XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 22 febbraio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'11 febbraio 2010, diversi organi di stampa riportavano la notizia dell'apertura di una inchiesta da parte della procura della Repubblica di Palermo sullo smaltimento del percolato nella discarica di Bellolampo: l'ipotesi è quella di «disastro ambientale»;
sono indagati nell'inchiesta il commissario liquidatore dell'Amia, Lo Cicero, e altre cinque persone, tra le quali i funzionari dell'Amia Aldo Serraino e Giovanni Gucciardo, che si sono alternati nella gestione del sito;
i pubblici ministeri ipotizzano i reati di disastro colposo, gestione non autorizzata di rifiuti speciali e traffico di rifiuti;
nell'area della discarica, il liquido che nasce dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla loro decomposizione, ha formato una sorta di enorme lago, 100 metri di diametro contenente 2.500 metri cubi di percolato, che è tracimato oltre la recinzione dell'area;
un pool di esperti nominati dai magistrati ha raccolto e sta esaminando campioni della sostanza anche per accertare se esista un rischio di inquinamento per le falde acquifere utilizzate per alimentare i rubinetti di gran parte della città di Palermo;
la posizione della discarica comporta che suolo, falde idriche, acque superficiali, aria, paesaggio e strutture residenziali siano esposti al pericolo di contaminazione in quanto non protetti da altro che dalla distanza e dalle circostanze atmosferiche;
al centro dell'indagine ci sono anche le ecoballe provenienti dalla raccolta differenziata che, invece di essere smaltite nei centri speciali, sarebbero finite in discarica insieme ai rifiuti ingombranti e ai tronchi delle palme uccise dal punteruolo;
il percolato va trattato e portato in siti speciali per lo smaltimento;
come si legge in un articolo di la Repubblica dell'11 febbraio 2010, la discarica di Bellolampo conferisce il percolato a tre impianti esterni (uno dell'Amap, uno a Gioia Tauro e uno a Carini), ma non è sufficiente, come ha spiegato Lo Cicero che però ha dichiarato che «al momento non c'è rischio di inquinamento per le falde acquifere». «Il lago si è creato dopo le piogge eccezionali - spiega - i detriti piovuti dalla montagna hanno scavalcato il muretto di contenimento di 50 centimetri: ci stiamo attrezzando per alzarlo e per prosciugare il percolato».
in realtà il lago di percolato si forma assai di frequente nella discarica, come è avvenuto anche durante la visita della Commissione bicamerale sui rifiuti a settembre 2010;
questa indagine va ad aggiungersi a quelle riguardanti la gestione amministrativa di Amia per la quale il tribunale fallimentare ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica, e ha dichiarato lo stato di insolvenza;
il provvedimento ha contestualmente stabilito che l'azienda sarà temporaneamente sottoposta all'amministrazione straordinaria da parte di tre commissari già indicati dal ministero dell'economia e delle finanze Paolo Lupi, Giuseppe Romano e Salvatore Sorbello;
intanto il giudice dell'udienza preliminare di Palermo Giuseppe Sgadari ha

rinviato a giudizio per falso in bilancio l'ex presidente dell'Amia, il Senatore del Popolo della libertà Enzo Galioto, l'ex direttore generale della società, Orazio Colimberti, e altre sette persone tra cui i componenti dell'ex consiglio di amministrazione, per falso in bilancio e falsi sulle relazioni delle società di revisione. Imputata anche l'azienda per non avere vigilato sull'operato dei propri amministratori;
Amia è stata di recente posta in liquidazione e sottoposta a gestione commissariale;
sulla stampa del 17 e 18 febbraio 2010 si evidenzia che la città è ancora una volta sommersa dai rifiuti;
a gennaio 2010 è stata prorogata l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 5 febbraio 2009 «Disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani nel territorio della provincia di Palermo. (Ordinanza n. 3737)» con la quale il prefetto di Palermo è stato nominato Commissario per l'emergenza -:
quali azioni siano state messe in atto a seguito dell'ordinanza che ha sancito lo stato di emergenza, segnatamente per la bonifica della discarica di Bellolampo;
se corrisponda a verità, come si evince dagli articoli di stampa, che la gestione della discarica sia stata lasciata all'Amia, seppure quest'ultima, come evidenziato in premessa, non sia palesemente in grado di affrontare un problema grave quanto la presenza di una tal quantità di percolato;
se corrisponda a verità, come si evince dagli articoli di stampa, che i commissari liquidatori indicati dal Ministero dell'economia e delle finanze non abbiano ancora assunto le loro funzioni, con l'effetto di ritardare i pagamenti verso i creditori.
(5-02533)

TENAGLIA, LOLLI e MARAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da notizie riportate da organi di stampa si apprende che la notte del 6 aprile 2009, la notte del terribile terremoto in Abruzzo, nel corso di alcune intercettazioni ordinate dal giudice delle indagini preliminari Rosario Lupo nell'ambito delle indagini sulle vicende de La Maddalena, si sentono due imprenditori, Francesco De Vito Piscicelli e Pierfrancesco Gagliardi, che gioiscono e ridono in previsione degli appalti per la ricostruzione de L'Aquila;
il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta, a proposito di questa inquietante vicenda, aveva dichiarato «Le brutte persone che ridevano del dramma de L'Aquila e che pensavano di lucrare illeciti guadagni non hanno nulla a che fare con questa città. Nessuna di loro ha messo piede a L'Aquila, né ha avuto un euro dalla ricostruzione»;
in un'intervista rilasciata al quotidiano il Riformista il presidente della regione Abruzzo Gianni Chiodi, smentisce le dichiarazioni del sottosegretario Letta, affermando che lo stesso appare in possesso, in relazione al ruolo di quegli imprenditori, «di informazioni sbagliate» -:
se il Governo non ritenga di dovere fare con urgenza chiarezza su questa gravissima vicenda, rendendo nota la lista delle aziende che hanno operato e stanno operando nei cantieri post-sisma, al fine di appurare se gli imprenditori che ridevano la notte del terremoto o imprese a loro riferibili hanno partecipato o meno alla ricostruzione, e, in caso affermativo, quali iniziative il Governo intenda assumere per attuare la immediata revoca delle commesse, affinché chi ha riso del dramma abruzzese sfregandosi le mani in previsione di un enorme arricchimento sul dolore di una popolazione così gravemente colpita, venga totalmente estromesso da qualunque attività connessa alla ricostruzione.
(5-02534)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa, presso la discarica di Chiaiano, sono stati bloccati due auto-compattatori che insieme a rifiuti solidi urbani trasportavano anche iodio 131, una sostanza radioattiva utilizzata per curare le neoplasie della tiroide;
il materiale sarebbe stato prelevato proprio presso gli ospedali del capoluogo campano, secondo quanto riportato dagli stessi autisti agli uomini dell'esercito che presidiano il sito;
non si tratta dell'unico caso: infatti, tra i mesi di settembre e ottobre del 2009, altrettanti auto-compattatori furono fermati all'ingresso della discarica, proprio per esaminare il materiale trasportato. Da allora, tuttavia, nessun dato è stato reso noto;
a Marano, il centro alle porte di Napoli da dove i tir carichi di rifiuti transitano per accedere alla discarica, l'aria è diventata irrespirabile a qualsiasi ora del giorno;
con il decreto-legge n. 195 del 2008 sono cessate le strutture di missione di cui al decreto-legge n. 90 del 2008 e sono state istituite una «unità stralcio» e una «unità operativa» coordinate dal comandante del comando logistico sud;
in particolare, all'unità operativa spetta, tra l'altro, l'attività di coordinamento dei flussi dei rifiuti -:
se corrisponda al vero quanto sopra esposto;
con quali misure si intenda risolvere il problema sollevato;
se e quali iniziative si intendano avviare affinché venga posto rimedio alla grave situazione di disagio per i cittadini che popolano l'area citata.
(4-06231)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:

GHIGLIA e STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 gennaio 2010 è Stato prorogato lo stato di emergenza in relazione alla grave situazione determinatasi nello stabilimento «Ecolibarna» in Serravalle Scrivia (Alessandria), dove sono in corso interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento di rifiuti pericolosi ivi ubicati e di cui il prefetto di Alessandria era stato nominato commissario delegato per l'attuazione degli stessi;
le azioni commissariali sono state finora svolte individuando alcune urgenti priorità (realizzazione di una barriera idraulica, caratterizzazione delle aree esterne e gestione delle discariche di rifiuti pericolosi e di melme acide) aventi innanzitutto l'obiettivo della messa in sicurezza del sito in via permanente, il cui onere complessivo ammonta a circa 14 milioni di euro e la cui copertura finanziaria non è ad oggi completamente garantita, mentre una bonifica integrale del sito richiederebbe un fabbisogno stimato di circa 40 milioni di euro;
il prefetto di Alessandria ha inviato un resoconto dell'attività svolta evidenziando ancora le esigenze finanziarie indispensabili per proseguire gli interventi e segnalando, fra l'altro, che una quota parte dell'importo pari a euro 797.927,79

euro, già reso disponibile con precedenti atti è risultato «perento» e quindi non effettivamente utilizzabile -:
quali provvedimenti intenda adottare per sbloccare la quota parte dell'importo pari a euro 797.927,79 - già reso disponibile con precedenti atti e risultato «perento» e quindi, fino ad oggi, non effettivamente utilizzabile o per garantire i finanziamenti necessari per completare la bonifica e il risanamento ambientale del sito dell'Ecolibarna di Serravalle Scrivia (Alessandria).
(5-02527)

NUCARA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le regioni Calabria e Sicilia, sono interessate periodicamente da gravi fenomeni atmosferici che provocano devastazioni al territorio e decine di vittime;
con interrogazione a risposta immediata presentata in assemblea, esattamente un anno fa, in seguito ad una serie di eventi drammatici, l'interrogante aveva posto la questione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ottenendo una risposta non esaustiva;
già precedentemente, il 23 gennaio 2009, l'interrogante si era premurato di sottolineare con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri la gravità della situazione idrogeologica calabrese;
da anni, i fondi destinati alla difesa del suolo vengono distribuiti a pioggia, talvolta su zone definite non ad elevato rischio idrogeologico e con importi bassissimi non sufficienti nemmeno ad iniziare i lavori di messa in sicurezza del territorio individuato;
la commissione ambiente della Camera dei deputati ha da poche settimane concluso una indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio e la difesa del suolo approvando all'unanimità un importante documento conclusivo che analizza e approfondisce lo stato del dissesto idrogeologico del nostro Paese;
tale documento conclusivo, dal quale si evince che l'80 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico e che le risorse finanziarie sono poche, ma anche gestite male, potrebbe diventare una base programmatica per il Governo in materia di difesa del suolo;
il Governo, in linea con quanto indicato dalla Commissione ambiente, in sede di approvazione del citato documento conclusivo, ha approvato con la legge finanziaria per il 2010 una misura che permette la realizzazione di un programma straordinario per la manutenzione del territorio, al fine di evitare di giungere alle situazioni di emergenza -:
se non ritenga necessario un adeguato impegno finanziario del Governo al fine di avviare un programma pluriennale di interventi indispensabili per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese, dando quindi assoluta priorità agli interventi di messa in sicurezza delle zone a rischio più elevato, senza lasciarli alla discrezione dei singoli, ma ricorrendo ad un unico provvedimento in cui si concentri la capacità di prevedere i possibili interventi sul territorio, nonché, in considerazione del fatto che al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è cambiata la guida della direzione generale difesa del suolo, ad avviare una verifica interna al fine di individuare eventuali responsabilità e negligenze che hanno portato ad un uso non efficace delle poche risorse disponibili.
(5-02528)

LIBÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si apprendono notizie sempre più preoccupanti riguardanti lo stato in cui versa la discarica comprensoriale dei piani di Tiedoli, ubicata nel comune di Borgo Val di Taro, in provincia di Parma;

risulterebbe, infatti, che dall'impianto (costruito sopra una frana quiescente e chiuso nel 2007), si susseguono ininterrottamente da tempo perdite di percolato con susseguente sversamento dello stesso nell'ambiente e smottamenti delle pareti che provocano continue emergenze dovute ai movimenti geologici dell'impianto con fessurazione dei terreni e dei muri di contenimento;
la cattiva gestione durante il periodo in cui la discarica è stata operativa, il sovrautilizzo della stessa che progettata per centomila tonnellate ha raccolto il quintuplo arrivando ad allocare cinquecentomila tonnellate e la mancata realizzazione dello opere per la messa in sicurezza dei rifiuti necessarie portano ad oggi una situazione ingestibile che minaccia fortemente la salute e l'incolumità dei cittadini;
sono anni che sulla vicenda del recupero dell'area si continuano a verificare, ad avviso dell'interrogante, continue inadempienze politico-amministrative da parte degli attori interessati per competenza alla gestione dell'impianto, che hanno portato ad una scarsa considerazione della problematica ambientale-sanitaria che è in atto nell'area interessata, alla mancata adozione di misure per il completamento delle opere di messa in sicurezza dell'impianto e, inoltre, allo sperpero di ingenti somme di denaro pubblico destinato agli interventi in questione;
a questo si aggiunga, tra l'altro, l'ipotesi che le risorse richieste per la gestione delle opere successive alla chiusura dell'impianto saranno recuperate attraverso il carico fiscale nei confronti dei cittadini/contribuenti costretti a pagare un incremento delle imposte sui rifiuti a fronte di un servizio mai realizzato -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per la risoluzione della problematica sopra esposta, ed evitate così gravi danni all'incolumità e alla salute dei cittadini della zona, che continuano a subire una situazione inaccettabile.
(5-02529)

TOGNI, LANZARIN, GUIDO DUSSIN, FAVA e FEDRIGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 17 dicembre 2009, recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dell'articolo 14-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, seppur perseguendo nobili obiettivi per il controllo e la repressione delle attività illecite connesse con il ciclo di gestione e dello smaltimento dei rifiuti, ha creato difficoltà e preoccupazione tra gli operatori del settore;
le avversità degli operatori alle disposizioni del decreto sono dovute soprattutto:
a) alla rilevante confusione interpretativa, aggravata dal fatto che la violazione degli obblighi e delle prescrizioni è sanzionata oltre che civilmente anche penalmente;
b) alla scarsità dei mezzi previsti per garantire un soddisfacente controllo ed una adeguata preparazione delle autorità pubbliche deputate alla gestione del sistema;
c) alla previsione di costi eccessivi che penalizzerebbero sopratutto le micro e le piccole imprese che costituiscono la maggioranza degli operatori interessati;
d) all'incertezza sulla gestione del SISTRI per il tratto italiano percorso dagli autotrasportatori in caso di smaltimento dei rifiuti all'estero;
la maggior parte dei dubbi sulla legittimità del decreto sono dovuti:
a) all'omissione della notifica del provvedimento in via preliminare alla Commissione europea, mentre tale procedura risulterebbe perentoria ai sensi della direttiva 98/34/CE, come modificata dalla

direttiva 98/48/CE, recepita dall'Italia ai sensi del decreto legislativo n. 427 del 2000;
b) alla mancata armonizzazione del decreto con le altre normative coesistenti ed in particolare con la normativa relativa al trasporto delle merci pericolose, approvata in via definitiva nel Consiglio dei ministri del 22 gennaio 2010, che potrebbe trattare fattispecie consimili a quelle trattate dal decreto medesimo;
c) alla mancata esplicita istituzione del sistema SISTRI, in quanto il decreto definisce una disciplina ma non provvede ad istituire un sistema, ciò che rende lo stesso SISTRI privo di personalità giuridica ed incapace di essere centro di imputazione di diritti e di doveri, ossia privo di legittimazione attiva in sede giudiziale;
d) all'omissione della richiesta del parere al Consiglio di Stato, nonostante si tratti di un decreto di natura regolamentare;
e) al mancato rispetto dei principi del libero mercato e della concorrenza, a causa della previsione di un dispositivo all'allegato 1 b) che tipizza e restringe il numero delle officine autorizzate alla consegna e all'installazione della black box -:
se le difficoltà interpretative, gli obblighi aggiuntivi e i costi eccessivi a carico delle imprese non rischiano di diventare motivi validi per l'impugnazione del decreto e il suo conseguente annullamento, anche sulla base dei presunti vizi illegittimanti esposti in premessa, così portando al fallimento un sistema altrimenti utile per il controllo e la repressione delle attività illecite connesse con il ciclo di gestione e lo smaltimento dei rifiuti.
(5-02530)

MARIANI e BRATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la Società Sogesid s.p.a. era stata istituita, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 aprile 1993, n. 96, allo scopo di affidare alla stessa, in regime di concessione, gli impianti idrici già detenuti dalla Cassa del Mezzogiorno;
nel corso degli anni, tuttavia, la Sogesid s.p.a. ha visto continuamente ampliate le sue competenze e le peculiarità relative alle modalità e agli strumenti di intervento, grazie a successivi passaggi normativi fra i quali, ad esempio, l'articolo 3 del decreto legislativo n. 163 del 2006, in forza del quale la Sogesid s.p.a. - come si legge nel sito internet della società - rientra nel novero di quei soggetti che non sono tenuti ad espletare le procedure di evidenza pubblica per lo svolgimento delle attività ad essa affidate, ovvero la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), che ne ha disposto, all'articolo 1, comma 503, la trasformazione in una società in-house, cioè un ente strumentale alle finalità ed alle esigenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, consentendo, in forza di tale trasformazione, che alla Sogesid s.p.a. fossero trasferite molte competenze istituzionali del Ministero;
attualmente, quindi, l'operato della Sogesid s.p.a. insiste nei più svariati settori - quali l'assistenza tecnica alle varie direzioni generali del Ministero, inclusa la direzione VIA, la definizione di interventi di messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati di interesse nazionale, il supporto alla redazione dei piani di tutela delle acque e talvolta a quelli di monitoraggio, senza peraltro il coinvolgimento delle ARPA, che di tali attività sono titolari, la partecipazione a tavoli tecnici, forum e progetti internazionali in materia di risorse idriche, anche con funzioni di rappresentanza, lo svolgimento di campagne informative in materia ambientale, il monitoraggio e la vigilanza in materia di rifiuti -, per i quali sono evidenti i profili di sovrapposizione con le competenze istituzionali attribuite all'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA);
tale sovrapposizione di ruoli e di attività risulta palesemente contraddittoria

rispetto all'obiettivo, tante volte richiamato dal Governo in carica, e in sé condivisibile, di utilizzare al meglio le risorse umane, tecniche ed economiche della pubblica amministrazione;
ancor più grave è il fatto che le attività affidate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a Sogesid s.p.a. vengano nella maggioranza dei casi subappaltate da quest'ultima a soggetti terzi, e che la Sogesid s.p.a. a quel che consta agli interroganti assuma personale bypassando le procedure concorsuali costituzionalmente prescritte per l'accesso ai ruoli dello Stato;
infine, la circostanza che Sogesid s.p.a. svolga anche attività di progettazione esecutiva e direzione lavori porta, da un lato, a situazioni di conflitto d'interessi in relazione ai compiti autorizzativi e di controllo attribuiti al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dall'altro, a gravi distorsioni sul mercato della progettazione, con serie difficoltà per i professionisti e le imprese operanti soprattutto nel settore dell'ingegneria ambientale -:
quali siano, in un'ottica di trasparenza fondamentale per scongiurare i rischi sopra evidenziati di sovrapposizione di competenze, di conflitto d'interesse e di distorsione del mercato, il numero dei contratti stipulati dalla Sogesid s.p.a., la tipologia contrattuale e, per ogni singolo contratto, l'ammontare economico e le controparti contrattuali, nonché quante volte negli ultimi anni e per quali importi la Sogesid s.p.a. abbia operato a causa di ordinanze di protezione civile o di stato di emergenza rifiuti.
(5-02531)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la stampa ha dato ampio risalto alla notizia delle migliaia di crisi di panico che hanno colpito altrettante persone, nella maggior parte dei casi minorenni, durante la visione del film «Paranormal Activity»;
il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane senza divieti di visione per i minorenni, il che ha comportato anche la messa in onda degli spot promozionali di «Paranormal Activity» anche in televisione;
la scelta operata dalla commissione per la revisione cinematografica del Ministro dei beni e delle attività culturali è in controtendenza rispetto a quanto avvenuto in Gran Bretagna, Germania, Francia e Olanda dove invece ci sono state restrizioni -:
quali eventuali iniziative ritenga di assumere per modificare i criteri che guidano i lavori della commissione per la revisione cinematografica in modo che essi affermino un indirizzo culturale chiaro che consiste nel non esaltare la violenza e la paura agli occhi dei minori.
(4-06233)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il problema degli indennizzi agli italiani che hanno perduto i loro beni nelle ex colonie si trascina dai tempi del trattato di pace del 1947 e non è stato fino ad oggi risolto in modo definitivo, nonostante i numerosi interventi a livello legislativo;
nell'anno 1970, a seguito del mutamento del regime di governo, i nostri connazionali residenti in Libia ed i loro danti causa, subivano, in quanto cittadini italiani, l'espulsione dal territorio libico e la confisca di tutti i loro beni da parte del Governo della Libia, in violazione del

trattato Italo-Libico del 1956, nonché delle Risoluzioni dell'ONU relative alla proclamazione di indipendenza della Libia, che garantivano diritti ed interessi della comunità italiana;
in quella occasione, probabilmente per ragioni di opportunità politica ed economica, il Governo italiano ritenne di dover accettare il fatto compiuto senza denunciare la violazione del Trattato del 1956 e senza avvalersi della clausola arbitrale espressamente prevista dall'articolo 17 del Trattato medesimo;
il Parlamento italiano ha approvato, dapprima la legge del 6 dicembre 1971, n. 1066, con la quale si riconosceva un acconto sugli indennizzi spettanti ai cittadini italiani per i beni perduti, e successivamente le leggi del 28 novembre 1980 n. 16, legge del 5 aprile 1985 n. 135 del 29 gennaio 1994 n. 98 e infine l'articolo 4 della legge n. 7 del 6 febbraio 2009;
in base a quanto stabilito dalla legge n. 98 del 1994, in merito agli indennizzi per i beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana e all'estero, l'istanza di risarcimento dei beni confiscati costituisce un diritto soggettivo perfetto;
i soggetti danneggiati dalla confisca dei beni da parte della Libia lamentano un comportamento non conforme nella gestione delle pratiche da parte degli organi competenti;
la pronuncia da parte della commissione interministeriale competente dei beni confiscati dovrebbe essere effettuata sulla base di dati adeguati e precisi, precedentemente esaminati con attenzione dall'Ufficio tecnico erariale, oggi Agenzia del territorio;
in alcuni casi, l'errata analisi e la conseguente imprecisa interpretazione dei dati forniti dagli interessati ha fatto emergere numerose discordanze nelle stime dei beni e le relative valutazioni dei patrimoni confiscati con errori materiali effettuati dal funzionario incaricato dall'Ufficio tecnico erariale nel leggere e interpretare planimetrie e piantine;
i soggetti danneggiati dalla confisca si trovano nella condizione di dover accettare passivamente risarcimenti nettamente inferiori all'effettivo valore dei loro beni, sulla base di parametri inadeguati;
è stato, pertanto, ad avviso dell'interrogante, disatteso lo spirito di equità della legge sull'indennizzo la quale indica che il riferimento debba essere preso nei valori medi e più probabili al fine di ottenere valutazioni eque per tutti gli aventi diritto;
ulteriore danno deriva dall'accettazione con riserva delle domande presentate, in quanto queste non possono essere revisionate poiché non sussistono né nuovi termini né la possibilità di riapertura di quelli già fissati per i beni già indennizzati;
sono state, altresì, respinte domande supportate da documentazione probatoria integrativa perché la norma non prevede la riapertura di nuovi termini per i beni già indennizzati;
la norma recata della legge n. 7 del 6 febbraio 2009, recante la ratifica del Trattato di amicizia, parternariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Libia, all'articolo 4, che disciplina il «Riconoscimento di un ulteriore indennizzo ai soggetti titolari di beni, diritti e interessi sottoposti in Libia a misure limitative», non stabilisce nuovi termini, né riapre quelli già fissati, per le richieste di revisione dei beni già indennizzati;
il citato articolo 4, comma 5, della legge n. 7 del 2009 stabilisce «Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare previo parere delle Commissioni parlamentari permanenti per materia e per i profili finanziari, sono stabilite la misura e le modalità di corresponsione dell'indennizzo»;
in Parlamento sono all'esame delle competenti commissioni permanenti diverse proposte di legge presentate da vari

Gruppi, riguardanti gli indennizzi a cittadini e imprese italiani allontanati dalla Libia e dalle ex-colonie -:
se il Ministro, anche in sede di emanazione del decreto di cui al citato comma 5 dell'articolo 4 della legge n. 7 del 2009, non ritenga necessario considerare la possibilità della riapertura dei termini per la revisione e la stima dei beni confiscati nel processo di nazionalizzazione forzata operato dal colonnello Gheddafi ai danni di nostri connazionali, assumendo le opportune iniziative in proposito per garantire alle vittime un indennizzo congruo ed in linea con il valore dei beni abbandonati.
(4-06227)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
al fine di risolvere le incertezze interpretative circa il criterio di retribuzione dei magistrati onorari di tribunale previsto dall'articolo 4 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 273, in sede di conversione del decreto-legge n. 151 del 2008 è stato approvato un emendamento con il quale il legislatore ha confermato il diritto dei vice procuratori onorari ad un compenso per l'attività ulteriore rispetto alla partecipazione all'udienza (senza l'introduzione di maggiori oneri per la finanza pubblica), ma persiste nel negarla ai giudici onorari per la redazione dei provvedimenti, il che comporta una evidente disparità di trattamento non solo rispetto ai vice procuratori onorari, ma anche rispetto ai giudici di pace;
i vice procuratori onorari in servizio presso il tribunale di Roma e di Torino, ai quali, con nota ministeriale del 2 agosto 2007, in via cautelativa e in attesa di un chiarimento normativo, è stata sospesa la liquidazione della retribuzione per l'attività svolta «fuori udienza», si sono rivolti all'autorità giudiziaria territorialmente competente chiedendo la condanna del Ministero della giustizia al pagamento dei compensi relativi al periodo agosto 2007-novembre 2008;
i tribunali di Torino e di Roma, riconoscendo fondata la domanda dei vice-procuratori onorari, ha emesso i richiesti decreti ingiuntivi in favore degli istanti;
il Ministero della giustizia non si è opposto al decreto ingiuntivo concesso ai ricorrenti romani (che nel frattempo è divenuto esecutivo), mentre ha impugnato il decreto ingiuntivo emesso in favore dei magistrati onorari di Torino;
nel successivo giudizio di opposizione il tribunale di Torino ha dato ragione ai creditori opposti, condannando l'opponente alle spese di lite, ciononostante il Ministero ha deciso di proporre appello avverso tutte le predette sentenze, peraltro disattendendo il parere contrario dell'Avvocatura dello Stato, la quale, ritenendo non esservi fondati motivi di impugnazione, ha consigliato gli Uffici di Via Arenula di soprassedere anche al fine di «evitare ulteriori spese di giudizio»;
ad avviso degli interroganti non è accettabile che una Amministrazione dello Stato, nonostante il parere contrario espresso dall'Avvocatura generale, agisca deliberatamente contro il proprio personale, in questo caso magistrati onorari, per di più essendo assai probabile l'esito della controversia, atteso che i predetti atti di appello sono tutti destinati, verosimilmente, a risolversi contro l'Amministrazione comportando rilevanti spese per le casse dello Stato;
in data 4 settembre 2008 - ossia prima dell'approvazione dell'emendamento che ha stabilito il diritto dei vice procuratori onorari ad un compenso per l'attività ulteriore svolta rispetto alla partecipazione all'udienza nonché lo scatto della seconda indennità nel caso in cui

l'attività lavorativa duri più di cinque ore, prevedendo espressamente il diritto alla retribuzione anche per l'attività svolta fuori udienza dai vice procuratori onorari - il dipartimento per gli affari di giustizia ha emanato una circolare che, rinnegando ben tre circolari emanate precedentemente dal medesimo ufficio, negava la doppia indennità di udienza ai magistrati onorari di tribunale, in sostanza dimezzando la loro retribuzione;
sulla base della predetta circolare, peraltro impugnata dalla Federazione nazionale magistrati onorari di tribunale (Feder.m.o.t.) avanti al Tribunale amministrativo del Lazio, il Ministero della giustizia ha disposto una serie di accertamenti ispettivi presso la sezione distaccata di Empoli del tribunale di Firenze, all'esito dei quali i dirigenti ispettori hanno ordinato al tribunale di recuperare le somme liquidate ai giudici onorari di tribunale a titolo di doppia indennità;
il tribunale di Firenze, dopo aver messo in mora i giudici onorari di tribunale, ha disposto il totale blocco dei pagamenti spettanti a tutti i giudici onorari di tribunale del capoluogo toscano (dunque non solo a quelli in servizio presso la sezione distaccata di Empoli) in relazione all'attività da questi svolta successivamente alla circolare del 4 settembre 2008, tutto ciò in attesa di monitorare ogni compenso liquidato ai magistrati onorari a partire dall'anno 2003 e al fine di conteggiare le somme loro liquidate «indebitamente» secondo la richiamata circolare;
i giudici onorari presso il tribunale di Firenze sono riusciti ad ottenere, con procedimento d'urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile, lo sblocco della liquidazione dei compensi loro spettanti per l'attività corrente;
trattamento analogo a quello subito dai giudici ordinari di tribunale presso il tribunale di Firenze è stato riservato, secondo gli interroganti fuori da ogni logica giuridica, economica e di buon senso, anche ai vice procuratori onorari presso il tribunale di Perugia;
va sottolineato che un Governo inadempiente alle proprie obbligazioni nei confronti di magistrati che servono lo Stato, rappresenta uno Stato inadempiente verso se stesso, e il precario trattamento economico riservato a giudici onorari di tribunale e vice procuratore ordinario, peraltro aggravato dalle richiamate circolari, rischia di porsi in palese contraddizione con i princìpi di autonomia ed indipendenza della magistratura;
il disegno di legge diramato in consiglio dei ministri giovedì 17 dicembre 2009, intitolato «riforma organica della magistratura onoraria», continua a riservare un sistema di pagamento a cottimo nei confronti dei magistrati onorari omettendo di riconoscere loro copertura in caso di malattia, maternità e previdenza, e la Feder.m.o.t., con il comunicato del 14 febbraio 2010 ha deciso, nell'ambito dell'iniziativa «Notte sulla Giustizia», di proclamare l'astensione delle udienze civili e penali per cinque giorni a partire dal 1o marzo -:
a quanto ammonti complessivamente la somma che il Ministero della giustizia è stato condannato a pagare nel corso delle varie procedure civili intentate contro di esso dai magistrati onorari di tribunale di Torino, Roma e Firenze, in particolare quanto è stato condannato a versare a titolo di sorte, quanto per interessi e quanto per spese di lite;
quali siano i motivi in base ai quali il Ministero della giustizia ha deciso di opporsi ai decreti ingiuntivi emessi in favore dei vice procuratori onorari di Torino e non avverso quelli chiesti e ottenuti dai magistrati onorari di Roma, che nel frattempo sono divenuti esecutivi;
per quali motivi, nonostante il parere contrario dell'Avvocatura dello Stato, sia stato proposto appello avverso le sentenze con le quali il tribunale di Torino ha confermato i decreti ingiuntivi emessi in favore dei vice procuratori onorari del capoluogo piemontese e se non intenda rivedere tale decisione;

se, anche alla luce del provvedimento emesso dal tribunale di Firenze in sede di procedura d'urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile, il Ministro non intenda rivedere la circolare del 4 settembre 2008 a causa della quale è stato disposto il totale blocco dei pagamenti spettanti a tutti i giudici onorari di tribunale del capoluogo toscano in relazione all'attività da questi svolta successivamente alla emissione del citato provvedimento ministeriale;
se non intenda convocare con urgenza i rappresentanti della magistratura onoraria, istituendo con ciò un tavolo di confronto sul disegno di legge governativo di riordino della categoria.
(4-06232)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 2010 il quotidiano on-line «Ristretti Orizzonti» riportava una nota intitolata: «Palermo: Asl impedisce ai volontari di portare vestiti ai detenuti»;
la nota dà conto della seguente dichiarazione di Lino Buscemi, segretario generale della Conferenza italiana dei garanti regionali dei diritti dei detenuti: «Per fare arrivare vestiario e biancheria intima ai bisognosi detenuti extracomunitari delle carceri palermitane di "Pagliarelli" e "Ucciardone", l'ufficio del garante per la Sicilia ha chiesto alla missione "Speranza e carità" di Biagio Conte, se era possibile far pervenire, prelevandolo dai propri magazzini, quanto necessario per alleviare disagi e sofferenze. La risposta è stata disarmante ed allo stesso tempo incredibile. La missione, per come ha riferito Don Pietro Vitrano, non può intervenire perché la Asl competente, a quanto pare per motivi di igiene e sicurezza, ha emesso una diffida che impedisce, agli operatori di carità, di immagazzinare, pulire e distribuire vestiario proveniente da donazioni effettuate dai palermitani. In una città martoriata dal bisogno e dalla povertà ci voleva pure che legassero le mani a quell'angelo dei poveri che è Biagio Conte. Ho informato dell'accaduto il garante, senatore Salvo Fleres, il quale presenterà immediatamente una interrogazione parlamentare a riguardo sia per conoscere la realtà dei fatti che per sollecitare urgenti interventi amministrativi atti a riattivare quello che ormai, a Palermo, è diventato un insostituibile servizio (gratuito) di solidarietà umana e di grande attenzione verso gli ultimi. In attesa che si risolva il problema mi auguro che le autorità penitenziarie, con i propri fondi, non facciano mancare l'indispensabile a tutela della dignità umana delle persone private della libertà personale» -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
se l'amministrazione penitenziaria intenda provvedere direttamente alla pulitura, all'immagazzinamento e alla conseguente distribuzione del vestiario proveniente dalle donazioni effettuate dai palermitani alle persone detenute, e quali iniziative di competenza possano essere assunte al fine di rendere nuovamente possibile l'espletamento del servizio offerto dalla Missione «Speranza e carità» di Biagio Conte, così come indicato in premessa.
(4-06237)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le modalità di versamento dette sanzioni amministrative pecuniarie sono stabilite dal decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 237, Modifica della disciplina in materia di servizi autonomi di cassa degli uffici finanziari; dall'articolo 11 della legge 24

novembre 1981, n. 689, Modifiche al sistema penale (per ciò che concerne i criteri per l'applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie), nonché dall'articolo 27 della succitata legge, per ciò che concerne l'esecuzione forzata -:
in difformità da quanto stabilisce la predetta normativa, la sezione contenzioso della capitaneria di porto di Monfalcone ingiunge al trasgressore l'obbligo perentorio di spedire ovvero trasmettere via telefax tale ricevuta («La Sezione contenzioso del Servizio personale marittimo attività marittime e contenzioso della Capitaneria di Porto di Monfalcone resta in attesa della ricevuta di avvenuto pagamento anche tramite telefax al n. 0481/496646»);
ai sensi della normativa richiamata il trasgressore è tenuto solo ad effettuare il pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria presso qualsiasi istituto bancario o agenzia postale entro e non oltre il termine di trenta giorni dalla data di notifica della medesima e non anche a provvedere, a sue spese, alla trasmissione della ricevuta comprovante l'avvenuto pagamento della stessa sanzione, dal momento che l'accredito della somma deve risultare alla tesoreria dell'ente competente -:
se intenda intervenire presso la capitaneria di porto di Monfalcone al fine di chiedere, chiarimenti circa tale procedura - ad avviso dell'interrogante - di dubbia legittimità.
(4-06229)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Kotbomar Elsayed, cittadino egiziano, nato ad Alessandria il 21 marzo 1960, in Italia con regolare permesso di soggiorno dal 1990, non si è mai allontanato dal territorio italiano se non per brevi periodi, per visitare i parenti in Egitto o quelli della moglie in Romania;
il signor Kotbomar, sposato con Anna Luminita, cittadina romena, nata a Jas'i il 27 maggio 1970, risiedeva in via Portuense 193/2 a Roma al momento del matrimonio celebrato nella primavera del 2004 con rito musulmano in Egitto;
nell'aprile 2004 la famiglia si è trasferita vicino al ristorante di proprietà del signor Kotbomar situato nel quartiere Monti di Roma, precisamente in via San Martino ai Monti 36/2 con contratto intestato alla signora Luminita e ha lasciato indicazioni ai Vigili Urbani del trasferimento. La reperibilità, pur segnalata, non sarebbe stata segnalata ai servizi del comune; a seguito di questa mancanza il signor Kotbomar è stato considerato non reperibile per 19 mesi;
il signor Kotbomar, decidendo di sposarsi anche civilmente in Italia, si è accorto di non essere stato censito nell'indirizzo nuovo della casa coniugale, e ha continuato a gestire il ristorante; ciò lo si può dedurre anche dalle dichiarazioni IRPEF e IVA, l'iscrizione alla camera di commercio di Roma e gli assegni emessi nel periodo aprile 2004-novembre 2005 presso la sua banca;
la scorsa estate 2009 il Signor Kotbomar ha fatto domanda di cittadinanza italiana che è stata respinta per la mancanza della dichiarazione ICI dei padroni di casa di via san Martino ai Monti e questo nonostante sia comprovata da più documenti, compreso il versamento regolare del pagamento delle tasse, la sua permanenza in Italia per quasi 19 anni -:
quali iniziative intende intraprendere il Ministero affinché l'errore amministrativo dei servizi anagrafici del comune di Roma non si ripercuota nei confronti del signor Kotbomar;
se non ritenga il Governo intervenire per verificare se effettivamente il pagamento

regolare delle tasse e gli obblighi relativi alla gestione di un esercizio commerciale, rigorosamente rispettati dal signor Kotbomar, non siano di già una prova documentale relativa al soggiorno in Italia, per gli anni minimi previsti, riguardo la richiesta della cittadinanza italiana presentata e per la quale avrebbe egli diritto;
quali iniziative intenda assumere il Governo affinché errori come quelli segnalati in premessa non abbiano più a ripetersi.
(4-06228)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 2010 sul quotidiano Il Manifesto è apparso un articolo intitolato: «CIE di Ponte Galeria: recluso si butta giù dal muro»;
l'articolo racconta l'ennesimo tentativo di suicidio andato in scena nel Centro di identificazione ed espulsione di Roma;
secondo quanto riferito dalla prefettura di Roma in una nota, la mattina del 16 febbraio un cittadino marocchino di 38 anni, Boukili Whid si è gettato dalla recinzione del centro e ora le sue condizioni sono critiche;
l'uomo era destinatario di un decreto di espulsione del prefetto di Roma risalente al 2007, ma non aveva lasciato il territorio nazionale, ed era inoltre accusato di vari reati. Fermato, era quindi stato arrestato e poi inviato nel centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria il 27 gennaio 2010 in attesa di essere rimpatriato in Marocco;
nel corso della sua detenzione nel centro Boukili Whid aveva già manifestato in modo chiaro ed esplicito la sua intenzione di uccidersi, tanto che le autorità avevano deciso di inviarlo presso una struttura psichiatrica romana che però lo aveva rilasciato senza sottoporlo a particolari prescrizioni;
una volta tornato nel centro, l'uomo ha messo in pratica il suo proposito, arrampicandosi in cima alla recinzione e buttandosi di sotto. Ora le sue condizioni di salute sono «in corso accertamento» -:
se nel corso della sua permanenza nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria il signor Boukili Whid abbia usufruito delle cure e del sostegno psicologico di cui aveva bisogno;
se sulla vicenda descritta in premessa si intenda accertare l'eventuale esistenza di responsabilità per omessa vigilanza in capo al personale in servizio presso il Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria.
(4-06236)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un sedicente movimento politico Forza Nord rappresentato dal dottor Antonio Vanzillotta nato a Paola (Cosenza) il 13 ottobre 1976, ha fatto richiesta dei certificati elettorali di cittadini iscritti nelle liste elettorali di comuni del varesotto come ad esempio Cardano Al Campo (Varese), ai fini presunti di presentazione di liste di candidati in vista del rinnovo del presidente del consiglio regionale della Lombardia previsti per il prossimo 28-29 marzo;
alcuni cittadini, venuti a conoscenza del fatto, hanno denunciato l'assoluta estraneità e non conoscenza del movimento politico del suddetto rappresentante -:
se i fatti sopra riportati corrispondano al vero e se si siano verificati anche in altri comuni;
quali iniziative il Governo intenda assumere per tutelare la privacy dei cittadini ignari e al contempo garantire la

corretta applicazione delle regole previste per lo svolgimento delle competizioni elettorali.
(4-06238)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo stime della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, che raggruppa una settantina di organizzazioni fra cui 32 Caritas diocesane e numerose amministrazioni comunali come quelle di Roma, Torino, Genova, Brescia e Firenze, il numero complessivo dei senzatetto in Italia si aggirerebbe intorno tra le 90 mila e le 100 mila unità;
i senzatetto sono esposti alle intemperie del freddo invernale e sono spesso oggetto di violenze. Basti pensare, per esempio, ad alcuni episodi di varia natura accaduti solo negli ultimi tempi: l'11 gennaio 2010, a Milano, un senzatetto è rimasto gravemente ustionato per cause ancora da accertare; a Napoli il 12 gennaio due clochard, uno dei quali nei pressi della stazione metro della centralissima piazza Garibaldi, sono stati trovati senza vita a causa dell'esposizione al freddo, mentre il giorno dopo il cadavere di un altro senzatetto è stato trovato vicino al Museo archeologico; il 19 gennaio, a Taranto, una senzatetto è stata picchiata e violentata nei pressi di un capannone vicino alla stazione ferroviaria; il 22 gennaio un senzatetto è stato trovato morto all'interno della stazione centrale di Milano; il 9 febbraio, ancora nel capoluogo lombardo, un senzatetto è stato preso a sprangate in zona Ticinese;
il fatto che le grandi città italiane, anche in zone centrali e nei pressi delle stazioni ferroviarie dove in teoria dovrebbe essere maggiore il presidio del territorio, siano invase da questa umanità dolente che nel silenzio muore di fame e di freddo deve far riflettere le istituzioni nazionali su una situazione che è del tutto inaccettabile nella società italiana di oggigiorno la quale, al netto delle vicissitudini causate dalla crisi economica, è a tutti gli effetti una società del benessere tipica dei Paesi sviluppati;
la generalità dei comuni italiani in cui maggiore è la presenza di senzatetto, nell'inverno in corso così come avvenuto già in quelli passati, sta assumendo singoli provvedimenti volti ad arginare per quanto possibile l'emergenza. Valgano l'esempio del comune di Roma, che periodicamente tiene aperte le stazioni della metropolitana di notte per dare un riparo ai senzatetto, e del comune di Milano che ha attivato un «Piano antifreddo» indirizzato ai senzatetto in collaborazione con le associazioni del volontariato -:
quali eventuali iniziative, in collaborazione e in sinergia con gli enti locali, intenda assumere il Governo per varare misure di ricovero che siano omogenee e valide per l'intero territorio nazionale.
(4-06234)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia ANSA il 20 febbraio 2010 ha diffuso in rete la seguente notizia «Sanità: ospedale bambini senza posti, i piccoli su brandine, allarme medici nosocomio Palermo; azienda sollecita interventi»;
il particolare si riferisce che «nell'ospedale dei bambini non ci sono posti letto sufficienti nelle sale di degenza, così i piccoli pazienti vengono sistemati su brandine non omologate, in corridoi angusti

e in locali adibiti alle medicazioni senza il rispetto delle misure di sicurezza e intralciando il lavoro ordinario del personale sanitario e parasanitario»;
alle 9 del mattino di sabato 20 febbraio 2010 risultava che i bambini messi «fuori posto» erano sedici, tra cui sei nell'unità operativa di malattie infettive, cinque in terza pediatria, tre in prima pediatria e due in osservazione breve al pronto soccorso;
l'allarme è stato lanciato dai medici delle unità di pediatria dell'ospedale, secondo cui il fenomeno «fuori posto» è diventato evento ordinario, e in questo periodo endemico raggiunge livelli definiti esplosivi. Per i medici, che hanno firmato una sorta di appello alla direzione sanitaria «tale situazione aumenta in maniera esponenziale il rischio clinico per il piccolo paziente»;
si tratta di uno stato di cose che in questo periodo si sta ulteriormente aggravando, in quanto l'ospedale dei bambini è in via di ristrutturazione, la pediatria di «Villa Sofia» e CTO è stata chiusa, l'aiuto materno è stato chiuso, come l'IMI, l'ospedale Casa del Sole è in via di trasferimento presso l'azienda «Cervello-villa Sofia» -:
se tale situazione dipenda, anche parzialmente dall'attuazione del piano di rientro dal deficit Sanitario in Sicilia e se non rappresenti una compromissione dei livelli essenziali di assistenza.
(4-06235)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è nota da tempo la delicata e complessa vicenda delle migliaia di lavoratori del gruppo Antonio Merloni s.p.a, azienda che opera principalmente nel campo della produzione di elettrodomestici, con stabilimenti siti nei territori di Umbria, Marche ed Emilia Romagna e delle aziende ad essa collegate da rapporti imprenditoriali;
si tratta di una delle più significative vertenze aperte nel nostro Paese sia per la vasta area di territori interessati sia per l'alto numero di lavoratori coinvolti, di cui circa 3.200 sono già stati messi in cassa integrazione;
da 15 mesi la Antonio Merloni è in amministrazione straordinaria, un provvedimento che scade nel maggio 2010 e che il Ministero dello sviluppo economico aveva autorizzato per favorire l'incontro tra gli interessi dei potenziali investitori e l'interesse a valorizzare le attività, mantenendo adeguati livelli occupazionali;
lo scorso 8 febbraio 2010, su sollecitazione delle parti sociali e delle autorità locali, si è svolto un vertice presso il Ministero dello sviluppo economico per discutere del futuro del gruppo elettrodomestico e definire l'accordo di programma, già da diversi mesi allo studio del Ministero, che fondato sulla leale collaborazione istituzionale tra governo e regioni appare, nelle intenzione dei promotori, l'unico strumento capace di garantire almeno tre misure di rilancio: la difesa del lavoro, il sostegno all'attrazione di nuove iniziative produttive, interventi per il rilancio e la diversificazione dell'economia;
nonostante le rassicurazioni dal Ministro relative alla conclusione dell'accordo entro febbraio ad oggi la discussione è ancora aperta e troppe, secondo le parti sociali e le autorità regionali e locali sono le incertezze da parte del Governo, sia in riferimento alle risorse che intende mettere a disposizione dell'area, sia alla strumentazione normativa per avviare un serio progetto di reindustrializzazione di tutta l'area dove lavorano migliaia di persone;
contro il ritardo nella firma dell'accordo di programma circa 500 operai della Antonio Merloni hanno bloccato strade e ferrovia nei dintorni di Fabriano e altre iniziative analoghe potrebbero essere messe in campo per fronteggiare una situazione

sociale che sul territorio sta diventando sempre più problematica e complicata con conseguente pericolo anche per la stabilità del tessuto sociale che ha sempre contraddistinto le Marche e l'Umbria -:
la grande preoccupazione relativa alle sorti degli stabilimenti del gruppo Merloni si assomma a quella più generale relativa alla struttura del sistema economico dell'area, dal momento che la crisi della Merloni determina effetti diretti sulla rete di fornitori e sub-fornitori, e indiretti sull'intera economia e sui livelli occupazionali;
l'area umbro-marchigiana interessata dalla crisi della Antonio Merloni comprende un ampio territorio della fascia appenninica che deve affrontare insieme sia gli effetti recessivi della crisi economica e finanziaria in atto, sia la conclusione della ricostruzione post terremoto, che vanno a gravare su una più generale debolezza economica dovuta alla storica marginalità di quei territori;
secondo quando annunciato dallo stesso Ministero alle fabbriche che producono lavatrici e frigoriferi sarebbe interessata la China Machi Holdings Group, società cinese partecipata dallo Stato, una delegazione della quale arriverà in Italia il 22 febbraio 2010 per incontrare i tre commissari straordinari e visitare gli impianti di Marche e Umbria;
se alla luce dell'aggravarsi della crisi dell'Antonio Merloni s.p.a. e del ritardo nella firma dell'accordo di programma, il Ministro interrogato, pur incentivando e sostenendo il potenziale interesse di investitori stranieri, non ritenga anche per questo necessario giungere in tempi rapidissimi alla firma dell'accordo medesimo ed offrire, con concreti ed anche straordinari ed immediati mezzi di intervento, ai tanti lavoratori coinvolti una concreta prospettiva di lavoro ed ai territori interessati nuove possibilità di sviluppo.
(5-02524)

FAVA, DESIDERATI, CHIAPPORI, TORAZZI, ALLASIA e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, in attuazione della direttiva 98/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas, intende realizzare una reale e completa liberalizzazione del mercato interno del gas naturale;
l'Unione europea, con l'avvio del procedimento per liberalizzazione del settore, attraverso l'espletamento di gare pubbliche, ha infatti, voluto rendere il settore della distribuzione del gas naturale il più trasparente e concorrenziale possibile;
nell'imminenza dell'avvio della stagione delle gare, sembrerebbe che il Ministero dello sviluppo economico stia lavorando ad una bozza di decreto per la definizione dei cosiddetti ambiti territoriali ottimali che ad avviso degli interroganti va in senso assolutamente contrario rispetto ai principi della liberalizzazione, del libero mercato e della reale concorrenza imposti dall'Unione europea;
la bozza di decreto in questione, infatti, non solo dovrebbe prevedere, al di fuori di qualsivoglia evidenza scientifica ed economica, un numero eccessivamente ridotto di ambiti, solo 129 a fronte 6.500 gestioni attuali, ma oltretutto li individuerebbe sul territorio nazionale in maniera tale da favorire clamorosamente solo pochissimi operatori e per di più perfettamente individuabili, già presenti in maniera rilevante e concretata in buona parte dei territori delle province italiane, garantendo di fatto solo a tali soggetti, in considerazione dell'elevato livello di presenza che costoro vantano sul territorio di ciascun ambito, di potersi aggiudicare le relative gare, acquisendo così, senza reale possibilità di confronto, il controllo delle porzioni di territorio attualmente gestite da altri operatori;

si tratta di una operazione che, qualora venisse confermata, sarebbe caratterizzata sempre ad avviso degli interroganti da scarsa trasparenza e finalizzata ad eliminare brutalmente e con effetto immediato dal mercato oltre il 95 per cento degli operatori privati e pubblici che oggi vi operano, indipendentemente dalla loro reale efficienza e qualità del servizio reso; a fronte dei 320 operatori attualmente esistenti, infatti, una volta adottato il testo definitivo del decreto, secondo appositi studi elaborati dall'università Bocconi di Milano, già da subito rimarrebbero sul mercato non più di 15 operatori di grandissime dimensioni con la conseguente scomparsa di tutti gli altri, creando così una totale disaggregazione del tessuto industriale attuale, che pure è stato quello che ha garantito negli ultimi cinquant'anni la metanizzazione dell'intero Paese, senza considerare, poi, il gravissimo impatto che una simile operazione avrebbe sul piano sociale ed occupazionale;
in un simile contesto, pertanto, non è davvero pensabile che proprio nel momento in cui l'Unione europea impone la massima liberalizzazione del mercato per garantire al settore maggiore trasparenza e concorrenza vengano adottati dei provvedimenti normativi che, contrariamente agli obiettivi dichiarati, pongano le basi per un sistema caratterizzato da un evidente oligopolio, i cui effetti, anche sul piano della tutela dei consumatori, dell'efficienza e della qualità del servizio sono facilmente intuibili -:
se il Ministro interrogato voglia fornire spiegazioni in merito a quanto riportato in premessa ed adoperarsi affinché la posizione ad oggi assunta possa essere adeguatamente rimediata optando per una soluzione che, attraverso l'individuazione di un maggior numero di ambiti, che secondo studi specifici dell'università Bocconi di Milano potrebbero essere individuati in 306, possa garantire un'effettiva razionalizzazione, apertura e concorrenza del mercato, consentendo così la sopravvivenza di un adeguato numero di aziende ed evitando l'intollerabile scomparsa di un intero sistema industriale;
se voglia piuttosto accelerare, nelle more della rivalutazione del suddetto decreto, la pubblicazione del cosiddetto decreto criteri per le modalità di svolgimento delle gare, oltre alle disposizioni in materia di salvaguardia dell'occupazione collegate a questo processo, dando immediatamente al settore regole omogenee e razionali che avrebbero la finalità di consentire un avvio del processo di liberalizzazione su basi di coerenza, certezza e parità di condizioni.
(5-02525)

GENTILONI SILVERI, META e PELUFFO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il centro di ricerca e progettazione della multinazionale finlandese Nokia Siemens Network (NSN), ubicato a Cinisello Balsamo (Milano) e che conta circa 300 dipendenti, raccogliendo l'eredità di Italtel e Siemens, rappresenta un patrimonio di competenze e prodotti di eccellenza nel settore delle telecomunicazioni;
Nokia Siemens Network ha manifestato l'intenzione di dismettere l'intero ramo dell'azienda R&D RA GSM (ricerca e sviluppo radio access per reti GSM), chiudendo dunque il centro ricerche di Cinisello Balsamo ed esternalizzando le attività ad aziende in Cina e in India;
il danno sarebbe rilevante naturalmente dal punto di vista occupazionale, ma anche in termini di perdita di know how, sviluppo industriale e investimenti per lo sviluppo della banda larga in Italia;
nonostante alcune società lombarde abbiano manifestato interesse ad acquisire questo ramo d'azienda, l'opzione dell'outsourcing pare continui ad essere preferita dalla NSN -:
quali iniziative intendano intraprendere per salvaguardare l'occupazione dei

dipendenti del centro ricerche NSN e mantenere sul territorio questo prezioso patrimonio tecnologico e imprenditoriale.
(5-02526)

POLLEDRI, FAVA e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2007 EnergySolutions (ES) manifestò la propria disponibilità a provvedere allo smaltimento di parte dei materiali radioattivi (con trasferimento di proprietà degli stessi), presenti nella centrale di Caorso e negli altri impianti gestiti da Sogin spa. Al riguardo, fu firmato un memorandum of agreement che prevedeva, nell'ambito di una partnership da avviare tra le due società, la stipula di un contratto di servizio per il trattamento di rifiuti radioattivi e un contratto di collaborazione per il supporto nello studio delle attività di decommissioning di reattori di tipo Magnox in Gran Bretagna;
relativamente al contratto di servizio, ES presentò un'offerta per il trasporto, trattamento e smaltimento (con trasferimento della proprietà) di resine a bassa e media attività provenienti da Caorso e Trino, di rifiuti solidi contaminati da plutonio provenienti da Casaccia, di materiali metallici provenienti da vari impianti, da destinare al riciclo o da smaltire come rifiuti radioattivi per un totale di circa 1.700 tonnellate nette (circa 2.135 tonnellate lordi, comprensive dei relativi contenitori);
in previsione della stipula del contratto, nel settembre 2007, ES ha avviato la procedura autorizzativa prevista dalla normativa USA, richiedendo alla nuclear regulatory commission (NRC) l'autorizzazione all'importazione dei materiali dall'Italia, esclusi i materiali metallici destinati al riciclo, per la cui importazione e trattamento ES è già autorizzata;
la richiesta di autorizzazione riguarda l'importazione in USA di materiali radioattivi provenienti dagli otto siti Sogin, fino a una quantità complessiva di circa ventimila tonnellate;
nell'ottobre 2008 l'ES ha informato Sogin spa della sospensione dell'istruttoria da parte del NRC fino alla conclusione della causa con lo Stato dello Utah (in cui è situato il deposito di Clive dove dovrebbero essere smaltiti i rifiuti), confermando poi a giugno 2009 l'impegno ad ottenere la licenza, la stessa società ha riferito che la corte distrettuale dello Utah ha espresso parere favorevole. Tuttavia il rilascio della licenza da parte della NRC non è ancora avvenuto -:
l'attivazione del contratto è subordinata all'ottenimento da parte di EnergySolutions delle necessarie autorizzazioni rilasciate dalle autorità statunitensi, previsto entro il 30 settembre 2010;
la durata prevista è di 5 anni, a partire dalla data della firma. Trascorso tale periodo il contratto rimarrà in vigore a tempo indeterminato, a meno di una richiesta di recesso di una delle due parti;
l'importo complessivo per il lotto di materiali attualmente previsto, per una quantità netta di 1.604.638 chilogrammi (altri lotti potranno essere attivati in funzione delle necessità, in relazione alla «capienza» della licenza richiesta da EnergySolutions alla NRC) è pari a circa 95 milioni di dollari, di cui circa 4,3 milioni USD per il Project set up e licensing e circa 90,7 milioni USD per il trasporto e trattamento/smaltimento dei materiali;
all'ottenimento delle autorizzazioni verrà effettuato il pagamento dell'importo relativo al licensing (pratiche già espletate) insieme al 10 per cento di quello relativo al lotto, a titolo di anticipo per le attività di predisposizione al trasporto;
l'anticipo verrà progressivamente recuperato con i pagamenti successivi e coperto da una garanzia bancaria progressivamente ridotta in linea con il predetto recupero. Gli importi relativi al licensing e all'anticipo saranno corrisposti a ES anche nel caso in cui all'emissione dell'ordine

non dovesse far seguito né l'invio dei materiali relativi al lotto, né altri materiali che si rendessero disponibili nell'ambito della validità del contratto. Infatti, la cifra non verrà restituita in caso di impedimento delle spedizioni, ma comunque considerata come anticipo, per la durata del contratto, di successivi invii, anche di materiali appartenenti ad altri lotti. Per quantità aggiuntive di materiali superiori al 10 per cento del quantitativo iniziale è prevista una negoziazione per ridurre i prezzi unitari;
la negoziazione e la relativa bozza di contratto, la valutazione di congruità del prezzo, il confronto con le soluzioni alternative non tengono conto del nuovo incarico affidato a Sogin spa di costruire e gestire il polo tecnologico, in attuazione dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99 ed in particolare, l'equivalenza economica tra ES e le soluzioni alternative viene meno poiché le tariffe di conferimento dei rifiuti condizionati al deposito nazionale prese in considerazione nella valutazione certamente non saranno quelle applicabili alla nuova situazione;
alla luce del decreto legislativo definitivamente approvato dal Governo in materia, risulterà che anche Sogin spa, al pari di altri futuri operatori nucleari, non possa conferire materiali se non al deposito nazionale -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda di cui alle premesse e intenda assumere le iniziative di competenza affinché non si proceda alla stipula del contratto anche in considerazione delle valutazioni economico-politico-normative di cui sopra.
(5-02532)

Interrogazione a risposta scritta:

VACCARO, BOFFA, GRAZIANO e MAZZARELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi industriale in Campania è più forte che altrove;
la situazione dell'FMA di Pratola Serra - azienda produttrice di motori per le auto del gruppo Fiat conta - attualmente 1670 lavoratori ed il loro salario medio ammonta a circa 1150 euro mensili;
nel 2008 le giornate di cassa integrazione sono state 83, nel 2009 sono state 147 e, ad oggi, nel 2010 sono state già 20;
la perdita di salario medio nell'anno 2008 è stata di 3000 euro per ciascun lavoratore, mentre nel 2009 è stata di 3500 euro;
nel 2008, nello stabilimento produttivo di Pratola Serra della FMA, sono stati prodotti 170.000 motori in meno rispetto all'anno precedente. Sempre nel 2008, la stessa FMA ha ridotto il proprio organico di 70 unità, 32 delle quali rappresentate da lavoratori con contratto a termine licenziati nel marzo 2008;
le ultime vicende che hanno portato alla decisione, da parte dei vertici Fiat, di chiudere per 14 giorni gli stabilimenti del Lingotto in Italia, non hanno fatto che peggiorare una situazione già completamente al collasso. Nel febbraio del 2006 fu concesso un finanziamento di 180 milioni di euro finalizzato ad un investimento per il rilancio del motore 1,6 e quindi all'aumento dei livelli occupazionali;
dopo tre anni dall'ultimo, non è stato più concesso alcun tipo di finanziamento -:
se il Governo intenda promuovere, e in quali tempi, iniziative concrete ed effettive che consentano, in primo luogo, ai lavoratori di non perdere il proprio posto di lavoro e, in secondo luogo, alla stessa società di restare competitiva sul mercato;

se il Governo abbia considerato la possibilità di fornire un sostegno al reddito per i lavoratori in cassa integrazione ordinaria, compatibilmente con i vincoli e gli obblighi provenienti dall'Unione europea;
se il Governo abbia previsto un piano di rimodulazione tecnica dei requisiti di rottamazione, al fine di avvantaggiare la produzione di motori a basse emissioni di CO2, fabbricati anche nello stabilimento FMA di Pratola Serra.
(4-06230)

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Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Libè n. 3-00900 dell'8 febbraio 2010.