XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 28 aprile 2010

TESTO AGGIORNATO AL 1° GIUGNO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza, La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
anche l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione, con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e degli affari europei, e dal professor Francesco Calogero, in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 6 aprile 2010 il Dipartimento della difesa USA ha presentato la «Nuclear Posture Review» che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Barack Obama nel suo discorso del 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale e dalla decisione di non usare né minacciare l'uso di armi nucleari contro paesi non nucleari, membri del trattato di non proliferazione ed in regola con l'impegno per la non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal presidente americano Obama e dal presidente russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato START scaduto nel dicembre 2009 e che consentirà di compiere un ulteriore significativo passo nella prospettiva di un completo disarmo nucleare;
in questi mesi sono previsti importanti appuntamenti internazionali sui temi del disarmo e della non proliferazione nucleare, dalla conferenza sulla sicurezza nucleare tenutasi a Washington il 12 e 13 aprile 2010, alla Conferenza di riesame del trattato di non proliferazione di maggio a New York, fino all'approvazione del nuovo Concetto strategico della Nato, prevista per il vertice di Lisbona di novembre 2010;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della NATO, per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso. Conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza Atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico

delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle anni nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli Esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della NATO, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari»;
nella stessa risoluzione del Parlamento europeo, si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito NATO sono a tutt'oggi schierate in cinque paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'AIEA e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?» che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi a tutt'oggi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi. Sono state impiegate durante la Guerra fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi»;
Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione Russa volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale;
inoltre, il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non-proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, e in particolare nel processo di revisione del concetto strategico della NATO e nell'ambito della Conferenza di riesame del trattato di non proliferazione a New York;
a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede NATO sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva, e sulla opportunità di giungere, per consenso multilaterale alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia.
(1-00359)
«Mogherini Rebesani, La Malfa, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Pezzotta, Di Stanislao, Fassino, Villecco Calipari, Tempestini, Sereni».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
anche l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione, con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 6 aprile 2010 il dipartimento della difesa Usa ha presentato la Nuclear posture review, che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Barack Obama nel suo discorso del 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale e dalla decisione di non usare né minacciare l'uso di armi nucleari contro Paesi non nucleari, membri del trattato di non proliferazione ed in regola con l'impegno per la non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e dal Presidente russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start, scaduto nel dicembre 2009, e che consentirà di compiere un ulteriore significativo passo nella prospettiva di un completo disarmo nucleare;
in questi mesi sono previsti importanti appuntamenti internazionali sui temi del disarmo e della non proliferazione nucleare, dalla conferenza sulla sicurezza nucleare tenutasi a Washington il 12 e 13 aprile 2010 alla conferenza di riesame del trattato di non proliferazione di maggio 2010 a New York, fino all'approvazione del nuovo concetto strategico della Nato, prevista per il vertice di Lisbona di novembre 2010;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari, che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari»;
nella stessa risoluzione del Parlamento europeo si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'Aiea e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?», che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi, tutt'oggi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi. Sono state impiegate durante la Guerra fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi»;
Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione russa, volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandolo rispetto al suo confine occidentale;
inoltre, il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, nel processo di revisione del concetto strategico della Nato;
a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia.
(1-00359)
(Nuova formulazione) «Mogherini Rebesani, La Malfa, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Pezzotta, Di Stanislao, Fassino, Villecco Calipari, Tempestini, Sereni».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e VII,
premesso che:
nel corso di questo primo periodo della legislatura XVI, con i decreti ministeriali

n. 53, 86 e 87 del 2009, è stata completata la disciplina regolamentare della formazione e dell'esercizio della professione dei restauratori di beni culturali ed è stata avviata l'attuazione, a livello amministrativo, del programma delineato dagli articoli 182 e 29 del codice dei beni culturali e del paesaggio;
in particolare, l'attuazione dell'articolo 182, che disciplina la fase transitoria, dopo un lungo periodo di sostanziale mancanza di regole certe permetterà di dare una risposta all'esigenza di individuare i soggetti i quali, oggi, sono in possesso della qualifica professionale di restauratore di beni culturali;
l'attuazione dell'articolo 182, peraltro, ha comportato e comporterà la soluzione di numerose difficoltà applicative; difatti dall'applicazione della disciplina transitoria resteranno esclusi non pochi soggetti, i quali, pur attivi nel settore, alle date previste dall'articolo 182 non avevano ancora completato il corso di studi e/o maturato l'attività lavorativa richiesti per il conseguimento delle qualifiche professionali;
gli operatori più giovani, oltre a non poter conseguire in via transitoria la qualifica di restauratore, ed in alcuni casi nemmeno quella di collaboratore restauratore, potrebbero incontrare difficoltà nell'accedere ai nuovi corsi di formazione che in futuro verranno organizzati, per i restauratori sulla base dei decreti ministeriali n. 86 del 2009 e n. 87 del 2009, e per le altre figure professionali sulla base della disciplina da adottare in attuazione dell'articolo 29, comma 10, del codice;
il bando di selezione pubblica per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore e collaboratore restauratore, indetto dal Ministro per i beni e le attività culturali, recava una scadenza inizialmente prevista per il 31 dicembre, prorogata in seguito al 30 aprile;
il predetto bando è stato tuttavia impugnato dai rappresentanti del comitato «la ragione del restauro», che hanno lamentato profili di illegittimità con riferimento ai limiti temporali previsti per la maturazione dei requisiti di accesso;
l'11 maggio 2010 il Tribunale amministrativo regionale dovrà pronunciarsi nel merito della questione;

impegnano il Governo:

a posticipare il termine di scadenza del bando alla data in cui il giudice amministrativo competente si pronuncerà nel merito della questione sollevata dal sopra citato Comitato;
a proporre quanto prima, nell'ambito della Conferenza Stato-regioni, i criteri e livelli di qualità per la formazione delle figure professionali dei collaboratori restauratori e delle altre figure ausiliari a quella del restauratore di beni culturali, di cui all'articolo 29, comma 10, del Codice, onde consentire alle regioni di disciplinare ed organizzare la relativa offerta formativa, prevedendo altresì la possibilità di riconoscere, quali crediti formativi nei predetti corsi, la formazione sostenuta presso le scuole di restauro e l'attività di restauro svolta dagli interessati.
(7-00320)
«Lanzarin, Goisis, Rivolta, Grimoldi, Maccanti».

Le Commissioni XI e XIII,
premesso che:
l'articolo 2, comma 250, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010) ha stabilito che le risorse affluite alla contabilità speciale istituita ai sensi del comma 8 dell'articolo 13-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, siano versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, con uno o più decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, al fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge

10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33;
il citato articolo 2, comma 250, della legge finanziaria per il 2010 ha inoltre stabilito che le risorse, pari a 181 milioni di euro, destinate alle finalità di cui all'ultima voce dell'Elenco 1 allegato alla citata legge siano contestualmente ripartite con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo conforme parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari;
tra le norme finanziate dall'ultima voce dell'Elenco 1 allegato alla legge finanziaria per il 2010 è indicato l'articolo 1 della legge 5 aprile 1985, n. 124, relativo alle assunzioni di personale operaio del Corpo forestale dello Stato;
l'atto del Governo n. 195, recante «Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo all'utilizzo delle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33», dispone all'articolo 2, comma 8, l'utilizzo, per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, della somma di 3 milioni di euro per le finalità di cui all'articolo 1 della legge 5 aprile 1985, n. 124;
su tale atto del Governo la Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole con condizioni e osservazione in data 16 marzo 2010;
l'articolo 1 della legge 5 aprile 1985, n. 124, fa esclusivo ed inequivocabile riferimento alle assunzioni di personale operaio del Corpo forestale dello Stato e non ad altre finalità, quali l'attivazione della contrattazione collettiva di secondo livello per il personale operaio del Corpo forestale dello Stato,

impegna il Governo

ad utilizzare le risorse di cui all'articolo 2, comma 8, dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo all'utilizzo delle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, esclusivamente per assunzioni di personale operaio del Corpo forestale dello Stato e non anche per l'attivazione della contrattazione collettiva di secondo livello per detto personale operaio.
(7-00319)
«Negro, Fedriga, Rainieri, Fugatti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
con tragica sistematicità nel nostro Paese si verificano incidenti, spesso dalle conseguenze mortali, che vedono coinvolti adulti, bambini e lattanti vittime di banali soffocamenti domestici;
si ricordano solo i casi più recenti, quali la morte di un bambino di Terni soffocato da una merenda lo scorso 8 marzo 2010, mentre si trovava a scuola, ovvero il caso della bambina di sei mesi morta lo scorso 2 novembre 2009, a Treviso per aver ingoiato un palloncino;
secondo i dati ufficiali della Società italiana di pediatria, ogni anno nel nostro Paese 50 bambini perdono la vita per soffocamento da corpo estraneo; tale percentuale rappresenta il 27 per cento del totale dei decessi accidentali di minori;
il decesso non sopraggiunge quasi mai per l'ingerimento accidentale del «corpo estraneo» (gomme americane, caramelle,

cibi, monete, giochi ed altri piccoli oggetti di uso quotidiano), ma per gli esiziali effetti ingenerati dalle errate manovre di intervento praticate da soccorritori inesperti nella concitazione dei primi momenti;
la Croce rossa italiana ha da tempo ideato un progetto nazionale ad hoc volto a divulgare, diffondere, informare ed insegnare, a titolo completamente gratuito, le corrette manovre di disostruzione pediatrica da corpo estraneo e di rianimazione cardiopolmonare pediatrica ad esse collegate, in linea con i protocolli internazionali che, peraltro, vengono aggiornati ogni cinque anni;
tra queste attività di divulgazione, informazione ed insegnamento rientrano la fornitura di materiale didattico (manuali, opuscoli, dvd, poster, eccetera) ed un ciclo di lezioni interattive, gratuite ed aperte al pubblico, svolte da un team di esperti e qualificati medici volontari del Soccorso della Croce rossa italiana;
i destinatari del progetto sono: genitori, nonni, personale docente, assistenti all'infanzia, capi scout, istruttori e operatori dello sport, bagnini di salvataggio, assistenti sociali di minori con disabilità e così via;
la morte di un bambino - già di per sé insopportabile - è ancora più assurda se deriva dalla diffusa imperizia ed ignoranza -:
se, non ritenga opportuno avviare una campagna informativa ad ampio raggio che coinvolga tutte le istituzioni scolastiche e le strutture sanitarie pubbliche attraverso la realizzazione di cicli di lezioni interattive volte alla conoscenza delle corrette manovre di disostruzione pediatrica da corpo estraneo e di rianimazione cardiopolmonare pediatrica ad esse collegate;
se, non ritenga opportuno realizzare, in collaborazione con la Croce rossa italiana nell'ambito del servizio pubblico televisivo, una serie di spot della Pubblicità Progresso mirati a sensibilizzare i cittadini dell'esistenza e della rilevanza di tali corsi gratuiti ed aperti al pubblico.
(2-00692) «Compagnon».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BUONANNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i fenomeni di pirateria informatica sono in continua crescita e hanno ormai raggiunto livelli preoccupanti, anche grazie alla penetrazione sul territorio nazionale della banda larga, che consente di veicolare con sempre maggiore velocità contenuti audiovisivi;
la duplicazione illecita e gratuita dei prodotti audiovisivi da parte degli utenti reca un grave danno economico a produttori e distributori mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese commerciali;
tale pratica, inoltre, incide in maniera rilevante sul diritto d'autore e, più in generale, sul diritto di proprietà intellettuale che costituiscono un presupposto fondamentale del sistema culturale e il cui rispetto rappresenta un'esigenza ineludibile per tutelare il patrimonio culturale e permetterne lo sviluppo;
la Federazione antipirateria audiovisiva ha stimato che più dell'80 per cento dei film è disponibile in rete addirittura già dal secondo giorno di programmazione cinematografica e che, dal punto vista del mercato illecito, l'Italia incide in questo senso per il 13 per cento sul totale mondiale dei download;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2008 è stato istituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministro per i beni e le attività culturali, un

comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale, il cui coordinamento è stato affidato al professor Masi;
al comitato sono stati attribuiti compiti di coordinamento delle azioni per il contrasto del fenomeno, studio e predisposizione di proposte normative, analisi e individuazione di iniziative non normative, come ad esempio la stipula di codici di condotta e di autoregolamentazione;
il comitato ha svolto nel mese di marzo 2009 due serie di audizioni di soggetti ed esponenti delle associazioni e delle categorie maggiormente rilevanti nel settore, volte ad evidenziare le problematiche connesse a tale fenomeno, senza tuttavia giungere ad alcun risultato;
occorre pervenire ad una rapida soluzione del problema sia attraverso la predisposizione di misure di carattere normativo che reprimano i fenomeni di pirateria informatica sia attraverso la promozione a mezzo «internet» di un'offerta lecita di prodotti e servizi culturali;
risulta infatti indifferibile la creazione di un quadro normativo idoneo a tutelare sia i diritti e gli interessi dei creatori di opere dell'ingegno, sia gli interessi delle imprese produttrici e distributrici, sia anche quelli dei fruitori delle opere attraverso le nuove tecnologie informatiche -:
quali iniziative siano all'esame del comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale per combattere i fenomeni di pirateria informatica e per pervenire alla definizione di una proposta normativa tesa a tutelare le imprese produttrici e distributrici di prodotti audiovisivi digitali;
quali iniziative intenda assumere il Governo per tutelare le imprese produttrici e distributrici dei contenuti audiovisivi.
(5-02810)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il porto d'armi è già regolato unitariamente a livello europeo dalla direttiva 91/477/CEE del 18 giugno 1991;
oltre l'80 per cento degli omicidi che avvengono in Italia sono provocati da detentori di regolare porto d'armi;
il rilascio di tale licenza è regolato da disposizioni che non prevedono come requisito primario un'indagine accurata dal punto di vista psicologico e psichiatrico del richiedente -:
se si ritenga necessario promuovere una ripresa in ambito europeo del dibattito relativo ai requisiti psicologici e psichiatrici che devono essere dimostrati da parte di chi faccia richiesta del porto d'armi, prevedendo la possibilità di raggiungere requisiti comuni a tutti i Paesi dell'Unione in materia di rilascio di porto d'armi;
quale sia il numero di omicidi in ambito domestico compiuti dai regolari detentori di porto d'armi.
(4-06999)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito delle procedure relative all'autotrasporto dei rifiuti e specificamente per le iscrizioni alla categoria per essi prevista, alcune imprese hanno presentato una polizza fideiussoria stipulata con impresa assicurativa rumena, avente sede legale a Bucarest, abilitata da ISVAP ad esercitare in Italia l'attività assicurativa

in regime di libera prestazione di servizi anche nel ramo 15 (che la autorizza al rilascio di fideiussioni);
le polizze rilasciate dalla detta impresa assicurativa sono corredate da autentica di firma apposta da notaio rumeno, con la traduzione in italiano effettuata a mezzo di traduttrice rumena autorizzata;
non apparendo tuttavia chiaro quali siano le procedure da seguire al riguardo (ivi compresa l'autentica di firma), sarebbe opportuno intervenire per una più compiuta disciplina della materia -:
se non intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte a chiarire e rendere più stringente la disciplina concernente le procedure di cui in premessa.
(5-02824)

Interrogazione a risposta scritta:

CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 16 aprile 2010 una vasta operazione della Guardia di finanza di Caserta ha portato al sequestro di 25 aziende zootecniche arrestandone i titolari accusati, a vario titolo, di disastro ambientale, gestione illecita di rifiuti, avvelenamento di acque e scempio paesaggistico;
questa operazione è scaturita da una serie di indagini condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, con il supporto di funzionari dell'Agenzia regionale per l'ambiente (Arpac) e dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico e sostenibile (Enea), finalizzata ad individuare le ragioni del degrado ambientale dei Regi Lagni, storici canali di origine borbonica, frutto di un'opera di canalizzazione e bonifica avviata dal viceregno spagnolo nel 1610, che attraversando un bacino di circa 1095 chilometri quadrati, estendendosi tra le province di Napoli, Caserta e Benevento, coinvolgono 99 comuni per un numero di abitanti equivalenti a circa 3 milioni di persone;
le migliaia di foto e riprese video eseguite nel corso delle indagini hanno evidenziato come gli storici Regi Lagni erano e sono sistematicamente utilizzati come una discarica a cielo aperto, avvelenati da rifiuti liquidi e solidi di ogni genere - come scorie di altiforni, carcasse di animali e di veicoli, tessuti, scarti industriali e solventi e dalle deiezioni di centinaia di migliaia di capi bufalini - rappresentando una delle principali fonti di inquinamento del litorale domizio, considerato il tratto costiero più inquinato d'Italia, dove i batteri presenti nelle acque sono decine di volte superiori ai livelli d'allerta;
secondo quanto accertato dalla Guardia di finanza, oltre allo sversamento illecito di sostanze altamente inquinanti, una delle principali cause di inquinamento del tratto di mare lungo la costa domiziana è dovuto al pessimo trattamento delle acque reflue, nel reticolo dei canali dei Regi Lagni, da parte dei quatto impianti pubblici di depurazione di Villa Literno, Marcianise, Orta di Atella e Nola, dove addirittura le acque che uscivano degli impianti pubblici di depurazione erano di qualità peggiore di quelle che vi entravano per essere trattate, che per questa ragione sono stati sequestrati e i loro amministratori interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese;
pur essendo noto da anni lo stato di degrado dei Regi Lagni è la prima volta che una operazione del genere viene condotta su larga scala nel territorio casertano, evidenziando le forti responsabilità, per questo stato di degrado, di parte del mondo imprenditoriale e dell'amministrazione pubblica regionale uscente. Infatti, solo di recente la regione Campania, con la delibera di giunta regionale n. 1344 del 6 agosto 2009, ha avviato un piano

d'azione di risanamento ambientale e riqualificazione del territorio dei Regi Lagni stanziando 50 milioni di euro -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro interrogato al fine di garantire in tempi celeri il risanamento di un'area territoriale, come quella dei Regi Lagni, conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze storiche e naturali.
(4-06991)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, CICCIOLI, FRASSINETTI, BARANI, DE LUCA e GHIGLIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il museo archeologico dei Campi Flegrei, allestito nella magnifica cornice del Castello aragonese di Baia (Napoli), è visitabile solo in minima parte;
nel luglio del 2008 la Soprintendenza archeologica di Napoli divulgava la notizia che entro l'autunno 2008 avrebbe aperto questo nuovo grande museo, che si compone di 5 sezioni, 57 sale e di numeroso materiale archeologico che giaceva dimenticato nei magazzini del Museo archeologico di Napoli;
in particolare risultano ancora chiuse al pubblico le sezioni di Cuma, Pozzuoli, Literno e Baia;
paradossalmente, e caso unico in Italia, è già stato pubblicato il catalogo del museo nei 3 corposi volumi;
l'importanza delle collezioni contenute nel museo in oggetto è tale da prevedere che verrà inserito nei principali itinerari turistici della zona -:
se il Governo intenda rimuovere le condizioni che impediscono al Museo archeologico di Baia (Napoli) di operare al 100 per cento delle proprie potenzialità.
(5-02813)

Interrogazioni a risposta scritta:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'identità di una nazione risiede principalmente nel suo patrimonio di pensiero e di creazione artistica che nei secoli ha saputo produrre, alimentandolo di sempre nuovi contributi, anche attraverso un costante impegno di conservazione, valorizzazione e divulgazione che ne renda vivo e fecondo il valore ideale e storico;
in tale ottica si inquadreranno le numerose iniziative che si terranno in Italia in occasione della ricorrenza dei quattrocento anni dalla morte di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, tra le quali si annoverano mostre e impegnativi restauri delle sue opere pittoriche;
sorprendentemente, invece, si apprende dagli organi di stampa che la situazione della imponente documentazione e carteggio del Caravaggio, raccolta in una settantina di volumi custoditi presso l'archivio di Stato a Roma, nell'edificio della Sapienza, desta molta preoccupazione per lo stato di conservazione e che necessiterebbero di immediati interventi restaurativi per scongiurarne il definitivo deterioramento e la perdita;
in particolare, secondo le indicazioni fornite dallo stesso direttore dell'archivio di Stato, una decina di volumi sarebbe a rischio, laddove non si intervenisse urgentemente, ma che tali operazioni sono rese impossibili dalla mancanza di fondi, in seguito ai tagli operati nel trasferimento di risorse pubbliche per tali finalità;
peraltro, il costo del completo trattamento di restauro ammonta a circa 2.500 euro per ciascun volume, con oneri complessivi che non appaiono insormontabili se confrontati con l'importanza dei beni in questione, ma che forse lo sono se rapportati alla previsione di risorse per il 2010 di cui dispongono gli archivi di Stato. A tale proposito si rileva, infatti, che tale previsione consolida le decurtazioni operate

nel corso del 2008, portando le disponibilità a una soglia insufficiente per l'espletamento delle stesse funzioni istituzionali;
la credibilità e il rispetto del nostro Paese, in un periodo in cui l'attenzione internazionale si attiverà in conseguenza del richiamato anniversario, non può essere messa in discussione per l'incapacità di provvedere alla conservazione e valorizzazione della documentazione riguardante il Caravaggio -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per evitare che, per indifferenza o disattenzione, possa compromettersi e perdersi un'importante testimonianza documentale dell'opera e della vita di un protagonista della storia dell'arte mondiale quale il Caravaggio.
(4-07002)

CASSINELLI, SCANDROGLIO, COSTA e SCELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
«Il Canto degli italiani», meglio noto come «Fratelli d'Italia», pur privo di un riconoscimento costituzionale, è considerato nel comune sentire degli Italiani come l'inno nazionale della Repubblica;
per questa ragione, esso è regolarmente eseguito o riprodotto in apertura di cerimonie pubbliche ed istituzionali, ricorrenze nazionali e manifestazioni sportive e politiche;
la Società italiana degli autori ed editori, in diverse occasioni, ha preteso la corresponsione di importi, talvolta piuttosto elevati, a fronte dell'esecuzione o della riproduzione in pubblico de «Il Canto degli Italiani»;
ciò rappresenta secondo gli interroganti una mercificazione dell'inno nazionale e offende i sentimenti patriottici -:
se, a maggior ragione in concomitanza del 150o anniversario dell'unità d'Italia, il Governo non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative per portare ad un riconoscimento de «Il Canto degli italiani» come inno nazionale, e se non ritenga di intervenire affinché cessi da parte della Società italiana degli autori ed editori la pretesa di importi economici per l'esecuzione o la riproduzione de «Il Canto degli Italiani».
(4-07005)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1-bis, comma 14, del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136 convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186, prevede che il numero delle promozioni al grado di primo maresciallo da conferire a decorrere dall'anno 2004 e fino all'anno 2020 compreso è fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa in misura non superiore a un trentesimo della consistenza del personale appartenente ai rispettivi moli marescialli determinata per l'anno precedente dal decreto di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e, per il Corpo delle capitanerie di porto, dall'articolo 3, comma 3, lettera b), del predetto decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, e successive modificazioni;
l'articolo 20, comma 1, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, come modificato dal decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, prescrive che l'avanzamento al grado di primo maresciallo ha luogo a scelta e per concorso per titoli ed esami;
l'articolo 20, comma 5, del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, come modificato dal decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, dispone che i marescialli capi e gradi corrispondenti giudicati idonei ed iscritti nel quadro di avanzamento

sono promossi al grado di primo maresciallo, nell'ordine della graduatoria di merito;
l'articolo 2, comma 1, della legge 6 agosto 1991, n. 255, ha separato in due i Corpi della marina militare denominandoli rispettivamente uno Corpo equipaggi militari marittimi (ruolo C.E.M.M.) e l'altro corpo delle capitanerie di porto (ruolo nocchieri di porto) e prevedendo al successivo articolo 8, comma 1 e 2, identiche modalità di stato giuridico e di avanzamento tra i due ruoli della Forza armata (entrambi suddivisi per categorie e specialità dalla determinazione emana in data 24 luglio 2003 dal Capo di Stato Maggiore della Marina militare pro tempore);
per gli appartenenti al ruolo marescialli del corpo equipaggi militari marittimi, l'iscrizione nel quadro di avanzamento non è determinato sulla base del solo punteggio di merito attribuito dalla commissione di avanzamento, ma ha luogo per categorie e specialità (articoli 2, 3 e 50 del regio decreto 18 giugno 1931, n. 914), mentre l'iscrizione degli appartenenti al ruolo marescialli del Corpo delle capitanerie di porto, analogamente a quanto previsto per i paritetici marescialli dell'Esercito e dell'Aeronautica, ha luogo a scelta (articolo 20 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196); di fatto, tale suddivisione porta all'esclusione di alcuni scrutinandi del Corpo equipaggi militari marittimi, pur avendo la Commissione assegnato un punteggio sensibilmente migliore di altri, per effetto dell'arcaico criterio applicato, ivi compresa l'arbitrarietà della quantità delle promozioni da conferire per ciascuna delle categorie e specialità;
tale modo di operare se è condivisibile ai fini dell'impiego non lo è ai fini dello stato giuridico e delle disposizioni contenute nel decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, come modificato dal decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, nella parte in cui dispone che «ai fini dell'impiego e in relazione alle esigenze di servizio, le categorie, le specialità, le qualifiche, le specializzazioni, le abilitazioni e gli incarichi, compresi quelli principali, sono individuati e disciplinati con determinazione del Capo di Stato Maggiore della rispettiva Forza armata»;
la mancata promozione preclude le attribuzioni tipiche che il legislatore ha previsto per il grado di primo maresciallo, decisamente ben oltre la categoria/specialità di appartenenza, infatti all'articolo 6 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 196, come modificato con il decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, si prevede che «... al personale che riveste il grado di primo maresciallo sono attribuite funzioni che implicano un maggior livello di responsabilità, ... sono i diretti collaboratori di superiori gerarchici che possono sostituire in caso di impedimento o di assenza; assolvono, in via prioritaria, funzioni di indirizzo o di coordinamento con piena responsabilità per l'attività svolta. Il personale appartenente al ruolo dei marescialli della categoria "nocchieri di porto" del Corpo delle capitanerie di porto della Marina militare, svolge, oltre agli specifici incarichi caratteristici del proprio ruolo, anche funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, ai sensi del codice della navigazione e delle altre leggi che lo prevedono»;
tale esitazione pone in risalto, ad avviso degli interroganti, l'illogicità e la disparità di trattamento dell'azione amministrativa (addirittura nell'ambito della stessa Forza armata tra i due moli marescialli), che di fatto vanifica l'esito di scrutinio della medesima commissione di avanzamento, le determinazioni fissate annualmente dal Ministro della difesa e la normativa vigente sull'avanzamento, sullo stato giuridico, nonché in merito a quanto dispone l'articolo 3 della legge 6 marzo 1992, n. 216 (riordino dei ruoli, delle attribuzioni e dei trattamenti economici al fine di conseguire una disciplina omogenea tra il personale non direttivo e non dirigente delle Forze armate) -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire presso la direzione generale per il personale militare, al fine

di uniformare l'iscrizione nel quadro di avanzamento sulla base del solo punteggio di merito attribuito dalla commissione di avanzamento anche per gli appartenenti al ruolo marescialli del corpo equipaggi militari marittimi, così come accade agli appartenenti al ruolo marescialli del Corpo delle capitanerie di porto ed ai paritetici marescialli dell'Esercito e dell'Aeronautica.
(5-02818)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con l'interrogazione a risposta scritta 4-05301 gli interroganti hanno chiesto chiarimenti in merito alle gravi patologie sofferte dal signor Davide Gomiero, a seguito delle vaccinazioni effettuate successivamente all'arruolamento presso l'85o Reggimento «Verona» di Montorio Veronese quale Volontario in ferma prefissata di un anno;
il 10 dicembre 2007 il signor Gomiero ha presentato domanda ai sensi della legge n. 210 del 1992, il 26 maggio 2009 è stato sottoposto a visita presso la commissione medica ospedaliera - dipartimento militare di medicina legale di Padova (Prot. n. 6373), il 16 giugno 2009 ha presentato domanda per la concessione del trattamento privilegiato ordinario per l'infermità non ancora riconosciuta dipendente da causa di servizio, la visita è stata effettuata il 1o febbraio 2010 sempre presso la commissione medica ospedaliera di Padova (prot. n. 243780000939/10.3.4.3) -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'attuale situazione che vede coinvolto il signor David Gomiero e quali immediate azioni intenda adottare affinché gli sia garantita ogni necessaria assistenza medica;
se intenda disporre, con la massima urgenza consentita, una inchiesta per accertare se, nell'esecuzione del ciclo vaccinale a cui è stato sottoposto David Gomiero, siano state rispettate tutte le disposizioni e i protocolli sanitari vigenti all'epoca dei fatti e se questi abbiano garantito il militare in premessa da ogni possibile rischio per la propria salute;
se il Ministro non intenda, in attesa degli accertamenti medici, impartire le opportune disposizioni affinché al signor Gomiero sia riconosciuta la dipendenza delle patologie sofferte come «dipendenti da causa di servizio» e conseguentemente gli siano riconosciuti tutti i benefìci economici previsti dalle vigenti normative.
(4-07004)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in ogni occasione viene ribadita l'importanza della semplificazione del sistema fiscale e la diminuzione del carico burocratico per le imprese;
non pare all'interrogante che tali princìpi ispiratori trovino applicazione nella determinazione n. 22778 del 22 febbraio 2010 (Approvazione dei modelli degli elenchi riepilogativi delle cessioni e degli acquisti intracomunitari di beni e delle prestazioni di servizio rese e ricevute in ambito comunitario - periodi di riferimento decorrenti dal 2010) adottata dal direttore della Agenzia delle dogane, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate e d'intesa con l'Istituto nazionale di statistica;
al riguardo è illuminante l'articolo pubblicato a pagina 26 il 10 aprile 2010 da Il Sole-24 ore, che ha messo a confronto gli elenchi Intra-servizi di Francia ed Italia, laddove risulta che il numero di colonne dei modelli richiesti nel nostro Paese è del tutto abnorme;

appare evidente che, rispetto a quanto disposto dalla direttive europee recepite al riguardo, nel nostro Paese, per l'ennesima volta, si pretende di acquisire dalle imprese una miriade di informazioni affatto rilevanti ma sicuramente costose (sia per il personale che al reperimento delle stesse deve provvedere, sia per quello destinato ai controlli), che ne limitano la competitività -:
se e quali iniziative intenda assumere in ordine alla situazione sopra rappresentata.
(4-06992)

LO MONTE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate, nel 2008, indiceva una selezione pubblica per l'assunzione a tempo indeterminato di 825 unità per il profilo professionale funzionario, per l'attività amministrativo-tributaria;
il suddetto bando prevedeva tre prove, l'ultima delle quali un «tirocinio teorico-pratico integrato da una prova finale orale»;
sempre in base al bando sarebbero stati ammessi alla seconda prova «i candidati che riportano il punteggio di almeno 24/30 e rientrano in graduatoria nel limite massimo dei posti, aumentati fino al 40 per cento»;
il 24 dicembre 2008, l'Amministrazione ha indetto una nuova procedura concorsuale, per l'assunzione di ulteriori 825 unità, di contenuto identico alla precedente, senza tenere conto della posizione di quanti avevano superato le prime due prove del primo concorso e che non erano stati ammessi alla terza prova nonostante avessero raggiunto un punteggio pari ad almeno 24/30 (non ammessi per ragione di mancanza di posti);
i partecipanti al primo bando hanno impugnato il secondo bando, chiedendone l'annullamento nella parte in cui non prevedeva la loro ammissione diretta mediante «scorrimento della graduatoria»;
la seconda procedura selettiva è intervenuta allorquando la prima non si era ancora definitivamente conclusa e di conseguenza il comportamento dell'Amministrazione, ad avviso dell'interrogante, si pone in contrasto con i principi di economicità, efficienza, efficacia dell'azione amministrative;
la seconda procedura concorsuale appare anche in contrasto con la ratio e con il principio di economicità posti dal decreto legislativo n. 165 del 2001 e dell'articolo 15, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994, nonché dagli articoli 13 e 39 della legge n. 449 del 1997, dall'articolo 20, comma 3, della legge n. 488 del 1999 e dall'articolo 51 della legge n. 388 del 2000;
con riferimento alle disposizioni sopra richiamate la giurisprudenza del TAR del Lazio afferma che proprio in attuazione dei suddetti principi ed alle disposizioni di legge «lo scorrimento di una graduatoria di concorso ancora valida ... costituisce atto d'obbligo e non meramente discrezionale della PA» (TAR Lazio, III-ter, 30 gennaio 2003 n. 536) -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere al fine di vincolare l'Agenzia delle entrate ad attingere prioritariamente alla graduatoria degli idonei al tirocinio relativa al primo concorso del 2008.
(4-06997)

MANTINI, BELCASTRO, CIOCCHETTI, LA FORGIA e COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dopo il lodevole impegno della Protezione civile e del Governo nella fase dell'emergenza occorre ora rispettare gli impegni assunti per la complessa ricostruzione del centro storico dell'Aquila e dei comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. A tale fine sono necessari progetti di qualità, risorse pubbliche e competenze

professionali adeguate all'importanza della sfida, in coerenza con la governance politica e tecnica della ricostruzione;
in tal senso l'ordinanza n. 3820 del 12 novembre 2009, emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, ha stabilito che «per il periodo 2009-2012, gli Enti previdenziali pubblici, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 14, comma 3, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, nella legge 24 giugno 2009, n. 77, predispongono i piani di impiego dei fondi disponibili secondo quanto stabilito dall'articolo 65 della legge 30 aprile 1969, n. 153, destinando - in modo da garantirne la redditività - il 7 per cento degli stessi fondi ad investimenti immobiliari in via indiretta, in conformità a quanto previsto dall'articolo 2, comma 488, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Tali investimenti sono effettuati per finalità di pubblico interesse, inclusi gli interventi di ricostruzione e riparazione di immobili, ad uso abitativo o non abitativo, localizzati nei territori dei comuni individuati ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, nella legge 24 giugno 2009, n. 77, anche in modo da garantire l'attuazione delle misure di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b) del medesimo decreto»;
risultano già in fase di matura istruttoria presso gli enti previdenziali pubblici, tenuti ad adempiere alle norme richiamate, progetti di investimento su programmi per la ricostruzione dell'Aquila e dei comuni colpiti dal sisma del 6 aprile 2009, predisposti da soggetti finanziari e professionali riconosciuti come ausiliari della Protezione civile con specifiche ordinanze;
tali programmi di investimento, svolti attraverso fondi immobiliari vigilati dalla Banca d'Italia sulla base dei parametri di legge, garantiscono redditività e finalità di pubblico interesse di essenziale valore strategico nella ricostruzione -:
quali misure intenda adottare, sulla base dell'istruttoria tecnica maturata, in merito alla urgente attuazione degli obblighi di investimento, stabiliti dalle leggi e dall'OPCM 3820 del 12 novembre 2009.
(4-07006)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RAMPI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso il carcere di massima sicurezza di Novara è attualmente in atto uno stato di agitazione degli agenti di polizia penitenziaria: le rappresentanze sindacali denunciano condizioni di lavoro fortemente critiche, dovute a carenza di personale, a sovraffollamento della popolazione carceraria, a relazioni lavorative problematiche;
le organizzazioni provinciali SAPPE, OSAPP, CGIL, CISL, UIL, riunitesi in data 19 aprile 2010, a seguito di un'assemblea unitaria hanno chiesto l'avvicendamento del direttore e del comandante;
il 20 aprile 2010 si è tenuto un incontro tra organizzazioni sindacali, direzione, provveditore regionale ed è stato fissato un nuovo incontro per il 27 aprile 2010;
il 21 aprile scorso due agenti di polizia penitenziaria sono stati aggrediti da un detenuto e ricoverati al pronto soccorso dell'ospedale di Novara;
il giorno successivo, sempre per mano dello stesso detenuto, si è verificata un'ulteriore aggressione, questa volta ai danni del comandante del reparto che ha riportato la frattura dei legamenti del ginocchio;
l'aggressore, ora trasferito nel carcere di Alessandria, secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche, sarebbe stato affetto, da molto tempo, da un fortissimo mal di denti non curato a causa dell'assenza del medico specialista;

per il prossimo 29 aprile 2010 è prevista una manifestazione degli agenti di polizia penitenziaria davanti alla sede della prefettura di Novara;
la popolazione carceraria, nella casa circondariale di massima sicurezza novarese, è attualmente composta da 140 detenuti ordinari e 72 detenuti sottoposti al regime 41-bis e vi prestano servizio 225 agenti di polizia penitenziaria;
ogni cella, delle dimensioni di 18 metri quadrati circa, ospita una media di sette detenuti;
la somma dei fattori suesposti, anche alla luce dei recenti, gravissimi accadimenti, connota la situazione del carcere novarese quale una vera e propria emergenza -:
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di ripristinare condizioni di normalità nel carcere di massima sicurezza di Novara;
se i Ministri competenti non ritengano di dovere intervenire con urgenza per ripristinare all'interno dell'istituto di pena novarese le necessarie condizioni di sicurezza, per garantire corrette relazioni lavorative e il ritorno ad un clima il più possibile sereno, e al fine, altresì, di assicurare la fruizione dei diritti stabiliti dal nostro ordinamento per i detenuti e per i lavoratori del carcere.
(5-02811)

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (SAPPE) ha recentemente reso noto che alla data del 31 marzo 2010 erano presenti nelle 7 case circondariali della Liguria 1.738 detenuti, record storico mai registrato neppure ai tempi immediatamente precedenti l'indulto del 2006, a fronte di una capienza regolamentare degli istituti pari a 1.140 posti letto;
la presenza di cittadini extracomunitari tra i reclusi della Liguria si attesta tra il 50 ed il 60 per cento cui si aggiunge la percentuale di detenuti tossicodipendenti che è la più alta a livello nazionale (circa il 40 per cento dei presenti rispetto ad una media nazionale del 25 per cento) e che solamente per il 15 per cento di tali detenuti è data l'opportunità di impiego in attività lavorative e rieducative in genere;
nonostante gli annunci ed i finanziamenti previsti, permangono a tutt'oggi inspiegabili ritardi sulla più volte annunciata realizzazione di un nuovo carcere a Savona;
questi emblematici dati dovrebbero far comprendere una volta di più in quali drammatiche e difficili condizioni lavorino con professionalità e senso del dovere le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria in Liguria, carenti in organico di ben 400 unità (mancano infatti 17 agenti in organico a Chiavari, 152 a Genova Marassi, 58 a Genova Pontedecimo, 20 a Imperia, 54 a La Spezia, 77 a Sanremo e 13 unità a Savona);
il SAPPE e le altre organizzazioni sindacali di categoria hanno già da tempo proclamato lo stato di agitazione della categoria in diversi istituti (Genova Marassi e Chiavari) per le crescenti difficoltà operative del personale di Polizia Penitenziaria in servizio, per il pesante sovraffollamento penitenziario e per l'assenza di adeguati, organici ed urgenti provvedimenti risolutivi da parte del Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria della Liguria -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere rispetto alle citate problematiche e, in particolare, quali determinazioni e quali interventi per la regione Liguria siano contenuti nel piano carceri del Governo, approvato il 12 gennaio 2010.
(4-06994)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'abbattimento dei livelli di inquinamento acustico previsto dalla normativa vigente, italiana e comunitaria, è un concreto obiettivo perseguito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la città di Roma - in molti suoi punti - è attraversata da binari ferroviari e, posto che nei pressi degli stessi binari ferroviari la competenza è in capo a Ferrovie dello Stato, risulta esclusa qualsiasi ipotesi di intervento da parte di altri enti, quali comune e regione, che già in altre situazioni avevano provveduto all'installazione di strumenti in grado di ridurre i livelli di rumore;
tra le zone più dense di rotaie vi è quella rientrante nella competenza territoriale del XV Municipio, che giace in un contesto strutturalmente circondato da nodi ferroviari e testimoniato dalle numerose stazioni dei treni presenti sul proprio territorio con numerosi comitati di quartiere che hanno richiesto un intervento concreto e rapido teso al ripristino di ordinari livelli di inquinamento acustico;
tra questi vi è, ad esempio, il comitato «Nuovo Trastevere», composto da migliaia di cittadini, molti dei quali anziani, che chiedono un intervento diretto a posizionare delle barriere fonoassorbenti su via del Fornetto, lato che affaccia sui binari del treno e che, pertanto, è esposto ad un rumore superiore al limite della normale tollerabilità, derivante dal passaggio di treni, peraltro, sia di giorno che di notte;
le stesse problematiche riguardano altre numerose stazioni ferroviarie presenti sul territorio del XV Municipio: la Nuova Fiera di Roma, Ponte Galena, Muratella, Magliana Vecchia, Villa Bonelli;
se sia intenzione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in accordo con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sollecitare le Ferrovie dello Stato, affinché venga prontamente adottato un piano dettagliato teso all'installazione di barriere antirumore nei numerosi quartieri di Roma che si trovano nelle adiacenze dei binari ferroviari, facendosi così portatore degli interessi di decine di migliaia di cittadini romani che soffrono tale disagio.
(4-06988)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la società bergamasca Raddusa Energy ha formalizzato un nuovo passaggio amministrativo con la notifica di atti, nell'ambito della complessa procedura che riguarda l'installazione di una ventina di torri eoliche nel mare davanti alla costa di Santa Giusta;
tale passaggio amministrativo compiuto presso gli organismi competenti confermerebbe di fatto che il progetto avanzato nei mesi scorsi sta andando avanti nel suo iter autorizzativo senza che niente abbia ancora bloccato il progetto;
la conferma di un ulteriore passaggio amministrativo presso la capitaneria di porto di Oristano costituirebbe la conferma della volontà della società Raddusa Energy di andare avanti nell'intento di realizzare quello che all'interrogante appare un simile attentato al paesaggio e all'intero patrimonio naturalistico e ambientale dell'intera costa oristanese;
il progetto in premessa è stato presentato in data 8 maggio 2009 dalla società Raddusa Energy S.r.l. alla capitaneria di porto di Oristano per ottenere la concessione demaniale marittima trentennale di uno specchio acqueo antistante la fascia costiera dei comuni di Santa Giusta e

Arborea, sul cui territorio risultano presenti le aree SIC dello ITB 030037 stagno di Santa Giusta; ITB 032219 Sassu Cirras; ITB 030016 stagno di S'ena Arrubia e territori limitrofi, per realizzare e mantenere un impianto di generazione da energia eolica off shore nelle acque della Sardegna;
in data 14 ottobre 2009 la capitaneria di porto ha reso noto mediante pubblicazione su quotidiani locali e nazionali e sul Bollettino ufficiale della regione Sardegna, sulla Gazzetta Ufficiale europea, la richiesta di concessione demaniale marittima trentennale presentata dalla società Raddusa Energy S.r.l., concedendo un periodo di 30 giorni dalla pubblicazione per la visione degli atti e la presentazione di eventuali opposizioni;
la realizzazione di questo parco eolico costituito da 20 aerogeneratori rappresenta un motivo di grande inquietudine e preoccupazione per le comunità locali e per tutta la Sardegna, perché è in grado di compromettere e distruggere in maniera sostanziale e irreversibile l'identità del territorio di cui sono componenti imprescindibili e irrinunciabili il paesaggio, l'ambiente naturale, le attività tradizionali e l'uso compatibile e sostenibile da parte delle comunità locali;
gli sforzi per far decollare le attività legate al turismo che si stanno progressivamente sviluppando e che costituiscono il principale motivo di speranza e di sviluppo economico che migliori le condizioni di vita della popolazione, subirebbero un drammatico ridimensionamento e danni incalcolabili;
la società nella scelta dell'area più idonea per la realizzazione del progetto ha tenuto in considerazione soltanto la prossimità di un'area industriale e l'assenza di particolari vincoli, senza tenere conto che l'intervento ricade su un'area del Golfo di Oristano che risulta:
a) colonizzata in gran parte da posidonia oceanica, fenorogama marina endemica del bacino del Mediterraneo e specie protetta ai sensi della direttiva 92/43 della CEE, direttiva habitat, recepiti in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, in quanto costituisce habitat prioritario di protezione;
b) costituita quasi totalmente dalle sabbie deltizie del Tirso e da quelle provenienti dallo sbocco a mare dello stagno di Santa Giusta, le quali rappresentano il serbatoio di sedimenti più significativo che alimenta tutto il litorale prospiciente lo stagno di Santa Giusta e in modo particolare la spiaggia di Abba Rossa facente parte del sistema dunale riconosciuto SIC ITB 032219 Sassu Cirras, ai sensi della direttiva 92/43 CEE, direttiva habitat, recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 in quanto costituisce habitat prioritario di protezione;
sul piano procedurale si deve eccepire che secondo l'interrogante la pubblicazione eseguita contrasta con le seguenti disposizioni del regolamento del codice della navigazione: decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 1952 che prevedono quanto segue:
articolo 12 - il capo del compartimento richiede sulla domanda di concessione il parere del competente ufficio del genio civile, che indica le condizioni tecniche alle quali ritiene necessario sia sottoposta la concessione e pone il suo visto nella relazione tecnica ai piani e agli altri disegni dopo averne accertato l'esattezza;
articolo 13 - il capo del compartimento richiede sulle domande relative a concessioni superiori al biennio o che importino impianti di difficile rimozione, il parere della competente intendenza di finanza per quanto a riguardo alla proprietà demaniale e alla misura del canone.
per le concessioni con licenza il parere è richiesto sulla misura del canone, se questa non sia già stata fissata a norma del penultimo comma dell'articolo 16;

lo specchio d'acqua, 665 ettari, richiesto in concessione dalla società Raddusa Energy S.r.l. alla capitaneria di porto, ricade in un tratto di mare antistante il SIC terrestre marino di Santa Giusta-S'ena Arrubia all'interno del golfo di Oristano;
il progetto prevede la posa di circa 20 pali a distanza variabile tra 400 e 950 metri tra le batimetriche -7 e -12 metri;
ciascuna torre, di altezza complessiva pari a 183 metri e di 8 metri di diametro, poggerà su una base di cemento dalle dimensioni di 30 metri di lato;
la distanza minima dalla costa prevista è inferiore a un miglio marino; le torri saranno collegate da cavi elettrici sottomarini che trasporteranno la corrente prodotta verso la stazione di trasformazione in mare. Questa sarà collegata a terra con un cavo sottomarino interrato di circa 2 chilometri di lunghezza;
gli impatti sull'assetto ambientale derivanti dalla realizzazione e messa in esercizio dal campo eolico comporteranno modifiche di notevole rilievo che intesseranno nei loro diversi compartimenti sia il golfo di Oristano che i sistemi lagunari ad esso strettamente connessi;
il golfo si presenta come un'insenatura di forma pressoché ellittica, parzialmente confinato e dalla scarsa dimensione spaziale - 150 chilometri quadrati con una profondità di 15 metri nella sua porzione centrale - che si estende dal promontorio basaltico di capo San Marco a nord, al promontorio di Capo Frasca a sud;
il litorale è caratterizzato da una costa bassa, prevalentemente sabbiosa, nella quale si sviluppano da nord a sud le spiagge di La Caletta, del Mare Morto, di Torre Grande, di Sassu, del litorale di Arborea, di Corru Mannu e del litorale di Marceddì;
la continuità del cordone litoraneo è interrotta dalla presenza di diverse foci fluviali, dal fiume Tirso, dal Rio Mogoro e dal Rio Flumini Mannu e da numerosi canali lagunari attraverso cui le acque marine del Golfo si connettono direttamente e o indirettamente con i sistemi umidi di grande rilevanza ambientale;
la realizzazione del parco eolico avrà delle conseguenze molto pesanti su quelli che sono gli aspetti correntometrici, sedimentologici ed erosivi della costa, in modo particolare per la spiaggia di Abba Rossa, facente parte del sistema dunale riconosciuto quale SIC ITB 032219 Sassu Cirras ai sensi della direttiva 92/43 CEE direttiva habitat, recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, in quanto costituisce habitat prioritario di protezione;
il progetto infatti prevede che il campo si sviluppi su un'area del golfo costituita quasi totalmente dalle sabbie deltizie del Tirso e da quelle provenienti dallo sbocco a mare dello stagno di Santa Giusta, le quali rappresentano i serbatoi di sedimenti più significativo e alimenta tutto il litorale prospiciente lo stagno di Santa Giusta;
la palizzata di turbine e dei plinti di fondazione che si svilupperà davanti alla spiaggia altererà completamente la dinamica sedimentaria sia verso la spiaggia che verso il mare;
ogni turbina infatti costituirà una barriera contro la quale si smorzerà sia il moto ondoso che il movimento sul fondo dei sedimenti;
il cavo mare terra di collegamento dell'impianto, anche se interrato, costituirà una diga al movimento dei sedimenti lungo il litorale;
l'università degli studi di Sassari, dipartimento di scienze botaniche, ecologiche e geologiche, ha predisposto sul progetto una puntuale relazione;
le varie attività di perforazioni, dragaggi, scali e movimentazioni a terra, caratteristici della fase di realizzazione del parco eolico e la modifica degli aspetti correntometrici e sedimentologici derivanti dalla messa in esercizio dello stesso,

determineranno complessivamente profondi cambiamenti sia delle caratteristiche idrodinamiche e chimico-fisiche delle acque, sia della composizione delle varie comunità presenti;
il probabile confinamento delle masse d'acqua in prossimità della costa e la riduzione del tempo di ricambio idrico favorirà l'accumulo dei nutrienti e in particolare condizione il conseguente processo di eutrofizzazione;
tale condizione determinerà uno scadimento della qualità ambientale e alterazioni più o meno profonde delle comunità presenti;
a livello dei popolamenti planctonici tale situazione potrebbe determinare un aumento dell'incidenza della proliferazione di specie potenzialmente tossiche per i pesci e per l'uomo, con possibili gravi conseguenze sulla salute umana, sulle attività produttive, sugli aspetti socio economico ad essi connessi;
la componente zoobetonica andrà incontro a profondi cambiamenti derivanti dalla distruzione di micro e macro habitat che si evidenzierà in un impoverimento della specie;
intorno al Golfo disposti a corona sono presenti numerosi sistemi stagnali e lagunari, riconosciuti a livello internazionale come zone meritevoli di tutela e inserite sia nella lista delle zone umide di interesse internazionale, secondo la convenzione di Ramsar, nelle zone a protezione speciale secondo la direttiva 79/409/CEE, direttiva uccelli; e nei siti di importanza comunitaria, secondo la direttiva 92/43 CEE direttiva habitat, che rappresenta il principale atto legislativo a livello comunitario per la tutela della biodiversità attraverso la costituzione della rete natura 2000 del progetto Bioitaly;
ciascuno di questi sistemi presenta caratteristiche morfologiche, idrologiche e biotiche peculiari, determinati dai rapporti che si instaurano tra il sistema marino antistante e il territorio circostante;
le modifiche dell'idrodinamismo, delle correnti e della qualità di acque costiere originate dalla realizzazione del parco eolico potrebbe avere conseguenze anche sulle lagune, poiché è proprio lo scambio con il mare che permette l'allontanamento dei nutrienti provenienti dai vari bacini imbriferi ed il contemporaneo ingresso nelle lagune di acque a minori concentrazioni di nutrienti, maggiore salinità in termini di produzione ittica;
la situazione che si verrà a creare potrebbe peggiorare situazioni già critiche o con equilibrio labile, come quella dello stagno di Santa Giusta che risulta quella più vicina all'area interessata all'intervento e quindi anche quella sulla quale maggiormente si potrebbero verificare le conseguenze;
il golfo di Oristano risulta essere colonizzato per circa il 70 per cento - circa 100 chilometri quadrati - da un'estesa prateria di posidonia oceanica, fanerogama marina endemica del bacino del Mediterraneo e specie protetta ai sensi della direttiva 92/43 della CEE, direttiva habitat, recepita in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, in quanto costituisce habitat prioritario di protezione;
il limite superiore della prateria è per la maggior parte delle sue estensioni molto vicino alla linea della riva, circa 50 metri, mentre il limite inferiore arriva alla profondità di 10/15 metri;
lo studio dell'area interessata alla realizzazione del parco eolico ha messo in evidenza la presenza di prateria di posidonia per la gran parte della superficie dove dovrebbero essere sistemate le torri. Solo tre torri non risultano infatti interessate;
la prateria risulterà pertanto interessata e sostanzialmente compromessa dal posizionamento dei basamenti in cemento e dai lavori di escavo per il posizionamento dei cavi di collegamento elettrico;
tali opere andranno a insistere sulla prateria incidendo nella compattezza delle

matte e sostanzialmente determinandone la compromissione e la scomparsa;
la graduale compromissione della struttura, densità e produttività di posidonia oceanica, avrà delle esigenze molto gravi sull'intero golfo di Oristano sia in termini di biodiversità che sugli assetti morfologici sommati a quelli derivanti dai processi esclusivamente sedimentologici;
l'area vasta in cui andrà a inserirsi il parco eolico si caratterizza per la presenza di numerose zone umide tra cui 6 zone Ramsar, 6 zone di protezione speciale e 7 siti di importanza comunitaria che rivestono importanza comunitaria e mediterranea per l'avifauna acquatica migratrice svernante e nidificante, oltre che essere area strategica per la migrazione dei passeriformi;
nell'ambito dei censimenti relativi agli uccelli acquatici svernanti effettuati nelle zone umide e costiere dell'oristanese, nel periodo gennaio 2003/2009 sono state censite una media di 57 specie, con un minimo di 56 - 2004, 2005, 2007 - e un massimo di 59 nel 2008;
tra queste 18 sono incluse nell'allegato 1 della direttiva 409/79 CEE per un totale di 298.986 esemplari e una media annua di 42.712 esemplari;
dall'analisi dei censimenti si osserva che ben 10 specie su 12 superano o equivalgono al 5 per cento della media dell'intero contingente italiana nel periodo 1996/2000;
in particolare la gru, il falco di palude, il falco pescatore, il pollo sultano, il gabbiano roseo, il fenicottero, l'airone bianco maggiore rappresentano una frazione rilevante dell'intero contingente svernante in Italia;
la presenza nelle immediate vicinanze dell'isola di Mal di Ventre, che per la sua importanza ornitologica è inclusa in una ZPS, in un SIC e nell'area marina del Sinis Mal di Ventre, conferisce all'intera zona importanza anche per la riproduzione di alcune specie di uccelli marini di interesse comunitario, tra cui il marangone dal ciuffo e il gabbiano corso;
l'area marina interessata dal parco eolico costituisce un'area di foraggiamento ottimale per diverse specie di uccelli marini di interesse comunitario - barangone dal ciuffo, berta maggiore, berta minore, uccello delle tempeste, gabbiano corso - provenienti anche da altre colonie della costa occidentale della Sardegna, in particolare Capo Caccia e isolotti adiacenti;
la conformazione del golfo di Oristano - un'insenatura di forma pressoché ellittica di modeste dimensioni - appare evidente come l'ubicazione delle 20 torri di altezza complessiva pari a 183 metri sul livello del mare, possa essere percepito da ogni parte del Golfo, a partire dalla spiaggia de La Caletta e del Mare Morto, di Torre Grande e di Sassu fino al litorale di Arborea, di Corru Mannu e di Marceddì, come un evidente elemento di disturbo della continuità ed integrità del paesaggio stesso;
le profonde modifiche ambientali, idrodinamismo, correnti e qualità delle acque, che conseguiranno alla realizzazione dell'opera determineranno pesanti effetti negativi sulle varie attività esercitate nel Golfo e nelle lagune, ma anche su quelle attività direttamente e indirettamente connesse a esse;
le attività di pesca praticate nella fascia costiera costituiscono una porzione assai rilevante del comparto regionale, sia in termini di capacità produttiva, sia come impatto occupazionale diretto e indotto;
nel settore in esame le attività più importanti sia da un punto di vista produttivo che di tradizione, sono quelle della pesca sottocosta, della pesca d'altura e della pesca lagunare nei compendi ittici di Cabras e Mistras, Santa Giusta, Marceddì e San Giovanni, Corrus Ittiri, Corru Mannu e S'ena Arrubia;
operano sul territorio 45 cooperative di pesca, molte delle quali riunite in

consorzio, per un totale di circa 700 pescatori di cui 500 operano in laguna e 200 nella piccola pesca costiera;
molte di esse esercitano contemporaneamente la pesca in laguna ed in mare aperto;
l'importanza del settore, altroché nella tradizione, trova fondamento nella natura diffusa degli effetti economici prodotti e delle potenzialità di diversificazione e integrazione produttiva che si offrono nell'ambito delle politiche comunitarie, volte alla razionalizzazione dei sistemi e dello sforzo di pesca ed alla sostenibilità ambientale delle attività economiche;
negli ultimi anni la pesca in laguna è stata fortemente condizionata di problemi di inquinamento e circolazione idrica. La quasi totalità dei sistemi stagnali si trova in uno stato ipertrofico od eutrofico;
le profonde modifiche ambientali - idrodinamismo, correnti e qualità delle acque - che conseguiranno alla realizzazione dell'opera, aggraveranno le problematiche già esistenti sia nelle lagune, in modo particolare per lo stagno di Santa Giusta, che risulta quella più vicina all'area interessata dall'intervento, ma anche nel golfo dove la perdita di un importante habitat come la prateria di posidonia oceanica determinerà la notevole riduzione di specie importanti dal punto di vista commerciale, come scorfani, saraghi, orate, triglie, seppie, polpi, aragoste, gamberi e ricci di mare;
l'attività di pesca rappresenta un'importante risorsa per l'economia locale sia per la sua diversificazione - quale la vallicoltura, l'acquacoltura, la maricoltura e la mitilicoltura - sia per le attività ad essa connesse, quali l'industria di trasformazione dei prodotti ittici e il turismo, risulta evidente come le criticità del settore in esame possano riflettere su altre realtà economiche emergenti quali l'ittiturismo, pescaturismo, promozione delle tradizioni locali connesse alla valenza territoriale locale e con conseguenti gravi danni a un settore in espansione;
la conformazione del territorio e il potenziale sviluppo turistico dell'area, ancora in gran parte da valorizzare e promuovere, è facile intuire come la realizzazione del parco eolico possa originare inevitabili ripercussioni negative di natura socio-economico;
il progetto infatti andrà a incidere su un'area del territorio provinciale, la fascia costiera del golfo di Oristano, caratterizzata dalla presenza di importanti testimonianze archeologiche, insieme a valori storici, paesaggistici e ambientali, in gran parte da promuovere e da valorizzare;
la costa interessata si sviluppa per circa 40 chilometri e risulta costituita da coste prevalentemente basse e sabbiose che hanno permesso la presenza e lo sviluppo di strutture ricettive e agglomerati abitativi;
tali strutture risultano particolarmente sviluppate nel settore nord del golfo, nel tratto costiero corrispondente a Torre Grande, borgata Marina di Oristano, dove risultano essere due campeggi, ed in modo ancora incipiente sul litorale del comune di Arborea, ove insiste attualmente un'unica attività alberghiera, l'hotel Ala Birdi, e un campeggio in prossimità dello stagno di S'ena Arrubia;
negli ultimi anni anche in quest'area viene promosso, incentivato e stimolato un turismo di nicchia, come quello legato alle tradizioni locali, ma anche alle valenze ambientali e storico culturali - ecoturismo, pescaturismo, archeoturismo e quant'altro - del territorio;
la realizzazione del progetto comprometterebbe le possibilità di sviluppo attese derivante dall'istituzione del parco archeologico del golfo dei Fenici, che si propone il rilancio del territorio attraverso la valorizzazione della via che univa le antiche città di Neapolis, Othoca e Tharros -:
se i Ministri competenti, considerate le argomentazioni in premessa, non ritengano dover disporre formalmente l'interruzione dell'iter autorizzativo per il progetto della società Raddusa Energy, considerato

che le disposizioni di tutela ambientale e paesaggistica non sembrano all'interrogante rispettate e che sullo stesso piano procedurale esistono tutte le condizioni per l'annullamento in sede di autotutela di qualsivoglia procedura concessoria;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di sua competenza, non intenda immediatamente intervenire nella procedura al fine di impedire il prosieguo dell'iter autorizzativo per la realizzazione di un siffatto intervento che, ad avviso dell'interrogante violerebbe palesemente l'ecosistema con un impatto paesaggistico assolutamente insostenibile per il territorio;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non intenda acquisire il parere del Ministro per i beni e le attività culturali in relazione all'eventuale esigenza di tutelare il patrimonio paesaggistico e culturale dell'intera costa con particolare riferimento alle vestigia delle città di Neapolis, Othoca e Tharros;
se il Governo non intenda promuovere con somma urgenza un'iniziativa normativa al fine di proporre una norma di tutela del mare e dello specchio d'acqua da insediamenti che risultano gravemente invasivi e per i quali non esistono precise norme che ne disciplinino l'impatto paesaggistico e ambientale.
(4-06998)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno - Per sapere - premesso che:
a seguito delle dimissioni del presidente della provincia di Vercelli, Renzo Masoero, rassegnate in data 8 marzo 2010 e conseguenti all'arresto per reati di concussione, recentemente patteggiati dall'interessato, con decreto del prefetto di Vercelli - 0005678 del 29 marzo 2010, è stato sospeso il consiglio provinciale di Vercelli, e contestualmente è stato nominato il Commissario prefettizio nella persona del dottor Leonardo Cerenzia;
il commissario straordinario, con i poteri della giunta provinciale, con propria deliberazione n. 1 del 1o aprile 2010, e successivo decreto n. 2 del 1o aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due, a far data dall'adozione dei suddetti provvedimenti, l'incarico direttore Generale della Provincia al dottor avvocato Gianfranco Chessa, comprensivo degli incarichi dirigenziali relativi alle unità di massima dimensione: welfare e cultura, giovani, sport, allo stesso precedentemente affidati con incarico esterno intuitu personae dalla giunta e dal presidente della provincia decaduti;
il commissario straordinario, con proprio decreto n. 3 del 1o aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due a far data dall'adozione del suddetto provvedimento, l'incarico di capo di Gabinetto al signor Iuri Toniazzo, con contratto di lavoro a tempo determinato, allo stesso precedentemente conferito dal presidente della provincia decaduto avvalendosi della possibilità, prevista dal regolamento provinciale sull'ordinamento degli uffici, di potersi avvalere, per gli uffici di staff del presidente, di collaboratori esterni all'uopo individuati su base fiduciaria;
il commissario straordinario è stato recentemente affiancato da due sub-commissari al fine di garantire il necessario supporto alla propria attività e la struttura dirigenziale della Provincia è dimensionata adeguatamente, presentando le necessarie professionalità e competenze atte a garantire lo svolgimento di tutte le attività di competenza dell'ente;
la struttura operativa provinciale, a maggior ragione in presenza di una attività commissariale, risulta, anche in prospettiva,

ampiamente in grado di corrispondere alle attività proprie dell'Ufficio di capo di gabinetto;
gli incarichi esterni in argomento hanno un costo a carico del Bilancio provinciale di parte corrente quantificabile in circa 180.000 euro annui;
gli incarichi di direttore generale e di capo di gabinetto sono stati affidati dalla decaduta amministrazione provinciale sulla base di espliciti rapporti fiduciari e avvalendosi di opportunità soggettive nell'esercizio di governo e di utilizzo delle risorse provinciali proprie della discrezionalità politica di organismi elettivi;
lo sviluppo delle indagini da parte della locale magistratura ha recentemente portato all'arresto per concussione anche dell'ex assessore al welfare Roberto Saviolo, mentre risulta destinatario di un avviso di garanzia anche l'ex assessore ai lavori pubblici, ponendo così in luce un metodo di gestione della cosa pubblica assai più pervasivo e tale quindi da rendere ancora più opportuno un taglio netto con le scelte e gli uomini della passata amministrazione provinciale, così da garantire una gestione commissariale improntata alla più totale trasparenza, autonomia ed imparzialità;
le conferme provvisorie di mesi due degli incarichi esterni di direttore generale della provincia di Vercelli nella persona del dottor avvocato Gianfranco Chessa e di capo di gabinetto nella persona del signor Iuri Toniazzo, operate dal commissario straordinario dottor Leonardo Cerenzia, appaiano un fatto assolutamente straordinario e auspicabilmente transitorio esaurendosi al più presto e comunque e definitivamente alla scadenza, rimuovendo così ogni possibile dubbio circa una gestione commissariale autonoma, trasparente e imparziale -:
per quali ragioni il Commissario non abbia assunto, vista la situazione dell'ente locale, decisioni di forte discontinuità per quel che riguarda la scelta dei più stretti collaboratori.
(5-02825)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
varie associazioni sindacali delle forze di polizia hanno di recente e sempre con maggior forza denunciato come oramai da tempo gli agenti hanno dovuto anticipare di propria tasca numerose spese necessarie per il corretto funzionamento della macchina operativa delle stesse forze di polizia;
per effettuare gli accompagnamenti dei cittadini extracomunitari espulsi dal territorio nazionale nonché per lo svolgimento delle più disparate indagini gli agenti hanno dovuto ricorrere a cospicue anticipazioni onde non vanificare il lavoro svolto e raggiungere i brillanti obiettivi che pur vengono vantati da questo Governo;
altresì da mesi si attende una risposta concreta sul piano di assegnazione delle risorse per il rinnovo del contratto di lavoro;
si è ancora in attesa di conoscere le decisioni del Governo in merito alla ripartizione delle somme provenienti dal Fondo unico di giustizia e dallo «scudo fiscale» -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere rispetto alle citate problematiche e, in particolare, quali determinazioni sia intenzione del Governo adottare in merito alla ripartizione delle risorse provenienti dal Fondo unico di giustizia e dal cosiddetto «scudo fiscale» con specifico riferimento all'auspicata assegnazione di parte delle stesse in favore della polizia e delle Forze dell'ordine in genere.
(4-06993)

GHIZZONI e MIGLIOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il contratto di lavoro dei vigili del fuoco è scaduto da ben 28 mesi ed attualmente non è ancora in trattazione il suo rinnovo;
a tale situazione di oggettiva iniquità e sofferenza, si aggiungono per il comando di Modena i cronici ritardi nella retribuzione

delle competenze accessorie, quali gli straordinari (mentre in altre realtà, come la Lombardia, è stato autorizzato l'accesso al monte-ore di straordinario), le indennità di turno, festivo, notturno e altro;
in particolare, è dall'ottobre 2009, che i vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di soccorso nelle zone colpite dal sisma abruzzese non ricevono il compenso dovuto;
la situazione descritta si associa ad una grave carenza di organico che a tutt'oggi non ha avuto adeguate risposte da parte del Governo;
pur a fronte delle citate criticità di organico e delle difficoltà relative alle retribuzioni, i vigili del fuoco di Modena non sono mai venuti meno al proprio dovere e continuano a prestare la propria opera di assistenza e di soccorso alla comunità modenese -:
come si intenda provvedere alla rapida liquidazione delle competenze accessorie e ad avviare la trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da oltre due anni.
(4-07000)

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si sono svolte in tutti i capoluoghi di provincia pubbliche manifestazioni in ricordo del 25 aprile, data che ufficialmente è riconosciuta come Festa della liberazione;
a nessuno può sfuggire il significato più profondo di questa ricorrenza che, da un lato, segna la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo e, dall'altro, è il fondamento stesso della nostra costituzione repubblicana;
il contributo alla liberazione dato dalla Resistenza, alla quale parteciparono italiani di diversa opinione politica, è non solo scolpito negli scritti e nella memoria di chi partecipò alla vicenda storica ma comprovato anche dagli studiosi che ne hanno raccolto e riscontrato le testimonianze, al di là di impropri revisionismi;
come ha riconosciuto il Presidente della Repubblica il 25 aprile deve essere anche considerato, a 65 anni dall'evento, una Festa della riconciliazione nazionale, della riconquista e condivisione del senso della Nazione e della Patria, di riaffermazione di una rinnovata identità e unità nazionale;
a Verona le celebrazioni hanno visto l'assenza di autorità quali il sindaco, il presidente della provincia, il prefetto;
in particolare l'assenza del prefetto, tuttora simbolo dello Stato sul territorio appare particolarmente significativa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover impartire disposizioni affinché, in occasioni di grande significato e rilevanza politica come quella qui menzionata, il prefetto sia presente di persona alle cerimonie commemorative.
(4-07008)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da tre anni l'istituto comprensivo di Certaldo (Firenze) presenta progetti in rete per ottenere il finanziamento a sostegno del forte processo immigratorio, nell'ambito «Scuole Rete Bassa Valdelsa», progetti che vengono regolarmente finanziati, ma i finanziamenti medesimi fino ad oggi non sono stati erogati;
nel piano annuale dell'istituzione scolastica, parte di questi finanziamenti gravano come residui attivi;
vengono indicate a tale proposito le somme finanziate ma non erogate in questo triennio:
51.393,29 euro relativamente all'anno scolastico 2006/2007 per la rete di scuole Bassa Valdelsa (scuola capofila Istituto Comprensivo Gambassi);
54.663,32 euro relativamente all'anno scolastico 2007/2008 per la rete di scuole Bassa Valdelsa (scuola capofila Istituto Comprensivo Gambassi);

41.860,40 euro relativamente all'anno scolastico 2008/2009 per la rete di scuole Bassa Valdelsa (scuola capofila Istituto Comprensivo Gambassi) -:
quando e con che modalità il Ministero intenda erogare i fondi finanziati sopra menzionati, anche al fine di evitare gravi problemi economico finanziari ai bilanci delle scuole interessate.
(5-02812)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, introduce i libri di testo scaricabili da internet, mentre il decreto-legge n. 137 del 2008, convertito dalla legge n. 169 del 2008, sancisce l'obbligo per le istituzioni scolastiche di scegliere i propri libri di testo ogni cinque anni, mantenendo invariati per detta durata i testi adottati dalle scuole di ogni ordine e grado;
la circolare ministeriale n. 16 del 10 febbraio 2009 «Adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2009/2010», inviata alle istituzioni scolastiche, esemplifica l'applicazione della nuova normativa;
la suddetta circolare, al punto 3, indica i vincoli secondo i quali le adozioni dei testi devono rispettare: a) la cadenza pluriennale (ogni cinque anni per la scuola primaria e ogni sei per la scuola secondaria di I e di II grado) per l'adozione dei libri di testo; b) la non modificabilità delle scelte da parte degli insegnanti e della scuola nell'arco dei due periodi previsti; c) la restrizione della scelta ai libri di testo a stampa per i quali l'editore si sia impegnato a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio, fatta salva la possibilità per l'editore di trasformare il medesimo libro di testo nella versione on line;
l'adozione dei libri di testo costituisce un momento particolarmente significativo dell'attività della scuola, definito dall'articolo 4 del regolamento sull'autonomia, il quale stabilisce che la scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici debbono essere coerenti con il piano dell'offerta formativa e attuate con criteri di trasparenza e tempestività;
invece, gli insegnanti al momento della scelta si sono trovati di fronte a molti dubbi;
non si comprende, in particolar modo, il vincolo per le scuole primarie dal momento che i libri di testo hanno tutti un prezzo ministeriale e sono distribuiti gratuitamente a tutti gli alunni senza alcun aggravio per le famiglie;
risulta, altresì, inadeguata e inapplicabile la possibilità di trasformare il libro di testo in una versione on line scaricabile da internet. È, infatti, una realtà che non tutti i bambini hanno a disposizione un computer, come è una realtà che le scuole, oltre a non avere le risorse per la stampa a colori dei materiali, non possiedono un'aula di informatica; non si comprende su chi ricadranno i costi della gestione di queste scelte normative come, ad esempio, i costi di tali aggiornamenti on line: ci si chiede se ricadranno sulle famiglie o sulle scuole. E se ricadranno sulle scuole, ci si chiede quali scuole potranno avere fondi a disposizione per aggiornare i libri di testo. E cosa accadrà a quelle che non potranno farlo;
in particolare, per quanto riguarda i libri di testo adottati nella scuola primaria e più precisamente in riferimento al punto 3.3a e 3.3b della circolare ministeriale n. 16 del 10 febbraio 2009 «Adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2009/10», non si comprende se la scelta degli insegnanti che nell'anno scolastico 2009/10 si trovano ad adottare libri di testo, ad esempio per il ciclo prima-seconda-terza, sarà vincolante per tutte le classi suddette fino al 2015;
qualora l'interpretazione sopra espressa fosse corretta, vincolando i libri di testo per cinque anni, non si comprenderebbe come ciò sarebbe sia compatibile con la possibilità di scelta degli insegnanti, con la libertà dell'insegnamento e con la libertà decisionale del collegio dei docenti;

non si comprende altresì come sarà possibile adeguare il sussidio didattico ai diversi livelli di apprendimento, alle molteplici modalità didattiche poste in essere nelle singole classi, alla libera iniziativa degli insegnanti dettata dalla diversa modalità di svolgimento del programma ministeriale nel pieno rispetto della libertà d'insegnamento e alle varie composizioni sociali e culturali delle diverse classi;
non si comprende inoltre se, come più volte rappresentato anche dal Partito Democratico durante l'iter di conversione in legge del decreto-legge n. 112 del 2008, si è tenuto di conto delle conseguenze di tipo economico, di ricerca e aggiornamento pedagogico-didattico-disciplinare di tali direttive sull'editoria scolastica;
infatti, le case editrici che non vedranno adottati i loro libri di testo per 5 anni non avranno certamente stimoli per il miglioramento dei loro prodotti, e di conseguenza in seguito la qualità dei testi scolastici sarà notevolmente penalizzata;
tale normativa andrebbe a diminuire le motivazioni per la ricerca didattica in campo librario, impoverendo l'offerta formativa che risulta sempre più ricca e completa laddove è data la possibilità di diversificare e creare concorrenzialità;
risulta inoltre evidente che al termine del quinquennio gli alunni si troveranno ad apprendere con strumenti obsoleti e non aggiornati;
tali vincoli, ad avviso dell'interrogante, mettono fortemente a rischio la libertà di insegnamento e l'autonomia scolastica sia sotto il profilo culturale e didattico sia sotto il profilo giuridico (lesione della libertà di insegnamento e dell'autonomia scolastica);
tale normativa costringe i docenti della scuola primaria ad avvalersi di strumenti di lavoro scelti da altri colleghi, rinunciando ad una propria linea educativa e didattica e non tenendo conto che ogni classe ha una propria identità dalla quale è necessario partire per la progettazione dei percorsi di apprendimento, dei quali il libro di testo rappresenta uno strumento;
da una valutazione attenta, risulta che con questa normativa, ogni cinque anni, sarebbero sempre gli stessi docenti a scegliere i libri di testo; questo fatto potrebbe esporli a condizionamenti delle case editrici;
tutto quanto sopra esposto ha indotto l'interrogante a presentare un ordine del giorno, discusso in Assemblea il 24 febbraio 2010 in occasione del provvedimento denominato «mille proroghe», accolto dal Governo e che impegna lo stesso «ad adottare ulteriori iniziative normative volte a prorogare l'entrata in vigore della norma citata, con particolare riferimento alla scuola primaria, all'anno scolastico 2012-2013» (9/3210/66);
poiché il sopra menzionato ordine del giorno è stato accolto in sede di esame del provvedimento denominato «mille proroghe» in quel momento all'esame dell'Assemblea, l'interrogante ha potuto richiedere solo l'impegno del Governo ad iniziative per la proroga dell'entrata in vigore della normativa, al fine di poter acquisire un lasso di tempo che consenta di modificare la normativa stessa, che, come sopra dimostrato, non ha, a parere dell'interrogante, motivo di esistere ed anzi risulta dannosa per l'autonomia scolastica ed un miglior esercizio della stessa, oltre che per la qualità dell'insegnamento stesso ed è contrastante con la normativa vigente -:
come si intenda dare applicazione all'ordine del giorno sopra menzionato ed accolto dal Governo nella seduta del 24 febbraio 2010 e, di conseguenza, quali iniziative si intendano adottare in merito, al fine di prorogare l'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169.
(5-02817)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sistema universitario italiano è finanziato prevalentemente attraverso fondi pubblici. La dotazione di risorse statali messe a disposizione degli atenei nel nostro Paese è ampiamente inferiore ai livelli delle altre grandi nazioni europee: secondo i dati OECD (Education at a glance 2009) nel 2006 l'Italia destinava all'istruzione universitaria l'1,61 della spesa pubblica complessiva, a fronte del 2,27 per cento della Francia, il 45 per cento della Germania, il 2,47 per cento della Spagna, il 2,39 per cento del Regno Unito. In rapporto al Prodotto interno lordo, la spesa pubblica per l'Università nel 2006 era pari allo 0,81 per cento in Italia, contro l'1,19 per cento della Francia, l'1,11 per cento della Germania, lo 0,95 per cento della Spagna e l'1,10 per cento del Regno Unito. La carenza di risorse, insieme alla cattiva distribuzione e utilizzo delle stesse, è indicata da molti come la causa principale dell'arretratezza del nostro sistema universitario.
nell'ambito dei trasferimenti statali agli atenei, oltre il 90 per cento delle risorse deriva dal Fondo di Finanziamento ordinario (FFO), istituito dall'articolo 5, comma 1, lettera a) della legge 24 dicembre 1993 n. 537 e destinato a coprire le spese per il funzionamento e le attività istituzionali delle Università. Secondo il comma 3 del medesimo articolo il FFO è composto da una quota base (ripartita su base storica) e una quota di riequilibrio (ripartita sulla base di criteri relativi a standard dei costi di produzione per studente e a obiettivi di qualificazione della ricerca);
l'obiettivo stabilito dalla legge di accrescere progressivamente, a partire dal 1995, la quota di riequilibrio del FFO ha avuto moltissime difficoltà di applicazione. Mentre nel periodo 1995-2002 tale quota era aumentata dall'1,5 per cento al 9 per cento, tra il 2003 e il 2004 è scesa fino allo 0,6 per cento per poi seguire un andamento altalenante tra il 2005 e il 2008. A decorrere dal 2009 l'articolo 2 del decreto-legge n. 180 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 9 gennaio 2009 n. 1 ha destinato alla promozione e al sostegno della qualità dei sistema universitario una quota pari al 7 per cento del FFO;
gli stanziamenti per il FFO, pari a 7 miliardi e 491 milioni di euro nel 2009, sono a destinati a ridursi fortemente nel triennio 2010-2012. La legge finanziaria per il 2010 ha infatti stanziato 7 miliardi e 214 milioni per il 2010; 6 miliardi e 130 milioni per il 2011; 6 miliardi e 452 milioni per il 2012;
in questo quadro difficile, l'università di Bergamo - fortemente cresciuta negli ultimi dieci anni sotto il profilo quantitativo e qualitativo - soffre una cronica condizione di sottofinanziamento da parte dello Stato; Negli anni più recenti, le assegnazioni dei FFO all'ateneo bergamasco hanno avuto la seguente evoluzione:

Anno FFO Unibg effettivo (mil. euro) % su totale FFO FFO Unibg teorico (mil. euro) % modello CNVSU Differenza (mil. euro) Differenza %
2006 32,066 0,47% 42,244 0,62% -10,158 -24,06%
2007 33,645 0,48% 47,312 0,68% -13,667 -28,89%
2008 35,770 0,50% 48,805 0,68% -13,035 -26,71%
2009 36,401 0,52% 49,985 0,71% -13,584 -27,18%

nel 2009 l'Università di Bergamo - presso cui nell'anno accademico 2008-2009 risultano iscritti all'Università di Bergamo 14.377 studenti, pari allo 0,81 per cento del totale nazionale (0,88 per cento sul totale degli atenei che partecipano alla quota del 7 per cento) - ha ricevuto assegnazioni FFO per 36,401 milioni di euro, pari allo 0,52 per cento sul totale degli atenei che partecipano alla quota del 7 per cento. Nel 2009 il peso teorico dell'ateneo bergamasco calcolato secondo il modello CNVSU è stato pari allo 0,71 per cento sul totale.
per ogni iscritto l'Università di Bergamo ha ricevuto nel 2009 assegnazioni FFO pari a 2.582 euro, un livello pari al 58,5 per cento della media nazionale di 4.330 euro (atenei che partecipano alla quota del 7 per cento);
l'entità del sottofinanziamento dell'università di Bergamo può essere stimata in 13,584 milioni di euro, se il FFO venisse ripartito esclusivamente a costi standard secondo i criteri del modello CNVSU (che attribuisce all'università di Bergamo un peso teorico peri allo 0,71 per cento nel 2009);
in proporzione l'università di Bergamo è l'ateneo più sottofinanziato d'Italia, con una differenza negativa dell'assegnazione FFO effettiva rispetto a quella teorica (calcolata secondo il modello CNVSU) pari nel 2009 al 27,18 per cento -:
se il Ministro intenda intervenire per superare questa situazione fortemente penalizzante per l'ateneo bergamasco, programmando - analogamente previsto per l'attuazione del federalismo fiscale - il progressivo superamento della ripartizione del FFO basata sulla spesa storica in favore di criteri basati sui fabbisogni standard per il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni.
(4-06995)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in una precedente interrogazione a risposta in Commissione - n. 5-01619 - l'interrogante chiedeva chiarimenti circa la riassegnazione dei residui perenti per il prosieguo di programmi di spesa già avviati;
tali residui sono regolati dalle disposizioni contenute nei commi da 37 a 39 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria 2008);
gli effetti del comma 36 della citata legge - annullamento dei residui perenti di competenza dell'anno 2004 e degli anni precedenti - ha comportato una riduzione dei residui di Conto capitale pari a 4.131 milioni di euro, come si evince dalla legge di assestamento per il 2009;
la risposta fornita dal sottosegretario Vegas alla citata interrogazione si è limitata a precisare che «al momento, sulla base delle disponibilità del relativo fondo è stato possibile attribuire, quali riassegnazioni dei residui passivi perenti di conto capitale, l'importo complessivo di euro 160.338.391,00 a fronte della richiesta di euro 166.960.527,00». La risposta non precisa a quale esercizio finanziario facciano riferimento i residui riassegnati -:
a quanto ammontino le richieste di risorse da riassegnare, avanzate dal MIUR al MEF per gli esercizi finanziari 2008 e 2009;
se le risorse riassegnate siano sufficienti per consentire il prosieguo dei programmi di spesa già intrapresi, tanto per l'anno 2008 quanto per l'anno in corso;
quando e con quali modalità intenda procedere all'assegnazione dei fondi in oggetto alle strutture interessate, università ed enti di ricerca, che, come già rilevato nella precedente interrogazione, versano in gravi difficoltà avendo già numerosi atenei provveduto ad anticipare sui propri bilanci ingenti risorse per far fronte ai progetti FIRB e FAR.
(4-07001)

TESTO AGGIORNATO AL 3 MAGGIO 2010

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 73, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1972, n. 748, dispone testualmente che le pensioni ordinarie per i funzionari statali già appartenenti alle qualifiche di ispettore generale e di direttore di divisione o equiparate dei cosiddetti ruoli ad esaurimento vanno liquidate «sulla base del trattamento economico che sarebbe ad essi spettato se, all'atto della cessazione dal servizio, avessero conseguito l'inquadramento a primo dirigente», ora dirigente di seconda fascia;
nella fattispecie, si tratta di una norma speciale intesa a garantire un giusto risarcimento morale e materiale ai soggetti interessati che, pur appartenendo alla carriera diretti e pur avendo svolto compiti non estranei all'area operativa della dirigenza (vedi sentenza della Corte costituzionale n. 228 del 19 settembre 1997), non vennero a suo tempo inquadrati, per carenza di posti disponibili, nelle corrispondenti qualifiche previste dall'articolo 59 dello stesso testo legislativo, e furono quindi gravemente discriminati rispetto ai loro ex colleghi direttivi che conseguirono tale inquadramento solo grazie alla loro maggiore anzianità di servizio;
la base retributiva da prendere in considerazione per il calcolo dell'importo pensionistico deve corrispondere alla sommatoria dei soli emolumenti di natura fissa e continuativa dell'ex primo dirigente, pari, cioè, al trattamento economico fondamentale spettante a quest'ultimo a prescindere dall'effettivo esercizio delle funzioni dirigenziali;
la circolare del dipartimento della funzione pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000, che regola la materia sul piano amministrativo, pur avendo previsto che le pensioni in parola vanno commisurate, oltre che alla RIA maturata al 30 novembre 1995, al predetto trattamento economico fondamentale, ha omesso di includere, tra le voci relative, la parte fissa o minima della retribuzione di posizione, che rappresenta, invece, una delle sue componenti strutturali, essendo corrisposta in misura uguale per tutti i dirigenti della medesima fascia (si veda la decisione del Consiglio di Stato n. 14 dell'11 dicembre 2006) e riconosciuta comunque a questi ultimi, perfino nei casi di aspettativa (si veda il parere del direttore dell'ufficio ruolo unico dirigenza n. 175-2003 del 5 giugno 2003) o durante i periodi in cui essi sono distaccati presso altra sede di servizio e sollevati dai propri compiti di direzione (si veda la lettera della ragioneria generale dello Stato n. 64581 del 7 giugno 2002);
peraltro, detta quota retributiva riproduce esattamente l'indennità di funzione dirigenziale ex articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972, che fino al 30 novembre 1995 è stata regolarmente resa pensionabile in favore del personale di cui trattasi, a prescindere dall'effettivo esercizio di dette funzioni;
tale circolare - le cui direttive avevano già a suo tempo formato oggetto di fondate riserve da parte dell'Avvocatura generale dello Stato con lettera n. CS 19437/01-414 del 10 dicembre 2001 - viene tuttora duramente contestata dai rispettivi destinatari per gli effetti gravemente riduttivi da essa prodotti arbitrariamente sulla misura delle loro già esigue pensioni, a causa di un'applicazione della norma che le regola sul piano legislativo che appare agli interroganti distorta;
a conferma della legittima collocazione della retribuzione di posizione di parte fissa o minima tra le voci del trattamento economico fondamentale dell'ex

primo dirigente, si possono citare - oltre alle norme di contrattazione collettiva vigenti in materia (articolo 37, comma 2, del CCNL 5 aprile 2001 - biennio 1998/1999 e articolo 1, comma 2, del CCNL 5 gennaio 2001 - biennio 2000/2001) - svariate altre fonti significative, tra cui principalmente:
a) la deliberazione n. 2/2004/P del 26 febbraio 2004 con cui la sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti, traendo spunto dalle predette norme collettive, ha stabilito che la retribuzione di posizione è composta di due parti: «una parte fissa ascritta al trattamento fondamentale al pari dello stipendio e della RIA e di una parte variabile, ricompresa, così come la retribuzione di risultato, nel trattamento economico accessorio»;
b) 13 sentenze emesse negli anni dal 2003 al 2007, dalle sezioni giurisdizionali della stessa Corte dei conti per le regioni Lazio, Lombardia, Abruzzo, Sardegna, Marche, Liguria, Molise e Toscana (una di esse ha anche riscosso il pieno assenso dell'Avvocatura generale dello Stato con lettera n. CS 24351/04 Sezione 7 del 17 maggio 2004) in base alle quali i ricorrenti - tutti ex funzionari dei ruoli ad esaurimento - hanno visto accogliere le proprie istanze con il riconoscimento del diritto alla riliquidazione del loro trattamento di quiescenza con il computo nella base pensionabile della retribuzione di posizione di parte fissa o minima, proprio perché considerata elemento costitutivo del trattamento economico fondamentale del dirigente e non legata allo svolgimento delle funzioni dirigenziali;
c) 4 sentenze emesse in precedenza dai TAR del Lazio e della Liguria in cui è stato sostenuto che la retribuzione di posizione concorre a formare inscindibilmente il trattamento economico del dirigente, quale emolumento «fisso, continuativo, costante e generale» spettante al dirigente stesso «in ogni caso», anche soltanto per l'espletamento di «funzioni di studio o consulenza, ispettive o comunque non operative», funzioni, peraltro, attribuite al personale dei ruoli ad esaurimento ai sensi dell'articolo 25, comma 4, del decreto legislativo n. 29 del 1993, trasfuso nell'articolo 69, comma 3 del decreto legislativo n. 165 del 2001;
d) la lettera della ragioneria generale dello Stato n. 128654 del 24 agosto 1999 a firma Monorchio, che attribuisce al predetto emolumento le identiche caratteristiche di cui al punto precedente;
e) le sentenze n. 31/09, n. 162/09 e n. 163/09 del 21 novembre 2008, emesse dalla III sezione centrale d'appello della Corte dei conti, con le quali viene espressamente dichiarato che la retribuzione di posizione è inclusa «per legge» nel trattamento economico fondamentale del personale dirigenziale;
f) la più recente sentenza n. 93/10 del 24 novembre 2009 della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la regione Emilia-Romagna, esattamente conforme a quelle testé citate;
g) la circolare n. 7/2008 del 17 luglio 2008 con cui lo stesso dipartimento della funzione pubblica, nel disporre in ordine alle assenze per malattia dei pubblici dipendenti, ha espressamente dichiarato che tra le voci del trattamento economico fondamentale dei dirigenti rientra anche la retribuzione di posizione di parte fissa, contrariamente a quanto risulta dalla circolare in contestazione;
del resto, appena pochi mesi dopo l'emanazione della circolare n. 12/2000 il dipartimento della funzione pubblica, con lettera n. 2407/10/BC del 21 maggio 2001, aveva già modificato il proprio parere espresso nella circolare stessa, dichiarando di ravvisare nella retribuzione di posizione di parte fissa o minima «le caratteristiche del trattamento economico fisso corrisposto ai dirigenti a prescindere dalla posizione funzionale ricoperta» e di considerare tale quota minima «come parametro di riferimento economico spettante, ai fini pensionistici, al personale dei ruoli ad esaurimento»;

lo stesso Dipartimento della funzione pubblica, con lettera n. 269/10/BC del 30 gennaio 2002, spinto dall'esigenza di assicurare al personale de quo il riconoscimento di un diritto da non ignorare, non mancò di assumere concrete iniziative ai fini di una revisione della contestata circolare, trasmettendo alla ragioneria generale dello Stato - per «il preventivo assenso» - una «bozza» di circolare integrativa in cui veniva inserita, tra le voci del trattamento economico fondamentale del dirigente, la «retribuzione di posizione minima contrattualmente prevista», pari alla sua parte fissa;
a sua volta, la Ragioneria generale dello Stato, con lettera n. 23330 del 1o marzo 2002, concordava pienamente con quanto prospettato dalla funzione pubblica, dichiarando, tra l'altro: «Invero, con la previsione - operata di recente dal CCNL 5 aprile 2001 - di una parte fissa e di una variabile nell'ambito della retribuzione di posizione, si può sostenere che solo la componente fissa, in quanto non strettamente correlata all'effettivo svolgimento delle funzioni dirigenziali, sembra assumere connotati propri più del trattamento economico fondamentale che di quello accessorio e, pertanto, possa ritenersi speculabile ai fini pensionistici in favore del personale interessato»;
nonostante l'orientamento favorevole degli organi innanzi citati, detentori della massima competenza giuridico-amministrativa in materia, la circolare n. 12/2000 non venne modificata a causa di una posizione di rigido rifiuto da parte degli uffici centrali del Ministro dell'economia e delle finanze, che, richiamando alcune sentenze contrarie della magistratura contabile, sostennero che la retribuzione di posizione, anche nei suoi valori fissi o minimi, non poteva comunque essere resa pensionabile, neanche nei suoi valori fissi o minimi, nei confronti dei funzionari dei ruoli ad esaurimento, in quanto comunque connessa all'effettivo esercizio delle funzioni dirigenziali, conseguente all'inquadramento nei ruoli della dirigenza;
tale motivazione, peraltro ritenuta sostanzialmente infondata, appare di assai dubbia pertinenza alla fattispecie in esame, in quanto non tiene conto di un fattore di importanza determinante e, cioè, che il predetto articolo 73 fu introdotto nel testo del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 quale misura di salvaguardia diretta a compensare i funzionari dei ruoli ad esaurimento proprio del loro mancato inquadramento nei ruoli dirigenziali;
stante la grave difformità di giudizio esistente in materia sia sul piano amministrativo che su quello giurisdizionale, si è venuta a creare una grave ed intollerabile discriminazione tra soggetti che, pur avendo rivestito durante la loro attività di servizio posizioni assolutamente identiche quanto a responsabilità e a livello qualitativo delle relative prestazioni, percepiscono trattamenti pensionistici differenziati a seconda di come la norma in questione - peraltro di facile lettura - viene di volta in volta interpretata da questo o da quel magistrato contabile o funzionario ministeriale;
tale discriminazione è ancora meno accettabile se si considera che mentre in base alla circolare n. 12 del 2000 i rispettivi destinatari continuano a percepire - da oltre 9 anni - una pensione di importo ridotto rispetto a quello dovuto per legge, un ben diverso trattamento viene invece già da molto tempo riservato, con il beneplacito degli stessi organi amministrativi responsabili, a talune particolari categorie privilegiate della stessa carriera direttiva dello Stato, quali, ad esempio, i funzionari direttivi di ragioneria in forza al Ministero dell'interno (si veda lettera della ragioneria generale dello Stato n. 60911 del 3 ottobre 2002 e lettera del dipartimento della funzione pubblica n. 2936/10/BC del 29 ottobre 2002) ed altri funzionari pubblici;
ciò non può che contrastare in maniera stridente con il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, come

viene autorevolmente sostenuto con sentenza n. 1/1999 dell'8-9 gennaio 1999 con la quale la Corte costituzionale, nel dichiarare fondata la questione di legittimità sollevata dalla Corte dei conti in merito a una norma di natura pensionistica relativa ad alcuni alti funzionari dello Stato, ha espresso il concetto secondo cui la discriminazione che si determina agli effetti del trattamento di quiescenza, tra soggetti di identica posizione funzionale per avere prestato la medesima attività lavorativa configura una evidente violazione dell'articolo 3 della nostra Carta fondamentale -:
se i Ministri interrogati indicati dal Ministro per la pubblica amministrazione nella risposta all'interrogazione n. 4-05319 del 9 dicembre 2009, quali competenti a trattare - unitamente a tale Ministro - la questione oggetto della presente interrogazione, intendano coordinarsi, per la parte di rispettiva competenza, al fini di prevedere l'inclusione della retribuzione di posizione, parte fissa o minima, nel trattamento economico fondamentale e quindi nella determinazione della pensione del personale del ruolo ad esaurimento, anche mediante una modifica in tal senso della circolare del dipartimento della funzione pubblica n. 12 del 24 ottobre 2000, o mediante qualche altra iniziativa che possa essere assunta in ordine alla soluzione della legittima richiesta della categoria.
(4-07003)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIORIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
anche in Italia è cresciuta la consapevolezza del pericolo che il nostro Paese e l'intero pianeta stanno correndo attraverso l'esponenziale consumo di suolo agricolo, una delle principali cause del progressivo surriscaldamento del pianeta, che pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche, impoverisce la sovranità alimentare e non reca più alcun beneficio né sull'occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini;
i temi della qualità dell'aria, del risparmio energetico, del risparmio idrico, la conservazione del territorio agricolo e l'uso di energie alternative dovrebbero essere tra quelli posti come prioritari dal nostro Paese, il comma 7 dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003 dispone che gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14;
gli impianti fotovoltaici posti su terreni rischiano di ridurre fortemente l'attività fotosintetica e la biodiversità, con impoverimento progressivo del tenore di carbonio nel suolo e di biomassa emergente: la conseguenza più evidente è l'emissione anziché la fissazione di CO2 climalterante (il suolo rappresenta il maggior pozzo di assorbimento di carbonio): questione paradossale per una tecnologia che punta a ridurre le emissioni climalteranti;
per carenza/assenza di precipitazioni, a causa della copertura, la superficie andrebbe incontro a progressiva desertificazione, a meno che non si intervenga con recupero delle precipitazioni e loro utilizzo su tali superfici con impianti irrigui ad hoc, cosa che comporterebbe, per pompaggio/irrigazione, l'ultimo di una quota di energia prodotta.
le numerose e crescenti richieste riguardanti l'installazione a terra su estese

superfici agricole che stanno interessando tutto il territorio nazionale, senza il filtro di regolamentazioni che permettano formali valutazioni sull'impatto estetico ed ambientale, rischiano di compromettere seriamente l'integrità ed il valore del paesaggio agricolo -:
quali siano gli orientamenti del Ministro, e se il Governo non ritenga necessario porre in essere iniziative normative in grado di disciplinare in modo meno equivoco una materia così complessa al fine di tutelare il patrimonio agricolo del paese, di contrastare speculazioni condotte da soggetti che nulla hanno a che fare con il settore agricolo e di fornire a regioni, province e comuni strumenti di orientamento per il corretto governo del territorio.
(5-02816)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è nota la funzione strategica e positiva assolta dai medici di famiglia nell'ambito del sistema sanitario nazionale;
da parte delle organizzazioni sindacali dei medici di famiglia è stata denunciata la situazione difficile che si è venuta a creare a seguito dell'obbligo dell'invio on line dei certificati di malattia all'Inps;
risultano altresì contestate le sanzioni poste a carico del medico nel caso rilasci certificazioni che attestino dati clinici non direttamente constatabili né oggettivamente documentati;
la procedura stabilita per la compilazione del certificato on line porrebbe a carico del medico di famiglia una serie di voci delle quali egli non può farsi garante (è il caso, ad esempio, del luogo di reperibilità durante la malattia del lavoratore che attualmente viene dichiarato e comunicato all'Inps dallo stesso, sotto la propria responsabilità);
in alcuni casi le regioni non hanno fornito i sistemi per la trasmissione on line dei certificati che qui interessano, come previsto dalla normativa vigente;
in alcune zone del Paese non vi è copertura ADSL -:
se e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo ed in particolare se non ritengano opportuno che il certificato telematico richieda le stesse indicazioni previste in quello cartaceo e che le informazioni di carattere non sanitario introdotte nella certificazione telematica siano soggette ad autocertificazione.
(4-06996)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI, MUSSOLINI, DE NICHILO RIZZOLI e FUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le malattie neoplastiche sono in continuo aumento;
è di fondamentale importanza raccogliere dati forniti dalle regioni e inserirli in modo sistematico in un Registro nazionale dei Tumori;
è grazie ai dati che vengono forniti dalle strutture sanitarie che si può fare una attenta azione di monitoraggio sui nuovi tipi di neoplasia -:
quando verrà istituito detto Registro nazionale dei Tumori.
(5-02819)

LIVIA TURCO e MIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le cronache giornalistiche riferiscono di un fatto di straordinaria gravità accaduto nelle scorse settimane presso l'ospedale di Cernusco sul Naviglio ove è deceduta una bambina nigeriana di 13 mesi, dopo due giorni di ricovero;
dopo l'accesso al pronto soccorso - avvenuto alle 0.39 del 3 marzo 2010 la bambina sarebbe stata dimessa alle 0.46;
permanendo una situazione critica, i genitori avrebbero insistito per ottenere un ricovero che non sarebbe stato accordato se non dopo il ricorso ai carabinieri, alle 1.46 dello stesso giorno;
le prime indiscrezioni parlano di disidratazione, ma non è dato sapere se nei 7 minuti di permanenza nel pronto soccorso sia stata rilevata questa situazione;
i genitori della piccola hanno perso il lavoro e, pertanto, la tessera sanitaria, richiesta al pronto soccorso, risulterebbe scaduta -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere sia per fare piena luce su quello che agli interrogati appare un episodio di straordinaria gravità sia per garantire a tutti gli immigrati siano essi regolari o meno la piena e totale assistenza sanitaria.
(5-02820)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO, CICCIOLI, FRASSINETTI, GHIGLIA, BARANI e DE LUCA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia ci sono circa 500.000 malati di epilessia e si manifestano circa 25.000 nuovi casi ogni anno;
uno dei farmaci maggiormente efficaci e a basso costo, il Maliasin, prodotto dalla casa farmaceutica Abbot, è stato ritirato dal mercato italiano dal 31 dicembre 2009;
i farmaci proposti in sostituzione non sono altrettanto efficaci;
prima di trovare un equilibrio farmacologico, un malato di epilessia deve passare interi anni di calvario;
la motivazione addotta per il ritiro è stata la presunzione di effetti collaterali tali da indurre pensieri autolesionistici, ma tale effetto è purtroppo tipico di molti altri farmaci antiepilettici che, essendo sedativi, abbassano l'umore;
molti malati di epilessia sono dovuti passare ad altri farmaci dagli effetti collaterali particolarmente fastidiosi, quali il Fenobarbital;
il farmaco è reperibile presso altri mercati europei, quale quello della confinante Svizzera;
molti malati italiani acquistano il farmaco dall'estero procurandosene impropriamente intere scorte, mentre altri non riescono a reperirlo;
il Presidente della FIA (Federazione italiana antiepilessia), ha rivolto un'istanza scritta all'AIFA (Agenzia italiana del farmaco) rimproverando il ritardo nella diffusione della notizia del ritiro del farmaco e chiedendo un tempestivo intervento;
l'AIFA opera sotto la vigilanza del Ministero della salute;
la FIA ha chiesto un incontro con il Ministro interrogato;
a norma di legge, l'AIFA non può impedire ad una casa farmaceutica privata di ritirare un farmaco da essa prodotto dal mercato, ma può chiedere ad altra casa farmaceutica di produrlo come farmaco generico o produrlo essa stessa o ancora acquistarlo dal mercato estero -:
se il Ministro interrogato intenda assumere ogni iniziativa di competenza volta

a ripristinare la disponibilità del farmaco Maliasin per i malati di epilessia sul mercato italiano.
(5-02814)

MANCUSO, CICCIOLI, FRASSINETTI, GHIGLIA, BARANI e DE LUCA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si apprendono dagli organi di informazione i dati relativi alla prevenzione del tumore del seno in Italia pubblicizzati dall'Osservatorio nazionale screening;
nel nostro Paese tale patologia colpisce ancora 37.000 donne ed il 50 per cento di queste donne vince la propria battaglia contro il tumore grazie alla diagnosi precoce;
la fotografia del federalismo sanitario italiano segnala che al Nord il 90 per cento delle donne è invitato a fare la mammografia, al centro circa il 70 per cento e al Sud meno del 40 per cento;
risulta evidente la necessità di annullare queste inaccettabili disparità geografiche -:
quali iniziative intenda adottare il Governo per promuovere la diffusione su tutto il territorio nazionale di programmi di prevenzione secondaria, al fine di salvare il maggior numero possibile di donne da questa patologia.
(5-02823)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO, VIGNALI, MAZZOCCHI e TOCCAFONDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 27 aprile 2010 alcuni giornali ed agenzie di stampa hanno riportato il caso sconcertante di un aborto terapeutico conclusosi con la sopravvivenza del feto abortito ma abbandonato a se stesso sul tavolo di metallo della sala operatoria dove era avvenuto l'operazione della donna;
l'aborto terapeutico è stato praticato su una donna alla 22esima settimana di gestazione, poco più di cinque mesi di gravidanza, a causa di un malformazione del feto;
stando alle notizie riportate dai media e dai testimoni, il cappellano dell'ospedale di Rossano nella giornata di sabato 24 aprile 2010 essendosi recato in prossimità dei locali dove era avvenuto l'intervento chirurgico per pregare accanto al piccolo cadavere del feto, abortito quattro ore prima, si sarebbe reso conto dopo qualche minuto che sotto le garze che lo ricoprivano il piccolo corpo si muoveva e respirava ancora nella completa e totale noncuranza del personale medico;
il sacerdote avrebbe lanciato l'allarme ed il piccolo sopravvissuto sarebbe stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Cosenza, dove è presente un reparto per i neonati prematuri. Presso la struttura sanitaria i medici si sono attivati con tutti i mezzi possibili al fine di tenere in vita il neonato, ma il grave quadro clinico dovuto alle malformazioni nonché alle poche settimane di gestazione lo hanno condotto alla morte dopo 48 ore dall'intervento chirurgico abortivo operato sulla madre;
ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 194 del 1978 contenente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza qualora sussista la possibilità di vita autonoma del feto, il medico che esegue l'intervento è chiamato ad adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto;
stando alle dichiarazioni di medici e neonatologi, un feto - espiantato dall'utero materno a seguito di intervento abortivo - sebbene presenti un quadro clinico complesso può sopravvivere anche diverse ore a seguito dell'intervento ed in molti di questi casi il personale sanitario si troverebbe in grave difficoltà operativa, in considerazione del fatto che la normativa - che risulta essere pertanto poco chiara e completa in merito alla questione sollevata - non impone il monitoraggio

della condizione del feto espiantato, se sopravviva o meno al trauma dell'intervento;
la fattispecie in esame lascia emergere anche un ulteriore controsenso poiché evidenzierebbe una posizione complessa del medico che - abilitato all'esecuzione dell'aborto quindi alla morte del feto stesso - dovrebbe essere tenuto a salvaguardarne la vita qualora questo sopravviva all'intervento, senza però averne l'obbligo di monitoraggio delle condizioni post-traumatiche;
la vicenda di Rossano squarcia un velo su un dramma silenzioso a cui mai è stata data attenzione e che rischia di essere etichettato come caso raro nell'ambito del panorama sanitario italiano -:
se si ritenga opportuno avviare un percorso di analisi della situazione di gap normativo evidenziata in premessa, e se si intenda assumere un'iniziativa normativa al fine di meglio definire le procedure di intervento e di monitoraggio medico nonché le responsabilità dei medici chiamati ad operare un aborto terapeutico, segnatamente nei casi in cui l'aborto sia praticato dopo i primi 90 giorni di gravidanza, quando le possibilità di vita autonoma del feto espiantato sono più elevate.
(4-06989)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diverse notizie di cronaca apparse sui quotidiani nazionali segnalano il problema dei distributori di sigarette truccati;
dal 1o novembre 2009, sulla base di un decreto dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, i distributori automatici devono subordinare - previo controllo di un documento d'identità - la cessione di sigarette o tabacchi alla preventiva verifica dell'età anagrafica dell'acquirente, che non deve risultare inferiore a 16 anni;
in particolare, per i distributori automatici di sigarette, è previsto l'obbligo di essere dotati di un lettore di carte a banda magnetica che attesti l'identità dell'acquirente (codice fiscale, tessera sanitaria, carta d' identità elettronica);
le notizie di questi ultimi mesi, però, rilevano nel nostro Paese una diffusa manomissione di questi distributori ed in particolare proprio la manomissione del lettore che servirebbe a testare l'età dell'acquirente;
in un servizio trasmesso da «Le Iene» del 14 aprile 2010 l'inviato ha provato a comprare sigarette da alcuni distributori automatici di Roma, Firenze e Pisa inserendo nel lettore di carte la tessera sanitaria di un bambino di 4 anni, la ricevuta di un'autostrada o addirittura niente. In tutti i casi il distributore ha erogato senza problemi le sigarette;
Viterbo una recente operazione della polizia locale ha rilevato ben cinque distributori «fuori legge», che erogavano sigarette senza bisogno dell'introduzione del documento di identità;
stessa cosa è accaduta in Sardegna. A Cagliari, infatti, la Guardia di finanza ha rilevato l'irregolarità di 25 distributori sui 44 controllati e distribuiti nella provincia;
a Brindisi trenta titolari di rivendite di tabacchi sono stati denunciati all'Autorità dei monopoli di Stato dai militari della Guardia di finanza, al termine di accertamenti effettuati su numerosi distributori automatici di sigarette;
è lo stesso tabaccaio infatti che può, autonomamente, manomettere la macchinetta distributrice;
lo scopo è senza dubbio quello di vendere un numero maggiore di prodotti, ma è evidente che si tratta di truffa ai danni dei cittadini e della loro salute;
al Senato, in Commissione sanità, è tuttora in discussione un disegno di legge bipartisan a firma Marino-Tomassini che prevede nuove disposizioni per la tutela

della salute e per la prevenzione dei danni derivanti dal consumo dei prodotti del tabacco;
in questo disegno di legge è previsto, tra l'altro, il divieto generalizzato di fumo per chi ha meno di 16 anni e obbligo per i tabaccai di vendere sigarette solo ai maggiorenni, oltre ad altri provvedimenti a tutela della salute, come il divieto tassativo di fumare nelle scuole o l'obbligo di inserire nei pacchetti dei «foglietti illustrativi»;
in Italia fuma il 32 per cento dei maschi adolescenti e il 20,7 per cento delle ragazze, e si registrano ancora 18.000 morti l'anno per patologie riconducibili al fumo -:
se i Ministri interrogati, sulla base di quanto esposto, intendano potenziare, nell'ambito delle proprie competenze, i controlli sui distributori di sigarette presenti nel Paese, assumendo iniziative, anche di carattere normativo, volte a prevedere sanzioni per chi - in piena coscienza - danneggia e mette in pericolo la salute dei cittadini ed in particolare dei minori.
(4-07007)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI e ZUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in attuazione dell'azione strategica di innovazione industriale, così come definita nel decreto di adozione (decreto interministeriale del 6 marzo 2008) del progetto di innovazione industriale relativo all'area tecnologica «Nuove tecnologie per il made in Italy, è stato emanato, in data 10 luglio 2008, un bando che stanzia 190 milioni di euro per la concessione di agevolazioni a sostegno della realizzazione di programmi finalizzati allo sviluppo di nuove tipologie di prodotti e/o servizi, con elevato contenuto di innovazione tecnologica e in grado di determinare impatti sul sistema economico. Il bando è stato successivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 settembre 2008 (supplemento ordinario n. 207);
il 5 dicembre 2009 sono scaduti i termini per la presentazione dei progetti definitivi sul made in Italy, relativi alle 237 proposte di massima approvate con decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico del 30 luglio 2009, coinvolgenti complessivamente 443 grandi imprese, 362 medie e 1041 piccole e micro imprese, per un investimento proposto stimabile in 2,2 miliardi di euro;
il Ministero dello sviluppo economico, con comunicato stampa del 24 marzo 2010, ha reso noto l'elenco dei 209 progetti di innovazione tecnologica, al termine della valutazione del bando «Nuove tecnologie per il made in Italy», di cui 104 ammessi ai finanziamenti ed i restanti 105 idonei con possibilità di ulteriori finanziamenti;
Anci servizi srl ha presentato un interessante progetto «FFW - le radici del futuro» riferito al settore calzaturiero e della sua filiera riguardante l'innovazione tecnologica con ricadute su tutto il settore ed in grado di aumentare le vendite, non ricompreso fra i 104 progetti finanziati -:
se il Ministero dello sviluppo economico abbia terminato la valutazione tecnica dei 105 progetti ritenuti idonei;
se sia stata predisposta una graduatoria degli stessi;
quali siano stati i parametri utilizzati dal Ministero dello sviluppo economico per stabilire la finanziabilità di 104 progetti su 209, tutti ritenuti idonei e quali finanziamenti siano stati utilizzati;
quali finanziamenti saranno utilizzati per i progetti idonei, ma non ancora finanziati (ossia i 105 progetti);
quali siano i tempi previsti per il finanziamento, l'entità dello stesso e l'avvio delle attività dei 105 progetti, qualora ammessi al finanziamento;

in che posizione della graduatoria si trovi il progetto FFW di Anci Servizi richiamato in premessa, quali possibilità abbia ed in quali tempi di essere finanziato e perché non sia stato inserito nel primo elenco dei finanziati.
(5-02809)

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
circa sei mesi fa il gruppo ISA S.p.A., proprietario dello stabilimento Tasselli di Suzzara (Mantova), e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo che prevedeva il trasferimento dell'intera produzione della Tasselli di Suzzara (Mantova) alla casa madre di Bastia Umbra (Perugia);
tale accordo ha determinato la soppressione di alcune decine di posti di lavoro;
nel sopracitato accordo, il gruppo ISA S.p.A. si era impegnato a mantenere nello stabilimento di Suzzara (Mantova) un presidio tecnico-produttivo, attraverso il quale produrre la «tecnologia del freddo» per i banchi frigo, ed alcune unità impiegatizie, per un totale di 19 addetti;
il 25 marzo 2010, in un incontro tenutosi presso la sede di Assindustria a Mantova, la proprietà ha rinnegato quell'accordo, affermando l'intenzione di smantellare il reparto per la produzione della «tecnologia del freddo», con relativa ulteriore riduzione del personale;
l'atteggiamento dell'azienda è secondo l'interrogante deprecabile ed eticamente intollerabile nell'ambito delle corrette relazioni tra impresa ed organizzazioni sindacali;
tutte le iniziative di carattere istituzionale devono essere praticate per garantire il rispetto dell'accordo, la cui violazione umilia lavoratori e sindacati che già si sono fatti responsabilmente carico di sottoscrivere un accordo molto impegnativo per le maestranze -:
se sia intenzione, auspicabile, del Governo convocare un tavolo nazionale tra le parti al fine di garantire il rispetto dell'accordo tra azienda ed organizzazioni sindacali siglato alcuni mesi fa.
(5-02815)

MOTTA, BRATTI e DE MICHELI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la centrale nucleare di Caorso è stata costruita negli anni '70 sulla riva destra del fiume Po all'interno di una zona golenale in località Mezzanone di Zerbio, comune di Caorso, provincia di Piacenza;
l'impianto, con reattore ad acqua bollente di tipo BWR4, appartiene agli impianti nucleari di «seconda generazione» ed è stata la più grande centrale nucleare italiana, con potenza elettrica garantita netta di 840 megawatt;
l'esercizio commerciale dell'impianto, con produzione di energia elettrica, risale a dicembre 1981; la centrale è stata fermata nell'ottobre 1986 in occasione delle attività connesse alla quarta ricarica del combustibile e non è stata più riavviata in esito al referendum sul nucleare del 1987 e a seguito della delibera CIPE del 26 luglio 1990 che ha disposto la chiusura definitiva delle centrali nucleari di Caorso e di Trino Vercellese;
nel 2000 l'allora Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato con decreto ministeriale 4 agosto 2000 ha operativamente adottato la strategia dello smantellamento accelerato dell'impianto;
nel luglio 2001, in ottemperanza all'articolo 9 del decreto ministeriale 4 agosto 2000, Sogin s.p.a, divenuta proprietaria della centrale nel 1999, ha inviato all'allora Ministero delle attività produttive il «piano globale di disattivazione» dell'impianto;
nell'ottobre 2008 è stato pubblicato il decreto di compatibilità ambientale (VIA) del Ministero dell'ambiente e della tutela

del territorio e del mare, per il progetto di dismissione della centrale, che raccoglie il parere favorevole della regione Emilia-Romagna, del Ministero per i beni e le attività culturali e della commissione per la valutazione d'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente;
ai sensi dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia», il Governo è stato delegato ad adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge uno o più decreti legislativi relativi alla disciplina della localizzazione nel territorio italiano di impianti di produzione di energia elettrica nucleare;
il Consiglio dei ministri, nella seduta del 10 febbraio 2010, ha licenziato il decreto legislativo n. 31 relativo «Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99»;
l'amministratore delegato di General Electric per il Sud Europa ha dichiarato nei giorni scorsi ad un quotidiano nazionale che «l'Italia potrebbe avere la sua prima centrale nucleare in metà tempo e con la metà della spesa rispetto ai programmi attuali. Basta interrompere il decomissioning di Caorso e ricostruire dalle strutture esistenti» -:
se, alla luce dei nuovi orientamenti legislativi, sia intenzione del Governo procedere con gli interventi di decomissioning della centrale nucleare di Caorso e quale sia lo stato di attuazione degli interventi già avviati;
se la paventata riattivazione della centrale di Caorso, di seconda generazione dal punto di vista tecnologico, non sia in contrasto con le dichiarazioni rilasciate in più occasioni dal Ministro dello sviluppo economico circa il fatto che il ritorno al nucleare in Italia avrebbe previsto l'impiego di centrali di terza generazione e se pertanto il Ministro intenda fornire chiarimenti in merito;
se, considerata l'obsolescenza della centrale nucleare di Caorso e la presa di posizione contraria di amministrazioni locali, associazioni e cittadini del territorio circostante, il Governo non ritenga di escludere l'area da un possibile futuro insediamento di una centrale.
(5-02821)

VICO, BELLANOVA, LENZI, GINEFRA, BOCCIA, GRASSI, BORDO, CAPANO, LOSACCO, CONCIA e SERVODIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
durante l'incontro svoltosi a Roma il 21 aprile Alenia Aeronautica ha confermato alte segreterie provinciali e nazionali di categoria di Cgil, Cisl e Uil, il proprio piano di chiusura del sito produttivo di Brindisi che occupa 74 persone, e non e stata in grado di presentare un piano industriale credibile per il sito di Venezia dove si parla di 135 possibili esuberi su 250 lavoratori in carico ad Alenia;
Alenia Aeronautica, nel prospettare la chiusura in tempi brevi dei sito di Brindisi, ha avanzato l'ipotesi della conseguente ricollocazione di una parte del personale (25 unità) in CIGS e in mobilità verso il pensionamento, mentre per lo stabilimento di Venezia sarebbero previste significative «insaturazioni» (lavoratori inattivi per mancanza di commesse) a partire da maggio 2010, in coincidenza con l'esaurimento delle attività del portafoglio ordini;
secondo Alenia Aeronautica esisterebbe un fabbisogno crescente di personale nel sito di Grottaglie dedicato alle grandi riparazioni in composito (Boeing 787), dove sarebbero trasferiti i restanti 49 lavoratori di Brindisi;

per quanto riguarda Venezia, Alenia Aeronautica prevede la concentrazione delle attività relative ai velivoli versioni speciali il cui impatto per la riduzione delle insaturazioni non si verificherà prima del 2011, resterebbe quindi confermato, al netto dei trasferimenti verso Agusta e Superjet, il numero di 135 esuberi a fine anno, con un picco di 150 ad agosto e settembre;
la motivazione dell'annunciata chiusura del sito di Brindisi sarebbe da ricercare nel forte calo di attività previsto per la seconda metà del 2010 e nella sensibile riduzione dei volumi delle commesse a partire dal 2011, oltre alta necessità di un alto livello di investimenti per il sito - di proprietà demaniale - pari a circa 5 milioni di euro;
l'accordo sindacale separato sottoscritto a giugno 2008 da FLM e UILM a Brindisi e che ha registrato la sola contrarietà della FIOM, aveva lo scopo di garantire il consolidamento dei siti produttivi attraverso l'assegnazione di missioni produttive aggiuntive rispetto alle attuali, ma con tutta evidenza non era questa la vera intenzione di Finmeccanica e Alenia Aeronautica che smentiscono oggi quanto sottoscritto nel 2008 e ribadito unitariamente a dicembre 2009;
i lavoratori di Alenia Aeronautica di Brindisi, in un loro appello richiamano l'alto valore di mercato delle attività di revisioni, manutenzione e trasformazione, volte in primo luogo ad assicurare la sicurezza in volo degli aerei, rilevando che, in particolare, l'attività di manutenzione rappresenta il 25-30 per cento delle attività del mercato aeronautico;
lo stabilimento di Brindisi di Alenia Aeronautica è un sito di eccellenza per le attività di revisione, manutenzione e per le trasformazioni aeronautiche, e i primi a essere convinti delle proprie capacità sono i lavoratori dell'impianto, che hanno reagito decisamente, respingendo l'ipotesi di chiusura dello stabilimento, rivendicando le competenze in un settore che la comunità locale non può permettersi di perdere;
in Puglia, la crisi dell'impianto di Alenia Aeronautica coincide con la fase di riavvio del programma regionale a sostegno delle realtà industriali del territorio con provvedimenti che dovrebbero attivare investimenti per 84,5 milioni. Il contributo pubblico sarà di oltre 28 milioni creando 249 posti di lavoro;
due i contratti firmati, il primo con Salentina Meccanica Industriale, il secondo con Alenia Aeronautica e con l'impresa aderente Gse Industria Aeronautica;
per quanto riguarda Alenia Aeronautica il progetto prevede investimenti pari a 52.980.095, grazie ad un'agevolazione pubblica di 17.023.421 per potenziare impianti, macchinari e attrezzature impegnate a Grottaglie sul programma 787;
la ricaduta occupazionale di questa operazione è stimata in 46 nuovi posti di lavoro, investimenti che fanno parte di un lungo e fruttuoso rapporto tra la regione e le imprese del territorio;
gli amministratori locali hanno chiesto di non spostare le officine Aeronavali poiché si disattenderebbero tutti gli impegni presi dal gruppo Alenia con le parti sociali e politiche del territorio pugliese e si configurerebbe la violazione di tali accordi da parte di un soggetto il cui capitale è in buona parte statale e quindi pubblico;
tale scelta penalizza il territorio di Brindisi sia sul fronte dell'attuale assetto industriale aerospaziale sia rispetto alle possibilità di sviluppo di un settore, quale quello della manutenzione e trasformazione, in significativa espansione a livello nazionale ed internazionale, il quale può garantire una costante attività di importante valore aggiunto in sinergia con quella di ricerca e produzione del distretto aerospaziale;
questo ulteriore colpo al tessuto industriale brindisino assume un valore emblematico riguardo alla crescente politica di depauperamento del Mezzogiorno verificatasi negli ultimi anni, attuata verso realtà produttive di qualità e di potenziale espansione, mettendo in discussione l'assetto

complessivo del settore aerospaziale a Brindisi ed in Puglia che è e rimane garanzia per uno sviluppo di qualità del Mezzogiorno e dell'intero Paese;
la situazione di Alenia Aeronautica conferma la mancanza di una politica industriale del Governo e rileva come l'azione politica nazionale tenda a privilegiare e rafforzare l'asset industriale del Nord penalizzando quanto è rimasto nel Mezzogiorno e segnatamente a Brindisi;
in considerazione dell'attività oggi sviluppata in quella struttura produttiva, della sua funzionalità nell'ambito dell'attuale tessuto industriale aeronautico brindisino, della sua centralità nella prospettiva di un sistema integrato di manutenzione dei mezzi di trasporto aereo a Brindisi, è da considerarsi molto grave il solo fatto che possa essere avanzata la proposta di chiusura di Alenia Aeronautica, ipotesi che danneggerebbe in modo profondo il tessuto aeronautico della realtà brindisina e indebolirebbe la stessa funzione del distretto Aero-Spaziale;
è necessario che sia Finmeccanica - partecipata con oltre il 33 per cento del capitale dal Ministero dell'economia e delle finanze - oltre che la sua controllata, a partecipare al tavolo di confronto insieme alle organizzazioni sindacali e agli enti locali interessati, con una decisiva presenza dei due ministeri economici, allo scopo di spingere Finmeccanica e Alenia Aeronautica ad affrontare le difficoltà, rinunciando all'idea di un sostanziale disimpegno verso il Sud del Paese e nello specifico verso la realtà del brindisino -:
quali iniziative si intendano assumere affinché Finmeccanica partecipi al tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali e gli enti locali interessati, sulle prospettive del sito di Brindisi con lo scopo di mettere in campo tutte le iniziative per trovare soluzioni industriali di rilancio, in difesa dell'occupazione e per la salvaguardia del predetto sito;
in particolare come si intenda impedire la chiusura di una fabbrica di fondamentale interesse per il Mezzogiorno e la sottrazione di risorse e professionalità fondamentali per l'economia brindisina.
(5-02822)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI, BONINO, GUIDO DUSSIN, VOLPI, CHIAPPORI, TORAZZI, FORCOLIN, FEDRIGA, MACCANTI, TOGNI, RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2009 il Ministero dello sviluppo economico ha emesso una circolare esplicativa, indirizzata alle organizzazioni imprenditoriali, relativa all'articolo 4, comma 49-bis, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, come introdotto dall'articolo 16 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135;
tale comma richiama le disposizioni sul made in Italy e definisce positivamente i contorni della condotta richiesta al titolare o al licenziatario di un marchio al fine di informare correttamente il consumatore finale circa l'effettiva origine del prodotto accompagnato dallo stesso;
in particolare, è fatto obbligo ai titolari o licenziatari di marchi di accompagnare i prodotti e le merci alternativamente con indicazioni precise ed evidenti sull'origine o provenienza estera o comunque sufficienti ad evitare qualsiasi fraintendimento del consumatore sull'effettiva origine del prodotto, oppure con un'attestazione circa le informazioni che gli stessi soggetti renderanno in fase di commercializzazione sull'effettiva origine estera di prodotti o merci;
in merito a quest'ultima fattispecie, la circolare specifica che «l'Amministrazione deputata al ricevimento delle attestazioni provvederà esclusivamente alla loro raccolta ed alla messa a disposizione dell'autorità competente al controllo» e che «l'indicazione di provenienza non deve essere necessariamente incorporata nel prodotto, ma può essere inserita in elementi amovibili come hangs-tags o similari,

anche aggiunti dopo l'importazione, dal momento che, per il rispetto della norma, è considerato sufficiente che l'origine non italiana sia specificata al consumatore in sede di commercializzazione, dovendo in tal caso essere dichiarata dal titolare o licenziatario del marchio all'atto dell'importazione»;
in pratica, per i titolari o licenziatari di marchi è possibile presentare una semplice autocertificazione all'atto dello sdoganamento senza alcun controllo effettivo sull'effettiva certificazione del made in Italy prima della commercializzazione -:
se il Ministro non ritenga opportuno modificare tale circolare in senso restrittivo, affinché possa essere effettivamente garantito il controllo finale sulla certificazione made in Italy a tutela dei consumatori e della qualità dei prodotti italiani.
(4-06990)

...

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Pagano e altri n. 2-00682, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marsilio, Antonione, Traversa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Di Biagio n. 5-02718, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Antonino Foti.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Baldelli n. 3-01036, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stracquadanio.

Ritiro di firme da una interpellanza.

Interpellanza urgente Pagano e altri n. 2-00682, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2010: sono state ritirate le firme dei deputati: Tortoli, Scalera.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-02100 del 12 gennaio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07001;
interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-02485 del 16 febbraio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07002.