XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 21 aprile 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, commi 1129 e 1130, della legge n. 296 del 2006 prevede l'avvio di un programma sperimentale a livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi per l'asporto di merci che non siano biodegradabili;
la previsione originaria fissava nel 2007 l'anno in cui tale programma doveva essere avviato attraverso un decreto del Governo, ma successivamente vari provvedimenti hanno progressivamente prorogato il termine fino a quello, oggi in vigore, del 1o gennaio 2011;
il tema della riduzione delle buste in plastica non biodegradabile è assolutamente cruciale per la tutela dell'ambiente, come dimostra il fatto che in molti Paesi esteri, sia in Europa che al di fuori di essa, dalla Francia all'Australia, da alcuni Stati degli Usa alla Cina, sono stati già presi provvedimenti in proposito;
mancano ancora sette mesi alla fine del 2010, ma, anche alla luce dell'inazione degli anni scorsi che infatti ha portato alle varie proroghe sopra ricordate, pare opportuno sin d'ora attivarsi per attuare finalmente la previsione di cui alla legge n. 296 del 2006,

impegna il Governo:

ad attuare tutte le misure necessarie per varare, entro il termine oggi in vigore del 1o gennaio 2011, il decreto attuativo del programma sperimentale per la progressiva riduzione della commercializzazione di sacchi per l'asporto delle merci che non siano biodegradabili, tenuto conto anche dell'improrogabile esigenza di dare attuazione ad obblighi derivanti dalla normativa comunitaria.
(7-00314)«Cosenza, Scalia».

La XII Commissione,
premesso che:
sono passati ormai più di trent'anni dall'introduzione della legge n. 194 del 1978 sulla tutela sociale della maternità e sull'interruzione di gravidanza, una legge che ha permesso di limitare fortemente l'aborto clandestino, facendo registrare il parziale contenimento di una piaga, quale l'aborto, che costituisce sempre un dramma sociale ed individuale del quale è auspicabile la completa scomparsa;
la legge n. 194 del 1978, è e deve essere considerata una buona legge che ha cancellato l'aborto clandestino in Italia, ha dato cittadinanza alla prevenzione e alla contraccezione, alla maternità responsabile, alla tutela della salute, della dignità e della libertà delle donne;
per questo la sua piena attuazione, soprattutto per quanto attiene alla parte relativa alla prevenzione, al ruolo dei consultori deve sempre essere al centro della politica di un Governo che stia dalla parte dei più deboli, dei cittadini e delle persone che hanno e cercano nelle istituzioni l'auto necessario per poter rimanere ancorati alla società;
i consultori creati con la legge n. 405 del 1975, nascono ed esistono come strutture che si rivolgono prima di tutto alla persona sul territorio e, nella loro complessità sono dedicate alla prevenzione primaria. La loro immensa ricchezza è, o dovrebbe risiedere nella multidisciplinarietà, nell'integrazione socio-sanitaria degli interventi, nella possibilità di intercettare il bisogno dal territorio nei risultati che non possono essere misurati in puri termini quantitativi o di valore economico delle prestazioni, ma utilizzando indicatori di salute più raffinati volti a dimostrare: l'aumentato benessere della salute degli

utenti, la migliorata capacità di autodeterminazione delle donne, l'aiuto fornito alle famiglie, agli adolescenti, agli immigrati a risolvere le situazioni problematiche derivanti da svantaggio sociale, familiare o di contesto generale, la capacità di indirizzare la propria azione per dare aiuto a superare le crisi fisiologiche dovute alle diverse fasi evolutive della vita;
l'idea che invece si va diffondendo, a torto, con intento di valorizzazione del consultorio è che questo sia luogo adatto esclusivamente alle donne povere, escluse, disadattate con tutto il carico sociale negativo e di abbandono che comporta tale nomea;
inoltre, secondo i dati diffusi dal Ministero della salute nell'ambito della relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 - dal 1982 ad oggi si è verificato un decremento delle interruzioni volontarie di gravidanza pari al 49.4 per cento. Il tasso di abortività (numero delle interruzioni volontarie di gravidanza per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l'indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, nel 2008 è risultato pari a 8.7 per 1.000, con un decremento del 4.6 per cento rispetto al 2007 (9.1 per 1000) e un decremento del 49.4 per cento rispetto al 1982 (17.2 per 1.000);
l'analisi delle caratteristiche delle interruzioni volontarie di gravidanza, riferita solo ai dati definitivi dell'anno 2007, conferma che nel corso degli anni è andato crescendo il numero degli interventi effettuato da donne con cittadinanza estera, raggiungendo nel 2007 il 32.2 per cento del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza, (nel 2006 la percentuale era stata 31.6 per cento), mentre, nel 1998, tale percentuale era del 10.1 per cento. Questo fenomeno influisce sull'andamento generale dell'interruzioni volontarie di gravidanza in Italia determinando una rallentamento della diminuzione del numero totale degli interventi riguardanti le sole donne italiane;
grandi cambiamenti sono avvenuti, in questi ultimi anni, sia nel costume, sia nelle pratiche mediche e nelle tecniche diagnostiche e l'articolo 15 della legge n. 194 del 1978, prevede «l'aggiornamento del personale sanitario (...) sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza»;
la promozione della maternità corrisponde a un bisogno diffuso nella coscienza delle donne e nella società italiana, anche in considerazione dei perduranti ostacoli di natura economica e sociale e del grave deficit demografico che affligge il Paese;
le strategie politiche per la crescita, l'occupazione, la formazione e il welfare sono sempre più chiamate a tener conto delle corresponsabilità familiari, della promozione della maternità e della paternità e a sostenerle;

impegna il Governo:

a verificare che sia data piena, coerente e omogenea applicazione alla legge n. 194 del 1978, tenendo sempre presente come obiettivo il rispetto della libertà e della responsabilità della donna, anche alla luce dei progressi tecnico-scientifici che in questi trentadue anni si sono verificati;
a promuovere, in particolare, tutti gli elementi normativi atti a dare piena e concreta applicazione agli articolo 1, 2, 3, 5 della legge n. 194, relativi alla prevenzione, sottolineando come la legge tuteli la vita fin dal suo inizio e riconosca il valore sociale della maternità;
a promuovere politiche differenziate di sostegno alle maternità difficili, a seconda dei problemi specifici che emergono dai colloqui con le donne e/o con le coppie, mettendo a loro disposizione risorse economiche e logistiche, una adeguata consulenza sul piano della normativa

professionale e soprattutto creando una rete di servizi su misura dei bisogni rilevati;
a realizzare politiche che favoriscano l'occupazione femminile, i congedi parentali, i servizi sociali per l'infanzia, la scuola, la cura dei più deboli;
a favorire l'educazione alla sessualità, alla maternità e alla paternità responsabili in particolare presso i giovani e gli adolescenti, compresa l'informazione sui metodi di regolazione delle nascite e sui mezzi di contraccezione, quale modalità primaria di prevenzione, ed in particolare a predisporre direttive uniformi su tutto il territorio nazionale affinché l'educazione sessuale entri in via definitiva tra gli insegnamenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado così come già avviene in altri Paesi europei;
ad intraprendere una campagna informativa sul ruolo e sull'importanza dei consultori così come istituiti dalla legge n. 405 del 1975, nonché rifinanziare in modo adeguato la legge n. 405 affinché i servizi ivi previsti possano svolgere appieno le loro funzioni così come definite dall'articolo 1 della stessa;
a rafforzare il ruolo dei mediatori culturali, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, al fine di garantire alle donne immigrate, appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi, l'accesso ai consultori pubblici e all'assistenza sanitaria nel rispetto di ciascuna cultura e dei peculiari modi di affrontare la gravidanza e la maternità nelle comunità di appartenenza e promuovere iniziative mirate al coinvolgimento delle donne immigrate in programmi di tutela sociale della maternità, prevenzione dell'aborto, inserimento sociale;
a vigilare, attraverso un'attività di costante monitoraggio, affinché sia garantita la presenza all'interno di ciascuna struttura ospedaliera pubblica o convenzionata con il sistema sanitario nazionale di personale sanitario non obiettore di coscienza, al fine di assicurare a tutte le donne che lo richiedono la possibilità di intervento entro i termini e nelle forme previsti dalla legge n. 194;
ad individuare tutte le risorse finanziarie necessarie affinché la legge n. 194 non rimanga lettera morta ma possa continuare, con i compiti che il legislatore ha ad essa affidato, a svolgere il ruolo che da trentadue anni a questa parte svolge di tutela sociale della maternità e di salvaguardia delle persone socialmente più deboli.
(7-00315)
«Livia Turco, Lenzi, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Grassi, Miotto, Murer, Pedoto, Sbrollini».

TESTO AGGIORNATO AL 1o GIUGNO 2010

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
in relazione all'annuncio apparso sulla stampa di un decreto-legge sugli enti lirici e musicali che sarebbe stato approvato dal Consiglio dei ministri appare quanto mai opportuno che sia assicurata la presenza del Teatro San Carlo di Napoli, recentemente ristrutturato e restituito al suo pieno decoro monumentale e alla sua perfezione acustica grazie al meritorio impegno del Governo, tra le priorità di interesse nazionale nel quadro delle istituzioni musicali italiane, al pari de La Scala di Milano e di Santa Cecilia a Roma, cui in nulla cede quanto a rilevanza storica e musicale;

la storia della musica europea ed italiana sarebbe del tutto diversa senza il patrimonio musicale e culturale di cui il San Carlo rappresenta la memoria storica ed un'eccellenza da sempre in essere, inserita per altro in una rete di istituzioni musicali cittadine, a partire dal Conservatorio di San Pietro a Majella, che non si è dispersa, e che va tutelata ad ogni modo;
non c'è necessità finanziaria che possa essere invocata per escludere il San Carlo, per quello che rappresenta per la storia della musica europea ed italiana, per lo sviluppo e l'attrattività culturale di Napoli, e di tutto il Sud, e la sua stessa promozione turistica, dalla migliore e prioritaria tutela come bene culturale e musicale primario del Paese;
in gioco non sono solo la storia e l'eccellenza del San Carlo, che da sole varrebbero a sciogliere ogni dubbio, è in gioco la politica generale e culturale del Paese, che non può tagliar fuori il Sud da un'equanime tutela di promozione e sviluppo delle eccellenze culturali del Paese;
ove il Governo non agisse in tale direzione vi sarebbe un segnale tra i peggiori, ben al di fuori del campo musicale -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione a quanto rappresentato in premessa.
(2-00685)
«Mazzarella, Picierno, Touadi, Antonino Russo, Graziano, Vassallo, Corsini, Colombo, Iannuzzi, Pollastrini, Ghizzoni, Siragusa, Melandri, Coscia, Rossa, D'Antoni, Aniello Formisano, Bonavitacola, Mario Pepe (PD), Giorgio Merlo, Bersani, Ciriello, Cuomo, Bossa, Mosella, Zampa, Viola, Arturo Mario Luigi Parisi, Concia, Codurelli, Giovanelli, Cesario, Ginoble, Recchia, Ciocchetti, Pisacane, Nunzio Francesco Testa, Occhiuto, Anna Teresa Formisano, Misiti, Calearo Ciman, Pisicchio, Sposetti, Lolli, Tocci, Granata, Paglia, Taglialatela, Farina Coscioni, Letta, Villecco Calipari, Minniti, Piccolo, Bocchino, Madia, Cesare Marini, Nicolais».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GINEFRA, BELLANOVA e SERVODIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'11 marzo 2010 una frana ha interrotto la linea ferroviaria nei pressi di Montaguto, in provincia di Avellino, determinando l'isolamento della Puglia nei collegamenti con la capitale, in un contesto che presenta persistenti limiti infrastrutturali sulla linea adriatica, con particolare riferimento al binario unico nel tratto tra Chieti e Termoli;
nel 2005 sono cominciati i primi movimenti della montagna ad est di Montaguto, sulla sponda irpina, e viene interessata la strada statale 90 delle Puglie; nel Maggio 2006 il Governo Berlusconi dichiara la prima emergenza con la nomina a commissario di Bassolino, presidente della regione Campania;
nel giugno 2009 la frana si sveglia e vengono decisi i primi lavori di «somma urgenza» affidati all'Idroeco, un'impresa di Casapesenna, nel casertano, che fa capo alla famiglia Piccolo; a decidere l'affidamento diretto dei lavori, cioè senza gara d'appalto, è Bruno Orrico, ingegnere e sub commissario nominato da Bassolino;
da giugno a ottobre 2009 vengono fatti lavori per movimentazione terra e regimazione delle acque per un costo complessivo, secondo la relazione presentata, di 4,5 milioni di euro. «Ad oggi - si legge nel documento del commissario all'emergenza frane in Campania - risulta formalizzato il contratto di appalto mentre nessuna somma è stata liquidata»;

l'ingegner Orrico, sarebbe coinvolto nell'inchiesta che riguarda il sottosegretario dei Pdl, Nicola Cosentino per presunti legami con la camorra;
nel gennaio 2006 la frana era a 300 metri dalla strada, ad aprile il fango era già arrivato in prossimità delle corsie, tra il chilometro 42,8 e 43,4; la prima relazione tecnica è del 2007, la firma Francesco Maria Guadagno, un geologo o stimato negli ambienti scientifici. «Attenti dice - la frana è destinata ad arrivare alla ferrovia e al Cervaro. Dovete agire con rapidità, occorrono interventi drenanti nella parte alta della frana»: appello inascoltato;
il 5 agosto 2009, dopo oltre tre anni dalle prime avvisaglie dei problema, è finalmente pronto il progetto esecutivo realizzato da Leonardo Cascini, docente a Salerno, alla struttura commissariale Orrico ha nel frattempo sostituito Palmieri. È Orrico quindi a predisporre gli atti della gara per impegnare i 2,6 milioni di euro: il progetto prevede opere idrauliche di regimazione delle acque di ruscellamento superficiali e di controllo dell'invaso alla sommità dei sistema franoso, la risagomatura del tratto terminale dei corpo frana e la rimozione del fango del piede frana;
il procedimento di gara è tormentato: alla fine la spunta un'associazione temporanea l'imprese, che fa capo alla famiglia Pancione Egidio, la Botta Eurocostruzioni di San Martino Valle Caudina, in provincia di Benevento, anche se il contratto non è stato sottoscritto e non ci sono stati pagamenti; la relazione presentata allora, comunque, parla di «gestione efficace» fino al 21 gennaio 2010, giorno in cui si registra un crollo nella parete orientale dei vallone Fiego, nel quale la frana si è sviluppata, con la demolizione delle opere idrauliche e dei pozzetti;
la frana, da questa data, accelera il suo percorso fino ad arrivare rapidamente alla ferrovia, si lavora quindi in una sorta di regime provvisorio e con una contabilità aperta. De Biase sostiene che è suo dovere «farsi carico della continuità amministrativa», anche quindi della gestione Orrico, e che però vuole vederci chiaro prima di decidere la spesa;
nel tempo, quindi, si è venuta a formare una stratificazione di gestioni e di fasi operative che non sarà facile sbrogliare e razionalizzare: adesso parte un'altra gestione, quella di Guido Bertolaso che ha voluto con sé il Genio militare e per il momento si sta lavorando a un nuovo progetto esecutivo, poi si dovrà decidere la modalità di assegnazione dei lavori;
da quasi due mesi l'Italia è spaccata in due: la frana, dopo aver occupato la strada statale ha invaso anche i binari della ferrovia impedendo così il passaggio dei treni e chi, da Bari o da Lecce deve raggiungere Roma, è costretto a scendere dal treno, salire su autobus sostitutivi, poi rimettersi in treno e perdere così due ore in più rispetto al tragitto originale;
i disagi colpiscono ogni giorno decine di migliaia di passeggeri, ma soltanto da pochi giorni e a più di un mese dalla chiusura dei tratto ferroviario determinatosi dall'avanzamento della frana, il Governo ha dichiarato lo stato di crisi e, come già indicato, il capo della protezione civile Guido Bertolaso ha deciso di occuparsi direttamente della situazione assicurando che nel giro di un mese e mezzo al massimo la situazione tornerà com'era, nonostante i tecnici sul campo siano convinti che prima dell'estate non sarà possibile fare nulla;
attualmente, però, ciò che maggiormente comincia a rendere la situazione ancora più critica, è il sospetto, che qualcuno abbia avuto interesse a lasciare la frana così com'era: la magistratura competente avrebbe avviato un'inchiesta sui diversi appalti che sono stati concessi nel tempo e sui lavori mai portati a termine, ipotizzando che qualcuno sia riuscito ad intascare denaro e a lucrare sul grande business dell'emergenza -:
se il Ministro non intenda svolgere, fatte salve le competenze della magistratura un'attenta verifica amministrativa

atta ad accertare eventuali irregolarità nell'esecuzione dei lavori fino ad oggi svolti e a rimuovere, così, ogni ombra sui futuri interventi da realizzarsi.
(5-02793)

Interrogazioni a risposta scritta:

GENOVESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono noti i fatti calamitosi che nell'ottobre del 2009 hanno avuto riguardo territorio del comune di Messina (Giampilieri Marina e Superiore, Altolia, Molino, Santa Margherita), e dei comuni di Guidomandri e Scaletta;
a seguito di tali accadimenti, con ordinanza 3825/09 - che qui si richiama con ordinanza 3815/2009 - del Presidente del Consiglio dei Ministri, all'articolo 2, comma 4, viene previsto: in ragione del grave disagio socio economico derivante dagli eventi alluvionali che hanno colpito i soggetti residenti nei comuni indicati all'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri n. 3815 del 10 ottobre 2009, detti eventi costituiscono causa di forza maggiore a tutti gli effetti contrattuali, in relazione alla possibilità di rinegoziazione dei mutui contratti dalla popolazione con gli istituti di credito e bancari attesi di gravi ed imprevedibili eventi di forza maggiore verificatisi nella medesima provincia. In ogni caso rimangono sospese fino al 31 maggio 2010 le rate in scadenza entro la predetta data. Nonostante tale chiara previsione, pure, i comitati delle popolazioni alluvionate hanno portato a conoscenza dell'interrogante il mancato rispetto della medesima da parte di alcuni istituti bancari che hanno continuato a chiedere la corresponsione dei ratei di mutuo a soggetti destinatari dell'usbergo qui richiamato, in virtù della loro residenza presso le zone considerate dall'articolo 1, comma 2, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3815 del 2009;
anche da parte dei soggetti somministratori di pubblici servizi (forniture d'energia elettrica e servizio di telefonia) vengono inviate all'indirizzo corrispondente a case non più esistenti e/o disabitate, a seguito dei noti fatti del l'ottobre 2009, richieste di pagamento per supposte erogazioni non fruibili dagli intestatari dei relativi contratti;
all'articolo 3 della citata ordinanza 3825/2009 viene prevista: la contribuzione fino al 70 per cento e nel limite massimo di 30mila euro per ciascuna unità abitativa distrutta o danneggiata dagli eventi calamitosi di cui alla presente ordinanza. La previsione appare conclusiva del sostegno governativo quanto alle unità immobiliari insistenti nel comprensorio alluvionato, risolvendosi in una misura economica di portata del tutto insufficiente nel caso di abitazione totalmente o gravemente danneggiata;
i comitati delle popolazioni alluvionate chiedono di conoscere con estrema chiarezza se il contributo previsto dall'articolo 3 è tutto quello che il Governo intenda prevedere in loro aiuto per la ricostruzione e/o il ripristino delle loro dimore laddove gli interventi ricostruttivi e/o di ristrutturazione importino una spesa di rango certamente superiore;
all'articolo 6 della citata ordinanza 3825/2009 viene previsto: al comma 1 nei confronti dei contribuenti che, alla data del 1o ottobre 2009, avevano il domicilio fiscale o la sede operativa nei territori dei comuni e nelle frazioni di comune di cui all'articolo 1, comma 2, della ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3812 del 10 ottobre 2009, sono sospesi dal 2 novembre 2009 al 31 maggio 2010 i termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari scadenti nel medesimo periodo. Non si fa luogo al rimborso di quanto già versato. Al comma 3 la ripresa della riscossione dei tributi non versati per effetto della sospensione disposta ai sensi del comma 1, avviene, senza l'applicazione di sanzioni ed interessi;
i comitati delle popolazioni alluvionate appurano che l'Agenzia delle Entrate

provvederà alla riscossione dei tributi così sospesi con la maggiorazione per interessi, contrariamente a quanto stabilito con l'ordinanza in commento: gli stessi hanno fondata ragione di chiedere l'intervento chiarificatore del Governo che diriga l'azione di riscossione da parte dell'agenzia delle Entrate senza applicazione i sanzioni ed interessi, venendo meno in contrario, la ratio stessa della sospensione;
si sono di recente lette sulla stampa dichiarazioni riconducibili ad esponenti del Governo in base alle quali, con lo spirare dei termini previsti nell'ordinanza 3825/2009 (in dodici mesi), cesseranno anche le misure economiche in soccorso alle popolazioni alluvionate residenti in territorio della città di Messina;
tali dichiarazioni configgono con le rassicurazioni cui si è diffuso il Governo, a seguito della bocciatura dell'emendamento alla finanziaria 2009 proposto per lo stanziamento di euro 300 milioni, circa il sostegno che non sarebbe mancato a Messina e alla sua Provincia.
l'interrogante ha notizie di stanziamenti governativi previsti per il comune di San Fratello e non un cenno per il comune di Caronia (entrambi, fascia nebroidea della provincia di Messina). Pure, entrambi tali centri sono stati coinvolti dagli importanti eventi franosi, con evacuazione della popolazione ed infiniti disagi e seguente dichiarazione dello stato i emergenza (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 febbraio 2010 Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2010 per gli eventi dall'11 al 17 febbraio);
la comunità di San Fratello chiede la ragione della mancata sottoscrizione da parte del Governo della ordinanza che assegni di fondi per la ricostruzione del plesso residenziale danneggiato dagli smottamenti che hanno trascinato il versante est del paese per circa un chilometro e mezzo. Da un ultimo censimento della Protezione civile, sono circa 200 le abitazioni colpite e circa 1.300 le persone rimaste ad oggi senza casa;
la popolazione di Caronia ha ripetutamente chiesto l'estensione dello stato di emergenza anche per i dissesti idrogeologici che hanno interessato il comprensorio dei Nebrodi prima e dopo il periodo 11/17 febbraio 2010 e dunque chiede che il Governo voglia provvedere per l'attuazione degli interventi di emergenza anche nel comunedi Caronia a mezzo di ordinanze in deroga, come previsto dall'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 -:
se e quali misure economiche il Governo intenda attuare a seguito dello spirare dei dodici mesi previsti nell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3825/2009 a favore di Messina, della sua provincia e della popolazione, coinvolta dagli accadimenti dell'ottobre 2009;
se e quali chiarimenti ed iniziative il Governo intenda promuovere nei confronti dell'Agenzia delle entrate per la ripresa della riscossione dei tributi, riscossione sospesa a mente dell'articolo 6 ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3825/2009 affinché la medesima previsione, che esclude la domanda per sanzioni ed interessi sui tributi a riscuotere dopo la sospensione, sia esattamente ed in tale senso recepita dall'ente;
se e quali interventi il Governo intenda promuovere nei riguardi degli istituti di credito che non abbiano avuto rispetto della sospensione dei ratei di mutuo, come da previsione ex articolo 2 comma 4, ordinanza richiamata;
se e quali interventi il Governo intenda promuovere nei riguardi degli enti erogatori di servizi pubblici quanto all'invio delle richieste di pagamento per servizi né erogati né fruiti;
se e quali chiarimenti il Governo intenda dare riguardo al contributo fino a un massimo di euro 30mila, ovvero se la previsione dell'articolo 3 ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3825/2009 sia suscettibile di essere perfezionata attraverso la logica riconsiderazione delle necessità di spesa prevedibili per la riedificazione

di dimora distrutta e per la ristrutturazione di dimora gravemente danneggiata e dunque, attraverso la previsione di misura economica ad hoc per tali casi;
se e quali misure il Governo intenda attuare a favore delle popolazioni e dei centri di San Fratello e Caronia;
se e quando intenda prevedere ed assegnare le somme preannunciate da vari componenti del Governo per l'assistenza alle popolazioni, la ricostruzione degli edifici e la messa in sicurezza del territorio.
(4-06853)

SBAI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
sull'emergenza sovraffollamento delle carceri si è già dibattuto in Parlamento tanto che la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale delle carceri a partire dal 13 gennaio fino al 31 dicembre 2010, nasce con riferimento alla legge n. 225 del 24 febbraio 1992, sulla protezione civile, che consente di dichiarare lo stato di emergenza nazionale in presenza di situazioni che non siano esclusivamente riferite a calamità naturali ma che si estende a situazioni emergenziali che determinino allarme nazionale;
il Governo sta intervenendo efficacemente, come prima cosa ha nominato il dottor Franco Ionta, capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, commissario delegato dotato di tutti i poteri, anche straordinari, per affrontare il problema calamitoso di rilevanza nazionale, in deroga alle procedure ordinarie;
sono quattro i «pilastri» su cui poggia il «Piano carceri» varato dal Consiglio dei ministri con il quale il Governo intende risolvere i problemi di sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani. «Nella notte del 13 gennaio 2010 nelle carceri italiane hanno dormito 64.670 persone: una cifra record» ha dichiarato il presidente Berlusconi ed ha sottolineato che uno «Stato civile deve togliere la libertà a chi ha commesso un reato ed è stato giudicato colpevole» ma «non può anche togliere la dignità e attentare alla salute di queste persone con situazioni igieniche che potrebbero compromettere la salute». Il sovraffollamento delle nostre carceri - che presenta un saldo attivo di circa 700 persone al mese - è tale che può essere affrontato solo con gli strumenti previsti in caso di emergenza;
detti pilastri comprendono la realizzazione straordinaria di nuove strutture di edilizia penitenziaria, l'introduzione di misure deflattive che riguardano la possibilità di scontare con i «domiciliari» l'ultimo anno di pena residua ad eccezione di coloro che sono stati condannati per reati gravi e, dall'altro, la «messa alla prova» delle persone imputabili per reati fino a tre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi, con conseguente sospensione del processo, già all'esame della Commissione giustizia nonché l'implementazione dell'organico di polizia penitenziaria;
infatti, si prevede l'assunzione di 2000 nuovi agenti al fine di gestire, in termini di dignità del lavoro e di dignità della detenzione, la popolazione detenuta che, ad oggi, ammonta a circa 64.800 unità come riportato dai dati del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sulla situazione della popolazione detenuta all'interno degli istituti penitenziari alla data di oggi, oltre al turn over determinato dai posti resisi vacanti dal personale posto in quiescenza, con stime secondo cui nei prossimi tre anni si potrebbe prospettare l'assunzione di ulteriori 1.800 unità di Polizia penitenziaria;
per quanto riguarda il piano di reclutamento del personale, si rileva che nel 2006 (Gazzetta Ufficiale 4a Serie Speciale concorsi ed esami n. 43 del 9 giugno 2006) è stato bandito il concorso pubblico per esami a complessivi 133 di vice commissario in prova del Corpo di polizia penitenziaria

che, dopo una lunga e rigorosa selezione, è giunto a conclusione, con il conseguimento dell'idoneità da parte di circa 300 giovani laureati, di cui 200 donne e di cui solo i primi 142 sono stati dichiarati vincitori, atteso che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - DAP, al fine di colmare la carenza di organico, ha provveduto ad ampliare la graduatoria, oltre ai 133 posti previsti, di sole 9 unità, tanto che il concorso per la vigenza della graduatoria, si è concluso nell'agosto del 2009, con l'assunzione di 150 unità che hanno già iniziato a frequentare il corso annuale dal mese di febbraio 2010;
i 140 circa idonei nella graduatoria sono rimasti esclusi e sono tuttora in attesa di assunzione, come confermato dai dirigenti DAP, che ne hanno dichiarato l'esigenza e la volontà e riconosciuto la necessità di reclutare maggiore personale dirigenziale;
l'inadeguatezza dell'ampliamento della graduatoria previsto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, risulta evidente, se si considerano le gravissime disfunzioni del sistema carcerario italiano, le condizioni di oggettivo pericolo cui sono sottoposti quotidianamente gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in misura inferiore al fabbisogno richiesto dalle esigenze ed il problema del sovraffollamento delle carceri, dichiarato emergenziale, anche se è in discussione presso la II Commissione giustizia della Camera dei deputati il predetto provvedimento del Ministro Alfano, che realizza un efficace intervento di razionalizzazione in ordine ai temi della esecuzione della pena di minima entità e dello svolgimento di processi per reati di minore gravità, introducendo misure al fine di decongestionare rispettivamente il sovraffollamento delle carceri e l'amministrazione della giustizia, inserendo nell'ordinamento delle misure finalmente non occasionali ma stabili;
in riferimento alle prospettate assunzioni straordinarie di personale, si potrebbero velocizzare le procedure di reclutamento attingendo dalle graduatorie degli idonei vincitori dei concorsi già pubblicati ed indetti tra cui, prioritariamente, i predetti 140 idonei vice commissari in prova del concorso del 2006;
allo scopo di sollecitare l'assunzione di tutti gli idonei presenti nella graduatoria del concorso per vice commissario del Corpo di polizia penitenziaria, è stato costituito il Comitato idonei vice commissari, il quale si richiama alla politica governativa portata avanti dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, relativa allo sfruttamento delle graduatorie già esistenti nella pubblica amministrazione, scongiurando il dispendio di risorse economiche che potrebbe derivare dall'espletamento di un nuovo iter concorsuale e tenendo in primaria considerazione il dover sopperire il prima possibile alla grave criticità del sovraffollamento delle carceri ed alla inadeguatezza numerica del personale, che dovrebbe essere qualitativamente arricchito di dotazione di rango direttivo nel ruolo di commissari (reclutando appunto gli idonei a vice-commissario) oltre che di agenti;
l'esigenza di assumere i 140 idonei nella graduatoria, oltre a sopperire con rapidità al reclutamento di forze lavoro di qualifica direttiva per fronteggiare l'emergenza carceraria, con scorrimento della graduatoria e conseguente assunzione nel ruolo direttivo, sta anche nella considerazione del passaggio a commissario capo degli attuali commissari in servizio, che avverrà nel 2011 e che perciò renderà vacante l'attuale pianta organica di più di cento unità nella qualifica di vice-commissario, nonché del progetto di riallineamento della carriera del ruolo direttivo del Corpo di polizia penitenziaria che, una volta realizzato, porterà ad ulteriori carenze organiche -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare nell'ambito delle iniziative di straordinario reclutamento di organico nel Corpo di polizia penitenziaria per sopperire alla situazione emergenziale carceraria

di cui alle premesse e se non ritengano di dover, a tal fine, con scorrimento di graduatoria, assumere prioritariamente il personale previsto dalle graduatorie di idonei già esistenti e, in particolare di assumere i 140 idonei a vice commissario in prova di polizia penitenziaria di cui al concorso bandito nel 2006, disponibili dallo scorso mese di agosto.
(4-06856)

BORGHESI e DONADI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al largo di Porto Levante del comune di Porto Viro (RO) si intende costruire un terminal off Shore - opera di rilevanza nazionale;
recentemente è stato firmato il protocollo di coordinamento tra i porti dell'Alto Adriatico, aprendo in questo modo nuovi orizzonti logistici, ovvero di sviluppo e di nuova occupazione;
non può essere ignorata la direttiva europea 884/2004/CE istitutiva delle «autostrade del mare»;
va ottemperata la direttiva (2007/60/CE del 23 ottobre 2007 - GUUE L 288 del 6 novembre 2007) provvedimento che si applica a tutti i tipi di alluvioni, sia che interessino fiumi e laghi sia che si verifichino in aree urbane o nelle zone costiere;
la regione Veneto è attualmente sotto procedura di infrazione per non aver rispettato la direttiva dell'Unione europea 1999/30, con la quale le regioni devono non solo individuare le zone dove gli inquinanti aerei (PM10) superano la soglia di rischio per la salute umana, ma anche fare i piani per combattere il pericolo;
è tuttora vigente la legge nazionale n. 16 del 2000 che ratifica un accordo internazionale sulle vie d'acqua, (siglato dal Governo italiano a Ginevra il 19 gennaio 1996) il quale include e classifica con la sigla E 91-03 l'idrovia «Padova-Venezia»;
esiste un alto rischio idraulico, a cui sono soggetti tutti i comuni della riviera del Brenta, come del resto espresso nella missiva - prot. n. DPC/PREN 74398 del 19 novembre 2008 - indirizzata dal sottosegretario Guido Bertolaso al presidente dell'associazione «Salvaguardia idraulica del territorio padovano e veneziano» dottor C. Crotti;
costruendo un canale invece di una strada qualcuno incasserebbe i relativi diritti di emissione della CO2, così come previsti nel protocollo di Kyoto e trattati alla borsa gestita dall'ONU;
va considerato che:
a) sul tracciato a suo tempo espropriato per far luogo al canale idroviario non esiste lo spazio fisico per realizzare assieme le due opere, senza dover procedere a nuovi espropri con costi e tempi indefinibili, ovvero solo una potrà essere costruita;
b) che il progetto dell'autostrada «camionabile» pone serie questioni di sicurezza idraulica, là dove l'idrovia incrocia il canale Novissimo. Basti pensare al previsto sversamento di 2/3 dell'acqua trasportata dall'idrovia - 250 metri cubi al secondo - sul canale Novissimo, che invece ha una portata di soli di 90 metri cubi al secondo;
c) il pedaggio, sempre da quanto si legge nel project financing della «camionabile», sarà inferiore del 40 per cento a quello pagato sull'attuale A4 tra Padova e Venezia. Questo sconto diventerà un potente attrattore di traffico pesante, con tutti gli aspetti negativi che i camion dei Paesi dell'Est producono, ben noti per i loro altissimi livelli di inquinamento;
d) a detta dello stesso project financing il traffico della «camionabile» non giustifica da solo l'investimento e nemmeno un concessione autostradale polidecennale, ma che lo sarebbe solo qualora fossero realizzate anche la Nuova Padova-Brescia e la Nuova Romea: la

«camionabile» è dunque dipendente dalla realizzazione di altre opere, ancora in divenire -:
quali iniziative intenda assumere il Governo in merito all'idrovia, «Padova-Venezia», nella sua nuova accezione di collegamento fluvio-marittimo diretto tra la città patavina, l'Adriatico e i canali padani, ovvero se in sede CIPE la Presidenza del Consiglio sosterrà le ragioni di chi, nonostante le suddette premesse e considerazioni, ha chiesto che l'autostrada detta «camionabile» venga inserita nelle opere in legge obiettivo;
se il Governo abbia presenti i riflessi:
a) politici, per un disastro eco-ambientale possibili, qualora non si provvedesse al completamento del canale idroviario dimensionandolo a una portata di almeno 400 metri cubi al secondo;
b) economici, della mancata realizzazione di un grande spazio retroportuale dello scalo veneziano, come invece accadrebbe se si aprisse un traffico di battelli fluvio-marittimi sull'idrovia, fino a Padova;
c) sociali, attraverso la realizzazione di un modello di sviluppo fondato sulla logistica integrata, potenzialmente molto competitiva e conveniente per il sistema d'impresa nordestino;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per il tramite dei suoi uffici di valutazioni ambientali, sia a conoscenza di possibili dissesti idrogeologici che potrebbero determinare l'allagamento di strade, fabbriche, e campi;
se non si intenda intervenire alla luce di quanto prospettato.
(4-06860)

BITONCI e STUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 1o agosto 2005 - «Riassetto Scuole di specializzazione di area sanitaria» - autorizza l'accesso concorsuale sia ai medici sia ai «non medici» nelle scuole di specializzazione appartenenti alla «sotto area servizi clinici diagnostici e terapeutici» e alla «sotto area servizi clinici organizzativi e della sanità pubblica», afferenti alle «classi delle specializzazioni di area servizi clinici»;
il decreto ministeriale 27 gennaio 2006 - «Riassetto delle Scuole di specializzazione di area veterinaria» - autorizza l'accesso concorsuale ai veterinari;
il decreto ministeriale 24 luglio 2006 - «Riassetto delle scuole di specializzazione di area psicologica» - autorizza l'accesso concorsuale agli psicologi;
il Servizio sanitario nazionale (SSN) richiede obbligatoriamente alle suddette figure, per poter lavorare nella sanità pubblica, il titolo di specialista, che si ottiene frequentando le scuole di formazione post lauream previste dal nostro sistema universitario;
gli specialisti ambulatoriali e le altre professionalità sanitarie ambulatoriali (biologi, chimici e psicologi) sono riconosciuti, in base all'accordo collettivo nazionale, come «parte attiva e qualificante del Servizio sanitario nazionale, integrandosi nell'assistenza primaria attraverso il coordinamento con le altre categorie di erogatori ammesse ad operare sul territorio e nel distretto e presso le strutture accreditate ospedaliere ed extraospedaliere per l'espletamento, secondo modalità di accesso ed erogative uniformi, di tutti gli interventi volti alla prevenzione, alla diagnostica di laboratorio, alla diagnosi, alla cura e alla riabilitazione, nel rispetto delle relative competenze professionali»;
i laureati «non medici» seguono il medesimo iter formativo, sottostanno alle medesime regole di accesso, pagano le tasse, e diventano infine dottori specialisti, come i colleghi laureati in medicina e chirurgia;
esiste una discriminazione tra gli specializzandi medici e quelli «non medici»: i primi, infatti, hanno diritto ad un contratto di formazione per tutta la durata

del corso, uno stipendio mensile, alla copertura previdenziale, alla maternità e a tutti i diritti che spettano ad un qualunque lavoratore, mentre i secondi non beneficiano di nessuna di queste cose;
questa situazione discrimina, violando tra l'altro il principio di eguaglianza, gli specializzandi «non medici» che non si vedono riconoscere i propri diritti professionali e la cui professione viene sminuita rispetto a quella dei colleghi medici;
il diritto alla formazione deve essere garantito a chiunque acceda a un percorso di specializzazione;
si ritiene che la questione debba essere affrontata e risolta nel più breve tempo possibile e che venga, quindi, riconosciuta pari dignità alle due categorie sopra elencate -:
se il Governo intenda adottare provvedimenti per eliminare questa «discriminazione» e garantendo così ai laureati «non medici» gli stessi diritti di cui godono i laureati medici.
(4-06864)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 30 marzo 2010 una porzione di parte del soffitto della Domus Aurea, l'edificio voluto a Nerone dopo il 64 dopo Cristo è crollata;
la Domus Aurea è chiusa dalla fine del 2005 per «lavori di consolidamento» e che, in base all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 agosto 2006 n. 3541 «Disposizioni urgenti per la messa in sicurezza della Domus Aurea», è oggetto di un Commissariamento reiterato ormai da 4 anni;
da notizie di stampa gli interpellanti hanno appreso che la Confederazione italiana Archeologi avrebbe denunciato che, malgrado il complesso fosse ancora chiuso per ragioni di sicurezza, presso le strutture della Domus Aurea, compreso lo stesso ambiente crollato, operavano archeologi impegnati nello studio dei materiali del cantiere e studenti dell'università La Sapienza, presumibilmente impegnati in attività di tirocinio formativo. In particolare la Confederazione ha denunciato la precarietà delle condizioni di sicurezza del lavoro nell'area del cantiere che metterebbero a rischio la vita dei lavoratori operanti in quel contesto -:
quali siano, nel complesso della Domus Aurea, le aree di competenza della Soprintendenza di Stato (Soprintendenza Speciale per i beni archeologici di Roma) e della Sovraintendenza comunale e le specifiche responsabilità nella zona crollata;
quali siano gli obiettivi raggiunti, lo stato di avanzamento dei lavori di consolidamento e restauro e le effettive ragioni di opportunità del mantenimento della struttura commissariale operante presso la Domus Aurea;
se il Governo ritenga che all'interno del cantiere della Domus Aurea siano state rispettate pienamente tutte le disposizioni concernenti la normativa sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro che valgono per tutto il personale operante nei cantieri, inclusi gli studenti impegnati in campagne archeologiche a fini formativi;
se, viceversa, quanto denunciato dalla Confederazione italiana archeologi corrisponda al vero e, nonostante la chiusura del cantiere, vi siano stati al momento del crollo rischi per le persone operanti a vario titolo in quell'area.
(2-00684)
«Madia, Damiano, Ghizzoni, Bressa, Coscia».

Interrogazione a risposta scritta:

BRAGANTINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione del comune di Montecchia di Crosara (Verona), avrebbe intenzione di spostare il Monumento ai caduti, collocato nella piazza centrale del predetto comune il 24 settembre 1922;
l'amministrazione comunale non terrebbe conto delle numerosissime adesioni dei cittadini che si opporrebbero alla rimozione del Monumento ai caduti, collocato in maniera strategica in una piazza di notevole importanza storica e commerciale (mercato delle ciliegie, della frutta in genere, del bestiame, e altro);
la realizzazione del monumento è stata fortemente voluta dalla popolazione, dalle autorità ecclesiastiche e civili del tempo a ricordo e memoria dei caduti nella prima guerra mondiale;
la mancata individuazione della nuova area adatta al posizionamento del predetto monumento avrebbe bloccato da circa un anno gli attuali lavori di ripristino e arredo urbano di piazza Frutti, con notevoli ripercussioni negative sulle attività commerciali e sulla viabilità;
l'intenzione di spostare il monumento rischia di sminuirne il valore affettivo, storico e culturale in quanto non esiste posizione più appropriata e dignitosa di quella attuale;
l'ipotesi di spostare il monumento in piazza Umberto I comporterebbe successivi aggravi economici da sommare alle notevoli spese appena sostenute per le opere urbane di recentissima realizzazione;
qualora nelle città d'arte si adottasse il criterio del «fare, disfare, spostare, rifare, eliminare, nascondere...», probabilmente non avremmo più monumenti, reperti, testimonianze storiche da tramandare;
il Monumento ai caduti possiede il requisito della vetustà, e, conseguentemente assoggettato al regime proprio del patrimonio demaniale culturale e, quindi sottoposto a particolare tutela -:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per tutelare il monumento in questione e per continuare a rendere pienamente fruibile un bene storico-artistico che è ormai diventato simbolo e patrimonio culturale della comunità locale, favorendone il mantenimento nello spazio in cui è posizionato, al fine di rendere più accogliente la sosta dei visitatori.
(4-06868)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di base della rappresentanza del comando legione carabinieri Lazio, con la delibera n. 328, allegata al verbale n. 215 del 22 marzo 2010, avente ad oggetto «Cartellini foto segnaletici mod. 267 e 266», ha evidenziato che presso i gabinetti foto segnaletici della capitale, compagnie e nucleo investigativo compresi, mancano i cartellini foto dattiloscopici e che tale mancanza crea un notevole disagio agli operatori con negative ricadute per 1'amministrazione -:
se il Ministro sia a conoscenza del contenuto della delibera indicata in premessa e quali immediate azioni intenda assumere per assicurare il regolare svolgimento del servizio in argomento.
(4-06849)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con un proprio atto, il Ministro interrogato, in data 7 aprile 2009 ha decretato l'accoglimento dell'istanza di assenso ex articolo 8, comma 3, della legge 11 luglio 1978, n. 382, all'associazione denominata «Podgora» prodotta in data 1o marzo 2007, rendendo comunque noto che «il presente nulla osta, concesso in quanto - allo stato - non si ravvisano finalità comunque incompatibili con l'assetto della Difesa e delle Forze Armate, sarà revocato in caso di mutamento, anche solo in concreto, di tali condizioni ...»;
in merito a tale sodalizio, nella pubblicazione «Coir Podgora News n. 025 - gennaio, febbraio, marzo 2010 la voce del Coir Podgora - Consiglio intermedio di rappresentanza CC interregionale Podgora» a pagina 2, è pubblicato un articolo «Rubrica dedicata ai temi e le curiosità d'interesse per l'informazione ai Carabinieri» in cui sono riportate le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo dove è possibile leggere: «È con immenso piacere e onore che posso asserire che la nostra associazione è legalmente autorizzata con Decreto del Ministro della Difesa e, permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ovviamente se carabinieri in servizio. ... Abbiamo pensato a costruire la Podgora, una associazione con obiettivi alternativi alla rappresentanza dove poter agire liberamente ... il potere di acquisto dei nostri stipendi non è più sufficientemente idoneo per supportare derivati quali mutui, prestiti, tasse e, cosa ancor più grave, non sappiamo a chi affidare le nostre domande per trovare una soluzione ... ovviamente prevede diversi passaggi ed il primo lo dobbiamo raggiungere con il miglioramento del potere di acquisto delle nostre buste paga, attraverso la diminuzione del costo della vita con interventi mirati nei settori che più ci penalizzano (alimentare, comunicazione, finanziario, energetico) e poi con la creazione di una cooperativa di servizi che, attraverso una banca dati, possa rispondere in tempo reale alle richieste di lavoro che riusciamo a costruire con le nostre iniziative.»;
dalla lettura del citato articolo è, inoltre, possibile apprendere che detta Associazione ha stipulato, o sono in via di definizione, anche numerosi «accordi commerciali» con importanti aziende italiane;
l'istituto della Rappresentanza militare tra le sue competenze annovera anche la possibilità di proporre alle autorità sovraordinate la stipula di convenzioni economiche a vantaggio del personale rappresentato, con attività e/o esercizi commerciali o professionali;
il Ministro interrogato, nel fornire risposta all'interrogazione n. 4-05722, ha affermato che «non si dispone, invece, del numero complessivo degli associati.» e tale affermazione sembrerebbe essere smentita proprio dal brigadiere Antonio Tarallo nel momento in cui afferma che «... permette tra l'altro il pagamento con trattenuta direttamente sullo statino paga, ...» -:
se il Ministro sia a conoscenza del contenuto dell'articolo citato e se, alla luce di quanto in esso contenuto, non ritenga che le dichiarazioni del brigadiere Antonio Tarallo, rese nella sua qualità di socio fondatore dell'Associazione Carabinieri in servizio Podgora, evidenzino un radicale mutamento delle finalità per le quali è stato, al tempo, decretato l'assenso alla costituzione del sodalizio che, per quanto in premessa, appare porsi in competizione con l'istituto della Rappresentanza militare;
quanti siano i militari in servizio che, avendo aderito all'associazione Podgora, pagano la relativa quota associativa a mezzo di trattenute praticate sullo stipendio mensile;
quali immediate iniziative intenda assumere per chiarire i contorni di una vicenda, quella relativa all'Associazione

Carabinieri in servizio «Podgora», in cui innegabilmente, con il passare del tempo, stanno emergendo aspetti e fatti che meriterebbero un attento ripensamento delle posizioni e delle scelte operate dal Ministro interrogato.
(4-06851)

PATARINO, ANTONIO PEPE, SBAI, CONSOLO, CASTELLANI, DI VIRGILIO, RAISI e NOLA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la città di Taranto è da sempre una gloriosa capitale della Marina italiana, per la cui presenza in passato ha pagato un costo altissimo di vite umane, ma ha registrato anche fondamentali ritorni per l'economia cittadina;
tali ritorni si sono già fortemente ridotti per il combinato disposto della crisi dell'Arsenale e dell'eliminazione della leva obbligatoria;
contestualmente la città subiva le conseguenze di un pur discutibile «dissesto» dell'amministrazione comunale e delle difficoltà di mercato dell'ILVA, alla cui causa peraltro paga prezzi molto pesanti in termini di sicurezza ambientale;
le organizzazioni locali dei commercianti hanno lanciato un disperato allarme sul rischio che anche le visite mediche della Marina militare siano dirottate altrove, con ulteriore perdita di circa 18 mila presenze annue per tre giorni, che per alberghi, ristoranti ed esercizi commerciali, già in grave sofferenza, rappresentano un vero e proprio colpo mortale -:
se non ritenga, in caso tali allarmanti notizie dovessero essere motivate da ipotesi non prive di un certo fondamento, di intervenire con le più opportune e urgenti iniziative, perché un così grave pericolo venga prontamente scongiurato, al fine di salvaguardare, per una città che vive anche e soprattutto di Marina militare, quanto meno l'indotto derivante da tali visite mediche.
(4-06862)

ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che.
con la legge n. 86 del 2001 all'articolo 3 comma 1, si stabiliva che «il personale dell'esercito, della Marina e dell'Aeronautica impegnato in esercitazioni od in operazioni militari caratterizzate da particolari condizioni di impiego prolungato e continuativo oltre il normale orario di lavoro, non è assoggettato, durante i predetti periodi di impiego, alle vigenti disposizioni in materia di orario di lavoro ed ai connessi istituti a condizione che le predette attività si protraggono senza soluzione di continuità per almeno quarantotto ore». Il successivo comma 4 di evidente garanzia cita: «il personale può essere impegnato nelle attività di cui al comma 1 fino ad un massimo di 120 giorni l'anno e per non più di 12 ore giornaliere, salvo il verificarsi di comprovate ed inderogabili esigenze di carattere operativo. Durante lo svolgimento delle predette attività devono essere garantiti al personale il recupero delle energie psicofisiche e comunque la fruizione di adeguati turni di riposo». In considerazione di quanto citato, il successivo comma 4 prevedeva che, con le successive procedure di concertazione, si sarebbe provveduto ad istituire una «indennità sostitutiva del compenso per lavoro straordinario e del recupero compensativo»;
con il decreto del Presidente della Repubblica n. 163 del 2002, («Recepimento dello schema di concertazione per le Forze Armate relativo al quadriennio normativo 2002-2005»), all'articolo 9, comma 6, veniva istituita «l'indennità sostitutiva del compenso per lavoro straordinario e del recupero compensativo» denominata compenso forfettario di impiego «da corrispondere in sostituzione agli istituti connessi con l'orario di lavoro»;
con le «Disposizioni applicative sull'orario di servizio e sul compenso per il lavoro straordinario ed 2006» al punto 3, lettera c), si è disposto che nell'arco di una giornata (00,00-23.59) le ore eccedenti l'orario lavorativo in vigore (36 ore settimanali)

danno luogo alle «eccedenze massime di 4.5 ore lavorative per i giorni feriali e 12,00 festivi»;
è ampiamente noto che, l'attività di navigazione su una nave militare è altamente operativa e merita dei riconoscimenti superiori rispetto alla ordinaria attività svolta a terra;
a bordo delle navi si svolgono turni spesso di 4 ore di guardia e 4 di lavoro ordinario, e se le ore non di guardia capitano di notte spesso si svolgono esercitazioni;
con messaggio del 24 marzo 2010 il comandante in capo della squadra navale in attuazione delle disposizioni dello Stato maggiore del 18 febbraio 2010, ordinava ai comandi dipendenti di riconteggiare le ore di attività svolta per la successiva enumerazione in natura con recupero compensativo, a causa di «in capienza dei fondi resi disponibile sul pertinente capitolo» dei CFI;
da organi di stampa si viene a conoscenza di forme di malumore che sono sfociate in forme di protesta come astensione dalle mense;
il CoCeR sez. Marina, ha richiesto un tavolo tecnico urgente per capire i motivi del mancato pagamento, avendo solo delle rassicurazioni dal capo di Stato Maggiore della marina senza sapere eventualmente come, quando e se possano essere pagate le indennità;
lo stesso CoCeR Marina ha chiesto la sospensione delle disposizioni emanate dal comandante in capo della squadra navale in merito ai recuperi compensativi al posto delle indennità;
quali siano le motivazioni che hanno portato alla decisione di non pagare le spettanze forfettarie del personale navigante;
quali siano state le comprovate ed inderogabili esigenze di carattere operativo che hanno portato le unità navali a navigare più dei 120 giorni previsti dalla legge, con la conseguente incapienza dei fondi disponibili;
nell'immediato se sia intenzione del Ministro interrogato trovare una soluzione per riconoscere, almeno forfetariamente (con il CFI), il lavoro svolto dal personale nell'ultimo trimestre 2009;
se non ritenga sia il caso di cambiare le disposizioni dello Stato Maggiore della Marina che prevedono la remunerazione in natura con recupero compensativo nella misura di 4,5 ore per le navigazioni effettuate nei giorni feriali e 12 ore per quelle effettuate nei giorni festivi, in considerazione del fatto che il personale di bordo per turni ed esercitazioni di fatto non può avere le 12 ore di riposo garantito e che comunque non li possono trascorrere fuori la nave; posto che inoltre il compenso forfetario di per sé è in sostituzione dell'orario di lavoro e quindi risulterebbe paradossale «forfettizzare il forfetario»;
se ritenga di escludere il personale navigante dal pagamento del compenso forfetario di impiego, in cambio del giusto riconoscimento di almeno un'ora di straordinario per ogni ora di navigazione effettuata oltre l'orario di servizio, in considerazione dei disagi e della mole di lavoro svolta a bordo senza soluzione di continuità.
(4-06863)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il Ministero dell'economia e delle finanze e la regione Sicilia hanno concluso, ai sensi dell'articolo 77-ter, comma 6, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'accordo sul patto di

stabilità interno per l'anno 2009 volto a definire il livello complessivo delle spese correnti e in conto capitale e dei relativi pagamenti, in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica per il periodo 2009-2011 nel rispetto dei princìpi di autonomia finanziaria statutariamente riconosciuti;
nell'ambito del citato accordo la regione ha inoltre ottenuto che i livelli di spesa fossero incrementati dell'importo di 138 milioni di euro, al fine di compensare eventuali eccedenze al limite dei pagamenti della regione assoggettati al patto di stabilità interno ovvero al fine di coprire l'eventuale superamento da parte di enti locali siciliani degli obiettivi di cui al medesimo patto;
la regione Sicilia, nel suo recente passato, si è contraddistinta in taluni casi per l'assoluta artificiosità delle entrate destinate a finanziare le crescenti spese che ha alimentato, avendo, ad esempio, per più esercizi finanziari previsto in entrata 900 milioni di euro per la valorizzazione dei propri immobili, al solo fine di ottenere un artefatto pareggio di bilancio, non supportato poi da alcuna risorsa finanziaria reale;
ancora più grave appare agli interpellanti, sempre nel quadro del rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità, la vicenda relativa all'istituzione del fondo di quiescenza del personale della regione Sicilia;
infatti l'articolo 15 della legge regionale del 14 maggio 2009, n. 6, aveva disposto l'istituzione, a decorrere dall'esercizio finanziario 2010, del fondo di quiescenza, avente natura giuridica di ente pubblico non economico, per il pagamento del trattamento di quiescenza e dell'indennità di buonuscita del personale regionale e la valorizzazione delle relative contribuzioni;
per costituire il montante contributivo sin qui maturato a garanzia delle pensioni e delle buonuscite del personale regionale in servizio era necessario un importo di 885 milioni di euro, come stimato dal comma 3 della citata disposizione;
posto che le citate somme non erano mai state accantonate il comma 4 dell'articolo 15 a decorrere dall'esercizio finanziario 2010 fissava un limite di impegno quindicennale di 59 milioni di euro, che dunque sin dal bilancio regionale in corso di approvazione la Regione sarebbe tenuta ad accantonare, al fine di evitare che la situazione di sostanziale commistione di entrate fiscali e contributi che hanno tutt'altra natura realizzi un «pareggio di bilancio» basato su dati fallaci;
con l'istituzione del fondo di quiescenza, infatti, il legislatore regionale ha voluto fortemente programmare l'avvio di un percorso virtuoso, accantonando risorse che, altrimenti, sarebbero state assorbite dalla spesa pubblica corrente e destinandole, per il tramite della gestione patrimoniale e finanziaria del fondo ad investimenti con inevitabili ricadute positive sul sistema economico regionale. Ciò rappresenta la migliore garanzia per il pagamento delle pensioni future dei dipendenti regionali;
si registra tuttavia una situazione di stallo amministrativo, ad avviso degli interpellanti assolutamente ingiustificata, da parte del Governo regionale in ordine all'attuazione del fondo di quiescenza e si è avuta addirittura notizia che l'assessore regionale delle autonomie locali e della funzione pubblica, invece di attivare le iniziative normativamente previste per avviare l'immediata operatività del fondo ha proposto al presidente della regione la presentazione in seno alla legge finanziaria regionale un emendamento che differisca l'attivazione del fondo di quiescenza all'esercizio finanziario 2011;
ciò comporta che la regione Sicilia potrebbe iscrivere a bilancio circa 140 milioni di euro (prima quota di ricostituzione del montante contributivo pari a 59 milioni di euro e dall'importo stimato dei contributi da accantonare per l'anno 2010 pari a circa 80 milioni di euro) perseverando

a perpetuare uno stato che la Corte dei conti, in più relazioni, aveva stigmatizzato muovendo rilievi all'operato dell'amministrazione regionale che per anni ha introitato i contributi propri e quelli dei lavoratori alla stregua di entrate fiscali per il pagamento delle spese correnti;
il rinvio dell'attivazione del fondo, pertanto, se realmente posto in essere, rischia di alterare significativamente gli elementi che sono stati posti a fondamento dell'accordo stabilito tra lo Stato e la regione in relazione agli obiettivi di finanza pubblica;
questo episodio, unito a numerosi altri, lascia ritenere che alla lunga la politica perseguita dalla regione Sicilia, tenuto conto delle modalità con le quali viene gestita la spesa corrente e in conto capitale, rischia di incidere fortemente sul patto di stabilità interno -:
se non intenda monitorare l'andamento della vicenda esposta in premessa, adottando ogni iniziativa di competenza al fine di garantire il pieno rispetto del patto di stabilità interno.
(2-00682)
«Pagano, Vincenzo Antonio Fontana, Marinello, Gibiino, Germanà, Torrisi, Garofalo, Palumbo, Versace, Antonino Foti, Barani, Calabria, Chiappori, De Luca, Di Biagio, Tommaso Foti, Ghiglia, Giammanco, Girlanda, Iannarilli, Lainati, Mazzoni, Palmieri, Papa, Petrenga, Pili, Sisto, Speciale, Stasi, Toccafondi, Vella, Vitali, Marsilio, Antonione, Traversa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la tutela delle opere dell'ingegno di carattere creativo, appartenenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro e al cinema è garantita dalla legge speciale 633 del 22 aprile 1941, che riconosce al creatore dell'opera il cosiddetto «diritto d'autore» vale a dire una serie di diritti esclusivi relativi all'utilizzazione economica dell'opera e di diritti morali a tutela della sua personalità;
la citata legge 633 (articoli dal 72 al 101) regola altresì i «diritti connessi», cioè i diritti collegati o affini attribuiti a chi interviene sull'opera stessa, tramite un'attività o con la propria creatività. Tra questi diritti, la legge riconosce quelli del produttore di fonogrammi, degli interpreti e degli esecutori a ricevere un compenso in relazione alle utilizzazioni secondarie del disco rispetto alla sua distribuzione. In particolare, nel caso in cui tale utilizzazione secondaria sia a scopo non di lucro, la legge 633 prevede che il compenso sia declassato a «equo compenso» determinato, riscosso e ripartito secondo le norme di un apposito regolamento (articolo 73-bis, aggiunto dal decreto legislativo 685 del 1994);
ad oggi non è ancora stato emanato il regolamento previsto dall'articolo 73-bis della legge n. 633; pertanto non è vigente alcuna norma in virtù della quale determinare la misura dell'equo compenso dovuto agli artisti interpreti o esecutori e al produttore nel caso in cui l'utilizzazione di una qualsiasi opera sia effettuata a scopo non di lucro;
il predetto vuoto normativo rende di fatto non esercitabile il diritto all'equo compenso nonostante esso sia riconosciuto dal legislatore. Anche le iniziative intraprese dal Consorzio SCF (che rappresenta circa l'80 per cento del repertorio discografico nazionale e internazionale pubblicato in Italia) per ottenere la corresponsione dell'equo compenso da parte di pubblici esercizi e alberghi non possono fondarsi su indicazioni legislative; analogamente gli importi da riscuotere previsti dal Consorzio SCF assumono il carattere di un'iniziativa unilaterale, arbitrariamente,

definiti; altrettanto non esaustive appaiono le iniziative negoziali intraprese dal citato consorzio SCF in accordo con alcune associazioni di categoria del commercio che, in quanto tali, non possono che impegnare esclusivamente gli aderenti a dette associazioni, determinando quindi una potenziale situazione di inopportuna differenziazione di trattamento dei medesimi comportamenti imprenditoriali o un'altrettanto inopportuno incremento del contenzioso giurisdizionale;
l'incertezza giuridica derivante dalla mancata emanazione del regolamento di cui al citato articolo 73-bis, si evince anche dalla risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-02958, laddove si afferma che «in assenza di disposizioni amministrative ad hoc che determinino l'entità dell'equo compenso dovuto ai sensi dell'articolo 73-bis della legge n. 633 del 1941, in mancanza di accordo fra le parti, pare preferibile escludere l'applicazione in via analogica delle disposizioni amministrative di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o settembre 1975 e al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 luglio 1976, proprio perché nel caso di specie il legislatore fa riferimento semplicemente ad un equo compenso»;
al fine di colmare il vuoto normativo in questione, che si protrae da oltre 15 anni, appare auspicabile l'individuazione di una sede di confronto nazionale coordinata dalla SIAE, a cui chiamare a partecipare tutte le associazioni dei beneficiari dei diritti connessi e degli utilizzatori, oltre che il permanente per il diritto d'autore, le cui indicazioni dovrebbero ispirare il regolamento di cui al citato articolo 73-bis -:
quali misure intenda assumere il Ministro per regolamentare la materia dell'equo compenso al fine di eliminare ogni dubbio circa i presupposti applicativi e di stabilire chiaramente il quantum del diritto connesso, per una piena tutela del diritto d'autore e di un utilizzo delle opere fonografiche da parte degli esercenti in certezza di diritto.
(5-02790)
Interrogazioni a risposta scritta:

LAURA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dall'analisi delle relazioni esistenti tra il mondo equestre e la normativa fiscale vigente, in particolare per quanto attiene ai contenuti e agli effetti con specifico riferimento agli operatori sia «istituzionali» sia quelli che tali non sono, emergono dei profili che meriterebbero chiari enti e ulteriori interventi del Ministero;
nel dettaglio, il trattamento fiscale dell'allevamento dei cavalli presenta diversi aspetti in relazione alle finalità economiche nello «sfruttamento economico» del «bene» cavallo;
in relazione alla disciplina fiscale dell'allevamento dei cavalli è quindi, necessario inquadrare il contesto nel quale viene svolta l'attività che può essere finalizzata alle funzioni tipiche dell'agricoltura, ovvero a quelle dell'equitazione o delle corse ippiche o, in ultima analisi all'attività amatoriale;
le diverse opzioni riscontrabili nell'allevamento dei cavalli devono essere, quindi, analizzate in funzione del trattamento fiscale connesso ai settori dell'imposizione diretta, all'IVA e all'IRAP, oltre agli altri eventuali tributi minori connessi;
l'allevamento di cavalli da corsa e da equitazione non rientra nelle attività agricole. L'esercizio dell'attività in questione, infatti, richiede un complesso di specifiche conoscenze tecniche in un campo che esula del tutto da quello propriamente agricolo. Da ciò consegue che il reddito derivante dall'allevamento e conseguente impiego di questi animali non rientra nella configurazione del reddito agrario, quindi è tassabile secondo gli ordinari canoni del reddito d'impresa e le ordinarie modalità IVA;
le provvidenze corrisposte agli allevatori di cavalli di razza dall'UNIRE finalizzate all'incremento ed alla selezione

della produzione ippica, sono stabilite ogni anno dalla stessa UNIRE ed approvate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
dette provvidenze per gli allevatori esercenti attività commerciali costituiscono ricavi ai sensi dell'articolo 5 del decreto-legge n. 417 del 30 dicembre 1991, convertito dalla legge n. 66 del 1992, che ne a definitivamente determinato la natura dirimendo le dispute interpretative che hanno visto protagonisti l'allora Ministero dell'economia e delle finanze e la giurisprudenza di merito e di legittimità;
anche ai fini IVA, l'allevamento di cavalli finalizzato alle corse o all'equitazione sembrerebbe esulare dall'esercizio dell'agricoltura. I relativi proventi non possono, quindi essere disciplinati dal regime speciale previsto dall'articolo 34 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;
per effetto dell'articolo 44 della legge n. 342 del 21 novembre 2000, come modificata dalla legge 24 dicembre 2007 n. 244 (finanziaria per il 2008) sono imponibili all'aliquota ordinaria i premi UNIRE corrisposti a soggetti, proprietari gestori di almeno cinque cavalli da corsa, iscritti entro il mese di dicembre nell'apposito registro tenuto dall'UNIRE, e relativi a manifestazioni organizzate dalla stessa associazione, che controlla i requisiti per l'iscrizione;
risulta che devono trattarsi, in articolare, di cavalli impiegati regolarmente, durante l'anno, in corse di trotto, galoppo e siepone. I soggetti che entro il mese di dicembre sono iscritti nel predetto elenco, acquistano soggettività passiva IVA;
l'iscrizione è, quindi subordinata al possesso di almeno cinque cavalli e alla abitualità nella partecipazione a gare ippiche, requisiti che vengono vagliati dall'UNIRE all'atto dell'iscrizione;
il Ministero dell'economia e delle finanze, con la circolare n. 207 del 16 novembre 2000, ha precisato che gli allevatori iscritti nell'elenco in questione acquisiscono soggettività IVA, e tre gli allevatori e i proprietari che non hanno i requisiti per l'iscrizione all'elenco o che non si iscrivono a detto elenco non possono applicare l'IVA sui premi ricevuti e, di conseguenza, effettuando operazioni non soggette ad IVA, non possono operare la detrazione dell'IVA sugli acquisti sostenuti per l'attività ippica;
dall'entrata in vigore della normativa ultima citata, è emersa la necessità di meglio comprendere la concreta portata applicativa, stante gli effetti, nonché l'esigenza di un intervento chiarificatore sia sul concetto «impiegati regolarmente» sia sulla «abitualità»; concetti che meritano confini più chiari e che non devono essere rimessi ad un vaglio discrezionale;
in tale ambito risulta necessario anche disciplinare la casistica dei «passaggi» di cavalli fra diverse scuderie anche durante l'anno solare, che potrebbero incidere sul requisito normativo sopra ricordato (situazione non disciplinata);
infine, appare utile anche valutare la possibilità di rivedere il limite dei «cinque cavalli», o quanto meno comprendere meglio l'iter che ha determinato la scelta di questo tetto -:
se il Ministro ritenga opportuno precisare, con circolari ad hoc, la corretta applicazione della norma citata, anche in previsione di una nuova disposizione che modifichi il regime applicato per renderlo più consono alle reali caratteristiche del settore in parola.
(4-06848)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
circa 800 persone con età media minore di 35 anni, in gran parte donne del gruppo bancario Delta di Bologna stanno rischiando di perdere il posto di lavoro a causa della situazione in cui versa il Gruppo, a causa della Cassa di Risparmio di S. Marino;

prima del provvedimento di commissariamento, nessun posto di lavoro era in pericolo, così come per nessuna filiale (oltre 100 in Italia) vi era il rischio di chiusura -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire per salvaguardare i posti di lavoro da cui dipende il destino di circa mille famiglie.
(4-06855)

RUBINATO e FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dall'anno d'imposta 2007, e quindi dal 1o gennaio 2008, in base all'articolo 1, comma 143, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il versamento in acconto ed a saldo dell'addizionale comunale all'imposta sul reddito delle persone fisiche è effettuato direttamente ai comuni nei quali i contribuenti hanno il domicilio fiscale alla data del 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale medesima;
per effetto di tale dispositivo previsto dalla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) i comuni nel 2008 hanno incassato il 70 per cento dell'addizionale IRPEF 2007 ed il 30 per cento dell'addizionale 2008 riversata sia dai sostituti d'imposta che dai contribuenti per le imposte proprie;
il comma 191 della citata legge n. 296 ha specificamente previsto che, a decorrere dall'esercizio finanziario 2008, l'incremento del gettito compartecipato, rispetto all'anno 2007, derivante dalla dinamica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, sia ripartito fra i singoli comuni con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, previa intesa in sede di conferenza Stato-città ed autonomie locali;
in base ad apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, decreto ministeriale 5 ottobre 2007, l'Agenzia delle entrate attribuisce le somme di competenza a ciascun comune, nei tempi e con le modalità previste dal capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241: entro il primo giorno lavorativo successivo a quello di versamento delle somme da parte delle banche e di ricevimento dei relativi dati riepilogativi, un'apposita struttura di gestione attribuisce agli enti destinatari le somme a ciascuno di essi spettanti, tenendo conto dell'eventuale compensazione eseguita dai contribuenti; l'articolo 22 del citato decreto, stabilisce altresì le modalità di suddivisione delle somme tra gli enti destinatari;
in base a quanto disposto dal medesimo decreto, gli enti destinatari delle somme dispongono con cadenza trimestrale le regolazioni contabili sulle contabilità di pertinenza a copertura delle somme compensate dai contribuenti;
contestualmente, per l'anno 2007, il Ministero dell'interno ha provveduto ad erogare ai comuni due acconti;
il sistema di riversamento delle entrate sulle addizionali precedente a quello in vigore dal 1o gennaio 2008, prevedeva infatti l'erogazione di più acconti, in attesa di conoscere l'ammontare definitivo della base imponibile IRPEF dell'anno di riferimento, su cui veniva calcolato il saldo finale da erogare; l'articolo 1 del decreto legislativo n. 360 del 1998, stabiliva infatti che la ripartizione tra i comuni e le province delle somme versate a titolo di addizionale fosse effettuata dal Ministero dell'interno, entro l'anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento; il Ministero dell'interno doveva altresì provvedere all'attribuzione definitiva degli importi dovuti sulla base dei dati statistici relativi all'anno precedente, forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze entro il 30 giugno, e ad effettuare gli eventuali conguagli anche sulle somme dovute per l'esercizio in corso;
il 2007 è stato l'anno in cui è stata, di fatto, applicata una disciplina transitoria

per la riscossione delle entrate da addizionali comunali, con contestuale applicazione del sistema precedente, basato su trasferimenti, e di quello successivo, con incasso diretto da parte dei comuni;
il Ministero dell'economia e delle finanze ha reso disponibile in apposito sito-web, come per le annualità precedenti, la base imponibile per il calcolo dell'addizionale IRPEF per l'anno 2007, sulla base dell'aliquota deliberata dal comune;
per l'anno 2007, la somma del 70 per cento dell'addizionale pervenuta direttamente dai contribuenti e dai sostituti d'imposta, dei due acconti riversati ai comuni dal Ministero dell'interno, prima di accertare la base imponibile dell'anno di riferimento, e del saldo finale erogato il 28 gennaio 2010, in numerosi casi risulta inferiore a quanto calcolato dai comuni applicando l'aliquota deliberata alla base imponibile dei contribuenti del comune;
l'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge n. 2 del 2010, dispone, a decorrere dal 1o aprile 2010, il riversamento all'entrata del bilancio dello Stato delle somme versate dai contribuenti a titolo di addizionale comunale al reddito delle persone fisiche (IRPEF) senza l'indicazione del comune beneficiano, ai fini della loro successiva riassegnazione al capitolo della spesa 1320/Ministero dell'interno;
tale disposizione si applica anche alle somme che non possono essere attribuite al comune beneficiano indicato in fase di versamento, una volta decorsi i termini per la richiesta di rimborso delle somme medesime da parte del contribuente;
il comma 4-ter del citato articolo 4 prevede che le somme di cui al comma 4-bis siano attribuite ai comuni con le stesse modalità perequative stabilite dal decreto ministeriale 20 febbraio 2008, che individua i criteri di riparto da utilizzare, a decorrere dall'anno 2008, per l'attribuzione fra i singoli comuni dell'incremento del gettito della quota di compartecipazione comunale all'IRPEF;
il decreto ministeriale 20 febbraio 2008, stabilisce, all'articolo 2, quale criteri per beneficiare delle somme da ripartire, la condizione di comune sottodotato di risorse ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 1997, n. 244, e quindi gli enti, annualmente individuati, per i quali le risorse trasferite a livello pro-capite siano inferiori a quelle della fascia demografica di appartenenza, nonché la condizione di comune sottomedia rispetto al reddito imponibile nazionale medio ai fini IRPEF, per essi intendendo i comuni per i quali, con riferimento ai dati più aggiornati disponibili annualmente, il reddito imponibile ai fini IRPEF sia inferiore al valore nazionale medio;
lo stesso decreto prevede che le risorse annualmente siano ripartite al 50 per cento secondo il criterio del comune sottodotato e, per il restante 50 per cento secondo il criterio del comune sottomedia rispetto al reddito IRPEF;
il comma 4-ter dell'articolo 4 del decreto-legge n. 2 del 2010, prevede inoltre, a decorrere dal 1o aprile 2010, la chiusura della contabilità speciale n. 1903 istituita presso la tesoreria della Banca d'Italia e intestata al Ministero dell'interno per la gestione delle somme introitate a titolo di addizionale comunale all'IRPEF; le risorse eventualmente presenti su tale contabilità speciale alla data del 1o aprile 2010, sono dunque già state riversate all'entrata per la loro riassegnazione al suddetto capitolo della spesa 1320/Ministero dell'interno, ai fini della successiva attribuzione ai comuni -:
quali iniziative intendano assumere:
a) per provvedere in tempi brevi e definiti al saldo di quanto riscosso a titolo di addizionale IRPEF per l'anno 2007 e non ancora versato nelle casse dei comuni;
b) per rendere chiari e accessibili agli enti beneficiari i criteri di calcolo del gettito complessivo dell'addizionale comunale da riversare agli enti;

c) per comunicare, in tempi brevi, agli enti locali l'ammontare delle somme versate dai contribuenti a titolo di addizionale comunale al reddito delle persone fisiche (IRPEF) senza l'indicazione del comune beneficiano, che in base all'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge n. 2 del 2010, devono essere riversate all'entrata del bilancio dello Stato a decorrere dal 1o aprile 2010, e successivamente ripartite tra i comuni con particolari requisiti;
d) per dare piena attuazione a quanto stabilito dal comma 191 della citata legge n. 296 del 2006, per la ripartizione, a decorrere dall'esercizio finanziario 2008, dell'incremento del gettito compartecipato, rispetto all'anno 2007, derivante dalla dinamica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, fra i comuni beneficiari, senza ingiustificati ritardi;
e) per attribuire in tempi rapidi e in via definitiva ai comuni le somme eventualmente presenti alla data del 1o aprile 2010 sulla contabilità speciale n. 1903 presso la tesoreria della Banca d'Italia, soppressa dal decreto-legge n. 2 del 2010, e già riversate all'entrata per la loro riassegnazione al capitolo della spesa 1320 del Ministero dell'interno.
(4-06859)

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la compilazione dei Modelli 730 inizia dal 1o Marzo, giorno successivo alla scadenza imposta dall'Agenzia delle entrate come consegna dei modelli CUD dal datore di lavoro al contribuente;
l'INPS è equiparata al datore di lavoro privato in seguito allo straordinario ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, e mobilità è in evidente, quanto giustificato, ritardo nell'emissione dei CUD e 730 normalmente disponibili entro metà febbraio;
a puro titolo esemplificativo allo scrivente risulta che alla data odierna in provincia di Brescia sono stimati ad un decimo del totale i Modelli CUD consegnati alle lavoratrici e lavoratori;
la scadenza del 31 maggio 2010 per la consegna della documentazione ai CAF e quella del 30 giugno 2010 per la presentazione dei Modelli 730 all'Agenzia delle entrate non tengono conto della straordinarietà della contingenza e del carico di lavoro dell'INPS -:
se il Ministro intenda disporre uno slittamento della scadenza della presentazione delle dichiarazioni fiscali tramite i modelli 730.
(4-06869)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TIDEI, CAPODICASA e CARELLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
un altro detenuto, il cinquantaquattresimo dall'inizio del solo 2010 secondo i dati dell'osservatorio sulle morti in carcere, Daniele Bellante, siciliano di trentun'anni, si è tolto la vita in un carcere italiano, in questo caso nell'istituto romano di Rebibbia;
siamo in presenza di una orribile «lista» che necessita, purtroppo, di continui aggiornamenti;
erano passati, infatti pochissimi giorni dall'ultimo suicidio avvenuto in un istituto di pena, quello di Daniele Cardarelli, 39 anni, di Roma, nell'ormai tristemente noto carcere di Sulmona, lo scorso 9 aprile;
proprio nel carcere di Sulmona, in dieci anni, si sono infatti contati tredici morti, dei quali 11 suicidi, oltre a svariati tentativi di suicidio: con dati di questo tenore questo istituto penitenziario si pone di nuovo al centro delle polemiche sulla situazione complessiva degli istituti di pena italiani;

la situazione nelle nostre carceri, come moltissime volte, purtroppo senza risultati, denunciato dagli interroganti, sta assumendo il carattere e i contorni di un'autentica tragedia, che rischia di travolgere l'intero sistema penitenziario italiano;
il numero dei detenuti ha raggiunto la cifra record di 67.000 a fronte di una capienza massima di 44.000 persone, con le conseguenza per i detenuti, per gli operatori del settore e per la stessa sicurezza del nostro Paese che abbiamo tutti sotto gli occhi;
le soluzione fino ad ora prospettate dal Governo, come ad esempio l'oramai quasi fantomatico «Piano carceri», si sono rivelate del tutto insufficienti: infatti, se da una parte è vero che vi è la necessità di affrontare l'emergenza carceri in maniera veloce ed efficiente, è altrettanto vero che il reale problema dell'emergenza carceri non riguarda soltanto l'edilizia carceraria: esso riguarda, come abbiamo già più volte detto, le gravissime carenze negli organici (ad esempio, a fronte della mancanza di circa seimila agenti penitenziari se ne assumeranno a stento duecento per tutto il territorio nazionale, per non parlare della situazione degli educatori penitenziari), dei drammatici tagli alle risorse e del complesso ma cruciale tema della sanità penitenziaria;
siamo di fronte ad un'emergenza carceri fatta di un esorbitante sovraffollamento, di fatiscenza ed inadeguatezza delle strutture, di ormai cronica e crescente carenza di risorse economiche ed umane, tutti elementi, questi che rendono, di fatto, impossibile il sostegno e l'assistenza ai detenuti e l'attuazione del principio costituzionale del recupero del reo -:
se il Governo non ritenga di dovere, con urgenza, predisporre tutte le misure necessarie atte ad impedire questa strage silenziosa ma in costante aumento, che si verifica all'interno dei nostri istituti di pena, facendosene seriamente carico senza alcuna demagogia, e dimostrando responsabilità e impegno al fine di anche al fine di evitare qualunque violazione dei diritti umani e della dignità del cittadino.
(5-02782)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CUOMO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 19 aprile 2010 si è verificato un distacco di massi dal costone roccioso che sovrasta la strada statale 18 in territorio campano all'altezza del chilometro 220,58 nei pressi di Sapri;
è l'ennesimo fenomeno registrato nel corso degli ultimi mesi e che hanno interessato anche il territorio lucano nei pressi della nota località turistica Maratea;
il disagio riscontrato dagli automobilisti e dai residenti è notevole;
molte preoccupazioni sono state espresse da parte degli amministratori locali e degli operatori turistici in merito ad una condizione disastrosa dell'arteria stradale;
occorrono interventi rapidi perché il passare dei giorni rischia di compromettere la fase di start up della stagione turistica a partire dai prossimi fine settimana del 25 aprile e del 1o maggio;
non bastano più interventi tampone ma una seria messa in sicurezza del percorso -:
se e quali iniziative il Governo intenda attivare per intervenire con la massima urgenza per ripristinare la viabilità e la sicurezza lungo la strada statale 18 al fine di evitare ripercussioni negative per l'intero comprensorio interessato.
(5-02783)

BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 65, della legge finanziaria per il 2004 (n. 350 del 24 dicembre 2003) ha modificato l'articolo 6, comma 1, della legge n. 84 del 28 novembre 1994 istituendo l'autorità portuale di Manfredonia semplicemente aggiungendo «Manfredonia» all'elenco dei 18 porti indicati sin dalla stesura originaria della norma stessa;
tale procedura ha, nei fatti, secondo l'interrogante eluso la previsione dello stesso articolo 6, comma 8, della citata legge la quale prevede l'istituzione di ulteriori autorità solo in porti che, nel triennio precedente, abbiano realizzato determinati volumi di traffico;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, proprio in ragione di tale anomala istituzione, non ha attivato le procedure, che coinvolgono anche gli enti territoriali, per la designazione e la nomina del presidente dell'autorità portuale e del comitato portuale, ma, a distanza di 2 anni dall'approvazione della norma citata, ha nominato, con decreto ministeriale del 6 settembre 2005, un commissario al quale ha affidato il compito di «verificare le potenzialità economiche e le prospettive di sviluppo delle attività portuali, ai fini delle determinazioni da assumere alla luce della vigente normativa in materia»;
a fronte dell'inerzia dell'organismo commissariale, l'autorità marittima di Manfredonia, con nota n. 2600 dell'8 febbraio 2007, indirizzata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha certificato la mancanza dei requisiti citati relativamente al triennio 2004-2006;
il Ministero citato, preso atto della suddetta relazione, con nota 19 febbraio 2007, comunicava all'organismo commissariale l'avvio della procedura di soppressione dell'Autorità portuale di Manfredonia, ai sensi dell'articolo 6, comma 10, della legge n. 84 del 1994;
su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stato adottato il decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 2007 con cui si avviava la liquidazione dell'organismo e la conseguente soppressione, seguito dal decreto ministeriale n. 161/T del 22 ottobre 2007 di nomina del Contrammiraglio Salvatore Giuffrè a commissario liquidatore dell'autorità portuale di Manfredonia;
in data 10 maggio 2007, regione Puglia, comuni di Manfredonia e Monte Sant'Angelo e autorità portuale di Bari hanno sottoscritto un protocollo d'intesa per realizzare sinergie di sistema fra i porti di Bari e Manfredonia, cui ha fatto seguito la delibera del comitato portuale di Bari, n. 8 del 24 luglio 2007, con cui si chiede al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'adozione del decreto di estensione della circoscrizione territoriale dell'autorità portuale di Bari al porto di Manfredonia;
tale processo di sinergia istituzionale e territoriale ha coinvolto, successivamente, i comuni di Barletta e Monopoli, tant'è che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto ministeriale n. 187 del 19 novembre 2007, anche sulla base del decreto del Presidente della Repubblica di messa in liquidazione dell'autorità portuale di Manfredonia, ha esteso la circoscrizione territoriale dell'autorità portuale di Bari ai porti di Barletta, Manfredonia e Monopoli;
il 4 marzo 2010 il tribunale amministrativo regionale per la Sicilia - Sezione Prima ha emesso la sentenza (02375/2010) che ha respinto i ricorsi avverso la liquidazione e la soppressione dell'autorità portuale di Trapani decretata per l'insufficienza dei volumi minimi di traffico, indicati dall'articolo 6, comma 8, della legge n. 84 del 1994, ed ha affermato che «sia ragionevole interpretare la norma nel senso che, per giustificare la permanenza dell'Autorità Portuale, è necessario che la media dei traffici del triennio non sia inferiore al limite ivi indicato» e tale requisito è valutato quale «condizione indefettibile

per il mantenimento dell'Autorità Portuale»;
la sopravvivenza dell'autorità portuale di Manfredonia determina, a carico dello Stato, anche l'improduttiva spesa delle indennità di funzione assegnate al commissario ed al commissario aggiunto della costituenda autorità portuale di Manfredonia, pari, rispettivamente, all'80 per cento ed al 60 per cento del trattamento economico stabilito per i presidenti delle autorità portuali dal decreto ministeriale del 31 marzo 2003 -:
quali azioni il Governo intenda assumere per:
a) garantire l'attuazione del procedimento di soppressione e liquidazione dell'autorità portuale di Manfredonia;
b) favorire la costituzione dell'autorità portuale del Levante, condivisa dagli enti territoriali direttamente interessati e dallo stesso Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e individuata come asset strategico per lo sviluppo dei traffici di merci e della mobilità di persone verso l'area dei Balcani e il bacino del Mediterraneo.
(5-02788)

GIBIINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stato inaugurato dall'ANAS il tratto autostradale Catania-Siracusa;
l'autostrada e dotata di standard di sicurezza elevati e presenta un tracciato con curve lievi;
il limite di velocità è di 130 chilometri orari, tranne nelle gallerie dove viene imposta sin dall'ingresso una limitazione repentina a 80 chilometri orari;
le gallerie sono perfettamente illuminate, equipaggiate con i più moderni impianti di ventilazione, soccorso, telecontrollo, pannelli a messaggio variabile;
in molti tratti vi sono spazi ridotti tra una galleria e quella successiva e ciò determina una pericolosa alternanza e variabilità di limiti di velocità dai 130 chilometri orari agli 80 chilometri orari creando una sorta di «stop & go»;
il rallentamento, la successiva accelerazione ed il successivo rallentamento repentino imposto ai veicoli condotti dagli automobilisti costringe gli stessi ad una condotta di guida che non pare essere in linea con la sicurezza stradale, potendo determinare tamponamenti ed incidenti autostradali;
il tratto autostradale e altresì percorso da autotreni -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro per garantire la sicurezza degli automobilisti e, al tempo stesso, una viabilità efficace ed agevole per i cittadini.
(5-02789)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stata annunciata la chiusura della galleria ferroviaria elicoidale di Varzo (provincia di Verbania-Cusio-Ossola) sulla linea del Sempione per lavori di manutenzione;
tale chiusura è prevista nelle ore notturne dal 15 giugno all'11 dicembre 2010;
l'impossibilità al transito nelle ore notturne comporterà pesanti ripercussioni sul traffico passeggeri e soprattutto merci non essendoci possibilità (come per i passeggeri) di organizzare servizi di navetta via autobus da Varzo a Iselle di Trasquera;
di fatto la chiusura comporterà l'andata in crisi dello scalo ferroviario di «Domo 2» già oggetto di gravi difficoltà logistiche;

nel territorio vi è vivo allarme per questa decisione per le sue ripercussioni di carattere operative ed occupazionali -:
se si siano valutate tutte le possibili alternative circa i lavori da effettuare ed in particolar modo se si siano ipotizzate altre ore di chiusura che meno pregiudichino il traffico ferroviario;
quali effetti sul traffico si ritengono verranno causate dalle lunghe interruzioni orarie e quale piano alternativo sia stato eventualmente predisposto per l'utenza passeggeri e frontaliera che è interessata dalla chiusura della linea.
(4-06866)

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Comune di Povegliano Veronese con deliberazione della Giunta n. 47 del 16 marzo 2005, esecutiva ai sensi di legge, decise di impegnarsi a realizzare l'intervento di ampliamento della scuola elementare comunale «Anna Frank», al fine di promuovere e sostenere l'attività educativo-assistenziale della scuola, atta a realizzare il pieno sviluppo fisico-psichico-relazionale dei bambini sino ai dieci anni;
con deliberazione della Giunta Comunale n. 30 del 14 febbraio 2007, esecutiva ai sensi di legge, venne approvato il progetto preliminare dei lavori di ampliamento della scuola elementare per un importo di euro 1.500.000,00 di cui euro 1.210.000.00 per lavori a base d'asta ed euro 290.000,00 per somme a disposizione;
con determinazione del responsabile del servizio lavori pubblici n. 103 del 7 marzo 2008, esecutiva ai sensi di legge, vennero affidati definitivamente i lavori di ampliamento della scuola elementare alla ditta «Case Prezione Srl», con sede in Teverola (CE) - via Napoli n. 1, la quale offrì di eseguire i lavori per un importo di euro 1.078.433,65, oltre all'IVA di cui euro 29.630,00 per oneri di sicurezza ed euro 1.48.803,65 per lavori, somma quest'ultima derivante dall'applicazione del ribasso del 13,851 per cento sull'elenco prezzi posto a base di gara;
la consegna dei lavori è avvenuta ai limiti dell'articolo 130, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 554 del 1999, e successive modificazioni, il giorno 20 maggio 2008, senza riserva alcuna;
in data 18 novembre 2008, il collaudatore statico incaricato ingegnere Bruno Fasoli, con nota protocollo n. 0010270, comunicava al responsabile unico del procedimento la necessità di effettuare ulteriori prove sui materiali posti in opera, ai sensi del decreto ministeriale 14 gennaio 2008, in quanto i risultati delle prove di compressione sui cubi di calcestruzzo, i cui esiti sono desumibili dai certificati rilasciati dalla società Veneta Engineering Srl di Verona, e le indagini diagnostiche dal medesimo effettuate mediante sclerometro (finalizzate alla valutazione della qualità dei materiali posti in opera) fornivano risultati contrastanti;
con processo verbale di sospensione, reso ai sensi dell'articolo 24, comma 6, del decreto ministeriale n. 145/200, in data 5 gennaio 2009, il direttore lavori - architetto Giovanni Cenna ordinava la sospensione dei lavori, dando atto che tale sospensione temporanea non andava calcolata nel tempo fissato dal contratto d'appalto n. 2359/AP;
la società incaricata 4 Emme Service Spa trasmetteva quindi al comune la relazione delle verifiche effettuate relative alle prove di carico su solaio e indagini sperimentali su strutture interne. In data 30 dicembre 2008, il collaudatore ingegnere Fasoli ed il direttore di lavori architetto Cenna, trasmettevano a quest'ultimo, ciascuno per quanto di competenza, i commenti ai risultati delle prove poste in opera dalla società «4 Emme Service Spa» concludendo, in sintesi che, alla luce di quanto emerso, «non si esclude che anche i rimanenti getti (ovvero quelli delle fondazioni, delle travi, dei solai, eccetera) siano di scarsa qualità e quindi in un

prossimo futuro si debba ricorrere ad una campagna d'indagine estesa a tutti gli elementi costituenti la struttura...»;
con nota acquisita agli atti del comune in data 7 gennaio 2009, al protocollo n. 0000073 dell'impresa appaltatrice - Case Preziose Srl comunicava «la disponibilità ad eseguire a cura di nostri tecnici strutturisti, appropriato progetto di adeguamento strutturale nonché tutte le opere necessarie per l'adeguamento strutturale dell'edificio»;
tuttavia, all'esito di ulteriori indagini con carotaggi effettuati dalla medesima «4 Emme Service Spa», incaricata questa volta dalla ditta appaltatrice, anche su fondazioni e solai, i risultati erano concordanti nella non corrispondenza della qualità del calcestruzzo posto in opera rispetto a quella prescritta in progetto e, conseguentemente, come dichiarato dal collaudatore, la struttura non risultava collaudabile;
con nota datata 7 febbraio 2009, acquisita agli atti del comune in data 11 febbraio 2009, al protocollo n. 0001303, il collaudatore statico - ingegnere Bruno Fasoli - comunicava infatti «la non corrispondenza della qualità del calcestruzzo posto in opera rispetto a quella prescritta in progetto e, conseguentemente, dichiarava che la struttura allo stato attuale delle cose non risulta collaudabile»;
con nota datata 11 febbraio 2009, acquisita agli atti del comune in pari data al protocollo n. 0001302 il direttore lavori - architetto Giovanni Cenna - nel commentare i risultati delle ulteriori prove effettuate dalla società «4 Emme Service Spa» sosteneva che l'unica soluzione da ritenere valida è quella della demolizione e conseguente ricostruzione dell'opera;
con nota datata 16 febbraio 2009, acquisita agli atti del comune in pari data, al protocollo n. 0001452 il direttore lavori trasmetteva all'impresa appaltatrice contestazione degli addebiti per grave inadempimento contrattuale, ai sensi dell'articolo 136, comma 2, del decreto legislativo n. 163 del 2006, e successive modificazioni;
l'impresa appaltatrice depositava quindi avanti il tribunale di Verona ricorso per accertamento tecnico preventivo datato 9 marzo 2009, notificato all'amministrazione comunale in data 20 marzo 2009, al protocollo n. 0002537, chiedendo di fissare l'udienza di comparizione incaricando all'uopo un ente e/o struttura pubblica autorizzata dal Ministero delle infrastrutture affinché la stessa:
a) effettui prove di carico su solaio e indagini sperimentali sulle strutture interne alla scuola elementare «Anna Frank» di Povegliano Veronese;
b) effettui indagini sperimentali e prove ultrasoniche sulla medesima struttura alla stregua di quelle effettuate dalla società «4 Emme Service Spa»;
c) valuti e descriva, indicandoli, gli interventi da eseguire per la eliminazione di vizi e dei difetti di cui al presente ricorso, nonché i costi relativi per dette eliminazioni;
a seguito della relazione tecnica redatta dal professor ingegnere Roberto Felicetti - Responsabile tecnico del dipartimento di ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, in data 30 luglio 2009, che peraltro non ha ancora valenza di ufficialità, l'amministrazione comunale ha acquisito, inoltre, la consulenza tecnica di parte redatta dal consulente tecnico di parte ingegnere Maurizio Cossato in data 14 settembre 2009, di commento a quella del responsabile tecnico, nella quale si afferma, fra l'altro, che:
a) i risultati delle prove sui cubi non sono attendibili;
b) il risultato che emerge dalle prove su carote rende non accettabile il calcestruzzo sia per le fondazioni (anche per vincolo normativo) che per le strutture in elevazione, e la struttura non può certo essere dequalificata;

c) i rimedi necessari per eliminare i vizi e per riportare le opere alle caratteristiche di progetto, comportano la demolizione delle opere strutturali inadeguate a partite dalle fondazioni;
va preso atto, altresì, del commento, in atti, redatto in data 12 ottobre 2009, dal collaudatore statico - ingegnere Bruno Fasoli, dei risultati delle prove sui materiali posti in opera, eseguite dal Dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, dove viene affermato che:
«il calcestruzzo posto in opera non risulta conforme a quanto prescritto in progetto e, conseguentemente, che la struttura, allo stato attuale delle cose, non risulta collaudabile»;
«la mancata rispondenza ai requisiti di progetto del calcestruzzo delle strutture in elevazione può essere superato attraverso un intervento d'adeguamento (non prima, comunque, di aver determinato con precisione la resistenza caratteristica dei vari elementi strutturali, l'invasività e l'economicità dello stesso), la scarsa qualità meccanica delle fondazioni non può essere in alcun modo recuperata, trattandosi di materiale con caratteristiche inferiori ai minimi di norma»;
questa amministrazione dovrà, pertanto, necessariamente approvare un progetto definitivo esecutivo redatto da soggetti di cui al comma 1, lettere d), e), f), f-bis), g) e h), dell'articolo 90, del decreto legislativo n. 163 del 2006 e sue modificazioni, che determini l'ammontare della spesa da sostenere per la demolizione del fabbricato inadeguato, in quanto questo Servizio non è al momento in grado di espletare tale incarico per la riconosciuta carenza in organico di personale tecnico adeguato in grado di poter svolgere tale compito;
le vicende recenti legate ad eventi catastrofici come i terremoti che hanno interessato i nostri Paesi in questi anni hanno dimostrato la gravità dei comportamenti di molte imprese nella costruzione di edifici pubblici ed in particolare nell'edilizia scolastica -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga opportuno intervenire, anche in via normativa, per escludere cautelativamente dalla partecipazione a gare d'appalto le imprese per le quali perizie giurate di soggetti o enti accreditati documentino gravi irregolarità nell'esecuzione degli appalti o nella mancata corrispondenza ai capitolati d'appalto.
(4-06872)

TESTO AGGIORNATO AL 23 GIUGNO 2010

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
attualmente 15 comuni si trovano ad affrontare le conseguenze che il rispetto delle disposizioni in materia di patto di stabilità interno per i comuni precedentemente sottoposti alle misure di rigore di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 determina sulla situazione finanziaria degli stesse;
per i due comuni siciliani interessati, Campobello di Licata in provincia di Agrigento, e Terme Vigliatore in provincia di Messina, l'Anci Sicilia ha dichiarato che il rispetto del patto di stabilità nelle amministrazioni locali, che dopo essere sciolti per infiltrazioni mafiose tornano alla normale amministrazione, è un'impresa del tutto impossibile;
il commissariamento e il conseguente intervento di natura finanziaria, che destina

somme per la realizzazione o manutenzione di opere pubbliche, riconosce, di fatto, ai comuni interessati una situazione di difficoltà, in quanto il comune sciolto per mafia non è soggetto al patto di stabilità e riceve dallo Stato fondi straordinari;
i problemi reali nascono quando si torna alla normale gestione con l'elezione di nuovi organi istituzionali che devono rispettare i parametri del patto e, in più, gestire il peso economico della precedente gestione straordinaria;
l'attuale meccanismo non consente di ristabilire nei comuni una vita amministrativa del tutto regolare con conseguenze che si ripercuotono negativamente sugli organi neo eletti, sul sistema ordinario di gestione e, soprattutto, sui bilanci;
i comuni che si trovano in questa condizione si trovano obbligati a violare le norme sul patto di stabilità, assumendo dirette responsabilità amministrative e contabili in capo agli organi e ai funzionari preposti -:
se il Governo, alla luce del vigente quadro normativo, dell'irrazionale rapporto che si è venuto a determinare tra le disposizioni di favore previste per i comuni sottoposti misure di rigore, delle disposizioni di finanza pubblica e delle norme sull'ordinamento finanziario e contabile, dei pesanti effetti del blocco dei pagamenti per spese d'investimento contrattualmente assunte durante il periodo commissariale, non ritenga di intervenire rapidamente, per trovare una soluzione che ponga fine a una situazione che potrebbe rivelarsi assolutamente disastrosa, attraverso misure idonee a sterilizzare, agli effetti del patto di stabilità interno, gli interventi finanziati con le provvidenze previste dai commi 704 e 707 della legge n. 296 del 2006, assumendo come valori di riferimento per la determinazione degli obiettivi le risultanze dell'esercizio finanziario precedente a quello in cui l'Ente è stato assoggettato ai vincoli del patto, e armonizzando il quadro dei valori in prossimità all'ingresso nella gestione ordinaria.
(2-00683)
«Vincenzo Antonio Fontana, Berardi, La Loggia, Barani, Berruti, Bocciardo, Castellani, Catone, Cazzola, Ciccioli, De Corato, De Luca, Di Biagio, Antonino Foti, Frassinetti, Garofalo, Germanà, Giammanco, Gibiino, Girlanda, Marinello, Minardo, Mistrello Destro, Mottola, Murgia, Pagano, Palmieri, Pelino, Scandroglio, Versace, Vignali, Galati, Torrisi, Cassinelli, Mancuso, Moffa, Nizzi, Nola, Pugliese, Sammarco, Armosino, Stagno D'Alcontres, Bernardo, Catanoso, De Girolamo, De Nichilo Rizzoli, Dima, Mannucci, Briguglio, Formichella, Gottardo, Misuraca».

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come ogni anno nei comuni del litorale veneziano (Chioggia, Venezia, Cavallino-Treporti, Jesolo, Eraclea, Caorle, San Michele al Tagliamento-Bibione) da parte del Ministero dell'interno vi è un'assegnazione integrativa di forze dell'ordine per affrontare il maggior afflusso di persone in quei Comuni nel periodo turistico estivo;
risulta all'interrogante che anche quest'anno si è provveduto a tale assegnazione -:
quali siano i dati relativi alle assegnazioni di personale per il 2010 nei singoli Comuni interessati sopracitati alle singole forze dell'Ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza eccetera) e quali siano i dati delle assegnazioni fatte negli anni precedenti (2007-2008-2009) negli stessi Comuni.
(5-02791)

Interrogazioni a risposta scritta:

PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un utente di facebook, Francesco Verde, ha creato un gruppo intitolato «Casalesi», che ha raccolto oltre 420 sostenitori e che ha visto pubblicati vari commenti, tesi a sostenere il clan della camorra, alcuni celebri boss e le azioni della stessa organizzazione criminale;
il gruppo è pubblico e senza filtri: questo comporta che i contenuti sono visibili a tutti. Alcuni dei commenti in bacheca, sono chiaramente riconducibili a scambi di messaggi e conversazioni tra familiari di affiliati e soggetti latitanti;
sono state effettuate numerose segnalazioni di utenti agli amministratori di facebook per chiedere che il gruppo venga immediatamente rimosso; è stata anche consegnata più di una segnalazione alla Polizia postale e delle comunicazioni;
facebook è un importante social network che raccoglie milioni di utenti anche in Italia, molti dei quali sono giovani; la libertà di espressione all'interno dei social network non può mai sconfinare nella pubblicazione di contenuti altamente offensivi e di istigazione alla violenza;
non è la prima volta che si viene a conoscenza dell'utilizzo di social network da parte dei clan delle organizzazioni criminali per veicolare messaggi di propaganda e per comunicare fra esponenti e affiliati -:
come, e attraverso quali iniziative, il Ministro interrogato intenda agire affinché si renda maggiormente efficace l'azione preventiva delle forze di polizia e il controllo dell'uso che gli esponenti di organizzazioni criminali fanno di questi strumenti informatici e della comunicazione.
(4-06850)

DI CATERINA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i tifosi della società Napoli calcio sono stati più volte eccessivamente penalizzati per ragioni di ordine pubblico in quanto è stata loro preclusa la partecipazione a numerose trasferte il che, tra l'altro, ha fatto venir meno il sostegno del pubblico amico alla squadra del Napoli;
queste decisioni hanno assunto anche uno spiacevole sapore discriminatorio nei confronti del Napoli calcio e dei suoi tifosi in quanto altre tifoserie di altre squadre di serie A hanno avuto un trattamento meno duro e rigoroso malgrado abbiano fatto registrare in un passato, anche recente, numerosi e reiterati atti di violenza teppistica ben più gravi di quelli addebitati ai tifosi napoletani -:
se non ritenga doveroso ed urgente intervenire, nell'ambito dei propri poteri, affinché la società Napoli calcio ed i suoi sostenitori non debbano subire un trattamento ingiusto e penalizzante e che non tenga conto dei reali pericoli per l'ordine pubblico che, comunque, non vanno mai enfatizzati al di là della loro reale consistenza.
(4-06852)

LO MONTE, COMMERCIO e LATTERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il prefetto di Catania dottor Giovanni Finazzo, in seguito all'indagine della magistratura e alla conseguente operazione denominata «Padrini» che portò all'arresto nella giornata del 27 novembre del 2008 di 24 appartenenti a cosche mafiose, inviò al Ministro interrogato una relazione sugli intrecci fra mafia e politica nel comune di Paternò (Catania);
nella suddetta relazione si sosteneva che: «... non possono non rilevarsi inquietanti ombre circa la sussistenza di un'intesa tra gli amministratori del comune di

Paternò e gli esponenti della mafia locale», e si concludeva con l'invito rivolto al Viminale «a prendere in seria considerazione lo scioglimento del consiglio comunale conseguente a fenomeni di infiltrazioni e di condizionamento di tipo mafioso»;
secondo le accuse mosse dalla direzione investigativa antimafia e dalla procura di Catania, titolari dell'operazione «Padrini», si «rappresentava un avamposto dell'organizzazione all'interno dell'amministrazione comunale»;
le indagini patrimoniali svolte dagli inquirenti hanno condotto alla confisca di società di capitali, di cooperative, oltre ad immobili, terreni, automezzi e disponibilità bancarie;
a seguito della richiesta dell'ex prefetto di Catania dottor Giovanni Finazzo, il Ministro interrogato ha disposto l'invio di tre ispettori, un vice prefetto, un capitano dell'Arma dei Carabinieri e uno della Guardia di Finanza, con il compito di verificare tutti gli atti amministrativi del suddetto comune, accertarne la «trasparenza» amministrativa e redigere una relazione da inviare al Ministero ed al Governo -:
quali siano i risultati della relazione elaborata dagli ispettori;
se il Ministro interrogato non ritenga, anche alla luce di quanto esposto, che vi siano tutti i presupposti che prefigurano una contaminazione e una collusione con la criminalità organizzata, e se non ritenga oramai ineludibile proporre al Consiglio dei ministri di deliberare lo scioglimento del consiglio comunale di Paternò per sospetto di infiltrazione mafiosa.
(4-06854)

LO MONTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in ordine al concorso per 11 posti di vigile del fuoco nel corpo nazionale dei vigili del fuoco, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario dell'isola di Lipari, il Ministero dell'interno è già stato interrogato sull'argomento (interrogazione a risposta scritta n. 4-03124) affermando, nella risposta del 2 agosto 2007, che la procedura in ordine al «possesso dei requisiti» richiesti dal concorso, da parte dei candidati era stata regolarmente espletata dal Comando provinciale dei vigili del fuoco competente per territorio, di conseguenza la procedura doveva ritenersi svolta in modo del tutto regolare;
il consiglio di giustizia amministrativa (CGA) competente, con l'ordinanza n. 909 del 2007 dell'8 novembre 2007, ha accolto la richiesta di sospensiva degli atti, graduatoria compresa, accogliendo in tal modo il ricorso di sette vigili del fuoco volontari di Lipari che erano stati esclusi e che si trovano in graduatoria utile. Esiste anche un giudizio di ottemperanza 361/08 del consiglio di giustizia amministrativa ove si riteneva utile acquisire la relazione dal Ministero dell'interno sulla iniziativa assunta a seguito dell'ordinanza consiglio di giustizia amministrativa n. 909 in data 10 ottobre 2007;
per tutta risposta nella relazione del 23 maggio 2008 protocollo 2387 del 23 maggio 2008, il Ministero «riteneva che l'ordinanza era» sostanzialmente ineseguibile, e la stessa non poteva determinare l'annullamento della graduatoria e l'automatica sostituzione degli idonei al posto dei vincitori che sono stati assunti e prestano regolare servizio, pertanto, il Ministero riteneva che per tale ordinanza, e per la sua «genericità ed incompletezza», sussistesse una materiale impossibilità di dare effettiva attuazione;
per tutta risposta il consiglio di giustizia amministrativa competente con ordinanza 600/08 in camera di consiglio del 25 giugno del 2008, riteneva che la domanda di esecuzione della pronuncia cautelare 909/07 del 8 novembre 2007 comportava anche la sospensione della graduatoria impugnata in primo grado di ogni atto, anche contrattuale ad essa conseguente, il consiglio di giustizia amministrativa, accoglieva l'istanza dei ricorrenti

rigettando e motivando quanto erroneamente asserito dal Ministero dell'interno;
successivamente con sentenza di merito n. 1306/2009 depositata in data 14 luglio 2009 in accoglimento del ricorso e dei motivi aggiunti, il T.A.R. di Catania ha accolto in pieno la richiesta dei ricorrenti esclusi ed ha disposto l'esclusione dalla graduatoria dei controinteressati, condannando altresì l'amministrazione al pagamento delle spese di giustizia;
a tale sentenza di merito del T.A.R. veniva proposto presso consiglio di giustizia amministrativa competente ricorso in appello per la sospensiva della esecuzione sentenza di merito T.A.R. (sentenza peraltro contestata e messa in discussione nel ricorso eseguito proposto dal ministero dell'interno) atto a R.G. n. 1547/2009. Alla data di fissazione udienza del predetto ricorso per sospensiva e precisamente il 12 gennaio 2010, veniva effettuata rinuncia alla procedura da parte dell'Avvocatura dello, Stato ed in data 18 maggio 2010 è stata fissata l'udienza per il giudizio di merito al consiglio di giustizia amministrativa -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare, anche alla luce della imminente udienza di merito del consiglio di giustizia amministrativa competente che sicuramente non potrà che confermare la sentenza di merito del T.A.R. e le tre ordinanze sospensive effettuate dallo stesso consiglio di giustizia amministrativa;
se sia vero che la Procura della Repubblica di Barcellona abbia svolto indagini sul concorso di cui alla premessa e se sia vero che la Guardia di finanza di Milazzo abbia effettuato controlli presso il citato Comando dei vigili del fuoco e presso il medesimo ministero;
quali provvedimenti si adotteranno per il grave danno economico che lo Stato dovrà subire nel caso in cui la sentenza di merito del consiglio di giustizia amministrativa dovesse confermare la sentenza di merito del T.A.R. di Catania;
che iniziative adotterà nei confronti di quegli uffici che, ad avviso dell'interrogante, intendono sostituirsi alla magistratura affermando che le sentenze ed ordinanze dei tribunali sono generiche, incomplete e sostanzialmente ineseguibili.
(4-06870)

CAPARINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2009 nel comune di Angolo Terme si sono celebrate le consultazioni elettorali per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale a cui si presentavano Riccardo Minini a capo della Lista n. 2 «Lega Nord Bossi», Lucio Gagliardi a capo della Lista n. 1 «Cambiamo Insieme» e il signor Bendotti Gianluigi a capo del lista n. 3 «Noi di Angolo»;
lo spoglio al termine della consultazione vedeva: 667 suffragi attribuiti alla lista «Lega Nord Bossi», 666 suffragi attribuiti alla lista «Cambiamo Insieme», 378 suffragi attribuiti alla lista «Noi di Angolo»;
la differenza di un solo voto dava luogo ad un ricorso giudiziario che si concentrava sulla qualificazione di un elettore per il quale era previsto il voto assistito: la problematica consisteva nel fatto che tale elettore dovesse essere qualificato come «non deambulante» ovvero come «impossibilitato ad esercitare il voto in forma autonoma»;
al di là dell'esito giudiziario della controversia, che sarà oggetto di discussione in altra sede va segnalato che la qualificazione dell'elettore come dimostra il caso di specie rischia di essere assai rilevante al fine di verificare la sussistenza o meno dei presupposti per l'esercizio del voto assistito e quindi sarebbe assai opportuno che si proceda a standardizzare formule, che non diano adito ad equivoci e che rischiano di comportare accertamenti giudiziari anche complessi, che individuino tali elettori e che siano fornite adeguate istruzioni ai presidenti di seggio in tal senso;

si riportano le dichiarazioni rilasciate dal presidente di seggio Roberto Gabossi dalle quali si evince inequivocabilmente che le operazioni di voto si sono svolte correttamente e legittimamente e che erano stati accompagnati al voto assistito i soggetti che avevano i requisiti di legge: «per quanto riguarda la votazione di quattro elettori con accompagnatore si ricorda che le elezioni del 6/7 giugno 2009 nel comune di Angolo Terme comprendevano le elezioni europee, provinciali e comunale, con verbali per ogni consultazione elettorale ma logicamente tutti i certificati andavano allegati al verbale della consultazione europea, così come richiesto e precisato nel paragrafo 4 delle Avvertenze introduttive della pubblicazione n. 4 del 2009 edita dal Ministero dell'Interno Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali Direzione Centrale dei Servizi Elettorali... Inoltre le istruzioni prevedevano che il presidente accettasse di ammettere elettore con accompagnatore nel caso di invalidità così palese da far percepire chiaramente a tutti i membri del seggio elettorale, compresi i rappresentati di lista da non permettere una votazione senza accompagnatore. Dopodiché, secondo le indicazioni, verificata l'invalidità e la necessità per l'elettore invalido di accedere al seggio con l'accompagnatore si sono effettuate tutte le operazioni di routine previste segnando sul verbale delle comunali il tipo di invalidità e l'ente che l'ha dichiarato, oltre che segnare sulla lista elettorale l'accompagnatore»;
tuttavia un meno errore di verbalizzazione del presidente della Sezione 2 ha provocato una controversia che si è peraltro conclusa con una pronuncia che ha valorizzato proprio la dizione letterale con ciò dimostrando, al di là della reale situazione dell'elettore, quanto possa divenire importante un chiarimento della questione -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nelle istruzioni usualmente pubblicate e diffuse in occasione delle consultazioni elettorali, specificare in maniera ancora più chiara quali formule utilizzare in relazione all'esercizio di voto assistito da parte degli aventi diritto sì da evitare episodi incresciosi quale quello ricordato in premessa.
(4-06871)

CAPARINI, ALLASIA, VOLPI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con comunicato stampa del mese di marzo 2010 la prefettura di Torino ha stabilito che non sussiste alcun obbligo per il comune di Torino, o per gli altri uffici pubblici, di segnalare alle autorità competenti la situazione di irregolarità dei genitori del minore da iscrivere alla scuola dell'infanzia;
tale indicazione fa seguito ad una questione sollevata dall'assessore alle politiche educative del comune di Torino in merito alla necessità da parte dei genitori, esibire il permesso di soggiorno per iscrivere un minore straniero alla scuola dell'infanzia, con conseguente obbligo di denuncia da parte del comune dei bambini iscritti alle scuole materne dei figli di immigrati irregolari o clandestini;
la prefettura di Torino ha concordato con l'avviso espresso dal dipartimento per le libertà civili e per l'immigrazione del Ministero dell'interno, secondo cui, alla luce delle norme vigenti, ed in particolare dell'articolo 38 del Testo unico immigrazione e dell'articolo 45 del decreto del Presidente della Repubblica 394 del 1999 i minori stranieri presenti sul territorio, indipendentemente dalla titolarità di un permesso di soggiorno, hanno diritto a l'istruzione nelle scuole di ogni ordine e grado
la Corte di cassazione con la sentenza n. 5856 dell'11 marzo 2010 ha sancito il principio secondo il quale ai clandestini è consentita la permanenza nel nostro Paese per un periodo di tempo determinato solo

qualora i gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del minore siano determinati da una situazione di emergenza e che tale situazione non è ravvisabile quando si fa riferimento ad una condizione, come la frequenza scolastica, caratterizzata da una tendenziale stabilità;
la legge n. 94 del 2009, poiché la normativa previgente escludeva dall'onere di esibizione del permesso di soggiorno tutti i provvedimenti inerenti all'accesso a pubblici servizi, ha eliminato tale ampia accezione, introducendo, con riferimento al diritto di istruzione, una più limitata eccezione riguardante i soli provvedimenti attinenti alle prestazioni scolastiche obbligatorie;
sembra agli interroganti che il dipartimento abbia applicato un principio estensivo del predetto rinnovato dettato normativo che si pone in contrasto con la volontà del legislatore oltre che ad un univoco indirizzo del Governo in quanto si presume una diretta connessione funzionale della scuola dell'infanzia con la scuola dell'obbligo, sul presupposto, ad avviso degli interroganti del tutto privo di fondamento normativo, che la scuola dell'infanzia realizzi una continuità educativa con la scuola primaria -:
se il Ministero condivida il principio ricavabile dalla sentenza della Suprema Corte secondo il quale l'esigenza di tutelare il principio di legalità prevale, in determinati casi, sull'esigenza di tutela del diritto allo studio dei minori, figli di clandestini;
se il Ministro non intenda rivedere l'orientamento espresso dal dipartimento per le libertà civili e immigrazione e dare indirizzi alla prefettura di Torino e ad ogni altro ufficio affinché la situazione di irregolarità dei genitori del minore da iscrivere alla scuola dell'infanzia sia segnalata alle autorità competenti.
(4-06874)

TESTO AGGIORNATO AL 6 MAGGIO 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRAGA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Como sta emergendo una grave e preoccupante situazione di difficoltà finanziaria degli istituti scolastici che rischia di compromettere e portare alla paralisi la normale attività didattica;
i dirigenti scolastici dei maggiori istituti della provincia di Como hanno recentemente denunciato pubblicamente, anche attraverso la stesura di un documento formale indirizzato al prefetto, la gravissima situazione di difficoltà gestionale in cui versano le scuole comasche a causa della insufficienza delle risorse finanziarie assegnate dal Ministero, insufficienza che va ad incidere pesantemente sulla funzionalità e sulla regolarità del servizio scolastico;
le situazioni più critiche e fortemente penalizzanti per gli istituti comaschi che hanno di fatto portato ad uno stato di vera e propria emergenza scolastica riguardano principalmente:
a) la mancata erogazione da parte del Ministero delle somme dovute a diverso titolo a partire dall'anno 2002. Tali somme non erogate costituiscono per i bilanci delle Istituzioni scolastiche ingenti residui attivi ad oggi non ancora riscosse di cui è persino dubbia la futura riscossione. Non a caso infatti lo spostamento dei suddetti crediti dalla voce «ratei attivi» all'«aggregato Z, disponibilità da programmare» rappresenta una gravissima premessa per la loro cancellazione;
nello specifico territorio comasco l'importo dei crediti pregressi, stimato dai sindacati, che gli istituti scolastici lariani vanterebbero nei confronti dello Stato supera i 14 milioni di euro, residui attivi accumulati anno dopo anno il cui anticipo per cassa da parte delle scuole comasche

ha permesso fino ad ora il corretto svolgimento delle attività didattiche;
nello specifico territorio comasco l'ammontare crescente dei residui attivi va erodendo progressivamente le risorse di cassa delle scuole, giunte ormai ad una situazione molto vicina al collasso finanziario;
b) la mancata erogazione dei fondi straordinari rispetto al budget originario assegnato per le supplenze e per le mansioni aggiuntive del personale (commissari di maturità, eccetera) e la conseguente non efficacia del meccanismo introdotto con l'allegato 1 al comunicato del 22 febbraio 2010, meccanismo che mostra tutti i suoi limiti assegnando integrazioni finanziarie per supplenze del tutto insufficienti rispetto alle reali spese sostenute dagli istituti scolastici. In particolare la spesa per le supplenze brevi e saltuarie, data la sua natura scontatamente imprevedibile, non può essere programmata e nemmeno soddisfatta da un sistema procedurale che prevede l'applicazione un budget fisso iniziale, ricavato all'interno della risorsa complessiva finanziaria assegnata con la nota n. 9537 del 14 dicembre 2009 sul programma annuale 2010, integrato da successivi finanziamenti sulla base di periodici monitoraggi degli impegni di spesa effettivi attraverso l'applicazione di «flussi finanziari» mensili. In un sistema così definito, l'alternativa alla maggiore spesa per supplenze brevi, una volta esauriti il budget ordinario e l'integrazione dei successivi finanziamenti di fatto insufficienti alla copertura del reale fabbisogno di spesa, rimarrebbe l'interruzione del servizio didattico con conseguente grave danno per l'attività scolastica medesima;
in molti istituti scolastici di Como sono decine gli insegnanti impegnati come supplenti che da settimane e in alcuni casi anche da due o tre mesi, non vengono retribuiti a causa della mancanza di risorse finanziarie e che nonostante non percepiscano lo stipendio continuano a lavorare per non privare gli studenti del diritto all'istruzione;
negli ultimi mesi si assiste ad un costante aumento del numero delle vertenze sindacali aperte segnalando di fatto la crescita del contenzioso tra gli insegnanti e gli istituti scolastici lariani con il rischio di un aggravio a carico dell'amministrazione statale dovuto a interessi e spese legali;
la mancanza di risorse finanziarie per il settore scolastico imputabile allo Stato, rischia di tradursi in un aggravio dei contributi richiesti direttamente alle famiglie e agli studenti, i cui redditi risultano ormai pesantemente colpiti dalla situazione di crisi economica in atto, e in pesanti ricadute nei confronti degli enti locali, già in forte difficoltà nel garantire adeguati livelli ai servizi di propria competenza;
l'inadeguatezza delle risorse trasferite dallo Stato sta pregiudicando il regolare e ordinario funzionamento delle attività didattiche facendo intravedere un vero e proprio collasso finanziario del sistema educativo comasco -:
come il Ministero intenda affrontare le criticità finanziarie in materia di supplenze brevi, al fine di evitare dispendiosi contenziosi o interruzioni dell'attività didattica garantendo finanziamenti utili per la sostituzione del personale assente e per le spese relative al funzionamento amministrativo e didattico, strumenti essenziali per il pieno esercizio del diritto allo studio per altro sancito e protetto dalla nostra Costituzione italiana;
come il Ministero intenda procedere per definire urgentemente un piano di recupero dei crediti pregressi spettanti agli istituti scolastici, in modo da consentire agli stessi istituti l'accertamento formale dei relativi residui attivi e la regolarizzazione dei bilanci;
quali iniziative intenda mettere in atto il Ministero per garantire agli istituti scolastici comaschi la certezza di risorse finanziarie, in modo da poter sanare la situazione di emergenza scolastica venutasi a creare a causa dei pesanti tagli

imposti dal Governo e che rischia di compromettere pesantemente la funzionalità e la regolarità del servizio scolastico.
(5-02785)

MELIS, GHIZZONI e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto dirigenziale 19 dicembre 2008 (prot. n. 1463/ric/2008) il Miur ha bandito il FIRB 2009 nella innovativa formula del programma «Futuro in ricerca», inteso a «favorire sia il ricambio generazionale sia il sostegno alle eccellenze scientifiche emergenti e già presenti presso gli atenei e gli enti pubblici di ricerca afferenti al Miur, destinando adeguate risorse al finanziamento di progetti di ricerca fondamentale»; tale bando è stato rivolto «a dottori di ricerca italiani, o comunque comunitari, di età non superiore a 32 anni, non ancora strutturati presso gli atenei italiani, statali o non statali, e gli enti pubblici di ricerca afferenti al Miur» (linea 1) e «a giovani docenti o ricercatori di età non superiore a 38 anni, già strutturati presso le medesime istituzioni»;
allo scopo di finanziare le iniziative in favore di giovani ricercatori e, precipuamente, il FIRB 2009 - programma «Futuro in Ricerca» il Miur ha stanziato 50 milioni di euro con decreto ministeriale n. 992 del 6 ottobre 2008; in seguito, con decreto ministeriale n. 755 del 18 novembre 2009, il medesimo Miur ha stanziato allo stesso scopo ulteriori 50 milioni, per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro;
dei 3.792 progetti pervenuti al Miur soltanto 204, valutati dai referee con il punteggio massimo di 40/40, sono stati ammessi alle audizioni a seguito della pubblicazione del decreto dirigenziale 28 dicembre 2009 (prot. n. 1036/ric/2009) e del decreto dirigenziale 19 gennaio 2010 (prot. n. 02/ric/2010). Le audizioni si sono svolte nel mese di febbraio davanti ad una commissione di esperti nominata con decreto dirigenziale 28 dicembre 2009 (prot. n. 1035/ric/2009);
a conclusione dei lavori è stato formulato il giudizio sui progetti ammessi alla fase delle audizioni, classificati in «progetti da finanziare», «progetti finanziabili ove le risorse disponibili lo consentano» e «progetti da non finanziare», mentre nella riunione del 3 marzo 2010 «la Commissione FIRB, sulla base del parere reso dalla commissione per le audizioni, ha definito per i n. 105 progetti classificati ex-aequo come progetti da finanziare, i costi congrui e i conseguenti contributi a carico del Miur». Ciò nonostante, nelle more della pubblicazione dei risultati, il Ministro interrogato, in un'intervista rilasciata il 26 marzo 2010 al quotidiano Il Sole 24 Ore annoverava, tra le «cose fatte» dal Ministero, il finanziamento di 171 progetti nell'ambito del FIRB;
il 12 aprile è stato finalmente reso noto, con decreto ministeriale 9 aprile 2010 n. 85/ric, l'elenco dei 105 (e non dei 171) progetti effettivamente finanziati nell'ambito del FIRB, per un ammontare complessivo del finanziamento da parte del Miur di euro 45.149.040. Degli altri 99 progetti ammessi alle audizioni, 66 sono stati classificati come «progetti finanziabili ove le risorse disponibili lo consentano» e 33 come progetti da «non finanziare»;
senza voler mettere in alcun modo in dubbio l'eccellenza dei progetti ammessi al finanziamento né la piena competenza dei docenti chiamati a valutare, è lecito rilevare quelle che appaiono come palesi incongruenze. E cioè a) per quanto attiene alle procedure di valutazione in sede di audizione, a fronte dell'ampiezza dei tre settori PE (mathematics, physical sciences, information and communication, engineering, universe and earth sciences), LS (life sciences) e SH (social sciences and humanities), la composizione delle Commissioni (limitate a tre membri ciascuna) appare essere stata eccessivamente ristretta e tale

da non garantire la competenza specifica per giudicare in tali complessi e multiformi settori; b) per quanto riguarda i numeri dei progetti effettivamente finanziati appare evidente l'incongruenza tra il numero di 171 progetti, dichiarati come finanziati nell'ambito del FIRB dal Ministro il 26 marzo 2010, e i 105 poi effettivamente finanziati a seguito della pubblicazione del decreto del 12 aprile 2010; c) per quanto riguarda invece le cifre impegnate, è stridente il contrasto tra i 100 milioni di euro stanziati per sostenere le iniziative dei giovani ricercatori e i 45 milioni poi effettivamente impegnati. I 50 milioni stanziati in seconda istanza con decreto ministeriale n. 755 del 18 novembre 2009, citati nei decreti di ammissione alle audizioni, non sono infatti previsti nel decreto finale di approvazione dei progetti finanziati;
il paradosso è stato rilevata anche dal CUN, che nel corso dell'adunanza del 14 aprile ha approvato una mozione (prot. 738) in cui «chiede con forza che vengano messi a disposizione ulteriori fondi affinché tutti i 171 progetti valutati come finanziabili dopo le audizioni e che comunque rappresentano circa il 5 per cento dei progetti presentati, possano essere effettivamente finanziati» -:
se i fatti rappresentati rispondano al vero e se, nel caso, il Ministro non ritenga che, nell'interesse della ricerca scientifica specialmente nei settori più sacrificati, non sia opportuno, in presenza accertata delle risorse necessarie, ammettere al finanziamento tutti i progetti segnalati dalla Commissione.
(5-02787)

DE PASQUALE, GHIZZONI e VANNUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la deroga per assegnare posti di sostegno in organico di fatto per casi gravi sopravvenuti all'inizio dell'anno scolastico, era diventata, negli anni passati, quasi una regola, tanto che tre anni fa quasi la metà dei posti di sostegno erano annualmente in deroga e, per legge, coperti da docenti con contratto a tempo determinato;
la legge n. 244 del 2007 (Finanziaria per il 2008) aveva abrogato la deroga e fissato un contingente massimo di posti di sostegno, tentando di stabilizzare un settore dove la discontinuità la faceva da padrona (con un carosello di docenti di sostegno particolarmente deleterio per gli alunni disabili);
in Sicilia i genitori di un alunno con disabilità hanno presentato ricorso contro il dimezzamento delle ore di sostegno e, di giudizio in giudizio, hanno ottenuto il riconoscimento alla deroga;
l'impugnativa per la presunta illegittimità costituzionale della deroga non concessa è stata promossa dal Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana davanti alla Corte costituzionale, che si è pronunciata pochi giorni fa a favore;
la Consulta ha, infatti, accolto il ricorso con sentenza n. 80 depositata il 26 febbraio scorso, dichiarando «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2008), nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno»; e dichiarando «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave, una volta esperiti gli strumenti di tutela previsti dalla normativa vigente»;
la Corte ha ricordato un principio sacrosanto: «ciascun disabile è coinvolto in un processo di riabilitazione finalizzato a un suo completo inserimento nella società; processo all'interno del quale l'istruzione e l'integrazione scolastica rivestono un ruolo di primo grado»;

quando la legge finanziaria 2008 modificò le norme stabilite dieci anni prima relativamente ai posti di sostegno ad alunni con disabilità, furono in molti ad applaudire. La norma si poneva infatti l'obiettivo di stabilizzare, finalmente, il settore;
i posti di sostegno in deroga, che in precedenza venivano assegnati per legge a docenti con contratto a tempo determinato fino al termine delle attività, furono stabilizzati, abrogando l'istituto della deroga. Venne previsto di trasformare gradualmente una quota dei posti di sostegno in organico di diritto fino a coprire il 70 per cento del totale dei posti di sostegno -:
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato in ragione della sentenza della Corte costituzionale menzionata in premessa anche al fine di garantire il diritto ad ogni studente con disabilità ad avere una reale e qualificata istruzione potendo beneficiare di un congruo numero di ore di presenza dell'insegnante di sostegno che realizzi quanto disposto dalla Corte costituzionale «ciascun disabile è coinvolto in un processo di riabilitazione finalizzato a un suo completo inserimento nella società; processo all'interno del quale l'istruzione e l'integrazione scolastica rivestono un ruolo di primo grado».
(5-02792)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la riduzione dei fondi destinati alle spese di funzionamento delle scuole del Veneto, nonché i tagli previsti per le supplenze e per la pulizia degli istituti stanno suscitando molta preoccupazione tra i genitori degli alunni, gli insegnanti e gli amministratori degli enti locali;
la somma che l'amministrazione statale non ha ancora versato ai 770 istituti scolastici presenti nella regione Veneto ammonta a circa 50 milioni di euro;
secondo le stime dell'assessorato alle politiche scolastiche del comune di Padova, la somma che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve ancora erogare agli istituti scolastici di Padova e provincia ammonta a 8.605.000 euro, così ripartiti: 945.000 euro a favore dei 14 istituti comprensivi di scuola primaria del comune di Padova, 1.400.000 euro a favore dei 24 istituti superiori del comune di Padova, 1.160.000 euro a favore dei 20 istituti superiori della provincia di Padova e 5.100.000 euro a favore degli 85 istituti comprensivi di scuola della provincia di Padova;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha ancora versato agli istituti scolastici padovani i finanziamenti previsti per il 2008 e il 2009;
tale situazione di mancanza di fondi per le spese di funzionamento degli istituti scolastici del Veneto ed in particolare del comune di Padova sta creando notevoli disagi per lo svolgimento dell'attività didattica, soprattutto per la mancanza di risorse per pagare le supplenze ed il sovraffollamento delle aule, che si riempiono con 30-35 alunni per classe quando, per un qualsiasi motivo, è assente l'insegnante titolare -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
che cosa intenda fare per assicurare adeguate risorse economiche al settore dell'istruzione scolastica nella regione Veneto;
quali misure intenda adottare per assicurare l'adeguato svolgimento dell'attività didattica nelle scuole del Veneto e, in particolare, del comune di Padova.
(4-06857)

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole bergamasche si stanno da tempo preparando al decisivo appuntamento per l'avvio del nuovo liceo musicale previsto dalla riforma Gelmini;
sono ventuno (erano nove quattro anni fa) le scuole secondarie statali di primo grado con sezioni musicali;
tale notevole incremento è il segno di una forte crescita della richiesta di formazione musicale nella provincia orobica;
quattro istituti di istruzione secondaria superiore di Bergamo e provincia ospitano sperimentazioni musicali attivate nell'ambito dell'autonomia scolastica sin dall'anno scolastico 2002-2003;
in quest'ottica la regione Lombardia con proprio decreto del 24 febbraio 2010, n. 1632, ha indicato il liceo sociopsicopedagogico statale «Secco Suardo», come sede del nuovo liceo musicale a Bergamo;
la scelta è stata anche supportata dalla dichiarata volontà degli enti preposti di attribuire al nuovo liceo musicale una sede prestigiosa nel complesso di Astino;
agli atti dell'ufficio scolastico regionale (U.S.R.) risultano circa 26 richieste di iscrizione per il prossimo anno al liceo sociopsicopedagogico «Secco Suardo»;
secondo i dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, contraddetti come sopra riportato dall'ufficio scolastico regionale, le iscrizioni al liceo musicale bergamasco non raggiungerebbero il numero minimo e ciò motiverebbe l'attribuzione a Pavia, anziché a Bergamo, di un liceo musicale -:
se il Ministro intenda verificare la correttezza dei dati espressi e, qualora risultassero esatti i dati forniti dall'ufficio scolastico regionale, assumere le iniziative di competenza al fine di attribuire a Bergamo il nuovo liceo musicale.
(4-06858)

MONAI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 4 agosto 2000 prevede che gli obbiettivi formativi qualificanti dei laureati nei corsi di laurea in scienze delle attività motorie e sportive devono possedere competenze relative alla comprensione, alla progettazione, alla conduzione e alla gestione di attività motorie a carattere educativo, adattativo, ludico o sportivo;
le stesse devono essere finalizzate allo sviluppo, al mantenimento e al recupero delle capacità motorie e del benessere psicofisico ad esse correlato, con attenzione alle rilevanti specificità di genere;
il decreto legge 8 maggio 1998, n. 178, all'articolo 2, lettera b), sancisce che il corso di laurea in scienze motorie è finalizzato all'acquisizione di adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici, professionali nell'area della prevenzione e dell'educazione motoria adattata finalizzata a soggetti di diversa età e a soggetti disabili -:
se e come il Governo intenda intervenire in materia al fine di tutelare gli operatori qualificati con corsi universitari nello svolgimento delle pratiche di attività di recupero delle capacità motorie, competenza comune con la figura del fisioterapista;
se il Governo abbia intenzione di promuovere un'iniziativa normativa atta a regolamentare definitivamente la figura professionale del laureato in scienze motorie, con particolare riferimento alle competenze relative alle attività di recupero delle attività motorie.
(4-06861)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BOSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 4 marzo 2010, Telecom Italia dichiara di voler trasferire il proprio ramo di azienda rappresentato dalla funzione «IT Operation», attiva nell'ambito della direzione technology & Operations/Information technology, alla società Shared service Center (SSC);
la Shared Service Center srl è nata nel 2003 dall'unione delle strutture IT di Pirelli, Telecol Italia, TIM e Olivetti, specializzandosi nella gestione dei sistemi ERP, SAP in particolare;
la SSC è attualmente una società a responsabilità limitata che è stata oggetto, nei mesi scorsi, di un lungo braccio di ferro tra azienda e sindacato per la sua vendita;
la Shared service Center (Ssc), società satellite fortemente indebitata, che nel 2008 ha dichiarato una perdita pari a circa 60 milioni di euro, avrà il compito, dichiarato nel verbale che l'azienda ha consegnato ai sindacati, di «avviare tutte le iniziative di razionalizzazione dei costi industriali, compreso l'efficientamento dell'organico in forza, al fine di conseguire i livelli di competitività necessari»;
il passaggio investe circa 2150 lavoratori distribuiti in diverse sedi dislocate sul territorio nazionale, tra cui Roma, Napoli, Bari;
il timore di sindacati e lavoratori è che l'esternalizzazione del ramo dell'information technology non sia che il primo passo verso una drastica riduzione dei posti di lavoro, visti, i ripetuti tagli praticati da Telecom negli ultimi anni nella misura di 5mila mobilità nel 2008, oltre 1.400 lavoratori messi in contratto di solidarietà nel 2009 e ulteriori 4mila tagli nel 2009;
la preoccupazione sull'operazione è aggravata dai risvolti di carattere legale, aziendale e sociale prodotti dalla politica di outsourcing attuata da Telecom Italia negli ultimi anni; dal 2000 al 2006, infatti, Telecom Italia ha ceduto 15 rami d'azienda con circa 2700 lavoratori. Le attività esternalizzate sono riconducibili a svariate funzioni: gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare; fatturazione bollette telefoniche; gestione autoparco; amministrazione del personale; manutenzione hardware e software; gestione logistica; gestione delle polizze sinistri; gestione protocollo, posta ed archivi cartacei; manutenzioni e servizi ambientali; gestione servizi di sicurezza; gestione servizi radio marittimi -:
se il Governo intenda assumere iniziative volte a monitorare la situazione di cui in premessa a tutela dei livelli occupazionali per evitare che altre migliaia di lavoratori possano trovarsi in situazioni precarie o peggio ancora di perdita del posto di lavoro.
(4-06867)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro della salute, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Croce rossa italiana è un ente pubblico non economico e, come tale, è soggetto alla disciplina che regola tutte le pubbliche amministrazioni;
l'ordinanza commissariale della Croce rossa italiana n. 249 del 24 agosto 2009 recepisce il programma di certificazione europea (EFAC) dei corsi di primo soccorso e rende attuativo, con decorrenza immediata, il regolamento che disciplina le modalità organizzative ed esecutive del

processo di riqualificazione e aggiornamento dei capomonitori e monitori CRI di primo soccorso;
la partecipazione ai predetti corsi di riqualificazione e aggiornamento ed il conseguente superamento della verifica costituiscono, stante tale ordinanza, condizione necessaria per il mantenimento della qualifica di capomonitore e monitore di primo soccorso attivo;
a seguito di tale ordinanza, centinaia di qualificati capomonitori e monitori di primo soccorso operanti su tutto il territorio nazionale sono costretti nonostante l'esperienza pluriennale acquisita sul campo a superare due impegnativi test d'accesso per poter accedere al corso di riqualificazione e aggiornamento;
risulta all'interrogante che, in alcune selezioni regionali, solo il 25 per cento dei monitori avrebbe superato i test d'accesso;
l'ordinanza commissariale n. 249 presenterebbe alcuni elementi di criticità, dal momento che il programma di aggiornamento in questione dovrebbe rientrare in una normale pratica di periodica «formazione continua» dei sanitari della Croce rossa italiana, senza forme di preselezione che, di fatto, risultano surrettiziamente lesive degli status già acquisiti -:
se, per quanto di loro competenza, non ritengano oltremodo penalizzante l'ordinanza commissariale citata in premessa nella parte in cui condiziona l'accesso al Corso di riqualificazione e aggiornamento dei capomonitori e monitori CRI al superamento di due test che rischia non solo di vanificare la preziosa esperienza di centinaia di volontari qualificati, ma anche di ridurre lo stesso numero di monitori operativi nel Paese e quindi di futuri volontari e, nell'ipotesi affermativa, quali iniziative di competenza intendano assumere nei confronti dei vertici della Croce rossa italiana.
(3-01029)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto legislativo n. 23 del 20 febbraio 2009 «Attuazione della direttiva 2006/117/Euratom relativa alla sorveglianza e al controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito» è stato istituito l'obbligo del controllo radiometrico per i rottami ferrosi e non ferrosi;
il decreto non specifica nel dettaglio i prodotti da sottoporre a controllo;
la genericità e l'assenza di indicazioni chiare rischia di produrre un ammasso di tonnellate di prodotto in attesa di controllo con rischio di congestionamento di porti e dogane;
i tecnici sanitari preposti non sembrano in grado di soddisfare tutte le richieste in tempi accettabili;
nessun porto italiano sembra sufficientemente attrezzato;
la situazione potrebbe essere evitata se i prodotti semilavorati, il cui controllo non sia strettamente necessario, venissero esclusi dalle normative come sembra abbiano scelto di fare altri Paesi europei;
sembra indispensabile un decreto che specifichi esattamente i prodotti da sottoporre a controllo evitando che gli stessi vengano eseguiti su tutti i materiali provocando l'intasamento denunciato;
si sta profilando il rischio che i traffici riferiti a questi prodotti si spostino verso altri porti europei con grave danno per l'economia nazionale;
la situazione può creare, oltre che disagi e paralisi per i porti, anche maggiori costi per le aziende del settore, per i ritardi delle consegne e delle procedure con difficoltà di produzione -:
se ai Ministri interessati risulti il rischio denunciato;

se sia già possibile un monitoraggio della situazione di tutti i porti italiani a pochi giorni dall'avvio della normativa;
se e quali dati siano stati raccolti in proposito;
se ed in che modo si intenda intervenire per una classificazione dei prodotti da sottoporre ad effettivo controllo e per attrezzare adeguatamente i porti italiani.
(5-02786)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARINELLO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, PAGANO e GERMANÀ. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le cellule staminali del cordone ombelicale sono in grado di combattere le malattie del sangue, poiché, essendo identiche a quelle del midollo osseo, possono essere utilizzate nei trapianti in pazienti affetti da leucemie ed altre malattie del sangue;
la caratteristica principale di queste cellule staminali è che in un trapianto il livello di compatibilità di cui queste cellule hanno bisogno è del 70 per cento a differenza dì quelle trapiantate dal midollo osseo, le quali hanno bisogno di un livello i compatibilità dì circa il 99 per cento;
la possibilità di effettuare trapianti con sangue cordonale ha indotto alla costituzione di vere e proprie «banche» dove vengono conservate le unità di sangue cordonale raccolte;
in Italia, le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all'interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e di sicurezza definiti a livello nazionale ed internazionale;
la legge 21 ottobre 2005, n. 219, ha previsto la predisposizione da parte del mistero della salute - con proprio decreto e previo accordo con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano - di un progetto per l'istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale a fini di trapianto;
la rete nazionale italiana è attualmente composta da 18 banche, distribuite su tutto il territorio nazionale, già riconosciute idonee dalle regioni di appartenenza in base alle vigenti disposizioni in materia trasfusionale e all'accordo Stato-regioni del 10 luglio 2003, fatto salvo il regime autorizzativo e di accreditamento introdotto dal decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191 per le banche di nuove istituzione;
la banca del sangue del cordone ombelicale situata presso il Servizio di medicina Trasfusionale dell'ex azienda ospedaliera «Ospedali Civili riuniti» Giovanni Paolo II di Sciacca, fa parte della rete italiana di banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale, coordinata a livello centrale dal Centro nazionale sangue in collaborazione con il Centro nazionale trapianti, per i rispettivi ambiti di competenza;
attualmente la banca del cordone ombelicale di Sciacca, assicura - con i 20.000 cordoni già raccolti - la varietà genetica che garantisce la massima compatibilità nella popolazione regionale;
aumentando il numero dei cordoni raccolti, pertanto, non cresce la probabilità di compatibilità per i malati in attesa di trapianto ma, al contrario cresce il numero dei cordoni con lo stesso codice genetico che non potranno essere ceduti;
la percentuale di doppioni nella banca di Sciacca si attesta, con i dati relativi alle unità già tipizzate, intorno all'8 per cento ed è facile prevedere che tale percentuale raggiungerà il 15-18 per cento una volta tipizzati tutti i cordoni già raccolti;

la crescita del numero dei doppioni non solo non si traduce nell'aumento per i pazienti delle probabilità di trovare, tra i nuovi, quello compatibile, ma rappresenta - altresì - un costo non indifferente per l'azienda in quanto la loro conservazione richiede gran di quantità di azoto liquido;
la cessione dei cordoni tipizzati, invece, risulta assai più vantaggiosa, sia dal punto di vista economico che da quello - ben più importante - medico, in quanto dà il 62 per cento di possibilità di guarire ai bambini affetti da gravi malattie ematologiche che - in assenza di trapianto - sarebbero condannati a morte sicura;
nell'ultimo anno la banca del sangue cordonale di Sciacca ha ceduto ai bambini di tutto il mondo un cordone al mese e la cessione può raddoppiare una volta che tutti i cordoni saranno tipizzati;
la presenza dei doppioni nelle banche del sangue del cordone ombelicale è un limite per la struttura di Sciacca così come non è utile la raccolta indiscriminata fatta quotidianamente per aumentare il numero delle unità (il cui costo è di 1 milione di euro all'anno), mentre deve aumentare la raccolta delle unità dedicate.
le 20.000 unità criopreservate fanno della banca del cordone ombelicale di Sciacca un fiore all'occhiello della sanità regionale e nazionale nonché un polo di eccellenza in Europa e nel mondo alla pari con la struttura di New York -:
quali tempestive iniziative, anche di natura economica, intenda adottare - nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze attribuite alle regioni dalla legislazione vigente - al fine di incentivare in tutte le banche appartenenti alla rete nazionale per la conservazione di sangue da cordone ombelicale, ed in particolare nella struttura di Sciacca, la cessione delle unità tipizzate, la tipizzazione delle unità di cui non si conosce il codice genetico e la raccolta delle unità dedicate;
anche in considerazione della rilevanza nazionale della banca del cordone ombelicale di Sciacca, quali siano le azioni di competenza intraprese per la salvaguardia delle attività di detta struttura.
(4-06865)

FUCCI, DIVELLA, DISTASO e SISTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 22 marzo 2010 Il Sole 24 Ore ha pubblicato i primi dati sui disavanzi sanitari regionali nel 2009;
la regione Puglia, secondo tali dati, è al quarto posto nella poco invidiabile classifica delle regioni messe peggio avendo accumulato un disavanzo sanitario pari a circa 282 milioni di euro, con un aumento di circa 30 milioni di euro rispetto al deficit accumulato nel 2008 (quando l'aumento era stato addirittura di 33 milioni rispetto all'anno precedente);
a rendere ancora più preoccupante la situazione è che, nel 2009, l'aumento del deficit sanitario della regione Puglia si sia verificato nonostante il teorico avvio, nel biennio precedente, da parte della giunta regionale, di un pacchetto di misure studiate proprio per arrivare a un pur parziale rientro. Tutto ciò conferma ancora una volta, a parere degli interroganti, le gravi lacune e deficienze da parte del primo governo regionale Vendola che, ad avviso degli interroganti, ha portato la Puglia indietro rispetto all'opera di risanamento avviata in precedenza, nel quinquennio 2000-2005, dalla giunta Fitto;
la sanità pugliese è in particolar modo gravata da due gravi fattori che inevitabilmente si riverberano sulla qualità delle prestazioni sanitarie:
a) i continui episodi di «emigrazione sanitaria» verso altre regioni italiane alla ricerca di prestazioni efficaci;
b) i tempi dei rimborsi ai fornitori da parte delle ASL pugliesi che hanno

ormai raggiunto (secondi i dati resi noti dalla Confindustria Puglia) una media di 360 giorni;
il problema del deficit sanitario, negli ultimi anni, ha colpito molte altre regioni italiane e due di esse - il Lazio e l'Abruzzo - sono state commissariate dal Governo e con quest'ultimo hanno sottoscritto accordi per il rientro dai loro passivi che contemplano l'iniezione di risorse provenienti da parte dello Stato in cambio, però, della messa in campo di forti e credibili misure di razionalizzazione -:
quali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per fare luce sulle cause del disavanzo sanitario regionale della Puglia e se ritenga opportuno un eventuale intervento da parte dello Stato, così come già accaduto in Abruzzo e nel Lazio, ove si verificasse che il deficit sanitario pugliese fosse tale da non garantire più regolari servizi ai cittadini della regione.
(4-06873)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, CICCIOLI, PATARINO e DI VIRGILIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto del 30 marzo 2010, che abolisce le tariffe editoriali ridotte, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 31 marzo 2010 ha sospeso la tariffa editoriale ridotta per gli editori indipendenti;
il decreto ha aumentato del 70 per cento i costi di spedizione delle edizioni per le assicurazioni non profit e la piccola editoria;
numerosi lettori di riviste di associazioni non profit, per esigenze legate all'età anagrafica, non sono raggiungili on line e necessitano quindi di ricevere le riviste cartacee;
in molti casi gli editori avevano già provveduto a determinare i costi degli abbonamenti in base alle vecchie tariffazioni, avendo le nuove disposizioni effetto dal 1o aprile 2010;
ogni attività editoriale rappresenta un enorme valore aggiunto nell'ottica del pluralismo del dibattito socio-politico ed economico;
il mantenimento di questo livello di tariffazione comporterebbe la chiusura di innumerevoli testate locali, edite dalla piccola editoria o da associazioni non profit -:
se il Governo intenda rettificare il testo del decreto e rimodulare le tariffe editoriali di spedizioni, affinché venga ripristinata la possibilità, soprattutto per le associazioni non profit, di esercitare la libertà di espressione.
(5-02784)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pedoto n. 5-02751, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bossa, Bucchino, D'Incecco, Murer, Grassi, Lenzi, Miotto, Sarubbi.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Milo ed altri n. 5-02777, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nicco.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Vincenzo Antonio Fontana n. 4-06731 dell'8 aprile 2010.