XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 319 di martedì 11 maggio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,30.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 6 maggio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Duilio, Gianni Farina, Fassino, Fitto, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Porta, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Saltamartini, Sardelli, Scilipoti, Stefani, Stucchi, Tabacci, Toccafondi, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Conferma delle deleghe di funzioni conferite a Viceministri.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 10 maggio 2010, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, la informo che con decreto del Presidente della Repubblica in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10 della legge 23 agosto 1988, n. 400, sono state confermate le deleghe di funzioni conferite in data 26 giugno 2009 ai Viceministri dello sviluppo economico onorevole Paolo Romani e onorevole dottor Adolfo Urso. Cordialmente. Firmato: Silvio Berlusconi».

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Elena Maccanti.

PRESIDENTE. Comunico che in data 6 maggio 2010 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Elena Maccanti: «Onorevole Presidente, in data 9 aprile 2010, in esito alle elezioni regionali del 28-29 marzo ultimo scorso, sono stata proclamata consigliere regionale del Piemonte. Trattandosi di una carica incompatibile col mio mandato parlamentare ai sensi dell'articolo 122, comma 2, della Costituzione, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato, pregandola di volerne dare nella prima seduta utile annuncio all'Assemblea affinché ne prenda atto. Pag. 2
L'occasione mi è gradita per formularle i migliori auguri di buon lavoro e porgerle i miei più cordiali saluti. Firmato: Elena Maccanti».
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione della deputata Maccanti dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni della deputata Elena Maccanti, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 17 settembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 3-Lega Nord nella medesima I circoscrizione Piemonte 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Davide Cavallotto.
Il Presidente della Camera dà atto alla Giunta di questo accertamento e proclama deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la I circoscrizione Piemonte 1, Davide Cavallotto.
Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Davide Cavallotto, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo Lega Nord Padania.

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per incrementare i poteri ispettivi del Garante per la sorveglianza dei prezzi al fine di favorire la trasparenza nel mercato dei prezzi dei carburanti - n. 3-00539)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ruggeri n. 3-00539 concernente iniziative per incrementare i poteri ispettivi del Garante per la sorveglianza dei prezzi al fine di favorire la trasparenza nel mercato dei prezzi dei carburanti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo segue con molta attenzione l'andamento dei prezzi dei carburanti. Già dal giugno del 2008 è stato istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo permanente di confronto sul mercato petrolifero, al quale partecipano le maggiori associazioni e società petrolifere, gli operatori del settore ed i rappresentanti delle regioni. Il suo scopo è quello di trovare soluzioni per ridurre la distanza del costo industriale dei prodotti petroliferi italiani rispetto a quello degli altri Paesi europei.
Tale confronto ha favorito la liberalizzazione del settore, grazie anche alle indicazioni provenienti dai quindici Paesi dell'area euro. Già dal 2008, infatti, sta calando il numero dei punti vendita di proprietà delle compagnie, mentre crescono i retisti convenzionati e, soprattutto, le «pompe bianche».
Con la «legge sviluppo», inoltre, si è intervenuti stabilendo che ciascun punto vendita della rete carburanti debba comunicare al Ministero dello sviluppo economico i prezzi effettivi praticati alla pompa. È stata anche prevista una sanzione amministrativa Pag. 3sia in caso di omessa comunicazione sia nel caso in cui il prezzo effettivamente praticato sia superiore a quello comunicato dal singolo impianto di distribuzione. In tal modo i consumatori potranno scegliere il punto di rifornimento più conveniente. L'attività del tavolo ha poi preso in esame le proposte di strumenti attuativi per una riforma condivisa del mercato dei prodotti petroliferi, della logistica e della rete di distribuzione carburanti e per l'analisi dell'andamento dei prezzi dei carburanti nel più recente periodo. Le attività di dettaglio svolte dal tavolo sono state ripartite in quattro gruppi di lavoro ristretti: mercato al dettaglio, mercato all'ingrosso e logistica, raffinazione ed industria, qualità del servizio.
Durante l'ultima riunione del tavolo, tenutasi in data 21 aprile 2010, è stato elaborato un piano di azione per la riforma del settore carburanti, che si sostanzia in un protocollo di lavoro, contenente le possibili misure da adottare, per uno sviluppo in senso concorrenziale del settore, finalizzato al miglioramento dell'efficienza e della qualità del servizio ed alla riduzione dei prezzi.
In particolare, sono state affrontate le seguenti questioni: la definizione settimanale dei prezzi dei carburanti, una maggiore flessibilità degli orari di apertura dei distributori, ai quali sarà consentito di vendere più facilmente anche prodotti non oil; la razionalizzazione della rete di distribuzione; l'ampliamento delle modalità di rifornimento automatizzate (self service), la razionalizzazione della logistica e del mercato all'ingrosso dei carburanti.
Per quanto riguarda, in particolare, le misure relative alla conoscibilità ed alla trasparenza dei prezzi praticati dalle compagnie petrolifere, si è prevista la semplificazione delle attuali disposizioni sulle comunicazioni al Ministero dei prezzi consigliati, prevedendo che gli operatori che gestiscono i punti vendita non adottino variazioni in aumento dei prezzi consigliati prima di sette giorni dall'ultimo aumento, nonché l'attuazione, in via amministrativa, della comunicazione e della pubblicazione dei prezzi di vendita al pubblico dei carburanti per autotrazione. Inoltre, a garanzia di una maggiore chiarezza sull'andamento di prezzi dei carburanti, il Ministero si è impegnato a curare una regolare e puntuale analisi della velocità di trasferimento, sul prezzo al consumo, delle variazioni del prezzi internazionali dei carburanti.
Con l'attuazione delle misure individuate nel Protocollo è stata quindi avviata concretamente la riforma del settore della distribuzione, ponendo le basi per ridurre il differenziale di prezzo dei carburanti tra l'Italia e l'Europa e per dare una risposta concreta a tutela del consumatore finale.
Infine si evidenza che, nel Protocollo di intesa sui rapporti di collaborazione tra il Ministero dello sviluppo economico e la guardia di finanza, è prevista una collaborazione di quest'ultima con il Garante per la sorveglianza dei prezzi in materia di esecuzione di indagini conoscitive finalizzate a verificare l'andamento dei prezzi di determinati prodotti e servizi.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la questione del costo della benzina è ormai diventata una costante in quest'Aula. Questa mia interrogazione era stata presentata esattamente a maggio 2009, in un momento di grossissima difficoltà, quando il costo della benzina alla pompa era salito - quella volta ci sembrava altissimo - a 1,3 euro al litro. Evidentemente, in quella situazione, chiedevo quale ruolo potesse avere il Garante per far sì che non continuasse questo stillicidio di aumenti, dal nostro punto di vista ingiustificati. La risposta del sottosegretario - che certamente apprezzo - è molto articolata e indubbiamente dimostra che c'è una volontà di affrontare questo problema. Tuttavia, quando è stata presentata questa interrogazione il costo della benzina era di 1,3 euro al litro. Un mese fa circa, il 30 marzo, ho presentato un'interrogazione a risposta immediata a fronte di un costo della benzina alla pompa di Pag. 41,4 euro e di un costo al barile di 82 euro, quindi eravamo già andati molto oltre. Oggi - proprio questa mattina casualmente sono andato a guardarmi i prezzi - noi abbiamo lo stesso costo alla pompa di 1,43 euro, però abbiamo una riduzione del costo al barile pari a 76 dollari; risulta pertanto evidente che anche a fronte di una riduzione del costo al barile non c'è una riduzione del costo alla pompa. È in questo momento che noi dobbiamo capire cosa il Garante può fare e cosa il Governo dovrebbe fare.
Ricordo che l'ultima volta dissi che, a fronte di difficoltà, che ovviamente non sono riconducibili al Governo, ma a un costo internazionale, il Governo avrebbe potuto tagliare alcune accise che non hanno più ragione di esistere.
In questa situazione, alla fine, se non si adottano dei provvedimenti concreti, nonostante la bontà del tavolo, che monitora tutto, se non si trova una soluzione, si continuerà a far pagare alla pompa, cioè all'utente e al cittadino italiano, sempre tutti i costi, anche quelli della crisi internazionale. Alla fine, questa, ormai, era un'interrogazione superata da tempo, nel tempo e nei costi, perché ormai dovrei farne un'altra con la stessa motivazione, essendo il costo oggi molto più alto.
Credo, invece, che responsabilità imponga - per quanto mi riguarda, siamo disponibili - di fare in modo che questo Governo, oltre a quello che sta facendo (lo ha detto adesso il sottosegretario Saglia), cerchi di prendere delle decisioni che incidano realmente sul costo della benzina alla pompa, in modo tale che i prezzi rivolti ai cittadini, che sono il vero problema, diventino più sopportabili.
Diversamente, è ovvio che potremo continuare a fare interrogazioni e question time, il Governo potrà continuare a dirci che questo tavolo lavora, che si monitora, ma il conflitto e il confronto tra i petrolieri e i consumatori sarà sempre perdente per i consumatori.
Credo che questo Parlamento, almeno per quanto ci riguarda, debba fare tutto il possibile affinché finalmente si arrivi a creare le condizioni perché il costo sia regolare e, soprattutto, sopportabile, anche a fronte di un periodo di crisi come quello che sta affrontando il nostro Paese.

(Iniziative nei confronti di Poste italiane per garantire un adeguato servizio postale nei piccoli comuni e in quelli di montagna del Friuli Venezia Giulia - n. 3-00804)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Compagnon n. 3-00804, concernente iniziative nei confronti di Poste italiane per garantire un adeguato servizio postale nei piccoli comuni e in quelli di montagna del Friuli Venezia Giulia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in premessa facciamo presente che la disciplina di questo argomento è dettata dal decreto legislativo n. 261 del 1999.
Per quanto riguarda, in particolare, la situazione denunciata dall'interrogante, concernente gli uffici postali della regione Friuli Venezia Giulia, interessati dai provvedimenti di rimodulazione degli orari di apertura al pubblico, la concessionaria del servizio postale universale ha rappresentato che sta procedendo, sull'intero territorio nazionale, ad una revisione del modello organizzativo, nel rispetto degli standard prefissati dal vigente contratto di programma, al fine di garantire un maggiore equilibrio fra domanda ed offerta di servizi.
Poste Italiane ha, comunque, assicurato che i provvedimenti di rimodulazione su tutto il territorio friulano hanno interessato 16 uffici postali, nessuno dei quali è l'unico ufficio presente nel proprio comune. In particolare, tale rimodulazione ha interessato i seguenti uffici postali.
In provincia di Udine: Urbignacco, nel comune di Buja; Mediis, nel comune di Socchieve; Piano d'Arta, nel comune di Arta Terme; Bulfons, nel comune di Tarcento; Pag. 5Terzo di Tolmezzo, nel comune di Tolmezzo; Cisterna del Friuli, nel comune di Coseano; Ciconicco, nel comune di Fagagna; Carpacco, nel comune di Dignano; Rodeano Basso, nel comune di Rive d'Arcano; Lavariano, nel comune di Mortegliano;
In provincia di Gorizia un solo ufficio: Fossalon, nel comune di Grado. In provincia di Pordenone: Giais e San Martino di Campagna, nel comune di Aviano; Savorgnano, nel comune di San Vito al Tagliamento; Valeriano, nel comune di Pinzano al Tagliamento. In provincia di Trieste: l'ufficio di Grignano, nel comune omonimo.
Poste Italiane ha, inoltre, precisato che tale rimodulazione degli orari è stata preventivamente comunicata sia al Ministero dello sviluppo economico sia ai sindaci dei comuni interessati, assicurando, anche, una trasparente informazione alla clientela, mediante l'affissione di appositi cartelli contenenti l'indicazione delle variazioni di orario e degli uffici postali limitrofi disponibili per il pubblico.
Il Ministero ha, conseguentemente, effettuato, attraverso l'ispettorato regionale del Friuli Venezia Giulia, opportuni accertamenti al fine di verificare le distanze tra gli uffici postali interessati alla rimodulazione oraria e gli altri uffici limitrofi. Tutte le ispezioni hanno evidenziato la conformità alla normativa vigente.
Il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito delle sue competenze, non mancherà, comunque, di continuare a monitorare il territorio della regione Friuli Venezia Giulia, per assicurarsi che gli utenti possano usufruire della completa funzionalità degli uffici postali e dei servizi di corrispondenza; e per verificare che un servizio così essenziale come quello postale sia erogato nel modo migliore, ed assicurare, così, alla cittadinanza un servizio sempre efficiente e di qualità.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, signor sottosegretario, ho ascoltato molto volentieri soprattutto la parte finale, e mi auguro che il Ministero mantenga l'impegno, che ha preso, di continuare a monitorare affinché il servizio postale non venga meno.
L'interrogazione in esame era stata presentata qualche mese fa. Effettivamente, anche se la chiusura così preventivata riguarda alcuni uffici in comuni dove ne sono presenti anche altri, interessa soprattutto una parte del nostro territorio - al di là del fatto che essa è appartenente, nel caso specifico, al Friuli Venezia Giulia - che è quello montano: territori che sono già di per sé penalizzati, dove lo spopolamento è irreversibile e dove le iniziative per la loro rivitalizzazione, soprattutto in quelli disagiati, incontrano grandi difficoltà. La preoccupazione è dunque, anche comprendendo le esigenze della società Poste italiane, che scelte di questo tipo possano depauperare ancor di più quei territori.
A tale puntualizzazione si possono agganciare anche altre tematiche, riguardanti le difficoltà dei territori montani relative ai generi di prima necessità, e quant'altro. Alcuni punti fermi come il servizio postale, tuttavia, possono sicuramente essere individuati come elementi di un ancoraggio per rimanere sul posto: una volta che in zone come queste cominciano a venir meno i servizi essenziali, è evidente che a lungo andare l'interesse a rimanervi viene sempre meno, e quindi è ovvio che prosegue quello spopolamento che non è causato dalle Poste, non è causato dal Governo, ma negli anni purtroppo sta andando avanti.
Nel ringraziarla quindi della risposta, mi auguro che nei confronti di Poste italiane si faccia presente da parte del Governo che certe volte non bisogna soltanto fare dei conti economici, ancorché questi siano importanti, bensì guardare alle reali necessità di zone che sono più in difficoltà e più penalizzate di altre. Ricordiamoci infatti che il nostro Paese è sì fatto di grandi metropoli, ma per una grandissima percentuale è fatto di territorio di periferia, di piccoli comuni; e che per un'altra grande percentuale tali piccoli Pag. 6comuni sono in montagna, dove sappiamo cosa significhi vivere, muoversi ogni giorno e quant'altro. Per cui mi auguro, come dicevo, che la parte finale della sua risposta, che mi trova d'accordo, sia veramente portata avanti anche per il futuro.

(Iniziative nei confronti di Poste italiane in relazione al progetto di rimodulazione di giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli - n. 3-00864)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Compagnon n. 3-00864, concernente iniziative nei confronti di Poste italiane in relazione al progetto di rimodulazione di giorni e orari di apertura al pubblico degli sportelli (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

STEFANO SAGLIA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in via preliminare, si fa presente che il decreto ministeriale del 28 giugno 2007 prevede alcuni standard minimi di servizio che gli uffici postali devono osservare durante la stagione estiva, coerentemente con quanto stabilito dal contratto di programma.
Tale decreto introduce l'obbligo per la società Poste italiane di adottare entro il 30 aprile di ciascun anno un «Piano annuale di rimodulazione delle aperture estive giornaliere ed orarie per il periodo 15 giugno-15 settembre». Esso è da trasmettere al Ministero dello sviluppo economico, che ne valuta la conformità agli standard minimi prefissati dallo stesso decreto.
Tali previsioni stabiliscono in particolare che nei comuni con popolazione uguale o inferiore ai 5 mila abitanti con un solo ufficio postale non è possibile applicare riduzioni giornaliere od orarie. Negli altri comuni le riduzioni giornaliere ed orarie sono applicabili solo se almeno a 10 chilometri di distanza vi sia un ufficio postale regolarmente aperto e collegato con il trasporto pubblico. Le riduzioni giornaliere ed orarie non possono prevedere aperture inferiori a 3 giorni e a 18 ore settimanali.
Nei comuni a prevalente vocazione turistica nessuna riduzione giornaliera ed oraria può essere applicata, mentre possono essere previsti, di intesa con i sindaci interessati, ampliamenti degli orari di apertura.
Ciò premesso, Poste italiane Spa ha precisato che i provvedimenti di rimodulazione degli orari estivi degli uffici postali della provincia di Udine sono stati adottati nel rispetto degli standard previsti dalla vigente normativa, assicurando la più ampia e chiara informazione alla clientela mediante l'affissione di appositi cartelli contenenti l'indicazione delle variazioni di orario e degli uffici postali limitrofi disponibili per la clientela.
Il Ministero dello sviluppo economico, al fine di verificare la legittimità di tale rimodulazione, ha effettuato attraverso l'Ispettorato territoriale Friuli Venezia Giulia opportuni accertamenti in merito.
Le ispezioni effettuate hanno evidenziato che gli uffici postali di San Pietro al Natisone, Pulfero, Savogna, Clodig, Drenchia, Fusine in Valromana, Cave del Predil, Malborghetto, Forni di Sopra, Ampezzo, Lignano Pineta, Lignano Sabbiadoro, Pertegada, Precenicco, Pavia di Udine, Risano, Santa Maria La Longa e Trivignano Udinese non risultano aver subito riduzioni di orario di apertura nella stagione estiva in esame, mentre gli uffici di Camporosso in Valcanale e Percoto, sottoposti a rimodulazione oraria estiva, sono risultati regolarmente inseriti nel «piano di rimodulazione delle aperture estive degli uffici postali» di Poste italiane Spa, per l'anno 2009.
Il Ministero dello sviluppo economico, continuerà, comunque, a monitorare il territorio interessato al fine di garantire il rispetto degli obblighi relativi allo svolgimento del servizio universale previsti dal vigente contratto di programma.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

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ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, oggi abbiamo fatto «il pieno» di interrogazioni e mi fa anche piacere, perché con l'occasione ho fatto fare anche un po' di allenamento sulla pronuncia di alcune località friulane (devo dire che il sottosegretario ha pronunciato bene quasi tutti i nomi).
Trovo soddisfacente questa ultima risposta, nel senso che quanto affermato, se risponde al vero - e credo ovviamente lo sia - tranquillizza l'interrogante più di prima, anche perché, indubbiamente, la decisione di Poste italiane Spa di chiudere dal 1o luglio al 31 agosto alcuni uffici aveva messo in allarme una serie di località, soprattutto quelle interessate al turismo.
Pertanto, in relazione alle chiusure del sabato, se è vero che le distanze sono di massimo dieci chilometri e vi è un servizio di trasporto pubblico, è chiaro che nelle zone turistiche il problema diventa meno pesante.
Sarà comunque mia premura esaminare bene questa risposta, confrontandola con la realtà di quelle zone (a tale riguardo ho presentato la suddetta interrogazione) e mi auguro di non trovare discrasie rispetto a quanto affermato oggi in quest'Aula dal rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Prima di procedere nello svolgimento delle ulteriori interrogazioni all'ordine del giorno, sospendo per ragioni tecniche la seduta che riprenderà alle 12,15.

La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

(Iniziative volte a prorogare l'entrata in vigore delle norme sulla tracciabilità dei rifiuti - n. 3-00966)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Poli n. 3-00966, concernente iniziative volte a prorogare l'entrata in vigore delle norme sulla tracciabilità dei rifiuti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, stiamo parlando dell'interrogazione dell'onorevole De Poli che riguarda il SISTRI e le problematiche connesse.
In primo luogo, mi permetterei di contraddire l'opinione che viene espressa dall'interrogante a proposito del SISTRI, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, laddove si afferma che si tratta sostanzialmente di un sistema complesso e costoso.
Sicuramente esiste una certa complessità, ma essa non è riferibile al SISTRI in sé bensì riguarda - come è del tutto evidente - il contesto generale entro cui il nuovo sistema di controllo della tracciabilità è venuto a collocarsi.
Complessa è in primo luogo tutta la filiera dei rifiuti, quella che va dalla produzione degli stessi allo smaltimento finale, con un'ampia gamma di situazioni tra di loro molto differenziate.
In secondo luogo, complesso è sicuramente l'insieme dei soggetti obbligati, che comprende pubblici e privati, una serie di organismi vari, imprese piccole, medie e grandi che hanno anche differenti competenze tecnologiche.
Infine, senza dubbio complesso è il quadro normativo che disciplina la materia dei rifiuti in genere.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha, sin dall'inizio, avviato una metodologia di lavoro che ha visto il coinvolgimento di tutte le categorie interessate al fine di conoscere i problemi e le esigenze delle diverse tipologie di operatori e di fornire i chiarimenti necessari per poter superare le difficoltà riscontrate.
Si ricorda l'attivazione del portale www.sistri.it, che, al di là della documentazione prodotta, contiene in modo continuamente Pag. 8aggiornato tutto quanto è dato conoscere sul sistema, ed in particolare le risposte di chiarimento ai quesiti di interesse generale che vengono posti e i numerosi seminari informativi e formativi organizzati dalle camere di commercio e dalle associazioni imprenditoriali, a cui è possibile partecipare. È prossima - è opportuno dirlo - anche la pubblicazione di un manuale operativo che fa chiarezza sulle modalità da seguire nelle diverse situazioni prese in esame.
Va detto anche che il Consiglio dei ministri ha approvato, in prima lettura, il 16 aprile scorso lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti, che contiene diverse disposizioni sul SISTRI proprio nell'ottica del superamento delle incertezze oggi esistenti sulla disciplina relativa alla tracciabilità dei rifiuti.
Dopo il primo impatto di difficoltà, dovuto prevalentemente alla scarsa conoscenza del nuovo sistema di controllo della tracciabilità, gli operatori hanno risposto positivamente alle nuove disposizioni previste. Faccio presente che alla data del 29 aprile, termine ultimo per la presentazione delle domande di iscrizione, i soggetti che avevano aderito al SISTRI sono risultati essere oltre 252 mila, un numero che testimonia in tutta evidenza che le procedure di iscrizione non si sono rivelate poi così complesse come era stato denunciato.
Anche riguardo ai costi, il SISTRI in realtà dovrebbe produrre tutta una serie di effetti positivi per il sistema delle imprese: dalle stime effettuate risulta che il SISTRI, una volta a regime, dovrebbe comportare una riduzione di spese in misura addirittura superiore al 50 per cento, sia per la diminuzione dei costi diretti connessa all'eliminazione della documentazione cartacea (il cosiddetto MUD, che si adopera adesso, ossia il registro di carico e scarico), sia per la netta riduzione dei costi indiretti, connessi quindi al tempo uomo-ora dedicato alla predisposizione degli adempimenti, che risulterebbero notevolmente semplificati rispetto al vigente sistema cartaceo.
In relazione a quanto appena esposto, non si ritiene quindi di condividere la richiesta di una proroga di due anni per l'entrata in vigore del SISTRI; anzi, va ribadito che il sistema non comporta costi aggiuntivi, non presenta appesantimenti burocratici, semmai semplifica il lavoro operando in via informatica.
Il tutto si traduce in vantaggi per le imprese in termini di riduzione dei costi e maggiore certezza e trasparenza delle regole da seguire.
Infine, nell'ottica di rispondere alle esigenze da più parti manifestate, si stanno approfondendo con le organizzazioni imprenditoriali più direttamente interessate le modalità operative più adeguate per semplificare ulteriormente gli adempimenti nei confronti delle imprese più piccole produttrici di modesti quantitativi di rifiuti pericolosi, nonché per addivenire ad una riduzione dei contributi dovuti.
Inoltre, la Commissione ambiente, due settimane fa, ha approvato una risoluzione che prevede di prorogare la messa in opera del SISTRI non appena sia entrata in vigore la disciplina sanzionatoria (collegata al recepimento della direttive europea).

PRESIDENTE. L'onorevole De Poli ha facoltà di replicare.

ANTONIO DE POLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, ma credo che oggi, in un momento di difficoltà in particolare per la piccola impresa, artigiana e commerciale, inserire il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) è sicuramente un fatto cui noi non siamo contrari, però non è vero che una tale applicazione in questo momento non abbia costi aggiuntivi. Provi a pensare al piccolo artigiano della Campania, del Veneto, dell'Emilia o di qualsiasi altra parte d'Italia, al fatto se abbia il computer, se sappia cosa sia una chiavetta USB e cosa debba fare per il black box.
Si tratta di corsi di formazione che hanno un costo anche rispetto a tutto il resto, e non è vero che le associazioni di categoria oggi sono d'accordo. Duecentocinquantamila Pag. 9iscritti cosa sono? Una provincia, due, rispetto a tutta l'Italia? I numeri sono ben diversi rispetto ad un contesto ben più ampio. Se considerassimo le aziende che dovrebbero iscriversi rispetto al percorso del sistema di controllo credo che saremmo percentualmente molto bassi.
Credo che oggi, in questo momento di difficoltà e di crisi, dobbiamo prevedere sicuramente un controllo rispetto ad un problema importante come quello dei rifiuti, ma altrettanto dobbiamo dare la possibilità alle nostre aziende (soprattutto le microaziende) di avere un aiuto e un contributo rispetto al loro percorso e alle loro difficoltà.
Occorre evitare ulteriori difficoltà dal punto di vista burocratico, e non solo; occorre evitare che le imprese vengano vessate ancora una volta da tale situazione.
Credo che, proprio per questo motivo, la proroga dei due anni sia un fatto minimo per poter dare sostegno e aiuto alla nostre piccole imprese di tutti i generi. Faccio solo un paragone (forse è il più banale e più semplice, ma serve a far capire cosa succede): la lametta da barba del barbiere deve essere iscritta in un percorso che prevede l'uso della chiavetta, di meccanismi vari come le schede SIM da inserire in ogni black box. Provate solo a pensare al sistema burocratico che abbiamo messo in piedi e al costo di queste previsioni. È l'esempio più banale, ma serve a far capire se effettivamente, in questo momento, possiamo permetterci ancora una volta di caricare le nostre aziende di tale situazione.

(Interrogazione Ciccioli n. 3-00821)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Ciccioli n. 3-00821. Constato l'assenza dell'onorevole Ciccioli: si intende che abbia rinunziato alla sua interrogazione.

(Interrogazione Delfino n. 3-00850)

PRESIDENTE. Avverto che l'interrogazione Delfino n. 3-00850 è stata trasformata in interrogazione a risposta scritta su richiesta del presentatore.
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Vitruvio di Castellammare di Stabia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con la discussione sulle linee generali della mozione concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Bratti, Caparini, Fava, Graziano e Pecorella sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,12).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, avevo preventivamente annunciato Pag. 10che avrei chiesto la parola sull'ordine dei lavori per un brevissimo intervento in relazione al caso di un ragazzo che si trova, in questo momento, in carcere - ed è in carcere da 6 giorni - e che è stato arrestato, con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale, la notte del 5 maggio durante gli incidenti che sono avvenuti nella partita di calcio di Coppa Italia Roma-Inter.
Questo arresto è stato poi convalidato dagli organi di giustizia però, nei giorni scorsi, in particolare nella giornata di ieri, è stato diffuso in tutta la rete e anche dai mezzi di comunicazione (ieri una trasmissione di Rai Tre l'ha diffuso) un filmato dal quale si vede abbastanza esplicitamente come questo ragazzo, accusato di resistenza a pubblico ufficiale, in realtà sia stato aggredito nei pressi della sua abitazione. Ci sono anche molte altre testimonianze. Signor Presidente, non sta a me, non sta a noi, qui entrare minimamente nel merito di questa vicenda. Prendo atto che anche il Capo della Polizia ha detto che procederà con un'indagine severa per verificare eventuali responsabilità di alcuni agenti di polizia che sembrano, dal filmato, aver aggredito questo ragazzo, così come prendiamo atto che, comunque, sono stati identificati gli agenti che si sarebbero resi responsabili di questo comportamento.
Ovviamente ci sono già molte interpellanze e interrogazioni presentate, delegazioni di forze politiche si sono già recate a far visita al ragazzo (per il Partito Democratico questa mattina è andato l'onorevole Pompili). Tutti lo hanno trovato scosso, scioccato, perché è un ragazzo che appare, da tutte le notizie che si hanno, incensurato. È un ragazzo che non ha partecipato, in base a quello che lui dice e alle testimonianze, agli scontri e che ha la testa rotta, un dente spezzato e segni di violenza sulla schiena, così come, peraltro, anche altri ragazzi che sono stati fermati.
Signor Presidente, prendo la parola semplicemente per dire che, ovviamente, l'operato della magistratura dovrà fare il suo corso, dovrà verificare le responsabilità ed eventualmente verificare se ve ne sono anche del ragazzo. Quello che occorre ribadire in quest'Aula è che è inaccettabile, intollerabile che a sei giorni dagli eventi - con quello che si è visto - un ragazzo di 19 anni, incensurato, sia ancora in carcere aspettando che qualcuno, riconsiderando la sua posizione anche alla luce delle prove filmate che ci sono, lo possa rilasciare. Pensare che un ragazzo di 19 anni, che dobbiamo effettivamente ritenere incensurato, è da sei giorni in quelle condizioni all'interno di un carcere, credo che sia veramente inaccettabile.
Mi auguro - è quello che ho già chiesto questa mattina - che anche semplicemente con questo intervento sia attenzionata la questione. So bene che lei non può che rispondermi che vi è lo spazio previsto attraverso le risposte ad atti di sindacato ispettivo, ma credo che dobbiamo in quest'Aula comunque ribadire il fatto che un ragazzo di 19 anni, incensurato, per il quale ci sono dei capi di imputazione e alcune evidenti prove che quei capi di imputazione sono abbastanza labili, a prescindere dal corso della magistratura, non può stare da sei giorni in carcere senza che vengano rimesse in discussione le ragioni frettolose con le quali è stato arrestato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Grazie dell'intervento, onorevole Giachetti. Sa benissimo che è stata presentata anche un'interrogazione a risposta immediata sulla vicenda, ma non è questa la risposta che le voglio dare. La ringrazio per l'intervento che ha svolto e per aver portato all'attenzione dell'Aula una vicenda che evidentemente può aver scosso l'opinione pubblica oltre che il mondo politico. È prevista comunque un'interrogazione a risposta immediata presentata proprio dal gruppo a cui lei appartiene. Penso che domani ci sarà il Ministro competente a risponderle.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 11

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'8 maggio dello scorso anno si spegneva Don Gianni Baget Bozzo. Quest'anno, in data 8 maggio, la Camera non ha tenuto la seduta e, quindi, approfitto della seduta di oggi, la prima utile dopo il primo anniversario di quella data, per ricordare in quest'Aula Don Gianni Baget Bozzo. È stato deputato europeo, è stato un grande politologo, forse il più grande conoscitore della storia della Democrazia Cristiana. È stato un grande uomo di intelletto, di speculazione filosofica, un mistico. È stato un politologo e un uomo di grande sensibilità politica. È stato consigliere di Bettino Craxi prima e di Silvio Berlusconi poi. È stato un amico e una persona che ha saputo dare un grande contributo alla crescita e allo sviluppo culturale e politico di una forza politica come Forza Italia in primo luogo e come il PdL in secondo luogo. Ritengo doveroso, signor Presidente, ricordare in quest'Aula questa figura, con il rammarico forse per il fatto che, in un Paese come l'Italia, se Don Gianni Baget Bozzo fosse stata una figura più vicina alla cultura di sinistra piuttosto che a quella di centrodestra si sarebbero forse moltiplicate le occasioni di ricordo di una personalità tanto importante. Purtroppo così non è. Ritengo comunque doveroso almeno da parte mia e di quei colleghi che l'hanno considerato un riferimento, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista personale, ricordare la sua figura in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, ieri a Reggio Emilia è morto Graziano Udovisi. Vorrei che questo nome entrasse nella memoria e nel cuore di tutti. Graziano è stato l'unico istriano infoibato che, celandosi in mezzo ad una miriade di morti, è riuscito a sopravvivere. Vorrei che l'Aula ricordasse con sobrietà, ma con grande affetto e con grande stima, questo grande istriano che si chiamava Graziano Udovisi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Discussione della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00362 concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea (ore 15,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione D'Antoni ed altri n. 1-00362 concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione della mozione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 6 maggio 2010.
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Messina ed altri n. 1-00363 e Bernardo ed altri n. 1-00364 (Vedi l'allegato A - Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole D'Antoni, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00362. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, la mozione in oggetto riguardante un tema specifico su cui mi soffermerò cade in un momento particolarissimo della vita dell'Europa e delle condizioni che hanno portato a decisioni importanti e quasi drammatiche in queste ore. Ritengo che l'Europa sia la nostra prospettiva e che abbia fatto bene a fare le scelte delle giornate scorse. Non c'è una diversa possibilità per i Paesi europei di rafforzare l'Unione europea e di fare in Pag. 12modo che essa abbia sempre di più un ruolo fondamentale nelle scelte di politica economica e sociale, inducendo i singoli Stati a cedere sovranità ad un livello superiore.
Penso che questa vicenda - la vicenda che stiamo vivendo e la crisi che stiamo vivendo - pone problemi e li porrà in maniera molto forte. Oggi ci occupiamo di un aspetto, non dell'insieme. Abbiamo discusso in quest'Aula giovedì scorso con il Ministro Tremonti e penso che sia importante fare in modo che da questa crisi si esca in avanti, cioè si esca in maniera tale da puntare allo sviluppo, da puntare alla crescita e alla ricchezza. Questi debiti si potranno pagare se si metterà in moto un processo positivo di crescita della ricchezza e questo è il compito principale che l'Europa ha nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi anni. Si sono chiesti agli Stati nazionali interventi seri e importanti di risanamento e di rigore, ma altrettanto di impegno, per fare in modo che questi Paesi crescano e aumentino la ricchezza.
In questo senso, l'Europa deve guardare di più all'area mediterranea, ad un'area vasta, importante e significativa, non solo per la storia, ma soprattutto per il futuro, per lo sviluppo. Stiamo parlando di un'area di 900 milioni di abitanti, di un'area che può crescere in maniera consistente. L'Europa può avere un ruolo di guida fondamentale per la sua crescita e per la crescita di questa area così vasta. È chiaro che per farlo deve scegliere, deve mettere in moto scelte fondamentali, adeguate e forti, che siano in grado di puntare a queste potenzialità e di essere all'altezza di una sfida complessiva, di una competizione con i Paesi emergenti, come la Cina, l'India e il Brasile. Una vasta area di 900 milioni di abitanti penso che sia proprio in grado di fare questo e di garantire all'Europa un ruolo adeguato e forte per raggiungere questi risultati.
Dunque è qui la partenza dell'analisi della mozione in esame: vi è la necessità di ripartire da questa vasta area, di mettere in moto processi decisionali adeguati che puntino allo sviluppo e che puntino alla capacità di mettere in moto l'aumento della ricchezza. Tutto questo è stato sempre oggetto di discussione e di dibattito tra i Paesi europei a partire dal 1995, quando a Barcellona i Paesi europei stessi definirono questa area euromediterranea e si diedero degli obiettivi, purtroppo per la gran parte rimasti sulla carta, perché a quegli obiettivi dal 1995 in avanti non sono corrisposti comportamenti concreti ed adeguati.
Successivamente e recentemente, nel luglio del 2008, la Francia ha preso un'iniziativa e l'Italia vi ha partecipato in maniera consistente, con la presenza di un vertice, a cui hanno partecipato 43 Stati complessivamente, dando vita all'Unione per il Mediterraneo, un abbozzo di quello che potrebbe essere uno sviluppo di questa impostazione e di questo tipo di possibilità che noi abbiamo per rilanciare questa nostra iniziativa. Per noi tutto ciò è fondamentale, non solo per ragioni per così dire complessive, di equilibri geopolitici, di contributo alla pace proprio nel Medio Oriente, dove questo elemento della presenza e del ruolo europeo è fondamentale, ma anche per potere, attraverso questa Unione, dare un contributo effettivo allo sviluppo di queste aree, anche al fine di evitare quello che è un fenomeno che tutti vogliamo contestare: l'immigrazione irregolare, l'immigrazione che nasce sulla base di uno squilibrio fondamentale nello sviluppo dei vari Paesi. Ecco perché penso che da quell'iniziativa, dall'iniziativa dell'Unione per il Mediterraneo, bisogna poi trarre le necessarie conseguenze e bisogna assumere le decisioni che si collegano a quel processo.
Per questa ragione, a partire dalla costituzione dell'APEM - il Parlamento euromediterraneo, l'unico Parlamento esistente, perché vi è stato sempre un rapporto tra Governi in cui i Parlamenti hanno avuto scarso peso - i Parlamenti, quindi i popoli, possono entrare in campo, dire la loro, partecipare alle decisioni e dare un contributo fondamentale all'evoluzione di questo sviluppo e di quest'area.
Quest'anno la presidenza dell'APEM spetta all'Italia: anche questa, è una combinazione Pag. 13importante e fondamentale. La presidenza dell'APEM è andata all'Italia nel marzo scorso e la terrà per un anno. Ricordo al Presidente Leone - che oggi pomeriggio presiede questa nostra Assemblea, e che era lì in rappresentanza dell'Italia - che nel discorso di insediamento, che il Presidente Fini ha fatto in nome dell'Italia al momento di assumere la Presidenza, egli ha posto alcuni obiettivi dell'area euromediterranea e si è dato alcuni obiettivi per il suo mandato di Presidenza italiana.
Il principale obiettivo, o almeno quello che giudico più importante e che è oggetto di questa mozione, è la possibilità di trasformare il Fondo euromediterraneo d'investimento e partenariato già esistente presso la Banca europea degli investimenti (cosiddetto FEMIP) in una vera e propria Banca euromediterranea.
Si tratta, in sostanza, di dotarsi di uno strumento non nuovo, per evitare nuove burocrazie, nuovi costi, ma di uno strumento che, nascendo da una istituzione già esistente, la BEI, sia in grado di rivolgersi verso lo sviluppo dell'area euromediterranea attraverso la possibilità di finanziamenti, soprattutto di piccole e medie imprese, ma anche di progetti infrastrutturali che siano in grado di mettere in moto un processo di crescita e di ricchezza. A tutto ciò facevo riferimento all'inizio del mio intervento.
Ecco perché questa mozione impegna il Governo che già, da parte sua, si era dimostrato disponibile, e si era battuto per questa impostazione, a fare in modo che il FEMIP sia trasformato, da strumento di partenariato, in una vera e propria Banca euromediterranea. Il FEMIP ha operato negli ultimi sei anni e lo ha fatto in maniera parziale: ha finanziato in tutto 125 progetti. La logica vorrebbe che almeno questi 125 progetti fossero finanziati in un anno, non in sei. Quindi è chiaro che l'impegno non è stato adeguato all'altezza della sfida che abbiamo, all'altezza della grande possibilità di sviluppo di quest'area, che è tanto bisognosa. Ecco perché pensiamo invece che avere uno strumento più forte, finanziariamente più adeguato, come una vera e propria banca, sia più adatto alla necessità della sfida.
Ecco perché la proposta che facciamo con questa mozione è di impegnare il Governo a battersi nelle sedi proprie, che sono quelle dell'Ecofin, quelle del vertice che si terrà a giugno tra i Paesi dell'Europa, per fare in modo che, finalmente, si possa varare questo strumento della Banca in maniera tale da dare un contributo adeguato.
La Banca euromediterranea, nella proposta, sarebbe una filiale della BEI, quindi non un nuovo organismo, ma uno strumento all'altezza, senza dispersione di risorse. La BEI avrebbe il 51 per cento delle azioni, il 49 per cento sarebbe delle altre banche dei Paesi che vi partecipano. Questo è importante, abbiamo fatto un lavoro anche notevole presso l'APEM con altre delegazioni, per fare in modo che questo venisse accettato da tutti i Paesi del mediterraneo e, in questo senso, ci fosse non una voglia di creare nuovi strumenti, ma di mettere in moto un processo più funzionale, che sia in grado, come strumento della BEI, come filiale della BEI, di essere già funzionante, di avere già la professionalità e la capacità di intervento, senza bisogno di inventarsi nulla.
Dobbiamo insistere, dobbiamo fare in modo che l'Europa decida di realizzare questa trasformazione del FEMIP in banca e dobbiamo fare in modo che l'Italia rivesta un ruolo importante e significativo. La mozione impegna il Governo proprio a fare questo, a mettere in moto questo processo e a parteciparvi, per evitare che finisca come in altre occasioni in cui l'Italia si è vista «scippata» da altri Paesi delle proprie potenzialità e per evitare che gli strumenti che abbiamo adottato vengano trasformati in altro: cito per tutti il fatto che l'università euromediterranea sia finita a Lubiana, quando la logica avrebbe voluto ben altro.
Il rischio che corriamo è duplice: il primo è che il FEMIP resti così com'è e che non si realizzi la banca euromediterranea; il secondo è che, nel caso in cui si realizzi, altri Paesi - tanto per essere Pag. 14chiari, la Francia - possano subito «metterci il cappello» e portarsela nel loro territorio. Tenuto conto che già il segretariato dell'Unione per il Mediterraneo si trova a Barcellona, quindi in un altro Paese mediterraneo del sud, credo che l'Italia abbia tutte le carte in regola per poter condurre una battaglia in grado di sostenere l'impatto, volta innanzitutto a convincere tutti a realizzare la banca e poi a portarla in Italia e, in particolare, in una grande città del Mezzogiorno. Credo, infatti, che questo sarebbe il segno fondamentale per dare all'Italia stessa un significato euromediterraneo anche nella sua visibilità.
L'Italia è già fortemente presente nei Paesi del mediterraneo sia con le esportazioni, sia con le sue imprese. Abbiamo imprese importanti e siamo il principale partner commerciale dell'Egitto, tanto per fare un esempio, così come siamo il secondo partner della Tunisia e potrei fare un elenco di altri Paesi. Abbiamo, quindi, già interessi formidabili in tutta l'area. Per questa ragione, se potessimo accompagnare tali interessi con uno strumento agile, professionale, già esistente e facilmente realizzabile, come la banca per il Mediterraneo, ponendolo sotto il controllo della BEI, forniremmo un contributo, proprio nel momento in cui l'Europa attraversa un momento di crisi, anche in termini di potenzialità come opportunità fondamentali.
L'opportunità deve essere lo sviluppo e lo sviluppo deve essere la visione dell'area euromediterranea: penso che questa sia l'occasione per il Parlamento di fornire un contributo fattivo e possibilmente unitario. Abbiamo lavorato affinché la mozione fosse firmata da deputati di tutti i gruppi proprio perché non vogliamo che questo tema appartenga ad una parte piuttosto che ad un'altra. Questo è un tema che appartiene all'Italia e al Paese, è un tema di tutti, se vogliamo bene all'Italia e teniamo al suo futuro.
Per tale ragione, credo che la mozione abbia le caratteristiche per essere approvata e che il Parlamento abbia la possibilità di svolgere un ruolo fondamentale, nel momento in cui chiediamo al Governo di avere voce in capitolo e di battersi per questi obiettivi, sapendo che dietro l'azione del Governo c'è tutto il Parlamento italiano. Questo è l'obiettivo della mozione e credo che questo sia un momento importante in cui il Parlamento può svolgere un'azione su un aspetto certo parziale, ma abbastanza significativo per il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Messina, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00363. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, riteniamo che il bacino del Mediterraneo sia un'area straordinariamente importante per l'economia e per le imprese italiane. Riteniamo, però, che questo bacino commerciale e di sviluppo debba essere correttamente assistito.
I dati che emergono rilevano che gli investimenti e la capacità di attrazione di investimenti diretti esteri negli ultimi anni nel bacino del Mediterraneo sono diminuiti drasticamente rispetto a quanto è accaduto nelle altre aree del mondo.
Per fare un esempio, gli investimenti diretti esteri mondiali, misurati in flussi di entrata, sono aumentati, dal 1991 alla data attuale, da 159 a 1.271 miliardi di dollari. Al contempo, nello stesso periodo, nei Paesi del Mediterraneo, si è verificata un'influenza diversa: un aumento dei flussi in entrata da 2,3 a 9,8 miliardi di dollari, mostrando quindi una crescita di gran lunga inferiore a quella cui si è assistito su scala mondiale. Per dare anche un esempio in percentuale, rispetto agli investimenti diretti esteri mondiali, quelli diretti verso l'area del Mediterraneo sono diminuiti dall'1,4 per cento allo 0,8 per cento a vantaggio di alcune aree in via di sviluppo come l'Asia e, soprattutto, l'America latina.
Ciò dimostra che la capacità di attrarre investimenti da parte dell'area del Mediterraneo si è di gran lunga assottigliata. Tale fenomeno, sicuramente, deve essere attribuito ad una serie di concause. È Pag. 15chiaro, infatti, che gli investimenti vengono attratti, innanzitutto, dalla dimensione del mercato - ed ecco che l'area mediterranea va vista come un grande mercato sul quale intervenire - dalla disponibilità di manodopera specializzata - anche qui è il basso costo - e, nel caso di investimento nei vari settori, da una maggiore specializzazione. In secondo luogo, la mancanza e la diminuzione di investimenti sono determinate, a nostro modo di vedere - ed ecco le ragioni della mozione -, dalla mancanza di idonee strutture specializzate in grado di gestire il credito all'interno dell'area del Mediterraneo.
L'idea della Banca euromediterranea è antica: già nel 2002 se ne parlava nel tentativo di creare una banca che potesse essere specializzata all'interno del bacino mediterraneo. Riteniamo, tuttavia, che istituire una nuova banca rischi di creare una struttura che, alla fine, non sia efficace per l'intervento nelle aree di sviluppo.
La mozione mira, al contrario, nell'ambito dell'azione della BEI, a istituire all'interno del bacino del Mediterraneo una filiale specializzata, che noi abbiamo denominato «filiale euromediterranea», che possa intervenire in maniera specialistica negli interventi economici del bacino stesso.
Con questa mozione chiediamo al Governo - e in questo mi associo a quello che prima di me diceva l'onorevole D'Antoni - di impegnarsi in una unità nazionale per ottenere e rivendicare un ruolo dell'Italia in questa iniziativa.
Ecco, quindi, che il Governo dovrebbe impegnarsi ad adottare tutte le iniziative di propria competenza affinché nell'ambito della Banca europea per gli investimenti venga creata una filiale specializzata per l'area euromediterranea denominata «filiale euromediterranea». Quest'ultima, però, dovrebbe essere dotata della necessaria autonomia operativa, in modo che non risulti una filiale sterile, scartando l'idea di una banca autonoma, perché costituirebbe un eccessivo costo e un'inutile struttura che poi, probabilmente, non avrebbe alcuna incidenza concreta, evitando quindi soluzioni diverse che potrebbero dare luogo ad un'istituzione ridondante, con inutile dispendio di risorse pubbliche.
Chiediamo al Governo un impegno forte, perché crediamo in questa iniziativa, ad adottare tutte le iniziative possibili, all'interno della sua competenza, affinché la filiale euromediterranea, per qualificare la sua specializzazione, sia dotata di un adeguato ed efficiente ufficio studi e consulenza e abbia tra i suoi obiettivi principali la realizzazione di grandi progetti, pubblici o privati, per lo sviluppo dei Paesi dell'Africa del nord, dell'area balcanica e dell'Europa meridionale e la concessione del credito alle medie e piccole imprese che operano nel bacino del Mediterraneo, in una logica di collaborazione e sinergia progettuale.
È qui il nocciolo della questione: innanzitutto occorre una filiale che sia in grado di fornire una consulenza vera a coloro i quali ne facciano richiesta e intendano utilizzare i servizi e che non sia, come purtroppo accade spesso nel nostro Paese, una consulenza fornita solo per ottenere qualche finanziamento, che alla fine dà origine solo ed esclusivamente a cattedrali di cui i deserti dell'area mediterranea sono pieni.
Serve, al contrario, uno studio di consulenza vero affinché si investa su grandi progetti. Infatti, se dobbiamo creare una filiale specializzata e posta sotto il controllo della BEI affinché sia utilizzata esclusivamente per quelle dieci o quindici imprese che vanno a prendere i soliti appalti in giro per il mondo e per il Mediterraneo, sgraveremmo di costo grandi imprese e questo non servirebbe a nulla.
Quello che invece deve essere fatto, in una logica di intervento su grandi progetti pubblici e privati, è valorizzare nell'area del mediterraneo le piccole e medie imprese. È chiaro che non si può chiedere a una piccola e media impresa di intervenire su un grande progetto, poiché non ne avrebbe certamente la forza e la capacità.
L'intervento della filiale euromediterranea, così come lo immaginiamo, dovrebbe essere proprio quello di dare una consulenza Pag. 16e creare le migliori condizioni di credito e le migliori sinergie affinché le piccole e medie imprese, per la prima volta forse nella storia, possano essere nella condizione di partecipare anche a grandi progetti. In questo modo riusciremmo ad interrompere una oligarchia che si è creata nel campo dell'impresa ed apriremmo il mercato a tante imprese sane, che possono avere un grande interesse in tutto questo: collaborazione tra imprese, dunque, e sinergia progettuale.
Pertanto, chiediamo al Governo di adottare tutte le iniziative di competenza affinché il Fondo euromediterraneo di investimento e partenariato (FEMIP) e la società euromediterranea della Banca europea per gli investimenti (BEI) siano interdipendenti, pur nel riconoscimento di una loro distinzione.
Impegniamo, altresì, il Governo ad adottare tutte le iniziative di propria competenza - a questo teniamo molto e non si tratta di campanilismo, ma di rilanciare e rivendicare un ruolo di centralità del nostro Paese e, aggiungo, del nostro sud all'interno del bacino del Mediterraneo - per fare in modo che la sede della filiale euromediterranea venga stabilita in Italia, in una delle grandi città del sud (Napoli, Palermo o Bari).
Chiediamo, inoltre, al Governo di adottare tutte le iniziative di sua competenza - mi avvio alla conclusione - affinché la filiale sia dotata di strumenti e meccanismi che impediscano condizionamenti operativi da parte della politica, alla quale andrebbe riservato il solo compito di dettare gli indirizzi generali della filiale.
Con questo, nel concludere, voglio dire che rivendichiamo un ruolo della politica, ma riteniamo che debba fare il suo mestiere, ossia quello di individuare i campi di azione, le idee da realizzare, ma di mettersi da parte nella gestione delle risorse e nel modo di attribuire le stesse. Sul dato tecnico intervengano i tecnici. In questo senso la filiale euromediterranea certamente deve essere sensibile alle progettualità che emergono dalla politica. Dall'altra parte, però, per ciò che attiene alla formazione e alla consulenza da dare alle imprese per la creazione di sinergie e partnership tra le varie imprese e all'attribuzione di credito, la politica deve fare un passo indietro e lasciare a chi, tecnico, può al contrario rilanciare l'economia all'interno del bacino del Mediterraneo.
I dati che fornivo all'inizio, che hanno portato ad un calo di investimenti, ma soprattutto - questo è un aspetto che va attenzionato - ad una minore capacità di attrazione del bacino del Mediterraneo rispetto agli investimenti esteri, devono lasciar pensare. Evidentemente qualcosa non funziona. Saranno le idee? Può darsi, ma sicuramente sono anche le gravi difficoltà che ognuno incontra per operare all'interno del Mediterraneo per ottenere il giusto riconoscimento alle richieste di credito e, soprattutto, affinché l'attività che ogni impresa è chiamata a svolgere alla fine sia veramente una risorsa per il bacino in cui interviene e non soltanto un dispendio di energie e di risorse che lasci il sud nel suo deserto con le poche cattedrali che, fino ad oggi, non hanno mai funzionato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bernardo, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00364. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, come è valso per i colleghi che mi hanno preceduto, vorrei svolgere alcune riflessioni su un argomento di grande attualità alla luce di ciò che abbiamo vissuto nel corso degli ultimi giorni: cosa significano i contenuti che sono alla base di queste mozioni, da una parte, per quel che riguarda il rilancio e lo sviluppo del sistema Paese e, dall'altra, per immaginare un modello e un metodo nuovi di relazionarsi all'interno dell'Unione europea.
Devo dire che, dando uno sguardo vero e attento all'area del Mediterraneo e al ruolo che ha sempre giocato il nostro Paese, l'Italia, torno indietro negli anni. Andiamo agli anni Settanta, a quello che fu il primo vertice; la prima occasione nasceva a Parigi, nel 1972, da quella che poteva sembrare un'esigenza che uno Pag. 17Stato come la Francia poteva mostrare per il rilancio delle relazioni e del sistema produttivo francesi, ma che andava certamente al di là dei suoi confini, prevedendo un ruolo e una presenza attiva anche dell'Italia.
Nel corso dei decenni e dei momenti di incontro, di occasioni importanti che si sono poi alimentate nel corso degli anni, siamo giunti anche a quello che è stato definito il «Processo di Barcellona». Si è dato vita a quel momento mettendo assieme i Capi di Governo dell'area della vecchia Europa e dell'area del Mediterraneo.
È stato aperto, quindi, un importante momento di incontro su quello che ha significato e significa lo sviluppo del progetto di partenariato all'interno di quest'area tra l'Europa e il sud dell'Europa e su ciò che possa davvero significare quel partenariato, che si muove in tre aree e in tre direzioni, nella prospettiva di carattere politico e internazionale della cosiddetta messa in sicurezza, affinché ci sia una reale attenzione per un argomento che sta a cuore a tutti quanti, vale a dire il tema della sicurezza e del rispetto dei diritti umani.
Questo partenariato significa anche uno sviluppo economico-finanziario, in una zona di libero scambio, che veda soprattutto emergere, nel rilancio del nostro Paese, quel ruolo che esercitano le piccole e medie imprese, che sono certamente un volano per il nostro sistema.
Significa, infine, avere la capacità di fare partenariato dal punto di vista sociale e culturale: una vera integrazione su argomenti in cui le esperienze nel corso degli anni hanno ottenuto anche risultati importanti, mettendo assieme sinergie tra sistemi produttivi, anche diversi.
Non dimentichiamo che nel corso di questa legislatura, nel giugno 2009, rispetto a questi argomenti e a queste tematiche, siamo arrivati con il Presidente Berlusconi, mediante un'intesa forte di questo Governo, a promuovere tutti insieme quell'accordo che ha riguardato l'area geografica nella quale gravita la Libia. Mi riferisco all'effetto che ha prodotto nel corso dei mesi successivi, in direzioni diverse, non toccando soltanto il tema del sistema produttivo, ma anche argomenti estremamente delicati che noi ben conosciamo.
Nell'ambito del ruolo che gioca l'Italia - e soprattutto il Meridione - nella sfera dei rapporti all'interno dell'Unione e per come si affaccia nell'area del Mediterraneo, occorre individuare delle strategie di governo che sostengano quella rete finanziaria, nella direzione di coinvolgere il sistema produttivo privato e delle istituzioni nell'ottica di un rilancio reale che preveda ruoli importanti che vadano ad essere riconosciuti, come sempre è stato fatto nei riguardi della Banca europea per gli investimenti. Tale istituzione finanziaria, peraltro, è il riferimento anche per quanto avvenuto nei giorni scorsi e di quanto hanno potuto esercitare i Governi che compongono l'Unione europea.
Sappiamo anche bene quello che accadde nel 2002, nel momento in cui nacque quel Fondo euromediterraneo per gli investimenti e il partenariato, per il ruolo che ha ricoperto d'intesa anche come emanazione della BEI nel cercare di raccogliere le istanze dei singoli Paesi di un modello di sviluppo sostenibile nella sfera e nell'ambito delle diverse aree geografiche. In questo, credo che il nostro Governo (il Presidente del Consiglio e il Ministro Tremonti) abbia giocato d'anticipo anche nel mettere in risalto il ruolo che potrebbe avere il sud del Paese (anche con l'istituzione della banca del sud) rispetto all'importanza che avrà, laddove entreremo anche nel merito degli impegni che stiamo rivolgendo al Governo, come area del nostro Paese, per quello che significa uno sviluppo reale del sud del nostro Paese in termini di infrastrutture, di investimenti che da lì possono partire e creare sinergia e fare sistema con l'area del Mediterraneo.
Non dimentichiamo che nel corso del 2002 e del 2003 il Ministro Tremonti si era espresso favorevolmente per quello a cui noi oggi teniamo, ovvero la creazione della Banca euromediterranea. Tuttavia, ciò necessariamente ce lo insegna quello che è Pag. 18accaduto nel corso di questi ultimi anni e in particolar modo quello che è avvenuto di così importante nella risposta che ha dato il nostro Paese alla crisi della Grecia, laddove ha giocato il ruolo fondamentale per le cose che noi oggi leggiamo, in quel metodo che richiamavo prima di un lavoro comune con gli Stati membri dell'Unione europea.
Ecco perché l'esigenza che noi vogliamo sottolineare è che nasca un'intesa forte e reale tra Stati, che ci porti a condividere già i passaggi preliminari. È, infatti, vero che l'esigenza reale è quella di avere un organismo che collabori con la BEI e con quegli organismi di livello internazionale dal punto di vista della finanza globale, ma anche a livello europeo, e che svolga le giuste funzioni certamente di sostegno allo sviluppo anche di un'area del nostro Paese per quello che può produrre come effetto positivo anche per il sistema Italia.
Occorre inoltre identificare una città del nostro Paese dove possa nascere e avere sede un organismo così importante. Ricordiamo infatti il ruolo che ricopre e che ha dimostrato di poter ricoprire anche recentemente negli ultimi giorni la figura del Presidente del Consiglio all'Ecofin, con il ruolo che hanno giocato i Ministri economici. Bisogna considerare, inoltre, quel contributo che hanno dato nel corso delle ultime ore le diverse formazioni presenti in quest'Aula, con la condivisione non solo di un percorso ma anche in termini di contenuto e di responsabilità. Si deve pensare di poter consentire al Paese di arrivare in maniera concordata alla giusta formula che porti quindi all'istituzione di una realtà come quella immaginata, perché dia ulteriori frutti rispetto a quelli che si sono potuti realizzare ad oggi, di concerto con la BEI da una parte e con il Fondo euromediterraneo dall'altra parte, a cui facevamo riferimento prima, affinché si possano dare delle risposte reali al mondo delle imprese, considerando l'esperienza che vanta un sistema come il nostro.
Ecco perché - e mi avvio alla conclusione - noi diciamo che nella mozione si può coinvolgere il Governo, tenendo conto in particolare di quell'incontro importante che ci sarà il 18 maggio tra i ministri che si occupano di economia: è soprattutto in quella sede che il nostro Ministro Tremonti potrà certamente giocare un ruolo di capofila rispetto alle modalità, ai tempi e al luogo dove potrebbe insediarsi la Banca euromediterranea con quelle caratteristiche che noi abbiamo ricordato, anche insieme, nelle diverse mozioni. Credo che su un tema come quello che oggi affrontiamo si possa immaginare un percorso comune che veda impegnate le diverse formazioni per dare delle risposte reali.
Il nostro Paese, per il ruolo che ricopre nella sfera della vecchia Europa, deve guardare con attenzione all'area del Mediterraneo facendo riferimento anche a quello che è accaduto nel corso dei decenni precedenti. Noi siamo convinti che quello che è accaduto giorni fa abbia aperto una strada importante di collaborazione e di sistema che dobbiamo necessariamente percorrere, ma uniti all'interno dell'Unione europea, per dare le risposte adeguate alle comunità internazionali, mi riferisco ai singoli, alle famiglie e a quello che rappresentano i diversi Stati membri. Questi soggetti possono svolgere un ruolo costruttivo rispetto ad argomenti come questo, per dare un'ulteriore risposta rispetto a quella che noi siamo convinti di aver dato nel corso di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, noi parliamo di un'iniziativa che ha un grande valore e una grande importanza e che deve essere anche la spinta per dare un nuovo valore e una nuova importanza alla politica euromediterranea nella quale l'iniziativa si colloca. Questa politica è la politica di vicinato, una politica che ha fortemente voluto la Commissione Prodi che ha proposto con grandi ambizioni, ma che oggi è affidata e gestita senza quelle ambizioni, in maniera ordinaria e molto burocratica. Pag. 19
L'essenza politica di questa strategia, all'interno della quale certamente ben si colloca la proposta di una Banca di sviluppo euromediterraneo, è una politica che è stata concepita per superare il cosiddetto dilemma in o out: o si è membri interamente dell'Unione europea o si rimane sempre e comunque, anche con diverse gradazioni, Paesi terzi. Rimanendo Paesi terzi non si può partecipare ai grandi processi di integrazione europea che, invece, oggi noi avremmo tutto l'interesse a estendere a tutta l'area dei Paesi vicini.
La politica di vicinato deve diventare una strategia che ci permetta di costruire una nuova regione politica, economica ed anche culturale intorno all'Unione europea. Si tratta di una politica che deve riguardare certamente la parte più orientale dell'Europa, il Caucaso e innanzitutto il grande interesse nazionale (e giustamente questa proposta nasce da vari gruppi), ossia il Mediterraneo.
Tuttavia, per riuscire in questo dobbiamo veramente reinventare il concetto di frontiera euro-mediterranea. Reinventare il concetto di frontiera euro-mediterranea vuol dire, dal punto di vista dell'Unione europea, dare un senso compiuto a quell'obiettivo politico che avevamo proposto all'inizio degli anni Duemila e che mirava a condividere con i Paesi mediterranei tutto tranne le istituzioni europee. È chiaro che per far sì che questa strategia possa veramente fare la differenza politica ed economica - e sappiamo benissimo e tanti colleghi lo hanno sottolineato quanto sia interesse nazionale dell'Italia fare la differenza politica ed economica in ambito euromediterraneo - occorrono ovviamente anche nuovi strumenti operativi e istituzionali e tra questi certamente figura la Banca.
Il periodo è propizio, nonostante tutto. Sono trascorsi sessant'anni dalla dichiarazione Schuman e siamo nei giorni in cui finalmente l'Europa ha dato segni di vitalità, volontà di reagire, e di proseguire sul proprio percorso di integrazione. Sessant'anni fa quel progetto si basava proprio sul concetto della svalutazione della frontiera, facendo in modo che la frontiera non sia più un ostacolo a forti progetti di integrazione economica e politica tra Paesi che condividono obiettivi comuni.
Credo che ciò sia necessario e che sia giunto il tempo. Noi italiani abbiamo tutto l'interesse e la necessità di farlo per dare un senso compiuto a quegli obiettivi comuni che noi e i mediterranei - anzi noi mediterranei del nord e i nostri partner mediterranei del sud - da quindici anni affermiamo di voler raggiungere all'interno del processo di Barcellona e successivamente con l'avvio dell'Unione per il Mediterraneo.
Dare un senso compiuto a quegli obiettivi comuni vuol dire, finalmente, passare dalle parole ai fatti con una maggiore flessibilità, anche alla luce dell'esperienza, in buona parte negativa, del processo di Barcellona. Flessibilità vuol dire che per il lancio di nuove iniziative non è necessaria, sempre e comunque, la partecipazione di quasi una cinquantina di Paesi - perché questo è il numero dei Paesi europei e mediterranei - ma significa fare in modo che anche su iniziativa di alcuni di questi Paesi si possano creare quegli strumenti per cominciare ad incidere concretamente nella costruzione di quella grande regione economica e politica che per noi europei dovrebbe costituire anche il livello minimo di azione in un mondo che si sta organizzando intorno a grandi regioni economiche.
Sarebbe storicamente una responsabilità troppo grande - e che sarebbe assunta da noi europei - se in questa fase non facessimo tutto quanto possiamo e nella maniera più rapida possibile per cominciare finalmente a integrare veramente Europa e Mediterraneo. Di fronte all'accelerazione dei processi di integrazione asiatici, di fronte all'integrazione latinoamericana, di fronte anche ai processi che sul nostro modello si stanno addirittura sviluppando nel continente africano non possiamo, dopo avere indicato la via, essere gli ultimi a percorrerla. È evidente che, per pesare economicamente e per avere una certa importanza a livello politico su certi scenari globali, l'Europa e il Pag. 20Mediterraneo devono fare un passo avanti e devono uscire da quella logica in cui o si è dentro l'Unione europea o si è fuori e sviluppare una terza via dando così un senso compiuto alla politica di vicinato.
Venendo in maniera più specifica all'iniziativa che stiamo discutendo oggi, ossia la proposta di istituzione di una banca, faccio presente che questa iniziativa viene presentata - ed è rivolta, ovviamente, anche ai lavori dell'Assemblea parlamentare euro-mediterranea - durante la Presidenza spagnola.
Vorrei attirare l'attenzione dei colleghi e del Governo sul fatto che, quando si dice che è tempo di passare ai fatti, non lo si dice come una frase che è dovuta in un dibattito parlamentare. Infatti, mi sono occupato del progetto della banca durante una Presidenza spagnola, però non era la Presidenza di Zapatero del 2010, ma quella del 2002. Sono, cioè, otto anni che noi europei e noi italiani stiamo proponendo di passare ad un livello di integrazione superiore in campo economico attraverso la creazione della banca. Vi sono tutta una serie di ragioni perché non si debba pensare di dover aspettare la prossima Presidenza spagnola, che magari verrà tra 13 anni nell'Europa a 27.
Passiamo veramente all'azione; vi sono tanti motivi che dovremmo invocare: alcuni, i principali e più importanti, sono indicati nella mozione, però vi sono degli aspetti che dobbiamo ricordare in quest'Aula.
Innanzitutto, l'Europa, già di per sé, è il primo «banchiere» della regione, sia per quanto riguarda gli aiuti pubblici sia per quanto riguarda il finanziamento multilaterale. Occorrono, però, degli strumenti perché questo banchiere generale possa incidere in maniera più concreta sui processi di sviluppo all'interno dei singoli Paesi della sponda sud. Da questo punto di vista, passare dal semplice FEMIP, dal semplice fondo, dalla semplice facility, alla creazione di una banca, potrebbe essere finalmente l'occasione di coinvolgere pienamente il sud del Mediterraneo nel suo sviluppo.
Il fatto di avere una banca - tornerò su questo aspetto - su un piede di parità, su posizioni di vero partenariato tra partner uguali, tra nord e sud, e di poter lavorare insieme, può diventare anche l'occasione per formare degli economisti, dei banchieri, per sviluppare una cultura dello sviluppo e della finanza comune tra europei e mediterranei, tra Paesi donatori e Paesi beneficiari. Questo potrebbe avvenire all'interno del lavoro comune nella banca e attraverso il lavoro della banca nei singoli Paesi. Si potrebbe, quindi, avere anche un nuovo strumento finanziario, che dovrebbe cominciare a incoraggiare maggiormente gli investimenti esteri diretti.
Il collega dell'Italia dei Valori ricordava alcune cifre: è evidente che sarà molto difficile vedere uno sviluppo sostenibile dei Paesi della riva sud del Mediterraneo con degli investimenti esteri diretti che, ancora oggi, rimangono attorno al semplice 1 per cento della somma globale degli investimenti esteri diretti nel mondo.
È evidente anche che impegnare i Paesi della riva sud nella costruzione della Banca euromediterranea vorrebbe dire anche cominciare a impegnarli in maniera concreta su tutta una serie di importanti riforme, che sono necessarie per il loro sviluppo: riforme a livello strutturale e a livello macroeconomico, incoraggiando, quindi, anche quella transizione economica e politica che, dopo 15 anni del processo euromediterraneo di Barcellona, è giudicata dai nostri Governi e dal Parlamento europeo ancora insufficiente.
Poi, occorre anche venire incontro a quelle mancanze e carenze che il settore bancario arabo ancora ha in alcuni Paesi e che è interesse comune di noi europei e degli arabi continuare a diminuire. Tra l'altro, i costi, proprio seguendo la proposta che viene fatta nella mozione, e cioè quella di inserire e basare la nuova banca di sviluppo sulla Banca europea per gli investimenti, sarebbero particolarmente ridotti. È evidente, infatti, che di tutto vi è bisogno oggi nell'euromediterraneo, salvo Pag. 21di creare ulteriori amministrazioni inutili o duplicazioni burocratiche di quanto esiste.
Vi sono degli esempi molto diversi. Ne faccio solo uno: rispetto alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, una banca che pochi conoscono, ma che ha funzionato molto bene, la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa ha dieci volte personale in meno, dieci volte meno di strutture burocratiche, di costi burocratici e di pesanti procedure.
Quindi, certamente dovremmo anche guardare a questi modelli nel momento in cui proponiamo la creazione della nuova banca.
È già stato menzionato da alcuni colleghi l'impatto estremamente positivo, in base a tutte le analisi che sono state compiute in questi otto, anzi in realtà dieci, lunghi anni di dibattito sul se creare una banca e quale banca euromediterranea istituire, ed è evidente l'impatto positivo che questo strumento avrebbe sullo sviluppo delle piccole e medie imprese. Lo sviluppo delle piccole e medie imprese nell'area euromediterranea, infatti, è un passaggio cruciale per il processo di crescita economica e sociale della sponda sud del Mediterraneo, e quindi, di conseguenza, per una sua maggiore integrazione con l'Unione europea nell'ambito di quella strategia di vicinato di cui ho già parlato.
Lo sviluppo di un settore dinamico delle piccole e medie imprese può infatti allargare il mercato euromediterraneo, può assicurare una più equa distribuzione della ricchezza e può aprire la società a nuovi attori, aumentando i partecipanti non solo al mercato, ma anche al dibattito pubblico e politico più generale. Inoltre, le piccole e medie imprese più dinamiche ed efficaci nei Paesi beneficiari, nei Paesi mediterranei, certamente aumenterebbero l'attrattività degli stessi per gli investimenti stranieri, per gli investimenti esteri diretti di cui c'è grandissimo bisogno in questi Paesi, oltre a favorire delle forme di cooperazione industriale, che automaticamente introdurrebbero quegli elementi di apertura, di modernizzazione di cui c'è, altresì, grande necessità nel sud del Mediterraneo.
Il dibattito a livello comunitario, a livello di Unione europea, sugli strumenti utilizzabili per conseguire questo obiettivo dello sviluppo economico e sociale, che come è evidente avrebbe anche degli effetti positivi rispetto alla diminuzione della pressione migratoria - è chiaro, infatti, il legame diretto che sussiste tra il successo della nostra strategia di integrazione economica attraverso la banca e il nostro interesse a controllare e a gestire meglio i flussi migratori nel Mediterraneo - negli ultimi dieci anni è sempre oscillato tra la creazione di una facility e la creazione di una banca.
Nel 2002 la Commissione europea presieduta da Romano Prodi presentò una nuova strategia euromediterranea che si basava su due grandi aree, la cultura e l'economia, sulla base di un assunto molto semplice: ossia che non ci poteva essere vera integrazione euromediterranea se non si favoriva, da una parte, il dialogo interculturale, dall'altra, l'integrazione economica e lo sviluppo locale endogeno.
Il Consiglio dei ministri, all'epoca, con molta fatica accettò la proposta di creare dei nuovi strumenti di dialogo interculturale, ed è così che è stata creata la Fondazione Anna Lindh per il dialogo interculturale, che ha sede ad Alessandria d'Egitto; non vi fu altrettanta apertura, però, sul resto, nonostante il sostegno dell'Italia, del suo Governo, allora presieduto dal Presidente Berlusconi. Il Consiglio non accettò, infatti, di fare quel passo avanti necessario nell'ambito economico, quello dell'integrazione economica, e si limitò quindi a ridurre la proposta della Commissione europea di creare una vera banca in questo FEMIP (in questa facility), ossia il Fondo per gli investimenti e il partenariato euromediterraneo.
Giustamente, allora, la mozione invita il Governo ad attivarsi per superare il semplice Fondo, la semplice facility e creare una vera e propria banca per un motivo che è molto evidente. È chiaro, infatti, che l'impatto di una facility non Pag. 22può che essere molto limitato; una facility non può avere l'operatività di una istituzione dedicata, come invece sarebbe la banca per lo sviluppo. Le facility finanziarie tendono, infatti, ad essere viste da tutti gli operatori come degli interventi a termine, senza una stabilità di ruolo nel lungo periodo, e proprio per questa transitorietà, almeno percepita, non riescono ad influenzare direttamente il comportamento del sistema economico locale.
Inoltre, solo una vera e propria banca - anche se con le percentuali del 51 e del 49 per cento rispettivamente della BEI e dei Paesi beneficiari di cui si parla nella mozione - può garantire quel partenariato paritario e strategico, nonché quella operatività che deve caratterizzare appunto qualsiasi intervento serio della politica di vicinato dell'Unione europea.
È evidente quindi che la presenza e la creazione di una banca di sviluppo può esercitare una reale influenza sui singoli Paesi e può promuovere concretamente linee guida condivise, che ciascun Paese potrebbe poi adottare autonomamente, inserendole opportunamente non solo nei loro interventi economici, ma anche nelle regole relative al funzionamento delle proprie istituzioni nazionali e locali.
La banca di sviluppo potrebbe anche stimolare processi di riforma, proprio attraverso la diffusione di una cultura condivisa dello sviluppo economico, che è preliminare al successo della strategia euromediterranea, favorendo e promuovendo regole e comportamenti destinati a influenzare anche l'atteggiamento delle amministrazioni pubbliche locali, territoriali e nazionali, che spesso costituiscono una delle cause dell'assenza di quegli ambienti economici favorevoli a progetti di sviluppo locali o a investimenti esteri all'interno dei singoli Paesi.
È evidente quindi che la banca in questione ci potrebbe permettere di fare quel salto di qualità di cui abbiamo bisogno, però solo - ripeto - se si sviluppa su un partenariato tra eguali. Se invece la banca è semplicemente un ulteriore strumento per gli europei per dare lezioni ai mediterranei su come si deve o non si deve fare, se non c'è quella condivisione e quel senso di partecipazione e di co-partecipazione al progetto, se un tale atteggiamento non viene proposto né tenuto dagli europei, anche la banca non andrà molto lontano.
Certamente quindi occorre sin dagli inizi dare il segnale che si tratta di un co-partenariato, nel senso che vogliamo sviluppare su basi eguali un nuovo strumento di sviluppo.
Un altro aspetto è quello di evitare delle duplicazioni, ed anche da questo punto di vista la mozione offre al Governo un'indicazione ben precisa ed assolutamente condivisibile: partiamo dall'esistente, adattiamo e sviluppiamo ciò che già esiste per i progetti ed il raggiungimento degli obiettivi comuni (e a ragione quindi ci si basa sulla Banca europea per gli investimenti).
Per l'Italia essa rappresenta finalmente anche la possibilità di spingere i nostri partner europei a passare dalla retorica euromediterranea (che ormai ha stancato tutti, ripetendo lo stesso mantra da quindici anni) a fatti molto più concreti. Credo che l'Italia, e in particolare il sud d'Italia, sia e debba essere in prima linea, sostenuto da tutto il Paese, perché certamente lo sviluppo del Mediterraneo e del sud dell'Italia, quale centro del Mediterraneo, rappresenta una questione di interesse nazionale ed europeo.
Certamente, dunque, il sud dell'Italia deve essere in prima linea in questa battaglia perché è evidente che questa volta occorrerà, come è successo otto anni fa quando abbiamo ottenuto solo la facility, portare avanti una battaglia positiva, approfittando di tutte le scadenze. Le prossime scadenze sono la riunione euromediterranea dei Ministri dell'economia e delle finanze, ma anche il lavoro dell'Assemblea parlamentare euromediterranea, il lavoro delle delegazioni italiane dei nostri gruppi al Parlamento europeo ed il nostro lavoro: tutto questo deve essere messo a sistema.
Occorre fare assolutamente un gioco di squadra perché se si vince nel Mediterraneo, cominciando a creare la Banca del Pag. 23Mediterraneo, se vince il Mezzogiorno d'Italia nel Mediterraneo, vinciamo tutti, noi italiani e noi europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vico Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, attribuiamo molta importanza a questa mozione: auspichiamo, pertanto, che il parere del Governo, oltre che essere favorevole, si traduca in un impegno nella direzione che sollecitiamo: quella di assumere l'iniziativa affinché la sede centrale di tale istituto sia realizzata rapidamente, particolarmente in Italia. Proponiamo, inoltre, che l'ospitalità sia conferita ad una grande città del Mezzogiorno. L'altro punto che sollecitiamo con la mozione in esame consiste nel promuovere, con l'insistenza che è dovuta, il coordinamento con il gruppo tecnico per la supervisione della trasformazione del Fondo euromediterraneo di investimento e di partenariato in Banca euromediterranea di sviluppo. Perché questa sollecitazione? Perché pensiamo che non solo il gruppo Partito Democratico ma tutti i gruppi parlamentari, per come si sono espressi ma anche per gli atti fin qui rappresentati, abbiano fatto scelte condivise, quindi comuni, e pertanto riteniamo si possa proporre al Governo, con estrema linearità, che vi siano certe conseguenze non solo nell'approvazione delle mozioni ma soprattutto con riferimento agli atti da porre in essere.
A tal proposito, desidero ricordare che tanta strada è stata fatta: siamo alla vigilia (probabilmente anche dal punto di vista della congiuntura storica) di alcune scelte che vanno in una certa direzione per quanto riguarda le questioni che si sono poste anche più recentemente (proprio in questa settimana, non più tardi dell'altro ieri) ed i pericoli che non sono del tutto evitati per sempre. Dicevo che è stata fatta tanta strada, e penso che sia utile lasciare agli atti, ricordare all'Assemblea, e anche al Governo, che di Banca euromediterranea si è parlato completamente per la prima volta a Madrid. Correva l'anno 2002, e il Premier spagnolo di allora José Maria Aznar e il Commissario europeo per i rapporti con l'estero dichiararono di essere favorevoli alla creazione di una Banca euromediterranea che doveva diventare una filiale, essere una filiale della Banca europea degli investimenti (BEI), e doveva servire - così si disse allora - a finanziare progetti di sviluppo nei Paesi dell'area balcanica, dell'Europa meridionale e del nord Africa. La proposta fu rilanciata durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea; i Ministri dell'economia e delle finanze dei Paesi dell'Unione, nel corso dell'importante Consiglio dei Ministri del 14 marzo 2002, decisero di creare una linea di credito ad hoc per i Paesi MEDA, e nel corso della stessa riunione dell'Ecofin si decise di rinviare la creazione della cosiddetta banca e di riesaminare la questione dopo un anno dal lancio della linea di credito destinata ai Paesi mediterranei (i Paesi MEDA). Il progetto, come è noto - e anche se non lo fosse mi piace ricordarlo in questo intervento - trovò subito delle obiezioni di numerosi Stati europei, timorosi di creare un'istituzione ridondante, ma il Consiglio europeo di Barcellona decise di istituire per il momento una facility presso la BEI dedicata ai partner europei: nasce il FEMIP. Quest'ultimo fu varato nell'ottobre del 2002, e fu costituito con un'unità autonoma in seno alla Banca europea degli investimenti; al suo interno è stata creata una nuova divisione (Settore privato), ed è stata aperta una sede al Cairo. La Commissione europea lavorò con tante contraddizioni, per arrivare all'anno 2006, quando i fondi destinati agli investimenti saranno qualificati presso la Banca per una quantità di circa due miliardi di euro, pari al doppio della media annuale che era stata destinata ai Paesi partner del Mediterraneo.
L'obiettivo fu allora e rimane quello di far aumentare progressivamente il volume dei prestiti concessi dalla BEI ai partner mediterranei, dagli attuali 1,4 miliardi fino Pag. 24a 2 miliardi di euro. Desidero qui ricordare che fin d'allora - e quindi parlo del 2006 - in corsa per un istituto di credito europeo si candidarono alcune città spagnole alle quali si contrapposero le candidature di alcune città italiane, che erano sicuramente le grandi città del Mezzogiorno, ma anche la stessa Milano e accanto a loro si candidò pure Malta.
Il progetto di Banca euromediterranea di sviluppo diventò e diviene un riferimento importante per lo sviluppo della cooperazione tra nord e sud-est. Come ha riferito, in una circostanza importante, l'ambasciatore italiano presso l'Unione europea a Bruxelles, ipotizzare oggi la località dove collocare la sede della Banca euromediterranea è ormai diventato possibile; esiste quindi il modo per dimostrare concretamente l'interesse nei confronti del Mezzogiorno. Questo pensavo di dover segnalare nel corso della nostra discussione, anche perché tale questione per noi italiani ripropone contemporaneamente la funzione della Banca euromediterranea e del Mezzogiorno. Vorrei, con uno sforzo intellettuale di profilo, anche cercare di capire quale eventuale nesso c'è con la Banca del Mezzogiorno di recente istituzione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Ho evidenziato ciò per riproporre a tutti noi un'altra questione, quella dei tanti detrattori che spero siano esterni al nostro Paese.
La Banca euromediterranea non vuole fare concorrenza sleale alla Banca mondiale e questo desidero segnalarlo - è presente, peraltro, la Banca euromediterranea quasi esclusivamente in Turchia -, né la vuole fare alla Banca africana di sviluppo, la cui presenza è quantitativamente limitata. È, però, indispensabile che essa si affermi come principale protagonista dell'area mediterranea e si affermi come volano di crescita e di occupazione.
Continuo a pensare, come il gruppo del PD, che il legame con la BEI permetterà alla Banca euromediterranea di godere di rating elevati e di finanziarsi sui mercati a costi contenuti. Aggiungerei che la Banca euromediterranea potrà svolgere funzioni rilevanti come world bank nell'assicurare finanziamenti allo sviluppo delle grandi infrastrutture mediterranee e accrescere finanziamenti a sostegno dello sviluppo del settore privato. Tutto ciò porterà sviluppo economico e potrà essere indispensabile in questa fase complicata che vede coinvolto tutto il pianeta e i Paesi più ricchi nel percorrere la crisi e trovare insieme le vie di uscita.
È pleonastico, ma è giusto anche dirlo, come è stato richiamato dai colleghi che mi hanno preceduto: la Banca euromediterranea non per ultimo significa anche un maggior dialogo tra le nazioni europee.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti ed i docenti della scuola media «Giorgio Arcoleo» di Caltagirone, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Su un lutto del deputato Adriano Paroli.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Adriano Paroli è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo si riserva di intervenire domani mattina, alla ripresa della discussione.

PRESIDENTE. Naturalmente se la discussione verrà rinviata a domani.
Il seguito della discussione avrà luogo, così come previsto dall'ordine del giorno, Pag. 25dopo il seguito della discussione della proposta di legge concernente il contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 3365-A e 3356.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003 (A.C. 3365-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Repetti, ha facoltà di svolgere la relazione.

MANUELA REPETTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, considerato il parere favorevole di tutte le Commissioni competenti, senza che vi siano stati particolari dibattiti e dove si è reso necessario un solo emendamento per motivi puramente formali con il quale si correggeva la dicitura da «Governo del Malawi» a «Governo della Repubblica del Malawi», sarò molto breve e mi limiterò a pochissime riflessioni che riguardano naturalmente soltanto l'utilità del provvedimento.
Si tratta della ratifica di un Accordo firmato nel 2003 che riguarda la promozione e la protezione degli investimenti tra l'Italia e il Malawi. Credo che sia doveroso sottolineare che il Malawi oggi presenta una cornice molto più favorevole che in passato, sia per ragioni politiche sia per il sostegno finanziario e internazionale di cui gode oggi. Venendo al dunque, vale a dire per ciò che concerne gli specifici interessi degli imprenditori italiani, possiamo dire che l'Accordo offre un quadro di riferimento organico agli investitori capace di stimolare la creazione di piccole e medie imprese e la costituzione di joint venture.
Nell'Accordo, infatti, gli investitori italiani trovano una prospettiva di applicazione delle migliori condizioni soprattutto quelle fiscali - ci tengo a sottolinearlo - come, ad esempio, la garanzia del libero trasferimento degli utili e del capitale stesso. È importante ricordare che il debito estero che gravava sul Malawi è stato cancellato del tutto, riducendo del 50 per cento il peso finanziario sul Paese, e che il Governo ha recentemente adottato politiche di incoraggiamento per gli investimenti tramite detrazioni fiscali supplementari in determinate zone del Paese, riduzione dei costi per la formazione ed esenzioni impositive e doganali per le imprese specializzate nell'esportazione.
In ultimo - ma aspetto non trascurabile - occorre rimarcare il fatto che il Paese africano presenta nuove opportunità di investimento diversificate, che vanno oggi dal settore agroalimentare a quello del turismo e quello importante, da non sottovalutare, delle miniere.
Prima di concludere, signor Presidente, tengo a precisare che questo Accordo non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato, se non per eventuali indennizzi o Pag. 26spese di risoluzione di controversie, ai quali si potrà fare fronte con gli ordinari stanziamenti di bilancio come si è potuto verificare in Commissione bilancio.
Concludo, dunque, anche per questa ultima ragione, oltre a quelle di utilità suddette, invitando l'Assemblea ad un voto favorevole unanime dopo la discussione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, l'accordo sulla promozione e protezione degli investimenti tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Malawi, che è al nostro esame, è stato firmato nell'agosto 2003. Come ben illustrato dalla relatrice, si tratta di un disegno di legge di ratifica composto di tre articoli, che recano l'autorizzazione alla ratifica stessa, l'ordine di esecuzione e la data di entrata in vigore della legge: come vedete, un esempio classico di disegno di legge di ratifica. L'esecuzione dell'Accordo non comporta oneri a carico del bilancio dello Stato: è stato ricordato dalla relatrice e credo che questa sia una delle ragioni per cui possiamo procedere con una certa celerità anche alla sua approvazione.
È stato ricordato dal relatore che la Repubblica del Malawi presenta oggi una cornice assai più favorevole agli investimenti esteri di quanto non fosse in passato e sicuramente ciò è dovuto alla positiva e fitta rete di sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali, che hanno ben risposto all'impegno dimostrato dal Malawi nella realizzazione di importanti riforme strutturali, oltre alle maggiori garanzie democratiche e di stabilità politica che offre oggi il Paese. Garanzie democratiche e stabilità politica sono due ingredienti essenziali per il miglioramento del rispetto dei diritti umani anche in Malawi. La decisione della High Court a proposito dell'incostituzionalità dell'obbligatorietà della pena di morte per determinati reati, ad esempio, ha collocato il Malawi tra i Paesi abolizionisti di fatto: è dal 1992, infatti, che non si eseguono esecuzioni capitali. Tuttavia, le condizioni del sistema carcerario sono invece peggiorate: Amnesty International ci ricorda e ci ha ricordato le condizioni inumane e di degrado delle carceri, che contengono più del doppio dei detenuti per cui sono state progettate, e dove si riscontra un altissimo tasso di mortalità.
Il Malawi, dopo anni di dittatura, aveva intrapreso un cammino di rinnovamento. Questo processo ha però subito ritardi, anche in conseguenza delle dispute politiche fra i partiti ed internamente agli stessi partiti. L'incidenza del virus HIV-AIDS è rimasta elevata, la sicurezza alimentare del Malawi ha continuato a deteriorarsi in seguito al decremento della produttività, all'aumento della popolazione e all'elevata incidenza di HIV-AIDS; oltre l'86 per cento della popolazione ha avuto accesso limitato ai servizi sanitari e all'istruzione di base.
È richiesto a tutti noi, signor Presidente - lo ricordo a quest'Assemblea e lo ricordo al Governo - ed è richiesto anche all'Italia un maggiore impegno nella solidarietà internazionale e nella cooperazione allo sviluppo in tutta l'area dell'Africa subsahariana. Permangono inoltre gravi le violazioni dei diritti umani, anche per quanto concerne l'orientamento sessuale: a dicembre 2009 l'arresto di due giovani, a causa del loro reale o presunto orientamento sessuale, aveva rappresentato una chiara violazione del diritto alla libertà di coscienza, alla libertà di espressione e alla riservatezza. Le leggi che criminalizzano l'omosessualità o l'identità di genere violano questi diritti, tutelati dai trattati ratificati anche dal Malawi, compreso il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli.
Preoccupanti sono anche le limitazioni alla libertà di espressione, l'arresto di giornalisti ed esponenti dell'opposizione. Crediamo opportuno ricordare elementi legati al rispetto dei diritti umani anche nell'ambito di un accordo per la protezione degli investimenti, perché siamo Pag. 27convinti che la comunità internazionale debba individuare gli strumenti per rendere più incisive le azioni tese a far rispettare i diritti umani in tutto il mondo: azioni di monitoraggio, azioni di solidarietà e sostegno alle vittime di abusi e soprusi e azione internazionale per far inserire il rispetto dei diritti umani tra le norme di accordi internazionali.
È necessario assicurare la tutela degli interessi più generali delle comunità dei Paesi contraenti in termini, ad esempio, di rispetto dell'ambiente e delle norme sul lavoro, oltre che, naturalmente, degli stessi diritti umani. Per l'Italia si tratta di un Accordo nel quadro delle azioni di sistema a sostegno degli investimenti italiani nel mondo e dell'interscambio con altri Paesi.
La ratifica dell'Accordo in oggetto investe importanza strategica, ovviamente per entrambi i Paesi, nonostante l'entità attualmente modesta dell'interscambio. La Repubblica del Malawi è tra i Paesi in crescita, in termini di investimenti esteri diretti, oltre ai notevoli, importanti e significativi passi avanti fatti nella legislazione nazionale in termini di generale protezione degli investimenti.
Negli ultimi anni l'Italia, ancorché nell'ambito di valori di entità modesta dei singoli flussi di interscambio, ha registrato un saldo mercantile di segno positivo nei confronti del Malawi che nel 2008 ha raggiunto il valore massimo di 3,6 milioni di euro. Nei primi otto mesi del 2009 le esportazioni italiane hanno fatto registrare un incremento del 37,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, a fronte di una flessione del 16,3 per cento delle importazioni, determinando un ulteriore miglioramento dell'avanzo mercantile, passato a oltre 3,1 milioni di euro, rispetto ai circa 1,7 milioni di euro del periodo gennaio-agosto 2008.

PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, onorevole Di Girolamo, per cortesia...

MARCO FEDI. Permangono le preoccupazioni sui nostri ritardi strutturali, sull'incapacità del sistema Italia di oggi di rispondere alle sfide globali complessive. Nonostante queste preoccupazioni esprimiamo il voto favorevole sul Trattato internazionale e sul disegno di legge di ratifica di questo importante Accordo tra l'Italia e la Repubblica del Malawi.
In conclusione, Signor Presidente, per queste ragioni, per queste motivazioni, nonostante il permanere delle forti preoccupazioni sui nostri ritardi strutturali - come ho accennato - nonostante le preoccupazioni concernenti il pieno rispetto dei diritti umani in Malawi, nonostante tutte queste preoccupazioni, esprimiamo il voto favorevole sul Trattato internazionale di reciprocità e sul disegno di legge di ratifica di questo importante Accordo tra l'Italia e la Repubblica del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, ci accingiamo a votare l'Accordo che l'Italia ha stipulato con il Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti. La collega relatrice, l'onorevole Repetti, si è già dilungata ampiamente in termini esaustivi per quanto riguarda il provvedimento. Non c'è dubbio che il Malawi, dopo l'indipendenza del 1994, è oggi un Paese che può essere caratterizzato da una stabilità politica. Questo è veramente un fatto importante nell'economia generale del continente africano. Del resto il Presidente Mutharika è stato riconfermato ancora per il secondo mandato e anche la comunità internazionale africana ha riconosciuto il ruolo di questo Paese affidando al Presidente del Malawi la Presidenza dell'Unione africana. Ciò rappresenta un fatto rilevante che induce questo Paese ad affrontare ancora con maggior vigore, con più determinazione il suo percorso di sviluppo economico, sociale, politico.
Del resto, anche la comunità internazionale, in particolare l'Unione europea, ha espresso un significativo impegno economico stanziando risorse imponenti e consistenti nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo. Pag. 28
Non vi è dubbio che questo Paese sta attribuendo un grande risalto e una priorità alla sicurezza alimentare. In questo senso, il Governo del Malawi, proprio in ragione del raggiungimento di tale obiettivo, sta dando particolare impulso allo sviluppo dell'attività agricola. Si tratta di un elemento importante, perché - dobbiamo ricordarlo - il comparto agricolo rappresenta tra il 30 e il 40 per cento di tutta la produzione industriale, quindi compartecipa per il 30 o il 40 per cento alla ricchezza del Paese e alla formazione del PIL.
Non vi è dubbio, altresì, che anche l'attività relativa alle esportazioni - mi riferisco all'esportazione di cotone, caffè, tè, anacardi e zucchero - sviluppi un ruolo importante nel mercato internazionale. Questo aspetto deve essere confermato dal potenziamento di altri settori: faccio riferimento, ad esempio, al settore manifatturiero, che al momento non occupa ancora una posizione rilevante, attestandosi soltanto intorno al 10, 15 per cento di tutta la produzione di ricchezza del Paese. A proposito di ricchezza del Paese, siamo di fronte ad uno Stato che ha un reddito pro-capite molto basso: i 13 milioni di abitanti percepiscono, grosso modo, un reddito intorno ai 300 dollari annuali pro-capite, anche se questo dato evidenzia, nel quadro dell'economia generale, una tendenza al miglioramento e all'incremento.
Ricordo, tra l'altro, che, anche al fine di migliorare le condizioni generali, la comunità internazionale ha inteso agevolare lo sviluppo di questo Paese cancellando una consistente quantità di debito internazionale, per un importo pari a circa 1, 6 miliardi di dollari. Per una configurazione e un quadro completo del Paese, devo anche aggiungere che vi sono aspetti collegati alla salute e alla sanità: ricordo, purtroppo, la grande diffusione dell'AIDS.
Perché ho voluto fare queste rapidissime considerazioni sull'economia generale e questo inquadramento generale? Perché, nella tendenza all'incremento, credo che il provvedimento che ci accingiamo a votare possa fornire un contributo allo sviluppo del Paese. Si tratta, in particolare, di uno sviluppo che viene portato avanti anche dallo stesso Governo che incoraggia gli investimenti nazionali e anche quelli internazionali. Inoltre, questo provvedimento garantisce la possibilità di dare sicurezza agli investimenti, anche considerando che attualmente in Malawi è presente una piccola, ma interessante comunità di imprenditori italiani che si cimentano e operano in modo particolare nei settori della costruzione e dell'agricoltura.
Voglio qui citare un altro settore, particolarmente importante, che è il settore del turismo. Il turismo, infatti, nell'ambito di questo Paese (un Paese bellissimo, un Paese che ha delle grandi bellezze naturali), può costituire un settore da sviluppare; costruire infrastrutture alberghiere, costruire e realizzare tutta una serie di capacità ricettive per promuovere il turismo, significa incrementare la capacità di attrarre valuta estera che, inserita in questo contesto, può senz'altro contribuire allo sviluppo di questo Paese. Tale sviluppo potrà, indubbiamente - lo ripeto e lo sottolineo -, contribuire anche a migliorare la situazione dei diritti umani.
Quando, infatti, i diritti umani sono in sofferenza la causa è legata anche alle difficoltà di sviluppo economico e sociale. Bisogna creare le condizioni, fare in modo che anche la nostra comunità, i nostri imprenditori, operatori nel turismo e negli altri settori in cui eccelle il nostro Paese, possano investire in quel Paese, il Malawi, attraverso una garanzia a favore dei propri investimenti. Credo che sia un fatto importante.
Questi sono i motivi fondamentali per cui il gruppo del Popolo della Libertà vede con particolare favore la possibilità di esprimere un voto favorevole per una rapida approvazione di questo provvedimento, per consentire, in modo concreto, ai nostri operatori di svolgere una funzione importante di carattere economico e sociale mirata allo sviluppo di un Paese che indubbiamente può contribuire al miglioramento Pag. 29generale di una realtà quanto mai problematica come quella delle terre africane.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei fare una piccola digressione illustrando questo provvedimento che ci porta alla ratifica di un accordo tra il nostro Paese e la Repubblica del Malawi; una piccola digressione su questo piccolo e davvero poco conosciuto Paese, con il quale abbiamo avviato, di fatto soltanto da pochi anni, una vera e propria relazione politica, diplomatica e commerciale.
È del 2003 - la data di firma dell'Accordo oggi al nostro esame - e degli anni seguenti una serie di investimenti grazie ai quali si è contribuito a stabilizzare quel Paese. Lo stesso nuovo clima di stabilità politica e maggiori garanzie democratiche offerte hanno finito con il favorire l'intervento delle istituzioni finanziarie internazionali, che hanno voluto riconoscere l'impegno mostrato dai governanti del Malawi nella realizzazione di importanti riforme strutturali, che lo fanno ritenere, oggi, un Paese interessante per le prospettive di sviluppo.
Il Malawi, sul piano internazionale, intrattiene da tempo relazioni amichevoli con tutti i Paesi dell'Africa australe e ha anche avuto un ruolo attivo, insieme con il nostro Paese, nel favorire la pace tra il Governo e l'opposizione armata in Mozambico. È tuttavia un piccolo Stato - non c'è dubbio -, un piccolo Stato dell'Africa orientale di cui i tre quarti della popolazione vivono con meno di un dollaro e un quarto al giorno (dollari statunitensi). Vi è, quindi, un tasso elevatissimo di povertà in tutto il Paese, malgrado la crescita prevista per quest'anno si attesti intorno al 5 per cento, che è una cifra di tutto rispetto, soprattutto in un momento di così profonda recessione internazionale.
Il 90 per cento dei suoi circa 13 milioni di abitanti, tuttavia, vive ancora nelle zone rurali e l'aspettativa di vita media è bassissima: siamo intorno ai 46 anni per i maschi e 47 per le donne, anche a causa delle infezioni da HIV, che attualmente rappresenta la principale causa di morte, unitamente alle sue complicanze, e colpisce la maggioranza della popolazione giovane adulta.
Blantyre (spero di avere pronunciato bene), la città dove è stato firmato questo Accordo, è il maggior centro commerciale e la più grande città del Paese, cresciuta dai circa 100 mila abitanti del 1966 agli oltre 500 mila di dieci anni fa (ultimo dato disponibile).
Il fatto che l'economia del Malawi sia principalmente legata all'esportazione di prodotti agricoli o loro derivati rende questo Paese piuttosto vulnerabile rispetto alla fluttuazione dei mercati. Il trasporto delle merci è costoso a causa della mancanza di infrastrutture adeguate e questo fattore ha costituito per qualche tempo davvero il principale impedimento allo sviluppo del Paese.
L'assenza di risorse minerarie e di combustibili, il basso livello di istruzione, la difficoltà dell'espatrio per motivi di studio o di lavoro, la burocrazia opprimente, la corruzione della classe politica, le infrastrutture (come dicevo) assolutamente inadeguate - penso alle strade, all'elettricità e ai servizi idrici - sono tutti fattori che hanno giocato e giocano ancora a sfavore di una reale evoluzione della situazione economica e sociale del Malawi.
Recentemente, tuttavia, su alcuni di questi settori si è iniziato ad osservare un certo impegno da parte del Governo. Infatti, a partire dal 1981 il Malawi ha intrapreso programmi di riforma strutturale del sistema economico, utilizzando i fondi della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e di altri donatori.
Tra gli obiettivi generali vi sono: lo sviluppo dell'impresa privata attraverso sistemi di controllo dei prezzi; la liberalizzazione del commercio e dello scambio con l'estero; la razionalizzazione del fisco; la privatizzazione di aziende governative e la riforma del servizio civile.
Insomma, oggi la Repubblica del Malawi presenta una cornice, come è stato Pag. 30detto introducendo i nostri lavori, assai più favorevole agli investimenti esteri di quanto non fosse in passato e ciò consente, nella fattispecie di questo Accordo, agli imprenditori ed investitori italiani di potervi fare qualche maggiore affidamento, consentendo in tal modo anche la creazione di piccole e medie imprese e la costituzione di joint venture con aziende italiane.
Il nostro Paese non ha avuto in questi anni consistenti e significativi rapporti con questo piccolo Stato sudafricano, ma in ogni caso il saldo commerciale è sempre stato costantemente a nostro favore, anche se le importazioni hanno principalmente riguardato settori limitati (prodotti cartacei, utensileria, macchinari di specifico utilizzo). Ben venga, quindi, la possibilità di allargare ulteriormente lo scambio commerciale tra il nostro Paese e il Malawi, soprattutto in considerazione delle iniziative che il Governo di quel Paese da tempo sta adottando attraverso politiche di incoraggiamento agli investimenti, con la creazione, addirittura, di un'apposita agenzia.
Il Malawi è un Paese - concludo - che ha bisogno di notevoli investimenti per le fragili e provvisorie infrastrutture e, in tal senso, penso proprio che il nostro Paese, con il suo know how e le professionalità riconosciute nel mondo, possa inserirsi proficuamente per diversificare ed integrare i già presenti investimenti.
Per queste ragioni, anticipo fin da ora che il gruppo dell'Italia dei Valori assicurerà il proprio voto favorevole perché guarda positivamente a una celere ratifica di questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Repetti.

MANUELA REPETTI, Relatore. Signor Presidente, credo che l'onorevole Pianetta abbia svolto un intervento sufficientemente esaustivo per spiegare le ragioni importanti di questa ratifica e quindi rinuncio ad un ulteriore intervento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo rinuncia alla replica si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Il seguito del dibattito avrà luogo, come previsto dall'ordine del giorno, dopo l'esame della mozione in materia di iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 (A.C. 3356) (ore 17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3356)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Pianetta, ha facoltà di svolgere la relazione.

ENRICO PIANETTA, Relatore. Signor Presidente, in questo mio intervento affronterò il tema centrale e poi - se lei, Pag. 31Presidente, me lo consente - vorrei consegnare il testo, più dettagliato, della relazione su questo provvedimento indubbiamente complesso dal punto di vista tecnico.
Questa Convenzione, che è stata fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009, fissa il meccanismo di ridistribuzione delle spese di riscossione dei dazi doganali, indispensabile per l'applicazione del codice doganale comunitario in ordine alla procedura di sdoganamento centralizzato. Tale procedura, così come è definita dall'articolo 106 del codice doganale comunitario, offre agli operatori economici la possibilità di presentare la dichiarazione doganale elettronica all'ufficio doganale del luogo ove sono stabilite, indipendentemente dal luogo in cui le merci entrano, escono o sono presentate nel territorio doganale dell'Unione europea.
Il luogo della dichiarazione è quindi dissociato dal luogo dove le merci sono fisicamente presentate e le responsabilità sono divise tra i differenti uffici coinvolti: la dogana di entrata o di uscita è responsabile per la custodia e i controlli sulle merci richiesti dall'ufficio doganale di importazione o esportazione.
Si determinano pertanto alcune spese amministrative da compensare perché alcune merci sono dichiarate per l'immissione in libera pratica in uno Stato membro, ma sono presentate alla dogana di un altro Stato membro. Da qui l'esigenza di una parziale ridistribuzione degli introiti derivanti dalle spese di riscossione, che sono trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'Unione europea.
Quindi, con il ricorso all'istituto dello sdoganamento centralizzato, previsto dal codice doganale comunitario aggiornato, gli operatori economici e le imprese potranno beneficiare di una facilitazione negli scambi attraverso una semplificazione delle procedure doganali. La Convenzione stabilisce il meccanismo di ridistribuzione delle spese di riscossione dei dazi doganali, indispensabile per l'applicazione di tale codice doganale. Ciò, in sintesi, rappresenta l'insieme dei principi e delle motivazioni che stanno alla base di questa importante Convenzione. Chiedo, pertanto una rapida approvazione del provvedimento in esame.
Per quanto riguarda gli aspetti specifici, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Pianetta, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente, abbiamo al nostro esame il disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009, che fissa - è stato ricordato dal relatore - il meccanismo di ridistribuzione delle spese di riscossione dei dazi doganali, indispensabile per l'applicazione del codice doganale comunitario.
Il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica di questo trattato pur rilevando, come è stato fatto durante i lavori in Commissione, che lo strumento della convenzione internazionale appare il meno indicato per disciplinare una materia che ricade nell'ambito di competenza dell'Unione europea. Si tratta, infatti, di una materia che poteva essere disciplinata con atto normativo della stessa Unione europea, assicurando comunque la necessaria flessibilità.
Signor Presidente, anche con questo provvedimento di ratifica abbiamo l'opportunità di una riflessione sul cammino di costruzione delle istituzioni europee, in un momento di crescente tensione rispetto alla tenuta dei parametri economici della casa comune europea e alla questione centrale del raggiungimento degli obiettivi del Trattato di Lisbona, in un momento nel quale avremmo bisogno di far emergere volontà comune e capacità di affrontare Pag. 32insieme le scelte politiche del futuro con maggiori controlli, una forte politica economica e monetaria comune.
Un accordo come questo rappresenta un importante completamento dello strumento doganale comunitario e la sua ratifica ne assicurerà l'entrata in vigore che avverrà - lo ricordo - 90 giorni dopo che l'ultimo Stato membro firmatario del trattato avrà dichiarato di aver completato le procedure interne necessarie alla sua adozione.
Senza intervenire nel merito dei singoli articoli, grazie anche all'illustrazione del relatore, e rilevando che non vi sono oneri aggiuntivi per lo Stato, mi preme unicamente ricordare che gli articoli riguardano la procedura dello sdoganamento centralizzato, definita dall'articolo 106 del codice doganale comunitario. Si offre in sostanza agli operatori economici la possibilità di presentare la dichiarazione doganale elettronica all'ufficio doganale del luogo ove sono stabiliti, indipendentemente dal luogo in cui le merci entrano, escono ovvero sono presentate nel territorio doganale dell'Unione europea. Il luogo della dichiarazione è, quindi, dissociato dal luogo ove le merci sono fisicamente presentate e le responsabilità sono divise tra i differenti uffici coinvolti.
La ratifica di questi accordi, signor Presidente, si inserisce nell'esigenza di una leale cooperazione in spirito di lealtà e di solidarietà reciproca tra l'Unione europea e gli Stati membri nell'attuazione della politica di scambi commerciali. Con questo spirito di tensione europeista i deputati del Partito Democratico voteranno a favore di questo importante ratifica.
Vorrei concludere ricordando al Governo, che in questo momento è presente in Aula, anche se impegnato in altre conversazioni, che esiste un impegno del nostro Paese relativamente...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi vicini al banco del Governo, per cortesia...

MARCO FEDI. ...ad altre convenzioni internazionali che, tra l'altro, riguardano comunità dei nostri concittadini all'estero: la Convenzione sulla sicurezza sociale tra Italia e Cile, ratificata dal Parlamento cileno e in attesa di essere ratificata dal nostro Parlamento; il rinnovo della Convenzione, sempre sulla sicurezza sociale, tra Italia e Canada, ratificato dal Parlamento canadese, mentre il nostro Parlamento è in attesa; le trattative per il rinnovo delle convenzioni di sicurezza sociale tra Italia e Brasile e Italia e Argentina sono state sospese, ma dovrebbero - a nostro avviso - riprendere, per non parlare poi delle convenzioni sulle doppie imposizioni fiscali, tra cui quella con il Canada, in attesa di revisione. Chiediamo al Governo un impegno in direzione anche di questi trattati internazionali, così importanti per le nostre comunità nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la Convenzione che ci apprestiamo a ratificare definisce le procedure che gli Stati membri debbono seguire per quanto riguarda la ridistribuzione degli introiti derivanti dalle spese di riscossione allorché le risorse proprie vengano messe a disposizione del bilancio dell'Unione europea, nel caso in cui «si ricorra alla procedura dello sdoganamento centralizzato».
Si tratta, signor Presidente, di un istituto previsto dal nuovo codice doganale comunitario, che permette e consente agli operatori economici la possibilità di presentare la dichiarazione doganale elettronica all'ufficio del luogo ove essi sono stabiliti. Quindi, potrebbe essere anche una città non di mare (Milano o Torino, per citare due città italiane), dove per l'appunto loro sono stabiliti, previa autorizzazione delle autorità doganali, quindi indipendentemente dal luogo in cui le merci entrano o escono o sono presentate nel territorio doganale dell'Unione europea.
Pertanto con questo meccanismo si consente alle imprese di eseguire sdoganamenti Pag. 33a distanza, rapportandosi quindi con un unico ufficio doganale per quanto riguarda il disbrigo delle formalità, il quale sarà quindi l'ufficio competente per il luogo in cui è localizzata la sede dell'azienda.
In relazione all'istituto in questione era stato posto dagli Stati membri dell'Unione europea il problema dell'incameramento dei dazi doganali percepiti per le operazioni in oggetto. La gestione dello sdoganamento centralizzato comporta infatti spese amministrative nei due Stati membri allorché le merci siano dichiarate per l'immissione in libera pratica di uno Stato membro, ma siano presenti anche in un altro Stato. Attualmente i dazi affluiscono per un 75 per cento direttamente alle casse dell'Unione europea, mentre il rimanente 25 per cento viene trattenuto a titolo di spese di riscossione nazionale dallo Stato membro presso cui viene eseguita l'operazione di immissione in libera pratica delle merci. La loro materiale riscossione però è di competenza dell'ufficio doganale presso cui vanno eseguite le formalità d'importazione. Nell'Unione europea - è risaputo - non vengono applicati dazi anche all'esportazione.
È proprio quindi in relazione a questa ipotesi che si riferisce la Convenzione al nostro esame, la quale introduce un meccanismo di ripartizione della quota di dazio non corrisposta al bilancio comunitario tra i Paesi interessati allo sdoganamento. Questa Convenzione prevede quindi una ripartizione al 50 per cento del rimborso delle spese di riscossione tra i due Paesi interessati dallo sdoganamento centralizzato.
Numerosi Paesi europei - tra i quali voglio ricordare la Bulgaria, la Francia, l'Ungheria, la Lituania, la Lettonia, i Paesi Bassi, la Svezia e la Repubblica slovacca - hanno già provveduto a ratificare la Convenzione e, affinché diventi pienamente operativa, questa deve essere ratificata da parte di ciascuno Stato membro dell'Unione europea, secondo le proprie procedure nazionali. Pertanto appare urgente anche per il nostro Paese procedere con sollecitudine. Per questo motivo annuncio fin da adesso che il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il proprio voto favorevole.
Tuttavia, vorrei richiamare la sua attenzione, signor Presidente, e se me lo consente anche quella del rappresentante del Governo...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FABIO EVANGELISTI. Rispetto alla ratifica che stiamo per affrontare c'è un'annotazione finale che voglio aggiungere e riguarda le preoccupazioni che l'ANCI, l'associazione nazionale dei comuni italiani (che non è un'organizzazione di parte), ha sottolineato più volte in relazione all'impatto che potrebbe avere lo sdoganamento centralizzato che si intende introdurre a livello comunitario. Infatti lo sdoganamento ha delle ripercussioni sulle nostre realtà portuali. Nella fattispecie la maggiore perplessità riguarda l'eventualità che, nell'adottare quanto previsto dalla Convenzione, le operazioni potrebbero essere subito concentrate dai grossi gruppi del settore dell'interscambio solo presso alcune dogane, non certamente quelle portuali, e le conseguenze per le città portuali italiane potrebbero essere molto pesanti soprattutto in termini occupazionali. Ma le preoccupazioni riguardano anche, sempre secondo i responsabili della consulta delle città portuali dell'ANCI, il rischio di un significativo abbassamento degli standard di sicurezza e di controllo fiscale della merce.
A fronte di queste ripercussioni non pare intravedersi alcun significativo vantaggio in termini di riduzione dei costi e di conseguenza in efficienza. Ho qui una lettera indirizzata al Ministro Ronchi, ma anche al Ministro Matteoli e al Commissario e Vicepresidente della Commissione europea, onorevole Tajani, da parte dei rappresentanti dell'ANCI di due anni fa, sto parlando dell'allora presidente Leonardo Domenici e del sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, responsabile della consulta ANCI per i porti, in cui rappresentavano le proprie preoccupazioni. In risposta a queste preoccupazioni il Ministro Pag. 34Ronchi ha scritto letteralmente: «sono consapevole che ciò comporterà inizialmente risvolti negativi in termini occupazionali, così come una riduzione delle entrate di bilancio, ma in seguito ne vedremo i benefici». Ebbene, questo è un auspicio, però non siamo oltre l'auspicio.
Pertanto, le chiedo, signor Presidente, di far sì che il Governo voglia rassicurare con qualche dato maggiormente confortante - e non soltanto con un auspicio - quelle che sono le preoccupazioni dei sindaci italiani ma soprattutto dei sindaci delle città portuali che non sono in poco numero nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3356)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Pianetta.

ENRICO PIANETTA, Relatore. Signor Presidente, ringrazio i colleghi che sono intervenuti. Mi corre l'obbligo, soprattutto in relazione alle utili considerazioni espresse dal collega Evangelisti, di evidenziare che, comunque, al di là di quelle che sono appunto le preoccupazioni e le possibilità da valutare, questa Convenzione mette tutti gli operatori economici e le imprese nella condizione di avere una maggiore facilitazione in tutti gli scambi e in tutte le procedure attraverso la semplificazione delle procedure stesse.
Pertanto, sulla base di questa considerazione, che è oggettivamente e unanimemente condivisa e che rappresenta uno degli elementi fondamentali della stessa Convenzione, esprimo una valutazione positiva e auspico, appunto, un'approvazione rapida di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, all'onorevole Evangelisti vorrei ricordare che il provvedimento in esame mira a rendere esecutive in Italia le disposizioni della Convenzione firmata il 10 marzo 2009 a Bruxelles, concernente proprio la redistribuzione degli introiti derivanti dalle spese di riscossione nel caso si faccia ricorso alla procedura dello sdoganamento centralizzato.
Dobbiamo sapere che proprio il regolamento del 2008 ha introdotto il codice doganale comunitario e, quindi, l'istituto dello sdoganamento centrale. Dovremo vedere, in fase di attuazione della stesso, quali effetti all'interno questa introduzione produrrà perché non abbiamo possibilità di capire ex ante quali saranno gli orientamenti degli operatori e quali conseguenze concrete si determineranno. Credo che dobbiamo tutti seguire con estrema attenzione l'applicazione in Italia e sulla base dei risultati di tale applicazione assumere poi decisioni interne che tengano conto delle preoccupazioni che giustamente lei ha sollevato e che erano già state sollevate dall'ANCI.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito avrà luogo, come previsto nell'ordine del giorno, al termine dell'esame della mozione concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,35.

La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,35.

Pag. 35

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa alla proposta di legge n. 2699.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione su una richiesta di stralcio. La VI Commissione permanente (Finanze), nel corso dell'esame della proposta di legge S. 414-507 - Senatore Costa; Senatore Barbolini: «Disposizioni di contrasto al furto d'identità e in materia di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo, dei pagamenti dilazionati o differiti e nel settore assicurativo» (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (2699), ha deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio dell'articolo 7.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito)

La proposta di legge risultante dallo stralcio del suddetto articolo 7, con il numero 2699-ter e con il titolo: «Istituzione di un sistema di prevenzione delle frodi nel settore assicurativo» è assegnata alla VI Commissione permanente (Finanze), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II e V.
La restante parte della proposta di legge, con il numero 2699-bis e con il titolo: «Disposizioni di contrasto al furto d'identità e in materia di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti», resta assegnata alla VI Commissione (Finanze), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, IX, X, XI e XIV.

Seguito della discussione della proposta di legge: Lo Presti ed altri: Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi (A.C. 1524-A) (ore 17,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Lo Presti ed altri: Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi.
Ricordo che nella seduta del 3 maggio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1524-A).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1524-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, a norma degli articoli 86, comma 1, e 89 del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Pelino 1.010, non previamente presentato in Commissione e concernente alcuni benefici assistenziali per i padri esercenti attività libero-professionale, in quanto riguarda materia non trattata nel testo e negli emendamenti dichiarati ammissibili in sede referente.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, potrei dire che il mio è un intervento sul complesso dei «non emendamenti», dato che li abbiamo ritirati quasi tutti, anche su indicazione della Commissione bilancio. Ho visto che è rimasto, Pag. 36invece, l'emendamento Borghesi 1.11, che ritengo essere un emendamento importante.
Le casse previdenziali dei professionisti iscritti agli albi vivono in questo momento un periodo difficile, perché la loro sostenibilità, la sostenibilità del sistema pensionistico e, soprattutto, l'adeguatezza delle pensioni erogate sono messe a rischio dalle dinamiche delle iscrizioni di nuovi professionisti agli albi, dalle dinamiche complessive dell'economia e anche dal fatto che si è tentato, in questi anni, di sostituire ad un incremento delle aliquote previdenziali individuali, necessario per l'allungamento della vita media dei pensionati, gli introiti della gestione del patrimonio.
Abbiamo assistito a scelte da parte degli enti previdenziali in oggetto, diciamo così, non proprio conservative dal punto di vista della gestione del patrimonio, e in un periodo di turbolenza finanziaria come questo, quella scelta che era dettata dall'esigenza di avere dei rendimenti alti, che garantissero appunto un'adeguatezza delle prestazioni, si è dimostrata molto rischiosa.
Assistiamo in questi giorni, ad esempio, a numerose Casse che cercano di incrementare il rendimento del loro patrimonio immobiliare, aumentando in maniera considerevole gli affitti delle loro case, dei loro appartamenti, riversando e scaricando sugli inquilini degli incrementi molto sostanziosi e anche molto rapidi. Riteniamo, pertanto, ed è questo il motivo che ci ha guidato nella discussione di questa proposta di legge, che sia giunto il momento di mettere sotto un maggiore controllo le dinamiche degli enti previdenziali e di discutere una riforma complessiva degli enti stessi.
Noi riteniamo che la proposta di legge che ci accingiamo a varare oggi sia un primo passo, ma sia un passo sicuramente troppo parziale e insufficiente, se lasciato da solo. Anche noi avevamo deciso di presentare un emendamento che, più o meno, aveva la stessa logica dell'emendamento Borghesi 1.11, su cui chiedo sin d'ora di apporre la mia firma, affinché almeno sia sancita l'idea che le Casse previdenziali, nel momento in cui viene data loro l'opportunità di riversare sulle parcelle una quota maggiore di oneri previdenziali, facciano anche un'analoga operazione nei confronti degli oneri previdenziali individuali, cioè chiedano ai loro iscritti un innalzamento delle aliquote almeno dello stesso livello.
Questo ci sembra un emendamento saggio, utile, che va nella direzione, che noi auspichiamo e che ribadisco, di una revisione complessiva del sistema. Abbiamo presentato un disegno di legge in merito e ci auguriamo che questo giunga rapidamente all'esame dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, noi consideriamo questa proposta di legge utile, anche se rappresenta solo un primo passo. Il tema della previdenza, sia per i professionisti iscritti ad ordini e a collegi, sia per quelli delle cosiddette nuove professioni, della gestione separata, è un «problema-Paese» di grande rilievo, perché le previsioni attuariali con riferimento alle gestioni delle Casse naturalmente mostrano squilibri per le giovani generazioni, e quindi richiedono una riforma, anzi più riforme, ampie, seppur svolte in modo graduale e attraverso dei passaggi progressivi.
Questa misura che consente di innalzare il contributo integrativo fino al 5 per cento è solo un passo; per questo non condividiamo gli emendamenti presentati e difendiamo questo testo, sapendo però che vi sono problemi che vanno oltre la norma che ci accingiamo ad esaminare e a votare. C'è il problema, che definirei storico, della doppia tassazione della gestione delle Casse di previdenza, che in Italia è ancora assoggettato al principio riassunto nella formuletta «ETT», cioè esenzione-tassazione-tassazione, sia della contribuzione che dei proventi delle gestioni.
Quindi, è un sistema ingiusto, mentre nel resto d'Europa è assoggettato ad una Pag. 37sola tassazione, non a doppia tassazione. Vi è anche il problema, se vogliamo, in prospettiva, dell'allargamento delle platee contributive. Occorre guardare con occhi nuovi e rimuovere quel muro che separa ancora i professionisti, iscritti alle casse degli ordini e dei collegi, da altri professionisti, appartenenti alle cosiddette nuove professioni o professioni non regolamentate, che molto spesso fanno lavori simili, consimili o quantomeno confinanti, ma che per l'appunto hanno invece una gestione separata e un futuro molto più incerto sotto il profilo previdenziale del welfare.
Credo che occorra iniziare a pensare anche in questi termini, cioè alla possibilità di allargare le platee contributive, soprattutto per il regime pensionistico di tipo contributivo, consentendo anche a questi professionisti di iscriversi alle casse esistenti o comunque facendo una «virtuosa» confusione tra queste platee, al fine appunto di rafforzare la capacità delle casse ed anche, nella previsione attuariale, quella di offrire prestazioni non solo previdenziali - come sappiamo - ma anche in senso ampio di welfare, perché sono molti i capitoli implicati (le indennità di maternità, di infortunio ed altro ancora).
Occorre una moderna forma di previdenza per i professionisti perché il lavoro professionale, non solo quello autonomo, nell'economia della conoscenza, rappresenta un settore fondamentale per il lavoro, per le nuove generazioni, nonché per la competitività del Paese.
Dunque oggi, in modo positivo - come meglio dirà l'onorevole Poli - il gruppo dell'UdC valuterà e voterà questa misura, sapendo però che esso rappresenta solo un passo di una riforma che vogliamo più ampia ed alla quale il Parlamento e tutte le forze politiche devono dedicare la migliore attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo 1.010, a mia prima firma, dichiarato inammissibile, rispondeva all'esigenza di ottemperare alla sentenza n. 385 del 2005 della Corte costituzionale, con la quale è stata dichiarata l'illegittimità degli articoli 70 e 72 del decreto legislativo n. 151 del 2001, nella parte in cui non prevedono il principio che al padre spetti di percepire, in alternativa alla madre, l'indennità di maternità, attribuita solo a quest'ultima. Nella medesima pronuncia la Consulta riserva comunque al legislatore il compito di approntare un meccanismo attuativo che consenta anche al lavoratore padre un'adeguata tutela.
Pertanto, con l'articolo aggiuntivo si estendeva il diritto all'indennità di maternità ai padri libero-professionisti secondo una disciplina analoga a quanto già previsto per i lavoratori dipendenti dagli articoli 28 e 31 del decreto legislativo n. 151 del 2001.
La proposta emendativa non comportava oneri finanziari a carico dello Stato, giusta la previsione di cui all'articolo 83 del decreto legislativo n. 151 del 2001, in base al quale alla copertura degli oneri si provvede con un contributo annuo a carico di ogni iscritto a casse di previdenza e assistenza per i libero-professionisti. La ridefinizione dei contributi dovuti dagli iscritti ai fini del trattamento di maternità avviene mediante delibera degli enti medesimi, approvata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, nonché con gli altri Ministeri rispettivamente competenti ad esercitare la vigilanza sul relativo ente. Al fine dell'approvazione della delibera gli enti presentano ai Ministeri vigilanti idonea documentazione che attesti la situazione di equilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate.
Speriamo quindi, data l'importanza, di poterlo ripresentare in un altro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, anch'io vorrei svolgere due brevi considerazioni Pag. 38a proposito del provvedimento in esame. Il mondo previdenziale delle Casse dei professionisti è regolato - come è noto - dal decreto legislativo n. 509 del 1994 per quanto riguarda gli ordini più antichi (normalmente ci si riferisce ai medici, ai veterinari, agli ingegneri, agli architetti e ad altri), e dal decreto legislativo n. 103 del 1996 per le cosiddette nuove professioni (per esempio i periti industriali, gli infermieri ed altri professionisti iscritti ad ordini e ad albi). Quest'ultimo provvedimento è quello che trattiamo oggi: in particolare, discutiamo la modifica dell'articolo 8, concernente la misura del contributo previdenziale dovuto dagli esercenti l'attività libero-professionale. La previdenza dei professionisti deve essere attenta soprattutto a due criteri, due concetti fondamentali, che sono la sostenibilità di medio e lungo termine (e per quanto riguarda le Casse previste dal decreto legislativo n. 103 del 1996, questa è assolutamente garantita), e l'adeguatezza della rata, perché, con pensioni che si aggirano attorno ai 200-300 euro al mese, ovviamente non si può parlare di adeguatezza. Il problema è che proprio il decreto legislativo n. 103 del 1996 prevede dei contributi fissi all'anno che poi genereranno in futuro una rata fissa, ma certamente insufficiente a garantire un tenore di vita a qualunque tipo di professionista. Il provvedimento in esame si limita per il momento (è comunque certamente un primo passo importante) ad attribuire la facoltà di modificare il contributo integrativo (quel contributo che viene applicato alle parcelle), potendolo portare dal 2 per cento fino al 5 per cento. Si è discusso a lungo del fatto che questo possa in qualche modo essere scaricato sulle spalle dei cittadini e dei consumatori, o del fatto che in qualche modo questa misura possa incidere ed influire negativamente sulle aliquote ISTAT, però è certo che questi sono denari che confluiscono nei contributi previdenziali. Pertanto, visto che il sistema italiano prevede di delegare agli ordini professionali, attraverso le proprie Casse, la gestione della raccolta dei contributi e quindi poi dell'erogazione delle pensioni, è corretto che si vada in questa direzione, perché è prevalente l'aspetto della contribuzione che è diretta comunque a migliorare un pochino la sostenibilità. Certo, con i forti limiti e i vincoli previsti dal decreto legislativo n. 103 del 1996 bisognerà pensare ad altre future modifiche dirette a migliorare questa sostenibilità. Fra queste si potrà anche pensare alla cosiddetta pensione modulare, che è una possibilità in più da sommare all'unico pilastro, peraltro, di previdenza obbligatoria, e che consentirebbe l'accantonamento di maggiori risorse, tendendo così a rate di pensione che siano davvero dignitose.
Comunque, mi pare di poter dire che dal mondo delle professioni, delle Casse in particolare, venga un plauso per questo intervento, che può sembrare un intervento di nicchia, a carattere particolare, ma che comunque riguarda una realtà che doveva, per forza di cose, essere modificata attraverso lo strumento normativo. Quindi, oggi stiamo realizzando un lavoro utile, molto atteso e molto apprezzato da questo mondo di professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, intervengo solo per elogiare il lavoro compiuto da tutti i colleghi della Commissione bicamerale che ho l'onore di presiedere, che hanno svolto un lavoro di ricognizione e di controllo sul patrimonio e sulla gestione di tutte queste Casse previdenziali. Un lavoro che si è rilevato particolarmente importante perché abbiamo evidenziato la presenza di titoli tossici in alcune di queste Casse e, insieme, proprio con i vicepresidenti Lo Presti e Motta, abbiamo svolto un'opera di ricognizione, che può servire e può essere d'aiuto nella gestione di fondi davvero importanti per il nostro Paese e per i tanti professionisti che sono interessati al patrimonio delle Casse.
Credo che questo provvedimento vada nella direzione esatta, nella direzione condivisa Pag. 39che abbiamo ricercato. Ora, ringraziamo tutti i colleghi della nostra Commissione che si è trovata tante volte ad analizzare questi temi. Credo che anche questo nuovo assetto normativo possa essere particolarmente utile.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore, onorevole Cazzola, ad esprimere il parere della Commissione.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, oltre ad esprimere il parere vorrei anche motivarlo. Mi dica lei, quindi, se lo posso fare adesso o in sede di votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, lo può fare adesso.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Borghesi 1.11 e 1.10.
Mi avvalgo della sua cortesia, signor Presidente, per spiegare le ragioni di tale parere, come ho fatto peraltro anche in Commissione e nel Comitato dei nove. Abbiamo a che fare con un settore della previdenza obbligatoria che riguarda le Casse cosiddette privatizzate. Sono una ventina di Casse, quattordici delle quali di vecchio conio, che sono anche quelle delle categorie più numerose e sei, invece, istituite con la cosiddetta riforma Dini del 1995 e con il decreto legislativo n. 103 del 1996, attuativo di quella riforma.
Le vecchie Casse - quelle che esistono da decenni - hanno un contributo soggettivo che incide sul reddito dei professionisti ed un contributo integrativo che è fissato in misura del 5 per cento. Il contributo integrativo può essere fatturato sul cliente. Le nuove Casse, invece, hanno un contributo soggettivo, che è quello deciso dagli organi statutari - come quello ovviamente delle vecchie Casse -, ed un contributo integrativo che ha un tetto di legge fissato al 2 per cento. Cosa fa questa legge? Cosa si propone la proposta di legge di cui è primo firmatario l'onorevole Lo Presti? Si propone di allineare le Casse nuove, le sei Casse di cui al decreto legislativo n. 103 del 1996, per quanto riguarda il contributo integrativo, al tetto del 5 per cento delle altre Casse.
Teniamo conto che queste Casse non hanno nessuno che gli soffia sul collo o che li obbliga a decidere in un certo senso. Queste Casse hanno un'ampia autonomia gestionale, organizzativa, decisionale, per cui decidono in autonomia con organi amministrativi eletti dalle categorie interessate che, ovviamente, trattandosi di previdenza obbligatoria, sono sottoposte ad un potere autorizzativo e di vigilanza esercitato dal Ministero del lavoro e dal Ministero dell'economia e delle finanze. Questo provvedimento non vuole fare grandi cose. Sappiamo tutti che forse è doveroso - in Commissione ce lo siamo anche proposto - rivedere la previdenza privatizzata anche con un disegno più ampio, con una visione più ampia. Esiste un provvedimento, di cui è primo firmatario l'onorevole Damiano, che va in questa direzione e lo abbiamo calendarizzato per il mese di maggio. L'altra misura che realizziamo, però, con questo provvedimento è quella di consentire che parte del contributo integrativo vada a sostenere la posizione individuale, il montante individuale, su cui, a coloro che si applica il sistema contributivo, verrà calcolata la pensione.
Per le vecchie casse si tratta, quindi, di una diversa destinazione nel senso che il contributo del 4 per cento o del 5 per cento già lo riscuotono. Quindi questo contributo viene destinato a prestazioni assistenziali e, se il disegno di legge in esame verrà approvato, una parte di questo contributo può essere destinato a prestazioni previdenziali.
Per le altre casse, le nuove casse, si fa semplicemente un'operazione di allineamento alla situazione delle altre. Gli emendamenti presentati dall'onorevole Borghesi sono di due tipi: uno, l'emendamento 1.10, sostanzialmente propone che questo incremento si fermi al 2,5 per cento; l'altro, l'emendamento 1.11, agisce Pag. 40sul contributo soggettivo con una raccomandazione inutile in quanto già oggi le casse sono liberissime di aumentare il contributo soggettivo come vogliono (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il Governo?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Borghesi 1.11.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Borghesi 1.11 se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione all'Aula perché alcune considerazioni espresse dal relatore mi trovano concorde mentre su altre avrei alcune perplessità che mi hanno portato a presentare la proposta emendativa in esame.
Vorrei ricordare a tutti che le casse di previdenza dei professionisti sono per lo più in difficoltà nel senso che non sono in grado, con i contributi che incassano dai loro iscritti, di fronteggiare le pensioni che stanno erogando e, ovviamente, in prospettiva la situazione peggiorerà nel tempo. Ma immaginare che questo sia un provvedimento per i giovani futuri avvocati o ingegneri o, in genere, professionisti per quando andranno in pensione non è esattamente la situazione. La verità è che oggi è in situazione di pensionamento una serie di professionisti che durante il corso della loro attività professionale ha versato a titolo contributivo quote assolutamente irrilevanti. Poiché anch'io sono stato iscritto ad una cassa professionale per vent'anni ma non ho diritto alla pensione e, quindi, non ho conflitti di interessi, desidero spiegare a tutti che per 15 anni ho pagato 85 mila lire all'anno per avere una pensione quando sarei andato in pensione. Ora voi immaginate che, se avessi continuato a pagare, oggi percepirei una pensione basata sui versamenti degli ultimi anni, quindi sul reddito denunciato negli ultimi anni, potrei percepire una pensione di qualche migliaio di euro al mese e voi immaginate che, a fronte di questo, per 15 anni avevo versato 85 mila lire.
Dunque, dinanzi ad una situazione di tal genere, ritengo che non sia giusto che venga scaricata sui clienti dei professionisti. È vero che alcune casse hanno già istituito il contributo e ne cambiano la destinazione. Molte altre non lo hanno e in molti casi si tratterà di elevare dal 2 al 5 per cento e, quindi, di aumentare le tariffe professionali del 3 per cento. In altri termini, per le famiglie si tratta di un aggravio annuale che è quantificabile in centinaia di euro: tutti quelli che hanno delle cause in corso con avvocati o pratiche con ingegneri e così via per tutti gli ordini professionali.
A me pare che sia più corretto o ridurre le prestazioni oppure aumentare i contributi a carico dei professionisti che oggi sono in attività professionale.
Ecco, quindi, il senso del nostro emendamento che mira a dire: le casse provvedano alle necessità per raddrizzare la gestione dei loro enti previdenziali attraverso un prelievo maggiore fatto ai professionisti e, quindi, aumentando i contributi a loro carico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo un brevissimo intervento per segnalare anche all'onorevole Borghesi che le casse di cui stiamo parlando sono state istituite nel 1996.
Quindi, sono diverse da quelle a cui lo stesso onorevole Borghesi si riferiva. Dunque, sono intervenuto per chiarire anche ai colleghi che non stiamo parlando del caso che adesso l'onorevole Borghesi ha citato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 41

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Pionati? Onorevole Servodio? Onorevole Giulietti? Onorevole Rampelli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 497
Astenuti 8
Maggioranza 249
Hanno votato
208
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 1.10.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Borghesi 1.10 formulato dalla Commissione e dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intanto vorrei ricordare che il problema vale per tutte le casse, quindi anche per quelle che oggi sono al 2 per cento e che possono portarlo al 5 per cento. Non tutte sono al 5 per cento: una parte sì, una parte no, e questa è la prima considerazione. Quindi, voglio dire che era tale la preoccupazione degli effetti di aumento a carico delle famiglie, che il relatore si è premurato di precisare che però tali aumenti non genereranno inflazione, perché le tariffe professionali non stanno dentro al paniere ISTAT. Dunque, questa è una bella dimostrazione che non produrrà inflazione dal punto di vista statistico, ma è evidente che produrrà un aggravio dei costi a carico dei clienti e quindi delle famiglie. Pertanto noi chiediamo di limitare al 2,5 per cento l'aumento, invece che al 5 per cento.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, il primo comma dell'articolo unico recita testualmente così: «Il comma 3 dell'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, è sostituito dal seguente: (...)». Quindi, è assolutamente chiaro che riguarda le sei casse istituite con tale decreto legislativo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giammanco? Onorevole Mazzuca? Onorevole Pizzolante? Onorevole Pionati? Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 506
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
18
Hanno votato
no 488).

Consistendo la proposta di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Pag. 42

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1524-A).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei chiedere ai sottoscrittori degli ordini del giorno la disponibilità ad inserire nel dispositivo questa formula: «impegna il Governo a continuare il tavolo con le parti», intese come Casse, «ed in quella sede verificare la possibilità di...» e di seguito aggiungere gli impegni che i vari ordini del giorno individuano. Chiedo se vi è questa disponibilità, che è di metodo e di sostanza, perché è evidente che ci troviamo di fronte, da una parte, ad un'iniziativa del Governo già assunta di aprire il tavolo con le casse, dall'altra, all'esigenza di mantenere sempre un punto di equilibrio, il che significa anche rispetto per l'autonomia delle casse.
Quindi se c'è questa disponibilità, il Governo manifesta - e lo posso dettagliare ordine del giorno per ordine del giorno - la disponibilità ad accogliere gli impegni che vengono man mano richiesti.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Borghesi n. 9/1524-A/1 e Garagnani n. 9/1524-A/2, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo all'onorevole Di Biagio se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1524-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, ringrazio la sensibilità del sottosegretario Viespoli, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1524-A/4 accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Santagata n. 9/1524-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIULIO SANTAGATA. Il mio ordine del giorno riguarda soggetti che prima dell'introduzione della gestione separata presso l'INPS non avevano alcun luogo dove versare i contributi. Noi quindi abbiamo una legislazione che prevede che la contribuzione sia obbligatoria, salvo avere un gruppo di persone che non aveva un luogo, non aveva una cassa, non aveva l'INPS, non aveva nulla in cui versare i contributi. La nostra richiesta è che il Governo si adoperi per trovare una soluzione per queste persone attraverso un recupero della contribuzione mancata. Non so se questo faccia parte del tavolo citato dal sottosegretario Viespoli, in questo caso va bene anche il tavolo, ma mi sembra che la questione sia un'altra. Con riferimento al tavolo di lavoro però pregherei l'onorevole Viespoli di accelerare i lavori perché molte casse aspettano da mesi che il Governo e gli enti vigilanti si pronuncino sulle loro proposte di revisione.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole Santagata accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, n. 9/1524-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Frassinetti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1524-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Pag. 43
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Desidero ringraziare l'onorevole Borghesi per il contributo che ha dato ad una riflessione che credo tutti quanti dobbiamo fare: se è giusto che pagando poco poi si possa avere una pensione di molto superiore, che viene pagata e scaricata sui consumatori.
Desidero prendere atto che l'ordine del giorno da noi proposto, a prima firma dell'onorevole Borghesi, di fatto è stato accolto dal Governo nella parte in cui si impegna il Governo ad adottare iniziative affinché, a loro volta, le casse si impegnino a contenere il contributo integrativo posto a carico dei clienti e aumentare in maniera più che proporzionale rispetto al primo l'incidenza del prelievo a carico degli iscritti.
Tuttavia desidero assumere la responsabilità del gruppo che fa riferimento anche al partito Italia dei Valori. Per questo ritengo doveroso che anche noi ci assumiamo la responsabilità circa i differenti trattamenti che vengono effettuati adesso dalle varie casse e circa la necessità che a tutti, anche ai liberi professionisti, venga assicurata la possibilità di avere una pensione al termine della loro carriera. Intendiamo tutelare certamente i consumatori, ma la sede dove intervenire non è questo provvedimento, esso è fatto a favore di una categoria di persone di cui il nostro Paese ha bisogno e che ha bisogno di far sentire sereni nell'espletamento del loro lavoro. Pertanto annuncio che l'Italia dei Valori voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poli. Ne ha facoltà.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, il provvedimento che sta per essere sottoposto al voto dell'Assemblea e recante disposizioni relative a soggetti che svolgono attività di libera professione, senza vincoli di subordinazione, iscritti alle casse professionali privatizzate, nasce dall'esigenza di rimuovere il limite che la legge pone nei confronti delle casse previdenziali private, vietando loro di innalzare oltre il 2 per cento il contributo integrativo.
Il dibattito che affrontiamo oggi in quest'Aula ci dà la possibilità di svolgere opportune riflessioni sia in merito al quadro normativo vigente, sia alle possibili innovazioni dei singoli sistemi previdenziali obbligatori, ma privati.
Va tenuto presente che taluni vincoli all'autonomia normativa delle casse libero-professionali derivano direttamente dalla legge. Infatti, i liberi professionisti sono iscritti obbligatoriamente ad associazioni o fondazioni di diritto privato che percepiscono contributi, appunto obbligatori, ai fini assistenziali e previdenziali.
È opportuno ricordare che la previdenza dei liberi professionisti è regolamentata dalle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 509 del 1994 e, per quanto riguarda le cosiddette nuove professioni, dal successivo decreto legislativo n. 103 del 1996, i quali attribuiscono agli enti previdenziali privati autonomia organizzativa, contabile e gestionale.
In base alle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, le casse sono sottoposte alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia e delle finanze e rispondono ad un articolato sistema di controlli.
Il decreto legislativo n. 509 del 1994 demanda alle amministrazioni l'approvazione delle delibere adottate dagli enti per il funzionamento dei propri organi e quelle relative all'architettura del sistema pensionistico assistenziale prescelto.
Non tutti gli enti hanno, però, la medesima possibilità di intervenire sul proprio ordinamento, risultando obbligatorio ex lege per gli enti del cosiddetto 103 sia il metodo di calcolo, che deve essere quello cosiddetto contributivo, sia la misura del contenuto integrativo, fissata anch'essa ex lege al 2 per cento. Anche questi enti, però, come peraltro le casse delle professioni, Pag. 44applicano ai propri iscritti aliquote dei contributi soggettivi molto contenute. Tutto ciò rappresenta una forte preoccupazione per le attese future, soprattutto delle nuove generazioni. È evidente come ad aliquote contributive estremamente basse non possono che corrispondere trattamenti pensionistici non adeguati in rapporto al reddito professionale percepito nel corso dell'esercizio della professione.
Per le casse privatizzate ex decreto legislativo n. 509 del 1994, le riforme di recente deliberate e approvate dai Ministeri per conseguire la stabilità trentennale delle gestioni hanno consentito, però, l'aumento della misura del contributo integrativo fino al 4 per cento.
Proprio da questi presupposti è scaturito il dibattito in Commissione, avvenuto in un clima di sostanziale condivisione e vicinanza di vedute nell'esame del contenuto e delle finalità preposte al dispositivo normativo in oggetto. Si è avvertito come necessario l'obiettivo di porre in essere interventi volti ad incrementare la base di calcolo del trattamento pensionistico espressa dai montanti contributivi, in modo tale da garantire l'adeguatezza dei trattamenti pensionistici in continuità con il reddito professionale percepito al momento della cessazione dell'esercizio della professione.
In sintesi, alle casse istituite ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994 la normativa di riferimento attribuisce un'ampia autonomia in materia di incremento percentuale del montante contributivo. Infatti, i loro organi amministrativi e di indirizzo hanno la facoltà di deliberare un'integrazione della percentuale del contributo integrativo, previa approvazione degli organi istituzionali di controllo e di vigilanza, cosa che non accade per le casse istituite ai sensi del decreto legislativo n. 103 del 1996. Gli enti di previdenza privatizzati di cui al citato decreto legislativo n. 103 del 1996 si vedono, pertanto, preclusa la stessa opportunità delle casse sopra citate, nonostante gli scopi e le finalità previdenziali e assistenziali siano in tutto e per tutto identici.
Condividiamo l'intervento normativo proposto, visto il suo carattere solidaristico che si giustifica per tutto il sistema previdenziale privatizzato in considerazione dell'assenza di qualsiasi intervento della finanza pubblica sulla sostenibilità degli enti gestori.
Abbiamo accolto favorevolmente l'iniziativa del Governo, che ha portato all'istituzione di un tavolo di confronto con i rappresentanti delle casse previdenziali private, per affrontare le criticità emerse dopo la prima fase di attuazione della normativa che disciplina tali enti.
Tuttavia, auspichiamo che le condivisibili finalità della proposta di legge in esame possano essere inserite all'interno di un futuro complessivo processo organico di riforma degli organi previdenziali privatizzati. La necessità della riforma organica che auspichiamo è animata dalla consapevolezza che occorre considerare e prevedere la possibilità, che è verosimile, di peggioramenti dei bilanci nei prossimi anni, a causa dell'erogazione di un numero consistente di prestazioni che potrebbe mettere le casse degli istituti privati nelle condizioni di non poter gestire adeguatamente la richiesta.
Dal confronto con le casse previdenziali private sono scaturiti profili di condivisione, ora contenuti nel provvedimento che ci apprestiamo a votare.
Siamo soddisfatti del dibattito che si è sviluppato in Commissione lavoro e che ha portato anche all'approvazione dei nostri emendamenti, simili nel contenuto a quelli presentati dal relatore e volti a portare al 5 per cento la misura oltre la quale non può eccedere il contributo integrativo a carico degli iscritti alle casse professionali. Parliamo di una piccola conquista verso il superamento della disparità di trattamento tra le casse di cui al decreto legislativo n. 103 del 1996 e quelle di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, nella speranza che a ciò faccia seguito una più puntuale e razionalizzata riforma organica delle casse previdenziali.
Condividiamo lo spirito sotteso al provvedimento perché confidiamo che possa garantire agli iscritti un accrescimento Pag. 45delle prestazioni, attraverso l'incremento dei montanti e non semplicemente un aumento del patrimonio delle Casse stesse. Ci auguriamo, inoltre, che si possa in tal modo intervenire per sanare una situazione di disparità di trattamento molto penalizzante per alcune casse previdenziali. I liberi professionisti, al pari dei lavoratori dipendenti, hanno il diritto di beneficiare di adeguate prestazioni previdenziali e assicurative. Inoltre, come ha anche evidenziato il relatore, riconosciamo che il testo in esame costituisce un primo significativo tassello del più articolato mosaico rappresentato dalla riforma della previdenza dei professionisti italiani.
Diamo pertanto la nostra valutazione favorevole al provvedimento auspicando che possa essere visto come un intervento iniziale rispetto ad un futuro complessivo processo organico di riforma degli organi previdenziali privatizzati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che questo provvedimento, anche rispetto a come è stato modificato in Commissione grazie all'approvazione di proposte emendative, vuole semplicemente riportare a una situazione di equità diversi professionisti che appartenevano a Casse diverse. Il provvedimento mira a dare una previdenza, e quindi pensioni dignitose, ai professionisti, insistendo su queste nuove sei Casse sul metodo contributivo. Considerando che sarà discrezione delle stesse Casse deliberare, entro i limiti del 5 per cento, il contributo integrativo obbligatorio sotto la stretta vigilanza dei Ministeri competenti, non possiamo che valutare positivamente, in quest'Aula, il provvedimento e annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, come già detto dall'onorevole Damiano in sede di discussione sulle linee generali, siamo favorevoli a tutte le proposte che mirano a migliorare gli importi delle pensioni, ovviamente per tutti. Nello specifico stiamo discutendo dei liberi professionisti, per i quali pensiamo sia indispensabile una riforma generale delle casse. Anche l'onorevole Cazzola ha già detto che in Commissione lavoro è calendarizzata la proposta del Partito Democratico, atto Camera n. 2715, di cui primo firmatario è l'onorevole Damiano, la quale mira proprio alla riforma generale delle Casse.
Come gruppo Partito Democratico, all'interno della Commissione lavoro, con altri colleghi, abbiamo fatto varie proposte che mirano al miglioramento delle pensioni per i lavoratori dipendenti, al riconoscimento di periodi figurativi per tutti coloro che prendono congedi parentali. Allo stesso modo pensiamo che vada valorizzato chi prolunga volontariamente l'attività lavorativa oltre il termine di maturazione del diritto alla pensione e quindi è evidente che miriamo a un discorso di valorizzazione degli importi delle pensioni.
Pensiamo, comunque, che ci sia bisogno di tanti interventi legislativi per rispondere alle nuove realtà del mondo del lavoro. Non esiste più la classica figura dell'operaio, dell'operaia o dell'impiegato e dell'impiegata con un contratto a tempo indeterminato, che lavora 35 o 40 anni e poi va in pensione con il 70-80 per cento della retribuzione percepita.
Ormai sono sempre di più i contratti a tempo determinato, oppure le varie forme contrattuali. Ci sono tante interruzioni del rapporto lavorativo e ci sono anche tanti cambiamenti professionali e lavorativi, che riguardano sia cambiamenti di lavoro, ma anche passaggi da un lavoro dipendente a un lavoro autonomo, a prestazioni libero-professionali e da un lavoro dipendente a un lavoro libero professionale.
Anche i classici lavori libero-professionali di un tempo non è detto che rimangano la scelta di lavoro per tutta la vita. Questa proposta di legge va nella direzione Pag. 46giusta, ma, per esempio, non è stato accettato un nostro emendamento, come ha già detto il collega Santagata, che prevedeva la possibilità di riscatto per i periodi vuoti, ed inoltre è stato dichiarato inammissibile l'emendamento dell'onorevole Pelino per riconoscere l'indennità di paternità.
Pensiamo che questa proposta di legge avrebbe potuto essere migliore, ma comunque è un passo avanti. Sottolineiamo, comunque, che oltre a questa proposta, proprio perché nella vita lavorativa delle persone i cambiamenti sono tanti, vanno anche ripensati tanti altri istituti previdenziali.
I riscatti di periodi non coperti da contribuzione, come abbiamo detto, devono essere addirittura sollecitati o stimolati, proprio perché ormai, andando verso il calcolo della pensione con il sistema contributivo per tutti (quindi si riceve in base a quanto si è versato), va sollecitato anche il riscatto dei periodi vuoti. Il fatto che con le pensioni si possa vivere è un bene per la società e quindi, da questo punto di vista, siamo favorevoli ad ogni forma che valga per tutti ed anche ai riscatti, proprio perché ormai la pensione viene calcolata con il sistema contributivo e non conta il lavoro o la professione che si svolge, ma che si continuino ad aumentare i contributi nel proprio conto contributivo.
Allo stesso modo, anche la totalizzazione dei contributi va rivista, perché deve essere generalizzata, e non può essere sottoposta a mille condizioni e regole diverse a seconda del fondo previdenziale, della cassa professionale o dell'istituto previdenziale che ha incassato i contributi. La totalizzazione, a nostro avviso, deve essere possibile per tutti, proprio perché ci possono essere periodi svolti da liberi professionisti, periodi di lavoro dipendente e periodi di lavoro autonomo diverso.
Faccio un altro esempio che riguarda la pensione supplementare. Anche questa deve essere possibile per tutti. Oggi non esiste reciprocità neanche tra INPS e INPDAP, che sono i due pilastri pensionistici fondamentali. Per esempio, un pensionato INPDAP può avere una pensione supplementare che si è creato con i contributi versati all'INPS, ma i contributi versati all'INPDAP non possono costituire una pensione supplementare per un titolare di una pensione INPS. Se è così tra INPS e INPDAP, pensate cosa succede nel resto dell'universo pensioni, contributi e quindi casse.
Tutto ciò ha senso e poteva avere un senso quando non esisteva la mobilità lavorativa e assicurativa di oggi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIALUISA GNECCHI. È stato giusto, quindi, partire creando le più svariate forme di previdenza per favorire la riflessione e la sicurezza pensionistica, ma oggi il nostro compito istituzionale è riprendere in esame tutto ciò, con l'obiettivo di alzare gli importi delle pensioni.
Pertanto, ripetiamo che per i liberi professionisti questo è un primo passo avanti e noi voteremo a favore, ma deve essere fatta una riflessione generale e generalizzata su tutte le varie forme pensionistiche ad oggi esistenti perché non rispondono più alla varietà del mondo del lavoro, dei tipi di lavoro di tutti i lavoratori e le lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non approfitterò della vostra pazienza per più di cinque minuti. Credo che alcune considerazioni comunque vadano fatte a conclusione dell'iter di questo provvedimento, che costituisce una «miniriforma», una piccola riforma, che, come qualcuno ha già ricordato, dovrà in seguito essere incastonata in un mosaico più ampio.
Volevo ringraziare i componenti della Commissione lavoro per l'importante lavoro svolto al fine di portare in Aula questo provvedimento. Ringrazio anche i componenti del gruppo dell'Italia dei Valori Pag. 47perché in quella sede, onorevole Di Pietro, hanno addirittura accettato la possibilità che il provvedimento fosse approvato in sede legislativa. Oggi - re melius perpensa - si fa un passo indietro ma ciò ovviamente è nella libertà del gruppo.
Tuttavia volevo dire, a questo proposito, che il provvedimento in esame non interviene, come è stato sottolineato, a tutelare una certa categoria di persone. Esso interviene a tutelare soprattutto i giovani che fanno parte del mondo delle professioni, che rappresenta, onorevole Di Pietro, l'8 per cento del prodotto interno lordo del nostro Paese. Quindi, si tratta di un settore non trascurabile della nostra economia, sempre negletto e sul quale mai nessuno ha pensato di offrire - come si offre invece ad altri settori produttivi del nostro Paese - incentivi, sostegni e prebende di alcun genere.
Con questo provvedimento, voglio chiarire, diamo una nuova lettura ad una norma che prevedeva l'utilizzazione per altre finalità di un contributo (il contributo integrativo), come è stato spiegato bene dal collega Cazzola. Oggi, cambiando la destinazione di questo contributo per le casse di nuova generazione, vogliamo arricchire quella che sarà la futura pensione dei giovani che attualmente versano in un sistema contributivo quanto è giusto che versino come contributo soggettivo, ma che non sarà mai sufficiente in futuro a poter garantire un tasso di sostituzione adeguato.
Si parla addirittura di previsioni che vanno dal 15 al 30 per cento massimo. Come è immaginabile che un professionista, che lavora tutta la vita, possa, a conclusione del suo percorso lavorativo, avere, nel migliore dei casi, un'aspettativa di pensione pari al 30 per cento dell'ultima retribuzione? Qualcuno mi deve spiegare come un professionista che guadagna 2 mila euro al mese possa campare e vivere con 600 euro al mese.
Con questo provvedimento, quindi, sigliamo un nuovo patto generazionale con le giovani generazioni di professionisti che sotto il regime contributivo avranno una speranza in più di vedere aumentare il montante contributivo delle loro posizioni individuali e, di conseguenza, beneficiare di una pensione più adeguata.
Abbiamo scelto di intervenire su questa, che è una delle cinque leve sulle quali si può operare nell'ambito della riforma del sistema previdenziale dei professionisti, perché su di essa la politica può dire la sua, dato che si tratta di una leva prevista specificatamente da una norma di legge. Come ricordava il collega Mantini, dovremmo anche intervenire sul sistema della doppia tassazione, che è una leva prevista da una norma di legge. Le altre leve, invece, attengono all'autonomia delle casse.
Mi riferisco all'aumento dell'età pensionabile, all'aumento del contributo soggettivo, al mutamento del regime da retributivo a contributivo. Quindi, in quel caso il Parlamento e il Governo debbono esercitare una moral suasion per convincere le Casse - e lo faranno, perché la strada è obbligata - ad integrare la riforma che noi oggi portiamo a compimento con delle «autoriforme» che incidano su queste leve, su questi principi e su questi capisaldi del sistema previdenziale privato.
Ovviamente queste sono le ragioni profonde di un provvedimento che - lo ripeto - è una «miniriforma», che credo vedrà nel voto finale tutto il Parlamento accomunato dalla volontà di agire in favore dei nostri cittadini. Finalmente una «miniriforma» che può diventare una grande riforma se da essa passeremo a lavorare insieme con le Casse, ma anche insieme al mondo della previdenza privata per un miglioramento delle condizioni future dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pur apprezzando l'accoglimento sostanziale del Governo dell'ordine del giorno, resto dell'idea che sia un provvedimento Pag. 48contrario, in particolare in un momento di grave situazione economica. Infatti, mi sembra una cosa assolutamente sbagliata scaricare addosso alle famiglie aumenti di costi per prestazioni professionali.
Rilevo, infine, che ci sono contenziosi aperti con molti professionisti che fruiscono già della pensione, continuano a lavorare e non versano un centesimo di contributi alle casse di previdenza. Per questi motivi, a titolo personale e in dissenso dal gruppo, voterò contro il provvedimento.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA, Relatore. Signor Presidente, intervengo per due parole di prammatica. Ringrazio lei, il Governo, il presidente della Commissione, i colleghi di maggioranza e delle opposizioni e - se me lo consentite senza nessuna intenzione strumentale - in particolare il gruppo dell'Italia dei Valori che consente di approvare questo provvedimento con una maggioranza larghissima e ringrazio ovviamente i funzionari della Camera. È il primo provvedimento, signor Presidente, in materia di lavoro che riscontra in quest'Assemblea un consenso così ampio. Mi auguro che sia una rondine che segni l'arrivo di una primavera migliore (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1524-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1524-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Pionati... Onorevole Vico... Onorevole Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifica all'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, concernente la misura del contributo previdenziale integrativo dovuto dagli esercenti attività libero-professionale iscritti in albi ed elenchi» (1524-A):

Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato 499
Hanno votato no 1

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 18,40).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il punto successivo all'ordine del giorno sarebbe il seguito della discussione sulla mozione D'Antoni ed altri n. 1-00362 concernente iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea e delle altre mozioni presentate. Poiché su questo punto, signor Presidente, si sta lavorando in maniera - mi pare di comprendere - piuttosto proficua tra i vari gruppi per cercare di addivenire ad una maggiore intesa o addirittura ad una mozione unitaria, ritengo Pag. 49possa essere utile per la prosecuzione dei nostri lavori procedere ad una inversione dei punti all'ordine del giorno esaminando il punto 7) in luogo del punto 6), vale a dire passare al seguito dell'esame delle ratifiche, di cui abbiamo oggi svolto la discussione sulle linee generali.
Signor Presidente, in tal modo si permetterebbe ai gruppi e al Governo di ragionare in maniera più costruttiva sulle mozioni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, ci associamo alla richiesta.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni si darà quindi luogo all'inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare direttamente al punto 7, che prevede il seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica.
(Così rimane stabilito)

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003 (A.C. 3365-A) (ore 18,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003.
Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3365-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Cazzola... onorevole Portas... onorevole Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3365-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3365-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3. Pag. 50
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Veltroni... onorevole Tenaglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, come avevo già anticipato nel mio intervento in discussione sulle linee generali, l'orientamento dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, noi non eravamo intervenuti in sede di discussione sulle linee generali, per cui in dichiarazione di voto preannunciamo il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro rispetto a questo Accordo già stipulato nel 2003; come sempre accade in questi casi passa troppo tempo prima della ratifica. Si tratta di un Accordo che praticamente crea le condizioni migliori per una parte dell'imprenditoria italiana rispetto alle opportunità che vengono offerte in questo Paese.
Sappiamo che questo Paese era in grande difficoltà fino a poco tempo fa. Tuttavia, è stato dimezzato il debito pubblico e, quindi, ora vi è questa possibilità per le piccole e medie imprese soprattutto e anche la possibilità di costituzione di joint venture.
Pertanto, queste opportunità, anche rispetto ai giacimenti presenti in quel Paese, alle attività agro-industriali e al turismo, saranno sicuramente un punto di riferimento per la nostra imprenditoria. Dunque, credo che questo Accordo non sia altro che un'ulteriore opportunità positiva a favore di tutte quelle piccole e medie imprese e dell'imprenditoria italiana che opera all'estero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, colleghi, poche parole per esprimere alcune considerazioni che per me sono essenziali. Il Malawi è un piccolissimo e povero Paese dell'Africa, ma è anche un Paese che dimostra che un'altra Africa è possibile. Pertanto, ritengo che ci dobbiamo soffermare con questo spirito su questo Accordo, cioè dobbiamo guardarlo come la conferma che è possibile in questo continente, che ci è tanto caro e tanto vicino, fare bene e fare diversamente.
Il Malawi innanzitutto ha fatto da sé, nel senso che, per un verso, si è garantito stabilità politica e questo fatto in Africa conta moltissimo (e non solo in Africa, oserei dire). Inoltre, si è garantito da sé anche perché non è uno di quei Paesi nei quali il tasso di corruzione svetta fra le principali piaghe. È un Paese povero e piccolo, ma che ci suggerisce che in Africa è possibile fare diversamente. Infine, non è il solo che si trova in una condizione diversa, né il solo al quale possiamo guardare con ottimismo.
È quindi un bene che nell'Aula parlamentare esprimiamo il nostro assenso alla ratifica di un Accordo che certamente ha già, come sempre accade, i suoi anni ma che va nella direzione giusta, quella, cioè, Pag. 51di incrementare le opportunità per i nostri investitori e quella di aumentare le opportunità per questo Paese, seguendo una strada che si è rivelata altrettanto virtuosa, che è quella della comunità internazionale che sia con il FES - il Fondo europeo di sviluppo - sia con la Banca mondiale si è mossa con attenzione, corrispondendo alle attese e alla buona amministrazione che si è messa in campo in quel Paese.
Sono queste le ragioni per le quali penso che dobbiamo votare a favore della ratifica di questo Accordo: per trarre lo spunto a favore di un'azione che vada in questa direzione per quella parte dell'Africa che, ci auguriamo, sia sempre di più e che dimostri che sia possibile percorrere nuove vie per lo sviluppo e il risanamento del continente.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3365-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3365-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Vico, Veltroni, Pionati, Evangelisti, Vannucci... i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Malawi sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Blantyre il 28 agosto 2003» (3365-A):

Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato 499

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Ciocchetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009 (A.C. 3356) (ore 18,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009.
Ricordo che nella seduta odierna si è conclusa la discussione sulle linee generali e si sono svolte le relative repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 3356)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3356), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti. Pag. 52
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Luciano Rossi, Pionati, Viola, Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
500
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3356), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Calearo Ciman, Martino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 499
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Ciocchetti e Paladini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3356), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Colaninno, Traversa, Veltroni, Dionisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
499
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Ciocchetti e Drago hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3356)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori su questo provvedimento, ma anche per ribadire le nostre preoccupazioni, che ho rappresentato prima con la lettura di un testo che la presidenza dell'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, ha inviato al Ministro Ronchi, al Ministro Matteoli e al Vicepresidente della Commissione europea, onorevole Tajani, per le gravi ripercussioni occupazionali che questo provvedimento potrebbe avere.
Le risposte e le rassicurazioni del Governo ancora oggi non sono state adeguate, ma vogliamo confidare in una maggiore attenzione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Comunque, confermo il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.

Pag. 53

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, pensiamo che questo provvedimento sia da sostenere fortemente per la semplice ragione che, con questo sistema, gli operatori economici e le imprese potranno beneficiare di una facilitazione negli scambi e di una semplificazione delle procedure doganali.
Va da sé che, proprio nel contesto europeo, tutto ciò potrà favorire lo sviluppo delle imprese, e facilitare lo scambio dei prodotti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, il nostro voto a favore è intuitivo, perché si tratta di un provvedimento che va nella direzione dell'integrazione europea, e rende più concorrenziale il continente. Naturalmente, anche noi abbiamo letto ed ascoltato l'opinione dell'ANCI e pensiamo che il Governo si debba - com'è ovvio che sia - impegnare, nell'eventualità che ciò si riveli necessario, ad attuare l'articolo 9 della Convenzione; esso sostanzialmente prevede che, dopo un monitoraggio attento, si possano studiare, e quindi proporre in sede comunitaria, anche le eventuali correzioni per corrispondere a questioni che potrebbero insorgere, del tipo di quelle che l'ANCI ha sottolineato. Sulla base di tali considerazioni, ribadisco il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3356)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3356, di cui si è testè concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pionati, Pelino. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa allo sdoganamento centralizzato, concernente l'attribuzione delle spese di riscossione nazionali trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'UE, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009» (3356):

Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato 500
Hanno votato no 1.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ciocchetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea avrà luogo nella seduta di domani.

Modifiche nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Popolo della Libertà, con lettera in data 7 maggio 2010, ha reso noto che il deputato Italo Bocchino ha rassegnato le dimissioni da vicario del presidente del gruppo, mantenendo l'incarico di vicepresidente, e che il deputato Jole Santelli è stata chiamata a ricoprire l'incarico di vicepresidente del gruppo in sostituzione del deputato Enrico La Loggia.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, avvertendo che sarà iscritta all'ordine del giorno l'assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 2131 ed abbinate (la Commissione ha elaborato un nuovo testo), di cui la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento alla sede legislativa.

Mercoledì 12 maggio 2010, alle 10:

(ore 10 e ore 16)

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 2131.

2. - Seguito della discussione delle mozioni D'Antoni ed altri n. 1-00362, Messina ed altri n. 1-00363 e Bernardo ed altri n. 1-00364 concernenti iniziative per l'istituzione della Banca euromediterranea.

3. - Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge C. 3291.

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla VII Commissione (Cultura):
S. 572. - Senatori CAFORIO ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza di diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (C. 2131).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE LO STRALCIO

«Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova» (C. 3291).

La seduta termina alle 19.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ENRICO PIANETTA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3356

ENRICO PIANETTA, Relatore. Onorevoli colleghi, questa Convenzione, fatta a Bruxelles il 10 marzo 2009, fissa il meccanismo di ridistribuzione delle spese di riscossione dei dazi doganali, indispensabile per l'applicazione del codice doganale comunitario in ordine alla procedura di sdoganamento centralizzato.
La procedura dello sdoganamento centralizzato, definita dall'articolo 106 del codice doganale comunitario offre agli operatori economici la possibilità di presentare la dichiarazione doganale elettronica all'ufficio doganale del luogo ove sono stabiliti, indipendentemente dal luogo in cui le merci entrano, escono o sono presentate nel territorio doganale dell'Unione europea.
Il luogo della dichiarazione è, quindi, dissociato dal luogo dove le merci sono fisicamente presentate e le responsabilità sono divise tra i differenti uffici coinvolti: la dogana di entrata o uscita è responsabile per la custodia e i controlli sulle merci, richiesti dall'ufficio doganale di importazione o esportazione. Pag. 55
Si determinano pertanto alcune spese amministrative da compensare, perché alcune merci sono dichiarate per l'immissione in libera pratica in uno Stato membro, ma sono presentate alla dogana di un altro Stato membro. Da qui l'esigenza di una parziale ridistribuzione degli introiti derivanti dalle spese di riscossione (attualmente pari al 25 per cento degli importi da versare al bilancio dell'Unione europea a titolo di dazi), che sono trattenute allorché le risorse proprie tradizionali sono messe a disposizione del bilancio dell'Unione europea.
Come chiarito nell'analisi tecnico-normativa allegata al disegno di legge, il ricorso allo strumento della convenzione tra gli Stati membri invece che ad un atto comunitario - proceduralmente più snello ma meno flessibile - è stato determinato dalla volontà di inserire nel testo normativo una clausola di revisione che offre la possibilità a ciascuna parte di proporre modifiche, specie se subisca gravi perdite di bilancio a seguito dell'applicazione della convenzione stessa.
La convenzione si compone di un Preambolo, che richiama i presupposti normativi comunitari dell'accordo, e di dieci articoli raggruppati in quattro capitoli.
Il capitolo I reca l'ambito di applicazione e le definizioni utilizzate nella Convenzione.
L'articolo 1 definisce il campo di applicazione della Convenzione, ossia le procedure di ridistribuzione - che le Parti devono seguire in caso di sdoganamento centralizzato - in relazione alle spese di riscossione quando le risorse proprie sono messe a disposizione del bilancio dell'Unione europea.
È opportuno ricordare, in estrema sintesi, che le risorse proprie hanno un peso politico sostanziale per l'autonomia finanziaria dell'Unione europea: non a caso, la decisione «risorse proprie» del 1970 ha fatto delle Comunità un'organizzazione internazionale diversa dalle altre, il cui finanziamento dipende dai contributi degli Stati membri.
Attualmente le risorse proprie sono rappresentate dai dazi doganali, dai diritti agricoli, dai contributi zucchero, da un'aliquota prelevata sulla base imponibile armonizzata dell'IVA e da un'altra aliquota prelevata sul reddito nazionale lordo.
L'articolo 2 contiene le definizioni utili alla precisa comprensione del testo della Convenzione.
Il Capitolo II riguarda la determinazione e la ridistribuzione delle spese di riscossione.
L'articolo 3 prevede che lo Stato membro al quale appartiene l'autorità doganale che rilascia l'autorizzazione per l'immissione in libera pratica delle merci debba notificare le informazioni relative all'importo delle spese di riscossione da ridistribuire allo Stato membro cui appartiene l'autorità doganale che fornisce l'assistenza per il controllo della procedura e lo svincolo delle merci. L'articolo 3 specifica inoltre la natura delle informazioni che le autorità doganali delle due parti sono tenute a scambiarsi.
L'articolo 4 dispone che la Parte contraente in cui è stata presentata la dichiarazione in dogana ridistribuisca il 50 per cento delle spese di riscossione trattenute alla Parte contraente la cui autorità doganale riceve le merci e rilascia l'autorizzazione all'immissione in libera pratica.
L'articolo 5 stabilisce che il pagamento dell'importo delle spese di riscossione di cui al precedente articolo 4, debba essere effettuato nel mese nel corso del quale l'importo delle risorse proprie accertato è accreditato, così come previsto dalla normativa comunitaria sul sistema delle risorse proprie dell'Unione europea.
Il paragrafo 2 sancisce il ritardo del pagamento entro il termine prescritto con l'applicazione di un interesse di mora e ne determina i criteri di calcolo.
Il Capitolo III, che contiene il solo articolo 6 prescrive che le eventuali controversie, qualora non ricomponibili per via negoziale, debbano essere affidate ad un conciliatore.
Il Capo IV contiene le disposizioni finali, riguardanti il depositario della Convenzione, le modalità attraverso le quali è Pag. 56possibile modificare - come già accennato - la Convenzione, la procedura per il suo riesame (entro tre anni dalla data di applicazione del codice doganale aggiornato), nonché la procedura per la denuncia dell'accordo. La convenzione entra in vigore novanta giorni dopo che l'ultimo Stato membro firmatario dichiara di aver completato tutte le necessarie procedure per l'adozione della stessa convenzione.
Il disegno di legge consta di tre articoli, recanti le consuete disposizioni riguardanti rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione, l'ordine di esecuzione della stessa e la data di entrata in vigore della legge fissata per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Secondo quanto riportato nella relazione illustrativa, l'esecuzione della Convenzione in questione non comporta nuovi oneri a carico del bilancio dello Stato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 1524-A - em. 1.11 505 497 8 249 208 289 60 Resp.
2 Nom. em. 1.10 507 506 1 254 18 488 60 Resp.
3 Nom. Pdl 1524-A - voto finale 500 500 251 499 1 60 Appr.
4 Nom. Ddl 3365-A - articolo 1 499 499 250 499 60 Appr.
5 Nom. articolo 2 499 499 250 499 59 Appr.
6 Nom. articolo 3 499 499 250 499 59 Appr.
7 Nom. Ddl 3365-A - voto finale 499 499 250 499 59 Appr.
8 Nom. Ddl 3356 - articolo 1 501 501 251 500 1 59 Appr.
9 Nom. articolo 2 500 499 1 250 498 1 59 Appr.
10 Nom. articolo 3 500 500 251 499 1 59 Appr.
11 Nom. Ddl 3356 - voto finale 501 501 251 500 1 59 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.