XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 8 aprile 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'8 aprile 2010.

Albonetti, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Molgora, Mura, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Boniver, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lucà, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Milanato, Molgora, Mura, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 31 marzo 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
ZAMPARUTTI ed altri: «Modifica all'articolo 16 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, in materia di medicinali omeopatici» (3360);
DI VIRGILIO: «Disposizioni per la tutela previdenziale dei medici in formazione specialistica» (3361);
VANNUCCI e ZUCCHI: «Disposizioni concernenti le caratteristiche degli imballaggi al fine del loro smaltimento e reimpiego, nonché l'introduzione di una cauzione per il recupero di alcune tipologie di rifiuti» (3362).

In data 1o aprile 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BERGAMINI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla vendita del gruppo Rizzoli - Corriere della Sera e sulle vicende a questa relative accadute negli anni dal 1981 al 1984» (3363).
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BARBIERI: «Modifiche agli articoli 66 e 134 della Costituzione in materia di ricorsi avverso le deliberazioni delle Camere concernenti la verifica dei poteri» (3364).

In data 7 aprile 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
CODURELLI: «Norme per il riconoscimento della sindrome post polio come malattia cronica e invalidante» (3367);
VACCARO: «Modifica dell'articolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152, concernente il divieto dell'uso di indumenti o altri oggetti che impediscano l'identificazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico» (3368).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

In data 1o aprile 2010 sono stati presentati alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
dal ministro degli affari esteri:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003» (3365);
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare democratica di Corea sulla promozione e protezione degli investimenti reciproci, fatto a Roma il 27 settembre 2000» (3366).

Saranno stampati e distribuiti.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione del controllo sugli enti - con lettera in data 31 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relativa relazione riferita al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente irriguo umbro-toscano, per gli esercizi dal 2005 al 2007. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (doc. XV, n. 184).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettera in data 25 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, come modificato dall'articolo 11 della legge 13 febbraio 2001, n. 45, le relazioni sui programmi di protezione, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione per coloro che collaborano con la giustizia, relative al primo semestre 2008 (doc. XCI, n. 3) e al secondo semestre 2008 (doc. XCI, n. 4).

Questi documenti - che saranno stampati - sono trasmessi alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal Ministero degli affari esteri.

Il Ministero degli affari esteri, con lettera in data 31 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 dicembre 1984, n. 839, gli atti internazionali firmati dall'Italia i cui testi sono pervenuti al medesimo Ministero entro il 15 marzo 2010.

Questa documentazione è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri).

Trasmissione dal ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 1o aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 7, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, e successive modificazioni, la relazione sull'attività della commissione di vigilanza sui fondi pensione, relativa all'anno 2008 (doc. CXIX, n. 2).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VI Commissione (Finanze) e alla XI Commissione (Lavoro).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 31 marzo e 1o aprile 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Politica di coesione: relazione strategica 2010 sull'attuazione dei programmi 2007-2013 (COM(2010)110 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Relazione della Commissione - Quadro di valutazione degli aiuti di Stato - Relazione sugli aiuti di Stato concessi dagli Stati membri dell'Unione europea - Aggiornamento autunno 2009 (COM(2009)661 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive).

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 1o aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

Nel mese di marzo 2010 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Trasmissione dal difensore civico della Provincia autonoma di Trento.

Il difensore civico della Provincia autonoma di Trento, con lettera in data 26 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa al biennio 2008-2009 (doc. CXXVIII, n. 17).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dal difensore civico del Piemonte.

Il difensore civico del Piemonte, con lettera in data 30 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta dallo stesso difensore civico relativa all'anno 2009 (doc. CXXVIII, n. 18).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Richieste di parere parlamentare su proposte di nomina.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 19 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina dei dottor Benedetto Fiori a presidente dell'Ente parco nazionale delle Dolomiti bellunesi (61).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del professor Gian Vincenzo Zuccotti a presidente dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) (62).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Marco Mario Avanza a presidente dell'Ente nazionale risi (63).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 7 aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del professor Giorgio Zoppello a presidente dell'Ente nazionale delle sementi elette (ENSE) (64).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura).

Richieste di parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 11 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 65 della legge 18 giugno 2009, n. 69, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di atto pubblico informatico redatto dal notaio (198).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla II Commissione (Giustizia), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2010.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 146, comma 9, del codice di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità (199).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 23 aprile 2010.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 19 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 5 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante unificazione strutturale della giunta centrale per gli studi storici e degli istituti storici (200).

Tale richiesta è stata assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2010. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 23 aprile 2010.

Il ministro della salute, con lettera in data 19 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 32, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale per il riparto dello stanziamento, iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero della salute per l'anno 2010, relativo a contributi da erogare ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi (201).

Tale richiesta è assegnata ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 28 aprile 2010.

Il ministro per i beni e le attività, culturali, con lettera in data 23 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 1o dicembre 1997, n. 420, la richiesta di parere parlamentare sull'elenco delle proposte di istituzione e di finanziamento di comitati nazionali e di edizioni nazionali per l'anno 2010 (202).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2010.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 marzo 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, commi 634 e 635, dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244, e dell'articolo 26, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di riordino degli enti vigilati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (203).

Tale richiesta è stata assegnata dal Presidente del Senato della Repubblica, d'intesa con il Presidente della Camera dei deputati, alla Commissione parlamentare per la semplificazione, che dovrà esprimere il prescritto parere entro l'8 maggio 2010.

Il ministro dello sviluppo economico, con lettera in data 1o aprile 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3 della legge 11 maggio 1999, n. 140, la richiesta di parere parlamentare sul programma di utilizzo, per l'anno 2010, dell'autorizzazione di spesa, prevista dal citato articolo 3, per lo svolgimento di studi e ricerche per la politica industriale (204).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla X Commissione (Attività produttive), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 28 aprile 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1881 - RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PROTOCOLLO DI MODIFICA DELLA CONVENZIONE DEL 29 GENNAIO 1951 TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA FRANCESE RELATIVA ALLE STAZIONI INTERNAZIONALI DI MODANE E VENTIMIGLIA ED AI TRATTI DI FERROVIA COMPRESI TRA LE STAZIONI E LE FRONTIERE D'ITALIA E DI FRANCIA, FATTO A ROMA IL 22 GENNAIO 2003 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3226)

A.C. 3226 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo di modifica della Convenzione del 29 gennaio 1951 tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alle stazioni internazionali di Modane e Ventimiglia ed ai tratti di ferrovia compresi tra le stazioni e le frontiere d'Italia e di Francia, fatto a Roma il 22 gennaio 2003.

A.C. 3226 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 3 del Protocollo stesso.

A.C. 3226 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. All'onere derivante dalla presente legge, pari ad euro 139.000 per l'anno 2010 e ad euro 200.000 annui a decorrere dall'anno 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 4 giugno 1997, n. 170.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 3226 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1934 - RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PROTOCOLLO ALL'ACCORDO TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI MALTA PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI, FATTO A ROMA IL 13 MARZO 2009 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3227)

A.C. 3227 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo all'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Malta per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatto a Roma il 13 marzo 2009.

A.C. 3227 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo V del Protocollo stesso.

A.C. 3227 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE: S. 1957 - RATIFICA ED ESECUZIONE DEL PROTOCOLLO AGGIUNTIVO ALLA CONVENZIONE TRA ITALIA E CIPRO PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI E PER PREVENIRE LE EVASIONI FISCALI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO, FATTO A NICOSIA IL 4 GIUGNO 2009 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3228)

A.C. 3228 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra Italia e Cipro per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, fatto a Nicosia il 4 giugno 2009.

A.C. 3228 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data al Protocollo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo V del Protocollo stesso.

A.C. 3228 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

MOZIONI LIVIA TURCO ED ALTRI N. 1-00326, DONADI ED ALTRI N. 1-00353, PEZZOTTA ED ALTRI N. 1-00354, PISICCHIO ED ALTRI N. 1-00355 E SANTELLI, CAPARINI ED ALTRI N. 1-00356 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI POLITICHE MIGRATORIE E DI INTEGRAZIONE, NONCHÉ PER IL CONTRASTO AL LAVORO IRREGOLARE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
i fatti di Rosarno hanno evidenziato l'esistenza nel nostro Paese di sacche di sfruttamento del lavoro e di situazioni di pesante degrado umano e sociale che non possono in alcun modo essere tollerate;
tali situazioni sono connesse, da un lato, alla presenza di una feroce criminalità che controlla il territorio e, dall'altra, alla diffusione del lavoro nero che interessa prevalentemente le regioni meridionali, ma che coinvolge l'insieme del nostro Paese;
lo sfruttamento del lavoro nero colpisce in modo particolare le persone più vulnerabili e fragili, tra queste gli immigrati privi del permesso di soggiorno. Essi sono tenuti in condizioni di irregolarità dai loro sfruttatori per procrastinare ed accentuare la vulnerabilità e la debolezza sociale e far apparire senza alternative la condizione di sfruttamento;
il lavoro nero è l'area in cui maggiore è la competizione tra gli immigrati ed i lavoratori italiani, perché lo sfruttamento degli uni abbassa le tutele degli altri e questo è tanto più vero nel settore agricolo, dove un lavoratore su dieci è straniero e dove al Sud solo un terzo è regolare, con situazioni di sfruttamento gestite da un caporalato molto spesso sotto il controllo della criminalità organizzata (i lavoratori extracomunitari nel settore agricolo sono circa 75 mila, contando i 64 mila contratti a tempo determinato e gli 11 mila stagionali. Altri 15 mila lavoratori sono a tempo indeterminato. In tutto 90 mila braccianti immigrati, che però superano i 150/200 mila, se si considerano anche i lavoratori stranieri neocomunitari, come i rumeni o i polacchi);
il Governo vanta la riduzione degli sbarchi via mare, ma tace sui settecentomila immigrati irregolari presenti in Italia, che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, sono conseguenza della cosiddetta «legge Bossi-Fini» e delle politiche governative di chiusura degli ingressi regolari per lavoro. I lunghi e farraginosi meccanismi dell'ingresso per lavoro (mediante la cosiddetta chiamata nominativa o numerica di uno straniero sconosciuto residente all'estero), la brevità della durata dei permessi di soggiorno, la macchinosità e i tempi lunghi del loro rinnovo sono tutti fattori che rendono alta la probabilità che un lavoratore regolare diventi irregolare suo malgrado. Il Governo, inoltre, ha previsto un solo decreto flussi per lavoro stagionale, non ha presentato il documento triennale sulle politiche migratorie previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 286 del 1998 ed ha cancellato il fondo per le politiche di integrazione. A ciò si aggiunga il rallentamento della lotta all'evasione, all'economia sommersa e al lavoro nero. Più ampia è l'economia sommersa, più alta è la domanda di lavoro irregolare, maggiore è la domanda di irregolari stranieri;
la direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sulle sanzioni contro i datori di lavoro e lo sfruttamento del lavoro irregolare non è stata ancora recepita dall'Italia, nonostante le reiterate richieste in tal senso da parte del gruppo del Partito democratico. E nonostante la stessa direttiva dell'Unione europea «rimpatri» (2008/115/CE), di per sé già molto restrittiva, è stata recepita in Italia unicamente per la parte relativa alla possibilità di allungare i tempi di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione, mentre è stata del tutto disattesa - e non recepita - tutta la parte restante, basata sull'idea dei ritorni volontari, che potrebbe costituire una nuova base per collegare - finalmente - politiche dell'immigrazione e politiche della cooperazione allo sviluppo;
così come è stata recepita ed attuata la direttiva 2003/86/CE, relativa al diritto di ricongiungimento familiare, essa lede di fatto nel nostro Paese l'unità della famiglia e la concreta possibilità per gli immigrati di potersi ricongiungere con i propri cari, viste le condizioni restrittive a cui è sottoposta tale disciplina;
le condizioni sociali e di vita delle persone sono parte integrante della legalità e della sicurezza, pertanto l'integrazione e l'inclusione sociale delle persone immigrate sono un dovere di ciascuna comunità da realizzare attraverso una collaborazione costante tra i diversi livelli istituzionali ed il dialogo sociale;
la realtà dell'immigrazione del nostro Paese è un fatto positivo, strutturale e duraturo se correttamente gestita perché può corrispondere alle necessità della nostra economia, delle nostre famiglie, del nostro welfare. Se le porte fossero chiuse all'immigrazione, la popolazione giovane in età attiva, tra i 20 e i 40 anni, scenderebbe, tra il 2010 e il 2030, da 15,4 a 11,3 milioni: una diminuzione di oltre 4 milioni, 200.000 unità in meno per ogni anno;
nei nostri territori sta sempre più crescendo un'Italia della civile convivenza. Ne sono protagonisti gli enti locali, le associazioni di volontariato, la Chiesa, i sindacati, gli imprenditori e le forze economiche e sociali, gli insegnanti, le famiglie. Questa Italia della civile convivenza deve essere conosciuta, valorizzata e sostenuta nel suo impegno dalle istituzioni. L'esempio dei successi dell'integrazione può combattere la paura e creare legami positivi tra italiani e immigrati;
l'integrazione è, dunque, un'interazione tra persone di culture diverse che hanno l'obbligo di rispettare i valori e le regole del Paese ospitante, ma hanno anche il dovere di arricchirli attraverso la conoscenza reciproca e lo scambio umano e culturale. Il patto europeo per l'immigrazione invita gli Stati membri a «porre in essere una politica d'integrazione armoniosa, favorendo la partecipazione dell'immigrato alla sfera civica, al mondo del lavoro, all'istruzione, al dialogo interculturale cercando di eliminare ogni diversità di trattamento che risulti discriminatorio per il cittadino terzo»;
al 1o gennaio 2008 i residenti stranieri nati in Italia, la cosiddetta «seconda generazione», sono circa 457.000 e i minori stranieri in Italia rappresentano circa il 22 per cento degli stranieri residenti;
sono loro a mostrarci la possibile soluzione per una civile convivenza tra le molteplici culture; sono loro a mostrare una convergenza di abitudini, di costumi con i coetanei italiani, una voglia di integrazione con gli italiani e un'apertura mentale che si scontra con la chiusura della nostra società, della nostra legislazione e, se si vuole una vera integrazione, non si può certo trattarli come figli di un diritto minore;
il patto europeo per l'immigrazione del giugno 2008, sottoscritto anche dal Governo italiano, propone una gestione dell'immigrazione incentrata attorno agli obiettivi della prosperità, della sicurezza e della solidarietà. «Le migrazioni internazionali possono rappresentare un'opportunità, costituendo un fattore di scambio culturale, umano, sociale ed economico. Il potenziale dell'immigrazione può essere considerato maggiormente positivo soltanto con un'integrazione riuscita nelle società dei Paesi ospitanti»,

impegna il Governo:

ad attuare tutte le misure per combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 286 del 1998, che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori, prevedendo anche l'introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro, un'autonoma fattispecie incriminatrice del caporalato, aggravata quando interessa minori o migranti clandestini;
ad applicare la direttiva europea del 18 giugno 2009 che impegna gli Stati membri dell'Unione europea a sanzioni e provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare;
ad attivare tutti gli strumenti per consentire un'emersione del lavoro irregolare, con particolare attenzione al comparto agricolo, attivando in modo continuativo il sistema dei controlli e promuovendo una regolarizzazione per i lavoratori agricoli stranieri da anni presenti sul nostro territorio che non abbiano commesso reati;
a ridurre fino ad eliminare il lavoro nero e sommerso, attivando canali alternativi come la regolarizzazione ad personam per coloro che contribuiscono all'individuazione di fattispecie criminose legate alla immigrazione, per coloro che compiono atti di rilevanza sociale ed umanitaria, per coloro che sono dimoranti nel nostro Paese da molti anni e che abbiano dimostrato una buona integrazione;
a ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno, a prolungare la durata del medesimo, in particolar modo in caso di perdita del lavoro, ed a estendere ai lavoratori immigrati gli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori italiani;
a presentare il documento triennale sulle politiche migratorie, previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 286 del 1998, nonché a semplificare il sistema delle quote passando dal decreto annuale, elaborato dal Governo con vincolo amministrativo e contenente una indicazione rigida, ad un documento poliennale elaborato da un'agenzia tecnica che contenga la stima di persone immigrate ed i loro profili professionali necessari al nostro sistema economico e sociale;
a incentivare e a semplificare l'applicazione dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 286 del 1998 relativamente alla formazione di personale all'estero da parte delle aziende e a introdurre lo strumento dello sponsor per la ricerca di lavoro attribuito a soggetti collettivi, come i sindacati, associazioni di imprenditori e istituzioni pubbliche;
a promuovere con le regioni, gli enti locali, le forze economiche e sociali, il volontariato e l'associazionismo un piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza tra italiani e immigrati, avendo come obiettivo quello di definire una governance stabile, basata sul metodo della concertazione tra soggetti istituzionali e con le parti sociali, attraverso il dialogo sociale, formulando gli obiettivi di inclusione sociale, di crescita interculturale e valutandone costantemente i risultati;
ad inserire il piano nazionale nella politica europea, che definisce l'integrazione «la chiave» del successo dell'immigrazione, un processo «a doppio senso» che deve vedere protagoniste le società ospitanti, ma anche gli immigrati in un percorso di adattamento reciproco fra le due società;
a promuovere nel piano nazionale per le politiche di integrazione e di convivenza il rispetto dei valori costituzionali della pari dignità delle persone, dell'eguale rispetto di ciascuna persona, delle pari opportunità, della non discriminazione;
a promuovere gli obiettivi della legalità e della sicurezza, dell'investimento nella scuola per tutti, della promozione della famiglia, anche attraverso una politica di promozione dei ricongiungimenti famigliari, dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, della salute e del contrasto delle malattie, della povertà e delle diseguaglianze nella salute, del senso civico, della partecipazione sociale e politica, dell'incontro e del reciproco riconoscimento tra italiani ed immigrati;
a riconoscere nel piano nazionale alcune azioni prioritarie: contrasto del degrado urbano e del disagio abitativo; estensione dell'educazione e della formazione interculturale; sostegno ai bambini e alle famiglie per l'apprendimento della lingua e della cultura italiana anche da parte degli adulti; accesso ai servizi sociali e sanitari, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili; sviluppo della figura dei mediatori culturali, anche attraverso l'istituzione di un albo nazionale dei mediatori culturali e delle associazioni di mediazione culturale; inserimento di tempi certi per il rinnovo dei permessi di soggiorno;
a inserire nel piano nazionale criteri e direttive per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, per potenziare i servizi e sostenere le associazioni e le attività impegnate nella lotta contro la tratta degli esseri umani, nonché per il sostegno all'associazionismo degli immigrati che promuovono attività sociali e di integrazione, nonché linee guida per l'estensione ai giovani stranieri del servizio civile volontario;
a prevedere il finanziamento del piano nazionale attraverso risorse certe e sufficienti inserite in un fondo nazionale finanziato dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali.
(1-00326)
«Livia Turco, Amici, Lenzi, Bressa, Zaccaria, Fassino, Touadi, Gozi, Berretta, Binetti, Boffa, Bossa, Braga, Brandolini, Bucchino, Burtone, Boccuzzi, Cardinale, Carella, Castagnetti, Causi, Ceccuzzi, Codurelli, Colaninno, D'Antona, De Biasi, De Pasquale, De Torre, D'Incecco, Esposito, Farinone, Fedi, Ferranti, Fontanelli, Froner, Garavini, Gnecchi, Grassi, Graziano, Laganà Fortugno, Lo Moro, Lucà, Lulli, Madia, Marchi, Marchignoli, Margiotta, Mariani, Melis, Miotto, Mogherini Rebesani, Motta, Murer, Naccarato, Piccolo, Picierno, Pistelli, Pedoto, Realacci, Rubinato, Samperi, Sarubbi, Sbrollini, Schirru, Sereni, Siragusa, Strizzolo, Trappolino, Tullo, Velo, Verini, Zucchi, Villecco Calipari, Zampa, Gianni Farina».
(3 febbraio 2010)

La Camera,
premesso che:
correnti migratorie verso i Paesi a maggior tasso di crescita economica sono una costante nella storia dell'umanità, poiché, ove le condizioni di povertà sono la norma, la scelta dell'immigrazione è spesso l'unico tentativo possibile per sfuggire ad un destino senza speranza;
di ciò il nostro Paese è stato testimone consapevole fin dalla fine del XIX secolo, quando imponente fu l'emigrazione italiana verso il Nuovo Mondo, gli Stati Uniti, e anche in seguito quando l'emigrazione si indirizzò, in modo altrettanto massiccio, soprattutto dopo la II guerra mondiale, verso i Paesi europei in forte crescita, quali Germania, Francia, Belgio, Svizzera, nonché verso i Paesi del Sud America e verso l'Australia;
la stessa storia del nostro Paese ha conosciuto, durante il boom economico degli anni '70, rilevanti migrazioni interne dal Sud, dove un elevato tasso di disoccupazione era endemico, verso il Nord a più elevati tassi di sviluppo;
la società italiana sta diventando multietnica anche in forza di dinamiche ed esigenze interne, tipiche delle società cosiddette avanzate. In particolare, i migranti sono fondamentali per la copertura di posti lavoro a basso livello di specializzazione, che gli italiani rifiutano, nell'agricoltura e nell'industria pesante o insalubre, ma anche nell'ambito dei lavori di cura delle persone anziane; attualmente essi sono stimati in un numero compreso tra 4,2 e 5 milioni, una presenza consolidata con un impatto significativo sull'economia nazionale;
occorre considerare che le dimensioni del flusso migratorio verso il nostro Paese sono di vasta portata, soprattutto con riguardo all'arco di tempo, l'ultimo decennio, in cui si sono consumate e concentrate, producendo un impatto rilevante, che ha investito anche l'ambito sociale, prima ancora che culturale;
questa massiccia presenza evidenzia due ordini distinti di problematiche, che occorre affrontare e risolvere nel loro insieme inscindibile: da un lato, lo stato del lavoratore immigrato è riassumibile, in genere, in salario basso, lavoro pesante, spesso in nero, con un guadagno ridotto rispetto agli omologhi italiani, siano essi impiegati regolarmente o meno (i dati raccolti da diverse ricerche condotte nel 2009, in particolare dalle fondazioni Moressa, Debenedetti, Alma Mater testimoniano un'identica realtà, anche numerica); dall'altro questi forti flussi migratori, maturati per la gran parte nell'ultimo decennio e concentratisi prevalentemente nelle regioni del Nord del Paese, hanno creato una situazione oggettivamente complessa sul piano sociale anche interno, i cui aspetti più delicati sono stati subiti dalla parte meno abbiente della popolazione italiana: dall'assegnazione degli alloggi di edilizia popolare alla facoltà di accesso alla sanità pubblica, dal mondo del lavoro (dove spesso - per disperazione - l'immigrato è disposto ad accettare condizioni di salario, lavoro e sicurezza che mettono fuori gioco il lavoratore italiano) fino alla vivibilità delle periferie dei grandi e medi centri urbani, spesso oggetto di forte pressione demografica da parte di immigrati instaurando una vera e propria competizione sociale con le fasce più deboli della popolazione italiana;
una buona politica migratoria e la gestione dei flussi non possono scindere il tema dell'immigrazione dalla contingenza e dalla peculiarità del Paese «ospitante», con riguardo alla situazione economica e allo stato delle politiche sociali, comprese quelle che ineriscono al lavoro (welfare nel suo significato più largo), disciplinando al contempo gli ingressi e la permanenza nel Paese con l'obiettivo della sicurezza del territorio;
data la situazione, l'ideale sarebbe uno stretto controllo sull'immigrazione, in modo da far corrispondere gli ingressi al numero dei lavoratori effettivamente richiesti da motivazioni economiche, così da creare adeguate forme di integrazione nella nostra società; con particolare riferimento alla fase economica in corso, stante il perdurare di una crisi che sta avendo ripercussioni gravissime in particolare sul livello occupazionale del Paese e che vede oggi, e vedrà ancor più entro la fine del 2010, un forte aumento della disoccupazione, sia tra gli italiani sia tra gli immigrati, sarebbe auspicabile un blocco temporaneo degli ingressi, almeno fino a tutto il 2011, al fine di consentire prioritariamente, sia agli italiani che agli immigrati già presenti nel nostro Paese, di ritrovare più facilmente occupazione;
è inevitabile che massicce entrate di immigrati regolari, spinti dall'aspettativa di migliori condizioni di vita e di lavoro, implichino necessariamente la presenza di immigrati non regolari: da vari studi emerge che nel nostro Paese gli irregolari sono tra i 400.000 (stima Ismu) e i 700.000; essi, in molti casi, diventano facile preda, oltre che della criminalità organizzata, anche di datori di lavoro senza scrupoli, che a fini di profitto li impiegano in modo illecito, pagandoli molto meno dei regolari, in condizioni che finiscono con il favorire più infortuni sul lavoro, come confermano i dati ufficiali Inail, che non comprendono i casi in cui, per paura di perdere il posto di lavoro o di essere identificati ed espulsi, gli infortuni non vengono denunciati;
eppure, in tema di immigrazione clandestina nessuna delle norme introdotte dal Governo, a partire dai provvedimenti in materia di sicurezza per finire con il cosiddetto «collegato lavoro», ha cercato di impedire o almeno limitare lo sfruttamento da parte dei datori di lavoro della «convenienza» economica all'impiego di lavoratori irregolari; nessuna norma ha previsto l'introduzione o l'inasprimento di pene per i datori di lavoro - anzi, le sanzioni vigenti non si applicheranno nei casi di denuncia spontanea di impiego di lavoratori irregolari - e, al contempo, le ispezioni ed i controlli sui luoghi di lavoro nel territorio nazionale risultano alleggeriti ed in forte diminuzione, mentre proprio su questo tema l'Unione europea ha preannunciato una «stretta» ed in Francia sono stati arrestati nell'ultimo anno 900 datori di lavoro di immigrati non autorizzati;
all'inadeguatezza del sistema legislativo si accompagna la debolezza del nostro sistema di accoglienza ed integrazione, che sembra più improntato a politiche dettate da chiusura e paura; gli interventi sono esclusivamente incentrati sul problema della sicurezza pubblica, che, pur essendo tema non secondario, è ben lontano dall'esaurire tutte le problematiche. L'enfasi data a tale aspetto genera facilmente pregiudizi ed ostilità, non contribuisce a favorire una convivenza civile e finisce per incentivare lo sfruttamento dei più deboli e privi di diritti in ambito lavorativo;
ancora in tema di immigrazione, il cosiddetto «pacchetto sicurezza», ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha privilegiato scelte demagogiche, in quanto puramente mediatiche e completamente inefficaci, come l'introduzione delle ronde, del cosiddetto reato di clandestinità, anche in qualità di fattispecie aggravante, e l'inasprimento delle condizioni per l'acquisto della cittadinanza, che più che rimedi al problema creano problemi ulteriori esse stesse, a causa del loro fallimento e della loro difficile applicabilità;
sono mancate, invece, come hanno fatto altri Paesi europei, misure di integrazione positiva, come quelle idonee a produrre inclusione sociale, la quale costituisce lo strumento indispensabile contro l'insorgere di conflitti sociali e per il contemperamento dei bisogni della società italiana con i diritti della forza lavoro offerta dagli immigrati, così come la regolarizzazione della loro permanenza riduce i rischi di entrata nel circuito della criminalità organizzata,

impegna il Governo:

a promuovere una nuova e diversa rappresentazione pubblica dell'immigrazione - che appare dominata da una percezione negativa - posto che le istituzioni in primis hanno il compito ed il dovere di infondere e diffondere l'importanza assoluta della dignità della persona e del rispetto dei diritti umani;
con riguardo alle annunciate modalità di introduzione del permesso di soggiorno «a punti», sulla scia di iniziative adottate in altri Paesi europei, ad evitare che tale strumento, nel nostro Paese, trasformi l'immigrato, specialmente quello temporaneo, in un sorvegliato speciale;
a valutare accuratamente la rispondenza e l'efficacia dei requisiti di integrazione e di assimilazione della nostra cultura ai fini dell'ottenimento del permesso di soggiorno per motivi di lavoro, che, in assenza di benefici diretti, paiono solo aggravare le procedure vigenti;
a prevedere, nell'ambito delle iniziative volte all'introduzione del permesso di soggiorno «a punti», procedure per l'emersione e la regolarizzazione di lavoratori extracomunitari irregolari in tutti i comparti;
con riguardo ai flussi d'ingresso annuali, predeterminati attualmente dallo Stato, a coinvolgere direttamente il mondo delle imprese nella fissazione delle quote, in modo che esse rispondano e soddisfino effettivamente e pienamente le esigenze e le richieste del nostro mercato, a riportare su un piano triennale la programmazione, scaduta nel 2009 e non ancora rinnovata, e a prevedere, inoltre, la semplificazione delle procedure conseguenti ai «decreti flussi» per la presentazione ed il vaglio delle domande, attualmente complesse, lunghe ed onerose;
con riguardo all'imminente «decreto flussi» valido per il 2010, che sembrerebbe dover autorizzare l'ingresso, su un totale di 150.000 addetti, di 105.000 colf e badanti - nuove unità che farebbero seguito alle procedure di emersione ancora in corso per circa 300.000 addetti dello stesso settore - a prevedere quote più ampie per gli addetti degli altri settori, rispondendo gli immigrati a precise esigenze del nostro mercato del lavoro, onde evitare, inoltre, che, essendo da tempo quella dei servizi alle famiglie l'unica mansione cui viene puntualmente offerta la regolarizzazione, essa mascheri l'impiego di persone in attività del tutto diverse;
a fronte della perdurante crisi economica che attraversa il nostro Paese e dei suoi riflessi occupazionali, a prevedere il blocco dei flussi per il 2010 ed il 2011, al fine di consentire prioritariamente sia agli italiani che agli immigrati già presenti nel nostro Paese di ritrovare più facilmente occupazione;
a riprendere ed incrementare attività stringenti di ispezione e controllo dei diritti e delle tutele nei luoghi di lavoro - che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, risultano alleggerite - riducendo quel lavoro nero che alimenta l'immigrazione clandestina, l'illegalità e la criminalità, procurando, inoltre, un danno all'intero sistema produttivo;
ad assumere iniziative volte a ripristinare tempestivamente, incrementandone le risorse - trasferite quasi per intero alle politiche di controllo ed espulsione -, i «progetti di integrazione», per i quali il Governo Prodi aveva istituito un fondo ministeriale;
ad adottare iniziative, anche di carattere economico, in favore della tutela dei minori stranieri cosiddetti «non accompagnati», riconosciuta come area prioritaria di intervento in materia migratoria, provvedendo, con l'occasione, al reintegro delle risorse destinate al fondo per l'inclusione sociale degli immigrati;
ad affrontare il tema della politica migratoria come «questione europea» e non soltanto italiana, ricercando, al contempo, accordi diretti con i Paesi da cui provengono prevalentemente gli immigrati stranieri, in modo che essi, in cambio di adeguate forme di collaborazione di cui si deve far carico il nostro Paese, diano pieno supporto al controllo dell'emigrazione dai loro Paesi;
ad affrontare il tema dell'immigrazione in modo non avulso dal tema dei diritti, compresi quelli di voto amministrativo e di cittadinanza, soprattutto con riguardo al futuro dei figli dei nostri immigrati;
ad affrontare con i Paesi di provenienza anche il tema dei luoghi di espiazione delle pene nei Paesi di origine, fin dalla detenzione in attesa di giudizio per i gravi reati, in modo da ridurre il numero delle persone detenute nel nostro Paese.
(1-00353)
«Donadi, Di Pietro, Favia, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(8 aprile 2010)

La Camera,

impegna il Governo:

ad adottare iniziative, anche di carattere economico, in favore della tutela dei minori stranieri cosiddetti «non accompagnati»;
ad affrontare il tema della politica migratoria come «questione europea» e non soltanto italiana, ricercando, al contempo, accordi diretti con i Paesi da cui provengono prevalentemente gli immigrati stranieri, in modo che essi, in cambio di adeguate forme di collaborazione di cui si deve far carico il nostro Paese, diano pieno supporto al controllo dell'emigrazione dai loro Paesi;
ad affrontare con i Paesi di provenienza anche il tema dei luoghi di espiazione delle pene nei Paesi di origine, fin dalla detenzione in attesa di giudizio per i gravi reati, in modo da ridurre il numero delle persone detenute nel nostro Paese.
(1-00353)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Donadi, Di Pietro, Favia, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
recenti episodi di cronaca hanno dato grande rilievo al tema dell'immigrazione irregolare. I fatti di Rosarno, oltre ad aver portato alla luce le dimensioni di un fenomeno sottovalutato, hanno evidenziato lo stato di degrado umano e sociale e le condizioni di lavoro, assimilabili alla riduzione in schiavitù, cui sono soggetti i lavoratori extracomunitari clandestini;
secondo un rapporto della Uil, l'economia sommersa ha prodotto nel 2009 un fatturato di oltre 154 miliardi di euro, sottratti ad ogni tipo di tassazione, con un'incidenza sul prodotto interno lordo intorno al 10 per cento;
i dati evidenziano un forte insediamento del lavoro sommerso ed irregolare nel Sud, che trova però terreno fertile anche nelle zone più ricche del Paese, confermando come il lavoro nero sia un dramma che riguarda tutta l'Italia ed investa, soprattutto, i soggetti più deboli ed indifesi e che il fenomeno dell'immigrazione clandestina sia sempre più effetto e non causa dell'economia sommersa;
dal 2007 non è stato emanato alcun «decreto flussi» riservato ai lavoratori stagionali, con l'effetto di favorire il soggiorno ed il lavoro irregolare. Le misure di controllo e le varie regolarizzazioni di immigrati extracomunitari attuate dai Governi non sono più sufficienti a contenere il fenomeno, che necessita di una nuova disciplina organica che dia vita finalmente a flussi regolari di lavoratori, anche secondo le esigenze più volte manifestate dalle organizzazioni imprenditoriali;
secondo il rapporto 2009 dell'Ocse, dedicato al fenomeno dell'immigrazione, il numero di immigrati illegali in Italia oscilla tra i 500 e i 750 mila, pari al 25,6 per cento di tutti i residenti stranieri nel nostro Paese;
il rapporto Ocse sottolinea, inoltre, che la stragrande maggioranza degli irregolari entra in Italia legalmente (ben il 60-65 per cento sono persone che sono entrate in modo regolare e poi si sono trattenute oltre la data fissata nel visto di ingresso), mentre un altro 25 per cento dei clandestini giunge illegalmente da altri Paesi Schengen, approfittando dell'abolizione dei controlli alle frontiere; non più del 15 per cento dell'immigrazione irregolare, dunque, arriva dal mare e dalle rotte del Mediterraneo e, mediamente, si calcola che non più di 60.000 persone attraversano il Mediterraneo dirette in Europa;
secondo l'Ocse, «è difficile ridurre l'immigrazione irregolare attraverso misure di solo controllo delle frontiere e l'elemento principale per contrastare l'immigrazione illegale dovrebbe essere l'apertura di canali legali d'immigrazione. Questo è ciò che chiedono i mercati del lavoro nei Paesi Ocse e in Europa - conclude il rapporto - ma la relativa risposta politica è ancora insufficiente, a partire dal patto su immigrazione e asilo del 2008»;
anche se il fenomeno dell'irregolarità e della clandestinità interessa ormai tutti i Paesi europei, l'ingresso illegale degli immigrati dal mare nel nostro Paese è reso più semplice dalla posizione geografica dell'Italia, ma i rimedi messi in campo dal Governo (respingimenti verso la Libia) non sono stati condivisi dalle istituzioni internazionali ed europee, che hanno richiamato l'Italia al rispetto della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati;
è sempre più necessario, pertanto, un intervento a livello europeo che garantisca sia il contrasto dell'immigrazione irregolare che il rispetto dei diritti umani fondamentali. Per realizzare questa politica è necessaria una maggiore solidarietà tra gli Stati membri ed una soluzione unitaria in grado di dare risposte a tre esigenze principali: l'asilo e la protezione umanitaria e sociale; una politica comune sugli ingressi regolari per motivi di lavoro; la cooperazione con i Paesi terzi;
la direttiva 2009/52/CE, che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano immigrati irregolari nell'Unione europea, non è stata ancora recepita dall'Italia. Con tale direttiva gli Stati membri dovranno mettere a disposizione meccanismi che agevolino le denunce e garantiscano adeguate ispezioni sui luoghi di lavoro più a rischio, al fine di contrastare l'immigrazione illegale, vietare l'assunzione di cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente e fissare norme minime comuni sulle sanzioni applicabili ai datori di lavoro che violano il divieto;
l'Italia non ha, inoltre, recepito ancora l'importante direttiva 2008/115/CE, che facilita il rimpatrio di immigrati in stato di irregolarità attraverso programmi di ritorno volontario ed assistito, realizzando, quindi, una politica certamente ben più efficace e meno onerosa di quella dei rimpatri coatti,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per l'adeguamento della disciplina dell'ingresso dei lavoratori extracomunitari alle esigenze del mercato del lavoro italiano e a procedere urgentemente ad un nuovo «decreto flussi»;
ad operare controlli ispettivi di maggiore intensità, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, al fine di debellare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli immigrati clandestini;
a promuovere campagne di sensibilizzazione atte ad impedire ogni forma di sfruttamento del lavoro di immigrati irregolari e a sostenere le organizzazioni della società civile impegnate nell'aiuto umanitario e solidale alle vittime dello sfruttamento;
a promuovere in tempi rapidi il recepimento delle direttive 2009/52/CE e 2008/115/CE;
ad attuare lo strumento della protezione sociale per le vittime di tratta e di traffico di persone, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione;
a favorire strumenti, a livello nazionale e comunitario, per l'ingresso regolare e protetto di richiedenti asilo e rifugiati;
a sollecitare nelle competenti sedi la realizzazione di una conferenza Unione europea-Africa sulla migrazione e lo sviluppo dei Paesi maggiormente interessati dal fenomeno migratorio, in continuità con quella realizzata a Tripoli nel 2006.
(1-00354)
«Pezzotta, Vietti, Delfino, Poli, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Adornato, Naro, Galletti, Occhiuto, Mereu, Rao, Tassone, Mantini, Ria».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
recenti episodi di cronaca hanno dato grande rilievo al tema dell'immigrazione irregolare. I fatti di Rosarno, oltre ad aver portato alla luce le dimensioni di un fenomeno sottovalutato, hanno evidenziato lo stato di degrado umano e sociale e le condizioni di lavoro, assimilabili alla riduzione in schiavitù, cui sono soggetti i lavoratori extracomunitari clandestini;
secondo un rapporto della Uil, l'economia sommersa ha prodotto nel 2009 un fatturato di oltre 154 miliardi di euro, sottratti ad ogni tipo di tassazione, con un'incidenza sul prodotto interno lordo intorno al 10 per cento;
i dati evidenziano un forte insediamento del lavoro sommerso ed irregolare nel Sud, che trova però terreno fertile anche nelle zone più ricche del Paese, confermando come il lavoro nero sia un dramma che riguarda tutta l'Italia ed investa, soprattutto, i soggetti più deboli ed indifesi e che il fenomeno dell'immigrazione clandestina sia sempre più effetto e non causa dell'economia sommersa;
dal 2007 non è stato emanato alcun «decreto flussi» riservato ai lavoratori stagionali, con l'effetto di favorire il soggiorno ed il lavoro irregolare. Le misure di controllo e le varie regolarizzazioni di immigrati extracomunitari attuate dai Governi non sono più sufficienti a contenere il fenomeno, che necessita di una nuova disciplina organica che dia vita finalmente a flussi regolari di lavoratori, anche secondo le esigenze più volte manifestate dalle organizzazioni imprenditoriali;
secondo il rapporto 2009 dell'Ocse, dedicato al fenomeno dell'immigrazione, il numero di immigrati illegali in Italia oscilla tra i 500 e i 750 mila, pari al 25,6 per cento di tutti i residenti stranieri nel nostro Paese;
il rapporto Ocse sottolinea, inoltre, che la stragrande maggioranza degli irregolari entra in Italia legalmente (ben il 60-65 per cento sono persone che sono entrate in modo regolare e poi si sono trattenute oltre la data fissata nel visto di ingresso), mentre un altro 25 per cento dei clandestini giunge illegalmente da altri Paesi Schengen, approfittando dell'abolizione dei controlli alle frontiere; non più del 15 per cento dell'immigrazione irregolare, dunque, arriva dal mare e dalle rotte del Mediterraneo e, mediamente, si calcola che non più di 60.000 persone attraversano il Mediterraneo dirette in Europa;
secondo l'Ocse, «è difficile ridurre l'immigrazione irregolare attraverso misure di solo controllo delle frontiere e l'elemento principale per contrastare l'immigrazione illegale dovrebbe essere l'apertura di canali legali d'immigrazione. Questo è ciò che chiedono i mercati del lavoro nei Paesi Ocse e in Europa - conclude il rapporto - ma la relativa risposta politica è ancora insufficiente, a partire dal patto su immigrazione e asilo del 2008»;
anche se il fenomeno dell'irregolarità e della clandestinità interessa ormai tutti i Paesi europei, l'ingresso illegale degli immigrati dal mare nel nostro Paese è reso più semplice dalla posizione geografica dell'Italia, ma i rimedi messi in campo dal Governo (respingimenti verso la Libia) non sono stati condivisi dalle istituzioni internazionali ed europee, che hanno richiamato l'Italia al rispetto della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati;
è sempre più necessario, pertanto, un intervento a livello europeo che garantisca sia il contrasto dell'immigrazione irregolare che il rispetto dei diritti umani fondamentali. Per realizzare questa politica è necessaria una maggiore solidarietà tra gli Stati membri ed una soluzione unitaria in grado di dare risposte a tre esigenze principali: l'asilo e la protezione umanitaria e sociale; una politica comune sugli ingressi regolari per motivi di lavoro; la cooperazione con i Paesi terzi;
la direttiva 2009/52/CE, che introduce sanzioni contro i datori di lavoro che impiegano immigrati irregolari nell'Unione europea, non è stata ancora recepita dall'Italia. Con tale direttiva gli Stati membri dovranno mettere a disposizione meccanismi che agevolino le denunce e garantiscano adeguate ispezioni sui luoghi di lavoro più a rischio, al fine di contrastare l'immigrazione illegale, vietare l'assunzione di cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente e fissare norme minime comuni sulle sanzioni applicabili ai datori di lavoro che violano il divieto;
l'Italia non ha, inoltre, recepito ancora l'importante direttiva 2008/115/CE, che facilita il rimpatrio di immigrati in stato di irregolarità attraverso programmi di ritorno volontario ed assistito, realizzando, quindi, una politica certamente ben più efficace e meno onerosa di quella dei rimpatri coatti,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per l'adeguamento della disciplina dell'ingresso dei lavoratori extracomunitari alle esigenze del mercato del lavoro italiano e a procedere urgentemente ad un nuovo «decreto flussi»;
ad operare controlli ispettivi di maggiore intensità, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, al fine di debellare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli immigrati clandestini;
a promuovere campagne di sensibilizzazione atte ad impedire ogni forma di sfruttamento del lavoro di immigrati irregolari e a sostenere le organizzazioni della società civile impegnate nell'aiuto umanitario e solidale alle vittime dello sfruttamento;
a promuovere in tempi rapidi tutte le iniziative finalizzate ad affrontare i temi di cui alle direttive 2009/52/CE e 2008/115/CE;
ad attuare lo strumento della protezione sociale per le vittime di tratta e di traffico di persone, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione;
a favorire strumenti, a livello nazionale e comunitario, per l'ingresso regolare e protetto di richiedenti asilo e rifugiati;
a sollecitare nelle competenti sedi la realizzazione di una conferenza Unione europea-Africa sulla migrazione e lo sviluppo dei Paesi maggiormente interessati dal fenomeno migratorio, in continuità con quella realizzata a Tripoli nel 2006.
(1-00354)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Pezzotta, Vietti, Delfino, Poli, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Adornato, Naro, Galletti, Occhiuto, Mereu, Rao, Tassone, Mantini, Ria».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
la crescita esponenziale delle statistiche relative all'immigrazione in Italia, che attestano ormai gli immigrati intorno ai 4,5 milioni di unità, ha disegnato i contorni di un fenomeno relativamente nuovo per il nostro Paese, almeno nel confronto con altri con una più antica tradizione di accoglienza, o addirittura formati dal melting pot di immigrati dalle origini più disparate, come gli Usa, il Canada o l'Australia;
la dimensione, nuova per la sua imponenza, del fenomeno ha trovato spesso impreparata la politica e le istituzioni, la cui insufficienza ha consentito la creazione ed il consolidamento di zone grigie di illegalità nella gestione dell'imperiosa spinta migratoria, alimentando il triste aumento dell'immigrazione clandestina (stimata intorno alle 700-800 mila unità), fonte di ricchezze illecite per gli intermediari di manodopera, gli sfruttatori della prostituzione, i gestori del mercato più abominevole, quello che sfrutta l'infanzia, i trafficanti di droga e di armi;
non raramente, dunque, la condizione dell'immigrato viene sottoposta ad un doppio sfruttamento selvaggio: quello del Paese di arrivo e quello delle organizzazioni malavitose;
al netto, tuttavia, dei problemi della legalità e dell'ordine pubblico, resta l'inadeguatezza di un approccio culturale, sociale e normativo rispetto al fenomeno;
sul piano culturale non è stata compiuta alcuna scelta tra l'ipotesi di una politica multiculturale (quale quella praticata dall'Australia e dal Canada), volta ad incoraggiare la tutela della cultura e dell'identità di provenienza, e quella dell'assimilazione nel sistema italiano, secondo il modello del melting pot di tipo statunitense;
né è stata impostata un'adeguata politica scolastica volta a sostenere una forma di integrazione delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati;
dal punto di vista dell'approccio sociale bisogna tener conto che gli ultimi 10 anni hanno visto raddoppiare il numero degli immigrati e che, se i tassi di incremento della popolazione di origine straniera in Italia resteranno quelli attuali, nel prossimo ventennio tale numero raddoppierà ancora, raggiungendo il numero di 8 milioni di unità. Il profilo demografico, dunque, dischiude il vastissimo ventaglio delle implicazioni, che vanno dalla domanda di casa a quella di salute, dall'istruzione alla domanda di previdenza;
c'è, inoltre, l'approccio politico-istituzionale, che implica il profilo della cittadinanza e del diritto di voto, di partecipazione politica e di rappresentanza;
non v'è dubbio che il processo di integrazione trovi il suo punto di verifica più importante nella concessione del diritto di cittadinanza e del diritto di voto;
alla stregua di un sistema di regole che intenda andare oltre la mera affermazione del jus soli, la cittadinanza e la piena integrazione che da essa deriva devono voler significare creazione di norme volte a semplificare la congerie legislativa, che oggi sembrerebbe incoraggiare gli immigrati e i loro datori di lavoro alla pratica dell'irregolarità e del lavoro nero;
occorre, peraltro, giungere alla definizione di parametri «intelligenti,» per valutare in modo appropriato la qualità dell'integrazione, poiché non è sufficiente la misurazione dei semplici tassi di incidenza degli immigrati su segmenti di popolazione, per trarre indicatori utili a valutare l'avanzamento dei processi di integrazione;
né è da trascurare il profilo legato alla sfera dei diritti fondamentali dell'uomo, che talune recenti prassi, normate per legge, inevitabilmente chiamano in causa: si pensi alle procedure di detenzione temporanea dei migranti, che, secondo Amnesty international, si configurerebbero come «detenzione de facto, priva di basi legali certe e di controllo giudiziario»; si pensi alla prassi dei «respingimenti» e alla conduzione indiscriminata fuori dalle acque territoriali e verso i Paesi di origine di persone, senza che possa essere effettuata una valutazione sul loro possibile bisogno di una protezione internazionale;
è da riconoscere che una qualche forma istituzionale di monitoraggio sulle politiche di integrazione era stata proposta dal testo unico sull'immigrazione (legge 6 marzo 1998, n. 40), che all'articolo 44 istituiva la Commissione per le politiche di integrazione, composta da rappresentanti ed esperti dei ministeri investiti della responsabilità della materia. Ma la Commissione cessò ogni attività il 6 luglio del 2001,

impegna il Governo:

a promuovere ogni opportuna misura nell'ambito della normativa vigente, delle direttive europee e dei nuovi interventi legislativi, volta a combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro delle persone immigrate, a consentire l'emersione del lavoro irregolare e a contrastare ogni modalità di lavoro sommerso che sfrutti la condizione degli immigrati;
a promuovere, con le istituzioni del territorio, le forze imprenditoriali e sindacali, i soggetti sociali impegnati sul piano della solidarietà e del volontariato laico e religioso, una politica di integrazione tra cittadini italiani e immigrati che accolga le linee guida della politica europea dell'integrazione, realizzando i necessari presupposti di legalità e di sicurezza, di promozione della famiglia e dei diritti delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati, di un welfare capace di garantire il diritto allo studio, alla casa e alla salute;
a riferire al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche di integrazione degli immigrati, inteso come esito degli impegni per la promozione delle politiche interculturali e delle politiche volte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale, che limitano presso gli immigrati l'affermazione dei principi di uguaglianza e pari dignità sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
(1-00355)
«Pisicchio, Touadi, Cambursano, Tabacci, Brugger, Rubinato».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
la crescita esponenziale delle statistiche relative all'immigrazione in Italia, che attestano ormai gli immigrati intorno ai 4,5 milioni di unità, ha disegnato i contorni di un fenomeno relativamente nuovo per il nostro Paese, almeno nel confronto con altri con una più antica tradizione di accoglienza, o addirittura formati dal melting pot di immigrati dalle origini più disparate, come gli Usa, il Canada o l'Australia;
la dimensione, nuova per la sua imponenza, del fenomeno ha trovato spesso impreparata la politica e le istituzioni, la cui insufficienza ha consentito la creazione ed il consolidamento di zone grigie di illegalità nella gestione dell'imperiosa spinta migratoria, alimentando il triste aumento dell'immigrazione clandestina (stimata intorno alle 700-800 mila unità), fonte di ricchezze illecite per gli intermediari di manodopera, gli sfruttatori della prostituzione, i gestori del mercato più abominevole, quello che sfrutta l'infanzia, i trafficanti di droga e di armi;
non raramente, dunque, la condizione dell'immigrato viene sottoposta ad un doppio sfruttamento selvaggio: quello del Paese di arrivo e quello delle organizzazioni malavitose;
al netto, tuttavia, dei problemi della legalità e dell'ordine pubblico, resta l'inadeguatezza di un approccio culturale, sociale e normativo rispetto al fenomeno;
sul piano culturale non è stata compiuta alcuna scelta tra l'ipotesi di una politica multiculturale (quale quella praticata dall'Australia e dal Canada), volta ad incoraggiare la tutela della cultura e dell'identità di provenienza, e quella dell'assimilazione nel sistema italiano, secondo il modello del melting pot di tipo statunitense;
né è stata impostata un'adeguata politica scolastica volta a sostenere una forma di integrazione delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati;
dal punto di vista dell'approccio sociale bisogna tener conto che gli ultimi 10 anni hanno visto raddoppiare il numero degli immigrati e che, se i tassi di incremento della popolazione di origine straniera in Italia resteranno quelli attuali, nel prossimo ventennio tale numero raddoppierà ancora, raggiungendo il numero di 8 milioni di unità. Il profilo demografico, dunque, dischiude il vastissimo ventaglio delle implicazioni, che vanno dalla domanda di casa a quella di salute, dall'istruzione alla domanda di previdenza;
c'è, inoltre, l'approccio politico-istituzionale, che implica il profilo della cittadinanza e del diritto di voto, di partecipazione politica e di rappresentanza;
non v'è dubbio che il processo di integrazione trovi il suo punto di verifica più importante nella concessione del diritto di cittadinanza e del diritto di voto;
alla stregua di un sistema di regole che intenda andare oltre la mera affermazione del jus soli, la cittadinanza e la piena integrazione che da essa deriva devono voler significare creazione di norme volte a semplificare la congerie legislativa, che oggi sembrerebbe incoraggiare gli immigrati e i loro datori di lavoro alla pratica dell'irregolarità e del lavoro nero;
occorre, peraltro, giungere alla definizione di parametri «intelligenti,» per valutare in modo appropriato la qualità dell'integrazione, poiché non è sufficiente la misurazione dei semplici tassi di incidenza degli immigrati su segmenti di popolazione, per trarre indicatori utili a valutare l'avanzamento dei processi di integrazione;
né è da trascurare il profilo legato alla sfera dei diritti fondamentali dell'uomo, che talune recenti prassi, normate per legge, inevitabilmente chiamano in causa: si pensi alle procedure di detenzione temporanea dei migranti, che, secondo Amnesty international, si configurerebbero come «detenzione de facto, priva di basi legali certe e di controllo giudiziario»; si pensi alla prassi dei «respingimenti» e alla conduzione indiscriminata fuori dalle acque territoriali e verso i Paesi di origine di persone, senza che possa essere effettuata una valutazione sul loro possibile bisogno di una protezione internazionale;
è da riconoscere che una qualche forma istituzionale di monitoraggio sulle politiche di integrazione era stata proposta dal testo unico sull'immigrazione (legge 6 marzo 1998, n. 40), che all'articolo 44 istituiva la Commissione per le politiche di integrazione, composta da rappresentanti ed esperti dei ministeri investiti della responsabilità della materia. Ma la Commissione cessò ogni attività il 6 luglio del 2001,

impegna il Governo:

a promuovere ogni opportuna misura nell'ambito della normativa vigente, delle direttive europee e dei nuovi interventi legislativi, volta a combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro delle persone immigrate, a consentire l'emersione del lavoro irregolare e a contrastare ogni modalità di lavoro sommerso che sfrutti la condizione degli immigrati;
a promuovere, con le istituzioni del territorio, le forze imprenditoriali e sindacali, i soggetti sociali impegnati sul piano della solidarietà e del volontariato laico e religioso, una politica di integrazione tra cittadini italiani e immigrati che accolga le linee guida della politica europea dell'integrazione, in coerenza con la nostra specificità, realizzando i necessari presupposti di legalità e di sicurezza, di promozione della famiglia e dei diritti delle giovani e giovanissime generazioni di immigrati, di un welfare capace di garantire il diritto allo studio, alla casa e alla salute degli immigrati regolari;
a riferire al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche di integrazione degli immigrati, inteso come esito degli impegni per la promozione delle politiche interculturali e delle politiche volte a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale, che limitano presso gli immigrati l'affermazione dei principi di uguaglianza e pari dignità sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
(1-00355)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Pisicchio, Touadi, Cambursano, Tabacci, Brugger, Rubinato».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
l'immigrazione costituisce per l'Italia e l'Unione europea un fenomeno di rilevante significato sociale, con notevoli implicazioni sul piano demografico, economico, politico, culturale e antropologico, che richiede interventi strutturali e mirati a garantire anche la coesione sociale;
il Governo Berlusconi ha affrontato il tema nei suoi vari aspetti, senza rinunciare a politiche di accoglienza, sostegno e integrazione dell'immigrazione regolare, accompagnandole con misure di rigore, per massimizzare il suo apporto positivo all'interno del sistema produttivo e sociale del Paese;
il Governo riserva da tempo particolare attenzione a quei territori dove esistono situazioni di sfruttamento del lavoro e di degrado e disagio sociale, come quella di Rosarno; situazione, quest'ultima, a cui il Governo si era interessato fin dal dicembre 2008, quando si era verificata un'aggressione analoga a quella del gennaio 2010. Già allora la risonanza dell'accaduto e la necessità di intervenire per assicurare agli immigrati condizioni dignitose di sussistenza ed un'adeguata situazione igienico-sanitaria determinarono una serie di incontri tra i rappresentanti della protezione civile regionale e dei comuni maggiormente interessati dalla presenza di lavoratori immigrati;
in quell'occasione i rappresentanti degli uffici sanitari della regione e dell'associazione Medici senza frontiere avevano constatato sul posto le precarie condizioni igienico-sanitarie dei luoghi ove vivevano gli immigrati. Ma gli interventi più tangibili erano venuti proprio dal Governo: già nel mese di aprile 2009 il ministero dell'interno aveva, infatti, erogato al comune di Rosarno, che svolgeva le funzioni di capofila del progetto, un primo significativo contributo di 200.000 euro, utilizzati per noleggiare delle strutture di carattere sanitario; nella stessa zona sono poi in via di realizzazione, oltre a progetti territoriali per la sicurezza, ulteriori specifici progetti finanziati anche con le risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, gestito dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, diretti all'accoglienza e all'integrazione degli immigrati presenti nell'area, tra cui la realizzazione di alloggi per lavoratori stranieri impiegati nel lavoro stagionale;
simili episodi rendono comunque evidenti anche tutte le conseguenze negative che derivano dall'immigrazione clandestina, che, proprio per questo motivo, è necessario combattere senza tentennamenti, anche perché prima o poi si determinano processi di commistione tra i flussi migratori illegali e quelli legali, con conseguenze negative nell'opinione pubblica. Si rischia così di compromettere i valori della coesione sociale e dell'integrazione nel nostro tessuto sociale dei lavoratori provenienti da Paesi extracomunitari;
troppo spesso cittadini immigrati regolari dal punto di vista del permesso di soggiorno, non lo sono sotto il profilo del rapporto di lavoro; eppure le leggi attuali, in particolare il testo unico in materia di immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, così come modificato dalla cosiddetta «legge Bossi-Fini», già impongono la regolarità delle posizioni di lavoro e la necessità di assicurare idonea sistemazione alloggiativa per i lavoratori stranieri. È, quindi, necessario che le leggi siano applicate integralmente da chi fino ad oggi le ha semplicemente eluse;
l'ingresso illegale nel territorio dello Stato costituisce nella maggior parte dei casi il presupposto per l'emarginazione e lo sfruttamento lavorativo di molti stranieri e, spesso, il serbatoio per il reclutamento della manovalanza della criminalità;
anche su questo versante la maggioranza ha ottenuto importanti risultati con l'azione di Governo, in particolare attraverso il rafforzamento dei sistemi di effettiva espulsione dei clandestini. Negli ultimi due anni sono stati effettivamente rimpatriati 42.595 clandestini nei rispettivi Paesi di origine;
sul fronte della prevenzione dell'immigrazione clandestina, il Governo ha dato prova di concretezza: da quando si è dato compiuta attuazione alle intese con la Libia - Paese di maggiore transito degli immigrati provenienti dall'Africa sub-sahariana - gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane sono diminuiti del 90 per cento, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente: 31.281 persone sbarcate nel 2008, 3.185 nello stesso periodo del 2009;
proprio con riferimento alla Libia - si ricorda - il ministero dell'interno ha raggiunto nel maggio del 2009 un risultato mai conseguito in precedenza, frutto degli accordi stipulati e dell'intensa attività diplomatica svolta: restituire alla Libia 227 cittadini extracomunitari clandestini che non erano libici, ma che erano partiti dalle coste libiche;
per continuare a combattere efficacemente la clandestinità bisogna proseguire nell'applicazione puntuale e rigorosa della cosiddetta «legge Bossi-Fini», che lega la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro;
questo fondamentale principio stabilito dal nostro ordinamento si sta affermando anche nelle più moderne legislazioni degli altri Paesi europei. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello della Spagna, guidata dal Governo Zapatero, dove proprio questo principio è stato ribadito e rafforzato dalla recente legge entrata in vigore il 13 dicembre 2009. Nella parte quinta del preambolo della nuova legge spagnola si stabilisce l'obiettivo di «perfezionare il sistema di canalizzazione legale ed ordinata dei flussi migratori per lavoro, rafforzando il vincolo tra la capacità di accoglienza dei lavoratori migranti e le necessità del mercato del lavoro»;
nel corso della XIV e della XVI legislatura, i Governi Berlusconi sostenuti dalla maggioranza di centrodestra hanno promosso una politica di immigrazione che si fonda su due dimensioni, che si sostengono reciprocamente: fermezza e rigore contro la clandestinità e integrazione fondata sul lavoro, sulla conoscenza e sul rispetto della nostra identità;
una coerente integrazione di milioni di persone già presenti nel nostro Paese e di molte migliaia che chiedono l'ammissione richiede una disciplina dei flussi e dei visti che garantisca la presenza e la convivenza degli immigrati provenienti dalle varie nazioni, tenendo in considerazione le reali possibilità di assorbimento nel nostro tessuto sociale, al fine di assicurare il rispetto e la tutela della dignità umana dei lavoratori stranieri, dei nostri valori e della sicurezza dei cittadini del nostro Paese;
oggi il nostro Paese ospita, secondo le più recenti statistiche, 4 milioni di cittadini stranieri residenti, circa il 6,5 per cento della popolazione (tale percentuale era al di sotto del 3 per cento nel 2001 e pari allo 0,1 per cento dieci anni prima), mentre la quota degli occupati sale ormai al 7,5 per cento come dato medio, con punte più elevate nelle regioni più ricche e sviluppate (nel Centro-Nord il numero degli immigrati è di quattro volte maggiore di quello del Sud). Il lavoro degli stranieri è presente in diversi settori dell'economia (agricoltura, turismo, costruzioni, servizi alla persona, ma anche comparti dell'industria manifatturiera);
secondo tutte le banche dati disponibili - Istat, Inps, Inail - l'occupazione straniera in Italia è cresciuta costantemente, almeno fino al 2008, e in dieci anni risulta più che raddoppiata, passando da meno di un milione a più di due milioni;
il reddito imponibile degli immigrati è in progressivo aumento: superiore a 21 miliardi di euro nel 2007; erano 18,4 miliardi di euro nel 2006 e 16,7 miliardi di euro nel 2005;
la Costituzione ha riconosciuto i valori fondanti della nostra identità nazionale nel rispetto del valore della vita e nella centralità della persona, creando così la premessa per un equilibrato sistema di diritti e di doveri, adattati - come prescrive la nostra Carta costituzionale - alle condizioni di ciascuna persona;
per questo, l'ordinamento promuove l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati regolari e garantisce loro un'ampia tutela dei diritti civili, economici, sociali e culturali;
la legge 15 luglio 2009, n. 94, ultimo atto normativo del «pacchetto sicurezza», contiene numerose disposizioni che intervengono sia sul versante del contrasto dell'immigrazione illegale, che in materia di integrazione;
tra queste ultime, in particolare, la suddetta legge ha introdotto, quale valido strumento a disposizione degli stranieri che vogliono lavorare ed inserirsi nella nostra società, l'istituto dell'«accordo di integrazione», da attuarsi con regolamento, a breve operativo, che ne stabilisca i criteri e le modalità di sottoscrizione;
il meccanismo dell'accordo prevede che il cittadino straniero - contestualmente alla presentazione della domanda di permesso di soggiorno - sottoscriva degli impegni di integrazione che riguardano: la conoscenza della lingua italiana e dei valori di libertà, eguaglianza e democrazia posti a fondamento della Costituzione; il rispetto di tali principi e l'acquisizione di un'adeguata conoscenza della vita civile in Italia, con particolare riferimento, ad esempio, ai settori della sanità, dei servizi sociali e del lavoro; l'assolvimento del dovere di istruzione dei figli minori e la conoscenza dell'organizzazione delle istituzioni pubbliche. A seguito del rispetto degli impegni di integrazione, ai cittadini stranieri vengono attribuiti crediti, proprio per riconoscere loro il merito ed il senso di responsabilità dimostrato, mentre a seguito della commissione di illeciti i crediti vengono decurtati; lo Stato, da parte sua, si impegna ad accompagnare il cittadino straniero tramite corsi di italiano e di educazione civica sulla tradizione e la vita civile in Italia, nonché con voucher formativi per coloro che dimostreranno di aver raggiunto più alti livelli di integrazione;
tale approccio alla questione «immigrazione ed integrazione» denota un atteggiamento responsabile da parte del Governo per la tutela dell'intera comunità,

impegna il Governo:

a fornire nel piano nazionale per l'integrazione «Identità e incontro», annunciato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, i valori, la visione e i programmi dedicati all'integrazione stessa, nell'ottica di discostarsi dai modelli dell'«assimilazione», poco rispettosa delle identità culturali differenti, e del «multiculturalismo», frutto del relativismo culturale, entrambi rivelatisi fallimentari, in quanto produttivi di conflitti sociali, prevedendo iniziative volte alla promozione della conoscenza e del rispetto delle reciproche identità culturali, con l'obiettivo di una pacifica civile convivenza che si svolga nell'osservanza dei valori e dei principi a fondamento del nostro ordinamento giuridico;
ad analizzare, utilizzando le banche dati disponibili e, in particolare, quella dell'Inail, la natura e le modalità dell'immigrazione extracomunitaria, al fine di adottare politiche di governo dei flussi efficaci e tempestive;
ad adottare le opportune iniziative dirette a valorizzare l'apporto dei lavoratori immigrati al progresso economico e sociale del Paese, favorendo al contempo un processo di effettiva integrazione nel nostro tessuto sociale e la conoscenza ed il rispetto delle regole e della cultura di riferimento del nostro Paese;
a proseguire nel potenziamento degli uffici amministrativi competenti, affinché, entro la fine della XVI legislatura, i permessi di soggiorno siano rilasciati e rinnovati nei tempi previsti dalla legge;
a vigilare sull'applicazione delle disposizioni in vigore e sul rispetto puntuale e rigoroso delle norme che legano la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro e ad intensificare e rendere pienamente efficaci i controlli ispettivi, con il fattivo coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali;
a valutare, sulla base dell'esperienza compiuta, ogni possibilità di miglioramento dell'attuale assetto normativo, per contrastare l'immigrazione clandestina e regolare i flussi migratori, legandoli alle effettive necessità economiche e sociali del Paese;
ad intensificare una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro irregolare, con particolare riferimento all'agricoltura;
a potenziare le sinergie con le regioni e gli enti locali, per favorire la diffusione di ogni informazione utile al positivo inserimento degli stranieri nella società italiana, come la conoscenza dei loro diritti e doveri, le opportunità di integrazione e di crescita personale e comunitaria offerte dalle amministrazioni pubbliche e dall'associazionismo, nonché per sostenere ogni iniziativa di prevenzione della discriminazione razziale;
a misurare la reale esigenza di manodopera straniera nel nostro Paese, anche alla luce del periodo di crisi che l'Italia sta attraversando, anche al fine di non penalizzare i cittadini e le cittadine italiane oggi in cerca di occupazione;
ad adoperarsi con sempre maggiore impegno al contrasto del lavoro sommerso, in particolar modo degli immigrati spesso ridotti in uno stato assimilabile alla schiavitù, senza il rispetto delle più elementari regole e condizioni di vita e di lavoro.
(1-00356)
«Santelli, Caparini, Cazzola, Moffa, Fedriga, Pelino, Baldelli, Dal Lago, Moroni, Granata, Laura Molteni».
(8 aprile 2010)

La Camera,
premesso che:
l'immigrazione costituisce per l'Italia e l'Unione europea un fenomeno di rilevante significato sociale, con notevoli implicazioni sul piano demografico, economico, politico, culturale e antropologico, che richiede interventi strutturali e mirati a garantire anche la coesione sociale;
il Governo Berlusconi ha affrontato il tema nei suoi vari aspetti, senza rinunciare a politiche di accoglienza, sostegno e integrazione dell'immigrazione regolare, accompagnandole con misure di rigore, per massimizzare il suo apporto positivo all'interno del sistema produttivo e sociale del Paese;
il Governo riserva da tempo particolare attenzione a quei territori dove esistono situazioni di sfruttamento del lavoro e di degrado e disagio sociale, come quella di Rosarno; situazione, quest'ultima, a cui il Governo si era interessato fin dal dicembre 2008, quando si era verificata un'aggressione analoga a quella del gennaio 2010. Già allora la risonanza dell'accaduto e la necessità di intervenire per assicurare agli immigrati condizioni dignitose di sussistenza ed un'adeguata situazione igienico-sanitaria determinarono una serie di incontri tra i rappresentanti della protezione civile regionale e dei comuni maggiormente interessati dalla presenza di lavoratori immigrati;
in quell'occasione i rappresentanti degli uffici sanitari della regione e dell'associazione Medici senza frontiere avevano constatato sul posto le precarie condizioni igienico-sanitarie dei luoghi ove vivevano gli immigrati. Ma gli interventi più tangibili erano venuti proprio dal Governo: già nel mese di aprile 2009 il ministero dell'interno aveva, infatti, erogato al comune di Rosarno, che svolgeva le funzioni di capofila del progetto, un primo significativo contributo di 200.000 euro, utilizzati per noleggiare delle strutture di carattere sanitario; nella stessa zona sono poi in via di realizzazione, oltre a progetti territoriali per la sicurezza, ulteriori specifici progetti finanziati anche con le risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, gestito dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, diretti all'accoglienza e all'integrazione degli immigrati presenti nell'area, tra cui la realizzazione di alloggi per lavoratori stranieri impiegati nel lavoro stagionale;
simili episodi rendono comunque evidenti anche tutte le conseguenze negative che derivano dall'immigrazione clandestina, che, proprio per questo motivo, è necessario combattere senza tentennamenti, anche perché prima o poi si determinano processi di commistione tra i flussi migratori illegali e quelli legali, con conseguenze negative nell'opinione pubblica. Si rischia così di compromettere i valori della coesione sociale e dell'integrazione nel nostro tessuto sociale dei lavoratori provenienti da Paesi extracomunitari;
troppo spesso cittadini immigrati regolari dal punto di vista del permesso di soggiorno, non lo sono sotto il profilo del rapporto di lavoro; eppure le leggi attuali, in particolare il testo unico in materia di immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, così come modificato dalla cosiddetta «legge Bossi-Fini», già impongono la regolarità delle posizioni di lavoro e la necessità di assicurare idonea sistemazione alloggiativa per i lavoratori stranieri. È, quindi, necessario che le leggi siano applicate integralmente da chi fino ad oggi le ha semplicemente eluse;
l'ingresso illegale nel territorio dello Stato costituisce nella maggior parte dei casi il presupposto per l'emarginazione e lo sfruttamento lavorativo di molti stranieri e, spesso, il serbatoio per il reclutamento della manovalanza della criminalità;
anche su questo versante la maggioranza ha ottenuto importanti risultati con l'azione di Governo, in particolare attraverso il rafforzamento dei sistemi di effettiva espulsione dei clandestini. Negli ultimi due anni sono stati effettivamente rimpatriati 42.595 clandestini nei rispettivi Paesi di origine;
sul fronte della prevenzione dell'immigrazione clandestina, il Governo ha dato prova di concretezza: da quando si è dato compiuta attuazione alle intese con la Libia - Paese di maggiore transito degli immigrati provenienti dall'Africa sub-sahariana - gli sbarchi di clandestini sulle coste italiane sono diminuiti del 90 per cento, rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente: 31.281 persone sbarcate nel 2008, 3.185 nello stesso periodo del 2009;
proprio con riferimento alla Libia - si ricorda - il ministero dell'interno ha raggiunto nel maggio del 2009 un risultato mai conseguito in precedenza, frutto degli accordi stipulati e dell'intensa attività diplomatica svolta: restituire alla Libia 227 cittadini extracomunitari clandestini che non erano libici, ma che erano partiti dalle coste libiche;
per continuare a combattere efficacemente la clandestinità bisogna proseguire nell'applicazione puntuale e rigorosa della cosiddetta «legge Bossi-Fini», che lega la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro;
questo fondamentale principio stabilito dal nostro ordinamento si sta affermando anche nelle più moderne legislazioni degli altri Paesi europei. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello della Spagna, guidata dal Governo Zapatero, dove proprio questo principio è stato ribadito e rafforzato dalla recente legge entrata in vigore il 13 dicembre 2009. Nella parte quinta del preambolo della nuova legge spagnola si stabilisce l'obiettivo di «perfezionare il sistema di canalizzazione legale ed ordinata dei flussi migratori per lavoro, rafforzando il vincolo tra la capacità di accoglienza dei lavoratori migranti e le necessità del mercato del lavoro»;
nel corso della XIV e della XVI legislatura, i Governi Berlusconi sostenuti dalla maggioranza di centrodestra hanno promosso una politica di immigrazione che si fonda su due dimensioni, che si sostengono reciprocamente: fermezza e rigore contro la clandestinità e integrazione fondata sul lavoro, sulla conoscenza e sul rispetto della nostra identità;
una coerente integrazione di milioni di persone già presenti nel nostro Paese e di molte migliaia che chiedono l'ammissione richiede una disciplina dei flussi e dei visti che garantisca la presenza e la convivenza degli immigrati provenienti dalle varie nazioni, tenendo in considerazione le reali possibilità di assorbimento nel nostro tessuto sociale, al fine di assicurare il rispetto e la tutela della dignità umana dei lavoratori stranieri, dei nostri valori e della sicurezza dei cittadini del nostro Paese;
oggi il nostro Paese ospita, secondo le più recenti statistiche, 4 milioni di cittadini stranieri residenti, circa il 6,5 per cento della popolazione (tale percentuale era al di sotto del 3 per cento nel 2001 e pari allo 0,1 per cento dieci anni prima), mentre la quota degli occupati sale ormai al 7,5 per cento come dato medio, con punte più elevate nelle regioni più ricche e sviluppate (nel Centro-Nord il numero degli immigrati è di quattro volte maggiore di quello del Sud). Il lavoro degli stranieri è presente in diversi settori dell'economia (agricoltura, turismo, costruzioni, servizi alla persona, ma anche comparti dell'industria manifatturiera);
secondo tutte le banche dati disponibili - Istat, Inps, Inail - l'occupazione straniera in Italia è cresciuta costantemente, almeno fino al 2008, e in dieci anni risulta più che raddoppiata, passando da meno di un milione a più di due milioni;
il reddito imponibile degli immigrati è in progressivo aumento: superiore a 21 miliardi di euro nel 2007; erano 18,4 miliardi di euro nel 2006 e 16,7 miliardi di euro nel 2005;
la Costituzione ha riconosciuto i valori fondanti della nostra identità nazionale nel rispetto del valore della vita e nella centralità della persona, creando così la premessa per un equilibrato sistema di diritti e di doveri, adattati - come prescrive la nostra Carta costituzionale - alle condizioni di ciascuna persona;
per questo, l'ordinamento promuove l'accoglienza e l'integrazione degli immigrati regolari e garantisce loro un'ampia tutela dei diritti civili, economici, sociali e culturali;
la legge 15 luglio 2009, n. 94, ultimo atto normativo del «pacchetto sicurezza», contiene numerose disposizioni che intervengono sia sul versante del contrasto dell'immigrazione illegale, che in materia di integrazione;
tra queste ultime, in particolare, la suddetta legge ha introdotto, quale valido strumento a disposizione degli stranieri che vogliono lavorare ed inserirsi nella nostra società, l'istituto dell'«accordo di integrazione», da attuarsi con regolamento, a breve operativo, che ne stabilisca i criteri e le modalità di sottoscrizione;
il meccanismo dell'accordo prevede che il cittadino straniero - contestualmente alla presentazione della domanda di permesso di soggiorno - sottoscriva degli impegni di integrazione che riguardano: la conoscenza della lingua italiana e dei valori di libertà, eguaglianza e democrazia posti a fondamento della Costituzione; il rispetto di tali principi e l'acquisizione di un'adeguata conoscenza della vita civile in Italia, con particolare riferimento, ad esempio, ai settori della sanità, dei servizi sociali e del lavoro; l'assolvimento del dovere di istruzione dei figli minori e la conoscenza dell'organizzazione delle istituzioni pubbliche. A seguito del rispetto degli impegni di integrazione, ai cittadini stranieri vengono attribuiti crediti, proprio per riconoscere loro il merito ed il senso di responsabilità dimostrato, mentre a seguito della commissione di illeciti i crediti vengono decurtati; lo Stato, da parte sua, si impegna ad accompagnare il cittadino straniero tramite corsi di italiano e di educazione civica sulla tradizione e la vita civile in Italia, nonché con voucher formativi per coloro che dimostreranno di aver raggiunto più alti livelli di integrazione;
tale approccio alla questione «immigrazione ed integrazione» denota un atteggiamento responsabile da parte del Governo per la tutela dell'intera comunità,

impegna il Governo:

a fornire nel piano nazionale per l'integrazione «Identità e incontro», annunciato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, i valori, la visione e i programmi dedicati all'integrazione stessa, con l'obiettivo di una pacifica civile convivenza che si svolga nell'osservanza dei valori e dei principi a fondamento del nostro ordinamento giuridico;
ad analizzare, utilizzando le banche dati disponibili e, in particolare, quella dell'Inail, la natura e le modalità dell'immigrazione extracomunitaria, al fine di adottare politiche di governo dei flussi efficaci e tempestive;
ad adottare le opportune iniziative dirette a valorizzare l'apporto dei lavoratori immigrati al progresso economico e sociale del Paese, favorendo al contempo un processo di effettiva integrazione nel nostro tessuto sociale e la conoscenza ed il rispetto delle regole e della cultura di riferimento del nostro Paese;
a proseguire nel potenziamento degli uffici amministrativi competenti, affinché, entro la fine della XVI legislatura, i permessi di soggiorno siano rilasciati e rinnovati nei tempi previsti dalla legge;
a vigilare sull'applicazione delle disposizioni in vigore e sul rispetto puntuale e rigoroso delle norme che legano la possibilità di ingresso e soggiorno sul territorio dello Stato al possesso di un regolare contratto di lavoro e ad intensificare e rendere pienamente efficaci i controlli ispettivi, con il fattivo coinvolgimento dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali;
a valutare, sulla base dell'esperienza compiuta, ogni possibilità di miglioramento dell'attuale assetto normativo, per contrastare l'immigrazione clandestina e regolare i flussi migratori, legandoli alle effettive necessità economiche e sociali del Paese;
ad intensificare una specifica, coordinata e capillare attività di contrasto dei fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro irregolare, con particolare riferimento all'agricoltura;
a potenziare le sinergie con le regioni e gli enti locali, per favorire la diffusione di ogni informazione utile al positivo inserimento degli stranieri nella società italiana, come la conoscenza dei loro diritti e doveri, le opportunità di integrazione e di crescita personale e comunitaria offerte dalle amministrazioni pubbliche e dall'associazionismo, nonché per sostenere ogni iniziativa di prevenzione della discriminazione razziale;
a misurare la reale esigenza di manodopera straniera nel nostro Paese, anche alla luce del periodo di crisi che l'Italia sta attraversando, anche al fine di non penalizzare i cittadini e le cittadine italiane oggi in cerca di occupazione;
ad adoperarsi con sempre maggiore impegno al contrasto del lavoro sommerso, in particolar modo degli immigrati spesso ridotti in uno stato assimilabile alla schiavitù, senza il rispetto delle più elementari regole e condizioni di vita e di lavoro.
(1-00356)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Santelli, Caparini, Cazzola, Moffa, Fedriga, Pelino, Baldelli, Dal Lago, Moroni, Granata, Laura Molteni».
(8 aprile 2010)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Dati e iniziative inerenti agli indennizzi e ai riconoscimenti spettanti ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei campi di concentramento nazisti - 3-00999

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RIXI, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del Presidente della Repubblica 6 ottobre 1963, n. 2043, venne concesso ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei campi di concentramento nazisti, ed ivi destinati al lavoro coatto, un indennizzo a titolo di riparazione per le sofferenze subite;
la successiva legge 18 novembre 1980, n. 791, sancì, altresì, in favore delle medesime persone il diritto a percepire un assegno vitalizio;
più recentemente, la legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha concesso una medaglia d'onore, prevedendo che potessero richiederla anche i familiari degli ex internati civili e militari nel frattempo deceduti;
ciò nonostante, continuano a pervenire segnalazioni di ex internati italiani e loro superstiti che affermano di non aver percepito alcun emolumento o riconoscimento da parte dello Stato -:
di quali dati disponga il Governo in merito al numero complessivo dei cittadini italiani militari e civili deportati ed internati astrattamente destinatari dei benefici previsti dalle norme sopra richiamate e al numero di coloro che ne abbiano effettivamente fruito e quali iniziative si ritenga eventualmente opportuno adottare per soddisfare le aspettative delle persone rimaste prive di qualsiasi riconoscimento o indennizzo. (3-00999)
(8 aprile 2010)

Iniziative urgenti volte a rendere disponibili le risorse già previste per la realizzazione di interventi infrastrutturali di carattere prioritario - 3-00995

PIFFARI, SCILIPOTI, BORGHESI, DONADI e EVANGELISTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in un periodo di crisi economica come quello attuale, l'intervento pubblico nella realizzazione delle infrastrutture è stato invocato dal Governo come misura anticongiunturale, ma sino ad oggi le azioni volte all'attuazione di tale disegno non possono ritenersi in alcun modo soddisfacenti. Da un recente studio elaborato dal centro studi dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili), che focalizza lo stato di utilizzo delle risorse deliberate dal Cipe a giugno 2009 a seguito della rimodulazione e della concentrazione delle risorse pubbliche del fondo per le aree sottoutilizzate a favore delle infrastrutture, operata in attuazione della strategia governativa, emerge come non siano ancora riscontrabili ricadute positive delle decisioni adottate dal Governo sul mercato delle nuove opere pubbliche, in quanto allo sforzo compiuto per reperire i finanziamenti ed approvare i programmi non avrebbe fatto seguito l'impegno del Governo nella fase di attivazione delle risorse;
il documento sottolinea, in particolare, la lentezza nella conferma dei finanziamenti. Infatti, degli 11,23 miliardi di euro relativi ad interventi finanziati con fondi pubblici sono stati finora confermati finanziamenti soltanto per 6,67 miliardi di euro, pari al 59 per cento delle risorse. Gli investimenti pubblici in infrastrutture, già calati del 5,1 per cento nel 2008, sono dunque scesi nel 2009 dell'8,1 per cento e tra le grandi opere in attesa di finanziamento si segnalano, tra le altre, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria per 577 milioni di euro (ai fini del completamento del macrolotto 3, parte 4, ed altri svincoli) e la strada statale ionica per 537 milioni di euro (megalotto 3-1 stralcio). In questo quadro, circa 4.566 milioni di euro previsti nel piano delle opere prioritarie devono essere ancora confermati dal Cipe. Tra questi finanziamenti assumono particolare rilevanza i programmi per l'edilizia scolastica e per la ricostruzione in Abruzzo e la seconda tranche del piano delle opere medio-piccole nel Mezzogiorno. In particolare:
a) per l'edilizia scolastica i finanziamenti da confermare ammontano a circa 765 milioni di euro provenienti dal fondo per le aree sottoutilizzate, ai quali si aggiungono 115 milioni di euro del piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nell'ambito della cosiddetta «legge obiettivo», assegnati con la delibera Cipe n. 114 del 18 dicembre 2008. La legge finanziaria per il 2010 prevedeva la presentazione, entro gennaio 2010, di un piano stralcio, per un importo fino a 300 milioni di euro, di interventi immediatamente cantierabili per la messa in sicurezza di edifici scolastici nelle varie regioni, ma la scadenza per la presentazione del piano è stata posticipata a giugno 2010 dal decreto-legge cosiddetto «milleproroghe»;
b) per la ricostruzione in Abruzzo i finanziamenti da confermare ammontano a circa 168 milioni di euro sui 408,5 di investimento previsti;
c) per le opere medio-piccole il piano 2009 del Governo prevedeva investimenti pari a 801,3 milioni di euro, ma i finanziamenti ancora da confermare ammontano a 388,3 milioni di euro ed i lavori concretamente realizzati sino ad oggi si stimano per soli 20 milioni di euro;
oltre a questi interventi, bisogna considerare le opere urgenti di risanamento ambientale, non previste dal piano Cipe del 26 giugno 2009, ma finanziate per un miliardo di euro con la delibera Cipe del 6 novembre 2009. I programmi di utilizzo di queste risorse non sono ancora stati predisposti e in questo modo si allungano i tempi di attivazione delle risorse;
infine, il livello di trasparenza dei pochi investimenti fatti è andato a poco a poco deteriorandosi, considerato che nel 2008 gli affidamenti di lavori pubblici a trattativa privata, ovvero senza gara, sono stati pari all'8,9 per cento, il doppio del 2006 -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di confermare e consentire una sollecita attivazione delle risorse già previste, ma non ancora assegnate, per garantire la concreta realizzazione degli interventi da attuare per l'edilizia scolastica, per la ricostruzione in Abruzzo, per il piano delle opere medio-piccole nel Mezzogiorno e per le opere urgenti di risanamento ambientale, come pure per il definitivo completamento di opere infrastrutturali di cruciale rilevanza, quali l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e la strada statale ionica. (3-00995)
(8 aprile 2010)

Dati e iniziative in materia di grandi opere infrastrutturali - 3-00996

VIETTI, LIBÈ, DIONISI, MONDELLO, MEREU, COMPAGNON, ENZO CARRA, CICCANTI, VOLONTÈ, NARO, GALLETTI, OCCHIUTO e RAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo le stime fornite dall'Associazione nazionale costruttori edili, gli investimenti pubblici in infrastrutture, già calati del 5,1 per cento nel 2008, sono scesi nel 2009 dell'8,1 per cento;
rispetto agli 11,2 miliardi di euro promessi dal Governo nel 2009, di fatto, se ne sono concretizzati solo 6,6 e di questi un miliardo è servito a finanziare lavori già avviati (Mose a Venezia e ferrovie nel Mezzogiorno), 1,3 sono stati destinati al ponte sullo Stretto e ben 2,2 miliardi a lavori di cui non esistono ancora nemmeno i bandi di gara;
in pratica per le nuove opere sono disponibili solo 200 milioni di euro, meno di un cinquantesimo della somma teoricamente stanziata;
per le opere minori il piano del Governo per il 2009 prevedeva un investimento di 800 milioni di euro (la Spagna ha impegnato 8 miliardi di euro e la Francia ne ha stanziati 5,6), ma in cassa ne sono arrivati poco più della metà (413 milioni) e le opere effettivamente affidate si riducono a 20 milioni di euro;
in totale, nel 2009 la spesa per le piccole opere, compresi gli stanziamenti degli enti locali nel 2009, è diminuita del 30 per cento e di un ulteriore 30 per cento nei primi due mesi del 2010;
analizzando per settori ed escludendo l'edilizia carceraria, per la quale sono stati stanziati i 200 milioni di euro previsti, del miliardo di euro promesso per l'edilizia scolastica sono arrivati 234 milioni, mentre il miliardo di euro promesso per gli interventi straordinari a difesa del territorio e dell'equilibrio idrogeologico del Paese è privo di copertura;
secondo il Centro ricerche economiche, sociali di mercato per l'edilizia ed il territorio (Cresme) la situazione peggiorerà nel 2010 e nel 2011 e tale previsione è confermata dalla relazione previsionale e programmatica del Governo, che stima un calo del 13,1 per cento degli investimenti pubblici nel 2010 e del 7,6 per cento nel 2011;
non diversa risulta la situazione per le aziende a controllo pubblico, che continuano a ridurre il loro impegno (1,2 miliardi di lavori in meno per le Ferrovie dello Stato ed un calo del 10 per cento degli appalti banditi da Anas);
la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali è un punto fondamentale del programma del Governo, nonché uno strumento indispensabile per modernizzare il Paese e un volano necessario per la ripresa economica -:
se confermi i dati esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare conseguentemente, anche alla luce degli innumerevoli annunci già fatti dal Governo in tema di grandi opere. (3-00996)
(8 aprile 2010)

Iniziative in relazione al potenziamento dell'«Aeroporto dello Stretto» - 3-00997

NUCARA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria sta entrando nella fase operativa, per realizzare quella connessione infrastrutturale che è presupposto dell'integrazione economica dell'area;
come è noto, la città di Reggio Calabria è stata riconosciuta città metropolitana con legge dello Stato e la «dirimpettaia» Messina città metropolitana con legge regionale;
è altrettanto nota l'annosa questione della costruzione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, che, sebbene abbia avuto qualche accelerazione in questi ultimi tempi, rimane comunque un nodo quasi inestricabile, considerato che molto spesso viene chiusa totalmente a causa delle criticità connesse al dissesto idrogeologico, ad avviso dell'interrogante, prevedibili, ma non considerate ai fini della messa in sicurezza;
il sistema ferroviario è già scadente fino a Lamezia Terme e peggiora ulteriormente nel resto della Calabria e in Sicilia. L'aeroporto di Reggio Calabria, considerati i prezzi praticati da Alitalia, di fatto operante in regime di monopolio, non è fruibile se non da chi detiene redditi elevati;
tuttavia, l'aeroporto di Reggio Calabria, una volta denominato Tito Minniti, da tempo è chiamato «Aeroporto dello Stretto», in ragione del fatto che serve le due città che si affacciano sullo Stretto e che oggi sono ambedue città metropolitane;
la fruizione di questo servizio per gli utenti messinesi è tecnicamente molto complicata e, per le ragioni sopra esposte, anche per l'utenza reggina, che, considerato il dissesto infrastrutturale, tende, almeno per la parte di utenti della provincia di Reggio Calabria, a fruire dell'aeroporto di Lamezia Terme -:
se non intenda realizzare, riguardo all'«Aeroporto dello Stretto», una rivoluzione copernicana nel modo di considerare funzioni, ruolo e sviluppo di tale aeroporto, magari attrezzando tecnologicamente le strutture aeroportuali adibite per decolli ed atterraggi e in più spostando l'aerostazione sul mare, in modo tale da rendere agevole l'imbarco degli utenti messinesi, che con gli aliscafi arriverebbero direttamente dentro l'aeroporto. (3-00997)
(8 aprile 2010)

Interventi del Governo in materia di infrastrutture nel Mezzogiorno d'Italia - 3-00998

IAPICCA e BALDELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il rapporto Unioncamere 2009 ha segnalato che, a seconda del livello di infrastrutturazione che il nostro Paese riuscirà a completare entro il 2020, si potrà avere un risparmio di «tempo» che, se monetizzato attraverso particolari parametri, potrebbe produrre un risparmio economico per il sistema Italia dai 7 ai 19 miliardi di euro all'anno;
la carenza di un'adeguata dotazione infrastrutturale è uno dei fattori che frenano lo sviluppo del Paese e, in particolar modo, quello delle regioni meridionali;
l'indice di dotazione infrastrutturale del Sud è 25 punti sotto la media nazionale -:
quali siano gli interventi del Governo nel Mezzogiorno d'Italia in materia di dotazione infrastrutturale. (3-00998)
(8 aprile 2010)

Iniziative per una corretta interpretazione della normativa riguardante i contratti di assicurazione cosiddetti «dormienti» - 3-01000

NANNICINI, VENTURA, MARAN, BOCCIA, FLUVI, LULLI, FRONER, STRIZZOLO, GIACHETTI e QUARTIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006), ha istituito un apposito fondo nello stato di previsione del ministero dell'economia e delle finanze con la finalità di indennizzare i risparmiatori rimasti vittime di frodi finanziarie. Tale fondo è alimentato con le risorse derivanti dai cosiddetti «conti dormienti», ovvero i conti correnti e i rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario, nonché del comparto assicurativo e finanziario;
l'organica disciplina del funzionamento e delle forme di alimentazione del fondo è stata successivamente definita, ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, con il decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n. 116, che, in particolare all'articolo 1, comma 1, lettera b), definisce come «dormienti» i rapporti contrattuali in relazione ai quali non sia stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad iniziativa del titolare del rapporto, o di terzi da questo delegati, per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme e degli strumenti finanziari. L'articolo 2, inoltre, fa rientrare nel campo di applicazione i contratti di assicurazione in tutti i casi in cui l'assicuratore si impegni al pagamento di una rendita o di un capitale al beneficiario ad una data prefissata;
successivamente, l'articolo 3 del decreto-legge n. 134 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2008, è reintervenuto su detta materia, introducendo un nuovo comma 345-quater all'articolo 1 della citata legge finanziaria per il 2006, stabilendo che gli importi dovuti ai beneficiari dei contratti, di cui all'articolo 2, comma 1, del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, non reclamati entro il termine di prescrizione del relativo diritto, fossero devoluti al fondo entro il 31 maggio dell'anno successivo a quello di scadenza del termine di prescrizione. Inoltre, con il comma 2-ter del medesimo articolo, il decreto-legge n. 134 del 2008 ha modificato l'articolo 2952 del codice civile, innalzando da uno a due anni il termine di prescrizione per l'esercizio dei diritti derivanti dai contratti in questione;
la sedimentazione nel tempo delle diverse disposizioni sembrerebbe determinare, di fatto, una sostanziale e vistosa disparità di trattamento tra i titolari di conto corrente e i titolari di contratti di assicurazione, dato che questi ultimi avrebbero solamente due anni per attuare il proprio diritto, al fine di evitare l'estinzione del proprio contratto e la perdita delle relative somme di denaro;
dovendosi intendere come da escludere ogni volontà vessatoria del legislatore nei confronti dei titolari di contratti di assicurazione, appare evidente e necessario interpretare le disposizioni dell'articolo 3 del decreto-legge n. 134 del 2008 come riferentisi ai soli contratti la cui maturazione sia intervenuta successivamente alla sua entrata in vigore;
tale interpretazione appare ancor più auspicabile, laddove si consideri che, mentre l'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 116 del 2007 prevedeva esplicitamente l'obbligo per l'intermediario di avvisare il titolare del rapporto di credito dell'avvenuta decorrenza dei termini di prescrizione e, contestualmente, di richiedere disposizioni riguardanti l'eventuale utilizzo delle somme, pena l'estinzione del rapporto e la devoluzione delle relative somme al fondo, il decreto-legge n. 134 del 2008 sembrerebbe sollevare l'intermediario da detto compito. Il combinato disposto del minor periodo di prescrizione e il venire meno degli obblighi di comunicazione da parte dell'intermediario finisce per determinare un particolare rischio per i risparmiatori di vedersi sottrarre i risparmi propri o quelli dei propri familiari, a favore del fondo;
va rilevato, infine, che, quand'anche il decreto-legge n. 134 del 2008 andasse inteso come nuova disciplina complessiva della materia di prescrizione dei fondi assicurativi, pur non espressamente abrogando le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 116 del 2007, appare evidente perlomeno che, a decorrere dal giugno 2007 e sino all'ottobre 2008, data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 134 del 2008, la durata riconosciuta per la prescrizione dei diritti sui fondi assicurativi debba essere correttamente individuata in dieci anni;
tuttavia, risultano agli interroganti numerose segnalazioni di cittadini che lamentano, in forza di un'erronea interpretazione della successione legislativa prodottasi, di aver perduto il rimborso della polizza in seguito al decorso dei due anni dal decesso del parente contraente, perdendo così tutti i risparmi di quest'ultimo perché incamerati dallo Stato senza diritto di riscatto;
peraltro, con l'emanazione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, il Governo è di nuovo intervenuto sul tema, con disposizioni che, per un verso, sembrerebbero venire incontro alle esigenze di alcuni risparmiatori, ma per un altro rischiano di rendere ancora più complesso il quadro normativo, anche in considerazione del fatto che, sia la relazione illustrativa che l'articolato, sembrano prescindere dal quadro giuridico discendente dalle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 116 del 2007 -:
quale sia la corretta lettura delle disposizioni richiamate in premessa, che paiono sovrapporsi in modo scoordinato, e, se a tal fine, intenda impartire le opportune direttive al fine di impedire che, per comportamenti o omissioni da parte degli intermediari, vengano compromessi, quantomeno per la fase antecedente il 27 ottobre 2008, i risparmi dei cittadini che, in virtù del richiamato decreto del Presidente della Repubblica n. 116 del 2007, confidavano in un termine di prescrizione decennale tanto per i conti correnti bancari quanto per le polizze assicurative. (3-01000)
(8 aprile 2010)

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza in merito alla delibera n. 10 del 12 marzo 2010 del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Campania, relativa ai contratti dei medici specialisti ambulatoriali - 2-00658

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
il Presidente della regione Campania, nella qualità di commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario, ha disposto con delibera n. 10 del 12 marzo 2010 il divieto assoluto, a partire dalla data della notifica del decreto e per gli esercizi 2010 e 2011, di trasformare i contratti a tempo determinato dei medici specialisti ambulatoriali convenzionati in contratti a tempo indeterminato e di rinnovare i contratti a tempo determinato scaduti e non ancora rinnovati o in scadenza;
con medesima delibera, il commissario ad acta ha disposto il divieto assoluto di bandire nuovi turni, di conferire nuovi incarichi per ore di attività e di ampliare i turni in atto attraverso la copertura di quelli divenuti vacanti, di conferire incarichi provvisori e di conferire a qualsiasi titolo ore divenute vacanti;
si tratta di provvedimenti che rischiano di penalizzare i cittadini che non avranno più la garanzia della costante erogazione dei servizi sanitari;
sono a rischio di chiusura numerosi distretti sanitari della Campania, in modo particolare quelli delle zone più interne e disagiate, dove non esistono altri servizi nemmeno garantiti da strutture convenzionate;
ci sarà un ulteriore prolungamento delle liste di attesa, che già prevedono, per alcune branche, tempi di alcune settimane, con ripercussioni evidenti, soprattutto sulle fasce più deboli, che non hanno la possibilità economica di fare ricorso a specialisti privati;
si tratta di una scelta che prescinde dai risultati gestionali ottenuti dai singoli distretti e che non fa giustizia delle aziende sanitarie che si sono sforzate di ridurre la spesa, adottando politiche di contenimento -:
se non si intendano assumere iniziative volte:
a) a far ritirare il decreto commissariale n. 10 del 12 marzo 2010;
b) a prevedere misure di contenimento della spesa sanitaria che non intacchino assolutamente l'efficacia delle prestazioni erogate a scapito dei cittadini;
c) ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché sia varato un piano di potenziamento della specialistica ambulatoriale e dei servizi distrettuali, che consentirebbe di garantire il diritto alla salute, così come sancito dall'articolo 32 della Costituzione - ove si prevede che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti» - e, al tempo stesso, di evitare i ricoveri impropri e il ricorso eccessivo a indagini diagnostico-strumentali e, conseguentemente, un'effettiva riduzione della spesa sanitaria.
(2-00658)
«Iannaccone, Sardelli, Belcastro, Gaglione, Milo, Brugger».
(30 marzo 2010)

Iniziative in materia di assunzioni di personale dell'amministrazione giudiziaria - 2-00663

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nella relazione sullo stato dell'amministrazione giudiziaria per l'anno 2009, pubblicata, tra l'altro, sul sito internet del ministero della giustizia, si afferma che «con nota 23 marzo 2009, tuttora in attesa di riscontro, l'amministrazione ha chiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della funzione pubblica - l'autorizzazione ad avviare le procedure concorsuali per 500 posti di cancelliere C1 (area 3a F1), 27 posti di contabile C1 (area 3a F1), 20 posti di esperto informatico C1 (area 3a F1) e 200 posti di ufficiale giudiziario C1 (area 3a F1)»;
la relazione evidenzia, altresì, che «la richiesta è stata presentata in coerenza con quanto previsto nell'atto di programmazione del fabbisogno di personale per il triennio 2009-2011, nel quale è stato ipotizzato un forte incremento delle vacanze del personale nei prossimi anni, vacanze alle quali non appare possibile fare fronte se non a seguito dell'espletamento di nuove procedure concorsuali»;
nella relazione si afferma, inoltre, che «con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 marzo 2009 (...), l'amministrazione era stata autorizzata, anche, a trasformare il rapporto di lavoro di quel personale che, assunto a tempo parziale, si trovava ancora con tale forma contrattuale. La trasformazione discendeva da uno specifico obbligo di legge ed ha riguardato n. 241 dipendenti: n. 32 operatori giudiziari B2 e n. 177 operatori giudiziari B1, assunti originariamente con contratto di lavoro a tempo parziale»;
sull'argomento in questione la relazione così conclude: «Nonostante la richiesta avanzata in data 23 marzo 2009, non è finora pervenuta l'autorizzazione all'assunzione di personale a tempo determinato chiesta al dipartimento della funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 35, comma 4-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. La mancata autorizzazione non ha finora permesso, pertanto, l'assunzione negli uffici giudiziari di tale personale, le cui ultime assunzioni risalgono all'anno 2007 (nessuna autorizzazione in tal senso, infatti, è stata concessa anche per l'anno 2008)» -:
quali iniziative intenda adottare al fine di dare attuazione agli impegni presi e quale sia lo stato delle procedure annunciate dal Ministro interpellato nella sopra citata relazione.
(2-00663)
«Ferranti, Capano, Cavallaro, Ciriello, Concia, Cuperlo, Gianni Farina, Maran, Mattesini, Melis, Andrea Orlando, Rossomando, Samperi, Tenaglia, Tidei, Touadi, Vaccaro, Baretta, Bellanova, Berretta, Codurelli, Damiano, Fioroni, Giacomelli, Grassi, Iannuzzi, Madia, Mosca, Pedoto, Schirru».
(Presentata il 6 aprile 2010)

Orientamenti del Governo circa il riordino della legislazione riguardante l'esportazione di armamenti - 2-00664

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la Presidenza del Consiglio dei ministri ha puntualmente consegnato al Parlamento e reso pubblico l'annuale «Rapporto sui lineamenti di politica in materia di esportazione e transito di materiali di armamento» del 2009;
tale rapporto evidenzia il forte incremento (di oltre il 61 per cento rispetto al 2008) di esportazioni di materiali ad uso militare dall'Italia - tanto che hanno raggiunto il record dal 1990 sia le autorizzazioni all'esportazione (4,9 miliardi di euro), sia le consegne effettuate (2,2 miliardi di euro) - e ciò soprattutto per l'aumentare delle autorizzazioni rilasciate verso Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente (che ammontano a 1,9 miliardi di euro e da sole ricoprono quasi il 40 per cento del totale) e, più in generale, verso Paesi fuori dalle principali alleanze del nostro Paese (Nato e Unione europea);
il rapporto afferma che «il processo di integrazione europeo nel campo della difesa e la progressiva razionalizzazione e ristrutturazione dell'industria europea» avrebbe portato a un «radicale cambiamento» dello scenario, tanto che «il quadro normativo italiano è risultato sempre più inadeguato»;
proprio per questo - e per recepire nella legislazione nazionale le recenti direttive e posizioni comuni europee - la Presidenza del Consiglio dei ministri intenderebbe «operare per la finalizzazione del processo di revisione della normativa nazionale», cioè a «un intervento correttivo di tutta la normativa in vigore», ovvero della legge n. 185 del 1990;
a tale scopo la Presidenza del Consiglio dei ministri già dal 2009 ha costituito presso l'ufficio del consigliere militare (PCM/UCPMA) un apposito «gruppo di lavoro», tra i cui compiti figura appunto quello di verificare «l'opportuna strada perseguibile per un intervento correttivo di tutta la normativa in vigore» -:
come il Governo intenda procedere nel menzionato riordino della legislazione nazionale vigente e, data la forte sensibilità dell'associazionismo laico e cattolico su tutta questa materia, se e con quali modalità il Governo intenda coinvolgere in questo processo di revisione legislativa le associazioni della società civile, che fin dagli anni '80 sono stati in prima fila nel chiedere al Parlamento una legge «rigorosa e trasparente» sull'esportazione di armamenti (l'attuale legge n. 185 del 1990).
(2-00664)
« Di Stanislao, Donadi, Evangelisti, Borghesi».
(Presentata il 6 aprile 2010)

Chiarimenti in merito a quanto dichiarato da Gino Strada il 28 febbraio 2010, nel corso di una trasmissione televisiva, circa l'attività delle forze Isaf in Afghanistan - 2-00639

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nella serata del 28 febbraio 2010, all'interno della trasmissione «Che tempo che fa» su Rai 3, Gino Strada, leader di Emergency, organizzazione umanitaria impegnata notoriamente da tempo in Afghanistan nel campo sanitario, intervistato dal conduttore Fabio Fazio, ha sostenuto che nei giorni scorsi nell'area da lui definita come «il cuore della zona dei bombardamenti» le forze dell'Isaf vanno conducendo una operazione che vede tra le prime vittime ancora una volta la popolazione civile;
in questo contesto Strada ha accusato la coalizione di impedire ai feriti di raggiungere gli ospedali, attraverso il blocco di «macchine e ambulanze» dedicate al loro trasporto e la mancata considerazione delle proposte di apertura «di un corridoio umanitario per l'evacuazione dei feriti»;
stigmatizzando, inoltre, la natura volontaria di questo impedimento, da lui ricondotta alla convinzione da parte dei comandi militari che «i feriti non debbano essere curati», Strada ha denunciato il comportamento delle forze Isaf come «un crimine di guerra che andrebbe portato alla Corte penale internazionale», in quanto «contrario a tutte le convenzioni» -:
se quanto esposto corrisponda al vero e quali eventuali iniziative il Governo intenda assumere considerati l'attenzione alle vicende afgane accresciuta anche nel nostro Paese, a seguito della rinnovata azione dell'Isaf, l'allarme destato dalle crescenti perdite di vite umane prodotte nel corso dell'operazione intrapresa nella zona di Hellmand e la gravità delle dichiarazioni riportate anche in relazione alla notorietà e all'autorevolezza del denunciante.
(2-00639)
«Arturo Mario Luigi Parisi, Recchia, Mogherini Rebesani, Pistelli, Mastromauro, Cavallaro, Garofani, Giacomelli, Gasbarra, Ceccuzzi, Boffa, Farinone, La Forgia, Vannucci, Barbi, Laganà Fortugno, Madia, Maran, Losacco, Pierdomenico Martino, Tocci, Bachelet, Calvisi, Corsini, Grassi, Miotto, Miglioli, Villecco Calipari, Pompili, Sarubbi, D'Antona, Colombo, Rossomando, Rosato, Narducci, Castagnetti».
(3 marzo 2010)