XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 20 aprile 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
nel febbraio 2007 è stato firmato un accordo di tipo finanziario (Fund-in-trust agrement-FIT) tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il direttore del WWAP (World water assessment programme) dell'UNESCO, programma mondiale per la valutazione dello stato delle risorse idriche, che realizza una valutazione completa di tali risorse allo scopo di identificarne la disponibilità e di fare previsioni sui bisogni e sui problemi futuri;
nel luglio 2007 c'è stato un accordo con la regione Umbria per stabilire la sede di svolgimento del WWAP nella città di Perugia;
nel novembre 2007 è stato stipulato un protocollo d'intesa (Memorandum of understanding, MoU) tra il Ministero degli affari esteri, il Ministero dell'ambiente e il direttore generale dell'UNESCO che ha previsto la conclusione del processo di ratifica del protocollo da parte del Parlamento italiano al fine di rendere permanente la presenza della sede UNESCO in Italia;
l'erogazione dei fondi da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stata discontinua nel triennio 2007-2009, il che ha comportato l'obbligo di prendere misure d'emergenza da parte del direttore generale dell'UNESCO per assicurare la continuità delle attività in corso del WWAP;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha provveduto all'erogazione delle previste tranche di pagamento annuale e si è impegnato a prorogare a titolo non oneroso il Funds-in-trust agreement fino al 30 agosto 2010 in attesa della ratifica del MoU che rappresenta condizione necessaria ad assicurare il contributo per le successive annualità;
ad oggi la ratifica del MoU non è ancora stata effettuata nonostante sia stata annunciata dal Ministro Frattini nel dicembre 2009,

impegna il Governo:

ad attivarsi ad assumere tutte le iniziative necessarie e urgenti per risolvere la situazione e onorare gli impegni contratti dall'Italia con l'UNESCO, evitando la chiusura della sede di Perugia con il conseguente blocco delle attività del WWAP, che danneggerebbe l'immagine dell'Italia nei confronti dell'UNESCO e dell'ONU ed avrebbe pesanti ricadute negative a livello regionale.
(7-00313)
«Pianetta, Tortoli, Realacci, Luciano Rossi, Girlanda, Bonciani, Renato Farina, Picchi, Migliori, Boniver».

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MELIS, LEHNER, RUGGHIA e FARINA COSCIONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
numerose agenzie del settore della distribuzione della stampa con sede su tutto il territorio nazionale hanno lamentato una recente prassi diffusasi in particolare nel Centro Italia, nel settore dei prodotti «autodefiniti» per l'infanzia, che, per l'altissima percentuale che rimane regolarmente invenduta sugli espositori delle

edicole (circa il 90 per cento) possono essere inquadrati in un segmento cosiddetto «basso vendente»;
tale prassi, che avrebbe dato luogo anche a contenziosi, verte essenzialmente sul fatto che l'editore, mettendo in atto quella che sembra essere una tecnica precisa, sistematicamente ometterebbe, sebbene sollecitato, di ritirare le rese delle sue pubblicazioni invendute, così come è invece prassi consolidata nel settore, secondo un meccanismo di resa dell'invenduto funzionante indistintamente per tutti gli editori e per tutti i distributori da oltre vent'anni, confacente e funzionale agli accordi di categoria a livello nazionale intercorrenti tra editori e rivenditori;
l'editore finirebbe così per considerare la liquidazione del distributore, relativa alla percentuale di pubblicazioni effettivamente vendute, come acconto e non come saldo e, nel frattempo, forte del mancato ritiro delle pubblicazioni rimaste invece invendute, chiederebbe il pagamento integrale della resa giacente presso i magazzini dei distributori, rilevando la scadenza dei relativi termini e ricorrendo, tra l'altro, all'autorità giudiziaria al fine di ottenere decreti ingiuntivi muniti di formula di provvisoria esecutorietà;
in tal modo, si è di fatto determinato quello che agli interroganti appare un sistema «ingegnoso» per vendere, in un solo colpo, merce non particolarmente gradita al pubblico, che sarebbe in realtà destinata a ritornare quasi tutta invenduta dai banchi dei giornalai;
i riferiti accadimenti, oltre al danno economico non trascurabile già cagionato a svariate decine di distributori su tutto il territorio nazionale, potrebbero rappresentare un pericoloso precedente ed un vulnus all'intero sistema distributivo -:
se il Governo sia a conoscenza di episodi analoghi a quelli sopra riportati e, ferma restando l'autonomia della magistratura, quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, al fine di evitare simili patologie e fare in modo che la disciplina di fattispecie come quelle descritte in premessa sia definita secondo criteri di uniformità sul territorio nazionale tenendo conto dei principi consolidati rinvenibili nei protocolli già applicati nel settore.
(4-06844)

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AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
è con grande soddisfazione che accogliamo la notizia della liberazione - per assoluta mancanza di prove e imputazioni a loro carico - dei tre operatori umanitari di Emergency, arrestati il 10 aprile dal Governo afghano con accuse molto pesanti, tra cui quella di aver organizzato un complotto per l'uccisione del governatore della provincia Gulabuddin Mangal;
dopo un'iniziale atteggiamento contraddistinto da una presa di distanza dall'organizzazione e dai tre arrestati, prendiamo atto che il governo italiano si è mosso correttamente, dando una risposta efficace alle preoccupazioni espresse da una vasta opinione pubblica e rispondendo alle puntuali sollecitazioni del Partito Democratico, che sin da subito aveva ribadito l'esigenza di una non politicizzazione della vicenda e della necessità di mantenere prudenza e senso di responsabilità, ma chiedendo altresì di far valere tutto il peso e il ruolo politico che l'Italia riveste in Afghanistan per una rapida soluzione della vicenda;
restano tuttavia molti dubbi e zone d'ombra da chiarire, a partire dalla futura permanenza dell'ospedale nella zona di Lashkar Gah nella provincia dell'Helmand e alcune preoccupazioni su possibili nodi

politici irrisolti nel rapporto tra l'Italia e il governo afgano, e tra l'Italia e i suoi alleati;
le organizzazioni umanitarie, tra cui Emergeney, svolgono un'opera preziosa in contesti difficili quale quello afgano, valorizzando complessivamente l'impegno civile, e costituiscono un elemento indispensabile al fine di ridurre il più possibile i drammatici effetti, anche sulla popolazione civile, derivanti dalle operazioni a carattere bellico;
l'Italia è presente in Afghanistan da più di otto anni, con un contingente di quasi 3.000 soldati che quotidianamente rischiano la propria vita, con numerosi progetti di cooperazione civile e non trascurabili risorse economiche, anche per cercare di contribuire al complessivo miglioramento delle condizioni di vita della popolazione afgana;
la peculiarità del complessivo approccio italiano in Afghanistan, attento a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di possibile miglioramento delle condizioni della popolazione civile, rischia di essere contraddetta nel caso in cui non si proceda ad una riapertura dell'ospedale, anche per il suo alto valore simbolico -:
se non ritenga che, emersa l'infondatezza delle gravi accuse rivolte ai tre operatori di Emergency, non risulti del tutto immotivata la chiusura dell'ospedale di Lashkar Gah, e quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere perché si giunga alla sua riapertura;
se non ritenga che per il consistente ruolo italiano in Afganistan - sopra richiamato - il Governo avrebbe dovuto essere preventivamente informato di quanto stava avvenendo, anche al fine di cooperare con le forze afgane per un rapido accertamento dei fatti, come poi è avvenuto a conclusione della vicenda con l'attribuzione di un ruolo alla magistratura italiana nel proseguimento delle indagini;
quali iniziative intenda assumere per evitare in futuro che le nostre organizzazioni umanitarie e civili possano essere nuovamente così esposte senza alcun preavviso né collaborazione con le autorità italiane;
quale siano gli elementi in possesso del Governo in relazione alle cause reali che hanno determinato il verificarsi dei fatti riportati, in particolare se li ritenga attribuibili a contrasti interni agli apparati afgani, quale conseguenza della difficile situazione di governo del paese, ovvero se li ritenga attribuibili alla presunta incompatibilità - secondo le opinioni delle Forze alleate quali ripetutamente riportate da organi di stampa - tra l'attività dell'ospedale e le operazioni condotte dalle forze internazionali.
(2-00680)
«Tempestini, Rugghia, Ventura, Villecco Calipari, Maran, Amici, Mogherini Rebesani, Barbi, Corsini, Narducci, Rubinato, Colombo, D'Antona».

TESTO AGGIORNATO AL 21 APRILE 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

MILO, ZELLER, BRUGGER e NICCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge lo luglio 2009, n. 78, recante «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini», all'articolo 5 ha disposto alcune misure, in funzione anticrisi, consistenti nella detassazione degli investimenti in macchinari, nel senso di escludere una quota del costo sostenuto per l'acquisto delle tipologie di investimenti indicati nella divisione 28 della tabella ATECO ai fini della determinazione del reddito d'impresa;
la norma ha previsto inoltre che rientrano nell'agevolazione tutti i nuovi investimenti effettuati nel periodo compreso tra il 1o luglio 2009 e il 30 giugno 2010;

il codice Ateco 28.22.09 si riferisce alla «fabbricazione di altre macchine e apparecchi di sollevamento e movimentazione», tra i quali è inclusa anche la fabbricazione di convogliatori, teleferiche e altro;
in occasione dello svolgimento, l'8 aprile 2010, di una precedente interrogazione sulla stessa questione, il sottosegretario Molgora ha evidenziato l'esigenza di interpellare l'Istat in merito alla riconducibilità nell'ambito della divisione 28 della predetta tabella Ateco degli investimenti effettuati per le funivie destinate al trasporto di persone, consistenti nella struttura edile stretta ente necessaria al funzionamento delle stazioni, ivi compresi gli ancoraggi per le funi e le fondamenta, la sala per i motori e i contrappesi, la rampe di accesso, la sala d'attesa, il vano cassa, i sevizi, l'involucro e il tetto, dal momento che sia la tabella ATECO sia le ulteriori indicazioni fornite dall'Istat, ad avviso dell'Agenzia delle entrate, non consentono di chiarire in modo inequivocabile quali dei predetti investimenti debba intendersi compreso nella divisione 28, sotto la voce «funivie» -:
se, anche alla luce degli elementi acquisiti dall'Istat, rientrino nella categoria di fabbricazione di teleferiche, e possano dunque fruire delle agevolazioni tributarie di cui all'articolo 5 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, anche gli investimenti effettuati per le funivie destinate al trasporto di persone, consistenti nella struttura edile strettamente necessaria al funzionamento delle stazioni, ivi compresi gli ancoraggi per le funi e le fondamenta, la sala per i motori e i contrappesi, la rampe di accessi, la sala d'attesa, il vano cassa, i servizi, l'involucro e il tetto.
(5-02777)

BARBATO, PALAGIANO e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, è il comune non capoluogo di provincia più vasto e popoloso d'Italia;
l'espansione della città di Giugliano si è rivolta soprattutto alle periferie, in seguito all'arrivo di numerosi terremotati negli anni ottanta, e anche a causa della crescente richiesta di abitazioni, costruite poi nella periferia nord della città, alcune delle quali prefabbricate o abusive;
l'area di Giugliano in Campania è da anni attanagliata dall'enorme problema dell'abusivismo edilizio, che colpisce principalmente due zone: la periferia nord (compresa nella zona di Casacelle) e le frazioni costiere di Lago Patria, Licola e Varcaturo;
già nel 2008 fu scoperto nella frazione di Lago Patria un intero rione abusivo e furono sequestrati 30 appartamenti e 16 villette, alcune già abitate, per un valore di 30 milioni di euro;
il 9 aprile 2010 gli agenti della polizia municipale del comune di Giugliano hanno sequestrato nella frazione di Licola, in via Reginelle, 34, immobili per un valore complessivo di 5 milioni di euro;
sono 13 le persone denunciate a vario titolo per lottizzazione abusiva, abuso edilizio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, uso di atto falso e truffa e la posizione più grave sarebbe quella di Francesco Fontana, già condannato in primo grado a 3 anni di carcere per abusivismo edilizio nell'ambito della prima inchiesta del maggio 2008;
secondo notizie diffuse dagli organi di informazione, tale inchiesta del 2008 fece luce su speculazioni edilizie, realizzate grazie ad un'unica regia criminale, della quale farebbero parte funzionari pubblici, imprenditori e persino vigili del comando di Giugliano;
l'abuso di Licola risale invece al 2003, ma solo successivamente i costruttori hanno pianificato la truffa proponendo ai potenziali acquirenti offerte d'acquisto competitive e prospettando l'opportunità di avvalersi di mutui favorevoli;
le abitazioni abusive erano regolarmente fornite di luce e acqua, collegate al

sistema fognario comunale e con licenze edilizie risultate solo di recente false, di modo che gli acquirenti hanno potuto presentare la domanda di finanziamento a diverse banche ed ottenere, senza alcuna obiezione, mutui vantaggiosi;
i soggetti acquirenti di tali immobili hanno preso possesso delle proprie abitazioni ed hanno iniziato a saldare i relativi mutui accesi con le banche;
il comportamento delle banche che hanno concesso mutui edilizi per l'acquisto di immobili privi di regolari licenze edilizie suscita notevoli perplessità, sia sotto il profilo della correttezza delle procedure di erogazione dei mutui stessi, sia sotto il profilo della sana e prudente gestione, in considerazione del fatto che le stesse banche non dispongono di un'effettiva garanzia a fronte del finanziamento erogato, in quanto gli immobili sui quali è stata accesa l'ipoteca a garanzia del credito risultano abusivi;
dopo il sequestro delle proprie abitazioni, i residenti di via Reginelle hanno manifestato l'intenzione di presentare un ricorso collettivo per dimostrare la buona fede con la quale hanno acquistato casa e per cercare tutela di fronte all'imminente, serio pericolo di essere privati delle proprie case e comunque sia di dover continuare a pagare i costosi mutui alle banche -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per tutelare gli acquirenti in buona fede le cui abitazioni abusive siano state sequestrate, i quali si troveranno a sostenere oneri per estinguere mutui accesi su immobili non più nella loro disponibilità.
(5-02778)

ANTONIO PEPE e CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009, ha introdotto di recente nell'ordinamento tributario specifiche previsioni rivolte a disciplinare il rilascio, da parte degli appartenenti ad alcune categorie professionali, del visto di conformità ai fini dell'utilizzo in compensazione di crediti IVA di ammontare superiore a 15.000 euro -:
se ritenga che le predette norme ricomprendano nel novero dei soggetti autorizzati a rilasciare il predetto visto di conformità gli iscritti all'albo degli avvocati abilitati alla tenuta delle scritture contabili, nonché coloro che, unitamente a tale ultima condizione o indipendentemente da essa, risultino essere stati nominati revisori ufficiali dei conti fin dagli anni '80 e iscritti nel relativo albo.
(5-02779)

FLUVI, MARIANI e CAUSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 238 del 24 luglio 2009, la Corte costituzionale ha, seppur incidentalmente, affermato che la TIA (tariffa di igiene ambientale), presentando tutte le caratteristiche del tributo, è estranea all'ambito di applicazione dell'IVA;
al contrario, precedentemente alla citata sentenza, sia il decreto ministeriale n. 370 del 2000, sia il n. 127-sexiesdecies della Tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, nonché la risoluzione 250E/2008 dell'Agenzia delle entrate avevano ribadito l'assoggettabilità ad IVA della tariffa in questione;
la collocazione della TIA nell'ambito delle prestazioni patrimoniali imposte implica, di conseguenza, la necessità di una revisione urgente della normativa di secondo livello collegata alla stessa tariffa e delle prassi operative consolidatesi nel tempo;
di assoluta rilevanza è, inoltre, il potenziale impatto derivante dalla citata sentenza, non solo sui conti dello Stato, percettore in ultima istanza dell'IVA, ma anche su quelli dei soggetti gestori in via

diretta (comuni, ambiti territoriali ottimali e altro) o in via indiretta (aziende concessionarie) delle responsabilità in merito alla fornitura dei servizi ambientali, nonché alla riscossione dei relativi pagamenti da parte di famiglie e imprese;
sono passati alcuni mesi dalla pronuncia della Corte costituzionale, senza che sia stato predisposto un intervento normativo organico di definizione della problematica di cui trattasi, determinando così situazioni di grave incertezza e preoccupazione nel settore, già appesantito dalla crisi del sistema gestionale dei rifiuti, danni all'operatività delle aziende e frustrazione delle legittime aspettative di rimborso da parte dei cittadini;
in sede di svolgimento di precedenti interrogazioni, l'ultima delle quali (n. 5-02425) discussa nella seduta del 3 febbraio 2010 presso la Commissione Finanze della Camera, il Governo, ad avviso degli interroganti, ha fornito solo risposte evasive e dilatorie;
il direttore dell'Agenzia delle entrate, nel corso di un'audizione in Commissione Finanze, ha affermato che il tema non è di stretta competenza della Agenzia da lui stesso diretta;
da notizie stampa è invece trapelato che la stessa Agenzia delle entrate, sotto forma di risposta a un interpello presentato da un gestore, avrebbe confermato che il corrispettivo del servizio rifiuti risulta escluso dall'ambito di applicazione dell'Iva, sovvertendo così le precedenti indicazioni da parte dell'amministrazione finanziaria;
dalle stesse notizie di stampa sembra in arrivo, entro pochi giorni, una risoluzione dell'Agenzia delle entrate in materia -:
quali siano i criteri, qualora sia confermata l'annunciata emanazione di una risoluzione da parte dell'Agenzia delle entrate, per la definizione di una questione di rilevante entità per gli amministratori locali, i cittadini, le imprese, le aziende del settore, anche al fine di individuare nuove modalità di definizione dei rapporti giuridici ed economici con gli affidatari del servizio e con le società di riscossione.
(5-02780)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) per gli anni 2010-2013 è favorevolmente valutata la concreta possibilità di privatizzare l'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, società pubblica di totale proprietà del Ministero interrogato;
la recente decisione del Ministero di intervenire sul sistema gestionale dell'Istituto, sostituendo l'amministratore delegato pro-tempore e l'intero consiglio di amministrazione, si inscrive nella prospettiva premessa, allo scopo di rilanciare lo sviluppo del «core business» delle produzioni di sicurezza in monopolio legale affidato all'Istituto, in primo luogo della carta d'identità elettronica, dei documenti di sicurezza, quali il passaporto biometrico e i permessi di soggiorno elettronici, e delle privative legali, come la Gazzetta Ufficiale;
tuttavia, la mission affidata dal Ministero all'Istituto in questione, insieme con altre società pubbliche, di realizzare la carta di identità elettronica non sembra decollare, anche per motivi di autoreferenzialità e connotazioni di opacità dell'amministrazione. Vicende legali, procedure burocratiche, difficoltà di collaborazione tra le società pubbliche che dovrebbero rilanciare il progetto, difficoltà di aggiornare le tecnologie della carta ai nuovi standard internazionali delle «citizen card», evolutisi dopo l'entrata in vigore dei nuovi passaporti elettronici, contribuiscono al blocco del documento;
una dimostrazione della fase di stallo attuale è data dall'istituzione di una Commissione di studio presso il Ministero dell'interno per rinnovare la carta di identità

elettronica, ad avviso dell'interrogante, di impronta burocratica, rimasta praticamente sulla carta;
numerose sono altresì le segnalazioni giunte all'interrogante, concernenti i problemi di validità e riconoscimento della stessa. L'abbinamento carta elettronica-certificato di proroga cartaceo, rilasciato dal comune, non sarebbe gradito alle frontiere e negli aeroporti e non è ritenuto valido per l'espatrio, anche verso Paesi diversi da quelli indicati dalla circolare n. 27 del 4 dicembre 2009 del Ministero dell'interno;
la carta d'identità elettronica rischia pertanto di subire la stessa sorte del nuovo passaporto biometrico, in vigore dal 29 giugno 2009, ma oggetto di contenzioso dinanzi agli organi di giustizia amministrativa e non disponibile in Italia, unico Stato membro europeo, neppure nel corso del 2010;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha reso nota, con apposita delibera, la conclusione del procedimento relativo alla realizzazione del passaporto elettronico, del permesso di soggiorno elettronico e della carta d'identità elettronica. Quanto ai primi due, l'Autorità ha accertato che l'Istituto poligrafico e zecca dello Stato ha gestito in difformità dal codice degli appalti, decreto legislativo n. 163 del 2006, i relativi contratti, la gestione complessiva degli appalti avvenendo con affidamenti diretti ad imprese selezionate senza procedura ad evidenza pubblica e in contrasto con i principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, nonché con quelli di economicità e correttezza relativamente alla scelta del contraente. Quanto alle modalità di gestione della carta d'identità elettronica e alle gare pubbliche indette dall'istituto per l'approvvigionamento delle attrezzature e per la prestazione dei servizi correlati, l'Autorità ha preso atto del comportamento illegittimo dell'Istituto, il quale ha provveduto a sciogliere anticipatamente una società mista appositamente costituita (Innovazione e Progetti), a seguito di pronunce della giustizia amministrativa in assenza di motivazioni sul concreto interesse pubblico e non tenendo conto delle spese effettuate per l'attuazione del progetto;
analoghe considerazioni possono essere espresse in relazione alla gestione della Gazzetta Ufficiale, in mano ad una società privata, anche in considerazione delle preoccupazioni dei dipendenti dell'Istituto, in presenza di mobilità del relativo personale -:
se ritenga necessario e urgente intervenire nel quadro delle sue competenze relativamente alla gestione dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, per sbloccare la situazione che impedisce al nostro Paese di avere una carta d'identità elettronica sicura, non falsificabile, in linea con gli aggiornati standard delle «citizen card» internazionali, e se ritenga necessario intervenire per mettere fine a quello che all'interrogante appare un evidente abuso della privativa legale che assegna all'Istituto poligrafico e zecca dello Stato la stampa e la gestione della Gazzetta Ufficiale, le cui «sorgenti» dei testi sono in mano ad una società privata.
(5-02776)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

VIETTI, RAO, RIA, COMPAGNON, CICCANTI, MANTINI, NARO, VOLONTÈ, LIBÈ, GALLETTI e OCCHIUTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore del 15 aprile 2010, appartiene all'Italia il primato negativo delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo non ancora eseguite;
come infatti risulta dal terzo rapporto sull'esecuzione delle sentenze, divulgato qualche giorno fa dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa (organo

incaricato di monitorare l'effettiva attuazione delle sentenze di Corte di Strasburgo da parte degli Stati), sono ben 2.471 i casi aperti;
se, in generale, nel 2009 si è registrato un trend positivo che mostra una maggiore rapidità di esecuzione delle sentenze da parte degli Stati, malgrado l'aumento del 9 per cento di nuovi casi trasmessi dalla Corte europea, il Comitato dei Ministri rimane in una situazione di emergenza, a causa di un pesante carico di lavoro arretrato da smaltire;
gran parte del lavoro arriva proprio dall'Italia, che, al 31 dicembre 2009, ha il più alto numero di casi pendenti dinanzi al Comitato (31 per cento), seguita dalla Turchia, dalla Russia e dalla Polonia;
ben 2.426 fascicoli riguardano casi ripetitivi e 45, invece, i cosiddetti leading cases, che impongono agli Stati modifiche legislative generali -:
quali urgenti ed incisive misure intenda adottare, al fine di risolvere una vera e propria «emergenza strutturale» che causa condanne seriali e ritardi nell'esecuzione delle sentenze.
(3-01023)

COTA, LUCIANO DUSSIN, DAL LAGO, REGUZZONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOGLIATO, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIBELLI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, LUSSANA, MACCANTI, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RIXI, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è indiscutibilmente sotto gli occhi di tutti, e non più solo degli operatori della giustizia, che uno dei principali problemi che affligge la giustizia in Italia concerne l'arretrato dei processi civili, che complessivamente ammontano ad oltre 5 milioni di cause, dato che il nostro sistema processuale riesce a smaltire quasi per intero il totale dei processi annualmente sopravvenuti: basti pensare che nel 2008, su 4.826.373 procedimenti sopravvenuti quelli esauriti sono stati 4.605.551, con un saldo negativo di circa 220.000 processi;
il problema che appare doveroso risolvere è, quindi, quello dell'eliminazione dell'arretrato, che determina una profonda crisi della giustizia italiana, come attestato dalle numerose condanne che in passato sono state inflitte al nostro Paese da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo;
tale situazione, oltre a ledere profondamente i diritti costituzionalmente riconosciuti a tutti i cittadini (in primis quello sancito dall'articolo 24 della Carta costituzionale), finisce per incidere in maniera pesantemente negativa sullo stesso sistema economico e produttivo;
in merito, il Ministro interrogato si è impegnato a fornire una risposta che risulta assolutamente adeguata, non dettata da logiche emergenziali, promuovendo l'approvazione della legge 18 giugno 2009, n. 69, sullo sviluppo economico, comprensiva, appunto, di una parte importantissima dedicata alla riforma del processo civile che rappresenta un'occasione di grande evoluzione ed ammodernamento del processo civile;
tale intervento normativo si è prefissato la finalità di elaborare un modello processuale caratterizzato da una sua coerenza ed uno spirito fortemente innovativo, che, considerate innanzitutto quelle che sono le forze e le risorse disponibili, si pone come obiettivo l'accelerazione dei tempi del processo e, di conseguenza, una giustizia più rapida per i cittadini;
tra le maggiori novità per accelerare i tempi dei giudizi, si segnala l'istituzione

del procedimento sommario di cognizione, con minori formalità e tempi accelerati;
costituiscono altri cardini della riforma l'ampliamento della competenza dei giudici di pace, dettato dalla consapevolezza del ruolo sempre più significativo svolto dalla magistratura onoraria, l'introduzione del cosiddetto «filtro» in Cassazione, come meccanismo diretto a sfoltire il numero dei ricorsi, il calendario del processo, l'introduzione della testimonianza scritta;
tra gli interventi maggiormente efficaci, va annoverato il recente decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali, che rappresenta l'inizio di una fase transitoria, che si concluderà con l'entrata in vigore, nel marzo 2011, delle disposizioni che puntano a rendere appetibile tale strada alternativa ai tribunali, che potrebbe rappresentare una soluzione importante alla crisi della giustizia civile;
va riconosciuto che i recenti interventi normativi sommariamente richiamati hanno il pregio di voler fornire una risposta alla domanda di giustizia del Paese -:
quali risultati apprezzabili abbiano prodotto gli interventi normativi di cui in premessa e quali ulteriori interventi organici il Ministro interrogato intenda adottare, onde raggiungere l'obiettivo della progressiva riduzione dell'arretrato e dei tempi di definizione del processo civile.
(3-01024)

BALDELLI, D'IPPOLITO VITALE e LO PRESTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Governo Berlusconi si era fatto promotore di recente di un intervento normativo idoneo a sottrarre alla disciplina del gratuito patrocinio la difesa di pericolosi boss mafiosi, già riconosciuti come tali da sentenze passate in giudicato;
con sentenza emessa nei giorni scorsi la Corte costituzionale sembrerebbe nella sostanza avere azzerato tale intervento normativo -:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare anche alla luce delle inevitabili ripercussioni che la sentenza avrà sia sulla durata dei processi che sull'aggravio delle spese a carico dei contribuenti.
(3-01025)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti di una piccola frazione del comune di Rosà (Vicenza), San Pietro in Paerno, situata a sud di Bassano del Grappa, da anni segnalano a tutti gli organi preposti al controllo della legalità e della correttezza amministrativa le gravi anomalie, le omissioni, le lacune riscontrate nella realizzazione, a ridosso delle abitazioni, di un complesso industriale di 140.000 metri quadrati denominato Pip49, destinato a varie attività produttive e, in particolare, a quella svolta dalla Zincheria Valbrenta srl;
nel 1990 la società Zincheria Valbrenta srl acquistava una grande area di terreno agricolo posta lungo via Pacelli a San Pietro di Rosà;
nel novembre 2001 la soprintendenza comunicava alla direzione generale del ministero per i beni e le attività culturali che, durante i sopralluoghi effettuati presso l'area archeologica del Pip49, si era riscontrato l'effettivo interesse archeologico del sito, ma la regione, con delibera di giunta 23 febbraio 1999, n. 479, accoglieva solo parzialmente quanto proposto dal comune per le aree del Pip49 in località le Prese a San Pietro di Rosà, ritenendo opportuno ridurre la perimetrazione del medesimo Pip49 per motivi paesaggistici;
tale prescrizione non è mai stata rispettata dal comune;

nel procedimento penale avanti il tribunale di Bassano del Grappa, instaurato a carico di Zincheria Valbrenta srl, su esposto di 250 abitanti, il procuratore di Bassano del Grappa affidava le indagini all'ispettore della guardia forestale, dottor Fabrizio Camino, nonostante tale ispettore risultasse iscritto all'albo degli avvocati della provincia di Vicenza quale praticante dello studio legale dell'avvocato Danni Lago, difensore dell'indagata Zincheria Valbrenta srl;
il procedimento penale anzidetto veniva archiviato nel 2002, senza neppure procedere all'audizione dei testimoni indicati;
intanto, i lavori di realizzazione dell'opificio proseguivano e veniva accertata, dapprima, dal tribunale amministrativo regionale del Veneto e poi dal Consiglio di Stato una difformità essenziale dell'altezza del fabbricato rispetto a quella assentita con l'originaria concessione edilizia n. 96 del 2002. Pur trattandosi di un abuso edilizio essenziale, come riconosciuto con sentenza passata in giudicato dal Consiglio di Stato, e dunque non sanabile, il tribunale di Bassano del Grappa, in data 8 marzo 2005, decideva «concordemente tra le parti» e, cioè, tra il comune di Rosà, Zincheria Valbrenta srl e pubblico ministero, per «l'oblazione» del reato;
in realtà tale presupposto appare all'interrogante falso, poiché l'associazione si era costituita con statuto e regolamento ed era iscritta all'albo delle associazioni del comune di Rosà già dal 27 marzo 1999, al n. 4193, ed il documento che lo comprovava era già stato depositato presso la procura della Repubblica in data 7 maggio 2002 ed allegato alla denuncia n. 4552, dal quale era scaturito il correlativo procedimento penale, depositata al Corpo della guardia di finanza;
i lavori di realizzazione della zincheria proseguivano e l'opificio cresceva in volume e nel numero delle campate (divenute 5 rispetto alle 3 previste negli elaborati grafici della concessione edilizia). Nell'ottobre 2003 la Zincheria Valbrenta srl comunicava una dichiarazione di inizio attività al comune di Rosà e contemporaneamente riprendeva i lavori e l'amministrazione comunale ometteva, da un lato, di notificare l'ordine motivato a non eseguire i lavori, ai sensi dell'articolo 27, comma 3, del testo unico n. 380 del 2001, e, dall'altro, di emanare il provvedimento finale a seguito del diniego alla sanatoria del 23 aprile 2003;
proprio a causa di tale comportamento omissivo, il tribunale del riesame di Vicenza disponeva il dissequestro del cantiere deciso in data 20 novembre 2003 dal tribunale penale di Bassano del Grappa;
di fronte ad una simile omissione in atti d'ufficio, il tribunale di Bassano del Grappa, attraverso i suoi organi inquirenti, si asteneva dall'avviare qualsivoglia procedimento penale nei confronti dei responsabili dell'omissione in parola;
l'impianto della Zincheria Valbrenta srl è annoverato tra le industrie insalubri di prima classe (inclusa al n. 27, lettera C, dell'elenco approvato con decreto del ministero della sanità del 5 settembre 1994) ed è collocato nelle vicinanze di numerose abitazioni residenziali del centro abitato a Borgo Brega (oltre 80 abitazioni), alcune addirittura poste a pochi metri (le separa la sola via Pacelli);
in data 27 novembre 2003 il presidente del comitato, Stefano Zulian, veniva aggredito brutalmente e rimaneva in coma per circa un mese. Veniva aperto un procedimento penale per il reato di tentato omicidio a carico di ignoti: a più di quattro anni nulla si sa sull'esito delle indagini e sull'individuazione dei responsabili, mentre il magistrato inquirente avrebbe rifiutato di audire la parte lesa che lo aveva richiesto;
nella primavera del 2004 veniva accertato, a seguito di esami chimici eseguiti nei laboratori Ecoricerche e Chelab, che era presente nel sito materiale non conforme

al disposto del decreto ministeriale n. 479 e che dai pavimenti della zincheria fuoriusciva una strana gelatina, che la stessa ditta accertava essere acrilamide, sostanza classificata come cancerogena, mutagena, teratogena e tossica solo all'inalazione, tanto che la Zincheria Valbrenta srl tentava di correre prontamente ai ripari presentando una denuncia a carico di ignoti;
nel frattempo l'ingegner Beniamino Didonè, assessore all'urbanistica, all'epoca dei fatti di cui si discute, e direttore dei lavori nella realizzazione dell'intervento edificatorio denominato Pip49, veniva indagato ed arrestato nel mese di luglio del 2005 nell'ambito di indagini condotte dalla magistratura di Vicenza sullo smaltimento di rifiuti nocivi;
avanti il tribunale di Bassano del Grappa veniva promosso un procedimento cautelare (ex articolo 700 del codice di procedura civile), nel corso del quale il giudice delegato affidava al dottor Giorgio Berto l'incarico peritale di eseguire i carotaggi per accertare la natura del materiale conferito nel sito della Zincheria Valbrenta srl;
come risulta all'interrogante, in altro procedimento penale, pendente avanti il medesimo giudice, che rivestiva anche il ruolo di giudice per le indagini preliminari, emergeva che il dottor Giorgio Berto aveva già certificato per conto della ditta Eco.Men, ossia di una delle ditte fornitrici del materiale di riempimento del sottofondo, l'idoneità del materiale medesimo. In altri termini, il perito nominato dal giudice doveva accertare e certificare al tribunale di Bassano del Grappa l'idoneità del materiale, che lui aveva già certificato su incarico privato per conto delle ditte Eco.Men e Zincheria Valbrenta srl;
risulta sempre all'interrogante che a carico del dottor Giorgio Berto, inoltre, era pendente presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Venezia il procedimento penale n. 2039 del 2004, mod. 21, per il reato di cui agli articoli 483-481 e 61, n. 2, del codice penale (falso ideologico in perizia), in ordine al quale il pubblico ministero aveva richiesto e ottenuto il rinvio a giudizio;
il giudice, dottor Massimo Morandini, solo con ordinanza del 2 novembre 2006 provvedeva alla sostituzione del perito, dichiarando inutilizzabile la consulenza dallo stesso svolta, perché, fra l'altro, l'aveva svolta basandosi unicamente sulle informazioni fornite dalla direzione dei lavori (ingegner Beniamino Didonè) e sulla documentazione planimetrica fornita dalla stessa;
appare quanto meno discutibile che a tutt'oggi, a ben quattro anni di distanza, tale procedimento, ex articolo 700 del codice civile, avente natura cautelare e dunque fondato sull'urgenza della decisione, risulti ancora aperto;
nel procedimento n. 1633 del 2005, iscritto nei confronti dei legali rappresentanti di Zincheria Valbrenta srl, di Segafredo Massimo, titolare dell'impresa edile che ha eseguito i lavori di edificazione della zincheria, e Meneghini Luciano, titolare della ditta Eco.Men, che fornisce il materiale oggetto dell'indagine, si perveniva alla richiesta di procedere con incidente probatorio alla verifica, tramite carotaggi, dell'eventuale esistenza di rifiuti tossici posti in profondità sotto il terreno su cui stava sorgendo la Zincheria Valbrenta;
il consulente tecnico d'ufficio dichiarò al giudice di essere stato minacciato e il giudice non prese al riguardo nessun provvedimento;
il procedimento penale in questione veniva archiviato adducendo la motivazione della morte di uno degli indagati, definito in provvedimento non indagato ma reo, e rilevando, altresì, che la presenza delle sostanze rinvenute era imputabile ad atti dolosi -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non

ritenga di dover inviare una ispezione alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bassano del Grappa.
(3-01026)

Interrogazione a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di organi di stampa locali e nazionali, emergono incresciosi episodi di violenza verificatisi il 6 aprile 2010 presso l'istituto penitenziario di Porto Azzurro, sull'Isola d'Elba, di cui si sono resi protagonisti una quarantina di detenuti;
i suddetti detenuti, in particolare, avrebbero intentato un'azione dimostrativa sfociata in una dura aggressione ai danni di alcuni agenti di polizia penitenziaria in servizio al momento della rivolta, accerchiati e minacciati con piccole lame ed infine posti sotto sequestro per diverse ore;
all'origine della rivolta, che si è fortunatamente conclusa senza conseguenze, anche grazie alla professionalità dei due ostaggi, ci sarebbe il disperato tentativo da parte dei detenuti di Porto Azzurro di denunciare le presunte disumane condizioni di vita in cui sono costretti da anni, a causa della mancanza di acqua, di lenzuola pulite e di generi di prima necessità;
come ha denunciato lo stesso segretario del Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria), che ha peraltro già richiesto un incontro al Ministero dell'interno per discutere della grave situazione, la struttura versa in condizioni fatiscenti, a cui si aggiunge una carenza di organico cronica che potrebbe ulteriormente aggravarsi con l'arrivo, entro la prossima estate, di altri 300 detenuti;
l'episodio del penitenziario di Porto Azzurro non sarebbe nuovo nel suo genere e sembra espressione di un disagio generalizzato che caratterizza ormai da decenni le condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane, ubicate in strutture sempre più inadeguate a garantire una permanenza dignitosa e conforme alle finalità rieducative costituzionalmente previste -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, una volta verificata l'attendibilità degli stessi, quali provvedimenti ritenga opportuno adottare al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento e delle carenze organiche e strutturali del carcere di Porto Azzurro;
se ritenga possibile arginare il crescente sovraffollamento del carcere in questione prevedendo l'eventuale trasferimento dei previsti trecento nuovi detenuti presso altri istituti, nel quadro di una generale e più equa distribuzione della popolazione penitenziaria sul territorio nazionale.
(4-06840)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la città di Alba, numerose amministrazioni locali e le forze economiche e sociali hanno manifestato una forte preoccupazione rispetto al grave ritardo sui tempi di realizzazione dell'autostrada Asti-Cuneo, con particolare riferimento ai lotti albesi;
tale ritardo risulterebbe determinato, almeno per i lotti albesi, dal mancato deposito da parte dell'ANAS dei progetti del tratto II.5 e II.6 per la loro sottoposizione alla procedura di valutazione di impatto ambientale e alle incertezze del Governo che - tramite una lettera del Ministro interpellato al presidente della provincia - avrebbe adombrato nuove, mai discusse, soluzioni progettuali;

per la realizzazione dell'autostrada Asti-Cuneo era stato definito uno specifico crono programma, poi recepito nel capitolato di gara, che impegnava la società affidataria alla realizzazione dell'opera in tempi chiari e precisi, per evitare ulteriori gravi ritardi nell'attuazione di un'infrastruttura fondamentale per la provincia di Cuneo;
l'insorgere di nuove soluzioni progettuali potrebbe portare a protrarre, in tempi incerti e indefiniti, il completamento dell'opera, con gravissimi danni per tutta la provincia e in particolare per il territorio albese;
questa eventualità va assolutamente esclusa perché determinerebbe anche una sensibile caduta di prestigio per le Istituzioni interessate, che troppe volte hanno promesso senza mantenere;
in relazione alle frequenti o non sempre puntuali comunicazioni emerse sugli organi di stampa, è necessario fornire un quadro conoscitive chiaro, che offra a tutti - istituzioni, forze economiche e sociali, cittadini - la possibilità di valutare il rispetto degli obblighi contrattuali stabiliti dalla gara di appalto, a partire dal termine previsto per l'ultimazione dei lavori dell'autostrada Asti-Cuneo -:
quali siano i termini progettuali e temporali stabiliti nel contratto di affidamento dei lavori per la completa realizzazione del collegamento autostradale Asti-Cuneo da parte della società concessionaria;
in particolare, quale sia il termine ultimo per il completamento di tutti i lavori e se sia stata prevista, e con quali modalità, la possibilità di introdurre modifiche al progetto appaltato;
se ad oggi si siano verificati dei ritardi nella realizzazione dei lavori e per quali ragioni;
infine, quale sia la reale situazione dei lotti albesi richiamati in premessa, e quali conseguenze deriverebbero, in termini di costi e di tempi, da eventuali modifiche progettuali ai lavori già affidati;
quali iniziative e impegni intenda assumere per garantire il pieno rispetto degli obblighi contrattuali da parte della società autostradale concessionaria, dando così una risposta certa e autorevole alle profonde preoccupazioni di tutta la comunità provinciale cuneese.
(2-00678)«Delfino, Vietti».

Interrogazioni a risposta immediata:

BORDO, GINEFRA, MARAN, BOFFA, BOCCIA, BELLANOVA, CAPANO, CONCIA, D'ALEMA, GRASSI, LOSACCO, MASTROMAURO, SERVODIO, VICO, GRAZIANO, IANNUZZI, MAZZARELLA, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo 2010 la strada statale n. 90 «delle Puglie», arteria di collegamento della Puglia con la Campania, in prossimità del confine tra le province di Foggia e Avellino, in territorio del comune di Panni, è stata parzialmente distrutta da una frana, che ha raggiunto e ostruito anche la linea ferroviaria Lecce-Bari-Foggia Napoli/Roma, tra le stazioni di Panni e Montaguto (Avellino);
a seguito dell'evento, Trenitalia ha rimosso, a scopo precauzionale, i binari nel tratto maggiormente prossimo allo smottamento e la linea elettrica di alimentazione dei treni e svolge il servizio di collegamento utilizzando autobus sostitutivi per la tratta Foggia-Benevento, cosicché il viaggio da Bari a Roma dura non meno di 5 ore, a fronte delle 3 ore e 59 minuti previste dall'orario eurostar;
lo smottamento di una corsia della strada statale n. 90, molto utilizzata anche da mezzi pesanti, impone lo scorrimento a senso alternato su un lungo tratto di strada o, in alternativa e per non subire gli effetti delle lunghe code, l'utilizzo della viabilità provinciale e l'attraversamento

dei piccoli centri appenninici della zona, con gravi pregiudizi per la sicurezza e l'ambiente di questi comuni;
a parere degli esperti della protezione civile intervenuti per verificare lo stato dei luoghi, si tratta della fina attiva più ampia d'Europa, i cui potenziali effetti negativi sulla circolazione ferroviaria e stradale furono segnalati dalle strutture tecniche di Trenitalia già nel 2006;
a distanza di oltre un mese dall'evento franoso non è ancora stato dichiarato lo stato di emergenza, né le istituzioni territoriali e la popolazione sono state informate sui tempi di ripristino delle dorsali di collegamento tra le sponde adriatica e tirrenica dell'Italia centro-meridionale;
il fronte più avanzato della frana minaccia di raggiungere presto il fiume Cervaro, nel cui caso si verificherebbe un vero e proprio disastro ambientale di portata interregionale, con pesanti ricadute sulle capacità produttive del sistema agricolo e degli inerti per l'edilizia;
Trenitalia ha denunciato danni da mancati introiti per un ammontare di 2,5 milioni di euro a far data dall'interruzione della linea ferroviaria;
il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, le regioni Puglia e Campania e il gruppo Ferrovie dello Stato sono impegnati nella programmazione della linea ferroviaria ad alta capacità per il collegamento tra Bari e Napoli, che interessa anche il tratto travolto dalla frana -:
come il Governo intenda intervenire per ripristinare con urgenza il collegamento ferroviario nella tratta Panni (Foggia)-Montaguto (Avellino), garantendo, da un lato, i necessari interventi strutturali per il contenimento della frana e l'attenuazione degli effetti sul territorio e, dall'altro, nelle more, le agevolazioni tariffarie agli utenti della linea ferroviaria Lecce-Napoli/Roma in ragione del disagio sofferto.
(3-01027)

LO MONTE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tra il 2008 e il 2009 Ferrovie dello Stato spa, tramite Ferservizi, ha proceduto alla vendita di oltre 50 immobili nella regione Sicilia;
gli immobili posti in vendita riguardavano terreni, case cantoniere, appartamenti, fino ad arrivare ad intere stazioni con annessi terreni e fabbricati;
in particolare, tra gli immobili oggetto della dismissione sono state poste in vendita nel novembre del 2008 la stazione di Santa Ninfa, nella provincia di Trapani, e nel marzo del 2009 l'ex stazione ferroviaria di Margonia nel comune di Naro, nella provincia di Agrigento;
i citati immobili avrebbero potuto essere utilizzati dagli enti locali per fini pubblici -:
se sia prevista da parte di Ferrovie dello Stato la dismissione di ulteriori immobili nella regione Sicilia nel corso del 2010, quale sia la loro ubicazione e se, in relazione alle dismissioni avviate negli anni 2008 e 2009, siano stati sentiti e interessati i comuni ovvero il demanio regionale siciliano.
(3-01028)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei mesi trascorsi, il «Comitato Passi Carrai», con sede in Codevigo (Padova), ha intrapreso una serie di iniziative concernenti l'applicazione dei cosiddetti «canoni di accesso» su strade gestite dall'Anas spa;
alcune di dette iniziative hanno ricevuto risonanza nazionale anche attraverso i mezzi di comunicazione televisivi dove sono state evidenziate alcune incongruenze circa l'ammontare dei canoni richiesti agli utenti anche con riferimento agli arretrati dovuti;

in particolare, sono state esibite richieste di pagamento di canoni ammontanti, per alcuni destinatari, anche a diverse migliaia di euro;
non risultano chiare, in sostanza, le modalità di calcolo e di aggiornamento dei canoni di accesso né le ragioni che hanno determinato notevoli ritardi nella richiesta di pagamento da parte degli organi della società concessionaria deputati a tale compito;
ulteriori interrogativi sono stati posti in relazione all'omogeneità del calcolo del canone da applicare, all'accesso, sul territorio nazionale atteso che, in molti casi, risulterebbero evidenziate differenze consistenti tra canoni applicati in alcune aree geografiche rispetto ad altre, pur nella sostanziale analogia di condizioni;
tra l'altro, nel corso di analoghe questioni esaminate nella competente commissione del Senato, sarebbe stata ipotizzata anche la possibilità di sostituire il gettito derivante dal canone con il trasferimento all'Anas spa dei proventi derivanti dalle sanzioni amministrative conseguenti alle infrazioni stradali -:
quali iniziative siano state intraprese o si intendano intraprendere per accertare la fondatezza di quanto denunciato dal ricordato «Comitato Passi Carrai»;
quali siano i criteri utilizzati dalla società concessionaria per la determinazione dei canoni e quali organi siano ad essa deputati all'interno della medesima, in relazione all'area geografica in cui si trova l'asse stradale interessato;
quali siano le contestazioni più ricorrenti circa l'applicazione del canone da parte dei destinatari e di che dimensioni risulti essere attualmente l'eventuale contenzioso;
se esista un procedimento in contraddittorio con l'interessato per giungere all'indicazione del canone e, comunque, quali disposizioni del procedimento amministrativo risultino osservate da parte della società;
come risulti effettuato l'aggiornamento annuale del canone, sulla base di quali elementi e in che misura influisca l'eventuale ritardo nella richiesta di pagamento da parte dell'Anas, ad esempio in ordine alla misura degli interessi annuali;
se risponda al vero che le richieste di modifica del passo carraio avanzate dagli utenti non vengano accolte, anche quando, attraverso la riduzione dell'accesso o l'eliminazione dei doppi accessi, si potrebbero raggiungere delle definizioni amichevoli tra le parti;
se sia possibile giungere all'eliminazione del canone di accesso attraverso il trasferimento all'Anas spa o agli enti locali proprietari delle strade degli introiti derivanti dalle sanzioni amministrative in materia di circolazione stradale o, comunque, se siano allo studio ipotesi che vadano in tale direzione o se la società stessa ne abbia avanzate al competente dicastero.
(5-02774)

BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 1o aprile 2010 il prezzo del biglietto ferroviario per il collegamento no stop tra Fiumicino Aeroporto e Roma Termini è aumentato da 11 a 14 euro; un ulteriore incremento di un euro si applica nel caso in cui il biglietto venga acquistato al desk di Trenitalia posto sulla banchina antistante il binario da cui parte il treno;
si tratta di un incremento del prezzo del biglietto assai rilevante, pari quasi al 30 per cento, in rapporto sia al costo complessivo dello stesso, sia alla lunghezza della tratta percorsa, pari a circa 33 km;
l'associazione dei consumatori ADOC ha definito la decisione assunta da Trenitalia «estremamente grave» e fortemente penalizzante per le famiglie; il costo del biglietto per una famiglia di tre persone,

infatti, verrebbe a costare più di una corsa in taxi per l'aeroporto, ad oggi fissata a 40 euro;
appaiono del tutto inadeguate le giustificazioni date da Trenitalia che ha dichiarato che si tratta non di aumento ma di un «adeguamento» di una tariffa ferma dal 2007;
la decisione di aumentare il prezzo del biglietto sulla linea che collega le due infrastrutture di trasporto più importanti di Roma appare particolarmente penalizzante per i flussi turistici e in generale per i passeggeri che si servono dello scalo di Fiumicino;
a tale proposito, occorre rilevare che gli effetti negativi sono aggravati dalla scelta dei tempi di applicazione dell'aumento che, all'inizio del mese di aprile, vengono a coincidere con l'avvio della stagione dell'anno a più alta intensità di flussi turistici;
la possibilità di utilizzare biglietti acquistati prima del 10 aprile 2010 è limitata al 31 maggio 2010, nel caso non sia espressamente prevista una diversa data di scadenza;
il Leonardo express è il treno con il maggiore margine utile per chilometro di tutto il sistema ferroviario italiano, compresa l'alta velocità;
occorre altresì segnalare che la qualità dei servizi sulla tratta sopra indicata risulta di frequente insoddisfacente sia in relazione al materiale rotabile utilizzato sia in relazione all'assenza di puntualità;
il costo del biglietto appare sproporzionato anche in relazione al fatto che si tratta di vagoni privi di alcun meccanismo che faciliti la salita dei passeggeri e dei bagagli e del tutto inaccessibili per i soggetti diversamente abili; inoltre il treno parte dal binario 25 della stazione Termini, collocato ad una distanza assai rilevante rispetto agli altri binari e all'ingresso principale della stazione, costringendo i passeggeri, spesso muniti di bagaglio, a percorrere diverse centinaia di metri prima di raggiungere il vagone ferroviario;
l'unica alternativa ferroviaria per raggiungere l'aeroporto è costituita dalla linea ferroviaria regionale FR1 che collega le stazioni cittadine e lo scalo romano, il cui biglietto è aumentato anch'esso, nella medesima data, da 5,50 a 8 euro, con un incremento del 45,45 per cento -:
se e quali iniziative intenda assumere nei confronti del gruppo Ferrovie dello Stato per accertare i motivi che hanno condotto alla decisione di aumentare il prezzo del biglietto ferroviario Fiumicino aeroporto - Roma Termini e per sollecitare una riconsiderazione di tale decisione.
(5-02775)

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada A3, Salerno-Pompei-Napoli, in concessione alla Società autostrade meridionali (SAM), costituisce un'infrastruttura fondamentale e di primaria rilevanza per il collegamento fra la città di Salerno, l'agro sarnese e nocerino, l'area stabiese e l'area torrese e la città di Napoli;
si tratta di un collegamento essenziale anche per l'innesto sul sistema autostradale meridionale e verso Roma;
questa autostrada attraversa e collega territori e città popolate da più di due milioni di abitanti;
da anni sono in corso lungo la tratta napoletana dell'autostrada lavori indispensabili di ammodernamento, di messa in sicurezza, di ampliamento della sede stradale con la realizzazione in alcuni tratti della terza corsia;
è necessario che tali lavori siano definiti e conclusi in tempi certi e ravvicinati, considerando il fortissimo pregiudizio che obiettivamente finiscono per arrecare alla circolazione ed alla sicurezza

degli utenti, attesi il pericoloso restringimento della carreggiata in alcuni tratti e le lunghe code ed intasamenti di traffico che assai spesso si vengono a creare;
troppi ritardi e troppi rinvii si sono accumulati nel corso di questi lavori -:
quale sia la situazione effettiva dei lavori sino ad oggi svolti lungo l'autostrada Salerno-Pompei-Napoli e quali siano il programma ed il calendario aggiornato dei lavori in corso e di quelli ulteriori da eseguire, i relativi tempi di esecuzione, le scadenze previste, la data finale preventivata per l'ultimazione di tutte le opere, le risorse finanziarie sino ad oggi impiegate ed il costo totale previsto per la realizzazione dell'intero progetto di ammodernamento, adeguamento e messa in sicurezza dell'autostrada.
(5-02781)

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le manifestazioni di protesta da parte delle principali associazioni che tutelano il turismo itinerante e la libera circolazione, la direzione generale della sicurezza stradale del dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - in occasione di risposte ad interrogazioni parlamentari - ha più di una volta confermato l'esistenza di numerosi provvedimenti illegittimi degli enti proprietari della strada, caratterizzati da irragionevoli limitazioni nella sosta e nella circolazione degli autocaravan. Nonostante il potere di direttiva conferito al Governo dall'articolo 5 del codice della strada, il Ministero risulta talvolta impotente di fronte a tali ripetute violazioni. In particolare, la persistente convinzione da parte degli enti proprietari delle strade - a seguito degli effetti del decentramento amministrativo - di regolamentare la circolazione stradale con disposizioni non conformi al codice della strada; nonché la continua attività omissiva e i ritardi da parte degli enti proprietari delle strade nel trasmettere la documentazione richiesta per l'espletamento della procedura istruttoria volta all'emanazione delle direttive in materia;
da ciò si deduce come gli enti proprietari delle strade abbiano talora anche un'interpretazione distorta dell'articolo 185 del codice della strada, che disciplina la circolazione e la sosta delle autocaravan;
il Ministero, sollecitato con precedenti interrogazioni parlamentari, ha sempre dichiarato di non essere in grado di utilizzare gli strumenti di regolamentazione ad acta della circolazione stradale quali il potere sostitutivo previsto dagli articoli 5 e 45 Codice della strada e 6 del relativo regolamento, nei confronti degli enti proprietari delle strade che non ottemperino alle disposizioni dettate in materia di circolazione stradale dal medesimo Ministero;
invece, con la recente vicenda del comune di Castiglione della Pescaia, giustamente diffidato dal Ministero a rimuovere sbarre altimetriche di notevole pericolosità per gli utenti della strada e per tutti i cittadini (considerato che tali manufatti impediscono l'accesso anche ai mezzi di soccorso), è stato dimostrato come il Ministero, una volta attivata la procedura ai sensi del citato articolo 45, ha ottenuto il risultato concreto dell'effettiva rimozione della segnaletica illegittima;
la presenza di segnaletica illegittima su tutto il territorio nazionale, in alcuni casi assume, come sopra detto, connotati di pericolosità estrema per la circolazione stradale e di conseguenza per gli utenti della strada - per esempio presenza ingiustificata di sbarre altimetriche o di dossi rialzati - da un punto di vista prettamente politico, tale situazione deve responsabilizzare l'ente competente in quanto il Governo ha l'obbligo di dare un segnale forte delle sue prerogative nei confronti degli enti locali che in più di

un occasione, a seguito del fenomeno del decentramento, «non riconoscono» lo Stato come custode della normativa di settore - codice della strada - emanando provvedimenti in aperto contrasto con i principi cardine della regolamentazione in materia di circolazione e sicurezza stradale -:
se il Ministero non intenda:
a) adottare tutti gli strumenti giuridici a loro disposizione previsti ex lege, al fine di garantire l'uniformità territoriale nell'applicazione del codice della strada;
b) provvedere, possibilmente in tempi brevi, ad istituire un tavolo di lavoro con la partecipazioni di tutti i soggetti interessati con l'obiettivo di stabilire le condizioni per un esercizio concreto ed effettivo del potere sostitutivo in caso di inottemperanza dell'ente proprietario della strada alle disposizioni impartite dal Ministero se del caso promuovendo l'eventuale modifica dell'articolo 45 codice della strada, oltre ad una presumibile rideterminazione dell'articolo 185 codice della strada;
c) emanare eventuali provvedimenti di natura conoscitiva (direttive, circolari) ad evidenza pubblica tali da ribadire la centralità e la competenza dello Stato in materia di circolazione stradale nei confronti degli enti proprietari delle strade.
(4-06837)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
tra gli eletti al consiglio regionale della Campania nelle elezioni regionali del 28 marzo 2010 vi risultano: Alberico Gambino, Sandra Lonardo Mastella, Roberto Conte;
Alberico Gambino è l'ex sindaco del comune di Pagani, carica da cui fu sospeso per una condanna per peculato - un anno e cinque mesi confermata in appello -, raggiunto pochi giorni fa da un avviso di garanzia, con l'accusa di lottizzazione abusiva ed abuso d'ufficio, a seguito dell'inchiesta avviata dalla procura di Nocera Inferiore sull'operato del comune di Pagani ed ha portato, attraverso un blitz della Guardia di finanza, all'invio di 64 avvisi di garanzia ed al sequestro preventivo di un'area comunale di oltre 80 mila metri quadrati;
Sandra Lonardo Mastella è persona su cui grava un provvedimento cautelare di divieto di dimora in Campania;
Roberto Conte era consigliere regionale nella precedente giunta, decaduto a causa dell'arresto e della condanna in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione di stampo mafioso, coinvolto in altri due procedimenti pendenti, di cui uno per corruzione;
gli organi della stampa hanno dedicato alle elezioni svoltesi in Campania articoli e reportage su pratiche illecite che sembrerebbero svolgersi usualmente, alcune riferite direttamente dai cittadini, ed informato circa il deposito presso la procura di Napoli di un'informativa della Digos sui luoghi e sull'entità dei voti cosiddetti di «scambio», sul racket delle affissioni elettorali e sul «mercato» delle preferenze;
risulta, inoltre, agli interpellanti che sono state depositate presso la procura di Napoli almeno una denuncia per casi di corruzione che avrebbero inquinato la recente campagna elettorale e due denunce di irregolarità perpetrate nel corso delle operazioni di scrutinio e conseguente attribuzione dei voti di preferenza, che avrebbero volutamente avvantaggiato un candidato in sfavore di un altro della medesima lista;

risulta agli interpellanti che una delle due denunce di irregolarità sopra indicate è stata depositata da Francesco Barbato, candidato della lista «Noi Sud libertà ed autonomia», risultato primo dei non eletti, in quanto il seggio in consiglio regionale è stato assegnato al suo compagno di lista, Raffaele Sentiero, per aver conseguito quindici preferenze in più;
il Barbato denuncia e suffraga una sequela di irregolarità in altrettanti seggi elettorali nei quali risulterebbe, insieme ai segni di alterazione dei verbali, una forte discordanza nella registrazione delle preferenze espresse dagli elettori tra i resoconti ufficiali dei comuni e quelli delle singole sezioni ed incongruenze tra il numero delle preferenze conseguite dai candidati ed i voti totali dalle liste di appartenenza;
le recenti elezioni per il rinnovo dell'amministrazione comunale di Fondi (Latina) hanno premiato il candidato alla carica di sindaco Salvatore De Meo, assessore all'urbanistica della precedente giunta, dimessasi in blocco a ridosso della decisione, in sede di Consiglio dei ministri su proposta del Ministro interpellato, di procedere o meno allo scioglimento del comune;
insieme al neo-sindaco De Meo sono risultati eletti consiglieri altri dodici rappresentanti della maggioranza dell'amministrazione precedente;
la storia del comune di Fondi risulta articolata: sono in corso da anni, presso la procura distrettuale antimafia, le inchieste sui legami tra mafia, camorra e clan della 'ndrangheta dei fratelli Tripodi con i politici delle amministrazioni locali nel territorio di Latina, che hanno portato a diverse ondate di arresti per mafia, l'ultima nel luglio 2009;
nella relazione depositata nel settembre 2008 dall'allora prefetto Bruno Frattasi - rimosso da Latina nel dicembre 2009 e attualmente all'ufficio di coordinamento delle forze di polizia - frutto delle indagini effettuate dai Corpi di polizia, carabinieri e Guardia di finanza, si leggeva che «il Comune di Fondi mantiene comportamenti, che si riflettono nelle scelte politico-amministrative dell'ente, di indubbia gravità, dimostrando una allarmante insensibilità verso l'esigenza di una corretta e trasparente azione che dissolva il sospetto di porsi al servizio di interessi di tipo criminale, in ciò dimostrandosi oggettivamente collusiva»;
in particolare, la relazione esplicitava che il settore dell'urbanistica risultava aver «oggettivamente agevolato interessi economici di un pregiudicato affiliato al clan Bellocco di Rosarno» e aver tenuto un «comportamento gravemente omissivo anche nella vicenda della costruzione di trenta appartamenti», risultati poi collegati al clan camorristico dei Mallardo e per questo sequestrati dalla magistratura pochi giorni fa, come si evince dalle notizie divulgate dagli organi della stampa;
il comune di Fondi è stato sciolto per motivi ordinari, a causa delle sopraggiunte e contestuali dimissioni del sindaco e della giunta, che hanno evitato qualunque decisione in merito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose da parte delle istituzioni competenti, ed hanno consentito all'amministrazione comunale di rinnovarsi subito in occasione delle consultazioni elettorali del marzo 2010;
lo schieramento politico risultato vincitore al comune di Fondi con le elezioni di marzo 2010 è lo stesso della precedente amministrazione ed è composto, in numero vistoso, dagli stessi esponenti;
ad avviso degli interpellanti sarebbe opportuno accertare il ripristino delle condizioni di legalità nell'amministrazione comunale di Fondi, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'invio presso la medesima amministrazione di una commissione di accesso -:
se e con quali strumenti intenda restituire trasparenza, dignità e legalità allo svolgimento delle elezioni nel nostro

Paese, anche con riguardo alle condizioni giuridiche e alle cause ostative all'esercizio del diritto di elettorato passivo.
(2-00681)
«Donadi, Di Pietro, Barbato, Aniello Formisano, Palagiano».

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
le disposizioni contenute nel decreto-legge numero 2 del 25 gennaio 2010, inerenti la soppressione degli Ato dei rifiuti e dell'acqua e la riduzione dei posti di assessori e consiglieri nei comuni e nelle province a partire dal 2011;
attualmente esistono ben 8101 comuni, quasi duecento dei quali con popolazione inferiore ai duecento residenti;
il mantenimento di strutture amministrative locali è, ad avviso dell'interrogante, pressoché ingiustificato nella maggior parte delle realtà comunali a cui popolazione non supera i cinquecento residenti;
la necessità di limitare i costi della pubblica amministrazione, ridurre la burocrazia, nonché la necessità di ottimizzare l'erogazione di servizi e coordinare le risorse del territorio impone una revisione dell'organizzazione su base territoriale delle amministrazioni locali;
l'accorpamento dei cosiddetti «mini comuni» può favorire anche l'interazione con enti come le province o le regioni;
negli ultimi anni hanno già avuto luogo fusioni e scissioni tra enti locali -:
se il Governo abbia intenzione di procedere nella direzione dell'accorpamento dei piccoli comuni, laddove criteri di ordine sociale, demografico, territoriale e economico lo consentano o se tale facoltà verrà delegata alle Regioni le quali, sulla base delle realtà locali, potranno valutare la fattibilità di tale progetto, ivi inclusa l'ipotesi di ricorrere a referendum consultivi a livello locale;
a quanto assommerebbe il risparmio per lo Stato con la soppressione dei comuni con popolazione inferiore ai cinquecento residenti.
(4-06841)

GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il decreto del governo della Repubblica Sociale Italiana numero 798 del 20 novembre 1943, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale d'Italia numero 302 del 29 dicembre 1943, istituiva l'Ente nazionale per l'assistenza e la tutela degli interessi delle province invase, comprendendo tra queste la Sardegna, la Sicilia, la Corsica, la Calabria, la Lucania, le Puglie e la Campania;
nei mesi compresi tra la data suindicata e la fine del secondo conflitto mondiale, le autorità della Repubblica sociale italiana, inserivano i dati anagrafici di ogni nuovo nato nel libretto di sfollato del rispettivo genitore di sesso maschile, relativo al loro stato di profughi da «terre invase»;
la successiva legislazione introdotta dopo la fine del conflitto ha provveduto a rilasciare l'attestato di profugo ai nati da genitori che avevano acquisito la suddetta qualifica secondo la giurisdizione della Repubblica sociale italiana;
ancora oggi ci sono figli di profughi da «terre invase» che richiedono tale attestato alle rispettive prefetture, incontrando per il diniego di quest'ultime, in quanto la dicitura «da terre invase» non è attualmente prevista dalle leggi in vigore -:
se quanto sopra esposto risponda al vero;
se il Ministro intenda agire per venire incontro ai cittadini che avanzino questo genere di richieste.
(4-06842)

CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti da organi di stampa locali e nazionali, emergono incresciosi episodi di violenza ed intolleranza verificatisi a Salerno nel corso della campagna elettorale per il rinnovo del presidente e del consiglio della regione Campania;
i suddetti episodi sarebbero stati commessi ai danni di una candidata al Consiglio Regionale nella lista «Alleanza di Centro-Pionati», Antonella Buono, che in occasione di un pubblico comizio elettorale tenutosi il 24 marzo 2010 in Piazza Caduti di Brescia, nel quartiere Pastena di Salerno, avrebbe subito minacce e percosse da parte di alcuni soggetti appartenenti a liste contrapposte;
in particolare, la stessa candidata avrebbe denunciato che alcuni addetti all'attacchinaggio di manifesti elettorali del candidato alla Presidenza della Regione Vincenzo De Luca, giunti in Piazza Caduti di Brescia nei minuti iniziali del comizio, avrebbero prima minacciato e poi esercitato violenza nei suoi confronti, provvedendo altresì a coprire i suoi manifesti elettorali con quelli del candidato De Luca;
la stessa violenza sarebbe stata subita anche dalla madre, dalla sorella e da un collaboratore della candidata, presenti sul posto al momento dell'incontro elettorale, mentre il pubblico avrebbe tentato di allontanare gli aggressori, coadiuvando così l'attività delle forze di polizia intervenute a sedare gli animi;
l'episodio ha sollevato lo sdegno di numerosi esponenti politici locali e nazionali i quali, nell'esprimere la loro massima solidarietà alla vittima, hanno chiesto un rapido intervento alle autorità cittadine affinché venga fatta luce su quanto accaduto;
Antonella Buono avrebbe, altresì, denunciato un atteggiamento poco rigoroso delle Forze dell'ordine presenti, che a parere della candidata non avrebbero effettuato i dovuti controlli per garantire la massima sicurezza per il regolare svolgimento del suo comizio elettorale;
tale ultimo episodio, così come sostenuto dalla candidata vittima dell'aggressione e da organi di stampa, sarebbe riconducibile a soggetti legati politicamente all'attuale sindaco della città di Salerno e all'epoca candidato alla presidenza della regione Campania, Vincenzo De Luca;
analoghi episodi di intolleranza politica si erano verificati a Salerno, sempre a danno dello stesso esponente politico, in occasione delle ultime elezioni provinciali, da parte di soggetti rimasti purtroppo ignoti;
sono sempre più numerosi i casi di violenza che si verificano in occasione delle campagne elettorali, danneggiando singoli candidati poco tutelati ed al contempo l'immagine della stessa Città di Salerno, in un quadro di pericoloso inasprimento del confronto politico che non si addice affatto al principio del rispetto delle minoranze nel sistema democratico e non favorisce le pari opportunità nell'attività politica tra uomini e donne -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti e, una volta verificata la veridicità degli stessi, se ritenga opportuno assumere determinazioni finalizzate ad incrementare le misure di sicurezza nello svolgimento dei comizi elettorali, anche volte a favorire l'accertamento e l'identificazione dei responsabili di episodi analoghi a quanto accaduto a Salerno.
(4-06843)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

NEGRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi, è venuta alla ribalta la grave situazione dell'Istituto superiore

«Guarino Veronese» di San Bonifacio (Verona), con particolare riguardo ai forti contrasti tra il corpo docente e i genitori da una parte, e la dirigente scolastica, prof. Alessandra Ronconi, dall'altra, con il ripetuto interessamento dei dirigenti scolastici superiori, del sindaco di San Bonifacio, del presidente della provincia di Verona, dell'assessore regionale alla pubblica istruzione;
negli anni precedenti episodi di una certa rilevanza avrebbero portato l'allora vicepreside del citato istituto scolastico a stigmatizzare per iscritto il comportamento della dirigente in parola;
alcuni documenti, emanati dalla dirigente dell'istituto Guarino mostrerebbero che si sarebbe in presenza di una situazione ormai compromessa, sia dal punto di vista formale, per il decoroso funzionamento dell'istituto scolastico, che da quello personale per il rapporto tra corpo docente, genitori e dirigente scolastica;
la questione non può più essere affrontata solo in termini burocratici, ma anche disciplinari e procedurali, poiché investe aspetti pedagogici, educativi, sindacali e sociali che si riverberano direttamente e negativamente sugli oltre mille studenti dell'istituto e sulle loro famiglie di uno dei centri più popolosi dell'est veronese;
l'ufficio scolastico provinciale di Verona avrebbe investito del problema quello regionale;
l'ufficio scolastico regionale avrebbe già incontrato la dirigente ed i genitori senza però comunicare alcun provvedimento o esito;
i genitori di circa 1.200 studenti starebbero attendendo una risposta dallo scorso 25 giugno 2009 e avrebbero già sollecitato più volte il Ministero della pubblica istruzione;
40 docenti, il 1o luglio 2009, avrebbero inviato una comunicazione sul loro disagio chiedendo agli uffici regionali di essere ascoltati;
non risulterebbe essere stata mai effettuata né prevista alcuna ispezione ministeriale al riguardo -:
se siano a conoscenza di presunti comportamenti scorretti adottati dalla dirigente scolastica ed evidenziati a più riprese da genitori e corpo docente;
quali iniziative intenda intraprendere in merito all'accertamento della gravissima situazione dell'istituto scolastico «Guarino Veronese» di San Bonifacio (Verona), che ha invaso le cronache di tutti i giornali della stampa locale e regionale;
quali iniziative nell'immediato, si intendano adottare per la salvaguardia degli aspetti pedagogici, educativi, sindacali e sociali, che si riverberano direttamente e negativamente sugli oltre 1.200 studenti dell'istituto e sulle loro famiglie che, in questo momento, non sono affatto garantiti all'istituto scolastico pubblico di San Bonifacio e minacciano, invece, il ritiro dei figli dalla scuola.
(4-06835)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
come riferito da alcuni quotidiani pugliesi e dall'agenzia di informazioni «ANSA» il 13 aprile 2010, «una bimba di poco più di cinque anni è stata esclusa da un laboratorio di pittura che si tiene in orario pomeridiano perché disabile. A denunciare il fatto è stata la madre. La bimba ha bisogno di un insegnante di sostegno e non ci sarebbero i fondi per pagare le ore di straordinario»;
la piccola è affetta da disprassia, una malattia che le provoca difficoltà motorie e linguistiche, e frequenta la scuola dell'infanzia del 27o circolo didattico Duca d'Aosta di Bari Palese;
secondo una nota dell'assessore alla pubblica istruzione del comune di Bari,

dottor Fabio Losito, non vi sarebbe stata alcuna esclusione: «Dal dirigente del XXVII Circolo didattico dottor Fraddosio apprendo che, dopo il primo incontro propedeutico all'avvio del progetto «Il Mago di Oz» in data 22 marzo, gli insegnanti coinvolti, valutato il numero degli alunni partecipanti e le modalità di svolgimento dei laboratori pomeridiani, segnalavano al suddetto dirigente la possibilità che la piccola prendesse parte alle attività previste senza il supporto di docenti aggiuntivi. Il 25 marzo, quindi, la famiglia dell'alunna è stata contattata e informata della possibilità che la piccola partecipasse al progetto a partire dall'incontro del 29 marzo ma, essendo la bambina già impegnata il lunedì pomeriggio in un progetto presso la Asl di Santo Spirito, la famiglia si è riservata di decidere, prendendo tempo... se la famiglia lo vorrà la bambina potrà regolarmente partecipare ai laboratori pomeridiani del progetto «Il Mago di Oz» -:
come si siano esattamente svolti i fatti e se intendano assicurare che la piccola in questione non sia stata esclusa dal laboratorio di pittura perché disabile, e perché non si sarebbero reperiti i fondi per pagare le ore di straordinario per l'insegnante di sostegno;
qualora, al contrario, si dovesse accertare che la piccola patisce l'esclusione ipotizzata, quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, si intendano promuovere, sollecitare e adottare perché l'incresciosa situazione sia sanata.
(4-06839)

COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decentramento universitario in provincia di Cuneo è incominciato circa vent'anni fa e in questo periodo, non certamente lungo per creare un vero tessuto universitario, sono stati raggiunti importanti traguardi;
ciò è stato possibile grazie al profondo e costante Impegno di tanti amministratori locali e nazionali che hanno creduto in questo progetto verso il quale hanno indirizzato risorse economiche pubbliche non indifferenti, ed alla determinante collaborazione di coloro che nel ruoli decisionali e centrali delle facoltà hanno creduto in una forte apertura dell'università sul territorio;
in questi venti anni di decentramento universitario, che è costato milioni di euro al territorio, lentamente si è sviluppato un rapporto tra il mondo accademico e il mondo industriale;
il Politecnico di Torino ha attivato un polo a Mondovi che vede oggi un corso di studi (laurea e laurea specialistica) in ingegneria meccanica, uno in ingegneria civile per la gestione delle acque (laurea e laurea specialistica), uno in Ingegneria elettronica (laurea triennale);
il corso di studi in architettura (laurea e laurea specialistica) attivato a Mondovì ha come laurea specialistica l'architettura ambiente e paesaggio;
in più circostanze dai vertici del Politecnico è stata ventilata l'ipotesi di attivazione a Mondovì di un solo corso triennale in ingegneria del cibo (food chain engineering), chiudendo i corsi di studi quinquennali in ingegneria meccanica e In ingegneria civile per la gestione delle acque: decisioni in merito, secondo fonti interne al Politecnico, dovrebbero essere assunte in una riunione dei Senato accademico entro la prima metà dei corrente mese di giugno;
l'intervista rilasciata dal Rettore del politecnico professor Profumo alla Stampa dei 2 giugno 2008, fungi da fugare 1 dubbi, ad avviso dell'interrogante, contribuisce ad alimentarli, posto che una strategia chiara e concreta per il polo di Mondovì non emerge;
ciò provoca un'incertezza tra i cittadini, gli studenti e gli amministratori locali che si riverbera sull'economia e sul tessuto sociale della città provocando forti danni d'immagine;

se siffatta ipotesi di ridimensionamento trovasse conferma si determinerebbe in un sol colpo l'annullamento degli sforzi che, negli anni tutte le istituzioni - ivi compreso il Governo nazionale - hanno concentrato per la nascita e la crescita del polo monregalese -:
se il Governo - pur nella consapevolezza che ogni scelta in merito compete prioritariamente al Politecnico di Torino - non ritenga di monitorare e valutare quanto premesso, - anche ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005 - tenendo oltretutto conto che, per l'attivazione dei corsi di cui in premessa, sono stati spesi negli anni ingenti fondi statali.
(4-06846)

COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella città di Mondovì (Cuneo) il Politecnico di Torino ha attivato da oltre 15 anni una sede decentrata con alcuni importanti corsi nell'ambito delle Facoltà di Ingegneria ed Architettura;
ha destato parecchi malumori e disagi negli studenti e nelle loro famiglie la mancata attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - del corso di «Elettronica - orientamento Meccatronica» presso la sede decentrata del Politecnico di Mondovì;
la mancata attivazione del corso è stata motivata dal non raggiungimento del numero minimo di pre-iscritti che sarebbe almeno di 25: a Mondovì, infatti, si sono presentati soltanto 22 studenti -:
se il Ministro sia a conoscenza delle disposizioni adottate dal Politecnico di Torino in ordine all'attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - dei corsi decentrati, ed in particolare del numero di iscritti necessario a tal fine;
se tali disposizioni siano state uniformemente attuate in tutte le sedi decentrate del Politecnico subalpino;
quali provvedimenti intenda adottare per garantire agli studenti del Politecnico di Torino un'adeguata e piena fruibilità della sede decentrata di Mondovì.
(4-06847)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
premesso che il quotidiano «L'Unità», nella sua edizione del 18 aprile 2010 pagina 9 ha pubblicato un articolo della giornalista Mariagrazia Gerina, che per la gravità delle informazioni contenute si segnala nella sua integrità: «La loro storia assomiglia tanto a quella del romanzo di Oliver Sacks, "Risvegli"». Alcuni anni fa, per sottrarsi agli effetti devastanti del morbo di Parkinson, hanno accettato di sottoporsi a un intervento molto delicato: otto ore, per farsi inserire, da svegli, nel cervello una specie di pacemaker cerebrale, un elettrodo collegato a una batteria inserita sotto la pelle, all'altezza della clavicola, che sostituisce gli stimoli alterati dalla malattia. Deep Brain Stimulation, si chiama. Solo che siamo in Italia e in questo caso i pazienti così prodigiosamente «risvegliati» si stanno progressivamente spegnendo perché il sistema sanitario nazionale non ha i soldi per cambiare loro le batterie (costano 10 mila euro) grazie a cui fino ad alcuni mesi fa si muovevano, respiravano, parlavano, vivevano. Non più: «Sono 53 giorni che non esco di casa, e chi si fida? Non ho più forza nelle gambe, non controllo più il tremore, mi sento calare la voce mentre parlo, anche le palpebre si abbassano da sole: avevo ritrovato una vita quasi normale,

nei limiti delta mia malattia, adesso è peggio di prima», racconta Franco Di Paola, 70 anni. Uno dei quindici pazienti, costretti a sopravvivere con le batterie scariche. Un assurdo calvario iniziato a dicembre quando le batterie, che gli erano state impiantate cinque anni fa presso il Cto di Roma hanno cominciato a dare i primi segni di cedimento. Per chiederne la sostituzione però bisogna aspettare che siano arrivate al capolinea. La conferma che quelle di Franco lo erano è arrivata il 2 febbraio, alla successiva visita di controllo. «A quel punto la dottoressa Livia Brusa che ha in cura mio marito ha scritto al Cto perché provvedessero», racconta la signora Maria Di Paola: «Con la sua lettera siamo andati dal professor Mazzone, che aveva operato mio marito, ma lui ci ha spiegato che al Cto le batterie nuove non ce le avevano e mi ha scritto una lettera da consegnare alla Asl RmC». Terza tappa: «Siamo andati alla Asl, a via dell'Arte, e ci hanno risposto che nel bilancio quella spesa non era prevista e che loro non avevano i soldi per comprare batterie nuove». «Abbiamo aspettato», dice Maria. Intanto però suo marito è peggiorato. Qualche giorno fa, perciò, suo figlio ha deciso di denunciare quanto stava accadendo ai carabinieri e anche allo sportello per i diritti del malato. «Per noi si tratta di omissione di soccorso». «Il Parkinson è una malattia neurologica degenerativa, il tremore è solo un aspetto, il punto è che la muscolatura si irrigidisce progressivamente e si blocca il cammino, la deglutizione, la respirazione, l'intervento a cui Franco si è sottoposto è un'alternativa (a volto parziale) alla cura farmacologica, con la Levodopa, che ha effetti collaterali pesanti. Ma se le batterie si scaricano i pazienti stanno peggio di prima», spiegano all'associazione di cui Franco è socio, Azione Parkinson, presieduta da Claudio Passalacqua: «A noi risulta che nelle condizioni di Franco siano quindici persone, tutte in lista d'attesa al Cto - ci spiega - il punto è che il chirurgo inoltra le richieste ma la Asl non dà seguito perché questa spesa non è inserita in bilancio». Non è la prima volta che accade. A Maria Focolari, 52 anni è accaduto due anni fa. Prima delle elezioni del 2008. «Era il 18 gennaio quando ho fatto domanda, sono andata tutti i giorni alla Asl, mancava sempre una firma, ci ho messo quattro mesi a venirne a capo e intanto la malattia peggiorava, sono stata costretta a prendere di nuovo i farmaci, avevo allucinazioni sonore e visive, è stato un inferno e anche quando finalmente mi hanno sostituito le batterie non sono mai più tornata come prima». «Come ho fatto? Come si fanno le cose qui in Italia, smuovendo le conoscenze politiche»;
la situazione complessiva e quanto dichiarato dalla signora Focolari appare agli interroganti avvilente e sconcertante -:
se il Ministro quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
quante siano le persone che in Italia si trovano nelle condizioni del signor Francesco Di Paola e se non ritenga di dover approntare una «mappatura» per conoscere le dimensioni del fenomeno;
quali urgenti iniziative si intendono promuovere in relazione a quanto sopra esposto.
(4-06838)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la Fini spa con sede a Zola Predosa (Bologna), fondata nel 1952 da Enzo Fini, è una società che nel tempo è divenuta una delle più importanti realtà europee nel settore della produzione di compressori ad uso industriale e di largo consumo;
la Fini è presente sul mercato mondiale con una rete di distributori in oltre

130 Paesi, con filiali e con collaborazioni commerciali in Francia, Svezia, Olanda, Sud Africa, India, Tailandia e dal 2002 con uno stabilimento produttivo in Cina;
fanno parte del gruppo circa 500 dipendenti e presso Zola Predosa opera un impianto industriale composto da 3 stabilimenti che impiega circa 230 dipendenti;
presso gli stabilimenti di Zola Predosa vengono eseguite diverse attività: lavorazioni meccaniche, verniciatura di serbatoi e/o manufatti, montaggio di compressori e gruppi pompanti, ricerca e sviluppo per l'innovazione dei prodotti, gestione del magazzino di ricevimento merci e di spedizione del prodotto finito;
la Fini spa sta attraversando un periodo di pronunciate difficoltà aziendali acuite pesantemente dagli effetti della crisi economica e di mercato degli ultimi due anni;
il 15 ottobre 2008, presso la sede della provincia di Bologna, con la sottoscrizione di un accordo tra la direzione della Fini di Zola Predosa e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici bolognesi, l'azienda ha richiesto l'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale a decorrere dal 20 ottobre 2008, per la durata di 12 mesi sospendendo dal lavoro fino ad un massimo di 110 dipendenti;
in questo quadro la Fini spa di Zola Predosa ha elaborato nel giugno 2009 un piano di risanamento al fine di risolvere la situazione debitoria della società e riequilibrarne la situazione finanziaria che comprende anche la delocalizzazione di parte delle attività in Paesi extraeuropei;
nell'incontro del tavolo di salvaguardia del 29 luglio 2009, presso la provincia di Bologna, è emerso che il piano di risanamento del debito prevede, fra i diversi punti, un organico post-risanamento di 120 lavoratori a seguito della terziarizzazione di parte dell'attività;
dal punto di vista degli ammortizzatori sociali, dopo le necessarie verifiche presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la regione Emilia-Romagna, lo stesso tavolo concordava che, al termine dei 12 mesi di cassa integrazione previsto per il 19 ottobre 2009, si potesse attivare la cassa integrazione in deroga (6 mesi più 6 mesi) da richiedere alla regione Emilia-Romagna e poi una nuova cassa integrazione per crisi per 12 mesi da richiedere al Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
nell'incontro del tavolo di salvaguardia del 5 agosto 2009, si è concordato fra le parti sull'opportunità di proseguire il confronto in sede sindacale in assenza di iniziative unilaterali per individuare un percorso, condivisa anche con le istituzioni, per garantire ai lavoratori tutti gli ammortizzatori sociali attivabili;
con la sottoscrizione dell'accordo del 19 ottobre 2009, presso la sede dell'assessorato delle attività produttive della regione Emilia-Romagna, la direzione della Fini spa e i rappresentanti sindacali hanno siglato l'accordo per il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) in deroga per 6 mesi a decorrere dal 20 ottobre 2009, sospendendo dal lavoro un massimo di 135 dipendenti;
il 18 gennaio 2010, entro 75 giorni dal termine dei primi 6 mesi di CIGS in deroga, l'azienda ha aperto una procedura di mobilità per 108 dipendenti;
il 26 marzo 2010, alcune sigle sindacali hanno chiesto il ritiro della mobilità ritenendo illegittima l'apertura della procedura di mobilità in ragione del tatto che l'azienda ha attuato la CIGS in deroga secondo i principi della delibera regionale che sono volti ad evitare i licenziamenti;
i sindacati chiedono l'applicazione dell'accordo del 19 ottobre 2010, anche se ad oggi Fini spa non ha richiesto la proroga della cassa integrazione per ulteriori sei mesi;
l'incontro di aggiornamento del tavolo di salvaguardia del 9 aprile 2010, dopo ampia discussione su posizioni differenziate fra la proprietà e le organizzazioni

sindacali, si chiude con la sottoscrizione del mancato accordo per la procedura di mobilità;
come da fonti stampa in data 14 aprile 2010, si apprende che la Fini spa ha inviato un primo cospicuo numero di lettere di licenziamento ai dipendenti;
in questo contesto le prospettive industriali di quello che è uno dei gruppo italiani di maggiore rilevanza nel suo settore sembrano assai compromesse ed iniziano a sorgere dubbi sulla capacità di mantenere una significativa capacità tecnologica e produttiva sul suolo nazionale -:
se quanto riportato in premessa risponda al vero e se i Ministri interpellati siano a conoscenza delle problematiche in atto nell'azienda Fini spa, con riferimento specifico allo stabilimento di Zola Predosa, e quali iniziative intendano assumere per sostenere, nell'immediato, la concertazione tra i vertici aziendali, le rappresentanze dei lavoratori e gli enti locali affinché vengano adottate adeguate misure per por e soluzione a questa preoccupante crisi aziendale.
(2-00679)
«Benamati, Lenzi, Vassallo, La Forgia, Ventura».

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO e ANTONINO FOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel 2009 l'Italia ha raggiunto l'ottavo posto per gli investimenti economici-commerciali della grande e media impresa italiana in Brasile, rafforzati, recentemente da importanti accordi economici tra i Governi dei due Paesi, in vari settori, dalla difesa alle infrastrutture, dai servizi all'energia;
il Brasile infatti rappresenta l'isola felice della «Italia Spa» per le opportunità di investimento economico che le nostre grandi e medie imprese sono riuscite a realizzarvi grazie anche alla politica di accelerazione economica del Paese, alla stabilità governativa, alla ricchezza di materie prime e ad importanti progetti tecnologici in cantiere;
le solide relazioni economiche italo- brasiliane, sono state sostenute dal Governo italiano con politiche di sostegno all'internazionalizzazione delle nostre imprese e di recente con la sottoscrizione di accordi economici tra i due Paesi, che rappresentano per la nostra economia una boccata di ossigeno in vista della possibilità di partecipazione agli appalti legati ad eventi mondiali importanti che si svolgeranno in Brasile, come i Mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016;
ma alcune difficoltà negli investimenti economici delle nostre imprese ed aziende in Brasile ancora permangono e rappresentano un elemento discriminante per una reale competitività sul mercato internazionale, come la migliore tutela del marchio italiano, la diversa fiscalità tra i due Paesi e soprattutto la mancanza di filiali di banche italiane in loco possano agevolarne il credito -:
se i Ministri interrogati possano integrare le politiche di sostegno alla internazionalizzazione delle imprese italiane, attraverso accordi finanziari-fiscali tra l'Italia e il Brasile tali da migliorare le condizioni di competitività economica delle nostre imprese e sostenere intese di servizi, con primari istituti finanziari italiani tali da agevolare l'accesso al credito.
(4-06836)

PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 16 aprile l'Agcom avrebbe deciso di assegnare le prime nove posizioni della sintonia automatica digitale ad altrettante reti nazionali escludendo di fatto da questo strategico posizionamento commerciale le emittenti locali rischiando di provocare l'inevitabile chiusura delle stesse;

il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44 «Attuazione della direttiva 2007/65/CE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 marzo 2010, n. 73 dispone articolo 5 comma 2:
«Fermo il diritto di ciascun utente di riordinare i canali offerti sulla televisione digitale nonché la possibilità per gli operatori di offerta televisiva a pagamento di introdurre ulteriori e aggiuntivi servizi di guida ai programmi e di ordinamento canali, l'Autorità, al fine di assicurare condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, adotta un apposito piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, in chiaro e a pagamento, e stabilisce con proprio regolamento le modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti audiovisivi in tecnica digitale terrestre, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi in ordine di priorità:
a) garanzia della semplicità d'uso del sistema di ordinamento automatico dei canali;
b) rispetto delle abitudini e preferenze degli utenti, con particolare riferimento ai canali generalisti nazionali e alle emittenti locali;
c) suddivisione delle numerazioni dei canali a diffusione nazionale, sulla base del criterio della programmazione prevalente, in relazione ai seguenti generi di programmazione tematici: semigeneralisti, bambini e ragazzi, informazione, cultura, sport, musica, televendite. Nel primo arco di numeri si dovranno prevedere adeguati spazi nella numerazione che valorizzino la programmazione delle emittenti locali di qualità e quella legata al territorio. Nello stesso arco di numeri non dovranno essere irradiati programmi rivolti a un pubblico di soli adulti. Al fine di garantire il più ampio pluralismo in condizioni di parità tra i soggetti operanti nel mercato, dovrà essere riservata per ciascun genere una serie di numeri a disposizione per soggetti nuovi entranti;
d) individuazione di numerazioni specifiche per i servizi di media audiovisivi a pagamento;
e) definizione delle condizioni di utilizzo della numerazione, prevedendo la possibilità, sulla base di accordi, di scambi della numerazione all'interno di uno stesso genere, previa comunicazione alle autorità amministrative competenti;
f) revisione del piano di numerazione in base allo sviluppo del mercato, sentiti i soggetti interessati.

3. Il Ministero, nell'ambito del titolo abilitativo rilasciato per l'esercizio della radiodiffusione televisiva in tecnica digitale terrestre, attribuisce a ciascun canale la numerazione spettante sulla base del piano di numerazione e della regolamentazione adottata dall'Autorità ai sensi del comma 2 e stabilisce le condizioni di utilizzo del numero assegnato. L'attribuzione dei numeri ai soggetti già abilitati all'esercizio della radiodiffusione televisiva in tecnica digitale terrestre è effettuata con separato provvedimento integrativo dell'autorizzazione».
il decreto-legge 23 gennaio 2001, n. 5, reca «Disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo», convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 2001, n. 66 e successive modificazioni;
il decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, reca «Codice delle comunicazioni elettroniche», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 215 del 15 settembre 2003;
il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, reca il «Testo unico della radiotelevisione», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 208 del 7 settembre 2005 - Supplemento Ordinario;

la delibera n. 435/01/CONS, dell'Autorità garante delle comunicazioni (AGCOM) del 15 novembre 2001, approva il regolamento relativo alla radiodiffusione terrestre in «tecnica digitale», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 6 dicembre 2001, n. 284, suppl. ord. n. 259, e successive modificazioni e integrazioni;
la delibera AGCOM n. 253/04/CONS, del 3 agosto 2004, dispone «Norme a garanzia dell'accesso dei fornitori di contenuti di particolare valore alle reti per la televisione digitale terrestre», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 197 del 23 agosto 2004;
la delibera AGCOM n. 136/05/CONS, del 2 marzo 2005, dispone «Interventi a tutela del pluralismo ai sensi della legge 3 maggio 2004, n. 112», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana dell'11 marzo 2005, supplemento ordinario n. 35;
la delibera AGCOM n. 163/06/CONS, del 22 marzo 2006, approva un programma di interventi volto a favorire l'utilizzazione razionale delle frequenze destinate ai servizi radiotelevisivi nella prospettiva della conversione alla «tecnica digitale»;
nella fase di avvio delle procedure di swicht off è stato sollecitato un provvedimento dell'autorità relativo alla numerazione da applicare all'ordinamento automatico dei programmi offerti su tecnologia digitale terrestre di cui all'articolo 29-bis, comma 10;
gli operatori hanno dichiarato reiteratamente il proprio favore alla definizione da parte dell'autorità di appositi criteri per l'assegnazione dei canali nella sintonizzazione automatica del telecomando, poiché tale fattore rappresentava un importante elemento di certezza nella fase di transizione del mercato;
le indicazioni contenute nei provvedimenti dell'autorità prevedono che gli operatori, in merito all'ordinamento automatico dei canali offerti su piattaforma digitale terrestre, satellitare e via cavo, nel determinare la numerazione da applicare all'ordinamento automatico dei canali tengano conto delle abitudini degli utenti finali, dei criteri di semplicità d'uso e dell'applicazione di condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie;
i rilievi e le osservazioni formulate nell'ambito della consultazione dei soggetti interessati, relativamente ai limiti esposti sulla sintonizzazione automatica, le conseguenti modifiche ed integrazioni allo schema di provvedimento adottato il 23 novembre 2006 di cui alla delibera n. 663/06/CONS, hanno reso indispensabile una riformulazione di alcune disposizioni per assicurare maggior certezza rispondendo ai problemi emersi in sede applicativa;
l'autorità ha di fatto disposto che i piani di guida elettronica ai programmi, anche costituiti da semplici piani automatici di ordinamento dei canali della televisione digitale terrestre, satellitare o via cavo, fermo restando il diritto di ciascun utente a riordinare a piacimento i programmi offerti secondo quanto previsto dalla delibera n. 216/00/CONS, devono tener conto «delle esigenze di semplicità di uso dell'apparato di ricezione e delle abitudini e delle preferenze dei telespettatori, ed applicano condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie nei confronti di tutti i fornitori di contenuti»;
l'autorità ha ribadito che non devono essere praticate discriminazioni nei confronti dei fornitori di contenuti indipendenti e dei fornitori di contenuti a livello locale;
l'autorità si è impegnata a garantire il rispetto di tali condizioni ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del Codice delle comunicazioni elettroniche anche intervenendo, ove giustificato, di propria iniziativa;
il Comitato Radio TV Locali (CRTL) ha avanzato una proposta in merito alla questione dell'ordinamento automatico dei

programmi (logical channel number - LCN) nella piattaforma televisiva digitale terrestre;
la proposta prevede:
1.Riprodurre nel primo blocco di numeri (1-99) della piattaforma digitale l'ordinamento già presente nell'ambiente analogico, riproducendo, il più fedelmente possibile, la posizione sul telecomando dei vari canali ricevuti in tecnica analogica, ponendo quindi nei primi numeri i canali nazionali e nei successivi i canali delle tv locali nell'ordine della popolazione servita con le frequenze analogiche utilizzate. L'ordinamento deve comunque, rispettare criteri equi, trasparenti e non discriminatori (tale non è certamente il criterio di cui si discute e che fa riferimento alle graduatorie Corecom per l'erogazione di contributi pubblici alle emittenti, graduatorie formate secondo criteri che non hanno alcun nesso con il grado di affezione dell'utenza all'emittente);
la Sardegna, prima regione a sperimentare l'attivazione del digitale terrestre ha pesantemente pagato l'aggravio della fase di avvio e della sua gestione;
nella fase sperimentale era stato definito un automatico riposizionamento delle reti affidando alle televisioni regionali sarde una collocazione nella sintonia automatica subito dopo le principali sette reti nazionali;
tale posizionamento automatico che rappresentava non solo il rispetto di posizioni di mercato conquistate con anni di attività informativa e di autonome produzioni televisive ma soprattutto una garanzia di tutela della specialità culturale, identitaria, della Sardegna;
l'informazione regionale garantita dalle Tv locali ha sempre rappresentato un fattore di democrazia rilevante nel panorama informativo sardo;
da mesi l'attivazione di una sintonia automatica non regionale ha duramente penalizzato e colpito le emittenti televisive sarde con un danno economico rilevante e soprattutto con una ricaduta inaccettabile sul piano democratico, inteso come il venir meno per i sardi del diritto all'informazione regionale e alla produzione culturale proposta dalle emittenti locali;
in gran parte delle regioni italiane si stanno moltiplicando le denuncie degli utenti e degli operatori delle tv locali che rischiano di subire un contraccolpo devastante se non si interverrà con un urgenza per ripristinare le condizioni di partenza che prevedevano appunto la tutela del posizionamento delle tv locali -:
se il Governo non intenda intervenire con tutti gli strumenti a disposizione per valutare il danno provocato da tale situazione al fine di individuare con somma urgenza le soluzioni necessarie;
se il Governo per quanto di competenza, non intenda valutare l'opportunità che l'articolazione del digitale terrestre sul territorio nazionale abbia come fondamento quello di una puntuale ripartizione delle prime nove scelte della sintonia automatica con un'adeguata attribuzione alle televisioni regionali, individuando procedure e soluzioni idonee a rendere tale processo immediatamente applicabile;
se il Governo non intenda promuovere urgenti iniziative utili a garantire il rispetto delle intese intercorse che avevano, proprio in Sardegna, garantito il rispetto e la salvaguardia dell'emittenza locale.
(4-06845)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pes e altri n. 5-02568, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta orale Tidei n. 3-01004, pubblicata nell'allegato B ai

resoconti della seduta dell'8 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Capodicasa, Carella.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Bordo n. 5-02681 del 18 marzo 2010;
interpellanza urgente Tempestini n. 2-00670 del 13 aprile 2010;
interrogazione a risposta scritta Lo Monte n. 4-06806 del 15 aprile 2010.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Negro n. 3-00651 del 15 settembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06835;
interrogazione a risposta orale Costa n. 3-01021 del 19 aprile 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06846;
interrogazione a risposta orale Costa n. 3-01022 del 19 aprile 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-06847.