XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 3 marzo 2010

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
ogni anno nel mondo mezzo milione di donne e 4 milioni di neonati muoiono a causa di complicazioni legate alla gravidanza o al parto e 9 milioni di bambini non superano i 5 armi di vita;
i dati esposti rilevano come la salute materno-infantile sia un tema di enorme importanza sanitaria che richiede investimenti, progetti, energie ed impegno: infatti molte di queste morti sono evitabili, migliorando l'approccio e l'accesso alle cure, e rendendo più disponibili assistenza qualificata, trattamenti farmacologici e formazione degli operatori, ma anche semplici interventi preventivi nel corso della gravidanza, del parto e dei primi anni di vita del bambino;
per quanto riguarda l'Europa c'è da rilevare che, negli ultimi decenni, la salute perinatale è notevolmente migliorata. La mortalità infantile nei primi mesi di vita è sensibilmente diminuita e così pure quella materna. Nonostante i progressi, tuttavia, gravidanza e parto continuano a essere eventi rischiosi. In Europa, infatti, il numero di donne che muore di parto varia da 5 a 10 ogni 100 mila e circa la metà di questi decessi è da attribuire a una scarsa efficienza del sistema sanitario;
sempre in Europa - infatti - ogni anno 25.000 bambini nascono morti e altri 25.000 muoiono entro i primi dodici mesi di vita: il triste primato per la mortalità infantile (ovvero il numero di morti nel primo anno di vita per 1.000 nati vivi) tra i Paesi Ue spetta alla Lettonia (9,4) e alla Lituania (8,1), mentre i valori più bassi riguardano la Svezia e la Norvegia (3);
il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media UE (4,2 per mille), ma, tra le regioni italiane, persistono differenze notevoli nella sua componente principale, ovvero la mortalità neonatale: infatti, mentre nel Nord Italia solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28o giorno di vita, la percentuale sale al 2,9 per mille nel Centro Italia, per giungere al 4,3 per mille nel Sud Italia. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età, il dato medio nazionale del 4,4 per mille evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, 5,6 per mille al Sud Italia;
a livello nazionale c'è ancora un dato sul quale si deve riflettere: nella mortalità infantile, in costante diminuzione, permangono - dunque - notevoli diseguaglianze fra le regioni del Nord-Centro Italia e quelle del Sud del Paese. La mortalità neonatale, con un valore maggiore nelle regioni del meridione, è responsabile della maggior parte di tale mortalità;
nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento. I dati mostrano come le regioni del Sud Italia evidenzino livelli di mortalità perinatale e neonatale tra i più alti di tutta l'Unione europea, compresi i Paesi di recente ingresso: Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia mostrano, infatti, a oggi indicatori migliori delle regioni meridionali italiane, pur in presenza di livelli socioeconomici meno favorevoli;
il tasso di mortalità infantile è un indicatore della salute del neonato, del bambino e della qualità delle cure materne e infantili. È anche considerato una misura della salute della popolazione, essendo correlato alle condizioni socioeconomiche, ambientali, culturali oltre che alle condizioni sanitarie del territorio: rappresenta quindi un indice della buona qualità dell'assistenza sanitaria;
attraverso l'analisi della mortalità infantile è possibile, infatti, fornire una prima valutazione sullo stato di salute

della popolazione. La disponibilità di informazioni accurate su questo indicatore sanitario riferito ad un'area geografica risulta preziosa per programmare interventi preventivi e contribuire a razionalizzare, limitatamente a questo fenomeno, la spesa sanitaria;
è possibile scomporre la mortalità infantile in diversi periodi: il periodo neonatale (entro il primo mese di vita) e quello post-neonatale (dopo il primo mese di vita) dal momento che i fattori che influiscono nella mortalità nei due periodi sono diversi e l'andamento della mortalità non è omogeneo. Nel periodo neonatale prevalgono cause biologiche legate allo stato di salute della madre durante la gestazione, il parto e alla salute del neonato (presenza di malformazioni congenite incompatibili o a rischio per la vita); in questo periodo è significativo il livello di assistenza sanitaria e la disponibilità o meno di adeguati interventi terapeutici; la medicina preventiva prenatale può offrire un contributo per limitare l'impatto di questi fattori di rischio. La mortalità post-neonatale è maggiormente condizionata da fattori ambientali, strettamente associati alle condizioni di vita del bambino piuttosto che all'esistenza o meno di un livello sanitario adeguato;
nel nostro Paese l'incidenza dei neonati di basso peso si è dimezzata nell'ultimo trentennio e ha raggiunto il valore medio europeo (6 per cento), persistendo - tuttavia - un gradiente tra regioni meridionali e settentrionali;
a fronte di un aumento, negli ultimi dieci anni, dei parti prematuri del venti per cento nei Paesi industrializzati, in Italia le nascite pretermine raggiungono la percentuale del 6,8 per cento: i bimbi nati prima della trentottesima settimana sono circa cinquantamila all'anno con una media di decessi, entro il primo mese di vita, del 2,7 per mille bambini;
negli ultimi anni si è verificato, altresì, un progressivo aumento dei parti gemellari causato dall'aumento dell'età materna, ma soprattutto dal frequente ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita: in Italia circa il 3 per cento di tutti i nati nascono da gravidanze multiple;
in questo quadro va, altresì, considerata l'incidenza del fenomeno dell'immigrazione: nel 2008 secondo dati Istat i figli di donne straniere sono stati il 12,6 per cento di tutti i nati italiani (570 mila). Questi neonati - pur nascendo da donne più giovani delle italiane - sono esposti a maggior rischio di malattia sia in epoca prenatale che postnatale (si tratta di bambini che con più frequenza nascono prematuri, hanno spesso un basso peso alla nascita e sono soggetti ad una serie di affezioni patologiche, come traumi al parto, depressione alla nascita, disturbi metabolici, allo immunizzazione Rh e malformazioni) e, di conseguenza, presentano una più elevata mortalità neonatale. Emblematica, in questo contesto la situazione della regione Lazio dove su 55 mila bambini che nascono ogni anno (siamo in una regione in cui, tra il 2000 e il 2007, si è registrato un forte incremento della natalità: 6.300 nascite in più il 20 per cento sono figli di donne immigrate e dove, purtroppo, i decessi nel primo mese di vita sono il 3,2 per mille bimbi (a fronte di una media nazionale del 2,7): un dato preoccupante se confrontato con quello della regione Lombardia (2,2 per mille bimbi);
si può ipotizzare che l'aumento del rischio, osservato in questa popolazione, dipenda da una serie di condizioni legate allo svantaggio sociale, economico e culturale;
occorre, alla luce di questi dati, dedicare tutti gli sforzi possibili ad un miglioramento delle cure perinatali e neonatologiche, le sole in grado di garantire il massimo potenziale di salute del feto, del neonato e della mamma;
una particolare attenzione deve essere posta nella riduzione delle diseguaglianze nei tassi di mortalità infantile neonatale nelle regioni meridionali, legate a fattori socioeconomici (ad esempio livelli più bassi di reddito e di scolarizzazione),

ma anche a fattori organizzativi e gestionali, quali: la carenza delle strutture consultoriali, la mancata concentrazione delle gravidanze a rischio, l'incompleta o la mancata attivazione del sistema del trasporto assistito del neonato (STEN), la mancanza di una guardia attiva medico-ostetrica e pediatrico-neonatologica 24 ore su 24 è, infine, la mancata razionalizzazione della rete dei punti nascita;
la citata crescita del numero dei parti pretermine dovrebbe portare, inoltre, ad un ripensamento nell'organizzazione delle UTIN (unità di terapia intensiva neonatale) nonché ad un loro potenziamento, attraverso l'aumento dei posti letto e la dotazione delle strutture delle più moderne tecnologie;
tali obiettivi sono indicati dal piano sanitario nazionale 2008-2010 tra le priorità del servizio sanitario nazionale per quanto riguarda la salute nei primi anni di vita, nell'infanzia e l'adolescenza,


impegna il Governo:


ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni e agli enti locali dalla legislazione vigente, - anche di natura economica - finalizzate a migliorare l'efficienza e l'efficacia su tutto il territorio nazionale del sistema delle cure perinatali e neonatali, con particolare attenzione:
a) alla riduzione del numero dei punti nascita, attraverso l'accorpamento di quelli con un numero di parti insufficiente a garantire un adeguato auto-addestramento degli operatori;
b) alla presenza della guardia medica ostetrica e ginecologica e di pediatri neonatologi 24 ore su 24 in tutti i punti nascita;
c) alla emanazione di linee-guida relative al trasporto in utero (STAM) verso i centri di 3o livello, nelle gravidanze a rischio materno e/o fetale;
d) alla diffusione del Servizio di trasporto d'emergenza neonatale (STEN);
e) al miglioramento strutturale e delle dotazioni tecnologiche e del personale di assistenza dei Centri di 3o livello (unità operative ostetriche di terapia intensiva neonatale).
(1-00335)
«Marinello, Toccafondi, Pagano, Lo Presti, Gioacchino Alfano, Romele, Traversa, Biancofiore, Marsilio, De Angelis, Vincenzo Antonio Fontana, La Loggia, Soglia, Zorzato, Mario Pepe (PdL), Girlanda, Mussolini, Giammanco, Bocciardo, Castellani, De Luca, Barani, Germanà, Carlucci».

La Camera,
premesso che:
la recessione mondiale si è arrestata e si sta ora profilando - secondo la Banca d'Italia - una modesta ripresa, in larga parte grazie al sostegno delle politiche economiche espansive adottate dai principali Paesi ad esclusione dell'Italia;
secondo le previsioni degli organismi internazionali, tuttavia, la ripresa si presenterebbe con ritmi contenuti. Rimane molto elevata l'incertezza sulla sua solidità: vi è il rischio che con il venir meno degli stimoli fiscali e monetari, e una volta esaurito il ciclo di ricostituzione delle scorte, la domanda privata possa tornare a ristagnare, frenata in molte economie da una disoccupazione elevata e crescente, dalla limitata disponibilità di credito e dall'esigenza delle famiglie di risanare i propri bilanci;
la Banca centrale europea nel suo bollettino del febbraio scorso prevede che la ripresa nel corso del 2010 proseguirà a ritmo «moderato» e «discontinuo». Sul piano internazionale la ripresa economica - secondo la Commissione dell'Unione europea) - resta «debole» e soprattutto «fragile». Il maggior fattore di rischio per l'economia resta la volatilità dei mercati

finanziari. Lo stesso Cancelliere dello Scacchiere, Aslistair Darling, il 5 febbraio scorso dichiarava che, «oggi, nessuno può dire che siamo fuori dalla crisi»;
secondo il governatore della Banca d'Italia: «Il ritorno alla crescita è ancora fragile, segnatamente nell'area dell'euro. L'occupazione tarda a riprendersi. Le condizioni del credito alle piccole e medie imprese, tuttora stringenti, frenano la ripresa. In Italia lo scorso anno il prodotto è diminuito di quasi il 5 per cento. Se ne prevede un recupero lento, con ampie incertezze legate in particolare agli andamenti del ciclo internazionale e alle condizioni del mercato del lavoro. Per molte nostre imprese si sono aggravate difficoltà strutturali preesistenti... Alla fine dello scorso anno vi erano in Italia oltre 600.000 occupati in meno rispetto al massimo del luglio 2008. La quota di popolazione potenzialmente attiva che è al momento forzatamente inoperosa è elevata e crescente. Finché la flessione dell'occupazione non s'inverte permane il rischio di ripercussioni sui consumi, quindi sul prodotto»;
se la crisi «è alle spalle» - come dice il nostro Governo - essa è, forse, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, alle spalle di qualche istituto finanziario. Ma Confindustria e Confcommercio sono preoccupate e le organizzazioni sindacali si mobilitano anche perché nel 2010 scadono le casse integrazioni ordinarie per 400 mila lavoratori, aumentano la disoccupazione, i livelli di povertà, le sperequazioni dei redditi e le prospettive sono per ulteriori chiusure di fabbriche e di perdita di posti di lavoro;
il 2009 è stato un anno difficile per il nostro Paese. L'Istat sostiene che nel 2009 il Pil è diminuito del 5 per cento e la produzione industriale è calata, rispetto a un anno prima, del 17,4 per cento. Nel 2009 inoltre è salita anche la pressione fiscale passata al 43,2 per cento dal 42,9 per cento dell'anno precedente. Secondo lo stesso Istituto, bisogna risalire addirittura al 1945 per trovare in Italia una diminuzione del Pil totale e per abitante superiore a quella registrata nel 2009;
nel corso dell'anno 2009 le esportazioni italiane sono diminuite di quasi il 21 per cento, il peggior risultato degli ultimi 40 anni. Pur in un contesto di domanda mondiale più favorevole, i dati disponibili degli ultimi mesi sulle nostre esportazioni ne segnalano una persistente debolezza;
la crisi che sta allentando la presa sul PIL, pesa ora soprattutto sul mondo del lavoro: nel nostro Paese il tasso di disoccupazione - secondo l'Istat - da gennaio 2009 a gennaio 2010 è salito dal 6,8 per cento all'8,6 per cento, ed esso continuerà a salire nei prossimi mesi perché la reazione del mercato del lavoro si muove con ritardo rispetto al ciclo economico. Confindustria stessa stima che i disoccupati, tenendo conto dei lavoratori in cassa integrazione, abbiano ormai già raggiunto quota 10 per cento della popolazione attiva. La domanda non potrà che restare sotto tono: l'andamento del PIL non basta a definire se la crisi è finita e non può rappresentare l'unica guida per le politiche economiche;
nell'ultimo trentennio, in Italia e nel resto del mondo, si è affermata una tendenza di lungo periodo che penalizza i redditi della stragrande maggioranza delle classi medie, lavoratori dipendenti e quanti ad essi assimilabili per condizione di lavoro. Le disparità di reddito sono tornate ad aumentare fino a livelli che erano normali negli anni '20, ma che si riteneva fossero stati eliminati. Questo è accaduto per l'abbandono della politica di piena occupazione e per la deregolamentazione del sistema finanziario. Il welfare state come base del contratto sociale è stato sostituito dall'accesso al credito. I poveri hanno cercato protezione nell'indebitamento e sono stati coinvolti nella finanziarizzazione dell'economia, contribuendo ad alimentare bolle speculative, fino al crollo e a una crisi che è insieme economica, politica e umana;
ma le cause storiche e strutturali (distribuzione troppo sperequata dei redditi,

bassa produttività, peso eccessivo del settore pubblico) della stagnazione italiana che dura da almeno dieci anni e sta penalizzando il lavoro dipendente e il settore privato più in generale, che accentua la degenerazione improduttiva e clientelare dell' apparato statale e del settore dei servizi pubblici, sono principalmente endogene;
infatti, la crisi dell'economia italiana non si identifica del tutto con quella mondiale. Superata la crisi mondiale, non sarà per ciò stesso risolto il problema economico italiano. Questo è ben più grave e ha natura specifica. E risalente nel tempo. A differenza di quello mondiale, è reale e non finanziario, strutturale più che ciclico;
tra il luglio 2008 ed il dicembre 2009, l'Italia ha perso 600.000 posti di lavoro, ha più che triplicato la cassa integrazione e le piccole e medie imprese hanno ridotto in media del 30-40 per cento il loro fatturato;
nel 2010, secondo le «previsioni intermedie» della Commissione UE, la crescita nel nostro Paese, dopo la caduta del 5 per cento del 2009 (dato Istat), sarà pari ad appena lo 0,7 per cento mentre la Germania e la Francia cresceranno dell'1,2 per cento;
si tratta essenzialmente di un effetto rimbalzo dovuto all'accumularsi delle scorte di magazzino, che restano comunque al di sotto dei valori considerati normali. Il basso tasso di utilizzo della capacità dell'industria non favorirà gli investimenti ne tantomeno l'occupazione, che peggiorerà sia nel 2010 che nel 2011, data la scadenza degli ammortizzatori sociali a partire dalla cassa integrazione ordinaria. Esiste concretamente il rischio di inevitabili tensioni sociali date dai processi di licenziamento di massa, con imprese e lavoratori che hanno invece bisogno di solidi accordi per mantenere il sistema Paese dentro la competizione internazionale, con intatto il patrimonio più importante che abbiamo, quale la professionalità e la capacità dei nostri ricercatori, tecnici e operai;
l'Italia rappresenta il fanalino di coda sugli stipendi: dalla classifica 2008, a parità di potere d'acquisto, il nostro Paese occupa il ventitreesimo posto sui trenta paesi dell'Ocse, con un salario medio netto annuo che ammonta a 21.374 dollari, pari a poco più di 14.700 euro. Lo rileva l'Eurispes nel «Rapporto Italia 2010», dove si legge inoltre, che a pesare ulteriormente sulle buste paga degli italiani è il cuneo fiscale. L'Italia occupa la ventitreesima posizione e supera solo il Portogallo, la Repubblica Ceca, la Turchia, la Polonia, la Slovacchia, l'Ungheria ed il Messico;
volendo fare un paragone con gli altri cittadini europei, il lavoratore italiano percepisce un compenso salariale che è inferiore del 44 per cento rispetto al dipendente inglese, guadagna il 32 per cento in meno di quello irlandese, il 28 per cento in meno di un tedesco, il 19 per cento in meno di un greco, il 18 per cento in meno del cittadino francese e il 14 per cento in meno di quello spagnolo;
inoltre, dal confronto con altri paesi dell'OCSE, emerge che l'Italia è ai primi posti per cuneo fiscale, ossia la parte di costo del lavoro che finisce nelle tasche dello Stato. Nel 2008, lo Stato si è preso il 46,5 per cento del salario lordo dei lavoratori;
la crescita media della produttività del lavoro nel settore manifatturiero durante il decennio 1990-2000 è stata solo del 2,3 per cento in Italia, mentre è stata pari al 4,2 per cento in Francia e del 4 per cento negli USA;
è quindi l'intero «sistema Paese», quello economico e amministrativo, che deve essere rinnovato per renderlo capace di sostenere la forza innovativa delle nostre imprese sia sul mercato nazionale che internazionale, attraverso l'accesso al credito a tassi di interessi moderati e attraverso il sostegno nelle strategie di esportazione;
un «sistema Paese» deve avere una visione e promuovere investimenti a lungo

termine in nuove infrastrutture, nuove tecnologie, ricerca e università per le sfide del futuro;
in attesa di una politica europea comune di rilancio dell'economia, il sostegno alla domanda deve partire a livello nazionale;
certo, l'azione di sostegno alla domanda nel nostro Paese è limitata dal debito pubblico del passato. Gli interventi attuati finora per attenuare i costi sociali della recessione hanno soprattutto utilizzato risorse già stanziate per altri impieghi;
poco o niente ha fatto il Governo per l'anno 2010, se non qualche timida estensione degli ammortizzatori sociali. Si insiste - e senza neanche troppa convinzione - su una politica a pioggia volta solo a ridurre i costi di produzione, quando siamo di fronte ovunque ad un crollo dei consumi del settore privato;
la competizione sui costi per tentare di attrarre o di mantenere una parte della domanda su scala internazionale attualmente depressa è una politica illusoria poiché le produzioni labour intensive, senza l'anello fondamentale della ricerca e dell'innovazione tecnologica, sono ormai trasferite in altre parti del mondo;
il Governo italiano non ha fatto dell'innovazione il settore strategico della politica di sviluppo e lo strumento più importante per uscire dalla crisi, ma ha puntato sulla politica delle mega-infrastrutture, come il Ponte sullo Stretto, che non mobilitano a breve l'attività economica e che in alcuni casi hanno effetti dubbi sullo sviluppo a lungo termine;
l'unico vero intervento di «politica industriale» del Governo è stata la privatizzazione dell'Alitalia a favore di un gruppo di imprenditori italiani la cui funzione è sostanzialmente quella di traghettare la compagnia verso Air France-KLM. Rispetto all'accordo con Air France del 2008, il maggior costo della privatizzazione e costituzione della nuova Alitalia si colloca - secondo una stima avanzata da più parti - tra i 2,8 ed i 4,4 miliardi di euro;
la mancanza di una guida pubblica o di concertazione impedisce un cambiamento delle aspettative degli operatori privati, che sono diventate di breve respiro e, quindi, un rilancio degli investimenti a medio termine;
in poche parole, il Governo italiano sembra aspettare che la crisi mondiale sia superata e che riparta la domanda globale. Aspettare che la crisi internazionale sia superata è solo aspettare un aggravamento della crisi italiana. Esso pertanto, coltiva una speranza illusoria, tanto è vero che a differenza di altri Paesi europei, sta subendo il ricatto di molte multinazionali senza reagire, mentre pezzi importanti dell'apparato produttivo italiano si spostano in Germania, in Francia e nel Nord Europa;
la caduta del Pil italiano nel 2009 del 5 per cento, è imputabile al calo della domanda interna, consumi e investimenti, ed alla diminuzione delle esportazioni diminuite del 20,7 per cento in un anno. La crescita annua della produttività del lavoro già nel 1992-2000 fletteva del 2,7 per cento (1,7 per cento nell'intera economia) rispetto a una crescita del 4 per cento degli anni '80;
la crescita è stata frenata dalla finanza pubblica, dalla crescita fuori controllo della spesa corrente pubblica, dal numero eccessivo dei dipendenti pubblici, dall'inadeguatezza delle infrastrutture, dal perdurante nanismo delle imprese, dallo scemare della concorrenza. Esiste dunque per il nostro Paese il forte rischio di una ricaduta recessiva. Gli incagli e le sofferenze sui prestiti alle imprese, in rapido aumento, possono infliggere serie perdite alle banche, bloccare il credito agli investimenti. La caduta dell'occupazione può tagliare i consumi. Il debito pubblico si potrebbe avvitare in una spirale viziosa;
il sistema economico italiano, se pure colpito in misura minore sul lato

della stabilità finanziaria degli istituti di credito, presenta però una maggior debolezza strutturale sotto due aspetti fondamentali. Il primo consiste nella proporzione delle quote distributive del reddito nazionale. La bassa quota dei redditi da lavoro comporta una tale debolezza della domanda aggregata nella componente interna da creare una pericolosa dipendenza dalla componente estera. Il secondo aspetto è costituito dalla struttura della base produttiva e dal drammatico rallentamento delle dinamiche della produttività rispetto agli altri Paesi;
assicurare quindi un esito positivo alle manovre anticrisi occorre procedere in due direzioni: rimuovere le rigidità dell'offerta e realizzare una crescita della produttività. La prima richiede una politica economica orientata alla ristrutturazione produttiva, cioè a cambiare, modernizzare, trasformare, migliorare l'apparato produttivo del paese. Ci sono settori strategici da sviluppare, ci sono aree e settori in crisi da ristrutturare. La seconda richiede una mobilitazione e un coordinamento di tutti i possibili strumenti di intervento per stimolare l'innovazione non soltanto di carattere strettamente tecnologico, ma anche di carattere gestionale, organizzativo, strategico ed anche istituzionale;
si devono affrontare le radici della crisi finanziaria, economica, ecologica: il non rispetto dello regole, l'affanno del breve termine, la crescita delle diseguaglianze sociali e lo sfruttamento irresponsabile della natura;
il cambiamento radicale del nostro modello di sviluppo deve passare su un più forte programma di investimenti in materia di educazione, di formazione e di ricerca, coerente cori il nostro progetto di civiltà. L'innovazione deve diventare la bussola della nostra politica dal lato dell'offerta;
le piccole e medie imprese vanno aiutate ed indirizzate verso l'innovazione, la crescita dimensionale, la conquista di nuovi mercati. È innegabile che, specie in Italia, le aziende devono essere aiutate a fare passi in avanti nella loro aggregazione e verso una maggiore capitalizzazione, anche attraverso una massiccia opera di sburocratizzazione delle procedure. L'Italia è un Paese che deve la sua ossatura produttiva alle piccole o medie imprese, ma che ha un sistema economico molto chiuso, carente di quella capacità di innovare che è la molla necessaria per la competitività. L'ovvia conseguenza è che le piccole e medie imprese dell'Italia risultano avere un livello di capitalizzazione basso;
secondo Draghi, «a dicembre i prestiti alle imprese erano del 3 per cento inferiori a quelli del dicembre 2008. Da un lato, se ne era ridotta la domanda, per la forte flessione degli investimenti; dall'altro, incideva l'accresciuta cautela delle banche nell'offrire finanziamenti in una fase di profonda recessione»;
alla fine di dicembre - secondo quanto riporta l'outlook mensile dell'ABI - le sofferenze lorde hanno raggiunto quota 59 miliardi di euro, circa un miliardo in più rispetto a novembre 2009, quasi 18 miliardi in più rispetto a fine 2008 con un incremento di circa il 43 per cento;
il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese istituito dal Governo Prodi in 9 anni di attività, ha ammesso alla garanzia del fondo stesso oltre 58 mila operazioni finanziarie per un totale di finanziamenti garantiti pari a 11,2 miliardi di euro;
appare evidente come l'entità dei finanziamenti a disposizione, il tetto dell'importo garantito, le percentuali su cui si applica la garanzia siano del tutto insufficienti e non consentano di fornire un sostegno adeguato alle piccole e medie imprese, incluse le imprese artigiane, in particolare in questa fase di crisi;
in Italia, il tasso di crescita dei prestiti si è ridotto, nel giro di un anno, di dieci punti, colpendo in primo luogo le piccole e medie imprese; le piccole e medie

imprese risultano fortemente penalizzate dall'applicazione dell'accordo di Basilea due, sia in termini di possibilità di accesso al credito, sia in termini di aumento dei tassi di interesse legati all'erogazione del credito stesso;
in queste circostanze è fondamentale migliorare il sistema del credito nei confronti delle piccole e medie imprese che, non si deve dimenticare, sono il motore della nostra economia;
siamo il Paese europeo a più alto tasso burocratico, dove è stabile una vera e propria diseconomia dell'adempimento, che alle microimprese costa 11,4 miliardi l'anno in oneri. L'avvio di una nuova attività imprenditoriale resta la fase burocraticamente più critica sia per i tempi (con 5-6 mesi, sono tra i più alti in Europa), sia per quanto concerne i costi (superiori del 67,2 per cento rispetto alla media europea). Ogni anno le oltre 400.000 nuove imprese italiane, per il loro avvio, bruciano in burocrazia 170 milioni di euro in più rispetto alla media degli altri Paesi europei, pari ad un aggravio di oltre 400 euro in più per ogni nuova impresa;
l'Italia ha un debito pubblico di un ordine di grandezza superiore a quello della Grecia (1.761 miliardi contro i 298 miliardi greci), un debito senza uguali (115 per cento) e prospettive inquietanti per i suoi conti pubblici, come segnalato da un articolo del New York Times del 23 febbraio 2010. L'articolo del New York Times, infatti, rivelando come la Grecia abbia mascherato i propri conti pubblici attraverso dei meccanismi di trading valutario che hanno consentito ad Atene di aggirare il Patto di stabilità nascondendo alle autorità di Bruxelles miliardi di debiti, cita anche l'Italia fra quei Paesi i cui Governi hanno fatto ricorso alla consulenza delle grandi banche americane (Goldman Sachs e JP Morgan Chase) per delle operazioni di «chirurgia estetica» che hanno dissimulato la vera entità dei deficit pubblici;
emerge, dunque, l'esigenza di una diversa politica economica che risponda alla crisi attuale rilanciando la domanda interna, la nostra capacità di competere sui nuovi mercati internazionali dei paesi emergenti con la qualità dei nostri prodotti, che accompagni il nostro sistema produttivo verso la green economy, o per meglio dire verso una riconversione ecologica del nostro modello di sviluppo e della nostra società;
occorre investire sulla modernizzazione ecologica dell'economia tramite la riconversione dell'insieme delle attività produttive e dei servizi, riconversione che può essere l'occasione per centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro qualificati nelle energie rinnovabili, nell'edilizia, nei trasporti, in agricoltura, nella manutenzione, nel rifornimento dei materiali, nella riparazione, nel riciclaggio, nel commercio locale, nella ricerca e nell'innovazione o nella protezione degli ecosistemi;
per realizzare tale strategia occorre operare su più piani e programmare interventi e politiche pluriennali quali:
implementare un sistema universale di ammortizzatori sociali validi per tutti lavoratori a partire dalla loro estensione ai lavoratori così detti «atipici»;
salvaguardare i livelli occupazionali prevedendo il ricorso generalizzato ai contratti di solidarietà;
semplificare, una volta per tutte, gli oneri amministrativi a carico delle imprese relativi all'avvio delle loro attività;
prevedere la deduzione graduale del costo del lavoro dall'imponibile Irap, in particolare per le piccole e medie imprese, per non penalizzare l'occupazione;
prevedere per la piccola impresa e per l'artigianato il pagamento dell'IVA al momento in cui si incassano le fatture;
escludere dal computo dei saldi validi ai fini del rispetto del patto di stabilità interno le spese per investimenti dei comuni virtuosi, consentendo così il finanziamento di opere pubbliche di piccole e medie dimensioni, immediatamente cantierabili, adatte all'intervento delle piccole

e medie imprese, e creando un volano per le attività economiche, con un effetto di traino tanto più prezioso in questa fase di crisi economica ed occupazionale tenendo anche conto che le spese degli enti locali per le opere pubbliche rappresentano più del 60 per cento delle spese in conto capitale delle nostre pubbliche amministrazioni;
presentare al più presto un piano di rientro del debito pubblico con una serie di tappe di abbattimento che rassicuri i mercati e scongiuri crisi di fiducia tipo quella che sta coinvolgendo Grecia e Spagna;
nonché porre in essere una politica economica ed industriale volta:
allo sviluppo della green economy (incentivazione del risparmio energetico, sostegno alla ricerca per ottenere nuovi modelli di veicoli non inquinanti, incentivi per le energie rinnovabili, messa in sicurezza dell'assetto idro-geologico del territorio nazionale; messa in sicurezza degli edifici scolastici; attuazione del Protocollo di Kyoto);
a concentrare le risorse per le opere pubbliche su alcune infrastrutture prioritarie, in particolare per quanto concerne le aree meridionali sottodotate;
a investire sul capitale umano, favorire l'innovazione e la ricerca, rafforzando il credito d'imposta per l'innovazione a favore delle aziende, un adeguato finanziamento della banda larga garantendo l'accesso gratuito ad internet per tutti ed assicurando più risorse per la scuola, l'università e la ricerca scientifica e tecnologica;
a ridurre le barriere a fare imprese in molti comparti, aprendo alla concorrenza molti settori dei servizi che ancora mantengono barriere amministrative, dare attuazione ai «Provvedimenti Bersani»;
ad accelerare la liberalizzazione dei servizi pubblici locali con l'esclusione del servizio idrico, rafforzando nel contempo le authorities settoriali per consentire una maggiore tutela della concorrenza nei comparti di pubblica utilità;
ma tale nuova politica economica deve da subito compiere i primi passi,


impegna il Governo:


ad adottare iniziative immediate al fine di rilanciare la domanda interna ed il potere d'acquisto delle famiglie, sostenendo i redditi da lavoro e da pensione:
a) raddoppiando la durata della cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane;
b) aumentando le detrazioni fiscali per carichi familiari nonché le detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione;
c) stabilendo in misura pari al 20 per cento la prima aliquota dell'Irpef;

a sostenere finanziariamente le piccole e medie imprese, gli artigiani ed i commercianti assumendo le necessarie iniziative volte a garantire:
a) l'estensione dell'attività di garanzia del fondo rivolto alle piccole e medie imprese, valutando la possibilità di incrementare in maniera consistente le risorse a disposizione del fondo stesso, il tetto dell'importo del credito garantito e le percentuali sulle quali si applica la garanzia;
b) l'istituzione di un Fondo rotativo presso la Cassa depositi e prestiti per anticipare i pagamenti ai fornitori delle pubbliche amministrazioni;
c) la fissazione al 20 per cento dell'aliquota Ires da applicare agli utili societari reinvestiti in azienda per favorirne la capitalizzazione;

a recuperare le risorse necessarie a tali scopi attraverso un efficace contrasto all'evasione fiscale reintroducendo le norme introdotte del Governo Prodi e soppresse dall'attuale esecutivo, quali la tracciabilità dei pagamenti, l'elenco clienti fornitori, e

stabilendo pari al 20 per cento l'aliquota dell'imposta sui proventi derivanti dalla speculazione finanziaria;
ad approntare una più globale riforma fiscale orientata a tassare meno i fattori produttivi, lavoro e capitale, e un po' di più, i consumi di beni di lusso e le attività speculative, salvaguardando il principio costituzionale della progressività della tassazione in relazione ai livelli effettivi di reddito, tramite l'applicazione di tre aliquote ognuna pari al 20 per cento: 20 per cento come prima aliquota Irpef per alleggerire il peso fiscale dei redditi medio-bassi; 20 per cento come aliquota Ires da applicare agli utili societari reinvestiti in azienda; 20 per cento per la tassazione delle rendite derivanti dalle attività finanziarie speculative.
(1-00336)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Leoluca Orlando, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
gli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri sono stati assunti tramite pubblico concorso ai sensi dell'articolo 23, comma 3 del decreto legislativo 8 maggio 2001 n. 215;
il ruolo di ufficiale in ferma prefissata è suddiviso in ruolo speciale con impieghi operativi rivolto a giovani diplomati/laureati e in ruolo tecnico logistico con impieghi tecnici (telematica, amministrazione, eccetera) rivolto a giovani laureati nelle singole specialità;
il primo bando di concorso per titoli ed esami è stato pubblicato nel novembre 2002 per l'arruolamento degli ufficiali, in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri che prevedeva una ferma iniziale di 30 mesi poi prorogabile in seguito a ulteriore concorso interno per ulteriori 12 mesi;
ad oggi sono stati banditi 11 corsi di ufficiale ferma permanente e gli ufficiali dei primi 7 corsi ufficiale ferma permanente (158 unità totali) sono transitati in servizio permanente a seguito di procedure di stabilizzazione che prevedeva esclusivamente visite mediche/attitudinali e valutazione titoli (leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008); gli ufficiali in ferma prefissata dei corsi 8o, 9o, 10o, 11o (totale 58 unità di cui 45 del ruolo speciale e 13 unità del ruolo tecnico logistico), ancorché trattenuti nelle more della stabilizzazione non sono ancora transitati in servizio permanente;
gli stessi, oltre a possedere i requisiti per la stabilizzazione, hanno maturato un'esperienza di servizio continuativo di quasi 5 anni, con lusinghiere note caratteristiche anche in settori importanti dell'Arma (comando generale, comandi interregionali, RIS, nuclei operativi e altro);
si tratta di ufficiali che, analogamente ai colleghi dei primi 7 corsi, hanno già sostenuto due concorsi per rimanere in servizio (il primo concorso per titoli ed esami svolto per l'accesso iniziale - articolo 23 del decreto-legge 8 maggio 2001 n. 215 - ed il secondo concorso per soli titoli svolto per ottenere l'ulteriore anno di rafferma);
con decreto dirigenziale del 21 dicembre 2009 n. 287 del 2009 pubblicato sul giornale ufficiale del Ministero della difesa n. 1 il 10 gennaio 2010 è stato pubblicato il bando di concorso per l'immissione in servizio permanente degli ufficiali in ferma permanente provenienti dai corsi 8o-11o che al 31 gennaio 2010 abbiano maturato 3 anni di servizio ai sensi di quanto previsto dall'articolo 6-bis del decreto-legge 23 febbraio 2009 n. 11 convertito con legge 23 aprile 2009 n. 38;
si tratta di un concorso consistente in due prove scritte, accertamenti sanitari

ed attitudinali, valutazioni dei titoli e prove orali il cui mancato superamento comporta il congedo immediato;
non si vede la necessità e, in particolare, l'opportunità di svolgimento di un ulteriore concorso per l'immissione in servizio permanente, tanto più che tale eventualità risulta in contrasto con l'attuale assetto normativo appare evidente, inoltre, la disparità di trattamento con i corsi precedenti che hanno effettuato una prova selettiva consistente esclusivamente in visite mediche/attitudinali e valutazione titoli e la non conformità del bando a principi di efficienza, economicità e ragionevolezza che devono contraddistinguere l'azione amministrativa, anche nella considerazione che il numero dei potenziali candidati (58 unità) è inferiore al numero dei posti a disposizione (67 unità) e noni è da escludersi un incremento dei non idonei alle prove, con il conseguente collocamento in congedo degli interessati (nei concorsi ordinari solitamente il 50 per cento non supera le prove scritte), scelta tanto più irragionevole se si considera la particolare situazione male che il Paese sta attraversando, in cui la popolazione invoca una sempre maggiore sicurezza,


impegna il Governo


ad adottare entro marzo 2010 tutte le misure, comprese la revoca o modifica dell'attuale bando di concorso in atto, affinché tutti gli ufficiali in ferma permanente in forza effettiva dall'8o all'11o corso transitino in servizio permanente senza ulteriore procedura selettiva, ovvero con procedura selettiva consistente esclusivamente in visite mediche e valutazione titoli (come avvenuto per i 7 corsi precedenti), facendo salve le anzianità di servizio maturate.
(7-00281) «Ascierto, Carlucci».

La Commissione VIII,
premesso che:
l'introduzione del sistema di tracciabilità dei rifiuti denominato SISTRI, con decreto ministeriale 17 dicembre 2009, consentirà agli organi preposti di effettuare controlli maggiormente efficaci in ragione di una conoscenza più profonda, aggiornata e dettagliata delle attività di produzione, trasporto e gestione dei rifiuti;
il sistema SISTRI, prevede, poi, l'abolizione dell'obbligo di compilazione del registro di carico e scarico dei rifiuti, del Formulario dei rifiuti e del modello unico di dichiarazione ambientale (MUD), con un reale risparmio dei costi, sia diretti (acquisto modulistica, diritti di segreteria, vidimazioni) che indiretti (personale, consulenze, e altri) quantificati dal Ministero della pubblica amministrazione e dell'innovazione in euro 671 milioni all'anno;
ogni intervento che innova sostanzialmente le modalità operative sinora seguite - ed è questo è il caso del Sistema SISTRI - crea disorientamento, genera timori nelle Imprese e nelle loro Associazioni,


impegna il Governo:


a costituire quanto prima il comitato di vigilanza e controllo previsto dall'articolo 11 del decreto ministeriale del 17 dicembre 2009 formato da rappresentanti delle associazioni imprenditoriali maggiormente rappresentative, dei produttori, dei trasportatori, dei recuperatori, e degli smaltitori, per garantire un monitoraggio continuo delle problematiche che emergono nelle imprese dall'applicazione del sistema SISTRI;
ad assumere immediate iniziative per una proroga dei termini dell'iscrizione al sistema SISTRI, fermo rimanendo i termini di entrata in vigore dell'operatività del sistema;
a valutare la possibilità di assumere iniziative, in sede di recepimento della direttiva 2008/98/CE sui rifiuti, tese a individuare misure in grado di contenere e/o eliminare talune rigidità normative

degli autotrasportatori nazionali anche nei confronti della concorrenza estera (obbligo di fideiussione, pluralità di iscrizioni, contenimento dei diritti di iscrizioni all'Albo, eccetera).
(7-00280)
«Ghiglia, Aracri, Bonciani, Cosenza, Di Cagno Abbrescia, Tommaso Foti, Germanà, Gibiino, Iannarilli, Lisi, Lupi, Pili, Pizzolante, Scalera, Scalia, Stradella, Tortoli, Vella, Vessa».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
decine di comuni stanno deliberando l'attuazione di «registri sul testamento biologico» tra questi: Firenze, Bologna, Genova, La Spezia, Pisa, Vicenza, Cagliari, Calenzano, Caserta, Massa, Fiesole, Lecco, alcuni municipi di Roma e la provincia di Cagliari;
la Camera, dei deputati, Commissione affari sociali, sta esaminando la proposta di legge n. 2350 «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento» in un testo unificato già approvato dal Senato;
al Senato l'esame in Commissione è iniziato il 1o ottobre 2008 e si è concluso il 12 marzo 2009, mentre in Assemblea la discussione è iniziata il 18 dicembre 2008 e conclusa il 26 marzo 2009;
l'esame del testo alla Camera dei deputati ha preso avvio in commissione in data 8 luglio 2009. In Commissione affari sociali vi è stato un ampio e approfondito dibattito, cui hanno preso parte oltre quaranta deputati, in buona parte non facenti parte della Commissione: fatto che dimostra che non vi è stata da parte della maggioranza la volontà di comprimere o limitare la discussione;
il testo varato dal Senato prevede il «consenso informato» (articolo 2). Il consenso informato del paziente come presupposto necessario per l'attivazione di ogni trattamento sanitario, salvo i casi previsti dalla legge. Può essere sempre revocato, anche parzialmente. L'espressione del consenso deve essere preceduta da informazioni corrette e complete rese dal medico al paziente. Il documento in cui è reso il consenso, firmato dal paziente, diventa parte integrante della cartella clinica. Il consenso non è richiesto quando la vita della persona incapace di intendere e di volere sia in pericolo per il verificarsi di un evento acuto;
il testo prevede anche il registro delle dichiarazioni anticipate (articolo 9). Viene istituito il registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento presso il Ministero della salute. Il Ministro, con regolamento da emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge sentito il Garante per la protezione dei dati personali, disciplina sia la tenuta del registro sia le modalità e i termini di compilazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento, presso il medico di medicina generale, registrate e trasmesse dalle aziende sanitarie al registro di cui sopra. La dichiarazione anticipata di trattamento e qualsiasi altra formalità a essa connessa non sono soggette all'obbligo di registrazione e sono esenti dall'imposta di bollo e da qualunque altro tributo;
l'atto approvato dal Senato disciplina anche la validità della dichiarazione anticipata di trattamento (articolo 4, commi da 3 a 6). La dichiarazione anticipata di trattamento è valida per cinque anni, decorrenti dalla redazione dell'atto, della dichiarazione anticipata di trattamento, dichiarazione comunque rinnovabile, an

che più volte. La regola della validità quinquennale della dichiarazione viene meno nel caso in cui il soggetto sia divenuto incapace. La dichiarazione è revocabile e modificabile in ogni momento. È previsto l'inserimento della dichiarazione anticipata di trattamento nella cartella clinica del malato e la non applicabilità della dichiarazione anticipata di trattamento in condizioni di urgenza o quando il soggetto versa in pericolo di vita immediato;
il testo licenziato del Senato prevede la dichiarazione anticipata di trattamento (articolo 3). La dichiarazione anticipata di trattamento esprime la volontà della persona che firma la dichiarazione riguardo ai trattamenti sanitari, in caso di eventuale futura perdita della propria capacità di intendere e di volere, e consente esclusivamente all'eventuale fiduciario di provvedere alle funzioni indicate nell'articolo 6, purché in conformità a quanto prescritto dalla legge e dal codice di deontologia medica. Nella dichiarazione anticipata di trattamento è consentita la rinuncia a trattamenti sanitari ritenuti sproporzionati o sperimentali ed è vietato l'inserimento di indicazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575 (omicidio), 579 (omicidio del consenziente) e 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale. È vietato altresì dare disposizioni riguardanti l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. L'efficacia della dichiarazione anticipata di trattamento è collegata all'accertamento che il soggetto in stato vegetativo non è più in grado di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze. In tal senso viene disposto che la valutazione dello stato clinico del soggetto in stato vegetativo è formulata da un collegio medico (medico legale, anestesista-rianimatore e neurologo, designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o della azienda sanitaria locale di competenza), sentiti il medico curante e il medico specialista della patologia;
il consiglio comunale di Firenze in data 5 ottobre 2009 ha votato una delibera di consiglio recante il titolo: «Istituzione del Registro dei testamenti biologici. Regolamento Comunale». La delibera comunale prevede l'istituzione, fatta salva l'approvazione di una apposita normativa nazionale in materia, di un registro di raccolta dei testamenti biologici (cosiddetto «dichiarazioni anticipate di volontà»), e stabilisce che tale registro è riservato ai soli cittadini residenti nel comune di Firenze, ed ha come finalità di consentire l'iscrizione nominativa, mediante autodichiarazione, di tutti i cittadini che hanno redatto una dichiarazione anticipata di trattamento con indicazione del notaio rogante ovvero del fiduciario e/o del depositario, allo scopo di garantire la certezza della data di presentazione e la fonte di provenienza; la delibera approva infine il «Regolamento comunale per il registro dei testamenti biologici». A tale provvedimento è seguita una delibera di giunta per l'attuazione di un regolamento attuativo che prevede la gratuità dell'iscrizione;
sembra, a parere anche di alcuni giuristi, che la delibera possa generare confusione come quella di ritenere che chiunque possa chiedere nella circostanza del fine della propria vita trattamenti oppure rifiutarli: una confusione che pare inopportuna, dal momento che il Parlamento sta democraticamente trattando una materia così delicata -:
se non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per ricorrere alla procedura prevista dall'articolo 138 del testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.
(2-00637)
«Toccafondi, Migliori, Polledri, Marinello, Gioacchino Alfano, Pagano, Girlanda, Franzoso, Gottardo, Massimo Parisi, Renato Farina, Di Biagio, Vella, Picchi, Castellani, Bocciardo, Vignali, Tortoli, Mazzoni, Mazzuca, Palmieri, Luciano Rossi, Barbieri, Centemero, Brigandì, D'Amico, Laura Molteni, Munerato, Rivolta, Saltamartini, Bonciani, Colucci, Rosso».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
garantire una famiglia ad un bambino che ne è privo è un gesto di grande umanità, che permette nel contempo al minore di crescere in un ambiente protetto dal punto di vista sia affettivo sia economico e ad una coppia di realizzare il proprio desiderio di genitorialità;
la legge 4 maggio 1983, n. 184, con le successive modifiche, tra cui quelle apportate dalla legge 31 dicembre 1998, n. 476, di ratifica della Convenzione dell'Aja, disciplina l'adozione e l'affidamento di minori, comprese le pratiche relative all'adozione internazionale;
la normativa in vigore, nel rispetto del diritto internazionale e mantenendo la preferenza per la famiglia naturale, ha consentito a molte coppie di adottare bambini stranieri soli o abbandonati garantendo loro l'opportunità di crescere nel nostro Paese con un reale miglioramento delle loro condizioni di vita, ma vanno rilevate alcune evidenti criticità che rendono tutt'altro che agevole l'iter di adozione;
è un fatto noto che l'adozione per le coppie e i minori non è spesso di facile accesso, specie per le famiglie a basso reddito;
i tempi e i costi richiesti per l'adozione internazionale di un minore sono proibitivi per tutti coloro che, pur nelle condizioni di poter mantenere un figlio, non sono nella possibilità di organizzare lunghe trasferte all'estero o di poter sostenere lungaggini burocratiche che portano a dover sacrificare l'attività lavorativa;
indipendentemente dal sacrificio economico, bastano anche soltanto i tempi molto dilatati a scoraggiare alcune coppie, dato che dall'inizio della dichiarazione di disponibilità alla conclusione dell'iter di adozione varie scadenze non sono esattamente quantificabili e comunque, nel migliore dei casi, comportano attese di almeno anni;
è assolutamente spropositata la serie di adempimenti che due coniugi sono chiamati a rispettare per le pratiche d'adozione: dalla dichiarazione di disponibilità, alla sottoposizione ad un'indagine dei servizi territoriali, dal decreto di idoneità, alla ricerca del minore tramite associazione, dall'incontro all'estero col minore individuato alla trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile;
se per certi versi è inevitabile la previsione di un lasso temporale significativo, specie a fronte degli obblighi imposti dal diritto internazionale, la prassi suggerirebbe tuttavia uno snellimento degli oneri, almeno per quanto attiene agli adempimenti imposti dalle autorità italiane;
anche se lo sforzo è volto a garantire l'individuazione di cadenze certe nell'iter dell'adozione per ciò che attiene al disbrigo delle procedure compiute sul suolo nazionale, andrebbero soppesati con attenzione due interessi che nell'adozione sono in gioco: quello di garantire al minore una famiglia e quello di accertare la presenza di requisiti minimi che la coppia deve soddisfare;
è imprescindibile la necessità di una piena idoneità della coppia a crescere e mantenere un figlio, ma la dilatazione delle tempistiche per effettuare i necessari accertamenti appare eccessiva, non potendo peraltro rimuovere totalmente i dubbi circa l'adeguatezza al ruolo genitoriale;
inoltre considerato che sono presenti nell'ordinamento istituti di garanzia per il minore che sono attivabili ex post rispetto all'avvenuta adozione e che consentono una continua tutela atta a correggere eventuali errori di valutazione che, per

quanto approfondito l'esame preliminare, sono pur sempre nel novero delle possibilità;
da quanto sopra esposto, gli interpellanti reputano che andrebbe favorito l'interesse del bambino a trovare una famiglia, accorciando pertanto i tempi e snellendo le procedure cui i coniugi devono sottostare per ottenere l'adozione, dato che soppesando costi e benefici è di gran lunga preferibile favorire una soluzione volta a garantire al minore una stabilità affettiva ed economica -:
se non ritenga necessario assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad abbreviare i tempi per le procedute delle adozioni internazionali e quali misure il Governo intenda predisporre per sostenere le coppie che intendono garantire ad un minore straniero il diritto a poter crescere in una famiglia.
(2-00638)
«Bellotti, Lisi, Palumbo, Frassinetti, Biava, De Camillis, Dell'Elce, Savino, Calabria, Mussolini, Patarino, Mistrello Destro, Mancuso, Pelino, Catanoso, Paolo Russo, Faenzi, Gottardo, Formichella, Pescante, Sbai, Polidori, De Girolamo, Angela Napoli, Zorzato, De Angelis, Lamorte, Corsaro, Bertolini, Paglia, Castellani, Consolo, Holzmann, Giulio Marini, Ceccacci Rubino, Carlucci, Centemero, Giammanco, Ceroni, Ascierto, Proietti Cosimi, Lazzari, Lorenzin, Caldoro, Scandroglio, Milanato, Golfo, Di Caterina, Taddei, Barbaro, Briguglio, Nastri, Divella, Dima, Gava, Bocciardo, Saltamartini».

Interrogazione a risposta orale:

CRISTALDI, PATARINO, ANGELA NAPOLI, CONTENTO e LANZARIN. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per le politiche europee, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella serata del 27 febbraio 2010 un altro vero e proprio attentato da parte di una unità militare libica è stato perpetrato a danno di un motopesca di Mazara del Vallo, il «Luna Rossa», in navigazione nel canale di Sicilia verso i mari dell'Egitto;
tale unità militare ha sparato contro l'imbarcazione italiana mettendo a serio rischio la vita dei componenti l'equipaggio, costituito da cinque italiani e tre tunisini, provocando seri danni alla plancia dell'imbarcazione ed alle apparecchiature elettroniche di cui il natante è provvisto;
l'ingiustificabile comportamento del comandante dell'unità libica riporta alla memoria dei pescatori italiani analoghi episodi che hanno provocato lutto e dolore nelle famiglie marinare e nelle loro comunità;
nessuna ragione può giustificare l'uso della violenza, ed ancor meno quello delle armi, che provoca solamente tensioni annullando ogni tentativo di rasserenamento dei rapporti tra l'Italia e la Libia almeno nella politica della pesca;
da quel che si apprende dal comandante del peschereccio mazarese, dall'unità libica sono partite raffiche di mitra senza alcuna intimazione di Alt col chiaro intendimento di provocare un incidente anche diplomatico -:
quali passi intenda muovere il Governo per l'accertamento dei fatti, per inoltrare una formale protesta al Governo libico e per creare le condizioni perché il canale di Sicilia sia un mare di pace, di lavoro e di convivenza tra i popoli.
(3-00947)

Interrogazione a risposta scritta:

PIONATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è da considerare la rilevanza dell'intervento finanziario dello Stato per la

promozione e lo sviluppo dello sport attraverso il CONI, che a sua volta trasferisce queste risorse alle singole federazioni ed in particolare alla Federazione Italiana Gioco Calcio;
il Governo ha interesse a che l'attività sportiva gestita dalla FIGC venga amministrata in condizioni di trasparenza, di rispetto delle regole e dell'etica;
appare inopportuno ed addirittura illegittimo che la predetta federazione si avvalga ancora oggi, purtroppo, di soggetti che sono stati coinvolti nel più grande scandalo che ha colpito lo sport negli ultimi dieci anni e che in relazione alle condotte sono stati sanzionati;
atteso infine a parere dell'interrogante che questi soggetti in base al loro operato in passato non possono fornire quelle garanzie per il rispetto di quelle regole necessarie per l'utilizzo del denaro pubblico -:
se attualmente tesserati, personale dipendente, dirigenti e consulenti della FIGC e CONI, direttamente o indirettamente coinvolti nell'indagine della Procura della Repubblica di Napoli, denominata calciopoli, continuino a svolgere incarichi e mansioni all'interno della FIGC o in strutture ad essa collegate in qualsiasi modo e con quali ruoli.
(4-06345)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel biennio 2008-2009, il piano di assistenza sanitaria a favore di 8.320 nostri connazionali residenti in Argentina, per lo più indigenti ed anziani, è stato attuato attraverso un accordo sottoscritto tra l'Ambasciata italiana in Argentina e la Swiss Medical, aggiudicataria di gara europea, per un costo annuo di euro 6.748.000;
tale accordo, scaduto a dicembre 2009, è stato rinnovato per il 2010 con la stessa compagnia assicuratrice, a condizioni tali per cui sono stati esclusi dall'assistenza sanitaria cittadini italiani pari al 40 per cento dei precedenti aventi diritto della polizza, cittadini che ora si trovano costretti ad affrontare direttamente le spese sanitarie con gravi conseguenze economiche soprattutto perché molti di loro si trovano in stato di indigenza;
da quanto è emerso dalla risposta del Governo, all'interrogazione a risposta immediata «Sul rinnovo del contratto con la Swiss Medical, compagnia assicuratrice per gli italiani residenti in Argentina» n. 5-02351 svolta in III Commissione e presentata dal deputato Giuseppe Angeli (19 gennaio 2010), «alla luce dei vincoli di bilancio, la riduzione del numero dei beneficiari di circa il 40 per cento è stata ritenuta la controindicazione di minor impatto, per continuare a garantire comunque l'erogazione...»; inoltre «l'individuazione degli attuali beneficiari è stata effettuata applicando l'unico criterio realmente oggettivo, proprio al fine di evitare discriminazioni, e cioè quello determinato dalla misura dell'indigenza dei connazionali presi in considerazione. Il relativo elenco è stato messo a punto dai Consolati sulla base dei parametri omogenei indicati dall'Ambasciata, in modo che proprio le fasce meno abbienti potessero continuare a beneficiare del servizio. Con gli stessi parametri è stata stilata la lista suppletiva...»; tale taglio dell'assistenza riguarda, quindi, ben 3.200 connazionali indigenti, già assistiti, che sono al momento inseriti nella cosiddetta lista suppletiva, di cui tenere conto nel caso in cui si reperiscano «eventuali ulteriori fondi», ma nulla veniva in quell'occasione specificato dal Governo sulla reperibilità di detti fondi;

finora il contratto con la Swiss Medical aveva garantito ai nostri concittadini anziani ed indigenti, residenti in Argentina, beneficiari della polizza, una buona assistenza ed al nostro Paese condizioni economiche nei limiti dei fondi disponibili;
i suddetti tagli evidenziano, ad avviso dell'interrogante, una sostanziale violazione del diritto primario e inviolabile alla salute (articolo 32 delle Costituzione) e dell'obbligo della solidarietà economica e sociale dello Stato nei confronti di cittadini che devono avere pari dignità sociale -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per eliminare detta esclusione dalla copertura sanitaria ai danni di una fascia sociale debole ed indifesa, che potrebbe essere assistita presso gli ospedali italiani presenti in Sudamerica, a pari condizioni di quelli rientranti nella fascia assicurata;
se i Ministri interrogati siano in grado, oggi, di indicare le modalità di reperimento dei fondi necessari ad estendere la copertura assicurativa alla totalità degli aventi diritto, onde eliminare ingiuste discriminazioni degli italiani in Argentina, rispetto ai connazionali residenti in Italia e ad altri connazionali all'estero, ovvero quali iniziative intendano assumere per assicurare l'assistenza della categoria esclusa tramite gli ospedali italiani esistenti, cui potrebbero essere erogati i fondi stornati alla Swiss Medical;
se i Ministri interrogati non ritengano, altresì, di avviare al più presto le necessarie attività per garantire l'assistenza sanitaria ed eliminare l'intollerabile discriminazione che subiscono a tutt'oggi le centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti negli altri Paesi dell'America Latina, come il Brasile, Venezuela, Uruguay e altri.
(4-06356)

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2010

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo il rapporto elaborato da Ambiente Italia per conto di nove associazioni ed enti operanti nel settore tra cui Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica a cui aderiscono circa 3.400 imprese della filiera cartaria dell'imballaggio, se in Italia le attività di riciclo dei materiali aumentassero del 15 per cento come risultato si avrebbe la riduzione di circa 8 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, pari al 6 per cento del parametro fissato per l'Italia dalla Commissione europea e da raggiungere entro il 2020;
lo studio è stato presentato al Parlamento europeo di Bruxelles dai rappresentanti dell'industria italiana del riciclo che chiedono alle istituzioni comunitarie maggiori sostegni per il settore;
un comparto che in Italia è in salute in controtendenza rispetto agli altri dell'industria, con una crescita della produzione del 17,2 per cento e un aumento del 13 per cento delle imprese che impiegano 13 mila addetti, secondo i dati riferiti al 2007;
dall'indagine risulta anche che se si incrementa la raccolta differenziata fino a raggiungere circa il 55 per cento del totale dei rifiuti urbani si otterrebbe come risultato un taglio drastico di 10 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020, riuscendo a rendere finalmente virtuoso il ciclo di gestione dei rifiuti. Già oggi la filiera di recupero e riciclo apporta vantaggi, pari a un minor consumo di energia per 15 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di

petrolio) e un taglio di 55 milioni di tonnellate di emissioni di CO2;
secondo Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco e coordinatore dei lavori a Bruxelles, il sostegno «potrebbe venire dalla riduzione dell'iva per i prodotti riciclati, rendendo obbligatori per le amministrazioni pubbliche de Paesi dell'Unione gli acquisti di prodotti a base di riciclo e potenziando la ricerca nei settori produttivi per rendere sempre più eco-compatibili i manufatti»;
recuperare rifiuti significa anche recuperare l'energia che essi contengono; Duccio Bianchi, curatore della ricerca, spiega: «Se i rifiuti residui dopo il riciclo fossero destinati al recupero energetico potremmo evitare l'emissione di circa 5 milioni di tonnellate di CO2 e avere subito a disposizione 11 mila GWh (GigaWattOre) di energia elettrica cioè 1 milione di tonnellate di petrolio come energia termica pari al 2 per cento della domanda annuale di calore in Italia» -:
se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di sostenere in sede europea tali istanze e, precisamente, l'aumento dell'attività di riciclo dei materiali per una riduzione delle emissioni di CO2 e il recupero energetico dei rifiuti residui dopo il riciclo;
se e quali altre iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per dare attuazione alle richieste di cui sopra, anche in funzione dell'adeguamento del nostro Paese ai parametri previsti dalla Commissione europea;
se si intendano promuovere misure fiscali di incentivazione al riciclo.
(4-06346)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono in corso procedure per l'avvio di un progetto per la realizzazione di un «impianto di stoccaggio rifiuti speciali liquidi e solidi, pericolosi e non pericolosi» da collocare nell'area ex-PA2/4 del Petrolchimico di Porto Marghera, da parte della società STE - Servizi Tecnologici per l'Ecologia, s.r.l., con sede in Venezia Malcontenta, via della Chimica, 4;
come riferito in un atto di sindacato ispettivo regionale, dai documenti allegati al progetto, risulta che si prevede una capacità massima di stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, provenienti dai cicli industriali pericolosi di tutta Italia, di 1.530 tonnellate di liquidi e 250 tonnellate di solidi e la movimentazione annua di 75.000 tonnellate di liquidi e 25.000 tonnellate di solidi, destinate, in parte minore, ad essere smaltite in discariche specializzate (non presenti nel territorio regionale del Veneto) e, in gran parte, ad essere bruciate nell'inceneritore SG31, che si trova anch'esso all'interno del perimetro del Petrolchimico, attualmente di proprietà della società consortile SPM e in attesa di essere acquistato da SIFA, società controllata dalla regione Veneto;
l'articolo 25 delle norme tecniche di attuazione I del piano regolatore generale - variante per Porto Marghera, adottata con deliberazione del consiglio comunale di Venezia n. 258 del 27-28 novembre 1995 e approvata con decreto della Giunta della regione Veneto n. 350 del 9 febbraio 1999, prevede nell'area interessata al progetto, classificata come zona industriale portuale di completamento D1. 1o, destinazioni quali: «[...] impianti tecnologici (... di raccolta e di trattamento dei rifiuti da parte di enti pubblici ovvero se relativi ai soli rifiuti prodotti dalla propria attività in sito, da parte di soggetti privati); [...] e, pertanto, vieta esplicitamente la localizzazione e la gestione di impianti di trattamento rifiuti prodotti fuori dal sito di Porto Marghera, da parte di privati;

notizie stampa riferiscono dichiarazioni politiche per il trasferimento a Marghera di progetti di inceneritori previsti nel trevigiano e contestati dalle popolazioni interessate;
la realizzazione a Porto Marghera di un'attività di stoccaggio e smaltimento di rifiuti pericolosi, tossici o nocivi comporta, a parere degli interroganti, un peggioramento della situazione ambientale e sanitaria della zona, peraltro senza significativi risvolti occupazionali, ed in contrasto con la linea della riconversione del polo produttivo attraverso lo sviluppo di attività sostenibili ed ecocompatibili -:
se risponda al vero quanto sopra riferito;
se siano previsti progetti per la bonifica delle aree inquinate e la riqualificazione dell'intera area;
se sia stata fatta un valutazione in termini di ritorni occupazionali dell'operazione;
se non ritengano i Ministri interrogati di opporsi, per quanto di competenza, a tale progetto e se e come intendano invece sostenere la riconversione dell'attuale zona industriale di Marghera, attraverso lo sviluppo di attività sostenibili ed ecocompatibili.
(4-06363)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono stati pubblicati sei dossier dal centro comune di ricerca di Ispra sull'inquinamento in Lombardia che contengono le relazioni sui controlli di qualità relativi alle centraline dell'Arpa;
se ne evince che, soprattutto negli anni 2006-2007, c'è stata una sottostima generalizzata (intorno al 10 per cento, ma in molti casi superiore) dei dati sullo smog forniti ai cittadini; l'Agenzia regionale per l'ambiente ha spiegato che la variabilità nella rilevazione dei dati è fisiologica e tollerata dalle regole europee «in un margine che arriva addirittura al 25 per cento»;
i dossier di Ispra, centro di ricerche della Comunità europea, sono stati acquisiti grazie a un accesso agli atti dei «Genitori antismog» -:
se sia vero quanto sopra riferito;
se e quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire, in modo omogeneo sul territorio nazionale, la qualità dei macchinari impiegati e la correttezza delle procedure di calibrazione;
quali iniziative intendano adottare per assicurare la massima trasparenza sui dati ambientali rilevati dagli enti preposti ai controlli.
(4-06365)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI, DE PASQUALE e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la vicenda della vendita dell'archivio Vasari alla società russa Ross Engineering, ha suscitato forte preoccupazione in tutta la comunità aretina, nonché attenzione dal mondo della cultura e dello stesso Governo, in quanto l'archivio Vasari dichiarato di interesse storico particolarmente importante, gioiello del nostro Rinascimento, è composto da 31 filze, ognuna con un piccolo scrigno di lettere, conti di casa Vasari, documenti legali, ricordi di famiglia, semplici appunti a mano, a penna, a matita, in mezzo a documenti di inestimabile valore: decine e decine di lettere inviate a Vasari da Cosimo I e scritti tra il 1542 ed il 1547, le lettere inviate da «diversi hominus a Messer Giorgio Vasari» tra il 1546 ed il 1572, tra cui il

traduttore dell'Eneide di Virgilio e di Aristotele Annibal Caro, il carteggio tra Michelangelo ed il Vasari dal 1550 al 1557, le lettere di Pio GV dal 1556 al 1573, sonetti scritti da Michelangelo all'amico Giorgio, ed altro ancora;
l'Archivio Vasari è dichiarato di interesse storico particolarmente importante, con i provvedimenti della Sovrintendenza archivistica per la Toscana n. 610 del 23 marzo 1991 e n. 680 del 19 gennaio 1996, nonché oggetto di «vincolo pertinenziale jure publico» disposto con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali ed ambientali dell'8 settembre 1994 e trascritto presso la conservatoria dei registri immobiliari di Arezzo in data 18 ottobre 1994, in ragione del quale l'archivio Vasari è vincolato alla Casa Vasari di Arezzo;
il contratto di compravendita, per un valore di acquisto di 150 milioni di euro e siglato il 12 novembre 2009 all'Hotel Metropolitan di Mosca è dichiarato valido;
il diritto di prelazione da parte dello Stato scade in data 20 marzo 2010;
nella conferenza stampa tenutasi a Mosca in data 12 novembre 2009, all'atto del contratto di acquisto, la Ross Engineering dichiarava di prendere atto del vincolo pertinenziale che lega l'Archivio a Casa Vasari di Arezzo, ma che nonostante ciò l'interesse della stessa Ross Engineering è quello di attivare tutte le iniziative e le procedure finalizzate alla valorizzazione del compendio, in modo che lo steso possa essere fruito ed apprezzato come patrimonio artistico, storico e culturale dell'umanità, anche attraverso la sua esposizione nei più importanti musei del mondo;
il Ministero, sia da parte del Ministro Bondi, che del Sottosegretario Giro, ha espresso il convincimento della sufficienza del vincolo pertinenziale allo scopo di scongiurare il trasferimento dell'Archivio Vasari dalla sua attuale e naturale sede che è Casa Vasari;
sia il Ministro Bondi, sia il Sottosegretario Giro hanno comunque espresso, sia nell'incontro con gli Amministratori Aretini, sia nelle risposte alle due interpellanze presentate dal Partito Democratico, la volontà di rafforzare l'interpretazione del vincolo pertinenziale;
nella stampa locale di Arezzo, in data 28 febbraio 2010, è apparsa la notizia che la Ross Engineering, ha attivato un pool di avvocati al fine di rimuovere il vincolo pertinenziale o quantomeno aggirano;
il grimaldello giuridico che la Ross Engineering intende usare è il convincimento che il legame indissolubile che nel 1974 l'allora Ministro Alberto Ronchey stabilì tra l'Archivio e Casa Vasari non impedisce la gestione delle carte da parte del proprietario, anzi è proprio l'acquirente che ha il diritto-dovere di curare il patrimonio dell' Archivio;
pertanto non deve essere più la Sovrintendenza ai beni archivistici ad occuparsi delle carte e della loro conservazione e della loro eventuale esposizione, ma che tale compito spetta direttamente alla proprietà;
tale interpretazione, se riconosciuta, significherebbe far girare l'archivio in tutto il mondo con la preoccupazione che un patrimonio valutato in altre sedi per un valore di circa 2 milioni di euro ed acquistato invece alla cifra di 150 milioni di euro, una volta uscito dalla sua sede naturale e cioè Casa Vasari ad Arezzo, possa non farvi più ritorno -:
cosa intenda fare il Governo al fine di rafforzare il vincolo pertinenziale dell'Archivio Vasari a Casa Vasari ed impedire il suo spostamento.
(5-02582)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nella serata del 28 febbraio 2010, all'interno della trasmissione «Che Tempo che fa» su Rai 3, Gino Strada, leader di Emergency, organizzazione umanitaria impegnata notoriamente da tempo in Afghanistan nel campo sanitario, intervistato dal conduttore Fabio Fazio ha sostenuto che nei giorni scorsi nell'area da lui definita come «il cuore della zona dei bombardamenti» le forze dell'ISAF vanno conducendo una operazione che vede tra le prime vittime ancora una volta la popolazione civile;
in questo contesto Strada ha accusato la Coalizione di impedire ai feriti di raggiungere gli ospedali attraverso il blocco di «macchine e ambulanze» dedicate al loro trasporto, e la mancata considerazione delle proposte di apertura «di un corridoio umanitario per l'evacuazione dei feriti»;
stigmatizzando inoltre la natura volontaria di questo impedimento, da lui ricondotta alla convinzione da parte dei comandi militari che «i feriti non debbano essere curati», Strada ha denunciato il comportamento delle forze ISAF come «un crimine di guerra che andrebbe portato alla corte penale internazionale», in quanto «contrario a tutte le convenzioni» -:
se quanto esposto corrisponda al vero e quali eventuali iniziative il Governo intenda assumere considerata l'attenzione alle vicende afgane accresciuta anche nel nostro Paese a seguito della rinnovata azione dell'ISAF, e l'allarme destato dalle crescenti perdite di vite umane prodotte nel corso della operazione intrapresa nella zona di Hellmand, e la gravità delle dichiarazioni riportate anche in relazione alla notorietà e autorevolezza del denunciante.
(2-00639)
«Arturo Mario Luigi Parisi, Recchia, Mogherini Rebesani, Pistelli, Mastromauro, Cavallaro, Garofani, Giacomelli, Gasbarra, Ceccuzzi, Boffa, Farinone, La Forgia, Vannucci, Barbi, Laganà Fortugno, Madia, Maran, Losacco, Pierdomenico Martino, Tocci, Bachelet, Calvisi, Corsini, Grassi, Miotto, Miglioli, Villecco Calipari, Pompili, Sarubbi, D'Antona, Colombo, Rossomando, Rosato, Narducci, Castagnetti».

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale, nella sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, di tipo interpretativo di rigetto, ha qualificato la TIA (tariffa di igiene ambientale) di cui all'articolo 49 del decreto legislativo n. 22 del 1997 quale tributo a cui conseguentemente non si applica l'IVA, sostanzialmente innovando rispetto alla interpretazione previdente di disposizione tariffaria;
l'Agenzia delle entrate, già con risoluzione n. 25/E del 5 febbraio 2003, successivamente reiterata fino al giugno 2008 e sino ad oggi non modificata né smentita, ha espresso l'orientamento circa la vigenza dell'obbligo di applicazione dell'IVA alla TIA;
i comuni debbono procedere, a fronte di un quadro normativo attualmente con diversi ambiti di incertezza applicativa, all'approvazione del piano finanziario

della TIA e all'approvazione delle tariffe 2010 entro e non oltre il prossimo 30 aprile 2010;
i cittadini infine attendono risposte alle richieste di rimborso dell'IVA da questi pagata alle imprese di gestione con i versamenti dei bollettini della TIA emessi e ricevuti;
in assenza di un quadro normativo che tenga conto della pronuncia della Corte costituzionale, risulta caratterizzato da grave incertezza far fronte ai diversi adempimenti circa la definizione e l'applicazione delle tariffe TIA per l'anno 2010;
nella seduta n. 289 del 24 febbraio 2010 della Camera dei deputati il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze ha accettato la richiesta di impegno per il Governo (Piffari n. 9/03210/030) a valutare l'opportunità di assumere entro breve termine le necessarie iniziative per dare risposta alla sentenza della Corte costituzionale n. 238 del 24 luglio 2009 -:
quali chiarimenti urgenti intenda fornire, considerati i termini di esercizio delle competenze comunali di cui sopra entro il 30 aprile 2010, in materia fiscale, direttamente o mediante l'Agenzia delle entrate, al fine di dare certezza circa il trattamento fiscale a cui assoggettare il pagamento della TIA;
quali ulteriori iniziative intenda assumere per fare chiarezza sulle azioni locali da attivare in ambito TIA a seguito della sentenza richiamata della Corte costituzionale.
(5-02579)

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la direzione regionale dell'Agenzia delle entrate del Friuli Venezia Giulia ha diramato il 10 aprile 2009 una nota (prot. 37236), nella quale viene specificato che «gli atti contenenti più disposizioni in materia societaria non configurano un negozio complesso (tassabile ai sensi del secondo comma dell'articolo 21 TUR), sussistendo, invece, una connessione funzionale tra le diverse disposizioni, ancorché riunite in un unico contesto. Quindi, si è in presenza di una pluralità di negozi collegati tra loro e riconducibili a distinti schemi causali funzionalmente connessi: ne consegne che ciascuna disposizione deve essere assoggettata ad autonoma tassazione, ai sensi del primo comma del citato articolo 21, del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, con applicazione di tante imposte fisse (euro 168) quante sono le disposizioni rilevate»;
un notaio udinese ha già rivolto una segnalazione al Garante del contribuente sulla base del disposto di cui all'articolo 13 della legge n. 212 del 2000 (Statuto dei diritti del contribuente), in quanto il mutamento repentino ed ingiustificato dell'Amministrazione finanziaria circa l'applicazione dell'imposta fissa di registro per i verbali e gli atti societari in genere portanti modifiche statutarie appare in contrasto con un'interpretazione ormai ventennale dell'articolo 4, comma 1, lettera c) della Tariffa, Parte Prima, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, così come peraltro evincibile dalla risoluzione n. 529 del 5 giugno 1991 dell'allora Ispettorato compartimentale di Torino;
come è noto, ai sensi dell'articolo 13 dello Statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000) «il Garante del contribuente, anche sulla base di segnalazioni inoltrate per iscritto dal contribuente o da qualsiasi altro soggetto interessato che lamenti disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, prassi amministrative anomale o irragionevoli o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria, rivolge richieste di documenti o chiarimenti agli uffici competenti, i quali rispondono entro trenta giorni, e attiva le procedure di autotutela nei confronti di atti amministrativi di accertamento o di riscossione notificati al contribuente. Il Garante del contribuente comunica l'esito

dell'attività svolta alla direzione regionale o compartimentale o al comando di zona della Guardia di finanza competente nonché agli organi di controllo, informandone l'autore della segnalazione»;
tale figura normativa interviene sull'agire dell'Amministrazione finanziaria, seppur poco incisivamente, data l'assenza di poteri autoritativi o semplicemente sanzionatori nei confronti degli uffici e, a seguito della modifica normativa del 2002 (articolo 94, comma 8, della legge n. 289 del 2002), con la quale è stato introdotto il comma 13-bis al suddetto articolo, rappresenta il punto di raccordo tra legislatore tributario, amministrazione finanziaria e amministrati-contribuenti);
il Garante ha censurato l'operato dell'amministrazione ritenendo normativamente ingiustificata la richiesta di più tasse fisse per un unico verbale o atto modificativo societario in genere;
l'erroneo operato dell'ufficio è originato dagli indirizzi interpretativi espressi dall'Amministrazione finanziaria nella risoluzione n. 225/E del 5 giugno 2008 in relazione all'applicazione dell'articolo 11 della Tariffa, parte prima, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986 alle cessioni di quote sociali: secondo l'Agenzia delle entrate tale ultimo articolo deve essere interpretato alla luce dell'articolo 21 del TUR, sicché devono corrispondersi tante imposte fisse quanti sono i negozi contenuti nell'atto da registrare;
deve osservarsi che sotto il profilo civilistico, nelle società di persone, il mutamento della persona di un socio attuato attraverso il trasferimento della quota inter vivos è configurabile come una delle possibili fattispecie di modificazione del contratto sociale (B. Denora, Abolizione della tassa sui contratti di borsa, in Studi e materiali, 2/2008, 588; e in senso adesivo, A. Montesano, Risoluzione n. 225/E del 5 giugno 2008. La cessione delle quote sociali dopo l'abrogazione della «tassa sui contratti di borsa», in il fisco, 2/2008, 4672 e seguenti);
invero, l'articolo 4 della Tariffa, lettera c) prevede la registrazione in termine fisso e l'imposizione in misura fissa per «le altre modifiche statutarie, comprese le trasformazioni e le proroghe», disponendo perciò l'applicazione dell'imposta di registro in misura fissa per le delibere che determinano le variazioni dell'oggetto sociale, della sede, della denominazione e di ogni altro elemento dello statuto;
in tempi meno recenti, l'uso del generico termine «altre modifiche» utilizzato dal legislatore aveva portato ad un'applicazione disomogenea e irragionevole della norma da parte degli uffici locali. Infatti, alcuni uffici avevano inteso la locuzione come «altre modifiche» nel senso «per ogni altra modifica statutaria», sicché in caso di più modifiche apportate all'atto costitutivo, erano state applicate altrettante imposte fisse;
la risoluzione del Ministero delle Finanze Direzione Generale II.II. del 5 giugno 1991, n. 529 (in Dir. prat. trib., 1992, I, p. 266) fugò ogni dubbio in proposito, chiarendo che sarebbe stato «contrario a ogni logica applicativa del tributo di registro ritenere che quando in un verbale di assemblea siano contenute più modifiche statutarie debba corrispondersi un'imposta fissa per ciascuna modifica. Invero, ciò che soggiace all'obbligo di registrazione è il verbale contenente le modifiche statutarie e non il cumulo, discutibile (a livello di cernita) anche da un punto di vista pratico, delle modifiche stesse. Pertanto, le modifiche statutarie, a prescindere dal loro numero e dalla loro maggiore o minore rilevanza, non possono comportare affatto una pluralità di tasse fisse in quanto la loro imposizione si esaurisce nell'unica tassa fissa che colpisce il relativo verbale. L'inciso "altre modifiche statutarie..." va dunque semplicemente inteso nel senso residuale e onnicomprensivo che deve logicamente essergli attribuito e non in quello di far assumere autonoma rilevanza impositiva a ciascuna delle ripetute modifiche statutarie»;
recentemente la Commissione tributaria provinciale di Bari in relazione ad un

atto avente ad oggetto una cessione di quote e contestuale trasformazione di società in accomandita semplice in società a responsabilità limitata ha statuito che non è «legittimo percepire in sede di registrazione degli atti in esame due imposte fisse per ciascuna delle disposizioni contrattuali. Infatti, il Ministero Finanze, con la Circolare n. 250529 del 4 febbraio 1982 ha chiarito che un atto contenente convenzioni plurime, assoggettabili di per sé ciascuna ad ammontare d'imposta inferiore a quella fissa, deve scontare una sola imposta fissa, sia in primo luogo per la prevalente considerazione che unica è la formalità di registrazione, sia nel fatto che la registrazione è un servizio pubblico e che la somma a cui essa si riferisce rappresenta il costo minimo del servizio reso dalla pubblica Amministrazione. Pertanto appare inequivocabilmente simile a una tassa richiesta quale corrispettivo del servizio reso dallo Stato» (CTP di Bari, n. 143 del 18 maggio 2009, non edita; la giurisprudenza di merito sembra ritenere l'imposta di registro in misura fissa come tassa d'atto che assume a presupposto la presentazione del documento ed è dovuta quale remunerazione del servizio amministrativo di registrazione; S. D'Amico, Una sola imposta su più cessioni, in Il Sole 24ore del 26 gennaio 2009, segnala in proposito due sentenze, non edite, della CTP di Como) -:
quali iniziative intenda assumere per rendere l'azione dell'Agenzia delle entrate conforme agli indirizzi espressi nella circolare da ultimo citata o, comunque, quali siano i suoi intendimenti in ordine alla fattispecie rappresentata.
(5-02580)

Interrogazioni a risposta scritta:

ARACRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli anni 2008-2009 il contenzioso giudiziario amministrativo originato da provvedimenti ed atti emanati dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'ambito delle competenze afferenti alla gestione dei giochi e delle scommesse risulta cresciuto in modo esponenziale;
nel corso dell'anno 2009, su 100 ricorsi proposti dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sono state avanzate n. 70 istanze di sospensione dell'efficacia di altrettanti provvedimenti amministrativi di cui ne sono state accolte n. 56 - pari all'80 per cento dei provvedimenti sottoposti al controllo del tribunale amministrativo regionale;
risultano avanzate n. 54 istanze cautelari di sospensione dell'efficacia di provvedimenti amministrativi emessi dall'ufficio giochi dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, di cui ne sono state accolte n. 54 - pari al 100 per cento dei provvedimenti di accoglimento;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenza n. 11396 del 20 novembre 2009 ha annullato il bando di gara predisposto e pubblicato dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato per l'aggiudicazione delle concessioni per la vendita delle lotterie istantanee (gratta e vinci), riconoscendo alcune gravi illegittimità contenute nel bando. Tale decisione ha fatto venir meno un introito di 500 milioni di euro per il bilancio dello Stato 2009 e di ulteriori 300 milioni di euro per il 2010;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenze n. 9963/09 e n. 1628/2010, ha annullato rispettivamente il decreto direttoriale 21 maggio 2008 concernente l'avvio del bingo in modalità di interconnessione telematica tra le sale e il decreto direttoriale 30 marzo 2009 concernente l'avvio del bingo in modalità a distanza, entrambi elaborati dalla direzione giochi dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, determinando gravissime incertezze normative e

ingenti danni economici agli operatori del settore, nonché gravi perdite di gettito erariale -:
se si sia a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative si intendano assumere affinché venga garantita la piena trasparenza ed efficienza nella gestione del sistema dei giochi, con un rigoroso rispetto delle regole e l'esercizio di appropriati controlli, al fine di eliminare ogni rischio di irregolarità dell'azione amministrativa e di consentire agli operatori concessionari di questo importante comparto di svolgere con serenità l'attività imprenditoriale, evitando così perdite di introiti erariali e perdite di posti di lavoro in un momento tanto grave per la nostra economia;
quali iniziative si intendano adottare per salvaguardare la missione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nel settore dei giochi e delle scommesse, per aumentarne l'efficienza e l'efficacia nell'azione amministrativa e per perseguire con maggiore capacità e professionalità i compiti istituzionali e gli obiettivi programmati.
(4-06357)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 106 del testo unico bancario (T.U.B.) si sono costituite in Italia negli ultimi anni numerosi imprese che operano nel settore della «intermediazione in cambi»;
non esiste al momento in Italia una chiara regolamentazione di questa attività;
la banca d'Italia, dopo che in un singolo caso erano state evidenziate da indagini della magistratura gravi irregolarità di gestione in questo settore di attività, ha iniziato una serie di controlli procedendo a contestare violazioni del citato articolo 106 del T.U.B. interpretando ad avviso dell'interrogante in modo opinabile la normativa in essere, proprio perché non esiste un chiaro riferimento legislativo cui possano riferirsi gli operatori del settore;
di fatto tali controlli ed il repentino cambiamento delle regole sta portando alla progressiva cancellazione delle imprese italiane operanti nel settore;
invece tali regole non sono osservate da imprese finanziarie straniere che possono operare «in libera prestazione di servizi» secondo le normative esistenti nei singoli paesi d'Europa e possono così facilmente operare in situazioni di progressivo monopolio, senza per questo fornire le stesse condizioni di trasparenza richieste dalla Banca d'Italia per le imprese italiane ex articolo 106;
prima di attivare iniziative di cancellazione si dovrebbe procedere a quanto sopra per non creare irreparabili danni ad imprese che operano da tempo sul mercato dando garanzie di trasparenza, ma che non sono in condizioni di sapere chiaramente come debbano effettivamente comportarsi nell'applicazione delle norme -:
se non si ritenga opportuno intervenire con un immediato chiarimento sulle regole da imporre nel settore, al fine di permettere la massima trasparenza ma anche - alle imprese operanti - di conoscere chiaramente le obbligazioni cui sono sottoposte, il relativo quadro normativo consentendo altresì che le imprese abbiano un congruo periodo tempo per adeguarsi a quanto loro richiesto.
(4-06361)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
la partecipazione dei giovani alla politica è un valore essenziale per la formazione dei futuri cittadini;
la comprensione delle tematiche e delle problematiche oggetto dell'azione

amministrativa degli enti locali, fino ad arrivare a quelle statali, è alla base anche dell'insegnamento scolastico;
l'ambito scolastico offre già delle sedi nelle quali hanno luogo discussioni di carattere politico e metodologico, come i consigli di istituto e le consulte degli studenti;
nell'età adolescenziale matura anche la necessità da parte dei ragazzi di comprendere le dinamiche del funzionamento della società, trovandosi sempre più inseriti nel contesto di diritti e doveri che troverà il massimo compimento al raggiungimento della maggiore età;
si stanno moltiplicando le amministrazioni comunali che stanno disponendo l'istituzione del consiglio comunale dei ragazzi o della consulta dei giovani;
manca un regolamento che disciplini in modo uniforme le modalità di gestione e partecipazione dei consigli, soprattutto in relazione alla componente anagrafica dei suoi membri, la cui precocità potrebbe menomare alcuni degli scopi alla base del progetto -:
se il Ministro ritenga utile la promozione di un'iniziativa normativa che disciplini e istituisca in tutti i Comuni italiani il consiglio comunale dei ragazzi definendo un criterio di carattere anagrafico per disciplinare i consigli dei ragazzi in ragione della maturazione avvenuta nei soggetti che vi partecipano.
(4-06367)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giornalista Riccardo Icona ha scritto un articolo a proposito della situazione in cui versa la procura della repubblica di Enna;
quella di Enna «è la prima procura in Italia scoperta al 100 per cento: lì infatti è rimasto solo il procuratore capo Calogero Ferrotti e fa tutti lui, da presiedere le udienze ad occuparsi di buoni benzina. Ferrotti ha scritto più volte al Ministero e questa è stata la risposta del ministro Alfano: «L'amministrazione della giustizia è cosa difficile, quindi se il giudice Ferrotti non se la sente, è giunto il, momento che si goda il meritato riposo andando in pensione» -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità, e in tal caso, chi abbia scritto, e nei termini riferiti dal giornalista Roccardo Icona, al giudice Ferrotti;
se il Ministro condivida il contenuto di detta lettera inviata al dottor Ferrotti e quali urgenti iniziative si intendono promuovere, adottare e sollecitare per sanare la grave situazione in cui si è venuta a trovare la procura di Enna.
(4-06347)

PIONATI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 13 gennaio 2010 il Consiglio superiore della magistratura nel fornire un parere al Ministro della giustizia è ritornato ad interessarsi della geografia giudiziaria, individuando i criteri che determinano la dimensione ottimale di un tribunale;
secondo tali criteri dovrebbero essere soppressi circa novanta tribunali tra cui quello di Ariano arpino;
non è immaginabile sopprimere i tribunali minori che di norma sono luoghi nei quali la giustizia viene amministrata con efficienza;
tale decisione potrebbe essere percepita dalle comunità interessate come sintomo di arretramento dello Stato da presidio del territorio -:
quali determinazioni intenda adottare in materia della riorganizzazione

della geografia giudiziaria e se intenda soprassedere ad una eventuale soppressione di tutti i tribunali minori senza un preventivo ed approfondito esame della situazione sociale ed economica dei territori interessati.
(4-06350)

TOTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'elevato numero di procedimenti penali e dei soggetti che vi sono coinvolti determina, sovente, notevoli disfunzioni con pesanti riflessi sui soggetti coinvolti o interessati ai procedimenti medesimi in relazione alla mera organizzazione dell'agenda degli impegni professionali e personali di ciascuno, com'è facile intuire ed esemplificare evidenziando, tra gli altri, il caso delle vane, pregiudizievoli e improduttive attese generate da quelle che l'interrogante ritiene improvvide organizzazioni, se non, tout court, disorganizzazioni delle modalità di svolgimento dei processi e da inadeguate, irrazionali prassi consolidatesi nel tempo, nell'indifferenza dei soggetti responsabili del funzionamento dell'istituzione;
l'ordinamento giudiziario, precipuamente la disciplina codicistica delle udienze penali prescrive rituali procedure per il loro svolgimento;
l'ordine degli avvocati della provincia di Chieti e la camera penale di Chieti, nei mesi scorsi, si sono espressi, anche propositivamente, sulle problematiche attinenti a quella che all'interrogante appare una scriteriata, in quanto priva di criteri sul piano effettuale, e perniciosa situazione in cui versa il tribunale di Chieti con riguardo allo svolgimento delle udienze penali e a tutte le implicazioni di natura organizzativa che le loro modalità comportano, sostanzialmente per l'assenza di una regolamentazione delle udienze e degli aspetti funzionali a esse connessi;
nel lamentato assetto operativo del tribunale penale di Chieti emergono anche profili di una certa gravità occorrendo, per offrire un opportuno esempio, anche che si avvii un processo in assenza del difensore dell'imputato per effetto dell'utilizzo indiscriminato, e, in motivazione, non rigorosamente congruente con la disciplina codicistica, della richiesta di priorità e della conseguente concessione dell'anticipazione della chiamata di un processo;
l'orario di trattazione dei procedimenti, o almeno l'indicazione della fascia oraria entro cui verosimilmente essa avrà luogo, criteri per la trattazione prioritaria di processi in apertura d'udienza, le questioni logistiche, l'utilità di comunicazione dei ruoli d'udienza e di fatti rilevanti, quali rinvii d'ufficio per sopraggiunti impedimenti di un magistrato, sono le ulteriori questioni di maggior momento che emergono nella situazione data al tribunale penale di Chieti -:
se il Governo sia edotto della riferita situazione relativa al funzionamento del tribunale penale di Chieti e, in particolare, delle specifiche evenienze che si verificherebbero, anche di apprezzabile discrasia rispetto alle statuizioni dell'ordinamento giudiziario, come in premessa accennato;
se il Ministro interrogato non intenda, anche mediante un'ispezione, riscontrare e rilevare ogni questione circa l'andamento dell'amministrazione della giustizia penale presso il tribunale di Chieti ai fini dell'adozione di eventuali provvedimenti di competenza volti a ripristinare e, in ogni caso, a migliorare significativamente il suo funzionamento.
(4-06360)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo è un'opera fondamentale per il distretto ceramico che comprende i

comuni di Sassuolo, Fiorano Modenese, Maranello, in provincia di Modena e che riguarda quasi 200.000 cittadini che risiedono nel polo industriale più importante al mondo per la produzione di piastrelle ceramiche;
ogni giorno nel distretto circolano 6.300 mezzi per il trasporto merci a cui vanno aggiunte circa 18.000 operazioni di ritiro-consegna di aziende interne;
il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo è un'opera prevista nel contratto di programma 2007-2011 e dall'intesa generale quadro firmata recentemente fra Stato e regione Emilia Romagna;
il CIPE nella seduta del 27 aprile 2008 ha approvato e finanziato con uno stanziamento di 234 milioni di euro il primo stralcio dell'opera, che prevede il collegamento tra Campogalliano, la tangenziale di Modena e lo scalo merci di Marzaglia;
il Ministro Altero Matteoli rispondendo ad una precedente interrogazione (4-00155) 14 luglio 2009 affermò: l'avvio delle procedure di gara per il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo è previsto entro il 2009;
il 2009 è alle nostre spalle e nelle settimane scorse sia nella stampa specializzata (il Sole 24 Ore) sia nella stampa locale si riferisce di un nuovo rinvio in quanto la riunione del CIPE prevista per il mese di febbraio è stata posticipata al mese di maggio -:
quali iniziative intenda intraprendere codesto Ministero per rispettare gli impegni assunti, dunque se e quando sarà convocato il CIPE per deliberare la realizzazione dell'opera Campogalliano-Sassuolo.
(5-02578)

BOCCI e SERENI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Cargo, braccio operativo di Trenitalia per il trasporto delle merci, ha deciso che, a partire dal 1o aprile 2010, l'acqua minerale prodotta dalla «Nocera Umbra» e dalla «Rocchetta» di Gualdo Tadino non partirà più dallo scalo merci di Foligno per essere commercializzata in Italia ma da quello di Falconara;
per salvare l'impianto marchigiano, che si trova in difficoltà, si vuole svuotare lo scalo merci di Foligno, che invece funziona bene e che potrebbe funzionare anche meglio se ci fossero a disposizione più personale e locomotori per il traino, oltre che più tracce per far marciare i treni;
in questo modo si priverebbe lo scalo di Foligno di una movimentazione importante, che produce 2-3 treni alla settimana, e si farebbero lievitare i costi, visto che le aziende dovrebbero trasportare i container dell'acqua minerale fino a Falconara, anziché nella più vicina Foligno;
attualmente lo scalo merci folignate lavora su varie attività logistiche, in funzione della sua centralità in Umbria. È evidente che la decisione di Cargo di svuotare lo scalo di Foligno di funzioni e di lavoro appare controproducente anche nella prospettiva dell'entrata in funzione della nuova piastra logistica, la cui costruzione dovrebbe iniziare entro la fine del 2010 -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per garantire la continuità dell'attività dello scalo merci di Foligno, fondamentale punto di riferimento dell'economia umbra.
(5-02585)

Interrogazione a risposta scritta:

TORRISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Ragalna (provincia di Catania) è sfornito di un accesso diretto alla strada statale 284 (Superstrada Catania -

Adrano) il che inibisce la possibilità di raggiungere con facilità e quindi conoscere il territorio comunale e le zone limitrofe, di alto pregio naturalistico, ricadenti in gran parte all'interno del Parco dell'Etna;
l'assenza di un accesso diretto penalizza il suddetto comune anche in occasione delle numerose manifestazioni culturali e turistiche che pur vi si svolgono con cadenza annuale;
tale situazione contribuisce ad una insufficiente valorizzazione delle peculiarità socio-economiche del versante sud-ovest dell'Etna e degli impianti turistici e sportivi che in esso insistono (Grande Albero dell'Etna, Osservatorio Astro-fisico, pista di sci di fondo, e altre);
l'unico accesso dalla superstrada strada statale 284 rimane quello di contrada Scalilli del comune di Paternò, attraverso una strada rurale stretta, angusta, non illuminata, quindi pericolosa per la pubblica circolazione e inagibile al traffico di mezzi pesanti;
che la realizzazione di uno svincolo diretto tra la strada provinciale Paternò-Ragalna e la strada statale 284, da individuarsi all'altezza del ponte già esistente su quest'ultima, consentirebbe di servire al contempo la zona Nord del territorio Urbano di Paternò (zona Ardizzone), fortemente urbanizzata e sede tra l'altro dei principali uffici e servizi pubblici di quel comune, ospedale, Inps, e altro;
il consiglio comunale di Ragalna in data 3 novembre 2009 ha deliberato di invitare l'Anas, ente gestore della superstrada strada statale 284 Paternò-Adrano, a provvedere alla progettazione e successiva realizzazione dello svincolo di cui in oggetto -:
se e quali iniziative voglia intraprendere affinché venga realizzato lo svincolo di cui in premessa.
(4-06353)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza norma la registrazione dei clienti alloggiati nelle strutture ricettive e la successiva comunicazione delle loro generalità all'autorità di pubblica sicurezza;
fino a qualche anno fa si procedeva alle relative annotazioni manuali su registri vidimati e la compilazione di «schedine» da trasmettere a questure, commissariati o autorità locali di pubblica sicurezza;
con l'avvento dei sistemi elettronici si sono rese necessarie diverse riformulazioni delle norme, da ultimo quelle dell'articolo 8 legge 29 marzo 2001, n. 135;
nonostante i progressi tecnologici in questo campo, e le risorse disponibili da alcuni anni come il portale web della polizia di Stato https://alloggiatiweb.poliziadistato.it, l'attuale formulazione dell'articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, costringe però ancora oggi gli operatori a due diverse operazioni legate ai distinti oneri di registrazione, con la compilazione della scheda-dati sottoscritta dal cliente, e la successiva trasmissione degli stessi all'autorità di pubblica sicurezza, oggi ammessa sia nella forma della consegna manuale delle schede, sia nelle alternative forme che prevedono l'utilizzo di mezzi informatici o telematici;
i gestori, quindi, sono comunque chiamati ad una doppia operazione, la cui omissione è penalmente sanzionata dall'articolo 17 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Tale doppia attività, non solo rappresenta una perdita di tempo ma, soprattutto, in taluni casi rende la trasmissione dei dati del tutto inutile. Infatti oggi l'articolo 109 del Testo unico

delle leggi di pubblica sicurezza consente ai gestori di differire la comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza, sia in forma manuale che telematica, alle 24 ore successive all'arrivo. Ciò inficia un eventuale veloce intervento di identificazione personale e/o controllo del cliente alloggiato da parte della autorità di pubblica sicurezza perché nel frattempo il cliente potrebbe essere già ripartito;
una soluzione consisterebbe nella contestualità delle operazioni di registrazione e di trasmissione dei dati esclusivamente in forma telematica (per esempio utilizzando il portale internet della polizia di Stato, gratuito ed accessibile a tutti previo accreditamento in questura). In tal modo diminuirebbe il rischio per gli operatori di settore di esporsi a violazioni penalmente sanzionate e si garantirebbe all'autorità di pubblica sicurezza la conoscenza immediata dei dati salienti del cliente, nel rispetto anche delle direttive formulate al riguardo dal Garante per la protezione dei dati personali con parere del 1o giugno 2005 (commissione Pizzetti);
per raggiungere tale scopo si ritiene che sia necessario sopprimere quella parte dell'attuale previsione normativa, contenuta nell'articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che ammette ancora l'utilizzo della scheda cartacea e la sottoscrizione di questa da parte del cliente -:
se non ritenga quindi opportuno assumere iniziative normative al fine di modificare la disciplina di cui all'articolo 109 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza al fine di prevedere che i soggetti di cui al comma 1 dello stesso articolo siano tenuti a comunicare le generalità delle persone alloggiate contestualmente al loro arrivo presso gli esercizi e le strutture ricettive all'autorità di pubblica sicurezza con mezzi telematici secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro interrogato, facendo sì che con un'unica operazione, immediatamente riscontrabile in caso di controllo da parte delle forze dell'ordine, si diano tempi certi per la registrazione del cliente alloggiato e la contestuale trasmissione-dati.
(4-06362)

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalle notizie riportate dagli organi di stampa locale l'imminente riapertura del centro culturale islamico in via Domenico Pino, Como, ha suscitato un forte allarme sociale nella comunità cittadina residente;
il manifesto rifiuto da parte della comunità islamica di volersi integrare con la cittadinanza nel rispetto della normativa degli usi e dei costumi del territorio ospitante ha generato frizioni insanabili;
nel dicembre del 2005 a causa del mancato rispetto delle più elementari norme di edilizia privata e quindi per la presenza di evidenti abusi edilizi nonché per motivi di ordine pubblico e sicurezza era stata disposta la chiusura della moschea sita in via Domenico Pino, Como;
nel 2005 a seguito della chiusura della moschea si sono vissuti nel capoluogo comasco momenti di particolare disagio e di evidente tensione per l'ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini, a causa delle continue azioni di contestazione messe in atto dalla comunità islamica;
nel corso di queste azioni di protesta, il giorno 4 dicembre 2005 il consiglio comunale di Como fu occupato da una cinquantina di persone appartenenti alla comunità islamica della zona, capeggiate dall'imam Safwat El Sisi;
infatti durante il minuto di raccoglimento per commemorare le vittime dell'attentato di matrice terroristica islamica che il giorno prima aveva insanguinato la città israeliana di Netanya (gemellata con il comune di Como) i rappresentanti della comunità islamica hanno deciso, dimostrando secondo gli interroganti intolleranza e mancanza di umanità anche dinnanzi a tragedie di tali proporzioni, di non

alzarsi e di non scoprire il capo in segno di rispetto verso le vittime dell'attacco terrorista;
il portavoce della comunità islamica, il signor Safwat El Sisi (lo stesso che oggi sempre alla guida dei fedeli musulmani del luogo si sta adoperando per la riapertura del centro islamico in via Pino), dichiarò che i precetti dell'Islam vietano al fedele di alzarsi in piedi per chiunque fosse, anche se si dovesse trattare di un martire musulmano, aggiungendo che i musulmani presenti in Italia non sono disposti a svendere la propria dottrina;
anche dopo questi fatti la comunità islamica, in aperta contrapposizione con l'amministrazione comunale di Como, ha continuato ad attivarsi, mettendo in pratica nuove azioni provocatorie, occupando ripetutamente luoghi pubblici allo scopo di svolgere la rituale preghiera del venerdì;
risulta, inoltre, che la comunità islamica, guidata dai rappresentanti del centro islamico in questione, nel 2005, avrebbe più volte minacciato ritorsioni di vario genere nei confronti di un'eventuale sgombero, rilasciando dichiarazioni agli organi di stampa locali, nelle quali si preannunciavano atti dimostrativi palesemente violenti;
è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale, politica e militare della comunità musulmana;
ben tre capi spirituali dell'ex moschea di Via Pino sono stati oggetto di espulsione con decreto da parte del Ministro dell'interno per giustificati motivi di ordine pubblico e sicurezza;
mentre appare agli interroganti palese che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi, allo stesso tempo non è, invece, facilmente riscontrabile una collaborazione con le forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti, dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
in Italia il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale. Nel giro di poco tempo sono sorte in tutta Italia: moschee di dimensioni enormi, centri culturali e religiosi, scuole coraniche e attività commerciali gestite direttamente dalle comunità musulmane (macellerie, phone center e altro);
sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il manifesto rifiuto da parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini;
è necessario ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali»;
l'islam nelle sue caratteristiche religiose e giuridiche appare agli interroganti come l'esatta negazione di alcuni princìpi fondamentali della civiltà occidentale Europea, quali: «la libertà individuale e di

pensiero, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, dei minori e dei non credenti, il trattamento degli animali»;
gli interroganti sono sempre più convinti, anche alla luce dei recenti fatti, che non è più procrastinabile da parte del Parlamento un intervento in materia. Si auspica quindi una rapida approvazione della proposta di legge presentata da deputati del gruppo della Lega Nord Padania volta a prevedere che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare affinché comportamenti di tale gravità non abbiano più a ripetersi, predisponendo e prevedendo tutte le forme di controllo e di prevenzione utili e necessarie per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini comaschi, anche eventualmente adoperandosi, nell'ambito delle proprie competenze, per evitare l'imminente riapertura del centro culturale islamico di via Domenico Pino.
(4-06366)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di stampa, in data 24 febbraio 2010 si è tenuto, presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un incontro con i sindacati AFAM al fine di discutere l'avvio del sistema dei licei musicali;
il Ministero, nel corso dell'incontro, in base a quanto dichiarato dai sindacati, ha fornito una prima informativa tecnica sulle procedure di attivazione dei licei musicali e coreutici che prevede in prima applicazione, ossia per l'anno scolastico 2010-2011, l'attivazione di una decina di licei musicali coincidenti con quelli già esistenti ad Arezzo, Cuneo e Lucca, più altri in corso di individuazione, più i tre già funzionanti presso i conservatori di Milano, Parma e Trento, oltre a un liceo coreutico a Roma;
nessun liceo musicale e coreutico verrà attivato nel prossimo anno nelle regioni del sud Italia;
solo in un secondo momento verranno varate le nuove classi ed espletati i concorsi per i nuovi licei, per arrivare a un primo blocco di 40 sezioni musicali e 10 coreutiche;
in quella fase, che si prevede quindi non prima dell'anno scolastico 2011-2012, i conservatori che lo vorranno potranno predisporre una apposita convenzione;
per quanto sopra illustrato, solo non più di 300 studenti sui 500 mila uscenti dalle scuole medie potranno di fatto scegliere di iscriversi al liceo musicale;
nell'ultima versione del regolamento sui licei, pubblicata sul sito dell'Indire, si legge nelle premesse, che le regioni Lombardia e Friuli Venezia Giulia, in occasione del parere della conferenza unificata, hanno richiesto che per «il liceo

musicale e coreutico sia quantificata a livello regionale la previsione di attivare in prima applicazione a livello nazionale 40 sezioni musicali e 10 coreutiche», mentre, all'articolo 13 comma 6 secondo periodo, si stabilisce che alla ripartizione si provvede in sede di intesa con la conferenza unificata sul dimensionamento della rete scolastica;
tale intesa non sembrerebbe, ad oggi, essere stata stipulata;
a dispetto di ciò, il Ministero ha deciso comunque di far partire la riforma, mediante la confluenza delle sperimentazioni di Liceo musicale e coreutico attivati con decreto ministeriale ai sensi dell'articolo 13, comma 3, della bozza di regolamento;
dalle materie di indirizzo si otterranno risparmi pari a circa due milioni di euro rispetto alla prevista attivazione, nel rispetto della politica dei tagli del Ministro dell'economia e delle finanze;
l'amministrazione ha altresì comunicato che per il prossimo anno non saranno attivate nuove classi di concorso;
le classi di liceo musicale e coreutico saranno introdotte solo in presenza di convenzioni con i Conservatori, o gli istituti musicali pareggiati, e l'accademia nazionale di danza;
riguardo invece ai coreutici, si prevede di attivare, negli anni successivi, convenzioni anche con altri centri di eccellenza;
i piani orari allegati ai regolamenti segnalano le discipline che dovranno essere effettuate in convenzione;
quanto illustrato evidenzia le contraddizioni presenti nel regolamento e negli allegati dei nuovi istituti liceali a carattere musicale e di danza e smentisce quanto dichiarato in precedenza dal Ministro -:
se corrisponda al vero che nel Sud d'Italia, in particolare in Sicilia, non saranno attivati licei musicali e coreutici;
per quali ragioni il Ministro non ritenga di dover tenere fede a quanto previsto dal regolamento, e cioè di procedere all'attivazione di 40 licei musicali;
se e per quali ragioni il Ministro non ritenga di poter attivare i licei musicali in presenza di sperimentazioni di indirizzi musicali che potrebbero, anche in accordo con i conservatori, naturalmente confluirvi, sperimentazioni che esistono anche in Sicilia, tra le altre scuole, anche presso il liceo Regina Margherita di Palermo.
(5-02581)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
più di 1.500 tra docenti universitari, insegnanti e persone legate a vario titolo alla scuola hanno sottoscritto nel 2008 il «Manifesto per la riconquista dei Programmi nazionali e la difesa della libertà di insegnamento»;
nel maggio 2008 era stata richiesto da parte dei responsabili del Manifesto di essere ricevuti dal Ministro;
tale richiesta è stata reiterata nel tempo, soprattutto nell'autunno 2009, e gli organizzatori del gruppo sostengono di aver contattato molte volte la segreteria ministeriale senza avere riscontri;
indipendentemente dalle opinioni espresse da questa associazione, al sottoscritto risulta che molte siano state le adesioni alla stessa e che quindi sarebbe utile che le proposte avanzate siano almeno ascoltate dal Ministro e dai suoi collaboratori -:
per quali motivi non si sia ritenuto opportuno ascoltare le tesi avanzate da questa organizzazione e se non sia invece opportuno convocare al più presto i suoi rappresentanti in Ministero.
(4-06349)

MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 26 febbraio 2010, ampia eco è stata data dalla stampa del Friuli Venezia Giulia al deplorevole incidente, che necessità di doverose spiegazioni, sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
il sito «Scuola mia» del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca riportava come appartenenti alle province di Trieste e Gorizia comuni sloveni e croati, ripristinando una situazione pre-1943 o, comunque, risalente al trattato di Rapallo: nella provincia di Trieste, ad esempio, si potevano trovare i comuni, con i nomi italiani adottati durante il ventennio fascista che non si comprende come siano potuti finire nel portale del Ministero, di Postumia Grotte, Duttogliano, San Pietro del Carso, persino Fiume; nella provincia di Gorizia si scoprivano invece i comuni di San Martino Quisca, Caporetto, Idria;
non si sono fatte, ovviamente, attendere le vive proteste sia dei rappresentanti italiani di lingua slovena in consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, sia dello stesso Ministro degli esteri della Repubblica di Slovenia, Samuel Sbogar, il quale ha convocato l'ambasciatore italiano in Slovenia, Alessandro Pietromarchi, e gli ha inoltrato una dura protesta, facendo chiaro riferimento ai dati errati contenuti sul portale «Scuola mia» del Ministero italiano;
pare che a seguito di tali rimostranze il sito del Ministero sia stato immediatamente depurato delle località incriminate: in questi giorni, infatti, la lista delle località comprese nelle province di Trieste e Gorizia è tornata quella tradizionale -:
come sia potuto succedere che il sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia incorso in un incidente così spiacevole e quali iniziative intenda adottare il Ministro per accertare le responsabilità di un così increscioso e grossolano errore che rischia di danneggiare le relazioni con la vicina Repubblica di Slovenia e nuocere al faticoso processo di integrazione dell'area.
(4-06358)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università di Palermo ha deliberato di incidere in modo più pesante sulle fasce di reddito degli iscritti a partire dall'anno accademico 2010-2011, determinando in tal modo il raddoppio delle tasse universitarie ed ha, inoltre, abolito i benefici per gli studenti lavoratori;
l'organo di gestione dell'ateneo ha adottato tali provvedimenti a causa del vuoto economico lasciato dalle precedenti gestioni e dei tagli decisi dal Ministro interrogato;
di conseguenza in una famiglia con due figli che oggi frequentano l'ateneo palermitano le tasse per l'anno in corso saranno di 1.200 euro ciascuno, per una determinata fascia di reddito, mentre fino all'anno scorso, per la stessa fascia di reddito, ammontavano a 650 euro;
per chi, poi, dovendo lavorare, studia fuori corso per la stessa fascia di reddito lo scorso anno si pagavano 300 euro, potendosi avvalere della riduzione per studenti lavoratori, mentre ora si devono pagare le tasse piene;
inoltre, al raddoppio dei costi si aggiunge l'onere di dover pagare due rate entro il 5 novembre ed entro il 31 dicembre, non più entro il 30 aprile, anticipando la scadenza di 4 mesi;
ipotizzando che in un nucleo familiare oltre a due figli studino anche i genitori, per continuare gli studi all'università di Palermo questa famiglia dovrebbe spendere circa 5.000 euro all'anno;
di conseguenza, non potendo sostenere tali elevati costi, molti si vedranno costretti ad abbandonare gli studi universitari;

in uno Stato di diritto, si dovrebbe tener conto del diritto allo studio di tutti -:
se il Ministro non ritenga di dover assumere le iniziative di competenza affinché si preveda la possibilità di una riduzione delle tasse universitarie a favore di studenti che appartengono al medesimo nucleo familiare.
(4-06359)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la direzione provinciale del lavoro di Modena ha presentato nei giorni scorsi il bilancio dei controlli effettuati nei mesi di gennaio e febbraio che hanno riguardato 400 aziende e che ben 241 sono risultate irregolari emettendo 18 provvedimenti di sospensione di attività, multe per un totale di 171 mila euro, riscontrando 475 lavoratori irregolari, dei quali ben 101 risultati completamente in nero;
quello che emerge è dunque un quadro preoccupante per quanto riguarda il non rispetto delle normative sul lavoro ed un affermarsi sempre più del «lavoro irregolare»;
i dati relativi ai primi mesi del 2010 sono simili a quelli registrati negli anni scorsi nei controlli effettuati agli ispettori del lavoro dal nucleo carabinieri della direzione del lavoro, dall'Inail;
il lavoro degli ispettori è condizionato da un organico e mezzi insufficienti e inadeguati alle esigenze della realtà economica della provincia di Modena -:
quale iniziativa intenda intraprendere il Ministero al fine di adeguare gli organici in particolare della direzione provinciale del lavoro di Modena e rendere ancora più efficace il controllo sul lavoro irregolare nella provincia.
(5-02577)

TULLO e ROSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi i deputati liguri hanno manifestato la loro attenzione circa la decisione assunta dalla direzione INAIL di Genova di procedere alla revoca del riconoscimento, ai fini pensionistici, del periodo di esposizione all'amianto per centinaia di lavoratori;
il Sottosegretario onorevole Pasquale Viespoli si è fatto interprete della volontà espresse unanimemente dai consigli comunale, provinciale e regionale che chiedono di dare risposte ai lavoratori interessati, promuovendo un incontro mercoledì 10 febbraio 2010, al quale hanno partecipato il prefetto di Genova una delegazione di parlamentari, funzionari del Ministero e dell'INAIL;
durante l'incontro INAIL aveva assunto l'impegno di riferire entro 20 giorni sul perché nella realtà genovese è in corso, unico caso in Italia, un procedimento di revoca degli attestati dei benefici, precedentemente riconosciuti sulla base dell'applicazione delle leggi vigenti in materia;
ancora in questi giorni arrivano a lavoratori genovesi atti di revoca; gli ultimi hanno riguardato anche lavoratori della SANAC, che produceva elementi refrattari, e dipendenti della ex Stoppani di Cogoleto, oggi sito d'interesse nazionale per una delicatissima operazione di bonifica a seguito delle lavorazioni inquinanti -:
se sia a conoscenza della situazione e dello stato di grave allarme sociale che hanno generato, per centinaia di lavoratori e le loro famiglie, le scelte compiute dall'INAIL;
se e come ritenga d'intervenire al fine di ripristinare i benefici per l'esposizione all'amianto che erano stati precedentemente riconosciuti da INAIL.
(5-02584)

Interrogazione a risposta scritta:

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società pagine utili s.r.l., ora divenuta Società Editoriale Annuaristica s.r.l., - dopo una lunga gestione da parte di Fininvest s.p.a. - è stata ceduta ad aprile 2008 all'ingegnere A. Falciai, amministratore di riferimento nonché fondatore e azionista di controllo di DMT s.p.a.;
dal mese di dicembre 2008, dopo otto mesi dal cambio di proprietà, la stessa Società Editoriale Annuaristica s.r.l. veniva messa in liquidazione dalla nuova gestione, ai sensi dell'articolo 2484 n. 4 e n. 6 del codice civile con contestuale cessazione dell'attività;
i dipendenti di tale società sono in cassa integrazione in deroga da aprile 2009 sino a marzo 2010 e attualmente sono in trattativa per la proroga del regime di cassa integrazione fino a dicembre 2010;
la nuova proprietà non ha attivato, ad oggi, alcun tentativo per ricollocare i dipendenti della già Pagine Utili s.r.l. -:
se il Governo intenda promuovere, e in quali tempi, interventi concreti ed effettivi che consentano, in primo luogo, ai lavoratori di non perdere il proprio posto di lavoro e, in secondo luogo, alla stessa società di restare competitiva sul mercato.
(4-06351)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle politiche agricole ha lanciato con McDonalds l'operazione Mc Italy dandone il patrocinio;
l'associazione altro consumo avrebbe dimostrato che facendo il confronto tra i valori nutrizionali del Mc Italy e del classico Big Mac, il «panino ministeriale» non ne esce vincente. Il Big Mac, infatti, è meno calorico (495 calorie, il 25 per cento del fabbisogno quotidiano) e contiene meno sale (2,3 grammi, ovvero il 46 per cento del fabbisogno quotidiano);
il Mc Italy invece conterrebbe ben 715 calorie, ovvero il 36 per cento del fabbisogno quotidiano di una donna e 3,3 grammi di sale, cioè il 66 per cento del fabbisogno quotidiano (quando l'Oms consiglia max 5 grammi al dì). Da solo, questo panino ci dà quindi più della metà del sale che dovremmo assumere nell'arco di un'intera giornata -:
se e quanto sia costato il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dell'operazione Mc Italy e se siano corretti i dati forniti dall'associazione Altroconsumo sui valori nutrizionali del Mc Italy.
(4-06354)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI, VOLPI, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2009 tutti i medici di base della regione Lombardia hanno ricevuto una comunicazione da parte delle aziende sanitarie locali (ASL)

nella quale era richiesto, a partire del 1o gennaio 2010, di inviare i certificati di malattia all'INPS per via telematica;
la comunicazione è stata inviata solo pochi giorni prima l'entrata in vigore della nuova procedura;
per espletare la suddetta procedura è necessario dedicare, per ogni singolo certificato, molto tempo, tempo che ovviamente viene tolto alla diagnostica, attività primaria dei medici di base;
molti medici si sono rivolti immediatamente agli uffici dell'INPS, senza però ricevere alcun chiarimento;
l'invio dei certificato di invalidità per via telematica, già a regime, si è contraddistinto per numerose inefficienze del sistema -:
se il Ministro sia a conoscenza del problema e quali iniziative intenda adottare per evitare che ciò possa costituire un rallentamento burocratico per la categoria medica.
(4-06348)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:

BARANI e GARAGNANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla nomina nel Consiglio superiore di sanità della professoressa Maria Paola Landini, che risulta rinviata a giudizio, per fatti risalenti all'epoca in cui era preside della facoltà di Medicina, per falso ideologico e abuso d'ufficio;
le accuse sono riferibili alla cosiddetta «concorsopoli» bolognese in cui la Landini, insieme ad altri, si sarebbe adoperata per pilotare alcuni concorsi con vincitori decisi a tavolino;
l'interpellante, già all'inizio dell'inchiesta penale aveva richiesto, con vari atti di sindacato ispettivo, l'intervento del Ministero, anche in commissione cultura della Camera dei deputati, per avviare un'ispezione che facesse luce su quanto accaduto al fine di adottare i provvedimenti conseguenti e salvaguardare il buon nome dell'Ateneo nonché la gran parte dei docenti che svolgono il proprio dovere con serietà, rettitudine e professionalità;
in una situazione tuttora oggetto di indagini e comunque gravemente lesiva del prestigio della facoltà di medicina e chirurgia ed in ogni caso di tutta l'università di Bologna, si rileva l'inopportunità di tale nomina che, secondo l'interrogante, dovrebbe essere sospesa almeno fino alla sentenza definitiva da parte della magistratura e la necessità che, in una materia così delicata;
si auspica il Governo dia prova, come ha fatto finora, di sensibilità ed attenzione verso le reali esigenze del mondo accademico, il tutto anche in riferimento alla prossima riforma universitaria che stabilirà criteri ben precisi in materia di reclutamento della docenza, di valutazione della produzione scientifica della medesima e di autonomia dell'università -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di sospendere la nomina fino alla decisione conclusiva del procedimento penale in corso, tenendo conto degli addebiti a carico della persona di cui sopra che è comunque coinvolta in una vicenda che ha danneggiato l'immagine dell'ateneo bolognese e dell'intero sistema universitario nazionale e se il Governo intenda assumere iniziative normative per una disciplina che modifichi i criteri di selezione della docenza, in particolare all'interno delle facoltà di medicina e chirurgia soprattutto in riferimento ai poteri di intervento delle regioni.
(5-02587)

LIVIA TURCO e LENZI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni organi di stampa riportano la notizia che è al via un nuovo

studio dalla associazione Aism, che sarà sviluppato in una ventina di centri italiani e coinvolgerà tra i 1000 e 1500 pazienti per vedere se può essere confermata la tesi del dott. Zamboni, dell'ospedale di Ferrara, secondo cui la sclerosi multipla è associata ad un restringimento delle vene cerebrali che ha come conseguenza la riduzione del flusso sanguigno del cervello e il danneggiamento dei tessuti cerebrali;
la sclerosi multipla è una malattia del sistema nervoso che colpisce solo in Italia più di 50 mila persone e a tutt'oggi non esiste ancora una terapia specifica, i trattamenti sono mirati agli episodi acuti, alla prevenzione delle ricadute e al miglioramento generale del quadro sintomatologico;
secondo la tesi del dottor Zamboni, l'individuazione dell'insufficienza cerebrospinale venosa cronica (Ccsvi) con un ecodoppler e il conseguente intervento di angioplastica delle vene, produrrebbe degli effetti positivi sui malati di sclerosi multipla e a tale tesi sembra arrivare una prima conferma positiva dai ricercatori dell'Università di Buffalo negli stati Uniti si è quindi creata un diffusa aspettativa tra i malati; perplessità e dubbi vengono manifestate da specialisti della materia sia sull'efficacia del trattamento che sui rischi per la salute;
presso l'assessorato competente della regione Emilia Romagna in accordo e su richiesta del professor Paolo Zamboni e del dottor Fabrizio Salvi è stata condivisa la necessità di una sperimentazione clinica per verificare l'efficacia terapeutica del metodo proposto nei pazienti con sclerosi multipla -:
quali siano le iniziative che il Ministro ha assunto ed intende assumere per verificare l'efficacia di tale terapia nella cura della sclerosi multipla, se ritenga positivo, sulla base dei dati fino ad ora pervenuti, iniziare la fase della sperimentazione e come ritenga che questa debba svolgersi.
(5-02588)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che sono state rinvenute tracce di arsenico, cadmio, nichel, ma anche molecole di idrocarburi nei campioni di sedimenti prelevati dai tecnici dell'assessorato all'ambiente della provincia di Viterbo nel lago di Vico e analizzati dall'Arpa Lazio;
il fatto ancora più grave e che tracce di arsenico sarebbero state individuate anche nelle acque del bacino che garantisce l'approvvigionamento idrico ai Comuni di Ronciglione e Caprarola, in pratica a circa 14.500 residenti in quella zona;
se e come si siano divulgate adeguate informazioni ai residenti su ciò che sta avvenendo, come previsto dalla normativa vigente.
(4-06355)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre l'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), nell'annuale documento denominato «World Energy Outlook 2009» in relazione al gas naturale, dichiara che sul fronte produttivo le risorse mondiali di metano sono sufficientemente grandi da soddisfare qualsiasi plausibile aumento della domanda fino al 2030 e ben oltre, a tal punto che l'Aie non esclude un forte eccesso di offerta di circa 200 miliardi di metri cubi entro il 2012 e fino al 2015 ed il rischio di una «bolla» sul gas, con conseguenze di vasta portata

sulla struttura dei mercati e sulle modalità di formazione dei prezzi del gas in Europa, Asia orientale e sud-est asiatico;
tale situazione è confermata dal mercato italiano nel quale vi è una situazione di surplus di offerta di gas essendovi più metano di quanto non se ne consumi, con le riserve strategiche colme e l'ipotesi di nuovi depositi geologici in grado di ospitare ulteriori riserve allo studio; dopo una stabilizzazione dei consumi che si era saldamente ancorata a circa 85 miliardi di metri cubi, tra gennaio e agosto - secondo i dati dell'Anigas - questi sono scesi nel 2009 del 12 per cento rispetto all'anno precedente e del 9,2 per cento se il riferimento è al mese di settembre 2008, effetto anche questo della crisi economica che ha portato ad una riduzione della domanda di metano per l'industria e per l'elettricità, il cui fabbisogno rispetto all'anno precedente è sceso del 5,6 per cento secondo i dati forniti da Terna;
nel dicembre 2009 viene completato il rigassificatore di Rovigo, con una capacità produttiva pari a quella del rigassificatore di Panigaglia. Secondo il comunicato ufficiale «...il nuovo terminale, consentirà l'importazione di otto miliardi di metri cubi di gas all'anno, pari a circa il 10 per cento dell'attuale consumo nazionale. In programmazione vi sono altri rigassificatori, che - costruiti su iniziativa privata ed in assenza di una strategia nazionale - si teme possano essere realizzati soprattutto per usufruire dei benefici di legge che, anche in caso di mancato utilizzo dell'impianto di rigassificazione, garantiscono una elevata copertura dei ricavi presunti; lo stesso dicasi per il rilevante numero di progetti di gasdotti provenienti da Paesi terzi, alcuni già in fase realizzativa; al riguardo il professore Alberto Clò, economista dell'energia, in un'intervista sul Sole 24 Ore, osserva che «ben vengano rigassificatori e gasdotti, ma si sappia che alcuni saranno veri flop che non dovranno trasformarsi in oneri impropri sulle bollette degli italiani»; ipotesi confermata ad ottobre dall'AD di ENI Scaroni secondo il quale «...si profila un "ingorgo di tubi" e un'offerta molto abbondante. Mi auguro che non si verifichi un eccesso di infrastrutture, il cui costo verrà scaricato sulla bolletta degli italiani...»;
dal 1o gennaio 2010, dopo un anno di riduzioni, le bollette del gas sono aumentate del 2,8 per cento. Vale a dire un rincaro pari a 26 euro su base annua per le famiglie tipo. Il prezzo di riferimento del gas è 69,34 centesimi per metro cubo, tasse incluse. Al tempo stesso le bollette elettriche sono diminuite del 2,2 per cento. Secondo il comunicato diffuso il 29 dicembre 2009 dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas (AEEG) sull'aggiornamento dei prezzi del gas per le famiglie e i piccoli consumatori «ha inciso in particolare modo l'incremento dei costi di acquisto della materia prima gas sul mercato internazionale, ovvero della componente energia che si forma sul libero mercato e che, rispetto al trimestre precedente, evidenzia un +9,6 per cento, pari ad un aumento di circa 2 centesimi di euro per metro cubo. I prezzi del gas fino ad oggi, seguono di alcuni mesi quelli del petrolio. Gli stessi prezzi di riferimento nazionali vengono basati su indicatori legati alle quotazioni medie di petrolio, di oli combustibili e gasolio dei nove mesi precedenti. «Questo metodo garantisce una certa stabilità e consente di attenuare e diluire nel tempo l'incidenza dei periodi di picco degli idrocarburi»; si consideri tuttavia l'evidente discrasia del fatto che oltre il 55 per cento di energia elettrica è prodotta utilizzando gas naturale, ma i due prodotti hanno preso percorsi tariffari diversi -:
quali siano gli elementi anche diversi da quelli esposti in premessa, che possano aver influito, sul prezzo del gas agli utenti finali italiani, al di là del meccanismo di formazione del prezzo utilizzato dall'autorità e se non ritenga opportuno svincolare il prezzo del gas da quello del petrolio;
se e quando la nascenda borsa del gas (affidata dalla legge n. 99 del 2009 al

Gestore del mercato elettrico) verrà affiancata a un vero mercato della flessibilità in grado di introdurre una effettiva concorrenza tra i venditori di gas naturale in grado di trasferire ai clienti finali parte degli effetti dell'eccesso di gas di questo periodo;
se non ritenga opportuno coordinare, a livello nazionale e comunitario, la complessiva politica di approvvigionamento e di stoccaggio del gas, al fine di evitare la sovrastrutturazione da un lato e la sotto-strutturazione dall'altro, in particolare favorendo una maggiore concorrenza nell'ambito dello stoccaggio e del trasporto del gas sul territorio nazionale e riducendo l'eccesso di beneficio, cioè la garanzia di ampia quota dei ricavi presunti anche in assenza di funzionamento, in favore dei rigassificatori.
(3-00948)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOBBA, FIORIO, MARIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 99 del 2009 e il relativo decreto legislativo, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, prevedono la realizzazione in Italia di un deposito nazionale per lo smaltimento in via definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e l'immagazzinamento, in via provvisoria di lunga durata, dei rifiuti radioattivi ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dall'esercizio di centrali nucleari;
nel marzo 2007 «Energy Solutions» manifestò la propria disponibilità a provvedere allo smaltimento di parte dei materiali radioattivi, con trasferimento di proprietà degli stessi, presenti nella centrale di Caorso e di Trino e negli altri impianti gestiti da Sogin spa, tra i quali quello di Saluggia. Al riguardo, fu firmato un memorandum che prevedeva nell'ambito di una partnership da avviare tra le due società, la stipula di un contratto di servizio per il trattamento di rifiuti radioattivi e un contratto di collaborazione per il supporto nello studio delle attività di decommissioning di reattori di tipo Magnox in Gran Bretagna;
relativamente al contratto di servizio Energy Solutions presentò un'offerta per il trasporto, trattamento e smaltimento, con trasferimento della proprietà, di resine a bassa e media attività provenienti da Caorso e di Trino, di rifiuti solidi contaminati da plutonio provenienti da Casaccia, di materiali metallici provenienti da vari impianti, da destinare al riciclo o da smaltire come rifiuti radioattivi per un totale di circa 1.700 tonnellate nette (circa 2.135 tonnellate lordi, comprensive dei relativi contenitori);
in previsione della stipula del contratto, nel settembre 2007, Energy Solutions ha avviato la procedura autorizzativa prevista dalla normativa USA, richiedendo alla «Nuclear Regulatory Commission» (NRC) l'autorizzazione all'importazione dei materiali dall'Italia, esclusi i materiali metallici destinati al riciclo, per la cui importazione e trattamento Energy Solutions è già autorizzata;
la richiesta di autorizzazione riguarda l'importazione in USA di materiali radioattivi provenienti dagli otto siti Sogin, fino a una quantità complessiva di circa ventimila tonnellate;
nell'ottobre 2008 Energy Solutions ha informato Sogin spa della sospensione dell'istruttoria da parte della NRC fino alla conclusione della causa con lo Stato dello Utah (in cui è situato il deposito di Clive dove dovrebbero essere smaltiti i rifiuti); confermando poi a giugno 2009 l'impegno ad ottenere la licenza, la stessa società ha riferito che la corte distrettuale dello Utah ha espresso parere favorevole. Tuttavia il rilascio della licenza da parte della NRC non è ancora avvenuto;
l'attivazione del contratto è subordinata all'ottenimento da parte di Energy Solutions delle necessarie autorizzazioni rilasciate dalle autorità statunitensi, previsto entro il 30 settembre 2010;

l'importo complessivo per il lotto di materiali attualmente previsto, per una quantità netta di 1.604.638 chilogrammi (altri lotti potranno essere attivati in funzione delle necessità, in relazione alla «capienza» della licenza richiesta da Energy Solutions alla NRC) è pari a circa 95 milioni di dollari, di cui circa 4,3 milioni di dollari per il «project set-up» e «licensing» e circa 90,7 milioni di dollari per il trasporto e trattamento/smaltimento dei materiali;
all'ottenimento delle autorizzazioni verrà corrisposto l'importo relativo al «licensing» (pratiche già espletate) insieme al 10 per cento di quello relativo al lotto, a titolo di anticipo per le attività di predisposizione al trasporto;
l'anticipo verrà progressivamente recuperato con i pagamenti successivi, e coperto da una garanzia bancaria progressivamente ridotta in linea con il predetto recupero. Gli importi relativi al «licensing» e all'anticipo saranno corrisposti a «Energy Solutions» anche nel caso in cui all'emissione dell'ordine non dovesse far seguito né l'invio dei materiali relativi al lotto, né quello di altri materiali che si rendessero disponibili nell'ambito della validità del contratto;
la negoziazione e la relativa bozza di contratto, la valutazione di congruità del prezzo, il confronto con le soluzioni alternative, sono antecedenti all'affidamento a Sogin spa, in forza della legge 99 del 2009 e del relativo decreto legislativo approvato di recente dal Consiglio dei ministri, dell'incarico di soggetto deputato alla realizzazione e all'esercizio del deposito nazionale per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi;
alla luce del succitato decreto legislativo, Sogin spa e gli altri futuri operatori nucleari non potranno conferire materiali se non al deposito nazionale -:
quale sia attualmente lo stato del contratto tra la Sogin e la Energy Solutions e se l'obbligo previsto dal decreto legislativo di conferire materiali esclusivamente al deposito nazionale, valga anche qualora vi siano accordi precedenti all'emanazione dello stesso decreto;
come mai pur conoscendo le trattative in corso tra la Sogin e la Energy Solutions, non si sia provveduto, attraverso adeguata informativa a dare comunicazione della non procedibilità degli accordi finora intercorsi;
se si intenda assumere le iniziative di competenza affinché, sulla base delle valutazioni tecniche e normative sopra espresse, non si proceda alla stipula del contratto con Energy Solutions.
(5-02576)

VICO, LULLI, FEDERICO TESTA e FADDA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea, il 5 maggio 2006, ha avviato un'indagine «orizzontale» rivolta a molti incumbent gas, finalizzata a verificare il grado di concorrenza nel settore del gas naturale all'interno dell'Unione europea;
nel corso del 2007, la Commissione, a valle di una serie di ispezioni e prime analisi interne, ha notificato ad Eni e ad altre società la decisione di avviare la fase di approfondimento delle indagini;
per quanto riguarda Eni, la Commissione si è particolarmente soffermata sulle società di trasporto estero (TAG, TENP e TRANSITGAS), rilevando che sono stati posti in essere da ENI comportamenti di «accaparramento di capacità e sub-investimento strategico relativamente ai gasdotti di trasmissione», (comportamenti) diretti «ad escludere i concorrenti ed a arrecare un danno alla concorrenza ed ai consumatori in uno o più mercati di fornitura in Italia»;
nella comunicazione degli addebiti del marzo 2009, la Commissione ha prospettato forti sanzioni pecuniarie nonché l'imposizione di misure strutturali. Queste ultime consisterebbero nell'obbligo di cessione dei gasdotti interessati (TAG, TENP,

Transitgas), mentre, considerando la gravità e recidività della violazione contestata, il valore della possibile sanzione pecuniaria è stato stimato tra i 600 e i 1.000 milioni di euro;
ai sensi della normativa antitrust (regolamento del Consiglio dell'Unione europea n. 1/2003) Eni, pur contestando la fondatezza delle accuse, ha ritenuto opportuno offrire dei rimedi al fine di ottenere la chiusura del contenzioso. Gli impegni prospettati da Eni tengono conto del carattere strategico di alcune delle infrastrutture energetiche interessate (TAG), ribadito anche dal Governo italiano in comunicazioni ad Eni ed alla stessa Commissione europea. In particolare:
per quanto riguarda TAG, in ragione del dichiarato carattere strategico del gasdotto austriaco per la sicurezza degli approvvigionamenti, la proposta prevede la cessione ad un soggetto pubblico (i giornali hanno fatto riferimento alla Cassa depositi e prestiti -CDP-) della partecipazione ad oggi detenuta da Eni nella società TAG, società di gestione della capacità di trasporto. Non vengono invece ceduti i contratti di trasporto di cui è titolare Eni shipper;
per quanto riguarda i gasdotti tedesco e svizzero, la soluzione individuata è differente: l'impegno proposto consiste nella cessione, ad un soggetto terzo indipendente e non collegato ad Eni, delle partecipazioni detenute, direttamente o indirettamente, nelle società inerenti i gasdotti TENP e TRANSITGAS;
restano peraltro non affrontati i temi relativi alla rete di trasporto del gas in Italia, ed in particolare le questioni concernenti gli assetti e la terzietà dei proprietari di Snam Retegas -:
quale sia il ruolo complessivo che il Governo intende affidare alla Cassa depositi e prestiti, con particolare riferimento al tema delle infrastrutture energetiche;
come il Governo ritenga di intervenire al fine di garantire la reale terzietà del sistema di trasporto del gas nel nostro Paese, anche alla luce dell'imminente scadenza di cui all'articolo 19, commi 2 e 3, del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164.
(5-02583)

MARGIOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Ispettorato del Ministero dello sviluppo economico di Puglia e Basilicata con sede a Bari intende ridurre alla metà le frequenze su cui opera l'emittente lucana Basilicata Radio Due/Bierre Due, con sede a Sant'Arcangelo (Potenza);
tale decisione appare essere contrastante con dispositivi del Tribunale amministrativo regionale del Lazio Sez. III-ter - R.G.N. n. 11186/06;
l'emittente svolge un servizio importantissimo per la diffusione di notizie nazionali e locali, tanto da meritare una citazione nel libro «Storia del giornalismo in Basilicata» (Pantalone Sergi, Laterza, pag. 501): «... per una radio impegnata a livello informativo come Basilicata Radio 2 capace di proporre tanta informazione di interesse locale anche in momenti in cui c'è bisogno di coraggio civile....»;
è interesse quindi della società di Basilicata che l'emittente possa continuare a trasmettere senza alcuna ulteriore restrizione che ne sacrifichi il lavoro e le potenzialità -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per scongiurare il dimezzamento delle frequenze a disposizione dell'emittente Basilicata Radio Due.
(5-02586)

Interrogazioni a risposta scritta:

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è di recente istituzione nel comune di Sassari l'ufficio unico per la consegna delle raccomandate di Poste Italiane, situato nella zona denominata Predda Niedda Nord, all'estrema periferia della città;

tale allocazione, in luogo delle precedenti (quando il servizio era invece dislocato negli uffici di quartiere) sta creando enormi disagi ai cittadini, obbligati a raggiungere il nuovo ufficio con mezzi propri (data anche la difficoltà dei collegamenti con i mezzi pubblici), in orari disagevoli, in locali inadatti a sostare in lunghe file (il tempo medio per il ritiro è considerevolmente lungo);
il disagio è particolarmente acuto per coloro che - come ad esempio gli anziani - non possono guidare e sono dunque impediti di accedere al servizio; si aggiunga che l'informazione sul servizio è carente (ad esempio si deposita nelle caselle postali degli utenti un avviso nel quale l'ufficio viene dato per aperto il sabato mattina, mentre ciò non corrisponde a verità) e si lamentano da più parti i modi scortesi degli impiegati allo sportello;
di tali gravi disagi sono documento numerose proteste pubblicate dalla stampa locale, proteste alle quali in sindaco di Sassari ha a sua volta corrisposto indirizzando in data 15 febbraio 2010 una lettera all'amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane e ad altri dirigenti dell'ente, lettera nella quale si denuncia il disservizio e si chiedono urgenti provvedimenti che vi pongano immediatamente fine -:
se non ritenga il Ministro di intervenire tempestivamente presso poste italiane per sollecitare il ritorno alle precedenti modalità di espletamento del servizio, favorendo così le legittime richieste della cittadinanza e mettendo fine ad un serio disagio che colpisce le categorie più deboli dell'utenza.
(4-06352)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, la ricezione del segnale Rai non copre tutte le zone di utenza e presenta quindi molte problematiche in diverse aree del territorio del Trentino, probabilmente a causa di un segnale troppo basso delle antenne installate dalla concessionaria, che riescono a trasmettere solo alle zone immediatamente limitrofe;
il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dall'allora Ministero delle comunicazioni e dalla provincia autonoma di Trento, si è prefisso l'obiettivo di contribuire all'abbattimento del digital divide, reputando necessario garantire il segnale nelle diverse aree territoriali, anche in quelle con basso numero di utenti residenti;
il piano di transizione, per quanto riguarda la situazione di diffusione del segnale televisivo analogico in Trentino, dava conto di 150 impianti, alcuni dei quali realizzati nel passato con un forte impegno della provincia, la quale aveva operativamente contribuito con la creazione di alcuni ripetitori affidati alla gestione di Ray Way, che ha garantito di fatto la copertura del segnale anche nelle zone che, a causa di un basso numero di utenti, erano e rimangono, sotto il profilo economico, commercialmente non interessanti e quindi non meritevoli di interventi da parte delle società private;
considerata la rete di ripetitori esistenti, la responsabilità dei disservizi sembra essere imputabile a quelle società di gestione che hanno ritenuto di non effettuare gli investimenti necessari all'aggiornamento del segnale;
nell'ambito di un progetto complesso di transizione alla televisione digitale terrestre, l'impegno della politica deve essere quello di tutelare le fasce deboli della popolazione, che sono rappresentate anche da coloro che vivono in aree territoriali nelle quali l'investimento tecnologico di aggiornamento risulta economicamente non interessante;
alcuni cittadini del comune di Rovereto si sono visti costretti a sostituire, a proprie spese, l'antenna per poter ricevere un segnale migliore;
l'articolo 20 del codice del consumo definisce una pratica commerciale scorretta

se contraria alla diligenza professionale, e falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge o al quale è destinata;
la popolazione della provincia di Trento ritiene che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente;
l'articolo 21 del codice del consumo, considera ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero o idonea ad indurlo in errore sulle caratteristiche principali del prodotto, quali la sua disponibilità, i vantaggi, i rischi, la necessità di una manutenzione o riparazione;
l'associazione Federconsumatori del Trentino ha presentato, in data 26 gennaio 2010, un'istanza all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per l'emissione di un provvedimento sanzionatorio nei confronti della Rai;
ad avviso dell'interrogante la condotta della Rai è tale da configurare di fatto una pratica commerciale scorretta, secondo quanto previsto dagli articoli 20 e seguenti del codice del consumo, in quanto idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio, obbligandolo di fatto a cambiare antenna per poter visionare i programmi in digitale -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro intenda assumere al fine di tutelare il diritto di accesso alle reti di trasmissione del segnale per la televisione digitale terrestre nel territorio del Trentino, almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica, senza che lo stesso diritto ponga in capo ai cittadini l'ulteriore costo per l'installazione della parabola.
(4-06364)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente De Pasquale e altri n. 2-00635, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Motta.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Aracri n. 4-05924, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cosenza, Marinello, Sammarco, Cassinelli.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

Interpellanza urgente De Pasquale e altri n. 2-00635, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 marzo 2010: è stata ritirata la firma del deputato Mogherini Rebesani.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni n. 5-02563 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 291 del 1o marzo 2010. Alla pagina n. 11408, seconda colonna, le righe dalla trentasettesima alla riga quarantacinquesima si intendono soppresse e sostituite dalle seguenti: «l'eventuale ottemperanza alle indicazioni della richiamata nota 160 è, ad avviso dell'interrogante, di dubbia legittimità -: sulla base di quale presupposto giuridico le università dovrebbero attenersi a indicazioni formulate solo in una nota ministeriale, pur in vigenza del decreto ministeriale n. 544 del 2007;».