè, Zucchi, Pini».

La VIII Commissione,
premesso che:
il tema di una completa e soddisfacente integrazione e realizzazione delle persone diversamente abili o con problemi di carattere motorio rappresenta un indice di civiltà e modernità di una società avanzata e concretamente democratica;
purtroppo, il nostro Paese ancora presenta molteplici carenze e criticità sul piano di un soddisfacente superamento del problema delle barriere architettoniche, tanto negli edifici e nelle strutture pubbliche quanto in quelle private, così compromettendo le legittime aspettative e le potenzialità dei cittadini con problemi motori e delle loro famiglie;
a compromettere il perseguimento di detto obiettivo, oltre alle indubbie difficoltà finanziarie che una seria politica di progressiva eliminazione delle barriere architettoniche comporterà, spesso contribuisce la complessità e la farraginosità della normativa tecnica vigente. Tanto è vero che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore con proprio decreto n. B3/1/792 del 15 ottobre 2004, istituì una Commissione ministeriale di

studio, successivamente ricostituita su base paritetica tra lo Stato, le regioni e le province autonome;
la suddetta Commissione, insediatasi il 14 dicembre 2004, esaminando adeguatamente la materia e preoccupandosi di raccogliere le proposte provenienti dalle formazioni sociali depositarie degli interessi e dei diritti delle persone con disabilità, concluse i propri lavori il 9 novembre 2006, con la consegna al competente Ministro di un nuovo «schema di regolamento per l'eliminazione delle barriere architettoniche», evidenziando in particolare le discrasie risultanti dal combinato disposto delle norme contenute nel decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1996, n. 503 e nel decreto ministeriale 14 giugno 1989, n. 236,

impegna il Governo

a promuovere una rivisitazione complessiva dell'attuale quadro normativo, a tal fine recuperando le elaborazioni della citata Commissione ministeriale, volta alla definizione di un testo unico in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, che consenta di superare le attuali carenze e contraddizioni, secondo principi di completezza, omogeneità ed efficacia.
(7-00266)
« Motta, Marantelli, Mariani, Guido Dussin, Pili, Tortoli, Schirru».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
Renato Brunetta, deputato, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, è candidato sindaco al comune di Venezia;
Roberto Castelli, senatore, viceministro presso il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è candidato sindaco al comune di Lecco;
Mara Carfagna, deputato, Ministro per le pari opportunità, è candidata capolista per il Popolo della Libertà nelle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della regione Campania;
Luca Zaia, deputato, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, è candidato alla presidenza della regione Veneto;
i ministri, per gli incarichi che ricoprono, hanno una naturale sovraesposizione mediatica che li favorisce nella competizione elettorale. Particolarmente significativa, in questo senso, è la campagna elettorale a sindaco di Venezia del Ministro Brunetta, il quale è invitato spesso in trasmissioni televisive nazionali di grande ascolto, per il clamore suscitato dalle sue «roboanti» esternazioni su temi di politica nazionale, traendone un ingiustificato vantaggio nella competizione locale a danno del candidato del centrosinistra avvocato Giorgio Orsoni;
queste candidature pur non violando formalmente la legge (articolo 9, legge 22 febbraio 2000, n. 28, «Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica») pongono una questione democratica di grande rilevanza, poiché minacciano concretamente di alterare le condizioni di parità tra candidati alle elezioni;
nel nostro ordinamento giuridico sono presenti diverse disposizioni la cui ratio è di evitare che il candidato che rivesta cariche di una certa rilevanza possa utilizzare la sua posizione per influenzare gli elettori -:
se non ritenga opportuno intervenire, ai sensi dell'articolo 5 della legge 23 agosto 1988, n. 400, per richiamare i ministri

citati al rispetto di correttezza istituzionale invitandoli ad astenersi dal partecipare a trasmissioni radiotelevisive, fino alla data delle elezioni del 28 e 29 marzo 2010, nelle quali non sia assicurato il contraddittorio con i candidati avversari, nel rispetto dei principi di imparzialità ed equità che devono essere assicurati nello svolgimento delle campagne elettorali.
(2-00617)
«Martella, Viola, Baretta, Murer, Franceschini».

Interrogazioni a risposta scritta:

GIULIO MARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Società italiana degli autori e degli editori (SIAE) è un ente di diritto pubblico «a base associativa» preposto istituzionalmente per i propri iscritti alla tutela del diritto d'autore, di cui provvede alla riscossione per l'attività svolta nei luoghi di spettacolo mediante prelievo di una quota percentuale dagli incassi delle sale;
al predetto prelievo sono soggetti non solo contratti di sponsorizzazione, ma sempre più spesso anche i contributi che gli enti locali erogano per il sostegno delle attività di spettacolo;
l'azione di riscossione è effettuata mediante propri agenti mandatari sul territorio secondo direttive fissate dalla competente Direzione generale che pur lasciano spazi di interpretazione difforme sul territorio nazionale;
l'ambito del prelievo appare sempre più esteso anche in conseguenza della rivoluzione che interessa la comunicazione dei contenuti, con implicazioni sia sul diritto all'accesso alla cultura che di protezione della creazione;
in un recentissimo caso, nella città di Viterbo, si è registrata l'applicazione del diritto d'autore per una serata di spettacolo di beneficenza i cui proventi nella quasi totalità sono affluiti nelle casse della SIAE anziché essere destinati agli scopi solidali prefissati;
ad avviso dell'interrogante, la legittima tutela del diritto d'autore deve essere contemperata con le difficoltà economiche delle attività di spettacolo, che pur svolgono un'importante funzione sociale e culturale per la collettività, riconosciuta e sostenuta finanziariamente dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali;
all'interrogante non appare legittima la richiesta dei diritti d'autore in ordine ad attività di spettacolo finanziate con risorse pubbliche che costituiscono il presupposto imprescindibile per la realizzazione dei progetti artistici, considerato che prelevare e ridurre le risorse a monte equivale a ridimensionare i livelli produttivi, di fatto contraddicendo la stessa finalità istituzionale di tutela degli interessi degli iscritti -:
se esistano disposizioni o interpretazioni restrittive che determinano una applicazione pedissequa della disciplina in materia di diritto d'autore e legittimano comportamenti, ad avviso dell'interrogante, vessatori e talvolta incomprensibili;
come si intenda operare affinché possano essere risolte le criticità di cui in premessa.
(4-06111)

CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
alcune inchieste della stampa nazionale, in particolare del quotidiano la Repubblica, riprese da tutta la stampa sarda, hanno richiamato l'attenzione della opinione pubblica sarda e nazionale sullo stato dei lavori per le opere connesse al programmato vertice del G8 nel luglio del 2008 nell'isola di La Maddalena, vertice successivamente trasferito nella sede de L'Aquila;

come è noto, infatti, al vertice era prevista la partecipazione dei rappresentanti dei Governi dei Paesi membri del G8 accompagnati da delegazioni molto ampie e composite;
data la risonanza mondiale dell'evento, era prevista la presenza di migliaia di persone tra cui giornalisti, tecnici, operatori della sicurezza ed altri soggetti impiegati per il corretto svolgimento della manifestazione;
il Governo Prodi e l'attuale esecutivo avevano programmato tutte le attività necessarie per l'ottimale organizzazione del grande evento e l'adeguata accoglienza delle rappresentanze dei Paesi partecipanti e dei Capi di Governo, garantendo in particolare la logistica della mobilità nell'ambito del territorio interessato e l'attuazione delle iniziative infrastrutturali necessarie per ospitare nelle migliori condizioni il grande evento;
la particolare complessità organizzativa dell'evento infatti richiedeva necessariamente la realizzazione di interventi infrastrutturali, di nuove strutture ricettive adeguate o la riconversione delle strutture esistenti, anche ai fini dell'accoglienza e dell'assistenza sanitaria;
furono perciò adottate misure di carattere straordinario ed urgente per assicurare il regolare svolgimento del summit e tutte le manifestazioni e gli incontri ad esso connessi sono stati dichiarati «grande evento»;
con ordinanza firmata dal Presidente del Consiglio dei ministri del 27 agosto 2008, per consentire in termini di somma urgenza l'espletamento delle iniziative citate nel piano delle opere correlate alla realizzazione del grande evento relativo alla presidenza italiana del G8, e per favorire il rilancio turistico e socio-economico dell'arcipelago della Maddalena, furono riservate risorse finanziarie per complessivi 834 milioni di euro per le opere previste nell'isola di La Maddalena e altre opere, cosiddette collaterali, da realizzare nel territorio del nord Sardegna; la stessa ordinanza stabilì per la realizzazione di tali interventi le cosiddette procedure accelerate proprie degli interventi tipici della protezione civile;
una ulteriore ordinanza del Presidente del Consiglio aveva previsto la nomina di un soggetto attuatore con funzioni vicarie di supervisione degli interventi da realizzare nell'isola della Maddalena e sul territorio nazionale, con il compito di verificare la tempestività delle procedure per l'affidamento delle progettazioni, dei lavori, dei servizi e delle forniture, per la stipula dei relativi contratti, nonché della funzionalità delle opere; allo stesso soggetto fu assegnato il compito di monitorare l'impiego delle risorse finanziarie e, in generale, l'utilizzo delle somme comunque assegnate per la realizzazione del vertice G8;
il decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162 dispose, tra le altre cose, interventi urgenti per il finanziamento delle opere per il G8;
l'articolo 3 del citato decreto-legge autorizzò, in favore della regione Sardegna, la spesa di soli 233 milioni di euro per fare fronte alla realizzazione delle opere contenute nel piano del grande evento relativo alla Presidenza italiana del G8, di cui 18.266 milioni rivenienti dalle somme relative alle delibere CIPE 22 dicembre 2006, n. 165, e 22 dicembre 2006, n. 179, pubblicate, rispettivamente, nella Gazzetta Ufficiale n. 94 del 24 aprile 2007 e n. 118 del 23 maggio 2007, di applicazione delle sanzioni sulle assegnazioni alla regione Sardegna ex delibere CIPE 36/2002 e 17/2003; di cui 103,690 milioni derivanti dalle assegnazioni alla regione Sardegna ex delibera CIPE 20/2004, non impegnate nei termini prescritti dalla delibera CIPE 22 marzo 2006, n. 14, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 256 del 3 novembre 2006; 111,044 milioni nell'ambito delle risorse destinate alla regione Sardegna dalla delibera CIPE 21 dicembre 2007, n. 166, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 123 del 13 maggio 2008, per la realizzazione di programmi strategici di interesse regionale;

tale finanziamento, non copriva le spese previste per le cosiddette opere collaterali, tra cui la strada Sassari-Olbia - opere che peraltro risultano non essere al momento ancora finanziate - ma era rivolto esclusivamente alle opere nell'isola di La Maddalena e si integrava uno stanziamento pari a 100 milioni di euro già disposto dal Governo Prodi all'inizio del 2008 proprio per le stesse finalità;
i lavori nell'isola di La Maddalena vennero quindi avviati in preparazione dell'evento del G8. Il successivo spostamento del vertice del G8 nella sede de L'Aquila, fu tuttavia accompagnato dalla conferma, da parte del Governo, della completa realizzazione di tutte le opere programmate nell'isola;
tali opere, quasi tutte consistenti in beni militari dismessi, in quanto non più utili alla sicurezza militare del nostro paese, secondo gli accordi intercorsi nel marzo del 2008, tra la regione Sardegna e lo Stato italiano in attuazione dell'articolo 14 dello statuto Sardo, avrebbero dovuto transitare con particolare riferimento all'area dell'ex all'arsenale e all'ex ospedale militare di La Maddalena, insieme ad altri beni di uso militari che rientravano nell'area dove si sarebbe dovuto svolgere il vertice del G8, nella disponibilità piena della regione Sardegna. In una riunione del comitato di coordinamento nazionale per la presidenza del vertice G8, svoltasi nel febbraio del 2009 fu stabilito quanto segue: «Il ministero della Difesa, per il tramite del Ministro dell'Economia e delle Finanze - Agenzia del Demanio si impegna per l'immediata dismissione a favore della Regione Autonoma della Sardegna dei beni e delle strutture... individuate quali sedi per lo svolgimento del Vertice e strutture di accoglienza delle Delegazioni, contestualmente all'impegno da parte del Commissario Delegato di farsi carico delle attività di delocalizzazione delle strutture e delle attività esistenti nell'area e negli immobili succitati, d'intesa con il Ministero della Difesa»;
coerentemente con tali obiettivi, negli stessi mesi fu predisposta dalla struttura di missione la base di gara per l'assegnazione della gestione delle strutture ricettive nell'area dell'ex arsenale, consistente in un albergo a 5 stelle, un centro congressi e un porto turistico. Alla gara per la gestione dell'ex arsenale partecipò una sola società, la Mita resort srl, mentre altre due società presentarono ricorso sulle modalità di organizzazione del bando stesso;
dal capitolato tecnico predisposto in data 13 febbraio 2009 disposto per la gara di appalto risulta che il soggetto gestore delle strutture ricettive nell'area suddetta avrebbe gestito la struttura per 30 anni e dovuto pagare una quota minima una tantum da corrispondere alla struttura di missione oltre ad un canone annuale di concessione destinato alla regione Sardegna. Recita infatti l'articolo 3 del capitolato tecnico: «Il corrispettivo per l'Amministrazione consisterà:
in una somma una tantum, indicata nell'offerta economica, da versare in tre rate di pari importo sulla Contabilità speciale n. 5123 aperta a nome del Soggetto Attuatore ex articolo 4 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 13 giugno 2008, n. 3684 presso la Banca d'Italia, Tesoreria provinciale dello Stato di Roma, con la tempistica di seguito indicata: a) la prima rata entro 31 maggio 2009; b) la seconda rata entro il 31 agosto 2009; c) la terza rata entro il 31 ottobre 2009. Detta somma sarà destinata agli interventi relativi allo svolgimento del Vertice G8;
in un canone annuo di concessione, a decorrere dal 1o gennaio 2010, in favore della Regione Autonoma della Sardegna, indicato nell'offerta economica. Detto canone dovrà essere versato in rate semestrali posticipate con le modalità che saranno successivamente comunicate dalla Regione Autonoma della Sardegna. Il canone di concessione è soggetto ad IVA nella misura di legge e a rivalutazione, a decorrere dal quarto anno di concessione, nella misura pari al 75 per cento della variazione accertata dall'ISTAT dell'indice

dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati verificatasi nell'anno precedente. In opere ed arredi da fornirsi secondo quanto richiesto nel presente capitolato e specificato nell'offerta tecnica»;
non appare chiaro nel capitolato tecnico la cifra da corrispondere per le due voci, la stampa nazionale e locale ha parlato di 40 milioni a titolo di una tantum e di 80 mila euro annuali a titolo di locazione;
a seguito dello spostamento del G8 da La Maddalena a l'Aquila, in conseguenza del presunto danno economico ed alla indubitabile perdita di immagine nel mercato turistico internazionale del sito di La Maddalena, in conseguenza dell'assenza di una esposizione mediatica su scala planetaria che solo l'organizzazione del vertice del G8 avrebbe potuto garantire, risulta che sulla base di una nuova convenzione stipulata il 9 maggio 2009 tra la struttura di missione e il gruppo Mita Resort SRL che la concessione sia stata ampliata a 40 anni e praticato uno sconto ulteriore sul canone da corrispondere alla regione Sardegna;
nello stesso mese di maggio del 2009, la Protezione civile ha presentato il seguente rendiconto sulle opere svolte e le relative voci di spesa:
lotto 1: interventi propedeutici Capo Vaticano e nucleo ambulatori area arsenale 28.416.000;
lotto 2: ristrutturazione, adeguamento impianti aree marina militare 12.137.000;
lotto 3: realizzazione residenza forte Carlo Felice (albergo 1 ex ospedale militare) 60.000.000;
lotto 4: Palazzo conferenza e area delegati 52.100.000;
lotto 5: realizzazione residenza Arsenale (albergo 2) 48.400.000;
lotto 6: servizi di supporto e ristrutturazione Stecca Arsenale 23.436.000;
lotto 7: adeguamento porto arsenale, bacino e ricettività marittima 41.610.000;
lotto 22: nuovo impianto di depurazione e potabilizzazione per l'isola di La Maddalena 11.809.500;
bonifica 1: caratterizzazione e bonifica dell'Arsenale 5.500.000;
bonifica 2: logistica per la bonifica e smaltimento merci e rifiuti 18.640.500;
ospedale da campo 2.600.000;
adeguamento ospedale civile 1.500.000;
intervento su Ponte di Caprera 2.500.000;
totale: 308.649.000;
quadro tendenziale di spesa: 377.500.000;
economie programmate (anche a seguito del trasferimento del G8 a L'Aquila) (stimata calcolando le indicazioni del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, l'applicazione del decreto-legge n. 39/2009, la riduzione di alcune voci di spesa) 50.000.000;
totale finale previsto 327.500.000;
personale impiegato al 4 maggio 2009: 1.600 operai, tecnici e progettisti;
Fonte protezione civile nazionale;
per quanto riguarda la struttura alberghiera sorta negli edifici dell'ex ospedale militare, la gara, bandita nel febbraio 2009 e tenutasi il 23 settembre 2009, non ha registrato offerte. Tale struttura risulta, come dichiarato in più di un occasione dal sindaco di La Maddalena e da altri amministratori locali e contrariamente a quanto accaduto all'area dell'ex arsenale, ancora di proprietà dello Stato;
per quanto concerne gli altri immobili, da notizie in possesso degli interroganti, risulta che, a tutt'oggi, i soli beni effettivamente passati alla regione siano l'arsenale e l'area di Punta Rossa. Tutto il resto risulta essere ancora in proprietà e

piena disponibilità dello Stato. Ci si riferisce, in particolare, all'ex caserma Faravelli, ai fabbricati e alle aree delle officine Sauro, alla già citata villa liberty (ospedale militare), all'ospedale militare vero e proprio, ai fabbricati dell'area militare contigua all'arsenale (il cosiddetto molo carbone), nonché l'area dei giardini pubblici e degli impianti sportivi di Cala Chiesa; il Deposito di combustibili di Punta Sassu isola di Santo Stefano; gli Alloggi di località Padule e località Vaticano con le aree di pertinenza la guardia vecchia, limitatamente all'area non necessaria alla capitaneria di porto; Porto Palma sull'isola di Caprera, limitatamente alla parte non demaniale;
la stampa locale e nazionale, negli scorsi giorni, ha riportato notizie sullo stato di abbandono delle strutture inizialmente ad ospitare il vertice del G8, sulla presumibile non idoneità ad essere pienamente funzionali per avvenimenti e vertici internazionali che il Governo in più di un occasione ha annunciato di voler organizzare nell'isola di La Maddalena oltre che per lo svolgimento della manifestazione velica della Vuitton Cup, da svolgersi nel mese di maggio. Tali notizie sono state successivamente smentite dal sottosegretario Bertolaso in una conferenza stampa svoltasi nell'isola giorno 3 febbraio 2010, alla presenza del presidente della regione Ugo Cappellacci e del sindaco di La Maddalena, Angelo Comiti -:
quale sia lo stato dei beni, delle opere, delle strutture ricettive inizialmente destinate ad ospitare il vertice del G8;
quanto abbia versato il gruppo Mita resort a titolo di una tantum alla struttura di missione o ad altro ente dello Stato secondo quanto previsto dal bando di gara per la gestione della struttura alberghiera, del porto o del centro congressi sita nell'area dell'ex arsenale;
quanto e per quanto tempo il soggetto gestore di tali strutture sia tenuto a corrispondere alla regione Sardegna come canone di locazione mensile per l'utilizzo delle stesse strutture;
quando verrà indetta la gara di appalto per la struttura alberghiera situata nell'ex ospedale militare e quando essa sarà nella piena disponibilità e proprietà della regione Sardegna;
quando gli altri beni elencati nell'intesa Stato-regione come beni dello Stato da dismettere saranno nella piena disponibilità della regione Sardegna;
quali altri avvenimenti di rilevanza internazionale il Governo intenda organizzare nell'isola di La Maddalena al fine di garantire la piena riconversione della economia militare preesistente.
(4-06113)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
a seguito dell'apertura delle frontiere in larga parte dell'Europa, ed anche ad una maggior facilità di circolazione nelle diverse parti del mondo, negli ultimi anni sono in costante aumento i figli di coppie di diversa nazionalità, che pagano un prezzo altissimo, nel momento in cui il rapporto di coppia dei propri genitori entra in una fase fortemente conflittuale;
trattandosi di minori con genitori di diversa nazionalità, è assai frequente infatti il verificarsi della fattispecie della sottrazione internazionale di minori, ossia del fenomeno per cui un minore viene illecitamente condotto all'estero ad opera di uno dei genitori che non esercita l'esclusiva potestà, senza alcuna autorizzazione, oppure che si verifica quando il minore non viene ricondotto nel Paese di residenza abituale a seguito di un soggiorno all'estero;
tra i casi più recentemente avvenuti, va menzionato quello della sottrazione di Amira e Saida Zakraoui, due bimbe di 2

e 5 anni di madre italiana e padre tunisino, sottratte dal padre Nabil alla madre Laura Dini e scomparse in territorio tunisino dall'8 aprile dell'anno scorso;
da notizie di stampa risulta che nel giugno del 2001 a Livorno, Laura Dini e Nabil Zakraoui si sposano, e da questa unione nascono Saida nel 2004 e Amira nel 2007, ma il rapporto coniugale entra in crisi e alla fine del 2008 la coppia decide di separarsi; nel novembre 2008, tuttavia, Nabil si reca in Tunisia a seguito di un'operazione subita dalla madre e convince la moglie ad accompagnarlo, portando l'intera famiglia. Al momento di ripartire per l'Italia, il padre le impedisce di riportare con sé le bambine in Italia;
sempre da notizie di stampa risulta che la signora Dini rientra a Livorno e, dopo una settimana, è di nuovo a Tunisi, mentre il 9 febbraio 2010 viene fissata l'udienza per il divorzio, nella quale il giudice tunisino concede l'affidamento delle bambine al padre; tale verdetto verrà ribaltato a seguito di ricorso nel mese di marzo, quando il tribunale di Tunisi stabilisce l'affidamento a favore della signora Dini;
il padre ritira a quel punto la domanda di divorzio allo scopo di far decadere il diritto di custodia ottenuto dalla moglie, e il giudice stabilisce che la coppia tornerà insieme ma sotto diverso tetto coniugale; ma, a seguito del degenerarsi della situazione, il padre Nabil l'8 aprile fa irruzione presso l'asilo fuori Tunisi dove le bambine sono nel frattempo state iscritte, e da allora se ne perdono le tracce;
denunciato dalla direzione dell'asilo, Nabil verrà dichiarato in stato d'arresto per sottrazione di minori ma rimarrà latitante; il 26 ottobre viene arrestato e portato in carcere dove si trova tuttora e dove uscirà ad aprile, senza che delle bambine si sia saputo più nulla;
la sottrazione di minore costituisce un evento molto traumatico per i bambini che ne sono vittime, che si trovano ad essere improvvisamente privati di una delle figure parentali di riferimento nonché ad essere completamente distaccati dal contesto nel quale erano inseriti e che spesso rappresenta non solo la loro «residenza abituale» ma anche il loro unico luogo di vita; appare pertanto indispensabile in questi casi agire con la massima urgenza, al fine di contenere il più possibile i danni psicologici, e talvolta anche fisici, che i minori subiscono durante il periodo in cui vengono sottratti -:
se il Ministro interrogato abbia già provveduto, per il tramite della direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie e in raccordo con le rappresentanze diplomatico-consolari, ad individuare tempestivamente le linee di azione più idonee per una soluzione del caso, anche al fine di esperire immediate azioni in loco, e quali urgenti iniziative intenda in ogni caso adottare per facilitare, in accordo con le autorità tunisine, il ritrovamento al più presto delle bambine scomparse e il loro rimpatrio in territorio italiano.
(2-00616) «Villecco Calipari, Mussolini».

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dopo la smentita da parte delle istituzioni lucane dello contestazioni di Maurizio Bolognetti relativamente ai dati sulle acque invasate lucane, lo stesso ha provveduto, in compagnia di un agente della polizia provinciale di Potenza, a prelevare alcuni campioni di acqua dalle dighe del

Pertusillo, di Senise e della Camastra che sono stati consegnati al laboratorio di analisi Biosan di Vasto (Chieti);
alla fine del rapporto di prova elaborato dal laboratorio si legge: «il campione, in relazione ai parametri esaminati, non rientra nei limiti posti dal decreto legislativo 31/01 e successivi concernente la quantità di acque destinate a consumo umano»;
l'acqua di cui si parla è quella invasata e non quella che esce dai rubinetti;
la sostanza oltre la soglia è il bario che nel caso della diga del Petrusillo è pari a tre milligrammi per litro e nel caso degli invasi di Montecotugno e della Camastra è di poco inferiore a due, mentre, secondo il decreto legislativo n. 152 del 2006, questa sostanza non dovrebbe superare il valore di 1 milligrammo per litro;
il bario è una sostanza utilizzata dalle industrie di gas e petrolio per fare fango perforante e può avere effetti tossici sulla salute;
nell'aprile 2004, sul Bollettino Ufficiale della regione Basilicata era apparso il decreto della giunta regionale 23 marzo 2004, n. 699, «Definizione dello stato conoscitivo dei corpi idrici per la redazione del piano regionale di tutela delle acque». Nel sopra citato documento, la giunta regionale della Basilicata approvava una relazione tecnico-scientifica, nella quale in relazione alla qualità dello acque invasate nelle dighe lucane si legge quanto segue: «Si evidenzia un diffuso scadimento della qualità, a partire dall'anno 2001, tutte le acque di invaso passano dalla categoria A2 alla A3. Appare quindi utile sottolineare l'opportunità di procedere a indagini più accurate che consentano di evidenziare le cause di tale peggioramento, non solo a fini puramente conoscitivi, ma anche per definire eventuali interventi migliorativi.»; nel novembre 2008, la procura della Repubblica di Potenza ha sequestrato la sorgente «Acqua dell'Abete», tributaria dell'invaso della Camastra. La sorgente è ubicata a valle del pozzo petrolifero Cerro Falcone 2 in agro di Calvello;
nel maggio 2009, il Corpo forestale dello Stato ha denunciato un inquinamento in atto della diga di Montecotugno. Sulla vicenda il quotidiano Notiziario Italiano ha scritto: «Hanno accertato che nella diga di Montecotugno era presente un evidente stato di inquinamento provocato dal versamento diretto di acque reflue provenienti dal depuratore consortile di Senise» -:
di quali dati dispongano i Ministri interrogati in ordine alla qualità delle acque degli invasi lucani di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo, con particolare riferimento alla necessità di assicurare la trasparenza e la correttezza delle informazioni concernenti i corpi idrici.
(5-02477)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il lago di Lucrino, situato sulla costa dei Campi Flegrei, provincia di Napoli, è un Sito di raro fascino naturalistico ed ambientale che, già da qualche anno, subisce danni a causa dell'incuria e dell'inciviltà delle persone;
il lago Lucrino, bene privato, è da anni oggetto di una battaglia giudiziaria e protagonista di un lento insabbiamento, dovuto all'ostruzione del canale di collegamento con il mare, da cui lo dividono poche decine di metri, una circostanza, questa, che impedisce il corretto riciclo dell'acqua all'interno del bacino, con ovvie ripercussioni sull'intero ecosistema che ruota attorno a esso;
secondo quanto riporta il quotidiano Terra del 5 febbraio 2010, il lago di Lucrino necessita innanzitutto di un rapido intervento alla foce, che attualmente risulta ostruita dalla sabbia e da una quantità vergognosa di rifiuti di ogni tipo, dispersi illegalmente nel corso degli anni;

è inoltre sicuramente necessaria una più estesa e generalizzata opera di risanamento delle acque dello specchio d'acqua, avvelenate, tra l'altro, dallo scarico di una condotta fognaria;
ciò di cui necessita maggiormente è un piano di rilancio turistico che lo metta definitivamente al sicuro da altri vandalismi e che renda appetibili, anche dal punto di vista economico, i prossimi interventi di ordinaria manutenzione -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare affinché all'area venga restituita l'originaria funzione di cornice naturale nonché per valutare, anche per il tramite del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, iniziative per contrastare le attività illecite che compromettono le aree indicate in premessa.
(4-06117)

TESTO AGGIORNATO AL 18 FEBBRAIO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Montevarchi (Arezzo) è presente l'Accademia valdarnese del Poggio che da oltre due secoli rappresenta per il territorio del Valdarno superiore un polo culturale di riferimento di grande rilievo;
l'Accademia gestisce:
una biblioteca di oltre 30.000 volumi che includono un fondo antico ricco di cinquecentine e di manoscritti;
un prestigioso museo paleontologico che conserva reperti fossili del quaternario (elephans, ippopotamus, rinoceros) di esclusiva provenienza dal territorio. La raccolta iniziata nel 1806 è una delle più antiche d'Italia e possiede pezzi unici come il cranio del canis etruscus;
un'audioteca di musica sinfonico-classica di oltre diecimila dischi in vinile;
il museo di arte contemporanea Galeffi in co-proprietà con il comune di Montevarchi;
una ricca attività editoriale che affianca la stampa delle «Memorie Valdarnesi» la rivista che conta ormai ben 185 anni di vita;
il centro studi e documentazione del Valdarno superiore fondato agli inizi degli anni '80 che, incrementando i metodi della «nuova storia» rappresenta luogo privilegiato di incontro per ricercatori e studiosi. Al centro fanno riferimento le associazioni impegnate sul fronte della salvaguardia dell'ambiente e della memoria storica (associazioni archeologiche, Cai, sloW Food, Associazione Valdambra, Astrofili e altre);
l'accademia, che conta 250 soci, è guidata da un consiglio di 11 membri che prestano gratuitamente la loro opera. Il servizio di apertura e segreteria è garantito da un operatore di una cooperativa;
l'istituto promuove in tutto il territorio una ricca attività:
itinerari di ricerca (attualmente è in corso l'inventario dei mulini idraulici della vallata valdarnese);
tutoraggio di borse di studio promosse da enti vari e da università;
tutoraggio di tirocinanti che provengono dalle università di Siena e Firenze;
conferenze, convegni di studio, corsi per docenti, interventi nelle scuole di ogni ordine e grado, mostre e audizioni musicali guidate;
per i trienni 2002/04-2005/07-2008/10 l'Accademia valdarnese del Poggio ha richiesto, quale istituzione culturale in possesso dei requisiti di cui all'articolo 2 della legge n. 534 del 1996, corredando la domanda con tutta la relativa, prescritta documentazione, l'inserimento nell'apposita tabella ed il contributo ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 534 del 1996, senza ottenere mai l'accoglimento dell'istanza;
da ultimo va considerato che in virtù del risanamento in corso dell'ex convento quattrocentesco dove l'Accademia ha sede, si raddoppieranno gli spazi a disposizione e saranno notevolmente incrementati i servizi offerti. Pertanto si renderà assolutamente necessaria la certezza di risorse

anche ministeriali, pena l'interruzione delle fondamentali attività dell'Istituto -:
per quali motivi non siano state accolte le domande dell'Accademia concernenti la concessione del contributo di cui all'articolo 1 della legge n. 534 del 1996 e se non intenda per il futuro valutare con maggiore attenzione tali istanze, anche in relazione al previsto ampliamento delle attività svolte e dei servizi offerti come indicato in premessa;
se sia possibile, considerata la rilevanza culturale dell'accademia e l'importante lavoro che svolge, che codesto ministero liquidi all'accademia, previa istanza in tal senso, un contributo ai sensi dell'articolo 8 della stessa legge n. 534 del 1996, contributo annuale previsto per le istituzioni culturali non inserite nella tabella di cui all'articolo 1. (5-02476)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, CALVISI, PES, MARROCU, FADDA, RUGGHIA e MELIS. - Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella frazione di Quirra, comune di Villaputzu in Sardegna è presente da anni un poligono militare ove si svolgono con continuità esercitazioni militari a carattere interforze;
da notizie di stampa recentemente divulgate da quotidiani locali (quali L'unione sarda e Nuova Sardegna), sembra riemergere il dubbio di un forte rischio ambientale nell'area suindicata;
i medesimi quotidiani locali riportano notizie secondo le quali il rischio ambientale del poligono deriverebbe dalla presenza di polveri sottili che assumono la forma di «nano particelle» con presenza di metalli pesanti;
altre informazioni sempre riportate dalla stampa attribuiscono alla dottoressa Maria Antonietta Gatti bio-ingegnere dell'università di Modena che, insieme al dottor Antonio Pili medico oncologo ed ex sindaco di Villaputzu ed al fisico Massimo Corraddu dell'università di Cagliari, sulla base di ricerche effettuate direttamente sul posto sostengono a vario titolo la presenza di un rischio ambientale nella zona del poligono e nelle aree adiacenti;
a sostegno di queste affermazioni vengono citati fenomeni patologici che hanno colpito uomini ed animali che in quelle località esercitano attività di pastorizia;
è necessario a giudizio degli interroganti chiarire in maniera in equivoca la reale situazione di rischio ambientale presente nell'area dei poligoni in Sardegna al fine di dissipare dubbi e angosce presenti tra la popolazione ed evitare eventuali strumentalizzazioni allarmistiche -:
se i ministri interrogati, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, intendono chiarire con dati di fatto oggettivi ed attendibili la reale situazione e quali iniziative intendono assumere nel caso in cui le informazioni in oggetto siano confermate, per garantire condizioni di salubrità alle popolazioni ed agli stessi militari in servizio nei luoghi sopraindicati.
(5-02466)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Corriere della sera del 9 febbraio 2010, un immigrato nordafricano è stato colpito a morte da un proiettile esploso dalla pistola di ordinanza di un carabiniere;
nella circostanza l'immigrato era appena stato fermato insieme ad un suo connazionale dalle forze dell'ordine per un controllo di routine;
l'episodio è avvenuto lunedì 8 febbraio 2010 a Mornico al Serio, un paese

della bassa bergamasca, poco dopo le 21. Ancora frammentaria la ricostruzione dell'accaduto: secondo quanto riferiscono fonti dell'Arma, una pattuglia si sarebbe avvicinata a una Peugeot 206 ferma in via Verdi, nel centro del paese. A bordo c'erano due persone, immigrati nordafricani all'apparenza;
i militari hanno avuto il sospetto che fosse in corso uno scambio di sostanza stupefacente (anche se non sarebbe stata trovata droga sul posto); sicché i due immigrati sono stati fatti scendere dall'auto per il consueto controllo dei documenti;
secondo una prima ricostruzione, tra i militari e i due sospetti vi sarebbe stata una violenta colluttazione, secondo un'altra versione, invece, i due immigrati avrebbero subito tentato di fuggire. In un caso o nell'altro, dalla pistola d'ordinanza di uno dei due militari è partito un colpo da distanza ravvicinata che ha centrato al petto l'extracomunitario, mentre l'amico che era con lui è riuscito a scappare a piedi facendo perdere le sue tracce;
l'ambulanza del 118, giunta sul posto, ha tentato un disperato tentativo di rianimazione del ferito, tentativo che si è però rivelato del tutto inutile;
l'identità della vittima non è stata accertata anche perché sul corpo e sull'auto non sono stati trovati i suoi documenti. Nella stessa zona, due anni fa, sempre durante un controllo su un'automobile era scaturito un conflitto a fuoco tra una pattuglia dei carabinieri e quattro immigrati di origine balcanica. Al termine della furiosa sparatoria due immigrati erano rimasti sull'asfalto privi di vita mentre due militari erano stati ricoverati all'ospedale di Treviglio con lievi ferite di arma da fuoco -:
di quali informazioni i Ministri dispongano in ordine ai fatti esposti in premessa;
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, per accertare la veridicità dei fatti narrati nell'articolo;
in caso venissero riscontrati eventuali profili di illiceità nel comportamento e nel modo di procedere dei carabinieri intervenuti sul posto, quali interventi intenda effettuare il Ministro competente per sanzionare il militare che si sia reso responsabile di un tale episodio;
quali iniziative intendano adottare per evitare che analoghi fatti possano verificarsi in futuro.
(4-06108)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, commi da 280 a 283, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), come modificato dall'articolo 1, comma 66, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008) e dall'articolo 29, comma 10-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 28 febbraio 2008, n. 31, prevede l'attribuzione alle imprese di un credito d'imposta in relazione ai costi sostenuti per attività di ricerca e sviluppo, a decorrere dal periodo d'imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2006 e fino alla chiusura del periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2009;
con decreto 28 marzo 2008, n. 76, del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono stati individuati gli obblighi di comunicazione a carico delle imprese per quanto attiene alla definizione delle attività di ricerca e sviluppo

agevolabili e le modalità di verifica ed accertamento della effettività delle spese sostenute;
a decorrere dall'anno 2009, per fruire del credito d'imposta i soggetti interessati, in conformità all'articolo 29 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, devono presentare all'Agenzia delle entrate un formulario contenente i dati delle attività di ricerca e sviluppo agevolabili;
ai sensi dell'articolo 29, comma 2, del predetto decreto, l'invio del formulario vale come prenotazione dell'accesso alla fruizione del credito d'imposta e, in particolare: a) per le attività di ricerca che, sulla base di atti o documenti aventi data certa, risultano già avviate entro il 28 novembre 2008 (anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 185 del 2008), il formulario deve essere inviato in via telematica all'Agenzia delle entrate, a pena di decadenza dal contributo, entro 30 giorni dalla data di attivazione della procedura per la trasmissione del formulario; b) per le attività di ricerca avviate a partire dal 29 novembre 2008, la prenotazione dell'accesso alla fruizione del credito d'imposta è successiva rispetto a quella riservata alle attività di ricerca avviate prima della anzidetta data;
la data originaria di presentazione del formulario (così come risultante dalle istruzioni del Modello dell'Agenzia delle entrate) era il 22 aprile 2009 (dalle ore 10:00), procrastinato al giorno 6 maggio (ore 10:00) con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 21 aprile 2009 protocollo 61886/2009 (rinvio accordato in considerazione di alcuni chiarimenti interpretativi forniti dal Ministero per lo sviluppo economico con circolare Prot. 46586 del 16 aprile 2009);
dalle notizie pubblicate da autorevoli quotidiani economici, sulla base delle prime risposte ricevute da imprese e intermediari nei giorni scorsi, sembra che il 76 per cento dei contribuenti che hanno partecipato alla competizione siano rimasti esclusi dal beneficio e, in base a quanto emerge dai dati, per la carenza di fondi, andati esauriti in poco più di mezzo minuto, sarebbero oltre 10mila le imprese che alla data del 29 novembre avevano avviato investimenti in ricerca e sviluppo e ora si sono viste negare l'agevolazione (confronta Marco Mobili, Alla ricerca manca un miliardo, in Il Sole 24 Ore, 25 giugno 2009, pagina 29). Senza considerare che chi ha avuto «la fortuna di vincere la lotteria» ha ottenuto la possibilità di prenotare il beneficio fiscale sia per l'anno d'imposta 2008 sia per quello in corso, mentre chi è rimasto escluso è penalizzato doppiamente;
l'eventuale diniego alla concessione del bonus ricerca da parte dell'Agenzia delle entrate, dal punto di vista tecnico, comporta più di una conseguenza nei confronti di quei soggetti che nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2007 e in Unico 2008 avevano provveduto a rilevare l'insorgenza del credito. Alla chiusura dell'esercizio 2007, infatti, i soggetti che avevano realizzato una parte o l'intero programma di spesa in ricerca e sviluppo avranno contabilizzato un credito verso l'erario e, come contropartita, un contributo in conto esercizio. Tenuto conto che, fino alla compilazione del bilancio relativo al 2007, il bonus ricerca figurava come un aiuto automatico, nell'ipotesi in cui la carenza di fondi abbia determinato la decadenza anche dal bonus maturato nel 2007 e non ancora speso, il beneficiario avrà la necessità di iscrivere in bilancio una sopravvenienza passiva fra gli oneri straordinari che, di fatto, andrà ad annullare il credito riportato nel bilancio precedente nei confronti dell'erario. Conseguenza di ciò potrebbe essere, soprattutto nei casi in cui l'entità del bonus fosse piuttosto rilevante, anche l'insorgenza di una perdita d'esercizio;
le modalità di prenotazione del beneficio d'imposta sono tali da penalizzare in modo particolare le piccole e medie imprese che non siano in grado di accedere a servizi telematici tecnologicamente più avanzati e performanti;

per quanto esposto appare evidente che il diritto ad ottenere un beneficio fiscale si è affievolito di fatto ad una mera probabilità, una sorta di bando telematico iniquo e non trasparente;
in data 15 gennaio 2009, in sede di conversione alla Camera dei deputati del decreto-legge n. 185 del 2008, il Governo ebbe ad accogliere l'ordine del giorno n. 9/1972/119 che impegnava l'esecutivo «a valutare la possibilità di restituire piena operatività agli strumenti automatici di incentivazione, quale il credito d'imposta sulla ricerca, la cui efficacia risulta vanificata dal ripristino dei tetti finanziari e dagli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione»;
i giudici della terza sezione Commissione tributaria di Pescara hanno riconosciuto il pieno diritto delle imprese che hanno effettuato investimenti in ricerca e sviluppo ad usufruire del credito d'imposta. Mettendo in dubbio la procedura del click day perché si è rilevata irrazionale nel momento il cui lega l'accoglimento di una richiesta rispetto ad un'altra al fatto di averla preceduta di pochi centesimi di secondo;
si auspica che d'ora in avanti venga completamente abbandonato il meccanismo del click day, che in questo caso aveva escluso dai bonus fiscali migliaia di aziende in tutto il Paese in base a criteri che nulla avevano a che fare con la qualità dei loro progetti, che il Governo sappia, invece, trovare le forme e le modalità per l'erogazione del credito d'imposta a tutte le aziende che ne avendone avuto i requisiti sono rimaste escluse dal click day, riconoscendo così il diritto ad incentivi fiscali per le imprese che hanno investito ed investiranno in ricerca e sviluppo;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali misure intendano adottare per porre rimedio a tale iniqua situazione;
in particolare se ritengano di disporre la pubblicazione dell'elenco dei contribuenti ammessi al beneficio d'imposta e di quelli esclusi, con indicazione dell'ora di presentazione delle domande e dell'importo prenotato a credito, dettagliato per anno di riferimento;
se ritengano di stabilire criteri, modalità e tempistiche per la ridistribuzione delle risorse prenotate dai contribuenti che hanno avuto accesso al beneficio del credito d'imposta e che non ne fruiranno per rinuncia volontaria-totale o parziale e/o per mancanza di requisiti oggettivi;
se ritengano di provvedere allo stanziamento delle ulteriori risorse necessarie all'erogazione del credito d'imposta ai contribuenti esclusi, in particolare a coloro che sono stati penalizzati dalle modalità introdotte in via retroattiva in violazione dello statuto del contribuente;
se ritengano, alla luce di quanto occorso, di modificare per il futuro le modalità previste per l'erogazione dei crediti d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo, ripristinando il meccanismo automatico di incentivazione, eliminando il tetto finanziario e gli appesantimenti amministrativi connessi al meccanismo della prenotazione.
(4-06112)

POLI e BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comma 14 dell'articolo 66 della legge finanziaria per il 2001 (legge n. 388 del 23 dicembre 2000) prevede il trasferimento alle regioni, a decorrere dall'anno 2004, del 50 per cento dell'introito derivante dalle concessioni governative, finalizzato alla realizzazione di programmi di gestione faunistico-ambientale sul territorio nazionale da parte delle stesse regioni, degli enti locali e delle altre istituzioni delegate ai sensi della legge 11 febbraio 1992, n. 157;
per la realizzazione degli stessi programmi, in via transitoria, per ciascuno degli anni 2001, 2002 e 2003, era stata stanziata la somma di 10 miliardi di lire, somma che sarebbe stata ripartita dal

Ministro dell'economia e delle finanze, di intesa con la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
tale disposizione, tuttavia, è tuttora inattuata ed il mancato introito per la sola regione Toscana ammonta a circa 8-9 milioni di euro, determinando una forte penalizzazione per il compatto agricolo -:
se non intenda dare seguito a quanto previsto dalla normativa vigente e procedere alla erogazione delle somme dovute alle regioni in generale e alla regione Toscana in particolare.
(4-06115)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i signori Sandro Vignoni, Moreno Vignoni e Fiorenzo Vignoni, titolari di un'impresa di costruzione di Osimo (Ancona) in crisi di liquidità finanziaria, hanno ottenuto un prestito dal Signor Valter Bolognini, presidente della cooperativa edilizia Galassia a responsabilità limitata con sede legale in via Pastore 17 di Ancona, e dal Signor Maurizio Pesaresi, presidente della cooperativa edilizia Habita Service e Coop. Casa Marche con sede legale ad Ancona in via Pastore 17, di 150.000 euro per l'acquisto di un'area edificabile sita ad Ancona;
a garanzia di tale prestito, a seguito di gravi pressioni e minacce, i signori Vignoni hanno intestato al signor Valter Bolognini una villa per un valore pari a 470.000 euro firmato delle cambiali per 200.000 euro pari al valore del mutuo gravante sulla villa suddetta a favore dello stesso Bolognini (mutuo che poi, a seguito delle garanzie prestate, si è accollato il signor Bolognini e successivamente il nuovo acquirente della villa);
a fronte di ciò si ravvisava, anche a seguito di gravi pressioni e minacce ricevute per prestare tali esose garanzie l'ipotesi del reato di estorsione aggravata ex articolo 629 e 628 comma 3, n. 1 del codice penale e pertanto nel dicembre 2008 si provvedeva a formale denuncia querela presso la polizia giudiziaria, sezione Carabinieri della procura della Repubblica di Ancona;
i titoli di credito (cambiali per 200.000 euro) sono stati immediatamente azionati dal signor Bolognini, non potendo i signori Vignoni ottemperare al pagamento delle singole cambiali; ed in conseguenza di ciò è stato fatto un decreto ingiuntivo, un atto di precetto e un pignoramento immobiliare, iscritto al tribunale civile di Ancona sezioni esecuzioni immobiliari procedura n. 22 del 2008;
a seguito del pignoramento immobiliare sono intervenuti tutti i creditori, attualmente la procedura esecutiva è in corso e l'udienza di comparizione di tutte le parti è stata fissata dal giudice dell'esecuzione per il giorno 10 febbraio 2010 con eventuale delega ai notai;
tutti i beni dei signori Vignoni verranno messi all'asta a causa del pignoramento azionato con cambiali che potrebbero essere frutto di reato, cambiali che ci si aspettava venissero sequestrate per evitare che si potessero aggravare le conseguenze del reato ai danni dei signori Vignoni con un ulteriore profitto illecito per i responsabili del reato;
al decreto ingiuntivo è stata fatta opposizione ma il giudice istruttore non ha ammesso alcuna prova ed andrà a sentenza entro l'aprile 2010 con, a questo punto, esiti senz'altro negativi per i Vignoni;
la situazione riportata in premessa presenta evidenti profili di abnormità posto che da una parte il giudice dell'udienza preliminare ha disposto il rinvio a giudizio dei signori Bolognini e Pesaresi per estorsione aggravata e dall'altro il giudice istruttore del processo civile sta dando

seguito ad un'azione esecutiva in danno di coloro che potrebbero risultare, ad esito dell'accertamento penale, vittime di estorsione aggravata -:
se il Ministro della Giustizia non ritenga necessario promuovere un'iniziativa ispettiva presso il tribunale di Ancona per l'eventuale esercizio dei poteri di competenza.
(3-00911)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione della giustizia, sia penale che civile, nel territorio cesenate fa riferimento alla sezione distaccata di Cesena del tribunale di Forlì;
il carico di contenzioso di competenza della sezione distaccata di Cesena è persino superiore a quello del tribunale di Forlì dal quale dipende e, anche in ragione dell'estensione del territorio, della popolazione e delle realtà imprenditoriali che vi operano, ha dimensioni tali da qualificare quella di Cesena una delle sezioni distaccate più importanti d'Italia;
negli ultimi anni a causa delle sempre maggiori carenze di organico, sia di magistrati preposti che, in particolar modo, di personale di cancelleria, la difficoltà a mantenere un livello di servizio adeguato è diventato sempre più evidente fino a raggiungere negli ultimi tempi, a causa del pensionamento di personale di cancelleria non sostituito da nuovo personale, livelli di preoccupante drammaticità, con il rischio di una vera e propria paralisi dell'attività, la quale determinerebbe evidenti e allarmanti ripercussioni sui cittadini e sulle imprese, che vedono ritardare, in alcuni casi sino all'estrema conseguenza della vanificazione, le proprie domande di tutela;
l'interrogante ritiene che il Ministero della giustizia debba assumere tempestivamente le misure necessarie a risolvere tale situazione -:
quali iniziative intenda porre in essere per assicurare ai cittadini ed al tessuto imprenditoriale un servizio adeguato alle esigenze di un territorio dinamico e in crescita come quello cesenate.
(5-02472)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOCCAFONDI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa della proposta presentata dal CSM sull'eventuale accorpamento dei Tribunali;
l'indicazione del CSM (sesta commissione) prevedrebbe l'accorpamento dei «piccoli tribunali» perché non in grado di assicurare una tempestiva risposta di qualità alla domanda di giustizia, prevedendo nel contempo criteri di efficienza di un ufficio giudiziario quali avere dai 20 ai 40 magistrati nel proprio organico. Se il parametro fosse quello dei magistrati in organico questo potrebbe mettere in discussione l'esistenza di quasi 90 tribunali;
nella seduta del 13 gennaio 2010, infatti, il plenum del Csm, come si apprende da notizie di stampa, avrebbe adottato una risoluzione concernente la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. A fine gennaio il plenum avrebbe poi approvato all'unanimità la proposta della sesta commissione;
la dislocazione degli uffici giudiziari sul territorio è sicuramente da rivedere dato che fu creata all'indomani dell'unità di Italia e ad oggi non è mai stata ripensata;
il parere della sesta commissione del CSM prevedrebbe comunque che è «irrinunciabile» per esempio la presenza di un tribunale ordinario in ogni capoluogo di provincia, così come nelle aree maggiormente interessate dal fenomeno della criminalità organizzata o da una peculiare densità imprenditoriale e commerciale;
sul territorio della regione Toscana tale decisione potrebbe riguardare i tribunali di Empoli e Pontassieve, ma anche

quelli di Montepulciano, Siena, Grosseto, Pistoia che non raggiungerebbero le dimensioni minime -:
se il CSM abbia presentato proposta di accorpamento dei «piccoli tribunali» e quali siano i criteri espressi per tali accorpamenti;
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato con riferimento a tale proposta e quali potrebbero essere le ripercussioni sui «piccoli tribunali» e sulle sedi distaccate nel territorio della regione Toscana qualora si procedesse a tale riorganizzazione.
(4-06110)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
la sanità calabrese ha rappresentato e continua a rappresentare una holding per la criminalità tanto che ad oggi ben tre aziende sanitarie sono state sciolte per infiltrazioni mafiose;
la regione Calabria, pur in presenza di inchieste e sentenze giudiziarie non sempre è intervenuta per bloccare queste infiltrazioni;
nel mese di gennaio 2010, nel processo «Onorata Sanità», che nasce da una inchiesta su presunti intrecci tra 'ndrangheta e politica nel settore della sanità calabrese, è stato condannato per abuso d'ufficio tra gli altri, con rito abbreviato, a 2 anni e 6 mesi, Pietro Morabito, ex direttore generale dell'Azienda Sanitaria di Reggio Calabria e attuale manager dell'ASP di Catanzaro;
la giunta regionale della Calabria, presieduta dal governatore Agazio Loiero, oggi commissario delegato per l'emergenza socio-sanitaria regionale, non ha provveduto alla revisione dell'incarico di manager dell'ASP di Catanzaro, del dottor Pietro Morabito, dopo citata condanna -:
quali iniziative normative intendano adottare affinché in casi come quello riportato in premessa si imponga in via generale e cautelativa quanto meno la sospensione dagli incarichi per coloro che sono stati condannati anche in via non definitiva per delitti contro la pubblica amministrazione di particolare gravità.
(4-06119)

TESTO AGGIORNATO AL 19 FEBBRAIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il nuovo regolamento (Ce) n. 1371/2007 del 23 ottobre 2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, all'articolo 19, comma 2, recita: «Le prenotazioni e i biglietti sono offerti alle persone con disabilità e alle persone a mobilità ridotta senza costi aggiuntivi» inoltre all'articolo 23: «, le imprese ferroviarie forniscono gratuitamente alle persone con disabilità e alle persone a mobilità ridotta assistenza ...»;
da diverse segnalazioni risulta che Trenitalia abbia istituito un numero telefonico a pagamento per offrire assistenza in stazione alle persone disabili, telefonando 12 ore prima e prenotando tale intervento -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione su esposta;
se e come intenda intervenire nei confronti di Trenitalia, per dare piena attuazione al nuovo regolamento CE sul trasporto ferroviario che prevede assistenza gratuita per le persone con disabilità, rendendo gratuito il numero telefonico predisposto a tale fine.
(5-02468)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
presso lo scalo ferroviario di Novi Ligure - San Bovo si è verificata nei giorni scorsi una situazione di emergenza conseguente alla perdita di gas propano liquido verificatasi in un convoglio ferroviario in sosta, proveniente da Marsiglia e diretto a Cervignano del Friuli;
in particolare nella giornata di domenica 7 febbraio 2010 un tecnico di Rete ferroviaria italiana durante i controlli prima della partenza ha accertato l'inconveniente a seguito del quale sono scattate le operazioni di messa in sicurezza concluse poi nella giornata di martedì 9 con l'intervento della polizia ferroviaria e dei vigili del fuoco di Novi Ligure ed Alessandria;
le operazioni di messa in sicurezza sono risultate particolarmente complesse a causa dell'impossibilità di effettuare un intervento di riparazione del carro ferroviario per cui è stato necessario travasare circa 45 metri cubi di gpl in altre cisterne alla presenza del Nucleo chimico dei vigili del fuoco di Venezia;
l'incidente ha riproposto il problema delle condizioni di sicurezza dello scalo ferroviario in occasione della sosta di cisterne con carichi pericolosi spesso lasciate in prossimità delle abitazioni esistenti nei dintorni dello scalo stesso, come già a suo tempo denunciato dagli abitanti;
Il sindaco di Novi Ligure era già intervenuto il 15 gennaio 2010 scrivendo a Rete ferroviaria italiana al fine di essere rassicurato sulle misure di sicurezza adottate a seguito delle segnalazioni pervenute dai cittadini ed è nuovamente intervenuto in data 9 febbraio 2010 inviando un telegramma a Trenitalia - divisione cargo per avere delucidazioni sull'accaduto e chiedere un incontro urgente per l'esame della situazione dello scalo ferroviario in questione;
si ripropone così il problema della sicurezza del trasporto ferroviario di merci pericolose già evidenziato soprattutto dall'incidente di Viareggio del 29 giugno 2009 e particolarmente rilevante per i centri abitati interessati dall'attraversamento dei convogli ferroviari o localizzati in prossimità degli scali ferroviari -:
se le modalità di trasporto riguardanti il convoglio ferroviario oggetto dell'incidente accaduto presso lo scalo ferroviario di Novi Ligure-San Bovo descritto in premessa siano risultate completamente corrispondenti alle normative vigenti in materia di sicurezza ferroviaria;
quanti siano in particolare i passaggi di convogli ferroviari trasportanti merci pericolose che avvengono abitualmente alla stazione di Novi Ligure o che facciano sosta presso lo scalo ferroviario di Novi Ligure-San Bovo e quali siano le misure di sicurezza di norma attuate in proposito;
se non ritenga che per il futuro debbano essere adottate ulteriori misure per migliorare nello specifico la sicurezza del trasporto sulla rete ferroviaria locale sopra indicata e in generale su quella nazionale.
(5-02470)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la strada per il monte Faito, una delle cime della catena dei Monti Lattari, in Campania, è interrotta dalle frane e il rischio idrogeologico è ben visibile e tangibile in ogni sua parte;
la zona è franata ormai da anni e, «ufficialmente», l'unica via per Faito è quella che parte da Vico Equense ed è stata oggetto di numerose denunce;

il cemento, i detriti o la mancata manutenzione che bloccano i rivoli aumentano costantemente il rischio idrogeologico;
la situazione è resa ancora più drammatica dall'utilizzo dell'area quale discarica abusiva dove, tra l'altro, si segnala la presenza di amianto e di ethernit -:
se i Ministri intendano verificare quanto sopra esposto;
se non ritengano opportuno acquisire elementi, anche per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente per la tutela della salute pubblica e ambientale, vista la presenza nell'area di materiali contenenti sostanze tossiche e affinché la zona non rimanga oggetto di sversamenti indiscriminati di rifiuti.
(4-06118)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO, TASSONE e RAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di stampa, i carabinieri e la procura di Milano stanno indagando sulla scomparsa di Lea Garofalo, 36 anni, ex collaboratrice di giustizia che ha fatto perdere le sue tracce dal 25 novembre 2009;
cresciuta a Petilla Policastro, paese ad alta densità mafiosa, nel mezzo di una violentissima faida, era riuscita ad infrangere il muro di omertà a seguito dell'omicidio di suo fratello Floriano (considerato un boss), diventando nel 2005 per la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro una collaboratrice attendibile, meritevole di tutela: la giovane iniziò infatti a raccontare tutto quello che sapeva sulla faida che in quegli anni opponeva i Garofalo ai Mirabelli;
nel 2006, quando il programma di protezione doveva diventare definitivo, la richiesta dei magistrati catanzaresi venne bocciata dalla commissione centrale;
secondo l'organismo suddetto, le dichiarazioni della donna «non avevano avuto, fino a quel momento, autonomo sbocco processuale e gli elementi informativi raccolti erano insufficienti circa l'attendibilità, l'importanza e la rilevanza del contributo offerto»; la Commissione negava «la rilevanza dell'uccisione di un fratello dell'appellante, ritenendola dovuta a fatti estranei alla sua collaborazione»;
nel giro di un anno, la collaboratrice si ritrovava non solo fuori dal programma di protezione, ma addirittura dimenticata da tutti;
dopo svariati ricorsi ed innumerevoli peregrinazioni nei palazzi di giustizia da parte della Garofalo, il Consiglio di Stato aveva confermato per la donna lo stato di pericolo, non seguito però da alcun provvedimento di sorveglianza;
infatti, tre mesi fa qualcuno l'ha seguita nel capoluogo lombardo (dove si era recata per portare la figlia all'ex convivente Carlo Cosco), l'ha avvicinata e da quel momento Lea Garofalo è scomparsa;
già dal 5 maggio 2009, la collaboratrice aveva denunciato ai carabinieri di Campobasso un tentativo di rapimento, per mano dello stesso Cosco e di Massimo Sabatino, arrestati il 4 febbraio 2010 -:
se non ritenga opportuno fare luce sul mancato rinnovo della protezione, nonostante il tentato sequestro subito e l'appartenenza ad una famiglia ferocemente massacrata da una faida di 'ndrangheta.
(3-00912)

Interrogazione a risposta scritta:

BARBIERI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 16 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (T.U.L.P.S.) consente agli ufficiali e agli agenti di pubblica

sicurezza la facoltà di accedere in qualunque ora nei locali destinati all'esercizio di attività soggette ad autorizzazioni di polizia e di assicurarsi dell'adempimento delle prescrizioni imposte dalla legge, dai regolamenti o dall'autorità;
secondo l'articolo 100 del regio decreto 18 giugno 1931 n. 773 (T.U.L.P.S.), «oltre i casi indicati dalla legge, il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l'ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini...».;
tale disposizione consente la sospensione della licenza di un esercizio pubblico, qualora rappresenti comunque un pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini in presenza di elementi che configurino la situazione di pericolo da prevenire;
inoltre l'articolo 100 del TULPS prevede la sospensione della licenza anche, nel caso in cui l'operatività dell'esercizio stesso possa, comunque, costituire «un pericolo per l'ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini». È infatti sufficiente il solo pericolo per l'ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini, restando irrilevante l'assenza di responsabilità del titolare della gestione dell'esercizio;
l'articolo 54 del decreto legislativo 267 del 2000 attribuisce ai Sindaci, in quanto ufficiali di Governo, il potere di sovrintende su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto. Il Sindaco concorre infatti ad assicurare anche la cooperazione della polizia locale con le forze statali, nell'ambito delle direttive di coordinamento impartite dal Ministero dell'interno;
a quanto consta all'interrogante in tal senso, il locale «Arci-tunnel», in via del Chionso, a Reggio Emilia ha già ottenuto numerose segnalazioni;
i gravi fatti di cronaca registratisi, legati all'attività del circolo ArciTunnel e le segnalazioni di numerosi cittadini rischiano di compromettere la sicurezza e l'ordine pubblico di Reggio Emilia -:
se non ritenga di accertare l'esistenza dei presupposti del concreto pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini, e di adottare eventualmente i provvedimenti conseguenti atti ad evitare il verificarsi di ulteriori avvenimenti pregiudizievoli per l'ordine e la sicurezza pubblica.
(4-06116)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PES e FEDERICO TESTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli assegni di ricerca sono stati istituiti con legge 27 dicembre 1997, n. 449 («Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica»), comma 6 dell'articolo 51 («Università e ricerca»);
la circolare ministeriale 4 novembre 2002 n. 120 («Docenti che frequentano corsi di dottorato di ricerca, o che siano titolari di borse di studio o di assegni di ricerca presso Università o enti»), fornisce chiarimenti in merito ai congedi di cui possono usufruire i docenti impegnati in attività di ricerca;
in tale circolare vengono individuate tre categorie di docenti impegnati in attività di ricerca:
a) dottorato di ricerca;
b) borse post-dottorato;
c) assegni di ricerca;
nel paragrafo dedicato al «dottorato di ricerca» si ribadisce espressamente che

il periodo di congedo straordinario è utile ai fini della progressione di carriera, del trattamento di quiescenza e di previdenza ai sensi del comma 2, dell'articolo 2 della legge n. 476 del 1984 e del comma 57, dell'articolo 52 della legge n. 448 del 2001;
nel paragrafo dedicato al «post-dottorato» si evince che anch'esso dà accesso al congedo straordinario;
nel terzo paragrafo della circolare dedicato agli assegnisti, il direttore generale si limita a sostenere che «un ulteriore categoria di beneficiari di aspettativa è costituita dagli assegnisti di ricerca. Infatti l'articolo 51 della legge 449 del 27 dicembre 1997 prevede esplicitamente la possibilità dell'aspettativa senza assegni per tutti i pubblici dipendenti vincitori di un assegno di ricerca»;
in realtà i primi due paragrafi si riferiscono espressamente al «congedo straordinario», mentre il terzo fa riferimento all'«aspettativa» -:
se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza in merito ai congedi di cui possono usufruire i titolari di assegni di ricerca ovvero se anche questa categoria abbia diritto ad un'aspettativa senza assegni utile ai fini della progressione di carriera, del trattamento di quiescenza e di previdenza, così come avviene espressamente per i titolari di dottorato di ricerca e di borse post dottorato.
(5-02467)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le università di Urbino, Palermo e Torino hanno attivato anni fa il corso di laurea in tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali (classe 41) e, successivamente, il corso di laurea specialistica in conservazione e restauro del patrimonio storico-artistico (classe 12/S);
i due corsi di studio sono stati organizzati integrando i percorsi formativi come se si trattasse di un percorso quinquennale avente come unico obiettivo la formazione di restauratori di beni culturali mobili che sappiano affrontare le problematiche relative al restauro, con consapevolezza scientifica e nel rispetto del contesto storico ed artistico di inserimento del manufatto;
in particolare, i laureati sono in grado di occuparsi di restauro dei dipinti su supporto ligneo e tessile, delle sculture lignee, dei materiali lapidei e derivati, delle superfici decorate dell'architettura;
considerata la specificità dei corsi, è stato scelto di caratterizzarli con una consistente attività di laboratorio affidata a docenti a contratto provenienti dall'istituto centrale per il restauro (ICR), anche per garantire una formazione in sintonia con le linee-guida del Ministero per i beni culturali. Ad essi si aggiungono i docenti delle discipline scientifiche e umanistiche, regolarmente incardinati nell'ateneo nei settori scientifico-disciplinari di competenza;
la validità dei due corsi di studio è documentata anche dal fatto che gli atenei sono stati segnalati, nelle delibere del consiglio universitario nazionale del 12 settembre 2008 e del 14 gennaio 2009, tra quelli per i quali esso ha espresso parere favorevole a disposizioni transitorie;
oggi gli stessi Atenei sono fortemente interessati ad attivare la laurea magistrale a ciclo unico, di recente istituzione, diretta alla formazione di restauratori così come prevista dal decreto ministeriale 26 maggio 2009, n. 87;
non è stato emesso il previsto decreto da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con la nuova tabella per l'offerta formativa per le discipline del restauro in modo da consentire l'avvio dei nuovi corsi nell'anno accademico 2010-2011;
non risulta attivato il comitato tecnico del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del ministero per i beni e le attività culturali previsto nel

decreto che dovrebbe valutare i requisiti e il passaggio dal vecchio e nuovo ordinamento;
sarebbe opportuno il riconoscimento del titolo di restauratore per chi si è laureato in queste università, portando avanti fin dalla loro costituzione nell'anno accademico 2000-2001 percorsi formativi del tutto in linea con l'istituto centrale del restauro e delle altre istituzioni per le quali invece sembra si riconosca il titolo con i recenti provvedimenti assunti -:
quali siano le intenzioni ed i tempi previsti per la costituzione del comitato tecnico del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del ministero per i beni e le attività culturali richiamato in premessa ed i modi ed i tempi per l'emissione di una nuova tabella per l'offerta formativa;
se non ritenga giusto con prossimi provvedimenti, anche normativi, equiparare i laureati delle università di Urbino, Palermo e Torino descritti in premessa alle istituzioni per le quali è previsto il riconoscimento automatico del titolo di restauratore.
(5-02469)

DE PASQUALE e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che sul sito istituzionale dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (ex Indire) «Conosci e commenta la Riforma», erano presenti ed attivi, alcuni siti contenenti dei forum che raccoglievano commenti ed idee in merito ai contenuti dei regolamenti che il Governo ha emanato al fine di rideterminare gli ordinamenti della scuola secondaria di secondo grado;
detti siti e forum sarebbero stati oscurati in data 4 febbraio 2010 senza alcuna motivazione;
infatti numerose testate giornalistiche, ed in particolare il giornale l'«Unità» dell'otto febbraio 2010, hanno riportato la notizia che sul web sono stati oscurati tutti i thread intitolati «Conosci e commenta la riforma»;
dagli articoli citati pare che si tratti di un atto compiuto senza alcun preavviso e senza alcuna apparente motivazione;
risulta anche, da detti articoli giornalistici, che nei forum non erano presenti interventi calunniosi o offensivi, ma interventi critici di insegnanti, studenti e genitori -:
se sia vero che detti thread siano stati oscurati senza alcun preavviso, ed in questo caso quale siano state le motivazioni che hanno spinto alla chiusura dei siti e dei forum presenti sul sito istituzionale dell'ex Indire «Conosci e commenta la Riforma».
se non ritenga urgente ed opportuno assumere iniziative per ripristinare i forum sul sito istituzionale dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (ex Indire) sopra menzionato anche alla luce di quanto detto dal Presidente del Consiglio in occasione della presentazione del riordino delle scuole superiori quando ha affermato che il riordino frutto di un ampio confronto con il mondo della scuola.
(5-02474)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto internazionale di Genova «Cristoforo Colombo» il più grande aeroporto della Liguria, l'ottavo per numero di passeggeri dell'Italia settentrionale con circa 1,2 milioni di passeggeri è il principale scalo di supporto all'aeroportualità settentrionale;

oggi l'aeroporto conta su 13 dipendenti con contratto a termine scadente il 31 maggio 2010 e il restante personale in cassa integrazione;
tale situazione di precarietà per i dipendenti rappresenta l'unico caso, tra tutti gli aeroporti del Paese, dopo il passaggio da Alitalia a CAI;
ad oggi gli incontri tra le parti sociali non hanno portato alcun risultato concreto volto a tutelare la qualità e la continuità del servizio di Genova e a consolidare la presenza e l'occupazione dei lavoratori;
il problema è già stato oggetto di precedenti interrogazioni parlamentari -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione dell'aeroporto «Cristoforo Colombo»;
quali iniziative intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori e garantire un servizio dignitoso ai passeggeri.
(5-02471)

GATTI, DAMIANO, MATTESINI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GNECCHI, MADIA, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU e MURER. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la grave crisi economica che ha investito il nostro Paese nel corso degli ultimi due anni appare, nonostante le reiterate dichiarazioni tendenti all'ottimismo di autorevoli esponenti governativi, ancora lontana dalla conclusione;
molti indicatori economici mostrano che la ripresa dell'economia italiana sarà modesta per un periodo piuttosto lungo, con conseguenze negative per il tasso di occupazione lavorativa che continuerà a diminuire anche dopo che la crescita avrà ripreso il suo cammino;
i dati OCSE non lasciano, purtroppo, margini di ottimismo riguardo alla situazione occupazionale italiana nell'immediato futuro: le previsioni dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stimano, infatti, che entro la fine del 2010 il nostro Paese toccherà un tasso di disoccupazione del 10,5 per cento, raggiungendo livelli sconosciuti da molti anni;
a pagare le conseguenze di questa drammatica situazione sono, al solito, le categorie più esposte e meno tutelate della società: giovani, precari, immigrati e donne; per queste ultime basti pensare che gli obiettivi stabiliti dai Trattato di Lisbona riguardo all'occupazione femminile fissavano la soglia del 60 per cento entro il 2010, si è invece al 47,2 per cento, 12 punti percentuali al di sotto della media dell'Unione europea;
le donne lavoratrici continuano inoltre a pagare un prezzo assai alto al momento della maternità: fonti dell'Università Bocconi attestano che, in Italia, il 25 per cento delle donne del sud, e il 19 per cento delle donne del nord, si ritrova senza lavoro dopo la nascita del primo figlio; tali cifre appaiono, ad avviso degli interroganti, indegne di un Paese civile soprattutto se si pensa che in alcune aree del Paese e per alcune tipologie contrattuali di lavoro è, purtroppo, non infrequente il ricorso da parte dei datori di lavoro al metodo delle cosiddette dimissioni in bianco, consistente nel far firmare alla neoassunta una lettera di dimissioni volontarie, su foglio bianco e senza data, da utilizzare nel caso in cui la lavoratrice rimanga incinta;
nel periodo del Governo Prodi, allo scopo di tutelare le lavoratrici e i lavoratori (poiché questo strumento è utilizzato, seppur in misura minore, anche nei confronti degli uomini, al fine di cautelarsi in caso di malattia o infortunio), e porre fine a questa triste pratica, era stata approvata dal Parlamento la legge 17 ottobre 2007, n. 188, la quale introduceva un meccanismo che impediva il ricorso alle dimissioni in bianco, prevedendo l'introduzione di un modulo informatico dotato di caratteristiche di anticontraffazione e antifalsificazione, grazie a una numerazione alfanumerica progressiva e di limitata validità temporale;
gli effetti della suddetta legge, che alla Camera è stata approvata all'unanimità

e al Senato con il voto favorevole di una parte cospicua dell'opposizione, non hanno potuto però dispiegarsi a causa della fine della legislatura e dell'avvento del Governo Berlusconi che ha provveduto immediatamente, mediante l'articolo 39, comma 10, lettera l), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, ad abrogare la norma in questione; l'attuale Governo ha giustificato tale scelta sostenendo che le procedure legate alla cosiddetta legge sulle «dimissioni in bianco» rappresentavano solamente un appesantimento burocratico e non garantivano neanche la risoluzione del problema;
l'abrogazione della legge n. 188 del 2007 è stata fortemente avversata dagli esponenti del centrosinistra, dalle organizzazioni sindacali e dai rappresentanti della società civile che più sono vicini al tema in questione, poiché con tale provvedimento è venuta meno una misura che tutelava i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori; inoltre l'abrogazione, ad avviso degli interrogante, è significativa della politica del lavoro adottata dall'attuale maggioranza parlamentare, sempre meno attenta e sensibile rispetto alle esigenze, ai diritti e alle rivendicazioni delle donne -:
quali siano i dati in possesso del Ministro interrogato al numero delle donne dimessesi «volontariamente» a un anno dalla maternità e dei contenziosi, che abbiano a oggetto la firma di un foglio di dimissioni in bianco, tra lavoratori e datori di lavoro.
(5-02473)

TULLO e ROSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la fonte Santa Rita di Né (Genova), dopo una lunga odissea di sofferenze derivanti dalla situazione di crisi dei suoi precedenti proprietari, ha trovato finalmente uno sbocco positivo con il passaggio nel 2007 alla proprietà Minerali Investimenti S.r.l.;
la società Minerali Investimenti S.r.l. attraverso il piano industriale 2007-2009, ha garantito in accordo con le organizzazioni sindacali, la salvaguardia dei posti di lavoro e la garanzia delle competenze maturate dai lavoratori con le precedenti Società;
la società Minerali Investimenti S.r.l., dopo aver proceduto a rinnovare lo stabilimento con discreti investimenti, ha provveduto a riavviare la produzione nel giugno 2008;
a tutt'oggi non risultano corrisposte ai dipendenti né la quote TFR maturate con le precedenti società, né le retribuzioni dal mese di settembre 2008;
nonostante la società Minerali Investimenti S.r.l. non abbia rispettato gli impegni assunti, i dipendenti hanno continuato a portare avanti la produzione;
il 20 gennaio 2010 il Consiglio regionale della Liguria ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna il presidente e la giunta affinché, in caso di esito negativo della trattativa in corso con le organizzazioni sindacali con la proprietà si valuti «l'opportunità di revoca della concessione mineraria alla società Minerali Investimenti Srl -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione e se non intenda assumere iniziative di propria competenza a tutela dei lavoratori.
(5-02475)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
dai primi di febbraio del 2010 le aziende che si occupano di produzione e trasformazione di alimenti in provincia di Lecce si trovano a vivere una situazione incresciosa che rischia di determinare una caduta in termini negativi dal punto di vista economico delle stesse. Le Asl hanno fatto pervenire ad un'ampia platea di imprese le comunicazioni inerenti la richiesta di pagamento del contributo previsto

dal decreto legislativo n. 194 del 19 novembre 2008 (modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari in materia di sicurezza alimentare);
tale decreto legislativo, che è stato recepito dalle singole regioni, in Puglia con delibera della giunta regionale n. 1498 del 4 agosto 2009 diventando così esecutivo, impone il pagamento di una tassa da parte delle aziende;
le aziende che devono ottemperare a quanto sopra riportato sono divise in tre categorie stabilite in base al loro volume di produzione annuo. Le aziende che si collocano nella fascia A devono pagare alle ASL di competenza una tariffa annua di 400 euro, quelle collocate nella fascia B devono pagare una tariffa annua di 800 euro, alle aziende che si collocano nella fascia C spetta pagare una tariffa annua di 1500 euro;
l'articolo 10, comma 5, dello stesso decreto legislativo prevede che in caso di inadempimento si applicano le procedure della riscossione coattiva. Trascorsi sessanta giorni dalla richiesta di pagamento della tariffa... l'importo è maggiorato del trenta per cento, oltre agli interessi maturati nella misura legale;
il versamento della suddetta tassa per l'anno 2009 era dovuto entro il 3 novembre 2010, ma quasi nessuna azienda ha proceduto al pagamento non avendo ricevuto, peraltro, dagli enti preposti una nota informativa inerente il decreto in oggetto. A tutte le aziende che non hanno pagato, la Asl di Lecce ha recapitato l'avviso di accertamento imponendo di pagare 2359 euro circa presumendo l'appartenenza di tutte alla fascia C ed applicando la maggiorazione del 30 per cento, come da procedura di riscossione coattiva, e gli interessi maturati;
peraltro occorre precisare che il 31 gennaio 2010 sono scaduti i termini per ottemperare al pagamento della tassa inerente l'anno 2010. Questo vuol dire che le aziende dovranno aspettarsi una nuova comunicazione con la quale vengono segnalati altri 2359 euro circa da pagare, gravando così le imprese salentine di un onere di ben 5000 euro circa da versare;
va sottolineato che la maggior parte delle imprese salentine appartengono alla cosiddetta fascia A e malgrado ciò sono costrette, in questa situazione, a versare un importo come se fossero collocate nella fascia C, vale a dire la più alta;
se è pur vero che la legge non ammette ignoranza, vale la pena evidenziare che una maggiore informazione degli enti preposti nei confronti delle aziende avrebbe risparmiato alle stesse un ulteriore colpo mortale all'economia delle stesse -:
se il Ministri interrogati non intendano assumere con urgenza iniziative normative affinché siano riaperti i termini utili per il pagamento della suddetta tassa in modo da consentire alle imprese di pagare il dovuto senza però soffrire e aggiungere un ulteriore peso che rischierebbe di mettere in ginocchio interi settori economici.
(4-06109)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

BURTONE, SAMPERI e BERRETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la SAT s.p.a., con sede ad Aci S. Antonio, posta in liquidazione nel gennaio 2009, ha prodotto leadsframe, supporti di base per la costruzione di transistor, circuiti integrati ed altri componenti elettronici, realizzati attraverso un processo di tranciatura con stampi in carburo progettati con macchinari sofisticati e da uno staff tecnico altamente qualificato;
la società ha iniziato la sua attività con la produzione di particolari meccanici per industrie automobilistiche quali FIAT, Marelli e Zanussi. A soli 3 anni dalla

fondazione, la SAT è stata omologata dalla Zecca italiana per la produzione di tondelli per monetazione in Italia e nei vari Paesi extraeuropei tra cui il Marocco, l'India e la Russia;
una crescita continua ha caratterizzato non solo il fatturato della società (particolarmente significativi gli anni '93/'94 e '94/'95, nei quali si è avuto ogni anno un raddoppio, e il 2002 con circa 46 milioni di euro) ma anche i livelli occupazionali con la presenza di 223 dipendenti, tutti altamente specializzati;
ha avuto tra i principali clienti, i leader mondiali nella produzione di componenti elettronici: On Semiconducrors, STATSChippac, Philips ed ST Microelectronics;
la crisi globale in questi anni ha visto ridurre questi clienti alla sola ST Microelectronics, che, a sua volta, ha delocalizzato parti della produzione in estremo oriente;
nell'ottobre 2008 è stata data notizia di una joint-venture con Interplex, una multinazionale americana che opera anch'essa nel settore della tranciatura di leadframe, in estremo oriente;
il fatturato del 2008 è stato di 15 milioni di euro;
il 20 febbraio 2009 è stato presentato un concordato preventivo che pretenderebbe lo smantellamento della società e la vendita di lotti con gravi conseguenze di carattere occupazionale per i 160 dipendenti;
dall'8 marzo 2009 tutto il personale è stato messo in cassa integrazione (legge n. 223 del 1991, articolo 3) con scadenza 8 marzo 2010;
oggi si lotta per avere una proroga di ulteriori sei mesi;
a settembre 2009 si è costituita una cooperativa «SAT Energia» nella speranza che questo possa dare vita ad un possibile reinserimento nel mondo del lavoro;
in questo anno drammatico si è sostenuto un progetto portato avanti dal dottor Salvo Raffa sul fotovoltaico denominato «centrale diffusa» che potrebbe prevedere il reinserimento dei lavoratori SAT. Il progetto discusso al Dipartimento contributi alle imprese del Ministero dello sviluppo economico a Roma rimane ancora oggi lontano da una possibile attuazione. Non è possibile che un pezzo importante come la SAT facente parte del «Progetto Etna Valley» sia smantellato e dimenticato da tutti -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per fronteggiare la crisi occupazionale che interessa i 160 lavoratori e le loro famiglie, anche mediante una proroga della cassa integrazione e il sostegno alle iniziative di reinserimento nel mercato del lavoro del citato personale, altamente qualificato nel settore.
(4-06114)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Casini e altri n. 1-00056, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mondello, Mantini, Enzo Carra, Lusetti, Mereu, Ria.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Burtone n. 5-01620, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Samperi;
l'interrogazione a risposta in commissione De pasquale n. 5-02060, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghizzoni;
l'interrogazione a risposta in commissione Marco Carra n. 5-02283, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del

22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Trappolino;
l'interrogazione a risposta in commissione Vannucci n. 5-02371, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarubbi;
l'interrogazione a risposta in commissione Delfino n. 5-02446, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Capitanio Santolini.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Casini n. 1-00056, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 78 del 4 novembre 2008.

La Camera,
premesso che:
da oltre quindici anni nella Repubblica democratica del Congo, in particolare nella provincia del Nord Kivu, è in atto un conflitto etnico e politico che ha provocato una drammatica emergenza umanitaria;
si tratta di un tragico residuo dell'atroce genocidio di un milione di tutsi e hutu nel 1994, in Rwanda; una guerra che vede contrapposti gli ex ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo del dissidente filo-rwandese Laurent Nkunda, integrate nell'esercito nazionale in seguito agli accordi di Goma del marzo 2009, che affermano di agire per difendere la comunità tutsi, e le Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (FdlR), di etnia hutu presenti nel Nord Kivu dopo gli avvenimenti del 1994 in Rwanda;
si teme che l'attuale conflitto in Nord Kivu possa estendersi a tutta la regione dei Grandi Laghi, poiché già nel nord del Paese, dove si incontrano le frontiere di Uganda, Sudan e Congo, I Lord resistance army, letteralmente Esercito di liberazione del Signore, un gruppo ribelli ugandesi famoso per la sua ferocia, sta massacrando senza pietà e apparentemente senza motivo la popolazione del Congo;
come denunciato dall'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere, nel suo rapporto annuale, la tragedia del Congo ha il triste primato di una delle crisi più ignorate del globo, di fronte alla quale la comunità internazionale appare impotente e la missione Onu un fallimento;
il New York Times, nel novembre 2009, ha pubblicato stralci di un rapporto riservato redatto da un gruppo di esperti Onu, nel quale si accerta il fallimento della missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo (Monuc) e dal quale si apprende che venticinquemila caschi blu ingaggiati per le operazioni di peacekeeping non sono riusciti a bloccare una rete criminale molto ampia gestita dalle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (FdlR), ma anche da membri del Cndp, dell'esercito congolese, della classe politica congolese e rwandese, di multinazionali e Governi occidentali, commercianti e uomini d'affari, tutti implicati in diversi modi, nel commercio illegale delle risorse minerarie del Kivu e nel traffico clandestino delle armi;
contro quella che è considerata la catastrofe umanitaria «peggiore mai vista in Africa», l'Unione europea non si è assunta la responsabilità di mandare un contingente di pace, prediligendo l'azione diplomatica;
è risultato assente il ruolo svolto dall'Unione africana nel ricercare soluzioni alla crisi della regione dei Grandi Laghi africani;
la situazione dei profughi resta di grande vulnerabilità con delle conseguenze molto serie: ci sono bambini gravemente malnutriti, specie nelle zone più remote, dove le persone si nascondono per settimane, se non mesi, nelle foreste, quando i loro villaggi vengono attaccati, mentre epidemie di colera o diarrea hanno già ucciso decine di persone nei centri di accoglienza, spesso improvvisati;

questa situazione sorprende, soprattutto, dopo l'esperienza del 1994, quando il mancato invio di una forza di pace europea contribuì al genocidio rwandese: in cento giorni furono massacrati oltre 800 mila tutsi e hutu moderati;
non si ha più contezza degli sfollati, ormai allo sbando, che non hanno accesso né a cibo, né a acqua potabile, né ad altri beni di prima necessità;
più volte è stato sollecitato il rafforzamento del contingente di caschi blu, soprattutto da parte di Amnesty international, che ha chiesto un impegno più forte del Consiglio di sicurezza Onu per porre fine alle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario nella Repubblica democratica del Congo;
il Parlamento europeo ha recentemente approvato una risoluzione (17 dicembre 2009) sulla violenza nella Repubblica democratica del Congo,

impegna il Governo:

a rilanciare, presso le sedi istituzionali dell'Unione europea, la proposta di intervenire con missioni umanitarie e di soccorso anche con unità militari, per la gestione della crisi e il ristabilimento della pace, così come fatto in Ciad per tutelare i profughi del Darfur;
ad assumere ogni utile iniziativa d'intesa con i partner europei nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e insieme all'Unione africana, volta a rafforzare e rendere più incisiva l'azione della missione Monuc, che allo stato non sembra in grado di fronteggiare la situazione attuale;
a prevedere un adeguato sostegno economico e tecnico-logistico a tutte le organizzazioni umanitarie presenti nell'area.
(1-00056)
«Casini, Vietti, Adornato, Ciccanti, Compagnon, Naro, Volontè, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Cera, Cesa, Ciocchetti, De Poli, Delfino, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Occhiuto, Oppi, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Zinzi, Mondello, Mantini, Enzo Carro, Lusetti, Mereu, Ria».
(4 novembre 2008)

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione Fava n. 5-02430, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 276 del 2 febbraio 2010.

FAVA, TORAZZI, REGUZZONI, ALLASIA e MUNERATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le difficoltà connesse alla crisi economica di alcuni settori strategici del nostro territorio non hanno mancato di colpire anche le imprese della filiera del tessile nella provincia di Mantova o di Rovigo che ospita uno tra i poli industriali più importanti del Paese per la produzione di calze;
la denuncia, nello specifico, arriva dai dipendenti della Contifibre di Casaloldo che da tempo chiedono di venire a conoscenza dei piani industriali dell'azienda, anche alla luce dell'imminente scadenza della cassa integrazione straordinaria per 72 dipendenti ed investe anche altre aziende collegate come la Contifil a Lendinara in provincia di Rovigo;
le scelte prospettate dall'azienda, che sembrerebbe sia decisa a chiudere lo stabilimento di Casaloldo, potrebbero avere un impatto devastante sul territorio che ha sempre visto nell'industria della calza un'opportunità di benessere e di sviluppo;
la Contifibre è uno dei principali fornitori di filati per l'industria della calza nel mantovano ed impiega circa 400 addetti tra Italia, Francia e Gran Bretagna con fatturato di oltre 110 milioni di euro annui;

il sistema industriale delle zone interessate rischia quindi di subire una seria battuta d'arresto per scelte che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva dello stabilimento e che potrebbero, a detta delle stesse organizzazioni sindacali, essere riconducibili a strategie di delocalizzazione della produzione -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché la Contifibre renda note e proprie scelte strategiche, anche in riferimento alle altre aziende del gruppo, attraverso l'immediata adozione di un piano industriale che tenga conto del ruolo strategico che l'industria della calza ha per il territorio, anche i termini occupazionali;
se non ritenga opportuno fare chiarezza sulla realtà di cui alle premesse al fine di poter apprendere se le azioni intraprese dalla Contifibre e dalle aziende ad essa collegate possano essere riconducibili ad una più ampia strategia di delocalizzazione della produzione. (5-02430)

Ritiro di firme da un documento di indirizzo.

Mozione Casini e altri n. 1-00056, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 novembre 2008: sono state ritirate le firme dei deputati: Tabacci, Pionati.

Ritiro di un documento di sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Garagnani n. 2-00598 del 28 gennaio 2010.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta orale Burtone e Cardinale n. 3-00620 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 208 del 24 luglio 2009. Alla pagina n. 7172, seconda colonna, alla riga trentesima, deve leggersi: «fine di accertare se si rilevino condotte lesive dei» e non «fine di accertare se si rilevino condotte dei», come stampato.